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1 Le economie cooperative fra paternalismo privato, intervento pubblico e conflitto sociale Partiamo da una semplice constatazione per spiegare la partenza del nostro discorso. Cooperative, credito popolare e cooperativo, scambi, truck system...Queste soluzioni hanno cercato di sostituire o di integrare la costruzione di un sistema statale. Il termine “strutturalmente ambiguo” si adatta a entrambe le risposte. Assumiamo comunque la definizione corrente in una specie di vulgata diffusa e sa- ranno subito evidenti le ambiguità. Ognuna di queste definizioni si presta a uno smontaggio radicale che non deve apparire inutile. Infatti queste definizioni per quanto imprecise hanno la forza del luogo comune evidente e producono quindi ef- fetti di realtà. Ed ecco una serie di affermazioni generiche – ma non inesatte – da cui partire per precisarle, scomporle e anche criticarle. Non è semplice dare una definizione di Stato Sociale perché è strutturalmente ambiguo ciò a cui ci si riferisce. Da un lato si pensa ad un assetto politico che governa tutta la società, avendo il fine generico di realizzare il maggior benessere tra i cittadini. Dall'altro lato ci si riferisce a certe sue funzioni specializzate nel sostenere i poveri e i più deboli, distinguendola dalle altre funzioni e relative istituzioni (ad esempio la difesa verso l'esterno). Questa incertezza di riferimenti aumenta quando si cerca di capire in che cosa consista il “benessere”[delle persone] e quali siano i fini e i mezzi che lo Stato dovrebbe perse- guire a questo riguardo. Infatti, il benessere può essere inteso in modi e in forme organizzative diverse. In precedenza, lo Stato era ritenuto essenzialmente un ordinamento ideale e un potere normativo, ma non un sistema di istituzioni materiali che dovesse farsi carico di garantire, realizzare e gestire il benessere di tutta la popolazione. Attraverso un lungo itinerario, durato all'incirca due secoli, lo Stato moderno ha dato corpo al sogno moderno della sicurezza sociale possibile per tutti i cittadini attraverso un progetto mirato a rego- lare l'intera società. Esso nasce e si sviluppa in Europa con il sorgere degli Stati nazionali (assoluti, costitu- zionali e poi, in molti casi, costituzionali-repubblicani). Lo stato sociale nasce nel Settecento e si sviluppa a partire dalla Rivoluzione Francese, che proclamò i diritti sociali della nuova era democratica, e con le varie riforme introdotte nel corso dell'Ottocento per risolvere la “questione sociale”. L’intervento sociale pater- nalistico paternalistico dello Stato assoluto settecentesco in genere viene progressivamente sostituito dal modello assicurativo (della sicurezza sociale) fra gli anni Ottanta del XIX secolo e il 1940;nella seconda metà del XX secolo molti stati europei adottarono il cosiddetto “modello interventista”. Già l’attribuzione di intenzioni paternalistico-protettive alle iniziative promosse in Europa e in Inghil- terra fra XVII e XVIII secolo suggerisce il significato possibile dell’espressione “strutturalmente ambiguo ” prima ricordata. Esse infatti sono state sempre riconducibili, piuttosto, alla carcerazione e alla sorveglianza ed ogni cura era messa in atto perché gli artigiani e i lavoratori indipendenti e coltivatori non fossero tentati di servirsene. Naturalmente questa impermeabilità è revocabile ma ha a che fare con la tanto discussa no- zione di respectability. Tuttavia la ricostruzione dell’origine, finalità, ospiti delle case di lavoro che sono state la vera alternativa a ogni tipo di welfare “libero” in Inghilterra è a sua volta permeato da intenzioni ideologiche, magari persino inconsapevoli. Le misure di intervento per i poveri vengono progressivamente sottratte alla Chiesa e alle varie forme di mutualità e beneficenza e in qualche modo statalizzate. Si fa strada l’idea di produrre un controllo totale dell'ordine. Le attività assistenziali vengono erogate come spese a fondo perduto dei bilanci del sovrano e dei suoi governi centrali e locali. Una definizione del tutto esatta, che deve però essere continuamente verificata osservando le costanti e i mutamenti dei governi e dei paesi. Una ormai lunga anche se recente lista di testi e spunti sovente accennati hanno contrapposto il self-help delle cooperative, mutue, associazioni alla previdenza e alle garanzie introdotte dall’alto con una sostan- ziale convergenza fra stato e forze sociali organizzate. Una forzatura che però mette all’ordine del giornod un tema interessante,anzi appassionante .La mia impressione che andrà verificata con un’analisi comparata dei modelli e con uno studio di alcuni casi nella “Lombardia veneta”è che questa contrapposizione rappre-

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Le economie cooperative fra paternalismo privato, intervento pubblico e conflitto sociale

Partiamo da una semplice constatazione per spiegare la partenza del nostro discorso.Cooperative, credito popolare e cooperativo, scambi, truck system...Queste soluzioni hanno cercato di

sostituire o di integrare la costruzione di un sistema statale. Il termine “strutturalmente ambiguo” si adatta aentrambe le risposte. Assumiamo comunque la definizione corrente in una specie di vulgata diffusa e sa-ranno subito evidenti le ambiguità.

Ognuna di queste definizioni si presta a uno smontaggio radicale che non deve apparire inutile. Infattiqueste definizioni per quanto imprecise hanno la forza del luogo comune evidente e producono quindi ef-fetti di realtà.

Ed ecco una serie di affermazioni generiche – ma non inesatte – da cui partire per precisarle, scomporlee anche criticarle. Non è semplice dare una definizione di Stato Sociale perché è strutturalmente ambiguociò a cui ci si riferisce. Da un lato si pensa ad un assetto politico che governa tutta la società, avendo il finegenerico di realizzare il maggior benessere tra i cittadini. Dall'altro lato ci si riferisce a certe sue funzionispecializzate nel sostenere i poveri e i più deboli, distinguendola dalle altre funzioni e relative istituzioni(ad esempio la difesa verso l'esterno). Questa incertezza di riferimenti aumenta quando si cerca di capire inche cosa consista il “benessere”[delle persone] e quali siano i fini e i mezzi che lo Stato dovrebbe perse-guire a questo riguardo. Infatti, il benessere può essere inteso in modi e in forme organizzative diverse. Inprecedenza, lo Stato era ritenuto essenzialmente un ordinamento ideale e un potere normativo, ma non unsistema di istituzioni materiali che dovesse farsi carico di garantire, realizzare e gestire il benessere di tuttala popolazione. Attraverso un lungo itinerario, durato all'incirca due secoli, lo Stato moderno ha dato corpoal sogno moderno della sicurezza sociale possibile per tutti i cittadini attraverso un progetto mirato a rego-lare l'intera società. Esso nasce e si sviluppa in Europa con il sorgere degli Stati nazionali (assoluti, costitu-zionali e poi, in molti casi, costituzionali-repubblicani). Lo stato sociale nasce nel Settecento e si sviluppa apartire dalla Rivoluzione Francese, che proclamò i diritti sociali della nuova era democratica, e con le varieriforme introdotte nel corso dell'Ottocento per risolvere la “questione sociale”. L’intervento sociale pater-nalistico paternalistico dello Stato assoluto settecentesco in genere viene progressivamente sostituito dalmodello assicurativo (della sicurezza sociale) fra gli anni Ottanta del XIX secolo e il 1940;nella secondametà del XX secolo molti stati europei adottarono il cosiddetto “modello interventista”.

Già l’attribuzione di intenzioni paternalistico-protettive alle iniziative promosse in Europa e in Inghil-terra fra XVII e XVIII secolo suggerisce il significato possibile dell’espressione “strutturalmente ambiguo ”prima ricordata. Esse infatti sono state sempre riconducibili, piuttosto, alla carcerazione e alla sorveglianzaed ogni cura era messa in atto perché gli artigiani e i lavoratori indipendenti e coltivatori non fossero tentatidi servirsene. Naturalmente questa impermeabilità è revocabile ma ha a che fare con la tanto discussa no-zione di respectability. Tuttavia la ricostruzione dell’origine, finalità, ospiti delle case di lavoro che sonostate la vera alternativa a ogni tipo di welfare “libero” in Inghilterra è a sua volta permeato da intenzioniideologiche, magari persino inconsapevoli.

Le misure di intervento per i poveri vengono progressivamente sottratte alla Chiesa e alle varie forme dimutualità e beneficenza e in qualche modo statalizzate. Si fa strada l’idea di produrre un controllo totaledell'ordine. Le attività assistenziali vengono erogate come spese a fondo perduto dei bilanci del sovrano edei suoi governi centrali e locali.

Una definizione del tutto esatta, che deve però essere continuamente verificata osservando le costanti e imutamenti dei governi e dei paesi.

Una ormai lunga anche se recente lista di testi e spunti sovente accennati hanno contrapposto il self-helpdelle cooperative, mutue, associazioni alla previdenza e alle garanzie introdotte dall’alto con una sostan-ziale convergenza fra stato e forze sociali organizzate. Una forzatura che però mette all’ordine del giornodun tema interessante,anzi appassionante .La mia impressione che andrà verificata con un’analisi comparatadei modelli e con uno studio di alcuni casi nella “Lombardia veneta”è che questa contrapposizione rappre-

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senta una forzatura che si è imposta artificiosamente ad esperienze molto più intrecciate e reciprocamentestrumentali.

Il modello assicurativo (della sicurezza sociale) fra il 1883 e il 1940 coincide con il procedere dell'in-dustrializzazione. La cosiddetta “questione operaia” si trasforma in conflitto aperto e politico in tutta Euro-pa. Non è più una questione di “ordine pubblico” da studiare insieme alla riforma delle carceri e al ruolodella pena. Nascono nuovi movimenti di rivolta e di rivendicazione, che rendono instabili tutti i sistemi po-litici. Alla fine dell'Ottocento, Bismark, allo scopo di disinnescare il rapporto fra queste rivolte e il sistemapolitico,opera su più livelli. Vieta partiti e sindacati di affiliazione socialista e in un primo tempo ostacolaanche le organizzazioni cattoliche. Conserva nel nuovo stato l’impianto istituzionale prussiano in cui il go-verno, responsabile solo davanti al sovrano, era rigidamente separato dal parlamento estendendo il suffra-gio alla popolazione maschile in questo contesto, sperando che ne emergesse una rappresentanza dipen-dente strettamente dai diversi notabilati locali (operazione riuscita soprattutto nei länder della Prussiaorientale, dove prevalevano la grande proprietà nobiliare e la mezzadria di lunga durata mentre la popola-zione “eccedente” era stata riassorbita dall’industria metallurgica e siderurgica in pieno sviluppo.1 In que-sto contesto, che, sulla scorta di un celebre saggio di George L. Mosse viene chiamato di“nazionalizzazione delle masse”2, Bismark introduce quelle che vengono considerate le prime vere misuredi uno Stato Sociale moderno: le assicurazioni obbligatorie contro i maggiori rischi di povertà. Tra questerientrano le assicurazioni contro la malattia (1883), gli infortuni sul lavoro (1884) e la vecchiaia (1889).Con questa invenzione nasce un tipo di Welfare State che non mira direttamente al controllo sociale dellapovertà (e dunque anche all’internamento dei poveri e al lavoro coatto) ma mira soprattutto a garantire ilminimo di sopravvivenza. Questo modello che ha avuto inizio negli anni Ottanta del 1800, si espande finoalla seconda guerra mondiale. Successivamente incontrerà nuovi sviluppi. A poco a poco vengono intro-dotte nuove riforme, soprattutto in campo assicurativo, in parte obbligatorie e in parte volontarie. In seguitocon il famoso piano di Lord Beveridge, lo Stato assume un ruolo redistributivo e garantistico e non stretta-mente contributivo. Anche il modello Beveridge subisce profonde trasformazioni quando viene adottato nelsecondo dopoguerra insieme –e non più come antidoto a- nuovi poteri di contrattasione e controllo del sin-dacato sulle retribuzioni e in parte anche sulle condizioni di lavoro.

Il modello interventista può essere datato dal 1945 come terminus a quo. La depressione del 1929, laseconda guerra mondiale e il procedere dell'industrializzazione e dei suoi effetti sono gli eventi che fannonascere l'esigenza di una nuova politica sociale. Tutto ciò avviene attorno agli anni Trenta. La teoria di J.M. Keynes e i piani di sicurezza sociale di Lord Beveridge ricevono ampio consenso. Questo modello sipropone di garantire uno standard di vita come diritto sociale, assicurando un'assistenza sociale adeguataalle esigenze degli individui. Il modello interventista si propone di coprire queste spese attraverso un siste-ma fiscale efficiente e ricorrendo all'indebitamento. Questo modello si diffonde e si sviluppa per circa qua-rant'anni. Il Welfare State si espande nel mondo occidentale in forme però assai differenziate.Le nazionaliz-zazioni di settori strategici e il riconoscimento del potere contrattuale dei sindacati cambiano profonda-mente gli effetti sociali e politici di questo modello.

