Lcdp per luigi de giorgi

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La Contrada del Poeta n°10 Lecce, settembre 2014 fogli volanti di poesia spersa «»

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Era il giorno di san Brizio (29 luglio 2014), patrono di Calimera, e Luigi De Giorgi il pittarda (trasandato, per via dell’abitudine che aveva di vestirsi come veniva, magari anche con una giacca sopra l’altra, perfino d’estate), conosciuto da molti come il Madonnaro di Vernole, se ne stava tornando a casa con la bicicletta quando, all’altezza dell’ultima curva, dopo la quale c’è subito la periferia del paese, è stato investito da un balordo avvinazzato che conduceva la sua auto a folle velocità. Il povero corpo di Luigi è stato sbalzato di parecchie decine di metri ricadendo infine riverso e morente sul guard-rall. I soccorritori hanno capito subito che per il povero incidentato non c’era più nulla da fare.

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La Contrada del Poetan°10 Lecce, settembre 2014fogli volanti di poesia spersa

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La Contrada del Poetafogli volanti di poesia spersa

n°10 settembre 2014 Fogli volanti di poesia spersa,graficamente composti da Mauro Marino nella sede del Fondo Verri di Lecce

Direttore: Maurizio NoceraI fogli sono pubblicati su Spagine (issuu.com/spagine) e stampati in fotocopiatrice a tiratura limitata

La madre di Luigi e la straordinaria collezione di santini del madonnaroche compare in un particolare sulla copertina di questo numero de La Contrada del Poeta

La Contrada del Poetafogli volanti di poesia spersa

Il laboratorio di Luigi nella casa di Vernole

L’elica variopintadi Luigi De Giorgimadonnaro di Vernole

Buuuuuummmmmmm!!!! Era quasi lamezzanotte quando, alla periferia diVernole qualcuno, che stava ancoraseduto sulla porta di casa a prendereun po’ di fresco in quest’estate infuo-cata arrivata con un po’ di ritardo, ha

sentito il botto. Ha subito pensato: “Sant’Anna e sanGioacchino miei! Chissà che incidente c’è stato da quellaparte della strada che collega Vernole a Calimera. Ap-pena ancora qualche minuto è ha sentito la sirena del118, e poi ha visto passare davanti a sé la macchinadella polizia, e quella dei vigili urbani, e anche qualchealtra macchina. Quell’uomo ha capito subito che moltoprobabilmente c’erano dei feriti e forse anche qualchemorto: “Pace all’anima sua, poveretto!”.

Era il giorno di san Brizio (29 luglio 2014), patrono diCalimera, e Luigi De Giorgi il pittarda (trasandato, pervia dell’abitudine che aveva di vestirsi come veniva, ma-gari anche con una giacca sopra l’altra, perfinod’estate), conosciuto da molti come il Madonnaro diVernole, se ne stava tornando a casa con la biciclettaquando, all’altezza dell’ultima curva, dopo la quale c’èsubito la periferia del paese, è stato investito da un ba-lordo avvinazzato che conduceva la sua auto a folle ve-locità. Il povero corpo di Luigi è stato sbalzato diparecchie decine di metri ricadendo infine riverso e mo-rente sul guard-rall. I soccorritori hanno capito subitoche per il povero incidentato non c’era più nulla da fare.Aveva la testa e buona parte del corpo aperti a fioreormai appassito.

Gli stessi soccorritori, in particolare i vernolesi, hannocapito subito a chi apparteneva quel povero corpo. Eraquello di Luigi De Giorgi, il Madonnaro. L’hanno capitodando uno sguardo al tratto di strada dove era avvenutol’incidente: letteralmente cosparso di monetine e di san-tini, prevalentemente di san Brizio.

