L’adolescenza un’età difficile Vincitrice concorso di ... /documents/Bertolino... · io ho...

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Periodico della Scuola Media “Bertola” Rimini anno XIV Giugno 2008 I nostri concorsi L’ospedale di Mutoko La scuola ringrazia Chiamami Città, la Tipografia Garattoni di Rimini La Banca Popolare Valconca di Rimini La ditta Milo & co di Viserba di Rimini Consiglio di Quartiere n. 6 Grande Festa di Fine Anno scolAstico 2007-08 Sabato 7 giugno ore 15 Giochi, Mercatino, Sport, Torte, Musica, Danza Siete tutti invitati Il ricavato della festa, come di consueto, sarà destinato a finanziare progetti di solidarietà I Premi del “Bertolino” Anche quest’anno la Redazione e i Collaboratori del nostro giornale d’Istituto sono lieti di annunciare la vincita ( primo posto) in numerosi concorsi nazionali ed internazionali. “ Fare il giornale nelle scuole” Concorso dell’ordine nazionale dei giornalisti- Benevento “Giornalisti in erba 2008” concorso bandito dal giornale “ Il Ponte” I 10 migliori giornali scolastici “S.Nicandro Garganico (FG) I NOSTRI BIDELLI Vi siete mai chiesti cosa pensano i bidelli di noi alunni? E dei proff? Il loro dovere è davvero solo quello di suonare la campanella, di pulire le nostre aule e di portarci le circolari? “No!” Penso io. No, sicuramente i bidelli rappresentano qualcosa di più importante. Sono la parte “neutrale” dell’ambiente scolastico, il ponte di collega- mento tra alunni ed insegnanti. Per noi ragazzi sono i liberatori, quasi supereroi che, con il potere speciale della campanella, ci liberano dal supplizio delle interroga- zioni. Ma al momento giusto possono cambiare faccia… Quante volte li abbiamo visti lamentarsi perché la classe è troppo sporca, i bagni sono allagati, i banchi mezzi rotti? Ma chi non ha fatto loro l’occhiolino per un quaderno arrivato a metà lezione, di nascosto dai proff? O chi non ha ringraziato per una profumata pizza arrivata come per incanto proprio per la ricreazione? Il ruolo fondamentale dei bidelli lo scopriamo però quando stiamo male: pronti con termometro, cerotti, telefono per chiamare le mam- me. Grazie Enrico, Annunziata, Cinzia, Loretta, Federica, Marianna, Pia e tutti gli altri che lavorano alle Bertola. Classi prime- I Collaboratori- IL MONDO HA BISOGNO DI PACE Il contributo dei giovani Vincitori del concorso letterario: IANNI EMMA 3° D PESARESI LORENZO 2° A MAZZOTTI MANUEL 1° E PAGLIARANI BARBARA 5° A Scuola Elementare Toti Vincitrice concorso di poesia “Raffaele Gobbi” GIULIA FAVARELLI 3° H (prima classificata) 25 Aprile: i nostri alunni leggono un messaggio di pace alla città L’adolescenza è un passaggio della nostra vita molto complica- to, quasi oscuro. Essa è piena di difficoltà e di cambiamenti, verso i genitori, verso gli amici, verso i ragazzi, in poche parole verso tutto il mondo esterno. Non si sa più cosa si vuole o, a volte, lo si sa bene ma non lo si riesce ad ottenere. Pur con tanto sforzo e tanti sacrifici non ce la fai. E non c’è nessuno che ti possa aiutare, soprattutto i genitori. In questo periodo fra noi ragazzi e i nostri genitori si instaura un sentimento di odio reciproco, come un muro che dici, che via, via diventa sempre più grande possente, insuperabile. Tutto quello che fai, quello che dici, non gli va mai bene; e tutto quello che fanno per avvicinarsi a noi, per aiutarci, non viene accettato. Cosi nascono i litigi, anzi i numerosi litigi. Per qualsiasi cosa si litiga: per la camera in disordine, per l’ora di andare a letto, per il gruppo di amici che si frequenta, ma anche per la perdita di un semplice cd, per il cibo che si mangia.. ecc. Cresce anche la voglia di stare con la famiglia riunita, ma questo accade solo il sabato o a volte, poche volte, la domenica. La mamma fa il pomeriggio, il babbo deve allenare, noi andiamo a scuola, poi vengono i compiti e poi sport… e la famiglia mi chiedo? Boh.. lasciamo un punto interrogativo. La vita cosi diventa infernale e la casa diventa come il nulla, l’unico rifugio, l’unico luogo sicuro, diventa nostra camera da letto, nella quale io ho pianto, riso, sognato, litigato, urlato dalla gioia e dal dolore. Per me è un luogo sacro dove posso fare quello che voglio, sfogarmi senza che qualcuno mi dica qualcosa, io mi sento libera da ogni peso, da ogni stress che mi provoca la vita, mi sento superiore a tutto e tutti. Come vi ho accennato io ho pianto nella mia camera da letto, sì proprio così, io, quella che ha sempre il sorriso sulle labbra, quella che riesce a trovare una battuta su tutto, in qualsiasi momento, che sia divertente o tragico. Questa estate ho avuto la possibilità di scoprire un nuovo lato di me, un lato più maturo, più “tragico”: ho capito di saper piangere, di sapermi spendere per gli altri e di poter contare su degli ottimi amici, amici con i quali mi sono confessata, mi sono aperta e soprattutto ho stretto amicizia. Questo cambiamento lo hanno notato anche loro e mi hanno fatto intendere che è stato un buon cambiamento, una scelta azzecca- ta. Mi hanno dimostrato tutto il bene che mi vogliono e se devo dire la verità io non me l’aspettavo e so anche di non meritarlo. Io sono una ragazza normale, una come tante altre e come ogni ragazza normale ho anche io i miei difetti. Ve lo posso giurare. Forse sono brava a nasconderli o forse non sono troppo evidenti e importanti, ma li possiedo. Da quest’estate è cambiato tutto. Io non mi perdonerò mai di aver capito e di aver socializzato con alcune persone solo in terza media. Non mi basta, io voglio tornare indietro, ritornare al primo giorno di scuola. Ricomincia- re tutto da capo e viverlo meglio. Voglio che il tempo non passi così in fretta, voglio che il prossimo anno, il gruppo non si sciolga, voglio rimanere in contatto con tutti, non voglio perdere nessuno, io voglio, voglio, voglio. L’adolescenza è fatta di “ voglio”, ma la risposta non è mai quella che ti aspetti. Devi rimetterci sempre qualcosa. L’adolescenza è fatta anche di paure: senti che stai cambiando dentro, fuori, dappertutto e non vuoi, non ne vuoi sapere di cambiare, ma non puoi contrastare la forza della natura, puoi continuare a nasconderti, ma prima o poi sarai costretto ad uscire alla scoperta. L’adolescenza vuole dire anche più cura e più rispetto per il proprio corpo. Quando passi davanti ad uno specchio e guardi la tua immagine riflessa pensi “ma io come sono per gli altri? Cosa ne pensano di me?Forse serve più trucco? Mamma mia che “ciccia”… ma quanto sono grassa? Serve una dieta?... “ Ma sapete io cosa penso? Penso che tutto quello che vedi riflesso è solo l’aspetto esteriore e può essere brutto o bello, ma lo specchio migliore, quello che ti mostra sempre la verità e che non mente mai sono gli occhi degli amici. Se hai un difetto loro lo trovano sempre e sono pronti ad aiutarti. Lo dice sempre il mio Don: “ Per comunicare non c’è modo migliore che usare gli occhi” ed è vero!! Quando guardi una persona negli occhi, capisci subito quello che prova, che emozioni ha nei tuoi confronti. Infatti l’adolescenza è fatta di emozioni. Belle, brutte,forti, inaspettate, ma ciò che conta è che sono emozioni che forse provi una volta sola nella vita: e quindi buttiamoci, viviamola com’è e non lamentiamoci. Dobbiamo essere pronti a tutto e non mollare mai, perché niente è impos- sibile nella vita, dobbiamo lottare e lottare e alla fine goderci i risultati ottenuti e poter dire: Sì, ci sono riuscita. Ho superato bene la mia adolescenza! SARA BOLOGNA 3°D L’adolescenza un’età difficile AVELLINO Ordine dei Giornalisti “Il miglior giornale scolastico “ posto Negli ultimi quattordici anni, da quando sono nati il “Bertolino” e la Festa di Fine Anno, la nostra scuola ha raccolto la ragguarde- vole cifra di 150.000.000 delle vecchie lire, 75 mila euro. Questi soldi sono stati interamente devoluti in opere di solidarietà. Ogni anno è apparso sul nostro giornale il resoconto affinchè tutti potessero vedere e controllare. Questa raccolta è stata possibile grazie al lavoro di insegnanti, personale ausiliario, alunni e genitori. Sono stati poi molti coloro che hanno contribuito al “mercatino” con merce di vario genere che poi veniva venduta al personale della scuola e alle famiglie o agli invitati che con la loro “spesa” contribuivano a formare quei piccoli capitali che veniva- no poi devoluti a coloro che ne avevano bisogno. Tutti le persone che abbiamo citato sono contente ed orgogliose di aver contribu- ito (ma la strada da fare è ancora lunga) ad alleviare le sofferenze di coloro, bambini in primo luogo, che nel mondo soffrono la fame, sopportano guerre e carestie e sono vittime di cieca e crudele violenza. La redazione Torneo di calcetto Qualificati per le finali nazionali BUDA JACOPO, CICCARELLI GABRIELE, COLONNA RIC- CARDO, CONTADINI LOREN- ZO, DELLA VITTORIA MAT- TIA, GRILLI FRANCESCO, SORRENTINO LUCA, ZANNI ROBERTO I vincitori del Logo “Il Bertolino” sono: 1°Noemi Dolci 3D, 2°Pierucci Pierfilippo 3D, 3° Elena Vernocchi 3C I vioncitori della Maglietta “Bertola” sono : Sartini Andrea 3I, 2° Normano M.T. 3 D, 3° Carlotta Rosati 3D I disegni sono a pag,. 9 A scuola di solidarietà Siamo ragazzi di tredici anni e viviamo in Italia, uno stato attualmente in pace con il resto del mondo, al contrario di alcuni paesi africani e della Birmania, che stanno combattendo una vera e propria guerra civile. In quest’ultimo paese l’esercito, agli ordini di un governo dittatoriale, ha sparato perfino sui monaci che andavano in giro per la città scalzi con una ciotola in mano. Noi pensiamo che tutto il mondo debba aiutare la Birmania a uscire da questa dittatura, che opprime i cittadini privandoli della libertà. Oggi il mondo ha un forte bisogno di pace e crediamo che ognuno di noi, anche se in piccola parte, possa aiutare a raggiungerla facendo pace con un amico con cui abbiamo litigato, con un collega di lavoro, con i propri genitori, con un compagno; ma più di questo noi non possiamo, fare, perché essendo ancora giovani, i nostri tredici anni non ci permettono di votare o di fare importanti scelte come andare ad aiutare quei paesi che in questo momento sono impe- gnati a difendersi dai propri connazionali in guerre civili. Ma la pace è un qualcosa di irraggiungibile? Speriamo tanto di no, ma ci sono guerre e violenze, che andrebbero combattute nella vita di tutti i giorni. Questa violenza c’è nel nostro mondo di ragazzi! Cosa possiamo fare noi, di tredici anni, per combatterla ? Possia- mo cominciare dalle cose più semplici della vita quotidiana, come essere disponibili, gentili, aiutare i compagni a studiare, a capire tutto ciò che dà loro fastidio e non farlo. Molte volte noi, i nostri amici, i parenti stessi, ci esprimiamo con parole offensive, paro- lacce e gesti che possono ferire la persona alla quale sono rivolti. Tutto questo porta a odio e rancore, perché è violenza. È proprio nel nostro mondo che deve incominciare un cammino di tolleran- za, di rispetto per tutti e solo quando si escluderà la violenza nella nostra vita anche noi contribuiremo affinché si vada verso la pace. ALICE NEGRI e MICHELANGELO MASINI 3F

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Periodico della Scuola Media “Bertola” Rimini anno XIV Giugno 2008 I nostri concorsi

L’ospedale di Mutoko

La scuola ringraziaChiamami Città,la Tipografia Garattoni di RiminiLa Banca Popolare Valconca di RiminiLa ditta Milo & co di Viserba di RiminiConsiglio di Quartiere n. 6

Grande Festadi Fine Anno scolAstico

2007-08Sabato 7 giugno ore 15

Giochi, Mercatino, Sport, Torte, Musica, Danza

Siete tutti invitatiIl ricavato della festa, come di consueto, saràdestinato a finanziare progetti di solidarietà

I Premi del “Bertolino”Anche quest’anno la Redazione e i Collaboratori del nostrogiornale d’Istituto sono lieti di annunciare la vincita (primo posto) in numerosi concorsi nazionali edinternazionali.“ Fare il giornale nelle scuole” Concorso dell’ordinenazionale dei giornalisti- Benevento“Giornalisti in erba 2008” concorso bandito dal giornale “Il Ponte”I 10 migliori giornali scolastici “S.Nicandro Garganico(FG)

I NOSTRI BIDELLIVi siete mai chiesti cosa pensano i bidelli di noi alunni?E dei proff? Il loro dovere è davvero solo quello di suonare lacampanella, di pulire le nostre aule e di portarci le circolari?“No!” Penso io. No, sicuramente i bidelli rappresentano qualcosa dipiù importante.Sono la parte “neutrale” dell’ambiente scolastico, il ponte di collega-mento tra alunni ed insegnanti.Per noi ragazzi sono i liberatori, quasi supereroi che, con il poterespeciale della campanella, ci liberano dal supplizio delle interroga-zioni. Ma al momento giusto possono cambiare faccia…Quante volte li abbiamo visti lamentarsi perché la classe è tropposporca, i bagni sono allagati, i banchi mezzi rotti?Ma chi non ha fatto loro l’occhiolino per un quaderno arrivato a metàlezione, di nascosto dai proff?O chi non ha ringraziato per una profumata pizza arrivata come perincanto proprio per la ricreazione?Il ruolo fondamentale dei bidelli lo scopriamo però quando stiamomale: pronti con termometro, cerotti, telefono per chiamare le mam-me. Grazie Enrico, Annunziata, Cinzia, Loretta, Federica, Marianna,Pia e tutti gli altri che lavorano alle Bertola.

Classi prime- I Collaboratori-

IL MONDO HA BISOGNO DI PACE

Il contributodei giovani

Vincitori del concorso letterario:IANNI EMMA 3° DPESARESI LORENZO 2° AMAZZOTTI MANUEL 1° EPAGLIARANI BARBARA 5° A Scuola Elementare Toti

Vincitrice concorso di poesia “Raffaele Gobbi”GIULIA FAVARELLI 3° H (prima classificata)

25 Aprile: i nostri alunni leggono un messaggio di pace alla città

L’adolescenza è un passaggio della nostra vita molto complica-to, quasi oscuro. Essa è piena di difficoltà e di cambiamenti,verso i genitori, verso gli amici, verso i ragazzi, in poche paroleverso tutto il mondo esterno. Non si sa più cosa si vuole o, a volte,lo si sa bene ma non lo si riesce ad ottenere. Pur con tanto sforzoe tanti sacrifici non ce la fai. E non c’è nessuno che ti possaaiutare, soprattutto i genitori.In questo periodo fra noi ragazzi e i nostri genitori si instaura unsentimento di odio reciproco, come un muro che dici, che via, viadiventa sempre più grande possente, insuperabile. Tutto quelloche fai, quello che dici, non gli va mai bene; e tutto quello chefanno per avvicinarsi a noi, per aiutarci, non viene accettato.Cosi nascono i litigi, anzi i numerosi litigi. Per qualsiasi cosa silitiga: per la camera in disordine, per l’ora di andare a letto, peril gruppo di amici che si frequenta, ma anche per la perdita di unsemplice cd, per il cibo che si mangia.. ecc.Cresce anche la voglia di stare con la famiglia riunita, ma questoaccade solo il sabato o a volte, poche volte, la domenica. Lamamma fa il pomeriggio, il babbo deve allenare, noi andiamo ascuola, poi vengono i compiti e poi sport… e la famiglia michiedo? Boh.. lasciamo un punto interrogativo. La vita cosidiventa infernale e la casa diventa come il nulla, l’unico rifugio,l’unico luogo sicuro, diventa nostra camera da letto, nella qualeio ho pianto, riso, sognato, litigato, urlato dalla gioia e dal dolore.Per me è un luogo sacro dove posso fare quello che voglio,sfogarmi senza che qualcuno mi dica qualcosa, io mi sento liberada ogni peso, da ogni stress che mi provoca la vita, mi sentosuperiore a tutto e tutti.Come vi ho accennato io ho pianto nella mia camera da letto, sìproprio così, io, quella che ha sempre il sorriso sulle labbra,quella che riesce a trovare una battuta su tutto, in qualsiasimomento, che sia divertente o tragico.Questa estate ho avuto la possibilità di scoprire un nuovo lato dime, un lato più maturo, più “tragico”: ho capito di saperpiangere, di sapermi spendere per gli altri e di poter contare sudegli ottimi amici, amici con i quali mi sono confessata, mi sonoaperta e soprattutto ho stretto amicizia.Questo cambiamento lo hanno notato anche loro e mi hanno fattointendere che è stato un buon cambiamento, una scelta azzecca-ta. Mi hanno dimostrato tutto il bene che mi vogliono e se devodire la verità io non me l’aspettavo e so anche di non meritarlo.Io sono una ragazza normale, una come tante altre e come ogniragazza normale ho anche io i miei difetti. Ve lo posso giurare.Forse sono brava a nasconderli o forse non sono troppo evidentie importanti, ma li possiedo. Da quest’estate è cambiato tutto. Ionon mi perdonerò mai di aver capito e di aver socializzato conalcune persone solo in terza media. Non mi basta, io vogliotornare indietro, ritornare al primo giorno di scuola. Ricomincia-re tutto da capo e viverlo meglio. Voglio che il tempo non passicosì in fretta, voglio che il prossimo anno, il gruppo non sisciolga, voglio rimanere in contatto con tutti, non voglio perderenessuno, io voglio, voglio, voglio. L’adolescenza è fatta di “voglio”, ma la risposta non è mai quella che ti aspetti. Devirimetterci sempre qualcosa.L’adolescenza è fatta anche di paure: senti che stai cambiandodentro, fuori, dappertutto e non vuoi, non ne vuoi sapere dicambiare, ma non puoi contrastare la forza della natura, puoicontinuare a nasconderti, ma prima o poi sarai costretto ad uscirealla scoperta. L’adolescenza vuole dire anche più cura e piùrispetto per il proprio corpo. Quando passi davanti ad unospecchio e guardi la tua immagine riflessa pensi “ma io comesono per gli altri? Cosa ne pensano di me?Forse serve più trucco?Mamma mia che “ciccia”… ma quanto sono grassa? Serve unadieta?... “ Ma sapete io cosa penso?Penso che tutto quello che vedi riflesso è solo l’aspetto esterioree può essere brutto o bello, ma lo specchio migliore, quello cheti mostra sempre la verità e che non mente mai sono gli occhidegli amici. Se hai un difetto loro lo trovano sempre e sono prontiad aiutarti. Lo dice sempre il mio Don: “ Per comunicare non c’èmodo migliore che usare gli occhi” ed è vero!! Quando guardiuna persona negli occhi, capisci subito quello che prova, cheemozioni ha nei tuoi confronti. Infatti l’adolescenza è fatta diemozioni. Belle, brutte,forti, inaspettate, ma ciò che conta è chesono emozioni che forse provi una volta sola nella vita: e quindibuttiamoci, viviamola com’è e non lamentiamoci. Dobbiamoessere pronti a tutto e non mollare mai, perché niente è impos-sibile nella vita, dobbiamo lottare e lottare e alla fine goderci irisultati ottenuti e poter dire: Sì, ci sono riuscita. Ho superatobene la mia adolescenza!

