L’ESERCITO IITALIANO: UN’ISTITUZIONE MODERNA CHE ......Afghanistan: un elicottero CH-47 scortato...

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INTERVISTA - 4 L’ESERCITO ITALIANO: UN’ISTITUZIONE MODERNA CHE GUARDA AL FUTURO

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  • INTERVISTA - 4

    L’ESERCITO IITALIANO:UN’ISTITUZIONE MODERNA

    CHE GUARDA AL FUTURO

  • Signor GGenerale, ll’Esercito èè iimpegnato iin nnu-merosi TTeatri ooperativi aall’estero, ttra ii qquali ddueemergono pper iimportanza ee iintensità ddelle oope-razioni ccondotte, LLibano ee AAfghanistan. QQuest’ul-timo iin pparticolare ssi èè rrivelato mmolto ppericolosoper ii nnostri mmilitari, iimpegnati iin aattività ddi ccon-trollo ee ssicurezza ddel tterritorio, ddi rricostruzione,nonché ddi ssostegno aal GGoverno ee aalla ppopolazio-ne ccivile iin mmolti ccampi, pperaltro iin uun ccontestoad aalta iintensità ccaratterizzato dda mmolteplici eemultiformi rrischi. CCome vvalutal’operato ddei nnostri ssoldati iintali sscenari?

    La mia valutazione sull’operatodelle nostre truppe impiegate inoperazioni «fuori-area» è asso-lutamente positiva e scaturiscedalla lettura dei risultati conse-guiti, soprattutto dai riscontricon i miei omologhi stranieri,nonché dai rapporti che mi giun-gono dai Comandanti di altreNazioni alle cui dipendenze sonoposti i nostri contingenti. È,dunque, un giudizio non di par-te ma costruito su dati oggettivi, che dimostranotangibilmente la professionalità e l’eccellente livel-lo dei nostri soldati.

    Nel caso specifico in Afghanistan, tanto il Gene-

    rale McChrystal quanto il suo successore, il Gene-rale Petraeus, hanno più volte manifestato la pie-na soddisfazione per le attività poste in essere daimilitari italiani nell’area di responsabilità del Re-gional Command West, asserendo che l’approccioitaliano è un modello da esportare anche in altrearee del Paese. Si tratta di attestazioni che, daComandante, mi inorgogliscono, ma che non rap-presentano una novità. Infatti, da Comandantedel Comando Operativo di Vertice Interforze pri-

    ma e da Capo di Stato Maggio-re dell’Esercito adesso, ho as-sistito in prima persona al-l’evoluzione del nostro impiegoin Afghanistan e ho potutoconstatare sul campo la bontàdelle scelte effettuate, nonchéla scrupolosa e puntuale pre-parazione del nostro persona-le, ben conscio dell’importanzadella missione e dei relativi li-velli di rischio. In particolare,nel campo della sicurezza, ol-tre alle classiche operazioni dipattugliamento e presenza nel-le aree sensibili del Paese af-

    ghano, i nostri militari operano nel campo del-l’addestramento delle forze di sicurezza locali.Esercito e polizia locali addestrati ed efficientisono fondamentali per la stabilizzazione del Pae-se e per l’applicazione della legge. Indispensabilisono poi le azioni tese a consentire alla societàafghana di ripartire dal punto di vista sociale edeconomico. Sono ormai numerosissimi gli inter-

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    Intervista al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito

    Gen. C.A. Giuseppe ValottoLa professionalità e la competenza del Generale di Corpo d’Armata Giuseppe

    Valotto per «fotografare» la dimensione reale del nostro Esercito. Un Esercito incui il centro focale è, e resterà sempre, l’Uomo nelle sue molteplici componenti.Dagli impegni internazionali alla Homeland Security; dall’eccellente interazionecon le altre Forze Armate alla trasformazione in chiave net-centrica. Quello cheemerge è un «sistema Esercito» capace di rispondere con efficienza e tempesti-

    vità a tutte le esigenze, meritandosi continui riconoscimenti e tenendosempre alto il prestigio del Paese in ambito internazionale.

    Il Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Valotto, Capo diStato Maggiore dell’Esercito.

    ......iinn AAffgghhaanniissttaann,, ttaannttoo iillGGeenneerraallee MMccCChhrryyssttaall qquuaann-ttoo iill ssuuoo ssuucccceessssoorree,, iill GGee-nneerraallee PPeettrraaeeuuss,, hhaannnnoo ppiiùùvvoollttee mmaanniiffeessttaattoo llaa ppiieennaassooddddiissffaazziioonnee ppeerr llee aattttiivviittààppoossttee iinn eesssseerree ddaaii mmiilliittaarriiiittaalliiaannii nneellll’’aarreeaa ddii rreessppoonn-ssaabbiilliittàà ddeell RReeggiioonnaall CCoomm-mmaanndd WWeesstt......

  • venti umanitari a favore delle fasce più debolidella popolazione e i contributi alla rinascita eco-nomica, che si sono tradotti nella ricostruzionedelle infrastrutture fondamentali e nel ripristinodei servizi essenziali. Il contingente nazionale harealizzato ponti e strade, costruito scuole e ospe-dali, scavato pozzi e canali di irrigazione, pro-mosso la coltivazione dello zafferano per contra-stare la diffusione del papavero da oppio, distri-buito beni di prima necessità e condotto attivitàdi assistenza sanitaria a soccorso della popola-zione. La bontà del nostro intervento è testimo-niata anche dalla recente decisione del ComandoISAF di estendere la zona di responsabilità affida-ta al contingente nazionale anche a due provincead est di Farah che, pur essendo amministrativa-mente nella zona Ovest, rientravano, dal punto divista militare, nel settore Sud. Abbiamo quindi in-crementato il numero di soldati e costituito unaquarta Task Force (TF) di manovra poiché nostrointendimento è intensificare l’azione di conquista«del cuore e delle menti» degli Afghani in mododa potere, dal 2011 al 2014, dare al Governo af-ghano, alla polizia e alle Forze Armate afghane ilcompito esclusivo di contrastare il terrorismo. Ilnostro obiettivo è di riuscire a rendere quel Pae-se autonomo nella capacità di controllo politico,

    ma anche militare e di polizia, del territorio e del-le città.

    Per quanto attiene al Libano, invece, la presen-za italiana ha sempre riscosso, fin dai tempi diUNIFIL 1, stima e apprezzamento non soltanto daparte delle Nazioni Unite, ma anche, e soprattut-to, da parte delle Autorità locali e della popola-zione. Non credo sia un caso che nelle aree di re-sponsabilità attualmente affidate alle due unità dimanovra italiane non vengano registrate signifi-cative violazioni della Risoluzione 1701 e, di con-tro, si siano realizzate, nell’alveo della coopera-zione civile-militare, importanti opere a favoredelle collettività locali. È questo un ulteriore ele-mento per ribadire l’assoluta bontà del nostrooperato nonché la riprova delle capacità e dellaprofessionalità dei nostri militari che - e lo sotto-lineo con forza - sanno dialogare con tutti, ani-mati da quella cultura, da quel rispetto di tutte le

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    Afghanistan: un elicottero CH-47 scortato da due A-129«Mangusta».

    Afghanistan: un posto di blocco nei pressi di Shindand.Sono visibili un veicolo «MRAP», un VBM «Freccia» e unrobot artificiere.

  • popolazioni con i loro usi e costumi, da quella ve-ra democrazia che costituiscono ormai da 3 000anni retaggio storico del nostro popolo.

    Negli sscenari ooperativi ssi pparla sspesso ddi ooppor-tunità ddi ccambiare ee/o mmodificare lle RROE (Ruless oofEnngagemmennt)), aanche sse ffino aad oora ii nnostri ssoldatihanno ssempre ffatto ffronte ccon fforza, ddetermina-zione ee ssuccesso aad aatti oostili. PParlare ssolo ddi RROEfrancamente cci ssembra uun ppo’ llimitativo. QQual èèsecondo LLei iil vvero pproblema pper ii nnostri mmilitari iinquei ddifficili ccontesti?

