CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI ......Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini...

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Maurizia Vecchi CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI DELLA LAGUNA SUPERIORE DI VENEZIA Ricerche storico - archeologiche L'ERMA» di BRETSCHN.EIDER \h o I - ( i - - -- i LA FENICE Maurizia Vecchi CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI DELLA LAGUNA SUPERIORE DI VENEZIA Ricerche storico-archeologiche ..L'ERMA,, di BRETSCHNEIDER LA FENICE

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Maurizia Vecchi

CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI

DELLA LAGUNA SUPERIORE DI VENEZIA

Ricerche storico - archeologiche

L'ERMA» di BRETSCHN.EIDER

\h

o I -

( i - - --

i

LA FENICE

Maurizia Vecchi

CHIESE E MONASTERI

MEDIOEVALI SCOMPARSI

DELLA LAGUNA SUPERIORE

DI VENEZIA

Ricerche storico-archeologiche

..L'ERMA,, di BRETSCHNEIDER

LA FENICE

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i LA FENICE

COLLANA DI SCIENZE DELL'ANTICHITÀ

dfretta da

GUSTAVO TRAVERSARI

2

LA FENICE

COLLANA DI SCIENZE DELL'ANTICHITÀ

diretta da

GUSTAVO TRAVERSARI

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COMITATO SCIENTIFICO

Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini Tocci Franco Mirabella Roberti Mario Ortaffi Gherardo Tamani Giuliano Traversari Gustavo Treves Pietro Vecchi Giovanni

REDAZIONE

Università degli Studi Dipartimento di Scienze Storico-Archeologiche e Orientalistiche Palazzo Bernardo - S. Polo, 1977/A 30125 Venezia - Telef. (041) 87992

COMITATO SCIENTIFICO

Fales Mario Frederick

Forlati Tamaro Bruna

Michelini Tocci Franco

Mirabella Roberti Mario

Ortalli Gherardo

Tamani Giuliano

Traversari Gustavo

Treves Pietro

Vecchi Giovanni

REDAZIONE

Università degli Studi

Dipartimento di Scienze Storico-Archeologiche e Orientalistiche

Palazzo Bernardo - S. Polo, 1977/A

30125 Venezia - Telef. (041) 87992

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Maurizia Vecchi

CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI

DELLA LAGUNA SUPERIORE DI VENEZIA

Ricerche storico- archeologiche

.L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

Maurizia Vecchi

CHIESE E MONASTERI

MEDIOEVALI SCOMPARSI

DELLA LAGUNA SUPERIORE

DI VENEZIA

Ricerche storico-archeologiche

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

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PARTE PRIMA

CAPITOLO I

GENESI E DELIMITAZIONE DELLA RTCERCA

PARTE PRIMA

CAPITOLO I

GENESI E DELIMITAZIONE DELLA RICERCA

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Il presente lavoro realizza un programma già annunciato da alcuni anni' in concomitanza con la riapertura della questione torcellana 2 e del rinato inte-resse per le origini di Venezia. 3 Notevoli difficoltà ne hanno rinviata la pubbli-cazione; prima tra tutte l'unanime convinzione degli studiosi che in questo campo di indagine non rimanesse nulla da dire o da scoprire. 4 Lo spoglio minuzioso e selettivo dei documenti d'archivio da me sinora esaminati pur avendomi condotto a qualche risultato positivo, 5 non sembrava incoraggiare uno studio "sistematico" tale da rendere possibile, entro un ben definito con-testo territoriale della Laguna Veneta una mappa archeologica di edifici reli-giosi medioevali scomparsi.

La mole dei documenti offriva una congerie disseminata di notizie sparse e slegate rendendo attendibile la previsione di portare, nel migliore dei casi, un qualche contributo ulteriore isolato, non più di un tassello di un mosaico de-stinato a rimanere sconosciuto: risultato poco soddisfacente rispetto agli obiet-tivi che si proponeva il progetto.

Questi si possono schematizzare così: individuazione dell'area archeologica dei singoli edifici possibilità di una loro «unità sistematica» limiti cronologici anteriori al gotico limiti topografici comprensoriali possibilità di indicazioni tipologiche.

Obiettivi intenzionali, questi, raggiungibili in tutto o in parte, e comun-que da sottoporre a tutte quelle garanzie preliminari di cui ho avuto modo di parlare altrove trattando dei rapporti tra metodo archivistico ed archeologia. 6

V'era il pericolo di costruire una "unità sistematica" a priori risultante da collegamenti di notizie, da illazioni, da riferimenti generici ad altre scienze, da procedimenti dedotti da una arché astratta e soltanto mentale; di dimostrare intellettualmente in teoria ciò che invece è da mostrare e da esibire nelle cose.

L'archivio per quanto importante non è più di un inizio ipotetico, mentre il punto di partenza concreto, alla base di ogni effettivo sviluppo è soltanto l'arché materiale in stretto contatto con la realtà del terreno.

Innanzi alla molteplicità e grande varietà delle fonti si rendeva necessaria una cauta scelta il più possibile corrispondente e finalizzata agli obiettivi.

La scelta cadde sui Manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia, con-tenenti le descrizioni delle Visite Pastorali eseguite nella Diocesi di Torcello

Il presente lavoro realizza un programma già annunciato da alcuni anni1

in concomitanza con la riapertura della questione torcellana2 e del rinato inte- resse per le origini di Venezia.3 Notevoli difficoltà ne hanno rinviata la pubbli- cazione; prima tra tutte l'unanime convinzione degli studiosi che in questo campo di indagine non rimanesse nulla da dire o da scoprire.4 Lo spoglio minuzioso e selettivo dei documenti d'archivio da me sinora esaminati pur avendomi condotto a qualche risultato positivo,5 non sembrava incoraggiare uno studio "sistematico" tale da rendere possibile, entro un ben definito con- testo territoriale della Laguna Veneta una mappa archeologica di edifici reli- giosi medioevali scomparsi.

La mole dei documenti offriva una congerie disseminata di notizie sparse e slegate rendendo attendibile la previsione di portare, nel migliore dei casi, un qualche contributo ulteriore isolato, non più di un tassello di un mosaico de- stinato a rimanere sconosciuto: risultato poco soddisfacente rispetto agli obiet- tivi che si proponeva il progetto.

Questi si possono schematizzare così:

1) individuazione dell'area archeologica dei singoli edifici 2) possibilità di una loro «unità sistematica»

3 ) limiti cronologici anteriori al gotico 4) limiti topografici comprensoriali

5) possibilità di indicazioni tipologiche.

Obiettivi intenzionali, questi, raggiungibili in tutto o in parte, e comun- que da sottoporre a tutte quelle garanzie preliminari di cui ho avuto modo di parlare altrove trattando dei rapporti tra metodo archivistico ed archeologia.6

V'era il pericolo di costruire una "unità sistematica" a priori risultante da collegamenti di notizie, da illazioni, da riferimenti generici ad altre scienze, da procedimenti dedotti da una arché astratta e soltanto mentale; di dimostrare intellettualmente in teoria ciò che invece è da mostrare e da esibire nelle cose.

L'archivio per quanto importante non è più di un inizio ipotetico, mentre il punto di partenza concreto, alla base di ogni effettivo sviluppo è soltanto Varché materiale in stretto contatto con la realtà del terreno.

Innanzi alla molteplicità e grande varietà delle fonti si rendeva necessaria una cauta scelta il più possibile corrispondente e finalizzata agli obiettivi.

La scelta cadde sui Manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia, con- tenenti le descrizioni delle Visite Pastorali eseguite nella Diocesi di Torcello

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dal 1591 al XIX secolo, epoca in cui questa venne assorbita da quella di Vene-zia.

L'esame comparativo ditali documenti rivela forti disparità dovute alle mutate condizioni storiche e politiche verificatesi entro tale periodo, alla diffe-renza degli interessi dei Vescovi, derivante dal loro carattere, dalle loro predi-lezioni, dalla loro cultura, dalla maggiore o minore attenzione prestata a certe cose invece che ad altre, dalle loro più o meno meticolose note.

Tra questo gruppo l'optimwn apparve rappresentato dalle descrizioni del-le Visite Pastorali dei Vescovi Jacopo Vianoli e Marco Giustiniani, contenute in due Manoscritti della seconda metà del sec. XVII, i quali vennero così ad assumere il ruolo di Manoscritti-guida per le seguenti ragioni:

- La Diocesi di Torcello in quell'epoca aveva la massima estensione nel-le Isole della Laguna Superiore e pertanto veniva a comprendere la quasi tota-lità delle costruzioni religiose. Nel secolo XVII, e cioè prima dell'ondata di soppressioni, trasformazioni, secolarizzazioni, che toccarono il culmine nel pe-riodo napoleonico, quelle esistenti ammontavano a circa una sessantina (com-presi gli oratori privati).

- I Manoscritti-guida si distinguono nettamente da quelli che li prece-dono e da quelli che li seguono per il grande spazio concesso a puntuali ed accurati riferimenti alle strutture architettoniche. Gli altri, invece, hanno carat-tere prevalentemente storico (talvolta di rilevante interesse come per esempio il Ms. 32/1591, del Vescovo Grimani ampiamente citato dal Corner; talvolta scarni e persino ridotti ad un semplice elenco di nomi come in quelli più tardi). Analisi particolareggiate, annotazioni ed osservazioni precise, descrizio-ni esaurienti occupano nei Manoscritti-guida sino ad otto fogli dedicati ad un solo edificio là dove allo stesso viene negli altri assegnato l'esiguo spazio di uno o due.

- La Diocesi torcellana, all'epoca, costituiva una configurazione topo-grafica abbracciante quasi interamente (lo scarto come si vedrà è minimo) il comprensorio della Laguna Superiore.

- I Manoscritti-guida offrivano infine la possibilità di operare un taglio cronologico comprendente l'arco di tempo che va dall'Alto Medioevo alla se-conda metà del XIII secolo.

Tale criterio riduttivo lascia da parte gli oratori che vengono prevalente-mente costruiti dal sec. XIV in poi (con punta massima nel XVII secolo) ed inoltre le chiese ed i monasteri posteriori alla fine del sec. XIII.

È opportuno richiamare l'attenzione su quanto rimane escluso nei e dai Manoscritti-guida.

Non vengono presi in esame: cronologicamente oltre agli oratori che, come si è detto, sono di epoca

tarda, anche S. Bernardo di Murano, compreso nei Manoscritti, ma fondato in periodo gotico (a. 1382, circa);

topograjicamente alcuni edifici religiosi che in quanto extra-Diocesi

dal 1591 al XIX secolo, epoca in cui questa venne assorbita da quella di Vene- zia.

L'esame comparativo di tali documenti rivela forti disparità dovute alle mutate condizioni storiche e politiche verificatesi entro tale periodo, alla diffe- renza degli interessi dei Vescovi, derivante dal loro carattere, dalle loro predi- lezioni, dalla loro cultura, dalla maggiore o minore attenzione prestata a certe cose invece che ad altre, dalle loro più o meno meticolose note.

Tra questo gruppo Voptimum apparve rappresentato dalle descrizioni del- le Visite Pastorali dei Vescovi Jacopo Vianoli e Marco Giustiniani, contenute in due Manoscritti della seconda metà del sec. XVII, i quali vennero così ad assumere il ruolo di Manoscritti-guida per le seguenti ragioni:

— La Diocesi di Torcello in quell'epoca aveva la massima estensione nel- le Isole della Laguna Superiore e pertanto veniva a comprendere la quasi tota- lità delle costruzioni religiose. Nel secolo XVII, e cioè prima dell'ondata di soppressioni, trasformazioni, secolarizzazioni, che toccarono il culmine nel pe- riodo napoleonico, quelle esistenti ammontavano a circa una sessantina (com- presi gli oratori privati).

— I Manoscritti-guida si distinguono nettamente da quelli che li prece- dono e da quelli che li seguono per il grande spazio concesso a puntuali ed accurati riferimenti alle strutture architettoniche. Gli altri, invece, hanno carat- tere prevalentemente storico (talvolta di rilevante interesse come per esempio il Ms. 32/1591, del Vescovo Grimani ampiamente citato dal Corner; talvolta scarni e persino ridotti ad un semplice elenco di nomi come in quelli più tardi). Analisi particolareggiate, annotazioni ed osservazioni precise, descrizio- ni esaurienti occupano nei Manoscritti-guida sino ad otto fogli dedicati ad un solo edificio là dove allo stesso viene negli altri assegnato l'esiguo spazio di uno o due.

— La Diocesi torcellana, all'epoca, costituiva una configurazione topo- grafica abbracciarne quasi interamente (lo scarto come si vedrà è minimo) il comprensorio della Laguna Superiore.

— I Manoscritti-guida offrivano infine la possibilità di operare un taglio cronologico comprendente l'arco di tempo che va dall'Alto Medioevo alla se- conda metà del XIII secolo.

Tale criterio riduttivo lascia da parte gli oratori che vengono prevalente- mente costruiti dal sec. XIV in poi (con punta massima nel XVII secolo) ed inoltre le chiese ed i monasteri posteriori alla fine del sec. XIII.

È opportuno richiamare l'attenzione su quanto rimane escluso nei e dai Manoscritti-guida.

Non vengono presi in esame:

a) cronologicamente oltre agli oratori che, come si è detto, sono di epoca tarda, anche S. Bernardo di Murano, compreso nei Manoscritti, ma fondato in periodo gotico (a. 1382, circa);

b) topograficamente alcuni edifici religiosi che in quanto extra-Diocesi

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non figurano nelle Visite Pastorali dei Manoscritti-guida, ma che però appar-tengono al comprensorio della Laguna Superiore non essendovi perfetta coin-cidenza tra l'estensione di questo e quella della Diocesi. È da notare, tuttavia, che, se si prescinde da quegli edifici che esorbitano dai limiti cronologici di cui si è detto sopra (come per esempio il complesso monasteriale di S. Pietro di Murano), i monumenti tralasciati e che entrerebbero di diritto entro i confini della ricerca sono soltanto due e cioè: il complesso monasteriale di San Cipria-no di Murano e la chiesa di San Mattia di Murano.

Tali costruzioni se si tiene conto del loro numero estremamente esiguo rispetto a quelle prese in esame (venti chiese e sedici monasteri) non incidono sulle componenti topografiche e tipologiche eventualmente emergenti. Potran-no, comunque, essere oggetto di una ulteriore ricerca integrante.

Chiariti i criteri che hanno condotto a chiudere entro limiti ben definiti, in sospensione di giudizio, tale epoché archivistica (comprendente la quasi tota-lità delle chiese e dei monasteri descritti nei Manoscritti-guida), va sottolineato che si è fatto ricorso ad ogni e qualsiasi altra fonte che potesse portare luce, sussidio, conferma (piante, mappe, relazioni di scavi, documenti artistici, stori-ci..., etc).

Per le chiese scomparse non è stata trascurata la possibilità di confronti con quelle esistenti conservanti la struttura medioevale e comprese nel predet-to arco cronologico (SS. Maria e Donato di Murano, S. Maria Assunta di Torcel-lo, S. Martino di Burano, S. Caterina di Mazzorbo) e con altre che pur avendo modificato totalmente o parzialmente l'interno perché secolarizzate ed adibite ad altro uso hanno però mantenuto elementi della struttura esterna come Santa Chiara di Murano (diventata vetreria), Santa Maria delle Grazie di Burano detta « Le Cappuccine », Santa Maria degli Angeli di Murano.

Tali riferimenti all'esistente non sono stati invece, com'è ovvio, possibili per i monasteri, che sono tutti scomparsi.

Punto di riferimento fondamentale e costante di tutta la problematica e di ogni sviluppo topografico, tipologico e di scavo, rimane l'identificazione delle aree archeologiche, che sono state individuate e di cui sono date note informa-tive nella totalità degli edifici in oggetto.

La scelta del territorio della Laguna Superiore rispetto a quello della città di Venezia (i cui edifici religiosi appartenenti alla stessa epoca ed allo stesso modo di costruire non potevano essere dissimili) offre inoltre notevoli vantag-gi. Nella Laguna Superiore, infatti, l'agibiità archeologica in loco è in diversi casi possibile, mentre per Venezia la cosa risulterebbe molto difficile se non irrealizzabile.

I M. VECCHI, Torcello: chiese e monasteri scomparsi, in «Rivista di Archeologia», 11, Vene-zia 1978, p. 106 Ss.; In., Torcello ricerche e contributi, in Studia Achaelogica, 25, «L'Erma» di Bretschneider, Roma 1979, p. 38.

2 Per la bibliografia sull'argomento, indicativamente cfr. ID., ibid., p. 123 ss. e Iii, Torcel-lo nuove ricerche, in Studia Archaelogica, 34, «L'Erma» di Bretschneider, Roma 1981, p. 201 ss

non figurano nelle Visite Pastorali dei Manoscritti-guida, ma che però appar- tengono al comprensorio della Laguna Superiore non essendovi perfetta coin- cidenza tra l'estensione di questo e quella della Diocesi. È da notare, tuttavia, che, se si prescinde da quegli edifici che esorbitano dai limiti cronologici di cui si è detto sopra (come per esempio il complesso monasteriale di S. Pietro di Murano), i monumenti tralasciati e che entrerebbero di diritto entro i confini della ricerca sono soltanto due e cioè: il complesso monasteriale ài San Cipria- no di Murano e la chiesa di San Mattia di Murano.

Tali costruzioni se si tiene conto del loro numero estremamente esiguo rispetto a quelle prese in esame (venti chiese e sedici monasteri) non incidono sulle componenti topografiche e tipologiche eventualmente emergenti. Potran- no, comunque, essere oggetto di una ulteriore ricerca integrante.

Chiariti i criteri che hanno condotto a chiudere entro limiti ben definiti, in sospensione di giudizio, tale epoché archivistica (comprendente la quasi tota- lità delle chiese e dei monasteri descritti nei Manoscritti-guida), va sottolineato che si è fatto ricorso ad ogni e qualsiasi altra fonte che potesse portare luce, sussidio, conferma (piante, mappe, relazioni di scavi, documenti artistici, stori- ci..., etc).

Per le chiese scomparse non è stata trascurata la possibilità di confronti con quelle esistenti conservanti la struttura medioevale e comprese nel predet- to arco cronologico (.SiS. Maria e Donato di Murano, S. Maria Assunta di Porcel- lo, S. Martino di Burano, S. Caterina di Mazzorbo ) e con altre che pur avendo modificato totalmente o parzialmente l'interno perché secolarizzate ed adibite ad altro uso hanno però mantenuto elementi della struttura esterna come Santa Chiara di Murano (diventata vetreria), Santa Maria delle Grazie di Burano detta «Le Cappuccine», Santa Maria degli Angeli di Murano.

Tali riferimenti all'esistente non sono stati invece, com'è ovvio, possibili per i monasteri, che sono tutti scomparsi.

Punto di riferimento fondamentale e costante di tutta la problematica e di ogni sviluppo topografico, tipologico e di scavo, rimane l'identificazione delle aree archeologiche, che sono state individuate e di cui sono date note informa- tive nella totalità degli edifici in oggetto.

La scelta del territorio della Laguna Superiore rispetto a quello della città di Venezia (i cui edifici religiosi appartenenti alla stessa epoca ed allo stesso modo di costruire non potevano essere dissimili) offre inoltre notevoli vantag- gi. Nella Laguna Superiore, infatti, l'agibilità archeologica in loco è in diversi casi possibile, mentre per Venezia la cosa risulterebbe molto difficile se non irrealizzabile.

1 M. Vecchi, Torcetto : chiese e monasteri scomparsi, in «Rivista di Archeologia», II, Vene- zia 1978, p. 106 ss.; Id., Torcello ricerche e contributi, in Studia Achaelogica, 25, «L'Erma» di Bretschneider, Roma 1979, p. 38.

2 Per la bibliografìa sull'argomento, indicativamente cfr. Id., ibid., p. 123 ss. e Id., Torcel- lo nuove ricerche, in Studia Archaelogica, 34, «L'Erma» di Bretschneider, Roma 1981, p. 201 ss.

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Rimando, a questo proposito, agli atti del Symposium italo-polacco sul tema Le origini di Venezia, Venezia 1981.

Dopo l'ampio lavoro dello Zorzi, durato dodici anni, (Venezia scomparsa, Venezia 1972, 2 voll,) non soltanto compendiario degli studi precedenti, ma arricchito da documentazioni archivistiche inedite, non sembrava esserci molto da aggiungere sull'argomento che, purtroppo restava molto lacunoso specie (ci riferiamo alle isole della Laguna Superiore di Venezia) per Torcello e Burano. I manoscritti dell'Archivio Patriarcale, soprattutto, e quelli di alcuni fondi non mai consultati dell'Archivio di Stato di Venezia, hanno permesso di venire in possesso delle documentazioni che qui presento e di cui non si supponeva l'esistenza.

M. VECCHI, Torcello: chiese e monasteri scomparsi, art. c:., p. 106 ss. e ID., Torcello ricerche e contributi, op. cit., p. 37 ss.

6 Ir, Metodo Archivistico ed Archeologia, in Le Origini di Venezia, op. cit., p. 65 SS.

3 Rimando, a questo proposito, agli atti del Symposium italo-polacco sul tema Le origini di Venezia, Venezia 1981.

4 Dopo l'ampio lavoro dello Zorzi, durato dodici anni, (Venezia scomparsa, Venezia 1972, 2 voli.) non soltanto compendiario degli studi precedenti, ma arricchito da documentazioni archivistiche inedite, non sembrava esserci molto da aggiungere sull'argomento che, purtroppo restava molto lacunoso specie (ci riferiamo alle isole della Laguna Superiore di Venezia) per Torcello e Burano. I manoscritti dell'Archivio Patriarcale, soprattutto, e quelli di alcuni fondi non mai consultati dell'Archivio di Stato di Venezia, hanno permesso di venire in possesso delle documentazioni che qui presento e di cui non si supponeva l'esistenza.

5 M. Vecchi, Torcello: chiese e monasteri scomparsi, art. cit., p. 106 ss. e Id., Torcello ricerche e contributi, op. cit., p. 37 ss.

6 Id., Metodo Archivistico ed Archeologia, in Le Origini di Venezia, op. cit., p. 65 ss.

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CAPITOLO 11

ANALISI DIACRONICA E DISCUSSIONE CPJTICA

DELLE FONTI

CAPITOLO II

ANALISI DIACRONICA

E DISCUSSIONE CRITICA

DELLE FONTI

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Le aree di interesse archeologico esistenti nelle isole della Laguna Supe-riore di Venezia (fig. 1-2) e suscettibili di essere prese in esame in funzione di uno studio sistematico dell'architettura religiosa qui sviluppatasi in periodo altomedioevale e medioevale, sono diverse.'

Infatti le chiese ed i monasteri di cui abbiamo notizie e che popolavano questa zona della Laguna veneziana erano in numero ingentissimo prima che le soppressioni effettuate nel corso dei secoli e culminate in quella drastica e devastatrice dell'epoca napoleonica, ne provocassero la decimazione e disper-sione quasi totale. 2

Il patrimonio culturale ed artistico perduto non è calcolabile e questo non soltanto per la storia dell'arte moderna, ma in special modo per la storia del-l'arte medioevale. 3

Ci sono rimaste, negli archivi o in pubblicazioni settecentesche, diverse testimonianze, 4 ma credo si possa affermare che le documentazioni fino ad ora edite, interessino maggiormente la storia che non la storia dell'arte in generale e l'architettura e l'archeologia in particolare. 5

Per quest'ultima, una fonte di notizie è fornita dalle Guide della città e delle vicine isole e da quanto è stato possibile recuperare dalle documentazioni di epoca napoleonica che riportano le stime, dell'arredo interno e del materiale edile dei vari edifici religiosi, disposte per la vendita all'asta in concomitanza con i decreti di soppressione. 6

Altra fonte, ma purtroppo molto limitata per lo studio dell'argomento sono stati sino ad ora i quadri paesaggistici o le incisioni che si sono potuti reperire e che riproducono alcune di queste costruzioni religiose. 7

Essi hanno grande importanza poiché offrono un'idea visiva degli insiemi. Purtroppo, come si è detto, le testimonianze di questo tipo sono, allo stato attuale degli studi fatti, una minoranza esigua e la loro fedeltà non è garantita in assoluto.8

Da tutto ciò si è potuto ricavare un quadro dell'argomento che, pur pre-zioso, poiché in grado di fornire elementi che diversamente sarebbero perduti, è da riferirsi tuttavia soprattutto alla storia dell'arte moderna. Infatti, le pitture o le sculture interne alle costruzioni religiose, i damaschi o gli accessori (tutti elementi, questi, che è stato possibile trarre nei casi in cui si è venuti in posses-so delle stime di vendita all'asta) sono nella quasi totalità di epoca tarda. Così anche i quadri e ie incisioni di cui si è parlato e che ci rappresentano gli edifici

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Le aree di interesse archeologico esistenti nelle isole della Laguna Supe- riore di Venezia (fig. 1-2) e suscettibili di essere prese in esame in funzione di uno studio sistematico dell'architettura religiosa qui sviluppatasi in periodo altomedioevale e medioevale, sono diverse.1

Infatti le chiese ed i monasteri di cui abbiamo notizie e che popolavano questa zona della Laguna veneziana erano in numero ingentissimo prima che le soppressioni effettuate nel corso dei secoli e culminate in quella drastica e devastatrice dell'epoca napoleonica, ne provocassero la decimazione e disper- sione quasi totale.2

Il patrimonio culturale ed artistico perduto non è calcolabile e questo non soltanto per la storia dell'arte moderna, ma in special modo per la storia del- l'arte medioevale.3

Ci sono rimaste, negli archivi o in pubblicazioni settecentesche, diverse testimonianze,4 ma credo si possa affermare che le documentazioni fino ad ora edite, interessino maggiormente la storia che non la storia dell'arte in generale e l'architettura e l'archeologia in particolare.5

Per quest'ultima, una fonte di notizie è fornita dalle Guide della città e delle vicine isole e da quanto è stato possibile recuperare dalle documentazioni di epoca napoleonica che riportano le stime, dell'arredo interno e del materiale edile dei vari edifici religiosi, disposte per la vendita all'asta in concomitanza con i decreti di soppressione.6

Altra fonte, ma purtroppo molto limitata per lo studio dell'argomento sono stati sino ad ora i quadri paesaggistici o le incisioni che si sono potuti reperire e che riproducono alcune di queste costruzioni religiose.7

Essi hanno grande importanza poiché offrono un'idea visiva degli insiemi. Purtroppo, come si è detto, le testimonianze di questo tipo sono, allo stato attuale degli studi fatti, una minoranza esigua e la loro fedeltà non è garantita in assoluto.8

Da tutto ciò si è potuto ricavare un quadro dell'argomento che, pur pre- zioso, poiché in grado di fornire elementi che diversamente sarebbero perduti, è da riferirsi tuttavia soprattutto alla storia dell'arte moderna. Infatti, le pitture o le sculture interne alle costruzioni religiose, i damaschi o gli accessori (tutti elementi, questi, che è stato possibile trarre nei casi in cui si è venuti in posses- so delle stime di vendita all'asta) sono nella quasi totalità di epoca tarda. Così anche i quadri e le incisioni di cui si è parlato e che ci rappresentano gli edifici

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più illustri, riproducono esterni di costruzioni ristrutturate, in alzato, per lo più in epoca rinascimentale o barocca, con rare tracce del periodo gotico, rarissime di quello romanico. 9

Il problema maggiore e non ancora preso sistematicamente in esame resta a tutt'oggi, perciò, quello della originaria struttura architettonica di così nume-rosi edifici che popolavano un tempo le più famose isole della Laguna Supe-riore. 10

Dalla storia ci è noto che alcune chiese e monasteri avevano origini anti-chissime. Le fonti cronachistiche, ci informano, ad esempio, della esistenza del monastero di San Giovanni Evangelista di Torcello, contemporaneo di Santa Maria Assunta."

Così, dello stesso periodo, sarebbe la chiesa di Sant'Andrea di Ammiana e San Salvatore di Murano le precederebbe entrambe di circa due secoli.' 2

Altre costruzioni monasteriali sono fatte risalire al 700, come Santa Cate-rina di Mazzorbo, altre ancora al Mille o poco oltre. 13 Possiamo ricavare, dalle notizie di storia veneta di cui per Venezia e le sue principali isole specie il Corner, nel suo monumentale lavoro, ci offre i dati più precisi,' 4 che il fiorire di chiese e monasteri nella Laguna Superiore può comprendersi a cominciare dal VII secolo fino al XII. Prosegue, in forma minore, fino al XIV sec. e, successivamente, si riduce notevolmente, fatta eccezione per gli oratori, nume-rosissimi specie intorno al 1600-1700."

Tutto questo rientra in quell'economia espansionistica succeduta al divul-garsi della cultura monastica che vede nell'Italia, oltre alla sede per eccellenza, della nascita dell'ordine benedettino, anche un importante punto di conver-genza tra le diverse correnti religiose provenienti dall'Oriente e dal Nord Eu-ropa.'6

La Regola di San Benedetto porta, in Occidente, una riforma sostanziale che si traduce contemporaneamente nell'architettura dei nuovi complessi monastici. Il monastero diviene un vero e proprio centro, cittadino e agricolo, in cui tutto è predisposto per l'autonomia e la sopravvivenza dei monaci che ne fanno parte.' 7

Il piano di San Gallo ci mostra il monastero benedettino al massimo della sua evoluzione e funzionalità. 18

Siamo ai primi dell'800 e la cristianizzazione compiuta da San Patrizio, San Colombano e seguaci, ha conquistato quasi tutta l'Europa creando in Ir-landa, Inghilterra, Gallia ed Italia, centri di diffusione spirituale e culturale. 19 Poco importa se il piano di San Gallo sia stato o no realizzato, l'essenziale è che esso ci offre l'idea più completa della struttura monasteriale occidentale. Insieme alla riproduzione della miniatura di Centula costituisce un documento insostituibile ed un punto di riferimento obbligato. 20

I complessi religiosi, dagli insiemi benedettini di Subiaco e Montecassino, alla riforma cistercense ed al successivo moltiplicarsi di ordini cui fanno capo San Francesco e San Domenico, sembrano mantenere, anche se adeguato so-prattutto alle diverse latitudini, lo stesso schema di base. 2 '

Sia nella chiesa che nel monastero ci si è inizialmente rifatti alla configu-

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più illustri, riproducono esterni di costruzioni ristrutturate, in alzato, per lo più in epoca rinascimentale o barocca, con rare tracce del periodo gotico, rarissime di quello romanico.9

Il problema maggiore e non ancora preso sistematicamente in esame resta a tutt'oggi, perciò, quello della originaria struttura architettonica di così nume- rosi edifìci che popolavano un tempo le più famose isole della Laguna Supe- riore. 10

Dalla storia ci-è noto che alcune chiese e monasteri avevano origini anti- chissime. Le fonti cronachistiche, ci informano, ad esempio, della esistenza del monastero di San Giovanni Evangelista di Torcello, contemporaneo di Santa Maria Assunta.11

Così, dello stesso periodo, sarebbe la chiesa di Sant'Andrea di Ammiana e San Salvatore di Murano le precederebbe entrambe di circa due secoli.12

Altre costruzioni monasteriali sono fatte risalire al 700, come Santa Cate- rina di Mazzorbo, altre ancora al Mille o poco oltre.13 Possiamo ricavare, dalle notizie di storia veneta di cui per Venezia e le sue principali isole specie il Corner, nel suo monumentale lavoro, ci offre i dati più precisi,14 che il fiorire di chiese e monasteri nella Laguna Superiore può comprendersi a cominciare dal VII secolo fino al XII. Prosegue, in forma minore, fino al XFV sec. e, successivamente, si riduce notevolmente, fatta eccezione per gli oratori, nume- rosissimi specie intorno al 1600-1700.15

Tutto questo rientra in quell'economia espansionistica succeduta al divul- garsi della cultura monastica che vede nell'Italia, oltre alla sede per eccellenza, della nascita dell'ordine benedettino, anche un importante punto di conver- genza tra le diverse correnti religiose provenienti dall'Oriente e dal Nord Eu- ropa. 16

La Regola di San Benedetto porta, in Occidente, una riforma sostanziale che si traduce contemporaneamente nell'architettura dei nuovi complessi monastici. Il monastero diviene un vero e proprio centro, cittadino e agricolo, in cui tutto è predisposto per l'autonomia e la sopravvivenza dei monaci che ne fanno parte.17

Il piano di San Gallo ci mostra il monastero benedettino al massimo della sua evoluzione e funzionalità.18

Siamo ai primi dell'800 e la cristianizzazione compiuta da San Patrizio, San Colombano e seguaci, ha conquistato quasi tutta l'Europa creando in Ir- landa, Inghilterra, Gallia ed Italia, centri di diffusione spirituale e culturale.19

Poco importa se il piano di San Gallo sia stato o no realizzato, l'essenziale è che esso ci offre l'idea più completa della struttura monasteriale occidentale. Insieme alla riproduzione della miniatura di Centula costituisce un documento insostituibile ed un punto di riferimento obbligato.20

I complessi religiosi, dagli insiemi benedettini di Subiaco e Montecassino, alla riforma cistercense ed al successivo moltiplicarsi di ordini cui fanno capo San Francesco e San Domenico, sembrano mantenere, anche se adeguato so- prattutto alle diverse latitudini, Io stesso schema di base.21

Sia nella chiesa che nel monastero ci si è inizialmente rifatti alla configu-

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razione della basilica ed a quella spaziale e funzionalej del peristiio della casa romana quale centro di un complesso organismo costruttivo. 22

Importanza fondamentale assume il chiostro, luogo soprattutto di medita-zione e di silenzio, dalle laterali gallerie coperte, affiancato alla chiesa con la quale comunica.23

La Regola non prevede la cella isolata, ma dormitori comuni come comu-ne è il refettorio. L'ala occidentale comprende la cantina, gli alloggi per gli ospiti, il noviziato, l'infermeria. La biblioteca ha una funzione particolare per la trascrizione dei manoscritti. La cucina, l'orto, il giardino, le scuderie e tutto ciò che necessita alla vita spirituale e fisica dei monaci è rappresentato nel monastero. La cinta muraria racchiude l'insieme quale struttura di fortfficazio-ne specie in quelle terre che esigevano difesa dalle incursioni e dagli attacchi nemici.24

I Cistercensi (fig. 3) adottano la pianta della chiesa a croce ed introduco-no qualche variante (es. refettorio perpendicolare all'asse della navata), ma, nella sostanza, come anche gli altri ordini religiosi, l'impianto di base resta Io stesso. 2' Solo i Certosini apportano la più importante modifica: il loro anacore-tismo li portò ad aggiungere un secondo chiostro molto vasto intorno al quale vennero costruite piccole costruzioni singole per i monaci che potevano vivere così anche isolati, ma il resto degli edifici adibiti alla vita comunitaria restò, comunque, fedele all'archetipo benedettino. 26

Ritornando al caso specifico delle isole della Laguna Superiore di Vene-zia, la presente ricerca è stata condotta partendo dagli Archivi con la precisa intenzione di recuperare il maggior numero possibile di informazioni architet-toniche inerenti alle costruzioni religiose in questione. L'Archivio Patriarcale di Venezia ha dato risultati notevoli in questo senso.

Infatti la Diocesi di Torcello (fig. 4) sotto cui, fino al momento della sua fusione con il Patriarcato di Venezia, cadevano le suddette isole su cui erano una sessantina circa di edifici religiosi, conserva tuttora i resoconti delle Visite Pastorali effettuate tra il 1590 e la fine del XVIII sec.

Nelle descrizioni del 1600 in questa sede esaminate (cfr. cap. I, p. 6), quanto fino a qui è stato detto circa la funzionalità del monastero, non rivela mutamenti sostanziali. 27 Caratteristica comune è la ubicazione che vuole alme-no uno dei lati in corrispondenza del canale, l'esistenza della cavana per l'ap-prodo e il riparo delle barche, la mancanza di scuderie, la cinta muraria più a carattere tutelativo della tranquillità dei religiosi che a carattere difensivo.

Rarissimo il caso del doppio chiostro, quasi regolare la molteplicità degli oratori interni e l'esistenza di vasti dormitori comuni suddivisi in celle. 28

Dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale è stato possibile, inoltre, trarre informazioni circa la pianta longitudinale, a croce, o accentrata, delle diverse chiese,29 il numero delle navate, delle porte, delle finestre, il tipo di coperto, l'esistenza o meno di portico e sottoportico, l'ubicazione del battistero, l'orien-tazione dell'abside maggiore, il tipo di pavimentazione e le eventuali decora-zioni musive.30

Molto altro è contenuto nei suddetti documenti. Spesso ci si sofferma

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razione della basilica ed a quella spaziale e funzionale del peristilio della casa romana quale centro di un complesso organismo costruttivo.22

Importanza fondamentale assume il chiostro, luogo soprattutto di medita- zione e di silenzio, dalle laterali gallerie coperte, affiancato alla chiesa con la quale comunica.23

La Regola non prevede la cella isolata, ma dormitori comuni come comu- ne è il refettorio. L'ala occidentale comprende la cantina, gli alloggi per gli ospiti, il noviziato, l'infermeria. La biblioteca ha una funzione particolare per la trascrizione dei manoscritti. La cucina, l'orto, il giardino, le scuderie e tutto ciò che necessita alla vita spirituale e fìsica dei monaci è rappresentato nel monastero. La cinta muraria racchiude l'insieme quale struttura di fortificazio- ne specie in quelle terre che esigevano difesa dalle incursioni e dagli attacchi nemici.24

I Cistercensi (fig. 3) adottano la pianta della chiesa a croce ed introduco- no qualche variante (es. refettorio perpendicolare all'asse della navata), ma, nella sostanza, come anche gli altri ordini religiosi, l'impianto di base resta lo stesso.25 Solo i Certosini apportano la più importante modifica: il loro anacore- tismo li portò ad aggiungere un secondo chiostro molto vasto intorno al quale vennero costruite piccole costruzioni singole per i monaci che potevano vivere così anche isolati, ma il resto degli edifici adibiti alla vita comunitaria restò, comunque, fedele all'archetipo benedettino.26

Ritornando al caso specifico delle isole della Laguna Superiore di Vene- zia, la presente ricerca è stata condotta partendo dagli Archivi con la precisa intenzione di recuperare il maggior numero possibile di informazioni architet- toniche inerenti alle costruzioni religiose in questione. L'Archivio Patriarcale di Venezia ha dato risultati notevoli in questo senso.

Infatti la Diocesi di Torcello (fig. 4) sotto cui, fino al momento della sua fusione con il Patriarcato di Venezia, cadevano le suddette isole su cui erano una sessantina circa di edifici religiosi, conserva tuttora i resoconti delle Visite Pastorali effettuate tra il 1590 e la fine del XVIII sec.

Nelle descrizioni del 1600 in questa sede esaminate (cfr. cap. I, p. 6), quanto fino a qui è stato detto circa la funzionalità del monastero, non rivela mutamenti sostanziali.27 Caratteristica comune è la ubicazione che vuole alme- no uno dei lati in corrispondenza del canale, l'esistenza della cavana per l'ap- prodo e il riparo delle barche, la mancanza di scuderie, la cinta muraria più a carattere tutelativo della tranquillità dei religiosi che a carattere difensivo.

Rarissimo il caso del doppio chiostro, quasi regolare la molteplicità degli oratori interni e l'esistenza di vasti dormitori comuni suddivisi in celle.28

Dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale è stato possibile, inoltre, trarre informazioni circa la pianta longitudinale, a croce, o accentrata, delle diverse chiese,29 il numero delle navate, delle porte, delle finestre, il tipo di coperto, l'esistenza o meno di portico e sottoportico, l'ubicazione del battistero, l'orien- tazione dell'abside maggiore, il tipo di pavimentazione e le eventuali decora- zioni musive.30

Molto altro è contenuto nei suddetti documenti. Spesso ci si sofferma

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sulla illustrazione di quadri, pale, iconostasi, reliquiari, argenterie, altari, tap-pezzerie ecc. Scrupolosamente vengono nominate le Gonfraternite, religiose e laiche, che presiedevano alle differenti funzioni, così come sono illustrati i rituali religiosi in uso ed altri dati ulteriori che esulano dai limiti della presente ricerca, ma di cui viene ugualmente qui data notizia poiché possono offrire elementi utili sia in materia di storia che di storia dell'arte soprattutto moder-na. 31

La consultazione, inoltre, di un Fondo dell'Archivio di Stato di Venezia, risalente al periodo delle soppressioni napoleoniche e fino ad ora non ancora esaminato, ha fornito preziosissimi dati sia per la medita descrizione in esso contenuta di alcuni monasteri, sia per la pianta e l'ubicazione di altri.

Sono state anche rinvenute planimetrie o mappe di diversi edifici in que-stione, nelle quali sono disegnati alzati delle scomparse chiese e monasteri. 32

Gli archivi della Biblioteca Marciana, del Museo Correr e della Soprin-tendenza ai Beni Artistici ed Ambientali di Venezia, inoltre, hanno contribuito in modo spesso altrettanto determinante a questa indagine che è in grado così di offrire un notevole curriculum architettonico delle costruzioni religiose qui prese in esame e di cui prima non era supposta l'esistenza. 33

Restano, tuttavia, delle possibili domande alla presente indagine. Tutte le documentazioni, qui riportate, sono di epoca tarda. Vanno, infatti, dal XVII sec. agli inizi del XX sec., mentre l'epoca di costruzione delle più antiche chiese e complessi monasteriali risale al periodo altomedioevale, 34

I complessi religiosi e le chiese avrebbero perciò potuto subire oltre a logici restauri e ristrutturazioni operati nel corso dei secoli, anche interventi radicali, in grado di alterarne totalmente l'originaria struttura architettonica. Un esempio immediato lo possiamo trarre dall'analisi del « caso » della chiesa e monastero di San Giovanni Evangelista di Torcello. Di esso non soltanto sia-mo in possesso di documentazioni archivistiche antichissime, quali quelle con-tenute nella Cronaca Gradense, ma anche del resoconto-scavi effettuati negli anni 1960-61 ad opera della Soprintendenza Archeologica di Venezia e della Fondazione Cmi, contemporaneamente a quelli condotti dalla Missione polac-ca presso Santa Maria Assunta di Torcello. 35

Il riscontro archeologico in loco, l'unico fino ad ora operato nell'area di un edificio religioso soppresso della Diocesi torcellana e di cui si hanno rela-zioni ufficiali, 36 riportò alla luce le strutture di due chiese (fig. 4), una di mino-ri dimensioni e più antica, triabsidata, con absidi circolari extradossate, l'altra, più recente, sempre a tre navate, ma più ampia e con absidi rettangolari. 37

Nel corso del presente lavoro è stato fatto un confronto tra il risultato degli scavi e quanto contenuto nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale. La descrizione di questi ultimi è, logicamente, corrispondente alle strutture della chiesa più tarda. Infatti essi furono redatti nel sec. XVIL 38 In questo caso sorge spontanea l'obiezione che le suddette testimonianze manoscritte non sia-no che una descrizione dello stato di cose esistente nel sec. XVII e perciò di scarsa o nulla utilità per la ricerca delle originarie strutture risalenti al periodo medioevale ed altomedioevale. Essi ci offrirebbero, infatti, testimonianze archi-

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sulla illustrazione di quadri, pale, iconostasi, reliquiari, argenterie, altari, tap- pezzerie ecc. Scrupolosamente vengono nominate le Confraternite, religiose e laiche, che presiedevano alle differenti funzioni, così come sono illustrati i rituali religiosi in uso ed altri dati ulteriori che esulano dai limiti della presente ricerca, ma di cui viene ugualmente qui data notizia poiché possono offrire elementi utili sia in materia di storia che di storia dell'arte soprattutto moder- na.31

La consultazione, inoltre, di un Fondo dell'Archivio di Stato di Venezia, risalente al periodo delle soppressioni napoleoniche e fino ad ora non ancora esaminato, ha fornito preziosissimi dati sia per la inedita descrizione in esso contenuta di alcuni monasteri, sia per la pianta e l'ubicazione di altri.

Sono state anche rinvenute planimetrie o mappe di diversi edifici in que- stione, nelle quali sono disegnati alzati delle scomparse chiese e monasteri.32

Gli archivi della Biblioteca Marciana, del Museo Correr e della Soprin- tendenza ai Beni Artistici ed Ambientali di Venezia, inoltre, hanno contribuito in modo spesso altrettanto determinante a questa indagine che è in grado così di offrire un notevole curriculum architettonico delle costruzioni religiose qui prese in esame e di cui prima non era supposta l'esistenza.33

Restano, tuttavia, delle possibili domande alla presente indagine. Tutte le documentazioni, qui riportate, sono di epoca tarda. Vanno, infatti, dal XVII sec. agli inizi del XX sec., mentre l'epoca di costruzione delle più antiche chiese e complessi monasteriali risale al periodo altomedioevale.34

I complessi religiosi e le chiese avrebbero perciò potuto subire oltre a logici restauri e ristrutturazioni operati nel corso dei secoli, anche interventi radicali, in grado di alterarne totalmente l'originaria struttura architettonica. Un esempio immediato lo possiamo trarre dall'analisi del «caso» della chiesa e monastero di San Giovanni Evangelista di Torcello. Di esso non soltanto sia- mo in possesso di documentazioni archivistiche antichissime, quali quelle con- tenute nella Cronaca Gradense, ma anche del resoconto-scavi effettuati negli anni 1960-61 ad opera della Soprintendenza Archeologica di Venezia e della Fondazione Cini, contemporaneamente a quelli condotti dalla Missione polac- ca presso Santa Maria Assunta di Torcello.35

II riscontro archeologico in loco, l'unico fino ad ora operato nell'area di un edificio religioso soppresso della Diocesi torcellana e di cui si hanno rela- zioni ufficiali,36 riportò alla luce le strutture di due chiese (fig. 4), una di mino- ri dimensioni e più antica, triabsidata, con absidi circolari extradossate, l'altra, più recente, sempre a tre navate, ma più ampia e con absidi rettangolari.37

Nel corso del presente lavoro è stato fatto un confronto tra il risultato degli scavi e quanto contenuto nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale. La descrizione di questi ultimi è, logicamente, corrispondente alle strutture della chiesa più tarda. Infatti essi furono redatti nel sec. XVII.38 In questo caso sorge spontanea l'obiezione che le suddette testimonianze manoscritte non sia- no che una descrizione dello stato di cose esistente nel sec. XVII e perciò di scarsa o nulla utilità per la ricerca delle originarie strutture risalenti al periodo medioevale ed altomedioevale. Essi ci offrirebbero, infatti, testimonianze archi-

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tettoniche tarde, non utili alla ricostruzione tipologica originaria dei vari edifici. Le informazioni storiche, però, e mi riferisco in particolare al Corner ed

in generale alle puntuali notizie di cui ci informano gli studiosi di storia vene-ziana, ci erudiscono sull'incendio che devastò l'intero complesso di San Gio-vanni Evangelista, nel periodo in cui era Vescovo Pietro Nani. 39 Da un con-fronto in parallelo delle diverse informazioni acquisite (manoscritti, mappe, disegni, dati storici) perciò, è possibile ricavare se il monumento in oggetto ha subito interventi drastici o soltanto rifacimenti e restauri che non ne hanno alterato l'impostazione di base, benché ci si debba affidare, come sempre in materia di ricerca, ad una quantificazione del probabile, non essendo mai la certezza assoluta prerogativa dei documenti di archivio, specie se riferiti a pe-riodo tanto lontano nel tempo.

Altro esempio di notevole importanza, in questo contesto, è quello ine-rente alla Cattedrale di Torcello. Si è potuto dimostrare che i rifacimenti po-steriori al 1008 hanno alterato e modificato facciata, absidi, muratura esterna, ma non la planimetria di base della chiesa. 40 Questa, secondo il Forlati, che eseguì assaggi in loco, non subì modificazioni di schema (a tre navate) nè di dimensioni che sarebbero le stesse della prima fondazione, risalente al sec. VII ed alla modifica della zona absidale operata nel sec.

Nell'esempio di Santa Maria Assunta di Torcello si può perciò giungere alla conclusione che le strutture in pianta descritte dal testimonio oculare delle Visite Pastorali, nel 1600, corrispondono a quelle del VII e IX secolo. In questo secondo caso, se anche la chiesa di Santa Maria Assunta non esistesse più, al pari dei complessi monastici e delle chiese oggetto del presente lavoro, i manoscritti dell'archivio patriarcale sarebbero una preziosissima documenta-zione della struttura architettonica risalente al periodo altomedioevale. Questa possibilità di ritrovare nelle pagine del testimonio oculare secentesco le princi-pali notizie circa la struttura planimetrica originaria mi sembra assuma notevo-le importanza nel contesto di una ricerca avente per oggetto lo studio della tipologia architettonica religiosa sorta nelle isole della Laguna Superiore di Venezia in periodo altomedioevale e medioevale. Infatti, poiché a causa delle menzionate soppressioni, il poco che resta è quasi irrilevante ai fini di uno studio sistematico, in attesa dell'eventuale riscontro archeologico, le descrizio-ni dei manoscritti dell'Archivio Patriarcale ci offrono allo stato attuale la fonte di notizie più larga, pressoché una catalogazione che prende in esame la quasi totalità dei complessi religiosi non più esistenti. 42 Credo sia ora necessario fare il punto di quanto è stato fin qui trattato.

- Le isole della Laguna Superiore di Venezia erano, in periodo medioe-vale, ricchissime di edifici religiosi la maggior parte dei quali è stata perduta ad opera delle sqppressioni operate nel corso dei secoli e culminate in quella napoleonica.

- Gli studi compiuti sull'esistente prima degli inizi dell'800 ed offerti alla critica sono soprattutto di interesse storico o, se si tratta delle Guide della città e delle isole, scritte fra il XVIII-XIX secolo, offrono notizie inerenti più alla storia dell'arte moderna che a quella medioevale (descrizioni particolareggiate

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tettoniche tarde, non utili alla ricostruzione tipologica originaria dei vari edifici. Le informazioni storiche, però, e mi riferisco in particolare al Corner ed

in generale alle puntuali notizie di cui ci informano gli studiosi di storia vene- ziana, ci erudiscono sull'incendio che devastò l'intero complesso di San Gio- vanni Evangelista, nel periodo in cui era Vescovo Pietro Nani.39 Da un con- fronto in parallelo delle diverse informazioni acquisite (manoscritti, mappe, disegni, dati storici) perciò, è possibile ricavare se il monumento in oggetto ha subito interventi drastici o soltanto rifacimenti e restauri che non ne hanno alterato l'impostazione di base, benché ci si debba affidare, come sempre in materia di ricerca, ad una quantificazione del probabile, non essendo mai la certezza assoluta prerogativa dei documenti di archivio, specie se riferiti a pe- riodo tanto lontano nel tempo.

