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LE MODERNE NEUROSCIENZE, LA REGOLAZIONE AFFETTIVA E LA COMUNICAZIONE INTERSOGGETTIVA

Ascolani Elisa 548715BersanettiPatrizia 545389Bettassa Mascia 549195Busato Anna 548656Chiarandini Giada 548213Ferigutti Maria 546570Francato Marzia 548091Innocenti Ilaria 548706Kinzer Nedda 544498

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KAPLAN-SOLMS, K., SOLMS, M., (2002). “ Neuropsicoanalisi. Un’introduzione clinica alla neuropsicologia del profondo ”. Milano, Cortina.

FONAGY, P., GERGELY, G., JURIST, E.L., TARGET, M., (2005). “ Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del sé ” . Milano, Cortina.

STERN, D.N., (2005). “ Il momento presente in psicoterapia e nella vita quotidiana ”. Milano, Cortina.

BIBLIOGRAFIA

In particolare :

sistema per rintracciare le basi anatomiche sottese ai processi psicologici complessi analisi teorica del rispecchiamento e dell’intersoggettività (e indicazione delle aree cerebrali dei processi psicologici complessi implicati) l’intersoggettività e il momento presente in terapia

Novità proposte da ogni testo e punti in comune

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KAPLAN-SOLMS, K., SOLMS, M.

“Neuropsicoanalisi. Un’introduzione

clinica alla neuropsicologia

del profondo”

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NEUROSCIENZEINTEGRAZIONE PSICOANALISI

NEUROPSICOANALISI

Concetti psicologici di derivazione clinica (euristica) mente come esperienza soggettivaProcessi mentali

Concetti di origine sperimentaleMente come cervello, osservazione esterna oggettivaFenomeni cerebrali

Nuove ipotesi di indagine e inferenze per le neuroscienze Riconoscimento scientifico di ipotesi psicoanaliticheQuesta è co-creazione tra menti-discipline : concetto di intersoggettività

INTEGRAZIONE POSSIBILE ? COME ?Attraverso nuovo metodo scientifico che consiste nell’integrazione di due metodi esistenti

Per le nevrosi (isteria) non si riscontrava nessuna lesione evidente: nasce la neuropsicologia

1861 Broca metodo clinico-

anatomico

Localizzazionismo ristretto :Localizza intere funzioni mentali in un mosaico sulla superficie del cervello correla analisi clinica Osservazione sindrome in vita

(cambiamenti mentali e funzioni alterate)con analisi anatomica Lesioni esame autoptico alla morte del paziente

Fu introdotto formalmente nelle neuroscienze nel 1861 da Broca e diffuso da Charcot scuola francese: enfatizza il versante clinico anche se non sembra esserci anomalia organica -la si scoprirà-(scuola tedesca se non c’è lesione il disturbo non è di competenza della neurologia).Fu usato abilmente anche da Freud secondo la scuola francese ma …

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il sistema di relazioni funzionali dev’’essere rappresentato nei tessuti del cervello, ma piuttosto che tentare di correlare una sindrome con una ipotetica lesione (che non sì trova) ne studia la struttura psicologica elaborando il metodo puramente clinico della psicoanalisi.

Dal metodo della correlazione clinico-anatomica alla psicoanalisi

Freud si era specializzato in neurologia la quale disponeva solo del modello clinico-anatomico (da medicina interna diagnosi e trattamento di malattie inferite perché non direttamente osservabili). Questo modello viene messo in discussione perché non risolve i problemi di carattere fisiologico di cui non si ha riscontro anatomico quali le nevrosi (soprattutto la diffusa isteria). Nasce la neuropsicologia.

tenta per l’ultima volta di mantenere le sue riflessioni nell’ambito della neurofisiologia (del suo tempo) dopodiché abbandona la sicurezza dei metodi neuroscientifici per l’osservazione nella pratica clinica e l’esperienza soggettiva.

AFASIA

ISTERIA non localizzabile si comporta come se l’anatomia del sistema nervoso non esistesse

1895 Freud “Progetto

di una psicologia”

facoltà psicologica (linguaggio) localizzabile mai soppressa da una lesione cerebrale localizzata, bensì distorta e modificata secondo modalità dinamiche che riflettono un’interdipendenza reciproca con altre capacità in costante riorganizzazione

Freud: Osservazioni cliniche

Freud: Conclusioni

la causa delle nevrosi non sarà mai trovata con il metodo clinico-anatomico

“… fintanto che le neuroscienze non svilupperanno un metodo in grado di accogliere la natura dinamica e complessa dei processi mentali umani ”

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1922 Aleksander RomanoviČ

Lurija metodo clinico-

dinamico

Dal metodo della correlazione clinico-anatomica alla localizzazione dinamica

1922 Fonda società psicoanalitica (riconosciuta) in Russia(poi se ne allontana per motivi politici)

Localizzazionismo dinamico : adatta modello clinico-anatomico alla natura dinamica dei processi mentali anche complessi

inizia dove si era fermato Freud

Lurija propone localizzazione di tutte le componenti del processo “parola”

anche strutture giacenti profondamente nel cervello

(per Freud localizzabili solo le funzioni alla periferia dell’ “apparato parola”)

L’analisi che ne risulta è quasi identita a quella fatta da Freud, il passo avanti è

garantito da una più evoluta teoria psicologica del linguaggio.