***La storia dei santini del Madonnaro di Vernole la cono-scevano tutti in paese ed anche a Lecce e provincia. Sa-pevano quali fossero i suoi rituali settimanali,soprattutto d’estate, periodo in cui, in Salento, si regi-stra la maggior parte delle feste religiose paesane. Egliconosceva quasi a memoria tutti i santi segnati sul ca-lendario.Per la verità conosceva anche la vita di quei santi, e co-nosceva pure di quale paese essi/e fossero patroni o ma-trone. Per questo, accadeva che, con l’avvicinarsi dellafestività dedicata a quel tale santo o madonna, egli sirecasse dalle “Suore Paoline” di Lecce, per acquistarequalche migliaio di figurine con l’immagine del santo odella santa o della madonna del momento. Con questosuo sacro acquisto se ne tornava poi a Vernole, semprein bicicletta e sempre attento alla strada per evitare in-cidenti. Aspettava poi il giorno del santo o della santaper recarsi al paese in cui veniva festeggiato/a e lì dise-gnava per terra il santo patrono o matrona e cominciavacosì a donare i suoi santini. Non chiedeva mai dei soldi,ma lasciava che la gente spontaneamente gli gettassesul disegno qualche monetina.Se ne faceva di strada con la bicicletta, Luigi. A volte arrivava perfino sotto il Capo di Leuca. Per que-

di Maurizio Nocera

sto stava attento e aveva gli occhi aperti, soprattutto lanotte quando, chiusa la festa, se ne ritornava a casa.Egli, aveva una venerazione per la sua bicicletta. Guaia chi gliela toccava. Ne era così attaccato che se la por-tava perfino in camera da letto, una cameretta, al cen-tro della casa contadina con camere infilate una dietrol’altra, come si usava un tempo. Quella di Luigi era laterza della fila. Entrando dalla porta, che in periferia siaffaccia sulla provinciale Vernole-Lecce, occorre attra-versare la prima, una sorta di stanza-ingresso, poi la ca-mera della madre, quindi la sua e, a seguire, la cucina eil bagno. Dalla cucina si accede anche a un giardino acanale, lungo lungo, da sempre governato dal fratelloCarmelo. Una volta entrato nella sua stanzetta, il Ma-donnaro si barricava, impedendo al resto dei familiari(familiarmente indicati dai vernolesi come Tore-mamma) di essere disturbato. Concedeva solo un rapidopassaggio da un ambiente all’altro della casa, e anchein questi rari casi, aveva sempre di che protestare. Lamadre, una donna piccola piccola, molto curvata su sestessa per via dei lavori in campagna, ma soprattuttoper quelli domestici (aveva partorito otto figli: quattromaschi e quattro femmine, due delle quali gemelle; poiera rimasta vedova quand’ancora non era diventatavecchia), quando le capitava di dover andare in camerasua per un qualsiasi disbrigo di faccende personali, do-veva trotterellare, perché Luigi le gridava dietro: “Matu sempre quando io sto qui devi passare?”. Insomma, Luigi il Madonnaro non voleva essere distur-bato, perché aveva da pensare molto. Come abbiamodetto, pensava in primo luogo alla sua bicicletta, chespolverava, oliava, lucidava, e perfino baciava. Poiaveva da pensare alla politica: si piccava di essere un po-litico a tutti i livelli, tanto da fare una parodia di pre-sentazione alla liste elettorali (comunali, provinciali,regionali e nazionali) facendo pure comizi e tanto di pro-paganda. I vernolesi lo capivano, ci ridevano sopra unpo’ e lasciavano fare, tanto Luigi non faceva male a nes-suno, e poi il suo sorriso da bambino era tanto innocenteda disarmare anche il più astuto degli uomini. Ma so-prattutto egli aveva da pensare ai suoi amati santini.Ne aveva accatastati migliaia e migliaia su una paretedella cameretta, tutti fascicolati e poi messi in dellebuste di plastica. Insomma più che una parete di unacamera da letto, quella era diventata la parete dellebuste di plastica con al loro interno le figurine che, ditanto in tanto, a qualcuna di esse, forse per via di alcuniautomatici assestamenti, capitava di liberarsi e mettere