Altro esempio di notevole importanza, in questo contesto, è quello ine- rente alla Cattedrale di Torcello. Si è potuto dimostrare che i rifacimenti po- steriori al 1008 hanno alterato e modificato facciata, absidi, muratura esterna, ma non la planimetria di base della chiesa.40 Questa, secondo il Forlati, che eseguì assaggi in loco, non subì modificazioni di schema (a tre navate) nè di dimensioni che sarebbero le stesse della prima fondazione, risalente al sec. VII ed alla modifica della zona absidale operata nel sec. IX.41

Nell'esempio di Santa Maria Assunta di Torcello si può perciò giungere alla conclusione che le strutture in pianta descritte dal testimonio oculare delle Visite Pastorali, nel 1600, corrispondono a quelle del VII e IX secolo. In questo secondo caso, se anche la chiesa di Santa Maria Assunta non esistesse più, al pari dei complessi monastici e delle chiese oggetto del presente lavoro, i manoscritti dell'archivio patriarcale sarebbero una preziosissima documenta- zione della struttura architettonica risalente al periodo altomedioevale. Questa possibilità di ritrovare nelle pagine del testimonio oculare secentesco le princi- pali notizie circa la struttura planimetrica originaria mi sembra assuma notevo- le importanza nel contesto di una ricerca avente per oggetto lo studio della tipologia architettonica religiosa sorta nelle isole della Laguna Superiore di Venezia in periodo altomedioevale e medioevale. Infatti, poiché a causa delle menzionate soppressioni, il poco che resta è quasi irrilevante ai fini di uno studio sistematico, in attesa dell'eventuale riscontro archeologico, le descrizio- ni dei manoscritti dell'Archivio Patriarcale ci offrono allo stato attuale la fonte di notizie più larga, pressoché una catalogazione che prende in esame la quasi totalità dei complessi religiosi non più esistenti.42 Credo sia ora necessario fare il punto di quanto è stato fin qui trattato.

— Le isole della Laguna Superiore di Venezia erano, in periodo medioe- vale, ricchissime di edifici religiosi la maggior parte dei quali è stata perduta ad opera delle sqppressioni operate nel corso dei secoli e culminate in quella napoleonica.

— Gli studi compiuti sull'esistente prima degli inizi delJ'800 ed offerti alla critica sono soprattutto di interesse storico o, se si tratta delle Guide della città e delle isole, scritte fra il XVIII-XIX secolo, offrono notizie inerenti più alla storia dell'arte moderna che a quella medioevale (descrizioni particolareggiate

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di pitture, decorazioni, sculture di cui l'autore era testimone oculare; molto scarse informazioni architettoniche e, logicamente, di reperti medioevali).

- Uno studio sistematico che prendesse in esame le scomparse costru-zioni religiose con l'intento di recuperare lo schema planimetrico originario ai fini di una ricerca tipologica di questi edifici costruiti per la maggior parte in periodo medioevale, non è stato attualmente ancora compiuto sia perché l'ar-cheologia non ha potuto fino ad ora essere chiamata in causa essendosi perdu-te in buona parte le esatte ubicazioni, sia perché non erano state ritrovate testimonianze d'archivio in grado di offrire nè informazioni circa la loro strut-tura nè indicazioni sulle possibili aree di intervento in loco in numero tale da permettere almeno l'impostazione del problema.

- Nel corso di questa ricerca viene reso noto il testo delle Visite Pastora-li dell'Archivio Patriarcale, effettuate negli edifici religiosi della Laguna Supe-riore di Venezia nel XVII secolo e qui considerate con il preciso intento di renderne note le informazioni di carattere architettonico-strutturale (orienta-zione della chiesa, numero delle navate, delle cappelle, esistenza di portico e sottoportico, tipo di coperti, porte e finestre, tipo di pavimentazione, ubica-zione del battistero, in alcuni casi l'ubicazione delle zone cimiteriali e del cam-panile. Inoltre informazioni riferite ai monasteri: descrizione delle aree interne adibite alle diverse funzioni necessarie alla vita dei monaci).

- Vengono inoltre presentate mappe e piante inedite, rese note precise ubicazioni ormai considerate definitivamente perdute, prese in esame testimo-nianze di fine 1800 che descrivono lo stato dei resti di alcuni edifici antichi soppressi ed altre del periodo napoleonico che, quali stime, contengono minu-ziosissime descrizioni circa i monasteri e che possono fornire notizie indicative quali il numero dei chiostri, il numero degli oratori interni, il tipo di dormito-rio (comune o a celle), etc.

Le notizie storiche in funzione dell'archeologia sono prese in esame quale fonte di informazione delle fondamentali notizie (epoca di fondazione, even-tuali rifacimenti ex novo, incendi o catastrofi naturali che facciano presumere interventi drastici in grado di alterare la struttura originaria).

A conclusione di quanto qui esposto credo sia necessaria una discrimina-zione sul materiale ritrovato negli Archivi:

le descrizioni delle Visite Pastorali, i disegni e le mappe da un lato la circoscrizione o precisa ubicazione delle aree archeologiche, dall'altro. Non è possibile fare una vera e propria scala di valori. Entrambi ci offro-

no informazioni prima d'ora considerate perdute e non chiudono, ma aprono il campo alla ricerca circa la tipologia architettonica religiosa che ebbe origine e si sviluppò in questa parte della X Regio.

Infatti, benché già su quanto qui reso noto, previo confronto con le in-formazioni storiche, si potrebbe tentare l'individuazione di una tipologia, que-sto, a mio avviso, sarebbe lavoro quanto mai azzardato perché ancora in attesa dell'informazione più importante: il riscontro in loco. Ci si dovrà limitare, perciò, nel discorso critico, all'esame di quelle strutture che hanno la maggiore probabilità di essere state mantenute nel corso dei secoli con le caratteristiche

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di pitture, decorazioni, sculture di cui l'autore era testimone oculare; molto scarse informazioni architettoniche e, logicamente, di reperti medioevali).

— Uno studio sistematico che prendesse in esame le scomparse costru- zioni religiose con l'intento di recuperare lo schema planimetrico originario ai fini di una ricerca tipologica di questi edifici costruiti per la maggior parte in periodo medioevale, non è stato attualmente ancora compiuto sia perché l'ar- cheologia non ha potuto fino ad ora essere chiamata in causa essendosi perdu- te in buona parte le esatte ubicazioni, sia perché non erano state ritrovate testimonianze d'archivio in grado di offrire nè informazioni circa la loro strut- tura nè indicazioni sulle possibili aree di intervento in loco in numero tale da permettere almeno l'impostazione del problema.

— Nel corso di questa ricerca viene reso noto il testo delle Visite Pastora- li dell'Archivio Patriarcale, effettuate negli edifici religiosi della Laguna Supe- riore di Venezia nel XVII secolo e qui considerate con il preciso intento di renderne note le informazioni di carattere architettonico-strutturale (orienta- zione della chiesa, numero delle navate, delle cappelle, esistenza di portico e sottoportico, tipo di coperti, porte e finestre, tipo di pavimentazione, ubica- zione del battistero, in alcuni casi l'ubicazione delle zone cimiteriali e del cam- panile. Inoltre informazioni riferite ai monasteri: descrizione delle aree interne adibite alle diverse funzioni necessarie alla vita dei monaci).

— Vengono inoltre presentate mappe e piante inedite, rese note precise ubicazioni ormai considerate definitivamente perdute, prese in esame testimo- nianze di fine 1800 che descrivono lo stato dei resti di alcuni edifici antichi soppressi ed altre del periodo napoleonico che, quali stime, contengono minu- ziosissime descrizioni circa i monasteri e che possono fornire notizie indicative quali il numero dei chiostri, il numero degli oratori interni, il tipo di dormito- rio (comune o a celle), etc.

Le notizie storiche in funzione dell'archeologia sono prese in esame quale fonte di informazione delle fondamentali notizie (epoca di fondazione, even- tuali rifacimenti ex novo, incendi o catastrofi naturali che facciano presumere interventi drastici in grado di alterare la struttura originaria).

A conclusione di quanto qui esposto credo sia necessaria una discrimina- zione sul materiale ritrovato negli Archivi:

le descrizioni delle Visite Pastorali, i disegni e le mappe da un lato la circoscrizione o precisa ubicazione delle aree archeologiche, dall'altro. Non è possibile fare una vera e propria scala di valori. Entrambi ci offro-

no informazioni prima d'ora considerate perdute e non chiudono, ma aprono il campo alla ricerca circa la tipologia architettonica religiosa che ebbe origine e si sviluppò in questa parte della X Regio.

Infatti, benché già su quanto qui reso noto, previo confronto con le in- formazioni storiche, si potrebbe tentare l'individuazione di una tipologia, que- sto, a mio avviso, sarebbe lavoro quanto mai azzardato perché ancora in attesa dell'informazione più importante: il riscontro in loco. Ci si dovrà limitare, perciò, nel discorso critico, all'esame di quelle strutture che hanno la maggiore probabilità di essere state mantenute nel corso dei secoli con le caratteristiche

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originarie e di cui si tratterà nella parte conclusiva del presente lavoro. La base concreta per un possibile sviluppo organico della ricerca in oggetto restano perciò in ultima analisi le ubicazioni che qui sono rese note e l'agibiità sul terreno, attualmente ancora permessa in diversi casi. Nella possibilità di inda-gine in loco offerta all'archeologia è inoltre la risposta ad una ulteriore do-manda che potrebbe essere posta di fronte al presente studio. Infatti, poiché Venezia e le sue isole ebbero uno sviluppo che permette confronti in parallelo circa l'architettura religiosa (e qui ci si riferisce al periodo medioevale) e poi-ché la città, malgrado le soppressioni subite conserva tuttora un notevole numero di complessi monasteriali, ci si potrebbe chiedere se uno studio sull'e-sistente, previa consultazione delle fonti storiche, non permetterebbe ugual-mente l'individuazione di una tipologia architettonica originaria delle strutture medioevali in pianta.

Credo si debba considerare che il documento d'archivio non è sufficiente per permettere uno studio basandosi soltanto sulla eventuale garanzia che non ci fu un rifacimento totale o una interpolazione. Per quanto di grande impor-tanza la documentazione archivistica è solo uno degli elementi necessari allo sviluppo della ricerca. Tuttavia alle «carte» resta la parola finché non è possi-bile effettuare il riscontro in loco, ultima tappa prima dell'analisi critica per una conclusione basata su dati di fatto concreti. Proprio per questo il presente lavoro ha preso in esame le isole della Laguna Superiore di Venezia. In esse esistevano complessi religiosi di importanza notoria, alcuni antichissimi, svi-luppatisi in parallelo a quelli edificati in Venezia. E le isole, al contrario della città, ancora permettono in diversi casi l'agibilità sul terreno e perciò la possi-bilità del decisivo riscontro in loco. In questo quadro d'insieme l'individuazio-ne delle ubicazioni assume importanza primaria, senza tuttavia nulla togliere alle suggestive pagine dei manoscritti o alle descrizioni qui presentate.

Coordinando le suddette fonti archivistiche, i dati storici e l'indagine ar-cheologica si potrebbe giungere a risultati concreti.

Questo costituirebbe un passo importante non solo per lo studio dell'archi-tettura religiosa sviluppatasi in periodo altomedioevale e medioevale nelle isole della Laguna Veneziana, ma per confronti e ricerche di ampio raggio interes-santi il problema dello sviluppo e dell'espandersi delle diverse tipologie strut-turali religiose, in periodo analogo, nelle differenti aree europee ed extraeuro-pee.

I Manca, a tutt'oggi, uno studio che prenda in esame in un quadro sistematico e globale l'architettura religiosa altomedioevale e medioevale degli edifici della Laguna di Venezia. Infatti, la quasi totalità delle chiese, monasteri ed annessi esistenti nelle isole subì la soppressione e la conseguente demolizione e non erano stati ritrovati documenti in grado di fornire informazioni utili all'individuazione dei fondamentali elementi circa la loro struttura né notizie che permettes-sero la circoscrizione dell'area in cui erano ubicati così da consentire un eventuale riscontro archeologico.

2 Nel corso dei secoli ebbero luogo diverse soppressioni che ebbero per oggetto chiese e

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originarie e di cui si tratterà nella parte conclusiva del presente lavoro. La base concreta per un possibile sviluppo organico della ricerca in oggetto restano perciò in ultima analisi le ubicazioni che qui sono rese note e l'agibilità sul terreno, attualmente ancora permessa in diversi casi. Nella possibilità di inda- gine in loco offerta all'archeologia è inoltre la risposta ad una ulteriore do- manda che potrebbe essere posta di fronte al presente studio. Infatti, poiché Venezia e le sue isole ebbero uno sviluppo che permette confronti in parallelo circa l'architettura religiosa (e qui ci si riferisce al periodo medioevale) e poi- ché la città, malgrado le soppressioni subite conserva tuttora un notevole numero di complessi monasteriali, ci si potrebbe chiedere se uno studio sull'e- sistente, previa consultazione delle fonti storiche, non permetterebbe ugual- mente l'individuazione di una tipologia architettonica originaria delle strutture medioevali in pianta.

Credo si debba considerare che il documento d'archivio non è sufficiente per permettere uno studio basandosi soltanto sulla eventuale garanzia che non ci fu un rifacimento totale o una interpolazione. Per quanto di grande impor- tanza la documentazione archivistica è solo uno degli elementi necessari allo sviluppo della ricerca. Tuttavia alle «carte» resta la parola finché non è possi- bile effettuare il riscontro in loco, ultima tappa prima dell'analisi critica per una conclusione basata su dati di fatto concreti. Proprio per questo il presente lavoro ha preso in esame le isole della Laguna Superiore di Venezia. In esse esistevano complessi religiosi di importanza notoria, alcuni antichissimi, svi- luppatisi in parallelo a quelli edificati in Venezia. E le isole, al contrario della città, ancora permettono in diversi casi l'agibilità sul terreno e perciò la possi- bilità del decisivo riscontro in loco. In questo quadro d'insieme l'individuazio- ne delle ubicazioni assume importanza primaria, senza tuttavia nulla togliere alle suggestive pagine dei manoscritti o alle descrizioni qui presentate.

Coordinando le suddette fonti archivistiche, i dati storici e l'indagine ar- cheologica si potrebbe giungere a risultati concreti.

Questo costituirebbe un passo importante non solo per lo studio dell'archi- tettura religiosa sviluppatasi in periodo altomedioevale e medioevale nelle isole della Laguna Veneziana, ma per confronti e ricerche di ampio raggio interes- santi il problema dello sviluppo e dell'espandersi delle diverse tipologie strut- turali religiose, in periodo analogo, nelle differenti aree europee ed extraeuro- pee.

1 Manca, a tutt'oggi, uno studio che prenda in esame in un quadro sistematico e globale l'architettura religiosa altomedioevale e medioevale degli edifici della Laguna di Venezia. Infatti, la quasi totalità delle chiese, monasteri ed annessi esistenti nelle isole subì la soppressione e la conseguente demolizione e non erano stati ritrovati documenti in grado di fornire informazioni utili all'individuazione dei fondamentali elementi circa la loro struttura né notizie che permettes- sero la circoscrizione dell'area in cui erano ubicati così da consentire un eventuale riscontro archeologico.

2 Nel corso dei secoli ebbero luogo diverse soppressioni che ebbero per oggetto chiese e

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monasteri della Laguna Superiore di Venezia. Una delle cause fu l'insalubrità dell'aria che costrin-se all'abbandono di diversi edifici (troviamo documentatissimi esempi nel caso di Sant'Andrea di Torcello, cfr. M. VECCHI, Torceio, nuove ricerche, Roma 1982, pp. 13-15; di Sant'Andrea di Ammiana, cfr. V. PIvA, Il patriarcato..., op. cit., p. 268; di San Giacomo di Murano, cfr. ibid., p. 243; etc.). La più drastica soppressione fu comunque quella napoleonica, del tutto indipendente da «cause naturali», che provocò la quasi totale distruzione delle costruzioni religiose un tempo esistenti nelle isole di cui si tratta (cfr. A. Zoazi, Venezia scomparsa, Venezia 1972, p. 70 Ss. A proposito degli edifici esistenti nelle suddette isole, nota il Miozzi (Venezia nei secoli, III, Venezia 1968, p. 189) che di alcuni resta solo il nome, di altri nemmeno il nome; cfr. anche G. PAVANELLO, La storia della Laguna fino al 1140, in La Laguna di Venezia, 11, p. III, t. VI, Venezia 1933-1955, alle voci delle isole.

Un significativo bilancio del patrimonio artistico perduto è stato messo in luce dal lavoro di A. Z0RzI (Venezia scomparsa, op. cit.). Gli edifici religiosi, prima della demolizione, venivano spogliati dell'arredo, che era messo all'asta, spesso unitamente al materiale di costruzione stesso. Quanto contenuto nelle relazioni di stima redatte in queste occasioni può fornire elementi utili alla storia dell'atte soprattutto moderna, trattandosi di pitture, sculture, suppellettili di epoca tarda nella quasi totalità dei casi (per rarissimi esempi più antichi, cfr. ad esempio A. ZoIzI, op. rit., p. 425, fig. 377, p. 419, fig. 369).

Difficilmente le relazioni di stima contengono informazioni utili alla ricerca circa la struttu-ra degli edifici. Fino ad ora, comunque, ciò non era stato preso in esame né figura nel citato lavoro dello Zorzi che, attualmente, è il contributo più completo (dal punto di vista artistico) sull'argo-mento, oltre ad essere il più recente.

Per un quadro generale dell'attuale situazione, in riferimento alle costruzioni religiose, delle isole della Laguna Superiore è di utile consultazione il volume di G. BORTOLAN, Il Patriarcato di Venezia, Venezia 1974.

' Cfr, ad es., F. CORNER, Ecclesiae torcellanae antiquis monumentis nunc etiam primum editis illustratae, Venetiis 1749; Io., Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e Torcello, Padova 1758; N. A. LICINIO, Ecclesiae altinensis et torcellanae notitia, Venetiis 1773; l'opera del Corner che si fonda oltre che sulla testimonianza personale, per il periodo contemporaneo all'autore, su documenti d'archivio puntualmente esaminati e riportati, viene considerata di fondamentale importanza dagli studiosi di storia ecclesiastica veneta ed è alla base dei favori editi in epoca successiva.

Per notizie storiche sulle principali costruzioni religiose di Torcello ed alcune altre apparte-nenti alla Diocesi, cfr. anche G. CAPPELLETT1, Le chiese di Venezia, IX, Venezia 1855, p. 521 ss

I dati più sicuri sono contenuti nei documenti d'archivio e questi non sempre sono in grado di fornire elementi utili alla storia dell'arte. Nel caso delle costruzioni religiose qui in oggetto, le documentazioni finora pubblicate sono in massima parte di materia storica (cfr. anche con la nota 3 qui sopra).

6 Cfr., ad es, con le diverse edizioni de «Il Forestiero illuminato», Venezia 1765 e successi-ve; M. FANELLO, Notizie istorico-geografiche di Murano, Venezia 1797; G. A. MOSCHINI, Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, 2 voli.; Io,, Guida per l'isola di Murano, Venezia 1808; E. PAO.

LE1TI, Il fiore di Venezia, Venezia 1837, vol. I, in cui si tratta delle isole della Laguna Superiore; cfr, inoltre A. Zoazi, Venezia scomparsa, op. cit., in cui nelle schede, alle voci dei diversi edifici, sono date notizie in gran parte tratte dalle «Guide».

Cfr. le riproduzioni degli edifici religiosi esistenti un tempo nelle isole qui prese in esame, riportate da A. ZORZI, op. cit.; inoltre cfr. M. VECCHI, Torcello ricerche e contributi, op. ai, e Iii, Torcello nuove ricerche, op. cit. agli indici fotografici e delle tavole.

8 Le più note incisioni che illustrano i suddetti edifici religiosi esistenti nelle più famose isole della Laguna Veneziana sono quelle di mano di Tironi-Sandi.

Nel vol, Torce/lo nuove ricerche, op. cit., presentando alcune incisioni inedite del XIX secolo, ho anche considerato il problema della loro fedeltà al reale, che non sempre sembra rispettata (cfr. M. VECCHI, op. cit., p. 32 55. e note).

9 Cfr. ad es., per i rifacimenti in alzato, con l'incisione della chiesa di San Tommaso dei

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monasteri della Laguna Superiore di Venezia. Una delle cause fu l'insalubrità dell'aria che costrin- se all'abbandono di diversi edifici (troviamo documentatissimi esempi nel caso di Sant'Andrea di Torcello, cfr. M. Vecchi, Torce Ilo, nuove ricerche, Roma 1982, pp. 13-15; di Sant'Andrea di Ammiana, cfr. V. Piva, Il patriarcato..., op. cit., p. 268; di San Giacomo di Murano, cfr. ibid., p. 243; etc.). La più drastica soppressione fu comunque quella napoleonica, del tutto indipendente da «cause naturali», che provocò la quasi totale distruzione delle costruzioni religiose un tempo esistenti nelle isole di cui si tratta (cfr. A. Zorzi, Venezia scomparsa, Venezia 1972, p. 70 ss. A proposito degli edifici esistenti nelle suddette isole, nota il Miozzi (Venezia nei secoli, III, Venezia 1968, p. 189) che di alcuni resta solo il nome, di altri nemmeno il nome; cfr. anche G. Pavanello, La storia della Laguna fino al 1140, in La Laguna di Venezia, II, p. III, t. VI, Venezia 1933-1955, alle voci delle isole.

3 Un significativo bilancio del patrimonio artistico perduto è stato messo in luce dal lavoro di A. Zorzi (Venezia scomparsa, op. cit. ). Gli edifici religiosi, prima della demolizione, venivano spogliati dell'arredo, che era messo all'asta, spesso unitamente al materiale di costruzione stesso. Quanto contenuto nelle relazioni di stima redatte in queste occasioni può fornire elementi utili alla storia dell'arte soprattutto moderna, trattandosi di pitture, sculture, suppellettili di epoca tarda nella quasi totalità dei casi (per rarissimi esempi più antichi, cfr. ad esempio A. Zorzi, op. cit., p. 425, fig. 377, p. 419, fig. 369).

Difficilmente le relazioni di stima contengono informazioni utili alla ricerca circa la struttu- ra degli edifici. Fino ad ora, comunque, ciò non era stato preso in esame né figura nel citato lavoro dello Zorzi che, attualmente, è il contributo più completo (dal punto di vista artistico) sull'argo- mento, oltre ad essere il più recente.

Per un quadro generale dell'attuale situazione, in riferimento alle costruzioni religiose, delle isole della Laguna Superiore è di utile consultazione il volume di G. Bortolan, Il Patriarcato di Venezia, Venezia 1974.

4 Cfr., ad es., F. Corner, Ecclesiae torcellanae antiquis monumentis nunc etiam primum editis illustratae, Venetiis 1749; Id., Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e Torce Ilo, Padova 1758; N. A. Licinio, Ecclesiae altinensis et torcellanae notitia, Venetiis 1773; l'opera del Corner che si fonda oltre che sulla testimonianza personale, per il periodo contemporaneo all'autore, su documenti d'archivio puntualmente esaminati e riportati, viene considerata di fondamentale importanza dagli studiosi di storia ecclesiastica veneta ed è alla base dei lavori editi in epoca successiva.

Per notizie storiche sulle principali costruzioni religiose di Torcello ed alcune altre apparte- nenti alla Diocesi, cfr. anche G. Cappelletti, Le chiese di Venezia, IX, Venezia 1855, p. 521 ss.

5 I dati più sicuri sono contenuti nei documenti d'archivio e questi non sempre sono in grado di fornire elementi utili alla storia dell'arte. Nel caso delle costruzioni religiose qui in oggetto, le documentazioni finora pubblicate sono in massima parte di materia storica (cfr. anche con la nota 3 qui sopra).

6 Cfr., ad es., con le diverse edizioni de «Il Forestiero illuminato», Venezia 1765 e successi- ve; M. Fanello, Notizie ¿storico-geografiche di Murano, Venezia 1797; G. .A. MOSCHINI, Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, 2 voll.; Id., Guida per l'isola di Murano, Venezia 1808; E. Pao- letti, Il fiore di Venezia, Venezia 1837, vol. I, in cui si tratta delle isole della Laguna Superiore; cfr. inoltre A. Zorzi, Venezia scomparsa, op. cit., in cui nelle schede, alle voci dei diversi edifici, sono date notizie in gran parte tratte dalle «Guide».

7 Cfr. le riproduzioni degli edifici religiosi esistenti un tempo nelle isole qui prese in esame, riportate da A. Zorzi, op. cit. ; inoltre cfr. M. Vecchi, Torcello ricerche e contributi, op. cit., e Id., Torcello nuove ricerche, op. cit. agli indici fotografici e delle tavole.

8 Le più note incisioni che illustrano i suddetti edifici religiosi esistenti nelle più famose isole della Laguna Veneziana sono quelle di mano di Tironi-Sandi.

Nel voi. Torcello nuove ricerche, op. cit., presentando alcune incisioni inedite del XIX secolo, ho anche considerato il problema della loro fedeltà al reale, che non sempre sembra rispettata (cfr. M. Vecchi, op. cit., p. 32 ss. e note).

9 Cfr. ad es., per i rifacimenti in alzato, con l'incisione della chiesa di San Tommaso dei

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Borgognoni, eseguita da Tironi-Sandi (in A. Zoazi, op. cit., fig. 115; con la riproduzione della facciata della chiesa di San Martino di Mutano (fig. 25, p. 213, del presente lavoro); con il disegno della facciata della chiesa di Santa Chiara di Murano (p. 134, ibid.); con la riproduzione dell'inci-sione dell'insieme di San Giovanni Evangelista di Torcello (fìg. 8, p. 196, ibid.); con la riprodu-zione dell'alzato di S. Caterina di Mazzorbo (fig. 20, p. 208, ibid.). Ricordo qui, inoltre, gli esempi delle due Basiliche di Torcello e Murano, tuttora esistenti.

10 Diversi ed approfonditi studi hanno potuto essere condotti sulle strutture tuttora esisten-ti del principale nucleo torcellano e sulla Cattedrale di Murano. Rimando a questo proposito alla bibliografia citata in M. VEccI-u, Torceio ricerche e contributi, op. cit., p. 123 ss. e Tra,, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 201 ss.

li Per l'epoca di fondazione del complesso monasteriale di San Giovanni Evangelista cfr. VECCHI, Torcello ricerche e contributi, op. cii,, p. 30 e bibliografia in calce,

12 Cfr. F. CORNER, Ecclesiae..., op. cit., p. 323 Ss.; V. PIVA, Il patriarcato..., op. cit., pp. 268, 231.

Il Per Santa Caterina di Mazzorbo cfr. V. PIvA, op. cii., p. 203; per Sant'Eufemia di Maz-zorbo e San Martino di Murano cfr. ibid., pp. 204, 233.

4 Cfr. F. CORNER, Ecclesiae..., op. di., alle singole voci. ' Rimando a questo proposito all'elenco degli edifici religiosi esistenti nel sec. XII datoci

dal Ms. 768 del Museo Provinciale di Torcello e con l'elenco (dello stesso manoscritto) compren-dente le costruzioni ecclesiastiche edificate tra il sec. XII ed il sec. XIX.

Il numero degli oratori che facevano parte della Diocesi Torcellana nel 1600 è documentato dai Ms. 33/1678 e 34/1698 dell'APV, Da un confronto tra questi due manoscritti con il Ms. 32/ 1591 redatto dal Vescovo Grimani e, successivamente, con il Ms. 3 6/1755 redatto dal Vescovo

A. Giustiniani si può trarre che il maggior numero di oratori si ebbe nel sec. XVIII. Nel contesto del Ms. 34/1698 si trovano anche nominati molti oratori « minori» che non figurano fra i principali elencati all'inizio del manoscritto. Di questi «minori» alcuni erano ubicati accanto a chiese importanti quale la Cattedrale di Torcello e quella di Murano. Cfr. a questo proposito M. VECCII!, Torcello: una piccola chiesa sconosciuta all'ombra della Cattedrale in «Arte Veneta», XXXI, Venezia 1977 e In,, Murano: la zona del Battistero in «Rivista d'Archeologia», V, 1981.

16 Cfr. indicativamente: J. D. MABILLON, Acta Sanctorum Ordinis S. Benedicii in Saeculorum Classes distributa, Venetiis 1733 ss. Per il costituirsi degli ordini monastici e l'edificazione dei primi monasteri, cfr. L. A. MURATORI, Antiquitates Italicae Medii Aevi, V, Mediolani 1741, cap. LXV, LXVII, LXVIII; A. DANT1ER, Les monastères bénédictins d'italie, Paris 1867 2 vo11. in cui sono presi in esame i più famosi monasteri benedettini d' Italia; G. CLAUSSE, Les origines bénédictines, Paris 1899; L. DUCHESNE, Histoire ancienne de l'église, Paris 1906-1925, t. I, cap. XIV, p. 253 ss. per lo sviluppo dei primo cristianesimo in Gallia ed Italia; t. Il, cap. XIV, p. 485 Ss. per il monachesimo orientale; t. III, cap. XIV, p. 486 ss. per il cristianesimo in Gallia e l'opera di San Colombano; ibid., cap. XV, per la chiesa irlandese, le missioni compiute ed i principali centri fondati a Clonard, Clonmacnoise, Bangor, Yona. Cfr. inoltre N. ABERG, The Occideni and the Orieni in the Ari o/the seventh century, I-Il, Stockholm 1943-1945 (I, The British Isies; Il, Lornbard Italy); La conversione al Cristianesimo nell'Europa dell'Alto Medio Evo, XIV, Settimane di Studio, Spoleto 1967; P. LUGANO, L'italia Benedettina, Roma 1929, alle pp. 12-13 (Montecassino), 487 ss. fondazione e sviluppo cistercense; W. BRAUNFELS, Monasteries of Western Europe, London 1972, ai capp. I e 11; rimando anche a J. DECARREAUX, Lineamenti storici del monachesimo benedettino in San Benedetto il Fondatore - L'Europa dal 480 al 1980, Milano 1980, p. 145 ss. in cui vengono presi in esame i diversi aspetti dei Monachesimo orientale ed occidentale prima e dopo San Benedetto, la riforma di Cluny e di Cisteaux.

17 Per la Regola di San Benedetto: BENEDICTUS DE NuRSM, Regula monasteriorum (a cura di J. Schuster), Roma 1947; in gen., inoltre, A. DANTIER, Les monastères..., op. cii., vol, 10, cap. V, p. 179 Ss.; P. M. STANDAERT, La vita e la Regola di San Benedetto in San Benedetto, il Fondatore..., op. cii., p. 11 ss. Cfr. specie p. 27 ss. (regole per governare il monastero).

18 Per il piano di San Gallo cfr. M. VECCHI, Centula/Saini-Riquier: un problema di archeolo-gia medioevale in «Rivista di Archeologia», VI, Venezia 1982 alle note 2 e 19.

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Borgognoni, eseguita da Tironi-Sandi (in A. Zorzi, op. cit., fig. 115; con la riproduzione della facciata della chiesa di San Martino di Murano (fig. 25, p. 213, del presente lavoro); con il disegno della facciata della chiesa di Santa Chiara di Murano (p. 134, ibid. ) ; con la riproduzione dell'inci- sione dell'insieme di San Giovanni Evangelista di Torcello (fig. 8, p. 196, ibid.)-, con la riprodu- zione dell'alzato di S. Caterina di Mazzorbo (fig. 20, p. 208, ibid. ). Ricordo qui, inoltre, gli esempi delle due Basiliche di Torcello e Murano, tuttora esistenti.

10 Diversi ed approfonditi studi hanno potuto essere condotti sulle strutture tuttora esisten- ti del principale nucleo torcellano e sulla Cattedrale di Murano. Rimando a questo proposito alla bibliografia citata in M. Vecchi, Torcello ricerche e contributi, op. cit., p. 123 ss. e Id., Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 201 ss.

11 Per l'epoca di fondazione del complesso monasteriale di San Giovanni Evangelista cfr. M, Vecchi, Torcello ricerche e contributi, op. cit., p. 30 e bibliografia in calce.

12 Cfr. F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., p. 323 ss.; V. Piva, Il patriarcato..., op. cit., pp. 268, 231.

IJ Per Santa Caterina di Mazzorbo cfr. V. Piva, op. cit., p. 203; per Sant'Eufemia di Maz- zorbo e San Martino di Murano cfr. ibid., pp. 204, 233.

14 Cfr. F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., alle singole voci. 15 Rimando a questo proposito all'elenco degli edifici religiosi esistenti nel sec. XII datoci

dal Ms. 768 del Museo Provinciale di Torcello e con l'elenco (dello stesso manoscritto) compren- dente le costruzioni ecclesiastiche edificate tra il sec. XII ed il sec. XIX.

Il numero degli oratori che facevano parte della Diocesi Torcellana nel 1600 è documentato dai Ms. 33/1678 e 34/1698 dell'APV. Da un confronto tra questi due manoscritti con il Ms. 32/ 1591 redatto dal Vescovo Grimani e, successivamente, con il Ms. 36/1755 redatto dal Vescovo N. A. Giustiniani si può trarre che il maggior numero di oratori si ebbe nel sec. XVIII. Nel contesto del Ms. 34/1698 si trovano anche nominati molti oratori «minori» che non figurano fra i principali elencati all'inizio del manoscritto. Di questi «minori» alcuni erano ubicati accanto a chiese importanti quale la Cattedrale di Torcello e quella di Murano. Cfr. a questo proposito M. Vecchi, Torcello: una piccola chiesa sconosciuta all'ombra della Cattedrale in «Arte Veneta», XXXI, Venezia 1977 e Id., Murano: la zona del Battistero in «Rivista d'Archeologia», V, 1981.

16 Cfr. indicativamente: J. D. Mabillon, Acta Sanctorum Ordinis S. Benedicliin Saeculorum Classes distributa, Venetiis 1733 ss. Per il costituirsi degli ordini monastici e l'edificazione dei primi monasteri, cfr. L. A. Muratori, Antiquität es Italicae Medii Aevi, V, Mediolani 1741, cap. LXV, LXVII, LXVIII; A. Dantier, Les monastères bénédictins d'Italie, Paris 1867 2 voll, in cui sono presi in esame i più famosi monasteri benedettini d'Italia; G. Clausse, Les origines bénédictines, Paris 1899; L. Duchesne, Histoire ancienne de l'église, Paris 1906-1925, 1.1, cap. XIV, p. 253 ss. per lo sviluppo del primo cristianesimo in Gallia ed Italia; t. II, cap. XIV, p. 485 ss. per il monachesimo orientale; t. Ill, cap. XIV, p. 486 ss. per il cristianesimo in Gallia e l'opera di San Colombano; ibid., cap. XV, per la chiesa irlandese, le missioni compiute ed i principali centri fondati a Clonard, Clonmacnoise, Bangor, Yona. Cfr. inoltre N. Aberg, The Occident and the Orient in the Art of the seventh century, I-II, Stockholm 1943-1945 (I, The British Isles; II, Lombard Italy) ; La conversione al Cristianesimo nell'Europa dell'Alto Medio Evo, XIV, Settimane di Studio, Spoleto 1967; P. Lugano, L'Italia Benedettina, Roma 1929, alle pp. 12-13 (Montecassino), 487 ss. fondazione e sviluppo cistercense; W. Braunfels, Monasteries of Western Europe, London 1972, ai capp. I e II; rimando anche a J. Decarreaux, Lineamenti storici del monachesimo benedettino in San Benedetto il Fondatore ■ L'Europa dal 480 al 1980, Milano 1980, p. 145 ss. in cui vengono presi in esame i diversi aspetti del Monachesimo orientale ed occidentale prima e dopo San Benedetto, la riforma di Cluny e di Cisteaux.

17 Per la Regola di San Benedetto: Benedictus de Nursia, Regula monasteriorum (a cura di J. Schuster), Roma 1947; in gen., inoltre, A. Dantier, Les monastères..., op. cit., vol. Io, cap, V, p. 179 ss.; P. M. Standaert, La vita e la Regola di San Benedetto in San Benedetto, il Fondatore..., op. cit., p. 11 ss. Cfr. specie p. 27 ss. (regole per governare il monastero).

18 Per il piano di San Gallo cfr. M. Vecchi, Centula/Saint-Riquier: un problema di archeolo- gia medioevale in «Rivista di Archeologia», VI, Venezia 1982 alle note 2 e 19.

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19 Cfr. ad es. C. DI MONTALEMBERT, I monaci d'Occidente, Firenze 1864-1871 (10 volI.), voi. I, p. 10 ss, per il carattere fondamentale delle istituzioni monastiche; per le missioni (VTI-LX sec.) in Belgio, Inghilterra, Germania, Scandinavia; per la riforma cluniacense; per la Regola cistercense ed i nuovi ordini francescani e domenicani sviluppatisi dal XII al XIV secolo. Vedi inoltre A. DANTIER, op. ci!., 11> voi., p. 435 Ss, e 20 voi., p. 1 Ss.; W. BRAUNFELS, op. ci!., cap. I (The Beginnings); per l'importanza dell'influenza italiana, sottovalutata, sull' Irlanda, Inghilterra, Fran-cia, Germania, Svizzera cfr. C. BROOKE ò W. SWANN, The monastic World 1000-1300, London 1974, p. 75.

20 Rimando al mio studio su Centula/Saint-Riquier (art. ci!.) in gen., alla bibliografia in esso citata ed alla figura 5. Per la planimetria di San Gallo cfr. ad es. C. PEROGALLI, Architettura dell'Altomedioevo Occidentale, Milano 1972, p. 224.

21 Per l'origine e l'espansione dell'ordine benedettino cfr. P. LUGANO, L'Italia benedettina, Roma 1929 specie alle pp. 12-13 e 487-492; inoltre U. MONNERET DE VILIÀ1n, Gli ordini monastici e l'architettura in «Il Rinnovamento», III, 5-6, Milano 1909, pp. 6-7; G. ASTOREI, Architettura sacra generale, Roma 1935, pp. 267-277; J. DECARREAUX, Lineamenti storici del monachesimo bene-dettino, in San Benedetto..., op. cii., p. 193 Ss.

22 Cfr. M. ESCHAPASSE, L'architecture bénédictine en Europe, Paris 1963, p. 16; per lo studio dell'architettura monasteriale considerata nella sua giobalità cfr. A. LENOIR, Architecture monasti-que, Paris 1884, 2 voil. in cui sono presi in esame le principali chiese e monasteri dell'oriente e dell'occidente, dalle origini al loro sviluppo attraverso i secoli.

23 G. ASTORRI, op. cii., pp. 270-272. 24 M. ESCHAPASSE, op. cii., P. 16 ss. 25 L. AMBIVELU, Evoluzione dell'architettura ecclesiastica attraverso il Medio Evo in italia,

Piacenza 1894, p. 6; per l'architettura cistercense: M. AUBERT, L'architecture cistercienne en Fran-ce, Paris 1947; M. A. DIMIRE, Recueil de plans d'é.glises cisterciennes, in Commission d'histoire de l'ordre de Citeaux, Paris 1949, 2 voil. (il 20 è di planimetrie); P. M. A.DIMIER, L'art cistercien hors de France in «Zodiaque» numero speciale, I, lI, 16, 34, Yvonne, 1962, 1971; L. FMccANo DE LONGHI, L'architettura delle chiese cisiercensi italiane, Milano 1958 e bibliografia citata; C. PERO. GALLI, Architettura cistercense dell'italia centrale in Arte e civiltà del monachesimo italiano, Milano 1974, p. 4 ss.; cfr. anche G. ZANDER, Abbazie e conventi, in Italia meravigliosa, 3, T.C.I., Milano 1963, p. 179 ss. per l'analisi delle varianti apportate allo schema di base dalle Regole dei diversi ordini.

26 M. ESCHAPASSE, L'architeciure..., op. cii., p. 21; G. AsToluu,Architettura..., p. 277 (modifi-che apportate dall'ordine dei Cappuccini).

27 Cfr. con le descrizioni dei manoscritti dell'A.P.V. e delle relazioni di stima di inizi-XJ1X secolo.

28 Queste osservazioni sono tratte dalla lettura del Ms. 33/1678 e Ms. 34/1698 dell'A.P.V.; cfr. anche con i diversi manoscritti riportati in Appendice al presente volume.

29 Rimando, a questo proposito, ai documenti qui riportati in Appendice, alle voci delle diverse chiese.

30 Ibid. 31 Non sono riportati in questa sede i passi dei documenti di cui al testo. Rimando, a questo

scopo, ai manoscritti dell'A.P.V., dal Ms. 32/1591 al Ms. 36/1755. 32 A.S. V., Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammor-

tizzazione - Isole. Cfr., inoltre, con quanto riportato in Appendice a questo volume e tratto dai documenti dello stesso A.S.V. anche appartenente ad altri Fondi.

" I documenti cui si fa riferimento, figurano in Appendice, catalogati sotto i diversi Archivi da cui sono stati tratti.

Il Ad. es. San Salvatore di Murano (V sec.), San Giovanni Evangelista di Torcello (VII-sec.), Sant'Eufemia di Mazzorbo (X sec.); cfr. PWA, Il patriarcato..., op. cii., pp. 231, 196, 204.

" G. MONTICOLO, Cronache Veneziane antichissime, in Fonti per la Storia d'italia, Roma

PlfJ

19 Cfr. ad es. C. di Montalembert, I monaci d'Occidente, Firenze 1864-1871 (10 voll.), vol. I, p. 10 ss. per il carattere fondamentale delle istituzioni monastiche; per le missioni (VII-IX sec.) in Belgio, Inghilterra, Germania, Scandinavia; per la riforma cluniacense; per la Regola cistercense ed i nuovi ordini francescani e domenicani sviluppatisi dal XII al XIV secolo. Vedi inoltre A, Dantier, op. cit., Io vol., p. 435 ss. e 2° vol., p. 1 ss.; W. Braunfels, op. cit., cap. I (The Beginnings); per l'importanza dell'influenza italiana, sottovalutata, sull'Irlanda, Inghilterra, Fran- cia, Germania, Svizzera cfr. C. Brooke ò W. Swann, The monastic World 1000-1300, London 1974, p. 75.

20 Rimando al mio studio su Centula¡Saint-Kiquier [art. cit.) in gen., alla bibliografia in esso citata ed alla figura 5. Per la planimetria di San Gallo cfr. ad es. C. Perogalu, Architettura dell'Altomedioevo Occidentale, Milano 1972, p. 224.

21 Per l'origine e l'espansione dell'ordine benedettino cfr. P. Lugano, L'Italia benedettina, Roma 1929 specie alle pp. 12-13 e 487-492; inoltre U. Monneretde Villard, Gli ordini monastici e l'architettura in «Il Rinnovamento», III, 5-6, Milano 1909, pp. 6-7; G. Astorri, Architettura sacra generale, Roma 1935, pp. 267-277; J. Decarreaux, Lineamenti storici del monachesimo bene- dettino, in San Benedetto..., op. cit., p. 193 ss.

22 Cfr. M. Eschapasse, L'architecture bénédictine en Europe, Paris 1963, p. 16; per lo studio dell'architettura monasteriale considerata nella sua globalità cfr. A. Lenoir, Architecture monasti- que, Paris 1884, 2 voll, in cui sono presi in esame le principali chiese e monasteri dell'oriente e dell'occidente, dalle origini al loro sviluppo attraverso i secoli.

23 G. Astorri, op. cit., pp. 270-272. 24 M. Eschapasse, op. cit., p. 16 ss, 25 L. Ambiveri, Evoluzione dell'architettura ecclesiastica attraverso il Medio Evo in Italia,

Piacenza 1894, p. 6; per l'architettura cistercense: M. kmmt, L'architecture cistercienne en Fran- ce, Paris 1947; M. A. Dimier, Recueil de plans d'églises cisterciennes, in Commission d'histoire de l'ordre de Citeaux, Paris 1949, 2 voli, (il 2° è di planimetrie) ; P. M. A.Dimier, L'art cistercien hors de France in «Zodiaque» numero speciale, I, II, 16, 34, Yvonne, 1962, 1971; L. Fraccaro De Longhi, L'architettura delle chiese cistercensi italiane, Milano 1958 e bibliografia citata; C. Pero- galli, Architettura cistercense dell'Italia centrale in Arte e civiltà del monachesimo italiano, Milano 1974, p. 4 ss.; cfr. anche G. Zander, Abbazie e conventi, in Italia meravigliosa, 3, T.C.I., Milano 1963, p. 179 ss. per l'analisi delle varianti apportate allo schema di base dalle Regole dei diversi ordini.

26 M. Eschapasse, L'architecture..., op. cit., p. 21; G. ksrovsi, Architettura..., p. 277 (modifi- che apportate dall'ordine dei Cappuccini).

27 Cfr. con le descrizioni dei manoscritti dell'A.P.V. e delle relazioni di stima di inizi-XIX secolo.

28 Queste osservazioni sono tratte dalla lettura del Ms. 33/1678 e Ms. 34/1698 dell'A.P.V. ; cfr. anche con i diversi manoscritti riportati in Appendice al presente volume.

29 Rimando, a questo proposito, ai documenti qui riportati in Appendice, alle voci delle diverse chiese.

30 Ibid. 31 Non sono riportati in questa sede i passi dei documenti di cui al testo. Rimando, a questo

scopo, ai manoscritti dell'A.P.V., dal Ms. 32/1591 al Ms. 36/1755. 32 A.S. V., Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammor-

tizzazione - Isole. Cfr., inoltre, con quanto riportato in Appendice a questo volume e tratto dai documenti dello stesso A.S.V. anche appartenente ad altri Fondi.

33 I documenti cui si fa riferimento, figurano in Appendice, catalogati sotto i diversi Archivi da cui sono stati tratti.

34 Ad. es. San Salvatore di Murano (V sec.), San Giovanni Evangelista di Torcello (VII- sec.), Sant'Eufemia di Mazzorbo (X sec.); cfr. Piva, Il patriarcato..., op. cit., pp. 231, 196, 204.

35 G. Monticolo, Cronache Veneziane antichissime, in Fonti per la Storia d'Italia, Roma

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1890, p. 36; R. CESsI, Origo Civitatum Italiae sen Venetiarum, ibid., XI, Roma 1933, p. 69); cfr. M. VECCHI, Torceio ricerche e contributi, op. cit., p. 29, nota 4; cfr. inoltre le relazioni di G. P. BOGNETrL, G. FOGOLARI e M. Guiouo in «Bollettino dell'Istituto di Storia della Società e dello Stato Veneziano», VII, Venezia 1961 ed il volume di L. LECLEJEWICZ-E. S. TABACZYNSkY, Torcello-Scavi 1961-62, Roma 1977.

36 Cfr. nota 35. 37 Cfr. A. MARCELLO, Divagazioni torcellane, Venezia, 1963, p. 8 e fig. 5 del presente lavoro. 31 Cfr. con i manoscritti qui riportati in Appendice, pp. 56-57. 39 F. CORNER, Ecclesiae..., op. cit., pars I, p. 100 ss. V. PWA, Il patriarcato..., op. dl., p. 196. 40 Cfr, M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 21 ss. 41 F. FORLATI, L'architettura a Torcello in Torcello. Conferenze tenute a Ca' Foscari, Venezia

1940, p. 15 Ss.; S. BErrlNI, Aspetti bizantineggianti dell'architettura di Torcello, ibid., pp. 50-51. 42 Accanto a questi documenti fornitici dalle Visite Pastorali, alle recuperate mappe del-

l'Archivio di Stato ed alle planimetrie e descrizioni del Fondo Isole della Soprintendenza di Venezia, credo sia doveroso prendere meglio in esame anche le altre testimonianze che hanno aiutato la presente indagine. -

Il Manoscritto della Marciana è una documentazione medita di cui è autore Francesco Fapanni, che, alla metà del XIX secolo fu testimone oculare dello stato in cui, dopo le subite soppressioni, erano le costruzioni religiose o demolite o volte ad altro uso. Lo studioso fornisce anche, in alcuni casi, notizie bibliografiche riferite all'argomento in questione e da lui ritrovate nel contesto di studi aventi diverso oggetto. I disegni del Casoni, conservati presso l'Archivio del Museo Correr, contengono la pianta dell'isola di Santa Cristina e l'ubicazione dell'oratorio che prese il posto dell'omonimo complesso religioso esistente in antico, di cui ormai restava solo notizia e che non sembrava più possibile recuperare.

Gli appunti inediti del Cicogna sulle Isole, anch'essi conservati al Correr, aggiungono a volte notizie utili, poiché sono sempre frutto di un sopralluogo compiuto dall'autore.

Anche le recenti documentazioni fotografiche reperibili presso la Soprintendenza ai Beni ambientali ed artistici di Venezia, hanno aiutato l'indagine poiché ci mostrano i resti di alcuni edifici qui trattati che, dopo le soppressioni, vennero restaurati nuovamente ad opera della stessa Soprintendenza.

Cfr. a proposito delle testimonianze di cui sopra: B.M.V., Ms. marc. it. 2510 (12215) ed i passi del manoscritto riportati in Appendice al presente lavoro, alle voci dei diversi edifici religiosi presi in esame; B.C.V., Cod. Cic. 3314 ed anche l'Appendice a p. 65; l'isola di Santa Cristina non figura nel lavoro dello Zorzi. Le più esaurienti notizie restavano a tutt'oggi quelle riportate dal PIvA, Il patriarcato, op. cit., pp. 267-268. Recentemente è stato edito il volume di L. GARL0, Isola di S. Cristina, Venezia 1970 in cui non figurano, comunque, informazioni utili alla presente ricerca; A.S.M, V,, Fondi Murano 2, Burano 2 e Isole minori. I documenti sono stati inclusi nell'Appendice al presente lavoro, alle voci degli edifici considerati.

Gli appunti del Cicogna che contengono i resoconti del suo sopralluogo nelle Isole della Laguna Superiore di Venezia hanno avuto edizione solo per la parte inerente all'Isola di Murano (cfr. E. CICOGNA, Delle Iscrizioni Veneziane, Venezia 1824 ss.). Il Fapanni, che senz'altro conosce-va i manoscritti, fa spesso riferimento a questi. Essi sono conservati presso l'Archivio del Correr di Venezia con la collocazione Cod. Cic. 512-513.

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1890, p. 36; R. Cessi, Origo Civitatum Italiae seu Venetiarum, ibid., XI, Roma 1933, p. 69); cfr. M. Vecchi, Torcello ricerche e contributi, op. cit., p. 29, nota 4; cfr. inoltre le relazioni di G. P. Bognetti, G. Focolari e M. Guiorro in «Bollettino dell'Istituto di Storia della Società e dello Stato Veneziano», VII, Venezia 1961 ed il volume di L. Leciejewicz-E. S, Tabaczynsly, Torce Ilo-Scavi 1961-62, Roma 1977.

36 Cfr. nota 35. 37 Cfr. A. Marcello, Divagazioni torcellane, Venezia, 1963, p. 8 e fig. 5 del presente lavoro. 38 Cfr. con i manoscritti qui riportati in Appendice, pp. 56-57. 39 F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., pars I, p. 100 ss. V. Piva, Il patriarcato..., op. cit., p. 196. 40 Cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 21 ss. 41 F. Forlati, L'architettura a Torcello in Torcello. Conferenze tenute a Ca' Foscari, Venezia

1940, p. 15 ss.; S. Bettini, Aspetti bizantineggianti dell'architettura di Torce Ilo, ibid., pp. 50-51. 42 Accanto a questi documenti fornitici dalle Visite Pastorali, alle recuperate mappe del-

l'Archivio di Stato ed alle planimetrie e descrizioni del Fondo Isole della Soprintendenza di Venezia, credo sia doveroso prendere meglio in esame anche le altre testimonianze che hanno aiutato la presente indagine.

