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L’Osservatore Romano il Settimanale Città del Vaticano, giovedì 10 settembre 2020 anno LXXIII, numero 37 (4.061) Conversione ecologica

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L’Osservatore Romanoil SettimanaleCittà del Vaticano, giovedì 10 settembre 2020anno LXXIII, numero 37 (4.061)

Conversioneecologica

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L’Osservatore Romanogiovedì 10 settembre 2020il Settimanale

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L’OS S E R VAT O R E ROMANO

Unicuique suum Non praevalebunt

Edizione settimanale in lingua italiana

Città del Vaticanoo r n e t @ o s s ro m .v a

w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

ANDREA MONDAD irettore

GIANLUCA BICCINICo ordinatore

PIERO DI DOMENICANTONIOProgetto grafico

Redazionevia del Pellegrino, 00120 Città del Vaticano

fax +39 06 6988 3675

Servizio fotograficotelefono 06 6988 4797 fax 06 6988 4998

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telefono 06 6989 9480fax 06 6988 5164i n f o @ o s s ro m .v a

Una vita dedicata totalmente a servire i poveritra i più poveri. L’esempio di Madre Teresa diCalcutta non smette di attrarre persone in tut-to il mondo, credenti e non. Segno tangibiledi questa “forza” trasversale della “Santa degliultimi” è il fatto che nella giornata in cui ri-corre l’anniversario della morte, avvenuta il 5settembre 1997, e si celebra la sua memoria li-turgica, le Nazioni Unite osservano la Giorna-ta Internazionale della Carità. Una ricorrenzastabilita dall’Assemblea Generale dell’Onu che— nella risoluzione adottata il 17 dicembre 2012— cita espressamente Madre Teresa come mo-dello di amore verso i bisognosi. «Riconoscen-do che la carità costruisce la coesione sociale ela pace — osserva il cardinale Luis Antonio Ta-gle in una riflessione condivisa con i media va-ticani — le Nazioni Unite intendono sensibiliz-zare e mobilitare persone e organizzazioni per

aiutare gli altri attraverso attività filantropi-che». E sottolinea come «per la Chiesa» sia«significativa» la scelta del 5 settembre, datadella morte di Madre Teresa di Calcutta, unadonna conosciuta in tutto il mondo, vincitricedel premio Nobel per la pace, ma che avevacome sua unica missione servire il Signore at-traverso i poveri.

Il cardinale Tagle ricorda che Madre Teresaè tra i santi patroni di Caritas Internationalis,

di cui lui è presidente. Sottolinea inoltre che«attraverso la congregazione religiosa da leiistituita nel 1950, le Missionarie della Carità, ilsuo servizio di carità ha raggiunto i poveri inmolte parti del mondo». «Per Santa MadreTeresa — è la riflessione del porporato filippi-no — la carità consiste in piccoli gesti fatti peril bene degli altri. Ma i veri atti di carità pos-sono venire solo da una persona caritatevole.La fonte ultima della carità è Dio, il nostroDio vivente. “Dio è amore”, si legge nella Pri-ma Lettera di Giovanni 4, 8. L’amore è il no-me di Dio. Dio dà la vita, perdona i peccatori,protegge i deboli, nutre la terra, soffre con ipoveri, accompagna gli abbandonati. In Gesùl’amore di Dio ha sconfitto la morte». Ognipersona umana, ricorda ancora, «è creata a im-magine di Dio per essere il volto del Suo amo-re sulla terra» e sottolinea dunque come Ma-dre Teresa abbia «permesso a Dio che è Amo-re di trasformare la sua stessa persona in unostrumento della carità di Dio per i poveri».

Il presidente di Caritas Internationalis eprefetto della Congregazione per l’evangelizza-zione dei popoli si sofferma dunque su comelo spirito e l’esempio di Madre Teresa e delleMissionarie della Carità possano aiutaci inquesto tempo di prova segnato dalla pandemiada covid-19 che caratterizza anche la Giornatainternazionale della carità del 2020. «Tutti — èl’esortazione del cardinale Tagle — siamo chia-mati a fare atti di carità per alleviare la pover-tà e per favorire la stabilità e la pace. Ma nellospirito di Santa Madre Teresa, credo che la ce-lebrazione di quest’anno ponga domandemolto profonde: che tipo di persona sono?Che tipo di persone stiamo formando neinostri giovani? Rispettiamo le persone che so-no diverse da noi? La pandemia ha risvegliatoin noi l’istinto dell’amore o ci ha reso indiffe-renti? Oggi più che mai abbiamo bisognodi autentica carità da parte di persone auten-tiche!».

In tempodi pandemiariscopriamolo spiritodi santa Teresadi Calcutta

#editoriale

di ALESSANDROGISOTTI

Il cardinale Tagleper la festadella «Madredei poveri»

Madre Teresa, instancabile operatrice di carità,prega per noi, perché il nostro criterio di azionesia sempre l’amore gratuito, riversato verso tutti

senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione

(@Pontifex_it)

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L’auspicio di «un futuro pieno di speranza» per

il Libano e il ringraziamento al Signore per ilsuo amore «che si è espresso tramite la solida-rietà di molti», con l’affidamento del Paese deicedri — affinché realizzi la sua «vocazione dipace e di fraternità» — sono riecheggiatinell’accorata preghiera di Papa Francesco lettadal cardinale Pietro Parolin, segretario di Sta-to, tra la gente di Beirut, venerdì mattina, 4settembre, in occasione della Giornata univer-sale di preghiera e di digiuno per il Libano.Era stato lo stesso Pontefice ad annunciarlaall’udienza generale di mercoledì 2, stringendotra le mani una bandiera libanese recata da unsacerdote maronita. Un’iniziativa sostenuta an-che nella stessa Giornata del 4 con un tweetsull’account @Pontifex rilanciato dalla Retemondiale di preghiera del Papa e da VaticanMedia

Di vicinanza della «Chiesa cattolica in tuttoil mondo» al Libano e al suo popolo il porpo-rato ha parlato anche davanti ai leader religio-si riuniti nella cattedrale maronita di SanGiorgio, nella capitale, dov’è stata commemo-rata la tragica esplosione nel porto cittadinoavvenuta un mese fa. Il Papa, ha ricordato ilcardinale Parolin, «mi ha chiesto di venire quiper incontrarvi dopo aver lanciato il suo ap-pello per una “Giornata di preghiera, digiunoe solidarietà con Beirut” e con il Libano». E larisposta è stata «immediata ed è giunta datantissimi Paesi diversi, da tutti i continenti.Non siete soli!», ha assicurato il segretario diStato, che — dopo aver invocato da Dio il do-no della «sua pace a tutte le vittime della ter-ribile e tragica esplosione che ha rapidamentelacerato il cuore della città» — ha pregato per-ché il Signore «dia la forza per prenderci curadi ogni persona che è stata colpita e realizzareil compito di ricostruire Beirut». Quindi hafatto notare come nessuno possa «vivere inuna situazione di timore che la propria vita equella dei suoi cari possa essere minacciata inqualsiasi momento». Per questo, ha aggiunto,«siamo accanto a voi in silenzio e solidarietàper esprimere il nostro amore. Stando al vo-stro fianco, troviamo il coraggio di gridare in-sieme: “basta”». Nel suo discorso il cardinaleha anche messo in luce come «la nostra soffe-renza» possa «aiutarci a purificare le nostre in-tenzioni e rafforzare la nostra determinazionea vivere insieme in pace e dignità, a cercareuna governance migliore che favorisca la re-sponsabilità, la trasparenza e la responsabiliz-zazione».

Da qui il caloroso invito a sconfiggere insie-me la violenza e «tutte le forme di autoritari-smo, promovendo una cittadinanza inclusivabasata sul rispetto dei diritti e dei doveri fon-damentali». Richiamando il messaggio di PapaFrancesco per la LII Giornata mondiale dellapace (2019), il porporato ha esortato tutti ileader politici libanesi, «quelli dei partiti tradi-zionali ma anche quelli dei nuovi movimenti,a promuovere in modo sincero e concreto i ta-lenti dei giovani e le loro aspirazioni di pace edi un futuro migliore». Nessuno, ha ribadito,«deve manipolare i sogni delle generazioni piùgiovani, ma piuttosto agevolare la loro parteci-pazione attiva alla costruzione della società».Dopodiché il segretario di Stato ha rimarcato«l’importanza unica del Libano», che è partedella Terra santa «visitata da Nostro SignoreGesù Cristo e dai suoi apostoli, nonché da suaMadre, cara a tutti i libanesi, la Santa VergineMaria». I leader religiosi, ha aggiunto, hanno«la missione fondamentale di dare speranza auna popolazione colpita, di onorare e servire inostri fratelli e sorelle nell’umanità, a partireda quelli più vulnerabili».

In proposito il cardinale Parolin ha fatto ri-ferimento ai «bellissimi esempi di solidarietàvissuti in tutta Beirut», che «rafforzano la no-stra speranza e ispirano le nostre azioni futu-re». Rivolgendosi ai rappresentanti di varie or-ganizzazioni confessionali e della società civile

presenti all’incontro, il porporato si è dettoconsapevole che sono proprio essi «a soppor-tare la maggior parte della responsabilità» eche stanno impiegando «grandi sforzi per nonabbandonare nessuno in queste tragiche circo-stanze». Da qui l’auspicio che possano «conti-nuare a offrire un esempio di sincera solidarie-tà, fedele alla tradizione libanese di resilienza,

Non lasciatesolo il Libano

Il cardinaleParolin inviato

del Papanel Paese dei cedri

per la Giornatadi preghiera

digiunoe solidarietà

con Beirut

Il segretario di Statonella cattedrale maronitadanneggiata dalle esplosionidi un mese fa (Ansa)

#internazionale

CO N T I N UA A PA G I N A 4

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GIOVEDÌ 3«Rattristato dall’apprendere della morte delCardinale Adrianus Johannes Simonis, porgooranti condoglianze a lei e al clero, ai religiosie ai fedeli laici dell’arcidiocesi». Lo ha scrittoil Papa in un telegramma di cordoglio per lamorte dell’ottantottenne arcivescovo emerito diUtrecht — avvenuta nei Paesi Bassi nel tardopomeriggio di mercoledì 2 settembre — fattopervenire, in lingua inglese, al cardinale Wil-lem Jacobus Eijk, suo successore nella sedemetropolitana olandese. In particolare France-sco ha ricordato «la fedele testimonianza alVangelo» del compianto porporato «per i suoianni di devoto ministero episcopale alle Chie-se di Rotterdam e Utrecht e per i suoi preziosisforzi al servizio della comunione ecclesiale».