    Per la verità, le istanze relative ad un cambia-mento delle ROE non sono mai state avanzate daambienti militari ma, piuttosto, sono sorte sullascia di dibattiti in seno all’opinione pubblica al ve-rificarsi di tragiche perdite di militari in operazio-ne. Ritengo, invece, che, per ogni area d’impiego incui i nostri soldati sono stati chiamati ad operare,siano sempre state messe a punto delle ROE asso-lutamente pertinenti e attagliate al livello di rischioe alla minaccia presente.

    Non bisogna poi dimenticare che, oltre al puntua-le rispetto delle ROE, riveste la massima importan-za la capacità di una giusta valutazione della situa-zione contingente da parte dei Comandanti sul ter-reno, che decidono quali reazioni e misure adotta-re. Una decisione che è frutto non soltanto dellacorretta interpretazione degli eventi, ma che è an-che la risultante del pregresso addestramento allaspecifica missione e della professionalità del perso-nale. E voglio richiamare un caso concreto, che puòdare maggiore contezza di quanto sto affermando.A luglio del 2009, in Libano, nel settore del batta-glione francese alle dipendenze della Brigata italia-na, esplodeva un deposito occulto di armi e muni-zioni riconducibile a Hezbollah. Il personale prepo-sto delle Nazioni Unite avviava con immediatezza leindagini per appurare eventuali violazioni alla Riso-luzione 1701 ma veniva violentemente contestato econtrastato da una parte della popolazione che vo-leva impedire lo svolgimento dell’attività investiga-tiva. In quell’occasione, per ripristinare l’ordine e lasicurezza, furono chiamate a intervenire anche uni-tà italiane, che vennero osteggiate con inusitataviolenza. Pur essendosi verificati episodi che, amente delle vigenti ROE, avrebbero consentitol’apertura del fuoco per garantire l’incolumità delpersonale, tutti i nostri soldati seppero mantenereun invidiabile sangue freddo e, con attività di de-terrenza e dialogando con le autorità locali, riusci-rono a disinnescare la situazione: questa sceltacomportò, comunque, una «sovraesposizione» deinostri militari con il conseguente ferimento - perfortuna, lieve - di alcuni di essi. Ritengo che questo

    episodio sia emblematico di come, oltre alla pienaconoscenza delle ROE, sia necessaria una scrupolo-sa preparazione alla missione in termini di adde-stramento, ma anche di studio e comprensione delcontesto sociale in cui si andrà a operare; ed è, al-tresì, una chiara attestazione - l’ennesima - dei li-velli di professionalità ed eccellenza raggiunti dainostri militari.

    Per quanto attiene al «fronte caldo» del momen-to - e mi riferisco, ovviamente, all’Afghanistan -posso, anche in questo caso, constatare una com-plessiva rispondenza delle ROE alla minaccia pre-sente, come confermano le reazioni, sempre mira-te, calibrate, efficaci e risolutive, che i nostri solda-ti hanno posto in essere. Il vero problema in que-sto contesto è dato, purtroppo, dalla subdola mi-naccia degli IED dinnanzi alla quale è fuorviante di-scutere di ROE, mentre, invece, è più corretto par-lare di misure di protezione a favore del personale.

    Come Comandante e come Capo di Stato Maggioredell’Esercito ho il dovere morale e la responsabili-tà di fare tutto il possibile per salvaguardare i mieiuomini e consentire loro di operare con il minor ri-schio possibile, anche e soprattutto nei Teatri dioperazione più insidiosi. Non a caso, nell’ambitodel progetto di rinnovamento e potenziamento de-gli equipaggiamenti, i programmi di maggior pesosono costituiti dai nuovi disturbatori «Guardian»,che stanno incrementando in maniera estrema-mente significativa la protezione passiva dei mez-zi, e dagli stessi mezzi protetti con caratteristichedi elevata resistenza contro esplosioni e mine: sitratta del «Freccia», veicolo blindato medio 8x8 en-

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    Libano: un VBL «Puma» 4x4.

  • trato in servizio recentemente e subito schierato inAfghanistan, e dell’ormai ben noto «Lince», ribat-tezzato scherzosamente dai nostri militari «SanLince» per la particolare resistenza della cellulaabitativa. Ma non solo: il soldato del futuro avràsempre maggiori tecnologie a disposizione, perpoter meglio interpretare la situazione locale e agi-re in piena autonomia. Ciò comporterà indubbia-mente anche una maggiore capacità di discrimina-

    zione della situazione e degli obiettivi, proteggen-do i nostri soldati e ovviamente proteggendo la po-polazione locale, che sarà sempre meno coinvoltada effetti collaterali. A tal riguardo voglio sottoli-neare che la necessità di salvaguardare la popola-zione civile - contemplata anche dal principio diproporzionalità della risposta, sempre inserito nel-le nostre ROE - rappresenta un imperativo moraleper ogni soldato ed è un tratto distintivo di quel-l’approccio italiano alle operazioni per la pace or-mai conosciuto in tutto il mondo come Italian wayto peacekeeping ed è parte integrante dell’adde-stramento che i nostri uomini, anche i più esperti,affrontano nei mesi immediatamente precedentiallo schieramento in area d’operazioni. In buonasostanza, un addestramento «mirato», specificoper un determinato Teatro, che mette i nostri sol-dati in condizione di essere, sin dai primi momen-ti della missione, inseriti nel contesto militare, masoprattutto sociale, dell’area di crisi.

    Gli oodierni ccontesti ooperativi iin ccui ssi oopera rren-dono iil ffattore ««Uomo», ccon lle ssue ppeculiarità, iil

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    Sotto.Il VBM 8x8 «Freccia» in addestramento.A ssinistra.Libano: una blindo «Centauro» del reggimento «Lancie-ri di Novara» (5°).

  • fattore pprimo ee ll’elemento cchiave pper uun EEsercitoefficace eed eefficiente. ÈÈ ppur vvero pperò cche iil mmon-do aattuale ssi iindirizza ssempre ppiù vverso llivelli dditecnologia eestremamente ssofisticati ee ccomplessi ddicui lle FForze AArmate nnon ppossono nnon ttenere ccon-to. LL’Esercito ssi ssta ggià ««attrezzando» ccon ppro-grammi qquali ««Forza NNEC» (Networrk EEnnabled CCapa-bilitiess)). QQual èè iil llivello ddi ttecnologia aattualmentepresente nnell’Esercito? ÈÈ iin ggrado ddi ttenere iil ppas-so ccon ll’evoluzione ttecnologica, aattuale ee ffutura,della ssocietà nnel ssuo ccomplesso, iin pparticolare pperquel cche rriguarda ii ssistemi ddi CComando, CControlloe CComunicazione, nnonché lla vvalidità ddei ssistemid’arma ee ddei mmezzi?

    Prima di entrare nel dettaglio circa l’impatto el’impronta tecnologica nei programmi e negli equi-paggiamenti presenti e futuri della Forza Armata,desidero rimarcare che il centro focale di tutto il«sistema Esercito» resta e resterà sempre e comun-que l’Uomo e la Donna. Infatti, soprattutto gli inter-venti in Iraq e in Afghanistan ci hanno dimostratoche, se da un lato è indispensabile disporre di tec-nologie sofisticate per avere una chiara e univocalettura della situazione, tanto per prevenire le azio-ni dell’avversario quanto per incrementare la prote-zione delle forze, dall’altro è necessario tornare al-la conquista e controllo del territorio, unica misurain grado di assicurare il successocontro un avversario «asimmetri-co» che, incapace di confrontarsiin maniera paritetica, ricorre ametodi bellici non convenzionali- la guerriglia - e al terrorismo.Come ebbe a dire l’allora Sotto-segretario alla Difesa statuniten-se, Donald Rumsfeld, la «rivolu-zione negli affari militari» deveessere qualcosa in più della merarealizzazione di sistemi d’armasempre più tecnologicamentesofisticati; la «rivoluzione» si de-ve identificare con un nuovo mo-do di pensare e pianificare non-ché combattere, impiegando lepiù avanzate tecnologie unita-mente a tattiche e tecniche rite-nute, dagli Eserciti occidentali,ormai superate. In altri termini, va bene la tecnolo-gia, ma il nostro centro di gravità è, e sarà sempre,il singolo soldato, colui che con la sua presenza sulterritorio - boots on the ground, per dirla con unadagio anglosassone - è l’unico «sistema d’arma»in grado di garantire il successo.