Anche negli USA, in risposta alla crisi del 1929, il Welfare State ha ricevuto un grande impulso, nono-stante esso sia rimasto uno Stato residuale, caratterizzato, cioè, dal minimo intervento statale e tale inter-vento arriva dopo il fallimento dei privati, degli individui e delle famiglie, nel far fronte ai loro bisogni so-ciali e sempre in maniera temporanea. Le istituzioni dello Stato Sociale, le sue forme di finanziamento, isuoi rapporti con gruppi e individui dipendono-e non potrebbe essere diversamente- anche dalla storia dilungo periodo dei diversi paesi, dalle loro tradizioni istituzionali e dalla loro composizione sociale.L’elemento comune, però, che maggiormente caratterizza lo stato sociale è l'ampliamento dei suoi compiti

1 A questo proposito, Max Weber stese per incarico del Verein für Sozialpolitik una ricerca sulla migrazione, inquell’area, di braccianti stagionali provenienti dalle confinanti regioni rurali polacche. Siamo nel 1892 e Bismarkera stato da poco allontanato dal governo. A scrivere qui è un Weber giovane fortemente influenzato dalla centralitàdella nazione come dimensione ordinatrice della società messa in moto e precipitata nel vuoto dalla caduta dei lega-mi tradizionali.2 The Nationalization od the Masses. Political Symbolism and Mass Movement from the Napoleonic Wars throughthe Third Reich, Howard Ferting, New York 1974, trad. it. Il Mulino, Bologna 1975.

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Lo Stato sociale- cui propriamente spetta la definizione di “democratico”- mantiene gli aspetti tipici dellostato liberale nella tutela delle libertà dei singoli e delle organizzazioni e nella centralità delle istituzionirappresentative cui però il suffragio universale conferisce ruoli e impone protagonisti molti diversi. Infattilo stato liberale aveva uno dei suoi caratteri distintivi nel suffragio censitario, cui il Regno Unito si manten-ne fedele, con progressivi ampliamenti sempre rigorosamente controllati, fino alla fine della Grande Guer-ra. Nel corso del 1900 il passaggio dallo stato liberale a quello democratico non avviene come processo in-dolore ma attraverso sanguinosi conflitti. L'obbiettivo dello stato democratico e quindi, dello stato sociale èl'intervento attivo in campo sociale e in campo economico. Due fattori principali hanno portato alla realiz-zazione di questo modello: le lotte popolari, legate a insoddisfazioni di tipo sociale, politico ed economico,e le crisi economiche. In particolare la crisi esplosa nel 1929 negli Stati Uniti e propagatasi in tutto il mon-do che con essi intratteneva rapporti finanziari e commerciali hanno dimostrato che il mercato non raggiun-ge spontaneamente l'equilibrio, senza un intervento massiccio dello stato; spesso, infatti, si sono verificatiperiodi di crisi, di depressione dell'economia, di disoccupazione generale. L’Urss rimase indenne da tali ef-fetti a causa del suo isolamento dal mercato mondiale.

La cosiddetta “economia mista” che si impose progressivamente in molti stati europei dopo il ’45 è an-che l’effetto degli sconvolgenti eventi bellici del quinquennio precedente. La ricostruzione avvenneall’insegna di politiche economiche molto diverse. In Italia si collocò sotto quello della deflazione più rigi-da e di una pesantissima selezione fra imprese, voluto dall’economista liberale Luigi Einaudi, ministro delleFinanze e primo presidente eletto della Repubblica. Ma intorno alla fine degli anni Cinquanta in molti paesieuropei si possono distinguere alcuni dei caratteri fondamentali dello stato interventista: l'erogazione diservizi pubblici e di contributi assistenziali, il controllo dell'andamento dell'economia attraverso strumentidi politica monetaria, attraverso la pianificazione e la programmazione economica e, in più, la gestione di-retta di industrie e banche.

Queste polarità si sono già variamente presentate,nel corso dei decenni, e la discussione che ha avutoluogo fra uomini politici, imprenditori e organizzatori operai ripercorre anche in Italia topoi ricorrenti.

Lo Stato si è dunque imposto come gestore della previdenza: pensioni di vecchiaia, istruzione obbliga-toria, accesso ai servizi sanitari, erogazione di sussidi di disoccupazione, collocamento, intervento nelle ri-strutturazioni con autorizzazioni amministrative o erogazione di sussidi speciali sono stati ritenuti a lungoelementi cruciali del patto sociale. Affidarli alle fluttuazioni del mercato è sembrato a lungo pericoloso. Lacentralità di queste funzioni nello stato democratico è resa particolarmente evidente dal fatto che esse sonopreviste esplicitamente nelle Costituzioni.3

Ma nel XIX secolo i poveri, gli artigiani, gli operai, gli imprenditori, i filantropi, gli uomini di governo,con finalità e intenzioni spesso diverse e anche contrapposte hanno anche sperimentato, promosso e finan-ziato esperienze di self-help e di gestione diretta degli interventi miranti a ostacolare gli effetti distruttividei meccanismi di mercato nelle vite fisiche e morali dei singoli.Queste scelte hanno assunto significati tal-volta addirittura antagonistici. Di solito i lavoratori organizzati sono passati dalla convinzionedell’autosufficienza del mutuo soccorso e della cooperazione alla convinzione che essi rappresentasserodelle pratiche di autoeducazione all’autonomia e alla capacità economica e politica o- molto più spesso- cherappresentassero alcune delle risorse da impiegare nei conflitti industriali e sociali e anticipassero formefuture di organizzazione del lavoro e della vita associata.

I filantropi e gli economisti a loro volta hanno sperato che queste pratiche potessero rappresentare stru-menti di formazione di una sorte di “liberismo popolare” o - con maggiore fiducia ideologica e quindi conminore attendibilità – che potessero

3 Indubbiamente si possono trovare suggestive anticipazioni di questi diritti costituzionali in particolare nel dirittoalla sussistenza congiunto al diritto d’insurrezione previsti nella Costituzione francese dell’anno I. Ma ciò non inficial’originalità delle costituzioni novecentesche.

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Adotteremo due casi di comparazione. Francia e Inghilterra. Sappiamo bene i limiti di comparazionitroppo estese nella casistica e nel tempo, ma anche quelli di scelte di cui non si dichiari la parzialità. InFrancia la discussione pubblica sul tema è precoce e segue orientamenti che saranno seguiti da uomini po-litici ed economisti come L.Luzzatti. L’Inghilterra ha invece dato origine ad esperienze importanti di co-operazione di consumo.

Dunque iniziamo a dare qualche traccia comparativa partendo dalla Francia e dal rapporto con l’Italia.Ricordiamo innanzitutto che le prime analisi e proposte sul tema sono da ricondurre soprattutto a

L.Luzzatti. Ma anche è da ricordare come solo studi recenti4 hanno accertato con sufficiente precisione cheil ricorso insistito al truck system in Italia e in Germania 5 rivela non solo l’intenzione di controllare da vi-cino gli operai limitandone l’indipendenza ma anche e qualche volta soprattutto la volontà di servirsi di unarendita di posizione affiancando ai profitti da impresa i guadagni commerciali. Dal fitto alla vendita al mi-nuto. Gli imprenditori che ricorrevano al truck system, dunque, rivelavano di pretendere una protezione deiloro interessi e redditi anche al di là della normale e sia pure contestabile dinamica fra mercato e mercatodel lavoro.Invece in molti casi le loro critiche al movimento cooperativo riguardavano proprio la violazionedella concorrenza, la quale invece era presentata come elemento positivo proprio dai cooperatori riformisti.

Diamo qui una serie di informazioni su fatti, manifestazioni, esperienze culture rappresentative dellapluralità di usi e significati sociali della cooperazione fra Otto e Novecento.A partire da una fonte prove-niente dai cooperatori belgi, universalmente ammirati e contestati per i loro successi in questo campo.

L’Almanach des coopérateurs belges (fondato a Bruxelles nel 1891) di ispirazion radicalsocialista (ilcalendario, ad esempio, reca anche i numeri “rivoluzionari”) che aveva sede nel Bureau du journal des co-opérateurs belges, 11 rue du pavillon–Louis-Bertrand) arriva a presentare la sparizione di numerosi com-mercianti elettori come un successo della politica delle cooperative che avevano contribuito a“semplificare” la composizione sociale del Belgio. Questa rivista informa delle realizzazione del movi-mento cooperativo e del suo posto almeno, ma non solo, nei partiti socialisti di lingua e cultura francesi.

Ad esempio nel 1894 la Federation coopérative festeggia,dopo “60 anni di ingiustizie censitarie” il nuo-vo regime votato nell’aprile del ’93.Ancora tre anni prima, i deputati del parlamento censitario avevanovotato la legge delle patenti,che attaccava soprattutto le panetterie cooperative.Lo stesso governo avevapromosso un’inchiesta sulle condizioni igieniche dell’infanzia e un’apposita società aveva premiato al suoconcorso, nel 1891, l’opuscolo dell’operaio M. Colombié. In questo numero dell’ Almanach...si afferma(alle pp.17-20) che la preoccupazione principale della società era lo spopolamento del paese e che le coope-rative avevano positivamente contribuito a diminuire il numero degli elettori censitari nella città di Bruxel-les. Nel 1865 i negozi erano 474, gli elettori generali 285; nel 1868, 514 e 298; nel 1890, 930 e 158; nel1891, 905 e 203.

Un necrologio di Benôit Malon (pp.35-40) ricorda come questi essendo salito a Parigi “sans métier”presso lo scultore Ottin che lo aveva ospitato in clandestinità e poi in esilio a Ginevra, “ayant constatécombien peu les socialistes étaient preparés aux reformes sociales... pioche ferme ses économistes...”. Se-condo l’anonimo il suo nome sarebbe rimasto accanto a quello di Marx.

Segue un lungo elenco dei successi del movimento belga: 14 cooperative ad Anversa, 15 nel Brabante,7nelle Fiandre occidentali e 21 in quelle orientali, 91 nell’ Hainaut, 90 a Liège, 10 a Namur, 9 nel Limbur-go,2 nel Lussemburgo. Sono cooperative agricole, di produzione, di consumo, di credito e ce ne sono anchefra gli impiegati pubblici e delle farmacie di cui la più nota è quella di Vooruit.

Nel numero del 1895, Henry Bury (pp.7-12) consiglia di non creare “de simples groupes coopératifs”ma anche di trovare “nuisible... la creation de trop nombreuses sociétées cooperatives dans un cercle trop

4 Roberto Romano,Fabbriche,operai,ingegneri, F.Angeli,Milano 2001.5 Il cosiddetto “programma di Erfurt”del 1891 ne chiedeva espressamente il divieto.

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étroit qui les astreint fatalement à se traiter en concurrentes”. Ne nascerebbero disfunzioni nel “mercato”,negli acquisti, nell’amministrazione. Secondo l’ Almanach de la coopération française di Charles Gide, chefigura come un vero e proprio teorico del movimento (citato alle pp.13-18), i vantaggi della cooperazione siriassumono così: “Payer comptant [evitando la schiavitù del debito]et payer sans peine [con la parziale ri-partizione della percentuale sugli acquisti], simplifier les ramages [evitando le costose mediazioni dei di-versi courtiers], combattre les debits de boisson” cui le società cooperative fanno concorrenza. :“c’est làque le peuple se réunit,qu’il reçoit le mot d’ordre les jours de grève et les jours d’élection; c’est là,sur lezinc dans les vapeurs de l’alcool et les senteurs de l’absinthe que se choisissent les répresentants du peupleet qui se font et se defont les gouvernements”. È poi importante “gagner les femmes aux questions socia-les[perché la cooperativa è un fatto concreto e può diventare]un foyer qui, sans supprimer celui de la fa-mille, peut le completer... emanciper le peuple par l’education”. [l’educazione economica a gestire concre-tamente un’impresa ma anche morale,culturale e intellettuale]. Infine la cooperativa può “faciliter à tousl’acces à la proprieté. Le jour où cette Revolution coopérative ... serait pleinement realisée on verrait lesgrandes compagnies, les maisons d’assurance, les grandes banques, magasins, usines... exploitations agri-coles, en un mot tout ce qui, dans le régime actuel, tend à prendre la forme coopérative [o,secondo i belgi,anche statale] reconstituer une proprieté collective”. Ciò potrebbe essere ottenuto ammodernando l’anticafunzione sociale dei beni di manomorta, ampliando indefinitamente “leurs fonds de reserve:fondsd’éducation,fond d’assistance,capitaux de production; etablir le juste prix [rifiutando i ribassi che si scari-cano sul lavoratore e accettando e vendendo] articles dont la valeur suffira à rémunérer l’ouvrier qui les aproduits;supprimer la préoccupation du profit [mettendo i bisogni al primo posto]; abolir les conflits [met-tendo d’accordo il produttore,il consumatore e il venditore uniti nella stessa persona], c’est bien plus quel’union entre ennemis, c’est leur fusion. Hier ils se haissaient, aujourd’hui ils ne font qu’un. ... étendre en-core dans le cercle de la coopération internationale supprimerait les grèves des tarifs – toutes les sociétéscoopératives sont libre-echangistes – et sur les drapeaux elle arborerait, au lieu des aigles, des lions et au-tres bêtes de proie, son emblème des deux mains jointes”.