fuori in bella vista la propria immagine. Il momento stesso in cui Luigi il Madonnaro è volato inalto nei cieli, subito gli si sono aperte le porte del para-diso e, immediatamente, san Pietro l’ha fatto angelo inattesa dell’ultima decisione di Dio che, forse più in là,avrà tempo di farlo diventare qualcosa di più. Angeli-camente sorrideva Luigi, sbirciando dal cielo su quantostava accadendo nel suo paesello. È così che ha potutovedere quanta gente seguiva la sua bara: ha visto pian-gere quello che lo prendeva in giro perché lui portava legiacche fuori misura; e quello che cercava di nasconder-gli la bicicletta ogni qualvolta Luigi entrava in un barper farsi offrire il suo immancabile bicchiere di lattequotidiano; e quell’altro che lo apostrofava “presi-dente” e che ora seguiva il feretro con il capo chino insegno di penitenza e chiedendo perdono. Il Madonnarovedeva tutti, anche le più alte autorità del paese, e poiquelli come lui, uomini-bambini innocenti, per i qualila vita è un dono e l’amore è il segno profondo di essa.A tutti Luigi De Giorgi volgeva il suo sorriso da bam-bino, un po’ anche benedicendo e, a sua volta, ringra-ziando i suoi concittadini per il grande e sincero affettoche gli stavano mostrando. Un sorriso particolare volgeva poi a d. Elio Quarta, par-roco di Maria Ss. Assunta che, nella notte in cui avevabenedetto il suo corpo squarciato oltre la linea dellastrada, non potendo dormire, e spesso con gli occhi chegli piangevano, gli era venuto spontaneo scrivere un ac-corato bellissimo compianto che, leggendolo, i vernolesisanno di non poterlo più dimenticare. Questo:Caro Luigi, «vogliamo ricordarti così. Col tuo incedereincerto e inconfondibile, ben abbinato al piglio deter-minato, qualunque fosse la persona con cui avevi a chefare […] Luigi, colorato e semplice, come i tuoi santini,innocente e insostituibile, nel cuore di tutti. Per il tuocoraggio di inseguire i tuoi sogni di bambino. Disar-mante nel cercare di realizzare i tuoi desideri. […] Ri-penso a Luigi. Ai nostri dialoghi, mai troppo lunghi, alsuo desiderio di accaparrarsi l’ultimo lavoro uscito dallatipografia, libro, brochure, o locandina che fosse. Il miotentativo di spiegare, di chiedere di pazientare, che sa-pevo sconfitto sul nascere. […] Luigi voleva essere unpersonaggio pubblico: oggi Lutto cittadino per lui ebandiere a mezz’asta, un modo ufficiale di esprimereuno stato condiviso. Per ricordare un fratello povero inSpirito, mai domo per rispondere al richiamo della suaantica passione artistica. Povero, ma pur sempre amodo suo./ Che strana giornata, oggi. Sospesi tra il do-

La Contrada del Poetafogli volanti di poesia spersa

lore, che tocca ogni vita, e la gioia del Vangelo che uncristiano non può mai mettere tra parentesi. Che stranagiornata, oggi, fatta di emozione e di lacrime, ma anchedella dolcezza dei sorrisi, tra infiniti ricordi, della pauradi Luigi, in quell’ultimo tragico volo, perché lui non vo-leva morire, e di uno spontaneo senso di solidarietà, checorre sul web, su “Lu Caffa”, come per le vie del Sa-lento, in ogni strada di Vernole. […] Con Luigi va viaun pezzo importante del nostro essere famiglia, che nesarà di tutto questo?/ Riusciremo a riconoscere che, infondo, nelle cose importanti ha davvero ragione Luigi?Ci lasceremo ancora irretire dal mito dell’uomo che nondeve chiedere mai, correndo verso la solitudine da cuivorremmo fuggire, o ci lasceremo ancora affascinaredalla semplicità che appartiene ai piccoli del Vangelo?Lo vedremo, domani./ È appena oggi e ci manca già.Ma stavolta non tornerà a chiedermi una carezza e unabenedizione. Vorrei poterlo aspettare e rassicurare an-cora, ma stavolta è toccato a me andare su quella stradae, in un misto d’incredulità e impotenza, regalargli l’ul-tima benedizione. I suoi sogni tenaci di bambino nonavranno più il suo volto. […] Se in qualche modo si sonoinvertiti i ruoli, ora chiedo a Luigi di benedirci, per tor-nare a sperare, pur tra tanta sofferenza. Ne ha vintetante Luigi, di battaglie, tutte direi. Questa me la deve:una benedizione che lasci trasparire la forza della vita,una preghiera, anche per chi pensa che pregare nonserva o non basti. Con lo stesso stile, per cui tanto si èdato da fare./ Nella Bibbia la memoria diventa testimo-nianza, e poi racconto e solo dopo testo scritto. Ora “ciraccontiamo” Luigi. Un giorno forse scriveranno di lui,perché altri possano conoscerlo, avere in regalo un sor-riso, essere consapevoli che Dio si serve di questi suoifigli per dire a noi, frettolosi e caparbi, di quanta tene-rezza abbiamo bisogno, ma in modo imprevedibile e ori-ginale, unico./ Grazie, fratello povero abitato dal Cristo.Ti abbraccio, con una lacrima e un sorriso. [Il tuo] donElio Quarta]».Si tratta di uno dei più commoventi compianti (Stabatfilius) che un vivente abbia scritto a un uomo/bambino-angelo volato via per sempre da questo mondo. E sitratta anche di una preghiera che l’uomo/bambino-an-gelo Luigi ha esaudito. Perché, è avvenuto proprio que-sto: il parroco guidava il corteo del funerale e Luigidall’alto benediceva lui e la comunità che ora tanto lopiangeva.Sì, sicuramente il Madonnaro ha dato la benedizione aivernolesi e a d. Elio Quarta il quale, subito dopo l’inci-