Il Manoscritto della Marciana è una documentazione inedita di cui è autore Francesco Fapanni, che, alla metà del XIX secolo fu testimone oculare dello stato in cui, dopo le subite soppressioni, erano le costruzioni religiose o demolite o volte ad altro uso. Lo studioso fornisce anche, in alcuni casi, notizie bibliografiche riferite all'argomento in questione e da lui ritrovate nel contesto di studi aventi diverso oggetto. I disegni del Casoni, conservati presso l'Archivio del Museo Correr, contengono la pianta dell'isola di Santa Cristina e l'ubicazione dell'oratorio che prese il posto dell'omonimo complesso religioso esistente in antico, di cui ormai restava solo notizia e che non sembrava più possibile recuperare.

Gli appunti inediti del Cicogna sulle Isole, anch'essi conservati al Correr, aggiungono a volte notizie utili, poiché sono sempre frutto di un sopralluogo compiuto dall'autore.

Anche le recenti documentazioni fotografiche reperibili presso la Soprintendenza ai Beni ambientali ed artistici di Venezia, hanno aiutato l'indagine poiché ci mostrano i resti di alcuni edifici qui trattati che, dopo le soppressioni, vennero restaurati nuovamente ad opera della stessa Soprintendenza.

Cfr. a proposito delle testimonianze di cui sopra: B.M.V., Ms. marc. it. 2510 (12215) ed i passi del manoscritto riportati in Appendice al presente lavoro, alle voci dei diversi edifici religiosi presi in esame; B.C.V., Cod. Cie. 3314 ed anche l'Appendice a p. 65; l'isola di Santa Cristina non figura nel lavoro dello Zorzi. Le più esaurienti notizie restavano a tutt'oggi quelle riportate dal Piva, Il patriarcato, op. cit., pp. 267-268. Recentemente è stato edito il volume di L. Gallo, Isola di S. Cristina, Venezia 1970 in cui non figurano, comunque, informazioni utili alla presente ricerca; A.S.M.V., Fondi Murano 2, Burano 2 e Isole minori. I documenti sono stati inclusi nell'Appendice al presente lavoro, alle voci degli edifici considerati.

Gli appunti del Cicogna che contengono i resoconti del suo sopralluogo nelle Isole della Laguna Superiore di Venezia hanno avuto edizione solo per la parte inerente all'Isola di Murano (cfr. E. Cicogna, Delle Iscrizioni Veneziane, Venezia 1824 ss.). Il Fapanni, che senz'altro conosce- va i manoscritti, fa spesso riferimento a questi. Essi sono conservati presso l'Archivio del Correr di Venezia con la collocazione Cod. Cie. 512-513.

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CAPITOLO III

IL COMPRENSORIO INSULARE

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CAPITOLO III

IL COMPRENSORIO INSULARE

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i ISOLA DI TORCELLO

Di quest'isola (fig. 6) e dei problemi che le costruzioni religiose di Torcel-lo (fig. 7) hanno presentato sia all'archeologia che all'architettura ed alla storia dell'arte, si è molto parlato specie nell'ultimo decennio.'

Attualmente esiste solo il principale nucleo composto dalla Cattedrale, l'annesso battistero ed il martyrium di Santa Fosca. Tuttavia, prima delle di.. verse soppressioni, l'isola era ricca di chiese e monasteri, risalenti a periodo altomedioevale e medioevale, di notevole importanza. 2

Il complesso religioso monasteriale più antico pare sia da ritenersi quello benedettino di San Giovanni Evangelista (fig. 8), menzionato dalla Cronaca Altinate ed altre autorevoli fonti, che lo vorrebbero contemporaneo di Santa Maria Assunta e del suo battistero. 3 Anche la chiesa di Sant'Andrea di Torcel-lo viene fatta risalire al tempo delle edificazioni compiute dagli Altinati quando si insediarono nelle isole lagunari. 4

Il ms, 768 (già 512) del Museo Provinciale di Torcello, tratto dall'antico archivio della Cattedrale prima che se ne disperdessero le carte, riporta l'elen-co delle costruzioni religiose esistenti in Torcello nel sec. XII. Esse sono, ri-spettando l'ordine in cui vengono nominate: - Santa Maria Assunta, Cattedrale - San Pietro di Casacalba, ospizio - Sant'Andrea Apostolo - San Giovanni Evangelista, con monastero benedettino - Sant'Angelo di Zampenigo, con monastero benedettino - San Tommaso dei Borgognoni, con monastero cistercense - Santa Margherita, con monastero benedettino-cistercense - Sant'Antonio Abate, con monastero benedettino - San Giovanni Battista, battistero - Santa Fosca, sacello - San Marco, sacello

Di tutti gli insiemi qui elencati ed ora non più esistenti, fatta eccezione per Santa Maria Assunta e le due vicine costruzioni, di cui si è parlato, solo di

1 ISOLA DI TORCELLO

Di quest'isola (fig. 6) e dei problemi che le costruzioni religiose di Torcel- lo (fig. 7) hanno presentato sia all'archeologia che all'architettura ed alla storia dell'arte, si è molto parlato specie nell'ultimo decennio.1

Attualmente esiste solo il principale nucleo composto dalla Cattedrale, l'annesso battistero ed il martyrium di Santa Fosca. Tuttavia, prima delle di- verse soppressioni, l'isola era ricca di chiese e monasteri, risalenti a periodo altomedioevale e medioevale, di notevole importanza.2

Il complesso religioso monasteriale più antico pare sia da ritenersi quello benedettino di San Giovanni Evangelista (fig. 8), menzionato dalla Cronaca Altinate ed altre autorevoli fonti, che lo vorrebbero contemporaneo di Santa Maria Assunta e del suo battistero.3 Anche la chiesa di Sant'Andrea di Torcel- lo viene fatta risalire al tempo delle edificazioni compiute dagli Altinati quando si insediarono nelle isole lagunari.4

Il ms. 768 (già 512) del Museo Provinciale di Torcello, tratto dall'antico archivio della Cattedrale prima che se ne disperdessero le carte, riporta l'elen- co delle costruzioni religiose esistenti in Torcello nel sec. XII. Esse sono, ri- spettando l'ordine in cui vengono nominate:

— Santa Maria Assunta, Cattedrale — San Pietro di Casacalba, ospizio — Sant'Andrea Apostolo — San Giovanni Evangelista, con monastero benedettino — Sant'Angelo di Zampenigo, con monastero benedettino — San Tommaso dei Borgognoni, con monastero cistercense — Santa Margherita, con monastero benedettino-cistercense — Sant'Antonio Abate, con monastero benedettino — San Giovanni Battista, battistero — Santa Fosca, sacello — San Marco, sacello

Di tutti gli insiemi qui elencati ed ora non più esistenti, fatta eccezione per Santa Maria Assunta e le due vicine costruzioni, di cui si è parlato, solo di

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San Giovanni Evangelista e della basiichetta di San Marco si conosce precisa ubicazione e sono stati effettuati, nelle rispettive aree, scavi archeologici. 5

A seguito di ricerche intraprese e presentate in altra sede, ho potuto re-centemente ritrovare pianta e ubicazione di Sant'Angelo di Zampenig0 6 (fig. 9), notizie di un riscontro in loco operato in Sant'Andrea e descrizione della pianta riportata in luce nel 1832, 1 rilievo planimetrico (fig. 10), ubicazio-ne (fig. 11) e relazione di scavi operati anch'essi ai primi del XIX secolo, in zona Borgognoni, prossima a quella occupata dal complesso monasteriale di San Tommaso, a seguito dei quali era stata ritrovata la struttura di un'antichis-sima chiesa, mai menzionata da nessuna fonte e perciò novità assoluta per gli studiosi di Torcello e del patrimonio artistico di quest'isola della Laguna. 8

Di San Tommaso dei Borgognoni, inoltre, della quale è visibile ancora oggi parte della sacrestia inglobata in una casa privata, avevo presentato la notizia di scavi compiuti in fine XIX secolo, nel corso dei quali era stata ripor-tata in luce la zona absidale della chiesa. 9

Restavano da ritrovare ancora le ubicazioni della chiesa e monastero di Santa Margherita e di Sant'Antonio Abate (figg. 12-13), nell'Isola omonima. 10

Quest'ultima nelle Guide di fine XVIIJ-inizi XIX secolo è ampiamente trattata per il famoso organo e per il ciclo delle storie di Santa Cristina eseguite dal Veronese e che rendevano la chiesa preziosa. 1 '

Lo Zorzi nel suo recente lavoro dedicato a Venezia scomparsa, tuttavia, scrive che di questo importante nucleo monasteriale « non esiste più nemmeno il ricordo» ed è «persino arduo il tentare di farsene un'idea».' 2

Con i manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia, che presentai alla critica nel 1977 (unitamente ai passi riguardanti San Pietro di Casacalba, San-t'Angelo di Zampenigo ed il priorato di San Cataldo) per il complesso mona-steriale di Sant'Antonio poteva essere fatto un notevole passo avanti, soprattut-to sotto il profilo architettonico. 13 Le Visite Pastorali redatte nei suddetti ma-noscritti offrivano informazioni tali da permettere una ricostruzione approssi-mativa abbastanza esauriente dell'insieme.

Venivamo a conoscere la pianta ad aula unica, l'orientazione dell'abside, il numero delle colonne, delle porte, delle finestre, delle cappelle, l'ubicazione del battistero, della sacrestia, del coro delle monache, l'esistenza di un portico esterno sorretto da 10 colonne in corrispondenza della porta maggiore volta ad aquilone. Trovavamo inoltre notizia della chiesa riservata alla clausura e circa locali del convento che possedeva foresteria, dormitorio a piccole celle, aree interne coltivate, cimitero, alte mura che proteggevano l'insieme.' 4

È noto che il complesso religioso sorgeva nell'isola omonima di Sant'An-tonio Abate, ma questo dato era molto vago e perciò di scarsa utilità ai fini di un possibile riscontro in loco. Per questo i documenti del Fondo Ispettorato Demaniale di Venezia, Ufficio dell'Ingegnere, Isole, dell'Archivio di Stato di Venezia, assumono, in questo caso, un ruolo di primo piano. 15

La descrizione dei locali del monastero è precisa e minuziosa, quale si conviene ad una relazione di stima, ma sono gli schizzi e le piante allegate a polarizzare l'attenzione, nel contesto del presente lavoro. Infatti, oltre alla

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San Giovanni Evangelista e della basilichetta di San Marco si conosce precisa ubicazione e sono stati effettuati, nelle rispettive aree, scavi archeologici.5

A seguito di ricerche intraprese e presentate in altra sede, ho potuto re- centemente ritrovare pianta e ubicazione di Sant'Angelo di Zampenigo6

(fig. 9), notizie di un riscontro in loco operato in Sant'Andrea e descrizione della pianta riportata in luce nel 1832,7 rilievo planimetrico (fig. 10), ubicazio- ne (fig. 11) e relazione di scavi operati anch'essi ai primi del XIX secolo, in zona Borgognoni, prossima a quella occupata dal complesso monasteriale di San Tommaso, a seguito dei quali era stata ritrovata la struttura di un'antichis- sima chiesa, mai menzionata da nessuna fonte e perciò novità assoluta per gli studiosi di Torcello e del patrimonio artistico di quest'isola della Laguna.8

Di San Tommaso dei Borgognoni, inoltre, della quale è visibile ancora oggi parte della sacrestia inglobata in una casa privata, avevo presentato la notizia di scavi compiuti in fine XIX secolo, nel corso dei quali era stata ripor- tata in luce la zona absidale della chiesa.9

Restavano da ritrovare ancora le ubicazioni della chiesa e monastero di Santa Margherita e di Sant'Antonio Abate (figg. 12-13), nell'Isola omonima.10

Quest'ultima nelle Guide di fine XVIII-inizi XIX secolo è ampiamente trattata per il famoso organo e per il ciclo delle storie dì Santa Cristina eseguite dal Veronese e che rendevano la chiesa preziosa.11

Lo Zorzi nel suo recente lavoro dedicato a Venezia scomparsa, tuttavia, scrive che di questo importante nucleo monasteriale «non esiste più nemmeno il ricordo» ed è «persino arduo il tentare di farsene un'idea».12

Con i manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia, che presentai alla critica nel 1977 (unitamente ai passi riguardanti San Pietro di Casacalba, San- t'Angelo di Zampenigo ed il priorato di San Cataldo) per il complesso mona- steriale di Sant'Antonio poteva essere fatto un notevole passo avanti, soprattut- to sotto il profilo architettonico.13 Le Visite Pastorali redatte nei suddetti ma- noscritti offrivano informazioni tali da permettere una ricostruzione approssi- mativa abbastanza esauriente dell'insieme.

Venivamo a conoscere la pianta ad aula unica, l'orientazione dell'abside, il numero delle colonne, delle porte, delle finestre, delle cappelle, l'ubicazione del battistero, della sacrestia, del coro delle monache, l'esistenza di un portico esterno sorretto da 10 colonne in corrispondenza della porta maggiore volta ad aquilone. Trovavamo inoltre notizia della chiesa riservata alla clausura e circa locali del convento che possedeva foresteria, dormitorio a piccole celle, aree interne coltivate, cimitero, alte mura che proteggevano l'insieme.14

È noto che il complesso religioso sorgeva nell'isola omonima di Sant'An- tonio Abate, ma questo dato era molto vago e perciò di scarsa utilità ai fini di un possibile riscontro in loco. Per questo i documenti del Fondo Ispettorato Demaniale di Venezia, Ufficio dell'Ingegnere, Isole, dell'Archivio di Stato di Venezia, assumono, in questo caso, un ruolo di primo piano.15

La descrizione dei locali del monastero è precisa e minuziosa, quale si conviene ad una relazione di stima, ma sono gli schizzi e le piante allegate a polarizzare l'attenzione, nel contesto del presente lavoro. Infatti, oltre alla

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enunciazione dei confini del complesso in riferimento ai punti cardinali, è tracciata con esattezza l'area in cui l'insieme monasteriale scomparso era ubica-to. 6

In questa sede ripropongo, inoltre, la planimetria ritrovata presso il Mu-seo Provinciale di Torcello che ci illustra il nucleo di San Giovanni Evangelista (fìg. 14), poiché mostra in dettaglio l'area occupata dal monastero ed annessi. 17

Gli scavi effettuati, infatti, interessarono solo la chiesa. Nel disegno in pianta è possibile individuare le diverse parti del convento

benedettino e, dal confronto con la nota incisione della Raccolta Bonvecchiato, identificare con precisione il luogo in cui sorgeva la chiesa edificata sotto Pie-tro Nani, rispetto all'insieme. 18

Unisco anche la pianta e ubicazione dell'oratorio di Sant'Angelo di Zam-penigo che nel 1600 prese il posto dell'antico complesso monasteriale omoni-mo'9 e quelle della chiesa sconosciuta della zona dei Eorgognoni (benché le abbia entrambe di recente presentate), per dare una visione globale di tutti gli elementi ora in nostro possesso in riferimento agli edifici religiosi di periodo alto medioevale e medioevale dell'isola di Torcello. 20

L'analisi di quanto fin qui è stato esposto permette di affermare che l'in-dividuazione delle aree in cui in Torcello esattamente sorgevano le costruzioni scomparse è ora quasi totale. 2 '

Siamo in possesso della ubicazione di San Giovanni Evangelista (mona-stero), di Sant'Angelo di Zampenigo, di Sant'Antonio Abate e della chiesa sconosciuta confinante con il monastero cistercense dei Borgognoni. Abbiamo, inoltre, la pianta della basiichetta di San Marco messa in luce dagli scavi del Forlati, i rilievi della chiesa originaria di San Giovanni Evangelista; siamo in grado anche di individuare l'area in cui sorgeva l'insieme di San Tommaso dei Borgognoni di cui, peraltro, abbiamo notizia degli scavi di fine XIX secolo effettuati nella zona absidale. 22

Passando ora al confronto con i dati storici possiamo trarre le seguenti informazioni:

- il complesso di San Giovanni Evangelista edificato, pare, nel 640 subì due incendi (l'ultimo nel 1343) che ne provocarono la riedificazione totale; 23

- il complesso di Sant'Angelo di Zampenigo esisteva nel 900. Il Malvi-cmi, nel 1600, fece erigere nello stesso luogo l'oratorio della cui ubicazione siamo ora in possesso; 24

- il complesso di Sant'Antonio Abate, costruito intorno al 1000 subì diverse ricostruzioni. Non sappiamo di quale portata; 2 '

- nessuna notizia storica della chiesa sconosciuta della zona dei Borgo-gnoni di cui abbiamo il rilievo planimetrico e l'ubicazione. 11 Weber, che pre-senziò agli scavi, riteneva che le soggiacesse un tempio pagano. Nella sua rela-zione, inoltre, affermava l'esistenza di «numerosissime urne cinerarie» nel ter-reno circostante. 26

Per concludere, sui dati sin qui esposti, sia per Sant'Antonio di Zampeni-go che per la chiesa sconosciuta sarebbe indispensabile il riscontro archeologi-co. Infatti le Visite Pastorali non ci possono fornire alcun dato circa l'antico

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enunciazione dei confini del complesso in riferimento ai punti cardinali, è tracciata con esattezza l'area in cui l'insieme monasteriale scomparso era ubica- to.16

In questa sede ripropongo, inoltre, la planimetria ritrovata presso il Mu- seo Provinciale di Torcello che ci illustra il nucleo di San Giovanni Evangelista (fig. 14), poiché mostra in dettaglio l'area occupata dal monastero ed annessi.17

Gli scavi effettuati, infatti, interessarono solo la chiesa. Nel disegno in pianta è possibile individuare le diverse parti del convento

benedettino e, dal confronto con la nota incisione della Raccolta Bonvecchiato, identificare con precisione il luogo in cui sorgeva la chiesa edificata sotto Pie- tro Nani, rispetto all'insieme.18

Unisco anche la pianta e ubicazione dell'oratorio di Sant'Angelo di Zam- penigo che nel 1600 prese il posto dell'antico complesso monasteriale omoni- mo19 e quelle della chiesa sconosciuta della zona dei Borgognoni (benché le abbia entrambe di recente presentate), per dare una visione globale di tutti gli elementi ora in nostro possesso in riferimento agli edifici religiosi di periodo alto medioevale e medioevale dell'isola di Torcello.20

L'analisi di quanto fin qui è stato esposto permette di affermare che l'in- dividuazione delle aree in cui in Torcello esattamente sorgevano le costruzioni scomparse è ora quasi totale.21

Siamo in possesso della ubicazione di San Giovanni Evangelista (mona- stero), di Sant'Angelo di Zampenigo, di Sant'Antonio Abate e della chiesa sconosciuta confinante con il monastero cistercense dei Borgognoni. Abbiamo, inoltre, la pianta della basilichetta di San Marco messa in luce dagli scavi del Forlati, i rilievi della chiesa originaria di San Giovanni Evangelista; siamo in grado anche di individuare l'area in cui sorgeva l'insieme di San Tommaso dei Borgognoni di cui, peraltro, abbiamo notizia degli scavi di fine XIX secolo effettuati nella zona absidale.22

Passando ora al confronto con i dati storici possiamo trarre le seguenti informazioni:

— il complesso di San Giovanni Evangelista edificato, pare, nel 640 subì due incendi (l'ultimo nel 1343) che ne provocarono la riedificazione totale;23

— il complesso di Sant'Angelo di Zampenigo esisteva nel 900. Il Malvi- cini, nel 1600, fece erigere nello stesso luogo l'oratorio della cui ubicazione siamo ora in possesso;24

— il complesso di Sant'Antonio Abate, costruito intorno al 1000 subì diverse ricostruzioni. Non sappiamo di quale portata;25

— nessuna notizia storica della chiesa sconosciuta della zona dei Borgo- gnoni di cui abbiamo il rilievo planimetrico e l'ubicazione. Il Weber, che pre- senziò agli scavi, riteneva che le soggiacesse un tempio pagano. Nella sua rela- zione, inoltre, affermava l'esistenza di «numerosissime urne cinerarie» nel ter- reno circostante.26

Per concludere, sui dati sin qui esposti, sia per Sant'Antonio di Zampeni- go che per la chiesa sconosciuta sarebbe indispensabile il riscontro archeologi- co. Infatti le Visite Pastorali non ci possono fornire alcun dato circa l'antico

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nucleo monasteriale di Sant'Angelo, poiché nel sec. XVII i Vescovi di Torcello erano testimoni oculari del nuovo oratorio e, per la chiesa sconosciuta, non abbiamo alcun dato al di fuori della relazione del Weber.

Per Sant'Antonio Abate, ora che ne, è qui stata individuata l'ubicazione, il riscontro in loco sarebbe auspicabile anche se le carte dell'Archivio Patriarcale e dell'Archivio di Stato di Venezia sono molto esaurienti sullo status del com-plesso, quale era, nel 1600 ed agli inizi del 1800 e non esistono documentazio-ni storiche tali da avallare l'ipotesi di ricostruzioni totali successive alla sua fondazione.27

Di San Giovanni Evangelista, abbiamo, per la chiesa, già il risultato degli scavi e conosciamo l'area ricoperta dal monastero. 28

Un'ultima nota sarebbe opportuna sulla chiesa di Sant'Andrea. La notizia di scavi data dal manoscritto del Fapanni, che già ho avuto

occasione di presentare, rivela che l'ingegner Casoni nel 1832 ne aveva tratta una pianta poligona. Questa planimetria ancora oggi non è stata ritrovata. Nel quadro generale delle costruzioni religiose di Torcello solo Santa Fosca è a pianta accentrata (oltre al Battistero di San Giovanni) e se l'informazione del Fapanni, per altro sempre preciso nei suoi scritti, rispondesse al vero, avrem-mo un dato di fatto senza dubbio di notevole interesse. 29

Con le ubicazioni e le carte qui presentate le costruzioni religiose dell'iso-la di Torcello si offrono come ipotesi di lavoro concreta sia per l'archeologia che per le conclusioni che, previo riscontro in loco, meglio potranno essere tratte.

I Cfr. bibliografia citata in M. VECCHI, Torcello - ricerche e contributi, Roma 1979 e Io,, Torcello nuove ricerche, Roma 1982.

2 Cfr. LORENZETrI, Torcello, Venezia 1939, p. 18 Ss; V. PIVA, il Patriarcato di Venezia e le sue origini, I, Venezia 1938, p. 191; M. VECCHI, Torceio: chiese e monasteri scomparsi, fonti inedite, in «RdA», lI, 1978, p. 106 ss.

Rimando alla nota 11 di p. 19 del presente lavoro. Cfr. PIvA, op. cii., p. 195; G. LORENZET11, op. cii,, P. 19. Per il sacello di San Marco presso Santa Maria Assunta di Torcello cfr. F. Fotu,vri,

L'architettura di Torcello, in Torcello, Conferenze tenute a Ca' Foscari, Venezia 1940, p. 118 Ss,;

per gli scavi in San Giovanni Evangelista di Torcello rimando alla nota 35 di p. 20 del presente lavoro,

6 Per Sant'Angelo di Zampenigo cfr. M. VECCHI, Torceio nuove ricerche, op. cii., p. 15 ss ed alla fig. 9 del presente volume.

Per le notizie circa Sant'Andrea di Torcello cfr. Io., ibid., pp. 13-15. 8 Cfr. M. VcHI, Un tempio romano a Torcello?, in «Aquileia Nostra», L, Padova 1979,

p. 585 Ss.; Io., Pianta e ubicazione di un «tempio romano» a Torcello in un manoscritto del Museo Correr, in «Rivista di Archeologia», ifi, Venezia 1979, p. 114 Ss.; In., Torcello nuove ricerche, op. at, p. 9 ss.

' J,D.,ibid.,p. 12. IO Per Santa Margherita di Torcello cfr. V. PIVA, Il patriarcato..., op. cii., p. 196; Documenti

tratti dall'archivio di Santa Margherita di Torcello sono stati pubblicati nel volume di L. Lu'wrun. CHI-L, FRIZZIERO, San Maffio di Mazzorbo e Santa Margherita di Torcello, in Fonti per la storia di

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nucleo monasteriale di Sant'Angelo, poiché nel sec. XVII i Vescovi di Torcello erano testimoni oculari del nuovo oratorio e, per la chiesa sconosciuta, non abbiamo alcun dato al di fuori della relazione del Weber.

Per Sant'Antonio Abate, ora che ne- è qui stata individuata l'ubicazione, il riscontro in loco sarebbe auspicabile anche se le carte dell'Archivio Patriarcale e dell'Archivio di Stato di Venezia sono molto esaurienti sullo status del com- plesso, quale era, nel 1600 ed agli inizi del 1800 e non esistono documentazio- ni storiche tali da avallare l'ipotesi di ricostruzioni totali successive alla sua fondazione.27

Di San Giovanni Evangelista, abbiamo, per la chiesa, già il risultato degli scavi e conosciamo l'area ricoperta dal monastero.28

Un'ultima nota sarebbe opportuna sulla chiesa di Sant'Andrea. La notizia di scavi data dal manoscritto del Fapanni, che già ho avuto

occasione di presentare, rivela che l'ingegner Casoni nel 1832 ne aveva tratta una pianta poligona. Questa planimetria ancora oggi non è stata ritrovata. Nel quadro generale delle costruzioni religiose di Torcello solo Santa Fosca è a pianta accentrata (oltre al Battistero di San Giovanni) e se l'informazione del Fapanni, per altro sempre preciso nei suoi scritti, rispondesse al vero, avrem- mo un dato di fatto senza dubbio di notevole interesse.29

Con le ubicazioni e le carte qui presentate le costruzioni religiose dell'iso- la di Torcello si offrono come ipotesi di lavoro concreta sia per l'archeologia che per le conclusioni che, previo riscontro in loco, meglio potranno essere tratte.

1 Cfr. bibliografìa citata in M. Vecchi, Torcello - ricerche e contributi, Roma 1979 e Id., Torcello nuove ricerche, Roma 1982,

2 Cfr. Lorenzetti, Torcello, Venezia 1939, p. 18 ss; V. Piva, Il Patriarcato di Venezia e le sue origini, I, Venezia 1938, p. 191 ; M. Vecchi, Torcello: chiese e monasteri scomparsi, fonti inedite, in «RdA», II, 1978, p. 106 ss.

3 Rimando alla nota 11 di p, 19 del presente lavoro. 4 Cfr. Piva, op. cit., p. 195; G. Lorenzetti, op. cit., p. 19. 5 Per il sacello di San Marco presso Santa Maria Assunta di Torcello cfr. F. Forcati,

L'architettura di Torcello, in Torcello, Conferenze tenute a Ca' Foscari, Venezia 1940, p. 118 ss.; per gli scavi in San Giovanni Evangelista di Torcello rimando alla nota 35 di p. 20 del presente lavoro.

6 Per Sant'Angelo di Zampenigo cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 15 ss. ed alla fig. 9 del presente volume.

7 Per le notizie circa Sant'Andrea di Torcello cfr. Id., ibid., pp. 13-15. 8 Cfr. M. Vecchi, Un tempio romano a Torcello?, in «Aquileia Nostra», L, Padova 1979,

p. 585 ss.; Id., Pianta e ubicazione di un «tempio romano» a Torcello in un manoscritto del Museo Correr, in «Rivista di Archeologia», HI, Venezia 1979, p. 114 ss.; Id., Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 9 ss.

9 Id., ibid., p. 12. 10 Per Santa Margherita di Torcello cfr. V. Vivali patriarcato..., op. cit., p. 196; Documenti

tratti dall'archivio di Santa Margherita di Torcello sono stati pubblicati nel volume di L. Lanfran- chi-L. Frizziero, San Maffo di Mazzorbo e Santa Margherita di Torcello, in Ponti per la storia di

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Venezia, Venezia 1965; non contengono però informazioni utili al recupero dell'ubicazione del complesso né notizie circa l'architettura della chiesa e monastero annesso.

Il Cfr. A. Zoazi, Venezia scomparsa, Venezia 1972, p. 434; M. VEcci-il, Torcello, ricerche e contributi, op. cii., p. 39, nota 19.

12 Cfr. A. ZORZI, op. cii., p. 434. 13 Cfr. M. VEccHI, Torce/lo: chiese e monasteri scomparsi, ari. cii, p. 106 ss. e Ir, Torce/lo,

ricerche e contributi op. cii., p. 37 ss 14 Io.,ibid. 15 Rimando, a questo proposito, all'Appendice del presente lavoro, alla voce. ' Cfr. doc. b, 3, p. 51 Ss,

17 Fig. 17, p. 205; vedi anche M. VECCHI, Torce/lo nuove ricerche, op. cit., Tav. LX. Il Io., ibid., Tav. LIX e LX. Inoltre cfr. pp. 32-33 e note 21-22 dello stesso volume. 9 Fig. 9, p. 197 (già in M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cii., flg. 7).

20 Figg. 10-11, p. 198-199 (già in M. VECCHI, Metodo archivistico e Archeologia, in «Le Origini di Venezia», Symposium italo-polacco, Venezia 1981, p. 65 ss).

21 Mancano documenti circa l'ubicazione di Santa Margherita. 22 Rimando alle nota 9. 23 Cfr. F. Coitua, Ecclesiae..., op. cii., p. 100 ss. 24 Cfr. M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cii., p. 15 ss. e bibliografia citata in nota, 25 Cfr. V. PIvA, Il patriarcato..., op. cii., p. 197. 26 Cfr. M. VECCHI, Torce/lo nuove ricerche, op. cit., p. 9 Ss. 27 Cfr. con i documenti presentati in Appendice al presente lavoro, alla voce. 28 Ibjd 29 Cfr. M. VECCHI, Torce/lo nuove ricerche, op. cit.p. 13 SS,

29

Venezia, Venezia 1965; non contengono però informazioni utili al recupero dell'ubicazione del complesso né notizie circa l'architettura della chiesa e monastero annesso.

11 Cfr. A. Zorzi, Venezia scomparsa, Venezia 1972, p. 434; M. Vecchi, Torce Ilo, ricerche e contributi, op. cit., p. 39, nota 19.

12 Cfr. A. Zorzi, op. cit., p. 434. 13 Cfr. M. Vecchi, Torcello: chiese e monasteri scomparsi, art. cit., p. 106 ss, e Id., Torcello,

ricerche e contributi, op. cit., p. 37 ss. 14 Id., ibid. 15 Rimando, a questo proposito, all'Appendice del presente lavoro, alla voce. 16 Cfr. doc. b, 3, p. 51 ss. 17 Fig. 17, p. 205; vedi anche M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., Tav. LX. 18 Id., ibid., Tav. LIX e LX. Inoltre cfr. pp. 32-33 e note 21-22 dello stesso volume. 19 Fig. 9, p. 197 (già in M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., fig. 7). 20 Figg. 10-11, p. 198-199 (già in M. Vecchi, Metodo archivistico e Archeologia, in «Le

Origini di Venezia», Symposium italo-polacco, Venezia 1981, p. 65 ss.). 21 Mancano documenti circa l'ubicazione di Santa Margherita. 22 Rimando alle nota 9. 23 Cfr. F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., p. 100 ss. 2A Cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 15 ss. e bibliografia citata in nota. 25 Cfr. V. Piva, Il patriarcato..., op. cit., p. 197. 26 Cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 9 ss. 27 Cfr. con i documenti presentati in Appendice al presente lavoro, alla voce. 28 Ibid. 29 Cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit.p. 13 ss.

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2 ISOLA DI SANT'ANDREA DI AMMIANA

Circa la costruzione monasteriale di Sant'Andrea di Ammiana di data molto antica, abbiamo diverse notizie storiche, di cui, ultima, il decreto di soppressione del 1436.'

Nulla, invece, ci è noto della sua struttura architettonica se non che la chiesa era ricca di marmi preziosi, reimpiegati, su decreto senatoriale della Serenissima, in San Marco di Venezia. 2

Nel corso della presente ricerca è stato possibile ritrovare, presso l'Archi-vio di Stato, un disegno ad acquarello del «Palludo» dove sorgeva il monaste-ro dei Padri di Sant'Andrea di Ammiana, con l'ubicazione del complesso. 3

Una riprova della veridicità di questa mappa è traibile dal confronto con quella del Fondo Santa Maria degli Angeli, conservata presso lo stesso Archivio in cui è illustrata l'isola di Santa Cristina con l'ubicazione dell'area monasteria-le e l'isola di Sant'Andrea con l'ubicazione della zona in cui sorgeva il com-plesso religioso.

Sia per il monastero di Santa Cristina che per quello di Sant'Andrea, solo il riscontro archeologico potrebbe fornire informazioni concrete. Le ubicazioni qui presentate possono fornire un elemento di primaria utilità per l'eventuale intervento in loco.

1 Cfr. V. PIVA, Il Patriarcato,.., op. cit., p. 269. 2 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. b, 3, p. 60.

Ibid., doc. a, 1, p. 59. 4 Ibid., doc. a, 2, p. 59.

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2 ISOLA DI SANT'ANDREA DI AMMIANA

Circa la costruzione monasteriale di Sant'Andrea di Ammiana di data molto antica, abbiamo diverse notizie storiche, di cui, ultima, il decreto di soppressione del 1436.1

Nulla, invece, ci è noto della sua struttura architettonica se non che la chiesa era ricca di marmi preziosi, reimpiegati, su decreto senatoriale della Serenissima, in San Marco di Venezia.2

Nel corso della presente ricerca è stato possibile ritrovare, presso l'Archi- vio di Stato, un disegno ad acquarello del «Palludo» dove sorgeva il monaste- ro dei Padri di Sant'Andrea di Ammiana, con l'ubicazione del complesso.3

Una riprova della veridicità di questa mappa è traibile dal confronto con quella del Fondo Santa Maria degli Angeli, conservata presso Io stesso Archivio in cui è illustrata l'isola di Santa Cristina con l'ubicazione dell'area monasteria- le e l'isola di Sant'Andrea con l'ubicazione della zona in cui sorgeva il com- plesso religioso.4

Sia per il monastero di Santa Cristina che per quello di Sant'Andrea, solo il riscontro archeologico potrebbe fornire informazioni concrete. Le ubicazioni qui presentate possono fornire un elemento di primaria utilità per l'eventuale intervento in loco.

1 Cfr. V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 269. 2 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. b, 3, p. 60. 3 Ibid., doc. a, 1, p. 59. 4 Ibid., doc. a, 2, p. 59.

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3 ISOLA DI SANTA CRISTINA

L'isola di Santa Cristina era una delle quattro che formavano il nucleo insulare di Ammiana.'

I dati storici ci informano che qui fu costruita una chiesa in onore di San Marco, successivamente intitolata ai SS. Marco e Cristina e poi denominata Santa Cristina soltanto. 2

Nel 1205 le monache benedettine vi fondarono il monastero; nel 1432, l'insieme, rovinoso, fu abbandonato definitivamente. 3

Il Padre Coronelli nel suo Isolano del XVII secolo annota che ai suoi tempi in luogo del soppresso monastero vi era una piccola chiesa di ragione della N. D. Bergonci Antelmi e che si potevano vedere bene «molte vestigia di fabbricati antichi sotterranei». 4

Le Visite Pastorali, redatte nello stesso XVII secolo, ci descrivono questo sacello con unico altare, qui catalogato quale oratorio, con brevi parole.'

L'Archivio di Stato di Venezia, in un documento del 1845, ribadisce l'esi-stenza di fabbriche «che sussistevano in antico» e ci fornisce una mappa dell'i-sola in cui si può circoscrivere l'area sulla quale sorgeva l'antico complesso. 6

Una precisa ubicazione del luogo in cui era la cappella della N. D. Doro-tea Antelmi ci è offerta da un documento dell'Archivio del Correr conservato tra i manoscritti dell'ing. Casoni. Si tratta di una planimetria dell'isola su cui è la trasposizione in pianta della piccola chiesa. 7

Poiché questa sorgeva nell'area dell'antico complesso monasteniale, l'indi-viduazione della zona è ora possibile.

Un confronto fra la mappa del Casoni e quella dell'Archivio di Stato può rivelarsi utile sia per l'esattezza della prima che per le informazioni offerte dalla seconda che è illustrativa anche dell'isola di Sant'Andrea.

Cfr. V. PIVA, li Patriarcato..., op. cit., p. 266, 2 Io.,ibid.,p.267.

Io., ibid., p. 268. V. CORONELLI, Isolano, I, Venezia 1696, alla voce. Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. a, 1-2, p. 61-62.

6 Ibid., doc. b, 2, p. 62 e doc. b, 3, p. 63. Ibid., doc. c, 2, p. 65.

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3 ISOLA DI SANTA CRISTINA

L'isola di Santa Cristina era una delle quattro che formavano il nucleo insulare di Ammiana.1

I dati storici ci informano che qui fu costruita una chiesa in onore di San Marco, successivamente intitolata ai SS. Marco e Cristina e poi denominata Santa Cristina soltanto.2

Nel 1205 le monache benedettine vi fondarono il monastero; nel 1432, l'insieme, rovinoso, fu abbandonato definitivamente.3

II Padre Coronelli nel suo Isolano del XVII secolo annota che ai suoi tempi in luogo del soppresso monastero vi era una piccola chiesa di ragione della N. D. Bergonci Antelmi e che si potevano vedere bene «molte vestigia di fabbricati antichi sotterranei».4

Le Visite Pastorali, redatte nello stesso XVII secolo, ci descrivono questo sacello con unico altare, qui catalogato quale oratorio, con brevi parole.5

L'Archivio di Stato di Venezia, in un documento del 1845, ribadisce l'esi- stenza di fabbriche «che sussistevano in antico» e ci fornisce una mappa dell'i- sola in cui si può circoscrivere l'area sulla quale sorgeva l'antico complesso.6

Una precisa ubicazione del luogo in cui era la cappella della N. D. Doro- tea Antelmi ci è offerta da un documento dell'Archivio del Correr conservato tra i manoscritti dell'ing. Casoni. Si tratta di una planimetria dell'isola su cui è la trasposizione in pianta della piccola chiesa.7

Poiché questa sorgeva nell'area dell'antico complesso monasteriale, l'indi- viduazione della zona è ora possibile.

Un confronto fra la mappa del Casoni e quella dell'Archivio di Stato può rivelarsi utile sia per l'esattezza della prima che per le informazioni offerte dalla seconda che è illustrativa anche dell'isola di Sant'Andrea.

1 Cfr. V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 266, 2 Id., ibid., p. 267. 5 Id., ibid., p. 268. * V. CoKONELU, Isolano, I, Venezia 1696, alla voce. 5 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. a, 1-2, p. 61-62. 6 Ibid., doc. b, 2, p. 62 e doc. b, 3, p. 63. 7 Ibid., doc. c, 2, p. 65.

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4 ISOLA DI BURANO

I manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia, stilati nel 1600, riporta-no le Visite Pastorali effettuate in quattro costruzioni religiose esistenti in que-st'isola che cadevano sotto la Diocesi di Torcello e cioè:

- San Martino Vescovo, chiesa parrocchiale; I

- San Mauro, detto San Moro, chiesa di antica data con monastero be-nedettino costruito dopo il 1214 ; 2

- San Vito, forse un tempo parrocchiale, cui nel XVI secolo venne an-nesso il monastero; 3

- Santa Maria delle Grazie, detta Le Cappuccine, con monastero fran-cescano. 4

Tutte queste costruzioni, delle quali solo San Martino sussiste, sono rite-nute di fondazione molto antica.

Nel Ms, 768, che riporta l'elenco delle costruzioni religiose esistenti nel XII secolo, esse figurano tutte, compresa Santa Maria delle Grazie (fig. 15) qui riportata con l'antica dedicazione a S. Hadrianus, mentre il Piva la vorrebbe edfficata in periodo molto posteriore, nel 1533.

Le soppressioni operate in epoca napoleonica produssero la cessazione della vita claustrale dell'isola e la demolizione di quegli edifici. Visibile ancora è la chiesa di Santa Maria delle Grazie (fig. 16), a pianta accentrata; 6 delle altre era ritenuto perduto qualsiasi punto di riferimento utile alla individuazio-ne dell'area che un tempo occupavano.

Possiamo ora passare in rassegna le costruzioni religiose sopra elencate alla luce dei diversi dati emersi nel corso della presente ricerca.

Le Visite Pastorali dell'Archivio Patriarcale di Venezia ci descrivono San-ta Maria delle Grazie come chiesa di forma «rotonda». 7 Ha la cappella mag-giore volta a mezzogiorno; due porte, una contrapposta all'altare maggiore, l'altra laterale, coperta da portico in comunicazione col monastero. 8 Il coro delle monache è sulla porta laterale, il tetto è di legno, il pavimento lastricato in marmo a quadri rossi e bianchi; le finestre sono dieci, tre a mezzaluna e tre di forma allungata nella parete superiore; altre quattro finestre sono nella pare. te inferiore.

Il monastero ha celle anguste, ma ben sette oratori interni con un altare ciascuno, l'infermeria, la cucina e il refettorio, i parlatori, il noviziato, gli orti. Il Capitolo è circondato da sette altari in rappresentanza delle sette chiese di Roma per l'acquisizione delle indulgenze. Alte mura circondano il tutto. 9

Nelle carte dell'Archivio di Stato di Venezia troviamo notizia del Decreto di riduzione dell'insieme ad uso delle Guardie di Confine Finanziario ed una dettagliata relazione di stima.'°

Unita a ciò ho potuto ritrovare la mappa censuaria da cui il numero civico

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4 ISOLA DI BURANO

I manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia, stilati nel 1600, riporta- no le Visite Pastorali effettuate in quattro costruzioni religiose esistenti in que- st'isola che cadevano sotto la Diocesi di Torcello e cioè:

— San Martino Vescovo, chiesa parrocchiale;1

— San Mauro, detto San Moro, chiesa di antica data con monastero be- nedettino costruito dopo il 1214;2

— San Vito, forse un tempo parrocchiale, cui nel XVI secolo venne an- nesso il monastero;3

— Santa Maria delle Grazie, detta Le Cappuccine, con monastero fran- cescano.4

Tutte queste costruzioni, delle quali solo San Martino sussiste, sono rite- nute di fondazione molto antica.

Nel Ms. 768, che riporta l'elenco delle costruzioni religiose esistenti nel XII secolo, esse figurano tutte, compresa Santa Maria delle Grazie (fig. 15) qui riportata con l'antica dedicazione a S. Hadrianus, mentre il Piva la vorrebbe edificata in periodo molto posteriore, nel 1533.5

Le soppressioni operate in epoca napoleonica produssero la cessazione della vita claustrale dell'isola e la demolizione di quegli edifici. Visibile ancora è la chiesa di Santa Maria delle Grazie (fig. 16), a pianta accentrata;6 delle altre era ritenuto perduto qualsiasi punto di riferimento utile alla individuazio- ne dell'area che un tempo occupavano.

Possiamo ora passare in rassegna le costruzioni religiose sopra elencate alla luce dei diversi dati emersi nel corso della presente ricerca.

Le Visite Pastorali dell'Archivio Patriarcale di Venezia ci descrivono San- ta Maria delle Grazie come chiesa di forma «rotonda».7 Ha la cappella mag- giore volta a mezzogiorno; due porte, una contrapposta all'altare maggiore, l'altra laterale, coperta da portico in comunicazione col monastero.8 Il coro delle monache è sulla porta laterale, il tetto è di legno, il pavimento lastricato in marmo a quadri rossi e bianchi; le finestre sono dieci, tre a mezzaluna e tre di forma allungata nella parete superiore; altre quattro finestre sono nella pare- te inferiore.

II monastero ha celle anguste, ma ben sette oratori interni con un altare ciascuno, l'infermeria, la cucina e il refettorio, i parlatori, il noviziato, gli orti. Il Capitolo è circondato da sette altari in rappresentanza delle sette chiese di Roma per l'acquisizione delle indulgenze. Alte mura circondano il tutto.9

Nelle carte dell'Archivio di Stato di Venezia troviamo notizia del Decreto di riduzione dell'insieme ad uso delle Guardie di Confine Finanziario ed una dettagliata relazione di stima.10

Unita a ciò ho potuto ritrovare la mappa censuarla da cui il numero civico

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corrispondente al complesso monasteriale ed i confini di questo in riferimento ai punti cardinali."

Presso l'Archivio della Sovrintendenza per i Beni Architettonici ed Am-bientali di Venezia sono reperibili disegni e schizzi eseguiti in occasione dei recenti restauri operati nell'ex chiesa. Questi ci danno: - Sezione dell'atrio e scale - Disegno e misurazioni della chiesa - Ricostruzione del pavimento - Copia di una relazione del 1810 in cui è descritta l'ubicazione del monaste-

ro. 12

Tra i documenti di cui sopra vi è anche un disegno in pianta ifiustrante la possibile prima struttura dell'edfficio. 13

Di San Mauro, detta anche San Moro, i manoscritti secenteschi ci descri-vono la chiesa a triplice navata, orientata. La porta occidentale ha un sottopor-tico comunicante con il monastero, il coro delle monache è sopra la porta maggiore dove è anche l'organo ornato di pitture.

La Visita al monastero passa in rassegna il dormitorio, il refettorio, l'in-fermeria, i parlatori, la cavana, gli orti ed i cortili. annotato che il monastero è stato di recente rifabbricato dal N. H. Zanardi e non è ancora terminato. 14 Nella Visita successiva, infatti, manca ancora il Noviziato che, è scritto, deve essere fatto.' 5

L'Archivio di Stato di Venezia con la notizia che nell'area prima occupata dal complesso monasteriale esiste una casa con orticello annesso, ci dà anche l'ubicazione del luogo. 16 Un documento del 1821 ci fornisce ubicazione e mi-surazioni del moflastero. 17

Ho potuto ritrovare oltre alle planimetrie allegate ai suddetti documenti, un'altra mappa utile alla ubicazione precisa, in scala, che ci dà anche l'alzato della chiesa e del monastero, di cui risulta la struttura non corrispondente ai comuni schemi. 18

Il complesso monasteriale di San Vito nei resoconti dei Vescovi di Torcel-lo è così rappresentato: la chiesa aveva una sola nave, era orientata, aveva tre altari e due porte: una ad occaso su cui era il coro delle monache, l'altra a tramontana. Le finestre, sette in tutto, sono così differenziate: tre a mezzaluna, due di forma allungata, due di forma «ordinaria». 19 Il monastero dà l'impres-sione di essere molto povero. Sono nominati il Capitolo, piccolo, il parlatorio, il Noviziato e gli orti. 20

Emanuele Cicogna, che visitò personalmente Burano nel 1834, appuntò di non aver trovato più traccia del complesso. 21

Si conoscono, dai dati storici, notizie di restauri imponenti che possono far presumere vere e proprie ricostruzioni sia per San Vito che per Santa Maria delle Grazie. Per quest'ultima, infatti, che il Piva ritiene costruita per la prima volta nel XVI secolo ed il Ms. 768 dà invece come già esistente nel secolo XII con la denominazione di S. Hadrianus, si può presumere (se il Ms. 768 avesse ragione) un rifacimento ex-novo nel 1500.22

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corrispondente al complesso monasteriale ed i confini di questo in riferimento ai punti cardinali.11

Presso l'Archivio della Sovrintendenza per i Beni Architettonici ed Am- bientali di Venezia sono reperibili disegni e schizzi eseguiti in occasione dei recenti restauri operati nell'ex chiesa. Questi ci danno:

— Sezione dell'atrio e scale — Disegno e misurazioni della chiesa — Ricostruzione del pavimento — Copia di una relazione del 1810 in cui è descritta l'ubicazione del monaste-

ro.12

Tra i documenti di cui sopra vi è anche un disegno in pianta illustrante la possibile prima struttura dell'edificio.13

Di San Mauro, detta anche San Moro, i manoscritti secenteschi ci descri- vono la chiesa a triplice navata, orientata. La porta occidentale ha un sottopor- tico comunicante con il monastero, il coro delle monache è sopra la porta maggiore dove è anche l'organo ornato di pitture.

La Visita al monastero passa in rassegna il dormitorio, il refettorio, l'in- fermeria, i parlatori, la cavana, gli orti ed i cortili. È annotato che il monastero è stato di recente rifabbricato dal N. H. Zanardi e non è ancora terminato.14

Nella Visita successiva, infatti, manca ancora il Noviziato che, è scritto, deve essere fatto.15

L'Archivio di Stato di Venezia con la notizia che nell'area prima occupata dal complesso monasteriale esiste una casa con orticello annesso, ci dà anche l'ubicazione del luogo.16 Un documento del 1821 ci fornisce ubicazione e mi- surazioni del monastero.17

Ho potuto ritrovare oltre alle planimetrie allegate ai suddetti documenti, un'altra mappa utile alla ubicazione precisa, in scala, che ci dà anche l'alzato della chiesa e del monastero, di cui risulta la struttura non corrispondente ai comuni schemi.18

Il complesso monasteriale di San Vito nei resoconti dei Vescovi di Torcel- 10 è così rappresentato: la chiesa aveva una sola nave, era orientata, aveva tre altari e due porte: una ad occaso su cui era il coro delle monache, l'altra a tramontana. Le finestre, sette in tutto, sono così differenziate: tre a mezzaluna, due di forma allungata, due di forma «ordinaria».19 Il monastero dà l'impres- sione di essere molto povero. Sono nominati il Capitolo, piccolo, il parlatorio, 11 Noviziato e gli orti.20

Emanuele Cicogna, che visitò personalmente Burano nel 1834, appuntò di non aver trovato più traccia del complesso.21

Si conoscono, dai dati storici, notizie di restauri imponenti che possono far presumere vere e proprie ricostruzioni sia per San Vito che per Santa Maria delle Grazie. Per quest'ultima, infatti, che il Piva ritiene costruita per la prima volta nel XVI secolo ed il Ms. 768 dà invece come già esistente nel secolo XII con la denominazione di S. Hadrianus, si può presumere (se il Ms. 768 avesse ragione) un rifacimento ex-novo nel 1500.22

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Anche San Mauro, fondata nell'899 subì una rifabbrica totale cui seguì la consacrazione solenne nel 1533. 23

A conclusione di questo excursus sui complessi religiosi non più esistenti in Burano, la necessità del riscontro in loco, ora possibile a seguito delle preci-se ubicazioni, appare quanto mai necessaria per permettere di approfondire lo studio della loro primitiva struttura.

1 Cfr. A.P.V, Ms. 33 11678 e Ms. 3411698. 2 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. a, 1-2, pp. 81-83; V. PrvA, Il Patriarcato di

Venezia e le sue origini, Venezia 1938, I, pp. 217-218. Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 92-93; V. PIVA, Il Patriarcato ... , op. cit., p. 217.

'I Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 67-71. Cfr. M.P. T., Ms, 768, Index Ecclesiarum Dioecesis Torcellanae XII saeculi; V. PIVA, Il

Patriarcato..., p. 219. 6 Cfr. figg, 15-16, pp. 203-204 del presente lavoro.

Cfr. in Appendice, doc. a, 1, p. 67. 8 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 67-68, 71.

