L’avventura della vita: cos’altro · Dianora, il Reiki, la Radionica, Amma ... medico ed il...
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Vincenzo Longo
L’avventura della vita:
cos’altro è possibile?
(Un’indagine sulla mente
e sul mondo quantico/caotici)
MARZO 2017
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INDICE
Introduzione dell’autore ……………………..….……………………….. Pag. 3 Gli inizi ……………………………………………………………………………..Pag.4 L’Agopuntura …………………………………………………………………… Pag.8 Tira a petrella e nasconde a manella …………………………….…… Pag.14 La “magia” fa capolino ………………………………………………………..Pag.17 I miei genitori …………………………………………………………………… Pag.22 E’ credibile l’incredibile? …………………………………………………… Pag.29 Lo Spirito Santo …………………………………………………………………. Pag.35 Dianora, il Reiki, la Radionica, Amma …..…………………………….. Pag.41 IL fuoco cova sotto la cenere ……………………………………………….Pag.47 Nuovi orizzonti …………………………………………………………………. Pag.52 Access consciousness® …………………………………………………….. Pag.62 La spiritualità ……………………………………………………………………. Pag.67 DIO …………………………………………………………………………………… Pag.75 La Musica …………………………………………………………………………..Pag.82 Tutt’ Uno ……………………………………………………………………………Pag.89 Nuove acquisizioni …………………..……………………………………….. Pag.92 Come può essere ancora meglio di così?................................. Pag.95 La teoria del caos e la fisica quantistica ………………………………..Pag.99 La mente quantica/caotica ……………………………………………….…...Pag.110 Il mondo quantico/caotico……………………………………………………Pag.126 Gli strumenti per camminare………………………………………………….PAG.136 Una realtà misconosciuta: il Timo e la pineale……………………….Pag.139 L’amore……………………………………………………………………………….Pag.150 Ancora sul mondo quantico/caotico: la natura……………..………..Pag.161 Epilogo ……………………………………………………………………………..…Pag.169 Appendice………………………………………………………………………..….Pag.171
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Introduzione dell’autore
La lettura di questo libro è totalmente gratuita: esso è reperibile e scaricabile dal
sito: htpp//www.vincenzolongoargilu.wordpress.com, ove sono presenti anche altri
contenuti, sempre gratuiti.
Se chi leggesse questo libro lo ritenesse opportuno, può consigliarlo, stamparlo,
regalarlo od inviarlo via e-mail alle persone ritenute eventualmente interessate,
sempre e solo in maniera assolutamente e totalmente gratuita, senza forme di
interesse economico/commerciale o di profitto.
Ringrazio Francesca (*), Dianora (+) ed Ida per il continuo confronto che ha sorretto la
stesura del libro, così come tutti coloro che vi hanno contribuito con le loro
osservazioni .
Vincenzo Longo
*Francesca Sifola, scrittrice: www.francescasifola.it
+ Dianora Basile: terapista olistica: www.argilux.com
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GLI INIZI
Dopo la licenza liceale, non avevo le idee molto chiare sulle mie future scelte.
Nutrivo da ragazzo una forte curiosità per la fisica, anche se non avevo certo brillato
in questa materia durante gli studi liceali. Dall’altra, avevo coltivato moltissime
letture in campo psicologico, sociologico e psicoanalitico e c’era una crescente
attrazione per la medicina ed in particolare per la figura del dott. Albert Schweitzer.
Procrastinai la mia scelta sino ad uno degli ultimi giorni utili per l’ iscrizione.
Quando mi recai all’università ancora non avevo scelto.
Fu un attimo: in modo assolutamente non cosciente mi fiondai nel palazzo della
segreteria di medicina.
Terminato il corso di laurea, ero attirato dalla specializzazione in pediatria ed infatti
mi ero laureato con una tesi in emodialisi pediatrica.
Ma non riuscii a superare l’esame di ammissione, per cui l’anno successivo accettai
la possibilità di entrare nella scuola di specializzazione in Anestesiologia e
Rianimazione, anche se pensavo fosse una branca di scarso interesse.
In realtà poi mi sono appassionato alla materia, affascinato, com’ero, dalle profonde
conoscenze necessarie nel campo della fisiopatologia, in tutti i settori della
medicina, per poter esercitare seriamente la professione.
Inoltre fu questa scelta che aprì la strada a quella che sarebbe diventata la mia vera
passione: la terapia del dolore e poi anche le cure palliative.
Lavorando come anestesista rianimatore mi sono sempre trovato ad impiegare
farmaci molto potenti, in grado di determinare profondi e rapidissimi effetti sul
corpo umano in brevissimo tempo, tutti utilizzati secondo le conoscenze scientifiche
e mediche proprie della nostra cultura ufficiale.
Eppure, accanto a questa strada ne ho sempre percorsa un’altra, che mi è stata
indicata fin da subito.
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Nei primi tempi della mia carriera di anestesista rianimatore lavoravo come
“gettonato” presso l’Istituto di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Napoli,
distaccato al reparto di Neurochirurgia.
Già allora provavo un forte interesse verso la Terapia del Dolore.
Nell’istituto di Neurochirurgia ogni tanto veniva chiamato dal Direttore uno strano
personaggio: il sig. M. P.
Costui lavorava come giardiniere presso il Comune di Napoli ed aveva come titolo di
studio la licenza elementare.
Ma … … era un genio dell’elettronica, di cui evidentemente aveva una profondissima
conoscenza innata, non avendola mai studiata.
Ricordo i nostri colloqui che erano tipo dialogo fra sordi: da un lato la mia ignoranza
in materia di fisica ed elettronica era abissale, dall’altra il sig. M.P. aveva scarse
capacità comunicative, per cui ogni volta alla fine desistevo dal tentativo di capire
cosa dicesse, anche perché ormai sapevo che tutto quello che tentava di dirmi e che
io non comprendevo era perfettamente in grado di farlo, avendo tutto chiaro nella
sua mente.
Il sig. M.P. aveva modificato alcune apparecchiature che venivano utilizzate in sala
operatoria dai neurochirurghi: ebbene, tali apparecchiature funzionavano molto
meglio delle originali, prodotte dalle ditte ufficiali.
Inoltre, aveva installato tutti i sistemi di monitoraggio centralizzati della
Rianimazione di una casa di cura privata, aveva inventato un braccio meccanico per
amputati e tanto altro ancora.
Tra le tante cose, aveva costruito un apparecchio per TENS (Stimolazione Elettrica
Transcutanea) che viene utilizzata in terapia del dolore.
La particolarità di questo apparecchio era che impiegava parametri di stimolazione
completamente differenti dagli apparecchi in commercio: non ho idea sul come il
Sig. P. fosse giunto alla conclusione di utilizzare quei parametri, quello che so è che
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funzionavano benissimo, ottenendo risultati impensabili con gli strumenti ufficiali in
commercio.
Per farla breve mi feci costruire un esemplare di tale strumento e cominciai il mio
percorso di terapista del dolore.
Già allora avevo capito che quando si presentava una persona con un dolore cronico
da cui era affetto da anni, non potevo assolutamente limitarmi a prescrivere o
praticare terapie classiche, farmacologiche e non, che erano state già tutte tentate
invano.
E così è iniziata la ricerca di metodiche “alternative”.
A quei tempi la terapia del dolore era una perfetta sconosciuta anche in ambito
medico ed il terapista del dolore per molti anni è stato visto come una sorta di
stregone al quale ci si rivolgeva, ultima ratio, quando proprio non si sapeva e poteva
fare più nulla per controllare un dolore invalidante.
Non a caso per anni i miei “pazienti” sono state persone inviatemi da colleghi che
non sapevano più cosa fare per alleviare i dolori di costoro che ormai giudicavano
solo dei “rompiscatole”, per le continue lamentele circa le loro sofferenze.
A mo’ di semplificazione ricordo una giovane donna giunta da me per una cefalea
dalla quale non aveva trovato sollievo neanche presso centri specialistici.
A quei tempi avevo cominciato a praticare l’agopuntura energetica (cioè quella
“cinese”) che proposi alla signora come terapia per la sua cefalea.
La risposta fu: “ Non so cosa sia e comunque non ci credo che possa essermi di
qualche giovamento, ma non so cosa altro fare”.
Obiettai che i risultati dell’agopuntura non erano problemi di fede e che comunque
nella sua situazione tanto valeva provare: peggio di così non poteva stare.
Inutile dire che la signora guarì.
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L’AGOPUNTURA
L’agopuntura energetica è stato il mio secondo step.
Già da tempo, ancora prima di laurearmi, nutrivo un interesse per le cineserie in
generale e l’agopuntura in particolare: erano i tempi di Mao Tse Tung ed alla Cina di
Mao si guardava con molta curiosità e passione politica, almeno in certi ambienti.
Decisi di addentrarmi nella conoscenza di questa materia quando cominciarono ad
arrivarmi persone con la nevralgia del trigemino: posizionare sul viso in punti precisi
ed in maniera stabile dei piccoli elettrodi della TENS, utilizzando cerotti e fasce
elastiche, era veramente complicato ed i risultati non erano ottimali.
Così comprai il mio primo libro: il Manuale di Agopuntura dell’Accademia di
Medicina Tradizionale Cinese .
Il primo impatto fu terribile: ne lessi pochissime pagine e lo richiusi.
Come potevo accettare che si parlasse di energie perverse, catarri, uomo sospeso
tra cielo e terra, e quella fantasia che chiamavano Yin e Yang?
Passai circa un mese arrovellandomi e rigirandomi tra la difficoltà di comprendere
un modo così diverso di ragionare ed affrontare il funzionamento del corpo umano
da un lato, e dall’altro la curiosità verso un qualcosa che da molte parti veniva
descritta come efficace: possibile che fosse tutto una grande balla?
Alla fine fortunatamente vinse la curiosità: riuscii a leggere tutto il libro,
naturalmente senza capire assolutamente nulla.
Mi presi circa una ventina di giorni di riposo, poi ripresi a leggere il libro: si aprì un
piccolo spiraglio di comprensione.
Così andai avanti per vari mesi.
Poi comprai un altro testo, in francese, giusto per semplificare le cose dato che a
scuola avevo studiato inglese, ma in Francia la divulgazione e lo studio
dell’agopuntura era molto avanzato.
Fortunatamente la mia “fidanzata” (allora così si diceva) del tempo conosceva il
francese e così riuscii ad avere una traduzione decente.
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Devo moltissimo a questo piccolo manuale, che naturalmente lessi e rilessi varie
volte e che mi aprì definitivamente ad una più profonda comprensione ed ad una
corretta metodologia di studio e di prassi.
Naturalmente poi comprai, lessi e rilessi tanti altri testi essendo riuscito a
comprendere la cosa fondamentale: se si riusciva ad andare oltre il linguaggio
fantasioso e fiabesco ci si accorgeva che moltissime cose i cinesi le avevano scoperte
millenni prima di noi sapientoni occidentali.
Devo dire che poi in seguito ho anche frequentato diversi corsi di agopuntura, ma
nessuno è riuscito a darmi più di quanto avessi ricevuto dallo sforzo di “entrare
dentro” il senso di quanto si leggeva.
Tra le cose che maggiormente mi hanno affascinato è stato lo scoprire come in
agopuntura fosse perfettamente noto il funzionamento del Sistema Nervoso
Autonomo, per non parlare dei ritmi biologici che sono alla base della fisiopatologia
in agopuntura ed alla conoscenza dei quali in occidente siamo arrivati solo in tempi
relativamente recenti.
E dove vogliamo mettere l’influenza della psiche sull’equilibrio/squilibrio del corpo
umano? Altro che “medicina psicosomatica” della nostra scuola medica, parolona di
cui ci si riempie la bocca senza darle assolutamente alcun risvolto pratico.
Pardon! Dimenticavo la mirabile scoperta degli antidepressivi, tranquillanti e
sedativi di cui è piena la vita di tante persone, senza che si “antidepressi”,
“tranquillizzi” e “sedi” assolutamente nulla se non in modo puramente sintomatico.
La gastrite e l’ulcera gastrica da tempo ormai sono riconosciute come le più
classiche malattie di origine psicosomatica.
Ebbene come le cura la nostra medicina?
Con l’assunzione di inibitori di pompa (cioè farmaci che limitano la formazione di
acidi gastrici che servirebbero per la digestione) e di antibiotico, quest’ultimo nel
caso nello stomaco venga trovato l’ormai onnipresente ed onnipotente
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Helicobacter Pylori ! Anche la prossima eruzione del Vesuvio sarà inevitabilmente
addebitata all’Helycobacter Pylori, dato che lo si troverà nel cratere del vulcano!!!
Tornando alla gastrite ed all’ulcera gastrica, mi devo essere perso qualcosa per
strada: ma la psiche che fine ha fatto?
A mo’ di esempio, per chiarire come in agopuntura funzionano le cose, vi racconto
questa storia.
C’era una volta un signore che faceva l’imprenditore edile.
Costui soffriva di una cefalea, che si accompagnava a disturbi visivi e digestivi, da cui
nessuno era riuscito a guarirlo, così decise di andare dallo stregone, alias terapista
del dolore, alias me medesimo.
Feci la mia brava visita, sia secondo i principi della medicina accademica sia,
soprattutto, secondo i dettami della pratica agopunturistica.
Individuai il livello di squilibrio energetico e quindi i punti di agopuntura da utilizzare
ed iniziai il trattamento secondo questi principi, strafegandomene del problema
cefalea.
Un giorno ( eravamo ormai al termine del ciclo terapeutico di dieci sedute) arriva il
signore e mi fa: ”Dottore! Mi è successa una cosa incredibile!”
Lo guardo un po’ spaventato, temendo qualche ripresa della cefalea, dalla quale
sembrava guarito, o qualche altro imprevisto accidente.
E lui mi fa : “L’altro giorno sono andato sul cantiere ed ho trovato che mi hanno
rubato dei macchinari per i lavori edili. Dottore, una cosa del genere, se mi fosse
successa qualche mese fa mi avrebbe fatto morire dalla rabbia! Ora, invece, non me
ne frega proprio niente!”
“E la cefalea?” gli chiedo.
“Sto benissimo ,dottore!” .
Cosa era successo?
Lo squilibrio fondamentale del signore era un eccesso di energia nel fegato.
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In agopuntura il fegato non è solo l’organo che conosciamo nella nostra medicina,
ma molto di più.
In realtà è un insieme: di questo insieme fa parte non solo la colecisti (che anche noi
sappiamo strettamente legata anatomicamente e funzionalmente al fegato), ma
anche tante altre cose: la primavera, il vento, la rabbia, alcuni cibi, un suono preciso,
il colore verde, gli occhi, la vista ecc.
Si potrebbe dire che tutte queste realtà così diverse fra di loro sono accomunate da
una energia vibrazionale identica, per cui se una qualunque di queste componenti è
alterata l’effetto non potrà non ripercuotersi su tutto l’insieme.
Viceversa, curando una qualunque delle componenti sarà tutto l’insieme a
beneficiarne.
Nel signore in questione il trattamento agopunturistico del fegato non aveva solo
eliminato la cefalea, ma aveva avuto effetto anche sulla componente psichica ( la
rabbia) e sulle altre realtà funzionali comprese nell’insieme fegato.
Il risultato era stato un modo diverso di vivere la vita!
Altro che medicina psicosomatica!!
L’agopuntura mi ha dato incredibili soddisfazioni (tra cui anche l’aver indotto
analgesia per alcuni particolari interventi di chirurgia stereotassica effettuati a
paziente sveglio in neurochirurgia), spesso andando al di la delle mie aspettative.
Un giorno viene una collega , quasi a termine di gravidanza ma con feto che si
presenta in posizione podalica (cioè all’ingresso del canale del parto si presenta il
sedere e non la testa) e mi chiede se con l’agopuntura si può risolvere il problema,
dato che non vuole partorire con taglio cesareo.
Le rispondo che su testi cinesi è descritto il rivolgimento di feto, ma che non ne ho
minimamente esperienza né ho mai sentito che sia stata provato da qualcuno.
E lei: “ Ho fiducia nell’agopuntura ed in te. Proviamo!”
Facciano la prima seduta: il feto si gira di 90° con testa verso il lato sin. del corpo
della mamma, sta un po’ in questa posizione e poi ritorna nella posizione podalica
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(la collega era monitorata eco-graficamente per poter seguire le eventuali variazioni
di posizione del feto).
Seconda seduta: il feto si pone di nuovo orizzontalmente ma questa volta rimane
stabile in questa posizione : cavolo, penso, così andiamo per forza a finire a taglio
cesareo!
Terza seduta: il feto si gira di altri 90° presentandosi di testa, ma dopo un po’ ritorna
orizzontale.
“Parto cesareo sempre più probabile!”, mi lamento dentro di me.
Quarta seduta: il feto si gira di nuovo di 90° e decide di rimanere in tale posizione,
presentandosi correttamente di testa. UAU!!! E’ FATTA!!!
Evviva l’agopuntura!
Circa un mese prima di iniziare a scrivere queste pagine vado ad un convegno ove
ero stato invitato a tenere una relazione.
Ad un certo punto si avvicina una signora e mi fa: “Ma tu sei Enzo Longo
l’anestesista agopuntore?”
“Si”, rispondo.
“Ti ricordi di me? Sono la collega a cui facesti l’agopuntura per il rivolgimento di
feto: era una bambina che è nata benissimo, sta benissimo ed è medico anche lei”
Ci abbracciamo, io con grande gratitudine per questa assolutamente inaspettata
gioia e gratificazione.
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TIRA ‘A PETRELLA E NASCONDE ‘A MANELLA
Un giorno si presenta un signore con una periartrite scapolo omerale.
Cominciamo il trattamento con agopuntura e naturalmente durante i venti/trenta
minuti della seduta si chiacchiera.
Mi racconta di essere un impiegato di banca e di aver conosciuto mio padre quando
era stato funzionario nello stesso Istituto.
Naturalmente durante le sedute si parla dell’agopuntura di cui mi chiede i principi di
funzionamento e i campi di applicazione .
Al termine della terza seduta mi dice: ”Dottore, ma lei è proprio sicuro che i risultati
che lei ottiene siano dovuti all’agopuntura?”
Come il 99,99% degli italiani da neonato ero stato battezzato e (come spesso
accade) avevo percorso il cammino dei sacramenti cristiani secondo i dettami di
Madre Chiesa più per spirito di obbedienza verso i genitori che per intima
convinzione.
In età giovanile avevo poi abbandonato ogni pratica religiosa e dopo varie
peregrinazioni ero giunto alla militanza marxista leninista, sviluppando e facendo
mia la visione materialistica della vita propria di questa ideologia.
Il crollo delle illusioni rivoluzionarie post sessantottine portò moltissimi giovani (e
tra questi anche me) ad “abbandonare l’impegno politico e ricadere nel
soggettivismo individualista del personale”, come si diceva allora.
Ma l’ impostazione materialista rimaneva, per cui rifiutavo fermissimamente e
bollavo come “oppio dei popoli” qualunque approccio spirituale e come sciocchezza
inverosimile qualunque cosa che non avesse un approccio di tipo scientifico.
Ritornando a : ”Dottore, ma lei è proprio sicuro che i risultati che lei ottiene siano
dovuti all’agopuntura?”, lo guardo stranito chiedendogli cosa intende dire.
“Potrebbe essere lei e non l’agopuntura a determinare i risultati che ottiene”.
Lo guardo ancora più stranito pensando dentro di me “questo è scemo”.
Il signore se ne va …. e non è mai più tornato.
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Forse perché l’ho guardato troppo male?
Io penso che, come si dice a Napoli, “ha tirato ‘a petrella e nascosto ‘a manella”,
cioè ha tirato la pietra e nascosto la mano.
Al di fuori di ogni metafora: è venuto a fare una “provocazione”.
Per me era assolutamente inaccettabile pensare che io potessi in un qualunque
modo influenzare lo stato di salute di una persona se non utilizzando delle tecniche
terapeutiche che, se pur strane e poco conosciute come l’agopuntura, avevano
comunque un riscontro oggettivabile e ripetibile, quindi quasi scientifico.
Ma intanto la cosa era stata detta: stava lì e lavorava come un tarlo.
Era possibile?
E come facevo a saperlo?
E cosa poteva significare per me e la mia professione di medico?
Dove e come avrei trovato le risposte?
Le risposte a queste domande sembravano ancor più misteriose delle domande
stesse.
Un guazzabuglio da cui non avevo idea di come uscire.
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Cos’altro può succedere ?
Cos’altro posso fare che penso di non saper fare ma che se lo faccio succede che
faccio quello che devo fare e che ora non so fare?
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LA “MAGIA” FA CAPOLINO
In quel periodo mi chiama la signora Z W per praticare un ciclo di infiltrazioni intra -
articolari per una grave artrite diffusa ed un gravissimo interessamento delle
ginocchia che le impedisce di muoversi.
Sapendo quale era il mio orientamento di pensiero, la mia amica, che le aveva
consigliato di rivolgersi a me, mi avverte: guarda che Z W è una maga.
La cosa mi lascia sostanzialmente indifferente: se ci sono persone che vogliono farsi
abbindolare (penso) tanto peggio per loro.
Così vado da Z W deciso a dimostrare la supremazia della scienza nei confronti della
così detta magia.
Naturalmente le prime sedute si chiacchiera.
Lei mi racconta che vive con il compagno che non lavora, sia per problemi di salute,
sia perché si dedica a lei per aiutarla nella vita quotidiana, dato che non riesce a
muoversi. Entrambi di circa sessanta anni, vivono in una casa popolare molto
modesta.
In casa c’è una ragazzina: mi raccontano che l’ hanno adottata dopo aver ricevuto un
preciso “comando”.
Questa storia da un lato mi commuove ( era evidente che dovevano fare un grosso
sforzo economico e fisico per stare dietro alla figlia), dall’altro la storia del
“comando” mi lascia piuttosto interdetto, ma decido di non chiedere altro su questo
argomento.
Naturalmente Z. W. mi racconta anche di come esercita la magia soprattutto
attraverso la lettura delle carte, di come abbia clienti anche importanti e non
napoletani, di come molte persone non inizino un viaggio o un’attività se non dopo
averla consultata e così via.
In effetti durante il tempo del trattamento frequentemente telefonano persone che
chiedono consigli e lei si da da fare con le sue carte per rispondere ai vari quesiti.
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Dato che il mio atteggiamento di fronte a questi racconti e questi fatti è
notevolmente sullo scettico e sul dubbioso, ad un certo punto Z. W. smette di
parlare di queste cose.
E così andiamo avanti con la terapia.
Ma qualcosa dentro di me sta cambiando: ma che sia questa l’unica persona che
conoscevo a cui posso chiedere lumi circa i misteriosi poteri di guarigione ipotizzati
dall’altro paziente?
Accidenti!!
Accidentaccio!!!
Ma tutte a me devono capitare queste persone “strane”?
Perché non posso avere solo normali, tranquilli pazienti che non sconvolgono la vita
di nessuno?
Naturalmente allora non potevo minimamente sospettare che con tutta probabilità
ero io che “calamitavo” queste persone verso di me!
E poi devo confessarlo: bruciava terribilmente al mio orgoglio il dover ammettere
che in qualche modo esistesse qualcosa che sfuggiva completamente ad ogni
approccio razionale e che per risolvere la quale addirittura dovevo rivolgermi ad una
persona che certo non godeva, razionalmente e culturalmente, della mia stima!
Che fare?
Se allora avessi conosciuto i fiori di Bach sicuramente mi sarei ubriacato di
Scleranthus!! (semplificando: il fiore che si usa quando ci si trova di fronte ad una
alternativa e non si sa cosa decidere).
Alla fine decido di chiedere.
Ma chiedere cosa? Già la sola espressione “potere di guarigione” per me
rappresenta qualcosa di assolutamente inimmaginabile e sconvolgente!!
E così arriviamo all’ultima seduta del ciclo terapeutico.
Per tutto il tempo dell’applicazione continuo a dibattermi nel dubbio.
Mi paga, ci accommiatiamo, devo solo infilare la porta ed andarmene.
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Che faccio??
Tiro un profondo respiro, raccolgo tutto il coraggio che mi sembra di possedere (ora
o mai più!) e con un filo di voce chiedo:
“Signora, mi scusi, ma Lei sarebbe in grado di capire se una persona possiede delle
capacità, dei poteri particolari di guarigione?”.
“Certo” mi risponde, “di chi si tratta?”
A capo chino, sguardo basso e rosso di vergogna, “di me” rispondo ed oso
guardarla.
Anche lei mi guarda, con due occhietti penetranti come non le ho mai visto.
“E’ possibile”, mi dice. “Venga, facciamo una prova”.
Una prova? Sono in preda a sentimenti contrastanti : sollievo per essere riuscito a
parlare, vergogna per quello che ho detto, timore e dubbi per questa “prova” ( ma
che?! Sono un melone?).
Mi fa avvicinare al letto e mi dice di mettere le mani sul suo ginocchio.
Poi tocca con un dito una delle mie mani.
Nell’arco di pochi secondi incomincio a sentire un forte calore che aumenta sempre
più e si diffonde per tutto il corpo, la vista comincia ad annebbiarsi e mi rendo conto
che sto per perdere i sensi.
Lei appena capisce che non sto bene stacca il dito: immediatamente la sensazione di
calore diminuisce e scompare così come scompare la nebbia.
“Si, è vero” mi dice tranquilla, dopo essersi assicurata che sto bene.
Ma io non sono in grado di affrontare una discussione sul tema: mi sento
enormemente frastornato e provato, sia emotivamente che fisicamente.
Il mio corpo di sicuro non è in grado di sopportare quella botta di energia ed anche
psicologicamente la botta è stata notevole.
Questo episodio così eclatante in effetti è sembrato non avere effetti immediati e
diretti sulla mia attività professionale e sulla mia vita: sostanzialmente ho ignorato il
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problema, almeno razionalmente, continuando a fare il medico anestesista e
continuando a cercare tecniche terapeutiche alternative “scientifiche”.
Frequentando un Prof. Universitario ho appreso tecniche di blocco antalgico
assolutamente particolari ed altamente specialistiche.
Ho affrontato lo studio della mesoterapia che mi ha portato alla composizione di un
cocktail particolare che tutt’oggi utilizzo e che mi ha permesso di ottenere risultati
veramente straordinari.
P.S., giusto per rimanere nella domanda e nel dubbio : è il cocktail o sono io ?
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Quale stupidità sto usando per avvalorare e difendere i giudizi sulla mia vita e che mi
impedisce di essere me stesso e
di generare una vita senza gli attuali limiti?
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I MIEI GENITORI
Un altro evento molto importante è stata la morte di mio padre.
Un giorno di agosto mi chiama: “Enzo è come se avessi tre testicoli” e mi racconta di
come, lavorando la terra nella villetta al mare, si era dato un colpo sui testicoli con il
manico della zappa di cui aveva inavvertitamente calpestato la lama ( immagino la
scena quasi fantozziana!).
Lo faccio visitare dal chirurgo dell’ospedale in cui lavoro e si decide per l’intervento
di asportazione di quella che sembra una cisti emorragica.
Ma durante gli esami preoperatorii vengono fuori immagini di noduli neoplastici ad
ambedue i polmoni.
Anche la massa testicolare, una volta asportata, si dimostra essere un tumore, ma
diverso da quello al polmone e senza alcuna relazione con questo.
Dopo aver consultato diversi oncologi che si esprimono per tempi di sopravvivenza
fino a Natale, decido di non fare la chemioterapia e di praticare solo radioterapia
con betatrone per evitare eventuali emorragie polmonari.
In quel tempo facevo l’agopuntura come trattamento antinausea ad una giovane
donna ammalata di tumore.
Un giorno questa giovane donna mi racconta una stranissima storia: un medico
oncologo le ha detto che in un laboratorio straniero di ricerca sul cancro scoprono
che tutte le cellule neoplastiche in coltura sono morte.
E’ successo che, inavvertitamente, si è riversato nella coltura il contenuto di un
barattolo che stava sulla mensola superiore (altra scena fantozziana!).
Questa sostanza era venduta, mi riferisce, come farmaco in Città del Vaticano.
Mi informo, ma non riesco a reperirlo.
Scopro però che un equivalente è tranquillamente venduto in Italia come banale
epatoprotettore.
In più su una rivista medica leggo di come, in persone con un tipo di tumore uguale a
quello polmonare di mio padre, siano stati trovati livelli molto bassi di Vit. A.
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Detto fatto: mi invento una terapia con dosaggi da cavallo di questi due farmaci
(cos’altro sarebbe potuto succedere se non la morte di mio padre?).
A ottobre, dopo la radio-terapia, viene richiesto un controllo radiografico del torace
che evidenzia la totale scomparsa della neoplasia polmonare!
Gli oncologi ed i radiologi non sanno cosa dire e come spiegare l’accaduto:
addirittura ipotizzano un errore della diagnosi istologica (che verrà poi invece
confermata ad una revisione dei vetrini ).
Provo a raccontare la storia della terapia da me praticata: ne ottengo solo sguardi di
commiserazione e sufficienza incredula.
Fatto sta che mio padre, contro il parere dei sanitari, è vissuto bene per altri tre
anni.
Poi è deceduto per una metastasi cerebrale comparsa esattamente nell’estate di tre
anni dopo.
L’anno successivo a quello in cui viene operato mio padre è il turno di mia madre.
L’ingrossamento di linfonodi ascellari evidenzia la presenza di metastasi da
melanoma di cui però non riusciamo a trovare la localizzazione primaria.
Parlo con il prof. Veronesi che mi dice che a Milano non possono fare nulla di
diverso da quello che abbiamo già fatto per tentare di localizzare la neoplasia
primitiva e che la terapia del tumore è identica sia a Milano che all’Istituto dei
Tumori a Napoli.
Parlo con un oncologo che dà tre mesi di sopravvivenza a mia madre, mesi che
possono diventare 4/6 con la chemioterapia.
Ancora una volta decido di non praticare la chemio e ripeto invece la stessa terapia
fatta già a mio padre.
Sempre contro il parere dei sanitari, mia madre è vissuta benissimo per altri quindici
anni.
Nel corso di questo tempo è stata operata due volte per la comparsa di melanomi
cutanei ed ogni volta ho ripetuto quella terapia.
