Cartas de Luigi Pigorini_Guidi.helbig-libre (1)

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ACTA INSTITUTI ROMANI FINLANDIAE Vol. 37 wolfgang helbig e la scienza dell’antichità del suo tempo Atti del Convegno Internazionale in occasione del 170° compleanno di Wolfgang Helbig Institutum Romanum Finlandiae 2.2.2009 a cura di SIMO ÖRMä e KAj SANDbERg ROMA 2011 Estratto estratto

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Cartas de Luigi Pigorini_Roma_Guidi.helbig.

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A C T A I N S T I T U T I R O M A N I F I N L A N D I A E Vo l . 3 7

wolfgang helbig e la scienza dell’antichità del suo tempo

Atti del Convegno Internazionale in occasionedel 170° compleanno di Wolfgang Helbig

Institutum Romanum Finlandiae 2.2.2009

a cura di SIMO ÖRMä e KAj SANDbERg

ROMA 2011

Estratto

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Direttore degli Acta Instituti Romani Finlandiae

HEIKKI SOLIN

Institutum Classicum, PO box 24

FIN - 00014 Universitas Helsingiensis

Redazione del vol. 37

SIMO ÖRMä e KAj SANDbERg

ISbN 978-88-7140-469-1

ISSN 0538-2270

© Institutum Romanum Finlandiae

Roma 2011

www.irfrome.org

Finito di stampare nel mese di febbraio 2012

da Dynago Solutions – Roma

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Sui rapporti tra Helbig e Pigorini e sull’effettiva primogenitura di quella che oggi viene comune-

mente deinita “teoria pigoriniana” sono stati versati iumi d’inchiostro.1 Mi è sembrato dunque più utile ripensare a questa ed altre importanti tappe del lungo e altalenante rapporto tra i due (tra le altre

la lunga gestazione del libro di Helbig,2 la vicenda della ibula predestina,3 e lo scandalo di Villa

Giulia4) alla luce di dati nuovi, non ancora pienamente disponibili per gli studiosi.

Grazie all’aiuto di Giovanni Leonardi ho potuto così consultare e trascrivere le 29 lette-

re di Helbig a Pigorini facenti parte dell’importante Fondo dei documenti appartenuti al grande studioso, conservato presso l’Università di Padova (solo brani di 5 di esse sono pubblicati in un articolo di Stefano boaro5) e, fatto egualmente signiicativo, esaminare ed utilizzare le 21 lette-

re e/o cartoline postali inviate da Pigorini a Helbig (è nota solo quella che ha come oggetto la i-

bula prenestina6) conservate nell’archivio storico dell’istituto Archeologico Germanico, grazie alla cortesia di Thomas Frohlich (per la trascrizione vd. l’appendice a questo breve contributo). il quadro che emerge dalle lettere che hanno una data certa (tutte quelle di Pigorini, quasi tutte quelle di Helbig – di queste due sono senza intestazione, ma è stato possibile collocarle crono-

logicamente poiché costituiscono altrettante risposte a lettere di Pigorini, una non databile, ma certamente posteriore al 1892) è quello di una lunghissima consuetudine. Di 50 documenti, ben 45 appartengono al periodo compreso tra il 1874 e il 1887 (e ben 13, quasi la metà di Helbig, scritte nel 1878!).

1 Si vedano, tra gli altri, R. PERONI, ‘Preistoria e protostoria. La vicenda degli studi in italia’, in Le vie della

preistoria, Roma 1992, 769, partic. 30-33 e 39-41; S. FUSCAgNI, ‘il proilo culturale di Wolfgang Helbig attraverso Die Italiker in der Poebene, introduzione alla traduzione italiana del libro dell’Helbig’, in Gli italici nella pianura

padana, Firenze 1992; M.j. PEARCE – E. gAbbA, ‘Dalle terremare a Roma: Wolfgang Helbig e la teoria delle origini degli italici’, RSI 107 (1995) 119-32; S. bOARO, ‘La carta archeologica del Veronese e la carta topograica dell’italia superiore di Luigi Pigorini’, in G. LEONARDI – S. ROSSI (a c. di), Archeologia e idrograia del Veronese a cent�anni dalla deviazione del iume Guà (1904-2004) (Saltuarie dal Laboratorio del Piovego 6), Padova 2005, 315-339, partic. 333-339.2 bOARO, cit. a nota 1.3 Si vedano, tra gli altri, gUARDUCCI, Fibula prenestina e Elementi nuovi; F. DELPINO, ‘La «Fibula Prenestina» contesa tra due musei’, Strenna dei Romanisti 18 (aprile 1998) 95-116.4 M. bARNAbEI – F. DELPINO (a c. di), Le ‘Memorie di un Archeologo’ di Felice Barnabei, Roma 1991.5 bOARO, cit. a nota 1.6 DELPINO, cit. a nota 3, 98-99.

Helbig, Pigorini e la “teoria pigoriniana”ALESSANDRO gUIDI

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i tempi non sono però del tutto coincidenti: mentre le lettere di Pigorini sono comprese tra il 1867 e il 1877, quelle di Helbig giungono ino al 1914 (ma solo tre risultano inviate dopo il 1885), a testimonianza dell’irrimediabile rottura tra i due, dovuta ai fatti di Villa Giulia. Va peraltro sottoline-

ato il fatto che una scarsezza evidente o la completa mancanza di corrispondenza tra i due in alcuni anni dipende dal fatto che Helbig e Pigorini per quarant’anni hanno vissuto nella stessa città, Roma, frequentando gli stessi ambienti; è dunque ovvio, come risulta anche dalle lettere, che non avevano bisogno di scriversi per i loro frequenti scambi di opinioni.

Per quanto riguarda i luoghi da cui le lettere venivano inviate: – Nel caso di Helbig, ino al 1887 la maggior parte di esse vengono spedite dall’istituto di Corrispondenza Archeologica o, nei periodi di villeggiatura, dalla splendida villa Poggiarello-bargagli (oggi un lussuoso albergo), nella

campagna senese (una da una villa Poggio-Bracciolini, vicino a Pistoia, che non sono riuscito ad identiicare, nonostante la ricerche svolte anche da alcuni funzionari della soprintendenza archivisti-ca7). Le ultime due lettere, sono invece inviate dalla residenza romana, la bella villa che ha ospitato il convegno i cui atti sono qui pubblicati. Nel caso di Pigorini, le prime cinque lettere sono dal Museo

di Parma, di cui era direttore, una del 1876 dal Palazzo della Minerva, sede della Direzione centrale

degli scavi e dei musei, una dalla Direzione dei musei e delle gallerie iorentine, carica che tenne, per un’emergenza, tra la ine del 1878 e i primi mesi del 1879, quasi tutte le altre, inine, dal Colle-

gio Romano, nella sua veste di Direttore del Museo Preistorico ed etnograico. Fanno eccezione le ultime due, del 1887, cartoline postali inviate da Pigorini, in estate, da bibbiano, dove era andato

per gravi motivi familiari.

Pigorini era nato nel 1839, tre anni dopo Helbig; i due si erano conosciuti nel 1866, nel

corso di un viaggio compiuto da Pigorini a Roma, a Napoli e nelle Marche, in occasione dell’adu-

nanza del 12 gennaio dell’istituto di Corrispondenza Archeologica, dove Pigorini aveva presenta-

to una relazione dal titolo ‘Sopra due terremare della provincia di Parma’.8 Il viaggio di Pigorini

aveva termine nel 1867; già verso la ine di quell’anno egli mandava all’amico una lettera da Parma, per chiedere delucidazioni su una statuetta di bronzo di Giove rinvenuta a pochi chilometri dalla città. La lettera termina con la richiesta dell’indirizzo di Mommsen, prontamente esaudita da Helbig nella risposta inviata pochi giorni dopo da Roma, assieme ad alcuni utili consigli sull’ico-

nograia di Giove.La prima lettera che affronta argomenti di preistoria, quasi tre anni dopo, è quella inviata

da Helbig a Pigorini il 17 novembre del 1874. Probabilmente già in quest’epoca Helbig preparava il suo libro sulla decorazione geometrica; nella lettera spiega infatti a Pigorini che lo interessano sia la provenienza che la datazione dei rasoi semilunati in bronzo, di cui dà anche uno schizzo (ig. 1).

7 A questo proposito ringrazio, per la sua cortesia, il dott. G. Chelucci.8 L. PIgORINI, ‘Sopra due terremare della provincia di Parma’, BullInst (1866) 219-232.

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Fig. 1: Lettera di Helbig a Pigorini del 17/11/1874, con lo schizzo del rasoio semilunato.

Proprio in rapporto al libro di Helbig acquista un particolare interesse la lettera di Pigorini

del 19/3/1875, in cui fornisce (evidentemente su richiesta) all’amico informazioni sulle terremare in cui sono stati raccolti resti di asino. Difatti nelle ‘Osservazioni sulla provenienza della decorazione

geometrica’, pubblicate nel 1875 sotto forma di lettera ad A. Conze negli Annali – è di un certo inte-

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resse la dedica di Helbig sulla copia conservata nella biblioteca del Museo Pigorini –,9 Helbig vuole

dimostrare che il tipo di decorazione citato nel titolo non proviene, come ritiene Conze, dall’egeo, bensì fa parte in dall’età del bronzo del patrimonio delle popolazioni italiche delle terremare, la cui lunga permanenza nella nostra penisola, per Helbig, è dimostrata proprio dalla presenza nei loro abitati di un animale domestico come l’asino.

A p. 19 del suo libro Helbig, parlando delle terremare, scrive: che in queste abitasse una

popolazione italica nel senso etnograico della parola, risulta da due osservazioni. Dall�un canto le terremare tutte quante formanti un oblongo e munite con profonde fosse ed alti argini di terra

mostrano particolarità essenziali del sistema comunemente adottato da tutti gli Italici nel tracciare

le città e le castra; in due si è trovata eziandio traccia di una specie di cardo che le divide.

Alla stessa pagina, alla nota 1, Helbig inoltre nota: Dirimpetto agli argini di terra, che cir-

condavano le terremare, spontaneamente si pensa al terreus murus che richiudeva l’antica città

latina situata sull’altezza delle Carine. Nella stessa nota, peraltro, Helbig riconosce con onestà la paternità di queste idee al Chierici, che le aveva già espresse nel 1871.

Nel 1876 vi fu l’Viii congresso di Archeologia e Antropologia Preistorica di Budapest; Pi-gorini vi si recò e, come ha ben messo in luce Mario Mineo, fu visitando un tell dell’età del bronzo, a suo parere identico alle terremare, che si convinse della provenienza dall’europa centro-orientale dei terramaricoli.10

Proprio del 29 luglio 1876 è una divertente lettera inviata da Helbig a Pigorini, in procinto di partire per Budapest, in occasione dell’Viii Congresso internazionale di Antropologia e Archeologia Preistorica, dove si legge tra l’altro: Anche io ho avuto l�idea di andare a Pest. Ma ho rinunciato. Dall�un canto non ho i necessari titoli. Dall�altro canto sono un nemico deciso di tutti i congressi, i cui risultati scientiici generalmente sono poco rilevanti. Se voglio pranzare, preferisco di farlo con buoni amici invece che con gente che poco conosco. Ma in ogni caso Le auguro molto piacere e buoni risultati. Vedrà che le donne ungheresi e il vino non lasciano nulla da desiderare.

Non meno gustosa e tipica del suo carattere “presenzialista” è la pronta risposta di Pigorini, del primo agosto: Anch’io non credo che nei Congressi si sciolgano le quistioni, a far la luce sulle

quali non vale la pace dei lunghi e pazienti studi fatti nella propria camera, ma credo che giovi

sommamente il trovarsi fra i colleghi, visitare con essi le località delle scoperte e le raccolte fatte. Sotto questo rispetto, io m�attendo vantaggi molti dalla mia corsa a Budapest. A caso disperato farò come ella dice, aprirò gli occhi e il cuore alle belle ungaresi (sic!).

Tornando ad argomenti più seri, bisogna notare come già nel corso dell’adunanza scientiica dell’istituto di Corrispondenza Archeologica del 5 gennaio 1877, Helbig si occupi dell’orientamento delle terremare, scrivendo tra le altre cose …quei villaggi offrono gli incunabula della limitazione

9 “All’ill.mo sig. Pigorini omaggio del riconoscente autore”.10 M. MINEO, ‘La “sede originaria” dei terramaricoli’, in M. bERNAbò bREA – A. MUTTI (a c. di), «…le terremare si sca-

vano per concimare i prati…». La nascita dell�archeologia preistorica a Parma nella seconda metà dell�Ottocento, Parma 1994, 166-174.

