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PANORAMA DI CHIARA PELLICCI [email protected] L’ECONOMIA SOSPESA «S e mi chiedi chi sono, non posso che rispondere “Tucum”. Cioè, Tu- cum è l’essenza di me, è ciò che mi rappresenta». A confessarlo è Giandonato Salvia, un giovane 29enne, originario di Monopoli (Bari) e laurea- to in Economia degli intermediari e dei mercati finanziari, che insieme a suo fratello Pierluca ha inventato una app per dispositivi mobili, battezzata con il nome di Tucum. L’applicazione permette di distribuire le elemosine a favore delle persone più bisognose, affinché possano ritirare prodotti di prima ne- cessità direttamente dai negozi convenzionati. L’innovazione sta nel fatto che chi fa il gesto di gratuità non ha bisogno di mettere i soldi nel cappello del men- dicante in cui si imbatte per strada: chi vuole può donare attraverso la mo- neta elettronica, contrastando così tutti gli abusi legati ai falsi poveri e al rac- ket dell’elemosina. Ma Tucum è ben più di una app: è l’essenza dell’econo- mia sospesa, è il miracolo della condivisione. Ecco perché il suo inventore sostiene che la propria identità sia rappresentata da Tucum. «Sono 29 anni, cioè un’intera vita, che vivo per realizzare questo progetto. Ma ho scoperto questa mia “vocazione” solo un paio di anni fa, a seguito di due banali episodi che mi sono accaduti e mi hanno fatto venire in mente l’idea». Tucum e il miracolo Tucum e il miracolo Due fratelli pugliesi hanno investito la loro vita nell’economia sospesa, convinti che sia un modo per vivere concretamente la logica evangelica del dono. Nel fondare la loro startup tecnologica a vocazione sociale, hanno lanciato una app chiamata Tucum. Sue fondamenta sono ingegno e condivisione, fede ed economia, tecnologia e carità. 26 POPOLI E MISSIONE - APRILE 2019

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«S e mi chiedi chi sono, non posso che rispondere “Tucum”. Cioè, Tu-cum è l’essenza di me, è ciò che mi rappresenta». A confessarlo è

Giandonato Salvia, un giovane 29enne, originario di Monopoli (Bari) e laurea-to in Economia degli intermediari e dei mercati finanziari, che insieme a suofratello Pierluca ha inventato una app per dispositivi mobili, battezzata con ilnome di Tucum. L’applicazione permette di distribuire le elemosine a favoredelle persone più bisognose, affinché possano ritirare prodotti di prima ne-cessità direttamente dai negozi convenzionati. L’innovazione sta nel fatto chechi fa il gesto di gratuità non ha bisogno di mettere i soldi nel cappello del men-dicante in cui si imbatte per strada: chi vuole può donare attraverso la mo-neta elettronica, contrastando così tutti gli abusi legati ai falsi poveri e al rac-

ket dell’elemosina. Ma Tucum è ben più di una app: è l’essenza dell’econo-mia sospesa, è il miracolo della condivisione. Ecco perché il suo inventoresostiene che la propria identità sia rappresentata da Tucum.«Sono 29 anni, cioè un’intera vita, che vivo per realizzare questo progetto.Ma ho scoperto questa mia “vocazione” solo un paio di anni fa, a seguito didue banali episodi che mi sono accaduti e mi hanno fatto venire in mente l’idea».

Tucum e il miracoloTucum e il miracoloDue fratelli pugliesi hanno

investito la loro vita nell’economia

sospesa, convinti che sia un

modo per vivere concretamente la

logica evangelica del dono. Nel

fondare la loro startup

tecnologica a vocazione sociale,

hanno lanciato una app chiamata

Tucum. Sue fondamenta sono

ingegno e condivisione, fede ed

economia, tecnologia e carità.

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Nella foto:

La caffettiera gigante all’interno delCaffè Gambrinus di Napoli, uno storicolocale della città, da dove la tradizionepartenopea del “caffè sospeso” si èdiffusa in tutto il mondo.