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Dopo quindici anni dalla prima diagnosi mia madre è poi deceduta per la comparsa
di metastasi diffuse praticamente in tutto l’organismo.
Il decesso di mia madre è stato ciò che si potrebbe definire una “bella morte”, al di
là dell’inevitabile dolore personale.
Sorretta dalla fede e dalla volontà di essere sempre cosciente e consapevole di
quanto le succedeva e viveva, ha vissuto il tempo del passaggio con serenità e
consapevolezza, chiedendo di essere sedata solo nelle ultime ore, quando il dolore
ormai non era più in altri modi controllabile.
Io , d’altra parte, avevo alle spalle un’esperienza più che decennale anche nel campo
delle cure palliative dei malati terminali ed avevo progredito nel cammino di
consapevolezza giungendo ad accettare e considerare la morte come un momento
di passaggio, di nascita ad una realtà diversa.
Inoltre ebbi occasione di vivere in prima persona, e quindi confermate, tante cose di
cui ero convinto e che solitamente dicevo ai familiari delle persone in fase
terminale, per aiutare sia loro che il congiunto a vivere nel miglior modo possibile
l’evento del decesso.
Nella lunga esperienza di lavoro con i malati terminali avevo potuto osservare come
molte più persone di quanto si possa pensare, quando sono ormai al termine di
questa vita, riferiscono di vedere persone morte che per loro sono state importanti,
o addirittura figure “spirituali”, o comunque emblematiche e significative della loro
spiritualità o religione.
Il fatto è che queste esperienze, per una serie di caratteristiche che sarebbe troppo
lungo spiegare, non possono assolutamente essere classificate o interpretate come
allucinazioni (e questo non lo dico io, ma gli psichiatri che hanno studiato il
fenomeno).
Inoltre sono abbastanza frequenti i casi in cui i morenti riferiscono con esattezza non
solo il giorno, ma persino l’ora in cui avverrà il loro trapasso.
Come è possibile ciò?
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Personalmente mi sono fatto l’idea che il morente si trova su una sorta di terra di
confine da cui non solo può continuare a vedere ciò che avviene da “questa” parte
(spesso anche con un notevole senso di distacco), ma può anche gettare uno
sguardo dall’ “altra” parte del confine (e dalla quale noi siamo troppo lontani per
“vederla”), che naturalmente viene poi interpretato sempre alla luce della personale
psicologia, delle proprie credenze, della propria consapevolezza.
Il prof. Cesare Boni era una delle pochissime persone al mondo che hanno vissuto
l’esperienza del ritorno in questo mondo dopo un tempo molto lungo intercorso
dalla propria morte (anche giorni come nel caso di una persona che ritornò nel
momento in cui stava per essere sottoposto ad autopsia).
Queste persone erano tenute in osservazione da un gruppo internazionale di
psichiatri.
Il prof. Boni non ha mai parlato di questa esperienza, ma teneva dei corsi, anche
universitari, sulla morte, basandosi sui testi delle maggiori religioni e del buddismo.
In uno di questi corsi ci espose come il defunto entrava in relazione con il Divino che
veniva riconosciuto dal defunto nel modo in cui poteva da lui essere percepito.
Se il defunto era stato un amante della natura, allora Dio veniva percepito come
Natura; se invece era stato una persona che aveva avuto un forte senso dell’amicizia
allora avrebbe percepito e riconosciuto Dio come Amicizia; se era stato un padre
che aveva molto amato i figli lo avrebbe riconosciuto come Amore Paterno, ecc.
Solo chi aveva progredito interiormente sino a diventare intimamente consapevole
della reale natura del Divino passava attraverso tutti questi svariatissimi livelli sino a
fermarsi nell’incontrare la Luce.
Naturalmente è anche possibile che un defunto non riconosca il Divino in alcuno dei
vari livelli che attraversa e oltrepassi anche la Luce senza “riconoscerla”: in questo
caso si reincarna.
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Ho raccontato questo per evidenziare come anche la percezione dell’al di là sia
molto variabile soggettivamente e come ciò sia comunque assolutamente vero per
ogni singola persona.
Avevo quindi avvertito le sorelle, presso le quali mia madre volle trasferirsi per un
po’, di non contraddirla se capitava di sentirla dire cose che potevano sembrare
strane o inverosimili.
Un primo episodio fu quando lei raccontò, specificando che non era un sogno, che
Renato (mio padre) era andato a trovarla ed era stato accanto al suo letto. E si
arrabbiava pure per il fatto che nessuno di noi si fosse accorto che stava lì!
Un’altra volta era nel letto a casa sua. Ormai si alzava con difficoltà e con il nostro
aiuto, solo per andare in bagno.
Era sera e le persiane erano abbassate.
“Rita – dice rivolta alla sorella- guarda che incredibile cielo stellato”
“Si – risponde mia zia, memore della raccomandazione fatta di non contraddirla- è
proprio un bel cielo”
E mia madre: “Ma che fai, mi prendi in giro? Come fai a vederlo? Non vedi che la
persiana è abbassata?”
Nelle ultime ore , per la presenza di multiple fratture costali spontanee, accettò di
essere sedata per poter respirare senza dolore.
Ma, anche se sedata, il respiro rimaneva quello di una persona sofferente.
Andai a comprare il CD della musica “Fratello Sole Sorella Luna”, dell’omonimo film,
che lei amava molto cantare, anche se stonatissima.
Come iniziava la musica il suo respiro si faceva tranquillo e rilassato, appena il CD
terminava ridiventava affannoso ed agitato: inutile dire che passai le rimanenti ore
vicino al giradischi, che non aveva la funzione di ripetizione automatica, per
rimettere di nuovo ogni volta la musica.
Dopo alcune ore trovai la forza di darle il permesso di andare e Lei è andata.
La morte di mio padre fu invece un’altra cosa.
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Anzitutto la mia vita personale affettiva era incasinatissima ed ero in uno stato di
confusione incredibile.
Poi i miei livelli di comprensione e consapevolezza erano molto diversi (verso il
basso!) e non ero pronto a vivere quell’evento e quel dolore se non in una
prospettiva di puro materialismo, con sofferenza individuale e soggettiva (anche
molto, troppo, controllata) ma incapace di dare un senso, un altro significato
all’evento, viceversa pieno di sensi di colpa per il detto ed il non detto, per il fatto ed
il non fatto nel rapporto con mio padre.
Fu mia figlia che in qualche modo mi diede un “input”.
Estella ( mia figlia) viveva a Trento con la madre, dalla quale avevo divorziato.
Come ogni anno era stata con me presso i nonni durante le vacanze di Natale.
All’epoca aveva circa dieci anni.
Mio padre stava ormai molto male e ricordo Estella seduta sul divano accanto a lui e
che gli teneva la mano.
Le vacanze terminarono ed Estella dovette tornare a Trento.
Poco dopo mio padre morì, ma non volli comunicare la notizia ad Estella per
telefono. Così subito dopo andai a Trento per renderla partecipe dell’evento.
“Lo so”,mi dice, e mi racconta (ma questo oggi lei non lo ricorda) che la sera del
giorno in cui morì mio padre, lei stava alla finestra e lo vide, sotto la luce di un
lampione, mentre la salutava con una mano: di qui la sua consapevolezza della
morte del nonno.
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°°°°°°°°°°°
Quale realtà sto seguendo che continua a farmi cercare e vivere
l’errore di una vita che mi impedisce di essere tutto ciò che sono e potrei essere?
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E’ CREDIBILE L’INCREDIBILE?
La morte di mio padre segna un cambiamento: inizio ad interessarmi anche delle
cure palliative nei pazienti terminali e comincio ad accettare che possano esistere
realtà sovrasensibili.
Leggo alcuni libri sugli angeli, ma soprattutto studio l’ipnosi che per me rappresenta
il “modo scientifico” di affrontare il “paranormale”.
Imparo a praticare molto rapidamente, e sempre da autodidatta, l’ipnosi-terapia .
La utilizzo nella mia attività diverse volte e con successo, addirittura in un caso di
cancro per il controllo del dolore, ma soprattutto mi avvia verso forme di training
autogeno che utilizzo su me stesso sia per ridurre l’ansia e l’angoscia legata al mio
secondo matrimonio che stava andando a rotoli, sia come terapia fisica (soffrivo di
emorroidi).
Inoltre tramite lo studio dell’ipnosi cerco di approfondire in modo particolare i
problemi dei cambiamenti del fisico nelle esperienze di spiritualità religiosa, per es.
le stimmate.
Da ragazzo/giovanotto avevo avuto diverse volte esperienza di stati coscienziali
diversi.
Mi era capitatoin fase di passaggio veglia/sonno, di ritrovarmi in una situazione in
cui da un lato ero sveglio, perché potevo osservare l’ambiente in cui mi trovavo e
sentire i rumori, dall’altra perdevo completamente il controllo del corpo che non
riuscivo a muovere.
Questo fenomeno non mi ha mai impaurito, mi limitavo ad aspettare che passasse
per poter riprendere il controllo del corpo.
Ma la cosa che invece mi incuriosiva veramente era il fatto che durante questo stato
comparivano pensieri (in genere di tipo filosofico - matematico) che sia per i
contenuti, sia per il modo in cui venivano formulati e sia per i termini utilizzati (e di
cui spesso non conoscevo il significato) non potevo riconoscere come miei.
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Purtroppo però, quando uscivo da questo stato, il ricordo specifico scompariva
sempre più sino a rimanere una vaga impressione.
Una volta decisi di mettermi accanto carta e penna nel tentativo di mettere
immediatamente per iscritto quanto vissuto.
Tutto inutile : era impossibile riuscire a ricordare.
Tutt’oggi mi è rimasta perfettamente chiara l’impressione di una parola ascoltata,
che oserei chiamare “magica” perché pur essendo una sola parola era capace di
dare una conoscenza/consapevolezza ed una prospettiva estremamente ampia.
Era una parola piuttosto lunga e complessa e che mi sembrava di non aver mai
sentito, anche se mi pareva perfettamente compiuta , logica e coerente.
Non fui capace di ricordarla ma a tutt’oggi … ne conservo il ricordo dell’impressione.
Credo che questa sia stata l’ultima esperienza avuta di stato coscienziale diverso.
Fino a che …
…Era un giorno di estate ed ero di guardia in ospedale per tutta la giornata, dalla
mattina alla sera.
Quest’ ospedale una volta era stato un convento e la stanza degli anestesisti era
stata la cella di S. Alfonso Maria dei Liguori ed era situata piuttosto distante dal
corpo dell’ospedale.
Aveva una finestra che affacciava su una tromba interna e da cui passava quindi
poca aria.
Faceva caldo e dopo aver consumato un leggero pasto, non sapevo cosa fare.
Non c’era da lavorare, fortunatamente, e mi annoiavo un po’, né mi andava di
andare a chiacchierare con gli altri medici e gli infermieri.
Mi tolsi il camice e mi stesi sul letto, senza togliere il copertino.
All’improvviso mi ritrovai in quello stato in cui, pur essendo sveglio, non potevo
muovermi.
La cosa non mi spaventò in sé, ero solo preoccupato che se squillava il telefono per
un’urgenza non sarei riuscito ad alzarmi per rispondere.
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Ma sapevo che non c’era niente da fare se non aspettare che il tutto passasse.
All’improvviso vedo una persona accanto a me, alla mia sinistra, accanto al letto.
Dico vedo perché la vidi anche se non potevo muovere la testa.
Era una persona piuttosto bassa di statura, vestita con un saio scuro e con un
cappuccio molto abbondante che ricopriva completamente il capo ed il viso.
Riuscii a scorgerne solo il sorriso: rassicurante, tranquillo, ma estremamente ironico,
quasi a dirmi “stai calmo, non ti preoccupare: mò ti faccio vedere io che sorpresa ti
faccio !!!!”
All’improvviso, mentre mi sembra che la stanza ruoti e cambi
orientamento/prospettiva, con un unico gesto mi sfila da sotto il corpo il copertino
del letto e con questo mi copre tutto.
Sento l’aria farsi più calda, dato che respiro sotto il copertino, ma non sono
spaventato: sono, piuttosto, eccitato per la cosa strana che sta succedendo e che
non so dove e come andrà a finire.
Malgrado sia coperto dalla copertina del letto, continuo a vedere tranquillamente la
stanza e quanto vi accade.
Mette la sua mano sinistra sulla mia sinistra, ne sento anche il tocco attraverso il
copertino: è un tocco leggero, rassicurante e la mano la percepisco piuttosto piccola.
Poi con la destra tira fuori una specie di stilo e con una delle estremità mi tocca la
fossetta che si trova subito sotto l’occipite, sulla linea mediana.
Incomincia una sensazione di scossa elettrica che parte dalla base della colonna
vertebrale, dal sacro, e percorre tutta la colonna sino ad arrivare alla testa.
E questa sensazione di scossa elettrica aumenta sempre più: non mi spaventa
perché evidentemente a qualche livello dovevo sapere che non avevo niente da
temere, ma la vibrazione continua ad aumentare e comincia a diventare fastidiosa.
E continua ad aumentare ancora: non è dolorosa, ma giunge ad essere
notevolmente fastidiosa per cui gli dico: “per favore basta, non la sopporto più”.
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Lui gentilmente obbedisce, stacca la spina (cioè lo stilo), la corrente sparisce
lasciandomi un po’ intorpidito.
Mi guarda ancora con uno sguardo estremamente sardonico … e sparisce.
Io rimango ancora steso sul letto, aspettando di riprendere il controllo del corpo.
Quando riesco ad alzarmi tutto è tornato normale: la stanza era com’era sempre
stata ed il copertino si trovava ancora sul letto, con la impronta del mio corpo.
Cosa è successo?
Conosco benissimo tutte le obiezioni che si possono fare con un approccio di tipo
razionalistico: io stesso provengo da quel campo, quindi, per favore,
risparmiatemele!
Conosco perfettamente tutti i vostri interessanti punti di vista, io posso dire solo
semplicemente che non ho sognato.
Se potete credere di essere capaci di credere che si possa credere a ciò che appare
incredibile, bene!
Altrimenti né io né alcun altro potrà convincervi!
Molti anni dopo, quando raccontai per la prima volta quest’ episodio, la mia Maestra
di Reiki mi disse che avevo un amico spirituale che mi aveva attivato la Kundalini.
Io non so se questo sia applicabile alla mia esperienza, e comunque la cosa
porrebbe una serie incredibile di altre domande.
Oggi tendo a credere che, vista la mia pigrizia e lentezza dal liberarmi di tante false
credenze, qualcuno ha deciso di darmi una mano risvegliando energie sopite.
E tendo a credere che questo qualcuno sia io stesso, più precisamente un Enzo
Longo energeticamente più elevato, cioè una mia realtà di Essere che esiste in una
dimensione molto diversa da questa materiale e dove tutto esiste in un mondo
assolutamente energetico, vibrazionale, creativo.
E’ da questa realtà che, per successivi processi di “condensazione” della energia
vibrazionale, si arriva poi alla formazione dei vari corpi e dei vari mondi sino a
giungere a quello materiale in cui viviamo oggi.
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Ma noi siamo contemporaneamente anche altro: siamo pura energia vitale e
creatrice! Ed ogni volta che in qualche modo, o inconsapevolmente perché guidati
da una parte profonda di noi che sa molto bene ciò che è necessario fare, o per
scelta consapevole, ogni volta che riusciamo ad allinearci con queste nostre realtà
più elevate, ecco che allora nella vita compare l’incredibile, il magico, il
sopranaturale ed il mondo, la nostra vita , cambia.
Così è, se vi pare.
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°°°°°°°°°°°
Tutte le bugie degli altri che mi sono bevuto e tutte le falsità che mi sono raccontato
per rendere vero quello che non è vero di me,le frantumo e distruggo tutte ?
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LO SPIRITO SANTO
Quello che seguì credo che sia stato il periodo più difficile della mia vita.
Da un lato, come detto, il mio secondo matrimonio era sulla strada del fallimento tra
enormi sofferenze mie e di mia moglie.
Dall’altra ormai gli episodi “strani” nella mia vita erano diventati tanti e tali che non
potevo più ignorarli. Questi mi indicavano strade sconosciute che non avevo idea di
come percorrere, ma tutto ciò cozzava violentissimamente con quelli che erano
stati i capisaldi razionalistici su cui avevo fondato la mia vita, che però sembrava
stesse andando a rotoli.
In altre parole mi sentivo come l’asino in mezzo ai suoni o come il classico vaso di
coccio tra i vasi di metallo.
Stavo veramente male e non sapevo cosa fare !
Un giorno viene allo studio una signora, P.R., che poi è diventata mia amica, e mi
dice certe cose.
Di quello che dice io capisco che c’è una specie di santone indiano che fa cose strane
e che viene in provincia di Salerno: e mi consegna un ticket per partecipare
all’evento.
In realtà, come ho scoperto dopo, mi dice tutt’altro: ma io capisco quello che sono
in grado di accettare.
E così nel giorno ed all’orario stabilito mi ritrovo sul posto.
In realtà lo stregone indiano era Padre Emiliano Tardiff, un sacerdote carismatico
aderente al movimento “Rinnovamento Nello Spirito” di cui non sapevo proprio
nulla, e l’incontro era una Messa di Guarigione.
Mi diede molto fastidio scoprire di trovarmi fra quegli “invasati”, ma tant’è: ormai
c’ero e decisi di rimanere.
Ci furono due episodi che furono altrettanti pugni da mandarmi al tappeto.
Il primo fu l’omelia. Tutto quello che disse padre Tardiff sembrava essere detto
proprio a me, perché rispecchiava fedelmente la mia vita: ma come faceva a sapere
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tutte quelle cose, se era uno sconosciuto di cui non sospettavo minimamente
l’esistenza?, mi chiedevo fra me e me.
Il secondo fu la guarigione miracolosa. Nella stessa fila, tre sedie alla mia destra era
seduta una ragazza, che poi mi dissero sordomuta dalla nascita. Ad un certo punto
della Messa, padre Tardiff inizia la preghiera di guarigione, accompagnata da
musiche e canti. All’improvviso questa ragazza lancia un urlo, si alza e corre a
prostrarsi davanti all’altare tra singhiozzi e fiumi di lacrime: per la prima volta in vita
sua stava sentendo musica e parole!
Nel peofondo silenzio che scese sulla platea dei partecipanti percepii nettamente
una Energia Presente ed Operante.
Inutile dire che tornai a Napoli che ero ridotto ad una infinità di cocci che non
sapevo come rimettere insieme!
Ritorna P.R. allo studio, le racconto l’esperienza e lei comprende il mio stato
d’animo: “Perché non vai a parlare con Ida C.? può aiutarti” e mi dà il numero di
telefono.
Ancora una volta mi ritrovo ad affidarmi ad una sconosciuta: ormai non posso più
opporre resistenza, sono veramente ridotto ad un tappetino e così vado, dopo aver
preso un appuntamento.
Ida mi accoglie con molta disponibilità.
Inizio a parlare, in realtà le parole escono come un fiume in piena e mi ritrovo a
narrarle tutta la mia vita, anche i segreti più nascosti mai confessati a nessuno.
Ida ha per me solo parole di comprensione e di affetto e mi parla della parabola del
figliol prodigo, ma in un modo molto diverso da come potevo ricordarla: me ne parla
come del cammino dell’essere umano verso la scoperta della sua realtà più
profonda, più vera.
Non sono in grado di comprendere a pieno quello che dice, ma le sue parole mi
trasmettono un fascino incredibile.
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E mi invita a partecipare agli incontri di catechesi che lei tiene settimanalmente
presso la sua parrocchia.
Così comincio a frequentare questi incontri ove succede una cosa strana.
Se durante la catechesi mi soffermo ad analizzare razionalmente quello che Ida dice
allora la mia reazione è di violenta ripulsa: che cavolo ci sto a fare qui ad ascoltare
queste sciocchezze?
Se invece sospendo il giudizio razionale e semplicemente mi abbandono al suono,
alla musica della parole, allora compare misteriosamente un senso di pace, di calma
del tutto imprevedibile e per me nuovo ed estremamente affascinante e piacevole.
Passati i trenta/quaranta minuti della catechesi e tornato alla mia vita quotidiana
ripiombo nel mio personale inferno.
Ancora una volta mi ritrovo nel dilemma: seguo la mia razionalità, che però a quanto
pare mi ha portato ad un punto morto della mia vita, o accetto di vivere quei
momenti?
Decido di vivermi l’esperienza per un mese, poi deciderò.
Ho vissuto l’esperienza con Ida ed il Rinnovamento per più di dieci anni, e di questo
sarò eternamente grato.
Ida mi ha accolto come un figlio ed io la considero come una seconda madre, dato
che mi ha fatto letteralmente ri-nascere.
Sono diventato suo intimo ed ho avuto il piacere e la gioia dell’amicizia del marito
Antonio, persona di una semplicità incredibile, ma molto profonda.
Di Antonio, preside in pensione, mi piace ricordare come si definiva: l’autista di Dio.
Infatti era lui che andava in giro per Napoli e provincia a portare Ida nelle varie
parrocchie dove erano richieste le sue catechesi.
Ida, maestra andata in pensione per poter portare La Parola , è sicuramente una
persona dalla storia particolare, colma di quelli che S. Paolo chiama “Doni dello
Spirito”.
Ma di lei mi piace ricordare quello che ritengo il suo insegnamento fondamentale:
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non lasciatevi mai ingabbiare in schemi e formalismi, siate liberi da tutto quello che
vi può schiacciare ed opprimere.
Ida è sicuramente una persona profondamente cattolica, che sottopone al vaglio del
suo Padre Spirituale tutte le intuizioni e le esperienze spirituali che vive, prima di
farne oggetto di catechesi.
Ma è anche una persona intimamente e profondamente libera.
Un esempio.
Mia cugina Dianora, che da tempo segue un suo personale cammino di evoluzione
della consapevolezza, mi parla del Reiki ( http://www.reiki.info/Usui-Reiki/Reiki.htm).
La cosa mi attira molto, ma chiedo prima consiglio ad Ida.
Così le spiego il tutto, descrivendo le caratteristiche dell’energia del Reiki, che, tra
parentesi, sono praticamente sovrapponibili a quelle dello Spirito Santo.
Ida non solo mi invita ad andare, ma essa stessa parteciperà dopo un po’ ad un
corso di 1° livello.
Vi assicuro che questa cosa era assolutamente impensabile in una chiesa ove molti
sacerdoti consideravano diavoleria addirittura i Fiori di Bach!
L’esperienza di spiritualità con Ida è stata fondamentale nell’aprirmi a realtà
completamente diverse e nel trovare nella vita motivazioni più profonde, così come
ha avuto evidentemente fortissimi influssi nella vita affettiva conducendomi
all’annullamento del primo matrimonio, al divorzio dal secondo, ed ad un terzo
matrimonio con la nascita di mio figlio Andrea.
Inoltre è stata proprio Ida a guidare me ed un gruppo più ristretto sulla strada della
meditazione che poi non ho più abbandonato.
Poi le cose cominciarono a cambiare.
Da un lato il Movimento andava sempre più verso forme di istituzionalizzazione,
organizzazione e formalizzazione che ne facevano perdere la freschezza.
Dall’altro cominciavo a sentirmi un po’ a disagio, come se una cappa mi stringesse
addosso e mi opprimesse, ma non osavo pensare ad un futuro senza Ida.
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Finché un giorno, in una riunione del pastorale (cioè della direzione del gruppo di
preghiera), per un equivoco insorto a causa di una terza persona, Ida ed Io ci
ritrovammo l’una contro l’altro in maniera estremamente veemente e furono
elevate contro di me accuse pesantissime.
Ricordo che quando tornai a casa, per fortuna ero solo, mi ritirai nel mio studio per
riflettere sull’accaduto.
Non ho mai sentito, né prima né dopo un dolore interiore simile : come una lama
che ti penetra nel petto e ti trafigge a lungo, sino a spaccarti il cuore, un dolore
acutissimo per il quale non c’era posto neanche per le lacrime. Solo un urlo,
disperato ed infinito, al quale mi abbandonai.
Sono sicuro che un eguale dolore deve averlo vissuto anche Ida, altrimenti non
avrebbe mai detto certe cose che erano solo lo sfogo di una sua profonda
sofferenza, causata involontariamente da me.
Ma tant’è: era successo e non si poteva tornare indietro.
Capii che non era un problema di colpe, che non sarebbe servito a nulla sforzarsi di
chiarire le cause e spiegare le rispettive posizioni.
Quello che era successo, era successo semplicemente perché era finito un ciclo della
mia vita: la mia strada doveva proseguire in altro modo, non sapevo ancora quale,
ma sarei stato solo, perché la mia strada era diversa da quella di Ida.
Continuai ad andare ancora per un po’ di tempo alle riunioni di preghiera ma in
maniera sempre più saltuaria ed occasionale.
Negli anni seguenti Il rapporto con Ida si è mantenuto molto saltuario: era
comunque bello confrontare come, sebbene percorrendo strade differenti, le
conclusioni di natura interiore/spirituale fossero le stesse.
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°°°°°°°°°°
Quali proiezioni, aspettative, e giudizi
mi fanno vivere nel passato
impedendomi di creare un futuro?
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DIANORA , IL REIKI, LA RADIONICA, AMMA
Ho accennato al fatto che ad aprirmi al Reiki fu mia cugina Dianora (sua madre è
sorella di mio padre)
lEI è stata, come dire, un po’ l’ apripista perché, per prima in famiglia, ha cominciato
a percorrere un cammino di consapevolezza, seguendo strade fuori dall’ “ordinario”
ed andando oltre gli inevitabili giudizi e prese in giro per le cose “strane” che faceva.
Qualche tempo fa Dianora, il fratello ed io ci ritroviamo insieme a pranzo e
ricordiamo un po’ i tempi della nostra infanzia/giovinezza.
Alla fine concludiamo che abbiamo scelto bene le famiglie in cui abbiamo deciso di
nascere perché in queste abbiamo ricevuto un grande dono: quello cioè di un
legame familiare molto stretto, unitamente alla bellissima esperienza di “famiglia
allargata” ad amici e conoscenti, che ha improntato la nostra vita per molto tempo.
Ma fra Dianora e me c’e da tempo un rapporto un po’ particolare, che chiamerei di
“mutuo soccorso”.
In effetti io considero Dianora un po’ una specie di fatina buona che ogni tanto,
quando è necessario, dice una cosa, racconta un’esperienza e “tac” (tocco di
bacchetta magica): si apre una porta.
Ho già detto come sia stata lei a parlarmi del Reiki, di cui presi anche un secondo
livello.
Ma ancora prima mi raccontò della radionica, a cui Arturo (il suo compagno del
tempo) si era avvicinato e mi prestò alcuni libri.
Un ingegnere napoletano, il prof Callegari, a seguito di lunghi studi, concepì un
apparecchio di radionica che, a differenza di tutti gli altri, non necessitava di fonte di
energia.
Con questa centralina si può individuare la frequenza vibratoria di qualunque cosa
esiste in questo mondo.
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Le applicazioni sono tantissime, a cominciare da quelle mediche, dato che si può
stabilire lo stato di salute di una persona, individuarne la patologia e trattarla con le
frequenze vibrazionali opportune.
Ma si può utilizzare anche per individuare, ad esempio, la localizzazione di falde
acquifere o di persone scomparse, o per datare reperti archeologici utilizzando una
scala temporale con la forma di spirale a chiocciola, basata sulla serie numerica di
Fibonacci. Questa centralina veniva costruita dall’ing. T.
Decido di andare a trovarlo nel suo laboratorio.
Come mi vede, T. manifesta subito la sua gioia: mi racconta che circa un anno prima
gli avevo praticato una analgesia peridurale per un intervento di ernia inguinale
(cosa che non ricordavo proprio).
Era rimasto colpito dalla mia cortesia, umanità e professionalità (parole sue, non
mie!) per cui aveva sempre desiderato reincontrarmi ma, ora per una cosa ed ora
per un’altra, non gli era mai riuscito di venire a trovarmi in ospedale.
Come dice il detto?: se la montagna non va a Maometto è Maometto che va alla
montagna (o è il contrario? Boh!!).
Questo laboratorio (che affacciava a piano terra su un ampio cortile interno di uno
dei tanti, antichi magnifici palazzi di Napoli) consisteva in due stanze: quella interna
era il laboratorio vero e proprio, ove era possibile accedere solo su autorizzazione
dell’ingegnere.
La prima stanza fungeva da ingresso/salotto/deposito. Qui vi erano una serie
incredibile di cose realizzate dall’ing. T. .
C’era una lampadina che era accesa ininterrottamente da 20 anni.
C’erano alcune riproduzionei in scala di una piramide egiziana che manifestavano
delle caratteristiche energetiche particolari: le lumache, poste all’interno della
piramide, si disponevano sempre lungo gli spigoli dei lati; la carne lasciata nella
piramide per giorni non imputridiva ma mummificava; una pianta all’interno della
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piramide cresceva meglio e più in fretta del controllo posto in un banale
contenitore.
C’erano delle lamette da barba che non perdevano mai il filo, perché erano esposte
alla luce lunare durante una sua fase particolare.
C’era una tavoletta di legno su cui era fissata una singola spirale di rame inclinata di
un certo numero di gradi rispetto alla tavoletta: se si orientava il tutto secondo
l’asse terrestre la spirale di rame diventava incandescente!!
Una volta raccontai all’ingegnere della micosi cutanea di cui non riuscivo a liberarmi.
Detto fatto, mi dà una bottiglietta dicendo di prendere una goccia il primo giorno e
di aumentare di una goccia al giorno per 14 giorni e poi continuare a ritroso
diminuendo di una goccia al giorno.
Naturalmente si rifiuta di dirmi cosa sia quel liquido.
Faccio come dice: al termine della terapia la micosi è scomparsa.
Finalmente mi racconta che è una antica preparazione di Paracelso, di cui però era
essenziale la esposizione alla Luna. In effetti la durata della terapia (14 giorni+14
giorni) era pari alla lunghezza di un ciclo lunare.
Nella prima stanza si riuniva una parte dell’intellighenzia napoletana: medici,
professori universitari, filosofi, scienziati si incontravano, anche con la
partecipazione di comuni mortali, per discettare dei massimi sistemi e della
radionica.
Non era semplice avere una di queste centraline, non era affatto sufficiente
ordinarla: a suo insindacabile giudizio era l’ing. T che decideva se una persona
poteva o meno riceverla.