AFASIA

In una cornice Jacksoniana (come Freud) funzioni non perdute, ma distorte

Distingue la localizzazione dei sintomi da quella delle funzioniIntroduce il concetto di costellazioni di zone cerebrali, ciascuna delle quali comprende porzioni di strutture corticali di un dato sistema

Non è la funzione in sé ad essere localizzata ma le componenti funzionali dell’apparato che controlla

questa funzione

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Questo metodo consente di identificare l’organizzazione di quasi ogni facoltà mentale anche molto complessa, localizzando le aree sottese al processo

Nasce la neuropsicologia dinamica

Definizione del sintomo

Analisi della sindrome

I sintomi vanno attentamente analizzati, descritti, classificati Coincide con l’approccio psicoanalitico.Analisi psicologica del disturbo sotto indagine per capire:* da quali lesioni viene modificata la struttura psicologica interna del disturbo* in che modo viene distorta la funzione

Deterioramenti negli altri sistemi funzionali e nel comportamento: tutte le facoltà alterate in seguito a lesioni cerebrali locali devono avere qualcosa in comune: Il fattore sotteso a tutti i cambiamenti e deterioramenti è la funzione di base svolta dalla parte lesionataDal punto di vista organico identifica le basi di ciascuna funzione

metodo

clinico-dinamico

di Lurija

QUANTO È ALTERATA L’ATTIVITÀ MENTALE NELLE DIFFERENTI LESIONI CEREBRALI LOCALI ?

QUALI FATTORI VENGONO INTRODOTTI NELLE FORME COMPLESSE DI ATTIVITÀ MENTALE

DA CIASCUN SISTEMA CEREBRALE ?

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Nasce la neuropsicoanalisi

1985 Solms (psicoanalista e neurologo)

metodo neuropsicoanali

tico

Mark Solms ritiene l’integrazione tra i concetti psicologici di derivazione clinica e quelli di origine sperimentale possibile e auspicabile in quanto neuroscienze e psicoanalisi, in fondo, studiano la stessa cosa, solo da punti di vista differenti (esempio tre ciechi ed elefante) ed è assurdo che non collaborino condividendo le rispettive scoperte. In quest’ottica si collocano le ricerche che porta avanti dal 1985 con la moglie Karen Kaplan-Solms

valutazione neuropsicologica di pazienti con lesioni cerebrali focali (esame della

funzione lesa)

esame del significato psicologico del sintomo in relazione al singolo caso clinico e ad altre funzioni eventualmente danneggiate attraverso una psicoanalisi ridimensionata nei tempi (alcuni mesi) e nei modi (es. per afasici gesti, disegni, vocalizzazioni..)

ricerca di un fattore comune che dia conto di quanto osservato

Al metodo di Lurija aggiunge la psicoanalisi

Gli aspetti più profondi della vita mentale

(personalità, motivazione, affetti) sono unici

metodo neuropsicoanalitico

i vuoti di funzioni perse sono riempiti da altre modalità evidenziando la dinamicità dei processi

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Oggi i metodi scientifici delle neuroscienze stanno chiarendo, non confutando, i meccanismi a monte degli stessi processi mentali descritti da Freud e ci sono sempre più conferme sul legame tra fenomeni cerebrali e processi mentali .

Con questo nuovo metodo si ricostruisce il legame anatomia - funzioni mentali complesse - unicità dell’individuo (oggettività, soggettività e

intersoggettività)

Si tratta di praticare una co-creazione tra menti/discipline, concetto base dell’ intersoggettività.

A chi risulta utile la neuropsicoanalisi? E perché?

La psicoanalisi consiste nell’interpretazione dei sintomi clinici all’interno della propria particolare teoria di riferimento e non viene considerata metodo scientifico (se non da Freud e suoi seguaci).

la psicoanalisi integra le neuroscienze con il suo metodo euristico: permette di sviluppare un numero maggiore di ipotesi sui processi mentali di quante non se ne possano formulare tramite la sola osservazione del comportamento (con inferenze che permettono, ad esempio, la spiegazione di sintomi positivi)

queste ipotesi vanno poi esaminate con metodi scientifici, ad esempio con esperimenti di neuropsicologia o analisi dei processi psichici per mezzo di tecniche basate sulla visualizzazione delle attività del cervello: quelle verificate diventano scientificamente provate (dando scientificità al metodo psicoanalitico)

Ciò che per Solms è utile ai fini di una integrazione consiste soprattutto nel fatto che:

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Le componenti funzionali del processo onirico sono 6 (Solms, 1997) :

ZONA CEREBRALE COINVOLTA

SINTOMI ASSOCIATI ALLA LESIONE

CONSEGUENZE A LIVELLO MENTALE

Lobo parietale

Inferiore sinistro

• perdita dell’attività onirica• disorientamento• agnosia digitale

INCAPACITA’ DI RAPPRESENTARE SIMBOLICAMENTE

L’INFORMAZIONE PERCETTIVA

Lobo parietale inferiore destro • perdita dell’attività onirica• deficit di memoria

INCAPACITA’ DI RAPPRESENTARE L’INFORMAZIONE VISUOSPAZIALE

NELLA MENTE

Regione frontale ventromesiale • perdita dell’attività onirica• adinamia

PERDITA DELLA MOTIVAZIONE SPONTANEA

Regione frontale limbica • attività onirica intatta• perdita della capacità di distinguere tra i propri sogni e le esperienze reali• anosognosia• eminegligenza spaziale unilaterale