    Per tornare alla domanda, l’Esercito ha avviato daanni specifici progetti di ammodernamento, ade-guamento e acquisizione di capacità che poggiano

    su una solida base tecnologica, necessaria non so-lo per le esigenze - già citate - di situational awa-reness e di incremento della protezione dei nostrisoldati, ma anche per continuare a garantire una

    piena interoperabilità del nostrostrumento militare con gli Eser-citi alleati e amici. Posso affer-mare, con un certo orgoglio, chesiamo riusciti, attraverso unaprevidente pianificazione e dellescelte oculate, a colmare il gaptecnologico che ci distanziava daquegli Eserciti che avevano av-viato prima di noi importantiprogetti a elevato contenuto tec-nologico. In particolare, il nostro«fiore all’occhiello» è costituitodal progetto «Forza NEC», arti-colato in 3 fasi (Studio di fattibi-lità, Project Definition, imple-mentazione per «spire» (1) delleunità «NEC»), che rappresenta ilprogramma fondamentale perl’evoluzione della componente

    terrestre della Difesa ed è finalizzato alla costitu-zione di una forza di livello divisionale (3 Brigateterrestri, una landing force anfibia e relativi suppor-ti - enablers - entro il 2031), idonea ad essere pro-iettata operando in uno spazio di manovra digitaliz-zato e assicurando piena interoperabilità a livellointerforze e multinazionale. Al momento stiamoimplementando la fase di Project Definition, cheprevede la «progettazione» delle capacità iniziali

    9 INTERVISTA

    Il Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Valotto alla pre-sentazione del VBM 8x8 «Freccia» presso il poligono diTorre Veneri, il 7 ottobre 2009.

    IIll nnoossttrroo ««ffiioorree aallll’’oocccchhiieell-lloo»» èè ccoossttiittuuiittoo ddaall pprrooggeettttoo««FFoorrzzaa NNEECC»»......cchhee rraapppprree-sseennttaa iill pprrooggrraammmmaa ffoonnddaa-mmeennttaallee ppeerr ll’’eevvoolluuzziioonnee ddeell-llaa ccoommppoonneennttee tteerrrreessttrree ddeellllaaDDiiffeessaa eedd èè ffiinnaalliizzzzaattoo aallllaaccoossttiittuuzziioonnee ddii uunnaa ffoorrzzaa ddiilliivveelllloo ddiivviissiioonnaallee......iiddoonneeaa aaddeesssseerree pprrooiieettttaattaa ooppeerraannddoo iinnuunnoo ssppaazziioo ddii mmaannoovvrraa ddiiggii-ttaalliizzzzaattoo ee aassssiiccuurraannddoo ppiieennaaiinntteerrooppeerraabbiilliittàà aa lliivveelllloo iinn-tteerrffoorrzzee ee mmuullttiinnaazziioonnaallee

  • della forza e l’avvio delle attività di realizzazionedell’ Integration Test Bed. Questa fase si conclude-rà con la federazione della struttura nell’ambitodell’architettura di Modelling & Simulation interfor-ze. A seguire, nel corrente anno, inizierà la fase diConcept Development & Esperimentation (CD&E)che si colloca tra la Project Definition e l’implemen-tazione della 1a spira e si configura, di fatto, comeuna vera e propria attività di risk reduction tesa adevitare di lanciare programmi su larga scala senzaaver prima valutato, su scala ridotta, la coerenzacapacitiva delle varie componenti. Il programma difinanziamento ad oggi risulta adeguato, grazie afondi tratti dal bilancio ordinario nonché a finanzia-menti provenienti dal Ministero per lo Sviluppo Eco-nomico (MSE). Infatti, sono già disponibili le risorsenecessarie allo sviluppo della Fase di Project Defini-tion ed a breve sarà disponibile la prima aliquota difondi MSE, necessari per l’implementazione dellafase di CD&E. Queste risorse ci consentono di esse-re sostanzialmente in linea con le tempistiche pro-gettuali. Per quel che riguarda l’impiego operativodelle prime componenti, la prima Grande Unità ele-

    mentare interessata alla riconfigurazione in ottica«NEC» è la Brigata «Pinerolo», a cui seguiranno «Ao-sta» e «Sassari». A Barletta, l’82° reggimento fante-ria «Torino» della Brigata «Pinerolo» ha iniziato a ri-cevere, da maggio 2009, i primi Veicoli Blindati Me-di 8x8 «Freccia». Completato l’82°, seguiranno il 9°reggimento fanteria «Bari» in Trani ed il 7° reggi-mento bersaglieri in Bari, realizzando così la digita-lizzazione dei reggimenti dell’Arma base della «Pi-nerolo». Siamo riusciti a rispettare appieno la tabel-la di marcia che ci eravamo imposti e che prevede-va l’impiego della prima componente media, di li-vello compagnia, appartenente all’82° reggimentofanteria «Torino», nel Teatro operativo afghano apartire dal secondo semestre 2010. Quindi ci pos-siamo ritenere assolutamente soddisfatti di comesta procedendo il progetto, sia per la caratterizza-

    zione interforze che per la sinergia d’intenti tra laForza Armata ed il Raggruppamento Temporaneod’Impresa - RTI, su base FINMECCANICA, referenteindustriale del progetto.

    Strettamente connessi al progetto «Forza NEC» visono altri programmi di ammodernamento che sicaratterizzano per un contenuto tecnologico tal-mente elevato da poterci condurre, per specificisettori, addirittura ad avere una primazia rispettoad Eserciti alleati e amici. Mi riferisco, ad esempio,a tutti i sistemi di Comando, Controllo e CIS (Com-munication & Information Sistems), di cui il veico-lo «Freccia» è già dotato e con cui sono equipag-giati i prototipi del «Soldato Futuro», che ne garan-tiscono una completa «digitalizzazione» e un’as-

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    Sopra ee aa ddestra.Il prototipo del «Soldato Futuro».

  • soluta interfaccia con analoghi sistemi di prossimaintroduzione in altre Forze Armate, nazionali enon. Il rinnovamento passerà, poi, attraverso i pro-grammi di upgrade e di nuova acquisizione di si-stemi d’arma e mezzi: la Nuova Blindo «Centauro»,i «mini» Unmanned Aerial Vehicles (UAV), gli Un-manned Ground Vehicles (UGV), i kit di sensori ter-restri da integrare nei moduli esploranti a conno-tazione più tradizionale, l’ammodernamento dellaflotta degli elicotteri CH47, il VTM-X, il mortaio da81 mm, il munizionamento «Vulcano», e così via.Accanto a tali progetti, già in fase di finalizzazio-ne, vi è una prolifica attività di studio da cui scatu-riscono proposte degne di ulteriori approfondi-menti. Mi riferisco, in particolare, a varie ipotesiper il rinnovamento dell’artiglieria - stiamo seria-mente valutando l’idea di poter equipaggiare unveicolo della famiglia Freccia/Centauro con uncannone leggero da 155/39 mm, con evidenti rica-dute positive in termini di sostegno logistico, diiter addestrativi e di interoperabilità - e ad una se-rie di valutazioni e ricerche circa lo sviluppo di si-stemi automatizzati di protezione di basi e com-pound dalla minaccia di fuoco a tiro indiretto.