Io non ebbi mai il coraggio di chiederla, la centralina.
Ma dell’ing. T. voglio ricordare la incredibile umanità e dolcezza.
Lui era sposato, e la moglie soffriva di una grave forma di demenza.
A causa delle cose che la moglie faceva, era costretto periodicamente a cambiare
casa, ma aveva sempre rifiutato la possibilità, anche teorica, di ricoverare la moglie
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in ambiente sanitario opportuno: voleva stare con lei, assicurandole in prima
persona tutta l’assistenza di cui aveva bisogno.
Non ricordo di aver mai udito da lui una sola parola di stanchezza, delusione o
rammarico, anzi ogni volta che parlava di sua moglie gli occhi gli brillavano e si
illuminavano ed il viso diventava di una dolcezza estrema.
Poi smisi di frequentarlo, temendo di essere distratto dal cammino nel
Rinnovamento (!?!).
Alcuni anni dopo mi feci costruire una centralina di Callegari da un signore dell’alta
Italia che era in grado di farlo (e senza necessità di permesso!).
Ho avuto diverse esperienze interessanti.
Localizzai come defunta in un paese del Centro America (non ricordo quale) la figlia
scomparsa di due famosi cantanti, trovai le varie frequenze dei sette Chakra,
effettuai uno studio sulla cattedrale di Chartres scoprendo che sette caratteristici
punti del labirinto all’ingresso avevano la stessa frequenza dei Chakra.
Feci anche uno studio sulla Sacra Sindone: i risultati furono … interessanti.
La datazione ne conferma l’origine ai tempi di Gesù.
Il corpo della Sacra Sindone da un lato viene definito come vivo, dall’altra appare
portatore di lesioni incompatibili con la vita. Ciascun chakra dell’uomo della Sindone
ha una doppia frequenza: una corrisponde alla frequenza dei chakra dell’essere
umano, l’altra è di valori molto più elevati. Comunque i chakra erano attivi e vitali.
Infine ho avuto anche la possibilità di vedere come cambiano ( parlando in termini
vibrazionali) i chakra in occasione del decesso di una persona.
A questo punto, penserete voi, costui (cioè io) sicuramente utilizzerà tutte queste
conoscenze (tra reiki e radionica) nella sua professione!
E no… miei cari. Troppo semplice: non avete valutato una cosa che vi ho taciuto:
sono capricorno e quindi con testa durissima!
La giustificazione razionale era che già venivo considerato una sorta di stregone per
le cose strane che facevo ( in ospedale ero conosciuto come “o miereco che fa cose
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strane e che fa ‘e punture into all’osso” cioè il medico che fa le siringhe dentro le
ossa!): cosa sarebbe successo se avessi cominciato con l’imposizione delle mani o
con l’usare uno stranissimo apparecchio? Avevo un ruolo istituzionale da rispettare
e difendere!
Viceversa accettavo tranquillamente le tante guarigioni straordinarie che
avvenivano durante le preghiere di guarigione negli incontri del Rinnovamento: ma
queste non mi coinvolgevano come medico e non erano legate ad una attività
personale, ma di gruppo.
Anni più tardi, dopo che Arturo è passato nella Luce, Dianora mi regalò tutto il suo
materiale riguardante la radionica.
Così ora posseggo ben due centraline di Callegari!
Cosa ci faccio? A cosa o come mi serviranno? Non ne ho la più pallida idea, aspetto
una risposta dalla vita.
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°°°°°°°°°°°°°°°
Quando faccio una domanda faccio scorrere un processo: così emerge l’energia di
come ho creato quella limitazione.
Per qualsiasi cosa nella vita posso chiedere:
Che cosa è questo?
Cosa ci faccio?
Posso cambiarlo?
Se si, come lo cambio?
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IL FUOCO COVA SOTTO LA CENERE
Gli anni seguenti il distacco da Ida furono anni in cui mi dedicai anima e corpo al
lavoro.
Approfondii la conoscenza e l’utilizzo dei fiori di Bach, che divennero un
efficacissimo strumento terapeutico al punto da avere in trattamento persone che
venivano esclusivamente per praticare la floriterapia.
Mi accostai all’uso di farmaci omotossicologici e studiai la omotossicologia,
mettendo a punto due cocktail assolutamente inediti.
Uno è efficace nel trattamento mesoterapico della periartrite scapolo-omerale
calcifica, riuscendo a far sciogliere le calcificazioni.
L’altro, utilizzato sia per via infiltrativa intervertebrale che mesoterapica su punti di
agopuntura, è efficace nel trattamento delle ernie del disco intervertebrale,
riducendone la grandezza sino alla scomparsa, con conseguente eliminazione del
dolore radicolare.
Ho seguito i corsi sulla morte tenuti dal prof. Cesare Boni e, come detto, il secondo
livello di Reiki, oltre al Karuna.
Tutto questo mentre continuavo a fare l’anestesista rianimatore e gestivo
gliambulatori di Terapia del Dolore che fondavo nei vari ospedali dove lavoravo.
Un cambiamento importante fu quando, dopo aver girovagato per diversi ospedali
di Napoli e Caserta, si presentò l’occasione di essere trasferito all’Ospedale
Cardarelli di Napoli presso la U.O.C. di Fisiopatologia, Terapia del Dolore e Cure
Palliative. Fu questa l’occasione in cui abbandonai definitivamente l’anestesiologia e
la rianimazione.
Il reparto era diretto dal dott. V. Montrone, persona più unica che rara, che ha
dedicato tutta la sua vita alla battaglia (nazionale e locale) per la formazione di una
cultura della terapia del dolore e la istituzione dei reparti specialistici con Hospice
per i malati terminali, senza mai portare avanti un discorso di interesse personale e
senza mai accettare alcun baratto o compromesso con i vari livelli istituzionali.
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Sono stati anni veramente di fuoco, con lavoro intenso sviluppato su più fronti.
Il reparto era dotato di un ambulatorio di terapia del dolore, un D.H. per i malati
oncologici, e doveva poi assicurare le consulenze interne nei vari reparti
dell’ospedale.
Inoltre il nostro reparto erav uno dei pochissimi centri italiani riconosciuti ed abilitati
a livello internazionale per la sperimentazione farmacologica in terapia del dolore e
quindi c’era tutto questo lavoro da portare avanti.
In più c’era l’attività di partecipazione a convegni e congressi dove il Dott.
V.Montrone veniva invitato come relatore ( ma ai quali spesso e volentieri delegava
me), l’attività di “politica sanitaria” (essendo ambedue membri di una commissione
regionale) ed il lavoro per la Società Scientifica di cui il dott. Montrone è stato
presidente per diversi anni. E poi c’era l’impegno nella Associazione di Volontariato
“DO.NO Dolore No”, creata dal dott. V. Montrone per sostenere l’attività del
reparto.
Naturalmente l’animatore, la guida e l’organizzatore di tutto ciò era il dott. V.
Montrone, con il quale si sviluppò rapidamente un rapporto di reciproca stima ed
affetto.
Il problema era che tutta questa mole di lavoro eravamo solo lui ed io a sbrigarla,
dato che i tempi in cui c’erano tre medici in servizio sono stati veramente limitati.
Ah…. Dimenticavo l’impegno come tutor quando si presentava un nuovo collega,
che poi finiva naturalmente per andarsene, vanificando la fatica fatta per istruirlo.
Solo negli ultimi due anni si aggiunse una terza collega in maniera stabile ed
affidabile.
Ma il lavoro che riuscimmo a svolgere fu di prima qualità: ricordo di un paziente che,
per i gravissimi problemi che aveva, andò sino in Svizzera. Sulla prima pagina della
cartella clinica, rilasciata alla dimissione dall’ospedale svizzero, era scritto: rivolgersi
al dott. V. Montrone, Napoli.
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Nel frattempo ho appreso e praticato la tecnica dello EFT (Emotional Freedom
Tecniques), e poi la kinesiologia seguendo un corso di medicina biointegrata del
dott. F. Mastrodonato; ho imparato inoltre ad utilizzare i fitofarmaci integrandoli
anche con farmaci tradizionali e/o omotossicologici.
Infine si riuscì a ad ottenere che fosse ufficialmente riconosciuto come pratica del
reparto, l’approccio alla terapia del dolore con tecniche “alternative”, non della
medicina accademica.
Verso la fine del primo decennio del nuovo secolo, viene da me un antico compagno
dei tempi del liceo, che lavora all’INPDAP.
Non ricordo come e perché arriviamo a parlare di pensionamento ed io gli raccontai
la mia storia.
Quando entrai stabilmente in ospedale (fine anni 70) feci la domanda di riscatto per
gli anni di laurea e specializzazione, ai fini della anzianità di servizio.
In quei tempi la domanda veniva inoltrata a Roma e ci voleva molto tempo per
ottenere la risposta.
In effetti questa arrivò dopo più di dieci anni, in un periodo però (quello della
malattia finale e decesso di mio padre) in cui non avevo proprio la testa per
dedicarmi ai fatti burocratici ed andare in giro per Napoli a procurarmi tutta la
documentazione richiesta.
Così passarono i sei mesi di tempo che avevo per assolvere a questi obblighi e persi
il diritto al riscatto alle condizioni economiche del tempo della domanda. Avrei
potuto ottenere comunque il riscatto ma con una nuova domanda ed in termini
economici molto onerosi.
Ecco cosa raccontai all’amico.
Dopo un po’ di tempo questi si ripresenta.
“Guarda, Enzo,-mi dice- che nel tuo fascicolo non c’è la copia della lettera di Roma in
cui venivi invitato a presentare la documentazione, per cui, per un errore
dell’Istituto previdenziale, tu hai ancora diritto a quel riscatto.”
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Conclusione: ho potuto riscattare, con poche centinaia di euro, tutto il periodo del
corso di laurea ed una parte di quello di specializzazione, ritrovandomi di colpo in
età pensionabile!
Potevo aspettarmi un segnale più chiaro di così che mi dicesse: te ne devi andare in
pensione!?
Cosa che feci, pur potendo ancora rimanere in servizio per circa altri due anni.
Da allora, per il dott. V. Montrone sono diventato “Il Traditore”.
In effetti sono rimasto ancora per un anno al Cardarelli, sia pure con frequenza
dimezzata, perché il dott. V. Montrone riuscì a farmi ottenere una borsa di studio: in
questo modo si riuscì ad organizzare a Caserta il Convegno Nazionale
dell’Associazione e ad assicurare un passaggio più dolce al mio definitivo
allontanamento dal reparto.
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NUOVI ORIZZONTI
La prospettiva del pensionamento prima e l’effettivo pensionamento poi, danno una
fortissima scrollata alla mia vita: quelli che erano stati i binari ed i cardini su cui
avevo camminato negli ultimi anni incominciano a vacillare sempre più.
Incomincia a pervadermi un senso sempre più profondo di non realizzazione ed
insoddisfazione sino a giungere alla certezza della mia morte interiore o addirittura
fisica se non avessi smesso quella vita “normale”.
Non avevo assolutamente idea di quello che avrei dovuto fare, di quale strada avessi
dovuto percorrere e, come spesso succede in questi casi, cerco una via di fuga in un
altro rapporto personale, addossando la responsabilità a mia moglie,.
In realtà non è così: lei è sempre rimasta eguale a se stessa, invece ero io che non
riuscivo più ad accettare ciò che avevo accettato sino a poco prima, che non riuscivo
più a vivere come “normale” quello che mi era sembrato normale fino a quel
momento.
Giungo così alla decisione di andare via di casa e di vivere da solo.
Un giorno la mia fatina (cioè mia cugina Dianora) mi manda un messaggio in cui
comunica l’inizio di un seminario tenuto da Josè Gonzalez, con la sua assistenza.
Non finisco neanche di leggere il messaggio: un’esplosione di gioia mi invade e
comincio a saltare e a ridere senza neanche preoccuparmi di sapere in cosa consiste
questo seminario.
La fig. 1 è il manifesto originario programmatico originario di quel seminario.
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Fig. 1
Carissimi ci stiamo avvicinando ad un momento di
Cambiamento Cosmico per il pianeta Terra.
Il 2012 segna la Fine di un ciclo, di un’ era e l’Inizio
di un’altra Era Cosmica.
Se fino ad ora l’umanità ha sviluppato il materialismo
sempre più sfrenato ora è arrivato (finalmente) il tempo
del Cambiamento, che non può essere che Spirituale!
Per questo non dobbiamo lasciarci cogliere impreparati!
Lo scopo, l’obiettivo di questa è
di crescere nella nostra capacità di sentire e dare
GIOIA a noi e agli altri con un’ENERGIA PERMANENTE, di
rafforzare la nostra capacità di sentire e dare la Luce;
di attraversare questi anni davanti a noi con la
consapevolezza che il percorso (spirituale) fatto finora
è stato la base e che ora dobbiamo rafforzare il nostro
spirito per dare forza ad una Nuova Umanità: più
semplice, più sana, più onesta, più compassionevole, più
vera…..più ecologica.
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Josè Gonzalez è un colombiano (di età indefinibile e misteriosa) che dopo aver
vissuto diversi anni presso una tribù di Indios dell’ Amazzonia, vive e pensa in Europa
come un Indios (e tale lui infatti si dichiara), profondamente legato a tutte le energie
e le forze della natura, sia quelle del cielo che quelle della terra.
Il seminario dura due anni, comprendendo incontri mensili ed un periodo finale di
vita insieme, in un casolare di campagna, per una settimana, a stretto contatto con
la natura. Il gruppo che seguirà tutto il seminario si attesterà su una decina di
persone.
In questi due anni impariamo a conoscere ed utilizzare le varie forme di forze ed
energie della natura e del suono, le tecniche che gli antichi Indios usavano per
connettersi ad esse, impariamo a sviluppare il corpo eterico e diverse forme di
energie terapeutiche, impariamo a connetterci con le tante manifestazioni della
natura (sole, stelle, luna, alberi, terra ecc), cominciamo ad imparare a vivere
raccordandoci con i ritmi stessi della natura.
In questo periodo pratico molto intensamente la meditazione, con notevoli frutti
nello sviluppo di una personale consapevolezza interiore.
Sempre in questo periodo, e sempre su indicazione di Dianora che è una sua devota,
conosco Mata Amritanandamayi Devi, più semplicemente conosciuta come
“AMMA”.
Amma, che sarebbe a dire “GRANDE MADRE”, è una donna di sessantatre anni che
sin dall’età infantile ha mostrato doti, capacità e caratteristiche estremamente
particolari. Oggi viene considerata dagli Induisti come la reincarnazione di una loro
divinità .
Amma vive in un ashram (che sarebbe come dire un monastero) fondato da lei, in
India, in compagnia di diversi monaci. Questi sono persone delle più diverse
nazionalità ed estrazione che, dopo aver incontrato Amma, hanno completamente
abbandonato la vecchia vita, scegliendola come Maestra e decidendo di vivere con
lei, condividendone ed assorbendone la spiritualità.
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Nell’ashram inoltre vivono tantissime persone provenienti da tutto il mondo che
decidono di passare un periodo della loro vita (breve o più o meno lungo che sia)
alla luce degli insegnamenti di Amma ed alla sua presenza.
Tutto ciò in maniera assolutamente gratuita: devono però, evidentemente,
partecipare alle attività materiali necessarie al sostentamento e mantenimento
dell’ashram e di tutti coloro che vi vivono.
Amma ha dato vita ad una ONLUS chiamata “Embracing the World” (Abbracciando il
Mondo) che è stata indicata e premiata dall’ONU come l’unica onlus che riesce ad
utilizzare le donazioni ed i fondi a sua disposizione in maniera quasi totale per i
progetti che realizza: infatti tutte le attività a cui Amma dà origine sono totalmente
basate sul volontariato.
I progetti e le realizzazioni di Amma sono tantissimi ed è impossibile elencarli
(Amma-Italia.it).
Amma gira il mondo per abbracciare le persone. Una volta all’anno viene anche in
Italia, a Milano.
Per tre giorni migliaia e migliaia di persone si mettono tranquillamente in fila per
arrivare al cospetto di Amma e riceverne l’abbraccio.
L’energia, la forza, l’amore che Amma emana sono incredibili: non è possibile
rimanere indifferenti.
Tutto cambia e tanto è cambiato nelle vite di tantissime persone.
Vi sono anche momenti di meditazione, canti devozionali ed insegnamenti spirituali:
questi hanno però la caratteristica di poter essere accettati da tutti,
indipendentemente dalla religione cui si appartiene.
Amma si rivolge alla radice comune di ogni essere umano ed il suo insegnamento
fondamentale si può riassumere in una sola breve frase: ama secondo i dettami
della tua religione o della tua coscienza.
In effetti una delle cose più belle è il vedere come suore e sacerdoti cristiani, monaci
buddisti, mussulmani, induisti, giovani, anziani, bambini, sani, malati, sofferenti, atei
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come Dario Fo e Franca Rame, siano tutti uniti da una sola realtà: l’abbraccio di
Amma.
Anche la partecipazione a questi incontri è assolutamente gratuita: si pagano solo gli
eventuali pasti e la oggettistica venduta come sostegno ad “Abbracciando il
Mondo”.
Anche in queste occasioni tutto si basa sul volontariato e chiunque può dare il
proprio servizio, a seconda delle proprie possibilità e disponibilità, ove è necessario
e richiesto.
Nulla viene sprecato di ciò che viene raccolto in termini di danaro e di ciò che viene
impiegato: vi faccio tre esempi.
Amma, e quindi anche i suoi monaci e tutti coloro che fanno parte stabilmente dello
staff, dormono per terra, su un tappetino, negli ambienti del palazzetto dello sport o
fieristico che ospita l’incontro, non vanno in albergo.
Una volta Amma si recò nelle cucine e vide una volontaria che stava per pulire sotto
l’acqua un frullatore utilizzato per preparare delle verdure.
Amma la ferma, raccoglie in un piatto tutti i residui che erano rimasti attaccati al
frullatore e dice alla ragazza: con questo che stavi per buttare, in India una persona
sopravvive per una settimana, non sprecarlo.
Nei giorni del raduno è attivo anche un servizio di intrattenimento per bambini:
tutto il materiale che viene utilizzato proviene dagli scarti delle varie attività.
Bicchieri e bottiglie di plastica, cartoni, lattine di metallo, carta di risulta sono il
materiale che viene utilizzato dai volontari con i bambini, cui evidentemente viene
dato anche un insegnamento di ecologia.
Personalmente sono andato due volte a ricevere l’abbraccio di Amma a Milano.
Non so se ci tornerò ancora, ma quello che so è che la mia strada è diversa.
Ma so anche che Amma sa che io so che lei sa che la mia strada è diversa:
ciononostante non fa mancare mai la sua presenza, il suo conforto, il suo intervento
quando è necessario.
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Amma non abbandona mai chi, anche se per una sola volta, si è rivolto a lei.
Nei mesi seguenti la fine del seminario di Josè rincontro Ilaria, una collega che anni
prima avevo conosciuto per aver seguito la madre in fase terminale per malattia
tumorale.
Dopo un primo periodo di rapporto unicamente professionale nasce un legame
diverso, da un lato di attrazione personale scambievole, dall’altro di condivisione di
una ricerca in campo energetico/ spirituale che potesse portarci oltre i canoni di una
vita come viene normalmente accettata e vissuta.
Sulla base della esperienza del seminario di Josè e delle esperienze di maturazione
condivise, forti della benedizione di Amma, sviluppiamo il PROGETTO ATMA.
Quello che segue è il manifesto programmatico del progetto. ( Fig. 2)
Progetto ATMA (Fig. 2)
Oggi molte persone vivono una dicotomia: da un lato il mondo sembra sempre più
orientato verso il massimo egoismo e la totale autodistruzione, dall’altro (forse
proprio come risposta a queste tendenze) cresce l’esigenza di nuovi modelli di vita
e di rapporti interumani.
Il progetto ATMA nasce per cercare di dare una risposta a queste necessità nella
nostra specifica realtà, così come altri progetti vengono sviluppati e portati avanti
in tante parti del mondo.
In maniera molto schematica ( separando realtà che invece sono tra loro
inscindibili) il progetto si basa su tre principi: Armonia – Comunità – Comunione
con la Natura.
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Armonia. (Definibile come concordanza di tutte le parti o come un tutto
incentrato) è uno stato che può derivare solo da un cammino di interiorità teso a
scoprire e realizzare la parte più profonda di ciascun essere umano.
Comunità. Solo nel confronto e nella vita sociale l’essere umano trova la sua
massima realizzazione e lo stimolo al continuo divenire.
La comunità è lo stato/luogo ove si concretizza e si manifesta l’armonia, ove
l’individualità (possibile solo con la completa realizzazione di tutte le proprie
capacità) sostituisce l’individualismo, realizzando totale e completa
complementarietà tra i membri.
Comunione con la Natura. L’armonia degli individui e fra gli individui sino a
concretizzare la comunità non è possibile se non con un profondo cambiamento del
rapporto con la Natura che è parte integrante ed attiva del mondo in cui viviamo
e del processo di maturazione ed evoluzione dell’essere umano.
Incontri periodici, apprendimento di tecniche per la personale evoluzione,
sviluppo di attività comunitarie, presa di consapevolezza degli enormi potenziali
energetici di ciascuno e loro sviluppo, scoperta e realizzazione della profonda unità
con il mondo della natura, condivisione del lavoro e dei prodotti della terra,
imparare a vivere nell’ Armonia, nella Gioia e nella Luce : questi i tratti
fondamentali del progetto ATMA.
La partecipazione è assolutamente gratuita.
Se ripenso a quello che abbiamo fatto, non ci credo.
Ilaria ha comprato un casale con circa 5000 mq di terreno, situato in prossimità di
Caiazzo (CE). In circa due anni abbiamo ristrutturato il casale, che da subito è
diventato la nostra abitazione, con possibilità di accoglienza per altre sette persone.
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Abbiamo iniziato e poi sviluppato un orto (naturalmente biologico), abbiamo
piantato viti e fatto la vendemmia (che è stata un’esperienza sensoriale stupenda,
assolutamente non immaginabile), piantato alberi da frutta, piantato il grano e fatta
la trebbiatura con gli antichi strumenti dei contadini, iniziato un’esperienza con i
microorganismi efficaci.
Abbiamo raccolto le ulive, fatto il pane nel forno a legna, imparato a fare il
formaggio, i liquori con i vari agrumi, conserve di pomodoro, marmellate.
Molte attività venivano svolte nelle giornate di incontri mensili in cui si sviluppavano
anche tecniche energetiche di consapevolezza e di legame con la terra e le energie
dell’universo.
Tra le cose più belle c’e stato anche lo sviluppo del rapporto con Angelo, un
contadino di circa 80 anni che viveva in un vecchissimo casolare vicino a noi e che ci
era stato indicato come persona difficile da trattare, scorbutico, asociale.
Invece con noi si è sempre dimostrato molto educato, disponibile, rispettoso ma
socievole, come del resto eravamo socievoli e rispettosi noi nei suoi confronti.
Angelo ci ha aiutato molto nella conoscenza delle antiche pratiche della attività
contadina.
Poi è rimasto vedovo ed infine si è ammalato di cancro.
Gli siamo rimasti vicino anche in questi momenti difficili, contrariamente a quanto
hanno fatto i suoi familiari con i quali era in disaccordo, secondo una mentalità
tipicamente contadina, per l’assegnazione di pezzi di terreno.
Ricordo quando, soprattutto negli ultimi periodi, veniva a cena da noi, portando
incredibili ed enormi panini pieni di prosciutto e formaggio, per non venire a mani
vuote …. e trascorrevamo la serata chiacchierando e/o vedendo la televisione, che
lui non aveva.
L’ultima volta che lo abbiamo visto era ricoverato in una casa di cura privata,
sofferente per la malattia ormai in fase finale, la inadeguata assistenza sanitaria ed
affettiva, per l’inadeguato trattamento del dolore.
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Ci tenevamo per mano e lui mi disse: dottore Vincenzo, ma noi ci vogliamo bene,
vero?
Forse solo al termine di questa sua vita ha sentito di ricevere quello che gli era
sempre mancato.
Se fosse così, anche solo questo basterebbe a bilanciare le enormi energie impiegate
nel progetto ATMA.
Purtroppo il progetto è terminato: da un lato errori commessi anche a livello di
rapporto personale, dall’aItra Ilaria è stata assunta nel Servizio Sanitario
Nazionale,con destinazione troppo lontana dal casale.
Per circa un anno e mezzo sono stato male : mi ero talmente identificato nel
progetto che la sua fine ha determinato una vera e propria perdita di identità
personale.
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Quale falsità sto seguendo che mi porta
ad impegnarmi marginalmente nella mia vita ?
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ACCESS CONSCIOUSNESS®
Dianora (naturalmente!) mi aveva già accennato ad “Access Consciusness®”
ma non vi avevo prestato attenzione, dato lo stato d’animo in cui mi trovavo.
Ma un giorno, a casa sua, trovo sul tavolo il libro di Dain Heer “Sii te stesso e cambia
il mondo”.
Ne riesco a leggere solo poche righe, ma è più che sufficiente. Per farla breve mi
compro quello di Dianora (il libro si trova solo sul web) e me lo leggo (lo “faccio”)
tutto d’un fiato.
Eravamo ad aprile 2016: a maggio partecipo alla classe “access bars”® e via
streaming ad ”access business101-business fatto in modo diverso®”, a giugno alla
“Fondazione®” e ripeto una seconda volta la classe “access bars®”, a luglio ad
“access face lift®”.
A settembre partecipo alla classe “Scelta delle possibilità®”, con Dain Heer e alla
“classe per x Man®” di Diva Diaz ed infine nel gennaio 2017 ad “Access Body class®”.
Che cos’è “Access Consciousness®”? E’ un insieme di strumenti e di tecniche con le
quali è possibile cominciare a cambiare quello che non sei mai riuscito a cambiare
nella tua vita, dandoti così la possibilità di scegliere di creare qualcosa di
completamente diverso. La base del cambiamento è la domanda. Se fai una
domanda si apre una porta che ti dà accesso a nuove possibilità. Devi fare una
domanda, non devi darti una risposta. Sarà la vita a indicarti delle risposte ed in
questo modo diventano disponibili per te una serie di scelte. Scegliendo creerai un
insieme diverso di possibilità.
Quelle che avete trovato in corsivo al termine di ogni paragrafo sono alcune delle
tantissime domande che si possono fare.
Naturalmente, ai tempi di quanto narrato nei vari capitoli, non conoscevo Access,
ma mi sembra che le varie domande fatte nei diversi capitoli ben si adattano al
periodo cui sono riferite: è un po’ come se le avessi fatte … senza conoscerle!
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Dopo la domanda viene pronunciata una frase di pulizia (che non posso trascrivere
perché protetta da copyright), di cui non si capisce assolutamente niente, ma è
meglio così !
Andiamo per gradi.
Io credo che più o meno siamo tutti di un’intelligenza media.
Se con la nostra intelligenza, con il nostro cervello razionale/lineare avessimo potuto
risolvere tutti i problemi della nostra vita non lo avremmo già fatto? Se non ci siamo
riusciti vuol dire che il nostro cervello “razionale” non è buono , adatto a ciò, anzi a
dirla tutta, con i pregiudizi e false opinioni che contiene spesso ci è più di ostacolo
che di aiuto!
Quindi le frasi di pulizia, come anche le domande, non sono rivolte al cervello
razionale, ma ad una parte più profonda di noi, per cui ciò che conta non è la loro
comprensione razionale, ma la carica energetica che trasmettono e la conseguente
capacità di cambiamento.
Con le domande e la frase di pulizia vengono fatte emergere delle energie che
l’Universo accoglie riorganizzandosi per fornirci delle risposte, delle possibilità
nuove.
Facile, no?
Ed in effetti è così, è facilissimo.
Un altro strumento sono le varie energie che si possono utilizzare sul corpo.
Non ci sono iniziazioni o strani riti o procedimenti particolari: semplicemente si
apprende ad usarle nelle varie classi, con estrema facilità, semplicemente
“facendo”. Basta una volta ed è un apprendimento possibile a tutti, non solo ad
eventuali ”iniziati”.
Un altro strumento, assolutamente indispensabile e fondamentale è “Access Bars®”,
che è anche la prima classe di apprendimento.
I bars sono 32 barre di energia che scorrono nella nostra testa.
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In esse sono trattenute le componenti elettromagnetiche di ogni pensiero,
credenza, emozione, considerazione, atteggiamento, idea, decisione, giudizio che ci
bloccano nella nostra vita, quale è quella che viviamo.
Ci sono bars per ogni aspetto della vita: dal corpo all’invecchiamento, dal danaro alla
consapevolezza, alle relazioni , alla sessualità, la creatività ecc. per un totale di
trentadue.
Ogni bar è rappresentato da un punto particolare sulla nostra testa.
Il tocco leggero di questi punti determina lo scioglimento di queste cariche
elettromagnetiche, tipo cancellazione di file su un computer.
E così si crea un nuovo spazio con la possibilità di generare qualcosa di
completamente nuovo nella propria vita.
L’effetto di una seduta di “access bars®” è anche un incredibile rilassamento!
Certe volte sembra che ci si addormenti proprio! Qualcuno russa addirittura.
In realtà a me sembra che più che un addormentamento sia un entrare in uno spazio
coscienziale diverso, tipo meditazione per intenderci.
Dopo essermi accostato ad “Access Consciousness®” il primo effetto è stato che ho
accettato che nella vita quotidiana può essere presente la “magia” e che possiamo
esprimere e manifestare qualità particolari molto più facilmente di quanto si possa
pensare.
Vi racconto solo il primo caso che mi è capitato.
Un conoscente aveva un gomito del tennista bilaterale.
Dopo diversi tentativi falliti di farmacoterapia, va da un ortopedico che gli fa fare un
ciclo di tecar terapia. Al termine del ciclo il dolore rimane immutato ma l’ortopedico
lo rassicura: entro un mese il dolore scomparirà.
Dopo quaranta giorni il dolore è ancora lì, molto forte, e gli impedisce molti
movimenti degli arti superiori.
Una ecografia evidenzia sia la epicondilite bilaterale che la presenza di calcificazioni
a destra, dove il dolore è particolarmente violento.
