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LE LESIONI DA DECUBITO

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DECUBITO

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Le lesioni da decubito (LDD) sono un problema rilevante e frequente e solo adeguatemisure di prevenzione e di cura sono in grado di diminuire il fenomeno e migliorare lo statodei pazienti. L’epidemiologia in questo settore non dà adito a dubbi: sono ancora molti infattigli studi che indicano alta la prevalenza del fenomeno sia in Italia che all’estero.

Analogamente ad altre realtà italiane (ad esempio l’Osservatorio infermieristicoaziendale sulle lesioni da compressione dell’Azienda Ospedaliera di Careggi - Firenze) l’ASL 2“Savonese” ha attivato a partire dal 1999 un progetto di prevenzione e di trattamento dellelesioni che ha portato alla Deliberazione nº 434 del 06/04/2000 che riconosce formalmenteil gruppo di lavoro multidisciplinare sulle LDD e quindi alla successiva Deliberazione nº 594del 03/07/2003.

Il gruppo di lavoro multidisciplinare costituito su indicazione della Commissione Tec-nica per la lotta contro le infezioni ospedaliere dell’ASL 2 “Savonese” ha funzioni di supporto econsulenza per tutte le problematiche inerenti le LDD.

In un primo momento il gruppo ha svolto una indagine di prevalenza all’interno di dueUnità Operative (Rianimazione e Neurologia) dell’Ospedale San Paolo di Savona ed ha elabo-rato un protocollo di prevenzione e trattamento delle lesioni da decubito.

Successivamente è stata condotta un’indagine con valutazione sull’attuale quantitativodei presidii per la prevenzione delle LDD ed ha valutato in termini di quantità, qualità e carat-teristiche tecniche il fabbisogno per le strutture ospedaliere ed extraospedaliere dell’Azienda.

L’obiettivo che il gruppo intende realizzare è la valutazione ed il miglioramentodella qualità dell’assistenza infermieristica attraverso:● la creazione di gruppi infermieristici che curino la diffusione della problematica lesioni da

compressione come indicatore di qualità dell’assistenza infermieristica;● la realizzazione di un osservatorio epidemiologico del fenomeno lesioni da compressione;● il monitoraggio sull’incidenza e la prevalenza delle lesioni da compressione;● la valutazione e il miglioramento delle procedure di prevenzione e trattamento delle LDD;● l’istituzione di un nucleo che si occupi di rivedere l’attuale iter procedurale per accedere ai

presidii di prevenzione delle LDD con l’elaborazione di una scheda di rischio e una schedadi fornitura.

Riteniamo importante sottolineare come l’Azienda, con la costituzione del gruppo,abbia di fatto riconosciuto come il problema delle LDD sia in stretta relazione con l’attività in-fermieristica. Al posto del Mansionario degli infermieri, ora abrogato, sono il Codice Deonto-logico, l’Ordinamento Didattico, la formazione continua e la normativa sul Profilo professiona-le dell’infermiere che danno agli stessi, a pieno diritto, tutte le responsabilità gestionali delleLDD, in quanto complicanze dell’allettamento.

Da questa presa di coscienza e di responsabilità in un settore importante per nu-meri, sofferenza e costo sociale rilevante, si rende necessario, oggi più di ieri, agire con cogni-zione di causa analizzando il problema in modo corretto, con punti di riferimento forti che tu-telino l’operato dell’infermiere e garantiscano una buona prestazione sanitaria.

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GRUPPO PERMANENTESULLE LESIONI DA DECUBITO

DELIBERA DEL DIRETTORE GENERALEDELL’ASL 2 “SAVONESE”Nº 594 DEL 3 LUGLIO 2003

COMPONENTI:

Alessandro FARRISDirettore U.O. Dermatologia - Ospedale San Paolo di SavonaAntonella PIAZZADirettore Medico - Ospedale San Paolo di Savona e Ospedale San Giuseppe di Cairo MontenotteClaudio SOLINASCaposala U.O. Riabilitazione - Ospedale San Giuseppe di Cairo MontenotteGaetano ROMANOCaposala U.O. Dermatologia - Ospedale San Paolo di SavonaMargherita VIZIOInfermiere addetto I.O. Dirigenza Medica - Ospedale San Paolo di Savona

HANNO INOLTRE COLLABORATOALLA BUONA RIUSCITA DI QUESTO LAVORO:

Andrea PESTARINODirigente Medico - Responsabile U.O. Semplice Ulcere Cutanee - Ospedale San Paolo di SavonaLaura EBBLIDietista Direzione Medica - Ospedale San Paolo di SavonaLaura STARNINIDietista Direzione Medica - Ospedale San Paolo di SavonaLiviana OLMOFisioterapista U.O. S.R.R.F. - Ospedale San Paolo di SavonaValerio BRIANOInfermiere U.O. Nefrologia - Ospedale San Paolo di SavonaValeria RECAGNOInfermiere U.O. S.I.T. - Ospedale San Paolo di SavonaLivia GUIDOTTIInfermiere A.D.I. - sede ASL 2 “Savonese” di Via Collodi, SavonaAda BREMOCaposala Ufficio Infermieristico - Ospedale San Paolo di Savona

Stampato ad uso interno per l’ASL 2 “Savonese”

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Stadiazione(National Ulcer Advisory Panel)

Stadio 1Eritema della cute intatta non reversibile alla digitopressione che può essere associatoad aumento di calore, indurimento e scoloramento cutaneo.

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Le lesioni da decubito

DefinizioneLe lesioni da decubito (LDD) note anche come ulcere da compressione, piaghe o ulcereda decubito possono presentarsi con ipertermia persistente, vesciche, fissurazioni o ne-crosi della cute e possono estendersi alle strutture sottostanti come muscoli e ossa.

Struttura della cute Stage 1

Stage 2 (1) Epidermis (2) Dermis (3) Subcutaneous tissue (4) Bone (5) Stratum Corneum (6) Keratinocytes (7) Subpapillary capillary (8) Venule (9) Arteriole(10) Collagen and Elastin Fibers(11) Adipocytes

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Stadio 2Lesione a spessore parziale che coinvolge l’epidermide o il derma. L’ulcera è superficiale,si manifesta come una abrasione, una vescica o una lieve cavità.

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Stadiazione(National Ulcer Advisory Panel)

Stadio 3Lesione a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo che sipuò estendere sino alla fascia sottostante muscolare senza oltrepassarla. Si presentacome profonda cavità, associata o meno a tunnellizzazione dei tessuti circostanti.

Stage 3

Stage 4

Stadio 4Ferita a tutto spessore, con distruzione dei tessuti, necrosi, danni muscolari, ossei, etc.

Principali fattori di rischio GENERALI

Età avanzata

Perdita sensoriale

Rigidità extrapiramidale,stato mentale e livellodi coscienza compromessi,ipersedazione,paralisi motoria

Malnutrizione, cachessia,bilancio azotato negativo

Cause iatrogene

Diabete mellito

Obesità

Anemia

Stati di shock

Febbre elevata, disidratazione

Condizioni della cute

LOCALI

Incontinenza, deiezioni,sudore

Edema

Spasticità e contratture

Presidii sanitari vari

Effetti letterecci

CONSEGUENZE

Alterazioni vascolari e ridotto movimento

Pressione e dolore non vengono avvertiti

Incapacità di variare la posturaIncapacità o impossibilità al movimento

Maggiore predisposizione all’ischemia

Psicofarmaci, radiazioni, trattamenti topiciscorretti (sgrassanti, irritanti, allergizzanti)

Micro/macroangiopatia, complicazioni cutanee

Carico eccessivo, intertrigine

Ipossia cellulare e tissutale

Ipoperfusione tissutale

Ipotensione, alterata perfusione tissutale, sepsi

Secchezza, lacerazione, eritema,fragilità di macerazione, ipertermia, indurimento

CONSEGUENZE

Macerazione della cute, infezioni

Maggiore tendenza all’ischemia

Posture obbligate

Cateteri, padelle, cinti, etc.