VENERDÌ 4Accolto in udienza, S.E. il Signor Patrick

Renault, Ambasciatore del Belgio presso laSanta Sede, in occasione della presentazionedelle Lettere Credenziali.

SA B AT O 5Ricevuti, nel Palazzo Apostolico Vaticano, i

Capitani Reggenti della Serenissima Repubbli-ca di San Marino, le LL.EE. i Signori Alessan-dro Mancini e Grazia Zafferan

Maria, la madre che ebbe cura di Gesù,si prende cura con affetto e dolore materno

anche di questo mondo ferito.

@Pontifex, 8 settembre, Natività di Maria

Nella mattina di lunedì 7settembre il Papa ha ricevuto inudienza il prefetto del Dicasteroper la comunicazione, PaoloRuffini, con monsignor LucioAdrian Ruiz, segretario, AndreaTornielli, direttore editoriale, eAndrea Monda, direttore de«L’Osservatore Romano», per lapresentazione del nuovo progettoeditoriale del quotidiano

”LUNEDÌ 7«Con profondo dolore» Francesco ha ap-

preso la notizia della morte del cardinale Ma-rian Jaworski, arcivescovo emerito di Lviv deiLatini (Ucraina) — avvenuta sabato 5 settem-

#7giorniconilpapa

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 3

Non lasciate solo il Libano

bre a Cracovia. Lo ha confidato egli stesso inun lungo messaggio di cordoglio inviato all’ar-civescovo Marek Jądraszewski, metropolitadella sede polacca, in cui ha voluto unirsi«nella preghiera di suffragio, a tutti i fedelidella Chiesa in Polonia e in Ucraina, in parti-colare nell’Arcidiocesi di Cracovia, nella Dio-cesi di Zamość-Lubaczów e nell’Arcidiocesi diLviv», ringraziando «il Signore per la vita e ilministero apostolico di questo fedele testimonedel Vangelo». Ricordando «il suo impegno ac-cademico, come apprezzato uomo di scienza eprofessore di teologia e filosofia agli Atenei diVarsavia, di Cracovia e di Lviv; come Decanoe primo Rettore della Pontificia Accademia diTeologia di Cracovia», il Pontefice ha aggiun-to che il suo motto episcopale Mihi vivereChristus est, «lo ha accompagnato lungo tuttala vita e ha definito il suo modo di pensare, divalutare, di compiere scelte, di prendere deci-sioni e definire le prospettive di diverse ricer-che. È stato il cordiale amico di San GiovanniPaolo II. Lo sosteneva — ha chiarito — nelle fa-tiche del ministero episcopale e papale. Egliha anche amministrato al Papa morente il sa-cramento dell’Unzione. Come filosofo e teolo-go ha collaborato strettamente con il Papa Be-nedetto XVI. Personalmente mi unisce a lui ladata del Concistoro dell’anno 2001, quandoentrambi siamo statti creati cardinali. Nei cuo-ri di coloro che lo hanno conosciuto, è rimastocome uomo estremamente giusto, sincero, co-raggioso che amava la Chiesa. Ha lasciato unadegna testimonianza di zelo sacerdotale, dierudizione, di fedeltà al Vangelo e di respon-sabilità per la comunità dei credenti», ha con-cluso il Pontefice.

creatività e sostegno reciproco». Il car-dinale ha quindi rinnovato l’appello diPapa Francesco alla comunità interna-zionale: «Non lasciate solo il Liba-no!». Il Paese, ha detto, «ha bisognodel mondo, ma anche il mondo ha bi-sogno dell’esperimento costante unicodel pluralismo, del vivere insieme insolidarietà e libertà che è il Libano».

La sera precedente, al suo arrivo aBeirut, il cardinale aveva celebrato lamessa nel piazzale del santuario maria-no di Harissa. Davanti ai pastori, ai fe-deli e alle autorità locali, riuniti intor-no alla mensa eucaristica, nel ricordodelle vittime e dei loro familiari dellatragedia e del drammatico momentoper tutta la nazione, ha espresso «lavicinanza e la solidarietà del Santo Pa-dre e, attraverso di lui, di tutta laChiesa». Poi, ha spiegato come il Li-bano abbia «sofferto troppo» e ha ri-cordato che «l’anno che sta per con-cludersi è stato la scena di molte trage-

die che hanno colpito il popolo liba-nese». Senza dimenticare la grave crisieconomica, «sociale e politica che con-tinua a scuotere il Paese, la pandemiadel coronavirus che ha aggravato la si-tuazione e, di recente, un mese fa, latragica esplosione nel porto di Beirut,che ha sventrato la capitale del Libanoe causato terribili sofferenze». È vero,ha aggiunto, che i libanesi «stanno vi-vendo momenti di abbattimento. Sonoprostrati, sfiniti e frustati». Ma «nonsono soli. Noi li accompagniamo tuttispiritualmente, moralmente e material-mente». Infatti, nell’ultimo anno, e so-prattutto nell’ultimo mese, il Papa «haricordato il Libano in diverse occasionie ha espresso la sua solidarietà attra-verso gesti solidali». Il cardinale ha in-fine esortato «la comunità internazio-nale a soccorrere il Libano, ad adope-rarsi per risolvere i suoi problemi e acercare il bene di questo grande popo-lo e di questo Paese», definito da Gio-vanni Paolo II «Paese messaggio perl’Oriente e l’O ccidente».

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!La crisi che stiamo vivendo a causa della pan-demia colpisce tutti; possiamo uscirne migliorise cerchiamo tutti insieme il bene comune; alcontrario, usciremo peggiori. Purtroppo, assi-stiamo all’emergere di interessi di parte. Peresempio, c’è chi vorrebbe appropriarsi di pos-sibili soluzioni, come nel caso dei vaccini e poivenderli agli altri. Alcuni approfittano della si-tuazione per fomentare divisioni: per cercarevantaggi economici o politici, generando o au-mentando conflitti. Altri semplicemente non siinteressano della sofferenza altrui, passano ol-tre e vanno per la loro strada (cfr. Lc 10, 30-32). Sono i devoti di Ponzio Pilato, se ne lava-no le mani.

La risposta cristiana alla pandemia e alleconseguenti crisi socio-economiche si basasull’a m o re , anzitutto l’amore di Dio che sem-pre ci precede (cfr. 1 Gv 4, 19). Lui ci ama perprimo, Lui sempre ci precede nell’amore e nel-le soluzioni. Lui ci ama incondizionatamente,e quando accogliamo questo amore divino, al-lora possiamo rispondere in maniera simile.Amo non solo chi mi ama: la mia famiglia, imiei amici, il mio gruppo, ma anche quelli chenon mi amano, amo anche quelli che non miconoscono, amo anche quelli che sono stranie-ri, e anche quelli che mi fanno soffrire o checonsidero nemici (cfr. Mt 5, 44). Questa è lasaggezza cristiana, questo è l’atteggiamento diGesù. E il punto più alto della santità, dicia-mo così, è amare i nemici, e non è facile. Cer-to, amare tutti, compresi i nemici, è difficile —

direi che è un’arte! Però un’arte che si può im-parare e migliorare. L’amore vero, che ci rendefecondi e liberi, è sempre espansivo e inclusi-vo. Questo amore cura, guarisce e fa bene.Tante volte fa più bene una carezza che tantiargomenti, una carezza di perdono e non tantiargomenti per difendersi. È l’amore inclusivoche guarisce.

Dunque, l’amore non si limita alle relazionifra due o tre persone, o agli amici, o alla fami-glia, va oltre. Comprende i rapporti civici epolitici (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica[CCC], 1907-1912), incluso il rapporto con lanatura (Enc. Laudato si’ [LS], 231). Poiché sia-mo esseri sociali e politici, una delle più alte

Garantire il diritto all’educazionenei Paesi colpitida guerre e terrorismo

L’appellodi Francesco

#udienzagenerale

Guerre e terrorismo hanno conseguenze devastanti anche per il mondo della scuola. E così, in occasionedella prima Giornata internazionale della tutela dell’educazione dagli attacchi nell’ambito dei conflittiarmati, Papa Francesco ha invitato a pregare «per gli studenti che vengono privati così gravementedel diritto all’educazione». Al termine dell’udienza generale di mercoledì 9 settembre — svoltasi, come giàla settimana precedente, con la presenza effettiva di fedeli nel cortile di San Damaso del Palazzoapostolico vaticano — il Pontefice ha preso spunto dall’iniziativa dell’Onu per rivolgere alla comunitàinternazionale l’appello che pubblichiamo di seguito.

CO N T I N UA A PA G I N A 6

Oggi si celebra la prima Giornata internazionale della tutela dell’educazione dagliattacchi, nell’ambito dei conflitti armati.

Invito a pregare per gli studenti che vengono privati così gravemente del dirittoall’educazione, a causa di guerre e terrorismo. Esorto la Comunità internazionalead adoperarsi affinché vengano rispettati gli edifici che dovrebbero proteggere igiovani studenti. Non venga meno lo sforzo per garantire ad essi ambienti sicuriper la formazione, soprattutto in situazioni di emergenza umanitaria.

