LE AMAZZONI DELLA BELLE ÉPOQUE - DAL CIRCO AL SALTO OSTACOLI - LE GRANDI ECUYERES D'ALTA SCUOLA

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I NOSTRI AMICI CAVALLI N°81 MENS - ANNO 7-12 € 4,50 Novembre 2012 N°81 Razza del mese PURA RAZA ESPAÑOLA SPECIALE Transumaja 2012 Un tuffo nel passato, nel cuore del Parco Nazionale d ella M ajella Prendersi cura del cavallo anziano La fase dello svezzamento Capire le relazioni nel branco Tariffa R.O.C. - Poste Italiane Spa - Sped. In Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. In L. 27.02.2004, n° 46), art.1, comma 1, DCB Milano. Le amazzoni della Belle Époque, brave e seducenti In Marocco tra verdi oasi e dune dorate Viaggiare Consigli pratici Gente di cavalli

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Eredi delle chasses à courre che avevano abituato il cavaliere e l’amazzone a saltare le barriere naturali dei campi, i concorsi ippici con ostacoli divennero alla moda nella seconda metà dell’Ottocento.

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I nostrI amIcI cavallI n°81 mens - anno 7-12 € 4,50

Novembre 2012 N°81

Razza del mesePura raza esPaÑola

SPECIALE

Transumaja 2012Un tuffo nel passato, nel cuore del Parco Nazionale della Majella

● Prendersi cura del cavallo anziano● la fase dello svezzamento● Capire le relazioni nel branco

Tarif

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brave e seducenti

In Maroccotra verdi oasi

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Consiglipratici

Gentedi cavalli

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GENTE DI CAVALLI

I NOSTRI AMICI CAVALLI

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39I NOSTRI AMICI CAVALLI

TRA LUSTRINI E ARISTOCRAZIA, ECCO LE ÉCUYÈRES DEL CIRCO EQUESTRE. UN VIAGGIO DI OLTRE

UN SECOLO PER CONOSCERE LE PROTAGONISTE FEMMINILI DI UNO STILE DAVVERO SORPRENDENTE.

num & Baily Circus, a passare in amaz-zone i 2,25 metri nel 1891. E quando al-le seconde Olimpiadi ufficiali di Parigi nel 1900 fu ammessa per disattenzione un’a-mazzone, a partecipare fu Elvira Guerra su Libertin, écuyère italiana del circo Olym-pique (fondato dal grande amatore e cava-liere riminese Alessandro Guerra, che in-trodusse nel circo l’Alta Scuola in amaz-zone). Elvira si classificò nona su 51 par-tenti nel Chevaux de Selle (hack and hun-ter combined) e, sempre in amazzone, 26e-sima su 37 partenti nel salto individuale. Dimenticata dalla storia ufficiale delle O-limpiadi, il suo nome lo ricorda una via di Bordeaux, dove morì nel 1937.

La “cavaliera” e il salto ostacoliSolo nel concorso ippico di Parigi del 1924 l’amazzone ebbe per la prima vol-

ta una categoria propria, ufficializzata de-finitivamente l’anno successivo nel Con-cours Hippique Militaire International di Nizza con il Prix de Diane a barrage, vinto dall’italiana Fanny Vialardi di Sandiglia-no su Zaglione, di fatto il primo campio-nato del mondo di monta all’amazzone. Da quell’anno la “cavaliera” entrò ufficial-mente nel mondo trimillenario dell’uo-mo a cavallo, ma fino agli anni ‘30 il ma-teriale iconografico è modesto, quasi che la sua presenza fosse considerata più una stramberia che una realtà competitiva. Le immagini sono quasi inesistenti, fatto che ne ha implicato l’oblio. Esistono le crona-

Eredi delle chasses à courre che a-vevano abituato il cavaliere e l’a-mazzone a saltare le barriere na-turali dei campi, i concorsi ippi-