Lenzuola ruvide, bagnate, corpi estranei, etc.

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Indice di Braden INDICATORI

PERCEZIONESENSORIALEAbilità a risponderein modo correttoalla sensazionedi disagio correlataalla pressione

UMIDITÀGrado di esposizionedella pelleall’umidità

ATTIVITÀGrado di attivitàfisica

MOBILITÀCapacità di cambiaree di controllarele posizioni del corpo

NUTRIZIONEAssunzione usualedi cibo

FRIZIONAMENTOE SCIVOLAMENTO

VARIABILE 1

Non limitataRisponde agli ordiniverbali.Non ha deficit sensorialeche limiti la capacitàdi sentire ed esprimereil dolore o il disagio.

Raramente bagnatoLa pelle è abitualmenteasciutta. Le lenzuolasono cambiate ad intervallidi routine.

CamminafrequentementeCammina al di fuori dellacamera almeno due volteal giorno e dentro la camerauna volta ogni due ore (aldi fuori delle ore di riposo).

Limitazioni assentiSi sposta frequentementee senza assistenza.

EccellenteMangia la maggior partedel cibo.Non rifiuta mai il pastoe talvolta mangia tra i pasti.Non necessita di integratori.

VARIABILE 2

Leggermente limitataRisponde agli ordini verbalima non può comunicare sempreil suo disagio o il bisognodi cambiare posizione.

Ha impedimenti al sensorioche limita la capacità di avvertireil dolore o il disagio in unao due estremità.

OccasionalmentebagnatoLa pelle è occasionalmenteumida e richiede un cambio extradi lenzuola una volta al giorno.

CamminaoccasionalmenteCammina occasionalmentedurante il giorno ma per brevidistanze, con o senza aiuto.Trascorre la maggior parte diogni turno a letto o sulla sedia.

ParzialmentelimitataCambia frequentementela posizione con minimispostamenti del corpo.

AdeguataMangia più della metà dei pasti,4 porzioni o più di proteineal giorno. Usualmente assumeintegratori.

Si alimenta artificialmente conNPT o NE, assumendoil quantitativo nutrizionalenecessario.

Senza problemiapparentiSi sposta nel letto e sulla sediain modo autonomo ed haforza muscolare sufficienteper sollevarsi completamentedurante i movimenti.

VARIABILE 4

Completamente limitataNon vi è risposta allo stimolodoloroso (non geme, non si contraeo afferra), a causa del diminuitolivello di coscienza o alla sedazione.

Limitata capacità di percepireil dolore in molte zone del corpo.

Costantemente bagnatoLa pelle è mantenuta costantementeumida dalla traspirazione, dall’urina, ecc.Ogni volta che il paziente si muoveo si gira lo si trova sempre bagnato.

AllettatoCostretto a letto.

Completamente immobileNon può fare alcun cambiamentodi posizione senza assistenza.

Molto poveraNon mangia mai un pasto completo.Raramente mangia più di 1/3di qualsiasi cibo offerto.Due o meno porzioni di proteineal giorno. Assume pochi liquidie nessun integratore.

È a digiuno o mantenuto confleboclisi o beve bevande per piùdi 5 giorni.

ProblemaRichiede da una moderata ad unamassima assistenza nei movimenti.Frequentemente scivola nel lettoo nella poltrona e richiederiposizionamenti con la massimaassistenza. Sono presentispasticità, contratture e agitazioneche causano costantementeattrito contro il piano del lettoo della poltrona.

VARIABILE 3

Molto limitataRisponde solo a stimolidolorosi. Non può comunicareil suo disagio se non gemendoo agitandosi.

Ha impedimenti al sensorioche limita la percezionedel dolore, almeno per la metàdel corpo.

Spesso bagnatoLa pelle è sovente ma nonsempre umida. Le lenzuoladevono essere cambiate almenouna volta per turno.

In poltronaLa capacità di camminareè severamente limitatao inesistente. Non mantienela posizione eretta e/o deve essereassistito nello spostamento sullasedia a rotelle.

Molto limitataCambia occasionalmentela posizione del corpo o delleestremità, ma è incapace di farecambiamenti di posizionefrequenti o significativi senzaaiuto.

ProbabilmenteinadeguataRaramente mangia un pastocompleto, generalmentemangia la metà dei cibi offerti.Le proteine assunte includonotre porzioni di carne o latticinial giorno e occasionalmenteintegratori alimentari.

Riceve meno quantitàottimale di dieta liquida oenterale (con SNG).

Problema potenzialeSi muove poco e necessitadi assistenza minima.Durante lo spostamento la cutefa attrito con le lenzuolao con il piano della poltronaed occasionalmente può slittare.

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Valutare i nostricomportamenti assistenziali

Se la compressione si prolunga (2/3 ore)si hanno ischemia ed ipossia.A livello capillare arterioso la pressioneè di 32 mm/Hg, se si supera si occludonoi capillari con difficoltà di scambi venosi.

Determinano un progressivo spostamentodegli strati cutanei uno sull’altro.Queste forze entrano in gioco, per esempio,quando il paziente è seduto su una sediasenza sufficiente appoggio per le gambeo quando, seduto a letto, la testata è tropposollevata ed il paziente tende a scivolare versoil basso (massima angolatura 30°).

Spostare il paziente (”tirarlo su”)causa abrasioni della cute.

Crea macerazione per incontinenza urinariae/o fecale, sudorazione.

Compressione

Forze di stiramentoe taglio

Frizione e attrito

Umidità

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Scheda di valutazione del rischio di LDDGrado di dipendenza Autosufficiente

Parzialmente dipendente Totalmente dipendente

Corporatura del paziente Soggetto magro Soggetto normale Soggetto sovrappeso

Catetere vescicale SI NO

Presenza di lesioni da decubito SI NO

Stadio 1 2 3 4

Grado di rischio secondo Braden TOTALE

Rischio basso Punteggio da 16 a 20Rischio medio alto Punteggio inferiore a 15Rischio altissimo Punteggio inferiore a 6

INDICATORI E VARIABILI CON RELATIVO PUNTEGGIO

Leggermentelimitata3

Occasionalmentebagnato3

Camminaoccasionalmente3

Parzialmentelimitata3

Adeguata3

Senza problemiapparenti3

Documentata presenzadi lesioni da decubito al ricovero SI NO

Riferita presenzadi lesioni da decubito al ricovero SI NO

Nonlimitata4

Raramentebagnato4

Camminadi frequente4

Limitazioniassenti4

Eccellente4

Percezionesensoriale:risposta allasensazionedi disagio e/odi dolore

Umidità:esposizionedella pelleall’umidità

Attività

Mobilità:capacità dicambiarela posizionedel corpo

Nutrizione

Frizionamentoe scivolamento

Moltolimitata2

Spessobagnato2

In poltrona2

Moltolimitata2

Probabilmenteinadeguata2

Problemapotenziale2

Completamentelimitata1

Costantementebagnato1

Completamenteimmobile1

Completamenteimmobile1

Molto povera1

Problema1

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Zonedi formazionedelle LDDin rapportoalla postura

Posture SEDE DELLA PIAGA

Sacrale

Ischiatica

Trocanterica

Tallone

Condilo medialedel femore

Scapola

Gomito

Malleoli esterni

POSTUREDA EVITARE

SupinaSemiseduta

Seduta

Sul fianco omolaterale

Supina limitatamenteai talloni

Sul fianco

Supina

Evitare il contatto conla superficie d’appoggioProtezione locale

Evitare il contatto conla superficie d’appoggioProtezione locale

POSTURECONSENTITE

Sul fiancoPronaSeduta (attenzione al contatto)

Sul fiancoPronaSupina

Sul fianco controlateralePronaSupinaSeduta (attenzione al contattocon la sponda della carrozzina)

Sul fiancoPronaSeduta

PronaSupinaSeduta

Sul fiancoPronaSeduta

Tutte

Tutte (attenzione al decubitolaterale)

Nutrizione e lesioni da pressioneIn base ai risultati riportati dalla letteratura internazionale lo sviluppo di nuove ulcere dapressione (pressure ulcer) si correla con un insufficiente introito alimentare ed in partico-lare con un diminuito apporto proteico. In questo tipo di pazienti i fabbisogni calorici eproteici sono fortemente aumentati e l’uso di diete iperproteiche sembra influenzarepositivamente l’evoluzione delle ulcere da pressione.

