LE COLLEZIONI DELL’ARCHIVIO STORICO · Sigillo del cardinale Vincenzo Costaguti (Chiavari 1611 -...

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Rarissimo documento del 4 luglio 1631 con firma autografa e sigillo del card. Antonio Barberini, primo legato della Delegazione Apostolica di Pesaro e Urbino

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

LE COLLEZIONI DELL’ARCHIVIO STORICODI PALAZZO CASSI: I SIGILLI

La Sigillografia e la SfragisticaI sigilli dei Cardinali Legati di Urbino e PesaroIl sigillo di Francesco Maria III sigilli di città

La sigillografia è la scienza che studia i sigilli sotto l’aspetto stori-co-giuridico e diplomatico.Il primo trattato in tal senso è opera dell’italiano Giorgio Longo (De anulis signatoriis antiquorum sive de vario obsignandi ritu tractatus, 1615), mentre il termine fu coniato più tardi da Anton Stefano Car-tari (1680) .Le prime importanti raccolte di sigilli si devono al gesuita Athana-sius Kircher, nato il 2 maggio 1601 a Geisa in Germania, ed a Carlo Strozzi nato a Firenze nel 1587, uomo di grande cultura particolar-mente attratto dallo studio dei codici latini, consolo dell’Accademia Fiorentina ed arciconsolo della Crusca.La grandissima collezione di manoscritti dello Strozzi confluì nella Biblioteca Medicea Laurenziana e nel fondo Magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze.Nel 1745 J. Heuman latinizzò il termine σφραγιστική in Ars sphragi-stica.Nasce così la sfragistica, disciplina che studia più propriamente la produzione del sigillo, prendendone in esame l’aspetto tecnico-arti-stico e per questo più vicina alla scienza araldica.Il sigillo fa la sua prima comparsa nel neolitico, sesto millennio avan-ti Cristo, in un territorio compreso fra l’Iran e l’Anatolia.Da un’iniziale funzione puramente decorativa, diventò in seguito uno strumento che garantiva possesso e segretezza.Il sigillo venne quindi utilizzato come chiusura di sacchi o vasi che contenevano oggetti di particolare valore.Ad esso si attribuivano anche virtù magiche e, l’impronta che lascia-va, si pensava avesse un qualche potere contro falsificatori o male intenzionati.Nell’antica Roma il termine sigillum era usato come diminutivo di signum. Nel periodo medievale la parola inizia ad assumere quel si-gnificato che ancor oggi conserva: il marchio, apposto od appeso ad un documento, con la funzione di attestarne l’autenticità.

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Con il termine sigillum si indica indifferentemente tanto la matrice, intagliata su metallo o pietre dure, una sorta di immagine negativa paragonabile al negativo di una fotografia, quanto l’ impronta a rilie-vo che viene generalmente impressa su cera, argilla, carta o piombo, l’immagine positiva che per intenderci rimane sul documento.Pur potendo assumere diverse forme i sigilli più comuni sono rotondi od ovali.Nell’antichità e nell’alto Medioevo troviamo matrici in oro montate su anelli, i cosiddetti anelli sigilli con i quali sovrani, dignitari ed ecclesiastici autenticavano gli atti che venivano emessi.Alcuni erano portati al collo, i sigilli catenella, altri, rarissimi, im-pressi sulle chiavi o sotto l’impugnatura delle spade.Più avanti negli anni, facendosi sentire l’esigenza di sigilli più grandi, si realizzarono matrici di maggiori dimensioni intagliate il più delle volte nel bronzo.I sigilli plumbei pontifici, considerevoli, erano impressi utilizzando dei torchi speciali od apposite tenaglie dove era montata la matrice da utilizzare.A seconda del metodo con cui venivano apposti possiamo parlare di sigilli pendenti (il sigillo in piombo dei pontefici legato alla Bolla con due cordicelle), sigilli a secco (tipo di sigillo moderno che utilizza una matrice ed una contro-matrice così da lasciare sulla carta un’impron-ta in rilievo), sigilli aderenti (sicuramente i più antichi, l’impronta viene il più delle volte impressa su cera hispanica o ceralacca lasciata colare sul foglio di carta o pergamena).Fra i sigilli aderenti, comunissimi sono quelli di “carta e cera” o si-gillum sub charta: sopra la cera, che era stata colata, veniva messo un sottile pezzetto di carta, ritagliato in varie fogge, il sigillo lo si imprimeva infine direttamente sulla carta che assumeva i segni della matrice.Di essi sono state fornite diverse classificazioni, basandosi in genere sulle figure che dagli stessi venivano rappresentate.Il principe Hohenlohe, fine erudito della materia, li divide invece in sigilli senza figure, con figure, sigilli-ritratti e sigilli araldici.L’archivio storico di San Costanzo può vantare una raccolta impor-tantissima di sigilli appartenuti ai cardinali e ai presidenti della lega-zione di Urbino e Pesaro.Venivano utilizzati per autenticare i numerosissimi documenti che il rappresentante pontifico inviava all’autorità locale, documenti che contenevano il più delle volte regolamenti e disposizioni per il buon governo del territorio.Sono quasi tutti sigilli aderenti e, nello specifico, sub charta o car-ta-cera.