In precedenza, proseguendo le catechesi dedicatealla necessità di guarire il mondo in tempodi pandemia — dopo la lettura di un passodel Vangelo di Matteo (15, 32-37) — il Ponteficeaveva svolto la riflessione, incentrata sul tema«Amore e bene comune». Eccone il testo.

A lungo — prima e dopola catechesi, in tutto per circaun’ora — il Pontefice ha salutatole persone presenti, dialogandocon tutti. Non ha mancatodi scherzare coi bambini(in particolare con un vivacissimoragazzino che aveva in manoil modellino di Superman),di benedire la promessadi matrimonio di due fidanzativenuti dalla Polonia,di incoraggiare gli sposi novellie anche due coppie con cinquefigli ciascuna.

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espressioni di amore è proprio quella sociale epolitica, decisiva per lo sviluppo umano e peraffrontare ogni tipo di crisi (ibid., 231). Sappia-mo che l’amore feconda le famiglie e le amici-zie; ma è bene ricordare che feconda anche lerelazioni sociali, culturali, economiche e politi-che, permettendoci di costruire una “civiltàdell’a m o re ”, come amava dire San Paolo VI1 e,sulla scia, San Giovanni Paolo II. Senza questaispirazione, prevale la cultura dell’egoismo,dell’indifferenza, dello scarto, cioè scartarequello a cui io non voglio bene, quello che ionon posso amare o coloro che a me sembra so-no inutili nella società. Oggi all’entrata unacoppia mi ha detto: “Preghi per noi perchéabbiamo un figlio disabile”. Io ho domandato:“Quanti anni ha? — Tanti — E cosa fate? —Noi lo accompagniamo, lo aiutiamo”. Tuttauna vita dei genitori per quel figlio disabile.Questo è amore. E i nemici, gli avversari poli-tici, secondo la nostra opinione, sembrano es-sere disabili politici e sociali, ma sembrano.Solo Dio sa se lo sono o no. Ma noi dobbia-mo amarli, dobbiamo dialogare, dobbiamo co-struire questa civiltà dell’amore, questa civiltàpolitica, sociale, dell’unità di tutta l’umanità.Tutto ciò è l’opposto di guerre, divisioni, invi-die, anche delle guerre in famiglia. L’a m o reinclusivo è sociale, è familiare, è politico:l’amore pervade tutto!

Il coronavirus ci mostra che il vero bene perciascuno è un bene comune non solo indivi-duale e, viceversa, il bene comune è un verobene per la persona (cfr. CCC, 1905-1906). Seuna persona cerca soltanto il proprio bene èun egoista. Invece la persona è più persona,quando il proprio bene lo apre a tutti, lo con-divide. La salute, oltre che individuale, è an-che un bene pubblico. Una società sana èquella che si prende cura della salute di tutti.

Un virus che non conosce barriere, frontiereo distinzioni culturali e politiche deve essereaffrontato con un amore senza barriere, frontie-re o distinzioni. Questo amore può generarestrutture sociali che ci incoraggiano a condivi-dere piuttosto che a competere, che ci permet-tono di includere i più vulnerabili e non discartarli, e che ci aiutano ad esprimere il me-glio della nostra natura umana e non il peg-gio. Il vero amore non conosce la cultura delloscarto, non sa cosa sia. Infatti, quando amia-mo e generiamo creatività, quando generiamo

fiducia e solidarietà, è lì che emergono iniziati-ve concrete per il bene comune2. E questo valesia a livello delle piccole e grandi comunità,sia a livello internazionale. Quello che si fa infamiglia, quello che si fa nel quartiere, quelloche si fa nel villaggio, quello che si fa nellagrande città e internazionalmente è lo stesso: èlo stesso seme che cresce e dà frutto. Se tu infamiglia, nel quartiere cominci con l’invidia,con la lotta, alla fine ci sarà la “guerra”. Inve-ce, se tu incominci con l’amore, a condividerel’amore, il perdono, allora ci sarà l’amore e ilperdono per tutti.

Al contrario, se le soluzioni alla pandemiaportano l’impronta dell’egoismo, sia esso dipersone, imprese o nazioni, forse possiamouscire dal coronavirus, ma certamente non dal-la crisi umana e sociale che il virus ha eviden-ziato e accentuato. Quindi, state attenti a noncostruire sulla sabbia (cfr. Mt 7, 21-27)! Per co-struire una società sana, inclusiva, giusta e pa-cifica, dobbiamo farlo sopra la roccia del benecomune3. Il bene comune è una roccia. E que-sto è compito di tutti noi, non solo di qualchespecialista. San Tommaso d’Aquino diceva chela promozione del bene comune è un doveredi giustizia che ricade su ogni cittadino. Ognicittadino è responsabile del bene comune. Eper i cristiani è anche una missione. Come in-segna Sant’Ignazio di Loyola, orientare i no-stri sforzi quotidiani verso il bene comune èun modo di ricevere e diffondere la gloria diD io.

Purtroppo, la politica spesso non gode dibuona fama, e sappiamo il perché. Questonon vuol dire che i politici siano tutti cattivi,no, non voglio dire questo. Soltanto dico chepurtroppo la politica spesso non gode di buo-na fama. Ma non bisogna rassegnarsi a questavisione negativa, bensì reagire dimostrandocon i fatti che è possibile, anzi, doverosa unabuona politica4, quella che mette al centro lapersona umana e il bene comune. Se voi leg-gete la storia dell’umanità troverete tanti poli-tici santi che sono andati per questa strada. Èpossibile nella misura in cui ogni cittadino e,in modo particolare, chi assume impegni e in-carichi sociali e politici, radica il proprio agirenei principi etici e lo anima con l’amore socia-le e politico. I cristiani, in modo particolare ifedeli laici, sono chiamati a dare buona testi-monianza di questo e possono farlo grazie allavirtù della carità, coltivandone l’intrinseca di-mensione sociale.

È dunque tempo di accrescere il nostroamore sociale — voglio sottolineare questo: ilnostro amore sociale —, contribuendo tutti, apartire dalla nostra piccolezza. Il bene comunerichiede la partecipazione di tutti. Se ognunoci mette del suo, e se nessuno viene lasciatofuori, potremo rigenerare relazioni buone a li-vello comunitario, nazionale, internazionale eanche in armonia con l’ambiente (cfr. LS, 236).Così nei nostri gesti, anche quelli più umili, sirenderà visibile qualcosa dell’immagine di Dioche portiamo in noi, perché Dio è Trinità, Dioè amore. Questa è la più bella definizione diDio della Bibbia. Ce la dà l’apostolo Giovan-ni, che tanto amava Gesù: Dio è amore. Conil suo aiuto, possiamo guarire il mondo lavo-rando tutti insieme per il bene comune, nonsolo per il proprio bene, ma per il bene comune,di tutti.

1. Messaggio per la X Giornata Mondiale del-la Pace 1° gennaio 1977: AAS 68 (1976), 709.

2. Cfr. SAN GI O VA N N I PAOLO II, Enc. Sollici-tudo rei socialis, 38.

3. Ibid., 10.4. Cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale

della Pace 1° gennaio 2019 (8 dicembre 2018).

#udienzagenerale

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 5 di Cologno Monzese:«Non essendo statopossibile organizzarel’ormai tradizionepellegrinaggio degliadolescentidell’arcidiocesi diMilano, abbiamo volutodare l’opp ortunitàalmeno a quindici nostriragazzi di viverecomunque un’esp erienzainsieme».E intanto le bandiere delLibano sono tornate asventolare nel cortile SanDamaso grazie allapresenza del vicariogenerale del patriarcatodi Antiochia deimaroniti, con cinquer a p p re s e n t a n t idell’associazione divolontariato italo-libanese: «Siamo venutia ringraziare il Papa perla sua attenzione e la suapreghiera per tutto ilpopolo libanese,musulmani e cristiani: lasua iniziativa dipreghiera, con lapresenza del cardinalesegretario di Stato PietroParolin a Beirut, hatestimoniato cheFrancesco e con lui laChiesa intera ci sonovicini, ci sostengono e ciincoraggiano vivere unitiquesto momentodifficile».Francesco è arrivato, inun’auto, a San Damasointorno alle ore 9.10 E hafatto rientro a CasaSanta Marta intorno alleore 11.15.In tanti gli hannopresentato iniziativesolidali: lo hanno fattoanche due religiose dellac o n g re g a z i o n emissionaria di madreTeresa di Calcutta. InfineFrancesco ha benedettoquattro “prime pietre”per nuove chiese.Tra i doni per il Papa,oltre a una delicata rosarossa, anche a un anticocrocifisso e a un quadroraffigurante sant’Ignaziodi Loyola.

Ripartire tutti insiemecon lo stile dell’oratorioRipartire insieme, senzalasciare indietro nessuno,con l’entusiasmoappassionato proprio deiragazzi: con questaprospettiva gliadolescenti degli oratoridelle parrocchie di SanBartolomeo a Colere, nelBergamasco, e dei SantiMarco e Gregorio aCologno Monzese hannofortemente desideratoincontrare il Papa,all’udienza generale, apoche ore dallacomplessa riaperturadelle scuole.«Siamo venuti daFrancesco per fare ilpieno di speranza» diceil parroco di Colere, donAntonio Locatelli,raccontando emozioni estorie: «Abbiamo vissutoe stiamo ancora vivendoun tempo difficile,abbiamo versato tantelacrime e preghiamo chelo Spirito Santo ci aiutiad asciugarle perché ildolore ci ha veramentesegnati».«La nostra — racconta —è una piccola comunità,appena mille abitanti:abbiamo avuto diecimorti e tante personedirettamente colpite dalcovid». E concommozione ricorda iventicinque confratellibergamaschi morti per ilvirus. «Ho accompagnatoqui diciotto ragazzi —aggiunge — proprio pervivere insieme unmomento di ripartenza».Gli fa eco donAlessandro Asa, assistentedell’oratorio parrocchiale

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L’Osservatore Romanogiovedì 10 settembre 2020il Settimanale

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Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese.