In condizione di malnutrizione, al “depauperamento delle riserve proteiche” muscolarie viscerali, si accompagna una riduzione delle difese immunitarie con conseguente mag-giore incidenza e gravità di complicanze infettive generali e locali, con conseguente ri-tardata capacità di cicatrizzazione.

Apporto energeticoL’apporto calorico verrà calcolato in base alle condizioni cliniche (patologie, esami ema-tochimici, etc.) ed altri parametri quali età, sesso, altezza, peso, attività fisica ed in parti-colare allo stadio delle ulcere. Indicativamente viene suggerito un’apporto giornalieropari a 30-35 kcal/kg di peso ideale, fino ad arrivare a 45 kcal/kg di peso ideale negli sta-di più avanzati delle ulcere da decubito.

Si ricorda che è necessario un’adeguato apporto calorico, perchè vengano utilizzate nelmodo migliore le proteine introdotte. A tale proposito si porta un esempio di alimenta-zione ipercalorica-iperproteica per paziente anziano (vedi allegato n.1).

Apporto proteicoImportante è la supplementazione proteica. Se l’individuo non mangia a sufficienza, sipotrà incrementare l’alimentazione con integratori calorico-proteici per os “specifici”, inmodo da coprire i fabbisogni nutrizionali.In base alle indicazioni riportate da più autori, l’apporto proteico varierà tra 1-2 g/kg/die,secondo lo stadio di malnutrizione e della progressione dell’ulcera da decubito.

Apporto vitaminico-salino-idricoOltre a valutare l’apporto calorico-proteico, è indispensabile valutare eventuali carenzevitaminiche, in particolare le vitamine A, E, C, importanti nel processo di cicatrizzazione.Per quanto riguarda l’integrazione salina, sarà opportunomonitorare gli eventuali deficit, in particolaredi zinco, calcio e ferro.

Per prevenire la disidratazione è utileintegrare l’apporto con acqua. La quan-tità può essere stimata a circa 1 ml/kcalingerita oppure 30 ml/kg di peso cor-poreo (ad esempio per individuo conun peso ideale di 70 kg, l’apporto gior-naliero di acqua o liquidi dovrà esse-re pari a circa 2100 ml/die).

Monitoraggio nutrizionaleOltre al monitoraggio metabolico, sarànecessario controllare lo stato nutrizio-nale attraverso parametri bio-umoraliquali prealbumina, con cadenza ravvi-cinata (1 v/settimana) ed altri parame-tri quali proteine totali, albuminemia econta linfociti totali (ogni 2-4 settimane).

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Dieta ipercalorica-iperproteicaEsempio per una persona anziana di kg 70 con un’attività fisica “normale”

kcal 2160proteine g 86 pari al 16% del totalelipidi g 64 pari al 27% del totaleglucidi g 310 pari al 57% del totale

ColazioneLatte parzialmente scremato g 200 oppure yogurt da latte parzialmente scremato g 200Fette biscottate, crackers g 40Zucchero g 20 pari a 4 cucchiainiMiele g 30 oppure marmellata g 40

PranzoPasta o riso g 60 condita all’olio, al pomodoro, al pestoCarne magra g 120 (pollo, tacchino, vitello)Verdura cruda o cotta g 150 (tutti i tipi)Pane g 60 oppure grissini, crackers g 50Olio g 25 pari a 2 cucchiai e mezzoFrutta g 150 (tutti i tipi)

SpuntinoFrutta fresca o cotta g 150 (tutti i tipi)

CenaPasta o riso in brodo g 40 di brodo vegetale o di carne, minestra di verduraPesce g 150 oppure carne g 120 oppure prosciutto g 80

oppure formaggio g 80 oppure 1-2 uovaVerdura cruda o cotta g 150 (tutti i tipi)Pane g 60 oppure grissini, crackers g 50Olio g 25 pari a 2 cucchiai e mezzoFrutta fresca o cotta g 150 (tutti tipi)

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Altro dato importante è il controllo del peso, pratica molto semplice ma che spes-so non viene tenuta in considerazione (soprattutto durante la degenza ospedaliera) peruna serie di fattori quali, ad esempio, l’immobilità.

L’apporto calorico-proteico dovrà essere monitorato attraverso strumenti quali, ad esem-pio, il diario alimentare ed il questionario nutrizionale.

A tale proposito i cibi a maggior contenuto proteicosono i seguenti:

● latte e yogurt (3-4 g);● formaggi freschi (16-18 g);● formaggi stagionati (20-25 g);● carni e pesci ( 21-16 g);● legumi freschi (5-10 g);● legumi secchi (20-23 g);● uova (1 uovo = 6.5 g);● prosciutto crudo (25 g);● prosciutto cotto (22 g).

L’obiettivo nutrizionale finale è quello di stimolare i processi anabolici che da un puntodi vista clinico possono tradursi in un aumento ponderale, con riscontro di un bilancio“azotato” positivo, che corrisponde ad un buono stato di nutrizione.

Valutazione nutrizionale DATI IDENTIFICATIVI

Data Reparto

Nome Cognome Data di nascita

Diagnosi

DATI CLINICI

Diagnosi

Stato di coscienza Sufficiente Insufficiente Coma

Sintomi Nausea Anoressia Diarreagastrointestinali Vomito Disfagia

Autonomia Sufficiente Insufficientenell’alimentazione

Riduzione numero SI NO Dubbioe/o volume dei pasti

Apporto alimentare Sufficiente Insufficiente Dubbioprevisto peri prossimi 7 giorni

DATI ANTROPOMETRICI

Peso kg Altezza m BMI kg/m2 <19% sottopeso

Peso abituale kg Calo ponderale ultimi 6 mesi kg %

>10% severo

DATI BIOCHIMICI

Albumina g/dl Prealbumina mg/dl Linfociti/mm2

INSERIRE IL SOGGETTO IN UNA DELLE SEGUENTI CATEGORIE(valutazione soggettiva sulla base dei dati raccolti):

A) Ben nutritoRivalutare in caso di peggioramento clinico.B) A rischio di malnutrizioneMonitorare il paziente; valutare un intervento nutrizionale mirato.C) MalnutrizioneRichiedere consulenza specialistica urgente.

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Cura del lettoÈ da evitare la tela cerata, che salva il materasso ma non la cute del paziente, lasciandolamacerare al ristagno di sudore, urina e feci.

Le lenzuolaDevono essere pulite, morbide, senza pieghe e/o rammendi. Evitare la presenza di bri-ciole, forcine, copriaghi o altro nel letto: questi oggetti potrebbero favorire l’insorgenzadi lesioni, a causa dell’azione abrasiva sulla cute.

Utilizzo di presidi antidecubitoAd esempio materassi che, comunque, non escludono il cambio di postura.

Al fine di risultare efficace nella prevenzione delle lesioni da decubitoogni ausilio dovrà rispondere a caratteristiche generali qui di seguitoriassunte:● utilizzo della massima area d’appoggio possibile;● uniformità nella distribuzione delle pressioni;● facilitazione alla traspirazione della pelle;● contrasto di forze da stiramento e di attriti o frizioni;● assunzione di una corretta postura a livello di bacino e cosce (si usino dei cuscini);● corrispondenza alle condizioni cliniche e ai bisogni del paziente;● confortevolezza, maneggevolezza e facilità di manutenzione da parte del personale

di assistenza;● efficacia tale da giustificare il costo.

La mobilizzazione dei pazienti allettatiA tutt’oggi non esiste alcun presidio o ausilio antidecubito che possa sostituire quantoad efficacia il cambio posturale dei pazienti, cambioda attuare 24 ore su 24.

