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Le donne Nelle donne, la prima cosa che diventa vecchia è il collo. Un giorno, si guardano nello specchio il collo pieno di rughe. Dicono: « Ma come è successo? ». In- tendono dire: « Ma come mai questo è successo a me? a me, che ero giovane per mia natura e per sempre? ». Avevano l'abitudine di lavarsi il viso col sapone. Nei periodici, dove si parla della cura della pelle, è scritto che non bisogna mai toccare il viso col sapone. Esse tuttavia pensavano che il loro viso fosse un'ec- cezione, che fosse refrattario alle creme e fatto per es- sere insaponato con energia. Tuttavia a poco a poco, sentono che si è insedia- ta nella loro testa l'idea che il sapone fa malissimo. Smettono di insaponarsi il viso. Comprano acqua toni- ca e latte detergente. Ogni sera, spruzzando un poco di quel latte su un batuffolo d'ovatta, gli torna alla memoria una frase che hanno letto sui periodici: « Fai al tuo collo tutto quello che fai al tuo viso ». Ogni sera, questa frase gli sembra strana, perché pensano che al collo andreb- bero prodigate più devote e sottili attenzioni. Nel pulirsi la pelle con il latte, con l'acqua tonica, 123

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Nelle donne, la prima cosa che diventa vecchia è ilcollo. Un giorno, si guardano nello specchio il collopieno di rughe. Dicono: « Ma come è successo? ». In-tendono dire: « Ma come mai questo è successo a me?a me, che ero giovane per mia natura e per sempre? ».

Avevano l'abitudine di lavarsi il viso col sapone.Nei periodici, dove si parla della cura della pelle, èscritto che non bisogna mai toccare il viso col sapone.Esse tuttavia pensavano che il loro viso fosse un'ec-cezione, che fosse refrattario alle creme e fatto per es-sere insaponato con energia.

Tuttavia a poco a poco, sentono che si è insedia-ta nella loro testa l'idea che il sapone fa malissimo.Smettono di insaponarsi il viso. Comprano acqua toni-ca e latte detergente.

Ogni sera, spruzzando un poco di quel latte su unbatuffolo d'ovatta, gli torna alla memoria una fraseche hanno letto sui periodici: « Fai al tuo collo tuttoquello che fai al tuo viso ». Ogni sera, questa frasegli sembra strana, perché pensano che al collo andreb-bero prodigate più devote e sottili attenzioni.

Nel pulirsi la pelle con il latte, con l'acqua tonica,

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si chiedono se queste sostanze servano a qualcosa. Sichiedono cosa diavolo ci sia dentro. Annusano la bot-tiglietta dell'acqua tonica, la trovano totalmente ino-dore. Si chiedono se ci sìa una vera differenza fra que-sta acqua e l'acqua dei rubinetti. Pensano intanto che infondo non gliene importa niente di avere le rughe. Peròle volte che sono andate a dormire senza usare né illatte né l'acqua tonica, si sono sentite in colpa, aven-do letto che senza queste sostanze « i pori non respi-rano ». Hanno a un tratto avuto la sensazione che illoro viso fosse chiuso in una crosta e non respirasse,

Al mattino, lottano contro l'antica abitudine di in-saponarsi il viso. Lo lavano con l'acqua del rubinetto1,poi ancora col latte e l'acqua tonica. Il collo però loinsaponano. Il perché Io ignorano. Le parole « fai altuo collo tutto quello che fai al tuo viso » al mattinole mettono in disparte, Ma per un poco, quelle paroleronzano in loro come un sordo rimprovero. A un trat-to si chiedono perché mai la loro testa sia ingombradi problemi tanto idioti.

A quarantanni, hanno cominciato a domandarsi co-me potevano fare per non diventare quell'animale ri-dicolo, antipatico e triste, che è chiamato « una don-na di mezza età ».

Per abitare senza orrore col proprio essere, essedevono a un certo momento dimenticare la loro età.Perciò prendono a vivere avendo riposto la loro etàin un punto segreto del pensiero dove non vannoa guardare mai. Però sanno che in quel punto avvoltodi nebbia, la loro età esiste. Non solo esiste ma cre-sce ogni giorno, come un'erba velenosa-

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Nello stesso tempo, esse aspirano a diventare conimmensa rapidità delle vecchie curve fino a terra e ca-nute. Sognano di avere chiome canute, boccolute esfatte come lana di materassi. Esse saranno allora unacosa non più pesante e ridicola, ma invece venerabi-le e gentile. Nessuno scorgerà più su di loro i segnidella vecchiaia, perché esse impersoneranno la vec-chiaia stessa.

