LE DIGHE E I LAGHI SCOMPARSI DI GENOVA – BORZOLI ...una diga, e l’intero piazzale sul qua-le...

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IA in copertina 565 IA Ingegneria Ambientale vol. XXXIX n. 12 dicembre 2010 In copertina: DIGA INFERIORE DI GALA- NO – SEC. XIX (Foto: G. Temporelli) A Borzoli, una frazione collinare di Genova, in prossimità del com- plesso polisportivo, si può osser- vare un possente muraglione a val- le del quale si erge una curiosa co- lonna tuscanica di materiale ce- mentizio. Il muraglione è in realtà una diga, e l’intero piazzale sul qua- le sorgono i fabbricati dell’impianto era un lago; la colonna sosteneva una grande ruota idraulica e face- va parte di un complesso pre indu- striale più articolato. Si può ancora individuare il mozzo della ruota, che è posizionato a svariati metri più in alto rispetto alla quota di corona- mento della diga adiacente. Ma co- me poteva l’acqua azionare per ca- duta la ruota idraulica, che era più alta del livello del lago? Gli abitan- ti locali e le poche fonti bibliografi- che disponibili, non forniscono una spiegazione convincente. Incomin- cia così un lungo studio, svolto pre- valentemente sul territorio, duran- te il quale sono stati ispezionati an- che altri sbarramenti in muratura di pietrame, quasi invisibili perché fa- gocitati dalla rigogliosa vegetazio- ne. Dopo un anno di lavoro è stato possibile ricostruire, per la prima volta, il funzionamento dell’intero complesso idraulico comprenden- te quattro dighe, una tubazione in bassa pressione, una galleria ser- batoio e un sifone. 1. PREMESSA Per secoli, fino all’avvento dei mo- tori a vapore, l’unica alternativa al- la forza motrice fornita dagli animali da lavoro era rappresentata dalla forza del vento (si pensi alla navi- gazione a vela e ai mulini a vento) o dai flussi d’acqua (per azionare ad esempio i mulini ad acqua). La potenza sviluppata da questi mezzi era modesta se paragona- ta ai motori elettrici o termici dei nostri giorni, ma ragguardevole se paragonata a quella di origine ani- male. Inoltre il lavoro della ruota idraulica può (e deve) essere sfrut- tato a tempo pieno, giorno e not- te, per 365 giorni l’anno. La po- tenza, ancorché modesta, inte- grata nel tempo, fornisce molto la- voro, che assume ulteriore valore se si considera la gratuità della fonte di energia: un salto d’acqua. I mulini rappresentavano perciò una fonte di reddito. Le ruote idrauliche, oltre ad esse- re impiegate per azionare le mole destinate alla trasformazione del grano in farina (mulini propria- mente detti), erano utilizzate an- che per fornire forza motrice ad al- tri macchinari, come ad esempio alle cartiere. Nella zona di Genova, dove lo spartiacque appenninico dista sol- tanto pochi chilometri dalla costa, non ci sono fiumi ma soltanto mo- desti corsi d’acqua; ciò nonostan- te si è sempre cercato di sfrutta- re, laddove possibile, la forza mo- trice dell’acqua. Il regime torrentizio non è ben compatibile con le caratteristiche della ruota idraulica descritte in precedenza poiché le secche esti- ve ne impediscono la continuità di funzionamento 1 . Per ovviare a questo inconve- niente, la soluzione ideale è di- sporre di bacini artificiali che con- sentano di accumulare l’acqua dei rivi e rilasciarla gradualmente nei periodi di siccità, consentendo al- le ruote idrauliche di funzionare ininterrottamente anche nei mesi estivi. 2. GLI OPIFICI E LA DIGA DEL PILONE Nei primi anni del secolo XIX, un brillante imprenditore, Giuseppe Pasquale Dellepiane, originario di S.Quirico 2 , divenuto improvvisa- mente ricco grazie, pare, a ope- razioni di spionaggio perpetrate tramite piccioni viaggiatori, investì le sue sostanze in terreni. La men- te fervida del Dellepiane, unita- mente alla capacità imprendito- riale, lo spinsero a cercare il mas- simo sfruttamento dalle sue pro- prietà. Fu così che vennero costruiti, for- se su edifici esistenti, degli opifici, azionati da ruote idrauliche di- LE DIGHE E I LAGHI SCOMPARSI DI GENOVA – BORZOLI M. Pittaluga, G. Temporelli Fondazione AMGA, Genova* * Fondazione AMGA è stata costi- tuita nel 2003 al fine di promuovere e organizzare iniziative scientifiche e culturali per la tutela dell’ambiente e delle risorse idriche e la gestione ottimale dei servizi a rete.Le attività istituzionali della Fondazione sono volte alla realizzazione di progetti di ricerca, formazione e informazione, nonché al sostegno di attività intra- prese da altri enti nel settore idrico e ambientale. 1 Non stupisce allora che in passato ci fossero diversi mulini ubicati sul- l’acquedotto storico di Genova, che sfruttavano salti d’acqua molto mo- desti dal momento che il prezioso liquido, dopo aver azionato la ruota idraulica, era nuovamente incana- lato nell’acquedotto stesso. A fronte di una costanza di flusso d’acqua (solo teorica), i gestori dei mulini pagavano al comune signifi- cative licenze di sfruttamento. 2 Lamponi Maurizio “Gente di Val- polcevera” ERGA, 1980.