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italica e niente disdice di riconoscere in essi stabilimenti fondati dagli Italici nel primo stadio della

loro dimora sulla penisola.11

Nell’adunanza del 10 gennaio 1877 Pigorini si sofferma sulle analogie tra terremare un-

gheresi ed emiliane. Ricordò che nella terramara di Casaroldo sembra accertarsi l’evidenza di un

vero e proprio decumanus, la quale potrebbe avvalorare l’opinione di coloro che nelle terremare

dell’Emilia trovano il primo indizio delle città italiche quadrate… Helbig, in risposta, insistette

sull�opinione da lui pronunciata nella penultima adunanza, che cioè il germe della limitazione ita-

lica sia la piattaforma oblonga imposta sulle palaitte.12

Nel 1877, dunque, i due elementi-chiave della teoria, la provenienza transalpina dei terra-

maricoli e le loro caratteristiche di popolazione italica che si trasmettono alle civiltà successive, ino alla Roma arcaica, sono già stati compiutamente enucleati: a Helbig spetterà il merito due anni dopo, sia pure facendosi aiutare nella raccolta dei dati da Pigorini, di collegarli, per la prima volta in una

teoria coerente. È inine interessante notare come alcuni anni dopo Pigorini stesso, in un articolo per Notizie degli Scavi sulla terramara di Castione de’Marchesi scrivesse: Le idee mie sull’orientazione

delle terremare sono simili a quelle esposte dall’Helbig (p. 42, nota 1).13

Queste ed altre osservazioni possono forse servire a superare le tradizionali posizioni sulla paternità della teoria pigoriniana:a) quella di Peroni, che considera il libro sugli italici nella valle del Po del 1879 di Helbig debitore in toto delle idee di Pigorini;

b) quella di Stefania Fuscagni, curatrice della traduzione italiana del libro di Helbig, e di Mark

Pearce ed emilio Gabba, che osservano come sia stato Helbig per primo a porre chiaramente l’equi-valenza tra terramaricoli e Italici.

Dati editi ed inediti ci danno un’altra chiave di spiegazione: i due elaborarono insieme la teoria, nel corso delle loro discussioni (sia per lettera che a voce), in un periodo compreso tra il 1874 e il 1877. A partire dal giugno del 1878 e ino alla ine di ottobre dello stesso anno Helbig scrive incessantemente a Pigorini, e il tema è uno solo: la carta realizzata da Pigorini nel 1879, cui doveva seguire (e non seguì mai) un suo breve articolo da inserire in Die Italiker in der Po-Ebene.

Helbig si sente perso: Pigorini infatti gli invia una carta in cui i simboli spesso corrispondono

non a una, bensì a più palaitte e terremare, circostanza che impedisce di creare sia una buona map-

pa che un’adeguata lista di siti. il primo motivo per sollecitare Pigorini è l’insistenza dell’editore, breitkopf & Härtel, di Lipsia.14 Poi Helbig prova a giocare la carta della maggiore o minore visibilità dei simboli scelti da Pigorini per la mappa, proponendone alcuni egli stesso (ig. 2), poi le critiche si spostano sul terreno del tipo di numerazione di palaitte e terramare scelta da Pigorini. Seguono numerose lettere in cui Helbig si dice disperato e “bombardato” da continue richieste dall’editore.

11 BullInst (1877) 10.12 BullInst (1877) 33.13 NSA (1883) 42, nota 1.14 Questa casa editrice è nota per essere la più antica al mondo di edizioni musicali.

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Pigorini manda alcune parziali correzioni della prima carta ma, sostanzialmente, non una lista parti-

colareggiata, motivando questa sua posizione in una lettera inviata da Firenze il 15 novembre 1878:

Più confronto la piccola carta con grandi fogli, più mi convinco dell’inutilità di dare la lista dei

nomi delle varie stazioni; perché oltre alle inesattezze occorse inevitabilmente nella carta grande

vi sono poi quelle, diventate maggiori, nella carta piccola. Mi pare che varrebbe meglio che ella

unisse la carta al suo volume soltanto per mostrare in generale la distribuzione delle terremare e

delle abitazioni lacustri. Helbig continua a protestare per l’atteggiamento di Pigorini, ino ad arrivare a scrivere, il 6

gennaio del 1879, a ridosso della pubblicazione del libro, che non intende più pubblicare la carta. È a questo punto (siamo all’11 gennaio del 1879) che arriva la risposta, sdegnata e sprezzante di Pigorini (la prima lettera che egli invia in qualità di direttore del Museo Preistorico ed etnograico). Dopo aver deplorato il non essersi potuto chiarire a voce con Helbig, egli spiega come sia dificile per lui dare una lista, e poi aggiunge: Ora lei non vuole unire alla opera sua la carta, e mi pare non debba farlo,

dal momento che ella ha già detto cosa sono le terremare e le palaitte, è pur sempre vero che la carta stessa mostrerà ai dotti la distribuzione topograica di tali stazioni, ed è ciò che agli studiosi interessa.

in più, a nome della Società Geograica, cui l’editore aveva proposto di comprare la carta, pone come condizione che la legenda sia tradotta in italiano. È troppo per Helbig, che risponde anch’egli con toni duri: S’intende che niente impedisce di cancellare l’intestazione tedesca della

carta o di rimpiazzarla con un�italiana che potrebbe essere indicata sia da Lei, sia dal sig. Della Vedova – si tratta in realtà di Giuseppe Dalla Vedova, segretario della Società Geograica italiana dal 1877 al 1896 –. Se mantengo il mio proposito di non pubblicare la carta nel mio libro, agi-

sco non soltanto nel mio, ma anche nel suo interesse; perché gli antepaleotnologici (sic!) non

mancherebbero di criticare acerbamente un�impresa tanto insuficiente ed avrebbero ragione. Ora la prego soltanto di sbrigare la risposta della società geograica; perché capirà, che voglio essere sbarazzato al più presto di un affare che dura 8 mesi e nel quale ho fatto una igura tanto ridicola.

il libro alla ine venne pubblicato con la carta, così come la voleva Pigorini.15

Alla lettera citata di Helbig, del 19 gennaio del 1879, segue quasi un anno di gelo, ma con

una lettera di Pigorini del 13 dicembre 1879 la corrispondenza riprende. Diversi scambi epistolari

riguardano, come ai primi tempi, consigli chiesti da Pigorini a Helbig su materiali di età classica, o su liste di corredi di tombe orientalizzanti. Illuminante il giudizio di Pigorini su un articolo del

1880 del brizio,16 sostenitore, contro il maestro, dell’autoctonia delle popolazioni terramarico-

le: ”Le chiedo se abbia veduto l’articolo Brizio sui ‘Liguri nelle terremare�. Ne sono rimasto scandalizzato quando ieri lo lessi per la prima volta. Non si può discorrere sulla questione delle

15 Si veda una copia di questa carta in bOARO, cit. a nota 1, ig. 2.16 E. bRIzIO, ‘i Liguri nelle Terremare’, Nuova Antologia di Scienze, Lettere ed Arti 23 (1880) 668 s.

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terremare con maggiore leggerezza e con una confusione o alterazione di fatti più grande. Forse non sono mai passate per la testa a Brizio corbellerie maggiori e io non sono punto disposto a

lasciargliele passare.Da parte sua Helbig, in una lettera del 31 agosto 1883 torna a chiedere notizie su manufatti –

questa volta asce – di cui fa anche uno schizzo (ig. 3) di età preistorica all’amico. Anche in questo caso, la richiesta è legata alla preparazione di un libro, quello sull’epos omerico, pubblicato nel

Fig. 2: Lettera di Helbig a Pigorini del 04/07/1878, dove è possibile vedere i simboli da lui ideati per la carta del suo libro sugli Italici della valle del Po.

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1884.17 in una lettera del 3 febbraio 1885, Pigorini comunica all’amico di averlo letto (speciicando, con intento sicuramente polemico, di averlo avuto in prestito da Orsi) ed espone lucidamente le sue

obiezioni: Alla prima lettura sono rimasto, o almeno parmi di essere rimasto convinto che realmen-

te, come ella ha cercato di dimostrare, gli Etruschi procedevano dal Nord per la via di terra, che

fra essi e gli Italici vi sia una civiltà comune nella prima età del ferro, e che a partire dall’età stessa

ino all�ultimo vi sia una continuità nei vari stadi della civiltà etrusca. …Soltanto io non intendo (ma forse il lavoro deve essere riletto e con maggiore attenzione), soltanto, dico, non intendo come ella non sia arrivata ad una conclusone ancor più radicale e, a pare mio, conforme a quanto palesa

il materiale archeologico; che cioè gli Etruschi, come i Prisci Latini, come gli altri non sono che

tanti rami diversi degli Italici, entrati nella valle Padana colla civiltà dell’età del bronzo e coll’uso

delle palaitte: i diversi nomi dei diversi rami sarebbero nati in Italia, dopo che i rami stessi rima-

sero distinti. Per me insomma questi Etruschi, come popolo a sé già bell�e formato, che giunge in Italia dal nord o dal nord-est colla civiltà della Ia età del ferro, non lo vedo uscire dalle genti delle

terremare con i prisci Latini.All’inizio del 1887 Helbig, in una pubblica adunanza all’istituto di Corrispondenza Arche-

ologica presentava uficialmente la ibula prenestina. Pigorini, oltre esserne vivamente impressio-

nato, scrisse subito una lettera entusiasta a Helbig, chiedendo che la ibula fosse donata al Governo italiano (in base alla volontà del proprietario) – cito – “alla condizione di porla fra le collezioni del Museo Preistorico di Roma”. Che questa fosse anche l’intenzione di Helbig lo dimostra il fatto che alla minuta della lettera conservata presso l’Archivio Storico del Museo Pigorini è accluso un suo biglietto da visita autografo: Caro collega! Farò il mio possibile per decidere il possessore della

ibula, afinché agisca nel suo senso. Tanti saluti!Le ultime lettere inviate da Pigorini a Helbig che possediamo sono due cartoline postali

di agosto e settembre di quello stesso anno, inviate da Bibbiano, il piccolo paese dell’Appennino dove egli si reca a causa delle condizioni di salute ormai disperate del padre. Nell’ultima cartolina veniamo a sapere altri fatti della vita privata di Pigorini, dalla malattia della madre al termine della

gravidanza della moglie, ma anche delle felicitazioni giunte da Helbig per la sua nomina a membro dell’Accademia dei Lincei.

La corrispondenza durò ancora: lo attestano sia la già citata lettera senza data posteriore al 1892, sia quella del 4 marzo 1895, ambedue di Helbig. Anche se in questo caso manca la lettera di risposta, fa fede l’annotazione in alto a sinistra di Pigorini: “risposto l’11 marzo”. Tre anni dopo scoppiava il grave scandalo del Museo di Villa Giulia.

Nel suo diario, al giorno 18 dicembre 1898 barnabei annota: Ho saputo poi che Helbig, se-

dendo tra Pigorini e Lanciani alla riunione dei Lincei, li istigava ad unirsi a lui per insorgere tutti

e tre contro di me facendo uno scandalo e chiedendo che si faccia luce sui documenti che Helbig

dice possedere contro di me…18 Helbig, in sostanza, dichiarava di avere in mano i documenti che

17 HELbIg, Homerisches Epos.

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dimostravano come diverse tombe dell’area falisco-capenate esposte per iniziativa di Barnabei nel Museo di Villa Giulia fossero in realtà il risultato della mescolanza di diversi corredi, un concetto ri-badito polemicamente nel primo volume del Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer

Altertümer in Rom.

il 15 febbraio del 1899, anche su richiesta di Barnabei, veniva creata una commissione di cui facevano parte Pigorini e Ghirardini. Da qui è assai istruttivo seguire le pagine del diario di Barnabei che documentano i maldestri tentativi, da parte di Helbig, di condizionare l’attività dell’amico:

18 bARNAbEI – DELPINO, cit. a nota 4, 251.

Fig. 3: Lettera di Helbig a Pigorini del 31/08/1883, con gli schizzi delle asce su cui chiede informazioni.