Immaginano la loro testa canuta e boccoluta, unricamo, e una poltrona. Non usando esse mai ricamare,non capiscono bene cosa faranno con quel ricamo. Lapoltrona la vedono immersa nel vuoto. DÌ colpo siaccorgono che una simile immagine della vecchiaia èun'immagine che hanno conservato dagli anni dell'in-fanzia, che avevano messo in disparte e che a un trat-to risorge. Vi sentono odore di naftalina. È un'imma-gine da loro pescata un tempo in remoti sillabari. Inverità non è detto affatto che avranno, in vecchiaia,una poltrona. Forse non avranno niente, i loro capellisaranno una selva incolta e incolore ed esse starannosedute su un angolo di strada, stringendo in gremboun barattolo vuoto.

Comunque, il tempo della vera vecchiaia gli sembrairraggiungibile. Si sentono disperatamente lontane dal-la vera vecchiaia. Intanto, non sanno cosa essere e co-me essere. Non sanno come devono vestirsi. I vestitievidentemente destinati alle signore di mezza età, lidetestano. E d'altronde detestano le signore di mezzaetà. Tuttavia loro questo sono. Non volevano, ma èquesto che sono. Guardano con desiderio, nei negozi,le camicette e le magliette. Però pensano che quelle ca-

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micette e magliette, su di loro, sarebbero ridicole.Chissà come deve essere vestita una donna di mezzaetà. Non si sa. Non lo sa nessuno.

Si comprano dei maglioni con il collo alto rivolta-to. Però quando li mettono, pensano con insistenzaal loro collo, nascosto nel collo del maglione. Cosìnon amano portare quei maglioni, non amando pensa-re al loro collo, desiderando non già di nasconderlo madi scordarsene resistenza. Ripongono quei maglioni neicassetti, in sacchetti di cellophane. Quando apronoquei cassetti, pensano che sono diventate, invecchiando,d'un ordine meraviglioso. Pensano anche, come maigli sia venuto in testa di comprare tutti quei maglionida marinaio, essendo esse tutto fuorché dei marinai.

Trovano che oggi invecchiare è molto complicato.Molto più complicato di una volta. Una volta, dovevaessere abbastanza semplice. Trovano inoltre che in-vecchiare oggi è molto più complicato per le donne cheper gli uomini. Non sanno bene il perché. Pensano cheforse le donne non hanno mai saputo come essere ecosa essere, ma adesso lo sanno meno che mai.

Pensano che quello che si chiedeva alle donne cheinvecchiavano, una volta, era chiaro. Gli si chiedevadi invecchiare in pace, dolcemente, di muovere conpassi tranquilli verso una tranquilla penembra. Ades-so, alle donne si chiede di restare giovani il più alungo possibile. Gli si chiede di essere magre, sane,intraprendenti, robuste. Nello stesso tempo, gli si chie-de anche di levarsi in fretta dai piedi, non essendoci almondo nessuno spazio per le vecchie donne, le quali,

benché siano magari sane e robuste, forti come deitori, sono però ugualmente vecchie, il contrario delleragazze.

Le donne pensano che per gli uomini è quasi la stes-sa cosa. Però non del tutto. Gli uomini, essendo consi-derati i padroni della terra, troveranno forse fino al-l'ultimo un poco di spazio, che alle vecchie donne sa-rà negato.

Quello che le donne usavano un tempo fare da vec-chie, accudire ai piccoli nipoti e ricamare dei centrini edei cuscini, si è rivelato in parte totalmente inutile,in parte necessario ma necessario in via provvisoria eper caso. I centrini si sono rivelati inutili avendo ca-pito la gente che i vassoi possono stare benissimo sen-za centrini. Quanto ai cuscini, ricamarli non è neces-sario. Nessuno crede più nella durevolezza degli ogget-ti, perciò nessuno fissa più Io sguardo su divani e vas-soi. Si è insediato nel mondo un forte disprezzo perdivani e vassoi. Le donne condividono questo disprez-zo, l'hanno provato in giovinezza e anzi hanno la sen-sazione di essere state fra i primi esseri umani a spargere questo disprezzo nell'universo. Difatti, da ragazze, detestavano il superfluo e puntavano sull'essenzia-le. Sognavano case nude e pareti spoglie. Tuttavia illoro era un semplice disprezzo. Ormai quello che in-torno dilaga non è più soltanto disprezzo, è nausea in-tollerabile verso gli oggetti. Il mondo straborda di og-getti e ne sente nausea. Le donne condivìdono questanausea. Ma nello stesso tempo non possono fare a me-no dì amare nella memoria i centrini ricamati e le ca-

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se solide, adorne, calde e piene di tende e tappeti dellaloro remota infanzia.

Quanto ai piccoli nipoti, figli dei loro figli, esse avolte sono chiamate per accudirli. Ne sono felici, sen-tendosi ad un tratto indispensabili. Di colpo gli sem-bra di essere molto vecchie, di avere infine raggiuntoun'età irrevocabile e precisa. Hanno però sempre lasensazione che i bambini vengano affidati a loro percaso, in mancanza di meglio, nell'attesa che si istitui-scano buoni e sicuri giardini d'infanzia. Sentono diessere giudicate molto peggiori di un giardino d'infan-zia. I figli trovano che esse hanno dei sistemi vecchi esbagliati. Inoltre la figura della nonna accanto ai bam-bini non è contemplata dalla psicanalisi. Così esse sìsentono accanto ai bambini delle figure trascurabili enon contemplate.