    In sintesi, posso asserire che l’Esercito ha affron-tato e continua a profondere uno sforzo rilevante, inpiena sintonia con la Difesa e in stretta sinergia con

    l’Industria, per assicurarsi quell’avanguardia in ter-mini di contenuti tecnologici ormai indispensabile,ma avendo sempre ben presente la necessità che latecnologia sia asservita all’Uomo, vero e unico «si-stema d’arma» dello strumento militare terrestre.

    L’Esercito èè iinserito nnel ««Sistema DDifesa» ddove,già dda aalcuni aanni, ll’interforzizzazione, ccioè lla cca-pacità ddi ooperare iin ppiena iintegrazione ccon lle aaltreForze AArmate, èè lla rregola ee ssi aavvia aa ddiventare tto-tale. QQual èè iil llivello ddi iinterazione ddell’Esercito cconle aaltre FForze AArmate, ccompresa ll’Arma ddei CCarabi-nieri?

    Il processo di interforzizzazione è stato avviatosotto l’impulso di una necessaria capacità di ope-rare congiuntamente con Unità delle diverse ForzeArmate e si sta ora estendendo anche ad altri set-tori, primo tra tutti quello della «sovrastruttura». Èun processo irreversibile dettato, quindi, non soloda esigenze di tipo operativo, ma anche dalla ri-cerca di razionalizzazione e ottimizzazione, con lo

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    Il Generale Valotto ispeziona un ponte appena gittatosul fiume Po dal 2° reggimento genio pontieri, Piacenza2 luglio 2010.

  • scopo ben preciso di risparmiare risorse finanzia-rie da poter dirottare su altri capitoli di spesa.

    Dal punto di vista operativo, l’impiego sul campodi contingenti interforze ha dimostrato ben presto,fin dalle operazioni nei Balcani, la necessità diadottare procedure condivise e un linguaggio co-mune. Sulla base di tale esigenza sono scaturitiprogrammi addestrativi comuni e una spinta stan-dardizzazione interforze che ci permettono, oggi,di poter disporre di un’eccellente interazione ad-destrativo-operativa con le altre Forze Armate econ i Carabinieri. Ne sono dimostrazione proprio leattività congiunte condotte nei Teatri operativi e lavolontà di incrementare ulteriormente tale osmosi.Ad esempio, in Afghanistan, oltre alla TF45, chevede presenti, al fianco del 9° reggimento «Col Mo-schin» e del 4° reggimento Alpini Paracadutisti, an-che assetti delle forze speciali della Marina, e allaJoint Air Task Force, che schiera aeromobili del-l’Aeronautica e Marina, stiamo pianificando con-giuntamente con la Marina l’impiego del reggi-

    mento «San Marco» come Task Force di manovra,in analogia a quanto già accaduto in Iraq.

    La connotazione interforze di alcuni percorsi for-mativo-addestrativi è da ricercare strenuamente alfine di rendere, poi, assolutamente naturale lacreazione di «pacchetti» operativi interforze. In talsenso, abbiamo l’ottimo esempio della Scuola In-terforze NBC di Rieti, che si è dimostrata una scel-ta felice e precorritrice di esigenze che si sarebbe-ro manifestate in seguito. Per tale motivo, sono incorso una serie di studi e analisi a livello Difesa peresplorare la possibilità di dare vita ad ulteriori or-ganismi scolastici interforze: dal settore linguisti-co alla formazione del personale addetto agli UAV,dalla sanità ai centri di eccellenza per specifichecapacità operative, assicurando, comunque, la pie-na salvaguardia delle specificità richieste da cia-scuna Forza Armata.

    In un prossimo futuro, potrebbero essere ripen-sati, in chiave interforze, interi settori del soste-gno, al fine di razionalizzare le strutture, ottimiz-zare il prodotto e ricavare economie di scala. Pen-so, ad esempio, ad una Sanità Militare interforze, aspecifici comparti della Logistica, del Commissa-riato e delle Infrastrutture comuni a tutte le ForzeArmate, ovvero ad attività e servizi peculiari che

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    Esercitazione «Falzarego 2010», il Generale Valotto in-contra gli alpini del 5° reggimento, Torri del Falzarego 9luglio 2010.

  • possano essere svolti da una singola Forza Arma-ta a beneficio di tutta la Difesa, prevedendo poidelle opportune modalità di ristoro.

    Numerose aattività ooperative vvengono pperò ssvolteanche ssul tterritorio nnazionale. LL’Esercito oopera, iin-fatti, iin cconcorso aalla PProtezione CCivile nnel ssoste-gno aalle ppopolazioni ccolpite dda ccalamità nnaturali oo,autonomamente, iin uun ppiù ggenerale ssostegno aallacollettività nnazionale ccome, aad eesempio, nnella bbo-nifica ddi oordigni iinesplosi. SSi èè vvisto ll’Esercito oope-rare ccon pperizia ee ccompetenza nnell’operazione«Strade PPulite», ccontribuendo aarisolvere iil pproblema ddell’emer-genza aambientale iin CCampania,con ttutte lle aattività ddi ppianifica-zione ee ooperative, ee nnell’opera-zione ««Strade SSicure», iin cconcor-so aalle FForze ddell’Ordine nnelcontrasto aalla ccriminalità oorga-nizzata ee nnon. PPuò ffarci uun qqua-dro eesauriente ddelle aattivitàsvolte ee ddei rrisultati rraggiunti? AASuo aavviso qqual èè lla pproiezionefutura ddell’Esercito iin ttale ccampodi aattività?

    In passato, quando il Gover-no, sull’onda di specifici avve-nimenti, ha deciso l’impiegodelle Forze Armate, e in parti-colare dell’Esercito, all’internodei confini nazionali, è capitatospesso di udire, nell’opinione pubblica, alcunevoci di disaccordo o, addirittura, irrealistici timo-ri di «militarizzazione». In realtà, questa tipolo-gia d’impiego è contemplata tra i compiti istitu-zionali affidati per legge allo Strumento Militaree declinata, all’interno della 4a missione indicatadal «Libro Blu della Difesa - ed. 2005», in unaserie di attività in concorso alle Forze di Polizia ead altri Dicasteri per il mantenimento dell’ordinepubblico, per il contrasto di attività illegali (cri-minalità, immigrazione clandestina, ecc.) e per ilsoccorso alla popolazione in caso di incidenti ecalamità. Ciò premesso, è altrettanto importantericordare che la Forza Armata ha una lunga tra-dizione di interventi all’interno dei confini chescaturisce dal fatto di essere, per organizzazio-ne, per capillare presenza sul territorio, per pro-fessionalità, capacità e disponibilità di mezzi emateriali, una tra le poche Istituzioni - forsel’unica - in grado di agire rapidamente e con si-

    cura efficacia al manifestarsi di eventi di rilevan-te entità. Penso, ad esempio, al tragico sisma del1976 in Friuli che mise in particolare risalto l’im-prescindibile operato dell’Esercito, spronandol’Autorità politica a trarre alcuni spunti dalla no-stra organizzazione al fine di dare concretezza aquel servizio di Protezione Civile nazionale che,pur previsto da norme di legge, non aveva anco-ra avuto una piena concretizzazione. Una capa-cità d’intervento - quella in occasione di eventisismici - confermata anche dall’operazione«Gran Sasso», per il terremoto che ha colpitol’Abruzzo nel 2009: una Task Force di 2 000 mi-

    litari e oltre 400 mezzi specia-li nonché la direzione di duedei cinque compartimenti re-sponsabili della ricostruzione.Senza contare che, contestual-mente, siamo stati chiamati, inconcorso alle Forze dell’Ordi-ne, a organizzare e garantire lasicurezza dell’area per lo svol-gimento del summit del G8: unonere assolutamente impegna-tivo, come testimoniano i circa3 000 militari impiegati.