Ibid., doc. a, 1-2, pp. 68r70, 71, 10 Cfr. in Appendice, doc. c, 1, pp. 78-80. " Ibid. 12 Ibid,, doc. b, 2, pp. 74-78. 13 Ibid., doc. b, 2, p. 74. Questa planimetria non è allegata ad alcuna notizia di effettuati

assaggi in loco. Tuttavia, la nota del ritrovamento di parte di pavimento più antico in cotto, può farli presumere.

14 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 81-83; per l'annotazione cfr. ibid., doc. a, 1, p. 82. 15 Ibid., doc. a, 2, p. 83. 16 Ibid., doc. b, 3, pp. 89-90. 17 Ibid., doc. b, 2, pp. 86-88, IS Ibid., doc. b, 4, p. 91. A proposito della struttura del complesso di San Mauro, sarebbe

interessante l'individuazione di altri monasteri similmente costruiti. Questo indicherebbe l'esi-stenza di uno schema fisso.

19 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 92-93. 20 Ibid. 21 Ibid., doc. b, 1, p. 93. 22 Cfr. V.PrvA, Il Patriarcato..., op. cit., p. 219; M.P.T., Ms. 768, Index..., cit. 23 Cfr. V. PIvA, op. cit., p. 219; A. Zoazi, Venezia scomparsa, op. cit., p. 432.

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Anche San Mauro, fondata nell'899 subì una rifabbrica totale cui seguì la consacrazione solenne nel 1533.23

A conclusione di questo excursus sui complessi religiosi non più esistenti in Burano, la necessità del riscontro in loco, ora possibile a seguito delle preci- se ubicazioni, appare quanto mai necessaria per permettere di approfondire lo studio della loro primitiva struttura.

1 Cfr. A.P.V., Ms. 33/1678 e Ms. 34/1698. 2 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. a, 1-2, pp. 81-83; V. Piva, // Patriarcato di

Venezia e le sue origini, Venezia 1938, I, pp. 217-218. 3 Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 92-93; V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 217. 4 Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 67-71. 5 Cfr. M.P.T., Ms. 768, Index Ecclesiarum Dioecests Torcellanae XII s acculi-, V. Piva, Il

Patriarcato..., p. 219. 6 Cfr. figg. 15-16, pp. 203-204 del presente lavoro. 7 Cfr. in Appendice, doc. a, 1, p. 67. 8 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 67-68, 71. 9 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 68,-70, 71. 10 Cfr. in Appendice, doc. c, 1, pp. 78-80. 11 Ibid. 12 Ibid., doc. b, 2, pp. 74-78. 13 Ibid., doc. b, 2, p. 74. Questa planimetria non è allegata ad alcuna notizia di effettuati

assaggi in loco. Tuttavia, la nota del ritrovamento di parte di pavimento più antico in cotto, può farli presumere.

14 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 81-83; per l'annotazione cfr. ibid., doc. a, 1, p, 82. 15 Ibid., doc. a, 2, p. 83. 16 Ibid., doc. b, 3, pp. 89-90. 17 Ibid., doc. b, 2, pp. 86-88. 18 Ibid., doc. b, 4, p. 91. A proposito della struttura del complesso di San Mauro, sarebbe

interessante l'individuazione di altri monasteri similmente costruiti. Questo indicherebbe l'esi- stenza di uno schema fisso.

19 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 92-93. 20 Ibid. 21 Ibid., doc. b, 1, p. 93. 22 Cfr. V.Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 219; M.P.T., Ms. 768, Index..., cit. 23 Cfr. V. Piva, op. cit., p. 219; A. Zorzi, Venezia scomparsa, op. cit., p. 432.

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5 ISOLA DI MAZZORBO

I dati storici ci informano che fin dai primi tempi l'isola di Mazzorbo (figg. 17-18) era divisa in cinque Parrocchie e ricca di ben sei monasteri.'

All'epoca delle Visite Pastorali del XVII secolo, conservate presso l'archi-vio Patriarcale di Venezia, troviamo che sotto la Diocesi di Torcello sono elen-cate cinque costruzioni religiose di antica fondazione, di cui due chiese e tre monasteri. 2

Esse sono (mantenendo l'ordine del ms. 34/1698): - San Pietro, Parrocchiale - Sant'Angelo, Parrocchiale - Santa Caterina, con monastero annesso - Santa Maria della Val Verde, con monastero annesso (fig. 19) - Santa Eufemia, con monastero annesso. Fatta eccezione per Santa Maria in VaI Verde (o della Vai Verde), co-

struita nel XIII secolo, tutte le altre figurano nell'elenco del Ms. 768 del Mu-seo Provinciale di Torcello che riporta l'elenco delle costruzioni religiose esi-stenti sull'isola nel XII secolo. 3

La chiesa di San Pietro viene fatta risalire a periodo antichissimo, tanto che gli scritti che ne trattano la considerano costruita con materiali preziosi importati da Altino. 4 La Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli riferisce che la chiesa è a tre navate divise da colonne di marmo. Per il tetto è usato il termine «rusticalis». 5 Esistevano due portici corrispondenti alle due entrate, principale e laterale. 6

I dati storici non offrono elementi tali da fare presumere interventi radica- li.

La Visita del Vianoli non riporta la struttura della chiesa di San Michele Arcangelo (detta anche Sant'Angelo). 8 Quella del Vescovo M. Giustiniani, in-vece, ce ne offre l'immagine a tre navi distinte da colonne, il coro ligneo e l'abside maggiore separata dal resto della chiesa. 9 Le carte dell'Archivio di Stato di Venezia ci danno i precisi confini della chiesa in relazione ai punti cardinali, 10 una descrizione minuziosissima quale richiedesi ad una relazione di stima ed uno schizzo della pianta della chiesa e del suo campanile (quest'ulti-mo anche in alzato))' L'area in cui sorgeva la Parrocchiale di Sant'Angelo, dopo la demolizione, venne adibita a cimitero comunale. 12 Non pare ci siano notizie di imponenti ricostruzioni. Una nota del Piva informa che nel 1820 fu chiusa al culto «ridotta in pessimo stato per la sua vetustà» e che «rimane tuttora in piedi il trecentesco campanile». 13

La chiesa di Santa Caterina (fig. 20) è tuttora esistente. Aveva un tempo il monastero annesso. L'ubicazione di quest'ultimo è indicata nella pianta che ho potuto ritrovare presso l'Archivio della Soprintendenza per i Beni Architetto-

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5 ISOLA DI MAZZORBO

I dati storici ci informano che fin dai primi tempi l'isola di Mazzorbo (figg. 17-18) era divisa in cinque Parrocchie e ricca di ben sei monasteri.1

All'epoca delle Visite Pastorali del XVII secolo, conservate presso l'archi- vio Patriarcale di Venezia, troviamo che sotto la Diocesi di Torcello sono elen- cate cinque costruzioni religiose di antica fondazione, di cui due chiese e tre monasteri.2

Esse sono (mantenendo l'ordine del ms. 34/1698): — San Pietro, Parrocchiale — Sant'Angelo, Parrocchiale — Santa Caterina, con monastero annesso — Santa Maria della Val Verde, con monastero annesso (fig. 19) — Santa Eufemia, con monastero annesso. Fatta eccezione per Santa Maria in Val Verde (o della Val Verde), co-

struita nel XIII secolo, tutte le altre figurano nell'elenco del Ms. 768 del Mu- seo Provinciale di Torcello che riporta l'elenco delle costruzioni religiose esi- stenti sull'isola nel XII secolo.3

La chiesa di San Pietro viene fatta risalire a periodo antichissimo, tanto che gli scritti che ne trattano la considerano costruita con materiali preziosi importati da Aitino.4 La Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli riferisce che la chiesa è a tre navate divise da colonne di marmo. Per il tetto è usato il termine «rusticalis».5 Esistevano due portici corrispondenti alle due entrate, principale e laterale.6

I dati storici non offrono elementi tali da fare presumere interventi radica- U.7

La Visita del Vianoli non riporta la struttura della chiesa di San Michele Arcangelo (detta anche Sant'Angelo).8 Quella del Vescovo M. Giustiniani, in- vece, ce ne offre l'immagine a tre navi distinte da colonne, il coro ligneo e l'abside maggiore separata dal resto della chiesa.9 Le carte dell'Archivio di Stato di Venezia ci danno i precisi confini della chiesa in relazione ai punti cardinali,10 una descrizione minuziosissima quale richiedesi ad una relazione di stima ed uno schizzo della pianta della chiesa e del suo campanile (quest'ulti- mo anche in alzato).11 L'area in cui sorgeva la Parrocchiale di Sant'Angelo, dopo la demolizione, venne adibita a cimitero comunale.12 Non pare ci siano notizie di imponenti ricostruzioni. Una nota del Piva informa che nel 1820 fu chiusa al culto «ridotta in pessimo stato per la sua vetustà» e che «rimane tuttora in piedi il trecentesco campanile».13

La chiesa di Santa Caterina (fig. 20) è tuttora esistente. Aveva un tempo il monastero annesso. L'ubicazione di quest'ultimo è indicata nella pianta che ho potuto ritrovare presso l'Archivio della Soprintendenza per i Beni Architetto-

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nici ed ambientali di Venezia e che qui allego. 14 Una sua descrizione la trovia-mo, in parte, nelle Visite Pastorali secentesche dell'Archivio Patriarcale di Venezia e, molto in dettaglio, dalla relazione di stima eseguita in occasione della soppressione e conservata presso l'Archivio di Stato della stessa città)' Queste carte forniscono anche l'ubicazione precisa che delimita i confini del monastero in riferimento ai punti cardinali.

Una planimetria a penna del XVII secolo, ritrovata nel corso del presente lavoro, ci ilustra diversi ambienti del convento e può utilmente essere messa a confronto con la relazione di stima di cui sopra, eseguita nel sec. XIX. 16 Del complesso benedettino di Santa Caterina, che viene fatto risalire al secolo VIII, siamo a conoscenza, dalle fonti storiche, di una ricostruzione della chiesa tra il 1283 ed il 1291.'

Anche la chiesa ed il monastero di Sant'Eufemia appartenevano all'ordine benedettino) 8 La tradizione pone l'epoca della prima fondazione all'inizio del 900.19

Ho potuto ritrovare una pianta acquarellata del 1664 che ci illustra l'in-sieme e ci dà la sua ubicazione, 20

Le descrizioni contenute nelle Visite Pastorali di J. Vianoli e di M. Giu-stiniani corrispondono al documento grafico che era loro contemporaneo e testimoniano la fedeltà di questi manoscritti all'esistente. 2 ' La chiesa era a na-vata unica, orientata, con una sola porta ed una sola cappella. Del monastero sono elencati i diversi locali che nella pianta acquarellata sono visibili in detta-glio, unitamente all'intera area occupata. La soppressione avvenne nel 1768, la demolizione totale nella prima metà del XIX secolo. 22 Non abbiamo notizie storiche, dateci dalle comuni fonti di informazione consultate, che facciano presumere ricostruzioni radicali.

Il complesso monasteriale di Santa Maria della Val Verde, anch'esso be-nedettino, è di costruzione più tarda rispetto a quelli fin qui trattati. 2' La sua edificazione avvenne sotto la Regola cistercense e solo successivamente fu abi-tato dalle monache di San Benedetto. 24

L'Archivio di Stato di Venezia ci dà, del monastero, l'ubicazione precisa e la possibilità di individuarne i diversi locali e annessi. 2' Le carte dell'Archivio Patriarcale di Venezia ci informano che la chiesa era a nave unica, con cappel-la maggiore sopraelevata. 26

Anche il monastero, nella Visita di M. Giustiniani ha dettagliata descri-zione. Il Vescovo passa in rassegna il refettorio, i parlatori, le celle, il Novizia-to, l'area coltivata. 27

Le note storiche non fanno presumere ricostruzioni ex novo. Volendo trarre una conclusione da quanto fin qui esposto sulle costruzioni religiose di antica fondazione dell'isola di Mazzorbo, possiamo dire che delle chiese ed i complessi passati in rassegna dalle Visite Pastorali siamo in possesso, al com-pleto, dell'ubicazione.

Solo di Santa Caterina abbiamo notizia di un intervento radicale, ma la vetustà delle altre (fa eccezione Santa Maria in Val Verde) richiede prudenza prima di trarre deduzioni dalle piante e dalle descrizioni ritrovate negli archivi

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nici ed ambientali di Venezia e che qui allego.14 Una sua descrizione la trovia- mo, in parte, nelle Visite Pastorali secentesche dell'Archivio Patriarcale di Venezia e, molto in dettaglio, dalla relazione di stima eseguita in occasione della soppressione e conservata presso l'Archivio di Stato della stessa città.15

Queste carte forniscono anche l'ubicazione precisa che delimita i confini del monastero in riferimento ai punti cardinali.

Una planimetria a penna del XVII secolo, ritrovata nel corso del presente lavoro, ci illustra diversi ambienti del convento e può utilmente essere messa a confronto con la relazione di stima di cui sopra, eseguita nel sec. XIX.16 Del complesso benedettino di Santa Caterina, che viene fatto risalire al secolo Vili, siamo a conoscenza, dalle fonti storiche, di una ricostruzione della chiesa tra il 1283 ed il 1291.17

Anche la chiesa ed il monastero di Sant'Eufemia appartenevano all'ordine benedettino.18 La tradizione pone l'epoca della prima fondazione all'inizio del 900.19

Ho potuto ritrovare una pianta acquarellata del 1664 che ci illustra l'in- sieme e ci dà la sua ubicazione.20

Le descrizioni contenute nelle Visite Pastorali di J. Vianoli e di M. Giu- stiniani corrispondono al documento grafico che era loro contemporaneo e testimoniano la fedeltà di questi manoscritti all'esistente.21 La chiesa era a na- vata unica, orientata, con una sola porta ed una sola cappella. Del monastero sono elencati i diversi locali che nella pianta acquarellata sono visibili in detta- glio, unitamente all'intera area occupata. La soppressione avvenne nel 1768, la demolizione totale nella prima metà del XIX secolo.22 Non abbiamo notizie storiche, dateci dalle comuni fonti di informazione consultate, che facciano presumere ricostruzioni radicali.

Il complesso monasteriale di Santa Maria della Val Verde, anch'esso be- nedettino, è di costruzione più tarda rispetto a quelli fin qui trattati.23 La sua edificazione avvenne sotto la Regola cistercense e solo successivamente fu abi- tato dalle monache di San Benedetto.24

L'Archivio di Stato di Venezia ci dà, del monastero, l'ubicazione precisa e la possibilità di individuarne i diversi locali e annessi.25 Le carte dell'Archivio Patriarcale di Venezia ci informano che la chiesa era a nave unica, con cappel- la maggiore sopraelevata.26

Anche il monastero, nella Visita di M. Giustiniani ha dettagliata descri- zione. Il Vescovo passa in rassegna il refettorio, i parlatori, le celle, il Novizia- to, l'area coltivata.27

Le note storiche non fanno presumere ricostruzioni ex novo. Volendo trarre una conclusione da quanto fin qui esposto sulle costruzioni religiose di antica fondazione dell'isola di Mazzorbo, possiamo dire che delle chiese ed i complessi passati in rassegna dalle Visite Pastorali siamo in possesso, al com- pleto, dell'ubicazione.

Solo di Santa Caterina abbiamo notizia di un intervento radicale, ma la vetustà delle altre (fa eccezione Santa Maria in Val Verde) richiede prudenza prima di trarre deduzioni dalle piante e dalle descrizioni ritrovate negli archivi

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veneziani. Credo sia da considerarsi il fatto che in Mazzorbo esistevano ben tre monasteri, di cui due antichissimi, appartenenti all'ordine benedettino, che, dal presente lavoro, risulta essere di fondamentale importanza per la vita clau-strale delle isole qui prese in esame. 28

Anche nel caso dell'isola di Mazzorbo il numero delle ubicazioni ritrovate permetterebbe un riscontro in loco suscettibile di risultati oggettivi, necessari all'esame critico della tipologia originaria delle costruzioni religiose trattate.

V. PIVA, Il Patriarcato di Venezia e le sue origini, Venezia 1939, I, p. 201. 2 A.P.V., Ms, 33/1678 e Ms. 34/1698.

M.P.T., Ms. 768, Index Ecclesiarum Dioecesis Torcellanae XII saeculi. " V. PIVA, Il Patriarcato..., op. ai., p. 201; A. Zoazi, Venezia scomparsa, op. cii., p. 432.

Cfr. in Appendice, doc. a, 1, p. 124, 6 Ibid.

V. PIVA, Il Patriarcato ... , op. cii., p. 201. 8 Cfr. in Appendice, doc. a, 1, p. 117. ' Ibid., doc. a, 2, p. 117. 10 Ibid., doc. b, 4, pp. 120-123. Il Ibid., doc. b, 1, pp. 118-119. 12 V. PIVA, Il Patriarcato..., op. at, p. 202; A. Zonzi, Venezia scomparsa, op. cii., p. 432,

considera la chiesa fi-a quelle di Mazzorbo di cui «si è perduta persino la memoria». 13 V. PIVA, Il Patriarcato..., op. cii., p. 202. 14 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. b, 1-2, pp. 98-99. 15 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 95-97; doc. c, 1, pp. 101-106. IS Ibid., doc. c, 2, p. 107. 17 V. PIvA, Il Patriarcato..., op. cii., p. 203. 18 F. Coiuiait, Ecclesiae..., op. cii., p. 371 Ss.

19 V. PIVA, Il Patriarcato..., op. cii., p. 204; A. Zoizi, Venezia scomparsa, op. cii., p. 428. 20 Cfr. in Appendice al presente studio, doc. b, 1, pp. 110111. 21 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 108-110. 22 V. PIvA, Il Patriarcato.,., op. cii., p. 204. 2311)., ibid., pp. 204-205; E. PAOLETFI, (Ilfiore di Venezia, Venezia 1837, I, p. 127) nota che

se ne vedevano ancora i muri, ai suoi tempi. 24 Io., ibid., p. 205. 25 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. b, 1.2, pp. 115-116. 26 Ibid., doc. a, 1, p. 112. 27 Ibid., doc. a, 2, p. 114. 28 Nel 1° voi. di PEROCCO-SALVATORI, Civiltl di Venezia, I, Venezia 1973 nelle Isole della

Laguna Superiore, fra i monasteri benedettini anticamente esistenti, è citato solo San Giovanni Evangelista di Torcello (cfr. p. 184, nota 5 del presente lavoro).

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veneziani. Credo sia da considerarsi il fatto che in Mazzorbo esistevano ben tre monasteri, di cui due antichissimi, appartenenti all'ordine benedettino, che, dal presente lavoro, risulta essere di fondamentale importanza per la vita clau- strale delle isole qui prese in esame.28

Anche nel caso dell'isola di Mazzorbo il numero delle ubicazioni ritrovate permetterebbe un riscontro in loco suscettibile di risultati oggettivi, necessari all'esame critico della tipologia originaria delle costruzioni religiose trattate.

1 V. Piva, Il Patriarcato di Venezia e le sue origini, Venezia 1939, I, p, 201. 2 A.P.V., Ms. 33/1678 e Ms. 34/1698. 5 M.P.T., Ms. 768, Index Ecclesiarum Dioecesis Torcellanae XII saeculi. 4 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 201; A. Zohzi, Venezia scomparsa, op. cit., p. 432. 5 Cfr. in Appendice, doc. a, 1, p. 124. 6 Ibid. I V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 201. 8 Cfr. in Appendice, doc, a, 1, p. 117. 9 Ibid., doc. a, 2, p. 117. 10 Ibid., doc. b, 4, pp. 120-123. II Ibid., doc. b, 1, pp. 118-119. 12 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 202; A. Zorzi, Venezia scomparsa, op. cit., p. 432,

considera la chiesa fra quelle di Mazzorbo di cui «si è perduta persino la memoria». 15 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 202. 14 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. b, 1-2, pp. 98-99. 15 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 95-97; doc. c, 1, pp. 101-106. 16 Ibid., doc. c, 2, p. 107. 17 V, Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 203. 18 F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., p. 371 ss. 19 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 204; A. Zorzi, Venezia scomparsa, op. cit., p. 428. 20 Cfr. in Appendice al presente studio, doc. b, 1, pp. 110-111. 21 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 108-110. 22 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 204. 23 Id., ibid., pp. 204-205; E. Paoletti, (Ilfiore di Venezia, Venezia 1837,1, p. 127) nota che

se ne vedevano ancora i muri, ai suoi tempi. 24 Id., ibid., p. 205. 25 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. b, 1-2, pp. 115-116. 26 Ibid., doc. a, 1, p. 112. 27 Ibid., doc. a, 2, p. 114. 28 Nel Io voi. di Perocco-Salvatori, Civiltà di Venezia, I, Venezia 1973 nelle Isole della

Laguna Superiore, fra i monasteri benedettini anticamente esistenti, è citato solo San Giovanni Evangelista di Torcello (cfr. p. 184, nota 5 del presente lavoro).

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6 ISOLA DI MURANO

Le Visite Pastorali effettuate alla fine del XVII secolo dal Vescovo Marco Giustiniani' passano in rassegna le seguenti chiese di Murano (figg. 21-22) di fondazione alto medioevale e medioevale:

- SS. Maria e Donato - San Martino, con monastero - San Stefano - San Salvatore - San Matteo, con monastero - Santa Maria degli Angeli, con monastero - SS. Marco ed Andrea, con monastero - Santa Chiara, con monastero - San Giacomo, con monastero. Tutte, ad eccezione del complesso di San Giacomo, figurano nell'elenco

contenuto nel Ms. 768 (già 512) del Museo Provinciale di Torcello, in cui vengono riportati gli edifici religiosi esistenti in Murano nel sec. XII.2 Questo manoscritto puntualizza, inoltre, che il complesso di Santa Chiara era antica-mente dedicato a San Nicola Vescovo e confessore e retto da una congrega-zione agostiniana prima di passare all'ordine benedettino; 3 il monastero di Santa Maria degli Angeli, agostiniano anch'esso, nel medesimo manoscritto figura denominato, in antico, come Santa Maria e San Giacomo. 4

Attualmente di tutti gli edifici (fig. 23) qui sopra elencati esiste soltanto la chiesa dei SS. Maria e Donato. 5 È visibile ancora quanto resta di quella che un tempo fu la cappella del SS. Sacramento della chiesa di Santo Stefan0 6 e rima-ne la facciata della chiesa di Santa Chiara il cui complesso fu volto ad uso di vetreria dopo la soppressione napoleonica. 7

Vorrei ora passare all'esame delle costruzioni religiose sopra citate secon-do l'ordine del manoscritto del Vescovo Giustiniani, alla luce delle inedite documentazioni ritrovate nel corso del presente lavoro.

La chiesa di Santo Stefano (fig. 24) è illustrata, nei manoscritti secenteschi dell'Archivio Patriarcale, a triplice navata, divisa da colonne in marmo, con sette cappelle di cui la maggiore orientata e le due laterali (dedicate al SS. Sa-cramento ed alla Vergine) impreziosite da pitture come anche altre pareti della chiesa. Il pavimento risulta, all'epoca, antico e mal ridotto. Il Battistero era alla sinistra della porta maggiore; le porte, due, vicine, con il portico. 8

Il Ms. Marc. it. VII 2510 (12215) ci dà notizie storiche ed inoltre un resoconto del sopralluogo che il Fapanni stesso effettuò nell'area in cui sorgeva la chiesa pochi anni dopo la sua soppressione.

L'erudito studioso potè constatare che alla cappella del SS. Sacramento era stato aggiunto l'atrio ed era stato chiuso il retro per essere adibita a pub-

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6 ISOLA DI MURANO

Le Visite Pastorali effettuate alla fine del XVII secolo dal Vescovo Marco Giustiniani1 passano in rassegna le seguenti chiese di Murano (figg. 21-22) di fondazione altomedioevale e medioevale:

— SS. Maria e Donato — San Martino, con monastero — San Stefano — San Salvatore — San Matteo, con monastero — Santa Maria degli Angeli, con monastero — SS. Marco ed Andrea, con monastero — Santa Chiara, con monastero — San Giacomo, con monastero. Tutte, ad eccezione del complesso di San Giacomo, figurano nell'elenco

contenuto nel Ms. 768 (già 512) del Museo Provinciale di Torcello, in cui vengono riportati gli edifici religiosi esistenti in Murano nel sec. XII.2 Questo manoscritto puntualizza, inoltre, che il complesso di Santa Chiara era antica- mente dedicato a San Nicola Vescovo e confessore e retto da una congrega- zione agostiniana prima di passare all'ordine benedettino ;} il monastero di Santa Maria degli Angeli, agostiniano anch'esso, nel medesimo manoscritto figura denominato, in antico, come Santa Maria e San Giacomo*

Attualmente di tutti gli edifici (fig. 23) qui sopra elencati esiste soltanto la chiesa dei SS. Maria e Donato.5 È visibile ancora quanto resta di quella che un tempo fu la cappella del SS. Sacramento della chiesa di Santo Stefano6 e rima- ne la facciata della chiesa di Santa Chiara il cui complesso fu volto ad uso di vetreria dopo la soppressione napoleonica.7

Vorrei ora passare all'esame delle costruzioni religiose sopra citate secon- do l'ordine del manoscritto del Vescovo Giustiniani, alla luce delle inedite documentazioni ritrovate nel corso del presente lavoro.

La chiesa di Santo Stefano (fig. 24) è illustrata, nei manoscritti secenteschi dell'Archivio Patriarcale, a triplice navata, divisa da colonne in marmo, con sette cappelle di cui la maggiore orientata e le due laterali (dedicate al SS. Sa- cramento ed alla Vergine) impreziosite da pitture come anche altre pareti della chiesa. Il pavimento risulta, all'epoca, antico e mal ridotto. Il Battistero era alla sinistra della porta maggiore; le porte, due, vicine, con il portico.8

Il Ms. Marc. it. VII 2510 (12215) ci dà notizie storiche ed inoltre un resoconto del sopralluogo che il Fapanni stesso effettuò nell'area in cui sorgeva la chiesa pochi anni dopo la sua soppressione.

L'erudito studioso potè constatare che alla cappella del SS. Sacramento era stato aggiunto l'atrio ed era stato chiuso il retro per essere adibita a pub-

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buco oratorio. 9 La tradizione vuole edificata la chiesa di Santo Stefano, per la prima volta,

nel sec. XI. Siamo a conoscenza di un rifacimento forse molto imponente ef-fettuato nel 1374 e di un restauro nel 1532. La facciata venne rifatta nel 1722.10

La prima costruzione della chiesa di San Martino (flg. 25) ha, per tradi-zione, origini antichissime." Il monastero, dell'ordine di San Gerolamo, le fu annesso nel sec. XVI, epoca in cui la chiesa stessa subì una ricostruzione. 12

Il rinnovo della facciata ebbe luogo nel 1698, la soppressione nel 1810. Questo è quanto sappiamo dalle fonti storiche. 13

Le testimonianze manoscritte dell'Archivio Patriarcale di Venezia .ci pre-sentano complessivamente quattro Visite Pastorali fatte dai Vescovi di Torcel-lo, di cui una per il solo monastero. 14 La chiesa (non tratteremo qui del mona-stero costruito in epoca tarda e perciò al di fuori del periodo medioevale) agli occhi dei testimoni che la visitarono tra il 1684 ed il 1711 si presentava a navata unica, orientata, con una sola porta d'ingresso, tre altari, il fonte batte-simale a destra della porta, il pavimento in marmo a quadri bianchi e rossi, diverse sacre pitture. 15

Presso l'Archivio di Stato di Venezia un documento del Fondo Senato Terra ce ne dà l'ubicazione. Il manoscritto di Francesco Fapanni, inoltre ci informa dell'importante rifacimento che ebbe luogo nel 1550 e della trasfor-mazione in conteria agli inizi del XIX secolo. 16

La chiesa di San Salvatore era la più antica chiesa di Murano. La si vuole eretta circa alla metà del sec. V. 17 I manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia la descrivono a tre nava-

te, divise da colonne di marmo. Il fonte battesimale si trovava a lato dell'altare maggiore, dalla parte del Vangelo. La chiesa, orientata, aveva tre altari ed un'unica porta. Il pavimento è descritto come antichissimo. 18

Il Cod. Cic. 2774 del Museo Correr considera una riedificazione di San Salvatore, forse totale, sotto il Vescovato di Orso 11 intorno al 1054.' Il mano-scritto del Fapanni annota che poco tempo dopo la sua demolizione venne eretto nello stesso luogo un oratorio ad opera di un certo Giuseppe Moro. 20

Nelle Relazioni presentate dall'bg. F. Berchet dell' Ufficio Regionale è dato annuncio, in un primo momento, di scavi preventivati nell'area della chie-sa e, successivamente, delle annullate disposizioni a questo riguardo. 2 '

Le informazioni più utili per identificare il luogo in cui sorgeva l'antichis-sima costruzione ci sono fornite dai documenti dell'Archivio di Stato di Vene-zia. Qui, nel Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione troviamo mappe censuarie con numeri civici e schizzi precisi del cimitero della chiesa la cui ubicazione rispetto alla chiesa non era nota neppure all'autore della suddetta mappa e che ora ci è nota dalle carte dell'Archivio Patriarcale. In esse, infatti è scritto che il cimitero si trovava «extra aulam majorem». 22 Dalla storia siamo a conoscenza di una ricostruzione eseguita nel 1700 ad opera del pievano della chiesa Girolamo Calura. 23 Non sappiamo di quale portata.

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blico oratorio.9

La tradizione vuole edificata la chiesa di Santo Stefano, per la prima volta, nel sec. XI. Siamo a conoscenza di un rifacimento forse molto imponente ef- fettuato nel 1374 e di un restauro nel 1532. La facciata venne rifatta nel 1722.1°

La prima costruzione della chiesa di San Martino (fig. 25 ) ha, per tradi- zione, origini antichissime.11 Il monastero, dell'ordine di San Gerolamo, le fu annesso nel sec. XVI, epoca in cui la chiesa stessa subì una ricostruzione.12

Il rinnovo della facciata ebbe luogo nel 1698, la soppressione nel 1810. Questo è quanto sappiamo dalle fonti storiche.13

Le testimonianze manoscritte dell'Archivio Patriarcale di Venezia .ci pre- sentano complessivamente quattro Visite Pastorali fatte dai Vescovi di Torcel- lo, di cui una per il solo monastero.14 La chiesa (non tratteremo qui del mona- stero costruito in epoca tarda e perciò al di fuori del periodo medioevale) agli occhi dei testimoni che la visitarono tra il 1684 ed il 1711 si presentava a navata unica, orientata, con una sola porta d'ingresso, tre altari, il fonte batte- simale a destra della porta, il pavimento in marmo a quadri bianchi e rossi, diverse sacre pitture.15

Presso l'Archivio di Stato di Venezia un documento del Fondo Senato Terra ce ne dà l'ubicazione. Il manoscritto di Francesco Fapanni, inoltre ci informa dell'importante rifacimento che ebbe luogo nel 1550 e della trasfor- mazione in conteria agli inizi del XIX secolo.16

La chiesa di San Salvatore era la più antica chiesa di Murano. La si vuole eretta circa alla metà del sec. V.17

I manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia la descrivono a tre nava- te, divise da colonne di marmo. Il fonte battesimale si trovava a lato dell'altare maggiore, dalla parte del Vangelo. La chiesa, orientata, aveva tre altari ed un'unica porta. Il pavimento è descritto come antichissimo.18

II Cod. Cie. 2774 del Museo Correr considera una riedificazione di San Salvatore, forse totale, sotto il Vescovato di Orso II intorno al 1054.19 II mano- scritto del Fapanni annota che poco tempo dopo la sua demolizione venne eretto nello stesso luogo un oratorio ad opera di un certo Giuseppe Moro.20

Nelle Relazioni presentate dall'ing. F. Berchet dell'Ufficio Regionale è dato annuncio, in un primo momento, di scavi preventivati nell'area della chie- sa e, successivamente, delle annullate disposizioni a questo riguardo.21

Le informazioni più utili per identificare il luogo in cui sorgeva l'antichis- sima costruzione ci sono fornite dai documenti dell'Archivio di Stato di Vene- zia. Qui, nel Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione troviamo mappe censuarie con numeri civici e schizzi precisi del cimitero della chiesa la cui ubicazione rispetto alla chiesa non era nota neppure all'autore della suddetta mappa e che ora ci è nota dalle carte dell'Archivio Patriarcale. In esse, infatti è scritto che il cimitero si trovava «extra aulam majorem».22 Dalla storia siamo a conoscenza di una ricostruzione eseguita nel 1700 ad opera del pievano della chiesa Girolamo Calura.23 Non sappiamo di quale portata.

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L'antichità della costruzione che le fonti storiche fanno risalire ad un'epo-ca insolita per gli edifici religiosi delle isole della Laguna Superiore di Venezia (che le sarebbero tutti posteriori di almeno due secoli) ed i due rifacimenti subiti di cui forse il primo radicale, rendono, in questo caso, particolarmente auspicabile il riscontro archeologico.

Chiesa e monastero benedettino di San Matteo Apostolo, detto anche San Maffio, si ritrovano nei documenti storici di fine 1200, ma la chiesa pare pree-sistesse al monastero. 24 Le Visite Pastorali di J. Vianoli e M. Giustiniani passa-no in rassegna, di quest'ultimo, il dormitorio comune delle converse, le celle, il refettorio. 25

La chiesa di San Maffio è descritta a nave unica, impreziosita da diversi affreschi; la cappella maggiore è orientata, le finestre grandi, i cori, due per i sacerdoti e per le monache. 26 L'Archivio di Stato di Venezia ci fornisce, in questo caso, numerosi dati utili all'ubicazione del complesso.

Abbiamo i numeri civici di abitazioni costruite nell'area del convento e due mappe di cui una in alzato e l'altra in pianta, indicative del luogo in cui sorgeva parte del monastero. 27 Sappiamo, da note storiche, che una rifabbrica fu compiuta nel 1690. Non sappiamo di quale portata fosse, ma, probabilmen-te, proprio in questa occasione, venne rifatto ex novo il pavimento che nella Visita Pastorale del Vianoli risulta a quadri di cotto mentre in quella di M. Giustiniani è di lucido marmo. 28

L'Archivio della Soprintendenza fornisce un documento di rettifica circa la datazione reale del complesso che, erroneamente considerato da alcuni ope-ra del sec. XIX, viene qui attribuito al sec. XII.29

Per la chiesa di Santa Maria degli Angeli (fig. 26) con l'annesso monaste-ro agostiniano, i manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia ci danno tre Visite Pastorali di cui una riservata al solo monastero. 30 La chiesa è descritta ad una nave, ricchissima per arredo e pitture. La porta principale è sul lato che guarda a mezzogiorno. Ci sono due cori, uno per i sacerdoti ed uno per le monache. Il pavimento è lastricato in marmo di vari colori. 3 ' Un disegno del complesso è in una mappa dell'Archivio di Stato di Venezia e così altre mappe utili all'ubicazione, che qui allego. 32 Nello stesso Archivio ho potuto ritrovare una planimetria completa, particolarmente interessante dell'insieme. 33 Presso la Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia sono con-servati, insieme a progetti di restauro, diversi schizzi, sezioni, disegni, misura-zioni e lucidi della chiesa. 34

Il manoscritto del Fapanni fa notare che, dopo la soppressione, la chiesa venne divisa in due parti: «dall'altare maggiore al mezzo rimase chiesa e dal coro delle monache alla porta maggiore ospitale». 35

Di tutto quanto qui raccolto sui complesso di Santa Maria degli Angeli, la maggiore attenzione credo debba essere prestata allo scomparso monastero sia per la planimetria così particolareggiata dataci dal documento dell'Archivio di Stato che per la precisa ubicazione. I dati storici in nostro possesso fanno risalire la costruzione monasteriale al sec. XII. Si conosce una ristrutturazione dell'insieme, ridotto in condizioni precarie, ai primi del sec. XVI. Non si ha

L'antichità della costruzione che le fonti storiche fanno risalire ad un'epo- ca insolita per gli edifici religiosi delle isole della Laguna Superiore di Venezia (che le sarebbero tutti posteriori di almeno due secoli) ed i due rifacimenti subiti di cui forse il primo radicale, rendono, in questo caso, particolarmente auspicabile il riscontro archeologico.

Chiesa e monastero benedettino di San Matteo Apostolo, detto anche San Maffio, si ritrovano nei documenti storici di fine 1200, ma la chiesa pare pree- sistesse al monastero.24 Le Visite Pastorali di J. Vianoli e M. Giustiniani passa- no in rassegna, di quest'ultimo, il dormitorio comune delle converse, le celle, il refettorio.25

La chiesa di San Maffio è descritta a nave unica, impreziosita da diversi affreschi; la cappella maggiore è orientata, le finestre grandi, i cori, due per i sacerdoti e per le monache.26 L'Archivio di Stato di Venezia ci fornisce, in questo caso, numerosi dati utili all'ubicazione del complesso.

Abbiamo i numeri civici di abitazioni costruite nell'area del convento e due mappe di cui una in alzato e l'altra in pianta, indicative del luogo in cui sorgeva parte del monastero.27 Sappiamo, da note storiche, che una rifabbrica fu compiuta nel 1690. Non sappiamo di quale portata fosse, ma, probabilmen- te, proprio in questa occasione, venne rifatto ex novo il pavimento che nella Visita Pastorale del Vianoli risulta a quadri di cotto mentre in quella di M. Giustiniani è di lucido marmo.28

L'Archivio della Soprintendenza fornisce un documento di rettifica circa la datazione reale del complesso che, erroneamente considerato da alcuni ope- ra del sec. XIX, viene qui attribuito al sec. XII.29

Per la chiesa di Santa Maria degli Angeli (fig. 26) con l'annesso monaste- ro agostiniano, i manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia ci danno tre Visite Pastorali di cui una riservata al solo monastero. 30 La chiesa è descritta ad una nave, ricchissima per arredo e pitture. La porta principale è sul lato che guarda a mezzogiorno. Ci sono due cori, uno per i sacerdoti ed uno per le monache. Il pavimento è lastricato in marmo di vari colori.31 Un disegno del complesso è in una mappa dell'Archivio di Stato di Venezia e così altre mappe utili all'ubicazione, che qui allego.32 Nello stesso Archivio ho potuto ritrovare una planimetria completa, particolarmente interessante dell'insieme.33 Presso la Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia sono con- servati, insieme a progetti di restauro, diversi schizzi, sezioni, disegni, misura- zioni e lucidi della chiesa.34

Il manoscritto del Fapanni fa notare che, dopo la soppressione, la chiesa venne divisa in due parti: «dall'altare maggiore al mezzo rimase chiesa e dal coro delle monache alla porta maggiore ospitale».35

Di tutto quanto qui raccolto sul complesso di Santa Maria degli Angeli, la maggiore attenzione credo debba essere prestata allo scomparso monastero sia per la planimetria così particolareggiata dataci dal documento dell'Archivio di Stato che per la precisa ubicazione. I dati storici in nostro possesso fanno risalire la costruzione monasteriale al sec. XII. Si conosce una ristrutturazione dell'insieme, ridotto in condizioni precarie, ai primi del sec. XVI. Non si ha

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notizia di ulteriori rifacimenti. 36 Nel 1854 non esisteva più nulla se non «ortaglia» nel luogo in cui sorgeva

la chiesa con l'annesso cenobio benedettino dei SS. Marco e Andrea. 37 I primi documenti che ne trattano risalgono al 1248, ma la tradizione anticipa la sua fondazione di un secolo almeno. 38 Si conosce una rifabbrica della chiesa ed un ampliamento del monastero con l'acquisto di case e terreni adiacenti, verso l'inizio del XVII secolo. 39 Ai primi del 1800 il complesso subì un rovinoso incendio e nel 1816 il tutto venne demolito. 40

Le Visite Pastorali dell'Archivio Patriarcale di Venezia, contenute nei due volumi manoscritti qui presentati, descrivono la chiesa ad una navata, orienta-ta, con tre porte, varie finestre, cinque altari, pavimento lastricato in marmo e preziose pitture. 4 ' Il monastero è passato in rassegna con una Visita particola-re. 42 Indicativa, per l'ubicazione, è la notizia che venne eretta, nel luogo in cui sorgeva l'insieme, una cappellina ora scomparsa.

11 complesso di Santa Chiara (figg. 27-28-29) era considerato esistente nell'isola «fin da ignoto ed antico tempo». In un primo momento fu retto dagli Agostiniani ed intitolato a San Nicolò della Torre a motivo di una torre eretta nel mezzo del monastero. 43 Verso la seconda metà del XIV secolo passò alle monache benedettine e, circa un secolo dopo, a quella di Santa Chiara, da cui la nuova e definitiva denominazione. 44 Si è a conoscenza di un radicale restau-ro della Chiesa nel 1519 e della soppressione avvenuta ai primi del XIX seco-10. 45 In conseguenza di ciò l'edificio fu volto ad uso di vetreria, ma della chiesa rimase salva la facciata e la struttura esterna nelle sue linee essenziali. 46

Le Visite Pastorali di fine XVII secolo conservate presso l'Archivio Pa-triarcale di Venezia, ci descrivono la chiesa ad una navata di media grandezza, orientata, con due porte, pavimento lastricato in pietra fine e numerose pittu-re. 47

Al monastero è riservata una Visita particolare. Vengono passati in rasse-gna, in quest'occasione, tutti gli ambienti, dal Capitolo all'infermeria, al dormi-torio, al Cimitero.

Le mappe dell'Archivio di Stato di Venezia ci offrono notizie utili all'ubi-cazione del monastero ed uno schizzo della chiesa in alzato, unitamente al disegno dell'area occupata dal «canton de S. Chiara», in scala. 8

Il Fondo Murano 2 dell'Archivio della Soprintendenza contiene diversi prospetti, misurazioni, planimetrie della zona attualmente occupata dalla ditta che ha preso il posto dell'antico complesso monastico. 49

Credo si possano considerare esaurienti i dati in nostro possesso. Interes-sante è la descrizione dell'antica struttura dedicata a San Nicola, per la torre centrale. Di questa non si tratta nei manoscritti qui presi in esame, né è indica-ta nelle mappe. Probabilmente la ricostruzione del convento fu radicale quan-to quella della chiesa.

L'ultima chiesa di Murano visitata dai due Vescovi torcellani, redattori dei due manoscritti di fine 1600, è quella di San Giacomo Maggiore, con l'annesso monastero.

Testimonianze storiche ci informano che nel XIV secolo l'area in cui sor-

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notizia di ulteriori rifacimenti,36

Nel 1854 non esisteva più nulla se non «ortaglia» nel luogo in cui sorgeva la chiesa con l'annesso cenobio benedettino dei SS. Marco e Andrea.37 I primi documenti che ne trattano risalgono al 1248, ma la tradizione anticipa la sua fondazione di un secolo almeno.38 Si conosce una rifabbrica della chiesa ed un ampliamento del monastero con l'acquisto di case e terreni adiacenti, verso l'inizio del XVII secolo.39 Ai primi del 1800 il complesso subì un rovinoso incendio e nel 1816 il tutto venne demolito.40

Le Visite Pastorali dell'Archivio Patriarcale di Venezia, contenute nei due volumi manoscritti qui presentati, descrivono la chiesa ad una navata, orienta- ta, con tre porte, varie finestre, cinque altari, pavimento lastricato in marmo e preziose pitture.41 Il monastero è passato in rassegna con una Visita particola- re.42 Indicativa, per l'ubicazione, è la notizia che venne eretta, nel luogo in cui sorgeva l'insieme, una cappellina ora scomparsa.

Il complesso di Santa Chiara (figg. 27-28-29) era considerato esistente nell'isola «fin da ignoto ed antico tempo». In un primo momento fu retto dagli Agostiniani ed intitolato a San Nicolò della Torre a motivo di una torre eretta nel mezzo del monastero.43 Verso la seconda metà del XIV secolo passò alle monache benedettine e, circa un secolo dopo, a quella di Santa Chiara, da cui la nuova e definitiva denominazione.44 Si è a conoscenza di un radicale restau- ro della Chiesa nel 1519 e della soppressione avvenuta ai primi del XIX seco- lo.45 In conseguenza di ciò l'edificio fu volto ad uso di vetreria, ma della chiesa rimase salva la facciata e la struttura esterna nelle sue linee essenziali.46

Le Visite Pastorali di fine XVII secolo conservate presso l'Archivio Pa- triarcale di Venezia, ci descrivono la chiesa ad una navata di media grandezza, orientata, con due porte, pavimento lastricato in pietra fine e numerose pittu- re.47

Al monastero è riservata una Visita particolare. Vengono passati in rasse- gna, in quest'occasione, tutti gli ambienti, dal Capitolo all'infermeria, al dormi- torio, al Cimitero.

Le mappe dell'Archivio di Stato di Venezia ci offrono notizie utili all'ubi- cazione del monastero ed uno schizzo della chiesa in alzato, unitamente al disegno dell'area occupata dal «canton de S. Chiara», in scala.48

Il Fondo Murano 2 dell'Archivio della Soprintendenza contiene diversi prospetti, misurazioni, planimetrie della zona attualmente occupata dalla ditta che ha preso il posto dell'antico complesso monastico.49

Credo si possano considerare esaurienti i dati in nostro possesso. Interes- sante è la descrizione dell'antica struttura dedicata a San Nicola, per la torre centrale. Di questa non si tratta nei manoscritti qui presi in esame, né è indica- ta nelle mappe. Probabilmente la ricostruzione del convento fu radicale quan- to quella della chiesa.

L'ultima chiesa di Murano visitata dai due Vescovi torcellani, redattori dei due manoscritti di fine 1600, è quella di San Giacomo Maggiore, con l'annesso monastero.

Testimonianze storiche ci informano che nel XIV secolo l'area in cui sor-

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geva il complesso era stata abbandonata dai monaci e prossima a rovina. Circa un secolo dopo abbiamo notizia di una rifabbrica del monastero e di una ricostruzione della chiesa «in forma migliore». La soppressione definitiva fu decretata nel 1768 e successivamente si procedette alla totale demolizione.' 0 Scrive il Fapanni che neI 1854 la zona un tempo occupata dall'insieme mona-steriale di San Giacomo era un campo incolto con un casello di Finanza. Le mappe dell'Archivio di Stato che qui produco oltre al recupero dell'ubicazione ci permettono un'idea del complesso disegnato in alzato. 5 '

Sono visibili i diversi fabbricati che costituivano il monastero, alcuni con-trassegnati dalla dicitura dell'uso cui erano volti. 52

I manoscritti dell'Archivio Patriarcale così descrivono il tutto quale appa-riva alla fine del XVII secolo:

la chiesa è ad una sola nave, orientata; ha cinque altari, una sola porta, pitture di pregio, pavimento lastricato in cotto, tetto rivestito internamente. 53

Del monastero sono passati in esame gli ambienti pubblici e privati tra cui dormitorio, refettorio, parlatorio, biblioteca, Capitolo, orti e giardini. 54

Pare ci sia la certezza storica che l'intervento di ristrutturazione subìto nel XV secolo dal complesso di San Giacomo, alterò l'originaria struttura della chiesa. 55 Anche in questo caso, perciò, di primaria importanza è la ritrovata ubicazione, poiché solo il riscontro archeologico potrebbe fornire i dati neces-sari alla ricostruzione della planimetria originaria. Resta però di notevole inte-resse la descrizione del monastero quale risulta in una mappa dell'Archivio di Stato. In essa è ben visibile una torre accanto alla chiesa del complesso ed un'altra isolata. 56

A conclusione di quanto fin qui raccolto e presentato circa le costruzioni religiose di antica edificazione ed esistenti prima delle diverse soppressioni nell'isola di Murano (flg. 29), possiamo dire che delle due chiese e dei sei complessi monasteriali presi in esame, siamo ora a conoscenza dell'ubicazione necessaria all'eventuale riscontro in loco.

Di particolare interesse si presenta la chiesa di San Salvatore, per l'anti-chità che la tradizione vuole attribuirle. Una conferma di ciò, possibile soltanto attraverso l'archeologia, fornirebbe un dato di fatto di importanza davvero notevole. Infatti unitamente alla chiesa senza nome, i cui resti erano ancora visibili cento e sessanta anni or sono in località Borgognoni a Torcello, la chiesa di San Salvatore si proporrebbe, con un'epoca di costruzione ascrivibile al V secolo, quale concreta alternativa alla tesi, ancora valida, delle prime edi-ficazioni cristiane posteriori al definitivo insediamento degli Altinati nelle isole della Laguna Superiore di Venezia. Tutto ciò non soltanto rimetterebbe in discussione la priorità di Santa Maria Assunta su qualsiasi altra costruzione religiosa di queste isole, ma verrebbe ad inquadrarsi nel contesto del problema sempre aperto delle origini di Venezia.

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geva il complesso era stata abbandonata dai monaci e prossima a rovina. Circa un secolo dopo abbiamo notizia di una rifabbrica del monastero e di una ricostruzione della chiesa «in forma migliore». La soppressione definitiva fu decretata nel 1768 e successivamente si procedette alla totale demolizione.50

Scrive il Fapanni che nel 1854 la zona un tempo occupata dall'insieme mona- steriale di San Giacomo era un campo incolto con un casello di Finanza. Le mappe dell'Archivio di Stato che qui produco oltre al recupero dell'ubicazione ci permettono un'idea del complesso disegnato in alzato.51

Sono visibili i diversi fabbricati che costituivano il monastero, alcuni con- trassegnati dalla dicitura dell'uso cui erano volti.52

I manoscritti dell'Archivio Patriarcale così descrivono il tutto quale appa- riva alla fine del XVII secolo:

la chiesa è ad una sola nave, orientata; ha cinque altari, una sola porta, pitture di pregio, pavimento lastricato in cotto, tetto rivestito internamente.53

Del monastero sono passati in esame gli ambienti pubblici e privati tra cui dormitorio, refettorio, parlatorio, biblioteca, Capitolo, orti e giardini.54

Pare ci sia la certezza storica che l'intervento di ristrutturazione subito nel XV secolo dal complesso di San Giacomo, alterò l'originaria struttura della chiesa.55 Anche in questo caso, perciò, di primaria importanza è la ritrovata ubicazione, poiché solo il riscontro archeologico potrebbe fornire i dati neces- sari alla ricostruzione della planimetria originaria. Resta però di notevole inte- resse la descrizione del monastero quale risulta in una mappa dell'Archivio di Stato. In essa è ben visibile una torre accanto alla chiesa del complesso ed un'altra isolata.56

A conclusione di quanto fin qui raccolto e presentato circa le costruzioni religiose di antica edificazione ed esistenti prima delle diverse soppressioni nell'isola di Murano (fig. 29), possiamo dire che delle due chiese e dei sei complessi monasteriali presi in esame, siamo ora a conoscenza dell'ubicazione necessaria all'eventuale riscontro in loco.

Di particolare interesse si presenta la chiesa di San Salvatore, per l'anti- chità che la tradizione vuole attribuirle. Una conferma di ciò, possibile soltanto attraverso l'archeologia, fornirebbe un dato di fatto di importanza davvero notevole. Infatti unitamente alla chiesa senza nome, i cui resti erano ancora visibili cento e sessanta anni or sono in località Borgognoni a Torcello, la chiesa di San Salvatore si proporrebbe, con un'epoca di costruzione ascrivibile al V secolo, quale concreta alternativa alla tesi, ancora valida, delle prime edi- ficazioni cristiane posteriori al definitivo insediamento degli Altinati nelle isole della Laguna Superiore di Venezia. Tutto ciò non soltanto rimetterebbe in discussione la priorità di Santa Maria Assunta su qualsiasi altra costruzione religiosa di queste isole, ma verrebbe ad inquadrarsi nel contesto del problema sempre aperto delle origini di Venezia.