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La cosa che mi ha insospettito è stata la bilateralità della patologia: vuoi vedere che
questo dolore non gli appartiene? Infatti molti dei dolori che sentiamo non sono
nostri, ma li “assorbiamo” dagli altri, come nel gioco “passa parola” .
Sia con tecniche kinesiologiche che di “Access®” ho avuto conferma del sospetto.
Esattamente in quarantacinque minuti, utilizzando diverse tecniche di “Access”, il
dolore a destra scompare e a sinistra diminuisce nettamente.
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°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Quale menzogna sto seguendo che mi porta
a non scegliere mai di essere tutto ciò che sono?
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LA SPIRITUALITA’
Io non sono né un filosofo né tanto meno un teologo, quindi le righe seguenti sono
unicamente una riflessione personale, un punto di vista che non vuole essere un
punto fermo o una verità. Inoltre, data l’educazione cristiana e l’esperienza vissuta
nel Rinnovamento, farò spesso riferimento ai contenuti della religione cattolica.
Che cosa abbiamo reso così importante e reale nella nostra vita che ci impedisce di
percepire ed essere tutto quello che ci permetterebbe di cambiare tutto nella nostra
vita?
Anzitutto partirei dal tentativo di intenderci sul termine spiritualità.
Per prima cosa chiariamo che la spiritualità è una componente dell’essere umano
che non appartiene a nessuna religione, sebbene le religioni siano lo strumento
principale attraverso cui essa viene espressa.
La spiritualità ha a che vedere con quella percezione, che tantissimi hanno, di valori
assoluti quali l’infinito, l’eterno, la comunione con un tutto, il bene, il bello,
l’armonia, che non appartengono alla realtà che viviamo tutti i giorni: questa infatti
ci appare come limitata nel tempo e nello spazio, estremamente parcellizzata e
disarmonica, duale in tutte le sue manifestazioni.
Quindi è come se noi vivessimo contemporaneamente due realtà, una più
superficiale, legata al mondo sensibile in cui siamo immersi, fatta di tanti pezzi di
spazio e tempo, limitata e sostanzialmente legata alla legge meccanica di causa ed
effetto; l’altra più nascosta, inesplorata, spessissimo trascurata e soffocata, i cui
principi di funzionamento in genere ci sono sostanzialmente dettati dalle varie
religioni.
Su una cosa le varie religioni sono d’accordo: tutte, anche se in modi molto diversi,
affermano il principio della vita dopo la morte, perfino gli assassini dell’ISIS!!!!
Quindi noi siamo contemporaneamente mortali ed immortali, finiti ed infiniti.
Come è possibile ciò? Sembra un paradosso.
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La matematica possiede un paradosso di tale genere.
La serie di numeri razionali è infinita, ma se prendiamo per esempio solo i numeri
pari, e cioè la metà dell’infinito, anch’ essi saranno infiniti.
Questo vale naturalmente anche se consideriamo solo i dispari o i numeri di dieci in
dieci: la metà o la serie in 10 dell’infinito numerico sono infiniti essi stessi.
Ma consideriamo solo i numeri 1 e 2 o due numeri successivi qualunque.
Sembrano ben finiti, niente prima e niente dopo, ma in realtà tra 1 e 2 c’è una serie
infinita di numeri (1,1-,2-,3 ecc.), per cui anche essi sono infiniti o appartengono o
contengono l’infinito.
Se volessimo applicare questa realtà agli esseri umani, potremmo dire che al di la
della manifestazione specifica e diversa (equivalente alla serie di numeri pari, serie
di decine, serie di numeri successive ecc.) tutti siamo infiniti e partecipi dell’infinito.
Questa è la legge secondo la quale una parte del tutto è equivalente al tutto.
Questo principio dovrebbe essere ben conosciuto dai cattolici: se il sacerdote spezza
l’Ostia Consacrata in tanti pezzetti che poi distribuisce ai fedeli, ciascuno riceverà
per intero il Corpo di Gesù, e non una Sua specifica parte!
Ma questo principio lo troviamo anche nell’agopuntura energetica, ove l’orecchio è
la rappresentazione capovolta del feto umano: pungendo i punti sull’orecchio è
possibile trattare tutto il corpo.
La medesima cosa, ancora, si verifica nel massaggio podalico: anche nel piede si
trova rappresentato tutto il corpo umano.
Allora se mi prendo cura con consapevolezza di una sola pianta, mi prenderò cura di
tutta la terra!
Bello vero?
Se ognuno scegliesse con consapevolezza di curare quotidianamente una pianta, che
effetti ci sarebbero sulla terra?
Cosa possiamo fare, cambiare, creare perché ciò si manifesti?
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In “Access Consciousness® si rimarca molto sul fatto che siamo esseri infiniti ed è
proprio questo ci permette di diventare creatori consapevoli della nostra vita.
Ciò ci rimanda ad un secondo significato della parola spiritualità.
La radice di questa parola è spiritus, parola latina che significa soffio d’aria, alito,
respiro, sospiro.
Nel primo versetto della Genesi è detto che lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Questo è il momento immediatamente precedente l’inizio della creazione, che
prende origine proprio dallo spiritus.
Quindi spiritualità significa : che ha a che vedere con la creazione, che dà inizio alla
creazione.
Noi siamo esseri infiniti, spirituali e quindi creatori!
Durante il periodo del Rinnovamento nello Spirito, un giorno Ida mi chiama e mi
chiede di andare da lei: doveva confrontare quanto emerso durante una
meditazione con i dati scientifici in nostro possesso, in particolare quelli riguardanti
il DNA, il nostro patrimonio genetico.
Quello che caratterizza il DNA sono 4 sostanze (adenina, timina, citosina e guanina)
che si uniscono a coppie (numero 2). Queste coppie si combinano poi in gruppi di
triplette (numero 3): gruppi di triplette (formate da coppie di queste sostanze)
costituiscono un gene e tutto il DNA ha una struttura a doppia elica.
Nel DNA a doppia elica le combinazioni delle 4 sostanze fra di loro sono :
adenina/timina, timina/adenina, guanina/citosina, citosina/guanina: ognuna di
queste sostanze abbinate in coppia si localizza su una delle due eliche (vedi figura).
Il numero di triplette possibili partendo da queste 4 coppie è 4 elevato alla terza,
cioè 64.
Su questi dati e su quanto emerso dalla meditazione Ida impostò tutta una
catechesi, basandosi sul significato simbolico/esoterico dei numeri.
Se si sommano i numeri componenti 64 (6+4) si ottiene 10
Il 4 e’ il numero della materia ( i 4 elementi fuoco – acqua – terra – aria).
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Il Sei è un numero mistico. E’ il numero dell'ordine perfetto in quanto è il numero
dell'equilibrio tra gli opposti.
Il numero Dieci simboleggia la perfezione, contiene la globalità dei principi
universali: esprime la totalità, il compimento, la realizzazione finale in quanto
riunisce in una nuova unità tutti i principi espressi nei numeri dall’uno al nove.
Conclusione: Il 4 (il mondo della materia) si eleva al trascendente ( 10 ) se si
aggiunge il 6 (l’uomo che ha realizzato l’unità degli opposti).
Personalmente aggiungerei qualche altra riflessione. Il numero Due (sostanze
abbinate in coppie) è il simbolo della separazione, della dualità. il numero Due è
l'incarnazione degli opposti: materiale/spirituale, maschile/femminile, giorno/notte,
terra/cielo, yin/yang.
Il numero Tre è il simbolo del ternario con il suo valore unificante. Infatti il due
separa (la polarizzazione, il dualismo della realtà) mentre il tre riunisce. La sua
espressione geometrica è il Triangolo, simbolo del ritorno del multiplo all’unità.
Se sommiamo fra di loro il quattro e il tre di 4 elevato alla terza otteniamo sette.
Il numero Sette rappresenta il congiungimento del ternario divino con il quaternario
terrestre. E’il numero della Conoscenza e della Sapienza: Il Sette è il numero della
Piramide in quanto formata dal triangolo(3) su base quadrata (4).
Ormai tutti questi numeri fanno una gran confusione, girando vorticosamente nella
testa, ma ancora un attimo di pazienza, un ultimo sforzo!
Se sommiamo tutti i numeri 4+3+6+4 otteniamo 17. Se sommiamo 1+7 otteniamo 8.
Il numero Otto è il simbolo dell'infinito.
Se sommiamo il 6 di 64 con il 3 della elevazione a potenza otteniamo 9. Questo
numero è il periodo della gestazione: nove mesi per la nascita di una vita.
Il 9 è l'ultimo numero delle cifre essenziali che rappresentano il cammino evolutivo
dell'uomo ed è il simbolo della realizzazione, della nascita a nuova vita.
E per finire, osservate la struttura della doppia elica del DNA: non è forse una
sequenza di otto, cioè di infinito?
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La struttura del DNA viene definita a doppia elica: essa prevede due filamenti esterni
antiparalleli che si avvolgono in giri destrorsi.
La distanza tra due basi successive in un singolo filamento è di 0.33 nm e vi sono 10
basi per ciascun giro dell’elica: per cui il passo del DNA è di 3.3 nm.
Tralascio ogni commento sul significato simbolico dei numeri su citati.
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La duplicazione del DNA avviene con un meccanismo definito semiconservativo, in
quanto ogni singolo filamento costituisce lo stampo per un filamento
complementare ad esso e quindi uguale all’altro filamento.
In tal modo da una molecola di DNA si formano due nuove molecole, uguali tra loro
ed uguali alla doppia elica di partenza, in quanto ognuna è costituita da uno dei due
filamenti di partenza ed uno complementare di nuova formazione.
La cosa che mi sembra interessante è che un singolo filamento da solo non funziona
come DNA: è necessario che generi il suo opposto/complementare.
Ogni singolo filamento rappresenta gli elementi della dualità (due filamenti), ma, nel
momento stesso in cui essa si forma con i filamenti contrapposti, viene generata
una terza realtà (il DNA) che contiene il dualismo ma che contemporaneamente lo
supera generando una realtà che è superiore ai suoi componenti.
Insomma tutto sembra indicarci che anche nel DNA vi siano le impronte, i segni di
una dimensione dell’uomo che va ben oltre la sua semplice materialità.
Quale energia, spazio e consapevolezza possiamo essere per essere la
consapevolezza della spiritualità che è dentro di noi?
Come sarebbe se noi fossimo l’unica cosa che ci impedisce di essere facilmente quella
spiritualità che davvero ci piacerebbe essere e che potremmo essere e che siamo?
Quale stupidità stiamo usando per creare la realtà materiale di un mondo senza
spiritualità che stiamo scegliendo?
Attenzione! La cosa non finisce qua!!
Infatti di tutte le 16 (6+1=7= SAPIENZA/CONOSCENZA/PIRAMIDE) combinazioni
possibili in teoria per formare delle coppie utilizzando le 4 sostanze base, nella
pratica se ne realizzano solo 4 (2elevato alla seconda o 2x2!)!!!!
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Infatti l’adenina si lega solo alla timina e la guanina solo alla citosina!
Questa è proprio bella ! Di tutte le 16 combinazioni possibili solo quattro (4=terra) si
realizzano!
E le altre 12 che fine fanno? Dove sono andate a finire?
Insomma sembra proprio che la creazione di un mondo duale quale quello che
sperimentiamo sia legato ad una specifica limitazione attuativa di tutte le altre
teoriche possibilità.
Ma allora l’infinito di cui straparliamo si esaurisce in un banale ed incasinatissimo
mondo duale?
EEEH NOO, non ci sto!
Che cos’è questo?
Cosa ci faccio?
Posso cambiarlo?
Se si, come lo cambio?
Se dentro di noi esistono le altre 12 possibili combinazioni di coppie di sostanze,
allora il numero teorico di triplette possibili diventa 16 elevato alla terza = 4096
(4+9+6=19, 1+9=10!!!) Ancora una volta possiamo dire che nel nostro DNA esiste
l’imprinting per cui, pur partendo da una realtà materiale (4) e duale (2), è possibile
la realizzazione dell’infinito (8) e della totalità (10).
E se queste altre possibilità inespresse esistono in teoria, deve esistere anche la
possibilità di attuarle, se no che esistono a fare !?!.
E dove e/o come possiamo trovare la possibilità di eliminare il blocco e realizzarle?
Se le combinazioni sono dentro di noi, è dentro di noi che esiste questa possibilità.
E come si fa?
Domanda da un milione di euro (vale più del vecchio e classico dollaro)!
Quello che so è che le uniche realtà/forze/energie in grado di mettere in moto
questo processo sono quelle manifestate dai numeri esaminati e di cui comunque
possediamo l’imprinting.
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Ed allora non rimane altro che rivolgerci al buon vecchio Universo, nella certezza che
troverà il modo di come esprimere la risposta.
Quale stupidità stiamo seguendo che ci porta a vivere continuamente la separazione
come modo per avere un senso del sé?
Eliminiamo e distruggiamo tutto quello che ci blocca in una creazione duale del
mondo limitando le possibilità di creazione di un infinito e del tutto?
Quale realizzazione della manifestazione dell’infinito e del tutto siamo ora in grado
di generare e manifestare?
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DIO
Tutte le religioni affrontano ciò che trascende la realtà materiale, il divino, Dio
(qualunque sia il modo di chiamarlo) raffigurandolo sostanzialmente in modo
estremamente antropomorfico.
Il motivo di questo fatto potrebbe essere che è un modo per esprimere una
profonda verità, e cioè che Dio è l’uomo, siamo noi.
Gesù si definiva “Figlio dell’uomo” e solo una volta compare la definizione di Figlio
di Dio (Matteo 16,13). - Essendo giunto Gesù nella regione di Cesare di Filippo,
chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero:
”Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse
loro: ”Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente.” E Gesù : ” Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue
te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. … Allora ordinò ai discepoli di
non dire ad alcuno che egli era il Cristo.-“
Alcune considerazioni.
La parola Padre esprime la realtà genitoriale (papà e mamma). I nostri genitori sono
la realtà dalla quale proveniamo e che è presente tutta intera dentro di noi (noi
possediamo tutto intero il patrimonio genetico dei nostri genitori), ma di cui siamo
manifestazione diversa.
Il Padre che è nei Cieli (cioè in una dimensione che non è quella materiale) è quella
realtà da cui tutti proveniamo e che è dentro di noi tutta intera e di cui siamo
manifestazione diversa. Perché Gesù dice di non rivelare a nessuno che egli è il Figlio
di Dio? Ma perché questa non è una informazione, tipo di chi sei figlio a livello
materiale (questo era il modo in cui si identificava la singola persona, il cognome
diremmo oggi), ma una verità di cui si può e si deve diventare consapevoli solo
attraverso un cammino interiore.
Che poi Gesù non considerasse il suo status come un privilegio, ma come una realtà
possibile per ogni essere umano, deriva dall’invito a considerarsi fratelli, cioè figli
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dello stesso padre, e dalla affermazione che avremmo potuto fare cose più grandi di
quelle che aveva fatto lui.
L’antropomorfismo del Divino ha avuto però una gravissima conseguenza: ha finito
per attribuire a questa realtà tutti i sentimenti, le emozioni, i dualismi propri della
realtà materiale dell’uomo. Inoltre quelle che erano in origine indicazioni per un
percorso di crescita di consapevolezza sono state trasformate in regole, leggi morali
o comportamentali svuotate di ogni valore.
In realtà dovremmo pensare, vivere il trascendente in maniera completamente
diversa.
“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in
principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui.”
Così comincia il Vangelo secondo Giovanni.
Il termine verbo (dal latino verbum) significa letteralmente: parola.
Quindi dovremmo leggere: in principio era la parola.
Ma che cosa è la parola? La parola esprime un significato, ma ancora prima è
semplicemente un suono.
In principio era il suono.
Ma cos’è il suono? E’ vibrazione! E’ energia!
Genesi 1,3: -Dio disse:”Sia la luce” e la luce fu. ….Dio disse: “Sia il firmamento”.. Dio
fece il firmamento.-
Continuando nella creazione, ogni singolo atto creativo è preceduto dalla frase “Dio
disse”.
Cioè tutta la creazione consiste in una costante e continua emissione di suono,
energia vibratoria.
Le prime due creazioni (luce e firmamento) sono precedute dalla parola “sia”.
Nelle altre creazioni questa parola iniziale scompare, compare invece una
affermazione al termine di ogni atto creativo : “Dio vide che era una cosa buona”.
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Il senso della parola “sia” e dell’affermazione “è una cosa buona” sono espressi nella
parola Amen della liturgia cristiana.
Amen è una parola ebraica. L'avverbio ebraico אמן ámén significa "certamente", "in
verità" o meglio "così sia", ma anche "esser certo, sicuro", "esser veritiero, vero".Il
sostantivo derivato אמת emet significa "ciò che è stabile e fermo", quindi "verità".
Secondo alcuni la parola Amen ha origine dalla sillaba OM.
« Questa sillaba esprime l'assenso. Quando si vuole dare l'assenso a qualcosa si
pronuncia OM. E ciò a cui si dà l'assenso verrà realizzato. »( Chāndogya Upaniad
I,1,8).
OM è il Brahman (unità cosmica da cui tutto procede),
OM è tutto l'universo » (Taittirīya Upaniad, I,8)
Nella Maitri Upaniṣad l'OM viene indicato come suono originario (VI,3) e viene infine
raccomandata la pratica della meditazione dell'OM come Sé.
L’antico sciamanesimo druidico aveva utilizzato il fenomeno del suono per spiegare
la struttura più intima dell’universo.
La tradizione druidica riporta che all’origine dell’universo si era manifestata una
condizione di esistenza definita con il termine “Baktà”: un campo energetico con una
sua potenzialità creativa.
All’inizio, secondo gli antichi testi, il Baktà primordiale si richiuse su se
stessodivenendo incandescente e piccolo quanto non avrebbe potuto essere
altrimenti. Il nuovo stato in cui il campo energetico si era trasformato produsse al suo
interno una “insofferenza” di cui si liberò con una immane eruzione energetica.
Evento che produsse un fenomeno ondulatorio di colossale potenza, che si propagò
in tutte le direzioni, creando l’esistenza.
Praticamente una descrizione ante-litteram del Big bang ipotizzato dagli astrofisici
moderni.
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Nella violenza del rilascio energetico si erano formati vortici di “baktà secondario”,
differenti dalla natura posseduta da quello primordiale, che, raffreddandosi,
portavano a creare una varietà di istanze energetiche di ogni genere da cui
sarebbesorta poi la materia.
Non vi sembra che vi sia una sostanziale concordanza nell’indicare il suono come
l’energia quale momento/strumento/essenza dell’atto creativo?
Negli anni sessanta, alcuni scienziati americani, nel corso di rilievi radioastronomici,
scoprirono casualmente una radiazione elettromagnetica alla frequenza di 160.2 GHz,
rilevabile in ogni direzione di osservazione. Accertato che non si trattasse di
interferenza di origine terrestre, come in un primo momento si era ritenuto, si
dedusse successivamente che quella era la radiazione cosmica di fondo.
Ulteriori rilevi effettuati dalla NASA hanno consentito di tracciare una mappa molto
dettagliata della distribuzione spaziale della radiazione.
In pratica la mappa della radiazione fornisce la “registrazione” di quando l’Universo
aveva un’età di appena 376.000 anni. Le differenze di temperatura sono spiegabili
con variazioni nella concentrazione di materia; cioè denotano la presenza di
compressioni e rarefazioni della stessa, fenomeni tipici della propagazione di
un’onda sonica. Si potette così dedurre, come è ormai è accertato, che l’Universo
primordiale era percorso anche da onde sonore!
Poi ad uno scienziato americano, il Prof. John G. Cramer, anni fa venne in mente di
cercare di riprodurre il suono del Big Bang in modo tale che fosse udibile anche dagli
umani, e ciò per venire incontro alla richiesta di una maestra che gli aveva
domandato se fosse possibile fare ascoltare ai suoi alunni il rumore del Big Bang.
D’altra parte i MANTRA, cioè suoni che vengono pronunciati in modo ripetitivo e di
cui non è essenziale la comprensione razionale, nelle tradizioni orientali sono un
potentissimo strumento di trasformazione per accedere a stati coscienziali più
profondi.
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Le incredibili capacità comunicative/trasformatrici del suono sono sperimentabili
in modo semplice osservando i diversi effetti che i vari tipi di musiche sugli stati
d’animo.
Avete mai osservato una neo-mamma che parla al suo neonato? Spessissimo emette
semplicemente dei suoni che non hanno alcun significato razionale, eppure è solo
attraverso di essi che può trasmettere al neonato tutto il suo amore: e viene
compresa!
Vi ho raccontato di quale fosse la mia reazione alle parole di Ida , nel Rinnovamento,
a seconda se sospendevo o meno il giudizio razionale!
D’altra parte in Access, a proposito delle frasi di pulizia, è specificato che perché la
frase di pulizia funzioni non è necessario che venga compresa, anzi funziona meglio se
pronunciata in una lingua che non è la tua. E questo perché la frase di pulizia, come
anche le domande, non sono rivolte alla mente logica.
Potenza del suono!
Questa realtà è descritta anche negli Atti degli Apostoli (2,1-13): riuniti per la
Pentecoste, gli Apostoli “furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in
altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Erano presenti parti,
medi, elamiti, giudei, egiziani, cretesi, romani, ma è detto che ognuno li sentiva
parlare nella propria lingua.”
Questo fenomeno viene chiamato anche glossolalia o “canto in lingue” e viene
considerato da S. Paolo un dono dello Spirito.
E’ tutt’oggi osservabile fra gli evangelisti e nel movimento del Rinnovamento nello
Spirito.
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Aggiungiamo ancora che l’udito è l’ultimo dei cinque sensi che viene perso nella
dissoluzione del corpo fisico e che la parola/esortazione “ASCOLTA!” è frequentissima
in tutta la Bibbia. Ma ascoltare cosa? Forse possiamo intenderne meglio il senso se
sostituiamo ascolta con percepisci : percepisci questa realtà profonda che è dentro di
te e che costituisce il tuo vero essere infinito e che si manifesta come onda
vibrazionale!
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Che cosa ci impedisce di percepire
questa onda vibrazionale
che è dentro di noi e che ci permetterebbe
di essere quello che realmente siamo ?
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LA MUSICA
Tutto ciò che noi possiamo udire (e non solo) è generato da vibrazioni, le quali si
misurano in Hertz (Hz), ovvero oscillazioni al secondo.
Lo standard della maggior parte della musica che siamo abituati ad ascoltare durante
le nostre giornate è a 440 Hz, cioè il LA centrale su cui sono accordati gli strumenti
vibra ad una frequenza di 440 Hz.
Ma non è stato sempre così .
Fino al XVII secolo l'intonazione degli strumenti musicali variava da paese a paese, a
seconda dell'uso che se ne faceva e della scuola di appartenenza dei musicisti. Il LA
centrale variava quindi da 370 fino 560 hertz.
Agli inizi del XVIII secolo Ernst Chladni già aveva definito, in un libro sulla teoria
musicale, il do a 256 hertz come un'intonazione scientifica.
Dopo la caduta di Napoleone, nel 1815, al Congresso di Vienna lo Zar Alessandro I
chiese un suono più “brillante” (LA a 440 HZ) e tale richiesta fu supportata poi da
tutte le famiglie reali d'Europa. Tale istanza fu osteggiata dai musicisti classici ma la
scuola romantica, guidata dal pianista Franz Liszt e dal compositore Richard Wagner,
sostenne l'intonazione più alta nel periodo tra il 1830 e il 1840.
Nel 1859, il governo francese uniformò per legge il LA a 435 hertz, intonazione tra le
più basse del periodo.
Ad un congresso tenuto a Milano nel 1881, Giuseppe Verdi, alla testa dei musicisti
italiani, si batté per l’adozione del LA a 432 Hz con queste motivazioni:
“L'abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell'esecuzione;
ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non
potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto.”
E così nel 1884 il governo italiano emise un decreto per la normalizzazione del
diapason a 432 vibrazioni per secondo.
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Nel settembre 1938, la Commissione Acustica della Radio di Berlino richiese alla
British Standard Association di organizzare un congresso a Londra per adottare
internazionalmente l'intonazione a 440 Hz della radio tedesca.
Questo congresso fu tenuto poco prima della guerra, nel maggio-giugno del 1939 e
giunse a un accordo per il LA a 440 Hz: fu il ministro della Propaganda nazista Joseph
Paul Goebbles che spinse per la standardizzazione a questa frequenza, definendola
"l'intonazione ufficiale germanica".
Nell'ottobre del 1953 fu organizzato un secondo congresso a Londra
dall'organizzazione internazionale per la normazione, con lo stesso intento di
adottare internazionalmente il LA a 440 hertz. Infine nel 1971 l'intonazione con il LA
corista a 440 Hz fu riconosciuta sul piano giuridico da una delegazione nominata dal
Consiglio d'Europa, a cui si adeguò anche l'Italia.
Queste decisioni suscitarono elevatissime opposizioni in particolare tra i musicisti
francesi ed italiani: nel 1988 fu addirittura presentato un disegno di legge per il
ripristino del LA verdiano su iniziativa dei senatori Boggio, Mezzapesa, Cappelli e
Azzarà.
Mozart e Verdi composero le loro musiche basandosi sul LA a 432 Hz, e lo stesso, in
tempi moderni, hanno fatto i Pink Floyd.
Gli Stradivari erano intonati a 432 Hz.
Image di John Lennon, Gabriel’s Oboe di Ennio Morricone (film The Mission), Now we
are free (film Il Gladiatore) sono tutte musiche composte a 432 Hz.
Oggi lo Schiller Institute ed alcuni esponenti del belcanto, tra cui il tenore Carlo
Bergonzi e il baritono Piero Cappuccilli, promuovono il LA a 432 hertz come
intonazione più consona al registro umano nel repertorio verdiano; ma anche Placido
Domingo e Pavarotti e tanti altri musicisti si sono schierati a favore del LA a 432 Hz.
Inoltre sono sempre più numerosi i gruppi musicali e singoli musicisti che si dedicano
allo studio ed alla creazione di musica con questa intonazione del LA.
Ma perché tutta questa diatriba, dato che il LA 440 Hz è solo quasi un semitono più
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alto?
La corsa all'acuto iniziò con l'adozione unilaterale di un LA più alto (440Hz) da parte
delle bande militari russe ed austriache ai tempi di Wagner. Secondo alcuni tale
intonazione fu poi ripresa dai nazisti perché era stato notato che un diapason più
acuto ( tra i 440 e i 450 Hz ) suscitava nei soldati in guerra una sorta di instabilità ed
aggressività utile per fini militari.
Sulla scia di quanto detto da G. Verdi, secondo molti amanti della musica l' accordo e
il brano a 432 Hz risulta più bello per l'udito: è più morbido, più luminoso, di gran
lunga migliore dello stesso accordo generato a 440 Hz. Sembra che la musica
composta a 432 Hz si faccia ascoltare addirittura a volumi di amplificazione inferiori e
questo significa danneggiare di meno l'udito.
In alcune osservazioni è stato verificato che, in concerti eseguiti con strumenti
accordati sul La a 440 Hz, gli ascoltatori assumevano atteggiamenti polemici,
antisociali. Ma gli stessi ascoltatori, invitati a riascoltare lo stesso concerto, stavolta
eseguito con strumenti regolati su un La a 432 Hz, mostravano un atteggiamento
positivo, se non addirittura entusiasta.
Inoltre, 9 ascoltatori su 10 apprezzavano di più il secondo concerto, pur non sapendo
indicare il motivo.
Il suono a 432 Hz è collegato al chakra del cuore, diversamente dalla frequenza a 440
Hz che lavora sul "controllo mentale".
La musica a 440 Hz agisce solo sul cervello e viene ascoltata solo tramite le orecchie,
mentre la musica a 432 Hz viene “ascoltata” da tutto il corpo, entrando in risonanza
con le frequenze del DNA.
Inoltre si propaga nella natura , dato che i suoni della natura sono accordati a 432 Hz,
donando energia e senso di pace all’individuo ed all’ambiente circostante.
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fig 3
Nella fig. 3 sono evidenziati i valori di alcune note che si ottengono (sulla base di
calcoli matematici, dato che la musica è anche matematica) partendo dal LA a 432 Hz.
Di particolare interesse è il DO a 8 Hz.
Andrija Puharich (morto nel 1995) era un medico, pioniere in ricerche
sull'elettrobiologia e sulle capacità extrasensoriali del cervello. Oltre che prototipo
dello scienziato che si interessa alla free energy, Puharich mostrò una curiosità
scomoda ed un'integrità scientifica disposta a giocarsi la carriera, piuttosto che
genuflettersi alla cieca politica accademica.
Negli anni '60 il dott. Puharich e il dott. John Taylor effettuarono una serie di ricerche
sulla frequenza 8 Hz, che possono così essere sintetizzate:
8Hz è il “battito” fondamentale del pianeta Terra, noto come “risonanza
fondamentale di cavità Schumann”;
8 Hz è la frequenza su cui opera la molecola del DMT
(Dimetiltriptammina), una sostanza allucinogena prodotta dalla nostra
ghiandola pineale e che è contenuta in alcune piante, in uso
specialmente fra i popoli indigeni del Brasile ed alcune tribù del sud
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America, riservata agli sciamani, che la utilizzavano nei rituali per
entrare in contatto con gli "spiriti" o in pratiche di medicina.
8 Hz è la frequenza di replicazione del DNA umano e 8 Hz è anche il
ritmo delle onde Alfa del cervello nella quale i nostri emisferi cerebrali,
sono sincronizzati per lavorare insieme.
Gli otto cicli per secondo sono in grado di aumentare la predisposizione ad imparare,
inducendoci al theta mode (stato cerebrale che ci porta ad essere creativi e ad avere
profonde intuizioni di natura scientifica, mistica o comportamentale).
Questa è la banda di frequenza con cui il cervello attiva capacità extrasensoriali quali
visione a distanza, telepatia, telecinesi, ecc.
Nel prosieguo delle sue indagini il ricercatore americano scoprì che se un soggetto
veniva esposto alla frequenza Schumann si sarebbe ottenuta un'alterazione nella
percezione facendolo sentire bene.
Ad una frequenza di 10.80 hertz invece avrebbe suscitato un comportamento
violento mentre 6.60 Hz avrebbe causato invariabilmente la depressione del
soggetto.