Durante il grande sciopero di Sprimont (Liège), uno sciopero di cavapietre (carriers) durato quattro me-si, si erano avviate, per riuscire a resistere senza salario, alcune cooperative di produzione anche ad Have-longe,Vierset, Avins. Quest’uso strumentale integrato e non contrapposto alla resistenza sappiamo da moltielementi d’informazione essere quello più universalmente praticato, e in Italia ve ne sono molti esempi nonsempre approvati o graditi dagli organizzatori sindacali che temevano dispersioni di fondi.6 Nel corso del‘94 nacquero altre 77 società, compreso un istituto medico-chirurgico a Jambes(?), Namur.

Anche in Germania la cooperazione fa grandissimi passi avanti (nel 1894, il capitale detenuto ammon-tava a 9.934 milioni di marchi, con un aumento di 1.013 marchi rispetto all’anno precedente). Anche se ildato è interessante bisogna tenere comunque conto del fatto che non si distinguevano in questo caso le co-operative socialiste da quelle “della cattedra”. In Austria il rapporto della federaazione generale delle co-operative informa che nel 1893 esistevano 2.118 società di credito (aumentate in un anno di 236), 358 diconsumo (aumentate di 24) mentre le “altre” (comprese quelle di produzione) erano 335 (aumentate di 54,ma nel 1837 erano addirittura più numerose). Le cooperative di produzione erano presenti soprattutto aVienna nonostante il grave peso fiscale che gravava su di esse. Come Giovanni Rossi, l’anonimo estensoreelogia le comunità agricole medievali e cita Fourier contro gli intermediari “aggiotatori”

Il numero del 1889 reca 7 un articolo significativo, “La durée de la vie”. Il sindaco del comune francesedi Taverny ha steso un quadro della vita del suo comune dalla metà del XVIII secolo (la media era di 22anni e 3 mesi) al 1809 (31) al 1849 (44) al 1892 (49). Gide scrive (il peso della cultura positivistica in que-sto caso è tale da non poterne nemmeno fare un commento) che è utile morire relativamente giovani perrinnovare il costume e la cultura e avere garantita una massa di persone produttive. “On y verrait encoredes socialistes parce qu’on l’est à tout âge, mais on n’y verrait plus d’anarchistes”. (p.20)

Si indicano anche (alle pp.23-27) le regole per la gestione di un negozio cooperativo, secondo il rap-porto del dirigente cooperativo Oppenshan al congresso di Sunderland.

6 Pp.31-347 Pp. 17-21.

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Il consiglio fondamentale è di trattare gli impiegati come “compagni di lavoro”, di pagarli bene e farlilavorare relativamente poco. La stessa cosa, per il segretario del direttore gerente che aveva il compito ditenere i libri contabili. “L’instruction doit être la partie principale de toute société cooperative”. Una delleregole principali è di “accettare come azionisti o accommandatari solo persone che potrebbero far partedella clientela del negozio sociale”. (p.29).

Ma il giornale ospita anche articoli in onore della margarina (osteggiata, come un tempo lo era il cotonedai produttori di lino e canapa), consigli su come preparare minestre, riconoscere le frodi sul vino esull’aceto...

Nel 1896 erano sorte 83 nuove società. Festeggiava invece il quindicesimo anniversario la Maison duPeuple di Bruxelles che pubblicava un suo bollettino a varia periodicità. Venne fondata nel 1880 dopo lagrande manifestazione per il Suffragio universale e la creazione del Vooruit di Gand.Primo segretario erastato Louis Bertrand, della Chambre du Travail e uno dei primi panettieri era stato Louis Marret, così rie-vocato: “nous saluons la mémoire de ce vaillant travailleur qui jamais n’a marchandé son temps pour faireprospérer l’oeuvre”. I risultati dell’impresa convinsero i cooperatori ad affiliarsi al Parti Ouvrier. “Quelssont les ouvriers qui ne sont pas socialistes? Les faits signalés par les premiers propagandistes Standaert,Bertrand, Steens et bien d’autres, ont depuis crevé les yeux des travailleurs qui se comptent en ce momentpar milliers dans le Parti Ouvrier” (p.43). Nel 1896 gli affiliati erano 10.000 e la cooperativa aveva già ac-quistato un terreno di 205.000 ettari dove “sera bâtie une maison digne du peuple travailleur”. (p.45)

Nel numero del 1897, Bertrand si preoccupa di stabilire il “tasso” di socialismo presente nella coopera-zione ricorrendo anche a Millerand. “Le but de la coopération, telle qu’elle est généralement comprise etpratiquée peut n’être pas socialiste puisqu’il n’a pas nécessairement pour effet de substituer la productionsociale à la production capitaliste. ... La coopération n’est cependant pas non plus du capitalisme parce qu’àcôté de l’intérêt personnel, le coopérateur a en vue l’intérêt général. [...] Elle est néamoins un puissantmoyen d’experimentation sociale. Elle peut, par le groupement des travailleurs, développer le principe de lasolidarité qu’est l’essence du socialisme, son principe directeur”. (pp.10-11)

Siamo nel ‘97, ancora all’alba del movimento cooperativo italiano e prima della nascita della Federter-ra. In Germania le società censite erano 11.141, nel Regno Unito 1.655, in Austria 1.599, in Belgio 600, inOlanda 450 e si estendono anche in Danimarca anche se sono ancora deboli in agricoltura. Il numeroenorme della Germania non si spiega solo con la vastità del territorio ma con il gran numero di banche dipiccolo credito che in Italia avrebbero avuto sviluppo soprattutto per iniziativa di gruppi cattolici e di iso-late figure di governo come Luigi Luzzatti e in Germania erano innanzitutto promosse dai “socialisti dellacattedra”.

Paul Deutscher rileva ancora (nell’articolo “La coopération et le socialisme”) come le maggiori diffi-coltà delle cooperative di produzione ne fanno l’aspetto più importante del movimento: “nous devons con-siderer les coopératives comme des écoles d’apprentissage, car c’est en gérant ces grandes sociétés que l’onmet à jour tous les défauts de rouage de la production capitaliste. C’est dans leur sein encore que leursadeptes apprennent à administrer. [...] N’avons-nous pas vu, il y a quelques jours seulement, les coopéra-teurs depuis si longtemps en antagonisme avec les Trade Unions, se solidariser avec elles et leurs promettreleur appui pécuniaire et moral dans la lutte économique? Et ne voyons-nous pas les Trade Unions à leurtour déjà presque gagnées au socialisme? L’exemple que nous donne le pays classique du manchesterismeet en même temps de la coopération en est pour nous une preuve certaine”. L’Almanach sottolinea che lecooperative più vitali non erano quelle sorte per ragioni esclusivamente economiche. 8 Fra gli antesignanidell’ “idea” si ponevano i pionieri di Rochdale, nel 1844, e Buchez con la sua conferenza alla Société desAmis du peuple del 1830, in cui lanciò la proposta della société coopérative d’ouvrier (p.43).9Il 10 settem-

8 Ad esempio la cooperativa dei cocchieri di Parigi era stata fondata nel 1972 anche con soci non lavoratori, sparitiquasi tutti “tranne qualche amico della prima ora”. La principale di esse cercò anche di affittare degli appartamentiammobiliati per famiglie; senza successo per contrasti personali. Giovanni Rossi si dilungherà ampiamentenell’illustrare che i contrasti fra coppie e famiglie spesso costituivano il limite principale delle esperienze di“socialismo costruttivo”.9 Rimando al mio L’invenzione della classe operaia.Conflitti di lavoro,organizzazione del lavoro e della società inFrancia intorno al 1848, F.Angeli, Milano 2002.

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bre 1831 fondò un’associazione di cooperazione produttiva di falegnami e nel ‘34 una di bijoutiers en doré.Il progetto era stato esposto sull’ Européen del dicembre 1831 e si rifaceva all’articolo 1842 del Code Civile al 48 del Code Commercial. I lavoratori sarebbero stati pagati come operai professionali secondo gli usi.Solo le quote prelevate dagli intermediari sarebbero andate per il 20% in capitale sociale, il resto a finanzia-re soccorsi agli operai. L’associazione avrebbe potuto far lavorare per suo conto operai estranei per non piùdi un anno. Il finanziamento sarebbe stato facilitato da una banca statale. Ma le difficoltà maggiori venneroe continuavano a venire dal fatto che il Code Civil non riconosceva società permanenti.

L’anno si chiudeva comunque con la fondazione di 157 nuove cooperative.Nel numero del 1898, L.B. (Bertrand) manifestava la sua fiducia che sotto l’influsso dell’esperienza

belga i socialisti francesi “les plus avancés, les guedistes” e degli “hommes de valeur” quali Charles Gidescelgano la cooperazione come “moyen ...en vue de rendre plus forte l’organisation du prolétariat en luttepour la conquête de ses droits et du bien être”. Tanto più che persino anarchici come Daniel Bancel (opiuttosto anarchizzanti) o Jean Grave sembrano apprezzare la cooperazione democratica della scuola diNîmes e di Gide.

E.Anseele racconta 10 che i socialisti cooperatori belgi hanno dimostrato il loro socialismo con la lorofedeltà ai principi internazionali, e la loro abilità di cooperaratori era invece dimostrata dal fatto che il go-verno belga censitario aveva emanato una legge speciale contro di esse. “... si de grandes catastrophes–unegrève européenne, une crise financière, commerciale ou industrielle frappant plusieurs ètats à la fois et en-traînant des révoltes ou une révolution– ne viennent changer la marche normale des choses, la coopérationsera acceptée dams peu de temps par les socialistes de tous le pays comme mine d’or pour la propagande,comme moyen de donner du travail aux socialistes et d’entraîner les femmes dans le mouvement. [...] Lescoopérateurs antisocialistes s’étonnent que la coopération ne prenne pas d’extension et ils déclarent lesouvriers incapables de saisir les avantages de ce système de travail et d’organisation. Ils n’ont pas tout à faittort, mais en verité la raison principale pour laquelle la coopération n’a pas entraîné les masses c’est qu’ellen’en a jamais personifié les grandes et légitimes aspirations.Les coopérateurs comprenderont-ils maintenantpourqoi les masses ne les ont suivis? Le salut de la coopération est dans le socialisme”.

Charles de Quéker elenca le cooperative di produzione attualmente attive a Bruxelles e riconosciute le-galmente:quella degli imprimeurs, dei confiseurs, creata da un gruppo di operai del syndicat, dei cordon-nier, dei boulangers-pain d’épices,dei relieurs (senza affiliazione politica) e dei menuisiers (costituita in se-guito allo sciopero del 1896). Altri 506 gruppi cooperativi non erano ancora stati legalizzati: i loro promo-tori non sapevano ancora se la definizione di società cooperativa ostacolasse l’allargamento della clientela(necessaria a mestieri come legatore, decoratore, falegname).

Cospargono l’Almanach ancora articoli di costume e consigli di vita.. Lodovicus11 afferma la necessitàdi combattere l’alcoolismo incrementando l’abolizione della tassa sul vino “en lieu et place du funeste...genièvre” e l’importazione di vino economico dall’Algeria, insieme al consumo di thé. Era un compito daaffidare alle cooperative che, vendendo il vino in bottiglia, thé e cacao renderebbe popolari tali consumi frai soci.

Anche i socialisti italiani, francesi, rumeni ecc 12 cominciavano a fare della cooperazione “in senso so-cialista”. Il suo sviluppo faceva parte della generale legge del progresso: “aider à la transformation de lasociété dans le sens socialiste qui, de ce point de vue, fait la guerre aux intermédiaires, à tous les parasi-tes,quel qu’ils soient”.13 Dunque la decisione dei belgi di agire all’ interno dell’Alleanza cooperativa inter-nazionale fra le associazioni e le persone che avevano aderito all’opera di Vansittard Neale, radunatasi aLondra nel 1895, era stata opportuna. Aveva favorito la diffusione del movimento e le comunicazioni al suointerno.

L’anno 1897 si chiuse con la fondazione di 307 nuove cooperative.Qualche anno dopo, nel 1901, il fatto fondamentale sarà la fondazione della Fédération des societés co-

opératives socialistes. Nello stesso periodo erano nate 251 nuove società. La Federazione “a une cifre

10 “Coopération et socialisme”,pp.19-21.11 “La guerre à l’alcoolisme”, pp.27-34.12 P. 41.

13 P. 42.

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d’affaires ... enorme bien que ne vendant que quelques produits”. Le società di coltivatori,soprattutto, ave-vano fatto in modo che “la solidarité ... a remplacé l’ancien “chacun pour soi” de nos frères les paysans”.Anche le elezioni avevano portato al parlamento, anche grazie alla nuova legge elettorale proporzionale,più deputati cooperatori che in passato.

Soprattutto, però, non riusciva a decollare il movimento dei commercianti contro le cooperative. “C’estce qui ressort des résolutions prises par le Comité de la petite bourgeoisie, de Gand et aussi du Congrès te-nu à Anvers dans le courant de cette année”.14 Anche i commercianti si erano decisi a fare acquisti collettiviper i cabaretiers e a organizzare una brasserie in comune.