SARA BOLOGNA 3°D

L’adolescenzaun’età difficile

AVELLINOOrdine deiGiornalisti “Ilmiglior giornalescolastico “ 3°posto

Negli ultimi quattordici anni, da quando sono nati il “Bertolino”e la Festa di Fine Anno, la nostra scuola ha raccolto la ragguarde-vole cifra di 150.000.000 delle vecchie lire, 75 mila euro. Questisoldi sono stati interamente devoluti in opere di solidarietà. Ognianno è apparso sul nostro giornale il resoconto affinchè tuttipotessero vedere e controllare. Questa raccolta è stata possibilegrazie al lavoro di insegnanti, personale ausiliario, alunni egenitori. Sono stati poi molti coloro che hanno contribuito al“mercatino” con merce di vario genere che poi veniva venduta alpersonale della scuola e alle famiglie o agli invitati che con la loro“spesa” contribuivano a formare quei piccoli capitali che veniva-no poi devoluti a coloro che ne avevano bisogno. Tutti le personeche abbiamo citato sono contente ed orgogliose di aver contribu-ito (ma la strada da fare è ancora lunga) ad alleviare le sofferenzedi coloro, bambini in primo luogo, che nel mondo soffrono lafame, sopportano guerre e carestie e sono vittime di cieca ecrudele violenza.

La redazione

Torneo di calcettoQualificati per le finali nazionaliBUDA JACOPO, CICCARELLIGABRIELE, COLONNA RIC-CARDO, CONTADINI LOREN-ZO, DELLA VITTORIA MAT-TIA, GRILLI FRANCESCO,SORRENTINO LUCA, ZANNIROBERTO

I vincitori del Logo “Il Bertolino” sono: 1°Noemi Dolci 3D,2°Pierucci Pierfilippo 3D, 3° Elena Vernocchi 3CI vioncitori della Maglietta “Bertola” sono : 1° Sartini Andrea3I, 2° Normano M.T. 3 D, 3° Carlotta Rosati 3DI disegni sono a pag,. 9

A scuola di solidarietà

Siamo ragazzi di tredici anni e viviamo in Italia, uno statoattualmente in pace con il resto del mondo, al contrario di alcunipaesi africani e della Birmania, che stanno combattendo una verae propria guerra civile.In quest’ultimo paese l’esercito, agli ordini di un governodittatoriale, ha sparato perfino sui monaci che andavano in giroper la città scalzi con una ciotola in mano. Noi pensiamo che tuttoil mondo debba aiutare la Birmania a uscire da questa dittatura,che opprime i cittadini privandoli della libertà. Oggi il mondo haun forte bisogno di pace e crediamo che ognuno di noi, anche sein piccola parte, possa aiutare a raggiungerla facendo pace con unamico con cui abbiamo litigato, con un collega di lavoro, con ipropri genitori, con un compagno; ma più di questo noi nonpossiamo, fare, perché essendo ancora giovani, i nostri tredicianni non ci permettono di votare o di fare importanti scelte comeandare ad aiutare quei paesi che in questo momento sono impe-gnati a difendersi dai propri connazionali in guerre civili. Ma lapace è un qualcosa di irraggiungibile? Speriamo tanto di no, maci sono guerre e violenze, che andrebbero combattute nella vita ditutti i giorni. Questa violenza c’è nel nostro mondo di ragazzi!Cosa possiamo fare noi, di tredici anni, per combatterla ? Possia-mo cominciare dalle cose più semplici della vita quotidiana, comeessere disponibili, gentili, aiutare i compagni a studiare, a capiretutto ciò che dà loro fastidio e non farlo. Molte volte noi, i nostriamici, i parenti stessi, ci esprimiamo con parole offensive, paro-lacce e gesti che possono ferire la persona alla quale sono rivolti.Tutto questo porta a odio e rancore, perché è violenza. È proprionel nostro mondo che deve incominciare un cammino di tolleran-za, di rispetto per tutti e solo quando si escluderà la violenza nellanostra vita anche noi contribuiremo affinché si vada verso la pace.

ALICE NEGRI e MICHELANGELO MASINI 3F

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Pag2giugno 2008 Attività scolastiche

Alcuni dei protagonisti dell’inchiesta le classi seconde della redazioneANCORA UNA VOLTA ABBIAMO VINTO

A contatto con la natura in classe

come studiare piacevolmente

Imparare a conoscere i cavalli

DOPOSCUOLA

Ciao! Ci chiamiamo Benvenuti Giancarloma-ria, Tamburi Steven della 1 F , CiuffredaEmanuele della 2° A e Ciuffreda Giada dellaclasse 1 D.Noi ( Steven e Giancarlomaria) siamo statiscelti per venire per venire al recupero perchénon andiamo molto bene a scuola.Il primo giorno, tutti quanti, eravamo spaventatima dopo qualche volta, ci siamo resi conto chele insegnanti erano molto buone. Anche noiEmanuele e Giada ci divertiamo molto. Le prof.che ci aiutano si chiamano Mary, Debora eTalita sono molto giovani e brave a spigare eda insegnarci le cose che non riusciamo a fare dasoli. Mary prima di farci fare i compiti ci fa fareun laboratorio di scrittura e degli esercizi perconoscerci meglio, mentre Debora e Talita ciaiutano nei compiti delle materie per il giornosuccessivo. L’ aula dove ci insegnano è quella disostegno dove ci incontriamo il mercoledìalle14:30. Per noi questo lavoro è molto utileanche per conoscerci meglio. Ci piace questocorso perché impariamo tante cose che nonsappiamo.

GLORIA PER IL BERTOLINO

VISITA ALLA DOMUS FEL CHIRURGO

Il concorso a San Nicandro Garganico……nel cuore della Puglia

La mattina di domenica 20 aprile arrivammo allapremiazione con il cuore in gola. Sapevamo cheavevamo vinto qualcosa di importante, ma ancoranon sapevamo cosa.Il momento era vici-no e noi non riusci-vamo a credere di es-sere lì, di essere dav-vero lì a prendere ilpremio per il Berto-lino.Eravamo state chia-mate per un concor-so nazionale che pre-miava i giornali sco-lastici, uno dei con-corsi più importantie il nostro giornalinoaveva vinto un pre-mio.Il tema del concorsoverteva su varie te-matiche ambientali esull’importanza che la scuola dà a questo proble-ma.Ci sembrava un sogno, forse perché avremmoavuto proprio bisogno di qualche ora di sonno, datoche la sera prima davanti a noi era esploso unoscenario magico di balli folkloristici .Al Teatro Italia la sera del 19 aprile le scuolepresenti al Sesto Festival Internazionale della Scuo-la, svoltasi in quei giorni a San Nicandro Gargani-co, si erano presentate con esibizioni differenti.Quell’incantesimo greco, turco, pugliese, si è spez-zato alle 2.00 di una notte intensa.Nonostante la stanchezza, l’entusiasmo era tantocome le immagini catturate dal treno e sulla spiag-gia ancora vivide nella mente, e il sonno sicura-mente insufficiente.

Dopo solo quattro ore ci svegliammo a causa dellaluce mattutina che filtrava dalla finestra spalanca-ta.

Alla premiazionei filmati sull’am-biente erano splen-didi, le parole toc-canti, ma forsesolo belle paroleche si infrangonocome onde suquelle spiagge im-praticabili e spor-che.Quando il nome“Rimini” giunsefino alle nostreorecchie, parevache tutt’intornonon ci fosse piùniente.Il ronzio nelle no-stre orecchie au-

mentava a dismisura e noi riuscimmo solo a muo-vere pochi passi barcollanti verso il palco.L’emozione ci aveva racchiuse nella sua morsa dipanico e ci trascinava verso un vortice senza fine.La targhetta del primo posto brillava sotto la luce dimezzogiorno, e il solo suono che uscì dalle nostregole fu un flebile: « Il primo posto?!». Nient’altro.Tornammo sedute, un po’ frastornate dagli applau-si, senza voler mollare quel premio ormai tuttonostro.I flash ci stordirono ancor di più e, senza il respiro,uscimmo per prendere una dolce boccata d’aria egustare il senso di realizzazione che pervadeva inostri cuori.

IANNI EMMA 3D, MAZZANTI SOFIA E TOSISOFIA 3B, SINANI INA 3I

Il 19 aprile 2008, noi alunni della redazione del“Bertolino” ci siamo recati a Fiabilandia, dove erastata organizzata una manifestazione per la pre-miazione dei vinci-tori del VI concorsointitolato “Giornali-sti in erba 2008”,conferito da “Popo-tus, il ponte” con ilPatrocinio dell’As-sessorato all’Istru-zione del Comune diRimini. L’arrivo alparco Tematico diFiabilandia era pre-visto per le ore10,00.Eravamo moltoemozionati, perchéancora non sapeva-mo chi avrebbe vin-to e le scuole parte-cipanti erano vera-mente tante. Ci sia-mo diretti al PalaGiallo per assistere ad uno spettacolo e in seguitoalla premiazione. Durante lo spettacolo, giocolieri,acrobati, clown e cani ammaestrati ci hanno fattodivertire un mondo con giochi spettacolari, crean-do un clima di suspense. Giunto, finalmente, ilmomento della premiazione, prima di noi gli orga-nizzatori hanno chiamato tutte le altre scuole com-prese le elementari. Il nostro morale era a terra. Franoi ci guardavamo sgomenti e qualcuno ha detto: “Non abbiamo vinto niente, cosa ci siamo venuti afare?”. Poi quando abbiamo sentito chiamare il

nome della nostra scuola, un grande boato è scop-piato tra la folla e tutti ci hanno applaudito: abbia-mo ottenuto addirittura il primo premio.!! Con

orgoglio e con ilsorriso che ci ar-rivava alle orec-chie, siamo an-dati a ritirarlo, ein quel momen-to, attorniati daifotografi e som-mersi dagli ap-plausi ci siamosentiti veramen-te FAMOSI eprotagonisti diquesto evento.La manifestazio-ne si è conclusacon una foto digruppo che andràsul giornale del-la scuola. Lamattinata è pro-seguita, poi in

grande allegria partecipando ai giochi messi adisposizione dal parcotematico: Mago Merlino, la Miniera, il Lago delSogno, il Labirinto di Fu-Ming, il Fuori pista e loScivolone Gigante. E’ stata un’esperienza fantasti-ca, non vediamo l’ora di rifarla il prossimo anno.

JANILA SAAR I EJESSICA LAZZARETTI E MATILDE AMADIO IIA

ALESSANDRO CAMPANILE II EMARTINA MASINI E FLAVIA MONGIELLO I F

Gli strumenti del chirurgo Eutiche, che sonoconservati nel museo, ci fanno capire che fin daallora la tecnica della chirurgia era molto avan-zata. Accanto a questa casa ve n’ è un’altra, più

grande, più lussuo-sa, costruita forse150 anni dopo, del-la quale non cono-sciamo con certez-za il pavimento.Vi sono, in tre lo-culi diversi, trescheletri che si pen-sa appartengano alcimitero adiacentead un convento.Ho sentito cheprossimamente ri-prenderanno gliscavi, che ci per-metteranno di sco-

prire un mondo così lontano e così affascinantecome quello ROMANO

CATERINA ROSA 1° C

STOP AI RIFIUTI!Impariamo a dividerli.

Molte volte quando ci si trova davanti a una sceltabisognerebbe fermarsi e pensare.Se per esempio la difficile scelta fosse causata dai

rifiuti, molti dinoi scegliereb-bero la via piùsemplice e cioènon curarsene.Ecco, noi pen-siamo che l’al-ternativa a que-sta orribile azio-

ne sia dividere i rifiuti, anche se ciò richiede un po’di tempo. A volte infatti la scelta migliore è quellache comporta i sacrifici maggiori e che ci costa piùimpegno e attenzione. È facile per noi dire sola-mente di rispettare l’ambiente, ma quello che puòdavvero cambiare il mondo è il fatto che la buonaazione che si fa rimanga viva nella memoria e nonci abbandoni mai: non riciclate una volta, riciclatesempre per lasciare un mondo migliore, dopo di noici saranno i nostri figli che meriteranno di avere unmondo bello e pulito come lo abbiamo trovato noi.

Eugenia Galli 1°B - Jamila Sfar 1°E

Giovedì 21 Febbraio 2008 è venuto il babbo diun nostro compagno, il signor Francesco , che èun etologo specializzato in ornitologia; lavora alparco nazionale della Maiella in Abruzzo. Eglicon il suo computer ci ha proiettato l’immaginedi un cervo sardo che aveva fotografato ad unkm di distanza con l’aiuto di un monoculare euna macchina fotografica. Questo cervo è arischio di estinzione e ce ne sono solo 200-300esemplari in Sardegna. Questi bellissimi anima-li hanno delle grandi corna che usano per com-battere fra di loro; inoltre attraverso queste èpossibile scoprire quanti anni hanno.. Successi-vamente è stata la volta della volpe che si nutredi roditori chiamati Arvicole nelle zone monta-ne. Resta immobile , riconosce le vibrazioni delroditore e lo cattura. A volte la volpe provocadelle vibrazioni che ingannano il roditore che,credendo sia un rivale per il territorio, esce percontrollare e viene catturato. Oltre alla volpe ciha parlato di alcuni uccelli che nidificano anchequi a Rimini: lo Zigolo nero, un Falco Pellegrinoche, incredibilmente, frequenta il grattacielo diRimini, un Fratino così chiamato per il suopiumaggio che assomiglia molto alla veste di unfrate, un bellissimo Regolo e uno strano uccel-lino chiamato Voltapietre perché per esempiod’estate, sulla spiaggia, rivolta tutte le conchi-glie per mangiare i vermetti sottostanti.Ci ha

mostrato poi un bellissimo Fringuello , attraver-so una foto scattata vicino all’aeroporto in uncampo, l’Astore che nidifica nei boschi delleforeste Casentinesi, una ballerina bianca e giallache è possibile vedere nelle zone acquitrinosedei vari laghetti della città. Se la si vuole vederenel suo habitat naturale bisogna recarsi nei par-chi attrezzati o semplicemente facendo una pas-seggiata in montagna. Sempre nel parco nazio-nale della Majella è possibile vedere un PiviereTortorino che proviene dall’artico, scoperto percaso da un naturalista inglese venuto a condurredegli studi qui in Italia, e non si capisce comemai sia qui. Nel nostro paese sono presenti circa57000 specie di animali tra vertebrati e inverte-brati e solo a Rimini ci sono circa 100 specie diuccelli. Inoltre il signor Francesco ci ha mostra-to un monoculare che serve a osservare e afotografare gli animali da lontano. Con il nostroesperto abbiamo previsto, altri due incontri tracui uno sempre in classe e uno al parco P.E.E.P.di fianco alla scuola dove ci insegnerà ad usaregli strumenti del suo lavoro, ma soprattutto ariconoscere gli animali. È stata una lezionemolto bella e interessante dalla quale tutti noiabbiamo imparato molte cose.

Grilli Francesca Leopardi JacopoGagliardi Fabiana 1° B

Il giorno 4 aprile sono andato a San Paolopresso un grande maneggio .Sono andato con un gruppo di ragazzi dellascuola e alcuni insegnanti.Appena arrivati abbiamo conosciuto le dueistruttrici che ci hanno seguito per tutta lamattina. Prima abbiamo spazzolato e pulitogli zoccoli del cavallo poi siamo saliti sopradi esso e abbiamo eseguito alcuni esercizi.Abbiamo fatto questa attività perché faparte di un progetto che si chiama caval-giocare. Questa attività mi è piaciuta moltoperché sono riuscito a cavalcare il cavallo,un animale che mi piace molto. Ho sentitouna forte emozione quando ho sentito ilcalore del pelo del cavallo e mi sono diver-tito molto a cavalcarlo. Spero di andarciancora. Luca Fioretti

RiflessioneNell’operetta morale “Dialogo di un venditoredi almanacchi e di un passeggere” si raccontadella conversazione fra un venditore di alma-nacchi e un passante. Attraverso questo incon-tro, Leopardi riflette sul significato che l’uomodà alla vita passata in rapporto a quella futura. Inparticolare l’autore vuole esprimere una con-vinzione comune che gli uomini hanno, cioè chela vita passata sia dolore e la vita futura possaessere felice.Il passeggero rappresenta il punto di vista delpoeta, che ci vuole far capire che tutte le speran-ze riposte nel futuro sono un’illusione.Il momento dell’anno in cui noi enfatizziamo lanostra speranza nel futuro, è il capodanno. Gliscambi di auguri, i brindisi e tutto ciò che è

“Dialogo di un venditore di almanacchi edi un passeggero” di Giacomo Leopardi

tradizione contribuiscono a creare questo climadi ottimismo per l’anno che verrà.Se qualcuno mi facesse la domanda: “Tornerestiindietro nel tuo passato?” io sicuramente ri-sponderei di no . Il motivo della mia risposta nonderiva dal fatto che ho avuto esperienze didolore, ma perché troverei monotono e ripetiti-vo rifare gli stessi gesti negli stessi momenti. Sequalcuno mi proponesse di rivivere la vita diqualcun altro forse accetterei, per la sempliceragione che proverei esperienze mai vissuteprima. Il mio passato non mi ha fatto dei parti-colari regali per la mia vita futura, ma senz’altroil legame tra queste due parti della mia vita èfortissimo, tanto che ogni esperienza del passatoha gettato le fondamenta per il futuro.

Eleonora Tosi Brandi III F

Sabato 19 Aprile sono andata con i miei compa-gni e tre insegnanti a vedere la “ domus delchirurgo”, una costruzione che risale alla secon-da metà del 2° secolo d.C.È così chiamataperché sono stati ri-trovati degli stru-menti da chirurgoe questo ci fa pen-sare che proprio unmedico la abitas-se.Ha i pavimentiquasi intatti e mo-strano, sia pur dopotanti anni, mosaicicoloratissimi cheraffigurano impre-se eroiche o scenequotidiane.La cosa che più miha meravigliato , è stato che già allora esistesseil riscaldamento: sono infatti ben chiari le cana-lizzazioni sotto il pavimento, come usiamo an-che ora.

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Pag.3giugno 2008 Attività scolastiche

Visita guidata all’Assemblealegislativa della Regione

Emilia Romagna

un giorno qualcunodi noi siederà in quelParlamento?