ci con ostacoli divennero alla moda nel-la seconda metà dell’Ottocento. Il primo jumping fu organizzato durante il Royal Dublin Society Annual Show di Dubli-no nel 1865, cinque anni dopo fu la volta della Francia e nel 1882 la Société Hippi-que Française ne stese il primo regolamen-to. Era nato ufficialmente il Concours de Saut d’Obstacles (CSO), destinato a uffi-ciali e gentlemen riders, quindi esclusiva-mente “al maschile”. Il primo concorso ip-pico internazionale ufficiale a ostacoli fu a Torino nel 1901 senza presenza femmini-le, anche se esistevano già “cavaliere” che si erano cimentate nel salto con risultati più che sorprendenti (il primo salto storico in amazzone fu il “fuori programma” di Dia-ne Dupont su Froufrou nel concorso ippi-co di Parigi del 1885). Il regolamento del CSO non vietava esplicitamente la “cava-liera”: semplicemente, non l’aveva nem-meno presa in considerazione.Le amazzoni della Belle Époque proveni-vano da due mondi precisi, sovente con-tigui: l’aristocrazia e il circo. Entrambi e-rano costituiti da donne che montavano a cavallo fin da giovani, tutte con una buo-na attitudine al salto, che per l’aristocra-tica si era sviluppata nelle chasses à courre, mentre per le écuyères dei circhi era diven-tato un complemento fondamentale del-lo spettacolo. Fu Emma Peek Marantette su Filemaker, écuyère americana del Bar-

DI TOMASO VIALARDI DI SANDIGLIANO

TRA LUSTRINI E ARISTOCRAZIA, ECCO LE ÉCUYÈRES Belle Belle Belle Belle Belle Belle ÉÉÉpoquepoquepoqueÉpoqueÉÉÉpoqueÉpoqueÉpoqueÉÉÉpoqueÉÉÉÉAMAZZONIBelle Belle Belle dellaAMAZZONILe

Programma del primo Campionato del mondo Amazzoni (Prix de Diane), Nizza 1925.

Elvira Guerra su Boy-Rhum II, Parigi 1910.

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GENTE DI CAVALLI

che mondane, che però danno dell’amaz-zone una lettura rivolta alla “moda” o alla sua implicazione culturale e sociale nel fe-nomeno del femminismo nascente. L’uso della fotografia dei salti è ancora riservato all’uomo, l’amazzone a cavallo è sempre ri-tratta in posa ferma, quasi un quadro. Per-sino del salto della Marantette, quando nel 1913 su St. Patrick e sempre in amazzone superò il proprio record passando i 2,42 metri (forse con l’aiuto di un trampolino, ecco perché sul suo record c’è discussio-ne), esistono ampie cronache sportive, ma l’immagine è unicamente in una cartolina che la stessa Marantette usò come pubbli-cità per i suoi spettacoli. L’unico modo per ritrovare iconografica-mente il mondo delle amazzoni della Belle Époque, quando cioè la donna cominciò a crescere nella propria identità di “cavaliera” rendendo visivamente tangibile il passag-

gio sottile tra femminilità e ma-schilismo, è quello di seguire la storia delle écuyères dei circhi e il loro ruolo nella società. Il primo a scriverne fu Gaussen de Vaux nel suo Écuyers et écuyères: histoires des cirques d’Europe (1680-1891) uscito a Parigi nel 1893, ancora oggi un’opera di riferimento.

Le amazzoni:dive del circo Bella e proveniente da socialità diverse, in genere figlia di artisti già celebri o sempli-cemente “fille bonne à marier”, l’écuyère è una “cavaliera” completa sia nell’Alta Scuola sia nel salto, nonostante la posizio-ne poco favorevole della monta in a-mazzone che le toglieva l’azio-ne della gamba destra e del-la mano sinistra, la destra tenendo la cravache. La monta è quella che an-tecede il “sistema Ca-prilli”, rigida e poco se-guente il cavallo, inesi-stente la “ceduta” sul sal-to. Una monta affascinan-te per l’Alta Scuola, ma pe-ricolosa nei giochi che l’écuyère proponeva in pista nel continuo su-peramento di se stessa. Era il 1835. In pista, nell’arena dell’Olym-pique e del Cirque des Champs-Elysées, ci sono le prime stelle: Caroline Loyo, allieva di Pellier, e Pauline Cuzent, allieva di Bau-cher. Pellier e Baucher sono i “mostri sacri” della monta in amazzone, ne modellarono la sella e lo stile aprendo la strada all’amaz-zone moderna. E poi, sempre all’Olympi-que, c’è la giovanissima Antoinette Lejars. Tutte e tre sono belle, ma la più bella è Antoinette, la cui fama di amazzone cor-re parallela ai cuori infranti nell’aristocra-zia di mezza Europa. Tutte e tre montano

in maniera straordinaria, ciascuna con le proprie peculiarità. Le unisce la passione per lo spettacolo e per lo spettacolo alcune amazzoni moriranno. Fanny Ghyka, ad e-sempio, un’aristocratica che aveva preferi-to il circo a un marito noioso, staffata per

una monta troppa sicura durante uno show a l’Hippodrome de l’Alma

su Sultan, morì di cancrena al-la gamba nel 1881, a 24 an-ni, dopo un’agonia di quat-tro giorni. Émilie Loisset morì l’anno successivo, a 26 anni, per una caduta nel salto di un tavolo con i

candelabri accesi, schiaccia-ta da Pour-Toujours, un ca-

vallo infido che si era intestar-dita a montare.