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Nel raccontare, Giandonato ricorda quandocon i suoi amici stava mangiando una pia-dina: «Non avevo più fame ma non volevobuttarla o lasciarla nel piatto, così chiesi sepotevo portarla a casa. I miei amici comin-ciarono a prendermi in giro, ma il camerie-re mi assecondò… e in quell’occasione miparlò del “caffè sospeso” di Napoli, che ionon conoscevo affatto. Per la verità, nonc’era attinenza con il cibo avanzato: qui sitrattava di non sprecare, non di offrirequalcosa a chi non può permetterselo! Però,a parte questo, l’idea del “caffè sospeso”mi colpì molto e decisi di capirne di più».Così Giandonato andò al Gambrinus di Na-poli, uno storico locale della città, da dovela tradizione partenopea del “caffè sospe-

so” si è diffusa in tutto il mondo. Qui i clien-ti che lo desiderano possono lasciare pa-gato un caffè per chi non può permetterse-lo. Come? Basta fare lo scontrino e inserir-lo in una caffettiera gigante che si trova al-l’ingresso del locale. Chi entra e non ha lapossibilità di pagarsi il caffè, può aprire la

do un’espressione che nella mia mente hafatto scopa con il “caffè sospeso”: l’arbitrag-gio è una strategia che non ha costi, è comeun biglietto della lotteria regalato, non com-prato. Da qui ho coniato il concetto di “ar-bitraggio sociale”, che è la possibilità di ave-re benefici senza dover sostenere costi, ov-

caffettiera, prendere uno scontrino cheaspetta di essere consumato (se c’è a di-sposizione) e andare al banco per ordina-re la bevanda. Proprio da qui a Giandona-to è nata l’idea dell’ “economia sospesa”,che sta alla base di Tucum. Il secondo epi-sodio, “galeotto” per la messa a punto del-l’originale applicazione e del progetto che lasostiene, è contestualizzato all’università:«Durante una lezione del corso – raccon-ta il giovane - il professore di matematicaspiegò il concetto di arbitraggio, utilizzan-

vero proprio quello che si verifica nell’eco-nomia sospesa». Ecco che nasce l’idea del-l’applicazione innovativa. Ma agli ingredien-ti che l’hanno generata, ne manca uno: ilprincipale. Si tratta della «fede in Dio, checi chiede di prenderci cura del prossimo congesti concreti di carità». Giandonato fa espli-cito riferimento al brano evangelico della mol-tiplicazione dei pani e dei pesci, elementi pe-raltro entrambi presenti sul logo della app.Quel poco che ognuno può dare, con Tucumviene moltiplicato, proprio come accade nel-la condivisione di quei cinque pani d’orzoe quei due pesci che un ragazzo dette a Gesùper sfamare migliaia di persone: sembrava-no un niente per tutta quella moltitudine, mail Maestro seppe moltiplicarli e farli addirit-tura avanzare. »

della condivisione

A sinistra:

Giandonato e Pierluca Salvia, i due fratelli chehanno inventato una app per dispositivi mobili,battezzata con il nome di Tucum. L’applicazione

permette di distribuire le elemosine a favoredelle persone più bisognose, affinché possanoritirare prodotti di prima necessità direttamente

dai negozi convenzionati.A destra:

Schermata di benvenuto della app Tucum.Schermata di feedback a seguito di una

donazione tramite la app Tucum.

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Nella foto:

Ceramica che raffigura ilbrano evangelico della

moltiplicazione dei pani edei pesci, elementi

entrambi presenti sul logodella app. Con Tucum,

quel poco che ognuno puòdare, viene moltiplicato.