Stemma araldico del cardinale Barberiniper gentile concessione di “Araldica Vaticana”

Palazzo Cassi a San Costanzo 577

La loro forma è nella totalità dei casi rotonda, le figure sono araldiche: stemmi dei legati, dei presidenti, delle diocesi, di città ed appodiati.Quelle che più avanti saranno riprodotte sono chiaramente le im-pronte o immagini positive, impresse da matrici montate su apposite impugnature.Si è detto che il termine sigillo è usato indifferentemente per indicare sia l’immagine negativa che quella positiva, anche se è quest’ultima che viene abitualmente e più propriamente esaminata e studiata, in-serita com’è nell’economia del documento.

Sigillo del cardinale Antonio Barberini (1607 - 1671). Creato cardinale in pectore già nel 1627,all’età di appena venti anni, venne pubblicato il 7 febbraio 1628 con il titolo di Santa Maria in Aquiro.

Il 24 giugno 1631 è nominato cardinale legato a latere di Urbino. E’ stato Gran Priore del Sovrano Militare Ordine di Malta: nel sigillo la croce dell’Ordine Melitense è accollata allo stemma dello stesso.

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo CassiStemma araldico a colori per g.c. di “Araldica Vaticana”

Sigillo del cardinale Francesco Barberini (1597 - 1679). Nel 1623 conseguì la laurea in utroque iure presso l’università di Pisa. Nello stesso anno venne creato cardinale con il titolo di Sant’Onofrio.Numerosissimi gli incarichi ed i titoli onorifici dei quali fu destinatario. Nel 1627 ricoprì

la carica di bibliotecario della Vaticana. Legato pontificio di Urbino nel 1633.Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Stemma araldico a colori per g.c. di “Araldica Vaticana”

Sigillo del cardinale Alderano Cybo (1631- 1700). Creato cardinale nel 1645, fu legato di Urbino (1646), Ravenna (1648) e Ferrara (1651). Vescovo di Jesi dal 1656, quindi segretario di stato.

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo CassiStemma araldico a colori per g.c. di “Araldica Vaticana”

Sigillo del cardinale Vincenzo Costaguti (Chiavari 1611 - Roma 1660).Insigne esponente della nobile famiglia ligure dei Costaguti o Costaguta, elevato al cardinalato da

Papa Urbano VIII nel concistoro del 13 luglio 1643. Ricoprì la carica di segretario della Camera Apostolica. Cardinale Legato di Urbino dal 1648 al 1651.

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo CassiStemma araldico a colori per g.c. di “Araldica Vaticana”

Autografo del cardinale Cristoforo Vidman (a volte Widmann)Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale Cristoforo Vidman (Venezia 1617 - San Martino al Cimino 1660), figlio di Giovanni conte di Ortenburg.

Creato cardinale da Innocenzo X il 7 ottobre 1647. E’ stato uditore della Reverenda Camera Apostolica.

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale Luigi Homodei (Milano 1608 - Roma 1685). Creato cardinale da Papa Innocenzo Xil 19 febbraio 1652. Ha ricoperto la carica di protonotario apostolico, decano della Camera Apostolica

e cardinale presbitero della basilica di San Bonifacio e Sant’Alessio. Cardinale legato ad Urbino nel 1655.

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo CassiStemma araldico a colori per g.c. di “Araldica Vaticana”

Sigillo del cardinale Scipione d’Elci, nobile senese dei conti d’Elci, legato di Urbino nel 1658Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale Antonio Bichi (1614 - 1691), il 17 aprile 1662 è nominato legato pontificio di UrbinoArchivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale Cesare Rasponi, legato di Urbino nel 1667Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale Carlo Cerri (Roma 1611 - Roma 1690), legato di Urbino dal 19 maggio 1670Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni (1623 - 1698).Creato cardinale “in pectore” il 14 gennaio 1664, è stato pubblicato nel febbraio 1666.

Camerlengo di Santa Romana Chiesa ed Arcivescovo di Ravenna.Legato di Urbino nel 1673

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo CassiStemma araldico a colori per g.c. di “Araldica Vaticana”

Autografo del cardinale Carlo BarberiniArchivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale Carlo Barberini (1 giugno 1630 - 2 ottobre 1704) figlio del principe Taddeo Barberinie di Anna Colonna. Creato cardinale da Innocenzo X nel 1653 con il titolo di San Cesareo, ricoprì anche

la carica di prefetto di Roma, arciprete di San Pietro in Vaticano e membro della Congregazione dell’Indice.Legato Pontificio di Urbino (1677)

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo del cardinale legato Giacomo Cantelmi (Pettorano 1645 - Napoli 1702),creato cardinale da Papa Alessandro VIII il 13 febbraio 1690