La ricerca del bene comune, di cui le nostresocietà hanno tanto bisogno, richiede la parte-cipazione di tutti. Facciamo crescere nei nostricuori l’amore per la società in cui viviamo.Agiamo preoccupandoci del bene dei nostrifratelli nelle nostre azioni quotidiane, e rendia-mo così testimonianza dell’amore di Dio cheabita in noi. Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i fedeli di lingua ingle-se. La grazia del Signore vi sostenga nel por-tare l’amore del Padre ai fratelli e alle sorelle,specialmente ai più bisognosi. Su di voi e sullevostre famiglie invoco la gioia e la pace di Cri-sto. Dio vi benedica!

Saluto con affetto i fedeli di lingua tedesca.La Beata Vergine Maria, di cui ieri abbiamocelebrato la Natività, ci mostra che il Signorefa grandi cose in coloro che umilmente seguo-no la sua volontà. Ella ci aiuti a vivere in que-sta consapevolezza per diffondere nel mondol’amore di Dio.

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini dilingua portoghese, invitando tutti a rimanerefedeli a Cristo Gesù. Egli ci sfida a usciredal nostro mondo piccolo e ristretto per cer-care insieme il bene comune. Lo Spirito San-to vi illumini affinché possiate portare la be-nedizione di Dio a tutti gli uomini. La Vergi-ne Madre vegli sul vostro cammino e vi pro-tegga.

Saludo cordialmente a los peregrinos delengua española. Pidamos a Dios, Trinidad deamor, que nos ayude a cultivar la virtud de lacaridad, a través de gestos de ternura, gestosde cercanía hacia nuestros hermanos. Así, consu ayuda, podremos curar el mundo, trabajan-do unidos por el bien común. Que el Señorlos bendiga a todos.

Saluto i fedeli di lingua araba. In una socie-tà sempre più sconvolta da grandi sfide che in-terpellano l’uomo contemporaneo, voi studentie insegnanti, che in questi giorni siete tornati ascuola, siate i veri artefici del futuro. Possa ilSignore aiutarvi a diventare protagonisti di unmondo più giusto e fraterno, più accogliente esolidale, dove la pace possa trionfare nel rifiu-to di ogni forma di violenza.

Il Signore vi benedica tutti e vi proteggasempre da ogni male!

Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Ieri ab-biamo celebrato la festa della Natività dellaBeata Vergine Maria, chiamata in Polonia an-che “la festa della Madonna della Semina”.Facendo benedire il grano per la semina di

quest’anno, avete pregato affinché tutti gli uo-mini ad imitazione di Maria fruttifichino ilcentuplo. Ella ha donato al mondo un fruttoimpagabile: Gesù, nostro Salvatore. Anche noisiamo chiamati da Dio a portare frutto, attra-verso le opere buone. Sia lodato Gesù Cristo.

Infine, dopo l’appello per la Giornatainternazionale della tutela dell’educazionedagli attacchi (che pubblichiamo a pagina 5),ha il Papa ha così concluso rivolgendosiagli italiani.

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lin-gua italiana, ed auguro che quest’incontro e lavisita alle tombe degli Apostoli rinsaldino lavostra fede per una sempre più generosa testi-monianza cristiana.

Il mio pensiero va infine, come sempre, aglianziani, ai giovani, ai malati e agli sposi novel-li. Ieri abbiamo celebrato la memoria liturgicadella Natività della Beata Vergine Maria. Ilsuo esempio e la sua materna intercessioneispirino e accompagnino la vostra vita.

Studenti e insegnantisiano i veri artefici del futuro

Nel saluto ai fedelidi lingua araba

il Pontefice parladella scuola

#udienzagenerale

«Voi studenti e insegnanti, che in questi giornisiete tornati a scuola, siate i veri arteficidel futuro»: lo ha detto il Papa ai fedeli arabial termine della catechesi, indirizzando espressionidi saluto ai vari gruppi linguistici presentia San Damaso o collegati attraverso i media.

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il Settimanale L’Osservatore Romanogiovedì 10 settembre 2020

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RI tweetper il tempodel Creato

L’udienza è avvenuta nel constestodel Tempo del Creato, celebrazioneecumenica annuale di preghiera eazione per la “casa comune”apertasi il 1° settembre e che siconcluderà il 4 ottobre. In questigiorni Francesco sta sostenendol’iniziativa con una serie di tweetsull’account @Pontifex, chepubblichiamo di seguito:

Oggi la voce del creatoci esorta, allarmata,a ritornare al giusto postonell’ordine naturale,a ricordare che siamo parte,non padroni, della reteinterconnessa della vita.#TempoD elCreato(3 settembre)

Durante questo#TempoD elCreato,ascoltiamo il battitodella creazione. Essa è statadata alla luceper manifestare ecomunicare la gloria di Dio,per aiutarci a trovarenella sua bellezzail Signore di tutte le cosee ritornare a Lui(4 settembre)

Il mondo è qualcosadi più che un problemada risolvere, è un misterogaudioso che contempliamonella letizia e nella lode.#TempoD elCreato#LaudatoSi’(7 settembre)

Il bene comune richiedela partecipazione di tutti.Se ognuno ci mette del suo,e se nessuno viene lasciatofuori, potremo rigenerarerelazioni buone a livellocomunitario, nazionale,internazionale e anchein armonia con l’ambiente.#LaudatoSi’(9 settembre)

Una conversione ecologicaper l’armonia tra gli uomini e con la natura

Le parolei m p ro v v i s a t edal Ponteficenell’udienza

a un gruppodi laici francesiche collaborano

con la Conferenzaepiscopalenazionale

nella difesadell’ambiente

#copertina

Pubblichiamo di seguito il testo integraledel discorso improvvisato dal Papa durantel’incontro di giovedì mattina, 4 settembre,nella Biblioteca privata del Palazzoapostolico, con un gruppo di laici francesiche collaborano con la Conferenzaepiscopale nazionale sui temidella «Laudato si’».

ingrazio tutti voi, de vôtre visite e ringra-zio il Signor Presidente dell’Episcopato.

Vedo che ognuno di voi ha la tradu-zione di quello che io dirò. E parte dellaconversione ecologica è non perderetempo. E per questo il testo ufficiale loavete. Adesso io preferisco parlare spon-taneamente. L’originale lo consegno.

Vorrei incominciare con un pezzo distoria. Nel 2007 c’è stata la Conferenzadell’Episcopato Latinoamericano in Bra-sile, ad Aparecida. Io ero nel gruppo deiredattori del documento finale, e arriva-vano proposte sull’Amazzonia. Io dice-vo: “Ma questi brasiliani, come stufanocon questa Amazzonia! Cosa c’entral’Amazzonia con l’evangelizzazione?”.Questo ero io nel 2007. Poi, nel 2015 èuscita la Laudato si’. Io ho avuto unpercorso di conversione, di comprensio-ne del problema ecologico. Prima noncapivo nulla!

Quando sono andato a Strasburgo,all’Unione Europea, il presidente Hol-lande ha inviato, per ricevermi, il Mini-stro dell’ambiente, Ségolène Royale. Ab-biamo parlato in aeroporto... All’iniziopoco, perché c’era già il programma, madopo, alla fine, prima di partire, abbia-mo dovuto aspettare un po’ di tempo e

abbiamo parlato di più. E la Signora Sé-golène Royale mi ha detto questo: “Èvero che Lei sta scrivendo qualcosasull’ecologia? — c’était vrai! — Per favore,la pubblichi prima dell’incontro di Pari-gi!”.

Io ho chiamato l’equipe che la stavafacendo — perché voi sappiate che que-sta non l’ho scritto io di mio pugno, èstata un’équipe di scienziati, un’équipe di

teologi e tutti insieme abbiamo fattoquesta riflessione —, chiamai questa équi-pe e dissi: “Questo deve uscire primadell’incontro di Parigi” — “Ma perché?”— “Per fare pressione”. Da Aparecida aLaudato si’ per me stato un cammino in-t e r i o re .

Quando ho incominciato a pensare aquesta Enciclica, chiamai gli scienziati —un bel gruppo — e ho detto loro: “D ite-mi le cose che sono chiare e che sonoprovate e non ipotesi, le realtà”. E lorohanno portato queste cose che voi oggileggete lì. Poi, chiamai un gruppo di fi-losofi e teologi [e dissi loro]: “Io vorreifare una riflessione su questo. Lavoratevoi e dialogate con me”. E loro hannofatto il primo lavoro, poi sono interve-nuto io. E, alla fine, la redazione finalel’ho fatta io. Questa è l’origine.

Ma voglio sottolineare questo: dalnon capire nulla, ad Aparecida, nel2007, all’Enciclica. Di questo mi piacedare testimonianza. Dobbiamo lavorareperché tutti abbiano questo cammino diconversione ecologica.

Poi è venuto il Sinodo sull’Amazzo-nia. Quando sono andato in Amazzonia,ho trovato tanta gente lì. Sono andato aPuerto Maldonado, nell’Amazzonia pe-ruviana. Ho parlato con la gente, contante culture indigene differenti. Poi hopranzato con 14 capi loro, tutti con lepiume, vestiti come da tradizione. Parla-vano con un linguaggio di saggezza e diintelligenza molto alto! Non solo di in-telligenza, ma di saggezza. E poi do-mandai: “E lei cosa fa?” — “Io sono pro-fessore all’università”. Un indigeno che

lì portava le piume, ma all’università an-dava in borghese. “E lei signora?” — “Iosono la responsabile del ministerodell’educazione di tutta questa regione”.E così, uno dopo l’altro. E poi una ra-gazza: “Io sono studentessa di scienzep olitiche”. E qui ho visto che era neces-sario eliminare l’immagine degli indigeniche noi vediamo soltanto con le frecce.Ho scoperto, fianco a fianco, la saggez-za dei popoli indigeni, anche la saggez-za del “buon vivere”, come lo chiamanoloro. Il “buon vivere” non è la dolce vi-ta, no, nel dolce far niente, no. Il buonvivere è vivere in armonia con il creato.E questa saggezza del buon vivere noil’abbiamo persa. I popoli originari ciportano questa porta aperta. E alcunivecchi dei popoli originari dell’O vestdel Canada, si lamentano che i loro ni-poti vanno in città e prendono le cosemoderne e dimenticano le radici. E que-sto dimenticare le radici è un drammanon solo degli aborigeni, ma della cultu-ra contemporanea.

