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    Santi Moixper il Corriere della Sera

    #163Domenica

    11 gennaio 2015

    Anno5-N.

    2(#163)PosteItalianeSped.

    inA.P.-D.L.

    353/

    2003conv.

    L.

    46/2004art.

    1,c

    1,D

    CBMilano-SupplementoculturaledelCorrieredellaSera

    dell11gennaio2015,nonpuesseredistribuitoseparatamente

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    2 LA LETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA11GENNAIO2015

    Sommario

    corriere.it/laletturaL'inserto continua online

    con il Club della Lettura:una community esclusiva

    per condividere idee e opinioni

    SSS

    La tv sono ioY

    ouTube sta per compiere dieci an-ni. Se fosse un bambino, sarebbegeniale, intraprendente e vaga-mente esibizionista. stato creatoda Chad Hurley, Steve Chen e

    Jawed Kari m, in Cali forn ia, nelfebbraio 2005. Il primo aveva 28

    anni, gli altri due 26. Karim ha spiegato chelispirazione gli venuta dal seno (destro) di Ja-net Jackson, sbucato durante il Super Bowl2004. Dellinsolita apparizione non si trovavanofilmati online, cos ha pensato: ehi, un sito dicondivisione video potrebbe funzionare. Hafunzionato.

    Il 23 aprile 2005 Karim ha caricato il primovideo su YouTube (Me at th e Zoo, 19 secondi),nel quale spiegava che le proboscidi degli ele-fanti erano davvero, davvero, davvero interes-santi. Un ragazzino di terza elementare, oggi,saprebbe fare di meglio. Ma contava lidea. Nel2006 YouTube stato acquistato da Google per1,65 miliardi di dollari . Oggi il terzo sito pi vi-sitato al mondo dopo lo stesso Google e Face-

    book.Ogni giorno un miliardo di persone guarda-

    no 300 milioni di video; ogni minuto ne carica-no 300 ore. Nel novembre 2014, scrive il New

    York Tim es, l83% degli utenti internet negli

    Usa ha g uardato almeno un filmato s u YouTu-be. In Italia le visualizzazioni sono 1,2 miliardial mese, gli utenti unici 20 milioni: un italianosu tre, neonati e novantenni compresi. Quattroutenti su dieci hanno unet compresa 18 e 34anni. Gli adolescenti sono molti, ma GoogleItalia dice di non sapere quanti.

    Cos successo in questi dieci anni? Questo:la piattaforma fai-da-te per appassionati di vi-deo il motto era Broadcast Yourself, tra-smetti te stesso diventata uno strumentoprofessionale. YouTube oggi produce pi fil-mati di successo di qualsiasi studio di Hollywo-od. Il passaggio dallartigianato al mercato ha

    creato nuovi mestieri, portato pubblicit, gene-rato redditi, aperto questioni di diritto dautoree censura.

    Lutente medio oggi non carica video, guardaquelli degli altri. YouTube, come vedremo, oggi una delle forme della televisione. Un luo-go nuovo dove i tradizionali produttori di con-tenuti dalla Bbc alla Rai, la prima pi dellaseconda competono con dilettanti fantasio-si, eccentrici professionali, microproduzionispecializzate nella compilazione, nella provo-cazione, nellinsolito. Tutte cose che, su YouTu-

    be, funzionano.In questi giorni un video di Lionel Messi che

    calcia il pallone a 18 metri daltezza, lo riprendeal volo e continua a palleggiare arrivato a 9milioni di visualizzazioni. Una lista delle 25canzoni pi belle di sempre, prodotta da tale0707NicePlayer, stata vista 1,8 milio ni di volte.Se mi avessero detto che, preparando questar-ticolo, avrei trascorso sette minuti a guardareun video dove Grant Thompson The King ofRandom (Il Re del Caso) insegna a fondere lat-tine e produrre orsetti di alluminio, non ci avreicreduto: per lho fatto. Alla fine il vulcanicoprotagonista ringrazia lo sponsor (un editore diaudiolibri) e consiglia The Hobbit di J.R.R.Tolkien. Fonderia e letteratura insieme: anche

    questo succede su YouTube.Idioti, squallidi e malvagi, comera inevitabi-

    le, hanno approfittato del nuovo palcoscenicoper mostrare violenze, volgarit e assurdit(puntualmente registrate dai media tradiziona-li, mai dispiaciuti di mostrare gli eccessi dellanuova concorrenza). Ma costituiscono una mi-noranza. La maggioranza sa quello che fa e, so-pratutto, ci che vuole. Ho chiesto a otto ragaz-ze e ragazzi italiani et tra i 18 e i 28 anni perch usassero YouTube. Risposte:

    1) per guardare filmati di attualit e passaggitelevisivi che ho perso;

    2) per vedere i gol delle partite;

    4 Il dibattito delle ideeI diritti degli animali(e gli altri diritti)diMICHELE AINIS e di LIONELLA

    BATTAGLIAcon un articolodi LUIGI ACCATTOLI

    Orizzonti7 Parigi

    I geni dei computervanno a scuola quidiSTEFANO MONTEFIORI

    8 AntropologiaNon c religionesenza feticcidiADRIANO FAVOLE

    9 Visual DataLa cultura si mangiae fa bene alleconomiadiPAOLO CONTI

    Caratteri

    10 VisioniPatatine, vino, Graham GreeneCos nata Olive KitteridgediELIZABETH STROUT con un articolo

    diLUCA MASTRANTONIO

    11 VisioniLa talpa e Troy:il film peggiore e il miglioretratti da libridiPAOLO MEREGHETTI

    12 PoesiaDagli anni Sessantaun Adonis mai tradotto primadiROBERTO GALAVERNI

    14 Le classifiche dei libriLa pagelladiANTONIO DORRICO

    Sguardi16 Autoritratti

    I miei 80 annidi scrittura e artediJOHN BERGERcon articoli

    di STEFANO BUCCIeANNA

    MOMIGLIANO

    19 PalcoscenicoJonathan Coe a teatroCasa del sonno senza amorediALESSANDRA SANTANGELO

    di BEPPE SEVERGNINI

    YouTube

    Percorsi20Lintervista

    Harold Bloom si raccontadiALESSANDRA FARKAS

    22 Scienza e filosofiaFacciamo pace con il casodiDONATELLA DI CESARE

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    DOMENICA11GENNAIO2015 CORRIEREDELLASERA LA LETTURA 3

    Il dibattito delle idee

    Dieci anni fa un ragazzino caricava un videodi 19 secondi su una gita allo zoo. Da allora

    il canale ha cambiato il modo di fare(e guardare) televisione e cinema. E di vivere

    3) per ridere;4) per i video delle canzoni, ora che su Mtv si

    parla soprattutto di sedicenni incinte;5) per studiare i quiz della patente di guida;6) per guardare i tutorial. Volevo smontare

    liPhone;7) per imparare a mettermi il mascara;8) per imparare a farmi la treccia dei capelli;9) per sapere come legare il sari portato dal-

    lIndia;10) per seguire gli YouTuber che mi interes-

    sano.Qualche esempio di YouTuber? CutiePieMarzia (Marzia Bisognin) lita-

    liana pi seguita su YouTube. Vicentina, classe1992. Nel suo canale si parla di moda, tendenze,acquisti. 4.720.000 iscritti. La svolta grazie al-lincontro con Felix, alias PewDiePie, forse il

    YouTuber pi famoso di sem pre (olt re 33 mi-lioni di iscritti), che al Wall Street Journal harivelato di guadagnare, con la pubblicit, 4 mi-lioni di dollari lanno.

    Favij, pseudonimo di Lorenzo Ostuni, 19anni. Il suo canale FavijTV ha 1.438.000 iscritti.Prova videogame e racconta la vita giovanile.

    DmPranksProductions (2.845.000 iscrit-ti). Due ragazzi di 27 anni, di Magione (Peru-gia), realizzano video-esperimenti horror (de-

    cisamente spettacolari, piuttosto diseducativi). ClioMakeUp. Clio Zammatteo (Belluno,

    1982). Il 26 luglio 2008 apre su YouTube il cana-le ClioMakeUp. In tre anni carica 577 video con141 milioni di visualizzazioni. quarta in Italia,con 735.000 iscritti.

    Frank Matano (994 mila iscritti). Battute escherzi surreali. Del tipo Modello chiede a 100ragazze di fare lamore con lui (4.178.000 vi-sualizzazioni).

    TheShow. Due ragazzi di Crema mostranoesperimenti sociali, scherzi e altre amenit.

    Willwoosh, alias Gugliemo Scilla, classe1987. Video blogger, conduttore radiofonico,

    scrittore, attore. Nel 2013 ha partecipato al filmFuga di cervelli, regia di Paolo Ruffini, conPanPers e Frank Matano, nel ruolo di Lebowski.

    The Jackal. 50 milioni di visualizzazioni,260.378 iscritti. Gli ultimi video: Gli effetti diGomorra, la serie sulla gente e i video-satirasul lavoro (Precariato o posto fisso).

    La maggiore parte dei video di YouTube lunghezza massima consentita, 15 minuti

    vengono caricati da privati. Un 2,5% di profes-sionisti cinema, musica, televisione rac-coglie circa il 90% delle visualizzazioni globali.

    Anche socie t come Cb s, Bbc, Vevo, Hulu han-no aderito al Partnership Program, un sistema

    che permette di condividere i ricavi pubblicita-ri. Dal 2007, un meccanismo chiamato Content

    IDconsente dovrebbe consentire di indi-viduare automaticamente i contenuti che viola-no un copyright, e difendere cos la propriet

    intellettuale.Ognuno dei primi 500 produttori di conte-nuti, secondo il New Yorker, guadagna oltre100 mila dollari lanno (il dato del 2012). You-Tube, di solito, tiene il 45% e lascia il 55% a chicarica il video (uploader). Un caso di scuola? Al-do, Giovanni e Giacomo. Il loro canale YouTube arrivato a 44 milioni di visualizzazioni. Per unricco, un povero e un maggiordomo non pigiovanissimi non male.

    The Tube, a Londra, la metropolitana. InAmerica era il termine colloqu iale perindicare il televisore (quando aveva il tubo cato-dico). Il nome YouTube , quindi, un invito: fat-ti la tua televisione, non aspettare quella deglialtri. Giocaci, cambiala, ordina, mescola. Se larealt indigesta, sminuzzala. il principio delcibo orientale applicato al video: funziona.

    Funziona con lo spettacolo, lattualit, la po-

    litica. Casa Bianca, governi, rivoltosi, dittatori etagliagole hanno capito in fretta la forza delnuovo strumento: consente di trovare un pub-

    blico, e farlo cre scere. Molti Paesi (tra cui Iran,Pakistan, Libia, Egitto) hanno, in diverse occa-sioni, bloccato temporaneamente laccesso a

    YouTube; in Cin a rest a blo ccato. unammis-sione della potenza dello strumento.

    YouTube non uninvenzione isolata. arri-vata co n la quarta onda. La p rima, negli anniVenti e Trenta del Novecento, ha portato nellecase la voce, con la radio; la seconda, neg li anniQuaranta e Cinquanta, ha portato limmaginein movimento, attraverso la televisione; la ter-za, negli anni Novanta, ha portato le informa-zioni, grazie ai browser che rendevano possibi-le la navigazione in internet. La quarta onda arrivata nel secolo nuovo e ha combinato tuttoquesto: voce, immagini, informazioni, accesso.

    Umts, Adsl, Faceboo k, smart phone, Skype(videochiamate) e YouTube sono arrivati al

    pubblico una decina danni fa. Le strade e i vei-coli, insieme. In centanni siamo passati dal-lascolto alla visione, alla condivisione in movi-mento. Seguendo necessit e istinti, certo. Manecessit e istinti seguono la tecnologia. Se Gu-glielmo Marconi non avesse inventato la radio,lumanit, per qualche tempo ancora, avrebbeascoltato solo i discorsi in piazza e le urla dei vi-cini di casa.