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In copertina:

DIGA INFERIORE DI GALA-

NO – SEC. XIX (Foto: G. Temporelli)

A Borzoli, una frazione collinare diGenova, in prossimità del com-plesso polisportivo, si può osser-vare un possente muraglione a val-le del quale si erge una curiosa co-lonna tuscanica di materiale ce-mentizio. Il muraglione è in realtàuna diga, e l’intero piazzale sul qua-le sorgono i fabbricati dell’impiantoera un lago; la colonna sostenevauna grande ruota idraulica e face-va parte di un complesso pre indu-striale più articolato. Si può ancoraindividuare il mozzo della ruota, cheè posizionato a svariati metri più inalto rispetto alla quota di corona-mento della diga adiacente. Ma co-me poteva l’acqua azionare per ca-duta la ruota idraulica, che era piùalta del livello del lago? Gli abitan-ti locali e le poche fonti bibliografi-che disponibili, non forniscono unaspiegazione convincente. Incomin-cia così un lungo studio, svolto pre-valentemente sul territorio, duran-te il quale sono stati ispezionati an-che altri sbarramenti in muratura dipietrame, quasi invisibili perché fa-gocitati dalla rigogliosa vegetazio-ne. Dopo un anno di lavoro è statopossibile ricostruire, per la primavolta, il funzionamento dell’interocomplesso idraulico comprenden-te quattro dighe, una tubazione inbassa pressione, una galleria ser-batoio e un sifone.

1. PREMESSA

Per secoli, fino all’avvento dei mo-tori a vapore, l’unica alternativa al-la forza motrice fornita dagli animalida lavoro era rappresentata dallaforza del vento (si pensi alla navi-gazione a vela e ai mulini a vento)o dai flussi d’acqua (per azionaread esempio i mulini ad acqua).La potenza sviluppata da questimezzi era modesta se paragona-ta ai motori elettrici o termici deinostri giorni, ma ragguardevole separagonata a quella di origine ani-male. Inoltre il lavoro della ruotaidraulica può (e deve) essere sfrut-tato a tempo pieno, giorno e not-te, per 365 giorni l’anno. La po-tenza, ancorché modesta, inte-grata nel tempo, fornisce molto la-voro, che assume ulteriore valorese si considera la gratuità dellafonte di energia: un salto d’acqua.I mulini rappresentavano perciòuna fonte di reddito.Le ruote idrauliche, oltre ad esse-re impiegate per azionare le moledestinate alla trasformazione delgrano in farina (mulini propria-mente detti), erano utilizzate an-che per fornire forza motrice ad al-tri macchinari, come ad esempioalle cartiere.Nella zona di Genova, dove lospartiacque appenninico dista sol-tanto pochi chilometri dalla costa,non ci sono fiumi ma soltanto mo-desti corsi d’acqua; ciò nonostan-te si è sempre cercato di sfrutta-

re, laddove possibile, la forza mo-trice dell’acqua.Il regime torrentizio non è bencompatibile con le caratteristichedella ruota idraulica descritte inprecedenza poiché le secche esti-ve ne impediscono la continuità difunzionamento1.Per ovviare a questo inconve-niente, la soluzione ideale è di-sporre di bacini artificiali che con-sentano di accumulare l’acqua deirivi e rilasciarla gradualmente neiperiodi di siccità, consentendo al-le ruote idrauliche di funzionareininterrottamente anche nei mesiestivi.

2. GLI OPIFICI E LA DIGADEL PILONE

Nei primi anni del secolo XIX, unbrillante imprenditore, GiuseppePasquale Dellepiane, originario diS.Quirico2, divenuto improvvisa-mente ricco grazie, pare, a ope-razioni di spionaggio perpetratetramite piccioni viaggiatori, investìle sue sostanze in terreni. La men-te fervida del Dellepiane, unita-mente alla capacità imprendito-riale, lo spinsero a cercare il mas-simo sfruttamento dalle sue pro-prietà.Fu così che vennero costruiti, for-se su edifici esistenti, degli opifici,azionati da ruote idrauliche di-

LE DIGHE E I LAGHI SCOMPARSI DI GENOVA

– BORZOLI

M. Pittaluga, G. Temporelli Fondazione AMGA, Genova*

* Fondazione AMGA è stata costi-tuita nel 2003 al fine di promuoveree organizzare iniziative scientifichee culturali per la tutela dell’ambientee delle risorse idriche e la gestioneottimale dei servizi a rete.Le attivitàistituzionali della Fondazione sonovolte alla realizzazione di progetti diricerca, formazione e informazione,nonché al sostegno di attività intra-prese da altri enti nel settore idricoe ambientale.

1 Non stupisce allora che in passatoci fossero diversi mulini ubicati sul-l’acquedotto storico di Genova, chesfruttavano salti d’acqua molto mo-desti dal momento che il preziosoliquido, dopo aver azionato la ruotaidraulica, era nuovamente incana-lato nell’acquedotto stesso. Afronte di una costanza di flussod’acqua (solo teorica), i gestori deimulini pagavano al comune signifi-cative licenze di sfruttamento.