E così, trovare questa saggezza cheforse noi abbiamo perso con troppa in-telligenza. Noi — è peccato — siamo“macro cefali”: tante nostre università ciinsegnano idee, concetti... Siamo eredidel liberalismo, dell’illuminismo... E ab-biamo perso l’armonia dei tre linguaggi.Il linguaggio della testa: pensare; il lin-guaggio del cuore: sentire; il linguaggiodelle mani: fare. E portare questa armo-nia, che ognuno pensi quello che sente efa; che ognuno senta quello che pensa efa; che ognuno faccia quello che sente epensa. Questa è l’armonia della saggez-za. Non è un po’ la disarmonia — ma

questo non lo dico in senso peggiorativo— delle specializzazioni. Ci vogliono glispecialisti, ci vogliono, a patto che sianoradicati nella saggezza umana. Gli spe-cialisti, sradicati da questa saggezza, so-no dei robot.

L’altro giorno una persona mi doman-dava, parlando dell’intelligenza artificia-le — noi abbiamo nel Dicastero dellaCultura un gruppo di studio di livellomolto, molto alto sull’intelligenza artifi-ciale —: “Ma l’intelligenza artificiale, po-trà fare tutto?” — “I robot futuri potran-no fare tutto, tutto quello che fa unapersona. Ma tranne che cosa? — ho det-to io — quale cosa non potranno fare?”.E lui ha riflettuto un po’ e mi ha detto:“Soltanto una cosa non potranno avere:la tenerezza”. E la tenerezza è come lasperanza. Come dice Péguy, sono dellevirtù umili. Sono delle virtù che accarez-zano, che non affermano... E credo —vorrei sottolinearlo — che, nella nostraconversione ecologica, dobbiamo lavora-re su questa ecologia umana; lavoraresulla nostra tenerezza e capacità di acca-rezzare... Tu, con i tuoi figli... La capa-cità di accarezzare, che è una cosa delvivere bene in armonia.

Inoltre, c’è un’altra cosa che vorrei di-re sull’ecologia umana. La conversioneecologica ci fa vedere l’armonia genera-le, la correlazione di tutto: tutto è corre-lato, tutto è in relazione. Nelle nostresocietà umane, abbiamo perso questosenso della correlazione umana. Sì, cisono associazioni, ci sono gruppi — co-me il vostro — che si riuniscono per fareuna cosa... Ma mi riferisco a quella rela-zione fondamentale che crea l’armonia

umana. E tante volte abbiamo perso ilsenso delle radici, dell’appartenenza. Ilsenso dell’appartenenza. Quando un po-polo perde il senso delle radici, perde lapropria identità. — Ma no! Noi siamomoderni! Andiamo a pensare ai nostrinonni, ai nostri bisnonni... Cose vecchie!— Ma c’è un’altra realtà che è la storia;c’è l’appartenenza a una tradizione, auna umanità, a un modo di vivere... Perquesto è molto importante oggi curarequesto, curare le radici della nostra ap-partenenza, perché i frutti siano buoni.

Per questo oggi più che mai è neces-sario il dialogo fra i nonni e i nipoti.Questo può sembrare un po’ strano, mase un giovane — voi siete tutti giovaniqui — non ha il senso di un rapportocon i nonni, il senso delle radici, nonavrà la capacità di portare avanti la pro-pria storia, l’umanità, e dovrà finire ascendere a patti, a compromessi, con lecircostanze. L’armonia umana non tolle-ra i patti di compromesso. Sì, la politicaumana — che è un’altra arte e necessaria— la politica umana si fa così, con deicompromessi perché può mandare avan-ti tutti. Ma l’armonia no. Se tu non hairadici l’albero non andrà avanti. C’è unpoeta argentino, Francisco Luis Bernár-dez — è morto già, è uno dei nostrigrandi poeti — che dice: “Todo lo que elárbol tiene de florido vive de lo que tienesepultado”. Se l’armonia umana dà deifrutti è perché ha delle radici.

E perché il dialogo con i nonni? Pos-so parlare con i genitori, questo è moltoimportante!, parlare con i genitori èmolto importante. Ma i nonni hannoqualcosa di più, come il buon vino. Ilbuon vino più invecchia più è buono.Voi francesi conoscete queste cose, no? Inonni hanno quella saggezza. Mi hasempre colpito quel passo del Libro diGioele: “I nonni sogneranno. I vecchisogneranno e i giovani profetizzeranno”.I giovani sono dei profeti. I vecchi sonodei sognatori. Sembra il contrario, ma ècosì! A patto che i vecchi e i giovani siparlino. E questa è l’ecologia umana.

Mi spiace, ma dobbiamo finire, per-ché il Papa anche è schiavo dell’o ro l o -gio! Ma ho voluto dire questa testimo-nianza della mia storia, queste cose, perandare avanti. E la parola-chiave è ar-monia. E la parola-chiave umana è tene-rezza, capacità di accarezzare. La strut-tura umana è una delle tante strutturepolitiche che sono necessarie. La struttu-ra umana è il dialogo tra i vecchi e igiovani.

Vi ringrazio di quello che state facen-do. Mi è piaciuto mandare questo [di-scorso scritto] al vostro archivio — loleggerete dopo — e dire, dal cuore, quel-lo che io sento. Mi è sembrato più uma-no. Vi auguro il meglio. Et priez pourmoi. J’en ai besoin. Ce travail n’est pas fa-cile. Et que le Seigneur benisse vous tous.

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Eccellenza,Signore, Signori,sono lieto di accogliervi e vi porgo un cordialebenvenuto a Roma. Ringrazio Monsignor deMoulins Beaufort per aver preso l’iniziativa diquesto incontro, in seguito alle riflessioni chela Conferenza dei Vescovi di Francia ha svoltoriguardo all’Enciclica Laudato si’, riflessioni acui ha partecipato un certo numero di espertiimpegnati per la causa ecologica.

Facciamo parte di un’unica famiglia umana,chiamati a vivere in una casa comune di cuiconstatiamo, insieme, l’inquietante degrado.La crisi sanitaria che attraversa attualmentel’umanità ci ricorda la nostra fragilità. Com-prendiamo fino a che punto siamo legati gliuni agli altri, inseriti in un mondo di cui con-dividiamo il divenire, e che maltrattarlo nonpuò che comportare gravi conseguenze, nonsolo ambientali, ma anche sociali e umane.

Rallegra il fatto che una presa di coscienzadell’urgenza della situazione si riscontri ormaiun po’ dovunque, che il tema dell’ecologia im-pregni sempre più i modi di pensare a tutti ilivelli e cominci a influire sulle scelte politicheed economiche, anche se molto resta da fare ese assistiamo ancora a troppe lentezze e persi-no a passi indietro. Da parte sua, la ChiesaCattolica intende partecipare pienamenteall’impegno per la tutela della casa comune.Essa non ha soluzioni già pronte da proporree non ignora le difficoltà delle questioni tecni-che, economiche e politiche in gioco, né tuttigli sforzi che questo impegno comporta. Mavuole agire concretamente là dove ciò è possi-bile, e vuole soprattutto formare le coscienzeal fine di favorire una profonda e duraturaconversione ecologica, che sola può risponderealle sfide importanti cui dobbiamo far fronte.

In merito a tale conversione ecologica, vor-rei condividere con voi il modo in cui le con-vinzioni di fede offrono ai cristiani grandi mo-tivazioni per la protezione della natura, comepure dei fratelli e delle sorelle più fragili, per-ché sono certo che la scienza e la fede, le qualipropongono approcci diversi alla realtà, posso-

no sviluppare un dialogo intenso e fecondo(cfr. Enc. Laudato si’, 62).

La Bibbia ci insegna che il mondo non ènato dal caos o dal caso, ma da una decisionedi Dio che lo ha chiamato e sempre lo chiamaall’esistenza, per amore. L’universo è bello ebuono, e contemplarlo ci permette di intrave-dere la bellezza e la bontà infinite del suo Au-tore. Ogni creatura, anche la più effimera, èoggetto della tenerezza del Padre, che le donaun posto nel mondo. Il cristiano non può cherispettare l’opera che il Padre gli ha affidato,come un giardino da coltivare, da proteggere,da far crescere secondo le sue potenzialità. Ese l’uomo ha il diritto di fare uso della naturaper i propri fini, non può in alcun modo rite-nersi suo proprietario o despota, ma solamentel’amministratore che dovrà rendere conto dellasua gestione. In questo giardino che Dio ci of-fre, gli esseri umani sono chiamati a vivere inarmonia nella giustizia, nella pace e nella fra-ternità, ideale evangelico proposto da Gesù(cfr. LS, 82). E quando si considera la naturaunicamente come oggetto di profitto e di inte-ressi — una visione che consolida l’arbitrio delpiù forte — allora l’armonia si rompe e si veri-ficano gravi disuguaglianze, ingiustizie e soffe-re n z e .

San Giovanni Paolo II affermava: «Non so-lo la terra è stata data da Dio all’uomo, che

Troppe lentezzenelle politicheambientali

Il testo del discorsoconsegnato

#copertina

L’attuale «crisi sanitaria... ci ricorda la nostrafragilità» e che maltrattare il mondo «non puòche comportare gravi conseguenze, non soloambientali, ma anche sociali e umane».Lo ha ricordato il Papa nel discorso consegnatoa un gruppo di esperti che collaboranocon la Conferenza dei Vescovi di Franciasul tema della «Laudato si’».

