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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights NIGRA COSTANTINO (Villa Castelnuovo [AO] 1828-Rapallo 1907) - Uomo del Risorgimento Ita- liano, insigne diplomatico e statista, scrittore e poeta, filologo e acuto pensatore, è ricordato soprattuto per aver amato la sua terra e le sue genti, dedicando loro pagine di sto- ria. Laureato in giurisprudenza al- l’Università di Torino, nel 1851 en- trò al servizio del Ministero degli Esteri e in breve tempo ottenne la stima e la benevolenza dei propri superiori, facendosi apprezzare dal- lo stesso Ministro, allora anche Pre- sidente del Consiglio, Massimo D’Azeglio e dal suo successore, il conte Camillo Benso di Cavour. In questo periodo inizia a mostrare le sue doti anche in campo artistico tanto da ricevere le lodi dal grande letterato dell’epoca Alessandro Manzoni. Ne- gli anni in cui svolge l’attività diplomatica sarà testimone ed artefice dei più straordinari eventi della storia del XIX secolo. Al seguito di Cavour e del Re Vittorio Emanuele II partecipa al Congresso di Parigi per raccogliere i frutti della spedizione piemontese in Crimea. Al colloquio di Plombières, tra Napoleone III e Cavour (1858), partecipò al progetto di guerra del Regno di Sardegna contro l’Au- stria; il problema era convincere l’imperatore di scendere in guerra a fianco dell’esercito piemontese, progetto che andò in porto nel 1859 e che diede inizio alla seconda guer- ra di indipendenza. All’armistizio di Villafranca egli fu l’unico testimone del furibondo litigio tra Cavour e il Re, che portò alle dimissioni del primo ministro. In seguito alla morte di Cavour, tornò a Parigi in veste di Ministro Plenipotenziario di Sua Maestà il Re d’Italia, e sarà lo stesso imperatore a congratularsi con lui per il titolo ricevuto. Ma i rap- porti tra il Nigra e il Re Vittorio fu- rono sempre piuttosto gelidi perché il sovrano vedeva nel Nigra il fidato amico e collaboratore di Cavour, a lui sempre ostile, e solo dopo la mor- te di Vittorio Emanuele II, il succes- sore Umberto I riconoscerà i meriti della sua opera svolta a favore del Regno nominandolo senatore. Al termine della carriera diplomatica Nigra si ritira a Venezia. Per tutta la sua vita, quando i gravi impegni del suo incarico glielo permettevano, de- dicò la sua conoscenza, sorretta dal suo amore per la terra di origine, allo studio e alla ricerca filologica della cultura canavesana. Produsse mirabili scritti e saggi e addirittura eseguì traduzioni in versi di Catullo dell’opera “La chioma di Berenice” e, coadiuvato dall’ami- co Delfino Orsi, raccolse e commentò “Le Sacre Rappre- sentazioni Canavesane”. L’opera che consegna il Nigra ai posteri, ed al tempo stesso diviene una pietra miliare nel campo degli studi antropologici e filologici, è senza dub- bio “I Canti popolari del Piemonte”. Dedicò anche gli ulti- mi anni della vita a raccogliere memorie della sua attività per consegnare ai posteri il racconto della storia del Risor- gimento italiano dal punto di vista di chi quella storia non solo l’aveva vissuta ma anche l’aveva fatta, ma alla sua morte l’enorme dossier del suo lavoro risultò scomparso. NIEVO IPPOLITO (Padova 1831- Mar Tirreno 1861) - Figlio di un ma- gistrato mantovano e di una nobile friulana, si avvicinò presto agli ideali mazziniani e, mentre era studente di legge, partecipò alle azioni politiche studentesche. Dopo la laurea (1855), volendo sottrarsi all’atteggiamento d’ossequio verso le autorità austriache che l’avvocatura avrebbe comportato, si ritirò due anni nel castello dei pa- renti materni, a Colloredo presso Udi- ne, ma nel 1857, quando fu spiccato un ordine di cattura nei suoi confron- ti, fuggì a Milano. Nel 1859 partì con i cacciatori a cavallo di Garibaldi nella campagna del Trentino, e l’anno dopo partecipò alla spedizione dei Mille. Garibaldi lo nominò colonnello e, con- quistata la Sicilia, gli affidò l’incarico, troppo burocratico e amministrativo per Nievo, di intendente militare. Nel 1861, mentre i compagni, attraversato lo stretto, risalivano la penisola, partì da Palermo alla volta di Napoli sulla goletta «Ercole», che fece naufragio. Finì così, a trent’anni, una vita esem- plare. Spirito riflessivo e discreto, uomo coraggioso ed eroico senza ostentazio- ni e vanterie, seguace sincero del rigo- re morale mazziniano, Nievo produs- se tutta la sua opera nel giro dei pochi anni che vanno dalle «Rime» giovanili del 1854 alle liriche di «Amori garibal- dini» del 1860. Ma ci furono all’incirca due anni, in parte corrispondenti alla sua permanenza a Milano, in cui, ac- canto a opere di varia struttura, come il romanzo «Il conte pecoraio» e i due dram- mi «Spartaco» e «I Capuani», scrisse in pochi mesi «Le confessioni di un italia- no». Pubblicate postume nel 1867, con il titolo «Confessioni di un ottuagena- rio», preteso dall’editore che non vole- va fossero scambiate per un memoria- le politico, le «Confessioni» sono un grande romanzo storico, un vasto af- fresco creato attraverso le rievocazioni di un vecchio le cui vicende s’intrec- ciano con molti eventi della storia ita- liana, quali la fine di Venezia, l’inva- sione napoleonica, i tentativi delle re- pubbliche prima di Roma e poi di Na- poli, il nascere del Risorgimento. La freschezza dello stile, il senso della na- tura, la trattazione nuova della sco- perta della sessualità infantile fanno di questo libro uno dei capolavori della letteratura italiana.