dente, aveva fatto stampare un manifesto affisso pertutta Vernole. Sul quale campeggia un mezzo busto diLuigi, con la coppola bianca in testa, tra le mani un belpacchetto di santini e, sul suo volto, stampato comequello di un suo caro santino, un sorriso fanciullesco di-sarmante per chiunque. Sullo sfondo di questo manife-sto, sovrimpresso c’è scritto: «Ti rendo lode, Padre,/ Signore del cielo e della Terra,/perché hai nascosto queste cose ai sapienti/ e ai dotti ele hai rivelate ai piccoli./ Padre, perché così hai decisonella tua benevolenza» (Matteo, 11,25). E ancora oltre: «Luigi,/ ricordiamo il tuo modo semplice di richiamarela fede,/ la tua sorprendente costanza nel ricordare lefeste dei santi,/ il tuo essere caratteristico, vicino a tutti,perché, in fondo,/ in te c’è una parte di ciascuno./ Orache il Padre ti ha accolto nella comunione dei santi,/ tiaccompagniamo con la nostra preghiera/ tu veglia su dinoi e sulla tua famiglia».

Anche il Sindaco (ing. Luca De Carlo) e l’Amministra-zione comunale, dopo aver saputo dell’incidente, hannotrovato la forza di scrivere dei versi. Eccoli, pur’essi in-tensi e commoventi: «Il silenzio di un paese./ La tristezza di una comunitàintera./ Lo sgomento di ogni vernolese per aver persoun simbolo, un uomo dalla mente semplice, conosciutoovunque e ben voluto da tutti, un amico, protagonistadella nostra quotidianità./ Ciao Luigi/ Ci mancherà latua presenza, la tua voce, ogni tuo singolo gesto, il tuoamore per Vernole, la tua semplicità, la tua arte./ Nonbisogna per forza essere degli eroi per rivivere gli onoriistituzionali.// L’Amministrazione Comunale si associaal dolore della famiglia e facendosi portavoce di un sen-timento comune proclama un giorno di Lutto Cittadinoe le bandiere a mezz’asta per oggi giorno delle Sue ese-quie.// Il Sindaco/ e/ l’Amministrazione Comunale».