Giovedì 13 marzo, noi della 2°C e della 2°F,siamo andati a visitare la sede dell’Assemblealegislativa, nel palazzo della regione a Bologna.All’inizio della visita siamo stati accolti daalcuni consiglieri che ci hanno accompagnatinella sala semicircolare. Appena entrati in que-sto piccolo parlamento, ci siamo seduti nei ban-chi sulle gradinate, mentre i consiglieri hannopreso posto nelle due file centrali e ci hannoindicato i seggi dove normalmente siedono laGiunta ed il Presidente, quest’ultimo affiancatodai due vicepresidenti e dagli impiegati chetrascrivono i resoconti delle sedute. Alle lorospalle vi era il gonfalone dell’Emilia Romagnacon le due bandiere, quella italiana e quelladell’Unione Europea.I nostri prof che ci hanno accompagnati, ciavevano spiegato in precedenza che le regionisono nate nel 1948, l’anno in cui è entrata invigore la Costituzione della Repubblica Italia-na, la legge fondamenta del nostro Stato. Comesappiamo prima del 1946 non era così, l’Italiaera una monarchia e aveva conosciuto la dittatu-ra fascista e due guerre mondiali. Alla fine della Seconda guerra mondiale, nel1946, i cittadini furono chiamati a prendere duedecisioni molto importanti: scegliere, attraversoil voto, tra monarchia e repubblica ed eleggere l’Assemblea Costituente. Per la prima volta vota-rono anche le donne.Le prime elezioni regionali si svolsero il 7giugno 1970 e quel giorno vennero eletti i Con-sigli regionali, oggi chiamati Assemblee legi-slative.Durante questo incontro, i consiglieri hannorisposto alle nostre domande e trattato argomen-ti molto interessanti Quelli che hanno maggior-mente catturato la nostra attenzione riguardava-no l’ambiente, in particolare si è parlato dell’in-quinamento del mar Adriatico e di altri problemicome la dipendenza di molti giovani da alcol edroghe, correlata con le stragi del sabato sera.Per soddisfare le nostre curiosità ci è anche statoproposto di visitare il sito della regione.Dopo la visita a diversi uffici che si occupanodella Comunità Europea, spiegata attraversogiochi di ruolo e riflessioni, non è mancata unalauta colazione a base di pizzette e dolciLa cultura va bene , ma anche la gola vuole la suaparte!!!Durante il ritorno a scuola abbiamo chiacchiera-to ma anche ripensato all’esperienza che si stavaconcludendo.E’ stato sicuramente un modo più interessante difare lezione ed un utile sistema per avvicinarciad una struttura che sino a quel momento consi-deravamo molto lontana da noi : la nostraRegione

Alessandro Boco Francesco GhizzoniMartina Sancisi 2° C

Un futuro di speranza

GITA A PONTREMOLINella narrazione che segue sono entrato nei pannidi un cavaliere medievale per raccontare le belleesperienze vissute a Pontremoli il 3 e 4 aprile nelviaggio di istruzione al Castello del Piagnaro.

Io sono il signore Davide Calcinari Ansidei appar-tenente a una famiglia nobile di Gubbio.Sono stato avvertito che il castello del Piagnaro èsotto il controllo di un tiranno che corrisponde alnome di Ser Pietrone. Perciò mi reco a Pontremoli,insieme ad altri uomini e donne, alcuni nobili comeme, per andare a vedere cosa succede. Dopo uninterminabile viaggio a cavallo e molte soste venia-mo accolti da Iago e Iben, due arditi cavalieri.Dopo aver fraternizzato con i nostri giacigli venia-mo condotti nella sala del trono al cospetto di SerPietrone, il quale non sa che farsene di noi, ma ciarruola comunque e ci divide in due gruppi: fante-ria e cavalleria. Io mi trovo nella fanteria perciò daora in poi sarò il fante di Davide.Prima di iniziare l’allenamento Iben ci spiega cheSer Pietrone in verità è un despota che ha ucciso suofratello Alfonso, il vero re, e fatto scomparire il

nipote, legittimo erede.Grazie al mio spirito di iniziativa e alla mia infinitamisericordia propongo di mettere alla ghigliottinail tiranno, ma l’idea viene scartata. Iben ci insegnacome usare la spada e le disposizioni di attacco edifesa. Nonostante i nostri sforzi Ser Pietrone nonè per niente soddisfatto e per questo, finalmente, ciribelliamo insieme a Iben,mentre la cavalleria eIago rimangono fedeli al despota.Decidiamo di usare il sistema mordi e fuggi, unaserie di attacchi seguiti da una ritirata. Il sistemafunziona, ma durante una ritirata scopriamo che illegittimo erede è un ragazzo che combatte tra lenostre file.Decidiamo di andare a prendere degli scudi nell’ar-meria, perciò qualcuno dovrà creare un diversivo.Viene scelto il soldato Gissi soprannominato cosìda un fante religioso chiamato Mattia Evangelista.Riusciamo a impossessarci degli scudi e grazie aquesti sconfiggiamo gran parte della cavalleria eSer Pietrone che, ormai messo spalle al muro omeglio, alle mura, ci sfida in una ordalia. Anche inquesto modo viene comunque battuto e costretto “alavare le pentole”.Prima di consegnarsi ci avverte che di notte unafigura maligna si aggira per questo Castello. Deci-diamo di affrontarla, dopotutto le doti di un nobilesono soprattutto il coraggio, la forza e una fortememoria.Prima di partire alla ricerca del covo i due cavalierici dividono in due gruppi: uno cercherà a nord e unocercherà a sud, il ritrovo sarà la sala del trono, unicoluogo in cui la strega non può entrare.Io mi trovo con la squadra nord; riusciamo atrovare il covo, ma la strega trova noi e nella corsaio, Filippo, un inventore di catapulte, Alessandra eIben veniamo catturati, ma riusciamo a fuggiregrazie alla calma e al sangue freddo, o meglio,gelato dalla paura.Dopo aver trovato il libro in cui è spiegato comesconfiggere la strega e ricreato l’intruglio, decidia-mo di gettarglielo addosso con uno stratagemmaben architettato.Il piano funziona e la strega muore corrosa dall’in-truglio. Ormai stanchi e sconvolti decidiamo diandare a dormire. Il giorno successivo festeggiamol’incoronazione del principe De Ferdinando Tulliocon gare con l’arco in cui mi sono cimentato conscarsi risultati, stando molto attento a non scoccarela freccia contro un mio amico per non vederlo piùil giorno dopo. Non sono mancati i combattimenticon spade tra Saraceni, Celti, Templari e Galli conla gloriosa vittoria di un Saraceno, amico del prin-cipe. Le donne sono state vestite da dame e hannointerpretato un ballo per il principe. La mattina si èconclusa con l’investitura a cavaliere di tutti noi eil matrimonio del principe.Il nostro compito ormai è terminato e lasciamo chequesto feudo prosperi in tranquillità….fino a quan-do non verrà dichiarata guerra!Intanto me ne tornerò alla mia Villa Ansidei cometutti gli altri valorosi che ho conosciuto in questaavventura

DAVIDE CALCINARI ANSIDEI II E

Riflessione:Una frase molto significativa che sicuramenterimarrà nella mente della gente per ancoramolto tempo se non per sempre anche perchétogliendo la parola ebrei si potrebbero intende-re tante migliaia di persone, innocenti, uccisiper una religione, colore di pelle o per i loropensieri.Per noi quella sofferenza è un pensiero astrattoe quasi impossibile come per loro morti laparola “libertà”.Ma purtroppo non possiamo dire che nonsuccederà mai più perché il male è nato insiemeal mondo e rimarrà finche vita sulla terraesisterà a tal punto da uccidersi da solo.Ma non per questo dobbiamo cercare vendettae riscatto delle vite perse in brutti anni.

Moretti Alessandro 3° H

UrbinoUna storia incisa nellegnoEcco le sottili incisioni che determinano unastoria lunga e piena di cambiamenti che attra-versa la città di Urbino.Sento con le dita la vita del Palazzo ed entronelle grandi e complesse figure della piccolastanza dove molto tempo addietro Federico daMontefeltro studiava. Il legno liscio, levigato, iquadri appesi, i guerrieri, gli studiosi, i libri, ciòche non mi sarei mai aspettata di vedere in unmuseo.È questo lo studiolo all’interno dell’imponentepalazzo ducale a Urbino.Ancora rifletto sul lungo viaggio in pullman esulle centinaia di gradini del paese che io e i mieicompagni abbiamo dovuto percorrere per riu-scire ad arrivare in cima alla collina, il luogo incui Federico da Montefeltro aveva voluto farcostruire il palazzo. Mi avvio con la mia classenelle numerose stanze. Tutti prendono appunti efanno foto, ma io sono troppo occupata a guar-

darmi intorno e amangiare con gli oc-chi tutto quello cheriesce ad attirare lamia attenzione. Dal-le linee dorate allepieghe dei vestiti del-le tante opere, daglienormi camini dimarmo alle stanzedorate per gli ospiti,dagli affreschi allevetrate colorate bat-tute dal vento del 28febbraio 2008.

Leggevo mesi prima sui libri tutto questo, eanche se la lettura mi fa entrare negli argomentidescritti, tutto in quel palazzo sembra il sole el’allegria mischiata al mistero degli autori piùfamosi.Così, mentre fuori si stagliano nel cielo nuvolo-ni neri e il vento fischia ininterrottamente, noicorriamo e schiamazziamo nel prato della bel-lezza, del mistero, della dolcezza e piano pianoincidiamo le nostre storie, la nostra storia, unitiper sempre.Ammiriamo la stanza per gli ospiti, che per noiè degna di un re. Le rifiniture dorate, i bassori-lievi pieni di particolari, è come se la stanzastessa ci chiamasse a leggere la storia dei dise-gni.Ampia porta per i nostri occhi e immensa stanzaper la nostra mente, si apre a noi la sala del trono.Tanto infinita ci sembra che quasi ci sentiamodelle formichine al suo confronto.Piero della Francesca. Anche lui centinaia dianni fa è entrato in quel palazzo e ha dipinto, eha lasciato qualcosa anche lui, “ La flagellazio-ne” un quadro che all’apparenza sembra solo laraffigurazione della flagellazione di Cristo, na-sconde i più grandi segreti e come tante delledomande che facciamo neanche a questa gliadulti ci hanno saputo rispondere: chi sono i trepersonaggi in primo piano? E soprattutto, checosa hanno in comune con la storia del palazzo?Dal mistero alle pieghe dolci di una veste. Eccocos’altro ci ha lasciato il pittore, “La Madonnacol bambino”. Moltissime raffigurazioni sonostate fatte in proposito, eppure nessuna di quelleche noi abbiamo visto ci ha attirato come quelladelle pieghe leggere del vestito e il viso dolce esereno della Madonna e del suo bambino. Cu-riosi? Certo. Non solo del palazzo, ma anche delpaese. Non solo musei e quadri, ma anche unpezzo di pizza e un gelato. In più un po’ di tempolibero per spassarcela alla grande fontana dellapiazza principale con macchine fotografiche ecellulari. Tutti vogliamo lasciare un po’ di noi,ma vogliamo anche portare con noi qualcosa.Foto su foto. Chi scappava per non farsi fotogra-fare, chi si mette in posa, chi ancora con ungelato in mano va a comprare un souvenir.Alla fine però abbiamo dovuto lasciare quelposto meraviglioso e siamo ritornati con ama-rezza a casa. Ma qualcosa là è rimasto, abbiamolasciato qualcosa là, qualcosa che non se neandrà mai: le nostre voci, la nostra amicizia, lenostre risate, la nostra allegria.Il Palazzo ducale padrone della storia di Urbino,una storia in cui siamo entrati anche noi.

Elena Piolanti, II^G

“Se tu avessi visto, come ho visto io in questocarcere, cosa fanno patire agli Ebrei, nonrimpiangeresti se non di averne salvati innumero maggiore”. Odoardo Focherini

Riflessione:A me questa frase suscita forti emozioni: mi farabbrividire, perché mi fa capire fino a dove puòarrivare la crudeltà umana anche se l’autore, allostesso tempo, ci invita a fare come lui, cioè arischiare la vita per coloro che stanno patendocose orribili, ci invita a rischiare per un mondomigliore, per distruggere quel mostro che harovinato la bellezza e la voglia di vivere, perdare un futuro di speranza alle nuove generazio-ni, perché facciano buon uso di questo bruttoricordo, facendo si che non accada mai più.

LUCA GENGHINI 3°H

MACCHINA DELTEMPO O MUSEO?C’è gente che vuole inventare la macchina deltempo per tornare nel passato, ma chi crede chetornare indietro nel tempo sarà possibile solo conuna macchina e si potrà fare solo tra molti anniquando nascerà un novello Isaac Newton, moltoprobabilmente non sa che basta andare non troppolontano da casa, in posti che vivono ancora nellamemoria dei nostri nonni e che possono diventaremisteriosi anche nell’era di Internet. Basta andarenelle colline di Rimini: a Valliano, a Montecolom-bo o a Montescudo; ce ne sono così tanti cheperderemmo mezza giornata ad elencarli. Martedì9 ottobre siamo andati con la nostra classe insiemealla 1^ F . Abbiamo incontrato alcuni amici e cisiamo divertiti molto ma allo stesso tempo abbia-mo imparato nuove cose. Alcuni esperti ci hannoaccolto in un interessante santuario dove hannoincominciato a parlarci del dialetto; noi eravamoabbastanza eccitati perché stavamo per scoprire ilpassato di questa nostra lingua così antica. Abbia-mo saputo che essa è nata tra il 6° e l’8° secolo D.C.,dopo la caduta dell’impero romano d’occidente. Ildialetto romagnolo è una lingua che prende alcunep a r o l edal tede-sco ma labase è la-tina. Anoi que-ste infor-mazionih a n n om o l t oimpres-s ionatoperché credevamo che fosse nata come “sotto-lingua”, almeno così avevamo capito dai raccontidei nostri nonni, e ci sbagliavamo. La nostra in uncerto senso è stata una spedizione di soccorsoperché il dialetto sta ormai scomparendo;dopotante informazioni, ci siamo divisi in classi e cisiamo recati nel museo etnografico dove abbiamopotuto vedere alcuni attrezzi che usavano unavolta: griffi ,tronchio caratele .Ci hanno colpitomolto i giochi di legno e il “prete e la suora”. Poi cisiamo recati all’agriturismo di Montecolombo dovesi coltivano ulivi, viti e si produce miele, che cihanno fatto assaggiare, oltre all’olio e alle marmel-late, tutte delizie. Infine il padrone ci ha accompa-gnato agli uliveti e ci ha presentato i vari tipi diulivi: quello greco a foglie lunghe e quello locale .Abbiamo visto alcuni vecchi olivi che si sonospaccati a metà ed all’interno c’erano formiche emosche ( le loro peggiori nemiche) che depongonole uova dentro i frutti. Ci hanno fatto vedere lacentralina meteorologica che si alimenta da sola,misura l’umidità ,la temperatura e la velocità delvento. Arrivati alle viti, abbiamo visto delle im-pronte di fagiano, di tasso e di cinghiale. Le viti, ciha spiegato la guida, l’anno scorso, hanno prodottopoco, a causa dell’effetto serra; il signor Pietro haaggiunto che, anche se la quantità di vino è scarsa,il sapore è ottimo. Erano tutte informazioni interes-santi ma era giunto per noi il momento di tornarea casa. Arrivati a scuola siamo andati a casa stanchima arricchiti di informazioni quanto un’ enciclope-dia.

PIETRO, MIKAEL , COSIMO 1° C

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Pag4giugno 2008 Attività scolasticheAttività scolasticheAttività scolastiche

Incontro con l’autriceBeatrice MasiniVenerdì 7 Marzo, con le nostre prof. , siamo andatialla libreria Viale dei Ciliegi per incontrare eintervistare l’autrice Beatrice Masini. Il tragittodalla scuola alla libreria è stato impervio a causadella pioggia. Alle 9.00 è iniziato l’incontro e,senza tanti preamboli, l’autrice ci ha chiesto diporle le domande che avevamo preparato. L’inter-vista è stata resa più interessante dal fatto cheBeatrice non è solo una scrittrice per ragazzi, maanche una traduttrice di romanzi del calibro diHarry Potter ed Eragon ed un’editor, ovvero pro-motrice della pubblicazione di libri. Scrive pratica-mente da quando era bambina, infatti ci ha raccon-tato che un po’ di anni fa i libri per ragazzi eranoveramente pochi così iniziò subito a leggere ro-manzi anche impegnativi, divorandone uno dopol’altro. Inoltre ha intrapreso studi classici, laurean-dosi infine in lettere antiche. L’essere brava ascuola l’ha aiutata perché, senza debiti o corsi direcupero ha potuto dedicarsi esclusivamente allesue passioni: leggere e scrivere. Dopo aver lavora-to per parecchi anni come giornalista alla “Voce”,sono arrivati i primi incarichi come traduttrice eeditor. Alla nostra domanda su come si fa a tradurrelibri “importanti” come Harry Potter, lei ci hasorpreso rispondendoci che quando ha iniziato atradurlo non era ancora così “gettonato”, puntua-lizzando che comunque la sua traduzione non ècomplessa, ma lunga. I tempi medi imposti dallacasa editrice per tradurre un romanzo oscillanocirca attorno ai 2 mesi. Tra i circa 40 libri da leitradotti, Beatrice Masini ne ha apprezzato la mag-gior parte ma, quando può, evita i libri banali.Infatti, ci ha spiegato, il difetto dei fantasy (genereora come ora molto amato) è il fatto che moltospesso le idee vengono “riciclate” o addirittura

copiate. La Masini conosce l’inglese e il francese,ma soprattutto la prima le serve nella quotidianità.Intanto la Masini debutta con il suo primo libro perbambini “Emma e l’ermellino”, specializzandosipoi nella scrittura di romanzi per adolescenti, a suoparere i lettori più “difficili”. Alcuni titoli tra i suoilibri sono “Ciao tu” e “L’estate gigante”. BeatriceMasini ama scrivere i libri in prima persona, perfiltrare il mondo attraverso i sentimenti e il punto divista del protagonista. Nel ruolo di editor invece,aborrisce i libri per adolescenti scritti da adultitroppo saccenti o che ostentano un atteggiamentodi superiorità nei confronti dei problemi adole-scenziali. A bilanciare i libri scartati, ci sono quellisalvati da Beatrice come per esempio “Stupido”.Secondo Beatrice Masini scrittori si nasce, non sidiventa, perché comunque si deve avere una certapredisposizione per le materie classiche e un amoreper la lettura e una passione per la scrittura talmenteforti da farti reggere lo stress di stare lontano dallatua città e i tempi imposti dalla casa editrice,soprattutto quando, come nel caso di Beatrice, iltuo mestiere non si limita alla scrittura.E’ comunque importante coltivare talenti, scritturacompresa, iniziando a scrivere pagine senza loscopo di pubblicarle; leggendo molto e ispirandosiall’inizio ai propri stili prediletti per poi crearsi allafine uno stile personale e unico.Alla fine dell’intervista, composta da domandecomplesse e silenzi imbarazzanti, ho acquistato unlibro proprio scritto da Beatrice e l’ho fatto auto-grafare. Sono stata molto contenta dell’incontro,che mi ha dato nuovi spunti, suggerimenti e ideeper coltivare in modo positivo la passione per lalettura e la scrittura che mi accomuna all’autrice,anche se non sono d’accordo sul fatto che Beatriceabbia detto che per intraprendere la sua stessastrada, bisogna avere qualche talento geniale, per-ché essere predisposti aiuta, ma se si ha la forza esi è convinti di ciò che si vuol fare, se è veramentela tua passione, si supera ogni ostacolo e la riuscitaè garantita.