2 Lamponi Maurizio “Gente di Val-polcevera” ERGA, 1980.

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sposte in cascata: l’acqua cioèmovimentava diverse ruote postein sequenza a quote differenti.Nel caso specifico è documentatal’esistenza di ben 43 ruote che for-nivano forza motrice per 20 mulini,2 filature di cotone, 1 cartiera, 2 tan-neriere e una fornace a Catinet3.Una simile batteria di ruote nonpoteva certamente essere azio-nata dal modesto corso d’acquadella zona, il rio Burlo. Venne per-ciò costruita una diga, detta “delPilone”, allo scopo di contenernele acque in un bacino artificiale.Grazie a questo polmone le ruoteidrauliche degli opifici poterono la-vorare continuativamente. Oggi ladiga, a seguito dell’interramentodel bacino, funge da muro di so-stegno e non è quindi classificatanel Registro Italiano Dighe (RID);tuttavia nella presente trattazionedi carattere storico si continua adintendere il manufatto come diga.La diga sarebbe del tipo a gravitàalleggerita, anche se la classifi-cazione odierna non è adatta adun manufatto così antico. Per tec-nica di costruzione è simile ad unmuro di sostegno, irrobustito dacontrafforti atti a contrastare il mo-

mento ribaltante. La muratura è asacco, salvo l’impiego di mattoniper alcuni tratti speciali, come gliarchi e, probabilmente, il para-mento interno. Come legante èstata impiegata la calce, idrauli-cizzata con il cocciopesto, coe-rentemente con altri manufatticoevi presenti nell’area genove-se. Anche negli opifici si fece lar-go uso di tale materiale, chiara-mente testimoniato dai pochi pez-zi di muratura rintracciabili, comela caratteristica colonna (detta Pi-lone). La diga ha andamento ret-tilineo, fatto salvo per l’estremitàsud che presenta una curiosa for-ma convessa (e non concava co-me ci si aspetterebbe).Dal centro verso i fianchi lo spes-sore del coronamento è decre-scente. L’intero manufatto ha per-ciò andamento biconvesso, comeevidenziato dalla fotografia aerea(Fig. 2) e verificato dagli autori conmisurazioni in sito.Gli scarichi di superficie sono po-sizionati asimmetricamente, in par-ticolare lo scarico principale non sitrova in prossimità del contraffor-te centrale, quello più importanteper dimensioni, bensì su quello si-tuato alla sua destra (Fig. 1), pun-to in cui nel paramento di valle sitrova anche lo scivolo per prote-zione del piede diga. La ragione ditale disposizione decentrata dello

scarico andrebbe ricercata nel fat-to che immediatamente a valle del-la diga stessa si trovano, sul latodi destra orografica, i vecchi opifi-ci, attualmente in fase di ristruttu-razione per la destinazione ad usoabitativo. La diga del Pilone dava origine adun lago il cui volume (il più grossodell’intero complesso dei laghi diBorzoli) è stato stimato dagli au-tori in circa 70.000 metri cubi4.

3. LE DIGHE SUPPLEMENTA-RI DI FÌGOI E GALANO

Nel volger di pochi anni l’attivitàdegli opifici aumentò, e con essaanche il consumo d’acqua. La ri-serva d’acqua del lago del Piloneevidentemente non bastava più,sicché nel 1825 (Preve, 1996) siprocedette alla costruzione di duenuove dighe a monte dell’invasoprincipale: una a 1,2 km a montedello stesso rio Burlo, detta digadi Fìgoi, e l’altra sul rio Galano.Il lago di Fìgoi aveva una capaci-tà di oltre 30.000 metri cubi5 e pertrasferire l’acqua all’invaso del Pi-lone, si utilizzava l’alveo naturaledello stesso rio Burlo. Non vi eraperciò tubazione, fatto salvo per

Fig. 1 – La diga del Pilone

Fig. 2 – Vista aerea della digadel Pilone Fonte: Bing. com/maps –elaborazione degli autori

3 Archivio di Stato Genova, “Rispo-ste del comune di Borzoli all’in-chiesta della Prefettura” sta inPrefettura Sarda n. 386, a.1826.

4 Il volume d’invaso è stato stimatoattraverso le curve di livello dellecarte CTR 1:5000).

5 www.registroitalianodighe.it/maps/rptDigheUP.asp?UP=UPTO&UP-NOME=TORINO.

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un brevissimo tratto ai piedi delladiga che, unitamente ad una sa-racinesca, costituiva lo scarico difondo, oggi scomparso ma chia-ramente documentato dalla me-moria del sig. Marcenaro, storicoabitante della zona e figura chia-ve per la ricostruzione dello sche-ma di funzionamento generale delcomplesso.La diga, a gravità massiccia adandamento arcuato, è realizzatain pietrame e malta idraulica e co-stituisce un unico concio di calce-struzzo.Il paramento interno è rivestito dimattoni ed è intonacato, mentre illato a valle è caratterizzato dacontrafforti a sperone, posizionatiirregolarmente. Anche la loroforma e dimensione è irregolare.Poiché sia il coronamento che ilparamento di valle sono caratte-rizzati da blocchi di pietra voluta-mente sporgenti oltre il filo delmuro (Fig. 5), si potrebbe sup-porre l’intenzione, da parte deicostruttori, di consentire la mag-giorazione del manufatto in pe-riodi successivi, qualora si fossedesiderato incrementare ulterior-mente la dimensione dell’invasoo semplicemente aggiungere unnuovo contrafforte o maggiorarequelli esistenti nell’eventualitàche si fossero manifestati movi-menti d’assestamento: le pietreaffioranti consentono infatti allanuova muratura di legare conquella esistente.È lecito allora supporre che una opiù di tali maggiorazioni siano sta-te fatte precedentemente su uncorpo diga primigenio, inglobatoora nella diga che vediamo.