    «Strade Sicure», invece, non èche l’ultima operazione, in or-dine di tempo, di una lunga se-rie di interventi in concorso alleForze dell’Ordine nell’attività diprevenzione e contrasto di atti-vità illegali nonché di presidiodi obiettivi d’interesse strategi-

    co. Anche in questo caso, vi furono non pochicommenti critici sulla reale capacità dei militaridell’Esercito da impiegare in tale operazione (mave ne furono - per la verità, in misura minore -anche in occasione dell’avvio dei «Vespri Sicilia-ni»). I dati riepilogativi del nostro intervento, ag-giornati a settembre 2010, sono ragguardevoli e

    13 INTERVISTA

    ««SSttrraaddee SSiiccuurree»»........ II ddaattiirriieeppiillooggaattiivvii ddeell nnoossttrroo iinn-tteerrvveennttoo,, aaggggiioorrnnaattii aa sseett-tteemmbbrree 22001100,, ssoonnoo rraagg-gguuaarrddeevvoollii ee ddaannnnoo llaa ggiiuu-ssttaa mmiissuurraa ddeellll’’eeffffiiccaacciiaaddeellll’’ooppeerraattoo ddeeii nnoossttrrii ssooll-ddaattii:: cciirrccaa 66 000000 aarrrreessttii;; ooll-ttrree 44 550000 ffeerrmmii;; ppooccoo mmeennooddii 55 000000 ddeennuunnccee;; ccoonnttrroolllliissuu cciirrccaa 990000 000000 ppeerrssoonnee eemmeezzzzoo mmiilliioonnee ddii vveeiiccoollii;; ssee-qquueessttrrii ddii oollttrree 112200 kkgg ddii ssoo-ssttaannzzee ssttuuppeeffaacceennttii,, ddii oollttrree330000 aarrmmii ee 44 000000 vveeiiccoollii

    Un pattugliamento per le vie di Torino.

  • danno la giusta misura dell’efficacia dell’operatodei nostri soldati: circa 6 000 arresti; oltre 4 500fermi; poco meno di 5 000 denunce; controlli sucirca 900 000 persone e mezzo milione di veico-li; sequestri di oltre 120 kg di sostanze stupefa-centi, di oltre 300 armi e 4 000 veicoli. A tuttociò deve essere aggiunta la vigilanza di siti fissi,che ha permesso di liberare e destinare ad inca-richi di più alta valenza investigativa centinaia dicarabinieri, poliziotti e finanzieri su tutto il terri-torio nazionale.

    «Strade Pulite», invece, ha evidenziato la capaci-tà d’intervento delle nostre unità del genio: neiprimi sei mesi del 2008, la Task Force costituitaper tale emergenza ha provveduto a raccogliere esversare circa 40 000 tonnellate di rifiuti, ha con-tribuito a lavori di adeguamento delle discariche,ha effettuato oltre 300 000 controlli radiologici su

    carichi di rifiuti e continua tutt’oggi a garantire ilservizio di vigilanza presso le discariche designa-te. Una capacità, quindi, di intervenire fattivamen-te non solo per la risoluzione di emergenze, maanche per la salvaguardia dell’ambiente. Ne è unulteriore esempio il recente impiego del genio percontenere e rimuovere gli idrocarburi che, versatinel fiume Lambro, rischiavano di compromettereirrimediabilmente tutto l’ecosistema del bacinofluviale del Po. Potrei citare, ancora, l’intervento aMontaguto, in provincia di Avellino, dove un’altraTask Force del genio è impegnata, ormai da mesi,a rimuovere e mettere in sicurezza una frana ab-battutasi sulla strada statale e sulla linea ferrovia-ria interrompendo, di fatto, il collegamento traCampania e Puglia. Tutto ciò senza dimenticare gliinterventi cosiddetti «minori», poiché comportanoun onore limitato di personale e materiali: mi rife-

    risco ai numerosi - purtroppo - impieghi per ri-muovere le conseguenze di dissesti idrogeologici ealluvioni in Sicilia, in Calabria, in Veneto e in To-scana nonché la partecipazione di aeromobili eequipaggi di volo dell’Esercito alle campagne an-nuali antincendio promosse e dirette dalla Prote-zione Civile.

    Come non citare, infine, la bonifica di ordigniinesplosi: un compito ritenuto erroneamente diroutine e che riceve dignità mediatica solo quandosi devono effettuare, per maggiore sicurezza, in-genti sgomberi di popolazione. Per l’Esercito sitratta, invece, di un’incombenza significativa intermini di risorse umane, materiali e finanziarieimpiegate. Basti pensare che, solo nell’ultimoquinquennio, i nostri nuclei EOD sono intervenutiper neutralizzare e bonificare oltre 15 000 ordigni:si tratta di una media di 8 ordigni al giorno!

    Ritengo, dunque, che questi dati, seppur parzia-li, dimostrino chiaramente quanto l’impiego del-l’Esercito sul territorio nazionale sia un compitotutt’altro che secondario. Abbiamo dato e conti-nuiamo a dare, grazie alla professionalità dei no-stri uomini e delle nostre donne, un’immagine diassoluta efficienza e di una capacità senza pari.Tutto ciò è un’ulteriore conferma che l’Esercitonon è un’Istituzione avulsa dalla società civile eche il «faro» del nostro operato è quello del servi-zio al cittadino e alla comunità nazionale: in unafrase, come orgogliosamente riporta il sito internetdella Forza Armata, «l’Esercito Italiano è una risor-sa per il Paese» ... fra l’altro - e su questo concet-to credo fermamente - qualsiasi attività se fattabene è motivo di addestramento e, quindi, di affi-namento della nostra già ottima professionalità.

    L’Uomo, ccon lla UU mmaiuscola ((con lle ssue ppotenzia-lità, iil ssuo mmondo pprofessionale ee aaffettivo), rrisultaessere iil vvalore pprimo ddella ccompagine EEsercito. IInche ssenso LLei iintende lla ccentralità ddel ffattore UUo-mo nnella vvalidità ddella FForza AArmata? EE qquale ttipodi pprovvedimenti iintende aadottare pper pperseguirela ppiena ccentralità ddell’Uomo nnei mmoderni ccontesti?In pparticolare, qquale mmessaggio iintende mmandarealle ffamiglie ddei mmilitari, ddi oogni ggrado, cche oopera-no qquotidianamente ccon ttanta ttenacia ee ssacrificio?

    In occasione di diversi miei interventi nel corso didibattiti pubblici - compresa la recente audizionedinnanzi alla Commissione Difesa del Senato dellaRepubblica - ho sempre sottolineato con forza chel’obiettivo fondamentale della Forza Armata èquello di garantire il livello di output operativo chela Nazione ci chiede per assolvere efficacemente epuntualmente i compiti affidatici. Questo prodottodel «sistema Esercito» può essere conseguito solo

    INTERVISTA 14

    Il Generale Valotto in visita all’11° reggimento genioguastatori impiegato in attività di concorso alla Prote-zione Civile, Montaguto 7 maggio 2010.

  • sviluppando in maniera armonica le tre compo-nenti fondamentali del sistema stesso: la concet-tuale, la morale e la fisica. Di tali componenti, bendue - la fisica e la morale - afferiscono diretta-mente al personale, alla sua formazione, alla suagestione e al suo welfare. A ciò si aggiunga che, adifferenza delle altre Forze Armate, l’Esercito èmarcatamente «uomo-centrico» e le sue capacitànon sono unicamente legate alla disponibilità diequipaggiamenti idonei, ma anche e soprattuttoalla dimensione qualitativa e quantitativa delle ri-sorse umane.