In ulteriori ricerche si scoprì che la frequenza di 3.5 hertz provoca formazioni
cancerogene, che i 6-7 Hz risuonano nelle orecchie e danno la sensazione di
restringimento del petto, inoltre incrementano la pulsazione sanguigna e la
stanchezza,mentre le frequenze tra i 8.60-9.80 hertz provocano sensazioni di
formicolio ed induzione al sonno.
Mentre frequenze mixate tra i 17 Hz e 70 Hz provocano effetti biologici dannosi.
Con una serie di esperimenti, si è scoperto che gli 8 hertz sono in grado di penetrare
qualsiasi barriera fisica o energetica, svelando una loro natura non soggetta alla
materia del nostro spazio-tempo.
Gli 8 hertz stimolano la ghiandola pineale al rilascio di ormoni: questi non solo
provocano la capacità di percepire “oltre” il continuum a 3D, ma sono anche in grado
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di rilasciare l'ormone della vita, la somatropina, che favorisce la trasformazione del
colesterolo in pregnenolone e di quest'ultimo in DHEA (deidroepiandrosterone), tutti
considerati elisir di lunga vita.
L'epifisi, o ghiandola pineale, controlla la sincronizzazione circadiana del nostro
sistema neuro-ormonale nei confronti di luce e temperatura, mediante la produzione
di melatonina.
In malattie degenerative, quali il morbo di Parkinson e la demenza di Alzheimer, la
melatonina riduce il danno cerebrale dovuto ai radicali liberi. La ghiandola pineale è
attivata direttamente mediante l'emissione di un segnale ad otto cicli per secondo,
mentre la melatonina induce, con un identico segnale, la replicazione mitosica del
DNA, rafforzando la riparazione del danno del DNA e la sua rigenerazione. La
ghiandola pineale inoltre favorisce il rilascio di serotonina, con
azione antidepressiva.
I ricercatori hanno visto che una corretta pratica della meditazione ad occhi chiusi
stimola il cervello a lavorare con onde cerebrali di tipo alfa e che la sincronizzazione
dei due emisferi cerebrali incomincia a lavorare a partire dagli otto cicli per secondo.
Questa sincronizzazione biemisferica espleta una moderata azione antineoplastica ed
incrementa la produzione di endorfine, sostanze endogene ad azione antidolorifica.
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°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Eliminiamo tutti i punti di origine di tutto ciò che consideriamo mistero dell’universo
che non possiamo conoscere e che ci impongono tutte le limitazioni del nostro
essere infiniti quale in verità siamo?
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TUTT’ UNO
In “Access Consciousness®” non si parla di divinità, di Dio o di realtà trascendente, si
parla di “TUTT’UNO”.
Il problema fondamentale è che nel momento in cui pronunciamo la parola Dio, o
qualunque altro appellativo equivalente, immediatamente percepiamo questa realtà
energetica come esterna a noi, perché così da sempre ci è stato inculcato : ci
rivolgiamo a Dio o ai Santi per ricevere un intervento straordinario nelle nostre vite.
Eppure Gesù su questo punto è stato chiarissimo: non io, ma la tua fede ti ha
guarito! E’ la tua fede che ti ha salvato. (Luca 8,48)
Fede in cosa? Ma nel fatto che quella percezione, quel “sentire” quell’onda
potentissima di energia vibrazionale che ti pervade e che viene dal profondo del tuo
essere è vera! Non la puoi dimostrare, è difficilissimo raccontarla, se tenti spesso ti
prendono per pazzo, ma tu sai che è vera, operante e trasformante la tua vita che in
quel momento viene ri-creata. E sei tu che la metti in movimento, con la tua fiducia
o fede!! Certamente ci possono essere situazioni o persone che agiscono come
“facilitatori”, ma nulla è possibile senza un atto di accettazione: le realtà esterne
agiscono sempre e solamente attraverso realtà interne.
Una delle caratteristiche del Tutt’ Uno è il saper vivere nel momento,
abbandonandosi alla sua energia, senza aspettative, preoccupazioni, desideri, al di
fuori di ogni rapporto lineare di causa/effetto.
Scusate, ma tutto ciò non corrisponde all’atteggiamento di Maria, la Madre di Gesù?
Non voglio discutere se sia esistita o meno o chi fosse realmente, voglio solamente
mettere in evidenza che Maria, nel momento dell’Annunciazione, viveva
esattamente questa realtà!
Infatti non si è minimamente preoccupata che la sua gravidanza senza causa ed
effetto lineare avrebbe sconvolto tutti i suoi rapporti, le sue sicurezza, i suoi
progetti per il futuro. Si è limitata ad accedere alla semplicità del Tutt’Uno e vivere
90
in spontanea interazione con l’energia del momento. In termini cristiani tutto ciò
viene definito “abbandonarsi alla volontà del Padre”. Ancora una volta però il limite
di questa espressione è che ci presenta il tutto come abbandonarsi a qualcosa che è
esterna a noi.
Un’altra caratteristica del Tutt’Uno è vivere in incrementi di dieci secondi, cioè
vivere il momento, abbandonando ogni sicurezza o radice o connessione.
Questa frase mi ha fatto venire in mente il passo del Vangelo “Abbandonarsi alla
Provvidenza” (Luca 12,22-31): perché vi preoccupate di quello che mangiate, di
come vi vestite? Perché state in ansia? Non è questo quello che dovete cercare!
Cercate piuttosto quella realtà che soddisferà ogni vostra necessità e che vi
permette di essere senza legacci, connessioni o sicurezze limitanti.
La definizione del Tutt’Uno come Essere tutto e ogni cosa mi sembra veramente la
migliore definizione della realtà che chiamiamo Dio! Corrisponde esattamente
(Esodo 3,15) alla definizione che Dio stesso dà di sé a Mosè sul Sinai: “Io sono colui
che sono” ed ancora : ”Dirai agli Israeliti : Io –Sono mi ha mandato a voi”.
“Vivere senza polarizzazione, dicotomia, diversità è Essere tutto e ogni cosa
simultaneamente, senza discriminazione, separazione, differenziazione o giudizio,”
non è esattamente quello che dice Gesù ? (Luca 6,27-36): Amate i vostri nemici,
benedite coloro che vi maledicono, date senza aspettarvi nulla, non giudicate, non
condannate, quello che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Ma quelle che dalla chiesa vengono presentate come esortazioni di Gesù al fine di
ricevere un premio, in realtà sono strumenti attraverso i quali si concretizza la
realizzazione del Tutt’Uno che siamo.
Essere tutto e ogni cosa simultaneamente, senza discriminazione, separazione,
differenziazione o giudizio: ma non è questo l’atteggiamento, il modo di essere del
Budda, dell’Illuminato, di Colui che ha raggiunto l’Illuminazione?
91
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Cosa ci impedisce di accedere alla semplicità del TUTT’ UNO e vivere nel momento,
senza causa ed effetto lineare, senza radici o connessioni o sicurezze, senza
polarizzazione, dicotomia, diversità, essendo tutto ed ogni cosa simultaneamente,
senza discriminazione separazione differenziazione o giudizio?
Quale consapevolezza possiamo essere per essere
il TUTT’ UNO che saremmo se scegliessimo di essere il TUTT’ UNO che siamo?
Quale realizzazione del TUTT’ UNO siamo ora in grado di generare?
92
NUOVE ACQUISIZIONI
Anni fa, durante un serie di meditazioni praticate durante il seminario con Josè,
divenni consapevole del ternario che è in noi. Ho già detto che Il numero 3 è il
simbolo della conciliazione, della unificazione del dualismo, degli opposti e che la
sua espressione geometrica è il triangolo, simbolo del ritorno del duale all’unità.
Durante queste meditazioni divenni consapevole della presenza di questo triangolo
in noi. I suoi vertici sono rappresentati da:
-il punto del terzo occhio,
-il punto corrispondente a questo ma situato posteriormente, sull’occipite
-il punto corrispondente al 7° ciakra, localizzato al vertice del capo, nella fossetta
della fontanella.
Il primo punto veniva chiamato l’Annunciatore. Situato sulla parte anteriore del
corpo, ha a che vedere con il futuro e con la capacità di proiettarci in esso, di
“vederlo”.
Il secondo punto veniva chiamato “il Risvegliante”. Situato nella parte posteriore del
corpo, ha a che vedere con il nostro passato, la nostra memoria, in particolare con il
nostro passato cosmico,la nostra memoria cosmica- universale, con il nostro “DNA”
Cosmico- universale quale era in principio.
Il terzo punto veniva chiamato “l’Unificatore”. Situato sulla parte centrale del capo,
al suo vertice, ha a che vedere con la unificazione dei dualismi: passato/futuro,
anteriore /posteriore, prevedere/ricordare).
Questi tre punti dovevano essere toccati contemporaneamente: per esempio
(ponendosi a destra della persona) mignolo mano dx. su primo punto, pollice mano
sn. su secondo punto, pollice dx. e mignolo sn. sulla zona del terzo punto. Ecco che
così si materializza il triangolo, con vertice superiore sul terzo punto e base
rappresentata da una linea immaginaria che unisce i due mignoli.
Avevo completamente “dimenticato” questa cosa, ma un giorno,durante una seduta
di “Access Bars®” con Dianora ho compreso che questo triangolo, simbolo,
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espressione e concretizzazione del ritorno del duale e del molteplice all’unità,
rappresenta anche la attivazione del “Corpo Integrativo”. È sufficiente chiamare
“corpo integrativo nutri alimenta ed integra tutti i corpi”.
Il nostro corpo fisico è in grado di esprimere certe potenzialità, certe capacità che ci
permettono di vivere in questa realtà, in questa dimensione.
Ma anche i nostri altri corpi energetici hanno delle specifiche capacità. Queste
evidentemente saranno diverse ed appropriate rispetto alla dimensione energetica
del corpo.
Per esempio il corpo astrale ha la capacità di compiere i cosi detti viaggi astrali.
Se alla frase “corpo integrativo nutri alimenta ed integra tutti i corpi” aggiungiamo
“e le specifiche facoltà di ciascuno” , potremo facilitare lo sviluppo della
consapevolezza delle tante capacità che possediamo ma che ignoriamo.
Naturalmente questo è un processo che richiede un tempo, assolutamente
individuale, ma che in genere non può prescindere dai livelli di consapevolezza
interiore raggiunti e da un certo adeguamento energetico del personale corpo fisico.
Esiste però ancora un altro triangolo con vertice superiore sul terzo punto: è quello
che ha gli altri due vertici situati ai lati destro e sinistro della testa, al centro degli
emisferi cerebrali. Il punto a dx. rappresenta l’emisfero DX., il cosiddetto cervello
emozionale; quello a sn. rappresenta l’emisfero S.N., il cosiddetto emisfero
razionale. Il terzo punto rappresenta il corpo calloso che è la struttura cerebrale
posta fra i due emisferi, che unisce, mette in relazione ed unifica funzionalmente i
due emisferi cerebrali.
Toccando con le dita questi tre punti si forma il triangolo cerebrale con vertice
sempre sul 7° ciakra. Chiamare “triangolo cerebrale unisci, integra ed armonizza
l’emisfero destro e l’emisfero sinistro” sembra attivare il funzionamento
dell’emisfero destro rispetto al normale prevalere di quello sinistro.
Recenti ricerche di scienziati americani hanno messo in evidenza come la inibizione
temporanea dell’emisfero sin. (ottenuta mediante campi magnetici) faccia emergere
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doti funzionali dell’emisfero destro quali la visione inconsapevole e doti/capacità
artistiche.
E’ molto probabile che l’emisfero sinistro , il cosiddetto razionale/logico che
funziona con processi lineari di causa ed effetto, sia quello in cui risiedono le
componenti elettromagnetiche di ogni pensiero, credenza, emozione,
considerazione, atteggiamento,idea, decisione, giudizio che ci bloccano nella nostra
vita, quale è quella che viviamo.
L’emisfero destro, conosciuto come emisfero emozionale, è l’emisfero dell’intuito,
della conoscenza come “lampadina che si accende” e quindi in termini di
consapevolezza intesa come conoscenza immediata, completa, globale, intuitiva e
non lineare, di un tutto.
È questo emisfero che può aprirsi allo sviluppo della consapevolezza di nuove e
diverse capacità che possediamo, ma che non conosciamo e che sono proprie di altri
livelli energetici dimensionali.
Se tocchiamo contemporaneamente tutti e 4 i punti delle basi dei due triangoli
descritti ed il 7° ciakra, che è vertice comune, allora otteniamo una piramide, il
numero 7 (4 + 3).
Come si attiva la piramide?
Cosa succede se attiviamo la piramide?
Cos’è questa cosa?
Posso utilizzarla?
Come posso utilizzarla?
95
COME PUÒ ESSERE ANCORA MEGLIO DI COSÌ ?
Nel suo libro “Caccia allo zero”, Amir D. Aczel narra del suo approcciarsi alla logica
orientale riportando le parole di Nagarjuma, filosofo indiano del 2° secolo d.c.:
“Tutto è come è, oppure non è come è; o ancora, tutto è come è e non è come è, né
tutto è come è, né non è come è. Questo l’insegnamento degli Illuminati”.
Il suo amico matematico indiano gli spiega che la chiave di tutto è chiamata Shunya,
termine che significa zero ma che si riferisce anche al concetto filosofico buddista di
nulla, definito Shunyata.
Questo tipo di logica (chiamata anche tetralemma) secondo cui tutto è vero,tutto è
falso, oppure vero e falso o né vero né falso, implica la esistenza di situazioni nelle
quali il contrario di una asserzione potrebbe essere vera esattamente come
l’asserzione stessa.
A noi occidentali tale cosa appare assolutamente assurda, dato che la nostra logica
si basa su un principio diametralmente opposto, cioè della non contraddizione di
aristotelica memoria, su cui si fonda anche la nostra matematica.
Intorno al 1960, Alexander Grothendieck, matematico morto nel 2015, con la
ideazione di un nuovo concetto, il topos (parola greca che significa luogo), poteva
vedere i numeri non come semplici entità astratte, ma anche come forme
geometriche e poteva astrarre entrambe in entità che vivevano in territori
matematici, in spazi altamente esoterici che solo pochi potevano vedere.
Partendo dal lavoro di Grothendieck, Fred Linton (logico americano) ha dimostrato
che il tetralemma di Nagarjuna ha una base perfettamente matematica, basata su i
topoi di Grothendieck utilizzati come categorie.
Se ad una persona in stato di rilassamento voi pronunciate un tetralemma, il
cervello sinistro va in tilt, si blocca, perché segue una logica secondo la quale non
può interpretare il tetralemma.
Quello è il momento, lo spazio, in cui, utilizzando il triangolo cerebrale, l’emisfero
destro la fa da padrone e possiamo aprirci a nuove realtà, a nuove conoscenze
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intuitive, a nuova consapevolezza, ben diversa dalla conoscenza cognitiva della
logica lineare dell’emisfero sin.
Si può utilizzare il tetra lemma già riportato o un qualsiasi altro.
tutto è ciò che sembra
tutto è ciò che non sembra
non tutto è ciò che sembra
non tutto è ciò che non sembra
niente è ciò che sembra
niente è ciò che non sembra
non niente è ciò che sembra
non niente è ciò che non sembra
O ancora
Tutto è tutto
Tutto non è tutto
Non tutto è tutto
Non tutto è non tutto
Niente è niente
Niente non è niente
Non niente è niente
Non niente è non niente
Potete divertirvi a fare voi stessi i tetralemma che più vi “sballano” l’emisfero
sinistro: l’importante è che non tentiate in alcun modo di analizzarli e comprenderli
razionalmente!
Lo spazio del tetralemma è lo spazio del non giudizio: se tutto e possibile,anche il
contrario di tutto, ogni giudizio crolla, semplicemente non esiste più.
Tutto è giusto
Tutto è non giusto
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Non tutto è giusto
Non tutto è non giusto
Tutto è sbagliato
Tutto è non sbagliato
Non tutto è sbagliato
Non tutto è non sbagliato
Questo è lo spazio ove tutto è solo un interessante punto di vista, non un giudizio.
Se non hai giudizi puoi avere tutti i punti di vista e quindi avere infinite possibilità.
Questo è bene
Questo non è bene
Non questo è bene
Non questo non è bene
Questo è male
Questo non è male
Non questo è male
Non questo non è male
Che cosa è bene? Che cosa è male?
Boom! Si è imballato il cervello!
Anche a voi? Bene!! Complimenti!
Siamo nel non giudizio!!
Ben arrivati e ben trovati !!
Vi sentite anche voi più leggeri?
Come può essere meglio di così?
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Se vuoi raggiungere la nuda verità,
non preoccuparti di giusto o sbagliato.
Il conflitto tra giusto e sbagliato
è la malattia della mente.
(poeta zen Seng-Ts'an)
99
LA TEORIA DEL CAOS, LA FISICA QUANTISTICA
Con il termine caos in genere si intende una realtà estremamente disordinata, priva
di qualunque ordine, quindi incontrollabile ed imprevedibile.
Ed è esattamente quello che noi tutti cerchiamo accuratamente di evitare nelle
nostre vite, nelle quali cerchiamo di immettere quanto più ordine è possibile per
avere (illusoriamente) il massimo controllo sulle stesse … fino a quando ci
scontriamo con l’imprevedibile, l’imprevisto.
Secondo i principi della fisica del caos le cose stanno in maniera un po’ diversa.
Senza entrare troppo in problemi, definizioni specialistiche e dettagli, un sistema
viene definito caotico quando è altamente destrutturato, non ordinato, non
organizzato.
Quanto più un sistema è caotico tanto più avrà la flessibilità necessaria per poter
variare con facilità il proprio comportamento con il variare della situazione iniziale
e/o degli stimoli cui è sottoposto .
Un sistema altamente strutturato, organizzato, ordinato, al contrario avrà
pochissima o nessuna flessibilità e quindi pochissima o nessuna variabilità di
comportamento/risposta.
Per esempio, nel corpo umano, le cellule altamente indifferenziate (quelle che
possono dare origine a tutte le altre cellule “specializzate”) hanno una altissima
capacità riproduttiva. Questa però diminuisce mano a mano che diventano cellule
“specializzate”, sino ad arrivare alle cellule del Sistema Nervoso, i Neuroni: queste
sono a tal punto specializzate (e quindi strutturate, “ordinate”) da aver perso
completamente la capacità riproduttiva. Per tale motivo le cellule dei nostri cervelli
sono in continua diminuzione, dato che quelle che muoiono non possono essere
sostituite dalla riproduzione delle rimanenti, mentre invece le cellule della pelle si
riproducono talmente facilmente da ricostituire la integrità della cute, per esempio
dopo una ferita.
100
In realtà in un sistema caotico è comunque presente un minimo di ordine, che è
quello necessario e sufficiente ad assicurare al sistema il massimo della operativa
flessibilità.
Un esempio di tutto ciò è il comportamento del cuore con le sue modificazioni del
ritmo.
Una volta si pensava che in condizioni di riposo il cuore avesse una sua frequenza
base, sempre uguale a se stessa. Ed in effetti è così, ma solo se la registrazione viene
effettuata per periodi di tempo brevi, per esempio come quando si fa un
elettrocardiogramma.
Se invece si allungano di parecchio i tempi di osservazione viene fuori che la
frequenza cardiaca a riposo non è fissa, ma è variabile in modo non prevedibile e
con valori anch’essi ampiamente variabili e non prevedibili.
Ma se si allungano ancora i tempi di osservazione si vedrà che queste fluttuazioni
imprevedibili del ritmo cardiaco a riposo tendono in realtà a mostrare una certa
ciclicità, cioè tendono a manifestarsi in modo ripetitivo ed eguale.
E’ proprio questa caoticità del sistema che permette al cuore di variare la sua
frequenza in tempi molto rapidi, a seconda dei bisogni dell’organismo, oltre che per
i vari sistemi di omeostasi.
Tale capacità sarebbe molto più limitata se la frequenza base del cuore fosse sempre
fissa ed eguale a se stessa.
Un’altra caratteristica di un sistema caotico è che infinitesime variazioni nelle
condizioni iniziali producono variazioni grandi e crescenti nel comportamento
successivo del sistema.
È il cosiddetto “effetto farfalla”, per cui un battito d’ali a Pechino può determinare
un uragano a S. Francisco.
Un’altra cosa molto interessante della teoria del caos è il “ frattale”.
Il termine frattale fu coniato per la prima volta nel 1975 e deriva dal latino fractus,
che significa rotto.
101
Questo termine divenne noto nel mondo della scienza e nel grande pubblico quando,
nel 1983, il matematico Mandelbrot pubblicò la pionieristica opera “ The Fractal
Geometry of Nature” .
I frattali sono in effetti delle figure geometriche (fig3) , che però hanno delle
caratteristiche speciali.
fig. 3
Esse infatti posseggono una tale regolarità geometrica per cui gli elementi
fondamentali che le compongono sono sempre riscontrabili, a qualunque
ingrandimento vengano osservate.
Per esempio, una struttura frattale può essere riconosciuta negli alberi: ogni singolo
ramo ha una struttura che ripete sostanzialmente quella dell’intera pianta. Ciò
avviene anche esaminando una singola foglia con le sue venature.
Un altro esempio di struttura frattale sono le coste: sono un susseguirsi di
insenature e promontori, ma se andiamo ad esaminare ognuno di questi singoli
elementi vedremo che anch’essi presentano un susseguirsi di insenature e
promontori, a qualunque ingrandimento vengono osservati.
102
Una struttura frattale è riscontrabile anche nel corpo umano, osservando l’albero
bronchiale e quello dei vasi sanguigni, arteriosi e venosi.
Questa proprietà dei frattali prende il nome di autosimilarità (o autosomiglianza) :
una parte dell'oggetto è simile al tutto.
Questa cosa non vi sembra stranamente simile a quella di cui abbiamo discusso a
pag 68?
Secondo studi specifici sulle vibrazioni ed il loro effetto, è emerso che quando uno
strumento musicale è accordato a 432hz, non importa quanto dura possa essere la
musica che verrà suonata: ciò che conta saranno le armoniche che sono prodotte.
Tale accordatura sarà sana per il corpo, sintonizzandolo e facendolo vibrare nei
frattali armonici con la matrice sonora elicoidale del DNA.
Potremmo azzardare che anche la figura umana, anzi l’umanità, può essere
considerata alla stregua di un frattale: seppure con delle variazioni legate al sesso,
alla razza e a variabili individuali, abbiamo tutti un tronco, due braccia, due gambe,
due piedi, una testa, un apparato riproduttivo, un cervello, due occhi, un naso, due
orecchie, due mani che si ripetono alla osservazione di ogni singolo individuo ed in
un qualunque periodo della vita di ciascuno.
Il nostro universo fisico non ha più come simbolo il moto regolare e periodico dei
pianeti, che è alla base della meccanica classica.
E' invece un universo di instabilità e fluttuazioni, che sono all'origine dell'incredibile
ricchezza di forme e strutture che vediamo nel mondo intorno a noi.
La fisica del caos ha trovato delle risposte straordinarie ed interessantissime
all'apparente disordine presente in Natura; affermando che anche il disordine può
essere studiato e ordinato, la fisica del caos è stata in grado di stabilire che
103
effettivamente l'Universo è sempre e comunque kosmos, cioè ordine (cosa che a
livello spirituale è sempre stata affermata da tutti i mistici).
Il caos, che in Natura è presente ovunque, è un ordine così complesso che
abitualmente sfugge alla comprensione e alla percezione umana, ma non per questo
è "assenza di ordine": tutto ciò conferma la visione che tutti i mistici hanno della
realtà, da sempre.
La fisica del caos rinnega completamente il riduzionismo (cioè la tendenza scientifica
a voler comprendere un insieme dalle analisi delle sue singoli componenti) ed
abolisce i dogmi della fisica newtoniana che già la teoria della relatività (attraverso la
dimostrazione del relativismo del tempo e dello spazio, in passato considerate
grandezze assolute) e la meccanica quantistica avevano messo in serie difficoltà. La
fisica quantistica ha infatti interamente stravolto la classica visione meccanicistica.
I principi della fisica quantistica sono sostanzialmente tre:
1) Sia la luce che le particelle che costituiscono gli atomi, cioè gli elementi
fondamentali che compongono la materia (quindi noi stessi e la realtà a noi
manifesta) sono costituite da minuscoli concentrati di energia detti QUANTI,
che hanno una duplice natura: ondulatoria e corpuscolare. Più
specificamente, a livello subatomico la materia presenta le caratteristiche
tipiche delle onde e solo all'atto dell'osservazione assume un comportamento
corpuscolare. I due aspetti, corpuscolare e ondulatorio, non possono essere
osservati contemporaneamente, perché si escludono a vicenda.
Nell'esperimento di base, detto della doppia fenditura, un fascio di luce è
diretto perpendicolarmente verso una parete forata da due aperture a fessura
parallela. Se uno schermo di rilevamento è messo sull'altro lato della parete a
doppia fenditura, si osserverà la formazione di strisce verticali di luce ed
104
ombra, a frange, possibile perché la luce si comporta come un’onda (Vedi fig.4
e fig. 5)
fig 4
fig. 5
Se la luce si fosse comportata come corpuscolare avremmo dovuto avere un
risultato come quello della fig. 6
fig.6
105
Aprendo soltanto una fenditura (ad esempio, quella di sinistra), sulla lastra
fotografica si ottiene la proiezione di quella singola fenditura: la luce si è
comportata secondo la teoria corpuscolare (fig.7).
fig.7
Torniamo ad aprire tutte e due le fenditure, ma questa volta, all’altezza delle
fenditure, mettiamo un apparecchio di misurazione: ci aspettiamo che la luce si
comporti come un’onda (fig.5) … ed invece no: sullo schermo bersaglio compare
un’immagine come nella fig. 8.
fig.8
Spegniamo l’apparecchio misuratore e di nuovo la luce si comporta come un’ onda!
E tutto questo si verifica anche se spariamo dalla sorgente un singolo fotone, cioè
una singola particella, un quanto di luce.
Insomma sembra proprio che se la luce si comporti come onda o come corpuscolo
dipenda solo da noi, dalla nostra osservazione e cioè da quale esperimento vogliamo
fare: e la luce si adegua!
Proviamo a mettere ora il misuratore “dopo” la parete con le fenditure e prima dello
schermo-bersaglio ed accendiamolo “dopo” che la luce ha oltrepassato passato le
106
fenditure. Secondo logica (quella lineare basata su causa ed effetto del nostro
cervello sin.) dovremmo aspettarci l’immagine coma da onda: ormai il quanto di luce
è passato, non poteva sapere che lo avremmo osservato dopo il passaggio della
fenditura e quindi non può che comportarsi come onda.
ED INVECE NO!!! : si comporta come particella (fig.9) ! Questo fenomeno è chiamato
“cancellazione quantistica” pa fig.9
E può essere spiegato o ipotizzando che a livello quantico il tempo non esiste, o che
il quanto può tornare indietro nel tempo. In ogni caso noi, con la nostra
osservazione ed intervento, possiamo modificare gli effetti di eventi già avvenuti.
2) Non è possibile conoscere simultaneamente la velocità e la posizione di una
particella quantistica, poiché quanto maggiore è l'accuratezza nel
determinarne la posizione tanto minore è la precisione con la quale si può
accertarne la velocità e viceversa. La suddetta proprietà è conosciuta come
Principio d'Indeterminazione di Heisenberg (1901 – 1976) fisico tedesco
premio Nobel nel 1932.
L'indeterminazione non dipende dai limiti dei nostri strumenti, che comportano
necessariamente una interazione più o meno grande con l'oggetto da sottoporre a
misurazione, bensì rappresenta una caratteristica intrinseca della materia. Il
principio di indeterminazione pone limiti anche alla misura simultanea di altre
grandezze come ad esempio l'energia e il tempo: ciò produce delle conseguenze del
tutto incompatibili alla luce della nostra esperienza ordinaria. Infatti, il grado di
indeterminazione esistente tra energia e tempo fa si che delle particelle (ad esempio
107
una coppia elettrone-positrone), possano emergere dal nulla per una frazione
infinitesimale di secondo (inferiore a 10-20 secondi), prima di svanire, nuovamente.
Dette conseguenze costituiscono più di una semplice ipotesi teorica o di un
artificioso calcolo, poiché sono state verificate in esperimenti. Le relazioni di
indeterminazione rendono totalmente nulla la visione tradizionale. Per esempio è
impossibile ricavare una traiettoria continua del moto dell’elettrone. Le leggi della
meccanica quantistica non sono pertanto leggi esatte. Cadono, al contrario, nel
regno della probabilità. Il risultato della misurazione sarà sempre compreso entro un
intervallo di probabilità. Il centro nevralgico del principio di indeterminazione è per
l’appunto questa messa in questione della causalità rigorosa e, soprattutto, la
consapevolezza di non poter più fare riferimento alla nozione di causa intesa nel
senso classico.
3) Se due particelle si fanno interagire per un certo periodo e poi le si separa,
quando si sollecita una delle due in modo da modificarne lo stato,
istantaneamente si manifesta sulla seconda una analoga sollecitazione a
qualunque distanza si trovi rispetto alla prima.
Tale fenomeno è detto "Fenomeno dell'Entanglement".
Il fenomeno dell'entanglement viola il «principio di località» per il quale ciò che
accade in un luogo NON può influire immediatamente su ciò che accade in un altro.
Nel 1982 il fisico Alain Aspect, con una serie di sofisticati esperimenti dimostrò
l'esistenza dell’entanglement che poi fu definitivamente confermato nell'Ottobre
del 1998 dalla riuscita di un esperimento effettuato dall'Institute of Technology
(Caltech) di Pasadena, in California.
Questo esperimento dimostra che le particelle sono in grado di comunicare tra
loro trasmettendo ed elaborando informazioni e dimostra anche che la
comunicazione è istantanea, indipendentemente dalla distanza fra le particelle.
108
In conclusione, la meccanica quantistica nel microscopico ci conduce ad
abbandonare la descrizione della fisica classica deterministica, per arrivare a una
descrizione probabilistica in cui gli stati e le proprietà del mondo microscopico non
sono determinati, a priori, intrinsecamente, ma acquisiscono realtà solo se
vengono misurati o se entrano in contatto con altri “oggetti”.