La mancata osservanza di questo semplice attoè la causa più comune di lesioni da decubito.

Pertanto possiamotranquillamente direche l'utilizzo di presidiiantidecubito non escludeil cambio di postura.

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La prevenzioneI principali punti e i principi da seguire per una gestione organica di questi pazienti sonoi seguenti:

Utilizzo costante della scala di Bradenper l’individuazione del paziente a rischio. Questa permette di instaurare un interventopreventivo mirato e precoce da applicare rigidamente ai pazienti con punteggio bassoe di documentare sempre i cambiamenti posturali in modo da responsabilizzare il per-sonale data la loro importanza.

Cambio regolare delle posture almeno ogni due oreLe zone cutanee sottoposte a carico maggiore devono essere esaminate alla ricerca disofferenza. A letto il malato deve assumere tutte le posture, salvo le dovute eccezionicome in presenza di fratture, emiplegie o situazioni particolari su indicazione medica.L’infermiere ha la responsabilità del posizionamento continuo del paziente, salvo diver-sa indicazione medica.

Ispezione della cute almeno una volta al giornoLa cute deve essere mantenuta sempre pulita ed asciutta. Sono da osservare colore, tem-peratura, tono muscolare, presenza di edemi, irritazioni cutanee, macerazione dei tes-suti, escoriazioni, indurimenti e necrosi.

Mantenimento di un’accurata pulizia della cuteÈ consigliato eseguire un’adeguata igiene quotidiana attraverso l’uso di acqua tiepidae sapone a ph neutro per non alterare l’acidità fisiologica della pelle, oppure con l’usodi preparati a base lipidica (latte e così via).

L’asciugatura va effettuata con movimenti di tamponamento, non con manovre di stro-finamento per evitare di danneggiare il microcircolo locale. Ogni qualvolta il pazienteurini o evacui si deve pulire accuratamente.

Si evitino pure i pannoloni per i pazienti con catetere vescicale, ad eccezione dei casi diincontinenza fecale marcata (diarrea). Si noti che per incontinenza fecale si intende laperdita costante di feci liquide o semiformate; non è incontinente il paziente che evacuidue o tre volte al dì feci formate.

Il pannolone è necessario quando:● si trasferisce in carrozzina il paziente incontinente;● lo si porta in palestra riabilitativa;● è intollerante alla padella;● dopo clistere evacuativo (non si rimetta il pannolone dopo che abbia evacuato e che

sia stato lavato).

Esclusione di frizioni con prodotti a base alcolicaQuesti prodotti causano una riduzione ulteriore dello strato lipidico che normalmenteriveste l’epidermide e favoriscono la secchezza della cute. Si mantenga elastica quest’ulti-ma applicando sostanze emollienti sulle zone a maggior rischio di lesione da decubito,con un delicato massaggio fino al loro completo assorbimento.

Si evitino massaggi o frizioni energiche soprattutto in corrispondenza delle prominenzeossee.

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SemisedutoSistemare il paziente in mezzo al letto in posizione piana con il capo ben appoggiato albordo del letto. Se il letto è snodabile flettere un poco le ginocchia, altrimenti sistemareun cuscino sotto il poplite ed alzare lo schienale. Mantenere questa posizione solo perl’alimentazione oppure se il paziente ha dei problemi respiratori (per evitare che scivolidal letto e che, per frizione, sviluppi una lesione da pressione).

Posizionamento in carrozzina

Cambiare la postura ogni ora. Il cambiamento deve avvenire moltoprecocemente associando cuscini antidecubito (evitare le ciambelle)

● Evitare le pressioni sulle tuberosità ischiatiche.● Sollevare i pazienti non collaboranti ogni 30 minuti.● Insegnare ai pazienti collaboranti a spostare il peso corporeo ogni 20 minuti inclinan-

dosi in avanti e su un lato.● Posizionare il paziente con le anche, le ginocchia e le caviglie flesse a 90°.● Allineare il tronco e appoggiare la testa a un idoneo supporto.● Appoggiare gli arti superiori su cuscini, sopra un tavolo o sui braccioli per mantenere

il braccio abdotto e flesso.

Utilizzando questo piccolo strumento, cioè la mobilizzazione, possiamo perseguireil nostro obiettivo, informando e orientando i familiari su questo importantissimo aspettodella cura e dell’assistenza verso il paziente allettato.

La mobilizzazioneDecubito supino● Sistemare il paziente in posizione piana con il capo allineato al resto del corpo e con

un solo cuscino posto sotto il capo.● Allineare gli arti inferiori e superiori lungo il corpo con le braccia lievemente flesse o

appoggiate su un cuscino.● Sistemare un altro cuscino sotto il poplite onde evitare lesioni ai talloni.● Tenere sollevate le coperte con l’ausilio di un archetto per evitare la scorretta postura

dei piedi.

Decubito laterale destro o sinistro● Sistemare il letto in posizione piana o con lo schienale lievemente alzato se si vuole

dare un lieve sostegno al tronco.● Allineare la colonna vertebrale del paziente.● Distendere la gamba aderente al piano del letto.● Flettere a 60°- 90° il braccio aderente al piano del letto, estendere l’avambraccio con

il palmo della mano rivolto verso l’alto evitando che il braccio rimanga imprigionatosotto il tronco.

● Piegare la gamba controlaterale più in avanti rispetto alla precedente appoggiandolasu un cuscino con anca e ginocchio in flessione.

● Flettere il bacino controlaterale ed appoggiare il palmo della mano sopra un piccolocuscino.

Decubito obliquoOttenere un’inclinazione di 30° con l’utilizzo di cuscini da porre sotto la scapola il sacroe le ginocchia oppure mediante l’utilizzo di lettini inclinabili lateralmente ed allineare ilpaziente come in decubito laterale.

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neAusilii per le postureArchetto o alzacoperteServe a ridurre il peso delle lenzuola/coperte e di conseguenza la pressione su una dellearee a rischio (il tallone). Inoltre contribuisce a prevenire un altro danno da immobilità:la contrattura in estensione dell’articolazione del piede.

Altri ausilii di uso comune:staffa con trapezio, sponde laterali di contenimento, talloniere, gomitiere, ginocchiere,cunei, ecc.

Si eviti l’uso di dispositivi circolari per i talloni (ad esempio ciambelle) in quanto ostaco-lano l’apporto ematico nell’area che si suppone debbano proteggere; infatti si spostanomolto facilmente provocando danni da compressione oltre che da frizione.

Attenersi sempre alle seguenti avvertenze:● posizionare i pazienti in decubito laterale a 30° circa, evitando la pressione direttamen-

te sul trocantere. Infatti si è notato che in tale posizione il trocantere è soggetto ad unaminore pressione rispetto all’angolazione a 90°. In questo modo i tessuti ricevono unamaggior ossigenazione;

● alzare la testata del letto il meno possibile in modo da ridurre le forze di trazione, evi-tando che il paziente scivoli verso il basso;

● usare i presidii che sollevino il paziente durante gli spostamenti ed i cambi di postura(traversa, sollevatore o sacchi di scivolamento) anziché trascinare il paziente causandoattriti sulla cute;

● garantire un corretto allineamento posturale dei segmenti corporei;● posizionare i pazienti a rischio su un materasso antidecubito.

Protocollo operativoper il trattamentodelle lesioni da decubito

FinalitàUniformare il metodo di trattamento e le scelte dei prodotti dautilizzare per la medicazione nelle varie fasi.

Obiettivo generaleFacilitare il processo di guarigione a qualsiasi stadio della lesione impedendone il peg-gioramento.

Stadio 1Eritema della cute intatta non reversibile alla digitopressione chepuò essere associato ad aumento di calore, indurimento e scolo-ramento cutaneo.

ObiettivoRipristinare la vascolarizzazione nella zona interessata e prevenire l’ulcerazione cutanea.