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1 A.P.V., Ms. 34/1698. 2 M.P.T., Ms. 768, Index Ecclesiarum Dioecesis Torcellanae XII Saeculi. - Ibid.: «Ecci. S. Nicolai Ep. Conf. cum Coenobio Virorum ord. S. Augustini postea

Coenobium Monialium S. Benedicti et demum sacrarum Virginum ord. S. Serafini Franc. dicta Ecci. S. Clara V». Cfr. anche E. PAOLETrI, Il fiore di Venezia, I, Venezia 1937, p. 137.

' Ibid.: «Ecci. S.M.E. et S. Jacobi Apti, vulgo S.M. Angelorum... Per una bibliografia mdicativa sulla chiesa dei SS. Maria e Donato di Murano rimando a

M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 50 ss. e note in calce; M. VECCHI, Murano: la zona del Battistero in «Rivista di Archeologia», art. cit., p. 53 ss. Per le chiese e monasteri di Murano cfr. anche oltre al lavoro dello Zorzi, del Piva e del Corner, C. ZANGIROLAMI, Storia delle Chiese, dei Monasteri, delle Scuole di Venezia rapinate e distrutte da Napoleone Bonaparte, Venezia 1962, p. 174 ss.

6 A. Zoazi, Venezia scomparsa, op. cii., p. 427 e fig. 379. In., ibid., pp. 494-495; rimando inoltre alle figg. ed ai doc. in Appendice al presente

lavoro, alla voce. 8 Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2-3, pp. 167-168.

Ibid., doc. b, i, p. 168. IO V. PWA, Il Patriarcato di Venezia e le sue origini, op. cii., pp.213 .234; F. CORNER, Eccle-

siae..., op. ci&, pars TI, p. 144 ss. " V. PIVA, Il Patriarcato..., op. cii., p. 233; A. ZORZI, Venezia scomparsa, op. cii., p. 422;

F. Coax.it, Ecclesiae..., op. cit., pars TI, p. 217 Ss. 2 V. PivA, op. cit., p. 233.

13 Io., ibid., p. 233. '4 Cfr. A.P.V., Ms. 33/1678 e Ms. 34/1698. 15 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 160-161. 16 Ibid., doc. b, 1, p. 161; doc. c, 1, p. 161. 17 V. PIVA, Il Patriarcato ... , op. cit., p. 231. 18 F. CORNER, Ecclesiae..., op. cii., pars 11, p. 313 Ss; V. PivA, Il Patriarcato..., op. cii., p. 231. 19 Cfr. in Appendice al presente studio, doc. d, i, p. 166. 20 Ibid., doc. e, 1, p. 166. 21 Ibid., doc. c, 2, p. 166. 22 Ibid., doc. b, 1-2, pp. 163-166. 23 V. PIvA, Il Patriarcato..., op cii., p23l. 24 F. C0PJsWR,Ecclesiae..., op. cii., pars TI, p. 201 Ss.; V. PIvA,Il Patriarcato..., op. cit., p. 240. 25 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. a, 1-2-3, pp. 144-146. 26 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 144-145. 27 Ibid., doc. e, 1-2-3-4, pp. 147-148; doc. c, 5, p. 148; doc. c, 6, p. 148. 28 V. PIVA, Il Patriarcato..., op. ciL, p. 240; Appendice al presente studio, doc. a, 1-2, p. 144,

145. 29 Ibid., doc. b, 1, p. 147. 30 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 151-154. 31 Ibid., doc. a, 1, p. 153. 52 Ibid., doc. c, 1, p. 156; doc. c, 2, p. 157. " Ibid., doc. c, 3, p. 158. ' Ibid., doc. b, 1, p. 155.

55 Ibid., doc. d, 1, p. 159. 36 V. P,vA, Il Patriarcato..., op. cii., pp. 240-24 1.

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1 A.P.V., Ms. 34/1698. 2 M.P.T., Ms. 768, Index Ecclesiarum Dioecesis Torcellanae XII Saeculi. 3 Ibid.: «Eccl. S, Nicolai Ep. Conf. cum Coenobio Virorum ord. S. Augustini postea

Coenobium Moniaiium S. Benedicti et demum sacrarum Virginum ord. S. Serafini Frane, dieta Eccl. S. Clara V». Cfr. anche E. Paoletti, Il fiore di Venezia, I, Venezia 1937, p. 137.

4 ibid.: «Eccl. S.M.E. et S. Jacobi Apti, vulgo S.M. Angelorum...». 5 Per una bibliografia indicativa sulla chiesa dei SS. Maria e Donato di Murano rimando a

M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 50 ss. e note in calce; M. Vecchi, Murano: la zona del battistero in «Rivista di Archeologia», art. cit., p. 53 ss. Per le chiese e monasteri di Murano cfr. anche oltre al lavoro dello Zorzi, del Piva e del Corner, C. Zangirolami, Storia delle Chiese, dei Monasteri, delle Scuole di Venezia rapinate e distrutte da Napoleone Bonaparte, Venezia 1962, p. 174 ss.

6 A. Zorzi, Venezia scomparsa, op. cit., p. 427 e fig. 379. 7 Id., ibid., pp. 494-495; rimando inoltre alle figg. ed ai doc. in Appendice al presente

lavoro, alla voce. 8 Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2-3, pp. 167-168. 9 Ibid., doc. b, 1, p. 168. 10 V. Piva, Il Patriarcato di Venezia e le sue origini, op. cit., pp.233-234; F. Corner, Eccle-

siae..., op. cit., pars II, p. 144 ss. 11 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 233; A. Zorzi, Venezia scomparsa, op. cit., p. 422;

F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., pars II, p. 217 ss. 12 V. Piva, op. cit., p. 233. 13 Id., ibid., p. 233. 14 Cfr. A.P.V., Ms. 33/1678 e Ms. 34/1698. 15 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 160-161. 16 Ibid., doc. b, 1, p. 161; doc. c, 1, p. 161. 17 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 231. 18 F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., pars II, p. 313 ss; V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 231. 19 Cfr. in Appendice al presente studio, doc. d, 1, p. 166. 20 Ibid., doc. c, 1, p. 166. 21 Ibid., doc. c, 2, p. 166. 22 Ibid., doc. b, 1-2, pp. 163-166. 23 V, Piva, Il Patriarcato..., op cit., p. 231. 24 F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., pars II, p. 201 ss. ; V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 240. 25 Cfr. in Appendice al presente lavoro, doc. a, 1-2-3, pp. 144-146. 26 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 144-145. 27 Ibid., doc. c, 1-2-3-4, pp. 147-148; doc. c, 5, p. 148; doc. c, 6, p. 148. 28 V. Piva,//Patriarcato..., op. cit., p. 240; Appendice al presente studio, doc. a, 1-2, p. 144,

145. 29 Ibid., doc. b, 1, p. 147. 30 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 151-154. 31 Ibid., doc. a, 1, p. 153. 32 Ibid., doc. c, 1, p. 156; doc. c, 2, p. 157. 33 Ibid., doc. c, 3, p. 158. 34 Ibid., doc. b, 1, p. 155. 35 Ibid., doc. d, 1, p. 159. 36 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., pp. 240-241.

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31 Io., ibid., pp. 239-240.

31 Cfr. ID., ibid., p. 239 e doc. c, 1, p. 151 in Appendice al presente lavoro. ° V. PIVA, Il Patriarcato..., op. cii., p. 239.

40 ID., ibid., p. 239. " Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 149-150,

42 Ibid., doc. a, 2, p. 150. " V. PIVA, Il Patriarcato..., op. cii., pp. 245-247; C. ZANGIROLAMI, Storia delle chiese ... , op.

cii., p. 174 Ss, 'H V. PIvA, op. cii., p. 248. 4 la, ibid., p. 247. 46 Rimando alla nota 7 di p. 43 del presente lavoro. '' Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 127-129. ' Ibid., doc. c, 1-2-3, pp. 138-139. 4 Ibid., doc. b, i, pp. 130-134. '° V. PIvA, il Patriarcato..., op. cii., pp. 241-243. " Cfr. in Appendice al presente studio, doc. b, 1-2, pp. 142-143. 52 Ibid. 53 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 140-141. 14 Ibid., doc. a, 2, p. 141. Il F. CORNER, Ecclesiae..., op. cii., p. 176 Ss.; V. PIVA, Il Patriarcato..., op. cii., p. 242. 56 Cfr. in Appendice, doc. b, 1, p. 142.

44

37 Id., ibid., pp. 239-240. 38 Cfr. Id., ibid., p. 239 e doc. c, 1, p. 151 in Appendice al presente lavoro. 39 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 239. -10 Id., ibid., p. 239,

Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 149-150. 42 Ibid., doc. a, 2, p. 150. 43 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., pp. 245-247; C, Zangirolami, Storia delle chiese...,

p. 174 ss. 44 V. Piva, op. cit., p. 248. 45 Id., ibid., p. 247. 46 Rimando alla nota 7 di p. 43 del presente lavoro. 47 Cfr. in Appendice, doc. a, 1-2, pp. 127-129. 48 Ibid., doc. c, 1-2-3, pp. 138-139. 49 Ibid., doc. b, 1, pp. 130-134. 50 V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., pp. 241-243. 51 Cfr. in Appendice al presente studio, doc. b, 1-2, pp. 142-143. 32 Ibid. 53 Ibid., doc. a, 1-2, pp. 140-141. 54 Ibid., doc. a, 2, p. 141. 55 F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., p. 176 ss.; V. Piva, Il Patriarcato..., op. cit., p. 242. 56 Cfr. in Appendice, doc. b, 1, p. 142.

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PARTE SECONDA

APPENDICE DOCUMENTARIA

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PARTE SECONDA

APPENDICE DOCUMENTARIA

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Al ISOLA DI TORCELLO

I) CHIESA E MONASTERO DI SANT'ANTONIO ABATE

o) A.P.V.

1) ivIs. 3.3/1678 (27 agosto 1681), Visita Pasiorale del Vescovo Jacopo Vianoli:

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Al ISOLA DI TORCELLO

I) CHIESA E MONASTERO DT SANTANTONIO ABATE

a) A.P.V.:

1) Ms. 33/1678 (27 agosto 1681), Visita Pastorale del Vescovo Jacopo Viano li:

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2) Ms. 3411698 (22 settembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo Marco Giu-stiniani:

La presente documentazione è integralmente riportata, unitamente alle successive Visite Pastorali (fino aI 20 maggio 1764), in M. VECCHI, Torce/lo ricerche e contributi, Roma 1979, docc. 1-7.

b) A.S.V.

1) Fondo Ufficio dell'ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole, B. 708:

Regno d'Italia, Dipartimento dell'Adriatico, Venezia 31 marzo 1814. Rela-zione di Stima, n. 109-113: da questi documenti sono stati stralciati gli schizzi e le testimonianze utili alla presente ricerca, omettendo ogni altra notizia.

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2) Ms. 34/1698 (22 settembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo Marco Giu- stiniani:

La presente documentazione è integralmente riportata, unitamente alle successive Visite Pastorali (fino al 20 maggio 1764), in M. Vecchi, 'Porcello ricerche e contributi, Roma 1979, docc. 1-7.

b) A.S.V.:

1) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole, B. 708:

Regno d'Italia, Dipartimento dell'Adriatico, Venezia 31 marzo 1814. Rela- zione di Stima, n. 109-113: da questi documenti sono stati stralciati gli schizzi e le testimonianze utili alla presente ricerca, omettendo ogni altra notizia.

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Ibid., B. 707:

29 settembre 1832, fasc. 47.

Ibid., B. 707.

Venezia 2 settembre 1835, n. 1590, Pezza B.

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2) Ibid., B. 707:

29 settembre 1832, fase. 47.

3) Ibid., B. 707:

Venezia 2 settembre 1833, n. 1590, Pezza B.

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4) Ibid., B. 708:

Venezia 30 dicembre 1838. Mappa Censuaria.

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4) Ibid., B. 708:

Venezia 30 dicembre 1838. Mappa Censuaría.

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c) M.P.T.

1) Ms. 768 (gid 512):

cc,nn. Chiesa e Monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi del sec. XII.

Il) CHIESA E MONASTERO DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA

a) A.P.V.

1) Ms. 3317678, Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli (25 settembre 1680):

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c) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512):

cc.nn. Chiesa e Monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi del sec. XII.

II) CHIESA E MONASTERO DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA

a) A.P.V

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2) Ms. 3411698, Visita Pastorale a'el Vescovo M. Giustiniani (9 settembre 1699):

Queste documentazioni con ie successive Visite Pastorali fino al 1764 sono già state pubblicate in M. VECCHI, Torcello ricerche e contributi, op. cii. Appendice al cap. VI, docc. 8-16.

A.S.V.

1) Fondo UfJcio dell'ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole B. 708: Mappa Censuaria s.d. (ma c.ca 1808, da datazione di un documento che segue e sembra della stessa mano) da cui risulta che la proprietà di parte del Monastero passò ad un certo sig. Malta e che al Civico n. 13 corri-spondeva un orticello prima facente parte del suddetto Monastero.

M.P. T.

A/Is. 768 (già 512):

cc.nn. Chiesa e Monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi del sec. XII.

Pianta dcl complesso monasteriale di San Giovanni:

(già in M. Vcccr li, Torcello..., op. cii. , tav. LX, unitamente a fotografie ancora inedite effettuate nel corso degli scavi del '60-61).

57

2) Ms. 34/1698, Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani (9 settembre 1699):

Queste documentazioni con le successive Visite Pastorali fino al 1764 sono già state pubblicate in M. VECCHI, Porcello ricerche e contributi, op. cit., Appendice al cap. VI, docc. 8-16.

b) A.S.V.

1) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole B. 708:

Mappa Censuaría s.d. (ma c.ca 1808, da datazione di un documento che segue e sembra della stessa mano) da cui risulta che la proprietà di parte del Monastero passò ad un certo sig. Malta e che al Civico n. 13 corri- spondeva un orticello prima facente parte del suddetto Monastero.

c) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512):

cc.nn. Chiesa e Monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi del sec. XII.

2) Pianta del complesso monasteriale di San Giovanni:

(già in M. Vecchi, Porcello..., op. cit., tav. LX, unitamente a fotografie ancora inedite effettuate nel corso degli scavi del '60-61).

57

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A2 ISOLA DI AMMIANA

T) CI ITESA E MONASTERO DI SANT'ANDREA DI AMMIANA (detto anche Sant'Andrea diTorcello)

a) A.SV

i) Fondo San Gerolamo, B. 6, doc. 116:

Disegno acquarellato del luogo in cui sorgeva il complesso di Sant'Andrea.

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2) Fondo S. Mar/a de// Angeli, B. 11:

Mappa di parte della Laguna Superiore di Venezia in cui figura l'Isola di Ammiana e lo schizzo del luogo in cui sorgeva il complesso monastico. Cli. p. 64 del presente lavoro.

59

A2 ISOLA DI AMMIANA

T) CHIESA E MONASTERO DI SANTANDREA DI AMMIANA (detto anche Sant'Andrea di Torcello)

a) AS. V.

1) Fondo San Gerolamo, B. 6, doc. 116:

Disegno acquarellato del luogo in cui sorgeva il complesso di Sant'Andrea.

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2) Fondo S. Maria degli Angeli, B. 11:

Mappa di parte della Laguna Superiore di Venezia in cui figura l'Isola di Ammiana e lo schizzo del luogo in cui sorgeva il complesso monastico. Cfr. p. 64 del presente lavoro.

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b) B.C.V.

Cod. Cic. 2774:

.fì data notizia che Sant'Andrea di Ammiana aveva un cenobio agostiniano risalente al sec. X.

CocI. Czc. 3233:

Isola di Sant'Andrea de... Lontano un miglio di Torcello tiene luogo l'Isola di Sant'Andrà o S. Andrea. Sommersa nelle acque di mezzo miglio in cir-cuito nelle quali però appariscono le vestigia di tempio diroccato (Mariego-la Scuola della Carità).

Ibid.:

Documenti del 1297, 1436 e 1455. Si parla in quest'ultimo di trasportare il materiale della chiesa di Sant'Andrea di Ammiana per impiegarlo in San Marco.

c) B.M.V.

1) Ms. marc. it. VII-2276 (9558), fasc. 111 T. Fapanni):

Vengono qui riportate leggi dcl 1329, 1429, 1441 inerenti al problema del reimpiego del materiale di costruzione di Sant'Andrea.

d) M.P.T,

i) Ms. 768 (gi 512):

Il complesso monastico figura nell'elenco delle costruzioni religiose esisten-ti nel sec. XII.

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b) B.C.V.

1) Cod. Cie. 2774:

È data notizia che Sant'Andrea di Ammiana aveva un cenobio agostiniano risalente al sec. X.

2) Cod. Cie. 3233:

Isola di Sant'Andrea de... Lontano un miglio di Torcello tiene luogo l'Isola di Sant'Andra o S. Andrea. Sommersa nelle acque di mezzo miglio in cir- cuito nelle quali però appariscono le vestigia di tempio diroccato (Mariego- la Scuola della Carità).

3) Ibid.:

Documenti del 1297, 1436 e 1455. Si parla in quest'ultimo di trasportare il materiale della chiesa di Sant'Andrea di Ammiana per impiegarlo in San Marco.

e) B.M.V.

1) Ms. mare. it. V11-2276 (9538), fase. III (F. F apanni):

Vengono qui riportate leggi del 1329, 1429, 1441 inerenti al problema del reimpiego del materiale di costruzione di Sant'Andrea.

d) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512):

Il complesso monastico figura nell'elenco delle costruzioni religiose esisten- ti nel sec. XII.

60

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A3 ISOLA DI SANTA CRISTINA

I) CHIESA E MONASTERO DI SANTA CRISTINA

a) A.P.V.

1) Ms. 3311678 (18 luglio 1685), Vzita Pastorale di J. Vianoli:

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A3 ISOLA DI SANTA CRISTINA

I) CHIESA E MONASTERO DI SANTA CRISTINA

a) Á.P.V.

1) Ms. 33/1678 (18 luglio 1683), Visita Pastorale di J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (2 funiji 1698), Visita Pastorale di M. Giustiniani:

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Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole B. 708:

30 dicembre 1838. Mappa censuaria da cui risulta che sei appezzarnenti di tcrreno numerati, 7, 1, 28 appartenevano al suddetto fondo.

[hicL, fasc. 59, prot. 1607, 30 luglio 1845:

Viene qui riferito, a seguito de! sopi -alluogo, che si vedevano fabbriche che sussistevano «in antico».

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2) Ms. 34/1698 (2 junij 1698), Visita Pastorale di M. Giustiniani:

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1) Pondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole B. 708:

30 dicembre 1838. Mappa censuaría da cui risulta che sei appezzamenti di terreno numerati, 7, 1, 28 appartenevano al suddetto fondo.

2) Ibid., fase. 39, prot. 1607, 30 luglio 1845:

Viene qui riferito, a seguito del sopralluogo, che si vedevano fabbriche che sussistevano «in antico».

62

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3) Fondo S.E.A. Laguna, B. 21:

Mappa in scala illustrativa dell'Isola di Ammiana e cIellc zone in cui sorge-vano i complessi di S. Cristina e S. Andrea.

63

3) Fondo S.E.A. Laguna, D. 21

Mappa in scala illustrativa dell'Isola di Ammiana e delle zone in cui sorge- vano i complessi di S. Cristina e S. Andrea.

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4) Fondo Santa Maria degli Angelz B. 11:

Isola di Santa Cristina ed Isola di Sant'Andrea con ubicazioni dci luoghi in cui sorgevano i distrutti edifici religiosi (mappa).

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4) Fondo Santa Maria degli Angeli, B. 11:

Isola di Santa Cristina ed Isola di Sant'Andrea con ubicazioni dei luoghi in cui sorgevano i distrutti edifici religiosi (mappa).

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c) 13.C.V.

Cod. cic. 3234 - 3236:

Notizie storiche generali da cui risulta l'unione nel 1432 con il monastero di Sant'Antonio di Torcello e la costruzione, in epoca tarda, da parte della nobildonna Dorotea Antelmi di una chiesetta nel luogo in cui sorgeva l'an-tico edificio.

CocI. cic. 3314:

Mappa dell'Isola di Santa Cristina dalle carte dell'Ing. G. Casoni. La pian-ta, molto precisa, rivela il luogo esatto in cui era ubicato l'oratorio fatto erigere dalla nobildonna D. Antelmi.

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c) B.C.V.

1) Cod. cic. 3234 - 3236:

Notizie storiche generali da cui risulta l'unione nel 1432 con il monastero di Sant'Antonio di Torcello e la costruzione, in epoca tarda, da parte della nobildonna Dorotea Antelmi di una chiesetta nel luogo in cui sorgeva l'an- tico edificio.

2) Cod. eie. 3314:

Mappa dell'Isola di Santa Cristina dalle carte dell'Ing. G. Casoni. La pian- ta, molto precisa, rivela il luogo esatto in cui era ubicato l'oratorio fatto erigere dalla nobildonna D. Antelmi.

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A4 ISOLA Di BURANO

i) CHIESA E MONASTERO Di SANTA MARIA DELLE GRAZ!EE (Le Cappuccine)

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I) Ms. 3311678 (25 maggio 1682), Visita Pastorale ieì Vescovo J. Via,io/i:

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A4 ISOLA DT BURANO

T) CHIESA E MONASTERO DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE (Le Cappuccine)

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1) Ms. 33/1678 (25 maggio 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Viano li:

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2) Ms. 3411698 (24 settembre 1699). VLvita Pastorale del Vescovo M. Giusti -vieni:

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2) Ms. 34/1698 (24 settembre 1699), Visita Pas turale del Vescovo M. Giusti- niani:

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b) A.S.M.V.

1) Fondo Burano 2:

Documento del 6 ottobre 1810 contenente dati utili all'ubicazione del monastero.

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b) A.SM.V.

1) Fondo Furano 2:

Documento del 6 ottobre 1810 contenente dati utili all'ubicazione del monastero.

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2) Ibid.:

Relazione e prospetti eseguiti in occasione del restauro della cx chiesa c!clk Cappuccine (aa. 1970-71). Allegati a) Burano le Cappuccine, ipotesi della primitiva struttura h) Sezione atrio-scalc

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2) Ibid.:

Relazione e prospetti eseguiti in occasione del restauro della ex chiesa delle Cappuccine (aa. 1970-71). Allegati: a) Butano : le Cappuccine, ipotesi della primitiva struttura b) Sezione atrio-scale c) Planimetria d) Misurazioni atrio e) Pavimento della navata.

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Relazione di stima del complesso religioso. È un inventano particolareggia-to di tutte 1e parti costituenti il Monastero e del materiale di costruzione. Da questo documento si ricava anche i] numero della Mappa censuaria (n. 1) ed i confini che delimitavano la proprietà. Vengono qui riportate soltanto le notizie interessanti l'ubicazione e non la descrizione del mona-stero.

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1 ) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole, B. 766 {anno 1823):

Relazione di stima del complesso religioso. È un inventario particolareggia- to di tutte le parti costituenti il Monastero e del materiale di costruzione. Da questo documento si ricava anche il numero della Mappa censuaría (n. 1 ) ed i confini che delimitavano la proprietà. Vengono qui riportate soltanto le notizie interessanti l'ubicazione e non la descrizione del mona- stero.

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TI) CHIESA E MONASTERO DI SAN MAURO (MORO)

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1) Ms. 3311678 (28 .veiiembre 1682), V/viia Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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11) CHIESA E MONASTERO DI SAN MAURO (MORO)

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (28 settembre 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (15 settembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti-mani:

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2) Ms. 34/1698 (15 settembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti- niani:

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A.S.V.

Fondo U/ycio dell'ingegnere alle Fabhriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, isole, B. 707 Prot. 114 (31 marzo 1814):

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1) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole, B. 707 Prot. 114 (31 marzo 1814):

Relazione di stima in cui è disegnata la mappa indicativa dell'ubicazione di Chiesa e Monastero con annessi.

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2) IhicL, Isol B. 766 (73 ottobre 1821):

Sopralluogo con mappa allegata.

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2) Ibid., ìsole, B. 766 (13 ottobre 1821 ):

Sopralluogo con mappa allegata.

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3) Ibid., Isole, B. 766 (6 ago.v/o 7827):

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Ihtd., Isole, D. 766 (6 agosto 1827):

Relazione e Rilievi eseguiti nel luogo in cui sorgeva il complesso monaste- riale.

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4) Fondo S.E.A. Laguna, B. 48 (18 magio 1657):

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1) Ms. Marc. it. VII 2510 (2215) (F. Fapanni):

È riferito che Emanuele Cicogna il 21 aprile 1834 visitò l'Isola e non trovò più la chiesa.

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i) Ms. 768 (già 512):

Chiesa e monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi del sec. XIT.

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4) Fondo S.E.A. Laguna, B. 48 (18 maggio 1657):

Mappa in scala che illustra la disposizione del complesso monasteriale, in alzato, e la sua ubicazione.

c) B.M.V.

1) Ms. Marc. it. VII 2510 (12215) (F. Fapanni):

È riferito che Emanuele Cicogna il 21 aprile 1834 visitò l'Isola e non trovò più la chiesa.

d) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512):

Chiesa e monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi del sec. XII.

91

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III) ChIESA E MONASTERO DEI SS. VITO E MODESTO

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i) Ms. .3.311678 (6 luc,lio 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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III) CHIESA E MONASTERO DEI SS. VITO E MODESTO

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (6 luglio 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (24 settembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti - iiiafli:

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1) Ms. Marc. it. VII 2510 (12215) (E. Fapanni):

L riferito che nell'aprile 1834 E. Cicogna visitò 1'Tso]a e trovò demolita la Chiesa.

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2) Ms. 34/1698 (24 settembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti- niani:

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1) Ms. Marc. it. Vil 2510 (12215) (F. F apanni):

È riferito che nell'aprile 1834 E. Cicogna visitò l'Isola e trovò demolita la Chiesa.

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A5 ISOLA DI MAZZORBO

I) CHIESA E MONASTERO DI SANTA CATERINA

a) A.P.V.

i) Ms. 3311678 (2 5 agosto 1682), Vivi/a Pastorale del Ve.vcovo J. Vianoli:

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A 5 ISOLA DI MAZZOilBO

I) CHIESA E MONASTERO DI SANTA CATERINA

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (23 agosto 1682), Visita Pastorale del Vescovo ]. Vianoli.

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2) Ms. 3411698 (Primo ottobre 1699), VLvita Pastorale del Vescovo ivi. Giusti vieni.

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2) Ms. 34/1698 (Primo ottobre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti- niani:

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/2) A.S.M.V.

Fondo Burano 1 (16 dicembre 1935):

Soprintendcnza all'arte medievale e moderna, Venezia, Reparto Monumen-ti 1183, Ubicazione anagrafica.

Ibicl., Proi. 2842:

Mazzorbo, Chiesa cli Santa Caterina. Pianta, Ubicazione, Chiostro preesi-stente. Sezioni della chiesa prima (a, b) e dopo (; d) l'intervento di restauro.

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h) Á.SM.V.

1) l'ondo Burano 1 (16 dicembre 1935):

Soprintendenza all'arte medievale e moderna, Venezia, Reparto Monumen- ti 1183, Ubicazione anagrafica.

2) Ibid., Pro/.. 2842:

Mazzorbo, Chiesa di Santa Caterina. Pianta, Ubicazione, Chiostro preesi- stente. Sezioni della chiesa prima {a, b) e dopo [e, d) l'intervento di restauro.

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c) AS.V.

i) Fondo [Jf6cio dell'ingegnere alle Fabbriche dei Demanio ed alla Cassa di Amrnortizzazione, Isole, B. 765 (anno 1823): Relazione di sitilla, perizia o. 103.

E una documentazione completa di tutti i locali che costituivano il Mona stero e del materiale di costruzione impiegato. Contiene anche il numero censuario (li. civico 14) e la descrizione dei conhni della proprietà. Inoltre è inclusa mappa in scala da cui si trae l'ubicazione del monastero. Viene qui riportata solo la mappa e le notizie utili all'ubicazione del monastero.

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c) A.S.V.

I) For/do Ufficio dell' Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole, B. 763 (anno 1823): Relazione di stima, perizia n. 103.

E una documentazione completa di tutti i locali che costituivano il Mona- stero e del materiale di costruzione impiegato. Contiene anche il numero censuario (n. civico 14) e la descrizione dei confini della proprietà. Inoltre è inclusa mappa in scala da cui si trae l'ubicazione del monastero. Viene qui riportata solo la mappa e le notizie utili all'ubicazione del monastero.

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2) Fondo Monas/cro di San/a Ca/crina di Mazzorbo, B. i (I 730?):

Disegno in pianta dcl Monastero con descrizione dei diversi locali.

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2) Fondo Monastero di Santa Caterina di Mazzorbo, B. 1 (1730?):

Disegno in pianta del Monastero con descrizione dei diversi locali.

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lI) CHIESA E MONASTERO DI SANT'EUFEMIA

a) A.P.V.

i) Ms. 3311678 (22 settembre 1682), Visita Pastorale del Vescovo [. Via/io/i:

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II) CHIESA E MONASTERO DI SANT'EUFEMIA

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (22 settembre 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) A/Is. 3411698 (9 dicembre 1699), VLita Pastorale del Vescovo M. Giustiviani:

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2) Ms. 34/1698 (9 dicembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani:

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b) A.S.V,

1) Fondo Materia Ecclesiastica, Santa Eufernia di Mazzorbo, B. 6 (aa. 1562-1760):

Pianta acquarellata da cui elementi per l'ubicazione del complesso datata 1664.

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h) AS. Y.

1) Fondo Materia Ecclesiastica, Santa Eufemia di Mazzorbo, B. 6 (aa. 1562- 1760):

Pianta acquarellata da cui elementi per l'ubicazione del complesso datata 1664.

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13.CV.

1) Cod. e/e., 2774: Giovanni 11 Vescovo XV1II, anno 906.

Sotto questo Vescovo fu edificata Sant'Eufemia di Mazzorbo ad opera di una certa Margarita e di altre tre nobilissime compagne.

M.P.T.

1) A4s. 768 (gui 512): Il complesso monasteriale figura nell'elenco degli edifici religiosi esistenti nei sec. XII.

III) CHIESA E MONASTERO DI SANTA MARIA IN VALVERDE

a) A.P.V.

i) Ms. 3311678 (10 settembre 1682), Visita Pastorale dei Vescovo J. Viauuoli:

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c) B.CV.

1) Cod. de., 2774: Giovanni li Vescovo XVIII, anno 906.

Sotto questo Vescovo fu edificata Sant'Eufemia di Mazzorbo ad opera di una certa Margarita e di altre tre nobilissime compagne.

d) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512): Il complesso monasteriale figura nell'elenco degli edifici religiosi esistenti nel sec. XII.

III) CHIESA E MONASTERO DI SANTA MARIA IN VALVERDE

a) A.P.V.

I) Ms. 33/1678 (10 settembre 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (6 ottobre 1699), Visita l'astora/e del Vescovo M. Giustiniani:

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2) Mi. 34/1698 (6 ottobre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani:

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12) ILSV.

1) Fondo SE.A., Filza 56: Mappa da cui si ricava l'Ubicazione del Monastero e Chiesa.

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SAV.IX EU ESECU?O1I ALLE ACQUE PXLZA E.56

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b) A5.y.

1) Fondo S.E.A., Filza 56: Mappa da cui si ricava l'Ubicazione del Monastero e Chiesa.

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2) Fondo Provvedi/ori Aggiunti Sopra i Monasteri B. 15 (anno 1755): Mappa i]Iustrativa dci diversi locali annessi al Monastero e del Monastero stesso.

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Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbri(.,he del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, 13. 708, fasc. 59, (24 febbraio 1837): Richiesta di stima per l'acquisto del Campanile.

lbid. (30 aprile 1837), Prot. 1064: Alla R. mt. delle Finanze - Venezia - Notizia che il g uui Monastero della Valverde è da lungo tempo stato vendu-to alla Comune di Burano e ridotto agli usi di Cimitero. «Di questo locale presentemente non sussiste che porzione della Chiesa ed il Campanile».

116

2) Fondo Provveditori Aggiunti Sopra i Monasteri B. 15 (anno 1755): Mappa illustrativa dei diversi locali annessi al Monastero e del Monastero stesso.

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3) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, /3. 70S, fase. 59, (24 febbraio 1837): Richiesta di stima per l'acquisto del Campanile.

4) Ibid. (30 aprile 1837), Prot. 1064: Alla R. Int. delle Finanze - Venezia - Notizia che il già Monastero della Valverde è da lungo tempo stato vendu- to alla Comune di Borano e ridotto agli usi di Cimitero. «Di questo locale presentemente non sussiste che porzione della Chiesa ed il Campanile».

116

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IV) CHIESA DI SAN MTCHELE ARCANGELO

a) A.P.V.

Ms. 3311678 (9 Angusti 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

Il manoscritto dà soltanto notizia dell'avvenuta Visita Pastorale senza sof-fermarsi sulla struttura della chiesa.

Ms. 3411698 (24 Fehruarzj 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti-niani:

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IV) CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (9 Augusti 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Via no li:

Il manoscritto dà soltanto notizia dell'avvenuta Visita Pastorale senza sof- fermarsi sulla struttura della chiesa.

2) Ms. 34/1698 (24 Fehruarij 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti- niani:

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IbiJ (24 marzo 1825): Documento in cui si dice che a causa del crollo della Cappella Maggiore si procederà alla demolizione.

Ibid., Proi. n. 1583 (8 marzo 1828): È ribadito il contenuto del documento precedente.

Ibid., (29 aprile 1828?): Stato - Definizione di stime - Confini del comples-so.

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2) Ibid. (24 marzo 1825): Documento in cui si dice che a causa del crollo della Cappella Maggiore si procederà alla demolizione.

3) Ibid., Pro/, n. 1583 (8 marzo 1828): È ribadito il contenuto del documento precedente.

4) Ibid., (29 aprile 1828?): Stato - Definizione di stime - Confini del comples- so.

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IbiJ, (aprile 1828): Carta di stima della soppressa Chiesa, Sacrestia e Campanile.

IbiL, Proi. n. 401 (27 giugno 1828): Regno Lombardo-Veneto. Stima e Misurazioni della Chiesa, Cimitero, Campanile. E scritto che è allegata planimetria con misurazioni, ma attualmente questi documenti mancano.

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i) Ms. 768 (ùì 512): La Chiesa figura nell'elenco degli edifici religiosi esi-stenti nel sec. XII.

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5) Ibid., (aprile 1828): Carta di stima della soppressa Chiesa, Sacrestia e Campanile.

6) Ibid., Prot. n. 401 (27 giugno 1828): Regno Lombardo-Veneto. Stima e Misurazioni della Chiesa, Cimitero, Campanile. È scritto che è allegata planimetria con misurazioni, ma attualmente questi documenti mancano.

C) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 712): La Chiesa figura nell'elenco degli edifici religiosi esi- stenti nel sec. XII.

123

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V) ChIESA DI SAN PIETRO

A.P.V.

i) Ms. 3311678 (9 Augusti 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (24 Fehruar// 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti-niani:

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B.C.V.

i) Cori. Cic. 2774, fase. 1, sec. XIX: E data notizia della prima edificazione della Chiesa nel sec. VII.

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V) CHIESA DI SAN PIETRO

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (9 Augusti 1682), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 34/1698 (24 Fehruarij 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti- mani:

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b) B.C.V.

I) Cod. Cie. 2774, fase. 1, sec. XIX: E data notizia della prima edificazione della Chiesa nel sec. VII.

124

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c) M.P.T

1) Ms. 768 (già 512): La Chiesa figura nell'elenco degli edifich religiosi esi-stenti nel sec .XII.

125

c) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512): La Chiesa figura nell'elenco degli edificfi religiosi esi- stenti nel sec. XII.

125

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A6 ISOLA DI MURANO

I) CHIESA E MONASTERO DI SANTA CHIARA

a) A.P.V.

1) Ms. 3311678 (9 maggio 1686), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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A6 ISOLA DI MURANO

I) CHIESA E MONASTERO DI SANTA CHIARA

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (9 maggio 1686), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (26 novembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusii -niani:

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2) Ms. 34/1698 (26 novembre 1699), Visita Fastorale del Vescovo M. Giusti- niani:

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b) J1.S.M.V.

1) Fondo Murano 2: 4 prospetti e schizzi dell'edi1cio allegati alla Relazione (prot. 544) (le] 31 marzo 1915 che ne illustra lo stato a cjuel!a data e l'ubi-cazione del monastero (gli allegati sono a firma ing. F. Marsich).

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b) A.S.M.V.

1) Fondo Murano 2: 4 prospetti e schizzi dell'edificio allegati alla Relazione (prot. 544) del 31 marzo 1915 che ne illustra lo stato a quella data e l'ubi- cazione del monastero (gli allegati sono a firma ing. F. Marsich).

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CRISTALLERIA E VETRERIA VEMEZIANA già Francholii

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2) Allegato A al n. 36673 d Rep. - Nuovo catasto edilizio urbano - planime-tria dell'immobile attuale (2.10.1977).

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C5t21J5-.nI i: Ufdicio trel i...............

iVi2iOt1• III' Pircen d1 Pc-olo, 13

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cenci Cell - 2L. i.coc n.354, coca dt io-.

eraetO c'i notifica nIje,7ato, la Chia. ± nt. Ctt

C - .ficio monucentn'c ,::r lo suo c,rttri ich2 2 VO tUO n'ore

CO, r±luioc .ar.t colo 5/0

Da coro cwn to iporten

' sito trcc ecearozoni, de pozziti e tet±oi o UCO 'retroriz, ci terczcìo ccci

i 'cccoiente eic-cootaete, cc tiflOilO le carattorio±ic)ze intcrci nell 'cr-

chiteitura ne ecc.

I rrorrietz'ni ctcli'aapiO colpIecco itiobilict.,

dnatictndo 'c ic ticio li te' e viziec>l O, nor Vrvccco iii un pri o ti

ciccipercoto l''o±bILO di trccenetterc '':tto 01 cc.Or.tvCncuitt Ccl ''ciii-

tuale 000rcicio det diritto di prelazione dc rcrt Soli. ciootrt

ccraccioncc.

Si allego uzza doc ezitizziorci- fotcjtrcficccSl

cituacciOne Ccc Si rrecetttc.va nei pri-ci tzin5 dcl OrCO' O.

ti ricord cure che un ulitrioze lottc, iC

i co di C'occiccito oce rigo, i già nato dall o 000trect:coiniztriitCc

3. 3. 1S17à.

Pur riconoceondo 1 'i cror t'cOi 'ti iO 11 t O O

1 ccvi condiriocci Ci coneorvacione, oprttutt Scvut2 :1 ct cc

finora futtocce, ci ritiene che non cia orprtunO 1 ieruioto itt I

cii ti oli di U3cz1C per TOtivi cOna000i COI li 'oiCc'c cci''

Si i dei' 't:i-vi eo pri-i cii' i Olzovo cC'cU i SiP. Opportuno CCCttttlare , oltre chi 1 'ccioteit:'. i. - - ' 01:13010, 'cci -:

bli10 '3± ciOccOlire il col io 'h - o

Si collega pure plani-retria della perte eO1p0a venduta, comprendente la Chiesa.

135

2) Allegato A al n. 366/3 d Rep. - Nuovo catasto edilizio urbano - tria dell'immobile attuale (2.10.1977).

planime-

2 3 61111978 ¿8. •. K àti*<ào

V&HEZZA - ÍÍÜHAHO - ex rsapp. 200 (porz. ) f r. 6 - PpnaaaentR Daniele Kenia - an. 2 - ex Chiesa di Sonta Chiara - proposta esercizio di- ritto prelazione

AI . msTKac i.... i ¡ ..'i cuL7tniu>i :: -.- r.-Aji Ufficio Centrala . .A. .. .S. Divisione Ili- Piazza del Po colo, 13

A sensi dell . legge 20.n,354, core d, dc- cu-.ento di notifica allegato, la Chissà di Santa Ohi. r . è riconosciuta e- dificio monurentr.-" per le sue caratteristiche il suo .• •-Tore tori- co, risalendo ess;. M sscolo XVo.

Da tempo cuesto i portants -o; ; cnto i st-.to in- globato tra capannoni, depositi e tettoie A uso vetreria, -iterando n.cr. solo l'ambiente circostante, ma anche le caratteristiche ir.terr." den' r- chitettura stcss:;.

I proprietari dell'appio co-plesso irr obiliar-, dimenticando l'esistenza di tale vincolo, non r.vcvrno ir. un prl;o te-,r,o ottemperato all*obbligo di trasmettere l'atto zi compravendita per l'c . tuale esercizio del diritto di prelazione da parte dell.-, nostra Ammini- strazione.

Si allega una documentazione fotografica dsev situazione co e si presentava nei primi anni dei secolo.

Si ricorda pure che .un ulteriore ietto, costi- tuito dal Gasinetto Xocenigo, è già stato dalle nostra -inintrmsic:

■ cruistato in data ó.3.1573. Pur riconoscendo l'import; nn-.-. ."--i icnu' te

le gravi condizioni di conservazione, soprattutto dovuto ;-i c; ti ivo u;. finora fattone, si ritiene che non aia opportuno i '-.cruìsto per i i: :!- coità ora di usarlo per motivi connessi con le nostro competcr.rc.

./.

Si à dell 'avviso poro cm. . -1 nuovo acou: te sia opportuno segnalare, oltre che l'esistenza dei vincolo, anche l'ob- bligo di demolire il sol io il, m.mo or: : ;i:'-m- li 'izt -n "

Si allega pure planimetria delia parte compra- venduta, comprendente la Chiesa.

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135

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c) A.S.V.

1) Fondo S.E.A., Laguna B. 56:

Prospetto in scala di parte dell'Isola di Murano in cui era ubicato il com-plesso religioso di Santa Chiara individuabile alla sinistra di chi guarda (sulla destra è ben chiara l'ubicazione del Monastero di San Giacomo). Datato 1679.

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c) >1.5. y.

1) Fondo S.E.A., Laguna B. 56:

Prospetto in scala di parte dell'Isola di Murano in cui era ubicato il com- plesso religioso di Santa Chiara individuabile alla sinistra di chi guarda (sulla destra è ben chiara l'ubicazione del Monastero di San Giacomo). Datato 1679.

138

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lbid., B. 148:

Mappa in scala in cui figura la chiesa cli Santa Chiara in schizzo. (Vedi Chiesa di San Giacomo p. 143).

fbùL, B. 151.

Mappa in scala con l'ubicazione dcl complesso religioso di Santa Chiara.

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d) B.M. V.

1) Ms. Marc. il. VII 2510 (122 15) (F. Fapanni):

Notizia della commutazione del luogo sacro in fabbrica di vetri della ditta Mariciti. E anche riportato l'articolo pubblicato sulla Gazzetta cii Venezia (Appendice) il 25 gennaio 1875, n. 24.

D) M.P.T. i) Ms. 768 (gi) 512):

Chiesa e Monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi dcl sec. Xli, ma con il nome di San Nicola Vescovo e Confessore.

139

2; Ibid., ß. 148:

Mappa in scala in cui figura la chiesa di Santa Chiara in schizzo. (Vedi Chiesa di San Giacomo p. 143).

3) ibid., B. 151:

Mappa in scala con l'ubicazione del complesso religioso di Santa Chiara.

1) Ms. Marc. it. VU 2510 (12215) (F. F apanni):

Notizia della commutazione del luogo sacro in fabbrica di vetri della ditta Marietti. È anche riportato l'articolo pubblicato sulla Gazzetta di Venezia (Appendice) il 25 gennaio 1875, n. 24.

Dl M.P.T. 1) Ms. 768 (già 512):

Chiesa e Monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi del sec. Xll, ma con il nome di San Nicola Vescovo e Confessore.

139

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TI) CHIESA E MONASTERO DI SAN GIACOMO

a) A.P.V.

1) ivIs. 3311678 (1 5 maggio 1684), Visita Pastorale LICI Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3417698 (5 clecembre 1699). Visita l'astorale iel Vescovo M. Giustiniani:

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II) CHIESA E MONASTERO DI SAN GIACOMO

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (15 maggio 1684), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Mi. 34/1698 (3 décembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani

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142

b) A.S.V.

1) Fondo S.E.A., Laguna B. 138: Mappa illustrativa del complesso monasteriale.

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LAGUNA N.138

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2) I/,ia'., B. 148: iM appa in scala illustrativa della Chiesa di cui è dato schizzo in alzato. Utile ai Fini dell'ubicazione.

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C) B. M. V.

i) Mx. Marc. il. VII 2510 (12215) (F. Fapanni):

data notizia che Chiesa e chiostro furono atterrati nel 1799. «Oggi, 1854, è un campo incolto con un casello da Finanza».

143

2) Ibid., B. 148: Mappa in scala illustrativa della Chiesa di cui è dato schizzo in alzato. Utile ai fini dell'ubicazione.

C) B.M.V.

I) Ms. Marc. il. VII 2 MO (12213) (F. F apanni):

E data notizia che Chiesa e chiostro furono atterrati nel 1799. «Oggi, 1854, è un campo incolto con un casello da Finanza».

143

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III) CHIESA E MONASTERO DI SAN MAFFIO (MATTEO)

a) A.P.V.

i) Ms. 3311678 (27 lui/i 1684), Visi/a l'astoraie dci Vescovo J. Vianoli:

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III) CHIESA E MONASTERO DI SAN MAFFIO (MATTEO)

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (27 Julii 1684), Visita Pastürale del Vescovo ]. Vianoli:

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2J M.í. 34/1698 (4 novembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani:

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145

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3) fhid. (7 novembre 1699): Visita del monastero:

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3) Ibid. (7 novembre 1699): Visita del monastero:

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Page 139: CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI ......Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini Tocci Franco Mirabella Roberti Mario Ortaffi Gherardo Tamani Giuliano Traversari

h) A.S.M.V.

1) Fondo, Barano 2: Documento deI 7 settembre 1924 in cui si riferisce chc San Matteo erroneamente creduto dalla Soprintendenza edificato nel XIX sec. era in realtà opera del sec. XII.

e) A.S. V

Fondo Ufficio dell'Ingegncrc alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa cli Ammorlizzazione, isole B. 708: Mappa censuaria (s.d., ma 1830): risulta che i numeri civici 218, 219, 220 in Parrocchia San Donato formavano parte del complesso (li San Maffio.

Ibid.: Numerico degli stabili ed altri immobili in Murano compresi nell'e-lenco rimesso alla R. Tntendenza di Finanza il 18 gennaio 1836. 11 numero progressivo civico 220 formava parte del Convento di San Maffio.

Ihid.: I.R. Ufficio delle Pubbliche Costruzioni, prot. n. 1873, 14 aprile 1837. La casa in Parrocchia San Donato al n. 220 formava parte del Con-vento (li San Maffio ed era alla data suddetta proprietà della Fabbriceria di San Donato.

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h) A.SM.V.

1) Fondo, Furano 2; Documento del 7 settembre 1924 in cui si riferisce che San Matteo erroneamente creduto dalla Soprintendenza edificato nel XIX sec. era in realtà opera del sec. XII.

c) /1.5. V.

/ ) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole B. 708: Mappa censuaría (s.d., ma 1830): risulta che i numeri civici 218, 219, 220 in Parrocchia San Donato formavano parte del complesso di San Maffio.

2) Ibid.: Numerico degli stabili ed altri immobili in Murano compresi nell'e- lenco rimesso alla R. Intendenza di Finanza il 18 gennaio 1836. Il numero progressivo civico 220 formava parte del Convento di San Maffio.

3) Ibid.: I.R. Ufficio delle Pubbliche Costruzioni, prot. n. 1873, 14 aprile 1837. La casa in Parrocchia San Donato al n. 220 formava parte del Con- vento di San Maffio ed era alla data suddetta proprietà della Fabbriceria di San Donato.

Page 140: CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI ......Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini Tocci Franco Mirabella Roberti Mario Ortaffi Gherardo Tamani Giuliano Traversari

Ibici., B. 707, fasc.. 48, proi. 395, 25 gennaio 1839: Alla I.R. Intendenza di Finanza. In fondo al documento nella nota contrassegnata con la letteraJ si legge che il numero civico 220 «è poi una casa immedesimata nel fu Mona-stero di S. Maffio ora di proprietà della Fabbriciaria di S. Donato».

Fondo S. Matteo di Murano, B. 35: Schizzo del luogo in cui sorgeva il Monastero di San Matteo e delle proprietà confinanti.

Fondo Senato Terra, Filza a. 1014: Mappa indicativa della ubicazione del Monastero.

148

4) Ibid., B. 707, fase. 48, prot. 395, 25 gennaio 1839: Alla l.R. Intendenza di Finanza. In fondo al documento nella nota contrassegnata con la lettera /si legge che il numero civico 220 «è poi una casa immedesimata nel fu Mona- stero di S. Maffio ora di proprietà della Fabbriciaria di S. Donato».

5) Fondo S. Matteo di Murano, B. 35: Schizzo del luogo in cui sorgeva il Monastero di San Matteo e delle proprietà confinanti.

6) Fondo Senato Terra, Filza n. 1014: Mappa indicativa della ubicazione del Monastero.

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IV) CHIESA E MONASTERO DEI SS. MARCO E ANDREA

a) A.P.V.

1) Ms/I678 (25 giugno 1685), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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IV) CHIESA E MONASTERO DEI SS. MARCO E ANDREA

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (25 giugno 1685), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (30 novembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti-mani:

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2) Ms. 34/1698 (30 novembre 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giusti- niani:

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Page 143: CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI ......Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini Tocci Franco Mirabella Roberti Mario Ortaffi Gherardo Tamani Giuliano Traversari

B.M.V.

1) Ms. Marc. li. VII 2510 (122 15). Notizia che il Convento venne chiuso nel 1806, la Chiesa nel 1808. «Oggiclì 1854 c'è un'ortaglia».

B.C.V.

1) Cod. cic. 2274, fasc. 1: .......... «S. Andrea (1i Murano vicino a Santa Maria,.. del sec. XII» (cc.nn.).

V) CHIESA E MONASTERO 1)1 SANTA MARTA DEGLT ANGELI

a) A.P.V.

i) Ms. 3311678 (23 agosto 1686), Vi/i/a Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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b) B.M.V.

1) Ms. Marc. it. VII 2510 (12215): Notizia che il Convento venne chiuso nel 1806, la Chiesa nel 1808. «Oggidì 1854 c'è un'ortaglia».

c) B.C.V.

1) Cod. eie. 2274, fase. 1: «S. Andrea di Murano vicino a Santa Maria... del sec. XII» (cc.nn.).

V) CHIESA E MONASTERO DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

a) A.P.V.