Storie di spettacolo e di amoriTutte portarono la monta in amazzone al sommo dell’arte, incrociando spettacolo e aristocrazia. Quando Émilie Loisset morì era fidanzata con il principe de Hatzfeld. Céleste Mogador (Élisabeth-Céleste Vei-nard), ex prostituta, poi stella in amazzo-ne del Cirque-Olympique, poi ballerina di cancan, sposò il conte de Moreton Cha-brillan. Vedova nel 1858, continuò a oc-cuparsi di spettacolo. Scoprì e lanciò Lou-ise Weber, La Goulue del Moulin Rouge immortalata da Toulouse-Lautrec. Lau-ra Bassin, stella del Cirque des Théâtres Impériaux di Mosca, sposò il colonnello Novosiltsev e per la sua bravura ricevette una spilla di diamanti dallo zar Nikolaj I. Magdalene Kremzow, una favorita dell’Al-ta Scuola europea, sposò nel 1853 il con-te von Mensdorff-Pouilly. Clotilde Lois-set, sorella della disgraziata Émilie, sposò il principe di Reuss e già la loro zia Louise Loisset aveva sposato il conte Rossi.Non tutte ebbero la stessa fortuna. Eugénie

Fanny Vialardi di Sandigliano su Zaglione, vincitrice del Prix de Diane, Nizza 1925.

Emma Marantette passa i 2,24 m. su Filemaker, Taunton (MA) 1891.

Caroline Loyo, Cirque Olympique, Parigi 1850.

schilismo, è quello di seguire la dei circhi e il

loro ruolo nella società. Il primo a scriverne fu Gaussen de Vaux

histoires (1680-1891)

uscito a Parigi nel 1893, ancora Henri de Toulouse-Lautrec: “Au Cirque Fernando, l’écuyère”, Parigi 1887.

ne poco favorevole della monta in a-va l’azio-va l’azio-va

ne della gamba destra e del-la mano sinistra, la destra

. La

sul sal-to. Una monta affascinan-te per l’Alta Scuola, ma pe-ricolosa nei giochi che l’écuyèreproponeva in pista nel continuo su-

una monta troppa sicura durante uno show a l’Hippodrome de l’Alma

su Sultan, morì di cancrena al-la gamba nel 1881, a 24 an-ni, dopo un’agonia di quat-tro giorni. Émilie Loisse

ni, dopo un’agonia di quat-tro giorni. Émilie Loisse

ni, dopo un’agonia di quat-

morì l’anno successivo, a 26 anni, per una caduta nel salto di un tavolo con i

candelabri accesi, schiaccia-ta da Pour-Toujours, un ca-

vallo dita a montare.

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LE AMAZZONI DELLA BELLE ÉPOQUE

(Jenny) Weiss, celebre per la sua cabrade, sposò il barone de Rhaden ma non lasciò il circo. Diventata cieca, volle fare un ulti-ma volta il numero d’Alta Scuola che l’a-veva resa celebre: cadde e si ruppe la testa, morendo in miseria e nella solitudine più disperata nel 1909. Persino la prima “diva de la cravache”, Caroline Loyo, morì di-menticata e nell’indigenza nel 1887.Quando grazie ad Alessandro Guerra com-parve nel circo il dressage dell’aristocrazia, l’Alta Scuola, il circo divenne “nobile”, in-serendosi di diritto nella piramide aristo-cratica, livellandone la categorizzazione sociale. E quando l’écuyère fece la sua ap-parizione nell’arena con numeri di Alta Scuola, cadde un’ulteriore categorizzazio-ne, quella dei sessi. L’écuyère rappresentò la prima donna emancipata in un momen-to in cui la sessualità incominciava a essere posta in discussione dal femminismo che nasceva, aggiungendo all’audacia maschi-le la sensualità del gesto. Sfidò l’uomo in un dominio che gli apparteneva da mil-lenni e sovente fu migliore di lui. In me-no di un secolo passarono per le piste dei circhi un centinaio di écuyère. Di molte si è persa la traccia, tutte furono brave “ca-valiere”, ma quelle che passarono alla sto-ria, poco più di una trentina, furono tra le protagoniste dell’evoluzione sociale della donna di fine ‘800.