L’operaio inglese associato alle cooperative di consumo viene presentato come molto evoluto, perché ingrado di fare acquisti da persona “rispettabile”: “literie, lampes, horlogerie, pianos, quincaillerie,articles deménage, de fantaisie, bicycles etc. ... il n’est pas rare qu’il ait un salon et un piano”.15 Sappiamo che questo“tipo evoluto” rappresentava uno strato assai limitato di operai professionali (meccanici, tipografi, capoma-stri di potteries) soprattutto residenti in zone di vecchio insediamento industriale. In questi stessi anni l’EastEnd e il porto di Londra ospitavano ancora una popolazione dequalificata, disorganizzata e precaria la cuipiena cittadinanza nel mondo del lavoro utile e produttivo divenne evidente solo durante la I° Guerra mon-diale con la rarefazione di uomini validi richiamati dall’esercito. Le cooperative inglesi facevano comunquegrandi sforzi per educare gli operai con giornali, biblioteche circolanti, edifici che davano “l’impressiond’un bâtiment public... grand et beau” e costituivano l’equivalente del club borghese.

La poesia “Le vieux chien” che ha per ritornello “faire souffrir les bêtes désonhonore l’humanité” si in-serisce nobilmente nel tessuto delle indicazioni della vita quotidiana.

Tornano anche le notizie sulle cooperative di cavapietre fondate il 21 giugno 1894 o nei mesi vicini,l’Espoir des ouvriers carriers des Avins e l’Alliance des carriers de Vierset, “dans le but de boycotter leschefs du syndicat patronal”. In pochi anni si è passati da un giro d’affari di 4607 franchi di attivo a 23.000l’anno dopo e poi, nel ‘98, dopo un paio d’anni di perdita, di 99.000 franchi circa e 207 di beneficienza finoad arrivare alle cifre rispettive di 44.350 e 2657 del 1900. Il Bulletin suggerisce di pagare, con l’aumentodel giro d’affari, un corrispondente aumento salariale.

L’Allliance passa da un giro d’affari di fr. 17.500 nel ‘94 a fr.47.000 nel 1900 con un beneficio netto di128,76 franchi.

Ma soprattutto le cooperative – in questo primo bilancio– sono state un mezzo per rendere “liberi e in-dipendenti” gli operai in sciopero, anche se solo le cooperative di produzione di beni di consumo vendibilinegli spacci cooperativi avevano veri sbocchi di mercato. Anche se nel regno Unito si era costituita da pocola West Yorkshire Coal Federation che si era data come parola d’ordine la frase “la miniera ai consumato-ri”.

In quell’anno erano sorte 251 nuove cooperative.Quali letture sono consigliate e quindi suggeriscono l’autorappresentazione scelta dagli organizzatori?

L’utopia di Bellamy,16 La coopération e Le logement de l’ouvrier di Bertrand; L’application du systèmecollectiviste di Deslinière; Socialisme agraire di Langerock; Les syndicats professionnels * , Les salaireset la protection di Van Ellewyck. E poi il testo del Bernstein revisionista tradotto in francese col titolo So-cialisme théorique et social-démocratie pratique e, di Kautski, la silloge Le marxisme et son critique. DiNaquet, Temps futurs, e la traduzione di Marx Critique de l’économie politique.La vie ouvrière en Francedi Pelloutier, La propriété foncière en Belgique di Vandewelde, Guesde, Jaurès, De Molinari e manuali sucommercio, industria e banca di Y. Guyot, A. Raffalovich, Guillery, de Vos, la Histoire des Trade Unionsdei Webb tradotta in francese, i Principes socialistes di Deville, e un testo di Merlino in traduzione, Formeset essences du socialisme.

Nel 1910 le realizzazioni italiane si erano già raccomandate all’attenzione internazionale, anche attra-verso la rivista La cooperazione italiana, dopo gli esordi segnati dal congresso di Reggio Emilia, del 1901.Una nuova fonte si aggiunge nel 1902 con la costituzione del Consiglio superiore del lavoro.

14 P. 9.k15 P. 13.

16 Looking Backward,2000-1887, Ticknor and Co., Boston 1888.

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“Dans quelle mesure le mouvement coopératif se rattache-t-il au fourierisme?”si chiedeva il periodicoancora nel 1922 (28/3). Negli stessi anni il Grand Dictionnaire Socialiste di Compère- Morel dedicavaall’argomento un lungo capitolo.17

Riprende un interesse, tradizionale nei “teorici” cooperativi di lingua francese, per Fourier, nella cuiThéorie des quatre mouvements speravano, oltre ogni “tempo massimo” di individuare l’antidotoall’industrie antisociétaire.

Le Travail de H. Brisson (1882-’87) prevedeva l’alleanza capital/travail/talent

Fin qui,abbiamo seguito i ragionamenti di dirigenti socialisti prevalentemente organizzatori sulle possi-bilità della cooperazione. In Francia

AN?Lf 132,57 : Rapport à SM l’Empereur sur les Caisses d’épargnes [ricostruzione dei libretti di risparmio

per classi di depositi e per professioni]Rapport à l’Empereur sur la situathion des sociétés de secours mutuel [rapporti annuali dal 1852 in

poi.Contiene elenchi delle SSM approvate,dei dipartimenti in base al ruolo del personale,alla situazione fi-nanziaria,al movimento dei fondi pensionistici e delle rendite vitalizie ecc. ]

BN 4° Lf 263,30Enquête sur les sociétés de cooperation,Paris 1866XXXVII-603 pEd.Paris Imprimerie Impériale,Paris 1866,Importante il riferimento alla nuova legge sulle coalizioni e anche l’allusione alle società di produzio-

ne del ‘48. L’inchiesta è infatti del 1865. Al centro della discussione i paragoni con le società di Rochdale,scozzesi,tedesche di credito ( Schultze-Delitsch) e si parla giustamente anche molto dells questioni dei socid’onore. Jules Simon, Darimon, Flotard, Horn,“vecchie conoscenze” del ’48 le ritroviamo in questa di-scussione. Il Moniteur mette sullo stesso piano le iniziative (Mulhouse) di edilizia padronale e le cooperati-ve di costruzione.Horn in particolare segnala nel suo intervento–magari per smentirle–le idee degli operaisul valore assoluto della cooperazione in sé e la scvarsa conoscenza dell’importanza del credito.Tutta la di-scussione cerca di ottenere con la legge i risultati di cui al mio libro e alle osservazioni di Rancière come lapossibilità di “licenziare spietatamente” (p.117) il societario “indegno” come se fosse un salariato.

Si discute anche di cosa succede a Mulhouse… Bisogna fare un raffronto con i salari medi, la stabilitàdell’occupazione ecc.

* martedì fare riprodurre*

BN, 4° Lf 266

17 Pp.166-183.

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Enquête sur les conseils des prud’hommes et des livrets d’ouvriers,Paris 1868

Inchiesta promossa dal ministero dell’economia. Prevede il riferimento al 1854 come limite da cui par-tire.Le delegazioni operaie–gli operai continuavano a non essere elettori–avevano manifestato l’esigenza disemplificare e rendere controllabili sedute e decisioni.Il ministero propone di ridurre i 4 consigli, già oracompositi, a uno solo che avrebbe garantito “uniformité de jurisprudence”, e maggiore rapidità. Soprattuttosottolinea che la questione dell’apprendistato essendo spesso causa di contese doveva essere ricondotta auna sola giurisdizione. Erano necessari da 63 a 77 giorni per i consigli che tenevano un’udienza la settima-na e da 86 a 119 per quelli dei metalli. Sulla questione di accettarele cause promosse dai minori l’inchiestane ammette la giustizia in principio ma si preoccupa dell’eventuale carico in caso di sconfitta, che spette-rebbe per forza alla famiglia.Allora meglio nominare un tutore presso il consiglio stesso. Una “jeune têteportée à s’illusionner”, meglio che sia tenuta sotto controllo.Presidenza e vice-presidenza: se ne lascia libe-ra l’elezione ma “il serait fort avantageux que la presidence soit réglée de manière à être alternative”.

A proposito dell’odiatissimo livret, le forme di mediazione scoperte nel frattempo potrebbero avernefatto superare la necessità disciplinare.La legge del ’54 era infatti caduta in disuso in quadi tutte le profes-sioni dipendenti dal consiglio delle “industries diverses” senza reclami da nessuna parte. Il vicepresidenteVictor Goupy ne conclude che se “deve essere conservato nelle professioni in cui ragioni speciali ne hannorichiesto l’uso,esso dovrebbe essere conservato solo a titolo facoltativo; bisognerebbe sbarazzarsi del dop-pio visto all’ingresso e all’uscita e inoltre dovrebbe rientrare nelle attribuzioni municipali come lo stato ci-vile e le operazioni elettorali.

Stesura di un Manifeste coopératif che coinvolge anche Marcel Mauss e firmato da 218 universitarifrancesi.

Atti della Fondazione Einaudi, Torino 1990 (convegno 1985)

Fondi del Musée Social (Cedias, 5 rue Las Cases)

César Chambrun, République socialiste des coopératives , ed. Valois , Paris 1933 ( con una singola in-terpretazione cooperativistica dell’Urss: dedicato “aux camarades du parti socialiste français” (MS 45 805)

La soluzione cooperativa generalizzata ( e non più sperimentale come prima della guerra) è inquadratanel contesto della crisi economica e “di regime”. “ “Le soviet n’est que l’aboutissement nécessaire d’uneévolution dont il n’y a qu’à constater et à comprendre la marche” a écrit Charles Gide.” (p.147)

Bernard Moss, The origins of French Labor Mouvement.The Socialism of skillew workers,1830-1914 ,University of California Press,Berkeley 1976, trad. franc. Les Belles Lettres Paris 1985.

P.Crouzet, “Essai de construction d’un indice annuel de la production française au XIX siècle”, AESCn.25,1970.

Il termine “collettivismo” viene da H. de Colin, belga secondo il quale esso si sarebbe istituito progres-sivamente anche nel mondo rurale attraverso la soppressione dell’ereditàEra poi stato usato da tutti coloro

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che estendevano la socializzazione oltre l’industria,accettata da tutti i “socialisti “ di ogni orientamen-to.L’idea era di un socialismo “federalista”,di una fédération des métiers,des association et des communes.

Aguet resta anche a parere di Moss la fonte principale. Gli operai che fra il 1830 e il ‘40 giungono ascioperi che coinvolgono in certi periodi fino a 100.000 operai sono conquistati dalla cooperazione davantialle difficoltà di ricavare risultati immediati.Trascura però i numerosi usi e scopi della cooperazione che so-stiene e prepara la coalition (si veda l’Atelier ).

Voci biografiche di Buchez che nel 1831 fonda una cooperativa di menuisiers e del fourierista MichelDerrion che nel 1834 elabora un progetto di cooperativa di consumo.

Le fonti sul movimento cooperativo, mutualistico ecc. alle AN

Statistica del movimento delle Caisses d’épargne.La prima fu fondata nel 1818.Il movimento si estende moltissimo sotto il regno di

Louis-Philippe.Le C. d’é. erano create sotto forma di società anonime sotto il controllodello stato, quindi lo stato prevedeva di esercitare un controllo amministrativo che esige-va un’inchiesta. Una legge del 5/6/1835 prescrive appunto che le C.d’é. devano presenta-re dei resoconti annuali.

L’elenco di questi resoconti venne pubblicato in volume ed è alla BN

BNLf 255, 2 per gli anni 1835-1837 (3 voll.)gdLf 266,1 per gli anni 1838-1857 (20 voll.)

*Alle AN , si vedano i fondi AD XIX V 12 , dal 1841 in poi.12,13, 118-138 ecc,sono in restauro

Verso la fine della monarchia censitaria, con il regime napoleonico, i resoconti delle Caisses d’épargnescominciano a fornire informazioni più interessanti dal punto di vista sociale e non solo utili a valutarel’affidabilità finanziaria delle casse: cioè sulla professione o mestiere dei titolari e aulle somme versate di-vise per categoria sociale.

AD XVIII c 314,355,248

Minutier central des notaires parisiens.Bienfaisance et secours mutuelétude VII: 644,654,663étude XCIII:435-437

étude XCIII:4356 ottobre 1823Godefroy Charles Henri Doublet conte di Persan e Jean Bernard,cavaliere di San Louis,stipulano un

contratto di società per azioni, il cui patrimonio consisteva in 75.000 azioni da 500 franchi e in 30 da10.000.

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Tale società in accomandita di cui il conte di Persan figurava come direttore, doveva installare degliAteliers de bienfaisance pour le progrès des arts industriels où 800 jeunes gents de la classe ouvrière serontformés dans la meilleure pratique de divers arts et métiers, etablis à Versailles…Vari notai,a Parigi in rueVivienne, dovevano raccogliere le sottoscrizioni.100 ragazzi all’anno dai 10 ai 12 anni dovevano essereformati a spese dell’istituzione a un mestiere artigianale da 100-200 maîtres et premiers ouvriers compa-gnons di accertata moralità.Non si precisa l’orario di lavoro “proporzionato all’età e alla forza”, il nutri-mento “sano e abbondante” prevedeva anche il veno.Un direttore e vari ispettori e sottoispettori dovevanosorvegliare sia gli apprendisti che i capi operai.L’istruzione per i primi 4 anni era generale, poi tecnica“indipendentemente all’insegnamento della religione cattolica”.Un elemosiniere, due cappellani, le suoreospitaliere garantivano l’educazione e le pratiche religiose.I ragazzi vedevano i genitori solo la domenica ele feste tranne che in casi estremi. All’uscita avrebbero avuto una dotazione di 1.000-1.500 fr. per iniziareun’attività artigianale. Con la sottoscrizione,pagabile in quote di 25 fr.,l’azionista aveva il diritto a parteci-pare all’estrazione a sorte degli ammessi di cui poteva fornire dei nomi.Se un socio decadeva, gli apprendi-sti da lui raccomandati restavano però nell’atelier. Ogni anno l’istituto spendeva 1.875.000 franchi deiquali 720.000 per il mantenimento e l’apprendistato dei giovani. Con lo stesso sistema veniva istituita unacassa di soccorso per gli operai ex apprendisti.