La fisica quantistica ha scoperto che l’osservatore è determinante nella formazione
della realtà. In effetti, la realtà che noi percepiamo con i nostri sensi è l’incontro tra
il ‘funzionamento di base dell’Universo’, che potenzialmente può assumere infinite
forme, e la ‘presenza dell’osservatore’, che ne determina con la sua coscienza la
forma.
Praticamente, la realtà è come la pensiamo!
Robert Lanza (professore presso la Wake Forest School of Medicine nel North
Carolina e direttore scientifico della Ocata Therapeutics, dove si occupa di cellule
staminali e clonazione) fa un esempio sul modo in cui percepiamo la realtà intorno
a noi: una persona percepisce il cielo come di un certo colore, e gli viene insegnato
che quel colore si chiama ‘blu’. Ma le cellule del cervello di un’altra persona
potrebbero percepire un colore diverso, che chiamerebbe sempre blu, ma che
potrebbe corrispondere al mio ‘verde’.
Lanza pone questo postulato alla base della sua teoria: tutto ciò che percepisci del
mondo non può esistere senza la tua coscienza che è alla base della realtà. Ponendo
questo postulato nell’osservazione più generale dell’Universo, significa che lo spazio
e il tempo non si comportano in maniera ‘dura’ e ‘veloce’ come ci sembra di
percepire. In sintesi, essi non esistono di per sé fuori di noi, ma sono un prodotto
della nostra coscienza!
Una volta che spazio e tempo vengono accettati come costrutti della nostra mente,
significa che la morte e l’idea di mortalità e invecchiamento sono anch’esse un
fenomeno legato all’esperienza sensoriale della nostra coscienza. Con la morte del
109
nostro organismo, la nostra coscienza entra in una condizione dove non esistono più
confini spaziali e temporali: l’eternità!
Secondo Lanza, la vita è un’avventura che trascende il nostro modo ordinario di
pensare. Quando moriamo, non entriamo nel mondo del non-essere, ma torniamo
alla matrice fondamentale dell’Universo: “con la morte, la nostra vita diventa un
fiore perenne che torna a vivere nel multiuniverso”, il luogo delle possibilità infinite.
110
LA MENTE QUANTICA/CAOTICA
La osservazione più comune che viene fatta circa la fisica quantistica è che funziona
solo nel mondo dell’ultrapiccolo, non certo nel mondo reale, quello che viviamo ogni
giorno.
Ma siamo proprio sicuri di ciò?
Il dottor Masaru Emoto, (1943 – 2014) scienziato e ricercatore giapponese, ha
messo a punto una tecnica per esaminare al microscopio e poi fotografare i cristalli
che si formano durante il congelamento di diversi tipi d'acqua. Ha poi fotografato
l'acqua esposta a parole scritte, a musica, preghiere, parole pronunciate, acqua di
montagna, acqua inquinata, ecc. Si è visto che i cristalli dell'acqua trattata muta di
struttura quando si inviano messaggi. L'acqua sottoposta alle vibrazioni di parole e
pensieri positivi forma dei cristalli bellissimi, simili a quelli della neve; l'acqua
sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri negativi reagisce creando strutture
amorfe e prive di armonia. Nelle grandi città, dove l'acqua è fortemente carica di
sostanze chimiche provenienti da detersivi, saponi, cosmetici, ogni tipo di industrie
ecc., l'acqua non forma dei bei cristalli, ma strutture amorfe che comunicano la
mancanza di chiarezza e bellezza, presenti invece nell'acqua della natura non
influenzata dall'uomo.
Le foto seguenti sono alcuni esempi.
111
Andrea Gorgi Zuin è un musicista ricercatore che ha fatto questo semplice
esperimento (fig. 10). Ha preso tre semplici barattoli di vetro e li ha riempiti per 2/3
di acqua e 1/3 di riso crudo.
Li ha chiusi e su ciascuno ha messo una etichetta diversa e al vasetto “GRAZIE”
ripeteva la parola verbalmente sintonizzandosi su un sentimento di gioia e
gratitudine; al contrario al vasetto “TI ODIO” riversava tutto il suo stress, il suo
peggior vocabolario e il suo demone interiore; e al vasetto “432 Hz” gli suonava
delle serenate con il suoo HandPan accordato a 432 Hz “
Dopo un mese ha aperto i tre barattoli.
112
fig. 10
La differenza tra il vasetto “ti odio” e gli altri due è evidentissima.
Andrea Gorgi Zuin riferisce che ll vasetto “432 Hz” è stato il vasetto più “pulito” alla
fine dell’esperimento.
113
E per finire ecco la differenza fra i cristalli di acqua esposti alla stessa musica a
432Hz e a 440 HZ. (Fig. 11)
fig. 11
Questi esperimenti sono una bella dimostrazione di come possiamo influenzare il
mondo non solo con le nostre azioni materiali ma anche con il nostro “essere
interiore” e con stimoli vibrazionali.
Il nostro corpo è formato da acqua per il 75%/60%. Acqua è presente in ogni liquido
del corpo, ma anche in ogni cellula e negli spazi fra le cellule in tutti i tessuti, anche
quelli che ci sembrano più compatti.
Riuscite a immaginare gli effetti dannosi che produciamo nella nostra personale
acqua ogni volta che ci abbandoniamo ad emozioni e sentimenti “negativi”? o ai
danni che produciamo alle persone verso le quali riversiamo queste emozioni e
sentimenti?
Naturalmente è vero anche il contrario, e che cioè possiamo influenzare la nostra e
l’altrui acqua con sentimenti positivi e vibrazioni terapeutiche.
Ma potremmo fare di più, per esempio utilizzare il "Fenomeno dell'Entanglement".
Mi spiego.
114
Abbiamo visto che se si fanno interagire due particelle per un certo periodo e
quindi si separano, quando si sollecita una delle due in modo da modificarne lo
stato, si manifesta sulla seconda una analoga sollecitazione a qualunque distanza si
trovi rispetto alla prima.
Prendiamo un barattolo di acqua proveniente per esempio da un lago inquinato e ce
lo portiamo a casa.
Queste molecole di acqua (e quindi tutti i quanti che le compongono) sono state in
contatto per lungo tempo con le molecole (e quindi i quanti) dell’acqua del lago.
Se sottoponiamo queste molecole di acqua (e cioè i quanti) a delle variazioni con le
diverse stimolazioni possibili, queste variazioni si trasmetteranno alle molecole (ai
quanti) dell’acqua del lago con cui sono state in contatto, e queste a loro volta
trasmetteranno le variazioni alle molecole/quanti con cui sono in contatto e così via.
Quelle che seguono sono le foto di cristalli di un’acqua di un fiume inquinato,
rispettivamente prima e dopo una preghiera.
Ed allora cosa impedisce a quel che stato detto di manifestarsi?
Solo la nostra ferrea convinzione che ciò non è possibile ed il nostro profondo
scetticismo su come funziona il mondo quantico e su quello che possiamo fare!
Vogliamo provare a vedere noi stessi alla luce della teoria del caos e dei sistemi
frattali, in particolare quello a successive biforcazioni (tipo albero bronchiale)?
Immaginiamo (fig. 12) che quel cerchio rappresenti me stesso ad un determinato
punto qualunque della mia vita.
115
Come chiunque altro, io ho i miei schemi, i miei giudizi e pregiudizi, le mie
aspettative, i miei sogni e quindi ho une certa visione e previsione della mia vita che
mi sforzo di realizzare. Tutto ciò lo rappresentiamo nella linea rossa.
Quotidianamente la vita mi mette davanti una serie di decisioni da prendere, di
scelte da fare, di alternative, che mi appariranno più o meno discordanti dalla linea
rossa (che è quello che vorrei e mi sono prefigurato).
Può anche succedere che ad un certo punto la mia vita non mi soddisfi più
pienamente e che cominci a cercare qualcosa di diverso (fig.13).
fig13
Opererò quindi una serie di scelte che serviranno ad
immettere nella mia vita il massimo di ordine e di
strutturazione in modo che sostanzialmente la mia vita
vada nel modo desiderato.
Naturalmente questo modo di procedere non mi
permetterà mai di sapere dove mi avrebbero condotto
tutte le possibilità che non ho scelto, dato che ho deciso
in qualche modo di creare la mia vita secondo i canoni
da me scelti e fissati in precedenza.
Così incomincio a fare delle scelte che sembrano
portarmi verso una vita diversa. Ma i miei
condizionamenti interiori possono essere così forti per
cui alla fine mi ritroverò che avrò portato sì dei
cambiamenti, ma questi saranno stati, in fin conti,
marginali, non sostanziali, dato che la mia vita non ha
cambiato fondamentalmente direzione.
Potrò avere l’impressione di aver cambiato, ma questa
sarà, in ultima analisi, un’illusione.
116
In questi due casi mi sono comportato comunque come un sistema altamente
strutturato e stabilizzato, assai poco sensibile alle stimolazioni ricevute ed ai
cambiamenti possibili.
Per cambiare veramente la devo comportarmi come un sistema caotico, cioè
altamente sensibile al variare delle condizioni iniziali ed agli stimoli.
Proviamo a vedere come questo potrebbe succedere. Una prima ipotesi è che
comincino piccoli cambiamenti, che inizialmente potrebbero non comportare
apparentemente alcuna variazione sostanziale (fig.14 A, linea verde).
Fig. 14A
almeno due domande. La prima è : che cosa determina i piccoli cambiamenti iniziali?
La risposta è piuttosto semplice: tutto ciò che influenza in qualche modo la nostra
interiorità.
Può essere il perdersi nell’ammirare un tramonto od un paesaggio, un incontro con
una persona, l’innamoramento, l’ascolto di una musica, la lettura di un libro o una
poesia, la visione di un quadro o di un’opera d’arte, la percezione di realizzazione
per un lavoro ben fatto.
In parole povere qualunque cosa ci faccia superare, sia pure per un momento, il
senso della dualità che pervade perennemente la nostra vita.
Tutto ciò io lo chiamerei sessualità.
Ma ogni piccolo cambiamento determina una sia pur
minima variazione delle condizioni nelle quali mi
trovo compiere ogni scelta successiva.
Alla fine mi troverò che, sia pure partendo da piccole
variazioni, avrò raggiunto un grande risultato: avrò
completamente cambiato direzione alla mia vita!
Questo è l’effetto farfalla della teoria del caos, in base
alla quale un battito d’ali a Pechino determina un
uragano a S. Francisco.
Quanto sin’ora esposto fa sorgere inevitabilmente
due domande.
117
La sessualità è molto più ampia della genitalità, della copulazione, che sono la
unione fisica di due corpi che diventano uno.
La sessualità è il sentirsi una sola cosa con una realtà che un istante prima
percepivamo come altro da noi, diversa da noi.
Possiamo vivere la genitalità senza la sessualità, così come invece nella genitalità
possiamo vivere un’esperienza così profonda di sessualità da sentirci uno con
l’universo intero.
Penso sia questo il motivo per cui in tanti templi indiani, accanto ad immagini
ieratiche delle divinità, vi siano tante rappresentazioni di rapporti sessuali.
La seconda domanda che viene da fare è: come faccio a sapere se la scelta che
opero mi conduce verso una nuova realtà e non serva invece a farmi tornare
indietro, dato che comunque inevitabilmente sorgono resistenze che tentano di
eliminare il nuovo che nasce?
Ci possono essere diversi modi, ma uno molto semplice è la tecnica del
“leggero/pesante” , di derivazione chinesiologica.
Ammettiamo che mi trovi in una situazione in cui debba scegliere se fare A o B : cosa
decido? Normalmente cerchiamo di analizzare le due situazioni e le possibili
conseguenze e questo lo facciamo in base alla nostra “razionalità” ed ai nostri
“gusti”.
Razionalità e gusti, però, troppo spesso procedono da pregiudizi, idee sbagliate che
ci siamo fatte nel tempo, precedenti esperienze, condizionamenti familiari ed
ambientali.
La conseguenza di tutto ciò è che spessissimo prendiamo la decisione sbagliata.
E allora?
E allora basta farsi due semplici domande osservando, dentro di noi, che reazione
abbiamo.
1° domanda: come sarà la mia vita nei prossimi tre mesi, sei mesi, un anno, cinque
anni se scelgo A?
118
2° domanda: come sarà la mia vita nei prossimi tre mesi, sei mesi, un anno, cinque
anni se scelgo B?
Oppure :
1° domanda: come sarà la mia vita nei prossimi tre mesi, sei mesi, un anno, cinque
anni se faccio A?
2° domanda: come sarà la mia vita nei prossimi tre mesi, sei mesi, un anno, cinque
anni se NON faccio A?
Se siamo sufficientemente attenti e recettivi, una domanda provocherà dentro di
noi un senso di leggerezza, l’altra un senso di pesantezza.
Quella che provoca il senso di leggerezza è la risposta giusta, quindi la cosa che
dovremmo scegliere.
Troppo semplice?
Può darsi, ma bisogna stare attenti a non confondere la leggerezza con il piacere
soggettivo che una risposta potrebbe provocare: non sempre ciò che è opportuno
fare coincide con ciò che ci piace.
Un’altra difficoltà potrebbe derivare dal fatto che non siamo sufficientemente
allenati a percepire le nostre sensazioni interiori.
Allora ci si può allenare un po’, con cose semplici.
Al mattino:
come sarà la mia giornata se faccio colazione?
come sarà la mia giornata se non faccio colazione?
Comportatevi di conseguenza.
A pranzo:
come sarà il mio pomeriggio se mangio questo?
come sarà il mio pomeriggio se non mangio questo?
Come detto non date per scontato che le risposte rispettino sempre i vostri gusti
culinari.
Vi viene un attacco di fame? Chiedetevi:
119
Ho bisogno di cibo?
Ho bisogno di energia?
Ho bisogno di acqua e sali?
Non sempre la sensazione di fame corrisponde alla necessità di cibo.
Se vi sentite leggeri chiedendovi “ho bisogno di energia?” mangiare non vi servirà a
nulla e vi farà solo ingrassare: dovete utilizzare una tecnica per accrescere la vostra
energia.
Oppure potreste aver bisogno semplicemente di una coca, o di un gatorade o di un
bicchiere d’acqua proveniente da una bottiglia su cui avevate scritto “amore,
gentilezza, pace, armonia”.
Naturalmente potreste aver bisogno di più di una cosa.
Non di rado si verificano strane “coincidenze”: la vita ci presenta accadimenti che
sembrano essere la risposta in sintonia con quello di cui sentivamo la necessità,
anche se potevamo non esserne consapevoli.
In quest’ultimo caso sentiamo un senso di pace o di gioia che è il segnale che quella
cosa è proprio per noi.
Un’altra cosa cui bisogna fare attenzione è che noi tendiamo sempre a strutturare
ed organizzare qualunque cosa, anche eventuali scelte drastiche nella nostra vita.
Non sarebbe quindi una cattiva abitudine sottoporre a verifica, ogni tanto, le scelte
fatte.
Queste infatti hanno cambiato le condizioni iniziali del personale stato caotico, e
non è affatto detto che una determinata scelta sia vera “per sempre”. Non esistono
scelte giuste o sbagliate, esistono solo scelte che noi siamo in grado di fare in quel
determinato momento della nostra vita, in quelle situazioni interne ed esterne, con
la consapevolezza che abbiamo in quel momento.
120
In un tempo successivo (secondi, minuti, giorni, mesi, anni) e quindi in condizioni
cambiate, quella scelta potrebbe non essere più opportuna e necessaria.
Naturalmente è di grande aiuto l’utilizzo delle tecniche che possono aiutare a
liberarci di tutte le sovrastrutture, le credenze ed i condizionamenti che limitano le
nostre possibilità di scelta.
A questo punto il lettore di queste pagine potrebbe dirmi:
-scusa, ma da chi mi viene data l’informazione leggero/pesante?
ed io: -ma semplicemente dal tuo corpo
Lettore –e che ne sa il mio corpo?
Io - ma se non lo sa lui quello che ti serve, chi vuoi che lo sappia, Maga Magò?
Lettore –è mi posso fidare del mio corpo?
Io –guarda che il corpo è l’unica cosa di questo mondo che è veramente e
profondamente “tuo”: se non ti fidi di lui che sta in questo mondo solo per te, di chi
puoi fidarti? Il problema e l’inverso: sei tu che non ami, rispetti, apprezzi e ringrazi
sufficientemente il tuo corpo.
Fatti la domanda: “come sarà la mia vita nei prossimi tre mesi, sei mesi, un anno, tre
anni, se mi fido del mio corpo?” Come ti senti? Leggero? Ti sei risposto da solo.
Ti senti pesante? O non hai capito niente o stai completamente disconnesso dal tuo
corpo!!
Lettore – va bè.. ammettiamo che è come dici tu. Ma come fa il corpo a sapere
quello che mi riguarda fra un mese, tre mesi, uno/tre anni?
Questa è una bella domanda!
Il fatto è che il nostro corpo è un terminale.
Oltre al corpo fisico abbiamo altri corpi, nei quali la componente “materiale” è
sempre meno densa sino a risolversi in sola energia che diventa sempre più sottile,
121
più pura, semplice ed onnipotente, eterna, infinita man mano che si passa nei livelli
più prossimi a quella realtà che chiamiamo dio o trascendente.
Questi corpi sono connessi l’un l’altro sino ad arrivare al corpo fisico/materiale che è
quello che noi normalmente vediamo e che ci permette di vivere in questa realtà.
Ma tra i vari corpi esistono connessioni, sia in senso “ascendente” che
“discendente”.
Quindi il nostro corpo fisico è il terminale cui possono giungere le informazioni
provenienti dagli altri corpi.
Naturalmente non possiamo aspettarci di sentire queste informazioni con i nostri
sensi e la tecnica del leggero/pesante è un modo semplice per farci dire dal corpo le
informazioni che gli giungono dai nostri livelli energetici superiori che
evidentemente sono, almeno alcuni, al di là del nostro spazio/tempo, in dimensioni
in cui il passato ed il futuro non esistono.
Un altro modo per entrare in rapporto con livelli diversi del nostro essere e quello di
utilizzare stati coscienziali diversi , per esempio la meditazione.
Con la meditazione si cerca di superare la “presenza” della realtà fisica, emozionale
e razionale per entrare in uno spazio di “silenzio” interiore.
Spesso in questo spazio si possono avere esperienze particolari, caratterizzate dal
fatto che comunicano, anche in pochi attimi, una conoscenza/consapevolezza molto
ampia, intuitiva nella globalità, che poi è molto difficile riuscire a trasmettere
attraverso strumenti logico/razionale di tipo ragionamento lineare, analitico, di
causa ed effetto, che adoperiamo normalmente.
Quando entriamo nello spazio del silenzio sembra che entriamo nel nulla.
In realtà il nulla non esiste: ce lo insegna la fisica quantistica secondo la quale il nulla
è uno spazio dal quale emergono e nel quale scompaiono, continuamente, quanti di
energia.
Possiamo quindi pensare che il silenzio meditativo sia uno spazio dal quale
emergono quanti di pensiero/realtà (anche il pensiero è energia ed i pensieri
122
possono strutturare una realtà!) che si organizzano in modo tale da poter essere
“conosciuti” globalmente, percepiti, solo con un processo di tipo conoscenza
intuitiva, dato che in quelle dimensioni il tempo non esiste e che quindi non è
possibile un conoscenza lineare.
Altre volte durante la meditazione non succede alcunché: non bisogna preoccuparsi
perché, anche se non li percepiamo, i quanti di energia /pensiero arrivano
comunque e rappresentano uno dei tanti stimoli che modificano il personale stato
caotico di partenza.
Può accadere anche che particolari intuizioni, “brillanti idee”, compaiano durante
lavori di routine: infatti in queste situazione il cervello sin. “lavora al minimo”: la sua
attività è sufficientemente bassa (si tratta di impegni routinari) da lasciare un po’ di
spazio al cervello dx.
Durante il sonno ( in cui il cervello sin. è out) queste esperienze possono apparire
come sogni, oppure comparire all’improvviso come intuizioni al risveglio.
Alla luce di quanto detto possiamo anche pensare che il continuo chiacchiericcio del
nostro cervello sia l’espressione del continuo giungere, dai livelli superiori del nostro
essere, di quanti di pensieri/realtà che noi non sappiamo percepire nel nostro
“normale” stato coscienziale (emisfero dx. molto poco attivo per il prevalere del
cervello sin.). La conseguenza è che questi quanti vengono recepiti dal nostro
cervello sin., che però, non avendo una struttura di funzionamento adeguata, non
può fare altro che organizzarli in infiniti pensieri logico/lineari, che finiscono per
perdere ogni nesso e significato rispetto ai quanti, sino ad apparire totalmente
disconnessi tra loro.
A questo punto possiamo tornare alla figura 14 A e discutere dell’ altro modo in cui
possono avvenire i cambiamenti.
Più raramente succede che una persona cambi di colpo, o comunque in tempi molto
brevi. Questo succede in genere come conseguenza di gravi eventi/traumi di natura
123
direzione completamente opposta alla precedente (linea viola della fig.14 B). E’ come se si creasse una sorta di “comunicazione privilegiata”, libera da ogni
condizionamento, con i personali livelli energetici superiori che così possono
orientare molto più facilmente la nostra vita.
Può anche accadere, in questi processi, che si arrivi a modificare il proprio passato.
Quanto che cambia la sua natura “dopo” che ha passato la fessura?).
Quando si ingranano questi processi si assiste ad una incredibile accelerazione degli
avvenimenti: questi si succedono ad una velocità tale per cui ci riesce difficile stargli
dietro! E’ un po’ come cavalcare una grande e velocissima onda stando in equilibrio
su una tavola da surf.
La presenza di questi “canali preferenziali” spiega la possibilità che esistano persone
che sin dalle origini della propria vita, o comunque molto presto e non sempre in
accordo con la personale realtà ambientale, manifestino caratteristiche molto
particolari.
fisica e/o psichica. Questi eventi hanno il potere, la capacità di
scardinare in un sol colpo tutte le strutture e sovrastrutture che
ci facevano avere la vita quale quella che avevamo.
E così il nostro sistema diventa di colpo altamente caotico,
cambiando radicalmente le condizioni di partenza e diventando
altamente sensibile agli stimoli.
La conseguenza è che diventano possibili scelte altrimenti prima
impensabili e che orientano rapidamente la nostra vita in una
dre
In questi casi, le scelte, nel sistema frattale a biforcazione,
possono portare ad una intersecazione con la propria vita
(fig.15) in luoghi/tempi antecedenti l’inizio del cambiamento e
dare origine ad orientamenti della stessa completamente
diversi (vi ricordate della “cancellazione quantica”, cioè del
quanto
Fig.15
Fig. 14B
124
Penso al sig. M. P. ( di cui ho narrato all’inizio di queste pagine ), ad Amma, alla
stessa Ida.
Srinivasa Ramanujan, matematico prodigio indiano, autore di numerosi ed
importanti risultati, possedeva una conoscenza puramente intuitiva della
matematica. Egli conosceva/intuiva migliaia e migliaia di cose su i numeri e le
equazioni e non gli interessava il doverle dimostrare (le dimostrazioni, infatti,
venivano eseguite da matematici occidentali che non potevano che confermare le
intuizioni): per lui quelle cose erano assolutamente vere, e tanto gli bastava.
Il perché ciò accada non può essere discusso ora: quello che si può dire è che la
risposta è assolutamente personale e dipende dalla consapevolezza che la persona
acquisisce del proprio essere.
Un ultimo pensiero: e se fosse una scelta di frattale a biforcazione anche il modo in
cui facciamo funzionare il nostro cervello?
Cosa scegliamo?
125
IL MONDO QUANTICO /CAOTICO
Torniamo un po’ all’esperimento delle due fessure.
Quanto come particella Quanto come onda
A seconda che l’osservazione viene fatta con una maschera provvista di una sola o di
due fessure , il quanto si comporterà rispettivamente come particella o come onda.
Di conseguenza la interpretazione del mondo sarà di tipo corpuscolare o
ondulatorio/vibrazionale: tutto dipende da come osserviamo il fenomeno.
Il mondo sembra quindi possedere almeno due diverse possibilità di esistenza: è la
nostra osservazione, il modo in cui questa viene effettuata, a determinare quale
opzione si concretizzerà, e i risultati ottenuti ci confermeranno che la nostra
osservazione è quella esatta!
E se il nostro cervello fosse come la maschera che può essere dotata di una o due
fessure?
126
L’uso del solo cervello sinistro equivale all’esperimento con una sola fessura, mentre
l’uso dell’emisfero sinistro + l’uso dell’emisfero destro equivale all’esperimento con
la doppia fessura.
Se usiamo solo il cervello sinistro (linea viola) allora il quanto si comporta come
corpuscolo, se usiamo insieme cervello sinistro e cervello destro allora il quanto si
comporta come onda (linea verde).
127
La conseguenza sarà che possiamo avere due visioni del mondo completamente
diverse
Se usiamo solo o fondamentalmente il cervello sinistro, il quanto si comporterà
come corpuscolo e di conseguenza la nostra visione del mondo, e quindi il mondo
che creiamo, sarà fondamentalmente di tipo meccanicistico, governato dalla legge di
causa ed effetto e conseguente ragionamento di tipo lineare, improntato sul
giudizio.
Tutto ciò porta a vivere la propria vita come un sistema altamente strutturato,
organizzato, scarsamente disposto ai cambiamenti ed alle variazioni.
Il mondo del meccanicismo imperante, governato dalla legge di causa/effetto è la
visione nella quale siamo immersi e di cui, da secoli, ci viene inculcata in ogni modo
la imprescindibilità.
128
Oggi il meccanicismo portato all’estremo sta creando un mondo in cui tutto, dalle
malattie all’alcoolismo ed alla pedofilia, dal genere sessuale alle emozioni, tutto è
legato ai geni, al patrimonio cromosomico di cui ognuno è portatore.
In questo mondo così concepito e creato, dove sta la libertà della persona? Che
possibilità ha il singolo essere di scegliere?
Persino il destino trascendente dell’anima obbedisce alla legge di causa/effetto: se
mi sarò comportato bene andrò in paradiso, altrimenti andrò all’inferno: l’eterna ed
apparentemente insormontabile legge del giudizio!
Ma se il personale modo di essere è fondamentalmente legato alla espressività del
personale patrimonio genetico, perché si deve essere giudicati per qualcosa di cui
non si ha la responsabilità?
Per superare questo ostacolo le varie religioni introducono un concetto diverso, che
si stacca decisamente dalla legge di causalità, e cioè il concetto di grazia, di
misericordia.
Per effetto della “grazia”, della “misericordia”, la legge del determinismo viene
spezzata, frantumata, ed all’essere umano viene concessa l’opportunità che nella
sua vita sia creata una realtà completamente nuova, diversa.
Questo fatto introduce senza dubbi un elemento di discontinuità nel mondo
meccanicistico governato dalla legge di causalità, ma rimane un problema: chi
dispensa la “grazia”, la “misericordia”? E secondo quali criteri?
Il dispensatore è evidentemente il Dio nel quale si crede, ma i principi secondo cui
opera sono assolutamente imperscrutabili: perché a uno si ed a un altro no?
Persino la legge del karma e della reincarnazione è funzionale al mondo del cervello
sinistro: anch’essa infatti obbedisce alla legge di causa ed effetto.
A causa delle azioni compiute in precedenti vite (ancora e sempre giudizio!) sarò
costretto a reincarnarmi in infinite vite finché non avrò corretto l’effetto di tali
azioni.
129
Ma dato che non si possiede il ricordo delle precedenti vite e di ciò che si è
combinato, è molto probabile che questo passato continui tranquillamente ad
incidere e sul mio modo di essere e di vivere, funzionando di fatto come un
patrimonio genetico.
Povera libertà dell’essere umano!
Tutto quello che mi trascino come peso sulle spalle e che mi costringe a vivere la mia
vita schiacciato dal giudizio dato da me e dagli altri in questa e/o in tutte le mie vite
precedenti, e tutto quello che mi costringe a vivere la mia vita/le mie vite piegato
sotto la imperscrutabile presenza del karma/destino che ho organizzato come
immenso groviglio che tiene incatenata/ingabbiata la esistenza del mio essere a
tutto ciò che non sono, impedendo che possa essere ciò che realmente sono, lo
dipano, sciolgo, spezzo, frantumo, spazzo via e distruggo ora e per sempre? Si!! E
tutto quello che può dare l’opportunità che nella mia vita emerga una realtà
completamente nuova, diversa, lo creo e concretizzo ora lasciando che emerga? Si!!
E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Quale realtà/consapevolezza io ed il mio corpo siamo in grado di generare, ora, che
mi renda possibile la creazione di una diversa possibilità di vita che sia migliore e
diversa da quella attuale? Tutto quello che impedisce il manifestarsi ed il come si
manifesti ciò, lo dipano sciolgo spezzo frantumo spazzo via e distruggo ora? Si!! E
tutto quello che può dare l’opportunità che nella mia vita emerga questa realtà
completamente nuova, diversa, lo creo e concretizzo ora lasciando che emerga? Si!!
E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Se usiamo anche il cervello destro (maschera a doppia fessura) il quanto non si
comporta più come corpuscolo ma come onda.
130
La conseguenza è che ci rendiamo conto che il mondo corpuscolare/meccanicistico
della causa ed effetto, della necessità, non è l’unico possibile.
Entriamo quindi in un mondo diverso: quello della possibilità.
E’ il mondo della mente quantico/caotica.
E’ il mondo del tetra lemma, in cui tutto ed il contrario di tutto possono esistere
contemporaneamente, in cui giusto e sbagliato, bene e male si dissolvono, è lo
spazio del non giudizio, in cui ogni cosa è semplicemente una scelta possibile.
È il mondo in cui le scelte non vengono più operate sulla base di un processo
“logico”, che in realtà esprime solo un “condizionamento” ad operare secondo certi
schemi e canoni prefissati: le scelte, le decisioni, l’essere in un determinato modo
sono invece il frutto di una consapevolezza/conoscenza /percezione che quella
“cosa” (che in realtà è un tutto) è quella giusta per me, almeno in quel momento.