Emma Ianni III D

un mestiere dove è moltoimportante “saper ascoltare”

AL SALONEDEL PARRUCCHIERE

Venerdì 28 marzo un’esperta del CNA di Rimini,chiamata Cristina, è venuta nella nostra classe peresporci una lezione sui tipi di lavori e occupazionipresenti nella nostra regione.Nella seconda lezione, che si è svolta lunedì 31marzo, l’esperta ci ha presentato un parrucchiere diRimini, Lauro Baschetti,che ci ha parlato del suolavoro.Il signor Lauro svolge questo mestiere da trent’an-

ni, di cui otto da dipendente e venticinque daautonomo con un locale tutto suo.Egli ha scelto questo lavoro perché sin da piccoloera appassionato ai capelli.Una volta adulto, ha deciso di frequentare corsi diformazione e accademie private per inseguire il suosogno finchè con pratica , tempo, pazienza e lavoroè riuscito ad arrivare al suo obbiettivo.Lavora dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.30(dal martedì al giovedì), invece svolge orario con-tinuato il venerdì e il sabato; egli ha conclusodicendo che riesce tranquillamente a mantenere lasua attività pur avendo una famiglia e tre dipenden-ti e ci ha invitato a visitare il suo negozio.Venerdì 4 aprile la mia classe ed io siamo andati avisitare il locale del signor Lauro in Via Massaiacon il pullman gratuito. Una volta arrivati, ci haaccolto invitandoci ad entrare dopo esserci divisi inquattro gruppi, perché il suo negozio ha quattrosettori: il lavaggio, il taglio, la tinta o il colore e icaschi ( o sala d’aspetto) dove si asciugano icapelli. Il primo settore che ho visitato insieme almio gruppo è stato il lavaggio dove era presenteuna cliente e Maria , una dipendente. Ha iniziato aspiegarci che al cliente non si devono bagnare lafronte, le orecchie e il collo quindi bisogna muove-re le mani in una certa maniera; il lavaggio deveessere effettuato con i polpastrelli delle dita e noncon le unghie; il risciacquo deve essere accuratoperchè sulla cute non deve rimanere lo shampoo.Successivamente la parrucchiera ci ha portati alsettore del taglio, dove la solita cliente è statasottoposta alla piega con diverse spazzole adatteognuna a un tipo di capello o piega, e con il phon.Anche qui c’è una tecnica che consiste nel portareil phon nella direzione della piega dei capelli.Continuando, Maria ci ha spiegato che per unparrucchiere l’agenda è molto importante, perchédeve preparare in tempo gli strumenti da utilizzarea seconda del cliente che verrà.Infine ci ha mostrato gli oggetti più comuni chevengono utilizzati: l’olio di lino, per nutrire ilcapello secco; il volumizzante per dargli volume;la schiuma, per fargli prolungare la piega; i bigodi-ni, i becchi e i fermagli per arricciarlo; i caschi perasciugarlo; la stagnola per fare le meches; vari olie colori, per fare la tinta; varie spazzole a secondadel tipo di capello. Nel negozio c’era anche uncameraman che ha ripreso i parrucchieri durante illoro lavoro e noi quando ascoltavamo le spiegazio-ne intervistandoci sulle nostre riflessioni.Egli ha intervistato i miei compagni per sapere iloro commenti sul modo di lavorare dei dipendentie sulle acconciature..Infine abbiamo ringraziato il signor Lauro e i suoicompagni di lavoro perché era ora di tornare ascuola. Questa uscita didattica mi è piaciuta, per-ché ho imparato quali strumenti da lavoro usano iparrucchieri e il loro utilizzo; ho capito che è unlavoro in cui devi saper tagliare i capelli e, cosamolto importante, ascoltare e consigliare il cliente,rispettarlo e trattarlo come se fosse un re, anche seper poco tempo.Non credo che sarà il mio futuro lavoro!

LUCA URBINATI 2° L

SANTAQUILINANUOVI AMICI E NUOVE ESPERIENZE

Mancava solo una settimana alla visita in caserma“Giulio Cesare” e tutti eravamo già contenti diandarci. Alcuni si chiedevano come sarebbe anda-ta, altri erano invece curiosi. Arriva giovedì 8maggio, il giorno atteso. Quella mattina ci siamoritrovati in classe e subito dopo, con le nostre dueprof., una di Religione e l’altra di Motoria, cisiamo incamminati verso la meta. Appena entratici hanno accolto il comandante e due marescialli,i quali sono stati le nostre guide. All’inizio erava-mo un po’ intimiditi, ma dopo poco abbiamofamiliarizzato. Hanno precisato che la loro caser-ma è specializ-zata nell’Arti-glieria Controa-erei, cioè nelcaso in cui ci siaun attacco dalcielo con aerei,elicotteri o mis-sili, essi sono in-tercettati dal ra-dar, ben identifi-cati e, in casonemico, abbattu-ti. Ci hanno spie-gato quali sono ivari compiti in-terni di ognuno eraccontato la sto-ria della statua bronzea di Giulio Cesare, postaall’entrata. Essa fu donata da Mussolini nel ’33alla città di Rimini, ma durante la 2^ guerramondiale fu nascosta per salvarla, in quanto lacittà era spesso bombardata. Nel ’53 fu ripresa edonata dal Sindaco alla caserma.Successivamente, con le nostre guide ci siamodiretti verso un piazzale con la bandiera dell’Italia.Lì, sempre alle ore 8, come in ogni casermaitaliana,essa viene innalzata al suono dell’inno diGoffredo Mameli, invece è ammainata al calar delsole. Inoltre ci hanno riferito che la loro protettriceè Santa Barbara, come anche dei corpi ausiliariche hanno a che fare col fuoco. Tutti contenti edincuriositi ci siamo diretti alla Mostra Storico-Militare sul Risorgimento e sulla 1^-2^ GuerraMondiale. Nel suo interno abbiamo osservatograndi armi come bazuka, mitragliatrici, pistole

AutocriticaUna schiacciantesconfitta

Venerdì 8 febbraio, noi della classe 2° L,siamo andati in libreria a scontrarci conun’altra classe per la gara di lettura.Però le cose non sono andate proprio come

La seconda E è veramente fortunata! Nel centro diterapia occupazionale dell’ENAIP a SANTAQUI-LINA si sperimenta l’umanità ogni ultimo martedìdel mese nell’ambito del progetto “Realizzare conle mani”.Le attività si dividono in quattro laboratori: floro-vivaistica, falegnameria, stencil e decupage, pittu-ra e modella-to, due deiquali sonocreativi, altridue manuali.Purtroppo ci èconcesso disvolgere solodue attivitàciascuno.Florovivai-stica, stencil ed e c u p a g esono corsifantastici einventivi. Se-miniamo congrande gioia evediamo cre-scere le no-stre piantinepian piano,intrattenutidai nostri nuovi amici e dalle loro battute. Con lostencil coloriamo, spennelliamo usando la nostrafantasia, decoriamo di tutto dai vasi ai cestini, dalletovagliette ai vassoi, ai nostri vestiti. Ci divertiamotantissimo, sempre accompagnati dalla nostra istrut-trice Lella. Poi si continua con pittura, educati daGiuliano e da altri suoi allievi:Nicoletta, Paola, Gianluca e Roberta.Nicoletta è una ragazza vivace, molto chiacchiero-na, piena di affetto da darci. Si è accanita soprattut-

to su Sonia, Laura e Fabio nei confronti dei qualinutre autentica simpatia, che non esita a dimostra-re. Stiamo costruendo lampade dipinte con disegni,che più o meno ci ritraggono.L’ultimo laboratorio di cui vi parleremo è falegna-meria, un’attività particolare, che non avevamomai potuto svolgere, e che, grazie a questa espe-

rienza, ab-biamo co-minciato adapprezzare.Paolo, il no-stro inse-gnante ci stafacendo co-struire caset-te per uccel-li, e fra mar-telli, pialle,chiodi e col-lanti vari, ab-biamo rea-lizzato dellevere e pro-prie “villetteunifamilia-ri”!Il centro sioccupa dipersone di-

versamente abili, che a loro volta si occupano dinoi, del nostro divertimento, facendoci crescerecome persone perché in fondo non siamo diversi. Ilrisultato di questa esperienza è qualcosa di meravi-glioso che ci unisce e ci aiuta a stringere nuoveamicizie. Realizzeremo dei manufatti da vendereal mercatino della scuola, e speriamo con tutto ilcuore che vi piacciano!

La II° E

La vista allacaserma “Giulio Cesare”

e fucili, …; commoventi sono state le cose perso-nali dei soldati e gli oggetti usati durante la guerra,come le gavette e un altarino da campo per laMessa. Si sono rivelate interessanti le foto,ledivise di varie epoche e stagioni, le monete, lemedaglie, le cartoline e le lettere spedite da militarial fronte, modellini di mezzi militari antichi, ecc…Terminata la visita siamo andati ad osservare:veicoli militari, il radar, fondamentale per avvista-re aerei non autorizzati che entrano nel lorospazio aereo, collegato allo skyguard che, appenaha ricevuto le coordinate dell’aereo invasore, lan-

cia i missili perabbatterlo.Dopo queste os-servazioni, i duemilitari hanno ri-badito fortemen-te che le armi e imezzi militarisono al serviziodella Repubbli-ca. Inoltre leForze Armate ingenerale si ispi-rano ai principidella Costituzio-ne.In particolarel’Esercito, ha

partecipato in passato e lo fa tutt’ora ad operazioniper la Pace (Kosovo, Bosnia, Iraq, Libano,…);oltre a ciò rispondono alle chiamate fatte dalleComunità Internazionali come l’O.N.U., laN.A.T.O. ed U.E.…, sempre per tendere le mani insegno di solidarietà, fratellanza e rispetto verso lepopolazioni bisognose di aiuti. Il militare non èsinonimo di violenza, al contrario è colui che perprimo desidera la Pace tra i popoli! La mattinata èvolata e piacevole è stata la merenda che ci hannoofferto! Prima dei saluti ognuno di noi ha ricevutouna grande busta intestata con dentro fogli e fotoinformativi e tanti simpatici ed omaggi militari. Cisiamo incamminati verso la scuola, soddisfatti econtenti di aver avuto quella bella ed originaleesperienza alla caserma “Giulio Cesare”, dove nonè da tutti entrare!

AMATO LORENZO 3° C

volevamo… siamo stati stracciati!!!!!E non per poco.Forse dovevamo impegnarci di più, ma so-prattutto leggere i libri…La lezione l’avevamo presa già l’anno scorsodopo la sconfitta con la 1° P e non è belloessere umiliati in questo modo, ve lo assicuro.Noi ci immaginavamo già vittoriosi e cheuscivamo dalla libreria tutti belli gasati, ma……… molto, molto presto scoprimmo che

probabilmente non era quella la nostra sorte.Quando sentimmo il punteggio finale ci ver-gognammo davvero tanto: non volevamo es-sere lì in quel momento, e mentre i nostriavversari gioivano tutti contenti, noi li guar-davamo abbattuti e pieni di invidia.Dubito che la nostra professoressa ci iscriveràalla gara di lettura il prossimo anno, ma noicontinuiamo a sperare in un’altra occasione,magari non fallendo un’altra volta. Noi la

parte dei perdenti l’abbiamo già fatta e bendue volte, adesso tocca agli altri. Auguro atutti quelli che dovranno partecipare allagara di lettura di godersi questa bellissimaesperienza, di certo non nel modo in cuil’abbiamo fatto noi… Perciò impegnate-vi, leggete e (ve lo dico con tutto il cuore)non fate la nostra fine!!!!!!!Un saluto.

Valeria Sarti 2°L

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Pag 5giugno 2008 Poesie... racconti... recensioni

In gita

DIVERTIMENTO E“PAURA”

Il sorriso rubatoMi è capitato, una notte, di svegliarmi di soprassal-to e di ritrovarmi all’interno di un mondo nondissimile dal nostro ma comunque diverso.Subito, mi sono accorto che qualcosa non andavaannusando l’aria: non riuscivo a percepire il benchéminimo odore e sentivo una pressione innaturalesul mio corpo. Pensando che tutto ciò fosse soloun’impressione, aspettai tranquillamente che fa-cesse giorno. Quale stupore, nel poter constatareche, alle prime luci dell’alba, la sensazione digrigiore permaneva.Dopo un periodo di solitudine che mi sembròun’eternità, decisi di uscire per recarmi a scuola edincontrai un mio amico. Mi sembrò strano chevedendomi non mi salutasse quindi presi io l’ini-ziativa; stranamente rispose mugugnando. Cercaidi capire cosa avesse di diverso dal solito: apparen-temente nulla. Dopo un’analisi più approfondita,capii che l’unica differenza era l’assenza del sorri-so. Lasciai perdere, pensando che avesse litigatocon qualche suo familiare. Una volta arrivato ascuola, però, mi accorsi che gli insegnanti, che ingenere al loro ingresso si mostravano cordiali,camminavano di fretta senza rivolgere la parola anessuno. Mi sentivo a disagio e questa sensazioneaumentò quando entrai nella mia classe: l’atmosfe-ra era cupa, ed i miei compagni che di solitosprizzavano allegria da tutti i pori tacevano malin-conicamente. Durante le lezioni, stranamente mol-to tetre, senza il brio dei nostri professori, mi capitòdi gettare un occhio oltre la finestra e mi parve chei colori del cielo e delle piante, di solito così vivaci,si fossero scuriti, spenti.Mi guardai attonito intorno, la tristezza era palpa-bile : se prima era solo un’impressione ora erachiaro che il sorriso sulle faccine allegre dei mieicompagni era svanito.Io stesso mi sentivo diverso dal solito: depresso,quasi contagiato dalla malinconia che mi circonda-va. Chiesi alla mia professoressa se potevo recarmiin bagno, dove, guardandomi allo specchio, miaccorsi che perfino il mio sorriso era scomparso.Di colpo mi trovai, agitato e sudato fradicio, fra lemie lenzuola, voltai la testa e vidi il sorriso rassicu-rante dei miei genitori.Ancora oggi ricordo questo sogno e sono convintoche, se tutti noi, grandi e piccoli, ci impegnassimoa sorridere di più, la nostra allegria si propaghereb-be e , come il polline trasportato dal vento, fecon-derebbe i cuori di tutti noi.

Matteo Taddei I A

Eccoci interrogati sulla bellissima Toscana!Come vedete a scuola ci si può divertire tantoe con buon gusto anche nelle tanto temuteinterrogazioni. Con un po’ di fantasia e conqualche variopintoValentina, Annalisa, Serena e Alberto – 1^

Con gli sci lungo le piste innevate

Una mia settimana a scuola.E le vostre?

Cari amici,in questi giorni a scuola non è successo niented’interessante. I voti sono sempre gi stessi e lematerie diventano ogni giorno più noiose. L’altramattina rischiavo di addormentarmi davvero du-rante le lezioni di storia: tra date, luoghi e impera-tori dai nomi strambi, non ci capivo nulla. Poi c’ègeometria che mi piace come un pugno nellostomaco, ma almeno questa si riesce a comprende-re. Due giorni fa avremmo dovuto avere la verificadi tedesco, ma la professoressa stava male, cosìsiamo stati costretti a fare aritmetica. Poteva anda-re peggio di così? L’ultima verifica di storia èandata abbastanza bene; per fortuna l’avevo stu-diata! Le materie che preferisco sono arte e fisica:la prima perché adoro disegnare, la seconda perchépassa in fretta. Tutte le altre materie sono noiose,tranne storia che è anche peggio. Mi piace ancheinformatica, ma per adesso non possiamo andarenel laboratorio. L’ ultima uscita che abbiamo fattoè stata alla Biblioteca Malatestiana. Questa visita èstata abbastanza interessante. Potrei continuare araccontare quanto sono estenuanti le lezioni, macredo di aver già detto l’indispensabile.

Alessia della II A

-Da quassù il mondo degli uomini altro non sembrache follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. Epensare che lo si reputa vivo soltanto perché ècaotico e rumoroso - Walter Bonatti

Da lassù, dalle montagne di Corno alle Scale,sull’Appennino tosco-emiliano,eravamo trenta for-tunati ragazzi, sciatori non proprio olimpioniciche, insaccati nelle tute da sci, impacciati neimovimenti, osservavamo quel mondo- il nostro-folle e caotico. Era scuola anche quella, ma nonstavamo seduti tra i banchi, intorpiditi. Avevamogli sci ai piedi, scivolavamo veloci sulle pisteinnevate, gli sci taglienti spruzzavano neve; aveva-mo le gambe pesanti e doloranti, le guance rosse,gli occhi lucidi, il sorriso che rifletteva la luce suquella coltre di neve bianchissima.

Grazie al nuovissimo progetto “Sci&Ambiente”all’interno della nostra scuola per 30 studenti ditutte le terze dal 25 al 27 febbraio erano sparitibanchi e compiti, rimpiazzati dal fresco ambientemontano, dalla neve gelida, dalle lezioni di sci.Eravamo più che felici di questa nuova iniziativa enon abbiamo esitato a proporci come “cavie”. Ècosì è cominciata un’esperienza che ci rimarrà persempre, il tocco finale di un anno molto speciale.Partiti. Lunedì 25, all’alba. Occhi assonnati, pe-santi come i bagagli, ma cuore e cervello pronti astupirsi, emozionarsi, catturare ogni immagine,ogni ricordo da usare come souvenir per quandosaremmo tornati.Quando non si vede l’ora di arrivare, il viaggiosembra infinito. Emozionati per ogni mucchio dineve, meravigliati ad ogni cima bianca. Arrivati,finalmente. L’altezza delle montagne ci stordiva,avevamo un tuffo al cuore di fronte alle pisteimponenti. Prese le misure, tra ragazzi più espertiintenti a pavoneggiarsi sugli sci e principianti timo-rosi, ingolfati dalle tute e imbranati con le bacchet-te sono iniziate le lezioni di sci, vere sfide contro sestessi. Spazzaneve per i principianti, le prime piste

per i più esperti. Quel 25 febbraio le ore sonovolate, tra il sole che cominciava a tingere la neve,l’aria fresca, le prime discese, le cime mozzafiato,la velocità sugli sci, il corpo su cui pesavano lastanchezza e l’emozione di una giornata intensa.Cena in hotel, chiacchiere e risate notturne chiusedietro le palpebre pesanti, avvolte nelle copertecalde.Sveglia, guance ancora rosse e calde di sole, unagiornata per sciare.Seggiovie sconvolgenti, altezze meravigliose, ilmondo caotico dimenticato a valle, nascosto dallanebbia che scendeva confondendosi con la neve, ilcielo che lassù sembrava veramente a portata dimano. Paure, orgoglio dopo la prima pista. Le“prodezze” di qualche professore, cadute non sem-pre finite bene. Le ore che correvano, venendoci

addosso, mischiandosi al vento e al desiderio direstare per sempre. L’ultimo giorno, che non avrem-mo voluto arrivasse. L’ultima giornata di sci, lamente rifatta prigioniera dal “grigiore del mondoracchiuso dentro se stesso”. Bagagli fatti, prontiper il viaggio di ritorno.Non siamo diventati sciatori di livello olimpionico,ma abbiamo vinto qualche paura, sfidato a volte inostri limiti. Non avevo mai sciato prima. Èfantastico sentirsi un tutt’uno con quel magicoambiente montano, quando piegata sugli sci prendivelocità, il vento ti travolge con grazia e pareproprio di immergersi nel cielo denso e candidoche sembra proprio vicinissimo.Un ringraziamento speciale va ai coraggiosi pro-fessori grazie ai quali sgraziati ragazzi estranei allaneve sono diventati, o almeno si sono sentiti,qualcosa di vicino a sciatori.Grazie,per l’esperienza fantastica. Non la scorde-remo mai. Perché un piccolissimo pezzo del cuoredi ognuno è ancora là, a sfidare l’altezza, a osser-vare un mondo caotico da un luogo meraviglioso.

Emma Ianni e Colle Sarr 3 D

LA FORMAZZIONE DELLE MONTAGNE

“LOLA ROSE”

Costumi, cibi e battaglie medievali ti guidano avivere un esperienza al di fuori della realtà.Il castello del Piagnaro è un bellissimo manierosituato in Toscana. Si innalza sopra l’antica città diPontremoli, prendendo il nome dalle piagne:”pietreusate dai pontremolesi per costruire edifici e rico-prire tetti”. Ma non sarebbe esistito ancora permolto, se alle sue porte non si fossero presentati deinobili viaggiatori (la2°E e la2°D) che, partiti daRimini dopo lunghe ore di marcia, arrivano allafortezza pieni di speranza e carichi di energia,pronti a tutto pur di difendere il castello dai piacen-tini, astuti rivali, nemici storici dei pontremolesi.Gli intrepidi guerrieri sono accolti alle porte da duecavalieri: sono ser Iben e ser Iago un saraceno e unospagnolo. Dall’ ospitalità offerta loro dai due,vengono introdotti alla presenza del temibile esur-patore ser Pietrone, astuto tiranno che da tempogoverna il feudo, imponendo ai pontremolesi pe-santi tasse. Agli arditi vengono assegnati, per deci-sione di Pietrone, dei ruoli nell’ esercito e sonodivisi in fanteria, cavalleria e arcieri.La fanteria, comandata da Iben, si reca fuori dellemura per combattere il nemico a viso aperto, ma siscopre che tra le sue file si nasconde il principe

crearono rilievi piccoli grandi e immensi, Marcoera contento per l’opera che stava compiendo etutto sembrava una grande impresa difficile dauguagliare.Un altro ragazzo però cercò di superare in altezzale montagne costruite da Marco, si chiamava Cico.Questo ragazzo però era sfacciato e maleducato luicon mezzi meccanici creò montagne più grandi epiù alte di quelle costruite prima. Marco non sidette per vinto, solo con l’aiuto delle sue bracciacostruì una montagna altissima, ma non superavaancora quella di Cico, così si rassegnò. Ma un belgiorno una folata di vento fece cadere la montagnacostruita da Cico, che divenne la montagnola dilegnetti più brutta del mondo. Infatti, dopo che fucaduta, si scoprì che era stata costruita con semplicirametti. Marco divenne un eroe e ora sappiamocome si formarono le montagne che col tempo silevigarono e diventarono proprio come le cono-sciamo noi ora.