E un poeta, amico del Madonnaro, ha trovato la forzae la passione di scrivergli dei versi con la sua stessa lin-gua, il vernolese:«Luigi// e na fatti fessa tutti quanti/ e te ‘da sciutu cu lisanti…/ auru ca figurine/ te le suore paoline/ sta fiatasuntu quiddhri veri/ e nu servenu fiuri o ceri…/ sta tedàune la manu/ te ccumpagnanu chianu chianu/ giustucu nu te ‘mpauri…/ suntu beddhri suntu puri/ e tiemmienzu a iddhri…/ e cònzate ddhri capiddhri…/ lagiacca sempre ‘mpisa cchiui nu ‘mbale/ moi te toccanu

le ale…/ ormai sinti angelu te paraisu/ e ieu vardu lucielu/ e me sentu nu fessa ‘mpisu…/ tie statte tranquillunu te preoccupare/ ca lu latte te lu fazzu ttruare…/ siaca tocca caminu/ sacci ca suntu lu ‘ntoni…/ egnu… tettrou…/ e ni facimu do risate sutta li lampioni… (- lu‘ntoni rizzu -)» (Antonio Rizzo).

Anche la stampa, in particolare il «Quotidiano diLecce» ha dedicato parole toccanti all’indirizzo del Ma-donnaro di Vernole. Lo stesso giorno del funerale, MariaGrazia Fasiello, nel suo “pezzo” Lutto cittadino perLuigi, “eroe” dalla mente semplice, scrive: «Aveva “vinto” le ultime elezioni europee ed era diven-tato “presidente d’Italia e del mondo”, con milioni divoti raccolti nelle urne della sua città. La realtà era esat-tamente come la voleva lui, semplice come i volti di queisanti disegnati con i gessetti colorati nelle piazze deipaesi di Provincia. Da Acquarica a Calimera, da Leccea Torrepaduli. Sempre a bordo della sua bicicletta, amacinare chilometri per raggiungere le feste patronalidel Salento. I suoi ultimi istanti si possono immaginarecon una pioggia di santini e monetine, nel buio pestodella strada provinciale Verniole-Calimera dov’è statotrovato il suo corpo senza vita. […] Luigi De Giorgi, 49anni, era un eroe a modo suo, un artista molto cono-sciuto, le cui foto erano comparse su articoli, mostre eriviste. Se ancora esistesse l’invenzione delle leggende,il madonnaro di Vernole sarebbe una di quelle, con quelrisvolto tragico che hanno tutte le storie verosimili. Do-loroso come un pizzico che distingue il reale dal sogno.Nella sua fantasia, si era candidato a tutte le tornateelettorali possibili e immaginabili. La sua era la lista inpiù, la lista fantasma che non compariva sulle schedeufficiali del Ministero. Ogni, però, qualcuno dei suoiconcittadini gli accordava una preferenza che si trasfor-mava in un sorriso aperto e sincero fuori dai seggi. An-dava in giro mostrando a tutti i fogli su cui venivanostampati i risultati segreti della Prefettura, quelli chenessun telegiornale avrebbe mai dato. Ma che lo rende-vano una volta presidente d’Italia, un’altra sindaco diVernole, un’altra ancora sindaco d’Europa. Attendevala fine dei comizi per salire sul palco e dire la sua. Oreintere a fare il verso ai discorsi dei politici, a spiegarecome si poteva cambiare il Paese “e forse anche un po’San Foca”, il micro mondo a due passi da casa».

E in aggiunta, ma non come finale perché sul web cor-rono ancora tante e tante altre emozioni rivolte al po-

vero Madonnaro di Vernole, è stato bello e sorprendenteregistrare domenica 3 agosto a Lecce, in piazza san-t’Oronzo, presente l’intera sua famiglia con la piccolamadre seduta su una sedia a rotelle, una toccante ini-ziativa a cura dell’Osservatorio “Torre di Belloluogo”,la cui presidente prof.sa Carla De Nunzio ha letto un ri-cordo del povero Luigi, e il M.° Beniamino Piemontese,gli ha dedicato l’Ave Maria di Bach con alcuni squillidella tromba.