I ) Ms. 33/1678 (23 agosto 1686), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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b) A.S.M.V.

Fondo 'Murano 2): Prot. 2717, Novembre 1863:

Progetto per ridonare al culto la profanata Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Murano: Sezioni, i\'lisurazioni, Schizzi.

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Ibid., 14 novembre 1936, prot. 1205. Alla R. Soprintendenza all'Arte me-dioevale e moderna Venezia. Si parla della necessità di sgombero delle parti dell'ex convento, occupate da famiglie.

155

b) A.S.M.V.

1) Fondo (Murano 2): Prot. 2717, Novembre 1863:

Progetto per ridonare al culto la profanata Chiesa di Santa Maria degli Angeli di Murano: Sezioni, Misurazioni, Schizzi.

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2) Ibid., 14 novembre 1936, prot. 1205. Alla R. Soprintendenza all'Arte me- dioevale e moderna Venezia. Si parla della necessità di sgombero delle parti dell'ex convento, occupate da famiglie.

155

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C) A.S.V.

1) Fonio San Cipriano, Santa Maria degli Angeli, B. 32: Mappa acquardilata:

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C) A.S.V.

1) Fondo San Cipriano, Santa Maria degli Angeli, B. 32: Mappa acquarellata:

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2) Fondo S.E.A., Laguna B. 151: Mappa in scala da cui si rileva l'ubicazione del Monastero.

3) IbM., B. 19: Mappa in scala datata 1569.

Riproduce la pianta della Chiesa e del Monastero con tutti gli edifici ad esso annessi ed i terreni coltivati interni alle mura del Monastero stesso.

157

2) Fondo S.E.A., Laguna B. 1.51: Mappa in scala da cui si rileva l'ubicazione del Monastero.

3) Ibid., B. 19: Mappa in scala datata 1569.

Riproduce la pianta della Chiesa e del Monastero con tutti gli edifici ad esso annessi ed i terreni coltivati interni alle mura del Monastero stesso.

157

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ci) 13.M.V.

i) Ms. Marc. il. VII 2510 (1215) (1. Lapanni): «Dopo il restauro della Chiesa si fecero due parti. Dall'altare maggiore al Mci.v.o rimase Chiesa, dal coro delle Monache alla porta rnagg!ore Ospitale». E riportato anche un artico-lo di V. Z;\N[1F1 pubblicato in La Voce cii iViurano del 5 ottobre 1871, n. 20.

e) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 5)2): La Chiesa e il Monastero flgurano nell'elenco degli edifici religiosi esistenti nel sec. Xli, con la dicitura «Lcd. S.M.E. et Jacobi A pii ».

159

d) B.M.V.

I) Ms. Marc. il. VII 2MO (1215) (F. Fapanni): «Dopo il restauro della Chiesa si fecero due parti. Dall'altare maggiore al Mezzo rimase Chiesa, dal coro delle Monache alla porta maggiore Ospitale». È riportato anche un artico- lo di V. ZANETTI pubblicato in La Voce di Murario del 5 ottobre 1871, n. 20.

e) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512): La Chiesa e il Monastero figurano nell'elenco degli edifici religiosi esistenti nel sec. XII, con la dicitura «Eccl. S.M.E. et Jacobi Apli».

159

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Vi) CHIESA E MONASTERO DI SAN MARTINO

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i) Ms. 3311678 (10 luiio 1684), Visita Pastorale del VeSCOVO J. Vicino/i:

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VI) CHIESA E MONASTERO DI SAN MARTINO

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (10 luglio 1684), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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2) Ms. 3411698 (5 luglio 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani:

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b) A.S.V.

1) Fondo Senato Terra, Filza 1014:

Mappa indicativa dell'ubicazione (cfr. San Matteo di Mutano p. 148).

e) B.M.V,

1) Ms., Marc. it. Vii, 2510 (12215) - (F. Fapanni):

«... Dopo il 1810 si atterrò del tutto la chiesa e monastero nella cui area sorge il locale per le fabbriche di contaria della Ditta Dalmistro al n. 275 della Fondamenta detta ancora di San Martino, fabbrica eretta nel 1816».

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2) Ms. 34/1698 (5 luglio 1699), Visita ? astorale del Vescovo M. Giustiniani:

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b) A.S.V.

1) Fondo Senato Terra, Filza 1014:

Mappa indicativa dell'ubicazione (cfr. San Matteo di Murano p. 148).

c) B.M.V

1) Ms., Marc. it. VII, 2510 (12215) - (F. Fapanni):

«... Dopo il 1810 si atterrò del tutto la chiesa e monastero nella cui area sorge il locale per le fabbriche di contaría della Ditta Dalmistro al n. 275 della Fondamenta detta ancora di San Martino, fabbrica eretta nel 1816».

161

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VII) CHIESA DI SAN SALVATORE DI MURANO

a) A.P.V.

Ms. 1311678 (18 Septembris 1689), Visita Pastorale dei Vescovo J. Vianoli:

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Ms. 3411698 (12 [viii 1699), Visita Pastorale e/ei Vescovo M. Giustiniani:

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VII) CHIESA DI SAN SALVATORE DI MURANO

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (18 Septembris 1689), Visita Pastorale del Vescovo J. Vianoli:

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b) A.S.V.

1) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio cci alla Cassa di Aminortizzazionc Isole, B. 708, fase. 59: Mappa CenSuaria (s.d., ma circa 1830). Risulta che al o. civico 427 corrispondeva parte del Cimitero di San Salvatore (Campo San Salvatore).

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1) Fondo Ufficio dell'Ingegnere alle Fabbriche del Demanio ed alla Cassa di Ammortizzazione, Isole, B. 708, fase. 59: Mappa censuaría (s.d., ma circa 1830). Risulta che al n. civico 427 corrispondeva parte del Cimitero di San Salvatore (Campo San Salvatore).

163

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2) Ibid., Prot. 658 (anno 1839): Schizzo e Relazione conseguente il sopralluo-go effettuato nella zona di San Salvatore.

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e) B.M,V.

Ms. Marc. il., VII, 2510 (12215): Notizia della demolizione della Chiesa eseguiLa nel 1834 e di un Oratorio eretto in suo luogo da Giuseppe Moro.

III Re/azione annua/e dell'LJJJzcio Re,zonale per la conservazione dei Mo,iu-mentz del Veneto (Atti della Sovrintendenza di Venezia. I-V Relazione, aa, 1892-1901. Copia della Biblioteca Marciana): p. 86, Progetto di Scavi da effettuarsi nel luogo in cui sorgeva la Chiesa, Il terreno, in parte, era stato acquistato dal Cav. C. A. Levi (la Relazione è deII'Ing. F. Berchet).

IbicL, IVJ<(,lazione, /s 147: Notizia della non avvenuta campagna di Scavi.

B.C.V.

1) Cod. Cic. 2774 (cc. un.): Orso lI Vescovo XXIX, anno 1054:

Risulta che sotto questo Vescovo venne ricostruita l'antichissima Chiesa di San Salvatore di Murano, soggetta all'illustre Monastero di Santa IViaria degli Angeli cli quell'isola. La riedificazione considerata fedele a quella esistente, secondo il mano-scritto (inizi XIX sec.), fu eseguita da un certo Domenico Dal Moro, giu-dice di Murano. Un'iscrizione lapidea posta in una parcue della Chiesa dava queste notizie unitamente a quella della prima edificazione di San Salvatore nel 452 dC,

M.I'.T.

i) Ms. 768 (già 512): La Chiesa figura nell'elenco degli edifici religiosi esi-stenti nel sec. XII.

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i.

c) B.M.V.

1) Ms. Marc, it., VII, 2510 (12215): Notizia della demolizione della Chiesa eseguita nel 1834 e di un Oratorio eretto in suo luogo da Giuseppe Moro.

2) III Relazione annuale dell'Ufficio Regionale per la conservazione dei Monu- menti del Veneto (Atti della Sovrintendenza di Venezia. I-V Relazione, aa. 1892-1901. Copia della Biblioteca Marciana): p. 86, Progetto di Scavi da effettuarsi nel luogo in cui sorgeva la Chiesa. Il terreno, in parte, era stato acquistato dal Cav. C. A. Levi (la Relazione è dell'ing. F. Berchet).

5) Ibid., IV Relazione, p. 147: Notizia della non avvenuta campagna di Scavi.

d) B.C.V.

1) Cod. Cie. 2774 (cc.nn.): Orso II Vescovo XXIX, anno 1054:

Risulta che sotto questo Vescovo venne ricostruita l'antichissima Chiesa di San Salvatore di Murano, soggetta all'illustre Monastero di Santa Maria degli Angeli di quell'Isola. La riedificazione considerata fedele a quella esistente, secondo il mano- scritto (inizi XIX sec.), fu eseguita da un certo Domenico Dal Moro, giu- dice di Murano. Un'iscrizione lapidea posta in una parete della Chiesa dava queste notizie unitamente a quella della prima edificazione di San Salvatore nel 452 d.C.

e) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512): La Chiesa figura nell'elenco degli edifìci religiosi esi- stenti nel sec. XII.

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VIII) SANTO STEFANO DI MURANO

a) A.P.V.

Ms. 33/1678 (19 settembre 1683), Visita Pastorale ciei Vescovo]. Vianoli:

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Ms. 3411698 (14 Junii 1699), Visita Pastorale dcl Vescovo M. Giustiniani:

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Vili) SANTO STEFANO DI MURANO

a) A.P.V.

1) Ms. 33/1678 (19 settembre 1683), Visita Pastorale del Vescovo J. Via/ioli:

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2) Ms. 34/1698 (14 Junii 1699), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani:

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3) Ihid. (21 dicembre 1711), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani:

b) B.M.V.

1) Ms. Marc. it. VII 2510 (12215) (F. Fapanni): Notizie generali e resoconto de] sopralluogo effettuato dal Fapanni. Si dice che la Chiesa ebbe origine nel sec. XI. Fu riedificata nel 1374. Chiusa nel 1810 fu demolita nel 1830 circa. Si conservò la Cappella del SS. aggiungendovi l'atrio e la parte po-steriore per chiuderla e farla servire a pubblico Oratorio. La facciata della demolita chiesa era barocca tutta in marmo e con varie statue.

e) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512). La Chiesa figura nell'elenco degli edifici religiosi esi-stenti nel sec. XII.

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3) I hid. (21 dicembre 1711), Visita Pastorale del Vescovo M. Giustiniani:

b) B.M.V.

1) Ms. Marc. it. VII 2510 (12215) (F. F apanni) : Notizie generali e resoconto del sopralluogo effettuato dal Fapanni. Si dice che la Chiesa ebbe origine nel sec. XL Fu riedificata nel 1374. Chiusa nel 1810 fu demolita nel 1830 circa. Si conservò la Cappella del SS. aggiungendovi l'atrio e la parte po- steriore per chiuderla e farla servire a pubblico Oratorio. La facciata della demolita chiesa era barocca tutta in marmo e con varie statue.

c) M.P.T.

1) Ms. 768 (già 512): La Chiesa figura nell'elenco degli edifici religiosi esi- stenti nel sec. Xll.

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PARTE TERZA

ESAME DEI RISULTATI

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PARTE TERZA

ESAME DEI RISULTATI

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A conclusione di quanto fino a qui esposto, vorrei prendere in esame alcuni dati che sono emersi dal presente lavoro e credo suscettibili di partico-lare attenzione.

Le informazioni che mi sembrano fondamentali ai fini che questa ricerca si è prefissa, possono essere divise in tre diversi gruppi principali, da conside-rare uno per uno:

- le chiese (monasteriali e non) - i monasteri - le ubicazioni.

LE CHIESE:

Edifici religiosi di cui conosciamo la planimetria a seguito di scavi archeologici condotti in loco:

- planimetria della chiesa di San Giovanni Evangelista di Torcello' - planimetria di San Marco di Torcell02 - planimetria della chiesa non identificata in zona Borgognoni a Torcel-

10 3

Edifici religiosi soppressi, ma tuttora interamente o parzialmente esi-stenti:

- chiesa di Santa Chiara di Muran0 4 - chiesa di Santa Caterina di Mazzorbo 5 - chiesa di Santa Maria delle Grazie (detta «Le Cappuccine») di Bura-

no6 - chiesa di Santa Maria degli Angeli di Murano 7 Queste costruzioni di antica fondazione sono suscettibili di assaggi in loco

al fine di verificare l'originaria estensione e struttura. Sono tutte chiese mona-steriali. 8

Edifici religiosi di cui sono state ritrovate negli archivi notizie di scavi effettuati, ma di cui non possediamo nè Relazioni precise nè rilievi planimetri-ci:

- chiesa di Sarit'Andrea di Torcello 9 - Battistero di San Giovanni Battista di Murano'° - chiesa di San Tommaso dei Borgognoni di Torcello 1 '

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A conclusione di quanto fino a qui esposto, vorrei prendere in esame alcuni dati che sono emersi dal presente lavoro e credo suscettibili di partico- lare attenzione.

Le informazioni che mi sembrano fondamentali ai fini che questa ricerca si è prefissa, possono essere divise in tre diversi gruppi principali, da conside- rare uno per uno;

— le chiese (monasteriali e non) — i monasteri — le ubicazioni.

LE CHIESE:

1) Edifici religiosi di cui conosciamo la planimetria a seguito di scavi archeologici condotti in loco:

— planimetria della chiesa di San Giovanni Evangelista di Torcello1

— planimetria di San Marco di Torcello2

— planimetria della chiesa non identificata in zona Borgognoni a Torcel- lo3

2) Edifici religiosi soppressi, ma tuttora interamente o parzialmente esi- stenti :

— chiesa di Santa Chiara di Murano4

— chiesa di Santa Caterina di Mazzorbo5

— chiesa di Santa Maria delle Grazie (detta «Le Cappuccine») di Buta- no6

— chiesa di Santa Maria degli Angeli di Murano7

Queste costruzioni di antica fondazione sono suscettibili di assaggi in loco al fine di verificare l'originaria estensione e struttura. Sono tutte chiese mona- steriali.8

3) Edifici religiosi di cui sono state ritrovate negli archivi notizie di scavi effettuati, ma di cui non possediamo nè Relazioni precise nè rilievi planimetri- ci:

— chiesa di Sant'Andrea di Torcello9

— Battistero di San Giovanni Battista di Murano10

— chiesa di San Tommaso dei Borgognoni di Torcello11

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4) Edifici religiosi tuttora esistenti, non trattati specificatamente in questa sede, su cui sono stati condotti riscontri in loco e studi in grado di aiutare l'indagine:

- chiesa di Santa Maria Assunta di Torcello 12 - chiesa dei SS. Maria e Donato di Murano 13 Entrambi questi esempi costituiscono un preziosissimo documento per

l'architettura altomedioevale e medioevale sviluppatasi nella Laguna Superiore di Venezia.

Non vengono incluse nei quattro gruppi elencati le planimetrie originarie di Santa Fosca di Torcello e del Battistero di San Giovanni Battista di Torcello poiché, a seguito dei recentissimi studi fatti, esse sono state rimesse in discus-sione. 14

Di tutte le chiese sopra nominate, Sant'Andrea, Santa Maria Assunta, SS. Maria e Donato, San Marco e la chiesa non identificata della località Borgo-gnoni non furono monasteriali; Santa Caterina, Santa Chiara, San Giovanni Evangelista, Santa Maria degli Angeli, Santa Maria delle Grazie e San Tomma-so dei Borgognoni ebbero il monastero annesso.' 5

Per tutte, la datazione andrebbe compresa secondo i dati storici o di riscontro in loco tra il VII ed il XII secolo, fatta eccezione per la chiesa di zona Borgognoni la cui datazione, pur supposta molto antica, resta imprecisa-ta.'6

Delle sei chiese monasteriali sopra citate solo San Giovanni Evangelista aveva triplice navata, mantenuta nella totale successiva ricostruzione del XIV secolo. 17

Denominatore comune delle chiese con monastero annesso, anche dalla consultazione generale di tutte quelle considerate in questo studio, sembre-rebbe essere la navata unica, con l'eccezione della pianta a croce di San Tom-maso, mentre prerogativa delle Parrocchiali parrebbe la triplice navata con l'eccezione di San Giovanni Evangelista e di San Mauro di Burano che aveva-no triplice nave pur essendo monasteriali. 18

La tipologia a triplice navata che tanto sviluppo ebbe in periodo medioe-vale sarebbe stata presto adottata nelle isole della Laguna Superiore di Vene-zia. 19 Gli esempi di Santa Maria Assunta, SS. Maria e Donato, San Giovanni Evangelista, costituiscono un dato di fatto probante; il loro primo progetto già prevedeva la triplice navata. Perciò, benché il riscontro in loco sia sempre auspicabile, può essere presa in considerazione l'alta probabilità che anche le rimanenti chiese non monasteriali di cui si è detto, siano state sin dall'inizio impostate a tre navi, come i manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia ce le presentano. 20

Non è certa, invece, l'esistenza della triplice abside. Dai documenti qui presentati essa è testimoniata in Santo Stefano di Murano ed in San Mauro, mentre nell'esempio di San Michele Arcangelo di Mazzorbo soltanto la navata maggiore aveva l'abside corrispondente. 21

Gli scavi hanno accertato che le tre absidi extradossate furono contempo-ranee alle tre navate nel caso di San Giovanni Evangelista, mentre in Santa

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4) Edifici religiosi tuttora esistenti, non trattati specificatamente in questa sede, su cui sono stati condotti riscontri in loco e studi in grado di aiutare l'indagine:

— chiesa di Santa Maria Assunta di Torcello12

— chiesa dei SS. Maria e Donato di Murano13

Entrambi questi esempi costituiscono un preziosissimo documento per l'architettura altomedioevale e medioevale sviluppatasi nella Laguna Superiore di Venezia.

Non vengono incluse nei quattro gruppi elencati le planimetrie originarie di Santa Fosca di Torcello e del Battistero di San Giovanni Battista di Torcello poiché, a seguito dei recentissimi studi fatti, esse sono state rimesse in discus- sione.14

Di tutte le chiese sopra nominate, Sant'Andrea, Santa Maria Assunta, SS. Maria e Donato, San Marco e la chiesa non identificata della località Borgo- gnoni non furono monasteriali; Santa Caterina, Santa Chiara, San Giovanni Evangelista, Santa Maria degli Angeli, Santa Maria delle Grazie e San Tomma- so dei Borgognoni ebbero il monastero annesso.15

Per tutte, la datazione andrebbe compresa secondo i dati storici o di riscontro in loco tra il VII ed il XII secolo, fatta eccezione per la chiesa di zona Borgognoni la cui datazione, pur supposta molto antica, resta imprecisa- ta.16

Delle sei chiese monasteriali sopra citate solo San Giovanni Evangelista aveva triplice navata, mantenuta nella totale successiva ricostruzione del XIV secolo.17

Denominatore comune delle chiese con monastero annesso, anche dalla consultazione generale di tutte quelle considerate in questo studio, sembre- rebbe essere la navata unica, con l'eccezione della pianta a croce di San Tom- maso, mentre prerogativa delle Parrocchiali parrebbe la triplice navata con l'eccezione di San Giovanni Evangelista e di San Mauro di Burano che aveva- no triplice nave pur essendo monasteriali.18

La tipologia a triplice navata che tanto sviluppo ebbe in periodo medioe- vale sarebbe stata presto adottata nelle isole della Laguna Superiore di Vene- zia.19 Gli esempi di Santa Maria Assunta, SS. Maria e Donato, San Giovanni Evangelista, costituiscono un dato di fatto probante; il loro primo progetto già prevedeva la triplice navata. Perciò, benché il riscontro in loco sia sempre auspicabile, può essere presa in considerazione l'alta probabilità che anche le rimanenti chiese non monasteriali di cui si è detto, siano state sin dall'inizio impostate a tre navi, come i manoscritti dell'Archivio Patriarcale di Venezia ce le presentano.20

Non è certa, invece, l'esistenza della triplice abside. Dai documenti qui presentati essa è testimoniata in Santo Stefano di Murano ed in San Mauro, mentre nell'esempio di San Michele Arcangelo di Mazzorbo soltanto la navata maggiore aveva l'abside corrispondente.21

Gli scavi hanno accertato che le tre absidi extradossate furono contempo- ranee alle tre navate nel caso di San Giovanni Evangelista, mentre in Santa

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Maria Assunta le due minori sarebbero state extradossate all'epoca di Deodato 11 . 22

È probabile che nel periodo altomedioevale, entrambe le tipologie absida-li coesistessero. Non è dato invece sapere dalle testimonianze raccolte, quale conformazione esterna avessero le absidi. In San Giovanni Evangelista esse erano semicircolari extradossate, ma già per la stessa Santa Maria Assunta non è certo, secondo gli studiosi, se l'abside centrale fosse in origine poligonale all'esterno (come nel vicino esempio di Parenzo) o si presentasse, invece, se-micircolare come ora la vediamo. Il caso di Santa Chiara di Murano, inoltre, non presenta extradossatura e Santa Maria degli Angeli ha abside rettangola-re.23

Considerata la grandissima fortuna incontrata dalla tipologia a tre navi (è stata fatta una statistica da cui, in periodo medioevale, per venti chiese con triplice navata ci sarebbe la corrispondenza di una chiesa a nave singola o a cinque navi24 ), sembra degno di nota il fatto che nelle isole della Laguna Supe-riore la navata unica sia caratteristica comune delle chiese con monastero an-nesso e venga perciò largamente adottata e mantenuta nel corso dei secoli. Non pare inoltre che ciò abbia una connessione con il fattore economico. Monasteri di larghissime disponibilità quali Santa Chiara o Sant'Antonio ave-vano preziosissime chiese con navata singola. 25

Tutto ciò si troverebbe in accordo con gli studi condotti in Francia e Carinzia volti a dimostrare la coesistenza della pianta a nave unica con quella a tre navate, adottate entrambe equamente nelle due regioni sopra citate. 26

L'esame delle notizie raccolte nel presente lavoro consente di affermare che tutte le chiese di antica fondazione di cui qui si tratta erano orientate, con la sola eccezione di Santa Maria delle Grazie di Burano, la cui cappella mag-giore era volta a mezzogiorno. 27

Il problema dell'orientazione delle chiese, oggetto di numerosi studi, vede perciò nelle suddette isole il persistere della tradizione orientale e la refrattarie-tà all'abside occidentata altrimenti adottata in periodo corrispondente. 28

Il Fonte Battesimale è prerogativa delle chiese parrocchiali nelle quali, infatti, figura con l'eccezione unica di San Martino di Murano che è chiesa monasteriale. Questo sembra indicare una situazione particolare dal momento che le chiese con annesso monastero non avevano funzione battesimale. 29 Il Fonte non ha, nelle costruzioni religiose qui esaminate, collocazione fissa. Lo troviamo (fatta eccezione per la matrice muranese e la Basilica di Torcello in cui era collocato all'esterno, in apposito sacello) sia nella parte superiore della chiesa, che a latere della porta d'ingresso. 30

Questo, tuttavia, non è che indicativo per il nostro studio che considera il periodo medioevale delle costruzioni religiose qui trattate. La stessa colloca-zione dei Fonti Battesimali in cappelle apposite interne alla chiesa, presuppone un momento successivo alla prima fondazione per quelle chiese che, come ad esempio San Salvatore di Murano, sarebbero state fondate nel periodo più antico. 3 ' Il portico ed il sottoportico figurano a volte tanto nelle chiese con annesso monastero che in quelle parrocchiali. In Santa Maria Assunta il porti-

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Maria Assunta le due minori sarebbero state extradossate all'epoca di Deodato 11.22

È probabile che nel periodo altomedioevale, entrambe le tipologie absida- li coesistessero. Non è dato invece sapere dalle testimonianze raccolte, quale conformazione esterna avessero le absidi. In San Giovanni Evangelista esse erano semicircolari extradossate, ma già per la stessa Santa Maria Assunta non è certo, secondo gli studiosi, se l'abside centrale fosse in origine poligonale all'esterno (come nel vicino esempio di Parenzo) o si presentasse, invece, se- micircolare come ora la vediamo. Il caso di Santa Chiara di Murano, inoltre, non presenta extradossatura e Santa Maria degli Angeli ha abside rettangola- re.23

Considerata la grandissima fortuna incontrata dalla tipologia a tre navi (è stata fatta una statistica da cui, in periodo medioevale, per venti chiese con triplice navata ci sarebbe la corrispondenza di una chiesa a nave singola o a cinque navi24), sembra degno di nota il fatto che nelle isole della Laguna Supe- riore la navata unica sia caratteristica comune delle chiese con monastero an- nesso e venga perciò largamente adottata e mantenuta nel corso dei secoli. Non pare inoltre che ciò abbia una connessione con il fattore economico. Monasteri di larghissime disponibilità quali Santa Chiara o Sant'Antonio ave- vano preziosissime chiese con navata singola.25

Tutto ciò si troverebbe in accordo con gli studi condotti in Francia e Carinzia volti a dimostrare la coesistenza della pianta a nave unica con quella a tre navate, adottate entrambe equamente nelle due regioni sopra citate.26

L'esame delle notizie raccolte nel presente lavoro consente di affermare che tutte le chiese di antica fondazione di cui qui si tratta erano orientate, con la sola eccezione di Santa Maria delle Grazie di Burano, la cui cappella mag- giore era volta a mezzogiorno.27

Il problema dell'orientazione delle chiese, oggetto di numerosi studi, vede perciò nelle suddette isole il persistere della tradizione orientale e la refrattarie- tà all'abside occidentata altrimenti adottata in periodo corrispondente.28

Il Fonte Battesimale è prerogativa delle chiese parrocchiali nelle quali, infatti, figura con l'eccezione unica di San Martino di Murano che è chiesa monasteriale. Questo sembra indicare una situazione particolare dal momento che le chiese con annesso monastero non avevano funzione battesimale.29 Il Fonte non ha, nelle costruzioni religiose qui esaminate, collocazione fissa. Lo troviamo (fatta eccezione per la matrice muranese e la Basilica di Torcello in cui era collocato all'esterno, in apposito sacello) sia nella parte superiore della chiesa, che a latere della porta d'ingresso.30

Questo, tuttavia, non è che indicativo per il nostro studio che considera il periodo medioevale delle costruzioni religiose qui trattate. La stessa colloca- zione dei Fonti Battesimali in cappelle apposite interne alla chiesa, presuppone un momento successivo alla prima fondazione per quelle chiese che, come ad esempio San Salvatore di Murano, sarebbero state fondate nel periodo più antico.31 Il portico ed il sottoportico figurano a volte tanto nelle chiese con annesso monastero che in quelle parrocchiali. In Santa Maria Assunta il porti-

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co risalirebbe al IX secolo e cioè alla ristrutturazione di Deusdedit TI. Sarebbe un esempio perciò di adozione di tale struttura, nelle isole in questione, prima del Mille, anche se non ci è dato sapere, senza il riscontro archeologico, se anche negli altri casi fosse coevo delle prime costruzioni di quegli edifici che lo presentavano, al tempo delle secentesche visite Pastorali. 32

La posizione del coro segue, nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale, lo schema che abitualmente contraddistingue le chiese Cattedrali dalle parroci chiali e dalle conventuali. Nel primo caso è posto davanti all'altare per dare spazio al capitolo, con conseguente ampiezza straordinaria del presbiterio, cosa riscontrabile anche nel terzo in cui il coro è posto al di là dell'altare per riparare i monaci dall'occhio del pubblico. A volte si riscontra l'esistenza di un secondo coro, probabilmente identificabile col « coro d'inverno» perché in posizione riparata, altre l'unico coro è collocato sopra la porta laterale o su quella maggiore. 33

Un'ulteriore osservazione a quanto fino a qui detto, riguarda la planime-tria delle chiese considerate. A tre navate o a nave singola, con una o più absidi corrispondenti, esse mantengono lo schema basiicale a pianta longitu-dinale. Fa eccezione la chiesa delle «Cappuccine» di Burano che, sola, si pre-senta a pianta accentrata. Lo schema ipotetico della prima struttura che ho ritrovato fra le carte dell'Archivio della Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, non è corredato da alcuna relazione o delucidazione del disegno per cui non è dato sapere se questo sia conseguenza di assaggi in loco. Tuttavia, l'appunto a latere circa il ritrovamento di pavimento in cotto, li farebbe presumere. Infatti nei documenti dell'Archivio Patriarcale il pavimen-to della chiesa figura in marmo e perciò gli avanzi cui si fa cenno apparteneva-no a periodo più antico. 34 La chiesa verrebbe ad assumere una struttura carat-teristica per i due nicchioni e lo schema circolare. Molto è stato detto sulla tipologia circolare con nicchioni del Battistero di Torcello e molti confronti sono stati fatti con altri edifici prima che venisse posta in dubbio la pianta stessa del San Giovanni Battista di Torcello nella sua originaria struttura. 35 Potrebbe essere portata anche in questo caso l'analogia con il San Donato di Zara che, troppo lontano cronologicamente dal Battistero torcellano, meglio potrebbe essere qui considerata, ed ancor più, a mio avviso, la costruzione circolare riportata in luce nel complesso di Trier (fìg. 30), pur restando, per i due nicchioni delle «Cappuccine», esempio primo forse proprio il vicinissimo San Giovanni Battista di Torcello. 36

La tipologia a pianta accentrata quale pianta originaria delle chiese nelle isole in oggetto conterebbe cinque esempi dei quali solo i due battisteri esterni alle Cattedrali di Torcello e Murano insieme a Santa Maria delle Grazie (indi-pendentemente dall'ipotesi circa la primitiva struttura di cui è stato ritrovato il disegno) possono essere considerati con alta probabilità dati di fatto acquisiti.

Infatti di Santa Fosca non sappiamo come era la pianta originaria e di Sant'Andrea di Torcello la notizia della forma ottagona, rilevata dagli scavi di inizio XIX secolo, resta troppo nel vago per essere presa in considerazione. 37

Altro tipo di pianta adottata nelle suddette isole e di cui abbiamo precisa

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co risalirebbe al IX secolo e cioè alla ristrutturazione di Deusdedit IL Sarebbe un esempio perciò di adozione di tale struttura, nelle isole in questione, prima del Mille, anche se non ci è dato sapere, senza il riscontro archeologico, se anche negli altri casi fosse coevo delle prime costruzioni di quegli edifici che lo presentavano, al tempo delle secentesche visite Pastorali.32

La posizione del coro segue, nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale, lo schema che abitualmente contraddistingue le chiese Cattedrali dalle parroc- chiali e dalle conventuali. Nel primo caso è posto davanti all'altare per dare spazio al capitolo, con conseguente ampiezza straordinaria del presbiterio, cosa riscontrabile anche nel terzo in cui il coro è posto al di là dell'altare per riparare i monaci dall'occhio del pubblico. A volte si riscontra l'esistenza di un secondo coro, probabilmente identificabile col «coro d'inverno» perché in posizione riparata, altre l'unico coro è collocato sopra la porta laterale o su quella maggiore.33

Un'ulteriore osservazione a quanto fino a qui detto, riguarda la planime- tria delle chiese considerate. A tre navate o a nave singola, con una o più absidi corrispondenti, esse mantengono lo schema basilicale a pianta longitu- dinale. Fa eccezione la chiesa delle «Cappuccine» di Burano che, sola, si pre- senta a pianta accentrata. Lo schema ipotetico della prima struttura che ho ritrovato fra le carte dell'Archivio della Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, non è corredato da alcuna relazione o delucidazione del disegno per cui non è dato sapere se questo sia conseguenza di assaggi in loco. Tuttavia, l'appunto a latere circa il ritrovamento di pavimento in cotto, li farebbe presumere. Infatti nei documenti dell'Archivio Patriarcale il pavimen- to della chiesa figura in marmo e perciò gli avanzi cui si fa cenno apparteneva- no a periodo più antico.34 La chiesa verrebbe ad assumere una struttura carat- teristica per i due nicchioni e lo schema circolare. Molto è stato detto sulla tipologia circolare con nicchioni del Battistero di Torcello e molti confronti sono stati fatti con altri edifici prima che venisse posta in dubbio la pianta stessa del San Giovanni Battista di Torcello nella sua originaria struttura.35

Potrebbe essere portata anche in questo caso l'analogia con il San Donato di Zara che, troppo lontano cronologicamente dal Battistero torcellano, meglio potrebbe essere qui considerata, ed ancor più, a mio avviso, la costruzione circolare riportata in luce nel complesso di Trier (fig. 30), pur restando, per i due nicchioni delle «Cappuccine», esempio primo forse proprio il vicinissimo San Giovanni Battista di Torcello.36

La tipologia a pianta accentrata quale pianta originaria delle chiese nelle isole in oggetto conterebbe cinque esempi dei quali solo i due battisteri esterni alle Cattedrali di Torcello e Murano insieme a Santa Maria delle Grazie (indi- pendentemente dall'ipotesi circa la primitiva struttura di cui è stato ritrovato il disegno) possono essere considerati con alta probabilità dati di fatto acquisiti.

Infatti di Santa Fosca non sappiamo come era la pianta originaria e di Sant'Andrea di Torcello la notizia della forma ettagona, rilevata dagli scavi di inizio XEX secolo, resta troppo nel vago per essere presa in considerazione.37

Altro tipo di pianta adottata nelle suddette isole e di cui abbiamo precisa

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documentazione è quella delle due chiese in località Borgognoni a Torcello. Entrambe hanno infatti schema a croce. San Tommaso, edificata nel XII seco-lo dai cistercensi rientra perfettamente nella planimetria chiesastica adottata da questo ordine che ebbe quale maggiore caratteristica la tipologia a croce latina delle sue chiese monasteriali. Una tradizione non accertata avrebbe voluto che a San Tommaso soggiacesse una chiesa più antica. Questo non risultò dagli scavi di cui è data soltanto brevissima notizia e che vennero ricoperti proprio perché il riscontro in loco poté riportare alla luce soltanto l'abside della chiesa di San Tommaso e niente altro degno di nota.

Di particolare attenzione mi sembra sia invece la chiesa senza nome ritro-vata nel 1832 e di cui possediamo la pianta. Stando alla relazione del Weber risalirebbe a periodo antichissimo ed avrebbe avuto un «pronao» appartenen-te ad una costruzione di epoca romana. Di tutto ciò ho già trattato in altra sede. Interessante nel contesto del presente studio resta la pianta della suddet-ta chiesa, le analogie possibili col San Lorenzo di Settimo Vittone e con il vicino San Giacomo di Rialto che ne anticiperebbero la fondazione a periodo anteriore alla edificazione di Santa Maria Assunta, considerata la prima costru-zione cristiana di Torcello. 38

Nella zona chiamata «dei Borgognoni» risulta, dal presente lavoro, l'esi-stenza delle due uniche costruzioni sicuramente crociate (a croce latina ed a croce greca) delle isole della Laguna Superiore di Venezia qui considerate. Il che, a mio avviso, sembra degno di nota, come forse quanto tramandato attra-verso i secoli dalla tradizione che voleva San Tommaso edificata su resti più antichi. Essa varrebbe come testimonianza dell'esistenza di un'altra chiesa, non soggiacente alla costruzione cistercense, ma poco distante, nella stessa zona: l'edificio a croce greca ancora senza nome di cui si è detto.

In ultima analisi, a termine delle osservazioni tratte sulle chiese di periodo altomedioevale e medioevale delle isole della Laguna Superiore di Venezia, attenendoci agli elementi che con più alto margine dj probabilità ci offrono informazioni inerenti al periodo cronologico in oggetto, possiamo ricavare quanto segue:

- le chiese sono orientate (fa eccezione Santa Maria delle Grazie di Bu-rano)

- la nave unica e la triplice nave coesistono - la nave unica è il denominatore comune delle chiese monasteriali (fan-

no eccezione San Giovanni Evangelista di Torcello e San Mauro di Burano) - la triplice nave è prerogativa delle parrocchiali - la planimetria di Santa Maria delle Grazie definita rotonda nei mano-

scritti, presenta la singolarità dei due nicchioni laterali all'abside rettangolare - la tipologia cistercense a croce latina è rappresentata dalla chiesa mo-

nasteriale di San Tommaso - la tipologia a croce greca si riscontra nella chiesa non identificata della

zona Borgognoni a Torcello - coesiste lo schema tre navi-tre absidi con quello che prevede una sola

delle tre navi terminante in abside

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documentazione è quella delle due chiese in località Borgognoni a Torcello. Entrambe hanno infatti schema a croce. San Tommaso, edificata nel XII seco- lo dai cistercensi rientra perfettamente nella planimetria chiesastica adottata da questo ordine che ebbe quale maggiore caratteristica la tipologia a croce latina delle sue chiese monasteriali. Una tradizione non accertata avrebbe voluto che a San Tommaso soggiacesse una chiesa più antica. Questo non risultò dagli scavi di cui è data soltanto brevissima notizia e che vennero ricoperti proprio perché il riscontro in loco poté riportare alla luce soltanto l'abside della chiesa di San Tommaso e niente altro degno di nota.

Di particolare attenzione mi sembra sia invece la chiesa senza nome ritro- vata nel 1832 e di cui possediamo la pianta. Stando alla relazione del Weber risalirebbe a periodo antichissimo ed avrebbe avuto un «pronao» appartenen- te ad una costruzione di epoca romana. Di tutto ciò ho già trattato in altra sede. Interessante nel contesto del presente studio resta la pianta della suddet- ta chiesa, le analogie possibili col San Lorenzo di Settimo Vittone e con il vicino San Giacomo di Rialto che ne anticiperebbero la fondazione a periodo anteriore alla edificazione di Santa Maria Assunta, considerata la prima costru- zione cristiana di Torcello.38

Nella zona chiamata «dei Borgognoni» risulta, dal presente lavoro, l'esi- stenza delle due uniche costruzioni sicuramente crociate (a croce latina ed a croce greca) delle isole della Laguna Superiore di Venezia qui considerate. Il che, a mio avviso, sembra degno di nota, come forse quanto tramandato attra- verso i secoli dalla tradizione che voleva San Tommaso edificata su resti più antichi. Essa varrebbe come testimonianza dell'esistenza di un'altra chiesa, non soggiacente alla costruzione cistercense, ma poco distante, nella stessa zona: l'edificio a croce greca ancora senza nome di cui si è detto.

In ultima analisi, a termine delle osservazioni tratte sulle chiese di periodo altomedioevale e medioevale delle isole della Laguna Superiore di Venezia, attenendoci agli elementi che con più alto margine di probabilità ci offrono informazioni inerenti al periodo cronologico in oggetto, possiamo ricavare quanto segue:

— le chiese sono orientate (fa eccezione Santa Maria delle Grazie di Bu- rano)

— la nave unica e la triplice nave coesistono — la nave unica è il denominatore comune delle chiese monasteriali (fan-

no eccezione San Giovanni Evangelista di Torcello e San Mauro di Burano) — la triplice nave è prerogativa delle parrocchiali — la planimetria di Santa Maria delle Grazie definita rotonda nei mano-

scritti, presenta la singolarità dei due nicchioni laterali all'abside rettangolare — la tipologia cistercense a croce latina è rappresentata dalla chiesa mo-

nasteriale di San Tommaso — la tipologia a croce greca si riscontra nella chiesa non identificata della

zona Borgognoni a Torcello — coesiste lo schema tre navi-tre absidi con quello che prevede una sola

delle tre navi terminante in abside

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- le absidi possono essere semicircolari, rettangolari, quadrate extrados-sate o non extradossate (esempi in San Giovanni Evangelista, San Mauro, San-ta Maria degli Angeli, Santa Chiara)

- la posizione del coro crea necessariamente, in alcuni edifici, l'esigenza di un ampio presbiterio

- le porte sono abitualmente due, una contrapposta all'abside, l'altra aperta su un fianco. Esistono, comunque, anche esempi a tre porte e ad una soltanto

- portico e sottoportico sono strutture che figurano spesso sia nelle chie-se parrocchiali che in quelle monasteriali

- il campanile in numerose chiese monasteriali è accéssibile dalla clausu-ra e non dalla chiesa. 39 In genere i campanili hanno pianta quadrata, sui tipo di Torcello e Murano. Caratteristico è quello della chiesa di San Michele Arcan-gelo in Mazzorbo che ricorda (nello schizzo qui presentato) quello di Caorle.

Quanto fino a qui osservato porterebbe a considerare la tipologia basilica-le ad una o tre navate, l'esistenza del portico, l'apertura di due porte, l'orienta-zione, l'extradossatura delle absidi, quali elementi caratteristici dell'architettu-ra delle chiese edificate in periodo medioevale nelle isole della Laguna Supe-riore di Venezia ed ora in massima parte non più esistenti. Tutto ciò bene rientrerebbe nel contesto dell'architettura sviluppatasi nello stesso periodo nel-la zona alto-adriatica cui fanno capo gli esempi di Grado e Parenzo, in connes-sione a quanto acquisito da Roma, Ravenna e Milano.

I documenti qui riprodotti e interpretati, credo, con prudenza, necessa-riamente comunque restano «sub judice». Pur avendo quantificato il probabile rimangono non pochi punti che soio l'archeologia potrebbe risolvere. Il pro-blema dell'extradossatura delle absidi, ad esempio della loro conformazione esterna non può, allo stato attuale, essere approfondito. Così l'esistenza o meno di transetto che nei documenti riportati non figura mai, mentre forse questo non implica necessariamente la non adozione generalizzata di questa struttura. Quanto fino a qui esposto assume perciò valore soprattutto indicati-vo quale punto di riferimento, in attesa di possibili più approfondite indagini.

1 Cfr. con le relazioni di G.P. BoG4E1rI, G. FOGOLARI e M. Guiorro in «Bollettino dell'Isti-tuto di Storia della Società e dello Stato Veneziano», VII, Venezia 1961, con il saggio di A. MARCELLO, Divagazioni Torcellane, Venezia 1963 e con la fig. 5 del presente lavoro.

2 Cfr. con quanto comunicato dal FORIATI in Torce/lo, op. cit., p. 118 ss. e fig. 31 del presente studio, Il Forlati, che ne curò gli scavi, considera la singolarità ditale struttura che per trovare punti di riferimento dovrebbe rifarsi a Salona.

Cfr. M. VECCHI, Torce/lo nuove ricerche, Roma 1982, p. 9 ss. e flg. 10 del presente lavoro. 'I Rimando a p. 38 ss. ed all'Appendice documentaria, alla voce.

Cfr. p. 35 ss. ed Appendice documentaria, alla voce. 6 Cfr. p. 32 ss. ed Appendice documentaria, alla voce.

Cfr. p. 38 ss. ed Appendice documentaria, alla voce.

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— le absidi possono essere semicircolari, rettangolari, quadrate extrados- sate o non extradossate (esempi in San Giovanni Evangelista, San Mauro, San- ta Maria degli Angeli, Santa Chiara)

— la posizione del coro crea necessariamente, in alcuni edifici, l'esigenza di un ampio presbiterio

— le porte sono abitualmente due, una contrapposta all'abside, l'altra aperta su un fianco. Esistono, comunque, anche esempi a tre porte e ad una soltanto

— portico e sottoportico sono strutture che figurano spesso sia nelle chie- se parrocchiali che in quelle monasteriali

— il campanile in numerose chiese monasteriali è accessibile dalla clausu- ra e non dalla chiesa.39 In genere i campanili hanno pianta quadrata, sul tipo di Torcello e Murano. Caratteristico è quello della chiesa di San Michele Arcan- gelo in Mazzorbo che ricorda (nello schizzo qui presentato) quello di Caorle.

Quanto fino a qui osservato porterebbe a considerare la tipologia basilica- le ad una o tre navate, l'esistenza del portico, l'apertura di due porte, l'orienta- zione, l'extradossatura delle absidi, quali elementi caratteristici dell'architettu- ra delle chiese edificate in periodo medioevale nelle isole della Laguna Supe- riore di Venezia ed ora in massima parte non più esistenti. Tutto ciò bene rientrerebbe nel contesto dell'architettura sviluppatasi nello stesso periodo nel- la zona alto-adriatica cui fanno capo gli esempi di Grado e Parenzo, in connes- sione a quanto acquisito da Roma, Ravenna e Milano.

I documenti qui riprodotti e interpretati, credo, con prudenza, necessa- riamente comunque restano «sub judice». Pur avendo quantificato il probabile rimangono non pochi punti che solo l'archeologia potrebbe risolvere. Il pro- blema dell'extradossatura delle absidi, ad esempio della loro conformazione esterna non può, allo stato attuale, essere approfondito. Così l'esistenza o meno di transetto che nei documenti riportati non figura mai, mentre forse questo non implica necessariamente la non adozione generalizzata di questa struttura. Quanto fino a qui esposto assume perciò valore soprattutto indicati- vo quale punto di riferimento, in attesa di possibili più approfondite indagini.

1 Cfr. con le relazioni di G.P. Bognetti, G. Focolari e M. Guiotto in «Bollettino dell'Isti- tuto di Storia della Società e dello Stato Veneziano», VII, Venezia 1961, con il saggio di A. Marcello, Divagazioni Torcellane, Venezia 1963 e con la fig. 5 del presente lavoro.

2 Cfr. con quanto comunicato dal Forlati in Torcello, op. cit., p. 118 ss. e fig. 31 del presente studio. Il Forlati, che ne curò gli scavi, considera la singolarità di tale struttura che per trovare punti di riferimento dovrebbe rifarsi a Salona.

3 Cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, Roma 1982, p. 9 ss. e fig. 10 del presente lavoro. 4 Rimando a p. 38 ss. ed all'Appendice documentaria, alla voce. 5 Cfr. p. 35 ss. ed Appendice documentaria, alla voce. 6 Cfr. p. 32 ss. ed Appendice documentaria, alla voce. 7 Cfr. p. 38 ss. ed Appendice documentaria, alla voce.

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8 Per notizie storiche inerenti agli ordini religiosi cui le suddette chiese appartenevano, rimando a F. CORNER, Ecclesiae..., op. cit., p. 330 ss., 377 Ss., 17 Ss., 233 ss

' Cfr. M. Veccui, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 13 ss. IO Cfr. M. VECCHI, Murano: la zona del Battistero, art. cit. e la, Torcello nuove ricerche, op.

cit., p. 53 ss.

" ID., ibid., p. 73-74. Dai documenti ritrovati risulta messa in luce, dagli scavi archeologici, l'antica abside, le navate minori e parte del coro. Da ciò si deduce che la chiesa, che sappiamo a croce (cfr. ibid., p. 9 Ss.) aveva triplice nave.

2 Rimando a questo proposito ai miei due volumi su Torceio, op. cit., ed alla bibliografia citata in essi.

13 Cfr. bibliografia in M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cii., p. 50. 14 Cfr. M. VECCHI, Santa Fosca di Torcello prebizantina, in «Atti dell'Istituto Veneto di

S5.LL.AA.», CXXXV, Venezia 1977, p. 275 Ss; ID,, Torcello nuove ricerche, op. cii., pp. 45-56, 57.70

IS Per le costruzioni religiose qui nominate e che non sono state prese analiticamente in esame nel presente studio, rimando, per le notizie storiche al CORNER (Ecclesiae..., op. cii., alle singole voci).

16 Cfr. p. 26 del presente lavoro e le notizie riportate nell'Appendice documentaria relati. va.

17 Vedi fig. 5 del presente studio. 18 Dai documenti riportati nell'Appendice Documentaria, alla voce, risulta che alle tre navi

corrispondevano tre absidi. Per San Giovanni Evangelista, a seguito del riscontro in ioco, sappia-mo che esse erano extradossate e semicircolari nella più antica struttura ed extradossate quadrate nella più recente, per San Mauro lo schizzo dell'Archivio di Stato ci illustra tre absidi extradossate quadrate.

19 Cfr. ad es. M. FAGIOLO, Chiese e Cattedrali, in Italia Meravigliosa, Milano 1978, p. 48 ss., compendiario degli studi degli ultimi decenni circa la geografia storica dell'architettura paleocri-stiana; viene presa in esame la pluralità della tipologia a tre o cinque navi (più comune), crucifor-me (da Milano a Ravenna), a nave unica (con particolare riferimento all'Istria); anche P. VERZONE, Le absidi poligonali del IV e V secolo, in Arie dell'Alto Medio Evo, «Actes du III Congrès international pour l'étude du Haut Moyen Age», Olten & Lausanne, 1954, p. 35 ss., che ne considera la tipologia quale la più diffusa nel periodo considerato. A. KINGSLEY-PORTER, Medieval Architeciure, New York 1966, pp. 53-54, ritiene che la diffusione della triplice nave in periodo medioevale stia a quella a nave unica o a cinque navi nella proporzione di venti a uno.

20 Per San Donato di Murano, Io studio ancora oggi più esauriente resta quello del RAHT. GENS (San Donato zu Murano, Berlin 1903); il FoIuTI (Influenza del primo San Marco sulle chiese di Venezia e di terraferma, in «Beitrge zur Kunstgeschichte und Archàologie des FriThmittelal-ters, Akten zum VII internationalen Kongress fiir FrùhmittelalterForschung», Graz.KòIn 1962) considera la prima pianta della matrice muranese a croce, quale derivazione della San Marco dei Partecipazi (secondo la ricostruzione fatta dallo stesso studioso, previ assaggi in loco).

21 Vedi Appendice documentaria, alle diverse voci. 22 Cfr. n. 1, p. 27 del presente studio, per le absidi della chiesa di San Giovanni Evangelista

e M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cii., p. 26. 23 Cfr. Appendice documentaria alle singole voci. 24 A. KINGSLEY-PORTER, Medieval Architeciure, New York 1966, p. 53-54. 25 Per l'importanza e ricchezza delle due chiese monasteriali citate cfr. A. ZORZI, Venezia

scomparsa, op. cii., pp. 494.495 e pp. 434.437. 26 P. VERZONE, L'architettura religiosa dell'alto Medioevo nell'italia Settentrionale, Milano

1942-XX, p. 162. 27 L'orientazione delle chiese è stato argomento di ampio studio. Rimando in gen. a: A.

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8 Per notizie storiche inerenti agli ordini religiosi cui le suddette chiese appartenevano, rimando a F. Corni-r, Ecclesiae..., op. cit., p. 330 ss., 377 ss., 17 ss., 233 ss.

9 Cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 13 ss. 10 Cfr. M. Vecchi, Murano: la zona del Battistero, art. cit. e Id., Torcello nuove ricerche, op.

cit., p. 53 ss. 11 Id., ibid., p. 73-74. Dai documenti ritrovati risulta messa in luce, dagli scavi archeologici,

l'antica abside, le navate minori e parte del coro. Da ciò si deduce che la chiesa, che sappiamo a croce (cfr. ibid., p. 9 ss.) aveva triplice nave.

12 Rimando a questo proposito ai miei due volumi su Torcello, op. cit., ed alla bibliografia citata in essi.

13 Cfr. bibliografia in M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 50. 14 Cfr. M. Vecchi, Santa Fosca di Torcello prebizantina, in «Atti dell'Istituto Veneto di

SS.LL.AA.», CXXXV, Venezia 1977, p. 275 ss; Id., Torcello nuove ricerche, op. cit., pp. 45-56, 57-70.

15 Per le costruzioni religiose qui nominate e che non sono state prese analiticamente in esame nel presente studio, rimando, per le notizie storiche al Corner (Ecclesiae..., op. cit., alle singole voci).