Andrea Salini Massimiliano Clò 1^D

Il libro che ho letto con maggiore interesse negliultimi mesi si intitola “LOLA ROSE”.L’autrice che ha scritto questo libro è JaquelineWilson, la mia scrittrice preferita.Lola Rose è una ragazza di circa tredici anni conuna madre bellissima, sensibile, buona e premuro-sa; un fratellino introverso e un padre violento,alcolizzato e geloso che maltratta la madre tutti igiorni, provocandole lividi enormi.Un giorno arriva una notizia fantastica: la madre diLola ha vinto alla lotteria tantissimi soldi.La mamma e i due figli colgono l’occasione perfuggire in un paese molto lontano, all’insaputa ditutti, lasciandosi alle spalle l’atroce vita che liperseguitava.Decidono di trasferirsi a Londra, dove inizialmentealloggiano in un hotel, solo in seguito a moltediscussioni, complicazioni e file interminabili, rie-

scono a trovareuna piccola casa.La casa è vuota,sporca, ma con ilpassare del tempoLola e sua madrela faranno diven-tare bella e acco-gliente.La mamma diLola piange tantevolte, si dispera,si domanda sequesta era davve-ro la vita che vo-levano i suoi figli.Pensa di non es-sere stata loro vi-cino abbastanza,di non essere sta-ta una mamma

come tutte le altre, e averli fatti soffrire.Lola tante volte la consola assumendo la parte dellamadre e la mamma quella della figlia.Intanto la vita continua e la madre di Lola Rosetrova a lei e a suo fratello minore una scuola doveproseguire gli studi.Lola frequenta molte amicizie, anche sbagliate ma,tra queste trova la sua amica del cuore sincera,gentile, allegra e sempre pronta a consigliare lescelte giuste.La mamma, col passare del tempo, trova un fidan-zato affettuoso e gentile che si accorge di una suaimperfezione al seno, ma lei non vuole andare daldottore per la paura di avere una grave malattia.Con i figli finge di essere solare e felice, ma la paurala accompagna giorno e notte.Successivamente decide di recarsi all’ospedale perfare una visita che avrebbe cambiato forse persempre la sua vita: aveva un cancro al seno.Infine decide di operarsi per eliminare il cancro: isuoi due figli e il suo fidanzato sono disperati, tristi,pieni di angoscia.Purtroppo l’operazione ha eliminato solo parzial-mente il cancro e la madre di Lola è costretta asottoporsi alla chemioterapia.Con il passare del tempo, la madre perde ciocche dicapelli e si ingrassa, ma adesso è davvero serena eallegra, anche grazie all’affetto e all’amore dellepersone che le stanno vicino.Questo libro ma ha emozionato molto e mi hasuscitato paura, ansia e, in alcuni punti, felicità.Penso che sia stato molto bello, ma nello stessotempo triste, perché tratta una storia che, pur essen-do brutta, può essere vera.

MARTINA PROMESSO 2° L

NELLE LEGGENDE DI ANDREA E MASSIMI-LIANOTanto tempo fa la Terra non era come la conoscia-mo noi oggi, ma era completamente liscia priva diogni sorta di rilievi e collinette. Non si facevanobelle escursioni in zone montuose e le persone nonavevano la minima idea di cosa fossero ghiacciai erifugi ad alta quota. A farlo scoprire a tutti loro fuun ragazzino di nome Marco. Era una personagarbata socievole ed estrosa.Lui viaggiava spesso e viaggiando, viaggiandointuì che la terra era circondata da immense pianurelisce come un laghetto, quando il cielo è tranquilloe quindi si ripromesse di dare un aspetto più confor-tevole al suo pianeta.Si mise all’opera e al centro delle pianure feceandare i più forti e coraggiosi castori che avevanoil compito di costruire pareti rocciose grandi e noncon semplici rametti secchi, ma con durissimepietre, così piano piano la Terra si abbellì. Si

legittimo del castello del Piagnaro:”Federico Tu-lio”. Pronti alla rivolta per restituire il trono al veroerede la fanteria sconfigge diserta ser Pietrone e ilsuo esercito.Sconfitto, privato delle armi e delpotere, a ser Pietrone viene inflitta una dura puni-zione. Per festeggiare degnamente la vittoria vieneallestito un lauto banchetto. Nottetempo gli arditimessi di fronte ad un’ ultima temibile impresa,sconfiggono L’ ultima emanazione oscura del po-tere: un’ orribile e potentissima strega, che al calardel sole si impossessa del feudo, avvolta dalleoscure tenebre della notte. Il giorno seguente,quando finalmente il sole sorge da dietro le bianchemontagne innevate, irradiando tutta la piccola Pon-tremoli i nostri eroi si svegliano stanchi e resideboli dalla notte passata in bianco.Sarebbe spettata loro una dura mattinata di adde-stramento, per definire con un leale confronto lascelta di un cavaliere degno di affiancare il princi-pe. Così si organizzano tornei con spade e archi euna graziosa danza medievale mirabilmente ese-guita dalle dame. Finiti i tornei e le rappresentazio-ni avviene infine l’ incoronazione del principe edella principessa Laura da lui scelta in sposa, e ilbattesimo dei coraggiosi guerrieri, diventati final-mente cavalieri e nobili servi del principe FedericoTulio. A Pontremoli si ristabilisce la pace e i nostrieroi tornano nel loro amato villaggio: RIMINI.

(Mattia Santi 2°E)

A LEZIONE DI SIMPATIAUna delle esperienze più interessanti e simpatichedi questi due anni di scuola media è stata senzadubbio, la partecipazione ad alcune lezioni inclasse, di un nostro compagno, molto speciale.All’ inizio non è stato facile capire cosa piacesse omeno al ragazzo, ma poi abbiamo imparato a capirei suoi interessi.Adesso, infatti, in alcune lezioni riusciamo a coin-volgerlo e a farlo rimanere con noi; a volte parla edesprime le sue emozioni, altre gironzola per laclasse abbracciando i ragazzi a lui più simpatici.Le materie che ama più seguire sono storia, dove glipiace ascoltare le spiegazioni “accoccolato” sullegambe dell’ insegnante (foto); artistica, perchéama creare “opere d’arte” con il suo pennellomagico e musica dove ci intrattiene con balli ecanti, trasmettendoci allegria.In questi due anni abbiamo imparato innumerevolicose da lui e lui da noi. In tutte le gite che abbiamoeffettuato è stato il nostro animatore grazie ai suoisimpatici comportamenti con compagni e profes-sori. Stiamo vivendo una bellissima esperienza esperiamo di poter trascorrere ancora molti beimomenti con lui!

I compagni della II A

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Pag6Giugno2008 Poesie... racconti... recensioni

AMORE

L’amore è come un brivido che ti percorre,che ti fa sognare e crescere.E’ una magia che a volte ti fa soffrire,ti ferisce profondamente e lascia un vuoto den-tro te.Il vero amore è uno soloe quando lo incontri il tuo cuore inizia a batterecome se volesse uscire dal tuo petto.Tutte le persone prima o poi lo incontrano,perché l’unico motivo per cui il mondo gira èl’AMORE

Di Giacomo Martina, Cetrone Sandra,Vasija Figen 1^ F

AUTOBIOGRAFIA NEL FUTURO!!Era una buia giornata di settembre, il vento creavaampi mulinelli, la città era deserta, neanche un’om-bra o un rombo di motori che scuotessero la miaperfetta armonia interna.Ero sulla strada, immobile, immerso nei miei pen-sieri e pensavo intensamente al futuro, al miofuturo. Diventerò un atleta, andrò alle Olimpiadidel 2020 a Parigi, diventerò un etnologo e studieròtutti i popoli della Terra, mi dicevo, ed immaginavoil mio corpo leggiadro volare sopra ad una asticella,ma non un’asticella comune, quella dell’Olimpia-de.Di colpo mi vidi sfumare davanti agli occhi tutti isogni che stavo assaporando in silenzio e mi si paròdavanti un omone, spuntato dalla nebbia; un fisicoscolpito e uno sguardo penetrante furono gli unicidettagli che notai di lui, e mi consegnò un plico difogli di cui riconobbi solo il titolo “Lorenzo Pesa-resi nel futuro”.Caddi a terra, come svenuto, ancora adesso nonricordo nulla di quei momenti.Mi rianimai, senza un sussulto presi il misteriosoplico di fogli e rincasai ancora scosso.Solo poche ore dopo mi resi conto che quell’uomomi aveva fornito lo strumento per scoprire qualesarebbe stato il mio futuro. Ero “trasbordante “ didomande, ma nel profondo sentivo che si sarebberoavverate tutte.Aprii il plico, con le mani tremanti e lo sguardofisso, c’erano solo poche righe, volevo leggerle maqualcosa di oscuro mi fermò…Lo chiusi, lo riaprii,lo richiusi, lo riaprii, finalmente mi decisi a leggereil contenuto e…Che delusione! Sarei diventato unmedico grassoccio con tanti soldi ma pochi amici;che schifo! Non riuscivo a raccapezzarmi di queldestino così diverso dai miei ideali e dai mieiinteressi. Frequentavo la 5° superiore all’epoca ecredevo davvero che la vita fosse solo un mezzo perrestare infelici per l’eternità. A peggiorare la situa-zione, due medici diplomati, come mio nonno emio zio, premevano perché iniziassi già a scegliereuna buona facoltà di medicina e che smettessiatletica, anche se ero diventato un buon saltatore inalto.Arrivò la fatidica data : 8 gennaio 2014, era il miocompleanno, ma anche il giorno in cui dovevoscegliere quale facoltà frequentare e abbandonarela tanto amata atletica..Era una giornata bellissima, con un sole quasiestivo che irradiava l’amaca dove ero seduto ameditare quale fosse la scelta giusta da fare, eropieno di dubbi, ma presto mi convinsi che eragiusto seguire le orme del destino già segnato ,presi la bicicletta e pedalai mogio verso l’ufficio diiscrizione per l’università, deciso a passare anchedallo stadio per mettere le scarpe in un bidonequalunque e non pensare più a quanto era succes-so…..Parigi, 8 agosto 2020E’ sera, sto guardando la registrazione della gara disalto in alto svoltasi nel primo pomeriggio e guardoun luccichio provenire da un quadro appeso sulmuro e incorniciato; mi rimbombano nella testa leparole di Andrew Howe, in infanzia mio idolo inatletica e ora commentatore televisivo : “..si pre-senta in pedana un promettente saltatore italiano,prende una impeccabile rincorsa, salta e…… cam-pione olimpico! Campione olimpico! Campioneolimpico! Lorenzo Pesaresi è entrato nella sto-ria!!!!”E, con in mano un libro sui popoli del mondo ,spengo, sorridendo, la televisione.Non ci si può accontentare di un destino già scritto,perché, in fondo, il nostro destino ce lo costruiamonoi…..

Lorenzo Pesaresi II A

I FIORI DEL CUOREDove sono i fiorinon ci sono.I fiori siamo noi,è il nostro cuore,è la fantasia,i fiori sono là.Sono i fiori del cuoreche conoscono l’amore.

JACOPO MARCHINI I° C

LA FARFALLA MORTA

Sul marciapiedeuna farfalla biancacercava di volare,ma aveva le ali spezzate.Io l’ho raccoltae l’ho copertacon le margheritee pensavo alla sua vitache era ormai finitae sentivo una grande tristezza.

Umberto Barvas 3° H

PrimaveraEcco che ritorna la primavera!Le persone, gli animali,la natura: tutti orasono più armoniosi!I fiori sbocciano, le farfalle danzano,gli alberi germogliano,il sole riscalda la terra,solo una parola: primavera!

Bianca Turci 3H

ODE ALLA LUNA

O luna,signora della notte,padrona del silenzio,eroina dei cieli,madre delle stelle.O luna,amica del buio,dello spazio,del nulla.O nulla,dea dell’infinito,pallido sole nel blu.O luna,la luce delle tenebre.

MAZZANTI SOFIA III B

Primo balloGià nelle prime ore del pomeriggioil cuore trepidantesi prepara al gran momento.

Il vestito è quasi pronto:morbida organza,perle luccicanti,come gli occhi della fanciullache le indossa.

Profumo nell’ariaDi fresche risate.Energia zampillantenei dolci movimenti.

Elena Piolanti, II^G

PRIMAVERA

Primerose rossei tulipanimaturi i frutti,alberi pieni divita,erba verde e frescarondini che fanno ritornoai loro nidi.

Irene Lanzetti 1°C e Martina Maroncelli 1°G

UN ABBRACCIO

Un abbraccio,a volte più utile di una medicina,può risolvere problemianche meglio di un avvocato,sana ferite in amori o amicizie:però non tutti sono disposti a regalare un abbrac-cio!

Severi Federico 3H

C’E’ UNA CHIOCCIANEL POLLAIOc’e’ una chioccia nel pollaioc’e’ un topino nel solaioc’e’ il maiale nel porcilee l’agnello nell’ovile.c’e’ un gattino sopra il tettoe c’e’ un bimbo nel suo letto.

La pièda

Tonda, mezza e a quartiniPiace un po’a tutti i bambiniSe poi ci metti la NutellaÈ meglio d’una caramella.Farina, acqua, sale e struttoEd è proprio fatto tutto.Il detto dal tempo dei nonni è:la pièda se parsòt la piés un po’ ma tòt.

Irene Vittori I A

CONCORSOdi poesia Raffaello GobbiINDETTO DALL’ISTITUTO TECNICOCOMMERCIALE R. MOLARI DI SAN-TARCANGELO DI ROMAGNA“I RAGAZZI CHE SCRIVONO”

1° premio

HO VISTOHo dieci anni,ed ho visto l’odio nel mondo.Ho dieci annie ho vistovillaggi su villaggibruciare rovinosamente.Ho dieci annie ho combattuto,armato di fucile;ho dieci annie ho visto la mia famigliache veniva sterminata;ho dieci annie ho vistola morte in faccia,che mi ha rapito,e mi ha portato nel suo mondo…ho ancora dieci annie vedo continuamentebambini raggiungermi…

GIULIA FAVARELLI III H

Noi e il RazzismoOggi sentiamo spesso parlare di razzismo, ma inrealtà che cos’è?Il razzismo è: discriminazione, esclusione, pauradelle diversità.Quando si parla di razzismo lo associamo soprattuttoalla discriminazione verso colori di pelle diversi;però il razzismo non è solo questo, può riguardareanche: la religione, il sesso, la politica, i diversamen-te abili e gli anziani, che molti considerano un peso.Da questo in ogni parte del mondo nascono atteggia-menti di intolleranza, che sfociano in vari tipi diviolenza: gesti di scherno, minacce e a volte fino adarrivare all’omicidio, verso chi viene ritenuto diver-so o inferiore.Vi è l’abitudine di parlare di questo fenomeno comequalcosa che non ci riguarda, diciamo che non ègiusto ma non facciamo niente di concreto per com-batterlo.E’ vero che siamo piccole gocce nel mare, ma il marenon è forse formato dalle gocce?Secondo noi la prima cosa da fare per combattere ladiscriminazione è cercare di capire le circostanzeche l’hanno prodotta, così saremo in grado di com-battere le indifferenze. E bisogna anche ricordarsibene che ritenere una razza inferiore all’altra non èun’ opinione, ma un reato.Fin dai tempi antichi esiste il razzismo: per esempio,dopo la scoperta della America, i “conquistadores”sterminarono tutti gli Amerindi, perché avevano lareligione, la pelle e le tradizioni diverse, e quelli chesopravvissero alle nuove malattie e alle guerre, furo-no sfruttati nei campi come schiavi.Ma visto che di superstiti ce n’erano ben pochi, glieuropei non si misero a lavorare, ma se la presero congli Africani, considerati inferiori per pelle e sviluppoeconomico, ed è per questo che ancora oggi inAmerica ci sono i mulatti e i neri, perché furono usaticome schiavi.Ma il razzismo c’era anche in un passato più vicinoa noi: nella Seconda Guerra Mondiale, i Tedeschichiusero gli Ebrei, gli zingari, i disabili in campi diconcentramento, ne uccisero a migliaia solo perchédiversi.Da sempre, invece, si è fatta discriminazione verso ledonne, che hanno sempre avuto meno libertà e dirittidegli uomini.Purtroppo il razzismo è ancora vivo in molte parti delmondo ai giorni nostri.L’esempio più importante è quello del Sud Africa, incui gli uomini bianchi governano e dominano lapopolazione negra, alla quale sono negati moltidiritti e molte libertà a causa di leggi ingiuste.Anche gli Stati Uniti, se pur tra i paesi più civili delmondo, discriminano le diverse razze e questo e’causa di violenti tumulti.In questi ultimi tempi, possiamo vedere purtroppoche c’e’ stato un certo risveglio del razzismo.In Germania soprattutto, e in altri paesi Europei,compresa l’Italia, alcuni giovani hanno rispolveratomiti e idee del nazismo di Hitler, assumendo com-portamenti violenti verso gli immigrati e verso gliEbrei.Questi esempi sono realtà molto grandi alle quali noipersonalmente non possiamo farci nulla: noi invecepotremo migliorare il nostro atteggiamento nei con-fronti di un’ altra forma di razzismo.Le persone disabili, down, con problemi psicologicisubiscono quotidianamente violenze e discrimina-zioni.Crediamo che ognuno di noi debba condurre unapiccola battaglia contro il razzismo, perché non èpossibile che a tutt’oggi vi sia ancora chi crede cheun uomo sia inferiore all’altro: la speranza è chel’uomo riesca a far trionfare il sentimento dellafratellanza e non quello dell’egoismo.

BARBIANI NADIA CANCELLATO ELEONORAGORGOGLIONE NIVEA POSSENTI CAMILLA

SEMPRINI CARLOTTA 2° H

Crescendo…

Quanto tempo è passato ormai?Dodici anni direi,guardo avanti:sono una donna.Guardo indietro:sono una bambina.Sono solo una ragazzina.L’apparecchio! ai dentiSembra niente ma che tormenti.Al mattino sveglia alle sette,per passare a scuola cinque o sei orette.Al pomeriggio ho altri appuntamenti.Come un soldatino scatto pronta sull’attenti,la mamma mi dice non ti lamentare.Non è niente quello che hai da fare,io non dico parola,ma penso…Dodici anni si hanno una volta sola.Ma il tempo passa in frettaCome uno scatto di lancetta.

Camilla Vannucci II°G

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Pag7giugno 2008 Poesie... racconti... recensioni

Che inferno la TV!!Non si fa la rivoluzionel’hanno detto in televisionechi c’è andato che delusionehanno chiuso anche il portone.