Sto per congedarmi dalla piccola madre di Luigi, ab-bandono la cameretta del Madonnaro e ancora unavolta osservo l’impronta sulla quale fino a qualche oraprima c’era il suo letto. Più che un’impronta è una mac-chia, quella del dolore dell’umanità per la morte di unpovero uomo-bambino innocente che aveva sorrisi pertutti e a tutti donava i suoi santini. Quando arrivo quasisulla porta d’ingresso, noto su una mensola un vaso conuna pianta sempre verde. Chiedo se è stata portata daqualcuno per la tomba del Madonnaro. Il fratello Car-melo risponde: “No, non l’ha portata nessuno. È l’ul-timo regalo che ci ha fatto Luigi appena il giorno primadi morire”. Poi, appena fuori la porta, davanti alla casa, vedo l’apecon sopra il letto del Madonnaro. Allora capisco vera-mente che questo uomo-bambino non c’è più, che sicu-ramente dal cielo sta osservando anche me e AlessandroTurco, suo compagno di classe alla prima elementare:ci sorride e ci fa segni con un santino in mano come persalutarci. Nell’altra mano però ha un’elica giocattolo,quella che i genitori comprano ai bambini nei giornidelle feste patronali. È un’elica variopinta, che credo diaver intravisto nell’ingresso del giardino canale lungolungo della casa di Luigi. Ad un certo punto, strana-mente, mentre a piedi corro verso l’orizzonte imbian-cato del Salento, vedo accanto a me, in corsa anche Lui,il Madonnaro col volto dipinto con i mille colori dellasua elica. La strada che percorriamo è quella che dallapiazza porta al cimitero. È tutta dipinta alla moda deimadonnari dai giovani vernolesi con gli stessi gessettiusati anche da Luigi. Il primo: un angelo il cui capo èsovrastato da un’iride e la scritta «Buon viaggio/Luigi».Ecco. Ora, anche per me l’universo è diventato tutto uncolore, anzi molti colori, sicuramente tutti quelli del-l’iride, che sono poi i colori di Luigi De Giorgi il pit-tarda, Madonnaro di Vernole.

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L’elica variopinta nell’ortale della casa di Luigi a Vernole

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Gli articoli apparsisul Nuovo Quotidiano

di Puglia mercoledì 30 luglioNelle pagine successive

quello di giovedì 31 luglioe quelli che documentano i

funeralidi Luigi De Giorgi

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Parrocchia Maria Ss. Assunta di Vernole

Vogliamo ricordarti così. Col tuo incedere in-certo e inconfondibile, ben abbinato al piglio de-terminato, qualunque fosse la persona con cuiavevi a che fare: qualunque autorità religiosa ocivile non poteva minimamente frenare i tuoipropositi. Con il tuo viso infantile e sorridentecon cui era impossibile arrabbiarsi e, al contra-rio, capace di strappare un sorriso, sempre, allevittime della tua caparbietà, tutte più o menoincapaci di porre un limite alla determinazione,con cui irrompevi come un fiume in piena. Nes-sun pericolo però, niente da temere: semplice-mente non si può resistere a lungo alla simpatia.Luigi, colorato e semplice, come i tuoi santini,innocente e insostituibile, nel cuore di tutti. Peril tuo coraggio di inseguire i tuoi sogni di bam-bino. Disarmante nel cercare di realizzare i tuoidesideri. E allora spazio ai comizi. Sempre inlista, sempre numero uno, vincente, che fosse laCamera o il Senato, il Comune o la Regione, laPuglia o la “Basilicata”, Luigi Presidente, percambiare l’Italia, “can u se capisce nienti”. Michiedo se il mondo che chiamiamo normale poi

lo è davvero: il Regno di Dio è quel mondonuovo a cui tutti aspiriamo, una terra promessain cui trovare terre nuove e cieli più puliti, in cuiavrà stabile dimora la giustizia e che ama si sen-tirà riempire di senso. E ripenso a Luigi. Ai nostri dialoghi, mai troppo lunghi, al suo de-siderio di accaparrarsi l’ultimo lavoro uscitodalla tipografia, libro, brochure, o locandina chefosse. Il mio tentativo di spiegare, di chiedere dipazientare, che sapevo sconfitto sul nascere. Chestrana giornata, oggi. Noi, ancora una volta tenuti insieme, comepaese e comunità, da questo piccolo grandeuomo, in cui ciascuno può trovare qualcosa disé, Luigi voleva essere un personaggio pubblico:oggi Lutto cittadino per lui e bandiere a mez-z’asta, un modo ufficiale di esprimere uno statocondiviso. Per ricordare un fratello povero inSpirito, mai domo per rispondere al richiamodella sua antica passione artistica.Povero, ma pur sempre a modo suo. Che strana giornata, oggi. Sospesi tra il dolore, che tocca ogni vita, e lagioia del Vangelo che un cristiano non può maimettere tra parentesi. Che strana giornata, oggi,fatta di emozione e di lacrime, ma anche della