    YouTube la televisione di una generazione.Per chi venuto al mondo tra il 1980 e il 2000rappresenta ci che il televisore in salotto sta-to per i nonni e i genitori: una finestra sul m on-do, una scoperta diventata presto unabitudine.

    Fino a dieci anni fa qualcuno sceglieva pernoi che cosa guardare e quando guardarlo. Per inativi digitali questo inconcepibile. Si fannoil loro palinsesto, dicono i critici televisivi.Non cos. Un palinsesto presuppone unorga-nizzazione. I neotelespettatori scelgono invecein base a tempo, strumenti, umori, gusti, amicie occasioni. YouTube, in dieci anni, riuscito a

    organizzare questapparente anarchia, deciderestandard, stabilire regole, creare un marchio,immaginare modelli economici. Accettandoanche di somigliare, in qualche caso, alla proto-televisione che sfida.

    Un ventenne, ne l 1975, aveva a di sposizionequattro canali televisivi (Rai Uno, Rai Due, TVsvizzera italiana, Tele Alto Milanese). Video,non ne girava. In vacanza, scattava quaranta fo-to, le portava a sviluppare, le stampava, le con-servava, le mostrava agli amici. Lunica condivi-sione possibile era un album o una serata condiapositive, una forma di sadismo dellepoca.

    Un ventenne del 201 5 apre regolarmente You-Tube, dispone di duemila canali televisivi, scat-ta cento fotografie e gira dieci video al giornocon il telefono che porta in tasca, se gli sembrane valga la pena. Poi sceglie, modifica, carica,pubblica, invia, commenta, condivide. Nessuncosto, nessuna fatica, poca attesa, lansia confi-nata al numero di Mi piace.

    Dobbiamo renderci conto, quando parliamo

    di loro e con loro, che i Millenials termineamericano, chiamiamoli Millenari amanoraccontarsi, conoscersi, vedersi e rivedersi. Lanarrazione illustrata ormai unabitudine. Larapidit, una condizione necessaria. La variet,una conquista irrinunciabile. Selfie, What-sApp, Facebook, Instagram, Skype e YouTubesono variazioni dello stesso fenomeno.

    I nuovi italiani possiedono unimmaginazio-ne allenata con le immagini.

    Immaginate cosa potrebbero inventare senoi i loro padri, le loro madri, i loro datori dilavoro li lasciassimo fare.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Gli altri

    Non c solo YouTube. Tudou,servizio nato nel 2005 a

    Shanghai, in Cina ha preso ilposto che il Tubo ha nelle

    nostre vite. Ma anchelOccidente ha alcune

    alternative al gigante di

    Google, come Vimeo,alternativa ad alta

    definizione di YouTube: unsito per artisti e videomaker

    senza pubblicit ma in attivo,grazie alla modalit premium

    che consente a pagamento di raggiungere una m igliore

    qualit nelle visualizzazioni.Google Video invece, loffertache la Grande G aveva creato

    prima di acquisire YouTube,si fuso allinterno

    del fratello maggiore

    i

    La prima volta

    Quegli attimidavantialla gabbiadegli elefanti

    Q

    uante coseimportanti sono

    cominciate conuna visita allo zoo? Nonmolte. YouTube unafelice eccezione, vistoche il primo videocaricato sul sito statoproprio una stramba clipintitolata Me at the zoo.Era il 23 aprile 2005 eSteve Chen, Chad Hurleye Jawed Karim (nellafoto)avevano da pocolasciato i loro lavoripresso PayPal per crearequesto strano luogodigitale in cui chiunque,gratis, poteva caricare,cercare e guardarefilmati in streaming. Meat the zoofu caricatoproprio da uno di loro,

    Karim, sul suo canale: una prova, un videobuffo in cui il giovane,ripreso dallamico YakovLapitsky, parla davantialla gabbia degli elefantidello zoo di San Diego,Usa, mentre commentalaspetto dellanimale e sisofferma sulla formadella sua proboscide.Tutto qui. Da allora lecose sono cambiate, maquel video rimasto l,sgranato e pocointeressante, a perennericordo di uniniziativanata allinsegna deldilettantismo e mutata inun colosso in grado oggidi impensierire i gigantidi Hollywood. 16 milionidi visualizzazioni e 116mila commenti dopo, Meat the zoorimane undocumento incredibile, ilclassico passo storicofatto per sbaglio, senzaalcun calcolo: non interessante n bello, ilgenere di video che nonavrebbe mai avutosuccesso se non avesseavuto un ruolo simbolicocos forte. Ed tuttoralunico video a esserecaricato da Jawed Karim,che da tempo non lavorapi al sito e haabbandonato il suocanale YouTube,jawed. Anzi, nonabbandonato del tutto,

    perch il nostro tornatoallimprovviso sullascena nel 2013pubblicando una serie dicommenti critici sullanuova sezione commentiinaugurata da YouTube.Giusto il tempo diqualche sfott al giganteGoogle e il canalejawed tornato al suosilenzio da eremita.

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    di PIETRO MINTO

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    4 LA LETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA11GENNAIO2015

    Chi tene o mare saccorge e tutto chello chesuccede po sta luntano e te fa senti comme cocechi tene o mare o ssaje porta na croce. Chi teneo mare cammina ca vocca salata.... Al marePino Daniele ha dedicato molti versi delle sue

    canzoni. Spesso raccontava che la sua musicaera cresciuta al porto quando suonava anche peri marinai americani. Il mare, a pensarci bene,attraversa lintero percorso musicale: Chi ha ilmare si accorge di tutto que llo che accade.....

    Il mare si accorge di tutto ci che accade

    {Il dibattito delle idee Cambusadi Nicola Saldutti

    Gli animali vanno a caccia di dirittiDai primi passi nellIlluminismo al contrasto tra Garibaldi e Pio IX

    E ora le istanze morali dei filosofi trovano riscontro nelle sentenzedi LUISELLA BATTAGLIA

    BioeticaLa societ siinterroga su gruppi diindividui discriminati

    (neri, donne, gay,portatori di handicap)e questa sensibilitsi estende ancheai non umani,che sono comunquesoggetti di una vita

    Che cosa dire del nuovoatteggiamento verso glianimali? Dibattiti sem-pre pi frequenti edestesi, riguardanti la li-

    ceit della caccia, i limiti alla vivisezione,la protezione di specie animali diventatesempre pi rare, il vegetarianismo, che co-sa rappresentano se non avvisaglie di unapossibile estensione del principio di egua-glianza al di l addirittura dei confini delgenere umano, unestensione fondata sul-la consapevolezza che gli animali sonouguali a noi uomini, per lo meno nella ca-pacita di soffrire?. Sono parole di Norber-to Bobbio, un filosofo politico certo nonsospettabile di sentimentalismo o di incli-nazioni disneyane.

    In effetti la questione animale, ovvero il

    problema di un corretto trattamento deinon umani e il crescente interesse per il lo-ro benessere, diventata un problema ine-ludibile per la nostra societ, ma solo po-chi decenni fa sarebbe stato inconcepibile

    suggerire unestensione della comunitche includesse gli animali nellambito del-la considerazione etica. Come spiegare ta-le profondo mutamento? Tra le possibiliragioni, assume particolare rilevanza il fat-to che la nostra societ ha progressiva-mente focalizzato la sua attenzione sugruppi e individui discriminati (neri, don-ne, omosessuali, portatori di handicapetc.) in una misura senza precedenti nellastoria umana. Q uesto interesse generaliz-zato per la giustizia e per lequit pu avercontribuito a una diversa visione socialedel trattamento degli animali. Ma lele-mento ancora pi importante che ma-turata una nuova consapevolezza: la mag-gior parte delle persone ritiene che gli ani-mali siano esseri coscienti, capaci di avereunampia gamma di esperienze dolore,

    paura, felicit, angoscia che figurano inmodo rilevante nella nostra preoccupazio-ne per gli umani.

    Il superamento della classica visioneantropocentrica si collega, altres, alla pre-

    sa di coscienza che la sopravvivenza dellanostra specie pu assicurarsi solo conquella delle altre. La grande lezione del-lecologia stato detto che ognuno legato a tutti gli altri. Da qui unineditasolidariet nei confronti di tutto ci che vivente, accom unato a noi da uninc ertasorte e il sorgere di unattitudine di curaverso i non um ani, minac ciati con n oi, co-me noi.

    In questo quadro, a cominciare daglianni Settanta, si andato diffondendo un

    dibattito assai vivace sulla cosiddetta que-stione dei diritti degli animali, una que-stione solo in apparenza astratta e pura-mente nominalistica, giacch su di essa si verificata una convergenza tra movimen-ti di riforma sociale e riflessione filosofica.E del resto la rilevanza di tale dibattito ap-pare documentata, sul piano operativo, siadal proliferare di molteplici organizzazio-ni che (ai vari livelli e nella diversificazionedegli obiettivi concreti) appaiono acco-munate da un forte impegno etico-politicosia dalla comparsa sempre pi frequentedi libri incentrati su tale problematica.

    Penso, in particolare, per citare i titolipi significativi, a libri-denuncia contro lavivisezi one (Hans Ruesc h, Limperatricenuda, 1977; Richard Ryder, Victims ofScience,1975) o contro gli orrori degli alle-

    vamenti intensivi (R uth H arrison,AnimalMachines, 1964); ma, soprattutto, al testopi noto e filosoficamente qualificato, ve-ro e proprio manifesto del movimento ani-malista, quel Liberazione animale (1975)

    Lautrice

    Luisella Battaglia docenteordinario di Filosofia moralee di Bioetica allUniversit di

    Genova e fa parte delComitato nazionale per la

    bioetica. Tra i suoi libri:Unetica per il mondo vivente(Carocci, 2011); Alle origini

    delletica ambientale (Dedalo,2002); Etica e diritti degli

    animali (Laterza, 1997)Il manifesto

    Ledizione italiana pi recentedel libro di Peter SingerLiberazione animale (1975), acura di Paola Cavalieri, del

    2010 (Il Saggiatore)

    i

    LopposizioneNel Settecento i

    tradizionalisti sostenevanoche riconoscere la paritalle donne avrebbe portato

    a estenderla alle bestie

    SSS

    ILLUSTRAZIONE

    DI MASSIMO CACCIA

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    DOMENICA11GENNAIO2015 CORRIEREDELLASERA LA LETTURA 5

    di Peter Singer che intende enunciare unanuova visione del mondo contrassegnatadalla fine dellinumanit verso gli animali,riallacciandosi dichiaratamente a una tra-dizione libertaria.

    Non si creda, per, che linteresse dei fi-losofi per la questione animale sia una no-

    vit assoluta. Le premesse teoriche per lat-tuale movimento per i diritti possono, in-fatti, venire rintracciate nellIlluminismo,

    in pensatori, come Voltaire e Bentham,che, oltre a inaugurare un modo diverso diguardare i non umani, chiesero lestensio-ne di un atteggiamento di tipo umanitarioalle altre specie. Grazie anche al loro inter-

    vento, venne ro appr ovate nuove leg gi enacquero societ per la protezione dei di-ritti degli animali, come quella caldeggiatanel nostro Paese da Giuseppe Garibaldi eche trov la ferma opposizione di Pio IX.

    E tuttavia fin dagli inizi, la continuit tramovimenti di liberazione di umani e dianimali venne sfruttata con intenti parodi-stici dai tradizionalisti. Basti ricordare che,alla fine del Settecento, il filosofo neopla-tonico Thomas Taylor scrisse un libellosarcastico, Vindication of the Rights ofBru tes (1792), con il preciso intento diconfutare lopera di Mary Wollstonecraft,I

    diritti delle donne (1791). Taylor intendevacompiere una reductio ad absurdum delletesi emancipazioniste: riconoscere i dirittial sesso debole significava inevitabilmentericonoscere i diritti anche agli animali.