16 Cfr. p. 26 del presente lavoro e le notizie riportate nell'Appendice documentaria relati- va.

17 Vedi fig. 5 del presente studio. 18 Dai documenti riportati nell'Appendice Documentaria, alla voce, risulta che alle tre navi

corrispondevano tre absidi. Per San Giovanni Evangelista, a seguito del riscontro in loco, sappia- mo che esse erano extradossate e semicircolari nella più antica struttura ed extradossate quadrate nella più recente, per San Mauro lo schizzo dell'Archivio di Stato ci illustra tre absidi extradossate quadrate.

19 Cfr. ad es. M. Fagiolo, Chiese e Cattedrali, in Italia Meravigliosa, Milano 1978, p. 48 ss., compendiario degli studi degli ultimi decenni circa la geografia storica dell'architettura paleocri- stiana; viene presa in esame la pluralità della tipologia a tre o cinque navi (più comune), crucifor- me (da Milano a Ravenna), a nave unica (con particolare riferimento all'Istria); anche P. Verzone, Le absidi poligonali del IV e V secolo, in Arte dell'Alto Medio Evo, «Actes du III Congrès international pour l'étude du Haut Moyen Age», Olten & Lausanne, 1954, p, 35 ss., che ne considera la tipologia quale la più diffusa nel periodo considerato. A. Kingsley-Porter, Medieval Architecture, New York 1966, pp. 53-54, ritiene che la diffusione della triplice nave in periodo medioevale stia a quella a nave unica o a cinque navi nella proporzione di venti a uno.

20 Per San Donato di Murano, lo studio ancora oggi più esauriente resta quello del Raht- gens (San Donato zu Murano, Berlin 1903); il Forlati (Influenza del primo San Marco sulle chiese di Venezia e di terraferma, in «Beiträge zur Kunstgeschichte und Archäologie des Frühmittelal- ters, Akten zum VII internationalen Kongress für Frühmittelalter Forschung», Graz-Köln 1962) considera la prima pianta della matrice muranese a croce, quale derivazione della San Marco dei Partecipazi (secondo la ricostruzione fatta dallo stesso studioso, previ assaggi in loco).

21 Vedi Appendice documentaria, alle diverse voci. 22 Cfr. n. l,p. 27 del presente studio, per le absidi della chiesa di San Giovanni Evangelista

e M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 26. 23 Cfr. Appendice documentaria alle singole voci. 24 A. Kingsley-Porter, Medieval Architecture, New York 1966, p. 53-54. 25 Per l'importanza e ricchezza delle due chiese monasteriali citate cfr, A. Zorzi, Venezia

scomparsa, op. cit., pp. 494-495 e pp. 434-437. 26 P. Verzone, L'architettura religiosa dell'alto Medioevo nell'Italia Settentrionale, Milano

1942-XX, p. 162. 27 L'orientazione delle chiese è stato argomento di ampio studio. Rimando in gen. a: A.

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K1NGSLEY-PORTER, Medieval Architeciure, op. cii., p. 62 ss. (per lo studio dell'orientazione degli edifici religiosi presso Greci, Ebrei, Arabi, Romani; è riportata l'ipotesi del Nissen secondo cui l'asse era volta al sorgere del sole in concomitanza con il giorno del Santo al quale era dedicata la chiesa); L. AMMveai, Evoluzione dell'architettura ecclesiastica attraverso il Medio Evo in Italia, Piacenza 1894, p. 5 (motivi dell'orientazione «ebraica» e del cambiamento avvenuto con il VII secolo); H. LECLERCQ, Basilique, in Dictionnaire d'Archéologie et de Liturgie, Il, 1, Paris 1910, p. 565; A. GRABAR, L'Art de lafin de l'antiquité et da Moyen Age, Paris 1968, p. 743 ss. (derivazio. ne dell'orientazione degli edifici religiosi cristiani dalle sinagoghe giudaiche); G. DEHI0-G. voN BEZOLD, Die Kirchliche Baukunst des Abendlandes, Stuttgart 1884-1901, p. 91 ss. Per l'orientazio-ne di Santa Maria delle Grazie di Burano, cfr. i documenti dell'Archivio Patriarcale riportati nell'Appendice documentaria, alla voce.

28 C. Harrz, More romano, problèmes d'architeciure et liturgie carolingiennes, in Roma e l'eil carolingia, «Atti delle giornate di studio a cura dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Roma», Roma 1976, p. 32 ss.

29 Per indicazioni generali circa l'uso del Fonte battesimale e 1a sua connessione con chiese cattedrali e parrocchiali cfr. A. KINGSLEY-PORTER, Medieval Architecture, op. cii., p. 152; per l'ubicazione nonché la documentata esistenza del Fonte in San Martino di Murano, rimando ai documenti dell'Archivio patriarcale, alla voce, riportati nell'Appendice documentaria.

30 Cfr. con i documenti dell'Archivio Patriarcale riprodotti nell'Appendice documentaria alle seguenti voci: San Salvatore di Murano, Santo Stefano di Murano, San Martino di Murano, San Michele Arcangelo di Mazzorbo, San Pietro di Mazzorbo.

' In origine il Fonte battesimale era collocato in apposito sacello esterno alla basilica ed era prerogativa di edifici religiosi particolarmente importanti. Nelle Isole della Laguna Superiore esistevano unicamente quelli di Torcello e Murano, adiacenti alle rispettive Cattedrali. Cfr. F. CORNER, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e Torcello, Padova 1758, p. 613 (è specificata l'importanza della Matrice muranese in relazione al Battistero esterno).

32 Per la datazione del portico di Santa Maria Assunta cfr. F. FORLATI, L'architettura a Torceio, in Torcello, op. cit., p. 116.

" Per la posizione del coro e i diversi tipi di chiesa cfr. G. ASTORRI, Architettura sacra generale, Roma 1935, p. 3 ss. Per gli specifici casi delle costruzioni religiose qui esaminate, rimando all'Appendice documentaria, alle singole voci, ove sono riportati i documenti dell'Archi-vio Patriarcale.

34 Cfr. Appendice documentaria, doc. a, 1, p. 68. 35 Cfr. M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 45 Ss. 36 Per le analogie circa il battistero di Torcello, dai due «singolari» nicchioni, rimando a M.

VEcclu, Torcello nuove ricerche, op. cii., p. 45 ss. Di interesse potrebbe essere sia per i nicchioni del San Giovanni di Torcello che per la tipologia di Santa Maria delle Grazie di Burano (abside e riicchioni) la costruzione circolare nel complesso del Duomo di Trier che qui riporto (fig. 30). Essa è riprodotta nel lavoro di F. OSWALD-L. ScHa1'aR-H.R. SENNHAUSER, Vorromanische Kirchen-bauten Katalog der Denkmdler bis zum Ausgang der Ottonen, Mùnchen 1971, p. 340 ss. (fig. nn.).

31 Per la chiesa di Santa Fosca e di Sant'Andrea di Torcello cfr. M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cii, p. 57 Ss. e 13 ss.

38 Per i documenti e le notizie circa le due chiese della zona Borgognoni a Torcello, rimando a M. VECCHI, Torcello nuove ricerche, op. cii., p. 9 ss

39 Dai documenti grafici qui raccolti e dai campanili tuttora esistenti, possiamo considerare l'adozione del campanile quadrato. La tipologia cilindrica, di cui abbiamo esempi nella vicina Caorle ed a Tessera, non può essere per ora considerata, nel contesto di questo lavoro. Per l'origine e lo studio dei campanili, rimando indicativamente a D. JALABERT, Clochers de France, Paris 1968; a S. STUCCHI, Fari campanili e mausolei, in «Aquileia nostra», XXX, Padova 1959, p. 15 ss. Inoltre, per i campanili di Venezia a A.C. LEVI, I campanili di Venezia, Venezia 1890. Per il campanile di San Michele Arcangelo di Mazzorbo, cfr. con lo schizzo dell'Archivio di Stato riportato nell'Appendice documentaria, alla voce.

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Kingslev-Porter, Medieval Architecture, op. cit., p. 62 ss. (per lo studio dell'orientazione degli edifìci religiosi presso Greci, Ebrei, Arabi, Romani; è riportata l'ipotesi del Nissen secondo cui l'asse era volta al sorgere del sole in concomitanza con il giorno del Santo al quale era dedicata la chiesa); L. Ambiveri, Evoluzione dell'architettura ecclesiastica attraverso il Medio Evo in Italia, Piacenza 1894, p. 5 (motivi dell'orientazione «ebraica» e del cambiamento avvenuto con il VII secolo); H. Leclercq, Basilique, in Dictionnaire d'Archéologie et de Liturgie, II, 1, Paris 1910, p. 565 ; A. Grabar, L'Art de la fin de l'antiquité et du Moyen Age, Paris 1968, p. 743 ss. (derivazio- ne dell'orientazione degli edifici religiosi cristiani dalle sinagoghe giudaiche); G. Dehio-G. von Bezold, Die Kirchliche Baukunst des Abendlandes, Stuttgart 1884-1901, p. 91 ss. Per l'orientazio- ne di Santa Maria delle Grazie di Burano, cfr. i documenti dell'Archivio Patriarcale riportati nell'Appendice documentaria, alla voce.

28 C. Heitz, More romano, problèmes d'architecture et liturgie carolingiennes, in Roma e l'età carolingia, «Atti delle giornate di studio a cura dell'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Roma», Roma 1976, p. 32 ss.

29 Per indicazioni generali circa l'uso del Fonte battesimale e la sua connessione con chiese cattedrali e parrocchiali cfr. A. Kingsley-Porter, Medieval Architecture, op. cit., p. 152; per l'ubicazione nonché la documentata esistenza del Fonte in San Martino di Murano, rimando ai documenti dell'Archivio patriarcale, alla voce, riportati nell'Appendice documentaria.

30 Cfr. con i documenti dell'Archivio Patriarcale riprodotti nell'Appendice documentaria alle seguenti voci: San Salvatore di Murano, Santo Stefano di Murano, San Martino di Murano, San Michele Arcangelo di Mazzorbo, San Pietro di Mazzorbo.

31 In origine il Fonte battesimale era collocato in apposito sacello esterno alla basilica ed era prerogativa di edifici religiosi particolarmente importanti. Nelle Isole della Laguna Superiore esistevano unicamente quelli di Torcello e Murano, adiacenti alle rispettive Cattedrali. Cfr. F. Corner, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e Torcello, Padova 1758, p. 613 (è specificata l'importanza della Matrice muranese in relazione al Battistero esterno).

32 Per la datazione del portico di Santa Maria Assunta cfr. F. Forlati, L'architettura a Torcello, in Torcello, op. cit., p. 116.

33 Per la posizione del coro e i diversi tipi di chiesa cfr. G. AsTORRi, Architettura sacra generale, Roma 1935, p. 3 ss. Per gli specifici casi delle costruzioni religiose qui esaminate, rimando all'Appendice documentaria, alle singole voci, ove sono riportati i documenti dell'Archi- vio Patriarcale.

34 Cfr. Appendice documentaria, doc. a, 1, p. 68. 35 Cfr. M, Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 45 ss. 56 per ie analogie circa il battistero di Torcello, dai due «singolari» nicchioni, rimando a M.

Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 45 ss. Di interesse potrebbe essere sia per i nicchioni del San Giovanni di Torcello che per la tipologia di Santa Maria delle Grazie di Burano (abside e nicchioni) la costruzione circolare nel complesso del Duomo di Trier che qui riporto (fig. 30). Essa è riprodotta nel lavoro di F. Oswald-L. Schaeeer-H.R. Sennhauser, Vorromanische Kirchen- bauten Katalog der Denkmäler bis zum Ausgang der Oltonen, München 1971, p. 340 ss. (fig. nn. ).

37 Per la chiesa di Santa Fosca e di Sant'Andrea di Torcello cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 57 ss. e 13 ss.

38 Per i documenti e le notizie circa le due chiese della zona Borgognoni a Torcello, rimando a M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 9 ss.

39 Dai documenti grafici qui raccolti e dai campanili tuttora esistenti, possiamo considerare l'adozione del campanile quadrato. La tipologia cilindrica, di cui abbiamo esempi nella vicina Caorle ed a Tessera, non può essere per ora considerata, nel contesto di questo lavoro. Per l'origine e lo studio dei campanili, rimando indicativamente a D. Jalabert, Clochers de France, Paris 1968; a S. Stucchi, Fari campanili e mausolei, in «Aquileia nostra», XXX, Padova 1959, p. 15 ss. Inoltre, per i campanili di Venezia a A.C. Levi, I campanili di Venezia, Venezia 1890. Per il campanile di San Michele Arcangelo di Mazzorbo, cfr. con lo schizzo dell'Archivio di Stato riportato nell'Appendice documentaria, alla voce.

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I MONASTERI

Il presente esame dei monasteri vuole riferirsi esclusivamente al comples-so degli edifici che costituiscono il luogo della vita dei monaci, indipendente-mente dalla chiesa annessa che è già stata trattata nel gruppo «le chiese».

Premesso che in questo specifico caso non abbiamo al nostro attivo nè relazioni di scavo nè possibili punti di riferimento nell'esistente (tutti i mona-steri in oggetto sono patrimonio scomparso), dalle informazioni acquisite si può trarre la seguente suddivisione:

Complessi monasteriali anteriori al XII secolo (secondo il ms, 768 de] Museo Provinciale di Torcello):'

- Sant'Antonio di Torcello - San Giovanni Evangelista di Torcello - Sant'Andrea di Ammiana - Santa Maria delle Grazie («Le Cappuccine») di Burano - San Mauro di Burano - SS. Vito e Modesto di Burano - Santa Caterina in Mazzorbo - Sant'Eufemia di Mazzorbo - Santa Chiara di Murano - Santa Maria degli Angeli di Murano

Complessi monasteriali compresi tra il Xli e XIII secolo: - Santa Cristina in Isola - San Mauro di Burano - Santa Maria della Valverde di Mazzorbo - San Giacomo di Murano - SS. Marco e Andrea di Murano - San Martino di Murano

Complessi monasteriali appartenenti all'ordine benedettino:2 - Sant'Antonio di Torcello - San Giovanni Evangelista di Torcello - San Tommaso dei Borgognoni (benedettino-cistercense) - Santa Cristina in Isola - San Mauro di Burano - SS. Vito e Modesto di Burano - Santa Caterina di Mazzorbo - Sant'Eufemia di Mazzorbo - Santa Maria della Valverde di Mazzorbo - San Matteo di Murano - SS. Marco e Andrea di Murano

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I MONASTERI

Il presente esame dei monasteri vuole riferirsi esclusivamente al comples- so degli edifici che costituiscono il luogo della vita dei monaci, indipendente- mente dalla chiesa annessa che è già stata trattata nel gruppo «le chiese».

Premesso che in questo specifico caso non abbiamo al nostro attivo nò relazioni di scavo nò possibili punti di riferimento nell'esistente (tutti i mona- steri in oggetto sono patrimonio scomparso), dalle informazioni acquisite si può trarre la seguente suddivisione:

1) Complessi monasteriali anteriori al XII secolo (secondo il ms. 768 del Museo Provinciale di Torcello):1

— Sant'Antonio di Torcello — San Giovanni Evangelista di Torcello — Sant'Andrea di Ammiana — Santa Maria delle Grazie («Le Cappuccine») di Burano — San Mauro di Burano — SS. Vito e Modesto di Burano — Santa Caterina in Mazzorbo — Sant'Eufemia di Mazzorbo — Santa Chiara di Murano — Santa Maria degli Angeli di Murano

2) Complessi monasteriali compresi tra il XII e XIII secolo: — Santa Cristina in Isola — San Mauro di Burano — Santa Maria della Valverde di Mazzorbo — San Giacomo di Murano — SS. Marco e Andrea di Murano — San Martino di Murano

3) Complessi monasteriali appartenenti all'ordine benedettino:2

— Sant'Antonio di Torcello — San Giovanni Evangelista di Torcello — San Tommaso dei Borgognoni (benedettino-cistercense) — Santa Cristina in Isola — San Mauro di Burano — SS. Vito e Modesto di Burano — Santa Caterina di Mazzorbo — Sant'Eufemia di Mazzorbo — Santa Maria della Valverde di Mazzorbo — San Matteo di Murano — SS. Marco e Andrea di Murano

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Complessi monasteriali appartenenti ad altri ordini:3 - Santa Maria delle Grazie di Burano («Le Cappuccine») 4 - San Giacomo di Murano (agostiniane) - Santa Chiara di Murano (francescane) - Santa Maria degli Angeli di Murano (agostiniane) - San Martino di Murano (ordine di San Gerolamo)

Elementi architettonico-strutturali che difficilmente, nel corso dei seco-li, hanno subito radicale rifacimento o mutato ubicazione:

- il chiostro: sua ubicazione rispetto alla chiesa e, di conseguenza, sua orientazione

- la torre: esistenza di una torre nel monastero, sua ubicazione - il campanile: sua ubicazione rispetto alla chiesa e sua accessibiità dalla

clausura - gli oratori: molteplicità degli oratori interni al monastero e loro ubica-

zione - il dormitorio: tipo di dormitorio e sua ubicazione nel complesso

la cavana: elemento caratteristico e comune di tutti i monasteri - i corsi d'acqua: adiacenza del monastero ad uno o più canali Inoltre: - area occupata dall'insieme, intesa quale estensione del monastero e

distribuzione dello spazio

Dai primi quattro punti è possibile dedurre che i monasteri benedettini costituiscono la maggioranza (nel nostro studio sono più del doppio rispetto alla somma di tutti gli altri ordini) e comprendono complessi tra i più antichi ed importanti.

Prima del millecento nella Laguna Superiore esistevano già, secondo il ms. 768 del Museo Provinciale di Torcello, dieci dei sedici monasteri di cui si è trattato e tra il secolo XII ed il XIII sarebbero stati edificati gli altri sei.

Tutto ciò induce a considerare l'importanza dell'espansione benedettina nelle isole in oggetto, cosa che ancora recentemente non sembra essere stata rilevata.

La «Regola» influenza il modo di costruire e la disposizione degli edifici costituenti il nucleo monasteriale e l'esistenza di un così notevole numero di monasteri aggregati all'ordine di San Benedetto può essere indicativa ai fini della nostra ricerca.

Di notevole interesse è anche l'antichità degli edifici dei quali ben dieci sarebbero anteriori al 1100. Le isole di cui abbiamo trattato sembrano essere, perciò, terreno particolarmente fertile per l'archeologia medioevale.

Per il 50 punto, previo esame dei documenti, possiamo passare a conside-rare le singole voci elencate:

- il chiostro: possediamo planimetrie dei monasteri di Santa Chiara e Santa Maria degli Angeli e San Giovanni Evangelista. Inoltre, la veduta del tipo «a volo d'uccello» di San Giacomo e lo schizzo a penna in cui è illustrata

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4) Complessi monasteriali appartenenti ad altri ordiniC — Santa Maria delle Grazie di Burano («Le Cappuccine»)4

— San Giacomo di Murano (agostiniane) — Santa Chiara di Murano (francescane) — Santa Maria degli Angeli di Murano (agostiniane) — San Martino di Murano (ordine di San Gerolamo)

5 ) Elementi architettonico-strutturali che difficilmente, nel corso dei seco- li, hanno subito radicale rifacimento o mutato ubicazione:

— il chiostro: sua ubicazione rispetto alla chiesa e, di conseguenza, sua orientazione

— la torre: esistenza di una torre nel monastero, sua ubicazione — il campanile: sua ubicazione rispetto alla chiesa e sua accessibilità dalla

clausura — gli oratori: molteplicità degli oratori interni al monastero e loro ubica-

zione — il dormitorio: tipo di dormitorio e sua ubicazione nel complesso — la cavana: elemento caratteristico e comune di tutti i monasteri — i corsi d'acqua: adiacenza del monastero ad uno o più canali Inoltre: — area occupata dall'insieme, intesa quale estensione del monastero e

distribuzione dello spazio

Dai primi quattro punti è possibile dedurre che i monasteri benedettini costituiscono la maggioranza (nel nostro studio sono più del doppio rispetto alla somma di tutti gli altri ordini) e comprendono complessi tra i più antichi ed importanti.

Prima del millecento nella Laguna Superiore esistevano già, secondo il ms. 768 del Museo Provinciale di Torcello, dieci dei sedici monasteri di cui si è trattato e tra il secolo XII ed il XIII sarebbero stati edificati gli altri sei.

Tutto ciò induce a considerare l'importanza dell'espansione benedettina nelle isole in oggetto, cosa che ancora recentemente non sembra essere stata rilevata.5

La «Regola» influenza il modo di costruire e la disposizione degli edifici costituenti il nucleo monasteriale e l'esistenza di un così notevole numero di monasteri aggregati all'ordine di San Benedetto può essere indicativa ai fini della nostra ricerca.

Di notevole interesse è anche l'antichità degli edifici dei quali ben dieci sarebbero anteriori al 1100. Le isole di cui abbiamo trattato sembrano essere, perciò, terreno particolarmente fertile per l'archeologia medioevale.

Per il 5° punto, previo esame dei documenti, possiamo passare a conside- rare le singole voci elencate:

— il chiostro: possediamo planimetrie dei monasteri di Santa Chiara e Santa Maria degli Angeli e San Giovanni Evangelista. Inoltre, la veduta del tipo «a volo d'uccello» di San Giacomo e lo schizzo a penna in cui è illustrata

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parte dei locali del monastero di Santa Caterina con relative denominazioni. In tutti questi complessi il chiostro è unico. In Santa Maria degli Angeli,

San Giacomo e Santa Caterina esso è a nord, se si considera che l'abside della chiesa è orientata, e cioè il chiostro risulta a ovest della chiesa. In San Giovan-ni Evangelista ed in Santa Chiara esso è a sud, ovvero a est della Chiesa. 6

Il piano tipo benedettino e quello cistercense vogliono il chiostro appog-giato alla navata sud, in modo che sia riparato dalla chiesa. Tuttavia questa non è una regola fissa e sembra generalizzata soprattutto alle latitudini alte, dove il clima è freddo ed umido. 7 Nel nostro caso esistono esempi di entrambe i tipi (a nord e a sud), indipendentemente dall'ordine monastico e dal periodo di costruzione (basta considerare che San Giovanni Evangelista è benedettino come Santa Caterina e precede cronologicamente di non poco Santa Chiara).

Dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale il chiostro risulta coperto. in Santa Maria degli Angeli è specificato che esso è chiuso da «vetri». 8

- torre e campanili: il monastero di Santa Chiara di Murano, ritenuto del XV secolo, secondo il ms. 768 del Museo Provinciale di Torcello esisteva già nel secolo XII ed era chiamato «San Nicolò della torre» proprio per la torre che sorgeva nel mezzo del complesso. 9 Non sappiamo nè se questa fosse nata con funzione di torre campanaria, nè quale struttura avesse, nè dove fosse ubicata.

Il problema della «struttura-torre» è particolare ed in stretta connessione con l'architettura monasteriale, dagli esempi di Centula e San Gallo (di cui abbiamo le più antiche documentazioni grafiche) alla tradizione tedesca e francese che vede l'adozione generalizzata (e per lungo tempo) delle églises-porches. Questa tipologia non sembra trovare rispondenza nel centro europeo, dove, per la maggior parte, continua ad essere adottato, in periodo corrispon-dente, il campanile singolo, staccato dalla chiesa (in Italia troviamo torri sul tipo centulense a Farfa, raro esempio).'°

Nei documenti che vengono presi in esame in questo studio, oltre al rife-rimento sopra citato circa l'esistenza di «torre» in Santa Chiara, abbiamo due documentazioni grafiche che mi sembrano di interesse. Mi riferisco alle mappe dell'Archivio di Stato di Venezia illustrative dei monasteri di San Mauro di Burano e di San Giacomo di Murano. Nel primo caso la torre-campanile è al centro di un complesso singolarmente strutturato; la pianta, tuttavia, può esse-re indicativa dell'accessibiità al campanile dalla clausura, cosa di cui più volte si tratta nelle Visite Pastorali e che potrebbe essere messa in connessione con la soppressione del campanile quale struttura staccata dalla chiesa a seguito della riforma cistercense. 11

L'esempio di San Giacomo, oltre ad una torre campanaria simile a quella di San Mauro ci mostra un'altra costruzione analoga, lontana dalla chiesa ed antistante il complesso. Di ciò non è fatta menzione nelle Visite Pastorali in cui, per San Giacomo, si parla di un solo campanile accessibile dalla clausu-ra. 12

Dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale si ricava che l'esistenza del cam-panile non è comune a tutti i complessi monasteriali. In diversi casi è docu-mentata solo l'esistenza delle campane.

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parte dei locali del monastero di Santa Caterina con relative denominazioni. In tutti questi complessi il chiostro è unico. In Santa Maria degli Angeli,

San Giacomo e Santa Caterina esso è a nord, se si considera che l'abside della chiesa è orientata, e cioè il chiostro risulta a ovest della chiesa. In San Giovan- ni Evangelista ed in Santa Chiara esso è a sud, ovvero a est della Chiesa.6

Il piano tipo benedettino e quello cistercense vogliono il chiostro appog- giato alla navata sud, in modo che sia riparato dalla chiesa. Tuttavia questa non è una regola fissa e sembra generalizzata soprattutto alle latitudini alte, dove il clima è freddo ed umido.7 Nel nostro caso esistono esempi di entrambe i tipi (a nord e a sud), indipendentemente dall'ordine monastico e dal periodo di costruzione (basta considerare che San Giovanni Evangelista è benedettino come Santa Caterina e precede cronologicamente di non poco Santa Chiara).

Dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale il chiostro risulta coperto. In Santa Maria degli Angeli è specificato che esso è chiuso da «vetri».8

— torre e campanili: il monastero di Santa Chiara di Murano, ritenuto del XV secolo, secondo il ms. 768 del Museo Provinciale di Torcello esisteva già nel secolo XII ed era chiamato «San Nicolò della torre» proprio per la torre che sorgeva nel mezzo del complesso.9 Non sappiamo nè se questa fosse nata con funzione di torre campanaria, nè quale struttura avesse, nè dove fosse ubicata.

E problema della «struttura-torre» è particolare ed in stretta connessione con l'architettura monasteriale, dagli esempi di Centula e San Gallo (di cui abbiamo le più antiche documentazioni grafiche) alla tradizione tedesca e francese che vede l'adozione generalizzata (e per lungo tempo) delle églises- porches. Questa tipologia non sembra trovare rispondenza nel centro europeo, dove, per la maggior parte, continua ad essere adottato, in periodo corrispon- dente, il campanile singolo, staccato dalla chiesa (in Italia troviamo torri sul tipo centulense a Farfa, raro esempio).10

Nei documenti che vengono presi in esame in questo studio, oltre al rife- rimento sopra citato circa l'esistenza di «torre» in Santa Chiara, abbiamo due documentazioni grafiche che mi sembrano di interesse. Mi riferisco alle mappe dell'Archivio di Stato di Venezia illustrative dei monasteri di San Mauro di Burano e di San Giacomo di Murano. Nel primo caso la torre-campanile è al centro di un complesso singolarmente strutturato; la pianta, tuttavia, può esse- re indicativa dell'accessibilità al campanile dalla clausura, cosa di cui più volte si tratta nelle Visite Pastorali e che potrebbe essere messa in connessione con la soppressione del campanile quale struttura staccata dalla chiesa a seguito della riforma cistercense.11

L'esempio di San Giacomo, oltre ad una torre campanaria simile a quella di San Mauro ci mostra un'altra costruzione analoga, lontana dalla chiesa ed antistante il complesso. Di ciò non è fatta menzione nelle Visite Pastorali in cui, per San Giacomo, si parla di un solo campanile accessibile dalla clausu- ra.12

Dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale si ricava che l'esistenza del cam- panile non è comune a tutti i complessi monasteriali. In diversi casi è docu- mentata solo l'esistenza delle campane.

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La torre campanaria, nelle carte d'archivio che ce ne mostrano la struttura (Sant'Antonio di Torcello, San Giovanni Evangelista di Torcello, San Mauro di Burano, San Giacomo di Murano, San Michele Arcangelo di Mazzorbo) e negli esempi tuttora esistenti a Torcello, Burano, Mazzorbo, Murano è a pian-ta quadrata. Fa eccezione quello di San Michele Arcangelo, la cui struttura cilindrica ricorda la tipologia soprannominata «esarcale» dal Fiocco e di cui esistono diversi esempi nell'agro romagnolo ed alto-adriatico.' 3 L'accesso al campanile dalla clausura e non dalla chiesa, potrebbe essere indicativo di una edificazione o riedificazione del monastero in oggetto in periodo posteriore alla riforma cistercense di cui si è detto.

- gli oratori: vengono spesso menzionati, nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale «li sette altari» interni al monastero. Raramente si parla esplicita-mente di oratori; in un solo caso (<de Cappuccine» di Burano) è specificata la Visita ai sette oratori del convento. Questa puntualizzazione non è seguita da alcun commento circa la ricchezza del complesso (come ad esempio per Santa Maria degli Angeli di Murano), quasi che l'esistenza di un tale numero di oratori non fosse rilevante.' 4 Resta perciò in forse se i sette altari, comuni a diversi monasteri, fossero collocati in piccole cappelle o in oratori sul tipo delle «Cappuccine».

Un esempio di oratorio, senza possibilità d'equivoco, è quello (riscontra-bile sia nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale che nella mappa particolareg-giata dell'Archivio di Stato) individuabile nel complesso di Santa Maria degli Angeli. Ad est della Chiesa, infatti, esisteva una piccola costruzione, dedicata a San Gerolamo, con un solo altare, non sappiamo dove ubicato. Così, in Santa Chiara, la «picciola chiesa» di cui negli stessi manoscritti è fatta menzione risulta essere un oratorio interno. 15

Nell'architettura monasteriale gli oratori hanno un ruolo di notevole im-portanza. In un primo momento ricoprirono probabilmente la funzione di martyria, successivamente divennero struttura legata alle necessità devozionali del monastero.' 6

Gli esempi sono generalizzati sia nell'architettura monastica orientale che in quella occidentale, dalle testimonianze documentarie della Gallia merovin-gia, in cui accanto alla chiesa principale ne veniva dedicata un'altra a San Pietro, alla tradizione carolingia e successiva di cui esistono testimonianze grafiche ed archeologiche e che vede il moltiplicarsi degli oratori interni al monastero. 17

Nello specifico caso delle isole della Laguna Superiore di Venezia, ne pos-siamo accertare l'esistenza, anche se mancano elementi in grado di fornirci la loro ubicazione e la loro struttura. Nè credo si possa ricavare a questo scopo qualche indicazione dalla terminologia usata nei manoscritti dell'Archivio Pa-triarcale, in cui è chiamato «oratorio» sia Santa Cristina in Isola (pianta longi-tudinale a navata unica) che Sant'Angelo di Zampenigo (pianta longitudinale come la precedente) che San Marco di Torcello (pianta longitudinale a triplice nave), che Santa Fosca di Torcello (pianta accentrata).

- il dormitorio: occupa un intero stabile del monastero, come si può

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La torre campanaria, nelle carte d'archivio che ce ne mostrano la struttura (Sant'Antonio di Torcello, San Giovanni Evangelista di Torcello, San Mauro di Burano, San Giacomo di Murano, San Michele Arcangelo di Mazzorbo) e negli esempi tuttora esistenti a Torcello, Burano, Mazzorbo, Murano è a pian- ta quadrata. Fa eccezione quello di San Michele Arcangelo, la cui struttura cilindrica ricorda la tipologia soprannominata «esarcale» dal Fiocco e di cui esistono diversi esempi nell'agro romagnolo ed alto-adriatico.13 L'accesso al campanile dalla clausura e non dalla chiesa, potrebbe essere indicativo di una edificazione o riedificazione del monastero in oggetto in periodo posteriore alla riforma cistercense di cui si è detto.

— gli oratori: vengono spesso menzionati, nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale «li sette altari» interni al monastero. Raramente si parla esplicita- mente di oratori; in un solo caso («le Cappuccine» di Burano) è specificata la Visita ai sette oratori del convento. Questa puntualizzazione non è seguita da alcun commento circa la ricchezza del complesso (come ad esempio per Santa Maria degli Angeli di Murano), quasi che l'esistenza di un tale numero di oratori non fosse rilevante.14 Resta perciò in forse se i sette altari, comuni a diversi monasteri, fossero collocati in piccole cappelle o in oratori sul tipo delle «Cappuccine».

Un esempio di oratorio, senza possibilità d'equivoco, è quello (riscontra- bile sia nei manoscritti dell'Archivio Patriarcale che nella mappa particolareg- giata dell'Archivio di Stato) individuabile nel complesso di Santa Maria degli Angeli. Ad est della Chiesa, infatti, esisteva una piccola costruzione, dedicata a San Gerolamo, con un solo altare, non sappiamo dove ubicato. Così, in Santa Chiara, la «picciola chiesa» di cui negli stessi manoscritti è fatta menzione risulta essere un oratorio interno.15

Nell'architettura monasteriale gli oratori hanno un ruolo di notevole im- portanza. In un primo momento ricoprirono probabilmente la funzione di martyria, successivamente divennero struttura legata alle necessità devozionali del monastero.16

Gli esempi sono generalizzati sia nell'architettura monastica orientale che in quella occidentale, dalle testimonianze documentarie della Gallia merovin- gia, in cui accanto alla chiesa principale ne veniva dedicata un'altra a San Pietro, alla tradizione carolingia e successiva di cui esistono testimonianze grafiche ed archeologiche e che vede il moltiplicarsi degli oratori interni al monastero.17

Nello specifico caso delle isole della Laguna Superiore di Venezia, ne pos- siamo accertare l'esistenza, anche se mancano elementi in grado di fornirci la loro ubicazione e la loro struttura. Nè credo si possa ricavare a questo scopo qualche indicazione dalla terminologia usata nei manoscritti dell'Archivio Pa- triarcale, in cui è chiamato «oratorio» sia Santa Cristina in Isola (pianta longi- tudinale a navata unica) che Sant'Angelo di Zampenigo (pianta longitudinale come la precedente) che San Marco di Torcello (pianta longitudinale a triplice nave), die Santa Fosca di Torcello (pianta accentrata).

— il dormitorio: occupa un intero stabile del monastero, come si può

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anche vedere dalla mappa di San Giacomo di Murano conservata presso l'Ar-chivio di Stato di Venezia.' 5 È un corpo comune, come vuole la Regola, suddi-viso in singole celle. Non è possibile ricavare, dai documenti in nostro posses-so, se l'edificio adibito a dormitorio, avesse un'ubicazione fissa. Nelle due piante di Santa Maria degli Angeli e di San Giacomo, occupa una zona ad ovest, ma molto probabilmente, come per il chiostro, non vi era una legge comune.

- cavana e corsi d'acqua: l'esistenza della cavana è denominatore comune di tutti i monasteri in oggetto e, di conseguenza, lo è l'adiacenza ad un corso d'acqua. Quasi tutti i complessi religiosi esaminati hanno due lati in corri-spondenza di canali e ciò è in stretta connessione alla necessità vitale di utiliz-zazione di barche per trasporto, commercio, rifornimenti. Diversi documenti ci illustrano la struttura della cavana che costituisce un piccolo bacino artificia-le coperto, annesso all'edificio.

- area occupata dal monastero e distribuzione degli spazi: dalle mappe particolareggiate (Santa Chiara di Murano, San Giacomo di Murano, San Gio-vanni Evangelista di Torcello) abbiamo la visione d'insieme di complessi orga-nici, ad area quadrilatera, di non piccola estensione. Dalle Visite Pastorali e dalle relazioni di stima, inoltre, ricaviamo la dettagliata enumerazione dei di-versi locali del monastero e dell'utilizzazione delle aree non costruite ed adibi-te a diversi usi necessari alla funzionalità del complesso.

Non ci è dato sapere quale fosse l'area ricoperta dai diversi insiemi reli-giosi all'epoca della loro prima istituzione, nè l'utilizzazione di questa. Resta tuttavia il dato di fatto che al momento della loro soppressione essi rispecchia-vano nelle fondamentali strutture e distribuzione degli spazi l'archetipo bene-dettino quale doveva essere secondo la Regola (fa eccezione San Mauro di Burano). Abbiamo così, accanto ai fabbricati adibiti a refettorio, cucina, dor-mitorio, infermeria, cantina, noviziato etc., la terra coltivata ad orti e vigna, le corti, le abitazioni a latere del monastero del personale «esterno» che parteci-pava attivamente alla vita quotidiana del convento (ortolani, braccianti, addetti ai lavori etc.).

La zona cimiteriale, come è deducibile dalle Visite Pastorali e da alcune mappe (es. Santa Maria degli Angeli), è adiacente alla chiesa e collocata o extra-abside o a latere di una navata. 19

Da quanto fin qui esposto possiamo ricavare questi dati: - nelle isole della Laguna Superiore di Venezia vi era, in periodo me-

dioevale anteriore alla metà del secolo XIII, una netta prevalenza di monasteri appartenenti all'ordine di San Benedetto (su sedici complessi esaminati undici sono benedettini e cinque appartenenti ad ordini diversi)

- dieci monasteri su sedici risalirebbero, come epoca di fondazione, a periodo anteriore al 1100

- la Regola anche nella circoscritta zona territoriale in oggetto influenzò necessariamente sia il modo di costruire che l'utilizzazione degli spazi interni al monastero

- il chiostro, coperto, è ubicato, senza fisso schema a nord o a sud della chiesa

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anche vedere dalla mappa di San Giacomo di Murano conservata presso l'Ar- chivio di Stato di Venezia.18 È un corpo comune, come vuole la Regola, suddi- viso in singole celle. Non è possibile ricavare, dai documenti in nostro posses- so, se l'edificio adibito a dormitorio, avesse un'ubicazione fìssa. Nelle due piante di Santa Maria degli Angeli e di San Giacomo, occupa una zona ad ovest, ma molto probabilmente, come per il chiostro, non vi era una legge comune.

— cavana e corsi d'acqua: l'esistenza della cavana è denominatore comune di tutti i monasteri in oggetto e, di conseguenza, lo è l'adiacenza ad un corso d'acqua. Quasi tutti i complessi religiosi esaminati hanno due lati in corri- spondenza di canali e ciò è in stretta connessione alla necessità vitale di utiliz- zazione di barche per trasporto, commercio, rifornimenti. Diversi documenti ci illustrano la struttura della cavana che costituisce un piccolo bacino artificia- le coperto, annesso all'edificio.

— area occupata dal monastero e distribuzione degli spazi: dalle mappe particolareggiate (Santa Chiara di Murano, San Giacomo di Murano, San Gio- vanni Evangelista di Torcello) abbiamo la visione d'insieme di complessi orga- nici, ad area quadrilatera, di non piccola estensione. Dalle Visite Pastorali e dalle relazioni di stima, inoltre, ricaviamo la dettagliata enumerazione dei di- versi locali del monastero e dell'utilizzazione delle aree non costruite ed adibi- te a diversi usi necessari alla funzionalità del complesso.

Non ci è dato sapere quale fosse l'area ricoperta dai diversi insiemi reli- giosi all'epoca della loro prima istituzione, nè l'utilizzazione di questa. Resta tuttavia il dato di fatto che al momento della loro soppressione essi rispecchia- vano nelle fondamentali strutture e distribuzione degli spazi l'archetipo bene- dettino quale doveva essere secondo la Regola (fa eccezione San Mauro di Burano). Abbiamo così, accanto ai fabbricati adibiti a refettorio, cucina, dor- mitorio, infermeria, cantina, noviziato etc., la terra coltivata ad orti e vigna, le corti, le abitazioni a latere del monastero del personale «esterno» che parteci- pava attivamente alla vita quotidiana del convento (ortolani, braccianti, addetti ai lavori etc.).

La zona cimiteriale, come è deducibile dalle Visite Pastorali e da alcune mappe (es. Santa Maria degli Angeli), è adiacente alla chiesa e collocata o extra-abside o a latere di una navata.19

Da quanto fin qui esposto possiamo ricavare questi dati: — nelle isole della Laguna Superiore di Venezia vi era, in periodo me-

dioevale anteriore alla metà del secolo XIII, una netta prevalenza di monasteri appartenenti all'ordine di San Benedetto (su sedici complessi esaminati undici sono benedettini e cinque appartenenti ad ordini diversi)

— dieci monasteri su sedici risalirebbero, come epoca di fondazione, a periodo anteriore al 1100

— la Regola anche nella circoscritta zona territoriale in oggetto influenzò necessariamente sia il modo di costruire che l'utilizzazione degli spazi interni al monastero

— il chiostro, coperto, è ubicato, senza fisso schema a nord o a sud della chiesa

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- la torre campanaria della chiesa in diversi esempi è accessibile unica-mente dalla clausura. Solitamente ha struttura quadrata con cuspide a vela

- abbiamo testimonianza manoscritta (Santa Chiara di Murano-ex San Nicolò della torre) e grafica (San Giacomo di Murano) dell'esistenza di una torre. Nell'esempio di San Giacomo essa è collocata davanti al monastero e difficilmente si potrebbe sostenere che avesse funzione campanaria (il campa-nile della chiesa è ben visibile)

- è accertata l'esistenza di oratori interni al monastero. Ricorre spesso il numero sette per indicare altari che forse erano collocati all'interno di altret-tanti oratori o cappellette come è specificatamente indicato dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale per il caso specifico de «le Cappuccine» di Burano. 20 Nell'esempio di Santa Maria degli Angeli abbiamo documentazione grafica di un oratorio inteso come piccola chiesa indipendente, poco distante dalla prin-cipale, esterna alla navata sud e quasi assiale all'abside

- generalizzata è l'esistenza della cavana, elemento caretteristico, e l'a-diacenza a due corsi d'acqua (fanno eccezione esempi quali San Giacomo in cui solo un lato è in corrispondenza del canale).

M.P. 7'., Ms. 768, Index Ecclesiaru,n Diocesis Torcellanae XII Saec-uli, 2 Cfr. F. CORNER, Ecclesiae..., op. cii., alle diverse voci; anche V. PIVA, Il Patriarcato..., op.

cii., alla voce (l'autore si rifà quasi sempre al Corner). Ti>., ibid. Per il caso specifico del complesso delle «Cappuccine» di Burano cfr. p. 34, nota 5. Cfr. a questo scopo la pianta illustrativa dell'espansione benedettina nelle isole della

Laguna di Venezia pubblicata in G. PEROCCO-A. SALVATORJ, Civiltà di Venezia, Venezia 1973, p. 88. Degli undici monasteri, considerati nel presente lavoro, figura solo il monastero benedetti-no di San Giovanni Evangelista di Torcello.

6 Cfr. con le piante e mappe qui riportate in Appendice documentaria, alla voce. Per la genesi e lo sviluppo del chiostro rimando a: A. LENOIR, Architeciure monastique,

op. cit., 11, p. 296, 297, 302 Ss.; M. ESCHAPASSE, L'Architecture bénédictine..., op. cit., p. 16 Ss.; A. KINGSLEY-PORTER, Medioeval Architecture, op. cii., p. 64 ss., 147 ss. Per una generica visione degli edifici rnoriasteriali cfr. ad es. D. KNOWLES, Il monachesimo cristiano, Milano 1969, pp. 98-107; G. ZANDER, Abbazie e conventi, op. cii., p. 179 Ss.

Cfr. Appendice documentaria, p. 154, doc. a, 2. Rimando a p. 38 ed alla nota 3 di p. 43.

° Rimando al mio articolo su Centula/Saini-Riquier (già cit.) ed alla bibliografia in esso contenuta.

11 Cfr. Appendice documentaria, alle voci. 12 Rimando a p. 140, doc. a, 1-2; b, 1, p. 142 dell'Appendice documentaria. 13 Per una bibliografia indicativa sull'arte esarcale cfr. M. VECCI-il, Torce/lo nuove ricerche,

op. cii. , p. 21 nota 2. 14 Cfr. Appendice documentaria, p. 69, doc. a, 1. ' Cfr. ibid., p. 158, doc. e, 3 (il passo del ms. 33/1678 dell'A.P.V. che descrive l'oratorio

non è qui riportato) per Santa Maria degli Angeli e p. 129, doc. a, 2, per Santa Chiara.

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— la torre campanaria della chiesa in diversi esempi è accessibile unica- mente dalla clausura. Solitamente ha struttura quadrata con cuspide a vela

— abbiamo testimonianza manoscritta (Santa Chiara di Murano-ex San Nicolò della torre) e grafica (San Giacomo di Murano) dell'esistenza di una torre. Nell'esempio di San Giacomo essa è collocata davanti al monastero e difficilmente si potrebbe sostenere che avesse funzione campanaria (il campa- nile della chiesa è ben visibile)

— è accertata l'esistenza di oratori interni al monastero. Ricorre spesso il numero sette per indicare altari che forse erano collocati all'interno di altret- tanti oratori o cappellette come è specificatamente indicato dai manoscritti dell'Archivio Patriarcale per il caso specifico de «le Cappuccine» di Burano.20

Nell'esempio di Santa Maria degli Angeli abbiamo documentazione grafica di un oratorio inteso come piccola chiesa indipendente, poco distante dalla prin- cipale, esterna alla navata sud e quasi assiale all'abside

— generalizzata è l'esistenza della cavana, elemento caretteristico, e l'a- diacenza a due corsi d'acqua (fanno eccezione esempi quali San Giacomo in cui solo un lato è in corrispondenza del canale).

1 M.P.T., Ms. 768, Index Ecclesia rum Diócesis Torcellanae XII Saeculi. 2 Cfr. F. Corner, Ecclesiae..., op. cit., alle diverse voci; anche V. Piva, Il Patriarcato..., op.

cit., alla voce (l'autore si rifa quasi sempre al Corner). 3 Id., ibid. 4 Per il caso specifico del complesso delle «Cappuccine» di Burano cfr. p. 34, nota 5. 5 Cfr. a questo scopo la pianta illustrativa dell'espansione benedettina nelle isole della

Laguna di Venezia pubblicata in G. Perocco-A. Salvatori, Civiltà di Venezia, Venezia 1973, p. 88, Degli undici monasteri, considerati nel presente lavoro, figura solo il monastero benedetti- no di San Giovanni Evangelista di Torcello.

6 Cfr. con le piante e mappe qui riportate in Appendice documentaria, alla voce. 7 Per la genesi e lo sviluppo del chiostro rimando a: A. Lenoir, Architecture monastique,

op. cit., II, p. 296, 297, 302 ss.; M. Eschapasse, h'Architecture bénédictine..., op. cit., p. 16 ss.; A. Kingsley-Porter, Medioeval Architecture, op. cit., p. 64 ss., 147 ss. Per una generica visione degli edifici monasteriali cfr. ad es. D. Knowles, Il monachesimo cristiano, Milano 1969, pp. 98-107; G. Zander, Abbazie e conventi, op. cit., p. 179 ss.

8 Cfr. Appendice documentaria, p. 154, doc. a, 2. 9 Rimando a p. 38 ed alla nota 3 di p. 43. 10 Rimando al mio articolo su CentulaISaint-Riquier (già cit.) ed alla bibliografia in esso

contenuta. 11 Cfr. Appendice documentaria, alle voci, 12 Rimando a p. 140, doc. a, 1-2; b, 1, p. 142 dell'Appendice documentaria, 13 Per una bibliografia indicativa sull'arte esarcale cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche,

op. cit., p. 21 nota 2. 14 Cfr. Appendice documentaria, p. 69, doc. a, 1. 15 Cfr. ibid., p. 158, doc. c, 3 (il passo del ms. 33/1678 dell'A.P.V. che descrive l'oratorio

non è qui riportato) per Santa Maria degli Angeli e p. 129, doc. a, 2, per Santa Chiara,

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16 J, HUBERT, L 'érémitisme et l'archéologie, in L'eremitismo in Occidente nei secoli XI e XII, «Atti della seconda settimana internazionale di studio, Miscellanea del Centro di Studi Medioeva-li», IV, Milano 1965, p. 476.

' 1c., Saint-Riquier el le monachisme bénédiciin en Gaule à l'époque carolingienne, in Il monachesimo nell'Alto Medioevo e la formazione della civiltà occidentale, Settimane di Studio, VI, Spoleto 1957; G. Bnrc', Les chapelles annexes des églises byzantines , in «Bibliothèque des Cahiers Archéologiques», III, Paris 1969, p. 67 Ss,

8 Appendice documentaria, p. 142, doc. b, 1. 19 ibid., p. 158, doc. c, 3. 20 Più facilmente, comunque, «li sette altari» erano nel Capitolo, come risulta nel caso

stesso di Santa Maria delle Grazie, indipendentemente dai sette oratori (cfr. Appendice documen-taria, p. 154, doc. a, 2). Sarebbe utile conoscere la cronologia di queste disposizioni.

LE UBICAZIONI

Il terzo punto dell'esame dei risultati considera le ubicazioni degli edifici religiosi non più esistenti nella quasi totalità dei casi.

Esso può così brevemente riassumersi: Mappe note e fino ad ora considerate attendibili nelle quali sono ubicati

alcuni edifici religiosi in oggetto. - Murano: pianta prospettica di J. de' Barbari' - Torcello mappa di G. Lorenzetti 2

Risultati della presente ricerca per le isole di: - Burano - Mazzorbo - Murano - S. Andrea di Ammiana - S. Cristina - Torcello

Per il punto uno si può osservare che la pianta prospettica del de' Barbari per essere utilizzata a fini archeologici presenta, in questo caso, difficoltà di calcolo non indifferenti 3 e, soprattutto, le aree ricoperte un tempo dalle co-struzioni religiose di cui si è trattato, non sono che indicate in minima parte. Infatti figurano soltanto S. Salvatore, S. Chiara e S. Maria degli Angeli, fra tutte le chiese e monasteri presi in esame nel corso di questa ricerca (fig. 33).

La mappa di Torcello del Lorenzetti, pur così bene delineata, non può che considerarsi indicativa e non sempre attendibile (fig. 7). Un confronto tra questa e quelle del Conton e del Piva (fig. 32), quasi contemporanee, porte-rebbe a concludere che nemmeno la circoscrizione in senso lato delle aree è usi

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16 J. Hubert, L'érémitisme et l'archéologie, in L'eremitismo in Occidente nei secoli XI e XII, «Atti della seconda settimana internazionale di studio, Miscellanea del Centro di Studi Medioeva- li», IV, Milano 1965, p. 476.

17 Id., Saint-Kiquier et le monachisme bénédictin en Gaule à l'époque carolingienne, in II monachesimo nell'Alto Medioevo e la formazione della civiltà occidentale, Settimane di Studio, VI, Spoleto 1957; G. Babic', Les chapelles annexes des églises byzantines, in «Bibliothèque des Cahiers Archéologiques», III, Paris 1969, p. 67 ss.

18 Appendice documentaria, p. 142, doc. h, 1. 19 ibid., p. 158, doc. c, 3. 20 Più facilmente, comunque, «li sette altari» erano nel Capitolo, come risulta nel caso

stesso di Santa Maria delle Grazie, indipendentemente dai sette oratori (cfr. Appendice documen- taria, p. 154, doc. a, 2). Sarebbe utile conoscere la cronologia di queste disposizioni.