“Signore e Signori, Ladies and Gentlemen, Mesda-mes et Messieurs, buonasera e benvenuti nel nostroprogramma!” Ero lì, davanti ad uno schermo televi-sivo: l’ Inferno. Leggevo parole scure, impressenella roccia col fuoco, scritte sull’architrave di unaporta:” Per me si va nella città dolente, per me si vanell’eterno dolore, per me si và tra la perduta gente.”Il luogo della morte eterna! Mi sentivo piccolo eimpaurito, ma Virgilio mi spinse avanti incorag-giandomi. Lamenti, pianti, urla terribili e canzonet-te; puzzo greve; buio interrotto da sciabolate di lucespettrale. Virgilio mi copriva le spalle, io cammina-vo con timore e circospezione, facendomi coraggiocon la sua presenza. Giungemmo alla riva di unfiume, uno di quelli descritti da Linea Verde, doveuna moltitudine di anime si accalcava: sulle sueacque scure comparve una barca, guidata da unvecchio con i capelli lunghi e grigi, incrostati, gliocchi rossi come il fuoco e uno strano vestito daBabbo Natale: il Gabibbo! Agitando rabbiosamentein aria un microfono, ci minacciò: ”Guai a voi,anime malvagie! Dove pensate di andare? Io vengoper portarvi nella Casa del Grande Fratello, doveresterete per l’eternità a soffrire tra i dementi.” Ilsolo pensiero mi fece tremare e pensai di tornareindietro, ma Virgilio mi trattenne e, rivolgendosi alvecchio, lo apostrofò severamente: “Gabibbo non ticrucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che sivuole, e più non dimandare.” E il Gabibbo tacque.Ma era così arrabbiato che cominciò a battere colmicrofono i poveri dannati che cercavano di sfuggi-re al loro triste destino. Ad un tratto successe ilfinimondo: la terra tremò, una tempesta terribile ciinvestì, un lampo accecante squarciò l’aria. Caddisvenuto per il terrore.Quando tornai in me non ero più sulla riva del fiume.Intorno a me le anime non si lamentavano, anzi,conversavano amabilmente le une con le altre, leg-gevano e facevano musica insieme; nell’atmosferaserena e pacata brillavano i loro sguardi intelligenti.Virgilio mi spiegò che ci trovavamo nel primocerchio, il Limbo, dove stanno coloro che morironoprima che fosse stato inventato il terribile marchin-gegno: la televisione. Ma fu una breve parentesi. Unsecco colpo del telecomando ed entrammo nel se-condo cerchio, direttamente negli studi televisivi diPorta a porta. Bruno Vespa era seduto di fronte adun enorme plastico che riproduceva le bolgie infer-nali, interrogava le anime sedute in fila alla suadestra e alla sua sinistra, le giudicava e le facevaprecipitare, urlanti di terrore, nei vari studi televisi-vi. Veline e calciatori furono dichiarati colpevoli dilussuria e condannati ad essere sbattuti continua-mente da una violenta tempesta nell’Isola dei famo-si ( anche se non li conosceva nessuno! ). PapèSatàn, papè Satan aleppe! “ Da dove chiama ? “ CosìGerry Scotti gridava con rabbia nel IV cerchio degliavari e prodighi, allestito come il set del Milionario,sputacchiando una sbobba di riso. Qui gli spiriti, unaimmensa moltitudine di anime, facevano rotolareenormi carichi di gettoni d’oro su per una salita e,quando arrivavano in cima, si scontravano e siinsultavano, urlando come ossessi: “ Passaparola !Ma l’orrore non aveva fine. Vidi gli studi della RAIe di Canale 5, arroventati dalle luci di scena, presi-diati da paparazzi e cameramen a cavalcioni suenormi macchine da presa che riprendevano balle-rinette scarmigliate, vidi tutti i telegiornali di tutte lereti trasmessi contemporaneamente: violenza, vio-lenza, violenza, contro l’uomo, la natura, Dio. C’eraTyson che staccava a morsi pezzi degli avversari,Britney Spears che si contorceva in crisi di astinenzada alcol e droghe, Bush costretto ad assistere ineterno alle distruzioni causate dalle sue bombe e daiveleni delle sue fabbriche; vidi Vanna Marchi chetelevendeva le mutande di Fabrizio Corona, il magoOtelma che leggeva il futuro a Mike Buongiorno, ilitigi di Uomini e Donne e le lacrime di C’è posta perte, le sfide all’ultimo sangue di Amici e le menzognedi Rincomincio da qui. E poi nel fondo del fondo piùnero, nel freddo del freddo più spietato del lorocuore, vidi i traditori, tutti quelli che hanno inganna-to la nostra fiducia e i nostri sentimenti: qui sisovrapponevano le immagini e le voci di ogni tele-visione del mondo, del passato e del futuro, di ognitempo.Alla visione che mi si presentò sentii raggelarmi eancora adesso non so come sia rimasto vivo. Altocome cento giganti, schifosamente obeso, sprofon-dato in una poltrona Global Relax sfasciata, c’era unessere repellente: lo spettatore non volante! La suatesta era mostruosa, possedeva non una, ma trefacce. La prima, centrale, era paonazza; la seconda,a destra, era tra il bianco e il giallo; la terza, a sinistra,era nera. Tutte e tre fissavano schermi televisividove a velocità supersonica venivano proiettatepubblicità in tutte le lingue del mondo, senza posa,accelerate dal telecomando che teneva in una mano.Ipnotizzato, non prestava attenzione a null’altro eintanto si ingozzava di Coca Cola e pop-corn, cheingurgitava a manciate insozzandosi il pigiama.Avevo visto tutto quello che c’era da vedere. Eratempo di andarsene e di tornare nel mio mondopulito e luminoso . Insieme alla mia guida miincamminai e quindi uscimmo a rivedere le stelle.

Letizia Neri Karim MorzoukiFederico Tullio Detonato Classe II D

LA MIA MAESTRADELLE ELEMENTARI

Cara maestra Nadia,che gioia poterti ancora scrivere!!E’ da tanto che volevo farlo, ma gli impegnisono sempre tanti!Mi sento un po’ a disagio nel darti del “tu”,ora che do del “lei” alle persone adulte, mafarò finta di essere ancora nel caldo mondodelle elementari, con te che mi chiami an-cora “Barby”!Come stai? Spero che la tua malattia siapassata. I miei genitori hanno incontrato lamaestra Paola, un po’ di tempo fa, che hadetto che stavi meglio e che aspettavi mienotizie.Io alle medie sto molto bene, mi sonoambientata subito e sono molto amica conuna ragazza dolce e sensibile, Camilla, chemi assomiglia molto e con una bellissima eallegra ragazza romena, Madalina. Comevedi le amiche non mi mancano!A scuola le mie materie preferite sono in-glese e italiano, ma me la cavo bene anchenelle altre. Sì, sto benissimo alle medie, mami manca il tuo dolce sorriso la mattina, letue allegre lezioni, la tua bella pelliccia e ituoi baschi multicolori, ogni giorno diver-si, che io e le mie amiche volevamo sempreprovare!! Io e Vanessa, Jessica, Giorgia eValentina ci vediamo spesso e vedo tutti igiorni a scuola Julio, Stefano, Ilaria e Car-

lotta.Le mie giornate, dopo la scuola, sono unacontinua corsa; eseguiti i compiti con faci-lità, vado a basket (il nuovo sport chepratico e che adoro), o a canto, o a catechi-smo…. Poi quest’anno ci sarà la Cresima equindi tra bomboniere, incontri, vestiti iltempo passa in fretta… Ma per fortunatrovo sempre il tempo per leggere un bellibro, come ci hai insegnato tu, con amoree passione, trasformando un libro in unamagnifica avventura ad occhi aperti e cuoresereno!!Mentre scrivo sorrido e verso qualche la-crima perché penso a quanto mi sono diver-tita e a quanto sono stata bene alle elemen-tari, rimpiangendo quel mondo un po’ piùaccogliente delle medie, così fredde e di-staccate, ma bellissime.Ho messo un po’ da parte le mie poesie, mami basta guardare fuori dalla finestra e…un ramo secco, una farfallina, una nuvolastrana mi fanno venire voglia di scrivere.La nostra prof. di italiano ci fa spessoscrivere dei testi (proprio come te) e li stotenendo tutti da parte, per poterteli spediree ricevere un tuo giudizio.. Oggi il tempo èun po’ come il mio cuore mentre ti scrivo:i tiepidi raggi del sole illuminano i mieiricordi più belli e le nuvole grigie mi fannonascere tanta nostalgia….. Spero che leg-gendo questa lettera tu non ti commuovacome sta succedendo a me, ma il tuo ricor-do così delicato e un po’ sfumato mi fadavvero piangere.Alzo lo sguardo e vedo i volti caldi erassicuranti delle mie amiche e l’elegantefigura della mia prof., che sorride furbettaal mio compagno che le ha chiesto unsuggerimento!!Che bella la scuola!!Ma la prof. che ti assomiglia tantissimo èquella di matematica: mi ricorda te neilineamenti, nel modo di fare e nel sorrisorassicurante che mi affascina e che catturasempre la mia attenzione e il mio ricordotorna a te!!Ora ti saluto e ti prometto di riscrivertiprestissimo, ma tu rispondimi!!Baci e abbracci

Nadia 2° H

UN ARCOBALENO FRA DUE VITE

EX BERTOLINI

DALLE MEDIE ALLE SUPERIORI

Non è facile parlare di sogni,un argomento giàtrattato mille e più volte;ma vorrei raccontarvi di unsogno,davvero speciale,che capita una volta nellavita o forse anche meno. Un sogno che sarà comeun ricordo mai vissuto da portare nel cuore comeparte del passato ma anchedel presente.Quella sera mi addormen-tai e fin da quando chiusigl’occhi capii che non po-teva essere una notte comele altre.Sognai cose scontate,forseinutili, di cui non ricordoniente,ma all’improvvisovidi come un film di cui eropartecipe anche io.Vidi tante giovani coppieballare e scorsi tra i balleri-ni due ragazzi in bianco enero.Li riconobbi subito:eranoil mio nonno e la mia nonnapaterni ,come in una foto-grafia che mi mostrarono da bambina.Allora mi voltai , accorgendomi di essere in braccioa mia madre, le indicai la coppia di ragazzi.Non feci in tempo a voltarmi nuovamente che miavevano già raggiunto,ma non erano più i baldigiovani di prima,erano due persone sulla sessanti-na.Sentivo la presenza del nonno,ma nello stesso

tempo sapevo che non era possibile perché eramorto prima della mia nascita. Era distante da meed io volevo raggiungerlo ma non ci riuscivo.Era proprio come me lo avevano descritto: pochi

capelli bianchi,il viso dolce edi suoi occhi grigi che incrocia-vano il mio sguardo e pervade-vano la mia mente cercandovila mia anima.Per un attimo ebbi come lasensazione che parte di lui fos-se anche in me. Mi tese lamano sorridendo affabilmenteed io esitai qualche attimo,poile nostre mani si unirono. Fucome un arcobaleno fra duevite. Lasciò una perla nella miamano, una perla azzurra. Midisse che con il tempo avreiimparato ad amarla. Furonoqueste poche parole a conclu-dere il viaggio. Il mattinoseguente,quando mi

svegliai,rimasi ferma nel letto con la convinzionedi aver vissuto ogni attimo di quel sogno, mafissando il soffitto un’amara delusione mi colpì,strinsi forte i pugni per la rabbia e… mi accorsi chein mano conservavo una perla, me la portai al visobagnandola con una lacrima… si colorò d’azzurro.

TOSI SOFIA III° B

Frugando tra i cassetti della mia camera, horitrovato un articolo che scrissi quattro anni fa,quando frequentavo la Scuola Media Bertola .Ora frequento il quarto anno del Liceo Linguisti-co e vorrei ripubblicare questo pezzo nel qualeracconto l’ emozionante esperienza di vita dimio nonno, SALVATORE MANCUSO ,cheora non c’e’ più. Quando gli mostrai “Il Bertoli-no “si commosse, manifestandomi la sua forteemozione, la stessa emozione che io provo ognivolta che rileggo la sua bellissima storia, ricca discelte coraggiose. Spero piaccia anche a voi .

Un nonnoavventuroso.Mio nonno è nato in Libia, a Tripoli , da genitoriitaliani ,il cinque marzo 1931 . Suo padre origi-nario della Sicilia , era immigrato a Tripoli nel1922 e sua madre che invece era nata a Tunisiviveva a Tripoli dal 1914 . La sua era unafamiglia abbastanza numerosa, ben cinque fra-telli. All ‘ età di nove anni ed esattamente nelgiugno del 1940 a causa dello scoppio dellaseconda guerra mondiale egli e la sua famigliaripartirono per l’Italia , infatti il governatore diTripoli obbligò tutti i figli degli Italiani a trasfe-rirsi in Italia per scampare ai pericoli dei bom-bardamenti .Il padre cosi’ pensò di trovare riparo con tutta lafamiglia presso i parenti residenti in Italia .Dopo aver trascorso sette anni di continui trasfe-rimenti nella penisola italiana , cercando disopravvivere alla fame e al conflitto mondialetutta la famiglia ritornò a Tripoli . Mio nonno ,ormai adolescente, lavorava presso la falegna-meria di suo padre . A Tripoli non esistevano lescuole superiori statali e cosi’ si mise a frequen-tare dei corsi seraliper conseguire il diploma di geometra . Nel 1950

iniziò ad esercitare il lavoro di topografo pressola base militare americana. In quel periodo ven-ne a sapere che un’ impresa araba , che eseguivalavori stradali , aveva bisogno di personale e cosìsi impiegò nel campo dell’ edilizia .Nel 1953 il titolare dell’impresa ebbe l’appaltodi alcuni cantieri per la costruzione di immobilia Seba, capitale del Fezan (nel deserto del Saha-ra) .Per esigenze organizzative andò a vivere a Sebae a Homs a circa 120 km da Tripoli .Nel 1956incontrò la sua futura moglie che era giunta inLibia dall’Italia, in visita alla sorella residenteanche lei in quella zona.Mia nonna, scaduto il permesso temporaneo,rientrò in Italia, ma continuò a scrivere a miononno e dopo alcuni anni di fidanzamento sisposarono e andarono a vivere a Seba. Questacittà, se la si può chiamare così, era un’oasi neldeserto. Le case erano semplici costruzioni, conpoche comodità e mio nonno si costruiva da soloi mobili, con il legno delle casse da imballaggio.Nel dicembre del 1960 nacque mio babbo. Inquegli anni la situazione politica della Libia nonera favorevole alla permanenza degli immigratieuropei.Scoppiarono numerosi moti rivoluzionari e cosìmio nonno e la sua famiglia scappò dalla Libianel 1961.Per alcune coincidenze scelsero di risiedere aRimini e mio nonno dovette abbandonare il suolavoro di geometra per impegnarsi nelle associa-zioni industriali.Il suo carattere forte e coraggioso lo spinse amigliorare la propria posizione sociale e, grazieai sacrifici e allo studio serale, divenne consu-lente del lavoro e aprì a Rimini un ufficio tuttosuo.Io sono molto orgogliosa di lui perché ha saputoaffrontare le difficoltà con coraggio e umiltà,rimboccandosi sempre le maniche.

ILARIA MANCUSO 3 C

Superiori.Il confronto è inevitabile.Sono realtà completamente diverse: si è moltopiù uniti alle Superiori, perché si è accomunatida un’unica passione che nel nostro caso è lostudio per la cultura classica.Certo questo comporta sacrifici e spesso rinun-ce, ma, visto l’obiettivo finale, ne vale la pena.Questo vale per qualsiasi Liceo. Lo studio èimportantissimo. Devo dire che con i professori( fatti i dovuti e i rituali distinguo) si ha un ottimorapporto e sono davvero fortunata a essere capi-tata con delle persone così eccezionali.Per gli studenti che dovranno lasciare la scuolamedia, passando a un livello superiore, auguria-mo il meglio che possiate trovare e studiate findall’inizio, per gli alunni che ancora dovrannotrascorrere un po’ di tempo consigliamo di go-dervi la permanenza, perché nel bene o nel malei momenti che state vivendo non torneranno mai

GIULIANA CETRONE (ex alunna) III F

Sono passati ormai tre anni da quando varcail’ingresso della porta principale quella stessaporta che ho dovuto attraversare ogni giorno pertre anni: tre anni lunghi colmi di risate, di pianti,di dolore e di gioia.Ricordo ancora il mio primo giorno di scuolaquando tutti gli studenti che dovevano intra-prendere il faticoso viaggio, erano riuniti nel-l’auditorium, avevano tutti la stessa faccia, unmisto di paura, di gioia e di voglia di conosceresempre più. Conobbi lì la mia classe e chil’avrebbe mai sospettato che saremmo diventaticosì affiatati.Percorremmo insieme il corridoio pareva di-ventato un oceano che ci divideva dalla nostraaula.Quanti ricordi!Per tre anni quella aula e quella scuola ci avevaadottati: eravamo un’unica e magnifica fami-glia.Una nuova e diversa realtà si è aperta ora davantia noi. Con la chiusura dei tre anni delle medieabbiamo dovuto intraprendere un cammino piùcomplesso che ci mette sempre alla prova: le

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Pag8giugno 2008 Io... Io... eIo... Io... eIo... Io... eIo... Io... eIo... Io... eIl tempoe la memoria

Ricordi lontani,un gran vuoto dentro me.Momenti vissuti, passati,memorie infantili,tra dolore, amarezza e felicità.Un sentimento,dolce, forte allo stesso tempo.Ricordi, immagini, suoni e odoripiacevoli.Amicizie passate, nostalgia dei familiari.Una notte intera chenon passa mai.

Passantino Erika IIG

Lacrime invisibili

Che ne sarà di noiChe ne sarà di teChe ne sarà di quelle saporitegiornate d’estate,di quel verdeggianteprato infinito,o di quel fioreche tranquillo ondeggiavanell’aria

Per noi tu sei l’immenso.Sei tutto.Impossibile fartiscomparire così.

Le tue lacrimeinvisibili,stanno inondandoogni cosa.

Eppure i nostri occhinon voglionovedere,non ce la fanno proprio.