    Il primo sforzo deve quindi essere compiuto infase di reclutamento, rendendo, per i giovani, la

    scelta di abbracciare la vita militare «accattivante»e concorrenziale; servono, poi, strumenti di sele-zione opportunamente calibrati per individuarequelle capacità e caratteristiche personali che me-glio si attagliano alle nostre esigenze. Una voltareclutato, il personale deve essere preparato e benaddestrato: in altre parole, deve essere «formato».Oggi, molto più che nel passato, sono le esigenzeoperative a indicare la tipologia, lo spessore e lamisura dell’offerta formativo-addestrativa da pre-sentare ai nostri militari. Ciò obbliga la Forza Ar-mata a adeguare continuamente i propri program-mi sulla base delle complesse e mutevoli realtà incui i nostri contingenti si trovano quotidianamentea operare. In tutto questo, le Scuole e gli Istituti diformazione giocano un ruolo determinante inquanto costituiscono la vera fucina del nostro per-sonale, di ogni ruolo e grado. Muovendo da questi

    presupposti, siamo riusciti a finalizzare l’intera of-ferta formativa e gli iter addestrativi all’impiego inoperazioni, dotando tutti i nostri soldati - Coman-danti in testa - dei migliori strumenti, grazie aiquali è possibile operare al meglio nelle missionipiù complesse e confrontarsi apertamente con icolleghi dei principali Eserciti amici e alleati, aven-do dalla propria parte una formazione accurata eben attagliata, che in molti addirittura ci invidiano.A tal proposito, vorrei rimarcare che la discrimi-nante tra il successo e il fallimento del nostro «in-vestimento» sul personale è rappresentata dallacapacità di istruire i nostri uomini e le nostre don-ne creando e mantenendo quell’osmosi virtuosatra Area Operativa e Area Scolastica che è essen-ziale per la corretta crescita professionale dellenuove generazioni e per la puntuale applicazionedelle lezioni apprese nei Teatri operativi. Anche nelcampo degli strumenti da mettere a disposizionedel personale, l’Esercito - come ho già avuto mo-do di rimarcare - sta agendo fattivamente per ga-rantire, attraverso importanti programmi di svilup-po e acquisizione, equipaggiamenti idonei, effica-ci e tecnologicamente all’avanguardia.

    Quanto ho rappresentato è solo la «punta del-

    l’iceberg» di una serie di provvedimenti volti al-l’approntamento di uno strumento militare mag-giormente aderente alle attuali esigenze, altamen-te proiettabile e in grado di saper rispondere allenuove e sempre più complesse minacce. Per otte-nere ciò, abbiamo bisogno di un Esercito dotato dipersonale preparato, altamente motivato e conspiccata attitudine a operare in ogni ambito d’im-piego, utilizzando un insieme equilibrato di capa-cità umane e sistemi tecnologicamente avanzati.La Forza Armata deve quindi impegnarsi - e lo stafacendo seriamente - per garantire un adeguatosviluppo umano e professionale del proprio perso-nale, sfruttandone le eccellenze e gli orientamenti:in una frase «avere l’uomo giusto al posto giusto».

    15 INTERVISTA

    Sopra.Il Generale Valotto colloquia con un rappresentante diun villaggio afghano.A ddestra.Il Generale Valotto incontra le truppe durante una visitain Afghanistan.

  • Tale obiettivo può essere conseguito solo propo-nendo a ciascuno un «percorso mirato», una se-quenza di incarichi ben definiti e di crescente re-sponsabilità e difficoltà, un percorso selettivo con-tinuo. In sintesi, è necessario dotarsi di un careermanagement chiaro e trasparente, fin dalle fasiiniziali dell’arruolamento, che tenga conto sia del-le esigenze primarie dell’Istituzione sia delle dotipeculiari e delle aspettative del personale.

    L’unico aspetto «dolente» di questo ambiziosoprogramma rivolto alle risorse umane è quello le-gato alla qualità della vita, in grado di influenzaredirettamente il rendimento e gli standard lavorati-vi del nostro personale, che peraltro - e lo voglioaffermare con forza - ritengo non abbia pari inquanto a professionalità e saldezza morale. Mi ri-

    ferisco, nello specifico, agli innegabili problemi in-frastrutturali di adeguamento delle caserme (lamaggior parte delle quali ospitate in «immobilistorici» che mal si addicono alle esigenze di unaForza Armata moderna) e, soprattutto, al «proble-ma casa». I nostri obblighi istituzionali e i nostridoveri morali nei confronti del Paese ci hannospesso fatto sottacere, in passato, quel messaggiogià da tempo recepito da altre Nazioni; un mes-saggio chiaro, semplice e forte: strong family,strong soldier, strong Army. Un messaggio chetrova la mia piena condivisione e che, a fronte diun trend negativo per quanto riguarda le risorse fi-nanziarie disponibili, vede comunque l’Esercitoimpegnato a tutto campo in uno sforzo di raziona-lizzazione di immobili che ci consenta di mantene-re le infrastrutture più idonee, di reperire fondi perrealizzarne di nuove e di intervenire significativa-mente sulla nota carenza di alloggi demaniali. Iodevo e dovrò fare in modo che tali problemi trovi-

    INTERVISTA 16

    Il CH-47 è uno dei mezzi di trasporto e collegamentopiù rapidi impiegabili tra le montagne afghane.

  • no soluzioni concrete o, almeno, siano avviati asoluzione. Questo perché la professione militare -ne sono profondamente convinto e lo rivendicocon fermezza - ha una sua specificità: non a tuttivengono chiesti periodi così lunghi di lontananzadagli affetti più cari; non tutti corrono quei rischiche inevitabilmente la nostra professione richiede.È proprio per questo che il personale dell’Esercitonecessita di avere certezze che si traducano, so-prattutto, in una famiglia forte, il più possibile alproprio fianco. Un primo segnale tangibile diquesta inversione di tendenza rispetto al passatoè rappresentato dall’apertura, in più di qualcheinfrastruttura militare, di asili nido destinati prio-ritariamente ai figli del personale militare, ma di-sponibili anche per la collettività locale: una solu-zione che ci ha consentito di reperire fondi daamministrazioni e imprese locali nonché di crea-re più stretti rapporti tra società militare e popo-lazione civile.

    Per concludere, alle famiglie dei nostri soldati -alle nostre famiglie - possa essere di conforto lacertezza che le loro problematiche ci sono ben no-te, sono tenute nella giusta considerazione e che laForza Armata, nonostante le ristrettezze di bilan-cio e la conseguente ridotta capacità finanziariaper interventi di welfare, è seriamente impegnataper individuare e realizzare soluzioni concrete alleloro giuste istanze.

    Signor GGenerale, LLei hha ppiù vvolte rribadito cche ««siimpara ddal ppassato, ssi vvive nnel ppresente ee ssi llavoraper iil ffuturo». QQuali ssono ii vvalori ffondamentali ssucui iil mmondo mmilitare ddeve ccontinuare aa ffar lleva eecome, aa SSuo ggiudizio, ppossono aancora ooggi ttorna-re uutili aal ttessuto ssociale?

    La professionalizzazione dell’Esercito ha portatoa disporre di uomini e donne perfettamente adde-strati, partecipativi e pienamente inseriti nei con-testi multinazionali. Ma questi professionisti devo-no essere anche portatori di un bagaglio etico-morale, che deve costituire patrimonio imprescin-dibile e irrinunciabile di ogni soldato. Insomma, un«codice deontologico» che sia un vero e propriostrumento operativo, una «bussola» valida in ognitempo e in ogni circostanza, a cui poter fare sicu-ro riferimento.