Dico “in quel momento”, perché, dato che nulla è giusto e nulla è sbagliato in
assoluto e per sempre, non è assolutamente detto che quella scelta debba essere
definitiva, anzi molto probabilmente è solo momentanea: avendo modificato le
condizioni del sistema caotico che sono, quella scelta mi apre a diverse possibilità
che prima non ero in grado di percepire/scegliere.
Può addirittura succedere che sia importante semplicemente la decisione interiore
di operare una determinata scelta: una volta fatto ciò (e quindi avendo modificato il
personale stato caotico) può verificarsi che non è più importante concretizzare
quella opzione.
Infatti avrò maturato una consapevolezza diversa che mi permetterà di andare
“oltre” quel dilemma, quella scelta, che non sarà più necessaria, essendo diventata
non più attuale.
Tutto quello che impedisce e limita il funzionamento del mio cervello come maschera
a doppia fessura lo dipano,sciolgo spezzo frantumo spazzo via e distruggo ora? Si!!
E tutto quello che può dare l’opportunità che nella mia vita emerga questa realtà
131
completamente nuova, diversa, lo creo e concretizzo ora lasciando che emerga? Si!!
E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Tutto quello che blocca e limita la mia personale capacità di percepire come nella
mia vita si manifesti la possibilità di operare scelte diverse, lo dipano sciolgo spezzo
frantumo spazzo via e distruggo ora? Si!! E tutto quello che può dare l’opportunità
che nella mia vita emerga questa realtà completamente nuova, diversa, lo creo e
concretizzo ora lasciando che emerga? Si!! E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Come posso modificare le condizioni del sistema caotico che sono, in modo da poter
operare scelte che mi aprano a diverse possibilità che mi permettano di
percepire/scegliere come in realtà sono? tutto quello che impedisce a ciò di essere e
manifestarsi, lo dipano sciolgo spezzo frantumo spazzo via e distruggo ora? Si!! E
tutto quello che può dare l’opportunità che nella mia vita emerga questa realtà
completamente nuova, diversa, lo creo e concretizzo ora lasciando che emerga? Si!!
E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
132
Effetto farfalla Variazione improvvisa Cambiamento del passato
Torniamo ad osservare le figure che illustrano come il percorso della vita di una
persona possa essere interpretato alla luce del sistema frattale a biforcazioni
successive e come la modifica del sistema quantico/caotico personale possa, per
scelte successive, portare ad una diversa direzione della propria vita: o per
progressive variazioni di scelta (effetto farfalla), o per variazioni improvvise, sino alla
modifica del passato.
In ogni caso la vita avrà preso una direzione diversa.
In un sistema di questo tipo la “grazia”, la “misericordia” non esistono più: esse sono
semplicemente la possibilità/libertà che ogni persona ha di operare delle scelte che
sono “rottura” con il complesso sistema di credenze e condizionamenti che ciascuno
rende operanti e limitanti nella e per la propria vita.
La Misericordia è la legge quantica dell’universo che ci rende liberi di essere quella
realtà che veramente siamo.
Tali “scelte di rottura”, scelte di discontinuità, porteranno sicuramente ad una vita
più aderente, coerente e confacente al proprio reale essere.
133
Naturalmente tutto ciò è molto diverso per ciascun singolo individuo, ma non è
importante se nell’infinita serie di numeri io sono semplicemente due numeri
successivi o la sequenza di numeri pari, o di dieci in dieci: la cosa importante è che in
ogni caso sono un infinito che è parte di un infinito che io stesso contribuisco a
manifestare.
Volendo utilizzare una metafora si potrebbe dire: non è importante che la botte sia
grande o piccola, ma che la botte sia piena!
Tutto quello che mi impedisce di riempire completamente sino all’orlo la mia botte,
grande o piccola che sia, , lo dipano sciolgo spezzo frantumo spazzo via e distruggo
ora? Si!! E tutto quello che può dare l’opportunità che nella mia vita emerga questa
realtà completamente nuova, diversa, lo creo e concretizzo ora lasciando che
emerga? Si!! E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM
Quale rubinetto posso aprire per riempire completamente e sino all’orlo la mia
botte? e tutto quello che mi impedisce di scegliere e creare ciò, lo dipano sciolgo
spezzo frantumo spazzo via e distruggo ora? Si!! E tutto quello che può dare
l’opportunità che nella mia vita emerga questa realtà completamente nuova,
diversa, lo creo e concretizzo ora lasciando che emerga? Si!! E COSI SIA AMEN OM
OOOOMMMM.
A questo punto le reazioni di te lettore possono essere di tre tipi (schematizzando al
massimo).
1) Potresti dire che tutto quello che hai letto è assolutamente incomprensibile,
sono sciocchezze che scivolano su di te senza provocare alcun moto di interesse o
curiosità o addirittura generando un senso di repulsione. Va bene così , vuol dire
semplicemente che tutto ciò non è per te o non è il tuo tempo: è inutile che continui
a leggere. Ti consiglio, se non lo hai già fatto, di impiegare più proficuamente il tuo
134
tempo. Se fra un mese, un anno, dieci anni, ti dovesse venire una certa curiosità
ricordando queste pagine, puoi sempre riprendere il libro.
2) Di quel che hai letto non tutto è chiaro, magari alcune cose non le condividi,
ma è comparsa una sorta di curiosità (tipo: ma questo dove vuole andare a parare?),
oppure una sorta di vocina interiore (tipo: e se non fossero proprio tutte
scemenze?).
Insomma è come se fosse comparsa un’ombra di dubbio.
Bene, vuol dire che sei un sistema sufficientemente caotico da permettere ad uno
stimolo di variare le tue condizioni originarie di partenza. Questo potrebbe essere il
punto di origine per un cambiamento della tua vita.
Quante volte nella TUA vita hai fatto delle scelte che intimamente sapevi non
opportune, che ti avrebbero procurato solo problemi, ma che hai comunque fatto
per conformismo, per stanchezza, per paura di conseguenze, perché era più facile
che mettersi in discussione? Potresti essere così gentile nei tuoi confronti da
riconoscere che tante volte hai operato scelte che esprimevano semplicemente la
tua paura di essere diverso?
3) Uau! Sei rimasto affascinato! Al di la della comprensione logica, molto di
quello che hai letto ti “risuona” dentro come vero. Forse addirittura ti è capitato di
avere esperienze simili a qualcuna di quelle narrate!
Sei attratto, incuriosito, addirittura ansioso di continuare.
Bene, vuol dire che sei un sistema notevolmente quantico/caotico, in grado di
percepire cosa è per te. Sicuramente nella tua vita hai già operato scelte di tipo
quantico/caotico, anche se forse non ne sei cosciente. Hai veramente la possibilità di
un cambiamento radicale della tua vita.
Potresti essere così gentile nei tuoi confronti da riconoscere quali scelte hai fatto
semplicemente perché potevi farle e che non avevano alcun senso per nessuno e
che indicano quanto sei diverso?
135
Potresti essere così gentile nei tuoi confronti da riconoscere che hai creato e stai
creando una realtà diversa da quella che ti è stata data/preconizzata?
Potresti essere così gentile verso te stesso da riconoscere che sono le tue scelte e
non la tua educazione che stanno creando la tua vita e la tua esistenza?
Naturalmente sono possibili tante altre sfumature di risposta, ma quello che
interessa è che si aprano sempre delle possibili vie e scelte diverse.
Non voglio minimamente sostenere che quello che sto dicendo in questo libro sia
l’unico modo per cambiare la propria vita: le strade per giungere ad una
realizzazione del proprio essere sono tantissime (fortunatamente), ma sempre,
quando “inciampiamo” in quel che veramente ci serve, proveremo quella
“risonanza”, quella gioia o quel dubbio delle personali certezze che dovrebbe farci
rizzare le antenne (Eureka! Ho trovato!).
E, se tu che stai leggendo hai trovato, ora tutto dipende da te.
Infatti i processi di ”caosizzazione” del sistema che siamo e la possibilità di una reale
scelta quantico/caotica dipendono unicamente dalla nostra volontà e
determinazione.
Sono infatti la volontà, la determinazione ad operare continuamente scelte di tipo
quantico/caotico, che permettono di proseguire sulla strada del frattale a
biforcazione, per realizzare il proprio reale essere.
136
GLI STRUMENTI PER CAMMINARE
E’ impossibile affrontare l’analisi di tutti gli strumenti possibili.
Di alcuni si è fatto cenno, altri sono stati appena nominati: quelli che, nella
personale esperienza, sono i più efficaci saranno discussi negli incontri di cui si parla
al termine del libro.
In questo momento è opportuno dire alcune cose su un metodo utilizzato sin’ora e
che deriva da “Access Consciusnes®”.
Avrete sicuramente notato come ogni tanto vengono fatte delle domande (espresse
in corsivo) cui seguono delle affermazioni.
La tecnica delle domande è a sua volta derivante dalla PNL (Programmazione Neuro
Linguistica).
Con la domanda si focalizza l’attenzione/consapevolezza su come la persona ha
creato una limitazione nella sua vita.
Può essere un trauma, un evento, una scelta, una influenza esterna.
Con la domanda emerge l’energia psico/emozionale legata all’evento.
A questo punto si pronuncia una frase di “pulizia” che libera l’energia bloccata,
rendendo l’evento “indifferente” e rendendo utilizzabile in modo nuovo l’energia
liberata.
Questa frase non la posso scrivere perché protetta da copyright, ma la ho sostituita
con : tutto quello che impedisce a ciò di essere e manifestarsi, lo dipano sciolgo
spezzo frantumo spazzo via e distruggo ora? Alla domanda la persona può
rispondere si o no.
Se la risposta spontanea, interiore, non “ragionata, è no ci si ferma qui: la persona in
sostanza non vuole cambiare (è l’equivalente della sensazione “pesante”).
Se la risposta è si (equivalente alla sensazione “leggero”), allora si pronuncia la
seconda parte della frase di pulizia, che egualmente non posso trascrivere.
137
La ho sostituita con: E tutto quello che può dare l’opportunità che nella mia vita
emerga questa realtà completamente nuova, diversa, lo creo e concretizzo ora
lasciando che emerga? Si!! E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
La diversità consiste soprattutto nel fatto che questa frase è propositiva ed esprime
la volontà di creare una realtà nuova: non a caso la frase termina con le
parole/suono che in diverse lingue esprimono l’assenso all’atto creativo.
La sillaba OM viene trascritta OOOOMMMM per indicare che va pronunciata in
modo che in metà del tempo si pronunci OOOO e nell’altra metà si pronunci
MMMM, senza soluzione di continuità e cercando di dare la massima risonanza alle
vibrazioni prodotte dai due suoni.
Ricordo infine che il suono O di OM è un po’ particolare e va emesso pronunciando
O ma pensando A.
Senz’altro è di aiuto anche pronunciare OOOOMMMM con la intonazione a 432 HZ.
(https:www.youtube.com/embed/SBiwLibZqfw)
Naturalmente le frasi utilizzate nel libro sono forzatamente generiche.
Nella pratica “dal vivo”, seguendo l’energia liberata da una domanda si può andare
sempre più in profondità, per giungere al nocciolo del problema di cui ci si vuole
liberare.
La cosa importante è che non venga mai suggerita una possibilità concreta del
cambiamento, perché ciò limiterebbe le teoriche infinite possibilità ad una sola:
quella suggerita.
Di tutte le soluzioni possibili, si concretizzerà quella corrispondente e più adatta allo
stato quantico/caotico della persona in quel momento: questa entrerà in risonanza
o “inciamperà” nella soluzione nello scorrere della sua vita.
138
UNA REALTÀ MISCONOSCIUTA: IL TIMO E LA PINEALE
Il timo è una ghiandola localizzata nella parte alta del mediastino anteriore, dietro lo
sterno, tra questo ed i grossi vasi che escono dal cuore.
L’attività e le dimensioni del timo raggiungono la loro massima espressione all’inizio
del periodo adolescenziale, quando la ghiandola pesa circa 30-40 grammi.
Dopo questo periodo il timo regredisce lentamente.
Thumos (anche 'thymos', in greco: θυμός) è una parola greca antica che esprime il
concetto di "anima emozionale" ed era utilizzata per indicare (in senso generale) le
emozioni, il desiderio, o l’ impulso. La parola era usata anche per esprimere il
desiderio umano per il riconoscimento.
Platone parla del thumos come di una delle tre parti costituenti la psiche umana: nel
celebre Mito del carro e dell'auriga, descrive il logos come un cocchio il cui auriga
guida i due cavalli Thumos ed Eros; mentre nel libro IV della Repubblica presenta
l'anima come tripartita in nous (intelletto), thumos (passione), e epithumia
(appetito). L'epithumia è ciò che attiene i desideri derivanti dall'essere corporeo, il
thumos è la parte legata alle emozioni e all'emotività, e il nous è ciò che "controlla"
l'anima, dominando epithumia con la compartecipazione di thumos.
Nel secondo secolo Galeno (medico greco nato a Pergamo nel 129 A.C.) chiamò
“timo” quella ghiandola perché, racconta la leggenda, gli ricordava una mazzetto di
139
timo. Ma lo stesso timo aveva preso tale nome perché veniva bruciato come
incenso sugli altari degli dei.
Pertanto la parola timo ricorda l’alzarsi del fumo; il bruciare dell’incenso come
preghiera innalzata verso gli dei.
Infatti la parola timo deriva dalla radice Indo-Europea dheu, che è alla base di una
larga varietà di significati derivati, come “alzarsi in fiamme“, “sollevarsi in una
nuvola“, “fumare“.
Camillo Sbarbaro, nella sua poesia “Taci, anima mia”, scrive:
“Il timo è la ghiandola dell’entusiasmo giovanile, del gioco e dello scherzo, della
poesia e della fantasia; purtroppo tende ad atrofizzarsi dopo la pubertà, quando
aumentano disciplina scolastica e lavorativa, responsabilità familiari e sociali. Una
persona normale e sana e con il timo in ordine, resta spumeggiante a vita, sprizza
gioia da ogni poro, è contentissima di stare al mondo, ha energia in
sovrabbondanza, comunica freschezza ed ottimismo, è una persona radiosa.”
Fino al 1950 il funzionamento del timo era poco conosciuto, anche se già nel 1902 il
dott. Foulerton, a Londra, usava l’estratto di timo nel trattamento del cancro.
Oggi si sa che la funzione del timo è di portare a maturazione vari tipi di linfociti,
finalizzandoli a distruggere i patogeni intracellulari.
I linfociti, prodotti dal midollo osseo in forma di precursori immaturi, subiscono, nel
timo, una serie di trasformazioni, diventando dapprima timociti e poi linfociti T (da
Timo). La loro attività sta alla base dell’immunità cellula - mediata, vale a dire di quel
processo per cui l’organismo riconosce e distrugge le cellule infette/malate,
risparmiando quelle sane. Una volta “addestrati”, i linfociti T non rimangono nel
timo, ma migrano verso altri organi linfatici periferici (linfonodi, milza, tonsille ecc.)
dove si moltiplicano per svolgere a pieno la loro mansione difensiva.
Quanto il timo sia importante viene dimostrato quando, in un uomo o un animale,
viene rimosso oppure viene distrutto. In queste condizione si riscontra
140
un’immediata perdita di efficienza del sistema immunitario, specialmente per ciò
che riguarda la protezione dalle infezioni e la rimozione delle cellule tumorali.
La ghiandola del timo, inoltre, influenza lo sviluppo di scheletro e muscolatura,
dell’apparato genitale e di altre ghiandole endocrine, tra cui la tiroide e surrenali
(risposta allo stress).
Il suo volume sembra variare notevolmente in funzione dell’età: continua ad
aumentare fino alla pubertà (quando pesa circa 30-40 grammi), quindi inizia un
processo involutivo durante il quale la massa ghiandolare viene lentamente
sostituita da tessuto adiposo, anche se non scompare mai completamente.
Nell’anziano pesa 7 grammi.
Il timo è la ghiandola endocrina facente parte del 4° chakra: anatomicamente infatti,
si “adagia” sul cuore. Essa però si protende verso l’alto con due propaggini verso il
5° chakra (la gola, la laringe) e la sua corrispondente ghiandola (la tiroide).
Timo trachea tiroide
141
Cuore
Inoltre è direttamente collegata, tramite un canale energetico, alla ghiandola
pineale.
Il 4° chakra (del cuore) è l’ultimo chakra che riguarda la struttura fisica/anatomica
del corpo come lo percepiamo (4= materia), mentre il 5° chakra è il primo degli
ultimi tre che stanno ad indicare il passaggio ad una realtà superiore, sovrasensibile,
in grado di superare il dualismo della realtà materiale, insomma una realtà
quantico/caotica.
La realtà governata dai primi 4 chakra è una realtà fondata su campi
elettromagnetici (vedi le differenze di potenziale di membrana che sono alla base
del funzionamento delle cellule, la registrazione di tale attività a livello cardiaco con
l’ECG e cerebrale con l’EEG).
La realtà governata dagli ultimi tre chakra è fondata invece su campi vibrazionali: il
primo è quello sonoro, generato dal 5° chakra (quello della gola, del suono).
Il timo è la struttura di passaggio fra queste due diverse realtà ed il suo nome
esprime la preghiera come desiderio/impulso verso realtà superiori cui l’essere
umano aspira in quanto riconoscimento /realizzazione del proprio essere.
Sul piano materiale/dualistico, anatomico/funzionale, ciò si traduce in sistema
immunitario, fondamentale per il riconoscimento ed il mantenimento del self/non
self dell’individuo.
Secondo il dott. John Diamond, il picchiettamento della zona del timo ha come
effetto il rafforzamento funzionale di questa ghiandola.
Il dott. Ilio Neiman, medico naturopata che opera a Roma, ha ampliato questo tipo
di approccio.
In una conferenza/incontro tenuto a Napoli nel 2015, il dott. Ilio Neiman ha
illustrato come vi siano fondamentalmente tre zone cutanee di proiezione del
sistema immunitario:
142
1) la zona tutta intorno all’ombelico. Essa corrisponde alle placche di Peyer che
sono degli addensamenti di tessuto linfatico presenti nell’intestino ileo e
tenue. Questa zona è attiva soprattutto nella protezione dai batteri.
2) La zona corrispondente al timo, localizzata sulla parte alta dello sterno, attiva
soprattutto nella protezione da virus.
3) La zona sopra la radice del naso, al centro tra i due sopracigli che corrisponde
al corpo calloso, struttura del SNC posta fra i due emisferi che sarebbe
coinvolto nelle malattie degenerative del SNC e nelle infezioni da funghi (ciò
non è conosciuto dalla medicina ufficiale).
Il picchiettamento di queste zone va effettuato con i polpastrelli, tenendo le dita a
martello, in maniera non violenta.
Prima si picchiettano, con una sola mano, in successione, le singole tre zone.
Poi , a due mani si picchiettano insieme:
zona 1 + zona 2
zona 1 + zona 3
zona 2+ zona 3
Con questa procedura non solo si attivano i singoli distretti del sistema immunitario,
ma si facilità “il dialogo” fra questi, favorendo una modulazione complessiva del
sistema.
Tutto il processo non richiede più di otto/dodici minuti ed andrebbe praticato una-
due volte al giorno.
Esistono poi delle tecniche che servono ad una riattivazione del timo dal punto di
vista strettamente energetico.
Queste tecniche si basano sia sulla attivazione di specifiche energie/processi
energetici, sia su processi di visualizzazione unitamente a pratiche particolari di
respirazione.
143
In ogni caso questi diversi approcci condividono tutti una stessa realtà: dal punto di
vista energetico esiste una strettissima connessione tra timo e ghiandola pineale o
epifisi.
La ghiandola pineale — o epifisi — è una ghiandola endocrina del cervello dei
vertebrati.
Situata al centro del cervello, è collegata, mediante alcuni fasci nervosi pari e
simmetrici (peduncoli epifisari) alle circostanti parti nervose ( nervi ottici/retina,
ipofisi, ipotalamo).
La pineale, durante le ore di buio, se non è esposta alla luce, produce Melatonina,
un ormone importantissimo che regola i ritmi sonno-veglia e i ritmi circadiani,
migliora le difese immunitarie, combatte i radicali liberi ed influenza l’attività
dell’ipofisi (che si potrebbe definire la centrale di comando di tutto il sistema
endocrino).
144
La ghiandola pineale, inoltre, produce ciò che e' conosciuto come DMT, sostanza in
grado di portare l'individuo ad avere viaggi extradimensionali ed extratemporali.
Ciò accade di notte durante i sogni, quando la pineale e' maggiormente attiva.
La ghiandola pineale va progressivamente incontro a calcificazione con conseguente
atrofia progressiva.
La causa principale di questa calcificazione è la formazione di depositi di fluoro,
proveniente o da acque idrotermali ricche di per sé di tale elemento, o da acque
potabili appositamente arricchite.
Altre fonti responsabili di assunzione eccessiva di fluoro sono: additivo nei dentifrici
e colluttori, integratori alimentari, superfici polimere di fluoruro che si trovano
come antiaderenti nelle pentole e nelle lamette da barba.
Nelle pratiche esoteriche la pineale è chiamata anche terzo occhio: essa è associata
ad una visione che va oltre quella puramente fisica, alla evoluzione del sé interiore,
al collegamento con il trascendente ed è quella parte del corpo che viene risvegliata
negli stati meditativi.
Anche alcuni tipi di suoni ed energie avrebbero la capacità di ripulire e riattivare
queste funzioni della pineale.
Fu Galeno che diede tale nome alla ghiandola, perché somigliante ad una pigna.
Sarà una coincidenza (casuale o reale?), ma il simbolo della pigna è presente in
moltissime culture: da quella sumerica a quella egizia.
Lo scettro di Osiris è rappresentato da
due serpenti che si incrociano (DNA)
intorno ad un’asta centrale (colonna
vertebrale) che termina in una pigna
(pineale): è lo stesso segno del nostro
caduceo, solo che noi ci siamo
dimenticati della pineale.
145
Persino nella simbologia del cattolicesimo è presente la pigna!
Quella che segue è la rappresentazione, presso gli antichi egizi, dell’ “Occhio di
Horus” (Il signore dei Cieli), simbolo potentissimo di regalità e di protezione,
chiamato anche Udjat o Occhio della perfezione.
L’occhio di Horus è chiamato anche “Occhio di Rha”, il dio del sole.
Non è veramente strana la incredibile rassomiglianza tra la rappresentazione grafica
dell’occhio di Rha con quella delle strutture cerebrali di cui stiamo parlando?
Fontana nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani e
due immagini della ferula del Papa
Occhio di Rha
146
Ma le casualità non finiscono qui.
In base alle antiche tecniche di misurazioni egiziane, il disegno dell’occhio è
composto da differenti frazioni, ognuna con un suo significato
147
½ rappresenta l’odore (forma di naso al lato dell'occhio)
¼ rappresenta la vista e la luce (pupilla)
⅛ rappresenta il pensiero (sopracciglio)
1/16 rappresenta l’udito (freccia sul lato dell’occhio che punta verso l’orecchio)
1/32 rappresenta il gusto, il germogliare del frumento (coda curva)
1/64 rappresenta il tatto (piede che tocca terra).
Tutto il sistema di calcolo è basato sulla frazione 64/64: questo numero non vi
ricorda qualcosa, tipo le 64 possibilità di triplette del DNA?
E non vi rievoca il significato misterico del numero 64 ( 6+4=10)?
In realtà, sommando tutte le frazioni corrispondenti ai vari pezzi dell’occhio di Horus
si ottiene 63/64 e non 64/64. Gli egiziani dicono che l'1/64 mancante sarebbe
comparso grazie a una magia del dio Thot ( Thot è il nome greco dato alla divinità
egizia che insegnò agli uomini la scrittura, la magia e la scienza). Il Thot egizio veniva
rappresentato in sembianza di ibis, uccello caratterizzato da un lungo collo curvo,
(da cui la denominazione di dio-ibis).
Probabilmente la mancanza di 1/64 esprime semplicemente che in generale,
nell'eseguire una divisione, non importava andare oltre la approssimazione del
risultato esatto per 1/64.
Questa spiegazione potrebbe soddisfare, ma certo incuriosisce non poco cosa ci
potrebbe essere dietro la magia di Thot.
Nella stele marmorea di Nebipusesostri, risalente al regno di Amenemhet III
(faraone appartenente alla XII dinastia egizia e vissuto circa tra il 1860 AC e il 1814
148
AC), invece del consueto solo occhio sinistro, sono rappresentati due occhi di Horus
(destro e sinistro: maschera a doppia fessura? ) e tra questi si scoprono tre simboli .
Se si pone 1/128 (la metà di 1/64) al posto di ognuno dei due simboli esterni e 1/64
(che è la loro somma) a quello centrale, avremo ottenuto il 1/64 mancante.
Il simbolismo di ciò potrebbe essere che solo se si supera la realtà duale (ogni
singolo occhio + ogni singolo 1/128 ) si può arrivare alla perfezione (64/64)
rappresentata dal numero 10 (6+4) che simboleggia appunto la perfezione e che
contiene la globalità dei principi universali: esso esprime la totalità, il compimento,
la realizzazione finale in quanto riunisce in una nuova unità tutti i principi espressi e
la imperfezione del duale: vedere lo splendore!.
Secondo alcuni autori, ognuno di quei tre simboli si riferiscono al cuore e trachea:
ma che, forse gli antichi egizi intendevano parlare del timo?
E’ tutto un caso?
O invece non è più probabile che i nostri antenati conoscessero realtà la cui
simbologia e la cui essenza sono andate completamente perse?
149
Tutto quello che ci impedisce di accedere alla “ SAPIENZA” insita dentro di noi, lo
dipaniamo,sciogliamo, spezziamo, frantumiamo, distruggiamo e spazziamo via ora?
Tutto quello che ci blocca e ci impedisce di accedere alla CONOSCENZA ed alla SAPIENZA insiti nel nostro DNA ancestrale/cosmico lo dipaniamo sciogliamo spezziamo frantumiamo distruggiamo e spazziamo via ora? E tutto quello che può dare l’opportunità che nella nostra vita emergano queste realtà completamente nuove, diverse, lo creiamo e concretizziamo ora lasciando che emergano? Si!! E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Tutti i cosiddetti principi scientifici del mondo duale secondo cui è vero solo ciò che è dimostrabile secondo la logica lineare del principio causa/effetto e della sperimentazione ripetibile, e che ci blocca nella non conoscenza della intuizione e del semplice sapere/accogliere ciò che è insito e vero in noi, lo dipaniamo sciogliamo spezziamo frantumiamo distruggiamo e spazziamo via ora? E tutto quello che può dare l’opportunità che nella nostra vita emergano queste realtà completamente nuove, diverse, lo creiamo e concretizziamo ora lasciando che emergano? Si!! E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Quale realtà quantico/caotica possiamo accogliere ed essere per poter accedere alla verità meravigliosa e splendente che siamo ed alla realtà meravigliosa e splendente che possiamo essere, invece di dibatterci nell’eterno dualismo che ci blocca nel non essere che la nostra vita è? E tutto quello che ci impedisce di scegliere e creare ciò, lo dipaniamo sciogliamo spezziamo frantumiamo distruggiamo e spazziamo via ora? Si!! E tutto quello che può dare l’opportunità che nella nostra vita emergano queste realtà completamente nuove, diverse, lo creiamo e concretizziamo ora lasciando che emergano? Si!! E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
150
L’AMORE
Sono perfettamente consapevole che, come mi ha detto un amico, con questo
capitolo vado a mettermi in un vespaio: ancora una volta faccio presente che non
pretendo minimamente di dire LA VERITA’.
Il mio è semplicemente un punto di vista, più o meno interessante.
Quello che sarebbe veramente utile è invece stimolare anche altri punti di vista: il
confronto senza pregiudizi e giudizi ci apre a nuove possibilità.
Come può essere meglio di così?
Non credo che oggi esista al mondo una parola più inflazionata - amore - e, quindi,
più incomprensibile, perché diventata priva di reale significato.
Anzitutto con questa unica parola si esprimono cose molto diverse tra loro: si parla
di amore di Dio, amore per Dio, amore coniugale, amore per i figli, amore per i
genitori, amore per la famiglia, per la natura, per “gli altri”, amore per se stessi, per
il lavoro, per lo sport, per la casa, gli animali e se ne avete altre aggiungetele
tranquillamente: qualcuna in più non cambia il problema.
La seconda osservazione è che “ ti amo” o “amo questa cosa” spessissimo viene
detto per esprimerere una cosa completamente diversa e che andrebbe tradotta
con “ho bisogno di te” o “ho bisogno di questa cosa”.
La terza osservazione è che paradossalmente la stessa parola sta ad indicare
l’opposto di quello che “amore” dovrebbe intuitivamente significare.
E’ l’ “amore” per Dio che conduce quelli dell’isis a sterminare gli “infedeli”, o che ha
portato la chiesa a bruciare coloro che venivano considerati eretici, o le “streghe” o
intere popolazioni, con l’intento di convertirli all’ ”amore” per Dio o di Dio.
E’ l’ “amore” per la ex compagna o moglie che porta l’ex marito o ex compagno ad
ammazzare la propria ex, magari aggiungendoci anche eventuali figli, sempre per
“amore”.
E che dire dell’amore filiale che si traduce in assassinio dei genitori, dell’amore
materno che porta ad abbandonare il neonato in un cassonetto, dell’amore per lo
151
sport che si traduce in doping, dell’amore per il prossimo che sfocia in pedofilia, e
così via?
Poveri noi! A questo punto mi verrebbe da dire che è molto meglio non amare e
dimenticare questa parola per sempre!
Già, mi potreste dire, ma il vuoto che rimane (perché un vuoto rimane!) come lo
riempiamo?
Il problema di fondo mi sembra sia il fatto che la parola “amore” oggi stia ad
indicare più delle emozioni, dei sentimenti, una sovrastruttura mentale/emozionale
e non invece una realtà.
Ritengo illuminante, a questo proposito quanto detto da Gesù ( Giovanni 15, 13-15):
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri , come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete
miei amici se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo
non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici , perché tutto quello
che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”.
Quello che mi ha colpito profondamente è stata la frase “Nessuno ha un amore più
grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Anzitutto Gesù sottintende una diversità di amori (amore più grande), ma poi ne dà
una definizione: “dare la vita per i propri amici”.
Qui, ci sono diverse considerazioni da fare.