étude VII: 644Un atto dell’11 marzo stipulato da due finanzieri privati, Musset aîné e Sollier, attesta l’esistenza di una

assicurazione che doveva pagare un premio una tantum di 700 franchi in seguito alla sottoscrizione fra co-scritti dei dipartimenti dell’Aube e della Seine-et-Marne contro i pericoli della leva più lunga.

L’8 giugno invece viene stipulata la società che fonda il Prithanée français. 5 ex commercianti e cava-lieri, con l’adesione del barone di Portalis, decidono di istituire una società per garantire una rendita ad ar-tisti, loro vedove e orfani che li liberi dai bisogni che inaridiscono la fantasia e l’ingegno. La distinzionefra soci onorari, fondatori e ordinari (agrées) sfuma perché si diventa soci anche donando opere da metterein vendita. I primi fondi dovevano essere usato per un atelier de charité dove ospitare 80 figlie di artisti po-veri,con un apprendistato rapido e una “dote” che perdevano se erano cacciate per “inconduite”. Sarannoammesse dagli 8 ai 12 anni.Si doveva creare anche un hospice per gli artisti anziani. Vome nel caso prece-dente sono escluse sia la mutualità sia il godimento di un sussidio fuori da un rigido controllo religioso edall’obbligo di residenza.

ET XCIII,436Niente società (mesi novembre e dicembre 1823) ma alcune rendite vitalizie per figli e mogli, alcune

non molte, su una quarantina di atti, erano state lanciate come “moderne” ma anche un po’ bruciate dallacrisi di Law.

ET VII 663Il notaio Jean-Baptiste Couchiat aveva consentito la stipulazione di una società “pour la defence lélale

des intérêts legitimes” fin dal 1821. Nel marzo 1825, la società delega al conte de Larivallière,uno dei suoimembri più importanti, il compito di assicurare che i risultati voluti, di risarcimento almeno monetario,fossero garantiti anche a coloro che non erano ancora rientrati dalla “colonia” che si era stabilita soprattuttoa Francoforte. Si proponeva fra i suoi scopi sociali anche di far rientrare in possesso dei beni coloro che liavessero persi per ragioni connesse ai vent’anni e più di sconvolgimenti politici. Un segno, fra gli altri, dirientro nell’ordine?

Anche il 1° marzo 1825, viene costituita un’associazione fra il cavaliere di Saint-Louis G.Joseph deSaint-Gresse e due proprietari, F.Blanchard e P. Alles. L’oggetto della società era “le traitement des mala-des à domicile et par abonnement dans la ville de Paris edans tout le departement de la Seine”.In particola-re, in cambio di una quota annuale, venivano garantite consultazioni mediche, operazioni chirurgiche, assi-stenza al parto e medicine “alle condizioni stipulate”. Ai medici,chirurghi e levatrici consultati si affianca-vano i titolari (60 e 12 rispettivamente) ma la società prevedeva anche, secondo il solito schema, un numero“indeterminato” di medici e chirurghi “onorari”.La società poi stipulava un’ “obbligazione” con 5 farmaci-sti per arrondissement in modo da garantire l’erogazione dei farmaci senza ulteriore spesa. La società pre-

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vedeva riunioni regolari fra medici ma anche ispettori designati dal gruppo dirigente amministrativo. Il“contratto” prevedeva anche l’assistenza a domicilio di incaricati per fare i salassi, cambiare le bende e peril parto che richiedeva un “sovraprezzo”.

L’associazione prevedeva anche un abbonamento per coloro che abitavano nei garnis, apprendisti, ope-rai, in ragione proporzionale al fitto (da 15 a 60 soldi a fronte di affitti dai 90 ai 900 ).Un diritto fisso di 19sol;di per “ouvriers et apprentis porteurs de livret”. Una serie di osservazioni si impongono… Capacità (ve-ra? Difficile, ma presunta e cercata) di conservare il decoro da parte di persone “sans ménage”; esistenza dibenestanti privi di soccorsi della famiglia ecc.

ET VII , 654Il 1° ottobre 1823,il conte de Persan e il cavaliere Bernard perfezionano la società di beneficienza dan-

dole una durata di 40 anni a partire dall’agosto precedente mentre verso gli accomandatari ed associati siconfigura come società “à perpetuité”. La ragione sociale sarà Le Comte de Persan et Compagnie; per lecontroversie sarà arbitro il tribunal de commerce se fossero andati invano i ricorsi ai mediatori nominati daidirigenti o all’assemblea dei soci.j

BNLf 262.248Caisses d’épargne ordinaires.Tableaux et graphiques.Il volume era stato preparato per l’Exposition uni-

verselle del 1900,alla sala Économie sociale per iniziativa del ministro del Commercio,Industria e PTMillerand, con la collaborazione del capodivisione assicurazione e Previdenza sociale G.paulet e diM.Blancheville Michon, dell’ufficio per la previdenza e le pensioni. La monarchia censitaria–ricordiamo lepolemiche dell’Atelier in proposito–nel 1835 le aveva autorizzate a versare i loro depositi al Tesoro, incambio di un interesse del 4%. Le casse non dovevano versare alcun interesse oltre il deposito di 3.000franchi, che salivano a 6.000 in caso di versamenti fatti collettivamente da SMS. Esse potevano essere de-stinatarie di doni ed eredità, come se fossero istituti di beneficienza.Nel ’45 la somma limiute si abbassa a1.500 (2000 con gli interessi) per i privati e sale a 6.000+2.000 di interessi per le SMS. L’interesse è abbas-sato con il ’53 (amministrazione imperiale) al 4% con trattenute varie che non possono però superare l’1%,e sono più elevate a Parigi. Dopo 30 dall’ultimo deposito, i fondi venivano collocati in rendite di stato male somme troppo piccole venivano incamerate direttamente dalla cassa.Con il 1881 viene emanata la leggesulle casse di risparmio postale, essa decreta che anche in quelle ordinarie minori e donne, qualunque fosseil regime patrimoniale, potessero aprire libretti e le donne gestirli, salvo opposizione del marito. Il depositomassimo è di 2.000 franchi,il minimo di 1 franco, e per le SMS la somma resta di 8.000.

I fondi raccolti col risparmio erano sempre versati al Tesoro che però con la legge del 1895 autorizzavaquest’ultimo a acquistare altre obbligazioni e titoli.Il ritiro era possibile con un anticipo di 15 giorni, ma incasi forza maggiore poteva essere limitato a 50 franchi.La somma massima si abbassa ancora, fino a 1.500franchi mentre quella delle SMS si alza a 15.000. L’interesse diventa variabile e quello praticato alle SMSdeve essere il più favorevole. Le CR potevano sempre essere destinatarie di doni e lasciti ed erano sottopo-ste al controllo del ministero del Commercio e Industria e di una commissione senatoriale;tale controlloveniva orientato dal Ministero delle Finanze. Il marito poteva disporre da solo delle somme versate se lamoglie non rispondeva alla sua opposizione per le vie legali.L’età per i minori in cui potevano accederealla somma era 16 anni, salvo opposizione del rappresentante legale.

Le somme versate in più casse di risparmio (anche rurali) venivano perdute dai depositanti.

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Non viene fornita la professione dei depositanti.Interessante però che la percentuale delle donne quasieguagli quelle degli uomini (un po’ meno di media di versamenti ma 82 e iol 1.898, il 12 % per cento circain più di donne sposate agiscono senza l’assistenza del marito mentre più del 61% dei minori agisce conl’autorizzazione del tutore legale, indipendentemente dal sesso. Solo un quarto circa dei libretti di minori(un po’ più numerose le ragazzine,del 9,85%) erano di depositanti “pouvant être consideré comme ayantune profession”.

Evidente lo sforzo di spingere al self-help famigliare e anche al finanziamento delle SMS.Ci si deve chiedere a questo punto chi fossero i depositanti e che senso hanno le punte di depositi e

quelle di ritiri.Considerando comunque che l’incameramento delle somme più basse di una tranche di titoliscoraggiava le persone davvero indigenti.

Fra le CdR esistenti all’ora data,ben 445 erano di istituzione municipale; 70 erano erano in regime de-finito di autonomia , 1 sola annessa a un monte di pietà e 31 a “sistema misto”.Da quando viene introdottala possibilità di libretti autonomi per le donne, fra l’ ’82 e l’ ’89, la differenza di depositi è lievemente a fa-vore delle donne, con una differenza di 10/20 fr. su cifre che vanno dalle 410:20 nell’ ’82, salgono verso i500 intorno all’ ’89 e si riportano intorno ai 480 a fine secolo.

Il numero totale parte lentamente e nel ’50 è di soli 500.000, progredisce lentamente ed è di circa1.000.000 nel ’55,sale lentamente e regolarmente fino ai 2.500.000 curca nel ’75, poi aumenta con una spe-cie di impennata e in poco più di vent’anni raggiunge i 7.000.000. La percentuale ogni 1.000.000 abitantisale anch’essa nettamente solo dal 1875 quando dal 65 comincia a salire ma con meno pendenza fino ai170 del ‘95 e ai 179 del ’98.

BNAppare significativo e interessante che siano molto precoci in Francia comunque li si voglia chiamare i

progetti o le ipotesi sulle pensioni, la cura dei malati ecc. non solo indigenti ma anche semplicemente soli.Ad es. il 30 aprile 1793 viene presentato alla Convenzione un progetto emanante da un comitato, rue de laVerrerie,dove il progetto era in vendita “au profit des Vieillards” a due soldi. Ne era in iziatore il cittadinoFrançois Chamoulaud. Doveva garantire il futuro dei cittadini e cittadine “ci-devant liés par des voeux deReligion” costituendo loro delle rentes viagères formate con le eredità “a compter seulement du dix août1792, époque où l’Égalité Pratique a été décrètée.”Con un decimo di tali eredità si doveva in cambio isti-tuire un Établissement d’Humanité amministrato dai fondatori. Deceduti questi ultimi, l’intero capitale sa-rebbe stato incamerato AU PROFIT DE LA NATION. Il piano venne sottoposto a Cambon ed era eviden-temente emanante da sacerdoti e monache “giurati”

Una serie di opere sulla beneficienza, l’economia “mista”.: R.p. 3791.3830

[Enquête sociale–L’initiateur par Jean Terson, Paris chez Charpentier éditeur-libraire, 1845, allora inaccordo con il visconte du Bouchage. Terson collaborava anche per il finanziamento conA.Perdiguier.Animava allora anche una Ligue nationale contre la milice des travailleurs ].

Les A.O.-Participation des ouvriers aux bénéfices du patron par le marquis de Virieu membre du conseilgénéral de l’Isère, Baratier frères et Dardelet, Grenoble 1873

Les AO.Participation des ouvriers aux bénéfices du patron, par le marquis de Virieu,Grenoble 1873.Sull’esempio di Leclaire e di esempi inglesi contrappone –proprio come gli atelieristes e le tradeunions –l’acquisto coatto o volontario di azioni al versamento alle associazioni di resistenza.Naturalmente non sideve confondere tale partecipazione con il controllo degli operai sull’amministrazione.Oppure la formaadottata può essere quella dei marmisti parigini Performy e Lemaire o delle miniere della Cornovaglia che èuna specie di premio di produzioneg

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Mette in evidenza le difficoltà delle coop.di produzione,reperire i capitali, dividere anche le perdi-te,trovare accordi adeguati e sottoposri all’autorità del gerente...“On voit qu’il n’est pas aussi facile que leprétendent les théoriciens populaires d’obtenir ce qu’ils appellent l’émancipation du travail, et l’on nes’étonne pas,lorsqu’on étudie cette grave question, des nombreux échecs auxquels ont abouti la plupart desassociations coopératives de production formées par les ouvriers” (pp.9-10). Infatti cita come esempi disuccesso quella di Rochdale fondata dopo vent’anni di cooperativa di consumo, a partire dal 1856 conl’apertura di filature di lana, i mulini di Leeds, i sarti di Liverpool,i cappellai di Manchester e in Francia lasocietà di produzione dei fonditori di Parigi che è dopo un periodo di prosperità è stata travolta dagli“avvenimenti del ‘70”, quella dei bijoutiers en doré , fondata fin dal ‘34, dei facteurs de piano a Parigi ealtre a Lyon, Saint-Etienne,Vienne,Nantes. “Enfin les sociétés agricoles, dites fruitières ou fromage-ries,auxquelles les populations des montagnes doivent l’aisance et le bienêtre”.(p.11).Ma gli sembra prefe-ribile l’ “association de l’ouvrier aux bénefices du patron” per evitare le rivoluzioni che sorgono dalle divi-sioni sociali. Fra queste indica il salario a premio, come contrattop individuale, il riparto annuale, sempreindividuale; giudica poco rilevante la partecipazione collettiva mentre: “La p.individuelle aux bénefi-ces,surtout la participation aux bénéfices annuels, peut être le principe d’une révolution bienfaisante dans lemonde industriel”. (p.13)

La prima riesce solo ad aumentare la produttività senza aumentare il capitale ma “cet ouvrier imparfai-tement associé subira les mêmes entrainements que les autres”.(p.14)Le forges du Creusot dal ’50 al ’58hanno prodotto da 18.300 a 42.000 tonellate di ferro;si è triplicata anche a Terre-Noire (Loire) ed è rad-doppiata nella papeterie Laroche-Joubert di Angoulême (ben 1.000 operai)Il che non ha loro impedito discioperare negli ultimi due casi.Invece il riparto finale a partire da due fondi distinti dei benefici rende glioperai cointeressati.È stato sperimentato ad es. nelle miniere di Whitewood and Methmy Jinc-tion,Normanton, in Inghilterra.Lo stesso risultato–individuale e quindi tale da selezionare e impedire gliscioperi–l’ha raggiunto l’A.Leclaire. “Un comitato di conciliazione,composto da 9 membri,5 operai, 3 im-piegati e il patron,presidente di diritto,regolano i problemi eventuali e infliggono le pene disciplinari”(p.23)

Raccomandando di fare ogni sforzo per tenere gli operai rigorosamente lontani dalla gestione degli affa-ri sottolinea quali vantaggi soprattutto la mancanza di scioperi e il forte aumento della produttività gratui-to,e la “moralizzazione dell’operaio con l’istinto della proprietà e gli altri sentimenti che vi si riferiscono”.