Quando i piccoli nipoti vengono loro affidati, es-se ricevono dai figli l'ingiunzione severa di non servir-si dei loro antichi sistemi, che si sono rivelati balordi.Esse devono così mettere in disparte le loro norme,che sentono addensarsi nella mente in presenza deibambini. Devono imparare a non chiedere che a pran-zo i bambini rimangono seduti, devono imparare a guar-darli in silenzio mentre mangiano il pranzo passeggian-do per le stanze. Devono imparare a guardarli levar-si il tovaglielo e pulire le gambe del tavolo, allinea-re gli spaghetti sul pavimento e dopo mangiarli, per-ché le norme d'igiene che esse un tempo hanno appre-so non valgono più, essendo state travolte dall'impor-tanza essenziale della libertà infantile. Le parole « Man-gia col pane », che esse hanno udito nella loro ìnfan-

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zia e ripetuto nella maternità, simili parole gli salgonoalle labbra ma devono ricacciarle indietro, perché fi-gli e nuore hanno loro a lungo spiegato che il pane in-grassa e che inoltre ai bambini non bisogna dare sulcibo né ordini, né consigli. Nel momento di metterei bambini a dormire, le vecchie donne si trovano frale mani delle mutandine di gomma, che a loro sembra-no sommamente malsane, e devono infilare sui bambi-ni dei calzoncini forniti di un numero immenso diautomatici, i quali non combaciano mai.

Così alla fine d'una giornata con i bambini, le vec-chie donne si sentono spossate come dopo una lungabattaglia. La loro testa è piena di dubbi. In qualchemomento trovano la nuova educazione assurda, i bam-bini viziati e faticosi, in qualche momento pensanodi avere torto e di avere sempre avuto torto. Benchémolto stanche, corrono però in farmacia a compraresei o sette paia di mutandine di gomma, perché quelleche gli sono state consegnate con i bambini gli sem-brano poche e stracciate. Esse le detestano, ma desi-derano che almeno ce ne sia un buon numero, vistoche ne viene fatto uso. Sperano che, quando i bambi-ni saranno di nuovo affidati a loro la prossima volta,esse riceveranno in consegna le nuove sette paia dimutandine. Non si sa però se ci sarà una prossimavolta, perché forse nel frattempo sarà stato trovato unmeraviglioso giardino d'infanzia.

La volta dopo, i bambini vengono loro affidati condue sole paia di mutandine di gomma, già vecchissi-me e lacere. Inutile chiedere dove siano finite le set-te paia nuove. Alcune paia sono andate perse non si

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sa dove, le altre sono invecchiate subito. Le mutan-dine di gomma invecchiano in fretta. Vengono rapi-damente travolte nel disordine dell'universo. Sono sta-te create così odiose, perché fosse facile usarle e di-sfarsene senza rimpianti. Non si possono rammendare.Rotte, si buttano via. Del resto la parola « rammenda-re » a poco a poco sparisce. Essa significa piegarsi conamore sugli oggetti. Sparisce, perché gli oggetti non siamano più, si odiano.

Le donne si domandano quale sarà la loro mansionequando saranno vecchie del tutto, se non c'è più bi-sogno di nessuno per ricamare e per rammendare. Èvero che loro non sanno né ricamare, né rammendare,come se avessero intuito in giovinezza che sarebbestato inutile. Si accorgono però d'aver sempre pensatoche un giorno, quando sarebbero state troppo vecchieper fare altro, avrebbero improvvisamente imparatoil rammendo e il ricamo. Né di ricamare né di rammen-dare, al mondo oggi si fa più parola. Inoltre per i ram-mendi e i ricami, andavano bene delle case tranquillee solide, un tavolo, una poltrona, una lampada. Ledonne oggi non sanno se ci saranno ancora poltrone elampade nel futuro. Si accorgono a un tratto che nonesiste più il futuro. Esso si è dileguato dal mondo, èfuggito. Non soltanto per loro, ma per tutti. Le don-ne pensano che però, di questo, loro soffrono più de-gli altri. Nell'angoscia universale sentono mescolarsile loro angosce personali, gli sembra di portare stam-pata sul proprio essere l'incertezza, l'inquietudine el'inettitudine universale. Sentono agitarsi nel propriospinto una strana folla di violente collere e di sotto-

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missioni decrepite. Pensano che loro, le donne, forseerano venute al mondo per amare il futuro, per aspet-tare, generare, custodire e contemplare il futuro. Eraquesto che erano venute a fare al mondo e adesso nonsanno più cosa devono fare.

giugno 71

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