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NIGRA COSTANTINO (VillaCastelnuovo [AO] 1828-Rapallo1907) - Uomo del Risorgimento Ita-liano, insigne diplomatico e statista,scrittore e poeta, filologo e acutopensatore, è ricordato soprattutoper aver amato la sua terra e le suegenti, dedicando loro pagine di sto-ria. Laureato in giurisprudenza al-l’Università di Torino, nel 1851 en-trò al servizio del Ministero degliEsteri e in breve tempo ottenne lastima e la benevolenza dei proprisuperiori, facendosi apprezzare dal-lo stesso Ministro, allora anche Pre-sidente del Consiglio, MassimoD’Azeglio e dal suo successore, ilconte Camillo Benso di Cavour. Inquesto periodo inizia a mostrare lesue doti anche in campo artistico tanto da ricevere le lodidal grande letterato dell’epoca Alessandro Manzoni. Ne-gli anni in cui svolge l’attività diplomatica sarà testimoneed artefice dei più straordinari eventi della storia del XIXsecolo. Al seguito di Cavour e del Re Vittorio Emanuele IIpartecipa al Congresso di Parigi per raccogliere i frutti dellaspedizione piemontese in Crimea. Al colloquio diPlombières, tra Napoleone III e Cavour (1858), partecipòal progetto di guerra del Regno di Sardegna contro l’Au-stria; il problema era convincere l’imperatore di scenderein guerra a fianco dell’esercito piemontese, progetto cheandò in porto nel 1859 e che diede inizio alla seconda guer-ra di indipendenza. All’armistizio di Villafranca egli ful’unico testimone del furibondo litigio tra Cavour e il Re,che portò alle dimissioni del primo ministro. In seguito