Au peuple! Coup d’oeil sur l’utilité des caisses d’épargne et de leur influence sur la position socialedes travailleurs par B.Collomb, Paris et Lyon 1839. Invitando gli operai a rinunciare ai piaceri della dome-nica e soprattutto del lunedì e a sperare di diventare maîtres, ricorda che sono voci malevole che hannoconvinto che dalle casse di risparmio non si potessero ritirare i versamenti.

La decisione (si veda più in alto) di versare i depositi al Tesoro per garantirne la redditività fece sparge-re preoccuoazioni che indussero molti depositanti a ritirare i versamenti, soprattutto a Parigi“dove le im-pressioni sono più vivaci e le influenze più dirette”.In due anni da 222 le casse sono diventate 251, avvici-nandosi sempre di più al risparmiatore.L’autore–che dice di essere stato operaio– ricorda il grande aumentodel numero dei libretti: Lyon 6669,Bordeaux 6578,Metz 5964,Nantes 4379,Rouen 3959, Marseille 3829,Lille 2712, Brest 2541,Strasbourg 2242, Nancy 2167. Con le stesse intenzioni l’autore invita a regolaremeglio e a favorire gli inventori all’esposizione generale dei prodotti dell’industria francese,ormai diventataregolare.f

L’Astre qui se lève et l’astre qui se couche, Ètude èconomique par A.Crampon, Paris, imprimerie Ba-litout,Questoy et c., 1867.

Dopo vent’anni circa Napoléon torna alla formula giovanile della Société pour l’éxtinction du pauperi-sme en France. È un’associazione privata ma posta “sous le protectorat du chef de l’État” e ispirata daPersigny.Ha filiali in tutte le grandi città e spesso seve nelle case comunali.

Da Parigi ha esteso le sue attività ai grandi centri operai: Lyon,Rouen,Mulhouse,Nantes, Saint-Nazareetc. Ha 40.000 aderenti ed è presieduta dal marchese di Planty.Segretario generale Hugelmann, già redatto-re della Revue des races latines , dell’International di Londra e dei Deux Mondes di Bruxelles.

Scopi dichiarati: “elle met à l’étude les questions relatives à l’éducation de l’enfance, et à l’organisationdu travail; mais elle résout,par le seul fait de la création, la question des invalides civils, qu’elle déclare

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fondés”. Hugelmann denuncia gli “egoismi parassiti interposti fra l’Imperatore e coloro che, fin dal primogiorno,hanno compreso il vero significato del suo avvento” (p. 5) A Parigi “pochi oscuri operai hannoavuto la generosità audace di formulare il pensiero che fin dal 1848 era nella mente della maggior parte deilavoratori e che si è rafforzata dopo l’energica iniziativa assunta dall’imperatore a prtoposito delle leggisulle coalizioni e sulle Società cooperative. ” (p. 5-6)

Ciò toglie di mezzo la società esclusivamente filantropica di Saint-Vincent de Paul e fa nascere una so-cietà “ esclisivamente politica in ragione della protezione ufficiale… e esclusivamente socialista nel sensopiù temibile del termine perché si fonda sull’antagonismo fra il capitale e il salariato”.

Davanti a questo “astro che nasce”, l’ “astro che cala” sarebbe il Crédit Mobilier la cui istituzione “nonè stata estranea ammle trasformazioni e alle rivoluzioni del salariato industriale da quindici anni a questaparte…”. Secondo questo libellista il Crédit Mobilier che come diceva Proudhon era la rappresentazioneborghe Ha se dell’interesse borghese allo sviluppo degli interessi materiali ha rastrellato per trent’anni ilrisparmio della borghesia a vantaggio dei salari, aumentando i prezzi e soprattutto una massa di salariati“improduttivi” erogatori di servizi e trasporti (commissionaires, courtier, chemins de fer).Insomma ilCrédit Mobilier avebbe fatto volontariamente la stessa opera di Law; con il pretesto di rendite elevate im-mediate e sganciandole dal lavoro ha messo in moto i prodotti creando occasioni di spesa e “ha voluto spo-stare il risparmio borghese e accaparrarlo con un metodo indirettamente SOCIALISTA a vantaggio delsalariato ” (p.9).

Attribuisce gli scioperi al desiderio illimitato di consumo e di piaceri popolari che avrebbe trovato a uncerto punto il suo limite nello schiacciare la produzione. Anche i sansimoniani sarebbero parte di questocomplotto, con le loro dighe, i loro crediti ecc.

Pp. 12-13:“L’emancipation du salariat repose sur cette erfreur que tout capital amassé est un détour-nement du bien social,que lépargne est illégitime,que dans la production le travail est tout et l’argentrien,que la sociétè,en un mot,n’est qu’une immense c ollectivité coopérative dont tous les membres doiventdévorer au jour le jour les produits au fur et à mesure de la naissance des produits”.

Oggi (pp.14-15) “le CAPITAL ... c’est tout le monde surtout depuis que l’épargne s’est volatilisé entravaux gigantesques ou féconds ou stériles.Quant à la bourgeosie c’est le TRAVAIL INTELLIGENT...tandis que le salariat industriel représente simplement aujourd’hui le TRAVAIL SEMI- MECANIQUE ,le travail des domestiques de la machine”. La macchina dunque farà dell’operaio intelligente un borghesenemico delle innovazioni comuniste.

Quattro diversi progetti cooperativi.1) Avant-Projet de l’établissement à Nice d’une société coopérative de consommation ,Nice,tipographie

Eugène Gauthier 1874. Par X.X.La cooperativa è presentata come un sistema per far convergere gli sforzidegli operai non sul fare aumentare i salari ma a far abbassare i prezzi dei generi di prima necessità e a fareacquisire abitudini di risparmio e di calcolo degli interessi differiti.Casimir Périer aveva anticipato questeconsiderazioni ricordando che a causa del tempo, della scarsità di denaro e dei debiti gli operai non poteva-no né trattare i prezzi e le qualità né soprattutto acquistare all’ingrosso nei mercati.Così doveva farlo col-lettivamente fondando cooperative di consumo.L’esempio iniziale è sempre quello dei pionieri, i tessitori diRochdale che vi ricorsero “après avoir tenté tous les moyens qu’ils croyaient propres à augmenter leurs sa-laires ”. Esemplare è anche quella di Guebwiller iniziata per volontà degli industriali cotonieri Schlumber-ger e Bourcart, nel 1832.“Leurs patrons leur firent costruire un four et ils se mirent à faire leur propre painen achetant la farine en gros au moyen de cotisation hebdomadaire”. (pp.7-8).Una parte delle entrate–sitrattava di un istituto a metà fra la cooperativa e lo spaccio aziendale– vednne destinato a finanziare unacassa per il prestito gratuito.Nel ’49 gli associati erano 1.500.

A Dieuze, il proprietario allestì una panetteria in occasione della carestia del 1847. In seguito venne ce-duta ai soci che se ne servirono durante la disoccupazione del ’48.Anche in questo caso,con gli utili si fan-no prestiti gratuiti a termini di 3-4 mesi e una cassa di soccorso.

Invece a Grenoble il sindaco Taulier nel 1850 –’51 venne creata l’association alimentaire i cui soci fa-cevano preparare i cibi in una cucina consumandoli a casa o nel refettorio.

I cuochi erano stipendiati.

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La cooperativa proposta doveva accettare membri con azioni piccole,non oim di 25 franchi,pagabili inrate.I generi venduti solo di prima necessità.Il prezzo, non molto inferiore ai prezzi esterni.A intervalli re-golari la cooperativa doveva distribuire i dividendi ai soci.Così l’operaio non correva il rischio di “crearsidei bisogni fittizi, diventare meno economo. Deve anche crearsi delle abitudini da modesto rentier e conse-gnare il salario in non piccola parte in cambio di derrate per evitare le “tentazioni pericolose per un padre difamiglia”.Non abbassando i prezzi si incoraggiava a diventare soci e non si dava fastidio ai commercianti“normali”.La cooperativa poteva (doveva) anche ricevere i doni di filantropi.Lo scopo di evitare gli scioperiè adombrato e chiaro anche se non esplicito.

2) Aux ouvriers de Carpentras.Projet d’une Société coopérative de consommation, Nimes, ImprimerieClavel-Ballivet 1868, par C::Poujade

P.20: “qu’on le sache bien,la coopération élimine de l’association toute idée de réglementa-tion,d’intervention de l’Etat ou même de l’autorité municipale;elle repousse toute tutelle,toute patronna-ge,toute communnisme autre que celui des sentiments fraternelles... ; elle est contraire, en un mot,à toutescettes fausses idées que certaines écoles socvialiste ont enseignées, de l’égalité des salaires,de la commu-nauté des biens,des AN,du crédit gratuit etc.” La cooperativa dovrebbe spingere al risparmio che solo deverisolvere ad esempio il problema della disoccupazione invernale dato che “la commune est la coopérationorganisée dans l’ordre administratif , et n on point dans l’ordre économique”. Consiglia i giornali La Co-opération e Le Travailleur Associé (internazionale) e fra quelli politici L’Avenir national e Le Progrès deLyon.

3) Aux ouvriers du Cholet-Les Sociétés coopératives de consommation par Charles Loyer, Cholet, Im-primerie de H.Farré, 1867

Cita gli stessi esempi del precedente, i pionieri di Rochdale e la Sohciété industrielle et agricole diBeauregard,Vienne, ma attribuendo loro una prospettiva più socialista.È soprattutto informativa delle pos-sibilità e anche rischi dei diversi modelli coooperativi.

Alla data Lyon era la città che aveva sviluppato maggiormente le cooperative con 22 associazioni,uncapitale totale di fr.300.000 e 75.000 “dividendi”.La panetteria sociale di Prevoyance ha un fondo di riser-va di ben 2.546 franchi. La cooperativa di Montereau,iniziata nel 1856con un capitale di 2.000 franchi, neha aggiunti in un solo anno 1.289.

Inoltre,mentre il pane cresceva a 1,30-1,40 fr. al chilo,la cooperativa l’ha mantenuto a 1,10.Un’altra èfondata a Dornach in Alsazia.A Saint-Etienne la Société alimentaire des passementiers Morel etCie,fondata nel 1855,possedeva una panetteria una fabbrica di cioccolato e un negozio di tessuti.A St-Waast presso Anzin la società di consumo ha distribuito da 20 a 25 fr. e è stato(da chi?) calcolato che i so-ci si sono avvantaggiati per ogni nucleo famigliare di 20 fr. al giorno circa oltre al vantaggio della qualità edel peso.L’Universelle di Valence,fondata nel ’65, ha distribuito 5,12 fr. ai consumatori soci.

Si trattava però solo degli esempi migliori.La società deve quasi sempre escludere i soci che nonb acquistano; qualche volta non emette azioni e

sempre si riserva di accettare o meno gli eredi di esse; non esclude i non indigenti ma si deve “guardare daogni patronato” e dai soci d’onore anche se”ricerca (come?) il concorso di uomini fidati di professione libe-rale o inbdustriale; è sempre una garanzia di successo,per una cooperativa,contare su tali uomini come me-bri associati”(p.6) È tale da animare e alimenbtare “il sentimento fraterno e democratico” “essenza di ogniassociazione popolare”

4) Aux ouvriers horlogers en pendules.Un appel à tous par Flogny dit Perrtin membre de la société.Setrouve à Paris chez les fondeurs,quincaillers et marchands de fournitures pour l’horlogerie en pendules etchez l’auteur, 28 rue des trois bornes,ancora 1867.