Tale tecnica costruttiva, oggi ado-perata solo in piccoli lavori edili, fuin passato molto utilizzata, poichéconsentiva al progettista di effet-tuare modifiche sia in corso d’ope-ra che successive. Se si conside-ra che il principio di funzionamen-to di una diga come questa è lagravità, è evidente che il sempliceincremento della massa per ac-crescimento costituisce un miglio-ramento alla statica del manufatto.Il bacino che si formava a seguitodello sbarramento era piuttostopiccolo in relazione alla dimen-sione della diga stessa, ma utile aprolungare l’autonomia della ri-serva d’acqua del sottostante la-go del Pilone che, tuttavia, si pen-sò di incrementare ulteriormentecaptandola da un altro rivo, il Ga-lano, tributario del rio Burlo maconfluente in questo ben più a val-le del lago del Pilone, e perciò nonutilizzabile direttamente dalle ruo-te idrauliche degli opifici.

Ad oggi le opere di sbarramentosul rio Galano sono due: una digainferiore detta “di protezione” (quo-ta 125 m s.l.m.), ed un’altra prin-cipale a quota 140 m s.l.m. La di-ga principale è per caratteristichee dimensioni assai simile a quelladi Fìgoi, mentre la diga inferiore èdecisamente più piccola. Quest’ultima non è l’avandiga (losbarramento provvisorio del cor-so d’acqua che si realizza per con-sentire lo svolgimento del cantie-re della diga principale) in quantoubicata a valle della diga princi-pale, né di diga di protezione inquanto in caso di collasso della di-ga principale non sarebbe servitaa contenere lo sversamento del-l’acqua del bacino. E non si trattadi un banale muraglione perchè laforma è inequivocabilmente quel-la di una diga a gravità, legger-mente arcuato e a sezione rastre-mata verso l’alto. Inoltre, comenelle dighe di Fìgoi e Galano su-periore, il paramento a valle è con-traddistinto da vistose protube-ranze costituite da pietre semi-in-globate nella muratura; questa ca-ratteristica potrebbe avvalorare IA

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Fig. 3a/b – Diga e lago Figoi in una ricostruzione virtuale

Fig. 4 – Coronamento diga Fìgoi

Fig. 5 – Particolare del corona-mento

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l’ipotesi della tecnica costruttivadegli accrescimenti successivi, ci-tata in precedenza. La diga in que-stione però non è stata accre-sciuta; si è preferito costruirneun’altra ex novo pochi metri più amonte, ritenendone più favorevo-le la posizione. Poiché l’acqua invasata dalle di-ghe sul rio Galano non sarebbeconfluita nel lago principale del Pi-lone per via naturale (come avve-niva per il lago Fìgoi), si rese ne-cessaria la costruzione di un ac-quedotto che, partendo dalla digainferiore, portasse l’acqua al ba-cino principale del Pilone.Dalla diga inferiore di Galano par-tiva una tubazione lunga circa 670metri che percorrendo il versantedestro della valle conduceva l’ac-qua sino ad un pozzo. Tale con-duttura, in leggera pendenza, eracostituita, almeno per quel che adoggi è dato di vedere, da tubi incemento (esternamente di formaottagonale e con diametro utile pa-

ri a 13 cm) e tubi in asfalto6 (spes-sore 4 cm e diametro utile di circa11,5 cm) vistosamente deformati(Figg. 8a e 8b)Nei terreni di proprietà del sig. Mar-cenaro si trova, nascosta dalla ve-getazione rigogliosa, la parte ter-

minale della galleria serbatoio, uncanale lungo circa 50 metri che,partendo dal pozzo situato più amonte, conduce l’acqua sino aduna piccola vasca (Fig. 9a). Da quipartiva un sifone, realizzato con tu-bi Ø 22 di ghisa grigia che scen-deva interrato fino al coronamen-to della diga del Pilone.Dalla vasca di carico, guardandoverso sud est, si può notare la tor-re scalaria, tratto terminale del si-fone, situata più a valle ad una

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Fig. 6a/b – Dighe e laghi di Galano in una ricostruzione virtuale

Fig. 7 – Diga superiore di Galano,paramento di monte

Fig. 9a/b – Parte terminale della galleria di carico individuatadurante l’incontro con il sig. Marcenaro

6 Vista la particolarità del reperto, unpezzo di questi tubi è stato tra-sportato presso il Museo dell’Ac-qua e del Gas di FondazioneAMGA, dove è oggi visibile.

Fig. 8a/b – Resti della tubazione in cemento di forma ottagonalee in asfalto

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Fig. 10 – La diga e il lago del Pilone in una cartolinad’epoca Per gentile concessione tabaccheria Masnata

Fig. 11 – Planimetria della zona di Bor-zoli comprendente l’area deilaghi scomparsi

quota sensibilmente più bassa(Fig. 9b). Qui l’acqua in pressionesaliva per riversarsi sulla ruotaidraulica più alta, azionandola.Del sifone, oggi scomparso, ri-mangono alcuni tratti di tubo me-tallico situati nella parte iniziale,vicino alla vasca di carico, ed inquella terminale, sulla torre sca-laria.Il “venter”, ovvero la parte piana epiù bassa del sifone, percorreva ilcoronamento della diga del Pilo-ne, sorretto e sopraelevato da pi-lastrini alti circa tre metri, oggiscomparsi ma che fino a pochi de-cenni fa erano visibili, come testi-moniato da questa antica foto(Fig. 10) che ritrae il lago del Pilo-ne nella prima metà del secoloscorso. La Fig. 10 mostra anche chiara-mente la posizione e la forma de-gli scarichi di superficie, nonchél’andamento curvilineo della par-te destra del coronamento; parti-colari importanti se si considerache oggi non sono più visibili es-sendo il lago stato colmato neglianni ‘70 del secolo scorso.La Figura 11 mostra la planimetriagenerale della zona, epurata dastrade, case e costruzioni varie.Risaltano così i rii e le dighe. Laforma dei laghi scomparsi è stataricostruita attraverso le curve di li-vello, così come il corso dell’ac-

quedotto del Galano, che permet-teva di trasportare le acque dal-l’omonimo lago sino alla torreidraulica del Pilone per essere uti-lizzata come forza motrice dagliopifici.