“È appena oggidon Elio Quarta

e ci manca già”

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* Parroco di Vernole

dolcezza dei sorrisi, tra infiniti ricordi, dellapaura di Luigi, in quell’ultimo tragico volo, per-ché lui non voleva morire, e di uno spontaneosenso di solidarietà, che corre sul web, su “LuCaffa”, come per le vie del Salento, in ognistrada di Vernole. Perché Luigi è un po’ di tuttinoi, unico e originale e in fondo porta in sé qual-cosa di noi tutti. Proprio per questo gli appar-tiene la facoltà di poterci unire. Ancora unavolta. Come un’unica famiglia. Poi un senso di paura mi scuote: è pericolosoperdere i segni e ancor più dimenticare i simboli.Con Luigi va via un pezzo importante del nostroessere famiglia, che ne sarà di tutto questo? Riusciremo a riconoscere che, in fondo, nellecose importanti ha davvero ragione Luigi? Ci la-sceremo ancora irretire dal mito dell’uomo chenon deve chiedere mai, correndo verso la solitu-dine da cui vorremmo fuggire, o ci lasceremo an-cora affascinare dalla semplicità che appartieneai piccoli del Vangelo? Lo vedremo, domani. È appena oggi e ci manca già. Ma stavolta nontornerà a chiedermi una carezza e una benedi-zione. Vorrei poterlo aspettare e rassicurare an-cora, ma stavolta è toccato a me andare suquella strada e, in un misto d’incredulità e im-potenza, regalargli l’ultima benedizione. I suoi

sogni tenaci di bambino non avranno più il suovolto. Amo pensare, parafrasando Giovanni Fal-cone, che i suoi sogni cammineranno sulle nostregambe, o almeno su quelle di chi avrà il coraggiodi essere più autentico e più vero, che poi vuoldire anche più umile. Se in qualche modo si sono invertiti i ruoli, orachiedo a Luigi di benedirci, per tornare a spe-rare, pur tra tanta sofferenza. Ne ha vinte tanteLuigi, di battaglie, tutte direi. Questa me ladeve: una benedizione che lasci trasparire laforza della vita, una preghiera, anche per chipensa che pregare non serva o non basti. Con lostesso stile, per cui tanto si è dato da fare. Nella Bibbia la memoria diventa testimonianza,e poi racconto e solo dopo testo scritto. Ora “ciraccontiamo” Luigi. Un giorno forse scriverannodi lui, perché altri possano conoscerlo, avere inregalo un sorriso, essere consapevoli che Dio siserve di questi suoi figli per dire a noi, frettolosie caparbi, di quanta tenerezza abbiamo bisogno,ma in modo imprevedibile e originale, unico. Grazie, fratello povero abitato dal Cristo. Ti abbraccio, con una lacrima e un sorriso.

La madre e il fratello di Luigi De Giorgi con Maurizio Nocera in una fotografia di Alessandro Turco

La madre di Luigi De Giorgi in una fotografia di Alessandro Turco

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LUIGI

E na fatti fessa tutti quanti e te ‘da sciutu cu li santi… auru ca figurine te le suore paoline sta fiata suntu quiddhri veri e nu servenu fiuri o ceri… sta te dàune la manu te ccumpagnanu chianu chianu giustu cu nu te ‘mpauri… suntu beddhri suntu puri e tie mmienzu a iddhri… e cònzate ddhri capiddhri… la giacca sempre ‘mpisa cchiui nu ‘mbale moi te toccanu le ale…

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ormai sinti angelu te paraisu e ieu vardu lu cielu e me sentu nu fessa ‘mpisu… tie statte tranquillu nu te preoccupare ca lu latte te lu fazzu ttruare… sia ca tocca caminusacci ca suntu lu ‘ntoni… egnu… te ttrou… e ni facimu do risate sutta li lampioni… (- lu ‘ntoni rizzu -)