DISTURBI NELL’ESAME DI REALTA’

Regione temporo-occipitale • attività onirica intatta• deficit di alcuni aspetti della capacità immaginativa

INCAPACITA’ DI RAPPRESENTARSI CONCRETAMENTE LE

INFORMAZIONI PERCETTIVE VISIVE

Regione limbica temporale • incubi stereotipati ricorrenti (anche durante la veglia)• epilessia parziale

MANCANZA DEL LIVELLO DI ATTIVAZIONE AFFETTIVA

Ciascuna regione contribuisce al processo complessivo del sognare → LA FUNZIONE del sogno però NON PUÒ ESSERE LOCALIZZATA ALL’INTERNO DI NESSUNA DI QUESTE ZONE CEREBRALI

perché tutte sono coinvolte in un processo DINAMICO che si svolge TRA le diverse componenti funzionali

UNA FUNZIONE MENTALE COMPLESSA : IL SOGNO

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non ha consapevolezza della malattia ha dimenticato solo la parte che riguarda la propria menomazione, non l’intero episodio del primo colloquio (nega di aver percepito la paralisi ma ricorda il trattamento ).

UN ESEMPIO : il caso della signora “M.”

Incidente danno alla zona cerebrale perisilviana destra braccio sinistro paralizzato e anosognosia: mancanza di consapevolezza (negazione) della propria malattia, tipica in pazienti con questa lesione.

FASE 11° colloquio

clinico 8 giorni dal

trauma

FASE 2 secondo colloquio

Stimolazione termica orecchio interno la signora ha consapevolezza della paralisi (“non riesco a muovere il braccio sinistro da 8 giorni!”); poi l’effetto del trattamento diminuisce e torna l’anosognosia.

Caratteristiche neurologiche

Cos’è quindi successo?

.RIMOZIONE: evitamento della conoscenza della propria condizione il disagio che la malattia crea è intollerabile, ma a un livello più profondo gli anosognosici mantengono una qualche forma di conoscenza dell’arto paralizzato

INCONSCIAMENTE essi percepiscono le informazioni che giungono dalla parte del corpo che risulta paralizzata. Ciò che viene perso è il pensiero relativo all’evento traumatico.

Se le teorie neurologiche sono giunte a risultati contrastanti rispetto a questo fenomeno è perché si sono rivolte solo agli aspetti coscienti delle funzioni percettive.

In questo caso, come in molti altri, la psicoanalisi è stata in grado di spiegare il comportamento fisiologico di pazienti affetti da lesione cerebrale.

Nessun esame neurologico

può dimostrareche vogliamo dimenticare

gli eventi spiacevoli, ma le conoscenze

derivate dalla psicoanalisi

possono aiutare a comprendere meglio

certi fenomeni.

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P.FONAGY, G.GERGELY, E.L.JURIST, M.TARGET

“Regolazione affettiva,

mentalizzazione

e sviluppo del Sé”

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La capacità umana di percepire e interpretare l’ambiente sociale precoce è la principale influenza moderatrice sull’espressione dei geni nel fenotipo

GENI AMBIENTE

SISTEMA DI RAPPRESENTAZIONE INTRAPSICHICO (MII)

funzione intrapsichica, significati consci e inconsci attribuiti a queste esperienze

piena comprensione rapporto esistente tra le rappresentazioni mentalizzate dell’esperienza di vita

e l’espressione delle disposizioni geniche

INTERAZIONE GENI-AMBIENTE NELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’

specifici fattori ambientali

modo in cui il bambino li sperimenta

espressione dei geni attivata

compito della psicopatologia dello sviluppo nei prossimi decenni :

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La MENTALIZZAZIONE è la capacità di rappresentarsi i propri e gli altrui stati mentali come dotati di intenzionalità, in modo da rendere predicibile il comportamento. E’ un’acquisizione transgenerazionale: il bambino può pensare a se stesso come essere intenzionale, nella misura in cui è stato pensato come essere intenzionale dal suo caregiver

Un contesto di ATTACCAMENTO SICURO fornisce lo scenario in cui il bambino può sviluppare tale sensibilità agli stati del sé, attraverso ciò che viene definito “psico-feedback” o “bio-feedback” sociale

L’attaccamento sicuro non costituisce quindi un fine in sé, ma è un sistema adattato dall’evoluzione per soddisfare dei compiti ontogenetici fisiologici e psicologici fondamentali

Il MII soggiace alla funzione riflessiva e alla mentalizzazione

Ipotetica struttura neurale sovraordinata,

sistema di elaborazione dell’ambiente sociale che

interagisce con il genotipo per aumentare o ridurre la probabilità di espressione genica

IL MECCANISMO DI INTERPRETAZIONE INTERPERSONALE (MII)

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Il sistema percettivo del bambino è geneticamente predisposto a rilevare eventi perfettamentecontingenti alle azioni del bambino, con la funzione evoluzionistica di sviluppare unarappresentazione primaria del sé corporeo come oggetto distinto dall’ambiente; autoidentificazione