    Egli si rivel tuttavia, pi che un fineumorista, un buon profeta: esattamenteun secolo dopo sarebbe apparso un testosignificativamente intitolato Animals Ri-ghts, basato su unimpostazione rivoluzio-naria dei rapporti uomo/animale. Ne eraautore il filosofo inglese Henry Salt, stu-dioso di Thoreau, fondatore della Huma-nitarian League e impegnato nelle pi im-portanti riforme del suo tempo (dalla lottacontro la pena di morte alla riforma dei si-stemi carcerari, alla rivendicazione dei di-ritti delle donne e delle minoranze op-presse). Secondo Salt, gli animali hannodiritti e tali diritti consistono nella limitatalibert di vivere una vita natural e una vi-ta, cio, che consenta lo sviluppo indivi-

    duale soggetta alle limitazioni impostedai permanenti bisogni e interessi dellacomunit.

    Quel settore della filosofia morale con-temporanea che si occupa di etica e dirittidegli animali ha fatto ampio tesoro dellalezione di Salt. Nella prospettiva di una co-munit allargata ai non umani, quali dirit-ti, ci si chiesto, sono ascrivibili agli ani-mali, dal momento che anchessi sonoportatori di scopi, desideri, interessi e pos-sono venire considerati, come sostiene ilfilosofo Tom Regan, soggetti di una vi-ta?

    Come spesso accaduto nella storia, leistanze morali fatte valere dai filosofi nonhanno tardato molto a ispirare le sentenzedei giudici. il caso recente dellorangoSandra dello zoo di Buenos Aires che untribunale argentino ha riconosciuto comepersona non umana illegalmente privatadella sua libert, una sentenza storica, aldi l di ogni facile retorica.

    La sostanziale chiusura degli ordina-

    menti giuridici ha subito continue forza-ture a opera della lenta ma incessante evo-luzione dei diritti che si mossa lungo duedifferenti direttrici. Da un lato, si sono de-finite inedite categorie di diritti: al nucleooriginario dei diritti civili e politici dellapersona, i cosiddetti diritti di prima gene-razione, si sono aggiunte col tempo unaseconda generazione di diritti sociali alla salute, alla casa, al lavoro e una ter-za relativa alla tematica dello sviluppo pace, solidariet, ambiente per giunge-re alla quarta generazione dei diritti colle-gati alla bioetica, ovvero alle ricadute delletecnoscienze sulla vita individuale e collet-tiva. Dallaltro sono comparsi nuovi sog-getti: lestensione dei confini morali alledimensioni della biosfera ha implicato lal-largamento della nozione di prossimosganciato da quella della prossimit (spa-ziale, temporale, di specie) ed emerso iltema dei diritti morali delle generazioni

    future e degli animali non umani.

    Questevoluzione ha consentito una ri-flessione sulla possibilit di estendere i di-ritti oltre la barriera della specie. Se la Co-stituzione europea manifesta un precisoimpegno a tener conto delle esigenze inmateria di benessere degli animali, gi ta-luni Paesi, come la Svizzera (2000) e la Ger-mania (2002), hanno riconosciuto una po-sizione costituzionale agli animali e allaloro dignit di esseri senzienti, inserendo-li nelle proprie Carte fondamentali.

    Anche nel nostro Paese si ripres a oggila proposta, gi avviata nel 2004, di inseri-re, nellarticolo 9 della Costituzione, ac-canto alla tutela del paesaggio, la protezio-ne del benessere degli animali. A quanti,prefigurando scenari catastrofici, paventa-no lattribuzione di un avallo costituziona-

    le ai movimenti animalisti, nel convinci-mento che Paesi come la Svizzera e la Ger-mania siano (chiss perch) diversi dal no-stro, occorre replicare con forza, che sitratta, di un traguardo di civilt: gli idealiuniversalistici dellumanesimo europeo siespandono oltre il dominio in cui eranonati, integrando i principi delletica umanacon i nuovi doveri verso la natura e le altrespecie. Nella consapevolezza, per ripren-dere le parole di Albert Schweitzer, cheunetica che si occupa solo degli umani disumana.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Dei tredici milioni di rifugiati assistiti dallOnunel mondo, un quarto siriano. Il 23 percento, tre milioni di persone che dallinizio delconflitto, quasi quattro anni fa, hanno varcatoi confini per riversarsi in Libano, in Giordania,

    in Turchia. E di l, in alcuni casi, verso lEuropa.Nella classifica triste delle nazioni in fuga un record. Detenuto per trentanni dagliafghani, adesso, nellultimo rapporto Unhcr,dolorosamente strappato dai siriani.

    {Terra s tranieradi Alessandra CoppolaIl record che la Siria strappa allAfghanistan

    G li animali sono fatti per luomorecita una sentenza di TommasodAquino derivata dalla Bibbia:Tutto ci che ha vita vi sar di cibo ( Genesi9). La tradizione ebraica e cristiana nonpredica un rispetto totale degli animali, comefanno varie religioni dellAsia, ma molti cultoridi quella tradizione oggi la sottopongono acritica e affermano non solo la classicacondanna della crudelt inutile, ma anche lanecessit di elaborare una Carta dei dirittidegli animali. Il testo base di chi tra icristiani si batte per i diritti degli animali ildocumento approvato dallAssembleaecumenica mondiale di Seul (1990), Pace,giustizia e salvaguardia del creato, nel quale sileggono queste affermazioni: Ci opponiamo

    allestinzione delle specie animali a beneficiodegli esseri umani; Respingiamo ecombattiamo il modo di pensaregerarchizzante che fa prevalere gli esseriumani sullambiente naturale.A Seul erano rappresentate tutte le Chiesecristiane e pi in l di quelle tesi fino a ogginon si andati ma, sulla base di esse, variambienti cristiani hanno sviluppato teorie chearrivano a toccare le posizioni degli animalisti.C anche chi immagina una sopravvivenza, ouna nuova creazione degli stessi animali nelRegno dei Cieli, cio nel Paradiso.Paolo VI disse in una parrocchia romana cheun giorno rivedremo i nostri animalinelleternit di Cristo, ma nessuno dopo di luiarriv a dire se gli animali hanno o nounanima; Paolo Vi per ringrazi i mediciveterinari per la cura degli animali, anchessicreature di Dio. Giovanni Paolo II nel 1990ricord che la Genesici mostra Dio che soffiasulluomo il suo alito di vita: c dunque un

    soffio, uno spirito che assomiglia al soffio eallo spirito di Dio e gli animali non ne sonoprivi. Ultimamente anche il creativoFrancesco ha detto qualcosa che gli amici deglianimali hanno applaudito: La Scrittura ciinsegna che il compimento del disegno divinonon pu non interessare anche tutto ci che cicirconda. Forse Papa Bergoglio sar pichiaro nellenciclica sullecologia che stapreparando e che dovrebbe arrivare entro il2015.

    www.luigiaccattoli.itRIPRODUZIONERISERVATA

    Creature di Dioin viaggio (forse)

    verso unanima

    La visione cristiana

    di LUIGI ACCATTOLI

    NormativeAllinizio fu la Magna ChartaOggi un florilegio intasa il Parlamento

    Attenti alle sbornieTroppe garanziesi annullano tra lorodi MICHELE AINIS

    Benvenuti al super-market dei diritti. Neoffriamo per tutte lestagioni, o meglio pertutte le generazioni.

    Fin qui se ne contano tre o qu at-tro, ma un conto incerto, pro-

    babil mente viziato per difetto.Diritti di prima generazione: al-la vita, alla propriet, ai com-

    merci. Sono le libert civili eret-te dalle due grandi rivoluzioni difine Settecento, in Francia e in

    America, e precedute dallHabe-as Corpus(la libert dagli arrestiarbitrari) coniato in Inghilterranel 1215, con la Magna Charta. Ele libert civili descrivono altret-tante libert negative, perchpretendono un comportamentoomissivo da parte dello Stato: iocittadino esercito le mie libert,tu Stato fammi il piacere di nondisturbare.

    Dopo di che, con la Costitu-zione di Weimar del 1919, con ilNew Deal di Roosevelt durantegli anni Trenta, arriva la secondagenerazione dei diritti: quellisociali, che saccompagnano al-lo Stato sociale, a l Welfare State.

    Diritto alla salute, alla previden-za, allassistenza, allistruzione.Sicch alle libert negative sag-giungono quelle positive, nelsenso che questi diritti reclama-no un comportamento attivo deipubblici poteri, una prestazio-ne: se lo Stato non costruiscescuole e ospedali, se non pagaprofessori e medici, non potristruirmi, non potr curarmi.

    E la terza generazione dei di-ritti? Ha a che fare, da un lato,con il processo di universalizza-zione dei diritti umani, apertonel 1948 dopo la tragedia del-la guerra mondiale dalla Di-chiarazione universale dellOnu.Dallaltro lato, vi confluisce la

    pressione di nuove istanze col-lettive, dalla difesa della privacyalla tutela dellambiente, dainuovi diritti nella sfera delle co-municazioni al diritto deserci-tare lobiezione di coscienza. Manon finita, perch i diritti han-no uninesauribile capacit ge-nerativa: da ogni seme spunta-no frutti copiosi.

    Lo ha osservato Gaetano Sil-vestri, ex presidente de lla Con-sulta, riepilogando la giurispru-denza costituzionale sui diritti.Per esempio: la nostra Cartaprotegge la libert di domicilio,ossia dun luogo privato, sottrat-to a qualunque interferenza; maa lungo andare la privatezza di-

    ventata privacy, quella libert si fatta in due. O anche in tre, sedecliniamo la privacysul web,

    dove si traduce come diritto al-loblio, a cancellare le tracceelettroniche che ciascuno di noideposita ogni giorno. Giacchun ulteriore elemento propulsi-

    vo der iva dalla tecnolog ia, cheincessantemente schiude nuovifronti, nuove esigenze di tutela.

    Vale per la bioetica, vale per lap-punto nei riguardi di internet.

    Nella primavera scorsa duesentenze della Corte di giustiziahanno rafforzato i diritti degliutenti verso Google. Ma non ba-

    sta, cos come non pi suffi-ciente lidea dellautoregolazio-ne della Rete, la vecchia neti-quette, con il suo sapore di bonton. Come dice Stefano Rodot,adesso serve un Internet Bill ofRights, una Carta dei diritti tele-matici. E proprio a Rodot lapresidente della Camera Boldri-ni ne ha affidato la stesura: 14 a r-

    ticoli presentati nellottobrescorso e poi oggetto di una con-sultazione pubblica, ovviamentein Rete. Fra questi il diritto al-lidentit oppure allanonimato,il diritto di accesso, allautode-terminazione informativa, al-leducazione.

    Stiamo dunque entrando nelParadiso dei diritti? Dipende:potrebbe anche trattarsi dellIn-ferno. In questo caso ci entre-remmo da ubriachi, perch si vaconsumando in Italia comealtrove una sbornia di diritti.Basta allungare lo sguardo suiprogetti di legge depositati inParlamento nel corso del 2014.Diritto allo sport (Pietro Laffran-co). Diritto alla bellezza (SerenaPellegrino). Diritto di voto ai se-

    dicenni (Consiglio regionaledellEmilia-Romagna). Dirittidegli animali (Loredana De Pe-tris). E via via, dato che i nuovi

    bisogni saggiun gono ai vecchibisogni gi codificati, dal dirittoa vacanze confortevoli che si re-clama verso le agenzie di viag-gio, fino al diritto alla gentilezzada parte del personale parame-dico in corsia. Mentre ovunquesi moltiplicano le Carte dei dirit-ti: del malato, del bambino, del-lalunno, dellanziano, dellauto-mobilista, del pedone, dellospettatore, del turista.

    Da qui unavvertenza, anzidue. Primo: nessun diritto acosto zero. Come hanno scrittodue studiosi americani (Holmese Sunstein), la libert dipendedalle tasse. Pi diritti, pi tasse.

