Amazzoni. « Guerriera ardita, che succinta, e ristretta in fregio d'oro l'adusta mamma, ardente e...

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« Guerriera ardita,che succinta, e ristretta in fregio d'orol'adusta mamma, ardente e furïosatra mille e mille, ancor che donna e vergine,di qual sia cavalier non teme intoppo. »

(Publio Virgilio Marone, Eneide, libro I.810-814 [orig. lat.: 491-493].Traduzione di Annibale Caro.)

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Popolo di donne guerriere. Le Amazzoni imparavano a tirare con l'arco, e vigeva l'usanza di amputare loro il

seno destro affinché fossero agevolate in questa pratica guerriera: il nome "Amazzone" è di derivazione greca e significa appunto "colei che non ha mammella". Secondo la leggenda, erano quasi sempre in guerra contro la Grecia, tanto che pare fossero alleate dei troiani: in base a questa versione, durante l'assedio di Troia la loro regina Penthesilea fu uccisa dal guerriero greco Achille che si innamorò del suo viso morente.

Secondo Erodoto, i soldati greci le hanno combattute nella battaglia di Thermodon nel Mar Nero. Gli Sciiti le chiamavano Oriopata o "assassine di uomini".

Anfora a figure nere proveniente da Gela. lotta di Eracle con le Amazzoni (525 a. C. - Università di Baltimora)

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Nei fregi del Partenone le vediamo nei loro morbidi

chitoni, maneggiando piccole spade e giavellotti come atleti olimpionici.

In fregi ellenistici più recenti, come in quelli dei sarcofagi

di Tessalonica, vengono rappresentate in pose seducenti, come donne guerriere con curve da

cortigiane.

Sempre in periodo ellenistico, alcuni tra i maggiori scultori dell’epoca, realizzano lo stesso soggetto nel Mausoleo di Alicarnasso.

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Nel Mausoleo di Alicarnasso fregi, sculture e statue di

incommensurabile bellezza, che gli storici attribuiscono, tra gli altri, a

Skopas, Leocare, Timoteo e Briasside, arricchivano l’imponente

struttura dell’edificio. Dei tre fregi a rilievo che

rappresentano dieci combattimenti, si può ammirare  uno straordinario

frammento di Amazzonomachia (nell'immagine), conservato al

British Museum. Anche se non è possibile ricostruire l’esatta

posizione delle sculture e dell’ornamentazione, dai frammenti

che rimangono si intuisce la straordinaria qualità del

monumento. La decorazione scultorea del

tempio tomba, in particolare quella attribuibile a Briasside e a Leocare,

ci introduce alle nuove istanze della cultura ellenistica, nella quale si manifesta un prepotente senso della corporeità e del movimento

delle figure nello spazio.

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Le amazzoni sono state usate inoltre come soggetto per la realizzazione di sculture.

Lo storico latino Plinio ci racconta di una gara svoltasi fra Fidia, Policleto e Crésila per la miglior statua di Amazzone da collocare nell'Artemision di Efeso. Queste tre statue ci sono pervenute in innumerevoli copie romane. Sono molti gli elementi comuni fra queste tre opere, iniziando dalla collocazione cronologica, che possiamo porre nel decennio compreso fra il 440 e il 430 a.C.; ci sono sconosciute le motivazioni della loro dedica e della loro precisa collocazione.

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L'amazzone " Sciarra ", attribuibile a Crèsila, ha una

ferita vicino al petto ed esprime il desiderio di riposo sia con l'atto di appoggiarsi, probabilmente ad un pilastro alla sua destra, sia mediante l'iconografia della mano posta sul capo. La distinzione tra la gamba portante e la gamba in

riposo  si specchia nel movimento delle pieghe del chitòne, ma si differenzia da

un'immagine ponderata, raffigurata stante e libera

nello spazio, per un elemento importante: la linea delle

spalle non si abbassa verso il lato della gamba portante,

bensì verso la gamba in riposo.