La Equestrian Diva Negli anni che precedono la Grande Guer-ra il circo andò declinando, ma vide anco-ra un’ultima stella percorrerlo quasi tut-to: la Equestrian Diva Paulina Schumann Rivel del Cirkus Schumann, l’écuyère più cresciuta sotto il profilo stilistico. Con lei, non furono più le sfide al limite dell’im-possibile, ma una percezione e un senso ra-

ro del cavallo che le permisero di distillare in sella il secolo di esperienze e follie di chi l’aveva preceduta. In lei ci fu il meglio di Caroline Loyo, di Pauline Cuzent, di Fan-ny Ghyka, di Emilie Loisset e di Palmyre Annato. Nata nel 1921, Paulina diede l’ad-dio alla pista nel 1983. L’eredità non cadde nel vuoto. Raccol-ta dall’amazzone aristocratica, quella del-le chasses à courre, ne trasformò il carattere a cavallo, aprendola a nuove sfide. Senza le écuyères, la contessa d’Orb non avrebbe mai osato accettare nel 1907 la sfida degli écuyers di Saumur, gli snob ufficiali del Ca-dre noir che chiamano ancora oggi le lo-ro riprese “la reprise des dieux”, saltando in amazzone una carrozza (probabilmen-te una Victoria) in pieno Bois de Boulo-gne. E il Cirque d’Hiver di Parigi non a-vrebbe all’ingresso la statua di Pradier che immortala al naturale un’amazzone, che

La redazione de I Nostri Amici Cavalli tie-ne a ringraziare per la preziosa collabora-zione e disponibilità il Conte Tomaso Via-lardi di Sandigliano (nipote della grande campionessa internazionale Fanny Via-lardi di Sandigliano), uno dei pochi stori-ci, se non l’unico, della monta in amazzo-ne nel nostro Paese.A questo proposito, diamo tra l’altro atto del fatto che il Conte Tomaso Vialardi di Sandigliano, ai sensi della legge sul dirit-to d’autore, rivendica l’indicazione della paternità con riferimento a parte dei testi pubblicati sullo scorso numero di agosto, nel servizio interamente de-dicato a questo mon-do affascinante e spettacolare, nei confronti della AIMA, che tali testi ci ave-va fornito.

UN PO’ DI CHIAREZZA...

altri non è che la fascinosa e sensuale An-toinette Lejars.Ci vorrà l’esperienza del cambiamento in sella di Federico Caprilli per passare defi-nitivamente quel confine tra spettacolo e società in cui si erano mosse le écuyères e maturare i tempi dell’amazzone moderna. Senza di loro, Susan Oakes non avrebbe potuto passare gli 1,73 metri della triplice su Brandy and Red (nuovo record mon-diale ufficiale di salto in amazzone) il 28 luglio 2012 in Irlanda, ad Aintree. Il su-o segreto? Avere fatto suoi i quattro pun-ti che avevano reso grandi le écuyères della Belle Époque: passione, lavoro, mano, ap-poggio. Altre “cavaliere” preferiscono l’ap-plauso delle feste paesane che non presup-pone lavoro, solo il folklore di un costume, un ritorno triste agli ottocenteschi défilés d’amazones quando alla donna era con-cessa unicamente la “fiera della vanità”. È la differenza tra montare “in” amazzone e montare “alla” amazzone: Susan Oakes monta “in” amazzone.

possibile, ma una percezione e un senso ra-

Susan Oakes passa gli 1,73 m. su Brandy and Red, Aintree (IE) 2012.

La “Equestrian Diva” Paulina Schumann Rivel, Copenhagen 1965.

Il Cirque d’Hiver di Parigi con la statua della écuyère Antoinette Lejars.

Il Cirque d’Hiver di Parigi

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pubblicati sullo scorso numero di agosto, nel servizio interamente de-dicato a questo mon-do affascinante e spettacolare, nei confronti della AIMA, che tali testi ci ave-