    Il gravoso compito di instillare la giusta dimen-sione etica nel personale spetta non soltanto agliIstituti di formazione della Forza Armata, ma a cia-scuno di noi, attraverso l’esempio trascinatore diun comportamento e di una condotta professiona-le irreprensibili e ispirati da quei principi morali sucui si fondano la nostra storia patria, le nostre tra-dizioni militari e il senso intimo della nostra scelta

    di vita. Mi riferisco, in particolare, al senso delladisciplina e della responsabilità, allo spirito di sa-crificio e alla incondizionata dedizione al servizio,alla determinazione e al coraggio, alla fedeltà as-soluta al Giuramento e alle Istituzioni democrati-che, al senso del dovere, alla lealtà e all’onore.Questa dimensione etica ci restituisce dei soldatiche sono in grado di coniugare splendidamente lamillenaria storia e il retaggio del nostro Paese conle moderne esigenze dettate dagli odierni scenari

    operativi. Possiamo oggi disporre, infatti, di solda-ti portatori, in ogni contesto, di quei valori di tol-leranza, di comprensione della cultura e delle tra-dizioni locali che sono divenuti il tratto distintivo el’essenza dell’approccio italiano alla risoluzione ealla composizione delle crisi. L’Esercito è divenuto,grazie anche e soprattutto allo spessore etico-mo-rale dei propri soldati, esportatore di un modello dicondotta delle operazioni che ben si discosta dal-la corelliana figura di «spaghetti e mandolino», chequei pochi denigratori ancora rimasti tentano diattribuirci; un modello che, per contro, si traduce

    17 INTERVISTA

    Libano: elementi di una pattuglia in attività di controllodel territorio.

  • in rispetto e capacità di dialogo con tutte le popo-lazioni.

    Questa nostra specificità, al servizio della collet-tività nazionale nonché della pace e della sicurez-za internazionale, ci viene ben riconosciuta dallanostra società che - stando anche a recenti son-daggi - ci conferisce un’assoluta fiducia nel pano-rama delle Istituzioni pubbliche, attribuendoci ca-ratteristiche di efficacia, credibilità e disponibilità:in sintesi, un’Istituzione altamente formativa, lealee «pulita», che opera in silenzio, chiedendo davve-ro poco e dando molto.

    In uuna ccongiuntura eeconomica ddifficile, qqualequella aattuale, iinevitabilmente aanche ll’Esercito hharisentito ddi ttagli ccospicui aalle rrisorse ffinanziarie,con cconseguenti nnecessarie mmisure ccorrettive.Quale iincidenza hhanno aavuto ttali ttagli ssull’Orga-nizzazione nnel ssuo ccomplesso ee qquali mmisure iinparticolare hhanno cconsentito ddi ffarvi ffronte?

    Questa domanda ci porta, purtroppo, al confron-to con una realtà che male si coniuga con i proget-ti, talvolta ambiziosi ma comunque indispensabili,elaborati per il pieno ammodernamento della ForzaArmata. L’Esercito è un’organizzazione sistemica

    che, per fornire l’output operativo richiesto, peroperare e compiere al meglio il proprio dovere, ne-cessita di risorse che, purtroppo, sono troppospesso limitate. Infatti, nell’attuale periodo di con-giuntura economica, anche il comparto della Dife-sa, così come verificatosi per tutte le Istituzioni delPaese, è stato chiamato ad affrontare drastici con-tenimenti della spesa. È innegabile che la riduzionedelle risorse assegnate abbia comportato inevitabiliripercussioni in tutti i settori della Forza Armata.

    Dall’analisi del trend del bilancio ordinario negliultimi 25 anni si evince un vero paradosso: mentrenel passato a un uso potenziale della forza - equindi a un output operativo estremamente conte-nuto - corrispondevano risorse consistenti pronta-mente allocate, oggi ad un uso reale della forza -e quindi a un forte tasso di «decadimento e usura»della stessa - non vi è risposta adeguata. L’aspet-to più rilevante da sottolineare è che ad aumenti diquota per il settore «Personale» non sono stati cor-risposti analoghi incrementi dei volumi finanziaristanziati. Questi ultimi sono invece diminuiti fa-cendo giungere la situazione a soglie di criticitàsoprattutto nei settori «Investimento» ed «Eserci-zio» che, vista l’incomprimibilità del settore «Per-sonale», hanno subito decrementi più che propor-zionali rispetto al decalage generale. Tali criticità sisono ulteriormente acuite quando la Difesa, ormaicompletamente professionalizzata, ha dovuto farei conti con il generale contesto di riduzione delle

    INTERVISTA 18

    Un VCC «Dardo» in Afghanistan.

  • risorse disponibili per l’intero Paese, che non han-no più consentito di sostenere in misura adeguatal’Investimento e, soprattutto, l’Esercizio. Proprioquest’ultimo settore, negli ultimi anni, è stato ri-dotto in maniera significativa: tale sottocapitaliz-zazione rischia di provocare una grave perdita dicapacità in tutti i settori, dall’addestramento allalogistica, incidendo pesantemente sulla capacitàoperativa e sulla qualità della vita del personale.Infatti, il trend del settore «Esercizio» ha subitonegli ultimi anni una forte contrazione, riducendo-si di oltre il 70% rispetto ai 1 150 M€ del 2002 epassando a 337,4 M€ nel 2009, nonostante alcuniprovvedimenti correttivi adottati in corso d’opera.In sintesi, la Forza Armata, nel 2009, ha potuto fi-nanziare con il settore «Esercizio» solo esigenze«non eliminabili e derivanti in gran parte da obbli-ghi di legge», penalizzando, coscientemente e for-zatamente: il mantenimento e adeguamento delleinfrastrutture, conducendo solo interventi diemergenza e per la messa in sicurezza; il benesse-re del personale, sostanzialmente limitato alle so-le spese e sussidi discendenti da obblighi di legge;un minimo livello di funzionalità dei Comandi;contraendo fortemente i corsi di specializzazione edi formazione avanzata necessari all’espletamentodi incarichi anche in ambito internazionale. In sin-tesi, se il trend dovesse essere confermato, si arri-verebbe al cosiddetto «metabolismo basale», ter-mine con il quale si definiscono le risorse necessa-rie al funzionamento dello strumento militare con«output operativo nullo», esattamente l’opposto diquanto tutti noi ci auspichiamo e ci prefiggiamo diottenere. Di contro, il settore «Investimento» hafatto registrare, a partire dal 2007, una marcatainversione di tendenza, che, grazie anche ai cospi-cui fondi resi disponibili dal Mi-nistero per lo Sviluppo Economi-co, ha permesso all’Esercito diconcretizzare e di far decollaregli importanti programmi di am-modernamento e acquisizione dinuovi equipaggiamenti.

    Contemporaneamente, sonostate elaborate alcune soluzioniinterne con lo scopo di mitigarele ripercussioni negative dellacontrazione dei bilanci. Da un punto di vista mera-mente organizzativo, abbiamo posto in essere, conun’energia superiore al passato, una profonda ra-zionalizzazione delle strutture andando ad incide-re essenzialmente sulla «sovrastruttura», median-te soppressioni e accorpamenti di Enti e Reparti,salvaguardando appieno l’Area Operativa.

    Grazie, invece, a una revisione dell’intero cicloaddestrativo, volto a razionalizzare la spesa, ab-biamo attagliato gli obiettivi addestrativi alle

    missioni che le unità sono chiamate ad assolverenei diversi Teatri operativi. A tutte le unità vieneassicurato il necessario livello di addestramento,affinché possano essere impiegate sia in opera-zioni all’interno del territorio nazionale sia al-l’estero. In particolare, i Reparti di previsto im-piego in missioni al di fuori dei confini nazionali,completano e perfezionano la loro preparazionecon un addestramento mission oriented, cioè fi-nalizzato a quelli che sono i compiti che le Unitàsi troveranno ad assolvere in missione. Tutte leUnità dell’Esercito sono impiegate a rotazione nei

    maggiori Teatri operativi e de-vono, quindi, effettuare il rela-tivo addestramento. Come Co-mandante e come Capo di Sta-to Maggiore dell’Esercito, que-sto rappresenta per me un pre-ciso e imprescindibile impegnomorale e, pertanto, posso assi-curare che i fondi per assicura-re il soddisfacimento delle esi-genze addestrative, previste

    per ogni specifico Teatro operativo, sarannosempre resi disponibili.