E allora tutto restauguale,così triste,così cupo,ma così profondamente vero. Jeanine Khouribech, II^G

Adolescenza eIncomprensioniPenso che gli adolescenti siano i primi a speri-mentare la ricetta dell’infelicità, la quale poiassume il nostro tipico comportamento: volerpiacere a tutti. Si comincia così, prima interes-sandosi ad argomenti che fino ad allora nonavremmo mai preso in considerazione poi, sen-za che tu neanche te ne accorga, inizi a compor-tarti in modo diverso a seconda del gruppo chestai frequentando.Ti ritrovi a riflettere allora sul fatto che non saipiù definire il tuo carattere. Se ti va bene otterraiil tuo obbiettivo: una volta entrato nel “giro”giusto il tuo carattere non sarai più tu a doverlodefinire perché dovrà essere di moda. Ma se icosiddetti “giusti” invece iniziano a snobbartiallora inizia a domandarti cosa non vada in te, equesto tuo comportamento si riflette in unaribellione manifestata esageratamente controqualunque individuo abbia la fortuna di imbat-tersi in te, tra i quali, per prima, la famiglia. Seprima la convivenze con i fratelli era pesante,ora non potete incrociare gli sguardi senza ini-ziare a litigare.Ma il peggio avviene quando un genitore, il piùdelle volte una mamma, inizia a vederti cosìafflitto e disinteressato dal mondo intero. Allorainizia a temere il peggio e non può fare a menodi insistere perché tu ti sfoghi con lei. Pensa cheti sia successo qualcosa, il più delle volte seinervoso e basta e non ti va di socializzare. Iniziritirandoti in camera, ascoltando rock melodico,ma poi lei entra. Dapprima ti giri dall’altra parte,ignorandola. Ma lei insiste col voler parlare,teme che sia successo qualcosa, ma poi nonriesci a trattenerti e la rabbia inizia a defluirefuori, è un fiume in piena che travolge il suocuore.Per un attimo ti senti meglio, ma è solo unafrazione di secondo fino a quando non incroci ilsuo sguardo, carico di tristezza, mista a delusio-ne, nascosta da un’aria austera. “Mamma…”cominci a dire, ma lei si alza, il viso indecifrabileed esce. In casa l’aria diventa tesa, il silenzio simescola a una tensione palpabile. Tu sei delizio-sa con lei come non mai, non fai altro cherimuginare sul tuo comportamento sbagliato epoi finalmente vedi comparire sul suo viso unsorriso appena accennato, allora ti avvicini a lei,ti scusi pentita e ti sembra che tutto stia prenden-

do la piega giusta. Ma alla fine ci si ricascasempre: una giornata pesante, uno screzio conun’amica, tutte le minime sciocchezze non fan-no altro che sommarsi e lacerarti l’umore. Tuamamma è lì, pronta a fare il primo passo, ma nonvuole forzarti.Allora una parte di te inizia a dubitare del suoaffetto verso di te. E’ buffo, no? La verità è chel’adolescenza è una contraddizione dietro l’al-tra, un’età durante il quale tutto ciò che ti èappena divenuto intelligibile diventa inutile eangosciante o spaventoso. Vorresti tornare avivere in un’innocenza serena o vorresti esserecatapultata in un’età di consapevolezza, orga-nizzazione e soddisfazione.Tua mamma rimane lì, gli occhi sbarrati dopoche sua figlia le ha riversato addosso la pesan-tezza di un’età così scomoda. Ad esempio, spes-so io e mia mamma ci troviamo in disaccordoriguardo gli orari in cui torno a casa da allena-menti e partite. Vorrei darle ragione, ma in mecresce una sorta di stupido orgoglio che miblocca, allora dopo gli allenamenti mi trattengodevine di minuti nello spogliatoio, senza quasiaccorgermene, e al primo rimprovero diventosilenziosa. Non le parlo, esco di casa sbattendola porta. Ma quando torno a casa da scuola lei èlì, ad aspettarmi in giardino. Lei è lì con il suosguardo più dolce. Cerco di mantenere un’ariaoffesa, non la guardo negli occhi, ma lei non hanemmeno detto scusa che le lacrime mi salgonoagli occhi, allora è un attimo e mi ritrovo immer-sa nel dolce odore “di mamma” e mi sciolgo nelsuo abbraccio.

Emma Ianni III D

Gita a Genova ePrincipato di MonacoG giovedì 13 e venerdì 14 marzo 2008 abbiamofatto una gita di due giorni a Genova e Montecarlo.Siamo partiti prestissimo, alle 6.30 eravamo già inpulman in partenza per Genova.Dopo un paio di soste in autogrill della durata di

qualche manciatadi minuti, versole12.30 siamo ap-prodati nel capo-luogo ligure, quiabbiamo consu-mato un brevepasto davanti alporto antico Ge-nova e alle 13.15abbiamo intrapre-

so un breve giro turistico della città.Tra i posti visitati, mi è piaciuta molto una chiesae una lapide celebrativa del 25 aprile 1945.Verso le 15.00 è iniziata la visita al famoso acqua-rio della città.Mi hanno colpito soprattutto i pesci sega, cheavevano una bocca che si protraeva per circa25-30cm in una sorta di sega, che sembrava essere unvero e proprio attrezzo da lavoro.Altro animale che mi è piaciuto molto è la tartarugagigante del peso di circa 100-120 kg.

Crescere che fatica!Da tempo sono entrata in una fase delicata, l’adolescenza. Quando si è adolescenti non si sa maicosa si vuole veramente, ci si vergogna per ognipiccola cosa temendo il giudizio altrui, si hannomille problemi ed è come se ci creassimo unabarriera intono a noi nella quale nessuno può pene-trare, forse per proteggersi da qualcosa che non si sacosa sia. In questo periodo, infatti, mi sento un po’diversa rispetto ad un po’ di tempo fa: vedo il mondocon occhi nuovi,solo nella mia camera mi sento alsicuro, con i miei coetanei sono più aperta e ribelle.Penso che queste siano tutte reazioni dovute aquello che provo ultimamente, ovvero un mix diemozioni differenti che possono essere ora piacevo-li ora frustranti; ci sono momenti in cui vorrei esserepiù grande, altri in cui vorrei avere i miei 13 anni ealtri in cui vorrei essere una bambina ingenua senzapreoccupazioni come lo ero da piccola. Ma io so chela vita va avanti e anche se non lo do avedere,crescere,mi fa un po’ paura perché comportagrosse responsabilità e impegni sempre più fre-quenti. Inoltre verso la fine dell’ anno dovrò sceglie-re la scuola superiore e sinceramente non so propriodove andare, né cosa fare da grande e questo mitrasmette un po’ di ansie e preoccupazione. Malgra-do tutto, a volte mi sento al settimo cielo, comequando ricevo belle notizie e quando, presa dallavoglia di scatenarmi, comincio a cantare mentre lenote invadono la stanza; anche nei momenti in cuimi accorgo di essere apprezzata da chi mi circondae talvolta anche per le piccole cose, sono felice. Èanche vero però, che è sufficiente un minimoinconveniente per farmi cambiare umore ad unavelocità incredibile; spesso infatti vengo assalita daun po’ di sconforto e di tristezza senza un motivovalido e preciso; in questi casi le uniche cure sonola musica e un eventuale passeggiata, con le qualiscarico la tensione. Fortunatamente ho anche unafamiglia fantastica sempre pronta ad offrirmi il suoaiuto e degli amici molto disponibili e comprensivi.Sono consapevole de fatto che crescere comportadifficoltà,sacrifici e ostacoli da superare ma allostesso tempo sono sicura che anche se con un po’ difatica, rendendomi così soddisfatta tanto da volergridare al mondo intero il mio successo. Intanto nonmi dispiace di essere adolescente perché mi sentoun po’ speciale e quindi voglio godermi al massimoquesto periodo ricco di sorprese ed emozioni.

BIANCHI SILVIA 2°F

La luce del tramonto spegne un’altra giornata, ilrosso fuoco che si abbatte sulle colline attraversail vetro e ci accarezza la pelle. I sobbalzi accompa-gnano i volti stanchi e pieni di felicità immersi inun cielo stellato.Nei nostri occhi brillano ancora gli astri del Giu-dizio.Due cassetti opposti si sono aperti nella memoriadi ognuno di noi: il mistero della decisione si fapresente nella malvagità e nella dolcezza: i vizi ele virtù.Settecento anni fa un pennello li ha dipinti, un

pennello ne ha fatto memoria, una mano liha creati, Giotto li ha desiderati.Però, la conseguenza disastrosa ci ha fattoalzare gli occhi, ci ha fatto alzare corpo emente verso il cielo, verso il GiudizioUniversale.Settecento anni di storia accompagnanouna cappella senza tempo: la Cappelladegli Scrovegni.Gli Scrovegni sette secoli fa hanno fattochiamare alla loro dimora due personaggi:un architetto e un pittore, Giotto.All’architetto affidarono il compito di co-struire la più bella cappella della storia. AGiotto, invece, fu affidato l’incarico diaffrescare la cappella, per farla diventarel’Universo di Dio.Il pittore in quegli anni superò persino ilsuo maestro, il grande Cimabue.La Bibbia, un’immagine nel muro…Sembrava impossibile, ma Giotto ce l’ha fatta.La storia di Anna, di Maria, di Gesù fino allaPentecoste. I particolari, i volti, le sfumature, laluce, i sentimenti.Giotto è il primo a dare espressione e movimentoalle figure tanto da farle sembrare presenti, vicinoa noi, nel nostro tempo, nella nostra realtà, perfarci ricordare, per non farci scordare ciò che èveramente importante.Le grida di dolore entrano nell’anima guardandola strage degli innocenti, tanti si sono sacrificatiper salvare un bambino: Gesù.I misteri e i prodigi operati si ripetono ininterrot-tamente ogni volta che lo sguardo si posa su unaffresco.Tutto quello che è accaduto prima, è li.Ma Giotto non vuole solo mostrarci il passato, luici rivela il futuro. La parte più grande, la facciatadella Cappella, è occupata da un solo affresco, unosolo. Il giorno del Giudizio Universale è vicino.Cristo al centro, illuminato di una luce nuova,contornato di oro e argento è immerso nella mitez-za del Paradiso, l’unione, la fratellanza.Ai suoi piedi si apre una voragine di fuoco nerointriso di odio e cattiveria: l’Inferno.Ogni uomo che non ha amato neanche se stessofinisce lì fino alla fine del tempo, per sempre.Il viaggio di Dante si apre lì.C’è qualcosa di nuovo però, qualcosa che non c’è

prima nel Giudizio Universale. Un particolare, unpersonaggio: Francesco Scrovegni in Paradiso che,inginocchiato, chiede perdono offrendo tutto ciòche possiede.Catapultati fuori, la nostra mente torna sul pull-man, da dove è partita.Un viaggio così non l’avevamo mai fatto. Di sicurol’andata è stata più comoda e vivace, ma nonsapevamo ancora che cosa davvero stavamo an-dando a vedere e soprattutto cos’altro ci aspettavaad Arquà.E l’animo viaggia ad un’immagine: una casa condue rampe di scale e un bellissimo giardino si ergesu una collina verso un panorama spettacolare.Il nostro corpo attraversa la porta e percorre stanzee stanze così articolate da sembrare un labirinto.Sono quasi vuote e devo dire che questo ci hademoralizzato tutti.Inoltre le spiegazioni sono scritte tutte in altrelingue e manca la guida.Tutto si è fatto più interessante quando abbiamovisitato il piano superiore.

Un armadio di legno antico ci aspetta affiancato auna teca.Nella parola “teca” c’è poco da dire, ma quando siparla di un alloro di bronzo allora tutto drizziamole orecchie e pensiamo sicuri: Laura.Ecco l’enigma di Tetrarca: è davvero innamoratodi una bellissima ragazza di nome Laura oppure èstato rapito dall’alloro con la sua storia di originiantiche?Il nostro viaggio finisce qui.È stato quello più lungo di tutti. Quello cominciatodue mesi prima della partenza, quando il miosguardo si è posato su un libro: il Vangelo secondoGiotto.Quando tutti noi abbiamo ardentemente desideratodi vedere questo viaggio, anche se sull’autobussono stati combinati un mucchio di pasticci e lenostre urla e i nostri canti dal piano superiore sonoarrivati fino ai campi coltivati. Eravamo così agita-ti che abbiamo quasi spaccato il pullman. Ci siamodivertiti un mondo, non certo a spaccare l’autobus,quello è stato un caso particolare, ma a stare tuttiassieme a giocare a carte e persino a urlare. Comesempre ci siamo presi una bella sgridata, siamofamosi noi per le punizioni.Però ne è valsa la pena.Nella mia mente c’era l’oblio, mi ero dimenticatail significato della vita.

gita scolastica a PadovaIN UN CIELO DI STELLE

Impressionanti gli squali per le loro dimensioni,stupefacenti i pinguini per la loro bellezza, simpa-tici i delfini per la loro giocosità.La sera in albergo qualcuno è stato pizzicato in unacamera a cui non era stato assegnato (forse è megliodire la notte visto l’ora tarda).La mattina successiva verso 8.00 siamo partiti allavolta del Principato di MonacoChe abbiamo raggiunto alle 10.00 circa, abbiamovisitato la Chiesa in cui sono stati sepolti i corpi delRe Ranieri e della moglie Grace Kelly.Alle 15.00 siamo entrati al Oceanografico di Mo-naco, qui una guida molto brava ci ha spiegato tuttosulla nascita del Museo, sui mezzi di navigazione,su grandi e piccoli animali marini.La gita è stata molto interessante ed istruttiva.

Federico Mulazzani 3H

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Pag9giugno 2008 Io... Io... eIo... Io... eIo... Io... eIo... Io... eIo... Io... eAlcuni momenti salienti della mia vita

ME STESSA…VISTADA ME STESSA

Sono dietro un albero del cortile della scuola. Sulselciato vedo camminare una persona che conoscoma che a volte non capisco. Questa persona sichiama Benedetta e fra pochi giorni compirà 14anni. Un bel traguardo si dice sempre!Ora la sua vita,come quella di tutti gli adolescenti,è praticamente sconvolta:alle volte la scopro apensare al mondo che la circonda, alle responsabi-lità che deve cominciare ad assumersi, alle tantescelte che sembrano mine pronte a scoppiare den-tro di lei. Non vuole andarsene da questa scuola,non vuole passare di nuovo gli stessi brutti mo-menti e gli infiniti pianti di quando ha dovutolasciare l’amatissima scuola elementare. Ha sem-pre mille pensieri nella testa sulla vita che l’aspet-ta, si preoccupa per ogni cosa ed è vittima difortissimi sbalzi d’umore. I suoi obiettivi e i suoisogni sono tanti e di vario genere. Nell’ambitoprofessionale vorrebbe laurearsi in lettere moder-ne o in giurisprudenza. Infatti il suo sogno, che èancora solo un sogno, sarebbe quello di diventareuna professoressa di lettere o un avvocato. Unaltro suo obiettivo una volta diventata adulta sa-rebbe quello di potere incontrare amici veri e diavere una bellissima famiglia con tantianimali,bambini e un buon marito.Benedetta è un amica sincera che dà molta fiduciaalle persone. È rispettosa e soprattutto il più dellevolte riesce semplicemente a rimanere se stessa.Sa ascoltare i problemi degli altri e a darti sicurez-za nei momenti in cui sembra che il mondo ti cadaaddosso.Il suo maggiore punto di debolezza è la sua timi-dezza che molte volte la blocca nella sua capacitàdi relazione con gli altri.Nel complesso credo che Benedetta sia una perso-na difficile da capire ma che valga la pena cono-scere.

Benedetta Righi 3° I

ESAMECi risiamo, penserete voi, leggendo questo articolo,altre ragazze che hanno paura dell’esame… ineffetti avete ragione, ma se non siete in terza nonpotete capire quel che si prova a sentire la parola“esame”, se invece siete in terza… bè… dovetecominciare a preoccuparvi anche voi, la fine dellascuola è purtroppo vicina.A incrementare ancora di più i nostri dubbi, resta ilfatto che noi non abbiamo fatto neanche l’esame diquinta elementare, perciò non sappiamo cosa aspet-tarci da quello di terza media. Per noi l’esame è qualcosa di oscuro e misterioso,ma allo stesso tempo molto importante per il nostrofuturo, è il primo passo verso un nuovo camminoscolastico.Inoltre ad aumentare le nostre paure ci si mettonoanche i prof, che dall’inizio dell’anno ci assillanocon frasi tipo: “Tra-un-po’-c’è-l’esame-studia,-stu-dia,-STUDIAAA!”Più che altro, le nostre paure sono incentrate sullaprova orale, con il terrore che ci venga chiesto di“tutto e di più”! dal congresso di Vienna alla guerradel golfo Persico, col rischio che ci vada in pappail cervello.Saremo soli in quell’aula dell’orale, davanti a unaschiera di prof che non aspettano altro che prendertiin castagna, per vendicarsi di tutto ciò che hai fattopassare loro in tre anni. Infatti i prof, secondo noi,sono perversamente felici di mandare a casa unalunno piangente con un bel “Non Sufficiente”!Naturalmente non possono mancare i tentativi dicorruzione da parte degli alunni, che offrono sem-pre qualche patatina, un bicchiere di tè ed anche ungiornaletto ai prof più esigenti, ma sono pochiquelli che cadono nella trappola astuta e il rischio diessere “torchiati” aumenta.Nessuno ci aiuta a scaricare la tensione, infatti tutticoloro che sono passati all’esame prima di noi ciassicurano che esso è un’autentica “cavolata” e ciridono in faccia quando confessiamo loro le nostrepaure. Però noi siamo fermamente convinte cheogni ragazzo, prima di entrare nell’aula dell’esameabbia un contorcimento di viscere, un improvvisoimpulso di “cagarella”, nausea e spasmi convulsi.Purtroppo non esiste una cura a quella malattia chenoi chiamiamo “Esamite”, simile alla più frequente“Verifichite”, stiamo effettuando delle ricerche, vifaremo sicuramente sapere, ma i finora i risultatisono stati scarsi. Non ci resta quindi che avviarci amalincuore verso l’esame, con la speranza di pas-sarlo al meglio.

Tosi Sofia 3 B Santarini Virginia 3 F

Extracomunitarisimpatici vicinidi casa

Io e la mia famiglia abitiamo in una villetta“tutta nostra” in prossimità del centro-città. Miritengo molto fortunato in quanto non devoseguire regole precise che portano i condominia una buona convivenza civile o perlomeno,così dovrebbe essere!Vivere da soli, senza che nessuno “ti camminisulla testa” o bussi con la scopa dal loro soffit-to, è una vera libertà, puoi fare tutto il rumoreche vuoi, anche negli orari dedicati al riposo,senza disturbare nessuno. Ho comunque deivicini di casa che sono venuti ad abitare nellamia via, da soli due anni; anch’essi hanno unacasa tutta loro.

Guarda,guarda sotto i piedi.Vivi in una girandola che gira ai 200Km/h enon te ne sei accorto….Il mondo gira, la colpa è di tutti voi, tutti miavete ferito senza fermarvi un attimo.E guarda,guarda il cielo di notte, se sei in città lo vedraioffuscato: sono le luci e l’inquinamento. Percolpa vostra ci vedo tutto appannato!!E senti…. non avverti l’aria?E’ acre, colma di smog. Mi avete tolto ilprofumo della vita.Vedi quel parco vicino?E’ pieno di rifiuti.E ora pensa…come sarebbe se non ci fosse ilparco ma solo i rifiuti, se non il cielo ma solole luci e l’inquinamento?Sono vecchia, ma ho ancora voglia di vivere.E beh io non voglio tornare ad essere il nulla,e soprattutto ho paura per voi, miei abitanti.Ora basta parlare, basta dire, anch’io spero inun ambiente migliore.Inizia il conto alla rovescia: avete dieci anniper aiutarmi, non dovete ricommettere l’erro-re dei vostri antenati. Errare è umano, perse-verare è diabolico.

Debora Meluzzi, Classe II^G

22/04/2008-Giornata della Terra

Cara Giuliacome saprai oggi è la giornata dedicata a me: laTerra. Scrivo a te perché sei giovane e credo chei giovani possano fare molto per salvarmi. Io stoper morire a causa dell’ inquinamento. I miei laghie fiumi sono inquinati dalle sostanze chimichedelle fabbriche. Come sai tutti i fiumi vanno afinire nel mare quindi, anche il mare è inquinato e,come se ciò non bastasse, anche le petrolieresputano veleno. Ormai non ci sono più pesci e queipochi che sopravvivono sono malati. Anche nellacittà si vive male perchè gli uomini continuano abuttare rifiuti senza ritegno e ormai non respiropiù. Puoi fare qualcosa per aiutarmi?

Cara Terra, mi ha rattristato la tua lettera e pensodi poterti aiutare in questo modo:1 ogni famiglia dovrebbe fare la raccolta differen-ziata;2. manderei in mare navi più moderne con con-trolli più accurati;3. limiterei l’uso del petrolio;4. non permetterei più alle fabbriche di scaricarerifiuti tossici;5. gli uomini dovrebbero usare il meno possibilele macchine.

Certo, io da sola posso fare poco, ma con tantiamici che ho spero di convincerli ad aiutarmi.Un abbraccio grande come il mondo.