Osservate bene: Gesù, che si considerava Figlio di Dio (anche se, come già visto, non
lo andava dicendo in giro) e che stava in costante comunicazione con “il Padre” -
sorpresa! - non dice affatto che l’amore più grande è amare Dio! …. Noooo!... amore
più grande è “dare la vita per i propri amici”!
A questo punto, per intendere bene quel che dice Gesù, dobbiamo chiedere aiuto
alla filologia, e “leggere” la versione greca dei Vangeli, più antica di quella latina su
cui si basa l’attuale versione.
152
Già ho detto come la lingua greca, molto più della nostra, abbia una ricchezza di
termini tale da riuscire a cogliere sfumature di significato che noi abbiamo perso.
In greco antico vi sono almeno tre termini che possono essere tradotti come
“amore”: Eros, Agape e Filia.
- Eros è l’amore dei sensi
- Agape è l’Amore spirituale o universale, disinteressato. Questo è il termine
che Gesù usa per indicare l’amore di Dio che eleva l’uomo e gli fa comprendere che
non è lui a possedere Dio ma Dio che lo possiede.
- E poi ci sono i termini filia/filos che Gesù usa nella frase “Nessuno ha un
amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Filia è l’amore che si stabilisce in un rapporto di complice amicizia, di affiatamento e
di comunità di intenti. Filos (amici) in greco significa: “amico, amante, colui che è in
confidenza o in profondità con qualcuno”. Filía, che deriva a sua volta da Fílos, non
era caricato di quel valore sentimentale e affettivo che la parola “amicizia” oggi ci
evoca: la parola esprimeva innanzitutto e più basilarmente una relazione di
appartenenza.
Insita nella relazione di filía c’è la reciprocità della relazione stessa, una reciprocità
che però non assimila le parti coinvolte l’una all’altra .
Fílos è colui che si trova in una relazione di appartenenza non identitaria.
Fílos è al tempo stesso irriducibile diversità dall’altro e coinvolgimento essenziale
con l’altro.
D’altra parte Gesù lo afferma chiaramente: non vi chiamo più servi perché il servo fa
semplicemente ciò che il padrone gli dice, non ha bisogno e non deve capire il
perché. Io invece vi ho reso partecipi di tutta la mia consapevolezza, per cui ora
sapete il perché di quello che vi chiedo. Siamo partecipi, anche se in modo diverso,
e condividiamo la stessa realtà del Padre, di cui non vi ho taciuto nulla: per questo vi
chiamo amici.
153
Ne consegue che “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
propri amici” con i quali si condivide una realtà, un progetto, una appartenenza non
identitaria.
La frase “dare la vita per i propri amici” Gesù la ha interpretata fin dentro il suo
significato letterale di “morire per”…, così come tutt’oggi fanno tanti sconosciuti,
che preferiscono morire piuttosto che rinnegare la propria “Filia” con Gesù.
Ma in senso più ampio, la frase “dare la vita per i propri amici” si dovrebbe anche
interpretare come “dedicare la vita ai propri ”amici”, “spendere la propria vita per
“gli amici”.
A questo punto, alla luce di quanto detto, come possiamo sostituire la parola
“amore”?
Forse si potrebbe con la parola “servizio”, ma da sola questa parola in realtà non è
sufficiente. Essa infatti può esprimere due realtà:
1) “essere al servizio di ….”
2) “essere in servizio per …”
Ne cogliete intuitivamente la differenza ?
In effetti “essere al servizio di ….” riconduce la persona ad uno stato di servitù,
mentre “essere in servizio per …” mantiene la persona libera da qualunque
identificazione o servaggio con l’altro.
Faccio un banale esempio.
Un medico lavora in ospedale (ma l’esempio vale per qualunque tipo di lavoro):
“è in servizio per” curare, aiutare, sostenere tutti i malati che gli si presentano.
Se invece “è al servizio di” un malato, potrà curare, aiutare, sostenere solo quello.
Se invece “è al servizio di” se stesso, il medico vivrà il suo lavoro unicamente come
fonte di possibile guadagno, o fama, o realizzazione di sé, a scapito o addirittura
contro l’interesse dei suoi pazienti.
Ed allora, nella nostra vita cosa stiamo scegliendo: “essere al servizio di …” o
“essere in servizio per …”?
154
Ed ancora: quale è quella realtà nella quale siamo “al servizio di” ?
Quale è quella realtà nella quale siamo “in servizio per” ?
Volendo esprimerci con una visione quantico/caotica: qual è l’insieme
quantico/caotico all’interno del quale siamo “in servizio per” ?.
L’insieme quantico/caotico di cui parlo è quella realtà in cui siamo “in servizio per”:
può essere una persona, la famiglia, il lavoro ecc.
Naturalmente nella vita di una persona possono coesistere più di un insieme
quantico/caotico di servizio.
Perché parlo di insieme quantico caotico?
Perché quella realtà è formata da componenti (almeno due) il cui totale è superiore
alla somma dei singoli componenti e le cui caratteristiche e capacità di variazione di
risposta dipendono dal grado di strutturazione dell’insieme “sistema” e dal tipo di
stimoli cui è sottoposto. Se all’interno di questo insieme io sono “al servizio di”,
allora non potrò portare nessun elemento di consapevolezza, e quindi di possibilità
diversa di risposta o comportamento ed il sistema tenderà a strutturarsi ed irrigidirsi
sempre di più. Viceversa, se sono “in servizio per” allora, non essendo schiavo di
nessuno, potrò essere “quanti” di diversa consapevolezza che potranno portare il
sistema quantico/caotico ad essere meno strutturato e quindi capace di dare diverse
possibilità di risposta e modi di esistere.
Ho accennato che nella frase “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la
vita per i propri amici” é sottintesa una diversità di amori tra i quali il più grande è
“dare la vita per i propri amici”.
Questa frase, intesa come “essere in servizio per”, infatti, rappresenta la legge
fondamentale dell’universo quantico/ caotico.
Nelle pagine precedenti ho tentato di chiarire come, secondo la fisica quantistica e
la teoria del caos, l’universo non abbia una forma preconfezionata di unica
possibilità di manifestazione.
155
Esso sembra apparire piuttosto come una informe matrice di “quanti” (energia), la
cui organizzazione/manifestazione obbedisce sostanzialmente all’osservatore: siamo
noi che decidiamo, a seconda di quelli che sono i nostri pensieri, il nostro modo di
“vedere, sentire, essere”.
Ricordate i vecchi detti popolari “piove sempre sul bagnato” o “il cane morde
sempre lo stracciato”?
Questi detti esprimono bene questa realtà: se io mi sento uno sfortunato, un
poveraccio, l’ universo certamente farà di tutto per assecondare questa mia visione
e nella mia vita continueranno sempre a manifestarsi episodi e situazioni che
confermeranno questa mia visione.
Abbiamo anche visto che però la mia vita può cambiare, per effetto di una serie di
input che la vita stessa offre: se comincio ad essere un sistema sufficientemente
caotico, l’universo continuerà a creare possibilità e realtà nuove, che mi
orienteranno sempre più verso modi diversi di vedere/vivere e quindi verso una
nuova creazione della vita, sempre più secondo le mie necessità del momento.
Insomma sembra proprio che la legge a cui obbedisce l’universo quantico/caotico
non è affatto quella dell’ordine meccanicistico di causa ed effetto, ma esattamente il
contrario: quella di “essere in servizio per” creare una serie infinita di nuove
possibilità a seconda dei desideri e delle necessità dell’essere umano.
Ecco perché l’”essere in servizio per” è la forma più grande di amore: essa non è
altro che la legge a cui si ispira il funzionamento dell’intero universo
quantico/caotico, di cui l’essere umano dovrebbe e potrebbe essere parte
consapevole ed armonica ispirando ad essa ogni modo di essere nella propria vita.
Se c’e una scala di “amori” (di cui abbiamo affrontato il vertice) ce ne saranno
inevitabilmente altri: gli scalini di questa “scala”.
Questo è un modo non quantico/caotico di affrontare il problema: parlare di scala
significa implicitamente esprimere un giudizio: ce ne è uno su un gradino più basso
ed un altro su un gradino più alto, uno “migliore” di un altro.
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Superando ed andando oltre ogni giudizio di “migliore” e quindi di “giusto o
sbagliato” si può semplicemente dire che esistono tanti modi per esprimere
l’”amore”, parola che però probabilmente, a questo punto, sarebbe più opportuno
sostituire con interesse, intesa come particolare attenzione rivolta verso qualcuno o
qualcosa.
Gli interessi di un essere umano possono essere infiniti quanto le cose che esistono
al mondo: non esiste un interesse sbagliato ed uno giusto, esistono solo l’interesse,
la passione per l’esistente, nelle sue infinite forme.
Quello che invece è importante è che ogni interesse dovrebbe esprimersi secondo la
legge dell’ ”amore più grande” (cioè quella che informa, regola tutto l’universo) :
”essere in servizio per”.
Proviamo ad affrontare qualche tema, qualche interesse/amore, magari
cominciando da quello probabilmente considerato il più scabroso : l’eros.
Eros può essere tradotto semplicemente come amore per/dei sensi.
Eros, e quindi erotico, è abbandonarsi e vivere intensamente il profumo di una rosa,
della terra o dell’erba, della donna o dell’uomo che ci è accanto.
Eros/erotico è abbandonarsi alla visione affascinante o estatica di una bellezza, sia
essa un quadro, una pianta, un viso, un corpo.
Eros/erotico è apprezzare e godere pienamente del sapore di una pietanza, un vino,
di un bacio.
Eros/erotico è la piacevolezza di abbandonarsi al tocco morbido del pelo di un
animale, della pelle della persona che ci è accanto, del calore di una stufa quando
siamo morti di freddo o del fresco del mare quando siamo soffocati dal caldo.
I sensi fanno parte del modo di funzionare del nostro corpo e ci permettono di
vivere in questo mondo.
Noi non siamo il nostro corpo, ma non possiamo ignorare le sue necessità,
esattamente come non possiamo ignorare le nostre necessità che ci spingono ad
andare “oltre” il nostro corpo e questa realtà.
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L’erotismo è semplicemente una componente della vita del nostro corpo: per quale
motivo dovremmo giudicarlo “cattivo” ed abolirlo? Dopo tutto, il corpo che abbiamo
fa molto per noi: perché non dovremmo, quando possibile, gratificarlo in qualche
modo, essere in servizio anche per lui, nelle forme e nei modi a lui più graditi?
Ricordo un film il cui protagonista è un giovane dall’olfatto estremamente
sviluppato, potremmo dire addirittura molto più di quello di un cane.
Questa caratteristica lo porta prima a lavorare per un profumiere di cui fa la fortuna
per gli incredibili profumi che riesce a creare, poi lo porta alla ricerca sempre più
esasperata del “profumo perfetto”. Incamminato su questa strada giunge ad
uccidere alcune donne delle quali percepisce il profumo particolare: utilizza alcune
parti del loro corpo per creare le essenze del profumo perfetto.
Diventato pluriomicida ormai braccato dalla polizia, alla fine si cosparge del profumo
creato e si lascia letteralmente mangiare vivo dagli abitanti del quartiere, che a ciò
vengono spinti proprio dal percepire il profumo da lui creato e di cui si é cosparso il
corpo.
Questo mi sembra un buon esempio di come un erotismo, di per se normale, possa
portare alla distruzione di se stessi se viene vissuto all’esterno della legge
fondamentale dell’universo.
E’ quello che succede, per esempio, anche negli obesi.
L’erotismo del godere dei sapori dei cibi, vissuto all’interno della legge dell’universo
(in questo caso essere al servizio del corpo), non dovrebbe condurre all’abbandono
della salute del corpo. Non credo proprio che il corpo degli obesi sia contento delle
limitazioni delle attività e delle molteplici patologie che lo affliggono e lo limitano,
conseguenza non di un erotismo, ma di un egoico bisogno asservito agli schemi
psico/mentali della persona.
Naturalmente l’erotismo, essendo semplicemente “diverso” e non migliore o
peggiore, può tranquillamente coesistere, per esempio, con “filia”: in questo caso il
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contenuto della legge universale si arricchisce per la contemporanea presenza del
voler onorare i “filoi”, con i quali condividiamo il momento conviviale.
Certamente erotismo, sessualità (inteso nei termini di cui ne ho parlato in
precedenza) e “filia” possono coesistere nel rapporto genitale, che nell’essere
umano non può essere assolutamente catalogato come semplice strumento per la
conservazione della specie.
Gli infiniti modi in cui erotismo, sessualità, “filia” e genitalità possono coesistere e
mescolarsi determinano le svariate modalità di contenuti ed espressioni del
rapporto di coppia.
Nessuna di queste realtà è sempre identica in una persona, nel corso della sua vita.
L’essere umano ha una caratteristica: possiede contemporaneamente due realtà che
sono inconciliabili secondo la logica lineare : da un lato un principio di identità
immutabile (io sono Vincenzo Longo da quando sono nato, anzi da quando sono
stato concepito e probabilmente anche da prima), dall’altra il mio modo di essere è
cambiato nel tempo.
Nessuno di noi è eguale a quando era neonato, adolescente, giovane, o è identico a
30, 20, 10, 5 anni fa : ognuno di noi è cambiato non solo nel fisico, ma anche
mentalmente, affettivamente, psichicamente. Rispetto a venti anni fa non siamo né
migliori né peggiori, siamo semplicemente diversi, e questo perché non possiamo
impedirci di essere un sistema quantico/caotico che varia le sue capacità di
manifestazione in risposta ai tanti stimoli che comunque riceviamo nel corso della
vita.
In un quadro generale di questo tipo, pretendere che un rapporto di coppia sia “per
sempre” mi sembra la cosa più improbabile che esista.
Non dico che sia impossibile, dico improbabile, per le numerosissime varianti che
possono intervenire nel rapporto di coppia, o più generalmente umano, e che
possono portare alla rottura dell’insieme quantico/caotico rappresentato dal
rapporto.
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Forse diventare consapevoli di queste realtà ci aiuterebbe a vivere una vita migliore,
con più senso, con più armonia e senza tante colpe ed insoddisfazioni.
Anche il modo di essere consapevoli della legge dell’“essere in servizio per” e le sue
manifestazioni possono cambiare nel tempo: i problemi cominciano quando questa
legge viene ignorata e la vita di una persona si esaurisce nell’”essere al servizio di se
stessi”.
Tutte le false credenze che ti sono state inculcate, tutte le bugie che ti sei bevute e
tutti i giudizi su di te e la tua vita che danno gli altri e che dai tu stesso e che ti
hanno portato e portano a fare della tua vita un continuo e solo essere al servizio di
…, tutto ciò lo dipani ,sciogli, spezzi, frantumi, distruggi e spazzi via ora?
E tutto quello che può dare l’opportunità che nella tua vita emerga questa realtà
completamente nuova e diversa di essere in servizio per lo crei e concretizzi ora,
lasciando che emerga? Si!! E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Tutto quello che ti impedisce di diventare consapevole dell’insieme quantico/ caotico
all’interno del quale puoi creare e realizzare la tua libertà di essere in servizio per,
tutto ciò lo dipani ,sciogli, spezzi, frantumi, distruggi e spazzi via ora?
E tutto quello che può dare l’opportunità che nella tua vita emerga questa realtà
completamente nuova e diversa lo crei e concretizzi ora, lasciando che emerga? Si!!
E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Tutto quello che ti impedisce di pensare e creare un’ insieme quantico/ caotico
ancora più grande o diverso dall’attuale all’interno del quale hai creato la tua
libertà di essere in servizio per, tutto ciò lo dipani , sciogli, spezzi, frantumi,
distruggi e spazzi via ora?
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E tutto quello che può dare l’opportunità che nella tua vita emerga questa realtà
completamente nuova e diversa lo crei e concretizzi ora, lasciando che emerga? Si!!
E COSI’ SIA AMEN OM OOOOMMMM.
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ANCORA SUL MONDO QUANTICO: LA NATURA
Si è già accennato a come la incredibile ed infinita varietà di manifestazione del
mondo della natura obbedisca al principio quantico/caotico di un sistema altamente
poco strutturato e quindi altamente sensibile ad ogni stimolo.
La scienza ci dice che in realtà alla base di tutte le infinite manifestazioni della
natura vi sia un numero relativamente piccolo di molecole ed un numero ancora più
piccolo e limitato di atomi: le diverse possibilità di aggregazione e combinazioni di
questi dà poi origine alla infinità di manifestazioni della natura. Ma noi sappiamo
che tutti i vari atomi sono a loro volta formati da un numero ancora più limitato di
realtà, i quanti, che sono sostanzialmente energia: in ultima analisi le infinite
possibilità di aggregazione e condensazione di queste energie sono alla base di ogni
manifestazione della natura.
Un’ idea di come funzioni questo principio la si può avere se si osserva il fenomeno
della vaporizzazione dell’acqua.
Mettiamo una pentola piena d’acqua sul fuoco.
Possiamo considerare l’acqua come un sistema altamente caotico: infatti non ha una
forma propria e definita, ma assume la forma del suo contenitore.
Il fuoco è lo stimolo al quale sottoponiamo il sistema caotico.
All’inizio sembra che non succeda nulla, ma poi cominciano a comparire piccolissime
bollicine sul fondo e sulle pareti della pentola: sono i gas naturalmente sciolti
nell’acqua che, con l’aumentare della temperatura, si dilatano e cominciano a
diventare visibili. Man mano che la temperatura aumenta queste bollicine diventano
sempre più grandi e compaiono zone in cui sono osservabili, ad occhio nudo, zone di
diversa densità dell’acqua.
Di colpo l’acqua comincia a bollire: il movimento delle molecole, per effetto del
continuo aumento della temperatura dell’acqua sino ad un valore critico, diventa
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talmente violento da modificare i legami tra le molecole e trasformare l’acqua
liquida in vapore.
Possiamo considerare questo fenomeno secondo il principio dell’effetto farfalla: per
sommazione di stimoli, inizialmente apparentemente inefficaci, si arriva ad un
cambiamento radicale e profondo di una realtà.
Questo principio lo si può anche esprimere dicendo che variazioni quantitative
(inizialmente anche piccole) di una realtà (la temperatura dell’acqua) si traducono in
variazioni qualitative della realtà stessa (trasformazione dell’acqua in vapore).
Queste leggi funzionano anche per noi esseri umani: le realtà che noi definiamo
nascita e morte possono essere interpretati in questo modo.
La pubertà è un altro momento in cui variazioni quantitative (produzione di ormoni)
si traducono in variazioni qualitative (passaggio dalla fanciullezza ad essere umano
adulto), sia sul piano fisico che su quelli psico/mentale e sociale.
In effetti, se analizziamo bene la nostra vita, non possiamo non renderci conto che
tutti i cambiamenti importanti nella nostra evoluzione personale, non si sono affatto
manifestati in modo graduale e dolce, ma sempre attraverso momenti di “crisi”, che
possono anche essere vissuti con sofferenza, dato che si tratta appunto di momenti
di profondo cambiamento di stato, ai quali non raramente opponiamo anche una
certa resistenza, più o meno conscia.
Probabilmente questi principi regolano l’evoluzione stessa della natura.
Noi sappiamo che la Terra ha subito, nel corso di tempi per noi enormi ed
inimmaginabili, profondissime trasformazioni: dal tempo di Pangea (tutte le terre
emerse racchiuse in un unico blocco) a quello della formazione dei continenti, alle
varie epoche glaciali che hanno comportato trasformazioni profondissime (per
esempio sono state trovati reperti fossili di conchiglie marine nel deserto del Sahara
e sulle Alpi) sino ad arrivare alla attuale conformazione.
Nel corso di questi miliardi di anni è comparsa la vita: anche questa ha seguito gli
stessi principi.
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Ne è un esempio l’improvvisa scomparsa del mondo dell’“infinitamente grande” dei
dinosauri, forse per un (casuale?) impatto della Terra con un enorme meteorite.
La vita non morì, ma assunse manifestazioni diverse.
E poi è comparso l’essere umano, nella cui storia ed evoluzione sono rintracciabili gli
stessi principi: le storie del diluvio universale, della scomparsa di antiche civiltà e di
diverse manifestazioni dell’essere umano (i giganti), appartengono alla memoria
mitologica o religiosa di molte e diverse civiltà: tutto inventato?
Ma a questo punto mi viene da fare una considerazione e conseguente domanda.
Se si considera la storia della natura, si può evincere che essa basta a se stessa,
segue le leggi quantico/caotiche cui si adegua nel suo sviluppo e non ha bisogno di
altro: non ha certo bisogno dell’essere umano.
Viceversa è l’essere umano che ha bisogno della natura, senza la quale non
potrebbe sopravvivere.
Ed allora quale è il senso della presenza dell’uomo sulla Terra?
Una considerazione molto diffusa circa le “leggi della natura” è che quella
fondamentale sia la “legge del più forte”: nella scala delle forme di vita esistenti,
quelle che si trovano ad un gradino superiore si servono di quelle che stanno più in
basso per nutrirsi e sopravvivere.
In realtà questa è semplicemente la proiezione del modo in cui l’essere umano
“osserva” la natura, specchio del modo in cui pensa, si pone, nei confronti della
stessa: una realtà di cui servirsi, abusandone in ogni modo, per la propria
“sopravvivenza”, intesa unicamente come realizzazione di un profitto, di un
vantaggio.
La natura, invece, appare piuttosto come un insieme armonico, le cui componenti
non possono esistere l’una senza l’altra ed il cui totale è superiore alla semplice
somma delle singole parti, che sono dunque inscindibili l’una dall’altra.
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In questo insieme, la legge che regola i rapporti fra le parti non è quella “del più
forte” ma quella di “essere in servizio per”: ogni singola parte esiste in quanto serve
alla manifestazione di un tutto armonico, superiore alle singole parti.
Ma la natura non sembra possedere una consapevolezza di tale principio: essa si
limita a seguire la legge comportandosi di conseguenza (quello che noi chiamiamo
istinto).
Chi è che potrebbe avere la consapevolezza di tutto ciò? L’essere umano.
Il rapporto attuale fra essere umano e natura da un lato e fra esseri umani dall’altro,
è caratterizzato dal fatto che l’ uomo considera gli altri e la natura come “essere al
servizio di” se stesso, e quindi considera se stesso come “essere al servizio di”
qualcuno o qualcosa (potere, guadagno, interesse).
Ed è questo elemento di consapevolezza che l’essere umano porta all’interno del
mondo della natura, entrando violentemente in contrasto con i principi a cui essa si
adegua e introducendo nel sistema quantico/caotico “natura” elementi di
strutturazione e rigidità che non possono non avere, come risposta, che
“comportamenti” esplosivi di rifiuto/ribellione istintiva.
Anche il cane più docile, se lo costringi in un angolo picchiandolo, si rivolterà contro
ed alla fine ti attaccherà.
Come sarebbe se l’essere umano invece fosse capace di vivere il rapporto con la
natura come “filia”?
Come sarebbe se l’essere umano fosse capace di portare all’interno del sistema
quantico/caotico “natura” elementi di consapevolezza e adeguamento al principio
di “essere in essere in servizio per”?
Una vaga idea la possiamo avere osservando per esempio i rapporti che S. Francesco
aveva con gli animali.
Filo conduttore della esistenza di San Francesco è stato l’amore per la natura,
declinato in tutte le sue forme: non a caso San Francesco chiamava fratello il Sole e
sorella la Luna.
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Per lui tutti gli animali meritavano rispetto e il suo Cantico delle creature inizia
proprio con una lode: Laudato sie, mi Signore cum tucte le Tue creature.
Quelle che seguono sono le leggende che ruotano attorno al frate francescano e che
mostrano il suo stretto rapporto con gli animali.
La leggenda più conosciuta è quella legata al lupo che terrorizzava la città di
Gubbio. Si narra che Francesco riuscì a parlare con il lupo, domando la sua ferocia e
facendo tornare la pace nel paese.
E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio; ed entravasi domesticamente per le
case a uscio a uscio, senza fare male a persona e senza esserne fatto a lui; e fu
nutricato cortesemente dalle genti; e andandosi così per la terra e per le case,
giammai niun cane gli abbaiava dietro. (Fioretti, cap. XXI).
San Francesco e gli agnelli
Un episodio narrato da Tommaso da Celano racconta che un giorno Francesco e un
suo compagno si imbatterono in un uomo che portava due agnellini sulle spalle, per
venderli al mercato. Francesco, preso da pietà, sapendo che gli animali sarebbero
stati venduti e mangiati, diede all’uomo il suo mantello barattandolo con i due
agnellini.
San Francesco e i pesci
Si narra che quando Francesco vedeva pescatori che avevano fatto una
sovrabbondante pesca, chiedeva loro di rigettare i pesci in acqua. Un giorno, un
pescatore vedendolo passare, lo fermò e gli regalò una tinca appena pescata.
Francesco accettò il regalo, ma subito rigettò l'animale nell’acqua cantando le lodi di
Dio. La leggenda racconta che il pesce non andò via, ma rimase vicino al Santo a
giocherellare.
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San Francesco e le anatre
Nei racconti francescani, si narra di un miracolo avvenuto a Lugnano in Tavernina.
Un giorno San Francesco vide un lupo aggredire una donna per strappargli il suo
bambino. Il santo chiese alle anatre di rincorrere il lupo, esse lo raggiunsero
riportando il piccolo alla propria madre.
San Francesco e gli uccelli
Mentre si recava a Bevagna con altri frati, San Francesco entrò in un campo per
predicare agli uccelli. Leggenda vuole che essi si riunirono attorno a lui ascoltando le
sue parole.
Fratelli miei, voi dovete molta riconoscenza a Dio creatore, perché vi ha dato il
grande dono di volare nell'aria. Voi non seminate, non mietete, eppure Dio vi nutre e
vi da fiumi e fontane per bere. Voi non sapete filare e tessere, eppure Dio veste Voi e
i vostri figliuoli col più morbido e grazioso dei vestitini di penne e piume.
San Francesco e le allodole
Anche al 4 ottobre, giorno della morte del Santo, è legata una leggenda. Si narra,
infatti, che San Francesco prima di morire si mise a cantare un ultima volta il Cantico
delle Creature e d’improvviso le allodole, che di solito cantano al mattino, mentre in
quel momento era buio, lo accompagnarono con il loro suono, facendogli
compagnia fino alla fine.
Tutto quello che ti è stato inculcato in migliaia di secoli circa il fatto che la natura
sia al nostro servizio, e tutti gli atteggiamenti, le credenze, le scelte che
continuamente fai supponendo che la natura sia “al servizio per” noi, tutto ciò lo
dipani, sciogli, spezzi, frantumi, distruggi e spazzi via ora?
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E tutto quello che può dare l’opportunità che nella tua vita emerga queste realtà
completamente nuova e diversa di un rapporto con la natura basato sulla
consapevolezza di “essere in servizio per”, lo crei e concretizzi ora, lasciando che
emerga? Si!! E COSI SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Tutto quello che ti impedisce di essere in un rapporto di “filia” con la natura lo
dipani, sciogli, spezzi, frantumi, distruggi e spazzi via ora?
E tutto quello che può dare l’opportunità che nella tua vita emerga queste realtà
completamente nuova e diversa, lo crei e concretizzi ora, lasciando che emerga? Si!!
E COSI SIA AMEN OM OOOOMMMM.
Quale spazio di consapevolezza puoi immediatamente creare e manifestare per
essere da subito l’energia di un rapporto di “filia” con la natura?
Tutto quello che impedisce ciò, lo dipani, sciogli, spezzi, frantumi, distruggi e spazzi
via ora?
E tutto quello che può dare l’opportunità che nella tua vita emerga queste realtà
completamente nuova e diversa, lo crei e concretizzi ora, lasciando che emerga? Si!!
E COSI SIA AMEN OM OOOOMMMM.
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EPILOGO
Perché ho scritto queste pagine?
Tutto è iniziato con l’idea di ampliare una relazione sulle energie, fatta ad un
incontro di medici, ma da subito si è trasformato in qualche cosa di molto diverso
che si è andato plasmando man mano che scrivevo, senza un piano prestabilito.
Sono arrivato alla fine? Ho detto tutto quello che avevo da dire?
Non lo so.
Ma so che questo non è un punto di arrivo, ma di partenza.
Ormai il tempo di grandi trasformazioni per il mondo sta arrivando, è molto vicino:
adeguare i processi di trasformazione individuale è assolutamente necessario.
Forse questo è il mio piccolo contributo, se quanto esposto potrà servire a qualcuno.
Forse è solo il modo in cui ho fatto il punto su di me per poter ancora andare avanti.
Forse è tutte e due le cose o nessuna delle due.
Non lo so, non ne ho la minima idea e non credo sia importante saperlo.
Quello che posso fare è una serie di domande.
Come può essere ancora meglio di così?
Cosa può succedere di ancora più bello?
Cosa significa tutto questo?
A cosa mi serve?
Posso trasformarlo?
Come posso trasformarlo?
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Una cosa la so: è che è fortissima la tensione verso una realtà di ARmonia (IL Tutt’
Uno), di GIoia e LUce (perché si sta per disfare l’arazzo della polarizzazione), in una
sola parola verso ARGILU.
Ho impiegato 70 anni per arrivare a questo.
Magari ci risentiamo fra altri 70 anni per vedere come è andata a finire?
O forse solo fra 3/4/5 anni?
O fra un paio di mesi?
Cos’ altro è possibile?
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APPENDICE
Nel 2017 partirà un progetto mirante allo sviluppo delle capacità della mente
quantica/caotica.
Il progetto si articolerà in incontri mensili e si svilupperà su tre direttrici
fondamentali : apprendimento di tecniche miranti allo sviluppo del proprio essere
quantico/caotico, processi di trasformazione di se stessi, trasformazione del rapporto
con la natura.
La partecipazione è gratuita.
Chiunque fosse interessato può contattarmi:
Vincenzo Longo cell. 3498365227
Chi vuole, e nella misura in cui vuole, può contribuire al progetto, in maniera
assolutamente volontaria, con un versamento sul cc iban
IT89E0501803400000009013091 (Banca Etica) intestato a Vincenzo Longo .
Le date ed il luogo degli incontri saranno rese note sul sito:
vincenzolongoargilu.wordpress.com, dove sono disponibili anche altri contenuti.
Un particolare ringraziamento a Renata, senza il cui contributo questo sito non
esisterebbe.