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18 febbraio: Ambrosi mi dice che Helbig è stato da Pigorini ed ha accennato al pericolo di pressioni governative. Pigorini ha respinto l�insinuazione.19

1 maggio: Pigorini racconta a Pasqui che sabato Helbig andò da lui per dirgli che è a sua conoscen-

za che persone autorevoli dell’estero scriveranno che il ministero ha comperato due membri della

commissione; uno, il Pigorini, che ha due stipendi (allusione al cumulo dello stipendio da professore

e di quello da funzionario), l�altro, il Ghirardini, a cui sono stati promessi dei posti. Che mascalzo-

ne! Dice che Pigorini alzò molto la voce, e lo cacciò via! Pigorini, mi dice il Pasqui, è montatissimo per questo tentativo di ricatto.20

25 maggio: Pigorini dice a Gatti che l�altro giorno (martedì 23) andò da lui Helbig per accomiatar-si, volendo partire per Costantinopoli e poi per la Russia. …Il Pigorini gli dichiarò tutto e gli spiegò la pessima igura che avrebbe fatto! Disse che l�Helbig se ne partì ammutolito.21

28 maggio: Ieri tornò Helbig da Pigorini. Le grida si sentivano di lontano. Pare che Helbig sia stato in questi giorni a Firenze per comunicare al Comparetti ciò che il Pigorini gli disse martedì. Pigorini avrebbe detto più volte: Io non mi vendo.22

8 giugno: Viene Bracardi Davide custode del Museo kirkheriano. Mi dice che Helbig è tornato da Pigorini l�altro giorno, e che Pigorini si lamentò perché quest�uomo non vuol capire. Mi dice che Vaglieri andò l�altro giorno da Pigorini, e che si chiusero. Vaglieri parlò in favore di Helbig. Soggiunse esser manifesta l�alleanza di Vaglieri e Helbig. Dice pure che Leoni da dietro una co-

lonna sentì quello che Helbig disse a Vaglieri, cioè che era dolente del modo con cui lo tratta il Pigorini.23

La relazione, pur scagionando il Direttore dalle accuse, mise in luce diverse ineficienze nell’allestimento del Museo, portando l’anno successive alle dimissioni di Barnabei, ormai dedito a una nuova carriera politica. Ciò che appare certo è che l’episodio segnò in modo irrimediabile il rapporto tra Helbig e Pigorini. inizia ora un lungo silenzio, rotto solo da una lettera, l’ultima, che Helbig manda il 10 aprile del 1914, l’anno precedente la sua morte:

Caro Collega

La ringrazio vivamente per il Suo interessante articolo sopra gli scavi di Vejo e di Bologna

– Helbig si riferisce a un articolo di Pigorini pubblicato quell’anno nel Bullettino di Palet-

nologia –, articolo che ho trovato a Roma l�altro ieri, tornando da Arsoli. Verrei personal-mente da Lei, per discorrere con Lei sopra certi particolari. Ma sono ammalato ed il medico mi vieta di sortire. Mi sembra necessario che gli storici tedeschi tengano conto del Suo articolo. Alcuni sono perplessi della testardaggine colla quale il Grenier sostiene l�origine

19 bARNAbEI – DELPINO, cit. a nota 4, 275.20 bARNAbEI – DELPINO, cit. a nota 4, 282.21 bARNAbEI – DELPINO, cit. a nota 4, 284.22 bARNAbEI – DELPINO, cit. a nota 4, 285.23 bARNAbEI – DELPINO, cit. a nota 4, 286.

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ligure delle terramare. Vorrei spedire ad essi il Suo articolo. Potrebbe favorirmi ancora tre o quattro copie?

Con tanti saluti Suo aff.moHelbig

Sembrava l’avvio di un qualche tipo di disgelo tra i due studiosi: quanto sia sbagliata questa impressione lo dimostra il fatto che l’anno successivo, mentre sui Rendiconti dell’Accademia dei

Lincei appariva una lunga commemorazione di Helbig, a irma di De Petra,24 sul Bullettino di Pa-

letnologia veniva pubblicato un laconico e brevissimo necrologio cui faceva seguito un’esile lista delle maggiori opere di Helbig.25 Tra queste, non a caso, mancava proprio il libro sugli “italici nella valle del Po” del 1879.

AppendicePubblicazione integrale del carteggio tra Helbig e PigoriniN.B.: nelle lettere di Helbig a Pigorini conservate a Padova il ile “busta6_fascicolo1” contiene le lettere già ordinate da Pigorini.il ile “busta16_fascicolo4” contiene le lettere di Helbig non ordinate da Pigorini, in quanto succes-sive al 1892.La lettera di Helbig contenuta nel ile “busta4_fascicolo1” è conservata come allegato a lettera di edoardo Dall’Asta, datata Parma 26 giugno 1875, a sua volta unita a una lettera in tedesco di C. iusti, datata 24 luglio 1875, rivolta all’Helbig. Helbig vi aveva aggiunto una nota. Presente anche una traduzione in italiano della lettera del Iusti.La lettera contenuta nel ile “busta58_fascicolo6” si trova separata dalle altre in quanto inserita da Pigorini insieme a sue note autografe entro il suo volume “Materiaux pour l’Histoire de la Paleo-ethnlogie italienne” 1874.

parma 22/11/1867

Parma 22 novembre 1867Ai due lati della formula di saluto, scritto da Helbig, 25/11 H e 26/11 H (riferimenti alla sua rispo-sta)

Amico e Signore Preg.moSono pochi giorni e, poco lungi da questa città, si raccolse una statuetta a Giove in bronzo alta

cent. 8. È in piedi, con folta barba e lunga capigliatura cinta da corona di quercia lentiscata. Sulla fronte, fra i due rami della ghirlanda, porta un globetto. Regge con la des. alzata l�asta pura d�ar-gento e nell’altra porta i fulmini, mentre attorno al braccio manco e sull’omero sta ravvolto il pal-

24 RAL 24 (1915) 633-639.25 Bullettino di Paletnologia Italiana 41 (1915) 171-172.

estratto

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114 ALeSSANDRO GUiDi

lio. _ Io non conosco nessun simulacro di Giove che abbia sulla fronte tale globetto. Sarebbe desso destinato a rappresentare il disco che si ammira sul capo a Giove, o piuttosto non sarebbe altro

che il solito globetto che Giove porta in mano? Conosce ella alcun�altra igura a Giove alla mia identica? Le sarei pienamente grato ove le restasse un minuto di tempo per scrivermi in proposito

due righe.Voglia compiacersi di porgere i miei ossequi alla sua signora e a salutarmi cordialmente gli amici

dell�Istituto e il sig. Castellani.Aff.mo SuoL. PigoriniP.S.: Dove si può indirizzare una lettera al prof.Mommsen? E di nuovo la disturbo.

25/11/1867 (b.6, f.1) su carta intestata IstitutoRoma, li 25.Nov. 1867Gentilissimo Amico e Collega,

Rispondo immediatamente alla Vostra lettera del 22, nella quale domandasi la mia opinione sopra il

“globetto” posto nella corona di Giove. Benchè non abbia veduto la igura in discorso, nondimeno secondo la Vostra descrizione mi pare fuori di dubbio, essere il supposto globetto una pietra nobi-

le che spesso forma il centro della corona. La corona di quercia con tale pietra nel mezzo si vede spesso aggruppata cogli altri attributi di Giove in dipinti pompeiani. Ne potrei darvi descrizione più esatta, se il mio manoscritto relativo ai dipinti pompeiani non si trovasse già a Lipsia dallo stampa-

tore. Per l�uso di imporre alle corone pietre nobili si può confrontare la testa supposta di Augusto vecchio in Visconti Mus. Pio Clem. VI, 40. Beschreib. Roma II, 2 p. 188 n. 56.Siccome ieri ho ricevuto la notizia della morte del mio suocero, così vi prego di scusare per oggi la mia cortezza. Mi farà gran piacere, se vi potrò essere utile a qualche cosa anche in altra occasione. Vi stringo cordialmente la mano,

Il Vostro dev.mo HelbigA margine, in verticale: L’indirizzo di Mommsen: Berlin Schöneberger Strasse

23/06/1869, su carta intestata del R.Museo di Antichità di ParmaParma 23 giugno 1869 (in fondo a sinistra dicitura Ch.Sig.Prof. Wolfgang Helbig)Lo scorso anno il sig. Augusto Castellani mi fece dono di due delle note anfore etrusche e di un bra-

ciere pure etrusco di Cerveteri. Le anfore sono di quelle ornate a scanellature e a una fascia a bas-

sorilievo portante di cavalli sormontati da un disco o patera. Il braciere, della stessa pasta rossastra

delle anfore, è esso pure ornato a bassorilievi, rafiguranti come una caccia. Le sarei gratissimo se volesse usarmi la cortesia di indicarmi il vero nome italiano che si conviene a tali oggetti, il preciso

signiicato dei bassorilievi, l�uso cui erano realmente destinati tali utensili e l�epoca per quanto si possa esatta della loro fabbricazione.Mi perdona tanto scomodo?

La risaluto di cuore

Aff.mo SuoL. Pigorini

estratto

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HeLBiG, PiGORiNi e LA “TeORiA PiGORiNiANA” 115

18/5/1874

Parma, 18 maggio 1874

Gentilissimo Dottore

Le ho scritto appena una lettera ieri, annoiandola forse mortalmente, e oggi gliene mando un�altra. Non vada in collera.Insieme con questa le mando per posta quattro fotograie di busti romani esistenti in questo Museo. Vorrebbe compiacersi a indicarmi qual nome io possa scrivere sotto ciascuno di essi. Non s�incom-

modi a rimandarmi le fotograie. Anzi, se ella me lo permette, gliene faccio un dono. Soltanto mi preme di sapere da lei cosa sieno o casa rappresentino. Desidero avere tali notizie, per completare la classiicazione delle poche sculture romane che abbiamo nel Museo Parmense.Mi ricordi all’Henzen e mi scusi

Suo

Pigorini

21/5/1874 (b.6, f.1) su carta intestata IstitutoRoma, li 21.Maggio 1874P.mo signor Pigorini,Tornato l’altro ieri da un viaggio nell’Etruria meridionale ho trovato le due Sue lettere delli 14

e 17 maggio e domandando la risposta alla prima più tempo risponderò in primo luogo alla se-

conda.La testa imberbe – senza busto – deve rappresentare un personaggio rinomato; perché ne ho vedu-

to parecchie repliche di marmo e anche una gemma (presso il Depoletti26) con quel ritratto inciso sopra. Probabilmente abbiamo da fare col ritratto di qualche letterato o poeta romano dell�epoca augustea. Il Brizio, Ann dell�Inst. 1873, p. 105 crede di riconoscere in un�erma doppia che offre lo stesso ritratto Properzio (?)La testa coronata non potrebbe essere un Antinoo? Con certezza non ardisco affermarlo; perché la

direzione obliqua della testa pregiudica al giudizio sopra il tipo.Il busto col paludamento sulla spalla offre qualche somiglianza vaga con Diocleziano. Ma non è abbastanza stringente per riconoscervi questo Cesare. Scriverei: ritratto del 3° secolo d.C.Il putto appartiene a quel ben conosciuto ciclo di statue che soppiantano putti alati e senz’ali vin-

colati, ciclo che originariamente si riferisce al mito d’Amore punito dalla madre, ma che più tardi

entrò in una direzione puramente generica.Alla prima lettera risponderò dopo studi più maturi. Scusi per oggi la mia fretta; essendo stato lun-

go tempo assente da Roma ho trovato molti affari da sbrigare.Con cordiali saluti

Il suo aff.mo Helbig

26 Noto antiquario romano.

estratto

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116 ALeSSANDRO GUiDi

17/11/1874 (b.6, f.1) su carta intestata IstitutoRoma, li 17.Nov. 1874in alto a sinistra è scritto piccolo (da Pigorini): Risp. (= risposto) il 21 novembreCarissimo signor Collega

mi vedo forzato d�importunarla con una domanda scientiica. Disgraziatamente come ella si ricor-derà, la nostra biblioteca lascia molto a desiderare riguardo il materiale relativo all’arte e l’indu-

stria primitive. Ora il corso delle mie ricerche mi ha condotto all�esame di quei supposti rasoj (vd. disegno di rasoio semilunato a ig. 1) di bronzo e debbo formarmi un giudizio sopra la loro prove-

nienza e le circostanze, sotto le quali essi si trovano. Siccome Ella domina tutto il materiale relativo alle palaitte ed alle antichità nordiche, così mi permetto d�indirizzare solo le seguenti domande:1) Tali rasoj, come n�ho abbozzato un esemplare, si sono trovati anche nelle palaitte e nel caso di sì in che palaitte, palaitte relativamente antiche o piuttosto recenti?2) È vero, che certi rasoj trovati vicino alle coste del mare baltico corrispondono esattamente con esemplari di provenienza etrusca? Lo dice il Genthe über den etruskischen Tauschandel nach dem

Norden p. 30, citando il Worsaae n.o. 171-175, il quale disgraziatamente non è alla mia disposizio-

ne. Se ella avesse la pubblicazione del Worsaae, La pregherei di mandarmi un lucido dell�incisione di uno dei rasoj baltici corrispondenti con esemplari italiani.Mi perdoni questa seccatura! Se vede il capitano Poggi, prego di salutarlo.Il suo affezionatissimo Helbig

18/02/1875 su cartolina postale con timbro di ParmaAl ch.prof. Helbig segretario dell�Istituto di Corrispondenza ArcheologicaRoma

Parma, 18 febbraio 1875

Amico chiarissimo

Ella e gli altri signori dell’Istituto sarebbero disposti ad accordarmi in cambio del Bullettino di