4. CARATTERISTICHE DELLEDIGHE E DEGLI INVASI

Durante alcune fasi salienti dellacampagna di rilievi è stato possi-bile acquisire non solo dati tecni-ci riguardanti le caratteristiche del-le varie dighe, ma anche informa-

zioni sui criteri di costruzione e sul-la funzionalità delle stesse. Adesempio uno strato calcareo pre-sente sul paramento di valle delladiga Fìgoi lascia presupporre che,dal muro stesso della diga, trafi-lasse una certa quantità di acqua.Risulta altresì evidente che i con-trafforti sono “appoggiati” e non in-castrati al muro dello sbarramen-to: ciò avvalora l’ipotesi degli ac-crescimenti successivi (Figure 12ae 12b).Attraverso vari sopralluoghi sul ter-ritorio è stata effettuata una seriedi misurazioni riguardanti le carat-

Fig. 12a/b – Particolare della copiosa incrostazione calcarea edella connessione contrafforte / corpo diga

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teristiche dimensionali delle dighe,trovando sostanzialmente confer-ma di quanto già riportato in occa-sione di precedenti studi, condottida specialisti, finalizzati alla mes-sa in sicurezza delle opere.Relativamente semplici sono sta-ti i rilievi effettuati lungo il corona-mento e nelle zone limitrofe, in oc-casione dei quali è stato possibi-le misurare la lunghezza e lospessore del coronamento e deicontrafforti di sostegno, l’entità ela forma degli scarichi di superfi-cie e l’altezza dei manufatti.

In parallelo alle indagini eseguitesui coronamenti, sono stati effet-tuati rilievi (ad esclusione ovvia-mente di quello del Pilone) anchesul fondo degli invasi, al fine di ve-dere e misurare le dimensioni deidispositivi di scarico (Fig. 13). Inquesto caso le operazioni sonostate più difficoltose a causa dal-la folta vegetazione presente, inol-tre lo stato di abbandono in cui ri-versano i manufatti e la totalemancanza di appigli o sistemi disicurezza ha richiesto una parti-colare attenzione durante le ope-razioni di perlustrazione e disce-sa con le corde.Dalle campagne di rilievo e daglistudi cartografici condotti dagli au-tori, unitamente ad alcuni dati re-periti in bibliografia, è stato possi-bile raccogliere una certa quanti-tà di informazioni riguardanti siale dighe sia le caratteristiche de-gli invasi, che vengono qui ripor-tate nella tabella 1.

5. FUNZIONAMENTO COM-PLESSIVO DEL SISTEMA

Alla luce di quanto descritto è pos-sibile ipotizzare il funzionamentoidraulico del sistema, anche semolti punti non sono stati chiariti.Come illustrato dal seguenteschema (Fig. 14), il complesso

idraulico dei laghi di Borzoli eracostituito da: quattro sbarramen-ti e altrettanti laghi artificiali, unatubazione in bassa pressione, unpozzo, una galleria serbatoio eun tratto sifonato. Come prece-dentemente spiegato tale siste-ma di approvvigionamento ven-ne pensato e realizzato essen-zialmente per alimentare le ruo-te idrauliche che azionavano lemacchine di vari opifici situati avalle della diga del Pilone ma, al-l’uso, poteva anche fornire acquad’irrigazione nei momenti più sic-citosi.Esistono però alcune domande acui gli autori non hanno potuto,loro malgrado, dare convincenterisposta. Non è chiaro ad esem-pio il motivo della costruzione diuna ruota idraulica ubicata inprossimità della diga del Pilonema a quota più elevata e quindisicuramente non alimentata dallago. La realizzazione di questaconfigurazione ha richiesto, oltrealla costruzione delle dighe di Ga-lano e del relativo acquedotto, an-che la realizzazione del tratto si-fonato che altrimenti poteva es-sere risparmiato. Avvicinandosialla torre scalaria si può distin-guere chiaramente il mozzo del-la ruota idraulica che era aziona-ta dall’acqua proveniente dal si-fone attraverso tubazione metal-

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Fig. 13 – Misure degli scarichidi fondo al piede delladiga Fìgoi

Fig.14 – Ricostruzione dello schema generale del complesso idraulico di Borzoli

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Diga Pilone

Caratteristiche tecniche Fonte

TipologiaA gravità massiccia in muratura di pietrame con malta, con profilorettilineo e N°5 contrafforti di rinforzo più una parte curva

autori

Quota coronamento (m s.l.m.) 60 CTR 1:5000Altezza diga (m) ~ 20 autoriLunghezza del coronamento (m) 75 autoriSpessore coronamento (m) Variabile: centrale = 8,2 m, estremità = 4,3 m autori