    Daltronde anche i diritti civilicostano, anche le antiche libertnegative. Nellagosto 1995 di-

    va mp un in ce nd io a Lo ngIsland, dove hanno le proprie re-sidenze i ricchi; lincendio fu do-mato, ma per un costo di tre mi-lioni di dollari. Quattrini pubbli-ci, incassati attraverso il prelievofiscale, che a sua volta grava pu-re sui poveri. Insomma, tutti idiritti costano, ma chi paga ilconto della spesa?

    Secondo: i diritti non sono asomma zero. Se la caccia assur-ge al rango di diritto, specular-mente si sacrifica il diritto al-lambiente. Se decidiamo di pro-teggere i diritti degli animali, ri-nunciamo (almeno in parte) aldiritto alla sperimentazione e al-la ricerca. C quindi una compe-

    tizione fra i diritti. Ma c anche,nel ventre affamato delle nostresociet, un moto consumistico,c lidea dusarli e di gettarli viacome un vestito sdrucito, per fa-re spazio nellarmadio. un er-rore. Perch i troppi diritti seli-dono a vicenda. E perch letroppe libert generano larbi-trio. Come diceva Platone, dal-la somma libert viene la schia-

    vit maggiore e pi [email protected]

    RIPRODUZIONE RISERVATA

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    6 LA LETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA11GENNAIO2015

    BramanteaMilano

    Learti inLombardia 1477-1499

    Pinacoteca di Brera

    via Brera, 28

    accesso per i disabili

    da via Fiori Oscuri, 2

    Orari

    da marted a domenica

    8.30-19.15

    la biglietteria chiude alle 18.40

    Informazioni

    02.72263259

    www.mostrabramantemilano.it

    www.brera.beniculturali.it

    Prenotazioni

    www.mostrabramantemilano.it

    02.92800361

    #mostrabramante

    Donato Bramante, Eraclito e Democrito,particolareMilano, Pinacoteca di Brera

    DesignMarcelloFrancone.

    Stampatoperc

    ontodiSkiraeditore,

    Milano

    lamostra stata resa possibile

    grazieal sostegnodi

    mediapartner

    sponsor tecnici

    4 dicembre 2014

    22marzo 2015

    MilanoPinacoteca

    diBrera

    DirezioneRegionaleperi BeniCulturali

    e Paesaggistici della

    LombardiaSoprintendenza

    peri BeniStoriciArtistici

    ed Etnoantropologici

    diMilano

  • 8/10/2019 La_Lettura_20150111

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    DOMENICA11GENNAIO2015 CORRIEREDELLASERA LA LETTURA 7

    42, dove insegniamo loro, mi correggo...,diamo loro gli strumenti necessari per ca-

    varsela ne l mestiere della program mazio-ne informatica.

    Come funziona la scuola?

    aperta 24 ore su 24 per 365 giorni al-lanno. I ragazzi vengono quando voglionoallora che vogliono, hanno un certo nu-mero di progetti da consegnare, una voltache hanno finito il loro progetto fannouno stage in azienda. molto intensivo,ma vanno alla velocit che vogliono. Ab-

    biamo un sistema di valutazio ne peer topeer, cio il lavoro viene valutato dai com-pagni, allo stesso livello, lallievo non sisente dominato da chi emette il giudizio.

    Chi finanzia? tutto a mio carico. Sono io che ho

    messo 70 milioni di euro. Abbiamo com-prato il palazzo e lo abbiamo adattato ainostri bisogni.

    Perch?Ho avuto loccasione di guadagnare

    molto bene qui in Francia. Quindi si ponela questione: che fare di tutti questi soldi?O decido di darli ai miei figli, che un

    buon modell o, ma non il mio preferi to,

    oppure cerco di fare delle cose intelligentiper il mio Paese, grazie al quale, partendoda origini molto modeste, sono riuscito afare parecchio.

    Questo genere di iniziative sono co-muni negli Stati Uniti, meno in Europa.

    perch abbiamo un vecchio capitali-smo, legato alleredit dei patrimoni. Non stato il mio caso.

    A un ann o dal la fon daz ion e del lascuola quali sono i risultati?

    Formiamo solo dei geni, cio dopo unanno questi ragazzi hanno conoscenzeequivalenti a gente che ha alle spalle molti

    di Viviana Devoto

    CITY LIGHTS

    SSS

    Una nuova identit per la vecchiatecnologia. Il fenomeno diffuso

    ha trovato il suo teorico: RyanRaffaelli, di fiere origini italiane

    Tutti pazzi per walkman e orologi meccanici

    La nuova vita della vecchia tecnologia. Pi interessanteperch ripescata dalle catacombe, ma se nza tropparuggine addosso. Il cuore del movimento nasce non

    lontano da dove il nuovo avanza, e divora il passato: la SiliconValley. C un elenco di oggetti di nuovo utili che tornano tra lemani di nuove generazioni. Vinili e audiocassette, i Commodo re,i walkman e anche gli orologi meccanici. Uno s tudioso diHarvard, Ryan Raffaelli (fiere origini di Lucca), ha iniziato aesaminare un fenomeno sociale ed economico e parla di unanuova identit della vecchia tecnologia, che ha costretto per

    esempio piccole aziende in California che producono vinili adaumentare la produzione. Siamo di fronte a un movime ntonuovo: qualcosa che spinge ragazzi giovani ad andare in cerca

    di vinili e di una diversa esperienza di ascolto, ma anche soc iale.Lo stesso accade pe r i libri: stanno nascendo comunit di libraiindipendenti capaci di creare un inventario di titoli difficili dareperire, arrivando a una fetta di mercato che Amazon nonpotr raggiungere. Raffaelli ha iniziato la propria ricercastudiando la caduta dellindustria degli orologi meccanici inSvizzera affondati dallascesa dei digitali giappones i. Secoli distoria al fallimento. Ma poi negli anni recenti una sorta diresurrezione, trainata da una nicchia di amatori. A supporto deinostalgici, a Portland nata una non-profit Free geek, dove i

    volontari insegnano come riportare in vita alcuni oggetti o ariscoprire nuove funzionalit. Siamo i supereroi del riuso. RIPRODUZIONE RISERVATA

    OrizzontiNuovi linguaggi, scienze, religioni, filosofie

    IstruzioneFondata da Xavier Niel, ex prodigio dellinformatica, la 42 di Parigi muta gli studenti in talenti della programmazione

    La scuola ribelledei computerAperta 24 ore, niente curriculum n nozioniInsegniamo ai ragazzi a diventare genidal nostro corrispondente a ParigiSTEFANO MONTEFIORI

    La distesa di iMac fa impressione,pi del prevedibile spazio per i vi-deogiochi, della musica a tutto

    volume n egli a scensori o de i ra -gazzi che arrivano in skateboard

    e felpa, fedeli alliconografia da Silicon

    Valley. La scuola 42 di Parigi per i giovanidai 18 ai 28 anni born to code, nati per pro-grammare, e in questo palazzone su trepiani vicino al priphrique(la tangenzia-le) pi che un clima totalizzante da cam-pus californiano alla The Circle di Dave Eg-gers c la voglia di imparare subito tutto ilpossibile, per poi uscire in fretta e sceglie-re una delle tante offerte di lavoro gipronte, o creare la propria impresa.

    La scuola 42 (citazione dalla saga diDouglas Adams) uninvenzione di XavierNiel, che assieme al direttore Nicolas Sadi-rac accoglie la Lettura nei locali del

    boulevard Bessires, nel X VII arrondisse-mentdi Parigi, per un bilancio a un annodallinaugurazione.

    Xavier Niel un i mprenditore felice inFrancia, condizione rara nel Paese dellatassa al 75% (poi ritirata) e delle critichecontinue di tanti industriali. Invece Niel,47 anni, nessun diploma e molto succes-

    so, alle lamentele preferisce linvenzione,da quando quattordicenne ebbe in regaloda suo padre un Sinclair ZX 81, il suo primocomputer. Cominci a esplorare le poten-zialit del Minitel, il proto-internet france-se degli anni Ottanta, lanciando il primoelenco telefonico al contrario (dal numeroallabbonato) e le chat rosa. Poi il primo in-ternet provider francese, WorldNet, e nel2002 la prima box, scatola oggi presentein ogni casa di Francia: internet, canali tv etelefono fisso illimitato per un (basso) for-fait mensile. Tre anni fa, con Free, lingres-so nella telefonia mobile: prezzi abbattutie mercato rivoluzionato. Secondo la rivistaChallenges lautodidatta Niel, originimodeste, la nona fortuna di Francia (8,5miliardi di euro nel 2014).

    Coproprietario di Le Monde e del-lObs (Nouvel Observateur) assieme aMatthieu Pigasse e Pierre Berg, Niel rap-presenta uno straordinario caso di selfmade man nel Paese del capitalismo fami-liare. La scuola 42 rispecchia la sua perso-nalit.

    Quali sono i requisiti per entrare?Una carta di identit ed et compresa

    tra i 18 e i 28 anni. Nessun cur riculum, nonvoglia mo sape re nien te del pass ato delcandidato. Arrivano circa 70 mila doman-de, facciamo una prima selezione con deigiochi online, poi buttiamo tremila ragaz-zi nella piscina, dove per un mese lavore-ranno per 450 ore a ritmo molto sostenu-to. I migliori mille, in grado di nuotare, sa-ranno finalmente gli allievi della scuola

    anni di studi. Chi an dato in stage aveva lostesso livello di ingegneri con lunghi annidi esperienza.

    Passa una ragazza, avr ventanni, dice aNiel: Scusi, quando ha un secondo avrei

    da chiederle una cosa. Lui risponde su-bito; allora lei d ice: N on avrebbe micadei contatti alla Pixar. Perch vuoi an-dare a lavorare alla Pixar? Fonda tu unanuova Pixar, sei tu la Pixa r 2. Lei sorride edice: S, ma avrei delle idee su come mi-gliorare un software: certo gi ecceziona-le, ma si pu sempre migliorare qualcosa,no?. Su questo hai ragione, buona fortu-na. Nicolas Sadirac le d il contatto conun direttore tecnico che conosce allaPixar. Riprendiamo la conversazione.

    Quali sono i principali pilastri dellaformazione alla scuola 42?

    Imparare a cavarsela. Non insegniamodelle nozioni, dei saperi formali, ma il me-todo. Nicolas Sadirac aggiunge: La fidu-cia in se stessi, la collaborazione, trovaresempre qualcuno con cui potere lavora-re....

    Il messaggio contemporaneo di solito competizione, non collaborazione.

    Qui il contrario. Per avanzare si ob-bligati a collaborare, a lavorare insiem e.

    Il fatto di seguire il proprio ritmo re-sponsabilizza gli allievi?

    Pensi se tutti i bambini del mondo do-vessero impara re a legge re la stess a paro-la, lo stesso giorno alla stessa ora....

    Questo il modello della scuola cen-tralista francese.

    Esatto, il nostro un altro. La libert ela motivazione personale.

    C un profilo tipo dellallievo dellascuola 42?

    Gente creativa, che ha iniziativa. Alcu-

    ni sono reduci da un fallimento scolastico.Vengono qui pe rsone ch e un giorno h an-no deciso di prendersi carico di se stesse, edi riuscire nella vita grazie esclusivamenteai propri sforzi.

    In Europa si parla spesso di ascensoresociale bloccato.Qui davvero non lo . Quale che sia

    lorigine dei ragazzi, partono tutti da con-dizioni di parit. Tabula rasa.

    Che ne pensa della recente ondata diautodenigrazione francese?

    Quelli che fanno France-bashing, cioche criticano perennemente la Francia,sono quelli che non riescono in niente.Meglio guardare a quanti hanno costruitoqualcosa nella loro vita.

    Il vostro esperimento d fastidio o incoraggiato dalle istituzioni?

    Direi incoraggiato. La nostra cosa unpo extraterrestre, ma va avanti. Anchequesta la Francia, un posto dove, se si

    vuole, le cose si possono fare.Viene spesso alla scuola 42?Una volta alla settimana, un paio dore,

    soprattutto per incontri con i media o altrepersone, pi che parlare con i ragazzi, non

    ne hanno bisogno. Semmai il contrario:se hai un calo di motivazione, vieni qui,parli due minuti con loro e riparti in for-ma.