Archeologia Preistorica con tavole, che pubblichiamo Strobel, Chierici ed io, il Bullettino dell’Insti-

tuto? Noi pure ne pubblichiamo un numero al mese di un foglio a stampa. Se accettano, nel regolare i conti col Viesseux27 piglierei allora soltanto l�associazione (e questa pagandola) degli Annali e dei

Monumenti.Aff.mo SuoL. Pigorini

19/03/1875

Parma, 19 marzo 1875

Amico Carissimo

Il prof. Henzen, al quale mandai un biglietto prima di lasciare Roma, vi avrà esposto le ragioni per le quali non potei rivedervi e avrei fatto le mie scuse. Ad ogni modo a giorni sarò costì di nuovo, 27 eugenio Viesseux, iglio del più noto Giovan Pietro, fondatore dell’omonima “biblioteca circolante” iorentina, tra le sue attività curava la “distribuzione” delle riviste dell’instituto di Corrispondenza Archeologica.

estratto

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HeLBiG, PiGORiNi e LA “TeORiA PiGORiNiANA” 117

e il primo mio passo sarà quello di venirvi a cercare. Se la Direzione Centrale riesce e io non mi

trovi nella necessità di pregare il Ministero a lasciarmi ritornare al mio nido, io sarò di nuovo lie-

tissimo di vivere in mezzo a voialtri dell’Istituto, perché dalla compagnia vostra, dal vostro sapere,

dall�amorevolezza vostra io non potrò che trarre ininiti vantaggi. – Gli avanzi dell’asino si trova-

rono nelle terremare dell’età del bronzo così della provincia di Parma come a Modena, e gli ossami raccolti conservati nel museo di Storia Naturale a Parma e in quello archeologico municipale o di

storia naturale a Modena. Ne troverete fatta menzione nei seguenti lavori: Gastaldi. Nuovi cenni ecc

pag. 44 – Strobel-Pigorini. Le terremare ecc. II Relazione, pag. 52 – Canestrini nell’Annuario dei

Naturalisti di Modena anno I pag. 111 – Strobel. Avanzi preromani ecc. pag. 13.Notate però che nel Gastaldi vi ha appena il primo cenno della possibilità di trovar l’asino nelle ter-

remare, cenno dato da Strobel e da me nella prima relazione sulle terremare inserita in quel lavoro. Appresso l’esistenza dell’asino nelle terremare fu ripetutamente accertata da Strobel, da me e da

Canestrini. Resta però sempre il fatto che gli avanzi dell�asino sepolti nelle terremare sono rari.Valetemi di me se ne posso e salutatemi i comuni amici.Vostro

Pigorini

26/4/1875 (b.6, f.1) su carta intestata IstitutoRoma, li 26 Aprile 1875

Carissimo Collega

Rispondo immediatamente alla domanda che m�indirizza nella Sua lettera del 24. Mi sembra infatti prudente di determinare le statue di Vollejn in maniera molto generale. Forse eziandio il titolo di “magistrati” sarebbe troppo arrischiato; perché statue somiglianti, come lo mostrano alcune for-

nite con iscrizioni, furono erette anche ai patroni delle repubbliche (patronus rei publicae), i quali non sempre hanno avuto dei magistrati nelle rispettive città.Non sarebbe il più sicuro procedere d’intitolare le statue semplicemente come “statue di ritratto”?

Riguardo il busto non saprei proporre altra succinta denominazione fuori “statuina o putto”, sem-

brandomi impossibile d�accennare con brevi epiteti il ciclo, al quale appartiene la rappresentanza.Spero, che presto ci rivedremo!

Il suo aff.mo Helbig

27/06/1875 su carta intestata Ministero della istruzone pubblica – Direzione Generale dei Mu-sei e degli Scavi d’AntichitàRoma 27 giugno 75

Amico Car.mo Le mando la lettera di cui le parlai ieri sera.28 Se potrà riuscire a sapermi dire qualcosa su questo

principe di Galliera o Galera le sarò ininitamente obbligato. Solo me lo raccomando perché voglia compiacermi a darsi pensiero della cosa con sollecitudine.Aff.mo SuoL. Pigorini28 Si tratta di una richiesta originariamente indirizzata da un nobile di Parma, edoardo Dall’Asta, a Pigorini riguardo a eventuali notizie su un Duca di Galliera, archeologo dilettante di metà dell’Ottocento.

estratto

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118 ALeSSANDRO GUiDi

29/7/1875 (b.4, f.1)29

il biglietto, su carta semplice, porta per la prima volta l’intestazione “Siena (Villa Poggiarello-Bar-gagli)”.Car.mo amicoAlla ine è arrivata la risposta del Iusti sopra il duca di Galliera. Ve la mando, benché il rischia-

ramento sia propriamente nullo, anzi accenni soltanto la strada sulla quale qualche cosa, forse

potrebbe sapersene. Stia bene e saluti suoi colleghi.Il Suo Aff.moHelbig

29/7/1876 (b.6, f.1) su carta intestata IstitutoSiena (Villa Poggiarello-Bargagli), li 29 Luglio 1876Car.mo amicoNon ho per niente dimenticato i Suoi desideri relativi agli oggetti preistorici provenienti dalla Rus-

sia.Verso la ine della settimana ho l�intenzione di andare a Modena, Reggio e Parma per farmi iniziare sul posto stesso nei misteri delle Terramare. Le assicuro, che più me ne occupo, più mi gira la testa. In tutta la mia vita nessun lavoro mi ha suscitato tanta dificoltà, quanto quelle trenta pagine che devo dedicare allo sviluppo anteriore alla decorazione geometrica. Tornato a Roma sottoporrò il capitolo alla sua critica.Il vaso d’argilla che Le ho mandato fu trovato a Capena nello stesso scavo, donde provengono i vasi

fatti a mano con sopra grafite igure di animali.30 Alcuni di essi vasi si trovano al Campidoglio nel

Museo etrusco. Quanto mi spiace, che allora non ho studiato quello scavo interessantissimo! Ma era l�epoca, nella quale ero del tutto profano a cotali studj.Anche io ho avuto l�idea di andare a Pest. Ma ho rinunciato. Dall�un canto non ho i necessari titoli. Dall�altro canto sono un nemico deciso di tutti i congressi, i cui risultati scientiici generalmente sono poco rilevanti. Se voglio pranzare, preferisco di farlo con buoni amici invece che con gente che poco conosco.Ma in ogni caso Le auguro molto piacere e buoni risultati. Vedrà che le donne ungheresi e il vino non lasciano nulla da desiderare.Tanti saluti al Fiorelli e al Brizio!

Il suo aff.mo Helbig.

29 Si tratta di una breve nota in cui Helbig si fa latore di una risposta di C.Iusti in tedesco (con traduzione in italiano) alla già citata richiesta del Dall’Asta.30 Helbig fa sicuramente riferimento alla ceramica di età orientalizzante recuperata a Capena nel corso degli scavi di necropoli del 1863, descritti da Henzen con termini analoghi (“stoviglie evidentemente antichissime con igure di animali grafite o dipinte”) in H. HENzEN, ‘Scavi Capenati’, BullInst 36 (1864) 143-150.

estratto

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HeLBiG, PiGORiNi e LA “TeORiA PiGORiNiANA” 119

01/08/1876 su carta intestata Ministero della istruzione pubblica – Direzione Generale dei Musei e degli Scavi d’AntichitàRoma, 1 Agosto 1876

Amico Carissimo

La ringrazio della sua cortese lettera, e più della promessa che mi rinnova a procacciarmi oggetti

preistorici della Russia.Sento con piacere che ella se ne vada a Modena, Reggio e Parma. A Modena troverà il Boni e il Coppi, il Crespellani forse no. A Reggio vedrà senza dubbio il Chierici, perché per un mese almeno non si muove da li. Ma a Parma non vedrà il Mariotti perché trovasi agli scavi a Velleia e Strobel pure è fuori. Mi piglio dunque la licenza a mandarle un biglietto per mio fratello, e se per caso l fratello mio fosse fuori, ciò che è ben dificile, mostri il biglietto stesso a quei del Museo, e tutte le porte le saranno aperte.Anch’io non credo che nei Congressi si sciolgano le quistioni, a far la luce sulle quali non vale

la pace dei lunghi e pazienti studi fatti nella propria camera, ma credo che giovi sommamente il

trovarsi fra i colleghi, visitare con essi le località delle scoperte e le raccolte fatte. Sotto questo ri-spetto, io m attendo vantaggi molti dalla ma corsa a Budapest. A caso disperato farò come ella dice, aprirò gli occhi e il cuore alle belle ungaresi.Aff.mo SuoL. PigoriniForelli e Brizio la risalutano.

14/6/1878 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma, li 14 Giugno 1878

Car.mo amico,Lo stile dell�elmo appariva il più analogo all�antico stile etrusco, stile che si è sviluppato mediante un particolare sincretismo d�imitazione di modelli artigianali cartaginesi ed ellenici. Egli si conosce specialmente dai vasi di bucchero nero, che si trovano nella più grande quantità a Chiusi, in quan-

tità minore a Cerveteri, Corneto, Vulci ed Orvieto. Sopra cosiffatti vasi sono stampati tanto igure di cavalli, quanto composizioni della igura umana col corpo di cavallo. Vi ricorrono anche talvolta punteggiate le striscie di triangoli. Oltre ciò il cosiddetto stile è rappresentato da dipinti sepolcrali (p.c. Micali mon.ined.. LVIII 1-3) e da lastre scolpite di pietra che a Tarquinii ed a Caere servivano per chiudere le entrate delle tombe. Sembra probabile, che esso si sia impiegato anche nella tessitu-

ra, cioè per decorare tappeti, vestimenta ecc. Soltanto sull�elmo le forme delle igure sono alquanto più morbide ed i loro movimenti alquanto più liberi che sugli anzidetti monumenti etruschi. Essendo così, sembra probabile che la direzione artistica, alla quale appartiene l�elmo, abbia avuto per base l’antico stile etrusco, ma che essa sviluppandosi sopra quella base se ne sia già alquanto scostata,

modiicandomi tipi nel senso di un trattamento più libero.Se desidera altri rischiaramenti, mi consulti prima!

Il suo aff.mo Helbig

estratto

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120 ALeSSANDRO GUiDi

25/6/1878 (b.4, f.1)Siena Villa Poggiarello-Bargagli 25 Juni 1878

Car.mo amicoAdesso ho ricevuto il lucido della carta e Vi lo spedisco sotto fascia e raccomandato. I signori Breitkopf e Härtel mi scrivono che avevano fatto eseguire la carta da uno dei migliori cartograi a Gotha, e La domandano, se Lei non può far le rettiiche sul medesimo lucido, senza che si rispedisca la carta dello stato maggiore. Aggiungono, che l�eseguire correzioni sopra la litograia sarebbe cosa dificilissima. Mi scriva, prego, che cosa ne pensa. Se lo crede necessario, naturalmente darò subito ordine, che Le si spedisca la carta dello stato maggiore.Frattempo, per poter cominciare la stampa della mia opera, Vi prego di numerare sul lucido le sin-

gole terremare – ciò che in ogni caso si potrà fare sul lucido – e di mandarmi la lista di terremare

che Vi ho lasciata aggiungendo ad ogni terramara il quadrato della carta ed il numero che avete

dato ad ognuna.Vedo dalla carta, che attorno Solferino esistono cinque abitazioni lacustri. Come si chiamano queste cinque stazioni? Rassomigliano nel loro contenuto alle terremare? Dove si è parlato sopra di loro?Ecco di nuovo alcune seccature

Dal Vostro aff.mo amico Helbig

30/6/1878 (b.4, f.1) su carta intestata dell’IstitutoSiena Villa Poggiarello-Bargagli li 30 giugno 1878

Car.mo amicoVi ringrazio molto per la Vostra lettera del 28 Giugno e per la Vostra relazione, Ho subito dato ordi-

ne, afinché Vi vengano spedite le carte dello stato maggiore, e Soltanto Vi scongiuro di fare presto le necessarie rettiiche dopo aver ricevuto le carte; perché altrimenti avrei un chiasso molto spiace-

vole col mio editore, il quale è già abbastanza malcontento colla direzione del mio primo volume. Rettiicato il lucido, Vi prego di spedirlo direttamente raccomandato all’indirizzo:

Germania

Herr Breitkopf und Härtel

47 Nürnberger Strasse

Leipzig

Vi rimando le liste delle terremare; perché sopra di altre mancano i numeri che volevate aggiun-

gere sopra la carta ad ogni abitazione lacustre ed ad ogni terramara. Senza cosifatti numeri sarà impossibile il trovare sopra la carta le singole stazioni.. In ogni caso l�indicazione del quadrato non basta; perché talvolta un quadrato contiene dodici stazioni.Non sarebbe possibile ch�Ella mi mandasse sotto fascia il fascicolo del Bull. di Pal.ital. IV p. 2-7,31

nel quale ha parlato sopra le abitazioni lacustri situate presso Solferino? L’ho cercato invano a

Siena. Se mi mandasse estratto del rispettivo articolo, allora La prego di notare sulle pagine la pa-

gina del Bulletino. Egualmente la prego di notiicarmi, a che pagina delle Notizie degli scavi com.