QR Code del video-spot diTucum (da inquadrare con lafotocamera dello smartphone).

do strumenti per vivere concretamente la lo-gica evangelica del dono: «Gratuitamenteavete ricevuto, gratuitamente date» (Mt

10,8). «È bene ricordare – dice Giandona-to – che essere canali per i beni materiali si-gnifica riconoscerci custodi e non proprie-tari di quanto ci viene donato».Per sviluppare la app e diffondere l’econo-mia sospesa, i due fratelli Salvia hanno co-stituito una startup tecnologica a vocazio-ne sociale e l’hanno chiamata A.P.P. AcutisS.r.l.s. La sigla, spiegano, significa “Acuti ProPauperibus”, ovvero “Ingegnosi a favore deipoveri”. Ma non solo: Acutis è il cognomedi Carlo, un ragazzo milanese morto nel2006 a causa di una leucemia fulminante,che amava Gesù e i poveri, ed era molto ingamba con l’informatica; il 5 luglio delloscorso anno papa Francesco lo ha dichia-rato Venerabile. È proprio a Carlo Acutis chei due fratelli hanno affidato il loro progetto,o meglio, il loro programma di vita. Convin-ti che l’economia sospesa possa essere ap-plicata ovunque. E possa rendere più uma-na la società.

la tessera e versare due euro (un piccolocontributo che, però, responsabilizza il po-vero).

LA MOLTIPLICAZIONE DEL DONO

Con Tucum, che prevede offerte da un mi-nimo di 20 centesimi ad un massimo di 10euro, gli effetti delle donazioni sono molti-plicati. Ciò è possibile perché gli offerenti pa-gano i prodotti donati al prezzo di mercato,mentre gli esercizi commerciali aderenti alcircuito (cioè, i partner del progetto) li distri-buiscono ai beneficiari al prezzo di costo.La differenza viene usata per ulteriore bene-ficenza, andando a formare un “fondo di so-lidarietà” per sostenere progetti in Paesi invia di sviluppo. Così con questa finalità laapp non dimentica neppure i poveri che vi-vono nei Paesi del Sud del mondo. Tucum,infatti, prevede anche il sostegno di micro-progetti di sviluppo a favore delle missionio di organizzazioni di volontariato.

INGEGNOSI A FAVORE DEI POVERI

Il progetto Tucum è descritto nel libro“L’economia sospesa. Il Vangelo (è) inge-gnoso” scritto dallo stesso GiandonatoSalvia ed edito dalla San Paolo. E’ un testoche richiama la centralità della Parola di Dionell’importanza del “fare la carità” fornen-

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Insomma, economia e fede, ca-rità e tecnologia, ingegno egratuità sono le fondamenta diTucum.

COME FUNZIONA LA APP

«Molti non amano dare dena-ro ai poveri in quanto purtrop-po a volte viene usato per alcol,sigarette o altro, non per il ciboo per beni di prima necessità.Ma spesso non c’è il tempo per andare inun negozio a comprare un panino e poi por-tarlo al mendicante. Con la app Tucum, in-vece, il problema è risolto: l’elemosina vaa buon fine in modo sicuro, dignitoso, ra-pido, trasparente», spiega Salvia.Il metodo è sicuro, perché i beneficiari sonoindividuati dalle Caritas diocesane, per evi-tare che le donazioni vadano a falsi poverio ad alimentare il fenomeno del racket del-l’elemosina; è dignitoso, perché i beneficia-ri ricevono dalla Caritas una tessera a tec-nologia NFC (Near-Field Communication)contenente crediti (e non soldi) con la qua-le è possibile ritirare al massimo l’equiva-lente di un pasto dignitoso giornaliero: la card

può essere utilizzata in negozi convenzio-nati, scelti dagli offerenti, ma solo per l’ac-quisto di prodotti “sani” (sono esclusi alco-lici e tabacchi); è un metodo rapido, perchécon la app basta solo un minuto per dona-re; ed è anche trasparente, perché tutto ciòche viene offerto è messo al servizio dei piùpoveri: su ogni donazione, infatti, vengonotrattenuti soltanto 12 centesimi per poter so-stenere le spese vive del progetto.E’ prevista anche un’azione di coinvolgimen-to diretto da parte dei beneficiari, poichésono invitati ad andare ogni mese alla Ca-ritas diocesana per rinnovare la validità del-