Eliminazione della compressione locale● mobilizzazione con cambi di postura personalizzati secondo le esigenze del paziente;● evitare la postura che poggi sulla zona interessata dalla lesione al fine di promuovere

la rivascolarizzazione;● adottare un ausilio che assicuri uno scarico della pressione sulla cute rispetto al piano

d’appoggio;● per sollevare il paziente dal piano d’appoggio utilizzare sempre il lenzuolo sottostante

per evitare frizioni o sfregamenti;● il paziente ruotato sul fianco non deve superare l’inclinazione di 45°;● in posizione supina porre sempre sotto il cavo popliteo del paziente un cuscino che

sia abbastanza alto da assicurare che i talloni siano sollevati dal piano d’appoggio;● utilizzare archetti alzacoperte.

Cura della cute● detergere la cute del paziente con detergenti a PH acido diluiti in acqua tiepida evi-

tando sfregamenti eccessivi;● effettuare la detersione più volte al giorno solo se necessario, al fine di proteggere il

film idrolipidico.

Protezione cutaneaApplicare sulla cute creme per il corpo ad azione idratante e nutriente in grado di ripri-stinare le difese e l’idratazione cutanee. La crema va applicata ogni volta che si procedealla detersione.La scelta della crema è condizionata dal tipo di cute del paziente:● per cute normale: creme idratanti per il corpo;● per cute secca: creme nutrienti per pelli secche oppure olio per il corpo (olio d’oliva,

di mandorle).

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e scompare totalmente dopo 24 ore”; è quindi necessario procedere con sostituzioniquotidiane della medicazione.

Trattamento specifico di una abrasione● detergere la cute con soluzione fisiologica, asciugare il contorno della lesione;● applicare una placca idrocolloidale di misura adeguata (deve oltrepassare di almeno

2 cm il bordo della lesione);● sostituire la placca in caso di saturazione della stessa o comunque entro 7 giorni dalla

data di applicazione che andrà segnata sulla medicazione.

Trattamento specifico di una bolla● disinfettare la superficie bollosa con antisettici (ipoclorito di sodio allo 0,05%);● con una siringa a cui va collegato un ago n° 18 G praticare dei fori ed aspirare il liquido

sieroso contenuto all’interno della bolla; lasciare la cute collabita a contatto della le-sione;

● applicare una schiuma di poliuretano e fissarla con un cerotto anallergico o con unabenda;

● controllare dopo 2-3 giorni: se la bolla si fosse riformata, cosa abbastanza probabiledopo la prima medicazione, procedere in maniera analoga;

● nel caso in cui il liquido sieroso si presentasse purulento asportare lo strato di cute conle forbicine a punta sottile e procedere con abbondante detersione della lesione consoluzione fisiologica, quindi applicare una placca di idrocolloide o una schiuma di po-liuretano associata ad un idrogel.

MedicazioneLa medicazione da porre sulla lesione (medicazioni avanzate e cioè idrocolloidi, schiu-me in poliuretano e medicazioni in fibra idroattiva) dovrà possedere le seguenti carat-teristiche, che stimolano e migliorano il processo riparativo:

● mantenere sulla superficie della lesione un giusto gradodi umidità per favorire i processi di mitosi cellulare;

● favorire l’isolamento termico;● permettere gli scambi gassosi;● proteggere dalle contaminazioni esterne;● proteggere le terminazioni nervose con la

riduzione della sintomatologia dolorosa;● garantire tempi di sostituzione più lunghi

per favorire la riparazione tissutale con unnotevole contenimento dei costi ed unminore carico di lavoro per il personaleinfermieristico.

IdrocolloidiSono indicati per lesioni mediamente essudanti. Il tipo sottile va utilizzato su lesioni su-perficiali (abrasioni) poco essudanti.La saturazione della medicazione idrocolloidale e quindi la necessità di una sostituzio-ne si evidenza con la modificazione della colorazione della stessa che da opaca diventabianca e traslucida; è necessario cambiare la placca anche quando l’essudato fuoriescedai bordi.

Inizialmente rinnovare la medicazione ogni tre giorni. L’intervallo di sostituzione tra unamedicazione e l’altra potrà essere al massimo di 7 giorni.

Schiume in poliuretanoSono indicate per lesioni particolarmente essudanti. Sostituire ogni 2-3 giorni o primase dalla medicazione fuoriesce materiale. Lasciare in sede al massimo 7 giorni.

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In caso di incontinenza urinaria o fecale proteggere la cute dall’aggressione dei liquidiorganici mediante l’applicazione di prodotti barriera quali:● creme all’ossido di zinco;● idrocolloidi a spessore sottile.

Evitare frizioni con colonie alcoliche o alcool saponoso in quanto seccano lo strato corneorendendo la cute maggiormente vulnerabile alle aggressioni chimiche e meccaniche.

Presidii preventiviSulle zone particolarmente soggette a frizioni oppure a sfregamenti (sacro, talloni, gomiti)è utile applicare presidii atti a proteggere la cute quali:● idrocolloidi a spessore sottile;● schiume in poliuretano;● film-membrana.

Stadio 2Lesione a spessore parziale che coinvolge l’epidermide o il derma.L’ulcera è superficiale e si manifesta come un’abrasione, una ve-scica o una lieve cavità.

ObiettivoFavorire la ricostruzione cutanea.

Eliminazione della compressione localeLe raccomandazioni da osservare sono le medesime delle lesioni al primo stadio.

Monitoraggio della lesione● dopo aver coperto la lesione con un film membrana procedere alla rilevazione del

perimetro della stessa utilizzando una carta millimetrata;● utilizzare un tampone sterile per la profondità;● effettuare rilevazioni fotografiche ogni 5-7 giorni al fine di poter osservare nel tempo

l’evoluzione della lesione.

Detersione● detergere la lesione utilizzando una soluzione fisiologica tiepida in modo da non raf-

freddare l’ulcera;● utilizzare il getto meccanico ottenibile con una siringa da 20 ml collegata ad un’ago-

cannula n° 18 G che assicura la rimozione dei detriti dal letto dell’ulcera;● tamponare solo il contorno della lesione con garze sterili o pulite.

DebridementSulle zone con presenza di fibrina procedere con l’applicazione di idrogel. L’utilizzo del-l’idrogel non interferisce negativamente con la progressione del processo riparativo ma,al contrario, idratando la lesione ne facilita il debridement autolitico ed allo stesso tem-po favorisce la granulazione.

● La sostituzione delle medicazioni può essere effettuata ogni 2-3 giorni.

Altri prodotti che si possono utilizzare in presenza di strati spessi di fibrina sono le poma-te ad azione proteolitica. L’uso degli enzimi proteolitici è quindi da riservare in zone conescara in quanto la loro azione si esplica “principalmente sui tessuti devitalizzati”.

L’utilizzo delle pomate proteolitiche deve essere sospeso quando è presente il tessutodi granulazione poiché la loro attività “diminuisce progressivamente dopo l’applicazione

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MedicazioneApplicare idrogel o prodotti proteolitici (ma solo finché non inizia il processo di granu-lazione) e ricoprire con medicazione avanzata a seconda dell’ulcera:● idrocolloidi in caso di lesioni non particolarmente essudanti;● schiume in poliuretano sulle lesioni molto essudanti.

In presenza di lesioni altamente essudanti utilizzare alginato di sodio o di calcio, prodottiin grado di assorbire e trattenere notevoli quantità di essudato.In caso di lesioni con profonde cavità riempire lo spazio morto con materiale da medica-zione come schiume di poliuretano (di tipo cavitario) ed alginati. Tali prodotti vanno po-sti all’interno della cavità senza essere compressi in quanto, possedendo un’elevata ca-pacità di assorbire e trattenere l’essudato, aumentano il loro volume con il rischio, se sti-pati, di comprimere il tessuto sottostante. Possono essere utilizzati anche in presenza ditramiti fistolosi.Inizialmente potrebbe essere necessario un cambio quotidiano della medicazione finoalla completa scomparsa del tessuto necrotico; lasciare poi la medicazione per tre giorni.