A causa di fattori maturativi la preferenza si sposta verso contingenze di grado elevato anche se imperfette (caratteristiche delle interazioni sociali e affettive con il caregiver); orientamento verso gli oggetti sociali. Cruciale la funzione di RISPECCHIAMENTO

affettivo genitoriale

Il bambino è in grado di interpretare il comportamento spaziale diretto ad uno scopo basandosi sul principio dell’ “azione razionale” secondo cui gli agenti

perseguono i loro scopi nella maniera più efficiente e razionale possibile dati i limiti della realtà fisica (non ancora interpretaz.mentalistiche)

Per tutto il primo anno di età non si può parlare di posizione intersoggettiva propriamente mentalistica in quanto il bambino non è ancora in grado di interpretare le azioni in termini di stati

mentali del sé o dell’altro

0-3 MESI: COMPRENSIONE DEL SE’ COME AGENTE FISICO

DOPO I 3 MESI: COMPRENSIONE DEL SE’ COME AGENTE SOCIALE

9 MESI: COMPRENSIONE DEL SE’ E DELL’ALTRO COME AGENTI TELEOLOGICI

SVILUPPO DELLA CONSAPEVOLEZZA INTERPERSONALE 1

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SVILUPPO DELLA CONSAPEVOLEZZA INTERPERSONALE 2

Comprensione delle false credenze (teoria della mente)Emerge il sé autobiografico (organizzazione autobiografica dei ricordi di eventi

personalmente vissuti,grazie all’abilità di mettere insieme in forma coerente rappresentazioni multiple

(presenti e passate)

mentalizzazione

La considerazione della progressione evolutiva verso una piena consapevolezza interpersonale può offrire le spiegazioni evolutive per i disturbi psicologici

2 ANNI: COMPRENSIONE DEL SE’ E DELL’ALTRO COME AGENTI MENTALI INTENZIONALI

Il bambino sviluppa la capacità di rappresentarsi stati mentali intenzionali e di usarli per fare previsioni sulle azioni secondo il principio della “coerenza della

mente” (teoria ingenua della mente) Rappresentazione del sé come entità oggettuale con proprietà durature (sé

categoriale)4-5 ANNI: COMPRENSIONE DEL SE’ E DELL’ALTRO COME AGENTI RAPPRESENTAZIONALI

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LA TEORIA DEL BIO-FEEDBACK SOCIALE DEL RISPECCHIAMENTO AFFETTIVO 1

Durante il 1° anno di vita il bambino NON ha accesso introspettivo diretto ai propri stati emotivi interni questi vengono vissuti sottoforma di modificazioni fisiologiche, produzione di stimoli propriocettivi e attivazioni comportamentali, ma tali indizi non sono percepiti consciamente e non vengono raggruppati nelle categorie discrete delle emozioni

Ciò che permette al bambino di interpretare l’ambiente sociale è un sistema percettivo geneticamente predisposto a esplorare il mondo esterno secondo il meccanismo di detenzione e massimizzazione della contingenza, e a costruire rappresentazioni sulla base di stimoli esterocettivi

La prima fase dello sviluppo della rappresentazione interna degli affetti consisterà quindi nell’osservazione da parte del bambino delle manifestazioni emotive degli altri e nell’associazione di queste con le situazioni e gli esiti comportamentali che le accompagnano

Tutto ciò avviene all’interno di un complesso sistema biosociale in cui il bambino è istintivamente portato ad esternalizzare i propri stati affettivi a livello comportamentale, mentre il caregiver è istintivamente portato a rispecchiare in modo marcato tali comportamenti che esprimono stati affettivi

SVILUPPO DELLA COMRENSIONE DELLE EMOZIONI NEL SE’ E NEGLI ALTRI NEL PRIMO ANNO DI VITA

(Gergely, Watson, 1996)

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LA TEORIA DEL BIO-FEEDBACK SOCIALE DEL RISPECCHIAMENTO AFFETTIVO 2

Analizza la struttura di probabilità delle relazioni di contingenza temporale, spaziale e sensoriale -relazionale tra azioni ed esiti; funziona secondo due indici:

IL MECCANISMO DI DETENZIONE DELLA CONTINGENZA

INDICE DI SUFFICIENZA (prospettico); registra la probabilità condizionale che un certo esito ha di comparire dopo una certa azione

INDICE DI NECESSITA’ (retrospettivo); verifica la probabilità relativa che un certo esito sia stato preceduto da una certa azione

Affinchè ci sia il massimo controllo sull’esito i due indici si devono equivalere; di fatto il bambino è in grado di applicare la strategia di massimazione della contingenza attraverso un’attiva sperimentazione che tiene conto delle differenze registrate tra i due indici

Attraverso la percezione del rispecchiamento genitoriale della propria espressione emotiva egli quindi amplierà l’insieme di indizi che esercitano un controllo del feedback genitoriale se l’indice di sufficienza è maggiore di quello di necessità, mentre lo restringerà se l’indice di necessità è maggiore di quello di sufficienza

Il processo termina con la selezione dell’insieme di indizi comportamentali e interni la cui validità predittiva combinata ha il più alto grado di contingenza sul rispecchiamento genitoriale

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LA TEORIA DEL BIO-FEEDBACK SOCIALE DEL RISPECCHIAMENTO AFFETTIVO 3

Il rispecchiamento facciale e vocale delle espressioni emozionali del bambino è la caratteristica centrale delle interazioni regolative precoci bambino-caregiver e, come tale, mediatore potenziale del rischio psicosociale