31 L. PIgORINI, ‘Ricerche paletnologiche a Cavriana nella provincia di Mantova’, Bullettino di Paletnologia Italiana 4 (1878) 2-7.

estratto

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HeLBiG, PiGORiNi e LA “TeORiA PiGORiNiANA” 121

all’acc. dei Lincei corrisponde la prima pagina dell’estratto della Sua “Escursione paletnologica

nell’Italia superiore”32.Quella diversa impaginazione degli estratti è veramente un gran guaio!Mentre La prego di spedire il lucido della carta direttamente a Lipsia, mi sembra ragionevole, che

mi mandi le sue carte relative alla rettiica a Siena. Io le tradurrò in tedesco e le manderò tradotte a Breitkopf und Härtel.Vi auguro buoni risultati pei Vostri viaggi. Se Avrete il tempo, fatemi una visita a Siena. Il giro non sarebbe grande e l’aria elastica di Siena Vi farebbe molto bene. Oltre ciò potreste vedere qui molti oggetti paletnologici che V’interesserebbero – prescindendo dalle belle raghazze. Voscia.[Segue lista di terremare (es. Terremare di Campeggine sulla carta____________H, 10 num.) rela-

tiva a terremare identiicate sulla carta da più numeri.]Prego di notare sulla carta il Tiepido iume che imbocca nel Panaro.Helbig

4/7/1878 (b.4, f.1) su carta intestata dell’IstitutoSiena Villa Poggiarello-Bargagli li 4 Juli 1878

Car.mo amicoAdesso ho ricevuto dai sig.ri Breitkopf und Härtel. una lettera circostanziata sopra la carta. Ave-

vano mandato il lucido specialmente per darci un’idea della maniera, colla quale la carta sarà

eseguita. Nemmeno escludono ogni correzione sulla litograia, piuttosto pregano soltanto, che sulla litograia si facciano le minori correzioni e giuste possibili. Sotto cosìfatte circostanze mi sembra il migliore procedere di rinviare il lucido raccomandato ai Germania Herr Breitkopf und Härtel. 47 Nürnberger Strasse Leipzig. Il lucido deve servire di base alla continuazione del lavoro del

cartografo. Se può fare già sul lucido qualche correzione o giunta – per aggiungere il nome del

Panaro e del Tiepido –, tanto meglio. Ma la correzione circostanziata la potrà eseguire sulle copie litograiche che riceverebbe insieme alla carta dello stato maggiore. Oltre ciò – credo – potrebbe

autorizzare il cartografo ad aggiungere i numeri, che debbono porsi sopra ogni abitazione lacustre

ed ogni terramara. Soltanto vorrei, ch�Ella si decida, se abitazioni lacustri e terremare debbano numerarsi continuamente o se per le terramare bisogna cominciare una nuova numerazione. A quel che mi sembra l�ultima procedura è preferibile; perché esso anche numericamente distingue le due specie di stazioni. Oltre ciò il cartografo domanda, se Lei gli permette di determinare lo strato ferreo con un altro segno di quell da noi stabilito, cioè la striscia azzurra. Dice il cartografo, che colla giunta di cosifatta striscia gli oblunghi, se debbono essere chiari, arrivano ad una smisurata

lunghezza. Egli propone, che lo strato ferreo si signiichi con una croce nera da porsi sopra i segni per le abitazioni lacustri e le terremare. Dunque p.e. così: (vd. simboli a ig. 2).Che cosa ne dice?

Oltre ciò, se permette al cartografo di aggiungere i numeri, Vi domando, se i numeri debbono

procedere dall�oriente all�occidente o vice versa. A me sembra più logico il procedere dall�oriente all’occidente; perché secondo i risultati delle mie ricerche la immigrazione del rispettivo popolo ha

avuto luogo attraverso il sino istrico.Prego di favorirmi il più presto possibile la sua risposta sopra queste domande!

Il vostro aff.moHelbig

32 L. PIgORINI, ‘escursione paletnologica nell’italia superiore’, Atti Accademia dei Lincei vol. 2, ser. 3 (1878) 1-7.

estratto

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122 ALeSSANDRO GUiDi

19/7/1878 (b.4, f.1) su carta intestata dell’IstitutoSiena Villa Poggiarello-Bargagli li 19 Luglio 1878

Car.mo amicoIl mio editore mi bombarda con lettere, domandando il rinvio del lucido. Abbia dunque la bontà di inviarlo raccomandato a Germania Herr Breitkopf und Härtel. 47 Nürnberger Strasse Leipzig. Ma

prima La prego di far quelle rettiiche, ch�ella può fare senza aver innanzi gli occhi la carta dello stato maggiore, che Le sarà spedita insieme colla prova litograica, sulla quale potrà aggiungere altre rettiiche, ma nel numero il più limitato possibile. Credo, che non avrà dificoltà di correggere già adesso gli sbagli ortograici e di giungere già adesso i numeri alle singole stazioni lacustri e terremare. Propongo, che la numerazione proceda dall�oriente all�occidente e che per le terramare si cominci una nuova numerazione. Mi raccomando che siano aggiunti i nomi del Tanaro e del Tie-

pido. Scusi la mia insistenza e per carità faccia presto!Il suo aff.moHelbig

28/7/1878 (b.4, f.1) su carta intestata dell’IstitutoSiena Villa Poggiarello-Bargagli li 28. Luglio 1878Car.mo amicoCon molto piacere ho appreso dalla Vostra cartolina che la Vostra salute si è migliorata. Del resto non ho molto da scrivervi; poiché tutte le mie domande sono già contenute nelle lettere scritte

innanzi. Se avete la necessaria salute, prego di rileggerle e di scrivermi a proposito. Breitkopf e Härtel mi scrivono, che la litograia sarà ultimata tra il 10 e il 15.Agosto. Mi scriva dunque, sotto che indirizzo allora bisogna spedire tutte le prove, quanto l�originale, cioè i fogli della carta dello stato maggiore. Ciò che inalmente riguarda i numeri da porsi sopra ogni segno per un�abitazione lacustre ed una terramara. Vi prego caldamente di mantenere le disposizioni ch�abbiamo stabilito verbalmente e di determinare con una numerazione diversa le abitazioni lacustri e le terremare. Ho lasciato nel mio manoscritto dietro la citazione di ogni abitazione lacustre e terramara una

lacuna, che volevo riempire negli stamponi, giungendo il rispettivo quadrato della carta e il ri-

spettivo numero. Il modiicare cosifatta disposizione susciterebbe i più grandi imbrogli e dovrei, se quella disposizione non restasse osservata, farmi rinviare il mio manoscritto. Vi ricordate anche, che avevate l’intenzione di aggiungere alla carta una lista delle abitazioni lacustri e delle

terramare, la quale lista corrisponderebbe coi numeri della carta e darebbe i nomi delle singole

stazioni, i quali nomi sopra la carta tutti certamente non troveranno posto. Alla ine caldamente Vi prego di non dimenticare di portare via con Voi la lista delle terremare che Vi ho lasciata e di

notarvi sopra ricevute le prove litograiche: i quadrati ed i numeri e di spedirmi la lista a Siena il più presto possibile; perché, come Vi dissi, la stampa del mio libro non può cominciare prima che

quelle notizie si trovano nelle mie mani.Dunque non mi sento altro che di augurarvi buona salute ed una aggradevole villeggiatura favorita

egualmente da Minerva come da Venere.Il Vostro aff.mo amicoHelbig

estratto

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HeLBiG, PiGORiNi e LA “TeORiA PiGORiNiANA” 123

17/8/1878 (b.4, f.1) su carta intestata dell’Istituto (sull’intestazione è scritto Sig. Prof. pigorini)Siena Villa Poggiarello-Bargagli li 17 Ag. 1878Car.mo amico,Non posso fare a meno di indirizzarvi un grido di disperazione. La carta del 8.Agosto è bella e pronta; ma non poteva notiicare al mio editore che mi bombarda con lettere, l�indirizzo, col quale bisogna spedirvi tanto le prove quanto l�originale. Mi scrivete da Parma, da Domenica prossima sareste a Roma, ed a Roma ho indirizzato tutte le lettere rispettive, senza però ricevere un vostro

cenno. Ho paura, che di nuovo vi siate ammalato. Per carità scrivetemi o fatemi scrivere da qual-cheduno con due righe quel indirizzo! La situazione si è vieppiù complicata, avendo l�editore contro

la mia volontà cominciato la stampa dell�opera. Sono già stati composti 8 fogli, i quali adessostanno fermi, non potendosi aggiungere le notizie relative alla carta.Spero che non troverete niente di contrario, se io nell’impossibilità di consultarvi dal mio canto,

ho dato l�ordine di aumentare i quadrati sulla carta. L�ho fatto nello scopo di rendere più facile il ritrovare le singole stazioni citate nel testo.Scusate di nuovo la mia insistenza e rallegratemi con una pronta risposta, sia anche di una riga.Il Vostro aff.moHelbig

20/8/1878 (b.4, f.1) su carta intestata dell’IstitutoSiena Villa Poggiarello-Bargagli li 20 Agosto 1878

Car.mo amicoLa Vostra lettera del 20. mi ha affrancato di un gran peso e ho già scritto a tale proposito ai sig.ri Breitkopf e Härtel. La carta dello stato maggiore può spedirsi con la posta ino ad Ala. Ad Ala la posta austriaca consegna tali pacchi alle autorità italiane, che continuano la spedizione non colla

posta, ma colla ferrovia. Una cosifatta spedizione da Berlino ino a Roma dura 5 giorni. Dunque voi avreste il pacco a Camerino – perché suppongo che da Lipsia ino a Camerino s�impieghi lo stesso tempo – il 28. Agosto incirca. Dunque per evitare nuovi malintesi, mi fareste un gran favore, scrivendomi precisamente in quando la spedizione deve indirizzarsi a Camerino e da quando ad

Albacina. Se ben vi capisco, anche le lettere destinate per Voi da un dato tempo debbono indirizzarsi ad Albacina. Non è così?Nel riempire la lista che Vi ho rimandata Vi prego di non dimenticare, che ho dato ordine – non

c’era il tempo d’intendermi con Voi – di aumentare i quadrati della carta. S�intende dunque, che l�indicazione dei quadrati altre volte da Voi aggiunta dovrà modiicarsi. Vi prego di aggiungere alla lista l�indicazione relativa a quella terramara situata presso S. Ilario d�Enza, la quale rassomiglia alle terremare lombarde. Credo, che nella lista ho dimenticato l�anzidetta stazione.A Lipsia stampano con una prontezza diabolica e l’editore insiste di aver il più presto possibile

l�intero manoscritto da stamparsi. Vi prego dunque dopo aver ricevuto le prove e la carta dello stato maggiore di mettere mano alle osservazioni sopra la carta ed alla lista delle terremare ed abitazioni

lacustri, le quali osservazioni e la quale lista saranno stampate – così avevamo combinato – come

appendice al mio libro.Mi mandi il manoscritto, Io lo tradurrò in tedesco e lo manderò da Siena a Lipsia. Siccome la lista, che conterrà la letteratura, generalmente si potrà stampare tale, quale l�avete scritta, così Vi prego

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di lasciare sulla carta, nella quale la scrivereste, un largo margine, che mi darà occasione d’ag-

giungere la scarsa traduzione che vi occorrerà.Del resto, contenendo la Vostra lettera nessuna osservazione sopra le proposizione fatte da me ri-

guardo la carta nelle mie lettere anteriori, così credo di poter supporre, che Voi non siete contrario alle suddette proposizioni.Anche a diverse domande che Vi ho fatte in quelle lettere ora non si vuole più risposta. Il Bull. di pal. ital. di quest�anno l�ho fatto venire da Roma. Soltanto mi prenerebbe di sapere, con che pagina nel vol. II della R.Academia dei Lincei comincia la Vostra “Escursione pal. nell�Italia superiore”, di cui m’avete gentilmente inviato l’estratto – secondo il quale s�intende non si può citare.Alla ine Quod felix faustum fortunatumque est.33

State Vi bene e scusate tutte le seccature che vi do e forse per qualche tempo continuerò a dare.Il Vostro aff.mo HelbigSe la carta dello stato maggiore si spedisce colla posta, allora il ricevente devve pagare l’ultima

parte della spedizione, quella cioè fatta dalla strada ferrata italiana. Nel caso che la spedizione si facesse in questa maniera, Vi prego di scrivere l�importo sul mio conto.