Stadio 4Ferita a tutto spessore, con distruzione dei tessuti, necrosi, dannia muscoli, ossa o strutture di supporto, ecc.

ObiettivoControllo delle infezioni.

Eliminazione della compressione localeLe raccomandazioni da osservare sono le medesime delle lesioni al primo stadio.

DetersioneProcedere con le modalità descritte perle lesioni al secondo stadio.

Rimozione del tessuto necroticoProcedere con le modalità descritte perle lesioni al terzo stadio.

DisinfezioneProcedere con le modalità descritte perle lesioni al secondo stadio.

MedicazioneUna lesione al quarto stadio è iperessu-dante; necessita quindi di una frequen-te sostituzione della medicazione e l’uti-lizzo di prodotti ad alta assorbenza qua-li alginati di calcio o di sodio.Ricoprire con schiume in poliuretano ocon garze sterili. Nelle lesioni al quartostadio è meglio evitare le medicazioniocclusive per il maggior rischio di infe-zioni. Sostituire la medicazione una o piùvolte al giorno nel caso di una maggiorpresenza di essudato.

Fibre idroattiveSono medicazioni in tessuto-non tessuto composte da fibre idrocolloidali sottoforma ditampone o fettuccia altamente assorbenti indicate per ulcere essudanti.Possono essere utilizzate per ferite con tragitti fistolosi. La falda di fibra idroattiva va co-perta con garze sterili e fissata con benda o cerotto. La medicazione va sostituita ognidue giorni o quando si trasforma in gel, indice di completa saturazione.

Modalità di sostituzione di una medicazione (segnalare sempresulla medicazione la data in cui è stata effettuata)

● Per sostituire una placca idrocolloidale autoadesiva:procedere all’asportazione staccando un angolo e procedendo sfibrando i lembi conentrambe le mani per non traumatizzare il tessuto neoformato.

● Per sostituire una schiuma:prima di asportarla procedere con un abbondante lavaggio con soluzione fisiologica.

Stadio 3Lesione a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessutosottocutaneo che può estendersi sino alla fascia sottostante mu-scolare senza oltrepassarla. Si presenta come una profonda cavi-tà, associata o meno a tunnellizzazione dei tessuti circostanti.

ObiettivoRimuovere il tessuto necrotico.

Eliminazione della compressione localeLe raccomandazioni da osservare sono le medesime delle lesioni al primo stadio.

DetersioneProcedere con le modalità descritte per le lesioni al secondo stadio.

Rimozione del tessuto necroticoSe è presente un’escara occorre preparare la zona alla rimozione chirurgica con l’applica-zione di un idrogel o di un prodotto proteolitico che, ammorbidendo gli strati superfi-ciali, ne facilitino la asportazione. Per creare maggiore umidità ed ammorbidire l’escaracoprire la lesione con un film membrana.L’asportazione chirurgica deve essere effettuata in tempi successivi e da personale me-dico-chirurgo previa somministrazione di anestetici per via locale. In caso di sanguina-mento dopo debridement chirurgico utilizzare come medicazione gli alginati di calcio.

DisinfezioneA questo stadio, successivamente ad un’abbondante detersione con soluzione fisiolo-gica, si deve procedere con l’utilizzo di antisettici a base di ipoclorito di sodio allo 0,05%finché è presente in sede tessuto necrotico.In caso di lesioni con evidenti segni di infezione (presenza di secrezioni purulente, catti-vo odore, tumefazione e arrossamento, comparsa di febbre) o in presenza di lesioni chestentano a guarire può essere utile effettuare un tampone colturale. Un esame coltura-le che evidenzi un’infezione della lesione renderà necessaria l’adozione di antibiotici pervia sistemica che il medico prescriverà previo antibiogramma.

Controllo del doloreIl trattamento dell’ulcera con medicazioni avanzate può determinare una riduzione del-la sintomatologia dolorosa, in quanto queste proteggono le terminazioni nervose. Seciò non fosse sufficiente occorre che il medico prescriva una terapia antalgica idonea.

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GlossarioABRASIONE trauma superficiale della cu-te a spessore parziale, spesso causato da fri-zione.

ALGINATI fibre di tessuto-non tessuto de-rivate da alghe marine. Prima dell’uso appa-iono soffici e lanosi, ma a contatto con l’essu-dato si trasformano in gel. Producono un am-biente umido e sono utili sulle lesioni pianee cavitarie. Hanno proprietà emostatiche.

ALLERGICA, REAZIONE risposta esage-rata del corpo ad uno stimolo normalmentenon nocivo che viene definito allergene.

AMBIENTE UMIDO un microcosmo che sirealizza nell’interfaccia tra una medicazioneavanzata ed il fondo di una lesione.Promuove la riparazione tessutale, facilita ildebridement autolitico, protegge la lesionedalle contaminazioni esterne.

ANAEROBI sono organismi che non neces-sitano di ossigeno per sopravvivere. Gli ana-erobi facoltativi possono essere attivi anchein presenza di ossigeno. Nell’uomo rappre-sentano la più comune flora saprofita.Le ferite infette con anaerobi producono unodore acre e putrescente caratteristico (Clo-stridium perfrigens e Bacteroides fragilis).

ANGIOGENESI generazione di nuovi vasisanguigni che si può vedere alla base di unaferita in fase di guarigione.

ANKLE/BRACHIAL PRESSURE INDEX(ABPI) metodo utilizzato nel monitoraggiodelle ulcere delle gambe, per determinare lapresenza ed il grado dell’arteriopatia perife-rica. Viene utilizzata una sonda Doppler per

misurare la pressione sistolica su entrambi gliarti, seguita dalla pressione sull’arteria dorsa-le del piede o sulla tibiale posteriore.La pressione maggiore registrata alla cavigliaviene quindi divisa per il valore maggiore re-gistrato al braccio ed il risultato ottenuto rap-presenta l’indice ABPI. Un valore non maggio-re di 0.9 indica che non è presente una arte-riopatia, un risultato nel range di 0.8 - 0.6 indi-ca che è presente una lieve arteriopatia, men-tre un valore inferiore a 0.6 indica che è pre-sente un’arteriopatia di grado severo.

ANOSSIA uno stato in cui il tessuto non ri-ceve un adeguato supporto di ossigeno.

ANTIBATTERICI agenti utilizzati per inibi-re la proliferazione di patogeni.

ANTISETTICI agenti utilizzati per deterge-re una ferita, in grado di ridurre la carica mi-crobica. Si ritiene che l’uso di antisettici comela clorexidina sia di scarsa importanza e si rac-comanda in alternativa l'uso della soluzionefisiologica.

ASCESSO una raccolta localizzata di tessu-to necrotico, batteri e globuli bianchi (pus).Questa raccolta è trattenuta da una barrieracostituita da fagociti e da uno strato di fibri-na. Se l’ascesso si rompe e comunica con lasuperficie esterna del corpo, si può formareun tragitto sinuoso.

ASEPSI assenza di microrganismi, finalizza-ta alla prevenzione della colonizzazione di u-na ferita mediante sterilità dei materiali chevengono in contatto con essa (fstrumenti, flu-idi, medicazioni).

ATROFIA riduzione dei tessuti del corpo u-mano.

AUTOLISI rimozione naturale dei tessuti at-traverso l’azione di enzimi che sono prodottidalla lesione stessa.

BATTERE un bacillo gram-negativo, anae-robico, normalmente presente nell’orofarin-ge e nelle feci. Nella ferita infetta è conside-rato un organismo opportunista.

BATTERIOSTATICO un agente che, a dif-ferenza degli antibiotici, non elimina i pato-geni, ma risolve un’infezione inibendo la mol-tiplicazione dei batteri.

BENDAGGI si distinguono sei classi:di contenzione (prodotti per mantenere in se-de le medicazioni);di supporto (contengono e controllano i tessu-ti senza compressione);di compressione (applicano una pressioneesterno per uso clinico);con paste (contengono una crema medicata);con adesivi (per supporto e compressione intraumi come una distorsione);tubulari (forniscono un supporto compressivomolto leggero o agiscono come bendaggi dicontenzione).