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Stemma araldico del cardinale Giacomo Cantelmiper gentile concessione di “Araldica Vaticana”

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Il sigillo di Francesco Maria II

Ad arricchire la collezione di Palazzo Cassi, oltre a quelli dei cardi-nali legati, troviamo anche il sigillo usato dall’ultimo duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere.Questi, che si poteva pure fregiare del titolo di duca di Sora e Signore di Pesaro, Senigallia, Fossombrone e Gubbio, fu l’ultimo duca della città feltresca.Non avrebbe dovuto esserlo.Con una lettera del 14 maggio 1621 aveva lasciato improvvisamente le redini dello Stato al figlio Federico Ubaldo che, al padre, quanto a indole e capacità di governo, assomigliava ben poco.A Pesaro, nel corso di una delle sue bravate, guidando furiosamente un cocchio con diciotto cavalli, aveva travolto e ucciso un bambino.L’anziano Francesco Maria, che si era ritirato a Casteldurante, pur disapprovando i poco regali comportamenti del figlio non aveva tut-tavia più energie per reagire nel modo dovuto. La moglie Livia condivideva le stesse angosce del marito, anche lei però senza alcuna influenza nei confronti dello scapestrato erede.Il 28 giugno del 1623 Federico Ubaldo venne trovato cadavere nel-le sue stanze dal conte Girolamo Bentivoglio di Gubbio e da certo Fabbrizio Ferretti: il corpo era già freddo, adagiato sulla schiena con la mano sinistra sotto la guancia, una gamba era retratta.Numerose le ipotesi per spiegare l’improvviso decesso.Si parlò di morte per soffocamento, ma le cause non furono mai ben chiarite.Chi vide il cadavere dichiarò tuttavia che non c’erano segni evidenti di violenza.Il genitore apprese la notizia dal vescovo di Pesaro Malatesta Baglioni giunto appositamente da Urbino.Il duca era stanco ma, suo malgrado, dovette riprendere l’esercizio della Suprema Autorità.Morirà nel 1631 ed il ducato passerà definitivamente alla Santa Sede.Francesco Maria, a differenza del figlio, era un principe illuminato, amante delle arti, parlava come un gentiluomo e viveva da gran si-gnore, la sua modestia era tale da coprire gli stessi fasti del principato, era attento ai problemi del suo Stato e l’esercizio della giustizia lo elevava al rango di un re.Conosceva benissimo le problematiche e la Terra di San Costanzo una delle più ragguardevoli del ducato.Aveva personalmente approvato e firmati gli statuti del locale Monte di Pietà (1583).Papa Paolo V lo aveva ricordato nella Bolla di erezione a collegiata

Palazzo Cassi a San Costanzo 591

della pieve di San Costanzo (1607): “terra che si trova sotto la giuri-sdizione e il dominio temporale del figlio diletto il nobiluomo Francesco Maria duca d’Urbino”.Nell’archivio storico di San Costanzo si possono ammirare alcuni documenti siglati dallo stesso e con impresso il suo sigillo.Sono qui riprodotte due suppliche del 22 marzo 1614 e del 13 no-vembre 1627, rispettivamente del primo e secondo periodo di eserci-zio della sovranità ducale intervallati dalla breve parentesi del figlio Federico Ubaldo.

Sigillo del duca Francesco Maria II Della RovereArchivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Nelle pagine seguenti:Suppliche del 22 marzo 1614 e del 13 novembre 1627,indirizzate al duca Francesco Maria II, con impresso il sigillo dello stessoArchivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

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I sigilli di città

L’archivio di Palazzo Cassi conserva anche una serie di sigilli in uso nelle città vicine, che avevano rapporti di corrispondenza con la mu-nicipalità locale.Singolare quello di Pesaro, che trae origine da una precisa disposizio-ne di Guidubaldo II Della Rovere, morto ivi il 28 settembre 1574.Il duca era legatissimo alla città e, pochi giorni prima di morire, aveva manifestato al gonfaloniere della stessa la volontà di inserire la “sua rovere” nello stemma comunitario:

“Vi dono la mia rovere e voglio che sia posta nello stemmadella Comunità sopra il quartiere bianco e rosso con quattro mani

che si stringono tra esse e sorreggono la rovere, e, sotto,il motto Perpetua et firma fidelitas, e voglio essere nominato

Signore e Padre vostro”

La Municipalità di Pesaro, nell’accogliere l’estremo desiderio del suo Dominus, aggiunse al nuovo sigillo la seguente legenda: Munus Guidi Ubaldi De Ruvere Pisauri Domini et Patris.

Sigillo della città di Pesaro con “la rovere”, concessa, poco prima di morire,dal duca Guidubaldo II “Munus Guidi Ubaldi De Ruvere Pisauri Domini et Patris”

Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo della città di Fano (1666)Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi

Sigillo della città di Fossombrone (1725)Archivio storico di San Costanzo, Palazzo Cassi