6/10/1878 (b.4, f.1)Siena 6.Ott. 1878Car.mo amicoQuesta sera Le spedisco sotto l�indirizzo della Galleria degli Ufizi come pacco raccomandato le prove litograiche della carta, che mi furono inviate a Siena. Innanzi cotali prove avrei a fare le seguenti osservazioni:

1) I puntini gialli che determinano le abitazioni lacustri nel lago di Garda sono troppo poco ricono-

scibili. Ma vi si potrà rimediare facilmente col levare il colore blu del lago.2) Di sbagli ortograici ho osservato: Ivrera invece di Ivrea, Lago di Timon invece che lago di Fi-mon.Oltre ciò ripeto la mia preghiera di aggiungere una diversa numerazione alle stazioni lacustri ed

alle terremare. La diversa numerazione è raccomandata anche dalla soverchia piccolezza dei segni. Proporrei, che le stazioni lacustri sieno numerate dall’occidente all’oriente, le terremare dall’orien-

te all�occidente, restando così i numeri identici separati da lunghi intervalli.Se lei ha aggiunto i numeri, La prego di mandarmi una copia della carta insieme colla lista che Vi ho

inviata, sopra la quale lista sarebbero d�aggiungersi i quadrati della carta ed i rispettivi numeri.Ciò che riguarda l�esemplare da spedirsi a Breitkopf und Härtel, credo, che piccoli sbagli e p.e. gli ortograici, possono notarsi semplicemente sull�orlo, cioè coll�indicazione dei rispettivi quadrati. All’incontro La prego di esporre le correzioni che esigono una spiegazione più circostanziata in

apposita lettera e di mandarmi questa lettera a Roma. Tradurrò le sue osservazioni e le manderò tradotte a Breitkopf und Härtel. Parto per Roma dopo domani.Dunque quod felix faustum fortunatumque est. Statevi bene e ricevete anticipatamente i miei più sinceri ringraziamenti.Il Vostro aff.mo collega Helbig

33 Espressione di saluto derivante dalla formula citata nei Comentarii Fratrum Arvalium [CiL Vi 32340.0-20].

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22/10/1878 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma, li 22 Ott. 1878Car.mo amico!Molto mi spiace, che di nuovo Vi siate ammalato, e sono propriamente disperato, che appunto ades-

so avete gli imbarazzi colla carta. Se proponete di tralasciare i numeri delle singole stazione (sic!), allora ho paura, che l�utilità della carta sarà molto limitata. Imperocché essa darà soltanto un�idea generale dell’ubicazione delle stazioni, mentre sarà impossibile il ritrovare sopra la carta le singo-

le stazioni, essendo sicuramente notati i nomi dei paesetti, secondo i quali che si chiamano. Sotto cosifatte circostanze Vi do a rilettere, se non è necessario d�aggiungere i numeri, che corrisponde-

rebbero con una lista delle stazioni che potrebbero mettersi alla ine delle Vostre osservazioni sulla carta. Se non ci fosse dappertutto il posto per i numeri, il cartografo potrebbe controllare cose di minore rilievo per lo scopo, al quale la carta deve soddisfare. Spero, che presto ci rivedremo a Roma in buona salute. Ho molto da raccontarvi. La pubblicazione del mio volume, vista l�indifferenza che domina in Germania dirimpetto agli studi paletnologici, mi ha fatto passare propriamente per un

calvario e credo, che non mai più arrischierò di scrivere qualche cosa sopra resti primitivi. Statevi bene! Una cordiale stretta di mano

Dal vostro aff.moHelbig

15/11/1878 su carta intestata della Direzione delle RR.Gallerie e Musei di Firenze – il diret-tore

Firenze li 15 Novembre 1878

Helbig Car.moEccole gli appunti per la correzione dei nomi e luoghi e dei segni sulla carta. Badi che vi sono correzioni anche nell�altra pagina in cui sono scritti gli appunti stessi._ Più confronto la piccola carta con grandi fogli, più mi convinco dell’inutilità di dare la lista dei nomi delle varie stazioni;

perché oltre alle inesattezze occorse inevitabilmente nella carta grande vi sono poi quelle, diventate

maggiori, nella carta piccola. Mi pare che varrebbe meglio che ella unisse la carta al suo volume soltanto per mostrare in generale la distribuzione delle terremare e delle abitazioni lacustri. Aff.mo suoL. PigoriniLe sue prove della carta le spedisco raccomandate al suo indirizzo.

17/11/1878 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma, li 17. Nov. 1878Car.mo amicoMille grazie per le tanto desiderate correzioni, c�ho spedite immediatamente a Lipsia. Ma tra queste correzioni una non l�ho capita. Cioè “L 9: San Domino: il segno appartiene a Castellazzo

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che si deve inserire e bisogna portare il segno un poco più in mezzo tra la Parola e il Taro”. Un paese Castellazzo si trova molto più al sud (L10). O anche forse un altro Castellazzo vicino al San Domino?

Abbia la bontà di notare sopra la prova che Le mando il punto, dove deve porsi il segno che vuole

cambiato, e, nel caso che debba notarsi un altro Castellazzo, d�indicare il sito anche di questo. Scusi l’incomodo!

Con mille saluti

Il suo aff.moHelbig

17/12/1878 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma, li 17, Dic. 1878Car.mo amicoEcco una prova della carta corretta. La prego di farmi sapere, se oltre alle tre correzioni notate da me sul margine Ella ha altre osservazioni da fare. Altrimenti darei l�ordine di stampare la carta. Lei vedrà, che il cartografo ha posto un numero accanto ad ogni segno di terremare. Ora La prego di mandarmi il più presto possibile riempita la lista delle terremare che Le lasciai, per poter inserire le

rispettive notizie nei fogli composti del testo, fogli che già da cinque mesi aspettano di essere stampati. Oltre ciò mi farebbe un gran favore, se pensasse di mandarmi presto le Sue notizie sopra la carta che

saranno tradotte in tedesco e stampate alla ine del mio volume. Alla ine Le comunico che i Sig.ri Brei-tkopf e Härtel domandano 320 lire per 600 esemplari della carta. Mi scriva, se la società geograica accetta questo prezzo.Con tanti saluti

Il suo aff.moHelbig

25/12/1878 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma, li 25, Dic. 1878Pr.mo amicoVi ringrazio per la Vostra lettera del 23. Dicembre ed in conseguenza di ciò che mi scrivete riguar-do le osservazioni relative alla carta aspettai il Vostro ritorno. Ma mi sembra ora il tempo di dare le citazioni per poter tirare facilmente gli otto fogli che da più di sette mesi stanno già composti a

Lipsia. Si tratta di poter inserire negli stamponi le citazioni di alcune terremare. Per agevolarvi il compito, le ho notate sul foglio aggiunto, che potete rimandarmi, riempiti nei vuoti, colla posta. Le altre terremare le ho trovato da me sulla carta e così non ho bisogno di incomodarvi con le rispettive citazioni. Mi dispiace molto di dover molestarvi in questa guisa. Mi sembra infatti, che sopra questa malaugurata pubblicazione pesa un incubo che procura secca-

ture a chiunque vi ha toccato. Con mille scuseIl vostro aff.moHelbig

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06/01/1879 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma, li 6, Gen.. 1879Pr.mo amicoLa ringrazio molto per le Sue comunicazioni relative ai numeri delle terremare, come per la dichia-

razione che mi ha fatto sopra la carta. È vero, che sarei stato più riconoscente, se m�avesse fatta quest�ultima dichiarazione quattro mesi prima, ciò che m�avrebbe risparmiato molte seccature. Per sempliicare la situazione, mi sono deciso a non pubblicare la carta nel mio libro, la quale senza spiegazione alcuna sarebbe di un valore molto limitato. Se la società geograica desidera le copie altre volte richieste, mi lo scriva subito; perché altrimenti do ordine di cancellare la piastra. Oltre ciò La prego di rinviare i fogli della carta dello stato maggiore o di gradire le mie scuse di averlo

tanto importunato.Il Suo aff.moHelbig

11/01/1879 su carta intestata del Museo Nazonale Preistorico ed EtnograicoRoma, li 11 Gennaio 1879

Car.mo ProfessoreNon ho risposto alla sua lettera del gorno 6 perché avrei amato invece trovarmi con lei e mostrarle

a voce e col fatto come far mettere insieme le note che ella desiderava sulla carta ci voleva presso

a poco il tempo impiegato nel fare la carta. Se ella ha occasione di vedere il cav. Massuero34 che io

tenni con me a lavorare per parecchie settimane allorché la carta si fece, egli potrà dirle le dificoltà enormi nel trovare i posti ove fare i segni, e non essendo allora avvertito che si sarebbe dovuto dare

i nomi alle varie stazioni non ne tenne nota con segni o numeri particolari in grandi fogli. Quando più tardi ella mi espresse in proposito il suo desiderio risposi affermativamente perché avrei voluto

farle cosa gradita ma postomi all’opera ho visto la impossibilità a riuscire se non con lunghe e

nuove ricerche. Dovrei prima fare numeri sulle stazioni stesse sui larghi fogli mano mano che colle mie ricerche riuscissi a trovarli, poi confrontare la carta grande alla piccola per ripetere in questa

l�operazione. Poiché io spero che un dì o l�altro c�incontreremo. e che l�incidente seguito non mi avrà punto tolta la sua benevolenza, così a voce potremo intenderci meglio.Ora lei non vuole unire alla opera sua la carta, e mi pare non debba farlo, dal momento che ella ha

già detto cosa sono le terremare e le palaitte, è pur sempre vero che la carta stessa mostrerà ai dotti la distribuzione topograica di tali stazioni, ed è ciò che agli studiosi interessa.Ieri sera ci fu consiglio della Società geograica, e io presentai la sua carta e la proposta fatta dall�editore quanto al prezzo delle cose chieste. Il Consiglio approvò che sarebbe meglio di ripub-

blicare la Carta in Italiano, e per questo esprimere a lei per mezzo mio il desiderio di ottenere una

copia della carta stessa da fare riprodurre qui mutando le spiegazion e i nomi tedeschi. Se ella vuole usarci tale cortesia le saremo sommamente grati.Aff.mo SuoL. Pigorini

34 Si tratta di Giuseppe Massuero, impiegato della Direzione Generale delle Antichità.

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19/01/1879 (b.6, f.1) su carta intestata dell’Istituto. A margine, in obliquo, in basso a sinistra:La prego di consegnare al Latore di questa la Carta dello Stato maggiore.Roma, li 19.Gen. 1879Car.mo Professore,S’intende che niente impedisce di cancellare l’intestazione tedesca della carta o di rimpiazzarla con

un�italiana che potrebbe essere indicata sia da Lei, sia dal sig. Della Vedova. Se mantengo il mio proposito di non pubblicare la carta nel mio libro, agisco non soltanto nel mio, ma anche nel suo

interesse; perché gli antepaleotnologici (sic!) non mancherebbero di criticare acerbamente un�im-

presa tanto insuficiente ed avrebbero ragione.Ora la prego soltanto di sbrigare la risposta della società geograica; perché capirà, che voglio essere sbarazzato al più presto di un affare che dura 8 mesi e nel quale ho fatto una igura tanto ridicola.Il suo aff.moHelbig

A margine, in obliquo, in basso a sinistra:La prego di consegnare al Latore di questa la Carta dello Stato maggiore.

13/12/1879 su carta intestata del Museo Nazonale Preistorico ed EtnograicoRoma, li 13/12 1879Gentil.mo AmicoIeri sera ebbi modo di dirle alcune cose, e oggi comincio ad annoiarla con una lettera. Come ella saprà ci fu fra me e l’Istituto l’accordo, che l’Istituto avrebbe nel 1879 mandato il proprio

Bullettino in cambio di quello di Paletnologia non più a Parma ma a me qui nel Museo. Ora ho avu-

to soltanto i due primi fogli a stampa e niente altro più. Vorrebbe farmi spedire gli altri? – Desidero

inoltre acquistare il Bullettino dell’Instituto pel 1878. Se me lo potesse portare le sarei grato, e ne pagherei l�importo alla persona che ella mi indicasse.Mi congratulo con lei del bell’articolo del Montelius sull’opera Die Italiker ecc. uscito nei Mate-

riaux del Cartahilac.35 _ Ora ho bisogno pur io di scrivere sul suo libro per l�Annuario Scientiico,

ma così poco forte come sono nel tedesco avrei bisogno che qualcuno versato nell�archeologia me lo leggesse per disteso. Potrebbe ella incaricare qualche giovane dell�Istituto ad usarmi questa cortesia? Nel caso combinerei quanto all�ora e al luogo della lettura.Il comm. Donati36 mi incaricò di pregarla, se fosse possibile, a volere favorire per qualche giorno

alla Direzione Generale del Museo i fogli della Carta Topograica Italiana su cui notai le terremare

e le palaitte. Se la cosa è fattibile veda di accogliere favorevolmente il desiderio espressole. Mi preme di assicurarla che è vera, verissima la stazione lacustre di Ofida nel Piceno. L’ho visitata

e accertata pur io.Ha letto l’articolo di Brizio su Adria nella Nuova Antologia del 1 dicembre37? Vi è qualche punto almeno in cui il lavoro zoppica maledettamente.