LE UBICAZIONI

Il terzo punto dell'esame dei risultati considera le ubicazioni degli edifici religiosi non più esistenti nella quasi totalità dei casi.

Esso può così brevemente riassumersi: 1 ) Mappe note e fino ad ora considerate attendibili nelle quali sono ubicati

alcuni edifici religiosi in oggetto: — Murano: pianta prospettica di J. de' Barbari1

— Torcello: mappa di G. Lorenzetti2

2 ) Risultati della presente ricerca per le isole di: — Burano — Mazzorbo — Murano — S. Andrea di Ammiana — S. Cristina — Torcello

Per il punto uno si può osservare che la pianta prospettica del de' Barbari per essere utilizzata a fini archeologici presenta, in questo caso, difficoltà di calcolo non indifferenti3 e, soprattutto, le aree ricoperte un tempo dalle co- struzioni religiose di cui si è trattato, non sono che indicate in minima parte. Infatti figurano soltanto S. Salvatore, S. Chiara e S. Maria degli Angeli, fra tutte le chiese e monasteri presi in esame nel corso di questa ricerca (fig. 33).

La mappa di Torcello del Lorenzetti, pur così bene delineata, non può che considerarsi indicativa e non sempre attendibile (fig. 7). Un confronto tra questa e quelle del Conton e del Piva (fig. 32), quasi contemporanee, porte- rebbe a concludere che nemmeno la circoscrizione in senso lato delle aree è un

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dato di fatto certo. Un confronto tra la mappa del Lorenzetti e la pianta del Conton (fig. 34) trova rispondenza solo nella zona dei Borgognoni.

Per il punto due, di tutte le chiese ed i monasteri disseminati nelle isole della Laguna Superiore di Venezia e qui trattati in numero di venti (quattro chiese singole e sedici chiese con monastero annesso) è stata ritrovata l'esatta ubicazione o informazioni tali da permettere la circoscrizione dell'area.

Questo consentirebbe, previo confronto con la mappa catastale delle di-verse isole adottata attualmente, di tracciare una pianta topografica, a fini ar-cheologici, delle costruzioni religiose edificate in periodo altomedioevale e medioevale.

Nell'esame dei risultati riferito alle chiese ed ai monasteri si è tentato di mettere in evidenza quegli elementi e strutture che, difficilmente ricostruiti ex novo o demoliti e trasportati nel corso dei secoli, possono offrire informazioni utili all'identificazione di una tipologia degli edifici religiosi più antichi delle isole della Laguna Superiore di Venezia.

L'individuazione delle aree dove essi erano ubicati dà la possibilità con-creta della riprova di quanto si è detto, ma è di per sè un dato di fatto oggetti-vo, da non circoscriversi, credo, nei limiti di questo lavoro.

Per fare un esempio, nel caso della chiesa sconosciuta della zona Borgo-gnoni o di quella di S. Salvatore di Murano (considerata del V secolo) sarebbe possibile ora un riscontro in loco da inquadrarsi nel contesto del problema delle origini di Venezia, 4 nel caso di San Giacomo di Murano potrebbe avere risposta l'esistenza, nemmeno immaginata, di una torre antistante il mona-stero. 5

Il ritrovamento delle ubicazioni di cui si è detto è uno dei fondamentali obiettivi che questa ricerca si era prefissa di raggiungere e che è stato consegui-to. Viene ad essere a sua volta un nuovo punto di partenza, di primaria impor-tanza, ai fini del riscontro in loco. Ed è sul piano strettamente archeologico che è auspicabile la ricerca possa continuare.

Per informazioni generali e bibliografiche sulle tre edizioni della pianta prospettica diJ. de' Barbari cfr. M. VECCHI, Torceio nuove ricerche, op. cit., p. 53 e nota 27 a della stessa pagina.

2 Cfr. G. Lottaì'jzElm, Torcello, op. cii., tav, nn. A questo proposito cfr. M. VECCHI, op. cii., alla p. 53 ss. e note in calce Cfr. Le origini di Venezia, Symposium italo-polacco, Venezia 1981. Cfr. al cap. III le pp.41-42.

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dato di fatto certo. Un confronto tra la mappa del Lorenzetti e la pianta del Conton (fig. 34) trova rispondenza solo nella zona dei Borgognoni.

Per il punto due, di tutte le chiese ed i monasteri disseminati nelle isole della Laguna Superiore di Venezia e qui trattati in numero di venti (quattro chiese singole e sedici chiese con monastero annesso) è stata ritrovata l'esatta ubicazione o informazioni tali da permettere la circoscrizione dell'area.

Questo consentirebbe, previo confronto con la mappa catastale delle di- verse isole adottata attualmente, di tracciare una pianta topografica, a fini ar- cheologici, delle costruzioni religiose edificate in periodo altomedioevale e medioevale.

Nell'esame dei risultati riferito alle chiese ed ai monasteri si è tentato di mettere in evidenza quegli elementi e strutture che, difficilmente ricostruiti ex novo o demoliti e trasportati nel corso dei secoli, possono offrire informazioni utili all'identificazione di una tipologia degli edifici religiosi più antichi delle isole della Laguna Superiore di Venezia.

L'individuazione delle aree dove essi erano ubicati dà la possibilità con- creta della riprova di quanto si è detto, ma è di per sè un dato di fatto oggetti- vo, da non circoscriversi, credo, nei limiti di questo lavoro.

Per fare un esempio, nel caso della chiesa sconosciuta della zona Borgo- gnoni o di quella di S. Salvatore di Murano (considerata del V secolo) sarebbe possibile ora un riscontro in loco da inquadrarsi nel contesto del problema delle origini di 'Venezia? nel caso di San Giacomo di Murano potrebbe avere risposta l'esistenza, nemmeno immaginata, di una torre antistante il mona- stero.5

Il ritrovamento delle ubicazioni di cui si è detto è uno dei fondamentali obiettivi che questa ricerca si era prefissa di raggiungere e che è stato consegui- to. Viene ad essere a sua volta un nuovo punto di partenza, di primaria impor- tanza, ai fini del riscontro in loco. Ed è sul piano strettamente archeologico che è auspicabile la ricerca possa continuare.

1 Per informazioni generali e bibliografiche sulle tre edizioni della pianta prospettica di J. de' Barbari cfr. M. Vecchi, Torcello nuove ricerche, op. cit., p. 53 e nota 27 a della stessa pagina.

2 Cfr. G. Lorenzetti, Torcello, op. cit., tav. nn. 3 A questo proposito cfr. M. Vecchi, op. cit., alla p. 53 ss. e note in calce 4 Cfr. Le origini di Venezia, Symposium italo-polacco, Venezia 1981. 5 Cfr. al cap. III le pp.41-42.

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DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

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in O ines. Audi(orium ou parloir. Grande salle dos moines. ChaufToir. fléfectoire des moines. Cti i sino. Rtfectoire des convers. Passage. Grand ceillor. Cour ou ruelle dos convcrs. Cloitre de la collation et du

mandai um. Lavabo.

I. Presbytère éIev d'un ou de deux dcgrts avee l'autel rnajeur, précédt d'un nou-vcau dcgré.

Porte condulsant nu cirnetière.

Escalier du dortoir.

Porte dos niOines.

Chceur dos rnoincs. Jub.

Chceur dos convcrs. Porte dos convers. Narthex.

Chairo du lccteur.

Passe-p1a:.

Fig. 3 Piano-tipo di abbazia cistercense (da P.A.M. Dimier).

191

A. Eglise. B. Sacristie. C. Armarium ou bibliothèque. D. Chapitre. E. Escalier du dortoir des

moines. F. Audilorium ou parloir. G. Grande salle des moines. H. Chnuffoir, ï. Réfectoire des moines. J. Cuisine. K. Réfectoire des convers. L. Passage. M. Grand cellier. N. Cour ou ruelle des convers. 0. Cloître de la collation et du

mnndalum. P. Lavabo.

1. Presbytère élevé d'un ou de deux degrés avec l'autel majeur, précédé d'un nou- veau degré,

2. Porte conduisant au cimetière.

3. Escalier du dortoir.

4. Porte des moines.

5. Chœur des moines.

6. Jubé.

7. Chœur des convers. 8. Porte des convers. 9. Narthex.

10. Chaire du lecteur.

11. Passe-plat:.

Fig. 3 Piano-tipo di abbazia cistercense (da P.A.M. Dimier).

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Fig. 4 Territorio della Diocesi di Torcello nel 1800 (da V. Piva).

192

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n n Fig. 5 Chiesa di San Giovanni Evangelista diTorcello, rilievi planirnetrici in occasione

degli scavi dcl 1960-61 (da A. Marcello).

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Fig. 5 Chiesa di San Giovanni Evangelista di Torcello, rilievi planimetrici in occasione degli scavi del 1960-61 (da A. Marcello).

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Fig- 6 A.S.V., Fondo Scavi Esecutori alle Acque, Diversi, B.5: Isola di Torcello (perga- mena).

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Fig. 7 Isola di Torcello (da G. Lorenzetti).

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Fig. 8 Veduta pari.iale dcl complesso di San Giovanni Lvangelisia di Torccllo (da M. Vecchi).

196

Fig- 8 Veduta parziale del complesso di San Giovanni Evangelista di Torccllo (da M. Vecchi).

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Fig. 9 Pianta acquarellata della proprietà Malvicini in I'orcdllo. Sec. XVII (ASV, Fondo San Gcrolamo, 112).

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Fig. 9 Pianta acquarellata della proprietà Malvicini in Torccllo. Sec. XVTI (ASV, Fondo San Gerolamo, B.2).

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Fig. 10 Planimetria rilevata a seguito degli scavi del 1832 in zona Borgognoni a Torccllo (da M. Vecchi).

198

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Fig. Il Ubicazione della costruzione rilevata in zona Borgognoni a Torcello (da M. Vec- chi).

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Fig. 11 Ubicazione della costruzione rilevata in zona Borgognoni a Torcello (da M. Vec- chi).

199

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Fis. 12 Isola di Sant'Antonio Abate (alla ds.) (da M. Vecchi).

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Fig. 13 Isola di SantAntonio Abate, particolarc della precedente (Archivio fotografico del Museo Correr. M.n/17464).

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Fig. 14 M.P.T., Planimetria del complesso di San Giovanni Evangelista di Torcello.

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Fig. 16 Burano, Le Cappuccine, interno, anno 1963 (Archivio fotografico della Soprin- tendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, n./17811.

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Fig. 17 Isola di Mazorbo, veduta prospettica (da M. Vecchi).

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Fig. 18 Isola di Mazzorbo, dall'Isolano di B. Bordone (Archivio fotografico dcl Museo Correr, M.n/5471).

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Fig. 18 Isola di Mazzorbo, dall'Isolano di B. Bordone (Archivio fotografico del Museo Correr, M.n/5471).

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Fig. 20 Santa Caterina di Mazzorbo, anno 1946 (Archivio fotografico della Soprinten- denza ai Beni Architettonici cd Ambientali di Venezia, n/8853).

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Fig. 20 Santa Caterina di Mazzorbo, anno 1946 (Archivio fotografico della Soprinten- denza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, n/8853).

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Isola di Murano (Archivio fotogra6co del Museo Correr, M.n/7236)

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Fig. 23 Isola di Murano con denominazione di diversi edifici religiosi (Archivio fotografi- co del Musco Correr, M.n/12667).

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Fig. 24 Murano, Santo Stefano (Archivio fotografico della Soprintendenza ai Beni Archi- tettonici ed Ambientali di Vcnczia, n/7033).

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Fig. 26 A.S.M.V., Fondo Murano 2, affreschi in Santa Maria degli Angeli.

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Fig. 2 / Murano, Santa Chiara, ex chiostro (Archivio fotografico della Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia n/3366).

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Fig. 28 A.S.M.V., Murano, Santa Chiara, interno (medesima collocazione della fig. 26).

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Fig. 30

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Fig. 32 Tsola di Torcello (da L. Conton).

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XXXI, Venezia 1977. M. FAGIOLO, Chiese e Cattedrali, in Italia Meravigliosa, Milano 1978. M. VECCHI, Torcello: chiese e monasteri scompars: fonti inedite, in «Rivista di Archeologia», Il,

Venezia 1978. ID., Un «tempio romano» a Torcello?, in «Aquileia Nostra», L, Padova 1979. Io, Pianta e ubicazione di un «tempio romano» poi chiesa cristiana a Torcello in un manoscritto del

Museo Correr, in «Rivista di Archeologia», III, Venezia 1979. Io,, Torceio, ricerche e contributi, in Studia Archaeologica «L'Erma» di Bretschneider, 25, Roma

1979. Io,, Metodo archivistico e archeologia: ipotesi di ricerca a Torcello, in Le Origini di Venezia,

Symposium Italo-Polacco, Venezia 1981. J. DECARREAtJX, Lineamenti storici del monachesimo benedettino, in S. Benedetto il Fondatore

d'Europa dal 480 al 1980, Milano 1980. P. M. STANDAERT, La Vita e la Regole di San Benedetto, ibid. M. VeccHi, Murano.' la zona del Battistero, in «Rivista di Archeologia», V, Venezia 1981. In, Torcello, nuove ricerche, in Studia Archaeologica «L'Erma» di Bretschneider, 34, Roma 1982. In, Centula/Saint-Riquier: un problema di archeologia medioevale, in «Rivista di Archeologia»,

VI, Venezia 1982.

226

C. Perogalli, L'architettura dell'Alto Medioevo Occidentale, Milano 1974. Id., Architettura cistercense dell'Italia centrale, in Arte e civiltà del monachesimo italiano, Milano

1974. G. Bortolan, Il Patriarcato di Venezia, Venezia 1974. C. Brooke & W. Swann, The monastic World 1000-1300, London 1974. C. Heitz, More romano, Problèmes d'architecture et liturgie carolingiennes, in «Roma e l'età

carolingia, Atti delle giornate di studio a cura dell'Istituto di Storia dell'arte dell Università di Roma», Roma 1976.

L. Lecijewicz - E. &S. Tabaczinsky, Porcello scavi 1961-1962, Roma 1977. M. Vecchi, Porcello : una piccola chiesa sconosciuta all'ombra della Cattedrale, in «Arte Veneta»,

XXXI, Venezia 1977. M. Fagiolo, Chiese e Cattedrali, in Italia Meravigliosa, Milano 1978. M. Vecchi, Porcello: chiese e monasteri scomparsi, fonti inedite, in «Rivista di Archeologia», II,

Venezia 1978. Id., Un «tempio romano» a Porcello?, in «Aquileia Nostra», L, Padova 1979. Id, Pianta e ubicazione di un «tempio romano» poi chiesa cristiana a Porcello in un manoscritto del

Museo Correr, in «Rivista di Archeologia», III, Venezia 1979. Id., Porcello, ricerche e contributi, in Studia Archaeologica «L'Erma» di Breischneider, 25, Roma

1979. Id., Metodo archivistico e archeologia: ipotesi di ricerca a Porcello, in Le Origini di Venezia,

Symposium Italo-Polacco, Venezia 1981. J. Decarreaux, Lineamenti storici del monachesimo benedettino, in S. Benedetto il Fondatore

d'Europa dal 480 al 1980, Milano 1980. P. M. Standaert, La Vita e la Regola di San Benedetto, ibid. M. Vecchi, Murano: la zona del Battistero, in «Rivista di Archeologia», V, Venezia 1981. Id., Porcello, nuove ricerche, m Studia Archaeologica «L'Erma» di Bretschneider, 34, Roma 1982. Id., CentulaISaint-Riquier: un problema di archeologia medioevale, in «Rivista di Archeologia»,

VI, Venezia 1982.

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Page 217: CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI ......Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini Tocci Franco Mirabella Roberti Mario Ortaffi Gherardo Tamani Giuliano Traversari

INDICE DELLE FIGURE

Fig. i B.C.V., Ms. P.D. 269. Fig. 2 B.C.V., Ms. P.D., Laguna Superiore di Venezia (a. 1845). Fig. 3 Piano-tipo di abbazia cistercense (da P.A.M. Dimier). Fig. 4 Territorio della Diocesi di Torcello nel 1800 (da V. Piva). Fig. 5 Chiesa di San Giovanni Evangelista di Torcello, rilievi planimetrici in occasione

degli scavi del 1960-61 (da A. Marcello), Fig, 6 A,S.V., Fondo Savi Esecutori alle Acque, Diversi, B.5: Isola di Torcello (perga-

mena). Fig. 7 Isola di Torcello (da G. Lorenzetti). Fig, 8 Veduta parziale del complesso di San Giovanni Evangelista di Torcello (da

M. Vecchi). Fig. 9 Pianta acquarellata della proprietà Malvicini in Torcello. Sec. XVII (ASV, Fondo

San Gerolamo, B.2. Fig. 10 Planimetria rilevata a seguito degli scavi del 1832 in zona Borgognoni a Torceilo

(da M. Vecchi). Fig. 11 Ubicazione della costruzione rilevata in zona Borgognoni a Torceilo (da M. Vec-

chi), Fig. 12 Isola di Sant'Antonio Abate (alla ds.) (da M. Vecchi). Fig. 13 Isola di Sant'Mtonio Abate, particolare della precedente (Archivio fotografico

del Museo Correr. M.n/17464). Fig, 14 M,P.T., Planimetria del complesso di San Giovanni Evangelista di Torcello. Fig. 15 A.S.M.V., Fondo Burano 2: Chiesa delle Cappuccine, inizi XX sec. Fig. 16 Burano, Le Cappuccine, interno, anno 1963 (Archivio fotografico della Soprin-

tendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, n,/17811. Fig. 17 Isola di Mazzorbo, veduta prospettica (da M. Vecchi). Fig. 18 Isola di Mazzorbo, dall'Isolano di B. Bordone (Archivio fotografico del Museo

Correr, M,n/5471), Fig, 19 Campanile di Mazzorbo (Archivio fotografico del Museo Correr, Varie n/1026). Fig. 20 Santa Caterina di Mazzorbo, anno 1946 (Archivio fotografico della Soprinten-

denza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, n/8853). Fig. 21 B.C.V., St. P.D. 2576, Isola di Murano. Fig. 22 Isola di Murano (Archivio fotografico del Museo Correr, M.n/7236). Fig. 23 Isola di Murano con denominazione di diversi edifici religiosi (Archivio fotografi-

co del Museo Correr, M.n/12667). Fig. 24 Murano, Santo Stefano (Archivio fotografico della Soprintendenza ai Beni Archi-

tettonici ed Ambientali di Venezia, n/7033). Fig. 25 Murano, San Martino, facciata (da V. Piva). Fig. 26 A.S.M.V., Fondo Murano 2, affreschi in Santa Maria degli Angeli. Fig. 27 Murano, Santa Chiara, ex chiostro (Archivio fotografico della Soprintendenza ai

Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia n/3366). Fig. 28 A.S.M.V., Murano, Santa Chiara, interno (medesima collocazione della flg. 26). Fig. 29 A.S.M.V., Fondo Murano 2, ex Chiesa di Santa Chiara. Fig. 30 Trier, Liebenfraukirche, planimetnia (da Oswald - Schaefer - Sennhauser). Fig. 31 Torcello, Planimetria dell'oratorio di San Marco (da F. Forlati), Fig. 32 Isola di Torcello (da L. Conton). Fig. 33 Isola di Murano dalla pianta prospettica di Jacopo de Barbari (da M. Vecchi). Fig. 34 Isola di Torcello (da V. Piva).

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1 2 3 4 5

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25 26 27

28 29 30 31 32 33 34

INDICE DELLE FIGURE

B.C.V., Ms. P.D. 269. B.C.V., Ms. P.D., Laguna Superiore di Venezia (a. 1845). Piano-tipo di abbazia cistercense (da P.A.M. Dimier). Territorio della Diocesi di Torcello nel 1800 (da V. Piva). Chiesa di San Giovanni Evangelista di Torcello, rilievi planimetrici in occasione degli scavi del 1960-61 (da A. Marcello). A.S.V., Fondo Savi Esecutori alle Acque, Diversi, B.5: Isola di Torcello (perga- mena). Isola di Torcello (da G. Lorenzetti). Veduta parziale del complesso di San Giovanni Evangelista di Torcello (da M. Vecchi). Pianta acquarellata della proprietà Malvicini in Torcello. Sec. XVII (ASV, Fondo San Gerolamo, B.21. Planimetria rilevata a seguito degli scavi del 1832 in zona Borgognoni a Torcello (da M. Vecchi). Ubicazione della costruzione rilevata in zona Borgognoni a Torcello (da M. Vec- chi). Isola di Sant'Antonio Abate (alla ds.) (da M. Vecchi). Isola di Sant'Antonio Abate, particolare della precedente (Archivio fotografico del Museo Correr. M.n/17464). M.P.T., Planimetria del complesso di San Giovanni Evangelista di Torcello. A.S.M.V., Fondo Burano 2: Chiesa delle Cappuccine, inizi XX sec. Burano, Le Cappuccine, interno, anno 1963 (Archivio fotografico della Soprin- tendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, n./17811. Isola di Mazzorbo, veduta prospettica (da M. Vecchi). Isola di Mazzorbo, dall'Isolano di B. Bordone (Archivio fotografico del Museo Correr, M.n/5471). Campanile di Mazzorbo (Archivio fotografico del Museo Correr, Varie n/1026). Santa Caterina di Mazzorbo, anno 1946 (Archivio fotografico della Soprinten- denza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia, n/8853). B.C.V., St. P.D. 2576, Isola di Murano. Isola di Murano (Archivio fotografico del Museo Correr, M.n/7236). Isola di Murano con denominazione di diversi edifici religiosi (Archivio fotografi- co del Museo Correr, M.n/12667). Murano, Santo Stefano (Archivio fotografico della Soprintendenza ai Beni Archi- tettonici ed Ambientali di Venezia, n/7033). Murano, San Martino, facciata (da V. Piva). A.S.M.V., Fondo Murano 2, affreschi in Santa Maria degli Angeli. Murano, Santa Chiara, ex chiostro (Archivio fotografico della Soprintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali di Venezia n/3366). A.S.M.V., Murano, Santa Chiara, interno (medesima collocazione della fig. 26). A.S.M.V., Fondo Murano 2, ex Chiesa di Santa Chiara. Trier, Liebenfraukirche, planimetria (da Oswald - Schaefer - Sennhauser). Torcello, Planimetria dell'oratorio di San Marco (da F. Forlati). Isola di Torcello (da L. Conton). Isola di Murano dalla pianta prospettica di Jacopo de Barbari (da M. Vecchi). Isola di Torcello (da V. Piva).

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INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Aberg N., 19n Ambiveri L., 20n, 178n Ammiana, 31

S. Andrea di -, 12, 18n, 30, 31, 179, 185 Angelo (S.), vedi Mazzorbo, s. Michele

Arcangelo vedi Torcello, S. Angelo (di Zampe-nigo)

Arabi, 178n Astorri G., 20n, 178n Aubert M., 20n

Babic' G., 185n Bangor, 19n Belgio, 20n Benedetto (San), 12, 19n, 36, 180, 183 Berchet F., 39 Bergonci Antelmi D., 31 Bettini S., 21n Bezold (von) G., 178n Bognetti G.P., 21n, 176n Borgognoni (zona: vedi Torcello) Bortolan G., 18n Braunfels W., 19n, 20n Brooke C., 20n Burano, 8, 32, 33, 34, 182, 185

Chiese e monasteri: S. Maria delle Grazie (Le Cappuccine) di -, 7, 32, 33, 171, 172, 173, 174, 175, 178n, 179, 180, 182, 184, 184n, 185n S. Martino di -, 7, 32 S. Mauro (Moro) di -, 32, 33, 172, 175, 176, 177n, 179, 181, 182 S. Vito (e Modesto) di -, 32, 33, 179

Calura G., 39 Caorle, 176, 178n Carin2ia, 173 Casoni G., 21n, 28, 31 Cappelletti G., 18n Cappuccine (Le), vedi Burano, S. Maria del-

le Grazie Centula (Saint-Riquier),

abbazia di -, 12, 181, 184n Certosini, 13 Cessi R., 21n Cicogna E,, 21n, 33 Cisteaux, 19n Cistercensi, 13 Clausse G., 19n Clonard, 19n

Clonmacnoise, 19n Cluny, 19n Colombano (San), 12, 19n Conton L., 185, 186 CoronelliV., 31, 3m Cristina (Santa), isola, 21n, 30, 31

chiesa e monastero di -, 30, 31, 182 Cronaca

Gradense, 14 Altinate, 25

Dantier A., 19n, 20n De' BarbariJ., 185, 186n Decarreaux J., 19n, 20n Dehio G., 178n Deodato TI (Deusdedit), Vescovo, 173, 174 Deusdedit 11, vedi Deodato TI Dimier A.M., 20n Domenico (San), 12 Duchesne L., 19n

Ebrei, 178n Eschapasse M., 20n, 184n Europa, 12

Fagiolo M, 177n Fanello M., 18n Fapanni F., 21n, 28, 38, 39, 40, 42 Farfa, 181 Fiocco G., 182 Fogolari G., 21n, 176n Forlati F., 15, 21n, 27, 28n, 176n, 177n,

178n Fraccaro De Longhi L., 20n Francesco (San), 12 Francia, 20n, 173 Frizziero L., 28n

Gallia, 12, 19n, 182 Gallo L., 21n Gallo (San)

abbazia di -, 12, 19n, 20n, 181 Germania, 20n Gerolamo (San), 39, 180 Gerolamo (San) vedi Murano, S. Maria degli

Angeli Giustiniani M., Vescovo, 6, 35, 36, 38, 40 Giustiniani N.A., Vescovo, 19n Grabar A., 178n Grado, 176 Greci, 178n Grimani A., Vescovo, 6, 19n

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INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Aberg N., 19n Ambiveri L., 200, 178n Ammiana, 31

S. Andrea di -, 12, 18n, 30, 31, 179, 185 Angelo (S.), vedi Mazzorbo, s. Michele

Arcangelo vedi Torcello, S. Angelo (di Zampe- nigo)

Arabi, 178n Astorri G., 20n, 178n Aubert M., 20n

Babic' G., 185n Bangor, 19n Belgio, 20n Benedetto (San), 12, 19n, 36, 180, 183 Berchet F., 39 Bergonci Antelmi D., 31 Bettini S., 2 In Bezold (von) G., 178n Bognetti G.P., 2In, 176n Borgognoni (zona: vedi Torcello) Bortolan G., 18n Braunfels W., 19n, 20n Brooke C, 20n Burano, 8, 32, 33, 34, 182,185

Chiese e monasteri: S. Maria delle Grazie (Le Cappuccine) di -, 7, 32, 33, 171, 172, 173, 174, 175, 178n, 179, 180, 182, 184, 184n, 185n S. Martino di -, 7, 32 S. Mauro (Moro) di -, 32, 33, 172, 175, 176, 177n, 179, 181, 182 S, Vito (e Modesto) di -, 32, 33, 179

Calura G., 39 Caorle, 176, 178n Carinzia, 173 Casoni G., 2In, 28, 31 Cappelletti G., 18n Cappuccine (Le), vedi Burano, S. Maria del-

le Grazie Centula (Saint-Riquier),

abbazia di -, 12, 181, 184n Certosini, 13 Cessi R., 2In Cicogna E., 2In, 33 Cisteaux, 19n Cistercensi, 13 Clausse G., 19n Clonard, 19n

Clonmacnoise, 19n Cluny, 19n Colombano (San), 12, 19n Conton L., 185, 186 Coronelli V., 31, 3 In Cristma (Santa), isola, 2In, 30, 31

chiesa e monastero di -, 30, 31, 182 Cronaca

Gradense, 14 Altinate, 25

Dantier A., 19n, 20n De' Barbari]., 185, 186n Decarreaux ]., 19n, 20n Dehio G., 178n Deodato II (Deusdedit), Vescovo, 173, 174 Deusdedit II, vedi Deodato II Dimier A.M., 20n Domenico (San), 12 Duchesne L., 19n

Ebrei, 178n Eschapasse M., 20n, 184n Europa, 12

Fagiolo M, 177n Fanello M., 18n Fapanni F., 2In, 28, 38, 39, 40, 42 Farfa, 181 Fiocco G., 182 Fogolari G., 2In, 176n Forlati F., 15, 2In, 27, 28n, 176n, 177n,

178n Fraccaro De Longhi L., 20n Francesco (San), 12 Francia, 20n, 173 Frizziero L., 28n

G allia, 12, 19n, 182 Gallo L., 2In Gallo (San)

abbazia di -, 12, 19n, 20n, 181 Germania, 20n Gerolamo (San), 39, 180 Gerolamo (San) vedi Murano, S. Maria degli

Angeli Giustiniani M., Vescovo, 6, 35, 36, 38, 40 Giustiniani N.A., Vescovo, 19n Grabar A., 178n Grado, 176 Greci, 178n Grimani A., Vescovo, 6, 19n

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Page 219: CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI ......Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini Tocci Franco Mirabella Roberti Mario Ortaffi Gherardo Tamani Giuliano Traversari

Guiotto M., 21n, 176n

Hadrianus (S.), vedi Burano, S. Maria delle Grazie

Heitz C., 178n HubertJ., 185n

Inghilterra, 12, 20n Irlanda, 12, 20n Istria, 177n Italia, 12, 19n, 181

Jalabert D., 178n

Kings!ey-Porter A., 177n, 178n, 184n Knowles D., 184n

Laguna, 5, 7, 8, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 17n, 18n, 21n, 26, 40, 42, 172, 173, 175, 176, 180, 183, 186 Isole della -, 6, 21n, 37n, 178n, 182, 1 84n

Lanfranchi L., 28n Leciejewicz L., 21n Leclercq H., 178n Lenoir A., 20n, 184n Levi A.C., 178n Licinio N.A., 18n Lorenzetti G., 28n, 185, 186, 186n Lugano P., 19n, 20n

Mabillon J.D., 19n Maffio (San), vedi Murano, S. Matteo Marcello A., 21n Marco e Cristina (SS.), vedi Cristina (Santa),

Isola Maria e Giacomo (SS,), vedi Murano, S.

Maria degli Angeli Mazzorbo, 35, 36, 37, 37n, 182, 185

Chiese e monasteri: S. Caterina di -, 7, 12, 19n, 35, 36, 171, 172, 179, 181 S. Eufemia di -, 19n, 20n, 35, 36, 179 S. Maria in Valverde di -, 35, 36, 179 S. Michele Arcangelo (S. Angelo) di -, 35, 172, 176, 178n, 182 S. Pietro di -, 35, 178n

Milano, 176, 177n Miozzi E., 18n Monneret de Villard I)., 20n Montalembert (di) C., 20n Montecassino (abbazia), 12, 19n Monticolo G., 20n Moro G., 39 Moro (San), vedi Burano, San Mauro

Moschini G.A., 18n Murano, 21n, 38, 42, 43n, 176, 178n, 185

Chiese e monasteri: S. Bernardo di -, 6 S. Chiara (S. Nicolò della Torre) di -, 19n, 38, 41, 171, 172, 173, 176, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 184n, 185 S. Cipriano di -, 7 S. Giacomo di ., 18n, 38, 41, 42, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 186 S. Giovanni Battista (Battistero) di -, 171, 178n S. Matteo (Maffio) di -, 38, 40, 179 S. Mattia di -, 7 SS. Marco e Andrea di -, 38, 41, 179 S. Maria degli Angeli (SS. Maria e Gia-como) di -, 7, 38, 40, 171, 172, 173, 176, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 184n, 185

S. Gerolamo, oratorio in S.M. de-gli Angeli, 182

SS. Maria e Donato (Basilica, Cattedra-le, Duomo, Matrice muranese) di -, 7, 19n, 38, 43n, 172, 174, 177n, 178n S. Martino di -, 19n, 38, 39, 173, 178n, 179,180 S. Pietro di -, 7 S. Salvatore di -, 12, 20n, 38, 39, 42, 173, 178n, 185, 186 S. Stefano di -, 38, 39, 178, 178n

SS. Sacramento, cappella in S. Ste-fano, 38

Muratori LA., 19n

Nani P., Vescovo, 15, 27 Nicola (San), 38 Nicolò (San) della Torre, vedi Mutano, San-

ta Chiara Nissen, 178n

Occidente, 12 Oriente, 12 Orso Il, Vescovo, 39 Oswald F., 178n

Paoletti E., 18n, 37n, 43n Parenzo, 173, 176 Partecipazi (Famiglia), 177n Patrizio (San), 12 Pavanello G., 18n Perocco G., 37n, 184n Perogalli C., 20n Pietro (San), 182 Piva V., 19n, 20n, 21n, 28n, 29n, 30n, 31,

32, 33

229

Guiotto M., Zln, 176n

Hadrianus (S.), vedi Butano, S. Maria delle Grazie

Heitz C., 178n Hubert J., 185n

Inghilterra, 12, 20n Irlanda, 12, 20n Istria, 177n Italia, 12, 19n, 181

Jalabert D,, 178n

Kingsley-Porter A., 177n, 178n, 184n Knowles D., 184n

Laguna, 5, 7, 8, 11, 12, 13, 15, 16, 17, 17n, 18n, 2In, 26, 40, 42, 172, 173, 175, 176, 180, 183, 186 Isole della -, 6, 2In, 37n, 178n, 182, 184n

Lanfranchi L., 28n Leciejewicz L., 21n Leclercq H., 178n Lenoir A., 20n, 184n Levi A.C., 178n Licinio N.A., 18n Lorenzetti G., 28n, 185, 186, 186n Lugano P., 19n, 20n

Mabillon J.D., 19n Mafiìo (San), vedi Murano, S. Matteo Marcello A., 2In Marco e Cristina (SS.), vedi Cristina (Santa),

Isola Maria e Giacomo (SS.), vedi Murano, S.

Maria degli Angeli Mazzorbo, 35, 36, 37, 37n, 182, 185

Chiese e monasteri: S. Caterina di -, 7, 12, 19n, 35, 36, 171, 172, 179, 181 S. Eufemia di -, 19n, 20n, 35, 36, 179 S. Maria in Valverde di -, 35, 36, 179 S. Michele Arcangelo (S. Angelo) di -, 35, 172, 176, 178n, 182 S. Pietro di -, 35, 178n

Milano, 176, 177n Miozzi E., 18n Monncret de Villard U., 20n Montalembert (di) C., 20n Montecassino (abbazia), 12, 19n Monticolo G.,, 20n Moro G., 39 Moro (San), vedi Butano, San Mauro

Moschini G.A., 18n Murano, 2In, 38, 42, 43n, 176, 178n, 185

Chiese e monasteri: S. Bernardo di -, 6 S. Chiara (S. Nicolò della Torre) di -, 19n, 38, 41, 171, 172, 173, 176, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 184n, 185 S. Cipriano di -, 7 S. Giacomo di -, 18n, 38, 41, 42, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 186 S. Giovanni Battista (Battistero) di -, 171, 178n S. Matteo (Maffio) di -, 38, 40, 179 S. Mattia di -, 7 SS. Marco e Andrea di -, 38, 41, 179 S. Maria degli Angeli (SS. Maria e Gia- como) di -, 7, 38, 40, 171, 172, 173, 176, 179, 180, 181, 182, 183, 184, 184n, 185

S. Gerolamo, oratorio in S.M. de- gli Angeli, 182

SS. Maria e Donato (Basilica, Cattedra- le, Duomo, Matrice muranese) di -, 7, 19n, 38, 43n, 172, 174, 177n, 178n S. Martino di -, 19n, 38, 39, 173, 178n, 179, 180 S. Pietro di -, 7 S. Salvatore di -, 12, 20n, 38, 39, 42, 173, 178n, 185, 186 S. Stefano di -, 38, 39, 178, 178n

SS. Sacramento, cappella in S. Ste- fano, 38

Muratori L.A., 19n

Nani P., Vescovo, 15, 27 Nicola (San), 38 Nicolò (San) della Torre, vedi Murano, San-

ta Chiara Nissen, 178n

Occidente, 12 Oriente, 12 Orso II, Vescovo, 39 Oswald F., 178n

Paoletti E., 18n, 37n, 43n Parenzo, 173, 176 Partecipazi (Famiglia), 177n Patrizio (San), 12 Pavanello G., 18n Perocco G., 37n, 184n Perogalli C., 20n Pietro (San), 182 Piva V., 19n, 20n, 2In, 28n, 29n, 30n, 3In,

32, 33

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Page 220: CHIESE E MONASTERI MEDIOEVALI SCOMPARSI ......Fales Mario Frederick Forlati Tamaro Bruna Michelini Tocci Franco Mirabella Roberti Mario Ortaffi Gherardo Tamani Giuliano Traversari

Rahtgens H., 177n Ravenna, 176, 177n Riquier (Saint), vedi Centula Roma, 32, 176 Romani, 178n

Salona, 176n Salvatori A., 37n, 184n Sandi (-Tironi), 18n, 19n Scandinavia, 20n Schaefer L., 178n Schuster J., 19n Senhauser H.R., 178n Settimo Vittone, 175 Symposium italo-polacco, 8n, 29n, 186n Standaert P,M., 19n Stucchi S., 178n Subiaco

abbazia di -, 17 Svizzera, 20n Swann W., 20n

Tabaczynsky (E. & S.), 21n Tessera, 178n Tironi, vedi Sandi Torcello, 5, 8, 18n, 25, 26, 27, 28, 33, 42,

178n, 182, 185 Chiese e monasteri: S. Andrea di -, 18n, 25n, 26, 28, 28n, 171, 172, 174, 178n S. Angelo (di Zampenigo) di -, 25n, 26, 27, 28, 28n, 182 S. Antonio (Abate) di -, 25n, 26, 27, 28,

179, 182 S. Cataldo (priorato) di -, 26 S. Fosca (Martyrium) di -, 21n, 28, 172,

178, 182 S. Giovanni Battista (battistero) di -, 25n, 28, 172, 174, 178n S. Giovanni Evangelista di -, 11, 14, 15, 19n, 20n, 25, 26, 27, 28, 28n, 37n, 171, 172, 173, 175, 176, 177n, 179, 180, 181, 182, 183, 184n S. Marco di -, 25n, 26, 27, 28n, 171, 172, 182 S. Margherita di -, 25, 26, 28n S. Maria Assunta (Basilica, Cattedrale, Duomo) di -, 7, 11, 14, 15, 19n, 25n,

28n, 42, 172, 173, 175, 178n S. Pietro (di Casacalba) di -, 25, 26 S. Tommaso dei Borgognoni di -, 18n, 25, 26, 27 Diocesi di -, 5, 6, 7, 13, 14, 18n, 19n, 32 Museo Provinciale di -, 19n, 25, 27, 35, 38, 179, 180 Borgognoni (zona) di -, 27, 42, 171, 172, 175, 178n

Trier Duomo di-, 174, 178n

Vecchi M., 7n, 8n, 18n, 19n, 21n, 28n, 29n, 43n, 176n, 177n, 178n, 184n, 186n

Venezia, 5, 6, 7, 8, 17, 42 Chiese: S. Giacomo (di Rialto) di -, 175 S. Marco di -, 30, 177n Archivio di Stato di -, 8, 14, 21n, 26, 28, 30, 31, 32, 33, 35, 36, 39, 40, 41, 42, 177n, 178n, 181, 182, 183 Archivio Patriarcale di -, 5, 13, 14, 15, 16, 26, 28, 32, 35, 36, 38, 39, 40, 41, 42, 172, 174, 178n, 181, 182, 184 Biblioteca Marciana di -, 14, 2 in Fondazione Cmi di -, 14 Museo Correr di -, 14, 21n, 31, 39 Patriarcato di -, 13 Soprintendenza ai Beni ambientali ed architettonici di -, 14, 21n, 33, 35, 40, 41,174 Soprintendenza archeologica di -, 14

Veronese P., 26 Verzone P., 177n Vianoli J (Vescovo), 6, 35, 36, 40

Weber D,, 27, 28, 175

Yona, 19n Zampenigo (zona), vedi Torcello Zanardi N., 33 ZanderG., 20n, 184n Zangirolami C., 43n, 44n Zara

S. Donato di -, 174 Zorzi A., 8n, 18n, 19n, 21n, 26, 29n, 34n,

37n, 43n, 177n

NOTA

I riferimenti a S. Maria Assunta, S. Fosca, S. Giovanni Battista di Torcello e SS. Maria e Donato di Murano possono trovarsi anche soltanto con la denominazione posta tra paren-tesi nel presente indice. Es.: S. Fosca (martyrium).

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Rahtgens H., 177n Ravenna, 176, 177n Riquier (Saint), vedi Centula Roma, 32, 176 Romani, 178n

Salona, 176n Salvatori A., 37n, 184n Sandi (-Tironi), 18n, 19n Scandinavia, 20n Schaefer L., 178n Schuster J., 19n Senhauser H.R., 178n Settimo Vinone, 175 Symposium italo-polacco, 8n, 29n, 186n Standaert P.M., 19n Stucchi S., 178n Subiaco

abbazia di -, 17 Svizzera, 20n Swann W., 20n

Tabaczynsky (E. & S.), 2In Tessera, 178n Tironi, vedi Sandi Torcello, 5, 8, 18n, 25, 26, 27. 28. 33, 42,

178n, 182, 185 Chiese e monasteri: S. Andrea di -, 18n, 25n, 26, 28, 28n, 171, 172, 174, 178n S. Angelo (di Zampenigo) di -, 25n, 26, 27, 28, 28n, 182 S. Antonio (Abate) di -, 25n, 26, 27, 28, 173, 179, 182 S. Cataldo (priorato) di -, 26 S. Fosca (Martyrium) di -, 2In, 28, 172, 174, 178, 182 S. Giovanni Battista (battistero) di -, 25n, 28, 172, 174, 178n S. Giovanni Evangelista di -, 11, 14, 15, 19n, 20n, 25, 26, 27. 28, 28n, 37n, 171, 172, 173, 175, 176, 177n, 179, 180, 181, 182, 183, 184n S. Marco di -, 25n, 26, 27, 28n, 171, 172, 182 S. Margherita di -, 25, 26, 28n S. Maria Assunta (Basilica, Cattedrale, Duomo) di -, 7, 11, 14, 15, 19n, 25n,

28n, 42, 172, 173, 175, 178n S. Pietro (di Casacalba) di -, 25, 26 S. Tommaso dei Borgognoni di -, 18n, 25, 26. 27 Diocesi di -, 5, 6, 7, 13, 14, 18n, 19n, 32 Museo Provinciale di -, 19n, 25, 27, 35, 38, 179, 180 Borgognoni (zona) di -, 27, 42, 171, 172, 175, 178n

Trier Duomo di -, 174, 178n

Vecchi M., 7n, 8n, 18n, 19n, 21n, 28n, 29n, 43n, 176n, 177n, 178n, 184n, 186n

Venezia, 5, 6, 7, 8, 17, 42 Chiese: S. Giacomo (di Rialto) di -, 175 S. Marco di -, 30, 177n Archivio di Stato di -, 8, 14, 2In, 26, 28, 30, 31, 32, 33. 35, 36, 39, 40, 41. 42, 177n, 178n, 181, 182, 183 Archivio Patriarcale di -, 5, 13, 14, 15, 16, 26, 28, 32, 35, 36, 38, 39, 40, 41, 42, 172, 174, 178n, 181, 182, 184 Biblioteca Marciana di -, 14, 2 In Fondazione Cini di -, 14 Museo Correr di -, 14, 2In, 31, 39 Patriarcato di -, 13 Soprintendenza ai Beni ambientali ed architettonici di -, 14, 21n, 33, 35, 40, 41, 174 Soprintendenza archeologica di -, 14

Veronese P., 26 Verzone P., 177n Vianoli J (Vescovo), 6, 35, 36, 40

Weber D., 27, 28, 175

Yona, 19n Zampenigo (zona), vedi Torcello Zanardi N., 33 Zander G., 20n, 184n Zangirolami C, 43n, 44n Zara

S. Donato di -, 174 Zorzi A., 8n, 18n, 19n, 2In, 26, 29n, 34n,

37n, 43n, 177n

NOTA

I riferimenti a S. Maria Assunta, S. Fosca, S. Giovanni Battista di Torcello e SS. Maria e Donato di Murano possono trovarsi anche soltanto con la denominazione posta tra paren- tesi nel presente indice. Es.: S. Fosca (martyrium).

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ABBREVJAZIONI ARCHIVISTICHE

A.P.V. Archivio Patriarcale di Venezia A.S.V. Archivio di Stato di Venezia A.S,M,V. Archivio della Sovrintendenza ai Monumenti di Venezia ora Soprin-

tendenza per i Beni ambientali e architettonici di Venezia B.C.V. Archivio della Biblioteca del Museo Correr di Venezia B.M.V. Archiviò della Biblioteca Marciana di Venezia M.P.T. Archivio del Museo Provinciale di Torcello

231

ABBREVIAZIONI ARCHIVISTICHE

A.P.V. Archivio Patriarcale di Venezia A.S.V. Archivio di Stato di Venezia A.S.M.V. Archivio della Sovrintendenza ai Monumenti di Venezia ora Soprin-

tendenza per i Beni ambientali e architettonici di Venezia B.C.V. Archivio della Biblioteca del Museo Correr di Venezia B.M.V. Archiviò della Biblioteca Marciana di Venezia M.P.T. Archivio del Museo Provinciale di Torcello

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RINGRAZIAMENTO

Desidero ringraziare, in primo luogo, i Proff. Mario Mirabella-Roberti del-l' Università di Trieste e Gustavo Traversari dell' Università di Venezia per l'ap-poggio ed i consigli datimi nel corso della presente ricerca.

Sono anche molto grata al Prof Sergio Bettini per il particolare interesse dimostrato al mio lavoro.

Vorrei ricordare, inoltre, Mons. Gino Bortolan, Direttore dell'Archivio Pa-triarcale di Venezia, la dott. arch. Margherita Asso, Sovrintendente ai Beni Am-bientali e Architettonici di Venezia ed il sig. J. Pettenà dell'Archivio Fotografico dell'Archivio di Stato di Venezia per la disponibilità e la cortesia usatemi durante la consultazione del materiale archivistico.

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RINGRAZIAMENTO

Desidero ringraziare, in primo luogo, i Prof/. Mario Mirabella-Roberti del- l'Università di Trieste e Gustavo Traversari dell'Università di Venezia per l'ap- poggio ed i consigli datimi nel corso della presente ricerca.

Sono anche molto grata al Prof. Sergio Pettini per il particolare interesse dimostrato al mio lavoro.

Vorrei ricordare, inoltre, Möns. Gino Bortolan, Direttore dell'Archivio Pa- triarcale di Venezia, la dott. arch. Margherita Asso, Sovrintendente ai Peni Am- bientali e Architettonici di Venezia ed il sig. J. Pettenà dell'Archivio Fotografico dell'Archivio di Stato di Venezia per la disponibilità e la cortesia usatemi durante la consultazione del materiale archivistico.

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INDICE GENERALE

PARTE PRIMA Cap. I GENESI E DELIMITAZIONE DELLA RICERCA p. 3 Cap. TI ANALISI DIACRONICA E DISCUSSIONE CRITICA

DELLE FONTI DOCUMENTARIE P. 9 Cap. III IL COMPRENSORIO INSULARE p. 23

i Isola di Torcello p. 25 2 Isola di Sant'Andrea di Ammiana p. 30 3 Isola di Santa Cristina p. 31 4 Isola di Burano P. 32 5 Isola di Mazzorbo p. 35 6 Isola di Murano p. 38

PARTE SECONDA APPENDICE DOCUMENTARIA: p. 45 A i Isola di Torcello p• 47 Chiesa e monastero di SantAntonio Abate p. 47 Chiesa e monastero di San Giovanni Evangelista p. 56 A 2 Isola di Sant'Andrea di Ammiana p. 59 A 3 Isola di Santa Cristina p. 61 A 4 Isola di Burano p. 67 Chiesa e monastero di Santa Maria delle Grazie p. 67 Chiesa e monastero di San Mauro p. 81 Chiesa e monastero dei Ss. Vito e Modesto p. 92 A 5 Isola di Mazzorbo p. 95 Chiesa e monastero di Santa Caterina p. 95 Chiesa e monastero di Sant'Eufemia p. 108 Chiesa e monastero di Santa Maria in Valverde p. 112 Chiesa di San Michele Arcangelo p. 117 Chiesa di San Pietro p. 124 A 6 Isola di Murano p. 127 Chiesa e monastero di Santa Chiara p. 127 Chiesa e monastero di San Giacomo p. 140 Chiesa e monastero di San Maffio p. 144 Chiesa e monastero dei Ss. Marco e Andrea p. 149 Chiesa e monastero di Santa Maria degli Angeli p. 151 Chiesa e monastero di S. Martino p. 160 Chiesa di San Salvatore di Murano p. 162 Chiesa di Santo Stefano di Murano p. 167

PARTE TERZA

ESAME DEI RISULTATI p. 169 Le chiese p. 171 I monasteri p. 179 Le ubicazioni p. 185

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INDICE GENERALE

Parte prima Cap. I GENESI E DELIMITAZIONE DELLA RICERCA p. Cap. II ANALISI DIACRONICA E DISCUSSIONE CRITICA

DELLE FONTI DOCUMENTARIE p. Cap. IH IL COMPRENSORIO INSULARE p.

1 Isola di Torcello p, 2 Isola di Sant'Andrea di Ammiana p. 3 Isola di Santa Cristina p. 4 Isola di Butano p. 5 Isola di Mazzorbo p. 6 Isola di Murano p.

Parte seconda

APPENDICE DOCUMENTARIA: p A 1 Isola di Torcello p Chiesa e monastero di Sant'Antonio Abate p Chiesa e monastero di San Giovanni Evangelista p A 2 Isola di Sant'Andrea di Ammiana p A 3 Isola di Santa Cristina p A 4 Isola di Butano p Chiesa e monastero di Santa Maria deUe Grazie p Chiesa e monastero di San Mauro p Chiesa e monastero dei Ss. Vito e Modesto p A 5 Isola di Mazzorbo p Chiesa e monastero di Santa Caterina p Chiesa e monastero di Sant'Eufemia p Chiesa e monastero di Santa Maria in Valverde p Chiesa di San Michele Arcangelo p Chiesa di San Pietro p A 6 Isola di Murano p Chiesa e monastero di Santa Chiara p Chiesa e monastero di San Giacomo p Chiesa e monastero di San Maffio p Chiesa e monastero dei Ss. Marco e Andrea p Chiesa e monastero di Santa Maria degli Angeli p Chiesa e monastero di S. Mattino p Chiesa di San Salvatore di Murano p Chiesa di Santo Stefano di Murano p

Parte terza

ESAME DEI RISULTATI p. 169 Le chiese p. 171 I monasteri p. 179 Le ubicazioni p. 185

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Documentazione fotografica p. 187 Fonti archivistiche p. 223 Bibliografia p. 224 Indice delle figure p. 227 Indice dei nomi e dei luoghi p. 228 Abbreviazioni archivistiche p. 231 Referenze fotografiche p. 232 Ringraziamento p. 233

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Documentazione fotografica p. 187 Fonti archivistiche p. 223 Bibliografia p. 224 Indice delle figure p. 227 Indice dei nomi e dei luoghi p. 228 Abbreviazioni archivistiche p. 231 Referenze fotografiche p. 232 Ringraziamento p. 233

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