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L’economiacome “cura”al serviziodella persona

Ai partecipantial Forumdella EuropeanHouse - Ambrosettia Cernobbio

#messaggio

Gentili Signori e Signore!Saluto con amicizia tutti voi partecipanti alForum della European House - Ambrosetti.Quest’anno il confronto su temi importanti re-lativi alla società, all’economia e all’innovazio-ne richiede un impegno straordinario, per ri-spondere alle sfide provocate o rese più acutedall’emergenza sanitaria, economica e sociale.

D all’esperienza della pandemia tutti stiamoimparando che nessuno si salva da solo. Ab-biamo toccato con mano la fragilità che ci se-gna e ci accomuna. Abbiamo compreso meglioche ogni scelta personale ricade sulla vita delprossimo, di chi ci sta accanto ma anche dichi, fisicamente, sta dall’altra parte del mondo.Siamo stati costretti dagli eventi a guardare infaccia la nostra reciproca appartenenza, il no-stro essere fratelli in una casa comune. Nonessendo stati capaci di diventare solidali nelbene e nella condivisione delle risorse, abbia-mo vissuto la solidarietà della sofferenza.

A livello culturale generale, tanto altro hainsegnato questa prova. Ci ha, infatti, mostra-to la grandezza della scienza ma anche i suoilimiti; ha messo in crisi la scala di valori chepone al vertice il denaro e il potere; ha ripro-posto — con lo stare a casa insieme, genitori efigli, giovani e anziani — fatiche e gioie dellerelazioni; ha costretto a fare a meno del super-fluo e andare all’essenziale. Ha abbattuto lefragili motivazioni che sostenevano un certomodello di sviluppo. Di fronte a un futuro cheappare incerto e difficile, soprattutto a livellosociale ed economico, siamo invitati a vivere ilpresente discernendo ciò che rimane da ciòche passa, ciò che è necessario da ciò che nonlo è.

In questa situazione l’economia, nel suo sen-so umanistico di “legge della casa del mondo”,è un campo privilegiato per il suo stretto lega-me con le situazioni reali e concrete di ogniuomo e di ogni donna. Essa può diventareespressione di “cura”, che non esclude ma in-clude, non mortifica ma vivifica, non sacrificala dignità dell’uomo agli idoli della finanza,non genera violenza e disuguaglianza, non usa

il denaro per dominare ma per servire (cfr.Esort. ap. Evangelii gaudium, 53-60). L’autenti-co profitto, infatti, consiste in una ricchezza acui tutti possano accedere. «Ciò che possiedoveramente è ciò che so donare» (cfr Udienzagenerale 7 novembre 2018).

Nella tragedia, che ancora attanaglia l’uma-nità intera, non sono bastate neppure la scien-za e la tecnica. L’elemento decisivo è stato ilsurplus di generosità e di coraggio, messo inatto da tante persone. Questo spinge ad usciredal paradigma tecnocratico, inteso come unicoo prevalente approccio ai problemi. Paradigmaimprontato alla logica del dominio sulle cose,nel falso presupposto che «esiste una quantitàillimitata di energia e di mezzi utilizzabili, chela loro immediata rigenerazione è possibile eche gli effetti negativi delle manipolazioni del-la natura possono essere facilmente assorbiti»(Pontificio Consiglio della Giustizia e dellaPace, Compendio della Dottrina Sociale dellaChiesa, 462; cfr. Enc. Laudato si’, 106). Neiconfronti sia della natura sia, a maggior ragio-ne, delle persone, è necessario un cambiamen-to di mentalità che allarghi lo sguardo e orien-ti la tecnica, mettendola al servizio di un altrotipo di modello di sviluppo, più sano, piùumano, più sociale e più integrale.

È tempo di un discernimento, alla luce deiprincipi dell’etica e del bene comune, in ordi-ne alla ripartenza che tutti desideriamo.Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dellaCompagnia di Gesù, fa uso frequente di taletermine nei suoi scritti, ispirandosi alla grandetradizione biblica sapienziale e, soprattutto, al-le parole di Gesù di Nazaret. Cristo invitava isuoi ascoltatori, e oggi tutti noi, a non fermar-si all’aspetto esterno dei fenomeni, ma a di-scernere saggiamente i segni dei tempi. A talfine, due sono le componenti da considerare:la conversione e la creatività.

Da un lato, si tratta di vivere una c o n v e rs i o n eecologica, per poter rallentare un ritmo disuma-no di consumo e di produzione, per imparare

«Di fronte a un futuro che appare incertoe difficile» l’economia «può diventare espressionedi “c u ra ”, che non esclude ma include, nonmortifica ma vivifica, non sacrifica la dignitàdell’uomo agli idoli della finanza, non generaviolenza e disuguaglianza, non usa il denaroper dominare». Lo ha scritto il Papain un messaggio inviato ai partecipanti al Forumdi European House - Ambrosetti, svoltosi a Villad’Este, Cernobbio, dal 4 al 5 settembre. Ecconeuna traduzione dall’inglese.

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a comprendere e a contemplare la natura, a ri-connetterci con il nostro ambiente reale. Pun-tare a una riconversione ecologica della nostraeconomia, senza cedere all’accelerazione deltempo, dei processi umani e tecnologici, matornando a relazioni vissute e non consumate.

D’altro lato, siamo chiamati a essere c re a t i v i ,come gli artigiani, forgiando percorsi nuovi eoriginali per il bene comune. E si può esserecreativi solo se capaci di accogliere il soffiodello Spirito, che spinge a osare scelte maturee nuove, spesso audaci, facendoci uomini edonne interpreti di uno sviluppo umano inte-grale a cui tutti aspiriamo. È la creativitàdell’amore a poter ridare senso al presente peraprirlo a un futuro migliore.

Per questa conversione e questa creatività èindispensabile formare e sostenere le nuovegenerazioni di economisti e imprenditori. Perquesto li ho invitati, dal 19 al 21 novembreprossimo, nella Assisi del giovane Francescoche, spogliatosi di tutto «per scegliere Dio co-me stella polare della sua vita, si è fatto pove-ro con i poveri e fratello universale. Dalla suascelta di povertà scaturì anche una visionedell’economia che resta attualissima» (L e t t e raper l’evento “Economy of Francesco”, Ai giovanieconomisti, imprenditori e imprenditrici di tut-to il mondo, 1 maggio 2019). È importante in-vestire sulle nuove generazioni protagonistedell’economia di domani, formare persone di-sponibili a mettersi al servizio della comunità,della cultura dell’incontro. L’economia di og-gi, i giovani, i poveri, hanno bisogno prima ditutto della vostra umanità, della vostra frater-nità rispettosa e umile, e solo dopo del vostrodenaro (cfr. Enc. Laudato si’, 129; Discorso aipartecipanti all’incontro “Economia di Comunio-ne”, 4 febbraio 2017).

Nel vostro Forum è messa in cantiere anchel’organizzazione di un’agenda per l’E u ro p a .Sono passati settant’anni dalla dichiarazioneSchuman, del 9 maggio 1950, che istituiva laforma embrionale dell’Unione Europea. Oggipiù che mai l’Europa è chiamata ad essere pro-tagonista in questo sforzo creativo per usciredalle strettoie del paradigma tecnocratico,esteso alla politica e all’economia. Questo sfor-zo creativo è quello della solidarietà, l’unicoantidoto contro il virus dell’egoismo, ben piùpotente del Covid-19. Se allora si prospettavauna solidarietà nella produzione, oggi questasolidarietà va estesa al bene più prezioso: lapersona umana. Essa va messa al posto che lespetta, cioè al centro dell’educazione, della sa-nità, delle politiche sociali ed economiche. Es-sa va accolta, protetta, accompagnata e inte-grata quando, in cerca di un futuro di speran-za, bussa alle nostre porte.

La città del futuro sarà anche al centro dellevostre riflessioni. Non è un caso se, nella Bib-bia, il destino dell’umanità trova il suo compi-mento in una città, la Gerusalemme celeste de-scritta dal libro dell’Apocalisse (cc. 21-22).Una città di pace, come indica il suo nome, lecui porte sono sempre aperte a tutti i popoli;città a misura d’uomo, bella e splendente; cittàdalle molteplici sorgenti e alberi; città acco-gliente, dove malattia e morte sono sconfitte.Questa meta altissima può mobilitare le mi-gliori energie dell’umanità nella costruzione diun mondo migliore. Vi invito, quindi, ad alza-re lo sguardo e ad avere ideali alti e grandiaspirazioni.

Auspico che queste vostre giornate di con-fronto siano feconde: che aiutino a camminareinsieme, orientandosi nella confusione dellevoci e dei messaggi e facendo attenzione chenessuno si perda. Vi incoraggio a dare ulterio-re slancio nel costruire modalità nuove di in-tendere l’economia e il progresso, combatten-do ogni emarginazione, proponendo nuovi sti-li di vita, dando voce a chi non ne ha.

Concludo con un augurio che esprimo attra-verso le parole di un Salmo biblico: «Sia su dinoi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendisalda per noi l’opera delle nostre mani, l’op eradelle nostre mani rendi salda» (90, 17).

Roma, San Giovanni in Laterano,27 agosto 2020

FRANCESCO

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#messaggio

Troppe lentezzenelle politiche ambientali

deve usarla rispettando l’intenzioneoriginaria di bene, secondo la qualegli è stata donata; ma l’uomo è dona-to a se stesso da Dio e deve, perciò,rispettare la struttura naturale e mo-rale, di cui è stato dotato» (Enc. Cen-tesimus annus, 38). Tutto dunque èconnesso. Sono la stessa indifferenza,lo stesso egoismo, la stessa cupidigia,lo stesso orgoglio, la stessa pretesa diessere il padrone e il despota delmondo che portano gli esseri umani,da una parte, a distruggere le speciee saccheggiare le risorse naturali,dall’altra, a sfruttare la miseria, abu-sare del lavoro delle donne e deibambini, rovesciare le leggi della cel-lula familiare, non rispettare più ildiritto alla vita umana dal concepi-mento fino al termine naturale.