Quali caratteristiche deve avere? deve essere CONTINGENTE rispetto alla manifestazione espressiva dello stato

emotivo del bambino, affinchè egli giunga ad identificare e raggruppare gli insiemi di indizi indicativi delle categorie discrete delle emozioni

deve essere MARCATO (cioè costituito da una versione esagerata dell’espressione realistica), affinchè il bambino acquisisca un codice comunicativo generalizzato di espressioni marcate caratterizzato da funzioni rappresentazionali di sdoppiamento referenziale (tra contenuto espresso e stato disposizionale dell’agente), di ancoraggio referenziale al proprio stato emotivo e di sospensione delle conseguenze disposizionali del contenuto espresso a livello di realtà

FUNZIONI EVOLUTIVE DEL RISPECCHIAMENTO GENITORIALE

acquisire l’ “impalcatura ambientale” per l’internalizzazione della funzione di regolazione affettiva, attraverso rappresentazioni secondarie dei suoi stati affettivi

accedere cognitivamente al contenuto disposizionale delle emozioni e utilizzarlo per la previsione dell’azione propria e altrui

Un adeguato rispecchiamento permette al bambino di :

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LA TEORIA DEL BIO-FEEDBACK SOCIALE DEL RISPECCHIAMENTO AFFETTIVO 4

Il rispecchiamento non si accompagna in modo continuativo alla manifestazione attuale del bambino, ma presenta dei picchi limitati inframmezzati da pause in cui il caregiver si impegna nelle altre attività di regolazione non empatica (contenimento fisico, carezze)

Tale carattere ciclico fa si che, anche presupponendo un genitore sufficientemente empatico, l’indice di sufficienza mostrerà sempre un grado di contingenza inferiore a quello di necessità e ciò indurrà il bambino a restringere la classe di risposte per far coincidere gli indici (massimizzazione della contingenza)

Il bambino ridurrà quindi frequenza e intensità della propria reazione emotiva (REGOLAZIONE)

ecco spiegato l’apparente paradosso costituito dal fatto che la manifestazione di rispecchiamento dell’affetto negativo del bambino induce quest’ultimo ad una diminuzione piuttosto che ad una intensificazione di tale stato emotivo negativo

Ulteriore fonte di regolazione affettiva è l’esperienza di efficacia causale effettuata dal bambino sia nel controllare e produrre la manifestazione di rispecchiamento del genitore, sia nel modificare positivamente il proprio stato emotivo negativo (base per acquisizione della capacità di autoregolazione)

In che modo il rispecchiamento genitoriale determina la regolazione affettiva nel bambino?

RISPECCHIAMENTO E REGOLAZIONE AFFETTIVA

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La concezione del rispecchiamento basata sul biofeedback sociale è importante non solo come spiegazione dello sviluppo normale, ma anche per comprendere la vulnerabilità allo stress e alla psicopatologia nelle fasi successive

Quando l’accudimento genitoriale è particolarmente ed estremamente insensibile e non sintonico, viene a crearsi una lacuna nel sé psicologico del bambino, in quanto egli è forzato ad interiorizzare la rappresentazione dello stato mentale del caregiver come parte nucleare del sé Sé alieno sconnesso dal sé costitutivo

Tutto ciò è creatore di una vulnerabilità che può distruggere lo sviluppo o divenire gravemente patogena, sia non riuscendo a promuovere il successivo sviluppo della mentalizzazione, sia chiamando in causa l’uso a fini difensivi delle lacune nello sviluppo del sè

Livello più primitivo di funzionamento mentale in cui gli stati interni della mente come pensieri, fantasie, sentimenti, sono confusi e vengono sperimentati come

reali invece che come rappresentazioni della realtà

IMPLICAZIONI PER LA PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO 1

In particolare, la compromissione della mentalizzazione abbandona il bambino ad una realtà interna dominata dall’EQUIVALENZA PSICHICA

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IMPLICAZIONI PER LA PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO 2

ASSENZA DI MARCATURAEQUIVALENZA PSICHICA

IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA

assenza di modulazione la madre reagisce all’espressione emotiva negativa del bambino in modo realistico perché ne viene sopraffatta il bambino attribuirà l’affetto negativo rispecchiato al genitore: sperimenta il proprio come appartenente all’altro dipendenza vitale dalla presenza fisica dell’altro come veicolo di esternalizzazione

la vulnerabilità allo stress e alla psicopatologia nelle fasi successive

MANCANZA CONGRUENZA

CATEGORIALE

ASSENZA DI RISPECCHIAMENTO

atteggiamento genitoriale ipercontrollante e/o percezione distorta a fini difensivi dell’affetto del bambino il bambino attribuisce a se stesso un contenuto disposizionale che è incongruo con il suo stato emotivo primario

1. STILI DEVIANTI DI RISPECCHIAMENTO

SVILUPPO DI RAPPRESENTAZIONI DI SE’ DISTORTE IN SENSO PATOLOGICO

DISORGANIZZAZIONE, SCISSIONE

il caregiver mette in atto un processo simile alla dissociazione le manifestazioni del bambino vengono interpretate dal caregiver come appartenenti alla “modalità del far finta” il bambino non trova una versione riconoscibile dei propri stati mentali nella mente del caregiver