35 O. MONTELIUS, recensione a Helbig, Italiker (Les Italiens primitifs dans la valleé du Po), in Materiaux pour l’histoire

de l’homme 14 (1879) 309-313.36 Si tratta di Cesare Donati, Capo Divisione della Direzione Generale della Antichità.37 E. bRIzIO, ‘Antichità e scavi di Adria’, Nuova Antologia di Scienze, Lettere ed Arti 48 (1879) 454 s.

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Non mi tenga in colpa di tante seccature

Aff.mo SuoL. Pigorini

16/12/1880 su carta intestata del Museo Nazionale Preistorico ed EtnograicoRoma, li 16/12 1880Ch.CollegaVenerdì la salute non mi permise di recarmi all�Istituto, ma lo farò domani d certo e avrò allora il piacere di vedere lei e il comm.Henzen. Ora le chiedo se abba veduto l�articolo Brizio sui “Liguri

nelle terremare”.38 Ne sono rimasto scandalizzato quando ieri lo lessi per la prima volta. Non si può discorrere sulla questione delle terremare con maggiore leggerezza e con una confusione o altera-

zione di fatti più grande. Forse non sono mai passate per la testa a Brizio corbellerie maggiori e io non sono punto disposto a lasciargliele passare. Perché non coglieremmo l�occasione a parlarne anche nell�Istituto, tanto più in quest�anno in cui si è trovata una necropoli delle terremare? Doma-

ni c�incontreremo. Per ora saluti e ossequiL. Pigorini

21/05/1881 su carta intestata del Museo Nazionale Preistorico ed Etnograico

Roma, li 21 Maggio 1881

Gentil.mo AmicoMi vuole usare la cortesia di indicarmi il nome del luogo ove si trovò la cista a cordoni di Terra

d�Otranto da lei recentemente veduta, e dove si conserva. Vorrei indicarlo nelle brevi notizie dal lavoro suo, ma unicamente come notizie, che ho preparato pel prossimo numero del Bullettino di

Paletnologia.39 Per sua norma io lascierò Roma prima della settimana ventura.Suo

L. Pigorini

21/05/1881 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma li 21 Maggio

Car.mo amicoLa cista a cordoni, sopra la quale l’ho parlato, è stata trovata a Rugge (l’antica Rudiae) nella provincia di Lecce e fu acquistata dal Duca Castromediano pel Museo provinciale di Lecce. Appar-tiene alla classe dal Gozzadini chiamata etrusca. Ha 10 cordoni; e alta 0,222; diametro 0,27. I due

38 Vd. nota 16.39 Notizie diverse (presumibilmente raccolte tutte da Pigorini), in Bullettino di Paletnologia Italiana 7 (1882) 100.

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manichi iniscono in ogni estremità in una testa di cigno e sono girevoli dentro 4 anelli – 2 in ogni

lato – che sono issati (ritti) sull�oriizio.40 Con mille saluti

Il suo aff.moHelbig

07/01/1882 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e KircherianoRoma, li 7 Gennaio 1882

Gentil.mo ProfessoreHo bisogno di una notizia, che ella è certamente in grado di procacciarmi, epperò gliela mando senza tante cerimonie. _ I Romani conobbero e usarono vasi di pietra ollare?; un tempo io l�ho creduto; anzi Strobel41 ed io, erroneamente, li credemmo più antichi ancora, ma oggi tutto ne

induce a ritenere che non vadano più in là de tempi barbarici. Quando li giudicai romani, so che mi appoggiava a un passo di Plinio / Hist.Nat. XXXV, 44 /, ma chissà di che realmente Plino parli. Ella saprà dirmelo di certo. Intanto è fuor di questione che in Pompei vasi dim pietra ollare non

si trovarono mai.– Se ella vorrà compiacersi di chiarire sopra tutto ciò le mie idee, le sarò sommamente grato.Suo

L. Pigorini

b.6, f.1. Su carta intestata dell’IstitutoSenza data, risposta a Pigorini, 7/01/1882Roma li

Caro Collega,

Il senso d�un passo molto corrotto di Teofrasto da Lapid.72 deve essere il seguente: “Sull�isola di Sifno si scava una pietra tonda e morbida che si può tornare a tagliare e la quale riscaldata e tinta

d�olio diventa nera e dura; se ne fabbricano vasi e lastre di tavole”. Tutti gli interpreti vi riconosco-

no la pietra ollare ed io non ardisco giudicare, se quest�opinione sia giusta o no. Ma supposto che sia giusta, allora risulta che si tratta di un fenomeno del tutto particolare all�isola di Sifno. Plinio XXXVI 159 poi ha estratto il passo di Teofrasto, aggiungendo, che nella medesima maniera si usa la

verde pietra di Como. Anche in quest�ultima alcuni interpreti vogliono riconoscere la pietra ollare – giudizio davanti al quale debbo conservare la medesima riservatezza. In ogni caso posso assicu-

rare il fatto, che io non ho mai osservato oggetti di pietra ollare tra i molti avanzi romani che ho

studiato nell’Italia centrale e meridionale, mentre debbo astenermi d’un giudizio sopra il ritrovarsi

di sifatti oggetti tra gli avanzi romani dell’Italia settentrionale ed oltramontani; giacché, come lei

40 Si tratta certamente della cista pubblicata in G. DELLI PONTI, I bronzi del Museo Provinciale di Lecce, Lecce 1973, n. 26, tav. XXii; nell’introduzione al catalogo l’A. speciica che in base al un manoscritto è possibile identiicarla con quella rinvenuta nel giugno del 1878 in una tomba di Rudiae assieme a ceramica del IV secolo a.C.41 Si tratta di uno dei “pionieri” della paletnologia italiana, Pellegrino Strobel (1821-1895), amico e collaboratore di Pigorini.

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sa, la statistica monumentale di quelle regioni mi è molto meno conosciuta di quella delle regioni classiche dell�Italia.42 Tanti saluti!

Il Suo aff.moHelbig

17/05/1882 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e KircherianoGentil.mo AmicoHo avuta risposta dal Montelius. Come era da attendersi, dichiara che il Brizio interpretò assai male la lettera che il Montelius gli scrisse, e io autorizzato a farlo dal Montelius medesimo, terrò

conto nel Bullettino di ciò che ora mi scrisse.E ora le chiedo un favore, che ella soltanto può farmi. Vorrebbe compiacersi a farmi tenere una nota esatta dei lavori pubblicati in qui sugli oggetti della tomba a Palestrina, esistenti nel Kircheriano

e di quelli scritti intorno alla tomba dei Regolini Galassi? Vorrei indicarli nella mia Bibliograia Paleoetnologica, a cui sto ora dando l�ultima mano per pubblicarla. Conto sulla gentilezza sua.Aff.moL. Pigorini

18/05/1882 (b.58, f.6) su carta intestata dell’IstitutoRoma, li 18.Maggio 1882Gentilissimo Collega

Ecco la lista relativa alle due tombe. Il Clermont-Ganneau ha cominciato una pubblicazione sopra le idee mitologiche espresse nei rilievi delle tazze d�argento tanto ceretane quanto prenestine.43

Credo che ne sono sortiti due fascicoli. Li ho ordinati, ma non ricevuti. Questa pubblicazione manca nella lista. Potrebbe prestarmi ino a domani Crespellani di alc. oggetti delle terremare mod An-

nuario dei med. di Modena Anno XV fasc. IV 1881? Credo che sarà l’ultima volta che tocco ad una

pubblicazione di cosifatto genere e perciò la prego di fare un’eccezione e di mandarmelo a casa.Suo aff.moHelbig

Tomba Regolini-Galassi

Pubblicazioni

Grii monumenti di Cere antica Roma 1841Canina Etruria marittima I tavv. L-LII, LIV-LIX, p. 174-191.Museo gregoriano I tavv. XI, XV-XX, LXII-LXVII, LXXV-LXXVII, LXXXII-LXXXV.

Descrizioni e illustrazioni

Brunn aus Bull.dell�Inst. 1836, p. 36-62

Brunn Ann.dell�Inst. 1866, p. 412-415.

42 Oggi sappiamo come già in età romana si lavorasse la pietra ollare (si veda, per l’ampia bibliograia sull’argomento), E. gIANNICHEDDA – T. MANNONI, Archeologia della produzione, Torino 1996.43 C.S. CLERMONT-gANNEAU, L’imagerie phénicienne: et la mythologie iconologique chez les Grecs, Paris 1880.

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Brunn die Kunst bei Homer (Abhandl. der bayer. Acc. D. Wiss. I Cl. XI Bd. III Mitt. München 1868) p. 14-15.Helbig Ann.dell�Inst. 1876 p. 201 ss.Langbehn Flügelgestalten der älteren griechischen Kunst p. 77 s.

Tomba Bernardini di Palestrina

Pubblicazioni

Helbig, Mem. Dell�Inst. X tavv. XXXI-XXXIII, XI tav. II; Ann. 1879, tav. d�agg. C.Fabiani Not.d.scavi comm. all�acc. dei Lincei 1876 Tav.Renan Gazette archèologique 1877 pl. V.

Descrizioni e illustrazioni

Helbig Bull.dell�Inst. 1876 p. 117-191.Fabiani Not. d.scavi comm. all�acc. dei Lincei 1876 p. 70-80;

Conestabile “ “ “ 1876 p. 119-120.Helbig Ann.dell�Inst. 1876, p. 209-257, 1879 p. 6-18.Fabiani Ann. Dell�Inst. 1876 p. 257-294, 1879 p. 18-23.Renan Gazette archèologique 1877 p. 15-18.Langbehn Flügelgestalten der älteren griechischen Kunst p. 81 ss.

09/04/1883 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e KircherianoRoma, 9 Aprile 1883

Ch. ProfessorePer quanto la comunicazione che farò non possa essere molto lunga tuttavia ella conti pure che

parlerò. Vorrei mostrare che tanto i terramaricoli quanto le genti delle arcaiche necropoli laziali

ebbero spade di bronzo, e che lo studio delle spade loro conferma che queste ultime genti derivarono

da quelle delle terremare, ma che subirono inluenze da popoli più civili. Dal suoAff.moL. Pigorini

31/08/1883 (b.6, f.1) su carta intestata dell’Istituto e sopra indicazione “Signor Comm.Prof. L. Pigorini”Pistoja, Villa Poggio-Bracciolini li 31. Aug. 1883Caro Collega,

La ringrazio distintamente per la Sua bella memoria sopra le spade44 che mi è arrivata ancor a tempo per inserire i risultati principali nel manoscritto del mio libro. Disgraziatamente debbo sec-

carla con una domanda paletnologica, dirimpetto alla quale qui mi sento perduto, non avendo a

disposizione la letteratura necessaria. Scusi tanto! Vorrei così saper (sic!), dove ed in quale stato si trovano i seguenti tipi di asce: 1) l�ascia a doppio taglio eguale; così (vd. schizzo ig. 3) o simile. 2) l�ascia munita all�un�estremità d�un taglio, all�altra di una punta, così incirca (vd. schizzo a ig. 3).

44 L. PIgORINI, ‘Le spade e gli scudi delle terremare dell’età del bronzo e delle necropoli laziali’, Bullettino di Paletno-

logia Italiana 9 (1883) 81-108.

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Le sarei riconoscentissimo se avesse la bontà d’accompagnare le Sue notizie colle citazioni neces-

sarie, giacché debbo accennare a quei tipi in una nota ch’appartiene ad un capitolo, di cui presto

riceverò gli stamponi, ed ero forzato a lasciare le rispettive indicazioni in bianco, non avendo poi

nessun mezzo a rintracciarle.Spero che il riposo della villeggiatura e l’aria avranno restituito la Sua salute perfettamente e che

tornerà a Roma robusto come un Ercole.Tanti saluti!