Pertanto, «se la crisi ecologica è unemergere o una manifestazione ester-na della crisi etica, culturale e spiri-tuale della modernità, non possiamoilluderci di risanare la nostra relazio-ne con la natura e l’ambiente senzarisanare tutte le relazioni umane fon-

damentali» (LS, 119). Quindi non cisarà una nuova relazione con la natu-ra senza un essere umano nuovo, edè guarendo il cuore dell’uomo che sipuò sperare di guarire il mondo daisuoi disordini sia sociali sia ambien-tali.

Cari amici, vi rinnovo il mio inco-raggiamento per i vostri sforzi in favo-re della tutela dell’ambiente. Mentrele condizioni del pianeta possono ap-parire catastrofiche e certe situazionisembrano persino irreversibili, noi cri-stiani non perdiamo la speranza, per-ché abbiamo lo sguardo rivolto a Ge-sù Cristo. Egli è Dio, il Creatore inpersona, venuto a visitare la sua crea-zione e ad abitare in mezzo a noi (cfr.LS, 96-100), per guarirci, per farci ri-trovare l’armonia che abbiamo perdu-to, armonia con i fratelli e armoniacon la natura. «Non ci abbandona,non ci lascia soli, perché si è unito de-finitivamente con la nostra terra, e ilsuo amore ci conduce sempre a trova-re nuove strade» (LS, 245).

Chiedo a Dio di benedirvi. E vidomando, per favore, di pregare perme.

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Care amiche e cari amici sportivi, buongiorno,un’altra volta!

Insieme, il 20 maggio scorso, abbiamo lan-ciato l’iniziativa sportiva solidale We Run To-g e t h e r, come sostegno e ringraziamento perdue realtà in prima linea nell’assistere i malatidi coronavirus: l’Ospedale Giovanni XXIII diBergamo e la Fondazione Poliambulanza diBrescia. Oggi una rappresentanza del loro per-sonale è qui presente. Benvenuti! E salutandovoi, saluto tutti i vostri colleghi d’Italia e delmondo intero, che lavorano con sacrificio ac-canto ai malati. Dio vi renda merito per il vo-stro impegno!

E oggi desidero ringraziare anche tanti atletidi vari Paesi, che hanno offerto vari oggettisportivi per l’asta solidale. Mi ha fatto moltopiacere sapere che alcuni atleti hanno ancheaperto la porta della loro casa per la gioia diun incontro diretto. E questo è importante:aprire la porta della propria casa è aprire ilcuore. È un segnale [per dire]: “Ti apro il cuo-re ”.

l’amateur… È gratuito. Il Cardinale [Ravasi]ha detto la parola “gratuità”. È proprio dellosport a m a t e u r.

Sono contento che voi di “Athletica Vatica-na” portiate avanti questo modo di vivere losport. Continuate così! E auspico che possiaterealizzare appena possibile il Meeting che eraprevisto per la scorsa primavera, in collabora-zione con la Guardia di Finanza, il “Cortiledei Gentili” e la Fidal Lazio. Intanto, mi fapiacere offrire in un nuovo libro della LibreriaEditrice Vaticana alcuni miei interventi sul te-ma dello sport.

Grazie a tutti per quello che fate e per que-sto incontro. Con l’aiuto di Dio, we run toge-t h e r, corriamo insieme, per la fraternità e la di-gnità umana. Grazie!

Per uno sport inclusivo capacedi guarire le ferite

Il Papa rilancialo stiledell’iniziativaWe Run Together

#solidarietà

Papa Francesco ha ricevuto in udienza sabato mattina, 5 settembre, nella Bibliotecaprivata, una rappresentanza dei partecipanti all’iniziativa sportiva e solidale We RunTogether, promossa da Athletica Vaticana — con il Cortile dei Gentili, le FiammeGialle e Fidal Lazio — per gli ospedali di Bergamo e di Brescia. L’iniziativaera stata personalmente lanciata dal Papa il 20 maggio scorso. Il gruppoera accompagnato dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consigliodella cultura, che, nel saluto rivolto al Pontefice, ha parlato della gratuitàe della bellezza del dare più che del ricevere, anche nello sport.

«Portate avanti questo modo di vivere lo sport.Continuate così!». È con l’incoraggiamento appassionatodi Papa Francesco che l’esperienza inclusiva e solidale diWe Run Together prosegue ora nella quotidianità deglisportivi, campioni e amatori, olimpionici e disabili fisicie mentali: tutti con la stessa dignità.Sabato mattina, 5 settembre, Francesco ha incontratouna rappresentanza dei protagonisti dell’asta sportiva dibeneficenza che è stata lanciata da lui stesso il 20maggio scorso, con un’udienza e un videomessaggio.Sono stati raccolti 100.000 euro. All’iniziativa hannopartecipato oltre 150 atleti, molti dei quali con disabilità,e numerose squadre e società sportive internazionali. IlPapa ha donato quattro oggetti sportivi per l’asta.L’obiettivo dell’iniziativa è stato raccogliere fondi maanche testimoniare la possibilità di uno sport che siadavvero solidale e inclusivo.All’udienza erano presenti sei protagonisti dello sportche hanno sostenuto personalmente l’asta solidale:Nicole Orlando, atleta con la sindrome di Down, piùvolte campionessa del mondo di atletica; DanieleCassioli, atleta non-vedente, 25 volte campione delmondo di sci nautico; Monica Contrafatto, atleta conamputazione a una gamba in seguito a un attentato inAfghanistan; Valerio Aspromonte e Carolina Erba (con illoro bambino, Leone, 3 anni), campioni olimpici emondiali di scherma che per We Run Together hannoaperto la porta di casa a una famiglia di Bergamo. Con

loro anche Manuela Olivieri, moglie di Pietro Mennea,figura emblematica dei valori sportivi, morto nel 2013.Il Papa ha personalmente ringraziato il personale degliospedali Papa Giovanni XXIII di Bergamo e FondazionePoliambulanza di Brescia per il loro servizio, in primalinea, nella lotta contro il covid 19. A rappresentarequeste due comunità all’udienza erano presenti perl’ospedale bergamasco il direttore generale MariaBeatrice Stasi, che ha avuto il virus; il direttore sanitarioFabio Pezzoli, che ha seguito ogni fase di attivitàdell’unità di crisi ed è sicuramente un testimoneprivilegiato per l’attività e per aver a sua volta contrattoil covid; e Simonetta Cesa, direttore delle professionisanitarie (infermieri, operatori tecnici e sanitari,personale riabilitativo) e artefice con il suo staff delgrande lavoro per allestire i reparti-covid e per laformazione del personale per trattare i pazientibisognosi di ossigeno. Anche lei ha vissutopersonalmente l’esperienza del virus.A rappresentare l’ospedale bresciano erano presenti ilpresidente Mario Taccolini; l’infermiera di terapiaintensiva Stefania Pace, coordinatrice del servizioinfermieristico, che ha lavorato in corsia per tuttal’emergenza ed è in prima linea nell’ordine professioniinfermieristiche per far sì che agli infermieri venganoriconosciute più dignità e diritti; e Paolo Terragnoli,direttore del pronto soccorso, presente in ospedaledurante l’emergenza 24 ore su 24 per settimane.

Francesco ha ringraziato le realtà che hanno collaboratocon Athletica Vaticana nell’iniziativa We Run Together:il Cortile dei Gentili (struttura del Pontificio Consigliodella cultura costituita per favorire l’incontro e il dialogotra credenti e non credenti), le Fiamme Gialle,rappresentate dal comandante Vincenzo Parrinello, eFidal Lazio con il presidente Fabio Martelli.Il progetto dell’asta We Run Together nasce “insostituzione” del Meeting inclusivo di atletica (concampioni, disabili fisici, mentali, rifugiati e carcerati) cheavrebbe dovuto svolgersi il 21 maggio scorso nel Centrosportivo della Guardia di Finanza a Castelporziano.Rimandato per la pandemia, quel Meeting è stato“sostituito” dall’asta solidale, nella speranza di poterlori-organizzare in pista nel 2021.Sulla stessa linea dei contenuti del Meeting e dell’asta —e cioè la testimonianza di uno stile sportivo solidale einclusivo, per tutti — è la pubblicazione del libro Me t t e rs iin gioco che raccoglie i pensieri di Papa Francesco sullosport. Edito dalla Libreria Editrice Vaticana, con ilpatrocinio di Athletica Vaticana, il volume è statopresentato lunedì 7 settembre nello stadio delle Terme diCaracalla.Papa Francesco ha personalmente consegnato agli atletie ai rappresentanti degli ospedali lombardi una copiadel libro proprio come segno di ringraziamento per aversostenuto l’iniziativa di beneficienza ma anche cometestimonianza per rilanciare uno sport che sia davveroinclusivo e solidale per tutti.

Correndo insieme senza lasciare indietro nessuno

In effetti, l’iniziativa WeRun Together ha fatto incon-trare sullo stesso piano didignità umana e sportivacampioni famosi e altri cam-pioni che portano una disa-bilità e che così fanno onoreallo sport. Uno sport inclu-sivo, fraterno, capace anchedi guarire ferite, di costruireponti, costruire amicizia so-ciale. Questo, soprattuttoper i più giovani, è un mes-saggio eloquente. E un verosport, ha sempre quella di-mensione di amatorialità,

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il Vangelo di questa domenica (cfr. Mt 18, 15-20) è tratto dal quarto discorso di Gesù nelracconto di Matteo, conosciuto come discorso“comunitario” o “ecclesiale”. Il brano odiernoparla della correzione fraterna, e ci invita a ri-flettere sulla duplice dimensione dell’esistenzacristiana: quella comunitaria, che esige la tuteladella comunione, cioè dell’unità della Chiesa, equella personale, che impone attenzione e ri-spetto per ogni coscienza individuale.