CARENZA RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA DEGLI STATI MENTALI

Il rispecchiamento è importante anche per comprendere

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2. CAREGIVER ABUSANTE

MENTALIZZAZIONE IPERATTIVA

Il bambino resta fissato ad un modello interpretativo teleologico,

poiché è più semplice rifiutarsi di concepire i pensieri persecutori del caregiver nei suoi confronti

Il bambino ha bisogno di trovare spiegazioni razionali per il comportamento del caregiver al fine di prevenire ulteriori traumi

Es. autoattribuzioni negative irrealistiche sono spesso originate dai tentativi del bambino di razionalizzare il comportamento abusante del caregiver

IMPLICAZIONI PER LA PSICOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO 3

RIFIUTO DI MENTALIZZARE

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IMPLICAZIONI PER LA PSICOTERAPIA INFANTILE 1

La regolazione affettiva è data dalla comprensione da parte del bambino che la manifestazione di rispecchiamento affettivo prima, e il gioco di finzione poi, si riferiscono ad un mondo fittizio in cui egli può sentirsi al sicuro dal momento che nessun esito realistico potrà avere luogo

Gli interventi psicoterapeutici devono essere finalizzati alla promozione della mentalizzazione

Importanza del concetto di ESTERNALIZZAZIONE MARCATA di contenuti affettivi interni, come presupposto per l’acquisizione della capacità di autoregolazione affettiva

Da un punto di vista evolutivo le esternalizzazioni marcate si realizzano prima attraverso il rispecchiamento affettivo ad opera del genitore e successivamente attraverso il gioco di finzione realizzato dal bambino stesso

In psicoterapia infantile, l’uso mirato di queste esternalizzazioni può costituire un’esperienza correttiva emozionale e rappresentazionale, aiutando il bambino a spostarsi dal livello dell’equivalenza psichica all’uso adattivo della “modalità del

far finta”

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IMPLICAZIONI PER LA PSICOTERAPIA INFANTILE 2

Mat è un bambino di 4 anni con problemi comportamentali e di controllo degli impulsi (crisi di rabbia e comportamenti esternalizzati violenti)

La madre di Mat ha una personalità distanziante ma allo stesso tempo intrusiva e ipercontrollante; di fronte alle manifestazioni degli affetti negativi del figlio reagisce con manifestazioni negative contingenti e realistiche

Il comportamento di Mat presenta due principali caratteristiche psicopatologiche: - uso inadeguato e a volte bizzarro del linguaggio - incapacità di produrre e di comprendere il gioco di finzione (evita i giocattoli

figurativi, non comprende le espressioni esagerate e marcate della modalità del far finta)

Manca quindi l’abilità metarappresentazionale di “sdoppiamento” e c’è un’arresto del funzionamento a livello dell’equivalenza psichica, a causa dell’ambiente di rispecchiamento affettivo traumatizzante fornito dalla madre

Non sono presenti carenze di origine genetica

UN ESEMPIO: IL CASO DI MAT

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IMPLICAZIONI PER LA PSICOTERAPIA INFANTILE 3

UN ESEMPIO: IL CASO DI MAT

In terapia, attraverso la ripetuta presentazione di una manifestazione emotiva marcata e di una tranquillizzante spiegazione verbale da parte del terapeuta, Mat ha potuto sperimentare l’assenza di conseguenze negative; ciò gli ha permesso di attivare le proprie le proprie capacità rappresentazionali domienti

Episodio cruciale del “finto pianto” del terapeuta, espressione marcata e giocosa di tristezza, presentata ripetutamente durante un gioco da tavola

Mat ha potuto sperimentare il fatto che le esternalizzazioni marcate degli stati affettivi negativi non culminano necessariamente in modo traumatico, ma possono portare ad emozioni positive di condivisione, empatia e conforto

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DANIEL N. STERN

“IL MOMENTO PRESENTE

in psicoterapia e nella vita quotidiana”

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PRESENTAZIONE

Stern focalizza l’attenzione sui momenti di esperienza intensa e immediata che durano pochi secondi, ma spesso rivelano verità fondamentali sulla psiche, sull’intersoggettività umana

e sulla natura stessa dell’esperienza.

FENOMENOLOGIA DELL’ORA

Il nostro momento di autentica realtà soggettiva, di esperienza fenomenica è il momento presente.

Per momento presente si intende quel breve intervallo di tempo in cui i processi psicologici raggruppano unità percettive di durata assai breve nella più piccola unità globale (gestalt) in grado di avere senso o significato nel contesto della relazione.

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Dal punto di vista…

Il momento presente dura da 1a 10 secondi.

Nella prospettiva greca di cronos è l’istante presente, è un punto che si muove incessantemente, divora il futuro e lascia dietro di sé il passato.

Rappresenta tutto ciò che viviamo come un ora ininterrotto, una microstoria vissuta.

Nella prospettiva greca di Kairos è il momento in corso, in cui accade qualcosa mentre il tempo scorre. È un fenomeno cosciente che può manifestarsi anche senza essere verbalizzato.

Elemento fondante di ogni esperienza relazionale.