Dispositivi di scarico Superficie: N°1 apertura rettangolare situata in posizione decen-trata, con scivolo a valle + N°4 luci di sicurezza, aventi minor se-zione e poste a quota leggermente superiore alla principale

autori

Volume stimato invaso (m3) 70.000 autoriSuperficie stimata del lago (m2) 12.500 CTR 1:5000 + autoriSuperficie bacino imbrifero (km2) 0,474 Ministero Infrastrutture 2007 (vedi bibliografia)Torrente intercettato Rio Burlo (o Figoi)

Diga Figoi

Caratteristiche tecniche Fonte

TipologiaA gravità massiccia con profilo leggermente arcuato, in muratura dipietrame con malta e n°5 contrafforti di rinforzo

autori

Quota coronamento (m s.l.m.) 131 CTR 1:5000Altezza diga circa (m) 19 RID + autoriLunghezza del coronamento (m) 56 autoriSpessore coronamento (m) 2 autoriSpessore minimo base (m) 5 autoriVolume corpo diga (m3) ~ 2700 autori

Dispositivi di scarico

- Superficie: N°23 fori distribuiti lungo il coronamento aventi sezio-ne variabile (mediamente 20x20cm) + apertura rettangolare di1,6x1,6 m

- Mezzofondo: luce rettangolare 1x1m posta alla quota di 119 ms.l.m., attualmente murata dalla parte di monte

- Scarico di fondo: apertura 0,9x1,3 m e un tubo in ghisa con = 22cm

autori

Volume stimato invaso (m3) 32.000 Ministero Infrastrutture 2007 (vedi bibliografia) Superficie stimata del lago (m2) 2.400 CTR 1:5000 + autoriSuperficie bacino imbrifero (km2) 0,346 Ministero Infrastrutture 2007 (vedi bibliografia)Torrente intercettato Rio Burlo (o Figoi)

Diga Galano superiore

Caratteristiche tecniche Fonte

TipologiaA gravità massiccia con profilo leggermente arcuato, in muratura dipietrame con malta e n°5 contrafforti di rinforzo

autori

Quota coronamento (m s.l.m.) 140 CTR 1:5000Altezza diga circa (m) 20 RID + autoriLunghezza del coronamento (m) 65 autoriSpessore coronamento (m) 3 autoriSpessore minimo base (m) 6 autoriVolume corpo diga (m3) ~ 4.200 autori

Dispositivi di scarico - Superficie: apertura rettangolare di 1x1,80 m- Scarico di fondo: due cunicoli nel contrafforte centrale (L = 11m);

uno con sez. 1,64 m2, l’altro di 0,48 m2

autori

Volume stimato invaso (m3) 32.000 Ministero Infrastrutture 2007 (vedi bibliografia)Superficie stimata del lago (m2) 2.500 CTR 1:5000 + autoriSuperficie bacino imbrifero (km2) 0,359 Ministero Infrastrutture 2007 (vedi bibliografia)Torrente intercettato Rio Galano

Diga Galano inferiore

Caratteristiche tecniche Fonte

TipologiaA gravità massiccia con profilo leggermente arcuato, in muratura dipietrame con malta

autori

Quota coronamento (m s.l.m.) 125 CTR 1:5000Altezza diga (m) 6 autoriLunghezza del coronamento (m) 30 autoriSpessore coronamento (m) 0,9 autoriSpessore base (m) 2 autoriVolume corpo diga (m3) ~ 250 autori

Dispositivi di scarico - Superficie: apertura rettangolare nel centro del coronamento- Scarico di fondo: apertura circolare allargata per sicurezza a var-

co ispezionabile negli anni 90 autori

Volume stimato invaso (m3) 2800 autoriSuperficie stimata del lago (m2) 700 CTR 1:5000 + autoriTorrente intercettato Rio Galano

Tab. 1 – Caratteristiche tecniche delle dighe e degli invasi

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lica (Fig. 15). Oggi la ruota nonc’è più, tuttavia un inconfondibilesegno circolare lasciato dallo stri-sciamento della stessa sulla pa-rete adiacente ha permesso agliautori di stimarne il diametro incirca 7 metri. Per comprendere lo sforzo co-struttivo di tale tratto, avvenutonella prima metà del secolo XIX,si consideri che per la costruzio-ne dell’acquedotto Nicolay (1853)i tubi vennero acquistati parte inInghilterra e parte sulla piazza diGenova (Ansaldo) al fine di otte-nere, nel primo caso prezzi mi-gliori, nel secondo tempestività diapprovvigionamento.

6. LO STATO ATTUALE DELLEDIGHE DI BORZOLI

L’avvento dell’energia elettrica de-cretò la fine degli opifici e di con-seguenza delle dighe delegate alloro funzionamento, che cadderoin abbandono (1939). Tuttavia i la-ghi, grazie alla loro modesta di-mensione unitamente alla robu-stezza intrinseca delle dighe, ri-masero per alcuni decenni. In par-ticolare il lago Fìgoi aveva una cer-ta quantità d’acqua: ne è testimo-ne il monito “P. P. Vietato bagnar-si alle acque del lago” scolpito sul-la targa di marmo ancora visibilesul coronamento della diga. Anche

le testimonianze orali fanno riferi-mento al lago, in cui i ragazzi an-cora nella prima metà del ‘900 situffavano dalla diga.Il lago del Pilone, più largo e bas-so, si trasformò in una sorta di la-go stagionale, immortalato in qual-che rara fotografia; a tal proposi-to si ricorda il piattino di porcella-na Bing & Grøndahl – Royal Co-penaghen, fatto produrre nel 1987dalla gioielleria Salvemini di Ge-nova Sampierdarena per la colle-zione “Antichi Comuni della Gran-de Genova” (Fig. 16).Anche il lago del Pilone era usatodalla gioventù locale per balnea-zione fino a quando un ragazzo,Giambattista Pittaluga, ivi anne-gò. Si decise allora di bonificare il