Per correggere il fratello che ha sbagliato,Gesù suggerisce una pedagogia del recupero.E sempre la pedagogia di Gesù è pedagogia direcupero; Lui sempre cerca di recuperare, disalvare. E questa pedagogia di recupero è arti-colata in tre passaggi. In primo luogo dice:«Ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15), cioènon mettere in piazza il suo peccato. Si trattadi andare dal fratello con discrezione, non pergiudicarlo ma per aiutarlo a rendersi conto diquello che ha fatto. Quante volte noi abbiamoavuto questa esperienza: qualcuno viene e cidice: “Ma, senti, tu in questo hai sbagliato. Tudovresti cambiare un po’ in questo”. Forseall’inizio ci arrabbiamo, ma poi ringraziamo,perché un gesto di fratellanza, di comunione,di aiuto, di recupero.

E non è facile mettere in pratica questo in-segnamento di Gesù, per diverse ragioni. C’èil timore che il fratello o la sorella reagiscamale; a volte manca la confidenza sufficientecon lui o con lei... E altri motivi. Ma tutte levolte che noi abbiamo fatto questo, abbiamosentito che era proprio la strada del Signore.

Tuttavia, può avvenire che, malgrado le miebuone intenzioni, il primo intervento fallisca.In questo caso è bene non desistere e dire:“Ma si arrangi, me ne lavo le mani”. No, que-sto non è cristiano. Non desistere, ma ricorrereall’appoggio di qualche altro fratello o sorella.Gesù dice: «Se non ascolterà, prendi ancoracon te una o due persone, perché ogni cosa siarisolta sulla parola di due o tre testimoni» (v.16). Questo è un precetto della legge mosaica(cfr. Dt 19, 15). Sebbene possa sembrare control’accusato, in realtà serviva a tutelarlo da falsiaccusatori. Ma Gesù va oltre: i due testimonisono richiesti non per accusare e giudicare, maper aiutare. “Ma mettiamoci d’accordo, tu edio, andiamo a parlare a questo, a questa chesta sbagliando, che sta facendo una figuraccia.

Ma andiamo da fratelli a parlargli”. Questo èl’atteggiamento del recupero che Gesù vuoleda noi. Gesù infatti mette in conto che possafallire anche questo approccio — il secondo ap-proccio — con i testimoni, diversamente dallalegge mosaica, per la quale la testimonianza didue o tre era sufficiente per la condanna.

In effetti, anche l’amore di due o tre fratellipuò essere insufficiente, perché quello o quellasono testardi. In questo caso — aggiunge Gesù—, «dillo alla comunità» (v. 17), cioè alla Chie-sa. In alcune situazioni tutta la comunità vienecoinvolta. Ci sono cose che non possono la-sciare indifferenti gli altri fratelli: occorre unamore più grande per recuperare il fratello.Ma a volte anche questo può non bastare. E

Il chiacchiericcio è una pestepiù brutta del covid

Riflessionedel Pontefice

sulla correzionef ra t e r n a

e la necessitàdi perdonare

#angelus

«Il chiacchiericcio è una peste più bruttadel covid». Per questo occorre fare «uno sforzo:niente chiacchiere». È quanto ha raccomandatoPapa Francesco all’Angelus del 6 settembre,recitato dalla finestra dello Studio privatodel Palazzo apostolico vaticano. Primadella preghiera mariana con i fedeli presential tradizionale appuntamento domenicaledi mezzogiorno in piazza San Pietro —nel rispetto delle misure di sicurezza adottateper evitare il diffondersi dei contagi — il Ponteficeha rimarcato l’importanza della correzionefraterna cui rimandava il passo evangelicoproposto dalla liturgia.

CO N T I N UA A PA G I N A 15

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Non ragionierema innamorato!

Oggi il comportamento del padrone della vi-gna sarebbe certamente incomprensibile;giudicato antisindacale! Tra l’altro — stando

anche a cronache recenti — oggi si preferisce schia-vizzare e sottopagare in nero i lavoratori, anche a se-conda del colore della pelle!

Ancora una volta si vede che la logica di Dio vaal di là di ogni logica umana. Ne abbiamo confermaanche dalla prima lettura: dice Dio «i miei pensierinon sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono lemie vie».

«Dio non è ingiusto verso i primi, è generoso ver-so gli ultimi. Dio non paga, dona!» (Ermes Ron-chi). Con lui non ci sono primi posti o precedenze.La salvezza, lui la dona gratuitamente a tutti, a qua-lunque ora del giorno.

Dobbiamo guardarci dal pericolo che prospettavaKierkegaard, e cioè un cristiano che vive la fede conlo stile del ragioniere e non dell'innamorato.

Noi, che ci crediamo cristiani praticanti dalla pri-ma ora, avanziamo pretese nei riguardi di quelli chesi convertono all’ultima ora. E non ci accorgiamoche continuiamo ad essere freddi, abitudinari, incoe-renti e mediocri.

Impegniamoci a superare questo modo di pensaree di vivere da favoriti e privilegiati! Sforziamoci divivere come vuole Dio: lasciamo l’ultima parola allabontà e non alla giustizia in senso stretto.

Nella seconda lettura abbiamo un esempio, sanPaolo: «Per me il vivere è Cristo e il morire un gua-dagno». Così parla un vero innamorato!

20 settembredomenica XXV

del Tempoo rd i n a r i oIs 55, 6-9Sal 144Fil 1, 20-27Mt 20, 1-16

#spuntidiriflessione

di LEONARD O SAPIENZA

L’Angelus domenicale

dice Gesù: «E se non ascolterà neanche la comunità, sia per tecome il pagano e il pubblicano» (ibid.). Questa espressione, inapparenza così sprezzante, in realtà invita a rimettere il fratellonelle mani di Dio: solo il Padre potrà mostrare un amore piùgrande di quello di tutti i fratelli messi insieme. Questo inse-gnamento di Gesù ci aiuta tanto, perché — pensiamo ad unesempio — quando noi vediamo uno sbaglio, un difetto, unascivolata, in quel fratello o quella sorella, di solito la prima cosache facciamo è andare a raccontarlo agli altri, a chiacchierare. Ele chiacchiere chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unitàdella Chiesa. Il grande chiacchierone è il diavolo, che sempreva dicendo le cose brutte degli altri, perché lui è il bugiardoche cerca di disunire la Chiesa, di allontanare i fratelli e non fa-re comunità. Per favore, fratelli e sorelle, facciamo uno sforzoper non chiacchierare. Il chiacchiericcio è una peste più bruttadel Covid! Facciamo uno sforzo: niente chiacchiere. È l’a m o redi Gesù, che ha accolto pubblicani e pagani, scandalizzando ibenpensanti dell’epoca. Non si tratta perciò di una condannasenza appello, ma del riconoscimento che a volte i nostri tenta-tivi umani possono fallire, e che solo il trovarsi davanti a Diopuò mettere il fratello di fronte alla propria coscienza e alla re-sponsabilità dei suoi atti. Se la cosa non va, silenzio e preghieraper il fratello e per la sorella che sbagliano, ma mai il chiac-chiericcio.

La Vergine Maria ci aiuti a fare della correzione fraterna unasana abitudine, affinché nelle nostre comunità si possano in-

staurare sempre nuove relazioni fraterne, fondate sul perdonoreciproco e soprattutto sulla forza invincibile della misericordiadi Dio.

Al termine dell’Angelus il Papa ha salutato i vari gruppi di fedeli.Ecco le sue parole.

Cari fratelli e sorelle!Saluto tutti voi, romani e pellegrini di vari Paesi: famiglie,gruppi parrocchiali, associazioni.

In particolare, saluto i seminaristi del Pontificio CollegioNord Americano di Roma; e quelli del Seminario Maggiore diLubiana (Slovenia). Saluto gli adolescenti di Cernusco sul Na-viglio e quelli di Chiuso e di Maggianico — con i fazzolettigialli —, che si preparano alla professione di fede. Esorto tutti astringersi sempre più a Gesù, Pietra angolare e buon Pastore.

Saluto le donne atlete, affette da sclerosi multipla, che hannopercorso la via Francigena da Siena a Roma; e i ragazzi di San-to Stefano Lodigiano, venuti in bicicletta per una iniziativa be-nefica. Entrambi questi gruppi sono stati coraggiosi; andateavanti con gioia e con fiducia!

Saluto anche i fedeli di altri Paesi; vedo che ci sono dei po-lacchi, dei libanesi, dei francesi, dei messicani. Saluto tutti voi!Anche voi, coraggiosi, dell’Immacolata: avanti!

A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimen-ticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

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Il 3 ottobre ad Assisi Papa Francescofirmerà la nuova enciclica «Fratelli tutti»Nel pomeriggio di sabato 3 ottobre 2020 ilSanto Padre Francesco si recherà ad Assisiper firmare la nuova Enciclica «Fratelli tutti»

sulla fraternità e l’amicizia sociale. Lo afferma inuna dichiarazione, diffusa nella mattina disabato 5 settembre, il direttore della Salastampa della Santa Sede, Matteo Bruni.«La Prefettura della Casa Pontificia — pro -segue la dichiarazione — informa che alle

ore 15 il Santo Padre arriverà al SacroConvento, dove celebrerà la Santa Messapresso la Tomba di San Francesco, e al ter-mine firmerà l’Enciclica. A motivo della si-tuazione sanitaria, è desiderio del SantoPadre che la visita si svolga in forma priva-ta, senza alcuna partecipazione dei fedeli.Appena terminata la celebrazione, il SantoPadre farà rientro in Vaticano».

#controcopertina