BENDAGGIO COMPRESSIVO terapia perle ulcere venose della gamba. Il bendaggiopiù efficace è quello graduato, nel quale diffe-renti livelli di compressione vengono applica-ti in sedi differenti sulla gamba.I sistemi più comunemente utilizzati sono tre:a corta estensione, a lunga estensione e mul-tistrato.

CALLOSITÀ una crescita di cheratina sullapelle causata da una reazione alla pressionepersistente.

CAUTERIO uno strumento usato in lesionipotenzialmente infette e per distruggere te-ssuto di granulazione in eccesso. La cauteriz-zazione può essere effettuata con sostanzecaustiche, attraverso il passaggio di corrente,con un ferro rovente oppure con il freddo.

CELLULITE un’infezione non suppurativadei tessuti molli, normalmente causata dal-lo Streptococco emolitico. Sono presenti sin-tomi e segni di infiammazione. La cellulite simanifesta sulla cute perilesionale alla ferita,con una netta demarcazione rispetto alla cu-te sana. L’infezione può diffondersi attraver-so le reti linfatiche.

CHELOIDE una spessa protuberanza di tes-suto cicatriziale che reagisce in modo spropo-sitato rispetto alla quantità di tessuto neces-sario per la chiusura della ferita. Non si deveconfondere il cheloide con l’ipergranulazioneo con la cicatrice ipertrofica.

CITOCHINA fattori extracellulari che posso-no essere prodotti da diversi tipi di cellule tracui monoliti e linfociti. Funzionano da messag-geri chimici e sono importanti nella rispostainfiammatoria locale e sistemica. Vedi anchealla voce “Fattori di crescita”.

CICATRICE IPERTROFICA si sviluppa su-bito dopo che la ferita è stata procurata, qua-lunque ne sia stata la causa; si sviluppa in par-ticolare a seguito di episodi di acne, ferite chi-rurgiche e vaccinazioni.

CITOTOSSICO è potenzialmente mortaleper le cellule. Alcuni agenti utilizzati per trat-tare le ulcere sono citotossici.

COLLAGENE una proteina generata da fi-broblasti che serve da supporto per l’organiz-zazione del tessuto connettivo quale la pellee i legamenti. Rappresenta il 30% circa del to-tale di proteine presenti nell’organismo.

COLONIZZAZIONE moltiplicazione di mi-crorganismi senza evidenti segni clinici. È pre-sente normalmente su lesioni in fase di gra-nulazione.

COLORAZIONE DI GRAM tecnica di co-lorazione a base di violetto di genziana chepermette la differenziazione dei batteri inGram positivi e Gram negativi. Prende nomedal medico danese che l’ha messa a punto.

COMMENSALI microrganismi che non in-terferiscono con l’ospite; non sono patogenie diventano parte della flora battsca normal-mente presente. È sinonimo di simbiotico.

COMPLEMENTO (C) complesso gruppodi proteine e di altri fattori presenti nel sieroed in altri fluidi umani che sono normalmen-te inattivi. Partecipa al processo infiammato-rio quale mediatore nella reazione tra antige-ne e anticorpo.

CONTAMINAZIONE presenza di micror-ganismi patogeni o materiale infetto su super-fici o oggetti normalmente sterili, senza cheessi si moltiplichino.

CONTRAZIONE l’avvicinamento dei mar-gini di una ferita quando questa guarisce perseconda intenzione. L’esito finale produrrà u-na cicatrice che sarà più piccola della lesioneiniziale.

CONTUSIONE trauma superficiale causatoda un urto, con assenza di soluzione di con-tinuo cutanea.

CORPI ESTRANEI materiali presenti in tes-suti del corpo dove non dovrebbe essere pre-

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FATTORI DI CRESCITA elementi essen-ziali per la proliferazione cellulare, costituitida citochine e peptidi. Vengono definiti conil nome della cellula da cui prendono origine.Hanno funzione di replicazione e migrazionecellulare, sintesi del collagene e della matriceextracellulare.

FIBROBLASTI cellule della matrice connet-tivale. Contribuiscono alla formazione di col-lagene.

FILM TRASPARENTI medicazione avan-zata costituita da una pellicola trasparente dipolietilene e poliuretano con adesività selet-tiva.

FISTOLA un tratto anomalo di comunicazio-ne tra un organo interno e la cute.

GANGRENA necrosi tessutale conseguen-te ad anossia. Associata ad infiltrazione infet-tiva del tessuto perilesionale.

GRANULAZIONE tessuto neoformato cheappare durante la fase proliferativa della ripa-razione tessutale. È costituito principalmen-te da un numero di capillari neoformati.

GUARIGIONE PER PRIMA INTENZIO-NE è così definita la ferita che guarisce sen-za lasciare un difetto anche minimo e senzaformazione del tessuto di granulazione.

GUARIGIONE PER SECONDA INTEN-ZIONE quello che succede quando la feritaè lasciata aperta e guarisce per granulazione.Questo processo di guarigione è più lento delprecedente.

GUARIGIONE PER TERZA INTENZIO-NE a volte si ha la terza intenzione o chiusu-ra ritardata: è questo il caso in cui la ferita è la-sciata aperta per via del posizionamento diun drenaggio e successivamente chiusa contecnica chirurgica.

IDROCOLLOIDI medicazioni avanzate cherealizzano un ambiente umido ed assorbonomedie quantità di essudato. Sono disponibi-li in placche e paste e promuovono il tessutodi granulazione.

IDROFIBRE medicazioni avanzate a base dicarbossimetilcellulosa che promuovono unambiente umido con assenza di traumatismo

sulla sede di lesione. Assorbono consistentiquantità di essudato gelificandosi in modoselettivo.

IDROFILICA una sostanza che è in grado diattrarre acqua.

IDROFOBICA una sostanza che è in gradodi respingere acqua.

IDROGELI sono medicazioni avanzate idro-filiche che promuovono l’ambiente umido.Contengono alte percentuali d’acqua (fino al-l’80%) e possono idratare lesioni necrotichestimolando il debridement autolitico.

INFEZIONE i microrganismi patogeni nonsono soltanto presenti ma si moltiplicano eproducono nell’ospite una reazione che puòassumere varie forme e la cui identificazionepuò essere difficile per chi non è pratico.Questo è definito, appunto, infezione (Vedianche alla voce “contaminazione” e “coloniz-zazione”).

INFIAMMAZIONE una risposta dell’orga-nismo a un trauma o ad una infezione, carat-terizzata da segni clinici come eritema, ede-ma, ipertermia, dolore.

INNESTO applicazione di una lamina liberadi cute da una sede all’altra. Si può realizzarein laboratorio con varie dimensioni a partireda una piccola biopsia.

INTERLEUCHINE letteralmente significa“tra i leucociti”. Sono mediatori chimici che siaccumulano nelle aree dove sono stati attiva-ti i linfociti T.Permettono alle cellule del sistema immuni-tario di comunicare tra loro, coordinandonela risposta immunitaria.

IPERGRANULAZIONE eccessiva forma-zione di tessuto di granulazione conseguen-te ad edema dei capillari neoformati.

ISCHEMIA riduzione di apporto sanguignoin un distretto corporeo caratterizzata da do-lore ed alterazioni della sede irrorata.

ISTAMINA una proteina che causa la dila-tazione dei vasi sanguigni. Successivamentesi ha un aumento della permeabilità dei vasisanguigni che comporta lo stravaso di liquidinei tessuti fino a risultarne un gonfiore.

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sente. Può rappresentare uno stimolo per in-fezione.

DEBRIDEMENT rimozione di tessuto devi-talizzato e materiale estraneo da una lesione.Può essere ottenuto in alcuni giorni. Esistonovarie modalità: chirurgica, enzimatica, auto-litica, meccanica, biochirurgica.