OGGETTIVO SOGGETTIVO

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Caratteristiche del momento presente

1. Consapevolezza. Legata ad uno stato ininterrotto di coscienza.

2. È il materiale grezzo su cui attingerà un eventuale resoconto verbale.

3. L’esperienza del momento presente consiste in tutto ciò che è consapevole mentre il momento viene vissuto nell’interazione mente-corpo.

4. I momenti presenti sono di breve durata (es. riconoscimento di un volto familiare).

5. Il momento presente assolve una funzione psicologica: richiede l’esecuzione di un atto mentale o fisico in quanto irrompe nell’ordinario o viola le aspettive.

6. I momenti presenti sono eventi olistici: l’esperienza è vissuta come un tutto, comprensivo di affetti, pensieri, sequenze di azioni, percezioni e sensazioni.

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7. I momenti presenti sono fenomeni temporali dinamici. Es. un sorriso aumenta progressivamente, raggiunge un apice e si spegne.

8. Il momento presente nel suo svolgersi è in parte imprevedibile, unico, e legato a condizioni irripetibili.

9. Implica un certo senso di sé in quanto sono io l’unico a fare esperienza dei miei vissuti soggettivi.

10. Il Sé che fa esperienza assume una certa vicinanza o distanza e quindi una posizione rispetto al momento presente.

11. Non tutti i momenti presenti possiedono la stessa importanza, da straordinari e solenni a pressocchè insignificanti.

…Continua

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Un mimo imita a loro insaputa la particolare andatura dei passanti, postura quello che sembra essere il loro umore “cogliendo” una loro caratteristica.

Una donna se ne accorge e “gliene dice quattro”. Il mimo inizia allora ad imitare il modo della donna di

rimproverarlo. A sua volta la donna inizia ad imitare il mimo. Successivamente si stringono la mano e se ne vanno, tra gli

applausi dei presenti. La scena è vista da alcune persone, sedute su una scalinata,

tra cui l’autore. Dopo che i due si salutano l’autore si alza dalla scalinata contemporaneamente ad una coppia che a sua volta ha assistito alla scena. Si scambiano qualche indescrivibile espressione del volto e alzano le mani al cielo come a dire “ che mondo di pazzi!”.

Nel momento presente tra l’autore e la coppia si era formato un contatto umano particolare che ricordava loro di appartenere agli altri membri della società, mentalmente, affettivamente e fisicamente. La condivisione intersoggettiva della loro mutua esperienza è colta da entrambi senza essere necessariamente verbalizzata.

Esempio di un momento presente di vita quotidiana

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dipende dal mondo intersoggettivo ed è una co-creazione, un dialogo continuo con le menti degli altri individui.

La matrice intersoggettiva definisce il contesto psicologico all’interno del quale si svolge la terapia.

Il nostro sistema nervoso è costruito in modo da permetterci di agganciarci a quello degli altri individui, e ci permette di fare esperienza degli altri come se fossimo nella loro pelle. Questo fa emergere un mondo intersoggettivo.

La matrice intersoggettiva

I momenti presenti più interessanti sono quelli in cui due persone stabiliscono un contatto intersoggettivo.

INTERSOGGETTIVITA’(comunione della soggettività)

secondo la corrente inaugurata da Husserl, ogni soggetto implicando l’esistenza dell’altro, porta già in sé il deposito di una tradizione intersoggettiva comune… è come se ci fosse un mondo collettivo

correlativo a un soggetto unico.

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L’intersoggettività può essere:

UNIDIREZIONALE

Due letture dell’altro: La prima consiste nel

conoscere l’oggetto dell’esperienza dell’altro

La seconda è conoscere il modo in cui l’altro sta facendo esperienza della nostra esperienza di lui.

Una persona si muove in coordinazione temporale con un’altra

BIDIREZIONALE

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L’intersoggettività è una delle principali motivazioni alla psicoterapia.

Concorre alla nostra sopravvivenza

la motivazione intersoggettiva permette di regolare attivamente il processo terapeutico.

il momento presente permette di stabilire la natura dello spazio

Promuovendo la formazione di gruppi

Abbiamo bisogno di incontrare l’Altro per creare la nostra identità

In terapia:

Tutto ciò che può succedere nei pochi attimi di un momento presente si situa nel:

conoscere implicito È inconscio non rimosso, non simbolico,non verbale, procedurale.

Quando facciamo clinica facciamo riferimento a due agende:

Agenda narrativa: riguarda il contenuto esplicito che emerge in seduta.Agenda implicita: riguarda la regolazione degli aspetti impliciti della relazione tra paziente e terapeuta.

Paziente e terapeuta sono implicati in un faccia a faccia

per regolare il campo intersoggettivo immediato.

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Coscienza intersoggettiva

forma di coscienza che emerge quando si stabilisce un ciclo continuo tra esperienza vissuta direttamente e il modo in cui questa stessa persona vive l’esperienza di una seconda persona. Si fonda su basi sociali.

si riferisce solo a quanto accade ora in un preciso momento presente.

l’incontro intersoggettivo deve avvenire nel qui ed ora per fari si che le due prospettive dell’esperienza si verifichino simultaneamente e vadano a far parte di una stessa struttura.

Per capire come il momento presente diventa conscio dobbiamo introdurre il concetto di

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IL MOMENTO PRESENTE IN PSICOTERAPIA

OTTICA FENOMENOLOGICA DEL MOMENTO PRESENTE: Il più piccolo agglomerato di esperienza dotato di significato clinico, nonché unità di base nello studio del processo terapeutico.