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Fidia, contemporaneo di Policleto, che aveva già risolto

i problemi inerenti la ponderazione e l'equilibrio dei volumi della statuaria greca,

creò un modello scultoreo espressivamente libero e

svincolato dalla problematica tradizionale. Egli seppe

rendere chiare le sue novità nella realizzazione

dell'Amazzone ferita (440-430 a.C.).  Si può osservare nella

copia in gesso del tipo Mattei, la migliore fra quelle che si sono conservate, l'equilibrio ottenuto tramite l'appoggio sulla gamba destra tesa e la

lancia, tenuta con entrambe le mani. Questo espediente

scarica da buona parte del peso la gamba sinistra, flessa e tirata in avanti, la cui coscia ferita viene mostrata in primo piano perché un lembo della

veste è sollevato ed assicurato alla cintura.

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L'Amazzone Capitolina, opera di Policleto, si

appoggia su due lati: a sinistra sulla gamba

portante e a destra sulla lancia. Nel  mezzo è messa in risalto la parte destra,

ferita, del corpo, e la ferita, ben evidente, è sottolineata dal cenno

della mano e dallo sguardo. Questa guerriera

viene rappresentata gravitante sulla gamba

sinistra, mentre la gamba non portante è flessa e tirata indietro; quindi il

braccio destro si solleva e la mano sinistra regge una parte della veste. La figura dell'Amazzone può esser

considerata il corrispettivo femminile del Doriforo, eseguito nel 445 a.C.

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Era situato a circa 40 metri di altezza sul muro meridionale dell’acropoli di Atene. Secondo la testimonianza di Pausania e le recenti ricostruzioni, era composto da più di cento statue raffiguranti Giganti, Amazzoni, Galati e Persiani,  di cui, grazie alle numerose copie, dieci sono giunte fino a noi. Sono di epoca romana e sono esposte a Napoli, Roma, Venezia, Aix, Parigi e Berlino. Il monumento, donato dai Pergameni alla città di Atene,  doveva dare l'impressione di un grande campo di battaglia;  fu commissionato da Attalo II, verso il 160 a.C. allo stesso maestro dell’Ara di Pergamo, Firomaco e ad  altri artisti meno famosi, ma non meno abili. L’unica statua superstite del settore del donario con la battaglia tra Greci e Amazzoni è l’Amazzone riversa a terra (Napoli). La donna, ferita al petto, è vestita con un leggero chitone che le scopre il seno e sottolinea con le pieghe la bellezza del corpo. La figura suscita sentimenti di pietà verso il vinto piuttosto che di  gloria verso il vincitore.

IL DONARI

O DI ATTALO

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IL SANTUARIO DI ASCLEPIO

Nel museo archeologico di Atene  è conservata una

pregevole statua di Amazzone equestre marmorea,

proveniente dal frontone del Santuario di Asclepio ad Epidauro (in Argolide),

risalente circa al 380 a.C. L’amazzone parte con impeto

per colpire il nemico; nella sua corsa impetuosa, accentuata dal movimento splendido del

cavallo, il vento attacca il chitone al suo corpo e tutta la

maestria dell’artista (forse Timoteo 400-375 a.C.) è palese

nell’esecuzione del corpo femminile e nelle piegature

ondulate del chitone.

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PITTORE DI PENTESILEA

Nato nel 475 a.C., morto nel 450 a.C.

. Ha composto coppe di grandi

dimensioni in stile a figure rosse,

anche policrome su fondo nero

come la grande coppa di Monaco con Achille che

uccide Pentesilea (regina delle amazzoni), la

coppa con Apollo e Tito (Staatiche

Antikensammlunge) e una coppa con Zeus e Gaminede (Ferrara, Museo).

Coppa,  Achille e Pentesilea, Monaco Staatliche Antikensammlungen 460 a. C. circa da Vulci

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La battaglia fra Amazzoni e Ateniesi, sarcofago dei Musei Capitolini

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Amazzonomachia del sarcofago Fugger dall’Artemisio di Efeso

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Classe IV D a.s 2008-2009

Prof.ssa Paola Grossi

Rosanna Poli Dorinda Caccioppo