    Pensa di esportare questo modello al-trove in Europa? In Italia per esempio?

    No, perch per fare le cose bene serveun ambiente che si conosce a fondo, doveci si trovi a proprio agio. Se altri voglionofarlo altrove, siamo lieti di aiutarli. Lascuola a dieci minuti dal mio ufficio.Non voglio fare niente che sia a due oredaereo dal mio ufficio.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Born to codeXavier Niel (foto sopra), nono

    uomo pi ricco di Francia, unautodidatta di 47 anni che a19 aveva gi fondato la sua

    prima impresa nellecomunicazioni, Minitel,

    seguita nel 95 dal primointernet provider di Francia e

    poi dalla telefonia e

    dalleditoria. La scuola 42(nella foto grande

    unimmagine della piscinapubblicata sul blog

    alpha.app.net), che hafondato un anno fa, una

    scuola privata perprogrammatori che forma una

    platea di ragazzi, born to codeossia nati per programmare,ambita dal mondo del lavoro

    i

    Maria Filomena Loreto ricercatrice pressolIstituto di scienze marine, Ismar-Cnr, diBologna. Si occupa di studiare terremoti,maremoti, vulcani, gas idrati e stoccaggiodellanidride carbonica in ambiente marino.Ha varie pubblicazioni su riviste scientificheinternazionali e nazionali. Ha curato la r ubricaSegni e Sogni della rivista di altrainformazione il Volentieri. Da oggi consigliaun libro al giorno ai follower de @La_Lettura.

    Maria Filomena Loreto #twitterguest

    ILLUSTRAZION

    EDIPAOLAFORMICA

  • 8/10/2019 La_Lettura_20150111

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    8 LA LETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA11GENNAIO2015

    Immagini di burqae niqabpopolano semprepi spesso il nostro campo visivo. Fotografiedi donne col velo integrale inondano lastampa. Il sito francese Reflexeniqabdenuncia la pubblicazione non innocente

    di foto di donne interamente velate. I mediafiutano la nostra paura dellIslam.Raffigurano, nella donna senza volto, lansiadi un Occidente che si guarda allo specchio enon si vede pi.

    La donna senza volto

    {Orizzonti Scienze umane Sapere di Diodi Marco VenturaOgni fede, anche la pi iconoclasta, ha bisogno di materia sacra: oggetti,immagini. Esserne consapevoli pu garantire uno sguardo neutrale

    Non c religionesenzafeticci

    Antropologia

    di ADRIANO FAVOLE

    ParallelismiC qualcosa in comune fra

    le statuine del presepe,investite di unaura

    numinosa, e le assicellelignee degli aborigeni

    SSS

    Le religioni sono dellepratiche nelle quali og-getti-segno, immagini,cose naturali e oggetticostruiti da mano uma-

    na e talvolta divina svolgono una parteimportante, per non dire essenziale, perla possibilit stessa di creare una dimen-sione trascendente, di renderla presentee pensabile. Nel suo ultimo libro (Mate-ria sacra. Corpi, oggetti, immagini, feticcinella pratica religiosa, Raffaello Cortina),Ugo Fabiet ti, ricorre ndo a u nampl issimadocumentazione etnografica e storica,fornisce unoriginale mappatura del feno-meno religioso, adottando come filo con-duttore la materialit degli oggetti di cul-to, luso di immagini e icone, la dimensio-ne sensoriale, gestuale, corporea (disci-plina, digiuno, astinenza, violenza).

    Che si tratti delle statue del presepeche, proprio in questi giorni, molti ripor-ranno negli armadi accanto a oggetti diuso quotidiano dopo averli investiti nelperiodo natalizio di unaura numinosa

    (come avrebbe detto Rudolf Otto); che sitratti di un churinga, lassicella lignea o li-tica che contiene i segni-simboli degli iti-nerari compiuti dagli antenati nel tempomitico del sogno e che gli anziani abori-geni mostrano agli iniziandi; e ancora chesi tratti delle alasitas, i piccoli oggetti cherappresentano in miniatura case, appez-zamenti di terra, automobili, cibo e altridesideri e che i devoti della Vergine diUrk upi a (B oli via ) de pon gon o ai pie didella sua statua in segno di buon auspi-cio, gli oggetti sono ben pi di semplicicorredi, paraphernaliadel fenomeno re-ligioso.

    Lesteriorit e la materialit delle cosereligiose non sono ostacoli e pericolosefonti di idolatria (anche se molto spessosono percepiti e denunciati come tali dal-le autorit del culto), ma vie di accesso altrascendente, situandosi in quella zonagrigia tra lordinario e lextraordinario, tra

    iltapu(ci che off limits, irraggiungibi-le, intoccabile, sacro) e il profano.

    La materia sacrafornisce a Fabiettiun filo con cui cuci-re una grande varie-t di religioni e cul-tur e, a t tr aver s atecon il rispetto e lad e l i c a t e z z a d iunanalisi che mira a

    comprendere il fenomeno religioso evi-tando quelle pericolose derive etnocen-triche che dividono le esperienze del tra-scendente in vere e false, spiritua-li e idolatre, superstiziose, magiche oautenticamente religiose. Culture e reli-gioni non sono espressioni di alteritradicali, bens di scarti, per dirla conFranois Jullien (Contro la comparazione.Lo scarto e il tra, Mimesis), ovveroconfigurazioni che mescolano differenzee somiglianze. Lo studio della materia sa-cra non si risolve in unideologia materia-lista n nel tentativo di svelare forme difalsa coscienza. Si tratta di fornire, scri-ve Fabie tti, un contr ibuto p rivo di po sturaideologica, un quadro neutrale sul reli-gioso che apra la possibilit di unaeducazione alla coesistenza degli universi

    religiosi che il nostro tempo vede troppospesso confliggere.Non esistono religioni prive di oggetti

    sacri e non esistono religioni e cultureaniconiche, che possano cio fare total-mente a meno delle immagini. Esistonocerto religioni ed epoche iconoclaste, co-s come lautenticit degli oggetti religiosi(una reliquia, unimmagine autoprodottadella Vergine su un muro o in una stampafotografica) suscita spesso conflitti e con-trasti tra autorit e fedeli o tra aderenti aculti differenti. Uno stesso oggetto sacropoi pu far scaturire punti di vista alter-nativi.

    A Cuz co, lant ica cap ital e del lim per oInca, nel corso del XVI secolo, lostia ilcorpo di Cristo secondo i cristiani veni-va fatt a sfila re in pro cessio ne il gio rno de lCorpus Domini, una festa inserita nel ca-lendario cristiano nel 1311 da Clemente V.Per gli spagnoli la materia sacra de llostia,

    un oggetto che, bene ricordarlo, secon-do il credo cattolico non rappresenta, mala divinit, rendeva visibile nel suo per-corso processionale il trionfo della civiltsulla barbarie, la vittoria politica, cultura-le e religiosa sul popolo nativo. I nobili in-ca avevano verso lostia un atteggiamentoinclusivo e resiliente al tempo stesso. In-clusivo perch non ebbero difficolt (co-me avviene spesso nelle religioni politei-ste) ad adottare divinit e immagini sacrecristiane, ma anche resiliente perch ilCorpus Domini veniva celebrato lo stessogiorno in cui si teneva in precedenza la fe-

    sta del solstizio destate in onore della di-vinit solare . I nobil i inca de corav ano i lo-ro vestiti con il Sole che rappresentavalaspetto dellostia rotonda racchiusa nel-lostensorio quasi sempre rifinito in mo-do tale da ricordare i raggi che promana-no da qualcosa di simile al Sole (nel casospecifico lo Spirito Santo).

    Pochi termini hanno avuto un successosimile a quello di feticcio nel linguag-gio delle scienze e delle religioni europee.Derivata dal portoghese (e a sua volta dallatino) feitio, cio fatto, fabbricato,artefatto, la parola feticcio servita agiudicare e svalutare esperienze religiosedi societ africane, oceaniane, america-ne, assimilate a religioni popolane efolkloriche (anchesse piene di feticci)e considerate troppo invischiate nellamaterialit degli oggetti e delle immaginia scapito dellautentica spiritualit.

    In realt, nessuna religione pu fare ameno della materia sacra: la distinzionetra venerare e adorare le immaginisacre, ovvero tra il considerarle semplici

    rappresentazioni oppure parte della real-t trascendente (divinit, antenati) pos-sibile solo a livello teorico-filosofico. Nel-la pratica religiosa (di qualunque religio-ne), oggetti e immagini aprono la via altrascendente proprio perch si collocano,in modo ambivalente, tra il quie laltrove,tra la materia e il simbolo, tra lordinario elo straordinario. Da questo punto di vistagli oggetti sono fonti di autorit e sonodotati di capacit di azione (agency). Allostesso modo, il corpo concepito laMerleau-Ponty come un chiasmo, ov-vero mate ria che tutt avia sola ci pu farsperimentare ci che sta oltre veicolodellesperienza religiosa.

    Atto rno a corp i e ogge tti d ensi , Fa-biett i ha costr uito un te sto c he, per auto-revolezza e ampiezza di riferimenti com-parativi, destinato a divenire un puntodi riferimento imprescindibile per un set-tore di studi come lantropologia delle re-

    ligioni. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il libroMateria sacra. Corpi, oggetti,

    immagini, feticci nella praticareligiosa, edito da Raffaello

    Cortina (pp. 308, e25) escemercoled 14 gennaio. Il

    volume, che esplora lamaterialit della religione,

    viene pubblicato nellacollana Cultura e Societ.

    Lautore, Ugo Fabietti

    (1950), docentedi Antropologia culturaleallUniversit degli Studi

    di Milano-Bicocca eallUniversit Bocconi; direttore scientifico

    del Cream (Centrodi ricerche etno-

    antropologichedi Milano); tra i suoi libri

    pi recenti: Lidentit etnica(Carocci 2013)

    e Culture in bilico(Bruno Mondadori 2011)

    BibliografiaSul tema degli oggetti

    densi, analizzatonel suo risvolto artistico

    e museale, in uscitain questi giorni Oggetti densi

    tra Europa e Oceania,a cura di Anna Paini e

    Matteo Aria, Pacini editore

    i

    Societ Volere potere

    Basta attese

    Il desiderio semprepi brevediCARLO BORDONI

    Desiderare, nelletimologialatina, significa avvertirelassenza delle stelle e, dun-que, sentire la mancanza diqualcosa. Un vuoto interiore

    che spinge a immaginare la soddisfazio-ne e che, per Marc Aug, produttore difuturo: lhomo desiderans vitale, ha unprogetto e vuole realizzarlo. Se il deside-rio insoddisfatto del giovane Werther,

    preso dalla passione per la bella Lotte, sistrugge nellattesa frustrata e pu persi-no uccidere, oggi, lontani dallo spiritoromantico di Goethe, siamo noi a ucci-dere il desiderio, dominando con larazionalit e le leggi di mercato la suaforza dirompente. Ma cos facendo di-struggiamo anche il futuro, di cui ildesiderio una forma di costruzione:riducendolo a poca cosa, confondendo-lo con la semplice voglia da soddisfa-re nellimmediatezza offerta dalla socie-t dei consumi, pronta ad accogliereogni richiesta o addirittura anticiparla.

    Ora i desideri sono brevi, cancellatidal miraggio di una gratificazione pe-renne. Deformati, manovrati, fatti na-scere artificialmente allingresso deicentri commerciali e spenti opportuna-mente al passaggio dalle casse. Per lasociet della produttivit, volta al pro-

    gresso, vigeva il principio etico segnala-to da Max Weber del rinvio della grati-ficazione, dellesaltazione dello spiritodi sacrificio e della sopportazione dellafatica in vista di un beneficio futuro. La

    ComportamentiLhomo consumensha sostituito lhomo

    desiderans (nonostante lacrisi economica), lunico

    che produce futuro

    SSS

    durata era un valore e il rinvio dellagratificazione alla base della formazionedel desiderio.