bacino e nell’ottobre 1951 il lagofu prosciugato (Merlatti, 1996).Negli anni ’70, sull’area un tempooccupata dall’acqua, si decise dicostruire un complesso sportivoche fu ultimato ed inaugurato nel1986 e venne chiamato evocati-vamente “Lago Figoi”. Recente-mente le dighe Fìgoi e Galano so-no state oggetto di approfonditistudi, volti alla messa in sicurez-za idraulica. Tali studi, coordinatidalla Provincia di Genova, seb-bene finalizzati alla valutazione delrischio in caso di piene dei rivi Bur-lo e Galano, hanno prodotto no-tevole quantità di materiale che hacostituito per gli autori di questoarticolo un punto di partenza.Da un’analisi della documentazio-ne che è stato possibile reperiredurante la stesura del presente la-voro, si apprende come le dighedel Pilone, di Fìgoi e di Galano fos-sero state segnalate all’inizio de-gli anni ‘50 del secolo scorso al-l’allora Servizio Dighe e, a segui-to di eventi alluvionali che diederoorigine a problemi legati all’insuf-ficienza degli scarichi di fondo e disuperficie, fossero state oggetto diun sopralluogo ad opera dei fun-zionari in data 22/01/1952. Non ri-sultano agli atti ulteriori notizie si-no al 07/10/1995, data in cui il Cor-po Forestale dello Stato segnalòla precarietà degli sbarramenti edegli invasi vuoti da decenni. Per quanto riguarda la diga del Pi-lone, essendo l’invaso stato col-mato, per messa in sicurezza siintende oggi garantire che la mas-sima portata del rio Burlo vengasopportata dagli organi di inter-cettazione e scarico delle acqueche passano al di sotto dell’attua-le centro Polisportivo. Tale garan-zia è data dal tombotto, ovvero uncanale sotterraneo di adeguatasezione in grado di smaltire la por-tata associata alla piena bicente-naria; tale tratto sotterraneo è sta-to oggetto di adeguamento adopera del Comune di Genova (De-libera n. 94 del 9/2/2004), sia perquel che concerne il canale tom-binato sia lo scarico lungo il para-mento di valle della diga (Fig. 17).

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Fig. 16 – Il lago del Pilone suun piattino B&G –Royal Copenaghen Collezione Salvemini

Fig. 15 – Resti della torre scalaria, della tubazione e del mozzo del-la ruota idraulica

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Fig. 18a/b – Il tombotto di ingresso così come appariva prima e dopo l’evento alluvionale del 4 ot-tobre 2010

Ciò nonostante il recentissimoevento alluvionale che ha colpitola città di Genova ha mostrato chela zona a maggiore criticità dell’in-tero complesso idraulico è costi-tuita proprio dal canale tombinato,adeguatamente dimensionato perquel che riguarda la portata d’ac-qua trasportata dal rio Burlo, an-che in caso di evento estremo, manon adeguatamente strutturato pergestire il materiale solido traspor-tato dalla piena. Il 4 ottobre 2010nella zona di Borzoli sono caduti340 mm di pioggia in 6 ore, con unrateo massimo di 100 mm in 1ora7, un evento per la zona classi-ficabile come eccezionale.

Ricordando che la superficie delbacino imbrifero relativa all’area delPilone è di 0,474 km2, è stato pos-sibile stimare che, nel momento dimaggior intensità del fenomeno,quando il terreno era ormai già sa-turo, la portata massima di deflus-so potrebbe aver raggiunto i 14m3/s, un valore molto elevato per ilrio Burlo ma che il tombotto avreb-be sopportato se si fosse trattatodi sola acqua. Purtroppo una gran-de quantità di detriti (canniccio, ra-mi, ecc.) trasportati dalla piena harapidamente occluso l’ingresso deltratto tombinato con il seguentestraripamento del torrente e alla-gamento dell’area circostante com-prendente gli impianti sportivi(Figg. 18a e 18b).Diversa è la situazione per gli al-tri sbarramenti. A tal proposito oc-corre ricordare che le dighe Fìgoie Galano superiore sono identifi-cate come “grandi dighe” e cometali sono presenti nell’elenco delRID8 catalogate come dighe “fuo-ri esercizio temporaneo”.

La presenza di modesti scarichi difondo e di superficie, sicuramentenon adeguati a quanto stabilito dal-le recenti disposizioni normative inmateria di sicurezza, piuttosto chelo stato di abbandono e la fitta ve-getazione presente nell’area amonte, un tempo destinata all’inva-so, impone per tali dighe un moni-toraggio periodico e una serie di in-terventi per la messa in sicurezza.In occasione degli eventi alluvio-nali del 1970 e del 1992 le acquetracimarono dalla diga (Preve,1996) e qualche rischio lo si cor-se anche con le intense pioggeche caddero su Genova nel gen-naio del 1996. In tale circostanzagli invasi di Borzoli si riempirononuovamente a causa dell’occlu-sione degli scarichi dovuta ai de-triti trasportati dalle acque le qua-li, rischiando di tracimare, furonomotivo di apprensione per gli abi-tanti della zona. Tutti i quotidianigenovesi dedicarono all’epocaqualche pagina all’evento (Fig. 19)e le vecchie dighe di Borzoli tor-narono alla ribalta.Conseguentemente a tale episo-dio venne allargato lo scarico difondo della diga Galano inferiore,mentre per le dighe Fìgoi e Gala-no superiore vennero successiva-mente vagliate una serie di ipotesial fine di eliminare o ridurre il rischiolegato alla loro presenza sul terri-

Fig. 17 – Scarico lungo il para-mento a valle della diga

7 Interpolazione dei dati forniti dallestazioni pluviometriche ARPAL piùvicine alla zona di Borzoli (MonteGazzo e Bolzaneto).