    Per quanto attiene al campo dottrinale, ho dispo-sto uno specifico studio e la conseguente redazio-ne di un documento capstone, che è in fase finalee sarà distribuito a breve. Si tratta del «ConcettoOperativo dell’Esercito 2010-2030»: un documen-to in cui sono illustrati i concetti e le linee guidache saranno alla base dello sviluppo delle nuovecapacità dell’Esercito Italiano in relazione all’evo-

    19 INTERVISTA

    Libano: attività di controllo del territorio.

    ......aanncchhee iill ccoommppaarrttoo ddeellllaaDDiiffeessaa,, ccoossìì ccoommee vveerriiffiiccaattoo-ssii ppeerr ttuuttttee llee IIssttiittuuzziioonnii ddeellPPaaeessee,, èè ssttaattoo cchhiiaammaattoo aaddaaffffrroonnttaarree ddrraassttiiccii ccoonntteennii-mmeennttii ddeellllaa ssppeessaa

  • luzione dei possibili scenari futuri. Tali concetti edidee caratterizzeranno le scelte che l’Esercito Ita-liano sarà chiamato ad effettuare per definire lepriorità in materia di dottrina, strutture ordinative,addestramento e formazione, materiali ed infra-strutture. Sarà, insomma, il punto di riferimentoper la chiara definizione delle misure da adottare alfine di ammodernare, di razionalizzare e di incre-mentare la capacità e l’efficienza dello strumentomilitare terrestre, nell’ottica di poterne rafforzarel’output operativo.

    Infine, abbiamo condotto un attento esame dellapolitica da adottare anche per il mantenimento e ilsupporto logistico in generale di sistemi, mezzi emateriali. Non si può prescindere da un’attenta va-lutazione costo-efficacia del tipo di supporto logi-stico da attuare. In linea di principio, per ridurre ilpiù possibile le criticità gestionali nel settore «Eser-

    cizio», la policy di approvvigionamento dei nuovimateriali e sistemi d’arma prevede di assicurare, perun congruo periodo (3/5 anni per i mezzi tattici etattico-logistici, 5 anni per quelli commerciali), unsupporto logistico integrato e completo da partedell’industria fornitrice. Questa policy consente laprogressiva messa a regime del modello di suppor-to logistico di un dato materiale/sistema d’arma daparte degli organi dell’Aderenza e del Sostegno, ri-ducendo al minimo, per tale periodo, i costi a cari-co del settore «Esercizio» e garantendo, nel con-tempo, un adeguato travaso di expertise dall’Indu-stria alla Forza Armata che evita soluzioni di conti-nuità nella qualità e nell’aderenza del supporto. Perassicurare la supportabilità del sistema, verrà svi-luppato un processo di Logistic Support Analysis

    con lo scopo di definire le manutenzioni da effet-tuare a cura della Forza Armata e quelle a cura del-l’industria fornitrice del sistema nonché la pianifica-zione delle risorse necessarie alla sostenibilità.

    In sintesi, posso asserire che l’Esercito, sebbenestia risentendo come le altre Forze Armate - e, pertaluni aspetti, anche in misura maggiore - degli ef-fetti negativi della contrazione dei bilanci, ha co-munque reagito individuando soluzioni e alterna-tive mitigatrici. Sono consapevole, stante l’attuale

    congiuntura economica, di non poter fornire ai no-stri uomini e alle nostre donne tutto ciò che vorrei,tanto in termini di equipaggiamenti quanto di so-stegni alla qualità della vita, ma sono comunquefermamente determinato a garantire uno sviluppocoerente del «sistema Esercito». Una coerenza cheparte dall’aggiornamento, ovvero dall’acquisizio-ne, di capacità operative - e, quindi, di mezzi, ma-teriali e sistemi d’arma - idonee per l’espletamen-to dei compiti assegnatici dal Paese, fino a giunge-re alla disponibilità del personale necessario, inqualità e quantità, pienamente addestrato, assisti-to, supportato e con adeguate condizioni di vita,tanto in Patria quanto all’estero.

    In cconclusione SSignor GGenerale, LLei èè iil CComan-dante ddi ttutto ll’Esercito, ddi ttutti ii QQuadri cche oope-rano oogni ggiorno ttra mmille ddifficoltà, mma aanche ttramille ssoddisfazioni mmorali ee pprofessionali. SSe ddo-vesse iinviare uun ssintetico mmessaggio aa ttutti, iindi-pendentemente ddal lloro ggrado oo ffunzione, qqualemessaggio iintenderebbe llanciare?

    L’Esercito Italiano è protagonista di un cambia-mento senza precedenti, con un processo di rior-

    INTERVISTA 20

    Sotto ee aa ddestra.Afghanistan: pattuglie impegnate nel controllo delterritorio. Osservando le condizioni climatiche e delterreno, è facile comprendere l’elevata usura cui sonosottoposti i mezzi.

  • ganizzazione che non conosce soste e che si stasvolgendo, in considerazione dell’ampiezza dellariforma, in tempi estremamente ridotti e con risor-se finanziarie spesso non adeguate; in questa con-tinua razionalizzazione occorre, comunque, segui-tare a garantire quelle capacità operative e d’inter-vento che ci hanno consentito di operare, nel con-testo nazionale e negli scenari internazionali, daveri protagonisti. È uno sforzoimpegnativo, continuo, tenace,che coinvolge tutte le compo-nenti della Forza Armata e chedimostra quotidianamente comel’Esercito sappia sempre rispon-dere, con efficienza e tempesti-vità, a tutte le richieste del Pae-se, prodigandosi con indiscussecapacità, meritando continui ri-conoscimenti e elevando il pre-stigio dell’Italia in ambito internazionale.

    Non dobbiamo, tuttavia, dimenticare, che i lusin-ghieri risultati che siamo in grado di riscuotere nonsarebbero tali senza la leale, generosa e disinte-ressata dedizione dei nostri uomini e delle nostredonne, chiamati sempre più spesso ad operare incontesti difficili e rischiosi.

    Desidero, quindi, attestare pubblicamente, senzaalcuna retorica, che sono profondamente orgoglio-so di essere il Comandante di questi splendidi sol-

    dati, il cui diuturno operato, in ogni compito ese-guito e in ogni incarico svolto, contribuisce a ren-dere migliori il nostro Esercito, le nostre Forze Ar-mate e il nostro Paese. A loro, quindi, il mio senti-to ringraziamento da estendere anche alle nostre

    famiglie, che ci seguono contrepidazione e affetto, condivi-dendo, in silenzio e con dignitàesemplare, le nostre ansie e lenostre trepidazioni.

    Come «Capitano della SquadraEsercito» dico con convinzione«Grazie di cuore a tutti per la vo-stra partecipe collaborazione!».

    Marco CCiampini (a cura di)Generale di Brigata,

    Direttore di «Rivista Militare»

    NOTE

    (1) 1a Spira (entro il 2018): prima Brigata media, una Lan-ding Force e 50% degli enablers. 2a Spira (entro il 2026):seconda Brigata media e 25% degli enablers. 3a spira (en-tro il 2031): terza Brigata media e 25% degli enablers.

    21 INTERVISTA

    DDeessiiddeerroo,, qquuiinnddii,, aatttteessttaa-rree ppuubbbblliiccaammeennttee,, sseennzzaa aall-ccuunnaa rreettoorriiccaa,, cchhee ssoonnoo pprroo-ffoonnddaammeennttee oorrggoogglliioossoo ddiieesssseerree iill CCoommaannddaannttee ddiiqquueessttii sspplleennddiiddii ssoollddaattii......

    Alpini in addestramento.