    Invece nella societ consumista si

    assiste a un rovesciamento dei valori,lattesa avvertita come esasperante einsopportabile; il transitorio sostituisceil durevole; indipendentemente dallacrisi economica in atto e dalla capacitdi acquisto delle persone. Questo valeper gli oggetti materiali, ma anche per irapporti umani. Sentimenti, passioni eamori risentono del desiderio breve,reso ineludibile dallesigenza di unagratificazione immediata, da ottenere infretta, magari liberandosi di una relazio-ne per paura di perdere loccasione disperimentarne unaltra, pi intrigante.Tolto il tempo dattesa, di corteggiamen-to, tutto bruciato nella ricerca di unop-portunit che sta dietro langolo e deveessere colta subito. Eliminare lattesa daldesiderio produce instabilit sociale epesa sulla durata delle relazioni, renden-dole transitorie.

    Labbreviazione del desiderio spegne

    anche limmaginazione che lattesa hacreato. Privato dei sogni e preoccupatosolo di ci che pu avere subito, lhomoconsumans, che ha sostituito lhomodesiderans, vive solo nel presente. Ma lasoddisfazione immediata destinata aessere sterile. Svanisce un attimo dopoaver appagato la voglia. Si traduce ininsoddisfazione, poich la vera soddisfa-zione non sta nel raggiungimento del-loggetto del desiderio, ma nel desideriostesso: in quellinfinito, straziante tem-po trascorso nella ricerca della felicit.

    RIPRODUZIONERISERVATA

    DifferenzeConsiderare certe cose una

    rappresentazione deltrascendente o una sua

    parte possibile soltanto alivello teorico-filosofico

    SSS

    Sopra: uno scorciodella mostra TheNew Public(2013)al Museion diBolzano. Da sinistra:le opere di ValentinCarron, Danh Vo,Juliette Blightman

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    OrizzontiVisual data

    Raramente uno slogan coniatodalla politica si rivelato pifalso, fuorviante e avulso dallaconcreta realt economica delnostro Paese. Lidea che con

    la cultura non si mangia non solo lon-tana dalla verit ma nega il nucleo pi vi-tale e maggiormente rivolto al futuro del-la nostra imprenditoria. La recente ricer-caIo son o cult ura. L Itali a dell a qua lit edella bellezza, realizzata da Symbola, laFondazione per le qualit italiane, con

    Uni onc am ere in col lab ora zio ne con la

    Il sistema produttivo del comparto vale 80 miliardi di euroNonostante il clima recessivo, durante la crisi lexport del settore aumentato del 35%, pari al 10,7% di tutte le vendite allestero

    La culturasi mangia e fa tanto bene. Ai conti

    Patrimonio

    Regione Marche dimostra il contrario.

    Prendiamo le quote di turismo. NelNord-Est l8,6% del flusso turistico ha unamotivazione culturale, nel Nord-Ovest dell11,6%, al Centro siamo a quota 21,6% eal Sud al 14,8%. chiaro che nel peso delCentro c Roma, con tutto ci che rap-presenta (prima tra tutte la presenza del-la Santa Sede, con Papa Bergoglio formi-dabile catalizzatore mediatico). Ma sonocifre importantissime. Prendiamo il casodei turisti giapponesi: il 68,8 % dei loro ar-rivi ha una motivazione culturale (pro-prio dal Paese che, nel dopoguerra, pun-t tutto sulla tecnologia).

    Altre cifre . Il sis tema p rodut tivo cul tu-

    rale vale 80 miliardi di euro (tra non pro-fit e pubblica amministrazione), denaroche riesce ad attivare si legge nella ri-cerca 134 miliardi di euro arrivandocos a costituire una filiera culturale, insenso lato, di 214 miliardi di euro. E cos ilsistema produttivo culturale passa dal5,7%, come incidenza, al 5,3% , conside-rando lintera filiera del resto dellecono-mia attivata. Insomma, con la cultura simangia: e come. Ne sanno qualcosa i 289mila occupati in Lombardia nel settore, i160 mila del Lazio e del Veneto (cifreidentiche), i 107 mila in Toscana, i 60 mi-

    la della Sicilia, cos come lo sanno rispet-

    tivamente le 84.495 imprese culturalidella Lombardia, le 53.482 del Lazio e le38.136 del Veneto, le 34.729 della Toscanae le 26.828 della Sicilia. Interessante sot-tolineare come il settore dellarchitetturapiloti con il 34,1% lintero settore delle

    imprese culturali nel comparto creativo,

    mentre laudiovisivo si ferma ad appena il2,7% e i videogiochi-software sono a quo-ta 10,2%, superati (incredibilmente anco-ra) dal comparto libri e stampa, all11,2%.

    Nella ricerca si legge anche che, nono-stante il clima recessivo, lexport legatoalla cultura durante la crisi cresciuto del35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, nel2013 arrivato a 41,6 miliardi, totalizzan-do il 10,7% di tutte le vendite olt re confinedelle nostre imprese. Prima di inventareun altro slogan-scorciatoia sulla cultura,studiare le carte e le cifre.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    diPAOLO CONTI

    Gli autori

    La visualizzazione di questa settimana acura di The Visual Agency, agenzia di M ilanospecializzata nella visualizzazione dei dati. firmata dagli information designerFrancesco Pontiroli e Benedetta Signaroldi.

    Una tourne di quasi un anno, in giro per ilmondo: q uello che ci promette Sylvie Guillem.Non per una tourne come le altre ma il suoaddio al mondo della danza. Un saluto ma ancheun ringraziamento, che partir proprio dallItalia

    il 31 marzo, fino ad arrivare a Tokyo. Dopo 35anni di carriera, nellanno del suo cinquantesimocompleanno, la divina preferisce dare un taglionetto: Sar meno doloroso per tutti. Non per ilsuo pubblico (ww w.sylvieguillem.com).

    Un anno in tourne, lultima

    {In punta di piedidi Giovanna Scalzo

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    10 LA LETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA11GENNAIO2015

    CaratteriNarrativa, saggistica, poesia, classifiche

    La scrittrice racconta la stesura del testo e la scoperta di vedere il personaggio sullo schermoQuando lavori a un romanzo sei solo, sul set di un film non succede mai

    PATATINE,VINO,GRAHAMGREENE

    LNATALAMIAPROFESSORESSAdi ELIZABETH STROUT T anti anni fa, il mio editor di lunga data non-ch mentore mi disse: Lo scrittore sempresolo. Ed vero. Siamo soli di fronte a ognidecisione che trasferiamo sulla pagina, siamosoli di fronte a ogni azione che facciamo onon facciamo compiere ai nostri personaggi. Siamo so-li. E io ero sola quando ho scritto Olive Kitteridge. Erosola in un cottage di Provincetown, nello Stato del Mas-sachusetts, dove ho scritto gran parte delle storie: l, inquella casa, che il libro ha preso il suo aspetto finale. Ilcottage si trovava alle spalle del Burger Queen, dovecera un cartello che diceva: Propriet privata Vieta-to laccesso. Dietro il cartello sorgeva la casa, pratica-mente sulla spiaggia. Ogni mattina davanti alla mia fi-nestra passava un pescatore di aragoste con il suo pa-store tedesco, e io pensavo: Mio Dio, ho riprodotto lamia infanzia!. Nel cottage cerano soltanto le pile dipagine che continuavano a crescere intorno a me, il ci-bo da asporto del Burger Queen e la biografia in tre vo-

    lumi di Graham Greene scritta da Norman Sherry.Niente radio, n tv. Non avevi la radio?, mi ha strillatoil mio editor quando lha saputo. Ma te lavrei speditaio!.

    Non mi ha mai spedito nemmeno un biglietto. E cosero l, sola: patatine fritte su un tavolo coperto di fogli,vino in frigorifero e la sera Graham Greene. Ero indub-biamente sola. Avevo degl i amici in c itt, ma col tra-scorrere delle settimane mi sono accorta di frequentarlisempre meno. Ero immersa nel mondo di Olive Kitteri-dge, e ricordo che tutte le sere, quando rileggevo il lavo-ro della giornata, pensavo riguardo a Olive Strout, non essere prudente con lei. Lasciala fare, la-sciala libera. Lasciala essere Olive.

    Ho messo i racconti in valigia, sono tornata a NewYork e ho spedito il libro al mio editor con un bigliettodi accompagnamento: Credo sia buono. Mi ha rispo-sto con una sola frase: Lo .

    Le recensioni sono state positive, e il libro non havenduto quasi niente. Quando sono andata in Californiala mia agente cinematografica mi ha detto che FrancesMcDormand aveva espresso interesse per farne un film.Questo accadeva prima che il libro vincesse il PremioPulitzer, e io ho pensato: Che bello. Ma tanto questiprogetti non si realizzano mai.

    Tornata a New York ho incontrato Frances in diverseoccasioni, e mi sono resa conto che lei capiva Olive. Epoi tutta un tratto mi sono ritrovata al telefono con losceneggiatore, e poi con il regista, e alla fine il progettosi realizzato!

    Durante le riprese a Cape Ann, una sera io e mio ma-rito siamo andati sul set. Per la prima volta ho visto cosasignifica fare un film, e sono rimasta molto colpita dalla

    grande mole di duro lavoro e dallattenzione per i detta-gli. Quelle persone non erano sole. Lavoravano insie-

    La lingua tibetana si arricchita nel 2014 di1.500 neologismi, scrive la Xinhua. Plasmatespesso su equivalenti cinesi (nozze lampo, shanhun, diventa dobdob nyatri), espressioni e parolesono state vagliate e codificate da unagenziagovernativa. Saranno i linguisti a p ronunciarsisulla scientificit delloperazione. Che, intanto,qualcosa dice dellattitudine di Pechino verso ilTibet, sottoposto a un intenso, controversosforzo di sinizzazione e normalizzazione.

    I 1.500 neologismi del Tibet

    {Inchiostro di Cinadi Marco Del CoronaDal libro alla fiction

    LirresistibileOlive Kitteridgesbarca in tvdi LUCA MASTRANTONIO

    O live Kitteridge, protagonista del-lomonimo libro di Elizabeth Strout, il tipo di insegnante di matemati-ca che, a pelle, nessuno vorrebbeavere. Ma dopo averla conosciutasembra impossibile farne a meno. Cos statoper lattrice Frances McDormand, che dopo

    aver letto il libro con cui lautrice ha vinto ilPulitzer nel 2009, ne ha acquisito i diritti perassicurarsi di poterla interpretare, nella minise-rie della Hbo, Olive Kitteridge, candidata aiGolden Globe 2015 (dovr vedersela con True

    Detective), che Sky Cinema trasmetter dal 23gennaio. un originalissimo incrocio di lette-ratura e intrattenimento audiovisivo, a format

    variabi li: una m iniseri e tv con standa rd cine-matografici (dalla regia di Lisa Cholodenko alcast, dove figurano anche Richard Jenkins e BillMurray) ispirata a una raccolta di racconti (inItalia edita da Fazi) costruita come un romanzo,incentrati su un personaggio di grande spesso-re. La storia ha ritmo, colpi di scena, la scritturaha una densit psicologica altissima.

    Olive in classe quasi sadica: mette voti bassie non cede sulle punizioni, anche se in realt saessere molto comprensiva con chi h a difficolt.Il peggio per lo d in casa, dove gli esami nonfiniscono mai per il povero Christopher, il figlio

    che porta la croce gi nel nom e; Olive lo crescea latte e sarcasmo, an che verso il padre, ciosuo marito, Henry, un farmacista bona ccioneche soffre persino allidea dellaltrui solitudine,combattuto tra una passione paternalistica perla nuova assistente e la paura che O live lo lasci,magari in scia a qualche malinconia amorosa.