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Lunghe lamentele non precisate fanno capire che i problemi dell’associazione erano lo scarso studio nelperfezionare il prodotto,la negligenza nelle riunioni e soprattutto nel pagare le quote.A sua volta fuoredell’associato un capitalista.P. 15: “vous ne devez pas perdre de vue la différence ou la confusion entre leprojet de notre constitution definitive au rang de la société coopérative de celle de l’association sous merégime de l’égalité des salaires.Je ne crains pas de me répéter à ce sujet en vous rappellant que j’ai vouluchercher avec vous,dans mon rapide exposé, les moyens d’éviter las catastrophe survenue en 1848 par lesessais qui ont été tentés sur ce dernier système”. Chiede anche la possibilità di lavorare a domicilio libera-mente.

Negli stessi anni un po’ tardivi dell’Impero inizia (anche per iniziativa di Charles Sauvestre) una di-scussione sull’educazione pubblica o privata, cioè religiosa, sull’autoeducazione, il ruolo della famiglia ecc

Bibliografia dei materiali storiografici e delle fonti fin qui almeno parzialmente esaminate

Luciano Cafagna, “La rivoluzione agraria in Lombardia”, Annali della Fondazione GG Feltrinelli, n.2“Industrialismo e politica economica dopo l’unità d’Italia”, Annali della Fondazione GG Feltrinelli n 5Stefano Somogyi,”Cento anni di bilanci famigliari in Italia(1857-1956)”, Annali della Fondazione GG

Feltrinelli, n.2Maria Genna, Mutualita ed impresa: evoluzione imprenditoriale della cooperativa, Palermo - 1990 Codice delle cooperative : commentato con ampie note di giurisprudenza, dottrina, bibliografia e prassiamministrativa : disciplina civilistica, regime fiscale, leggi, Milano 1991IL rizoma e l'identita cooperativa : tre opinioni , Bologna 1991John Earle, Un ritratto della Lega : viaggio nel movimento cooperativo italiano , Roma 1987Il sistema cooperativo : dallo spirito di Rochdale allo spirito d'impresa : mille immagini di ieri e di oggi , acura di Orazio Pugliese, Venezia 1987Laura Puppini, Cooperare per vivere : Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906-1938, Tolmezzo, s.d.

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Roberto Vitale, Il villaggio cooperativo : edificazione e consumo a Niguarda, 1885-1985 con prefazionedi Mariella Nejrotti, Milano 1987

Luigi Trezzi, Un secolo di cooperazione a Brescia, Brescia 1992Francesco Castiello, Tutela costituzionale della cooperazione e cooperazione di credito, Padova - 1984Luciano Salsi, Contadini reggiani in cooperativa : 1902-1937 tre decenni fra cronaca e storia ,ReggioEmilia 1984Luigi Cavazzoli, Storia della cooperazione mantovana dall'unita al fascismo, 1861-1945 : tradizione as-sociativa e civilta contadina , Venezia -1984 Giorgio Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia : dalla peste europea alla guerra mon-diale, 1348-1918, Roma-Bari 1994Il paese dei celestini : istituti di assistenza sotto processo, a cura di Bianca Guidetti Serra e FrancescoSantanera , Torino (data... )Comite d' histoire de la securite sociale, La protection sociale sous la revolution francaise ouvrage publiesous la direction de Jean Imbert, Paris 1990Arnaldo Cherubini, Beneficenza e solidarieta : assistenza pubblica e mutualismo operaio : 1860-1900, Mi-lano 1991Racco, Mario, Dallo Stato assistenziale allo Stato garante : lo scopo del diritto in sanità ,Milano 1993Claudio De Boni, Politica e leggi dell'economia : il dibattito sulla povertà nell'Inghilterra della rivoluzioneindustriale, Padova 1994g ,Roma 1968

International Institute of Social HistoryArchives*Belgium, documentationTotal Size : 3.5 m.

*Belgium, various manuscriptsPeriod : Ca. 1836-1949Total Size :0.22 mFinding Aid : List

*Owen, RobertPeriod : 1812-1822 (-1913)Total Size : 0.01 m.

Biographical/historical note : Born in Newtown, Great Britain 1771, died in Newtown 1858; cooperator andutopian socialist; made name as an educational philanthropist during his management of the industrialcommunity New Lanark, Scotland; agitated for factory reform; founded New Harmony, a communitarianexperiment in the USA 1825-1828; back in Britain launched the National Equitable Labour Exchange in1832, the Grand National Consolidated Trades Union in 1834 and the Association of All Classes of All Na-tions in 1835; continued promoting the foundation of communities through his organs The Crisis 1832 andThe New Moral World 1834 and through his organizations, e.g. the Universal Community Society of Ratio-nal Religionists (‘Rational Society') 1839 and the Home Colonisation Society 1841.

Contents : Three letters, to Jeremy Bentham, William Clegg and to an unknown person 1822, 1840; a noteon ‘new building' written by Owen, 1812; printed material, including “Preliminary Charter of the RationalSystem” 1843, bank note of the National Equitable Labour Exchange, membership card of the Social Mis-sionary Union signed by Owen as its president; a letter from his son Robert Dale Owen to Julius R. Ames1830.

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*Owenite SocietiesPeriod : 1838-1845Total Size : 0.12 m.

Biographical/historical note : The Universal Community Society of Rational Religionists (Rational Society)was established in 1839, with the amalgamation of the Association of All Classes of All Nations, esta-blished in 1835 by Robert Owen, and the National Community Friendly Society established by Owenites in1837; initial aim, promoted through the journal New Moral World founded by Owen in 1834, was to prepa-re public opinion for the ‘secular millennium'; Owenites were offered ‘social salvation'; in 1839 an agri-cultural community was started at Queenswood, East Tytherly, Hampshire; it existed for six years, but didnot outlast Owen's rapid spending of funds and authoritarian leadership; in 1846 its last building was clo-sed, limiting the activity of the Rational Society to the winding up of financial affairs.

Contents : Minutes of the Central Boards of the Association of All Classes of All Nations 1838-1839, of theNational Community Friendly Society 1838-1839 , including the minutes of their Congress in 1838, and theUniversal Community Society of Rational Religionists 1839-1845.

[Blum, RobertPeriod : 1843, 1848Total Size :0.01 m.

Biographical/historical note : Blum, Robert. Born in Cologne 1807, died in Vienna 1848;writer; worked in a theatre in Leipzig until 1844, then became a bookseller; tried to edu-cate the working and lower middle class through various publications and by founding adebating club; political writer, orator and leader of the liberal opposition in Saxony in the1840s; active in the German Revolution in 1848; founded the Vaterlandsverein; spoke-sman for the left wing in the Frankfurt parliament; while visiting the Vienna revolutiona-ries in 1848, together with Julius Fröbel, he was captured, summarily court-martialledand shot; became a martyr for freedom.

Contents: Letter to L. Jackmann 1843, farewell letter to his wife Eugenie Blum 1848; printed material rela-ting to the execution of Blum 1848.

Robert Blum è stato soprattutto un militante democratico ma qui mi interessa individuare qualche tracciadegli eventuali rapporti con gli artigiani viennesi che sarebbero poi stati protagonisti dell’insurrezionedell’ottobre 1848.

*De Man, HendrikPeriod : 1908-1940 (1947)Total Size : 4 m.Finding Aid : Inventory

Biographical/historical note : Born in Antwerpen 1885, died in Greng am Murtensee, Switzerland 1953;philosopher, socialist theoretician and politician; contributor to the Leipziger Volkszeitung 1905, cofounderof the Internationale Verbindung sozialistischer Jugendorganisationen in 1907, and of the Belgian Centre

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for Workers Education 1910; volunteered in the First World War; went to Russia in 1917; taught socialpsychology in Frankfurt am Main 1929-1933; professor at the university of Brussels; in his De Socialisti-sche Idee (1933), developed the ‘plansocialism'; his ‘Plan van de Arbeid' was partly put into effect by theBelgian government in 1935; minister of several departments 1935-1940; chairman of the BelgischeWerklieden Partij (BWP)/Parti Ouvrier Belge (POB) in 1939; disbanded the BWP after the German inva-sion in 1940 and accepted the ‘New Order'; created the Unie voor Hand- en Geestesarbeiders; went toFrance and later to Switzerland; convicted in 1946 in absentia to 20 years imprisonment for collaboration.

Contents : Correspondence mostly relating to his publications and lectures 1918-1939, mainly with Bel-gian, Dutch, French and German socialists, including Max Buset, August C. Mennicke, Alice Pels, AugustRathmann, Henriette Roland Holst, Albert Thomas and August Wauters; files on articles, speeches, lec-tures and interviews consisting of correspondence, texts, notes and clippings 1920-1939; manuscripts 1909-1933; documents on his mission to Russia 1917; documents on the Internationale Arbeiterhochschule1927-1931; documents on the BWP/POB 1932-1938, e.g. on the “Plan van de Arbeid” and on his conflictwith Emile Vandervelde on the policy of the Belgian government towards the Spanish Civil War; docu-ments on his ministry 1935-1939, including files on the scandal at the Belgian National Bank 1936-1937;documents on his attitude during the German occupation of Belgium 1940, 1947; notes and documentationfor his publications and speeches 1909-1932; reviews of his publications and clippings on his speeches1919-1935.NB. Part of his papers at the Algemeen Rijksarchief in Brussels.

*De Paepe, CésarPeriod : 1856-1857, (1870-) 1876-1890 (-1923)Total Size : 0.03 m.Finding Aid : Inventory

Biographical/historical note: Born in Ostende, Belgium 1842, died in Cannes, France 1890; physician;freethinker and socialist pioneer; in 1858 joined the group Vlamingen Vooruit and the freethinkers societyLes Solidaires; one of the founders of the society Le Peuple in 1860, a radical democratic association whichlater became the Belgian section of the International Working Men's Association (IWMA), the BrabantseSocialistische Partij in 1877 and the Belgische Werkliedenpartij (BWP) in 1885; contributed to many so-cialist journals including La Tribune du Peuple, La Voix de l'ouvrier, Le Peuple, De Werker; prominentspeaker on the agrarian question at the congresses of the IWMA.Contents : Letters from Eduard Bernstein 1880, Ferdinand Domela Nieuwenhuis 1879, Karl Höchberg1879-1880, Benoît Malon 1876-1878 and others; photocopies of a few letters from César de Paepe 1870-1890 and of some correspondence by Louis Bertrand 1886-1923; manuscript “Aux membres de la Chambredu Travail de Bruxelles/Précurseurs du Socialisme moderne en Belgique” 1877; school notebook “Cours dereligion'”1856-1857; press clippings of his serial “Vie d'un prolétaire socialiste” published in Le Peuple,Brussels 1890.*De Paepe, CésarPeriod : 1874-1890 (-1908)Reproduction: 1 microfilmFinding Aid : InventoryContents : Minutes of the Cercle d'Étude Sociale 1874-1875; letters by De Paepe to Louis Bertrand andMaxime Toubeau; letters to De Paepe from Louis Bertrand, Joseph Favre, Leo Frankel and Gustav Molina-ri; letters from Henriette De Paepe to Louis Bertrand 1890-1908.NB. Originals at the RCChIDNI, Moscow, fund 487.

Documentation de Statistique Sociale et Economique/ André Philip, LyonPeriod : 1925-1940Total Size : 0.5 m.

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Contents : Systeemkaarten met statistische info, uitgegeven door André Philip, Prof. aan de Universiteitvan Lyon (in francese).

De Paepe ha avuto tra l’altro una corrispondenza con il cooperatore belga già citato, Louis Bertrand.L’archivio di De Man ha un interesse politico generale ma nel contesto di questa ricerca mi interessa so-prattutto per i rapporti con Van deVelde.

*Fortichiari, BrunoPeriod : 1945-1977Total Size : 0.02 m.Reproduction : 2 CD-ROM'sFinding Aid : List in [HTML]

Biographical/historical note : Fortichiari, Bruno (1892-1981); socialist activist and communist; born in1892 in the small town Luzzara; active in socialist youth organisations and the PSI; after World War I co-founder of the Communist Parti of Italy (PCI) in 1920; responsible for the illegal activities of the party forwhich he often was arrested; expelled from the PCI in 1929, readmitted in 1945; active in the cooperativemovement affiliated to the PCI 1945-1950; publisher of the newspaper Azione Communista 1956-1965;died in Milan 1981.Contents : Digitized papers of Bruno Fortichiari; documents concerning the problems around his readmis-sion to the PCI 1944-1945, the cooperative movement 1947-1951, contacts with the PCI in Milan, Romeand het Emilia and Mantua regions 1945-1977, Azione Comunista 1954-1961Materiali italiani di difficile consultazione in originale, perché sparsi qui sono raccolti e bene organizzati.

* Groninger Coöperatieve BouwondernemingPeriod : 1922-1968Total Size : 0.08 m.Finding Aid : Plaatsingslijst in [HTML] [SGML]

Biographical/historical note : Groninger Coöperatieve Bouwonderneming. Opgericht in 1922, aangeslotenbij de ABC.

Contents : Statuten en huishoudelijke reglementen 1922-1957, jaarverslagen 1966-1968, notulen van de be-stuursvergaderingen 1924-1957 en van de ledenvergaderingen 1922-1949.[Da far tradurre]

International Social Security AssociationPeriod : 1949-1979Total Size : 0.06 m.Finding Aid : Superscriptions

Contents : Minutes, reports, circulars and printed material.