alla morte di Cavour, tornò a Parigiin veste di Ministro Plenipotenziariodi Sua Maestà il Re d’Italia, e sarà lostesso imperatore a congratularsicon lui per il titolo ricevuto. Ma i rap-porti tra il Nigra e il Re Vittorio fu-rono sempre piuttosto gelidi perchéil sovrano vedeva nel Nigra il fidatoamico e collaboratore di Cavour, alui sempre ostile, e solo dopo la mor-te di Vittorio Emanuele II, il succes-sore Umberto I riconoscerà i meritidella sua opera svolta a favore delRegno nominandolo senatore. Altermine della carriera diplomaticaNigra si ritira a Venezia. Per tutta lasua vita, quando i gravi impegni delsuo incarico glielo permettevano, de-dicò la sua conoscenza, sorretta dal

suo amore per la terra di origine, allo studio e alla ricercafilologica della cultura canavesana. Produsse mirabili scrittie saggi e addirittura eseguì traduzioni in versi di Catullodell’opera “La chioma di Berenice” e, coadiuvato dall’ami-co Delfino Orsi, raccolse e commentò “Le Sacre Rappre-sentazioni Canavesane”. L’opera che consegna il Nigra aiposteri, ed al tempo stesso diviene una pietra miliare nelcampo degli studi antropologici e filologici, è senza dub-bio “I Canti popolari del Piemonte”. Dedicò anche gli ulti-mi anni della vita a raccogliere memorie della sua attivitàper consegnare ai posteri il racconto della storia del Risor-gimento italiano dal punto di vista di chi quella storia nonsolo l’aveva vissuta ma anche l’aveva fatta, ma alla suamorte l’enorme dossier del suo lavoro risultò scomparso.

NIEVO IPPOLITO (Padova 1831-Mar Tirreno 1861) - Figlio di un ma-gistrato mantovano e di una nobilefriulana, si avvicinò presto agli idealimazziniani e, mentre era studente dilegge, partecipò alle azioni politichestudentesche. Dopo la laurea (1855),volendo sottrarsi all’atteggiamentod’ossequio verso le autorità austriacheche l’avvocatura avrebbe comportato,si ritirò due anni nel castello dei pa-renti materni, a Colloredo presso Udi-ne, ma nel 1857, quando fu spiccatoun ordine di cattura nei suoi confron-ti, fuggì a Milano. Nel 1859 partì con icacciatori a cavallo di Garibaldi nellacampagna del Trentino, e l’anno dopopartecipò alla spedizione dei Mille.Garibaldi lo nominò colonnello e, con-quistata la Sicilia, gli affidò l’incarico,troppo burocratico e amministrativoper Nievo, di intendente militare. Nel1861, mentre i compagni, attraversatolo stretto, risalivano la penisola, partìda Palermo alla volta di Napoli sullagoletta «Ercole», che fece naufragio.

Finì così, a trent’anni, una vita esem-plare. Spirito riflessivo e discreto, uomocoraggioso ed eroico senza ostentazio-ni e vanterie, seguace sincero del rigo-re morale mazziniano, Nievo produs-se tutta la sua opera nel giro dei pochianni che vanno dalle «Rime» giovanilidel 1854 alle liriche di «Amori garibal-dini» del 1860. Ma ci furono all’incircadue anni, in parte corrispondenti allasua permanenza a Milano, in cui, ac-canto a opere di varia struttura, come ilromanzo «Il conte pecoraio» e i due dram-mi «Spartaco» e «I Capuani», scrisse inpochi mesi «Le confessioni di un italia-no». Pubblicate postume nel 1867, conil titolo «Confessioni di un ottuagena-rio», preteso dall’editore che non vole-va fossero scambiate per un memoria-le politico, le «Confessioni» sono ungrande romanzo storico, un vasto af-fresco creato attraverso le rievocazionidi un vecchio le cui vicende s’intrec-ciano con molti eventi della storia ita-liana, quali la fine di Venezia, l’inva-sione napoleonica, i tentativi delle re-

pubbliche prima di Roma e poi di Na-poli, il nascere del Risorgimento. Lafreschezza dello stile, il senso della na-tura, la trattazione nuova della sco-perta della sessualità infantile fannodi questo libro uno dei capolavoridella letteratura italiana.