    Nonostante questo caratteraccio, che al letto-re/spettatore offre acuto sarcasmo, molti abi-tanti di Crosby, immaginaria cittadina del M ai-ne dove si svolge la storia, hanno bisogno di lei.Olive il punto di riferimento di una comu nitchiusa in cerchi concentrici di depressione efatalit (in questo c quasi un effetto JessicaFletcher, la Signora in giallodella tv, che dovecompare fa morire qualcuno); i pi fortunatiriescono ad adattarsi, qualcuno prova a fuggirema poi torna, inquieto. Il conforto, spessoaspro, passa per lei: come nei roma nzi tradizio-nali pi riusciti, lambiente e i personaggi dicontorno sono la proiezione e la cassa di riso-nanza, anche per contrasto, della protagonista.

    Il talento psicologico di Olive una variantemascolina, per forza fisica e goffaggine, delfamigerato sesto senso femminile: tutto intuitoe attenzione ai dettagli. Un talento ruvido, inaperto dissenso con le buone maniere ipocrite,e potenziato dalla matematica: quella ricercadellordine, nel caos, che Olive pratica anche inpensione. Nota similitudini e ricorrenze nelletipologie caratteriali e nelle azioni umane, ap-prezzandone le differenze per coglierne i cam-panelli di allarme. Come quello che le permettedi salvare in un colpo solo un aspirante suicidae una ragazza che stava affogando.

    Se non si pu raddrizzare il legno storto,Olive prova a rompere i circoli viziosi della vita.L, sembrano tutti mossi dalla stessa ruota, chetortura anche lei, Olive, come ha torturato ilpadre e come teme torturer anche il figlio.Cos? La depressione. Quella che ha fatto pre-mere il grilletto a Ernest Hemingway, cu i JohnBerryman dedicaDream Song 235, poesia dacui Strout prende un verso che rotola nella

    mente dei lettori (e dei telespettatori) come unsasso: Salvaci dai fucili e dal suicidio dei pa-dri. Poi, la poesia continua, amara e sup plice,perch anche il padre di Berryma n s ucciso:Tutto dipende da chi sei il padre di se vuoiucciderti / un cattivo esempio,/ lomicida dise stesso,/ la morte finale, in un parossismo diamore/per il bene del quale la piet si cela?. Eallora Piet! Padre mio; non premere il g rillet-to,/ o per tutta la mia vita sopporter/ le con-seguenze della tua ira. Amen.

    @criticalmastra

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Luoghi di ispirazioneMolti racconti sono stati scritti

    in un cottage di Provincetown, sullaspiaggia, alle spalle del Burger Queen

    La mattina passava un pescatoredi aragoste col suo pastore tedesco

    SSS

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    me. Era una cosa sorprendente, e splendida. Frances hacolto una Olive indimenticabile, mentre RichardJenkins mi ha spezzato il cuore con il suo ritratto di unHenry cos generoso da amarla senza riserve, ma sonostate tutte le persone che ho visto lavorare sul set quellasera a contribuire a rendere il film ci che .

    Lho visto per la prima volta a New York. Mio marito emia figlia erano seduti accanto a me. Cerano anche ilmio agente e il mio editor. Solo noi. Il rappresentantedella Hbo ci ha allungato con discrezione una scatola dikleenex, e io ho pensato: Ma no, non ho bisogno difazzoletti. E invece... Ben presto mi sono resa conto ditrovarmi di fronte a un film davvero notevole, che avevaben poco a che fare con me, anche se di tanto in tantopensavo: S, questo va bene, mi ci ritrovo in questa sce-na. Ma per lo pi il film ha unidentit sua. una crea-zione indipendente, realizzata da tante persone chehanno lavorato insieme. Molti mi chiedono: Cosa siprova? Coshai pensato quando hai visto il tuo libro tra-

    dotto in un film?, e io non so mai cosa rispondere.Mi piace il film, lo ritengo straordinario. Ma ha qual-

    cosa a che fare con me? Certo. Naturalmente ha molto ache fare con me. Eppure no, non ce lha. Ha a che farecon la bravura di Frances McDormand e RichardJenkins, e degli altri attori che vi hanno recitato; con letante persone che ho conosciuto quella sera sul set; conlo sceneggiatore e il regista, e il direttore della fotogra-fia. E molti altri: quelli che sistemavano i microfoni e lecineprese o che mettevano il sale sulla birra nel bar per-ch continuasse a fare schiuma. Il film ha a che fare contutte queste persone. E loro non erano sole.

    (traduzione di Silvia Castoldi)2014ELIZABETHSTROUT

    La peggiore trasposizione / Troy

    Gli anabolizzantidi Hollywoodhanno distruttola citt di Omerotesti di PAOLO MEREGHETTI

    B

    astava copiare! Era gi tutto bello scritto. Enon da uno scrittore qualunque, ma da unodei pi grandi di tutti i tempi, Omero in per-sona. E invece a Hollywood non si fidanodegli intellettuali e se decidono di raccontare

    ancora una volta la guerra di Troia, Achille e Ettore,Paride e Elena, ecco che il testo omerico non basta pi.Bisogna aggiornare, bisogna ammodernare. Col risulta-to di trasformare una storia perfetta e capace da qual-che decina di secoli di incantare i suoi lettori in un con-centrato di sciocchezze e banalit.

    Prodotto dalla Warner Bros. e diretto da WolfgangPetersen (dopo che Terry Gilliam aveva rinunciato leg-gendo solo le prime cinque pagine della sceneggiatu-ra), uscito nel 2004, Troydiventa un perfetto catalogodei peccati che Hollywood commette quando si la-scia andare alle sue pi sfrenate fantasie di gigantismoe spettacolarizzazione, convinta che di pi sia sem-pre la soluzione migliore per conquistare il pubblico.Pi muscoli, allora, pi pettorali, pi bicipiti e quadri-cipiti e pi comparse, pi masse, pi navi, pi tutto. Latecnologia digitale praticamente non ha confini nelmoltiplicare cose e persone e allora perch metterle unqualche limite?

    Cos larrivo della flotta achea a Troia pu far concor-

    renza allo sbarco alleato in Normandia (c persino unaripresa aerea che cita lequivalente nella pellicolaIlgiorno pi lungo) e infischiarsene se probabilmente intutta la Grecia non cerano alberi sufficienti per costrui-re cos tante navi. Se si pu capire perch lo sceneggia-tore David Benioff sintetizzi dieci anni di guerra inquindici giorni scarsi, sfugge perch uno dei nodi cen-trali dellIliade, che vede gli uomini lottare non solo tradi loro ma anche con o contro i capricci degli di, spari-sca completamente. Non ci sono di in questo film,quindi niente destino n tragedia, ma solo la voglia diAgamennone di trovare un pretesto per giustificare lesue ambizioni imperialistiche (ogni parallelo con Geor-ge W. Bush e linvasione in Iraq esplicitamente giusti-ficato dal regista). Una guerra tra uomini veri, dove nonci devessere assolutamente spazio per la minima allu-sione omoerotica. E per questo Patroclo diventa il cugi-no di Achille, che ci mostrato a letto non con una macon due donne, ad abundantiam.

    Ma questa forse la minore delle invenzioni, vistoche Menelao e Aiace muoiono combattendo, cos comeAgamennone, ucciso per vendetta da Briseide, che in

    questo modo non solo toglier a Clitemnestra il piaceredi farlo al suo ritorno in patria, ma lever a Sofocle an-che molta materia per le sue tragedie. E poi Elena eParide si salveranno, Enea riceve la spada di Priamo eparte per fondare Roma, Boagrius da nome di un fiumediventa un temibile guerriero (che Achille uccide conuna mossa da taekwondo o gi di l).

    E si potrebbe continuare a lungo con questa versioneridicola e retorica, dove il peggio non nelle libertprese, ma piuttosto nella convinzione che fare spetta-colo vuol dire gonfiare tutto a dismisura, precipitandolo spettatore in un bagno di steroidi anabolizzanti. Estordenti.

    RIPRODUZIONERISERVATA

    La migliore / La talpa

    Ottimo AlfredsonMostra lo spiritofalso e anti-eroicodelle spie di le Carr

    J

    ohn le Carr non ha mai avuto molta fortuna colcinema, anche quando si fatto coinvolgere nelleriduzioni dei suoi romanzi, come sceneggiatore oproduttore. Bisogna risalire a La spia che vennedal freddo(1965) o alla celebre miniserie BbcTinker Taylor Soldier Spy(1979, titolo originale

    del romanzo pubblicato per la prima volta nel 1974 econosciuto in Italia come La talpa) per trovare versionicinematografiche soddisfacenti sia allo spirito che allalettera degli originali letterari. Per questo in molti stor-cevamo il naso allannuncio di una nuova versione dellaTalpa, ma in altrettanti abbiamo dovuto ricrederci: laversione diretta da Tomas Alfredson nel 2011, con GaryOldman nei panni di George Smiley, riesce a non sfigu-rare di fronte alla miniserie inglese interpretata da AlecGuinness.

    Resta sostanzialmente fedele alla complessa struttu-ra narrativa del romanzo, con i suoi salti temporali tra ilpresente (i primi anni Sessanta) e il passato, svela divolta in volta nuovi tasselli del racconto, dal fallimentomatrimoniale di Smiley (assolutamente geniale la sce-na della festa di Natale, dove il protagonista assisteimpotente al tradimento della consorte) alle ambizionie ai vizi degli altri capi dellMI6 e sceglie un cast perfet-to nel rendere le sfumature dei singoli personaggi, a

    cominciare da un superlativo Gary Oldman, cos anoni-mo da scomparire nella tappezzeria della stanzaeppure cos perfettamente antieroico da stamparsinella memoria. Ancora una volta, il segreto d ella riusci-ta (di questo come di altri film tratti da opere letterarie)sta nella capacit di restare fedele allo spirito del libro,in questo caso allidea, tipica del primo le Carr, secon-do cui il lavoro della spia unattivit che ha ben pocodi avventuroso e di gratificante. E da qui partire peradattare lo svolgimento dei fatti a quelle basilari regolecinematografiche che sappiano far coincidere ritmo etensione.

    Gli sceneggiatori Bridget OConnor e Peter Straughanhanno abilmente modificato la scansione narrativa delromanzo (che cominciava facendoci fare la conoscenzacon un personaggio Jim Prudeaux di cui avrem-mo scoperto lidentit pi avanti) per presentarci dasubito Smiley e lambiente avvelenato dellMI6, con isuoi giochi di potere e le sue vendette. Guidando cos lospettatore nel mondo antiretorico e squallido dellospionaggio e dei suoi protagonisti (che quello che infondo voleva dirci le Carr). A questo punto inizia la

    storia vera e propria, con limprovviso ritorno in scenadi Ricki Tarr e la conferma che allinterno dei Servizisegreti britannici si annidi una talpa al servizio deisovietici e del loro capo, il temibilissimo Karla. E da quiriparte Smiley per la sua controinchiesta sotto copertu-ra, dove la scoperta che un agente non morto cometutti credevano inizia a far sgretolare il muro dietro cuisi nasconde il doppiogiochista. Che Alfredson orche-stra con grande abilit, attento sempre a non esagerarecoi colpi di scena per svelare, tassello dopo tassello, ilmosaico di apparenze, falsit e tradimenti dentro cui simuovono le spie.

    Proprio come ha fatto le Carr nel suo romanzo. RIPRODUZIONERISERVATA

    Lautrice

    Elizabeth Strout (foto asinistra), nata a Portland,

    nel Maine, il 6 gennaio 1956;vive a New York

    con il marito e la figlia.Ha insegnato letteraturae scrittura al Manhattan

    Community Collegee alla New School

    Il libro

    Con Olive KitteridgeStroutha vinto il Premio Pulitzer nel

    2009 (in Italia, dove editada Fazi, ha vinto il Premio

    Bancarella e il PremioMondello). Il libro (tradotto di

    Silvia Castoldi) mette inscena, con dei racconti che

    compongono i capitoli di unromanzo, la vita di una piccola

    citt, Crosby, nel Maine,attraverso Olive Kitteridge,

    insegnante in pensione,dotata di grande intelligenza

    La serie

    Dalla raccolta di racconti stata tratta una miniserie tv,

    prodotta dalla Hbo, conFrances M cDormand, Richard

    Jenkins e Bill Murray.Il 23 gennaio arriva

    in Italia su Sky

    i

    Sui muri di Hong Kong e Shanghai sono apparsiorganismi ibridi, nati dallincontro tra natura etecnologia, disegnati con tre soli colori: bianco,nero e verde acceso. Sono opera di Ludo, streetartist parigino, che con il suo lavoro indaga ilrapporto tra mondo naturale e innovazioneartificiale: nascono cos insetti e piante modificatidallintervento umano, feroci ed eleganti altempo stesso. Come la farfalla ammanettata o lebombe che pendono da un ramo come ciliegie.