8 Secondo le normative attualmentein vigore (Legge 584/94) vengonodefinite grandi dighe gli sbarra-menti alti più di 15 metri o che de-terminano un invaso con capacitàsuperiore a 1.000.000 di metri cubi.

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torio. A tal proposito si ricorda lostudio effettuato dalla società EnelHydro Ismes Division “Dighe di Ga-lano e Figoi. Calcoli del profiloidraulico a valle delle strutture edidentificazione degli interventi permigliorare la sicurezza” e conse-gnato alla Provincia di Genova nel-l’anno 2004. Lo studio prevedevauna serie di possibili scenari:• Mantenimento delle opere nel-

l’attuale configurazione.• Dismissione di entrambe le dighe.• Dismissione della diga di Gala-

no e mantenimento della diga diFigoi.

• Riduzione dell’altezza di en-trambe le dighe.

La scelta progettuale è ricaduta sul-l’ampliamento della luce degli sca-richi di fondo per entrambe le dighe.Gli interventi di risistemazione do-vrebbero quindi prevedere un al-largamento degli esistenti cunicolidi scarico, valutando anche unaprotezione dal materiale trasporta-to in fase di piena caratterizzata dauna barriera realizzata con pali eprofilati metallici, atta ad intercetta-re i corpi galleggianti di maggiori di-mensioni. Alla data della pubblica-zione del presente studio gli autoriconstatano che tali accorgimentinon sono ancora stati realizzati.

7. CONCLUSIONI

Le ricerche condotte dagli autorinell’arco di oltre un anno hannopermesso di ricostruire, per la pri-ma volta, il funzionamento dell’in-tero complesso idraulico costituito

dalle dighe e dai laghi scomparsidi Genova Borzoli. Le acque rac-colte nei laghi Figoi e Galano ve-nivano fatte confluire nella zonadel Pilone, dove era presente il piùgrande degli invasi artificiali, non-ché il sistema di ruote idraulicheche trasferivano il movimento allemacchine degli opifici sottostanti.Erano gli inizi del XIX secolo.Nonostante il presente lavoro ab-bia condotto ad un livello di com-prensione generale abbastanzachiaro dell’intero sistema idraulico,alcuni interrogativi rimangono pe-rò senza risposta. Ad esempio nonè dato di sapere come le acque ve-nissero rilasciate dalle dighe, dalmomento che tutti i dispositivi de-gli scarichi di fondo sono spariti;oppure il motivo per cui si fosse si-stemata una ruota idraulica di gros-so diametro alcuni metri al di sopradel livello di massimo invaso delladiga del Pilone, richiedendo così lacostruzione di un tratto in pressio-ne che consentisse alle acque disuperare tale dislivello. Se a se-guito di future indagini emergeran-no nuovi elementi sarà forse pos-sibile formulare ulteriori ipotesi etrovare nuove spiegazioni.

RINGRAZIAMENTI Si ringraziano, oltre al prof. Ren-zo Rosso9 del Politecnico di Mila-

no e l’ing. Daniele Bignami, il sig.Marcenaro abitante e memoriastorica della zona di Borzoli, la si-gnora Masnata dell’omonima ta-baccheria locale, Roberto Poltiniper il sostegno logistico nelle cam-pagne di rilievo.

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Cipollina Giovanni “Regesti della ValPolcevera – Vol. II”, 1932.

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Enel Hydro Ismes Division “Dighedi Galano e Figoi. Calcoli del profi-lo idraulico a valle delle strutture edidentificazione degli interventi permigliorare la sicurezza” studio ef-fettuato per la Provincia di Genova,2004.

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Lamponi Maurizio “Antica Valpolce-vera” Edizioni LibroPiù, 2001.

Merlatti Graziella “Borzoli, tra Val-polcevera e Sestri Ponente” Stam-pa KC, 1996.

Ministero Infrastrutture – Provvedi-torato Interregionale OO.PP Lom-bardia Liguria “Interventi urgenti diprotezione civile per la messa in si-curezza delle grandi dighe (Ordi-nanza n° 3437) e Ordinanza delPresidente del Consiglio dei Mini-stri del 1° giugno 2005 – Messa insicurezza delle dighe Galano e Fi-goi (Comune di Genova)” –14/2/2007.

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Preve Marco, “La mia vicina diga” IlLavoro, domenica 14 gennaio 1996.

Temporelli G., Cassinelli N. “Oro Blu– La storia dell’acqua a Genova” Er-ga Edizioni, 2009.

ASG, Prefettura Sarda 386.

Tutte le immagini, dove non diversa-mente specificato, appartengono al-l’archivio di Giorgio Temporelli.

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9 Ordinario di Costruzioni Idraulichee Marittime e Idrologia nel Politec-nico di Milano, nonché Commis-sario Delegato per la messa insicurezza delle grandi dighe dellaregione Liguria.

Fig. 19 – Il quotidiano genovese “Il Lavoro” del 14 gennaio 1996riporta la notizia dello scampato pericolo