DEIESCENZA riapertura di una ferita chiu-sa chirurgicamente.

DOPPLER metodo per esaminare la pressio-ne arteriosa sistemica in modo più accuratorispetto allo stetoscopio. Viene usato per cal-colare l’indice pressorio caviglia-braccio.

ELASTINA la componente maggiore deltessuto elastico. Le fibre elastiche si trovanonella matrice extracellulare della pelle, dei va-si sanguigni e dei polmoni per dar loro la pos-sibilità di ritornare alle normali dimensioni do-po i frequenti stiramenti transitori legati allaloro fisiologia.

EMATOMA raccolta localizzata di sanguepresente nei tessuti all’esterno del lume va-scolare.

EMOSTASI arresto di un’emorragia.

ENDOTELIO il tessuto che fa da rivestimen-to ai vasi sanguigni e linfatici, al cuore e ad al-tre cavità corporee.

ENDOTOSSINE tossine prodotte prevalen-temente da organismi Gram-negativi (Esche-richia coli, Pseudomonas aeruginosa e Salmo-nella).

EPITELIZZAZIONE lo stadio finale della fa-se proliferativa in riparazione tessutale. Le cel-lule epiteliali migrano sulla superficie di lesio-ne, completando la guarigione.

EPITELIO O TESSUTO EPITELIALE è lostrato cellulare che costituisce l’epidermidee lo strato superficiale delle mucose e dellemembrane sierose. Può essere semplice opluristratificato ed ha una capacità di rigene-razione totale che può avvenire in meno diventiquattro ore.

ERISIPELA malattia febbrile acuta caratte-rizzata da infiammazione ed eritema cutaneocon segni e sintomi sistemici.

ERITEMA l’arrossamento della cute dovu-to ad una iperemia che scompare alla digito-pressione.

ESCARA tessuto secco e duro che si formasulla lesione per disidratazione. È costituitoda siero essiccato e da cellule morte.

ESOTOSSINE tossine escrete da microrga-nismi generalmente Gram-positivi (Clostriu-dium tetani, Streptococco pyogenes, Staphilo-coccus aureus) ed immesse nell’ambiente cir-costante.

ESSUDATO fluido prodotto dalla lesione,costituito da siero, leucociti e materiale devi-talizzato. Il volume diminuisce con la progres-sione della riparazione tessutale. L’essudatopuò avere proprietà battericide e contenerefattori nutritivi. Può anche risultare infetto.

EXTRACELLULARE, MATRICE il tessutonel quale si trovano le cellule. È costituito damatrice e da fibre. La matrice è formata da unmateriale amorfo simile a gel nel quale sonocontenuti i fluidi interstiziali e i proteoglicani.Le fibre sono formate da collagene, elastina,fibre reticolari e le proporzioni di queste so-stanze variano in base ai tessuti.

FAGOCITI cellule della serie bianca in gradodi distruggere batteri, tessuto devitalizzato ecorpi estranei.

FAGOCITOSI processo di ingestione e di-gestione di batteri e corpi estranei da partedei macrofagi o dei neutrofili.

FASCIA lamina di tessuto connettivale cheavvolge le strutture muscolari e gli altri organi.

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Bibliografia● AA.VV. Atti della giornata di studio “Le piaghe da decubito” – Acqui Terme 8/10/1992;● “Prevenzione e cura delle lesioni da decubito.

Guida per una corretta assistenza a domicilio” – AISLEC 3ª edizione 2003;● “Appunti di viaggio” di Pier Luigi Deriu e Renata Tappa

(da www.progettoassistenza.com);● “Linee guida sulla prevenzione e trattamento delle LDD”

Centro Studi EBN Azienda Ospedaliera di Bologna, Policlinico Sant’Orsola – Malpigli (da HYPERLINK “http://www.med.unibo.it”);

● “Wound bed preparation: evoluzione della pratica clinica secondo i principi del Time”;

● “Piaghe da decubito” – 2ª edizione di E. Ricci e R. Cassino – Edizioni Minerva Medica;● “Le lesioni da decubito” – Quaderni di Helios;● “Quaderni di Helios”;● “Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione ed il trattamento delle lesioni

da decubito” di A. Colosso e E. Zanetti – AISLEC

gloss

ario

LESIONE termine aspecifico per descrivereun danno tessutale.

LEUCOCITA cellula della serie bianca cheha un ruolo importante nelle difese dell’or-ganismo.

LIPODERMATOSCLEROSI una colorazio-ne marrone della parte bassa degli arti comerisultato della distruzione dell’emoglobina.Questa condizione è generalmente associa-ta ad ipertensione venosa e ad ulcere allegambe.

MACERAZIONE un’alterazione del tessu-to perilesionale per eccessiva essudazione diuna lesione ulcerativa.

MEDICAZIONI AVANZATE materiale dicopertura con caratteristiche di biocompati-bilità. Sono definite anche occlusive poichérealizzano un ambiente umido.

MATRICE EXTRACELLULARE è una so-stanza base costituita da fibre. È materiale a-morfo, tipo gel, che riempie gli spazi intracel-lulari con fluidi e glicoproteine.

NECROSI morte cellulare all’interno di untessuto che si manifesta con aree di colorenero/marrone in base al livello di disidrata-zione. Al tatto somiglia al cuoio.

NOSOCOMIALI, INFEZIONI le infezionicontratte in ambiente ospedaliero.

PATOGENI microrganismi in grado di cau-sare una malattia.

POLIURETANO una sostanza presente innumerose medicazioni avanzate.

POLSI ARTERIOSI vengono repertati sul-la superficie dorsale e perimalleolare del pie-de. Sono la prima indagine semeiologica va-scolare.

PURULENTO che produce pus.

PUS fluido prodotto in corso di infezione, co-stituito da essudato, germi e cellule della se-rie bianca in fase di degradazione.

RIPARAZIONE TESSUTALE guarigionedel tessuto che può avvenire per prima o perseconda intenzione.

SAPROFITA aggettivo per descrivere gli or-ganismi che non sono patogeni per l’ospite,ma che rappresentano la normale flora comead esempio l’Escherichia Coli per l’intestino.

SLOUGH devitalizzazione del tessuto cheassume una colorazione bianca, giallastra ogrigia e che appare sul fondo della lesione.Può facilitare l’infezione e deve quindi esse-re rimosso per attuare la guarigione della le-sione.

SOLUZIONE FISIOLOGICA soluzione sa-lina composta da 0.9% di cloruro di sodio.

STADIAZIONE classificazione delle lesioniulcerative per un corretto monitoraggio du-rante la loro evoluzione.

SUPPURAZIONE processo di formazionedel pus.

TECNICA DELLA POSIZIONE A 30 GRA-DI posizionare il paziente in modo che dimi-nuisca il rischio di lesione da decubito. Il pa-ziente è posizionato in inclinazione laterale,appoggiato su cuscini con la schiena che for-ma un angolo di trenta gradi con il piano diappoggio (il letto).

TOPICO attributo associato a prodotti chevengono utilizzati per uso locale sulle lesionicutanee.

ULCERA soluzione di continuo della cuteche può cronicizzare ed avere varie origini edifferente stadiazione.

ULTRASUONI DOPPLER un apparecchioche si usa per registrare l’indice di pressionearteriosa agli arti inferiori. Il nome deriva dalmedico austriaco che ne ha messo a punto latecnica.

VASCULITI infiammazioni di piccoli vasi ar-teriosi, venosi o linfatici da cui risulta la forma-zione di fibrosi e trombi. È normalmente as-sociata a malattie reumatiche ed è sinonimodi angioite.

VESCICOLA una raccolta di siero intraepi-dermica che può essere il risultato di un tra-uma chimico, di un trauma termico o di unareazione allergica.

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Le Lesionida

Decubito•••••••••••••••••••••••••••••••

A cura delGRUPPO PERMANENTE

SULLE LESIONI DA DECUBITOdell’ASL 2 “Savonese”

Data di realizzazioneSettembre 2005

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