    Chi ammanetta le farfalle?

    {Sulla stradadi Davide Francioli

    BENEDICTCUMBERBATCHEGARYOLDMANINLATALPA

    ILGUERRIEROINTERPRETATODANATHANJONESNELFILM

    TROY

    Nella foto grande: Frances McDormand, che interpreta Olive.A sinistra, in altro e al centro, con Richard Jenkinsnei panni del marito, Henry. Sotto, con Lisa Cholodenko.In basso a sinistra: la scrittrice Elizabeth Strout

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    Ossessione di sopravvivere a un delirio dicarne che germoglia piante e fiori quasi fosseun campo. Lattesa di unuscita o resurrezione presente nella raccolta Il corpo e lorto diMarco Amendolara (La Vita Felice, pp. 60,

    10). Nato a Salerno nel 1968, lautore mor disua volont nel 2008. Traduttore dei classici,recupera Catullo, Virgilio, la vitalit disperatadi Pasolini, mentre spera di abbandonare ilcorpo pur restando vivo.

    Un delirio di carne

    {Caratteri Recensioni Sogliedi Franco ManzoniTradotto per la prima volta Singolare in forma di pluraledellautore arabo, volume degli anni Sessanta tuttora esemplare

    Lo struzzo ingoia brace e digerisce granito Adonis, quasi quasi il John Keats doggi

    Poesia

    di ROBERTO GALAVERNI

    Ispirazione UUUUU

    Traduzione UUUUU

    Copertina UUUUU

    ADONISSingolare

    in forma di pluraleTraduzione di Fawzi Al Delmi

    GUANDAPagine 176, e18

    i

    Avolte diffici le acc ettare la ge ne-rosit e i doni che questa portacon s. quanto mi accadutoleggendo Singolare in forma diplurale , uno dei libri importanti

    del poeta siriano Adonis (1930), scritto nelcorso degli anni Sessanta e uscito ora per laprima volta in traduzione italiana.

    difficile perch il grande fiume dei miti,delle immagini e dei colori, della comunio-ne e trasfusione degli elementi, ma poi lastessa altezza e solennit della pronuncia

    poetica generano come un contraccolpo diprudenza e di sospetto. Qualcosa comeunincredulit verso la celebrazione della vi-ta, della sua esuberanza e del suo incessantemutare e rinnovarsi. Il libro, insomma, miha messo sulle difese, anche se non so dire

    bene d i cosa. D a ques to punto di vist a, devoammettere, la lettura di Adonis non statasenza conseguenze.

    Il rapporto tra la dimensione individualee quella collettiva costituisce una delle gran-de questioni connesse al fare poetico. Conche diritto prendere la parola per parlare dis? Si pu dire che ogni poeta che si rispettiabbia saputo rispondere, non importa se inmodo dichiarato o de l tutto implicito, a que-sta domanda. A partire dal titolo, che diper s un programma di poesia, Singolare in

    forma di p lural esi costruisce per intero at-torno a un tale motivo, che Adonis affronta

    quasi dissolvendo la particolarit della pro-pria vicenda personale in una grande suc-cessione di eventi emblematici e simbolici.Linfanzia, lo sradicamento, i nuovi incontri,lamicizia, lamore, il rapporto con la naturae il creato, appaiono come altrettanti pas-saggi obbligati per accedere al riconosci-mento del proprio destino. Si tratti di gioiao di dolore, desultanza o di smarrimento(che il libro definisce pi volte come feri-ta), non si trova nulla dirripetibile, desclu-sivo, di non comunicante con la totalit delcosmo e della comune sorte delluomo.

    Al con trario, non c gesto, accadi mento ,situazione, realt che non possieda una ri-sonanza generale, un senso che travalichi lacontingenza fine a se stessa. Nulla si perde.Un corpo trasmigrato in schegge / tende atrasmigrare in onde, / in lui il mondo siscinde, si ricompone, / d tempo a ci che

    giunge anzitempo, / al senza tempo, / ren-de essenziale laccidentale / e lava lacqua.Piuttosto che il resoconto di una vicenda diformazione, Singolare in forma di pluraleappare allora come un libro iniziatico. La

    conoscenza di s, infatti, non rappresentaqualcosa che si debba conquistare attraver-so un percorso di prove ed e rrori. Non si dalcuno sviluppo progressivo, nessuna evo-

    luzione. Al contrario, si tratta sempre di so-glie da superare, di verit da riconoscere at-traverso autentiche rivelazioni.

    Di qui il costante ricorso, come a grandifunzioni dordine universale, alle figure delmito, attinte dai libri sacri e dal repertoriopoetico e antropologico anzitutto della cul-tura araba, da parte di un poeta peraltro giprofondamente nutrito della poesia occi-dentale (francese, soprattutto) e in possessodi una costante attenzione teorica. Di quianche la visione categoriale di q uesti versi, ilriferimento agli elementi primi, alla nudamateria, agli scenari originari della vita (ildeserto, il mare), al corpo, al tempo, alla sto-ria, al giorno, alla notte, alle stagioni, ai sen-timenti, come ad altrettante entit assolute,frequentabili solo al di fuori di una conce-zione particolaristica dellesistenza.

    Se la poesia nasce sempre da qualcosa dinon pacificato o di non risolto, si pu direallora che loscuro fuoco che genera questi

    versi va da tro vato pro prio qui. L a voca zionedel poeta, insieme elettiva e sacrificale, ap-

    pare infatti tuttuno con lalchemico, buffo-nesco, istrionico esproprio di s per cono-scere, dire e perfino redimere laltro da s:Mi trasformo in struzzo ingoio la brace

    della sventura / e digerisco il granito dellamorte. Eppure proprio questo lascia sco-perto qualcosa dessenziale, come uno spa-zio vuoto al centro del canto, una bolla dariasotto alla continua spinta melodica di questi

    versi. Per essere se s tesso / uscito da sestesso, ne uscito / e vi rimasta una perso-na sconosciuta, scrive Adonis. La feritadei suoi versi potrebbe essere proprio que-sta. A mancare, in fondo, proprio luomoche ha voluto o dovuto essere un poeta, cioappunto essere tutto e tutti per essere sestesso.

    Viene i n mente la gran de figur a un mi-to anchesso del poeta-camaleonte di

    John Kea ts. E per A donis, c he pi d i altri si fatto tramite per il riconoscimento recipro-co della cultura araba e di quella occidenta-le, non ci potrebbe essere forse un riscontromigliore.

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    GialliUn nuovo episodio della serie poliziesca di Maurizio de Giovanni ambientata a Napoli

    Ibastardiindagano, i cittadini ringrazianodi SEVERINO COLOMBO

    T utto facile per i Bastardi diPizzofalcone. La bravura diMaurizio de Giovanni questa, far sembrare tutto facilementre non lo . Non semp lice

    portare avanti un romanzo cora-le; dare pari attenzione a tutti i sette personaggi dellasquadra e anche tenerli a frenoquando scalpitano per mettersiin mostra dentro tram e verosi-mili e intrecci efficaci. Non ovvio che i perdenti, come sonoper definizione (e denigrazione)questi poliziotti, vincano, fac-ciano bella figura e risultinopure simpatici. Soprattutto non facile fare tutto qu esto diver-

    tendosi. Perch evidente chede Giovanni cinquantaseien-ne autore partenopeo con giallattivo un personaggio fortu-nato, il commissario Ricciardi

    che opera nella Napoli anniTrenta si diverte a muovere eincrociare i destini dei bastar-di, a raccontarne gli umori che,stavolta, sono se possibile anco-ra pi neri. La sorte del commis-sariato a rischio: un dup liceomicidio, le cui vittime sono unricercatore universitario e suasorella, loccasione perfettaper fare risaltare lincapacit delcommissario Luigi Palma e dellasua sporca mezza dozzina.

    Non bastassero le colpe delpassato, ovvero il peccato dicollusione con la criminalit,che il commissariato si portaaddosso dalla nascita (della

    serie), oggi la struttura funzionagrazie ad altri cattivi poliziot-ti: teste calde, piedipiatti chehanno sbagliato, che sono finitifuori strada e si sono persi; uo-mini e donne fragili con qualco-sa di torbido nel passato da farsiperdonare. Ma sono anche pro-fessionisti che il loro mestiere loamano, lo sanno fare e non ve-dono lora di dimostrarlo. Que-sta voglia di riscatto il motoreche muove la serie e appassiona

    il lettore. Anche in Gelo , nuovocapitolo il terzo uscito innemmeno due an ni. StavoltaNapoli si vede meno rispetto adaltre inchieste, ma alcune frasisono vere rasoiate (quella cittnon era fatta per ripararsi dalfreddo. Non cera abituata).Stavolta salgono in cattedra ipersonaggi; i reietti si misuranocon una condizione climaticache anche un o stato danimo,

    la freddezza, con cui sono abi-tuati a fare i conti; ma a sorpresagli animi si accendono e la tem-peratura emotiva sale.

    La polizia indaga, la cittadi-nanza ringrazia: una per tutti laprofessoressa Emilia Macchiaro-li, colpita dalla solerzia dei poli-ziotti di Pizzofalcone nel dareseguito alla sua segnalazione sulsospetto di abuso su una mino-re. Ci sono momenti in cui escela cifra dellautore; come quan-

    do de Giovanni taglia in oriz-zontale le vite dei personaggi, leattraversa in uno stesso mo-mento della giornata il ritor-no a casa, la notte, i sogni inuna sorta di carrellata, tantoimpossibile quanto efficace. Mala narrazione orgogliosa-mente di genere: lautoresbriga con scioltezza gli obbli-ghi di unazione di squadra,riallaccia i fili di storie passate

    (soprattutto personali), aggiun-ge elementi nuovi e lascia intra-veder e i po ssib ili s vilu ppi fut uri .Il lettore, che forse qualcosa siillude di intuire, in impa zienteattesa di conferme.

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    Stile UUUUU

    Storia UUUUU

    Copertina UUUUU

    MAURIZIO DE GIOVANNI

    Gelo

    EINAUDI STILE LIBEROPagine 322,e19

    RivisteIl genere esploratosu Nuovi Argomenti

    Fantascienzain formadi assaggiodi ALESSANDRO BERETTA

    Che la fantascienza non abbiamai trovato una voce autoctonain Italia, al di l di una nu trita

    comunit di appassionati lettori e dialcuni recenti episodi ValerioEvangelisti su tutti un dato difatto. Non sono mancati titoli ascrivi-

    bili al gen ere nell e opere di a lcunimaestri novecenteschi, da Cancrore-

    gina di Tommaso Landolfi aIl piane -ta irritabile di Paolo Volponi a Romasenza papa di Guido Morselli: tutta-

    via com e benscrive TommasoPincio nel sag-gio che apre lospeciale Fanta-scienza, curatoda Carlo MazzaGalanti, nellul-timo numero diNuovi Argo-menti intitola-to Urania 451(Mondadori,pp. 224, 14,ebook 6,99),quello italiano sempre statoun approccio

    pi fanta che scienza. Un approcciocio dove il fantastico e linvenzioneiperbolica di puro stampo metafisi-co hanno vinto sullimmaginazione

    di un futuro legato allevolversi delletecnologie. interessante, allora,leggere 1