Lucilla Antonelli,Il santo della palude,biografia di G.Massarenti,dell’oglio 1953Biografia di un “apostolo” nazzareno conosciuto in vacanza a Lugano come eroe “che sarebbe bello amare”come Tamburini, per cui Marx è grande e pericoloso a maneggiarlo male ma “Mazzini, oh Mazzini...”, cheda ragazzo organizza una manif. di braccianti e percorre le osterie per “stanarvi i più accaniti bevitori, i pa-dri di famiglia specialmente”.Dalla coop. di consumo a quella di produzione, alla;bonifica di Malborghetto

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e Molinella, e dove esercitò il diploma di ragioniere come amministratore di coop. soprattutto. Il comune dicui è sindaco dal 1908 al ’14 e poi dal ’19 al ’22 a San Marino è una succursale della cooperativa di con-sumo.

Nel ’49 i socialdemocratici si oppongono in suo nome a uno sciopero di mondine e alla sua morte nel ’50Montanelli scrive di aver visto morire un santo.

StatutiS coop. fra i lavoranti calzolai della provincia di Reggio Emilia.È la tipica S di Miglioramento e fra i doveridei soci figura l’assistenza ai compagi scioperanti (1899)Società anonima cooperativa “Casa del popolo” Livorno 1920.Ha natura di consumo e di ricreazione.Società Mutua interna della cooperativa Vittorio Veneto di Milano, con infermieri e medici. A. cooperativa braccianti,carrettieri,muratori e arti affini,Sant’alberto (Ravernna) 1903.E’ una coop. per il rilevamento di lavori in appalto,lav.pubblici e privati,idraulici e stradali.Le esclusioni o irecessi sono regolati dal Codice di Commercio ma è escluso aut. Il socio che (p.10)”assume per proprioconto lavori i quali richiedonol il concorso di operai da esso salariati o lavoranti a cottimo”.Sono ammessi“operai ausiliari” ma della coop. e non di operai singoli. Fondo di riserva,capitale versato e fondo per il MSassorbono il 60% delle entrate.(presidente Andrea Ercolani segretario Bruto Taparelli) Gli atti fanno capoalla Cooperazione Italiana.Cooperativa Editrice Libraria,Società anonima a capitale illimitato, 1910. Anch’essa aderisce alla Coope-razione Italiana . È più tipicamente un’impresa di produzione fra piccoli azionisti per la diffusione del libropopolare e soprattutto scolastico e di materiale di cancelleria ma ne sono lo stesso esclusi i soggetti cheavessero interessi contrari alle SMS e di Miglioramento (dunque gli imprenditori).

Latteria di Massenzatico (RE, 1901,1903-1904)Sono esclusi i soci che si trasferissero a più di 6 km o avessero “la disgrazia di diventare camerante”.?Presidenti: Casoli,Fontanesi

Consorzio fra le società di consumo e di produzione della provincia di RE, 1905.Le cariche sono riservateai soci della coop. oppure ev. di società consorziate aderenti alla lega nazionale delle coop.

Società anonima cooperativa di consumo di Villa Cavazzoli (RE 1911)Include anche fra i compiti la coop.di produzione con assunzione di lavori agricoli e la diffusione dell’istruzione agraria.I soci onorari sonoesclusi esplicitamente e tutte le cariche sono elette fra i soci,anche quelle tecniche.

S A cooperativa di consumo di Praticello di Gattatico(RE 1908): elevazione materiale e morale della classelavoratrice.Per le cariche direttive,stesse condizioni, compreso l’agente di negozioh

Cantina sociale di Castelnuovo sotto, registrata a RE 1943-XXI(!).Aperta a tutti i proprietari,affittuari econduttori,previa dichiarazione della razza.Bisognava precisare l’ammontare della quota da sottoscrivereogni 50 q. di uva consegnata.E’ una srl.Prevede la possibilità di convertirsi, in non cooperativa, previo votodei 3/4 dei voti complessivi,in assemblea straordinaria.Dei tre probiviri uno è nominato quale presidentedell’ENF della Cooperazione.Nulla si dice dei rapporti con i salariati non soci.

Società Anonima coop. di consumo fra gli agricoltori ed operai di Pieve Modolena (RE 1901)Il Comitato degli Ispettori è composto di 3 membri effettivi, mentre gli impiegati possono essere soci o no.

Società cooperativa agricola di Pieve Modolena (sd ma dopo il 1907).Lo scopo è la conduzione di fondi ru-stici,il commercio dei prodotti utili all’industria agraria, l’acquisto di macchine e attrezzi rurali e la diffu-

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sione dell’istruzione agricola.Ne fanno parte”braccianti,boari,giornalieri e cameranti... esclusi gli affittuaruianche se essi stessi lavorano la terra e i mezzadri”.

Latteria sociale Roncocesi (RE) (sd,oltre il 1907)

Coop. di lavoro,produzione,consumo e agricola a capitale illimitato fra combattenti lavoratori e produtto-ri,Alberobello 1920.Reca la scritta a mano “nell’elenco dei soci si leggono pescica-ni,massoni,impostori,preti ecc.(sottolineato “produtto ri” e “pescicani”). Esplicitamente indica il compito dipromuovere le affittanze collettive e le forme piuù evolute di contratti del genere, fornire ai soci i mezzi dicoltivazione aprezzi ridotti, facilitare il credito e raccogliere il risparmio,sollecitare la coltivazione intensi-va e la concessione dei terreni demaniali;è necessario esercitare un’attività manuale adeguata..Ma i socifondatori possono essere esenti da tale condizione. Il riparto degli utili è in ragione del 20% al lavoro e del20% alle quote di capitale (mai superiore alla quota precedente).Direttore e comitato tecnico possono ancheessere non soci.Lo scioglimento è reso più facile.

Modello di statuto per le società cooperative di consumo,Milano 1888 .Ugo RabbenoConsiglia di ammettere fra i clienti anche “il pubblico”.Si accettano le persone di buona condotta “nonaventi interessi contrarii a quelli della società”.Le merci potranno essere anche vendute al di sotto dei prez-zi “più miti correnti” in occasione di epidemie,carestie e crisi economiche e di lavoro prodotte da altre cau-se.Solo i probiviri possono essere estranei alla società. Consiglia di limitare i dividendi fino a consolidare iprezzi, né troppo alti né troppo concorrenziali.Si ispira allo statuto dell’A generale fra gli impiegati civili di Milano, l’ “Unione cooperativa”. Fra i for-nitori se possibile sono preferite le società cooperative. Deve “giovare all’economia domestica” ed è apertaanche al pubblico. Vende anche “il vestiario, il mobilio, l’alloggio e l’abitazione”.Scontandole sulle proprieazioni (di £ 8 pagabili in rate mensili di £ 1) si possono avere anche beni a rate, tranne che gli alimenti.Solo i probiviri possono essere estranei alla cooperativa.Gli atti vanno pubblicati sull’Idea cooperativa, or-gano dell’associazione moderata milanese che era uscita nel ’98 dalla Lega perché “neutra” in campo poli-tico e religioso.Società anonima cooperativa in Bibbiano (RE 1884).È anch’essa “neutra”e adotta la bandiera tricolore“simbolo della Patria unita e libera”. Scopo “riunire i piccoli risparmi del povero e rivolgerli al suo miglio-ramento economico coll’esercitare il commercio degli oggetti di prima necessità, col far credito ai soci ecol soccorrere i soci stessi in qualsiasi migliore e possibile maniera”.L’unico limite è che nessun socio possa detenere più di 100 azioni da £ 20. Prevede anche impiegati nonsoci. Riceve depositi,presta ai soci,esercita il commercio di generi di prima necessità,fa eseguire lavori perproprio conto e “sussidia proporzionatamentge ai suoi mezzi i soci più bisognosi”.

Statuto della società anonima cooperativa a capitale illimitato per la produzione di aste dorate,Milano 1892“migliorare la classe dei lavoratori nel genere devolvendo in parte i frutti fra i produttori stessi e procuran-do lavoro ai disoccupati a norma del regolamento interno.Essa curerà pure la previdenza,l’istruzione e labeneficienza”.Ne fanno parte “le persone,le Associazioni e i corpi morali che non hanno interessi contrari aquelli della istituzione”. “Pei lavori che si dovessero fare eseguire da terzi e per acquisti di merci,sio dovràa parità di condizioni ricorrere di preferenza ad altre società cooperative.”

Società cooperativa di lavoro e consumo fra i contadini e gli artigiani di Luzzara, 1892

Si propone di rilevare lavori da Pubbliche Amministrazioni e da privati, promuovere il credito e raccogliererisparmio (cs). Sono ammessi i cittadini “non braccianti e artigiani... utili per titoli di benemerenza verso leclassi lavoratrici” ma in questo caso “non potranno far parte del Consiglio d’Amministrazione in numeromaggiore di tre”.Fra le spese per i lavori il CdA deve calcolare l’importo dell’associazione contro gli in-fortuni per i soci lavoranti... che dovrà sempre essere fatta quando venga assunto un appalto.”

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Cooperazione Generale.Il Trionfo del Grande Collettivismo Internazionale, Treviso 1910, la Commissionedi Propaganda.Si dovrebbero costituire cooperative acquistando grandi terreni in zone semidisabitate a prezzi bassi impe-dendo che dai governi li acquistino grandi capitalisti che poi li vendono a lotti. Invece di lasciarel’emigrante “tanto abbandonato”si potrebbe bandire un concorso internazionale fra le organizzazioni ope-raie a tale scopo. “Il debito che verrebbe fatto per l’impianto di codeste G C resterebbe sempre in circola-zione e diventerebbe moneta propria del Grande Collettivismo il quale potendo competere contro la produ-zione individuale18 il suo credito monetario può pure competere contro quello di qualunque Banca e diqualunque Governo e perciò,tosto che fosse organizzata codesta approvazione,si potrà mettere in circola-zione biglietti della banca propria del Grande Collettivismo che per le ragioni suindicate avranno valorenon solamente fra i lavoratori aderenti ma saranno ricercati dal Commercio e dalle altre Banche al paridell’oro ed anche con più valore. ... la grande proprietà individuale,non potendo resistere alla concorrenzacooperativista, e dovendo pagare di più il lavoro, le tasse governativce ecc.; sarebbe la prima esposta invendita; ma siccome a nessuno più converrà comperare,il Collettivismo la potrà avere per poco prezzo.Inquanto poi alla piccola proprietà,cioè a quella che potrà essere lavorata o messa in movimento ecc. senzasalariati, questa resisterà solamente fino a tanto che l’esperienza convincerà i propri possessori del maggiorrisultato che otterrebbero dai loro sacrifici se i medesimi fossero impiegati nedlla proprietà collettiva.... unprincipio pratico e vasto mediante il quale poter raggiungere ben presto lo scopo finale del Grande Colletti-vismo Internazionale mettendo in bancarotta tutto l’attuale sistema sociale.... i capitali potrenno venire ac-colti nella nostra Grande Banca non solo ad un interesse minimo ma anche senza interesse alcuno cioè co-me pura e semplice conservazione di detti capitali o come deposito.” Benessere,partecipazione di tutti i la-voratori al “banchetto della vita”,pace perpetua, libertà di pensiero e di religione saranno i fini raggiungibilisoltanto grazie all’appoggio morale e al concorso di propaganda chiesti “alle Cooperative,agli Enti delGrande Collettvismo,e alla lunga schiera dei benemeriti della questione sociale e dei forti e pazienti lavo-ratori.(pp.8-9).*** Enrico Martuscelli,Le S di MS e cooperative, menoria presentata al concorso Ravizza per l’anno1869,Le Monnier 1876Una descrizione abbastanza esatta delle modifiche della condizione operaia e soprattutto l’osservazione chead essi non va quasi nulla del grandissimo aumento di ricchezza prodotta.Fonti: Levasseur, L’ouvrier desdeux mondes...Gli istituiti filantropici più diversi sono visti in direzione esclusiva di evitare scioperi,coalizioni e serrate erichiamate dal decreto imperiale del 1867.In Italia: la Manifattura d’acido borico di de Larderel,la Mani-fatturadi Porcellane di Ginori a Doccia,il Lanificio Rossi di Schio,la Manifattura di prodotti ceramici di Ri-chard a San Cristoforo (Mi) ,la filatura di canape e stoppe della Canonica a Bologna,la Fabbrica di pannidella ditta Mazza e C. a Bellano, le Fabbriche di seta della ditta Gavazzi a Bellano,Valmadrera e Bellagio,ea Desio,la Filatura di lino della ditta Butti a Villa d’Almé.Lunga discussione sulla derivazione dei progetti socialisti spoliatori dalla “confisca di tutti i diritti e di tuttele libertà” e (più frequente) delle richieste di fissazione dei salari da parte dello stato dalle richieste di pro-tezione dell’industria..( p.20)

Uno per tutti e tutti per uno.Mutualità e cooperazione.Libro per popolo di Ignazio Cantù, Milano,tipografiagià Domenico Salvi e &, 1871Lo scopo dichiarato è di ostacolare l’AIL (I Internazionale), dopo la recente Comune e a tale si consiglianoil MS, la cooperazione di consumo e la Banca popolare,molto meno la Cooperazione di produzione .

18 Affermazione data pure dall’on. Wandervelde e da altri studiosi del collettivismo.