Antonio Rizzo

Luigi De Giorgi con una sua opera

Luigi De Giorgi in un ritratto pittorico

PERCENE TANTA PRESSA

Percéne tanta pressa cu lassi stu paìse?eppuru, la sapìi, eri unu de li mejiu!Hai creatu, a mienzu a nui, na sorta de traùjiu appena la notizia dhra notte a quai se ntise.Nù b’era sulamente ca ìa muertu nu cristianu,la mente rifiutàa cu accetta sta sventura,lu fattu ca nù nc’eri già de qualche ura,intru a nu fiàt passàu de manu a manu!Nu nnùticu s’ha fermatu a ncanna a tutti quanti,puru a cinca a vita t’ha calculàtu …nienti,se mpizzi ricchia toa su’ sicuru ca li sientipuru ca moi stai a ngiru a mienzu a tanti santi.Nù nc’è chiùi presidente, nù nc’ete sonatorenù nc’ete cinca dice, de fiaccu o cu le bone,“tie sinti amicu miu”…oppùru “tie hai scire allaprigione”,senza cu uardi a nfacce ci' sintìa ste palore.Mo’ ula intru alli santi…ula a mparadìsu,se puèti, a Santu Pietru falli lu ritrattu,oppùru nu dispiettu de quiddhri ca hai già fattu,e poi fanne sapìre cce bete ca ha decisu!E poi fanne nu comiziu e sbàttili lu pede,mòstrali la carta cu li risultati,dilli a tutti quanti ca l'hai...sconfittàti,ca gente comu a tie a dhra mera nù nci nn'ete! Parìi na cosa sciunta, na cosa ca era de chiùi,na cosa ca, per casu, a quai s’ìa truàtae invece moi ca Diu de quai ne l’ha purtàtane manca comu cosa ca ha nata insieme a nui.Percène tanta pressa cu lassi stu paìse?eppuru, la sapìi, eri unu de li mejiu!

Livio De Carlo

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TE LA STA RITI MOI

Te la sta riti moi cu li angeli e li santialla facce te nui, tutti quantisenza scundi cu la manu drhi do’ tientinu c’è bisegnu chiui, nu serve a nientituttu neu a drha subbra t’aune fatturobbe bone te gran sartute le scarpe alla camisabianca e liscia tisa, tisalu cappieddrhu e li quasetticausi nei e do’ fazzuletti.Tutti quanti moi te stringenu la manupuru quiddrhi ca a qua’nterra te scansanu;mo’ profumi te rosa e te lavandafiuri e abbracci a ci chiui te manda.Tanti gissi colorati fatte tarec’è nu cielu cussì rande te pittare.Te Matonne, te Angeli e te Santiinchi li cieli tutti quanti.Ogni tantu, però, nu te scerrareci simu nui quassutta te iutaremo’ ca sì nu veru Sinnicu e Presidentet’aune votatu tanti, tutta la gentecumanda a ogni cristianucu nu tira arretu mai la manuquandu ‘ncete te iutarci ae bisegnu pe’ campare.Perdunande comu sulu tie sapii fare cu drhu sorrisu fattu apposta pe’ mbraz-zare.

Piero Tramonte

I vestiti nella stanza di Luigi

Luigi sulla cassarmonica dirige la banda

Luigi De Giorgi in un ritratto fotografico

Luigi De Giorgi ritratto con palloncino e cravattino

La contrada del poeta è composta in QuarkXPresscon caratteri Adobe Garamond Pro; Arial e Bodoni MT.

La testata è composta con Cooper Std Black

Il Fondo Verriè in via Santa Maria del Paradiso 8.a

a Lecce (cap 73100)telefono [email protected]

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La Contrada del Poeta

fogli volanti di poesia spersa a cura di Maurizio Nocera

in morte di Luigi De Giorgi, Piazza S. Oronzo, Lecce 3 agosto 2014. Iniziativa dell'Osservatorio Torre di Belluoluogo di Carla e Beniamino Piemontese