Noi suddividiamo le relazioni interpersonali profonde e la stessa psicoterapia in momenti che occupano un ora soggettivo. L’incontro tra psicologia e neuroscienze sta mutando le nostre conoscenze riguardo all’esperienza soggettiva.

più a lungo il terapeuta riesce a soffermarsi sul momento presente e a esplorarlo, tanto più numerosi saranno i percorsi da seguire che si riveleranno.

Lo studio del processo emerge in primo piano, mentre la ricerca del significato resta sullo sfondo.

L’INCONTRO INTERSOGGETTIVO CHE AVVIENE NEL MOMENTO PRESENTE RIGUARDA DUE MENTI “INCORPORATE” CHE

INTERAGISCONO FISICAMENTE E MENTALMENTE.

In terapia…

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Probabilmente è la coscienza il vero mistero

La psicologia accademica ha studiato la coscienza ignorando l’inconscio dinamico.

La psicoanalisi ha indagato l’inconscio e ha dato per scontata la coscienza. Tuttavia l’inconscio psicoanalitico è coscienza dissimulata dalla rimozione.

La svolta verso la coscienza è legata al riconoscimento del momento presente

Le persone fanno diretta esperienza della vita e delle relazioni con gli altri su una scala relativamente piccola: una frase, una pausa, un’espressione del volto, un gesto, un sentimento, un

pensiero.

Due elementi caratterizzano il processo:Momenti presenti di cui si è solo coscienti.Momenti presenti di cui si è anche consapevoli. ( mosse relazionali)

Avanzamento terapeutico:

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Il processo clinico è sostenuto da tre motivazioni intersoggettive principali:

Bisogno di comprendere l’altro e individuare la propria posizione nel campo intersoggettivo.

Condivisione dell’esperienza, bisogno di essere conosciuti.

Definire e ridefinire sé stessi rispecchiandosi negli occhi dell’altro.

In questo processo la propria identità si rinnova e si consolida.

Tutto ciò che accade in psicoterapia è co-creato e co-regolato. Progressivamente, terapeuta e paziente co-creano dall’approssimazione e dal

disordine isole di compatibilità intenzionale.

LO SCAMBIO INTERSOGGETTIVO CHE AVVIENE È UN PROCESSO INCESSANTE E’ SEMPRE PRESENTE:

È una condizione fondamentale della mente e di ogni relazione.È una motivazione di base e non semplicemente uno strumento.

Avviene in larga parte nel campo implicito e non richiede di essere verbalizzato per sortire il suo effetto terapeutico.

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L’intreccio tra implicito ed esplicito nella situazione clinica

La maggior parte delle terapie psicodinamiche e cognitive richiede che l’implicito sia reso esplicito.

Immagini sensazioni inituizioni (implicite) cariche di affettività, vengono rappresentate nel dominio verbale del narratore (esplicito) e a loro volta vengono rappresentate in immagini, sensazioni e intuizioni da chi ascolta.

In sostanza si crea una condivisione intersoggettiva implicita intorno all’esperienza di trasposizione del materiale implicito in forma esplicita e narrativa.

È POSSIBILE PERTANTO CHE LA SFIDA TERAPEUTICA PIU’ IMPORTANTE STIA NEL COMPRENDERE IN CHE MODO

L’ESPERIENZA DEL MOMENTO PRESENTE POSSA RISCRIVERE IL PASSATO.

PASSATO E PRESENTESONO PARTNER PARITARI

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Una seduta terapeutica è composta da una serie di momenti presenti, dove l’intersoggettività ha un ruolo di :

poiché è una nuova esperienza che nasce durante il processo terapeutico.poiché il momento presente può cancellare o riscrivere la vecchia traccia.

MOTIVAZIONE FONDAMENTALE

La mossa relazionale porterà alla comparsa del

MOMENTO ORA

momento presente che si manifesta improvvisamente nella seduta terapeutica come proprietà emergente del processo di avanzamento terapeutico. È un momento affettivamente carico perché mette in discussione la natura della relazione tra paziente e terapeuta

=

Questo porta a una crisi a cui risponde il

MOMENTO DI INCONTRO = legato alla creazione di una condivisione intersoggettiva, affettivamente carica, che modifica il campo intersoggettivo.

IL CAMBIAMENTO AVVIENE perché IL MOMENTO PRESENTE CAMBIA IL PASSATO FUNZIONALE.

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“Come Darwin fece il giro del

pianeta per raccontarci l’origine

della specie, così io mi propongo

di vagabondare nei prossimi mesi

per svelare, per raccogliere gocce

sparse della fontana della

conoscenza , per scoprire pezzi

del mio cuore che io ritrovo in

altre persone

Perché un uomo non è altro che

l’unione di tutti i suoi incontri”

(Coelho P.)

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BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

AYAN, S. (2006).

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COELHO, P. (2006).

“Sono come il fiume che scorre”. Bompiani

FREUD, S. (1895).

Progetto di una psicologia, citato in Kaplan-Solms, K., Solms, M. (2002).

SHORE, A. (1994).

Affect regulation on the origin of the self : the neurobiology of emotional development, citato in Kaplan-Solms, K., Solms, M. (2002).