Il suo aff.moHelbig

03/02/1885 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e KircherianoGentil.mo CollegaHo letto il suo lavoro (prestatomi dall�Orsi) sulla provenienza degli Etruschi,45 e spero che presto

riceverò l’esemplare per me con le rispettive tavole.Alla prima lettura sono rimasto, o almeno parmi di essere rimasto convinto che realmente, come

ella ha cercato di dimostrare, gli Etruschi procedevano dal Nord per la via di terra, che fra essi e gli

Italici vi sia una civiltà comune nella prima età del ferro, e che a partire dall’età stessa ino all’ul-

timo vi sia una continuità nei vari stadi della civiltà etrusca. Le prove sono ancora scarse, perché scarso è il materiale archeologico dal quale bisogna cavarle, ma sono però tali che fermano e se-

riamente l’attenzione. Soltanto io non intendo (ma forse il lavoro deve essere riletto e con maggiore attenzione), soltanto, dico, non intendo come ella non sia arrivata ad una conclusone ancor più radicale e, a parer mio, conforme a quanto palesa il materiale archeologico; che cioè gli Etruschi,

come i Prisci Latini, come gli altri non sono che tanti rami diversi degli Italici, entrati nella valle

Padana colla civiltà dell�età del bronzo e coll�uso delle palaitte: i diversi nomi dei diversi rami sarebbero nati in Italia, dopo che i rami stessi rimasero distinti. Per me insomma questi Etruschi, come popolo a sé già bell’e formato, che giunge in Italia dal nord o dal nord-est colla civiltà della

Ia età del ferro non lo vedo, ma lo vedo uscire dalle genti delle terremare con i prisci Latini. Dov�è, oltre il Po, lo strato di Villanova? Non lo vedo fra il materiale della prima età del ferro del gruppo

che chiamerò Reto-Euganeo-Istriano per intenderci. Ma forse scrivo delle corbellerie. Le tenga per quello che valgono, ma veda dal mio biglietto come io abbia preso sul serio le sue osservazioni, e

come desideri di avere il suo lavoro.Aff.moL. Pigorini

16/02/1885 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e Kircheriano16 febbraio 1885

Gentil.mo CollegaIo sarò ben lieto, quando verrà da me, di dirle quel poco che so sulle quistioni delle quali abbiamo

ieri parlato, ma desidero dal canto mio di avere da lei un aiuto per completare l’articolo che ieri

45 W. HELbIg, ‘Sopra la provenienza degli etruschi’, AnnInst 56 (1884) 108-188.

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ho riassunto all�Accademia. Vorrebbe compiacersi di indicarmi ciò che potrebbe dirsi o citarsi sul culto prestato alla lancia presso i Greci e i Romani?

La saluto di cuore

Aff.moL. Pigorini

17/02/1885 (b.6, f.1) su carta intestata dell’IstitutoRoma li 17.Febr. 1885Caro Collega,

Presso i Greci non c�è traccia del culto della lancia, ma soltanto presso i Romani. La lancia vi era il sim-

bolo di Marte e di Quirino e quello dell’imperium e municipium. Tutti i materiali sono molto ben raccolti e giudicati da Rubino Beiträge zur Vorgeschichte Italiens p. 230 ss. Oltre a ciò merita attenzione l�impie-

go della lancia nella consecratio: Marquardt Handbuch d. rom. Alterthümer VI p. 269. Con tanti salutiIl suo aff.moHelbig

Senza data b.6, f.1. Car.mo amicoCome si vede dalle parole d�introduzione per la Tav. III il Lindenschmit46 suppone, che tutti gli og-

getti rafigurati sopra questa tavola siano di provenienza italica. Imperocché alla ine aggiunge: “le forme corrispondenti trovate in Germania saranno rappresentate nei fascicoli seguenti”.Suppongo dunque, che Lindenschmit di N. 1-5 non sapeva la provenienza precisa, ma sapeva sol-

tanto ch�erano stati acquistati in Italia. Sopra il N. 6 e 7 all�incontro aveva la notizia, che essi siano stati trovati a Perugia.Altrimenti non saprei interpretare le sue parole.Con distinti saluti e mille ringraziamenti.Il Suo aff.moHelbig

29/03/1885 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e KircherianoRoma, li 29 Marzo 1885

Gentile Collega

Ho bisogno di avere alcune notizie che ella può darmi e complete, e mi prendo la licenza di chie-

dergliele.

46 L’opera cui si fa riferimento è L. LINDENSCHMIT, Altertümer unserer heidnischen Vorzeit I-II, Mainz 1858-1870.

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Sono: in qual secolo, proprio con certezza, si stabilirono le prime colonie greche nella Magna Gre-

cia? Quali sono i migliori lavori in cui sono descritte le necropoli che più o meno si legano con il

primo stabilirsi in Italia di quelle colonie? Per questa seconda quistione so bene che le esplorazioni

non furono fatte come si doveva. Contentiamoci però di vedere quello che c�è di meglio, seppure c�è qualche cosa. I lavori del von Duhn su Suessula47 perciocché può riferirsi al caso nostro, li conosco,

come conosco pure quanto ella ha detto a proposito dei bronzi di Capua e Cuma.48

Mi scusi e mi creda

Aff.mo SuoL. Pigorini

17/01/1887 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e KircherianoRoma, li 17 Gennaio 1887 (In basso a sinistra della prima pagina: Prof. Wolfgang Helbig)Gentil.mo AmicoElla m’ha detto ieri all’Accademia che, passato un certo tempo, quel tale, il quale possiede la

bellissima ibula d’oro con arcaica iscrizione latina, vuole farne un dono al Governo. Mi permetta di esprimerle un desiderio, pregandola a interessarsi perché possa essere soddisfatto. Preme a lei come a me, come, credo, a tutti gli studiosi serii, che si venga via via riunendo il materiale per cui si

possa veder chiaro in quei lontani periodi della civiltà italica di cui si occupa particolarmente il pa-

letnologo. Non le pare che il posto naturale di quella ibula sarebbe il mio Museo? Essa sparge una luce nuova sulle ibule del medesimo genere nel mio Museo esistenti non solo, ma ci dà altresì il ilo per determinare anche una delle date dell’età cui appartiene il materiale archeologico delle quali

le ibule stesse sono parte. Per giunta la ibula d’oro colla iscrizione ci assicura anche che si tratta

di oggetti fabbricati nel Lazio. Veda dunque, nell’interesse della scienza, di ottenere che quando il

proprietario voglia offrire la ibula al Governo, gliela offra alla condizione di porla fra le collezioni

del Museo Preistorico di Roma. Mi aiuterà? Lo spero, e ne la ringrazio anticipatamente.Aff.mo SuoL. PigoriniAlla copia della lettera conservata nell’archivio della Soprintendenza alla Preistoria e all’etnograia è allegato un biglietto da visita di Helbig (con solo nome e cognome) con scritto MartedìCaro Collega! Farò il mio possibile per decidere il possessore della ibula, afinché agisca nel suo senso. Tanti saluti!

07/06/1887 su carta intestata dei Musei Preistorico-Etnograico e KircherianoRoma, li 7 Giugno 1885

Gentil.mo Amico e CollegaEntro la settimana, per le tristi condizioni di salute in cui si trova mio padre, devo uscire da Roma,

e vado a Bibbiano (prov. di Reggio Emilia). Appena ivi giunto darò l�ultima mano al mio articolo 47 F. VON DUHN, ‘Scavi nella necropoli di Suessula’, BullInst (1878) 145-165; (1879) 141-158.48 W. HELbIg, ‘Sopra alcuni bronzi trovati a Capua e a Cuma’, AnnInst 52 (1880) 223-254.

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sulle “Cause dello sviluppo della ceramica nella prima età del ferro”, che pubblicherò nel Bulletti-

no di Paletnologia.49 Desidererei avere prima tra le mani la traduzone francese del suo Epos. Forse il libro non è ancora compiuto, ma non potrebbe ella favorirmi i fogli a stampa che sono usciti, o quelli che man mano usciranno? Gliene sarei proprio grato. _ Se in questi pochi giorni che rimango in Roma posso servirla in qualche cosa, rammenti che sono in uficio dalle 9 alle 11½.Aff.mo suoL. Pigorini

Bibbiano (prov. di Reggio Emlia) 26, VIII, 87Ch. CollegaMi permetta di offrirle un breve lavoro da me testè pubblicato, e che riguarda i nostri comuni studi. Se non le sarà di scomodo lo scrivermi una cartolina per dirmi se lo approvi o no, mi farà cosa gratissima. Ma non deve farne un obbligo. Nel caso ne parleremo allorquando ci vedremo in Roma nell�autunno.La disturbo troppo se la prego di inviare l�altra copia del mio breve scritto al prof. Hirschfeld? Mi duole annoiarla, ma non so a chi domandare quale sia l�indirizzo del detto professore.Stia sano come io sono, si diverta, e mi conservi la sua benevolenza

Aff.mo obbl.moL. Pigorini

Bibbiano (Reggio Emilia), 8, Settembre 1887Collega car.mo.Grazie mille delle sue due cartoline, e delle sue felicitazioni per la mia nomina a Linceo. _ Mi duole dei suoi casi di Tivoli, e delle noie che le toccano per sistemarsi nella sua nuova residenza. Non creda che siano state migliori le mie ferie. Venni qui alla metà di giugno per assistere mio padre ridotto a cattivo partito, e che si trova sempre in condizioni gravi e senza speranze. Ho avu-

to mia madre in letto per quattro settimane con una tifoidea. Dovetti, in mezzo a tante angustie, portare mia moglie a sgravarsi nel Padovano presso sua madre, ove è rimasta e laddove partirà ai primi dell�ottobre per incontrare me a Bologna, e meco proseguire ino a Roma. _Non vedo l�ora di essere di nuovo nel mio museo e fra i miei libri, sperando di godervi un po’ di tranquillità – Al

Primo Congresso Universitario Nazionale, che si terrà a Milano,50 Lignana proporrà di fondare

una Società archeologica italiana,51 e Brizio di istituire una Giunta superiore archeologica.52 Si

sente proprio da tutti il bisogno di migliorare in Italia lo stato dell�archeologia. Vi si arriverà? Mah!! Salute e saluti dal suo aff.moL. Pigorini

49 il riferimento è a L. PIgORINI, ‘Sull’origine del tipo di varie stoviglie fabbricate dagli italici della prima età del ferro’, Bullettino di Paletnologia Italiana 13 (1887) 73-92.50 Su questo congresso vd. N. SICILIANI DE CUMIS, Filosoia e Università: da Labriola a Vailati (1882-1902), Urbino 1975, pp. 67-97.51 Si veda l’intervento del ilologo classico Giacomo Lignana in Atti e documenti del Primo Congresso Universitario (estratto del Bollettino Uficiale dell�Istruzione, novembre 1888), Roma 1889, pp. 87-89.52 Intervento di E. brizio, ibid. (nota 51), pp. 89-92. Brizio proponeva che la giunta si occupasse della pubblicazione di atlanti, corpora e carte (si fa esplicito riferimento alla Carta Archeologica d’italia); nello stesso interevento, inoltre, si

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b. 16, f. 4. 04/03/1895 in alto a sinistra è evidenziato (da Pigorini): Risp. (= risposto) l�11 marzo4 marzo 1895

Villa Lante Gianicolo

Caro Pigorini

Siccome la collezione Bri.l. (?) è stata dispersa, così non posso più veriicare l�ubicazione dei bron-

zi. Ma, comunque sia, l�esemplare n. IL non può essere stata una falera. Come ho esposto nella 2 edizione tedesca p. 320 nota,53 sotto il tondo da me riprodotto in principio erano ancora conservati

frammenti di una lastra di bronzo sottoposta a quel tondo, considerevolmente sporgente sotto di

esso. Io supponeva che quei frammenti avessero appartenuto allo scudo, il cui omphalos era ferma-

to dal tondo. In ogni caso mi sembra che, se si tiene conto dei frammenti originariamente aderenti al tondo, risulterebbe un oggetto di dimensioni troppo grandi per poter essere considerato come

una falera. Non posseggo alcun esemplare della traduzione francese del mio libro. Non mi sembra impossibile che il traduttore, come l’ha fatto spesso, abbia semplicemente soppresso le mie osser-

vazioni sopra i frammenti aderenti al fondo, perché gli sembravano superlui. 1000 saluti dal suo aff.mo Helbigb. 16, f. 4. 10/04/1914 Villa Lante Gianicolo 10.04.1914Caro Collega

La ringrazio vivamente per il Suo interessante articolo sopra gli scavi di Vejo e di Bologna,54 ar-

ticolo che ho trovato a Roma l�altro ieri, tornando da Arsoli. Verrei personalmente da Lei, per discorrere con Lei sopra certi particolari. Ma sono ammalato ed il medico mi vieta di sortire. Mi sembra necessario che gli storici tedeschi tengano conto del Suo articolo. Alcuni sono perplessi della testardaggine colla quale il Grenier sostiene l�origine ligure delle terramare. Vorrei spedire ad essi il Suo articolo. Potrebbe favorirmi ancora tre o quattro copie?Con tanti saluti Suo aff.moHelbig

riproponeva con forza l’idea di una Scuola Archeologica italiana. Assai polemica, a testimonianza di un precoce atteggia-mento anticentralista (e nel caso di Brizio, in funzione scopertamente antipigoriniana) l’osservazione secondo cui “…deve riuscire una scuola archeologica italiana, non semplicemente romana.” (p. 91; corsivo dell’autore).53 Si intende del libro citato a nota 16 (Leipzig 1887).54 L. PIgORINI, ‘Scavi di Veio e di Bologna’, Bullettino di Paletnologia Italiana 40 (1914) 73-83.

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