Giulia Ruscelli, II^G

Cari adulti,siete persone che più di tutti meritereste studi edocumentari. Lunatici personaggi che portano achi li incontra tristezza o felicità, dipende da comevi gira, perché solo voi siete meritevoli di rabbia efrustrazioni, cosa che secondo voi noi ragazzi nonproviamo. Non vi capiamo proprio: vi emozionate per ildentifricio in offerta e le cose che per noi sonoimportanti, per voi sono solo delle cavolate; viarrabbiate per un “non sufficiente” e andate inescandescenze anche se noi ci siamo impegnati. Ciparlate di responsabilità quando siete voi i primi alitigare per delle stupidate o fare incidenti in auto,perché avete bevuto troppo. Vorremmo sapere se siete mai stati giovani comenoi. Credete che la nostra vita, la nostra età, sianouna passeggiata, un divertimento … Questo peri-odo per noi non è facile: abbiamo mille preoccu-pazioni e soprattutto mille domande, dentro di noiè tutto un dubbio, mentre voi ormai vivete nellacertezza, avete una famiglia, un lavoro, una casa esiete liberi di fare le vostre scelte senza che qual-cuno decida al vostro posto. Sapete solo dire che siamo capaci di fare stupi-daggini, incuranti di tutto ciò che ci circonda! Lacosa che ci da più fastidio è quando ci paragonatea voi alla nostra età: non crediamo che voi foste dei

Sfogliando l’album dei miei ricordi, la primacosa che risalta nella mia mente è un avveni-mento molto importante: quando sono riuscitoad andare in bici senza rotelle. Era estate, avevotre anni e mi trovavo nella palestra della scuoladove mio nonno faceva da custode.Quella mattina non avvertii neanche mio papà,presi la bici già sprovvista di rotelle e mi misi agirare per la palestra come se tutte le cadute deigiorni precedenti fossero soltanto fantasia.Ero più a terra che sul sellino, ma continuavo aprovare e perseverando, alla fine riuscii a com-piere un giro completo del campo da basket.Felicissimo andai a chiamare i miei genitori.Mia mamma, per premiarmi, preparò una tortain mio onore che mangiammo tutti insieme lasera.Quel giorno mi sentivo doppiamente felice, eroriuscito, non mollando mai e soprattutto da solo,ad andare in bici senza rotelle.Un altro avvenimento che cambiò letteralmentela mia vita, fu la nascita di mio fratello, quandoavevo cinque anni.

“robottini” fatti in serie, pronti ad eseguire ognicomando senza ribellioni o esitazioni; nel giro diquarant’anni è cambiato il modo di vivere, divestire,di pensare, di fare qualunque cosa. L’idea che vi siete fatta di noi ragazzi che siamotroppo ossessionati dalla moda, è sbagliata: vi sietemai chiesti il motivo? Sono forse i giovani chefanno le riviste di moda, programmi alla televisio-ne, i telegiornali …? Noi la seguiamo perché nonvogliamo essere derisi da questa società.Dovreste cercare di ascoltare i nostri pensieri, lenostre opinioni o le nostre ragioni, perché anchenoi abbiamo un cervello uguale al vostro, solo conmeno esperienza. Dovreste parlarci senza urlare,incoraggiarci, spiegarci, certe volte anche sgridar-ci, ma dimostrarci un po’ di fiducia, lasciarci un po’di libertà. Lasciateci fare i nostri errori perché,dopo tutto, “sbagliando si impara”.Nonostante ciò, vi vogliamo anche dire che voi pernoi siete importanti, che abbiamo bisogno dellevostre regole, dei vostri consigli. Qualcuno di noiafferma anche di avere dei genitori unici e fanta-stici e di conoscere adulti che danno fiducia ecoraggio verso il futuro; a tutti, però, chiediamo diriflettere su questa lettera.Ciao adulti.

Saluti dai ragazzi della terza I

E’ una famiglia proveniente dal Marocco com-posta dal papà, dalla mamma, da tre figli, da unaltro in arrivo e da un grosso cane-lupo, che dàsicurezza alla famiglia perché è un vero “guar-diano”.Sono molto gentili e simpatici, soprattutto lamamma che parla in francese quando si rivolgealla famiglia e in italiano un po’ scadente, quan-do colloquia con noi vicini.Ha un carattere solare, forse ha portato qua inItalia quel calore tipico dei messicani e sareicontento se lo trasmettesse pure a noi che siamoun po’ più riservati.Ogni volta che la mia mamma la incontra, lavicina trova sempre il modo di fermarla perparlare un po’ e raccontare delle sue vicendeanche private.Il caso ha voluto che il figlio mezzano abbiaproprio la mia età, si chiama Giovanni e spessomi ritrovo con lui a giocare, specialmente inestate.Anche il padre è riuscito con noi vicini a creare

un rapporto amichevole, anche se il suo caratte-re è più riservato e timido rispetto a quello diLisa, sua moglie.Si scusano spesso per il loro cane un po’ confu-sionario e chiassoso che spesso impaurisce ipassanti, perché è sempre pronto alla difesa. Anoi comunque non disturba affatto!!Si è venuto a creare tra le nostre famiglie unclima di confidenza e di simpatia reciproca espero che continui sempre così perché è belloandare d’accordo; vivere un rapporto confiden-ziale e di armonia fa bene a noi tutti.Quando in estate vengono dall’America i nonnidi Giovanni, si respira un’aria ancora più gioio-sa dai nostri vicini; mangiano all’aperto sotto ungrande ombrellone e mi si riempie il cuore diserenità a vederli ridere e parlare allegramente,con il profumo del barbecue che sale fino al mioterrazzo.Che bella famiglia, che cari vicini di casa; nullatolgo alla mia, anche se un po’ più “seriosa” eriservata!!

Fabio Ceccarelli II H

Era il 26 gennaio, a Rimini nevicava, io ero aletto con la febbre con vicino i miei nonni che siprendevano cura di me.Mia mamma era in clinica che aspettava unbambino, mio fratello.I miei nonni tesissimi aspettavano “la telefona-ta” di mio papà che faceva avanti e indietro perla sala d’attesa, con le gocce di sudore che gliscendevano dalle tempie.Nella mia testa si ripeteva sempre la stessa frase“altri cinque minuti e io non sarò più figliounico, non sarò più al centro dell’attenzione,dovrò dividere tutto”.Queste condizioni mi infastidivano molto, quan-do alle otto di sera il telefono squillò, risposemia nonna e scoppiò in un pianto di gioia.Da quel giorno il mio carattere cambiò radical-mente, dal bambino capriccioso e presuntuosoche ero, diventai comprensivo e abbastanzatollerante.

Ciccarelli Gabriele III B

Lettera agli adulti

Sopra i vincitori del concorso la Maglietta delle “Bertola”I nomi sono in prima paginaSotto i vincitori del concorso il logo del Bertolino

1°2° 3°

2° 3°

I draghi di Elena

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Pag10giugno 2008 Io... Io... e

La firma della Costituzione Italiana

A SINGOLARITA’ TECNOLOGICA

E SE LA MACCHINASUPERASSE L’UOMO?Mi sono interessato a questo argomento perché, inun futuro non troppo lontano, le macchine si po-trebbero ribellare all’uomo e perché mi piace par-lare di tecnologia e informatica.Questo articolo parla dell’intelligenza dell’uomo edi quella dei computer.Oggi siamo arrivati a delle tecnologie molto evolu-te, impensabili solo cinquantenni fa.Alcuni scienziati dicono che fra 5 anni nascerà unamacchina che potrà superare l’intelligenza dell’uo-mo e sfuggire al suo controllo.Altri sostengono che questo evento accadrà tratrent’anni, altri che non accadrà mai.I computer di adesso non sono autonomi cioè fannoquello che l’uomo gli dice di fare. Ma in un futuronon troppo lontano il computer potrebbe comincia-re a lavorare per conto proprio.QUESTA POSSIBILITA’ VIENE CHIAMATA:“SINGOLARITA’ TECNOLOGICA “Se accadrà, l’uomo potrebbe essere escluso dallosviluppo tecnologico.I super computer di oggi sono più potenti della

nostra mente. La capacità di calcolo del nostrocervello è di circa 1 teraflop, (cioè 1milione dimiliardi di operazioni al secondo);quella dei supercomputer è 100 volte superiore.La generazione umana per evolversi ha impiegatomiliardi di anni mentre il computer ce ne ha messisolo pochi .Il primo transistor (1947) era enorme, adesso neicomputer ce ne sono milioni di questi, molto piùpiccoli. Nei prossimi anni, inoltre, si affermerannopresumibilmente tecnologie innovative come lereti neurali e i computer quantistici. IL cervello è l’“hardware” su cui si basa la nostra civilizzazione.La differenza tra un idiota umano ed un Einstein, è,tutto sommato, insignificante perché il cervello èuguale per tutti gli umani. Le macchine hannobisogno di essere programmate, ma godono di un’autonomia sempre maggiore che tende oggi adaumentare in modo accelerato, escludendo semprepiù l’intervento dell’ uomo,fino a quando, secondo alcuni esperti, avverrà una“esplosione” di intelligenza artificiale :la Singolarità.A partire da quel momento, l’uomo potrebbe nonessere più in grado di seguire, né di capire, quelloche faranno le macchine. Di fronte a loro, saremocome un’ape che osserva il comportamento di unapersona senza capirne gli scopi. Secondo me que-sta “cosa” porterà dei grossi benefici all’uomoperché le macchine lo aiuteranno a fare cose moltocomplicate che ancora oggi non si capiscono o nonsi riescono a realizzare.L’uomo aiuterà le macchine a evolversi notevol-mente creando cose inimmaginabili.Uomo e macchine che vivono in amicizia e chesvolgono cose insieme non si è ancora visto e sesuccederà sarà una grossa novità e io spero divederla con i miei occhi!

GIULIO GROSSI 1° C

Io e i miei“ MAESTRI” Vorrei ringraziare una persona a me molto cara,che mi ha aiutata a diventare meno timida e piùsicura di me stessa. Questa persona si chiamaAdele Giovagnoli, è mia cugina da parte di miamamma, ma io più che una cugina la consideroun’amica e forse anche di più … la mia miglioreamica.Vorrei dire “grazie” anche al mio gatto, TigroMordicchio Fucci, che è arrivato nella mia vitaall’inizio della sua. Da subito mi ha insegnato aprendermi cura degli esseri viventi e quando erogiù lui era sempre pronto a coccolarmi.Ringrazio mio fratello che mi è stato accanto neimomenti di bisogno.Un grazie anche ai miei genitori, perché mi hannofatto crescere insegnandomi ad essere rispettosaverso le persone e le cose che non mi appartengo-no.Un grazie a tutte queste persone che hanno contri-buito a farmi crescere con le loro attenzioni, i loroconsigli e le loro idee.

Chiara Fucci Prima I

I MIEIMERAVIGLIOSI

NONNIIo ho tre nonni, due nonne e un nonno, per essereprecisi. Sono fantastici ed era fantastico anche ilnonno materno, che ora non c’è più.I loro nomi sono: Damiano e Giuseppa, genitori dimio babbo, Franca e Aldo, genitori di mia mamma.La nonna Franca la vedo di rado perché abitadistante da casa mia. Quando la incontro, le facciouna gran festa perché è come una sorella per me.Lei ha i capelli neri, corti e la faccia sempre allegra.Ha un carattere davvero molto speciale.Quando parla con me la nonna è sempre la stessa,tra un discorso e l’altro, io non perdo l’occasione dofarmi raccontare un giorno indimenticabile chetrascorse da bambina al collegio delle suore.Una volta mi ha raccontato che la cucina delcollegio era terribile e quando le hanno portatodelle polpette dure e fredde, lei le ha lanciate dallafinestra e lasciate ai gatti.

Una cosa che le piace guar-dare è la televisione, so-prattutto i cartoni animatidi “Tom and Jerry”!Il nonno Damiano è il non-no più simpatico del mon-do. È un signore abbastan-za alto, e ha i capelli grigiben curati.Vado a casa sua e dellanonna Giusy (diminutivodi Giuseppa) molto spes-so, perché mi piace incon-trarli ed è a due passi dacasa mia.

Appena varco la soglia della casa, il nonno misaluta abbracciandomi e poi dice: “Benvenuta,signorina!”, poi inizia con i suoi vocaboli e blaterasempre qualcosa che ha a che fare con Monsignordalla Casa.Io muoio dal ridere ogni volta, perché assume

quell’aria da professore di buone maniere che midivertono tantissimo.Lui è bravo nelle faccende di casa e naturalmenteva a fare la spesa in bicicletta.Infine c’è la nonna Giusy, ovvero quella che fa lefrittelle più buone di tutti.È un’ottima cuoca ed è una nonna davvero unica.Chiede sempre a me e ai miei cugini se vogliamofesteggiare il compleanno nella cantina dove miobabbo e i suoi amici si vedevano da giovani.Con lei io parlo di tutto, anche delle cose più intimee lei mi capisce sempre.Per Natale non posso fare a meno di scriverle unalettera con infiniti “GRAZIE!!!!”, scuse e nellequali cerco di farle capire che lei è indispensabile.Si commuove ed io capisco che siamo e che saremoper sempre inseparabili.

FLAVIA MONGIELLO IF

Pensieri

Testo autobiograficoCaro Giacomo ,è da venerdì che non ci vediamo e mi manchitanto; a scuola va tutto bene. In grammatica c’èlo fatta: “alleluia”, ho preso “Distinto!!! “In inglese ho preso Sufficiente in comprensionescritta, Buono nel lessico e Buono nella cono-scenza delle strutture e funzioni. Sono propriosoddisfatto di me stesso. E pensare che l’annoscorso ero in difficoltà ad eseguire i compiti!!!Lo sai Giacomo, tu per me sei un amico impor-tante e ti considero una persona responsabile…Quando non ho la merenda tu sei così gentile chemi dai un pezzo della tua e se mi manca delmateriale scolastico tu me lo presti. Infatti spes-so le fantastiche“TRATTO PEN” che dormono dentro il tuoastuccio , vengono a lavorare con me!!! OhGiacomo , come sei bravo in tutte le materie!Soprattutto in matematica. Lo sai che mi man-cherai quando faremo le superiori? Secondo teci rivedremo?!Secondo me sì; potremmo telefonarci e inviarcisms o potremmo fare un giro in città comeabbiamo fatto l’altra volta: io, te, tua sorella e tuamamma. Spero proprio che la nostra simpaticaamicizia e allegria non finirà!!!Grazie per i bei momenti passati insieme e tiauguro“IN BOCCA AL LUPO”Bay bay e tanti bacioni

COKU JULIO 2°H

IL PRIMO AMOREtutte, perché non riuscirei a concluderle. Legiornate continuarono a mano a mano che iltempo passava, pensavo a diversi modi peresprimere il mio amore verso di lei però non ciriuscii. Temevo che non accettasse, che non miparlasse più per tutta l’ estate, quindi i mieipensieri me li tenevo dentro, fincèe non trovavoun’ occasione adatta: tuttavia questo non accad-de. Intanto cercai di esprimerle i miei sentimentiin modo gestuale, facendo il carino e nonrispondendo mai di no a una sua richiesta.

L’estatecontinuòcon dellel u n g h epartite dib e a c h -t e n n i s ,b e a c h -v o l l e y ,carte dagioco e,cosa piùbella edemozio-n a n t e ,con lepartite dinascon-dino se-

rali. Quasi ogni domenica, i genitori del “gruppo dei riminesi” si riunivano sotto al tendo-ne del bagnino per cenare ed io mi univo a loro.Speravo sempre di toccare le sue labbra la seraquando nessuno ci poteva vedere però, come hogià detto, pensavo che mi ripudiasse per sempre.L’estate passò in modo diverso con bagni, gio-chi e riposini: non vedo l’ora di rivederla e diesprimere il mio amore verso di lei.

Marco ( nome di fantasia) 2 L

Forse facevo meglio a prenderle quell’ altro, maormai... Chissà com’ è un esame di danza, nonne ho proprio idea: so che è importante e difficile

e si sentiva ancheieri dalla sua voceagitata al telefono;spero di averla cal-mata un po’ . Il testdi Cioè dice chesono una bravaconsigliera, chissàse è vero... mi chie-do chi li scrive itest, forse gli psi-cologi. Mi piacel’azzurro della ma-glia della Marty an-che se mi ricorda ilcolore degli occhidella Federica, lavedrò a catechismoquell’ antipatica!!!!

Grrrr!!!!! Uffa , ci devo proprio andare?! Peròoggi vado anche a pallavolo così mi sfogo amodo mio, basta pensare che il pallone siaLeonardo, dopo si che schiaccio forte!!!

SARA BROLLI 2° I

Si, a me è capitato di innamorarmi .Per me l’amore è un sentimento che si percepisce al volo,all’ istante. Quando vedi il bel visoliscio,morbido,vellutato di una ragazza ancheda lontano, riesci a capire se è il tuo tipo. Nonsempre è facile individuare quella giusta ma…quando si dice il destino… .Due anni fa, al mio bagnino ,incontrai il miocaro amico Giacomo che conoscevo dall’ asilo.Egli mi invitò a giocare con lui e con i suoiamici, ma rifiutai perché mi vergognavo troppo,così quel esta-te passò velo-cemente e tor-nai a scuola.L’estate scorsami decisi a gio-care con lui econ la sua com-pagnia. Basta-rono pochi in-contri e già ciconoscevamocompletamen-te, quindi si in-staurò un rap-porto stretto tradi noi. Un belgiorno, vidi ar-rivare, dallapasserella,una ragazza carina, con il viso frescoe chiaro come l’alba rosa d’estate e ben prestodivento La Ragazza. Chiesi immediatamente aGiacomo e, come mi aspettavo, annuì. Ognigiorno di mare diventò pieno di giochi, di sguar-di indifferenti ed altro: tutto per lei. Come sipoteva resistere a un corpo da miss, uno sguardofulminante, un’ espressione seria ma, allo stessotempo, leggero e gentile? Sono tutte emozioniche provai io stesso e non è facile descriverle

Che bel cerchietto che ha la Giulia Barbierichissà dove l’ avrà preso forse in uno di queinegozietti carini in centro: è da un po’ che nonci vado. Dovreichiedere allaMarty e alla Giulyse vengono conme... chissà cosafa laGiuly,speriamoche superi l’esa-me, dopo tuttiquei giorni a Fi-renze a ballaresulle punte, se lomerita; non maleil color verde del-le scarpe dell’Anna sta moltobene con i suoijeans aderenti allecosce e larghi infondo. Mi piace il tessuto Jeans soprattutto seusato in pantaloni e giacche WOW!!!! Credoche piacciano anche alla Giuly, oggi è il suocompleanno (EVVIVA!!) chissà se le piace illibro che le ho regalato: “Una Ragazza Ameri-cana”.

Il momento più felice che ho vissuto è statoall’inizio della scuola elementare, perché erocontento di stare con nuove persone, sentirmipiù grande, anche se, all’inizio, avevo un po’paura.Infatti le foto più importanti che conservo sonoquelle di questa età e di quando ero ancora piùpiccolo, perché mi ricordano come ero in quelmomento e i cambiamentiche mi sono successi.Non vorrei eliminare nes-sun ricordo di questa fasciadi tempo, perché tutto quel-lo che mi è successo in quelperiodo è importante percome sono diventato ora edio sono soddisfatto di me.Quando ero piccolo mi pia-ceva molto giocare con lafantasia, cioè mi creavo unastoria senza niente di concreto, invece ora perforza devo avere cose concrete, come i video-game, oppure mi dedico allo sport: il Basket.Sono contento di come sono, è vero, peròacquisterei dagli altri la sincerità, perché inalcuni casi non racconto cosa io veramentepenso, ma cosa il mio ascoltatore vuole sentireda me; inoltre vorrei avere più comprensione

verso i sentimenti delle altre persone, perchénon sempre li capisco e quindi li posso aiutareAl contrario di quanto ho appena detto, qualchepezzo del mio carattere mi piace, come la facciatosta: qualcuno dice che è un difetto, ma secon-do me la testardaggine è un pregio e io ne ho inabbondanza. Inoltre ho molto spirito di competizione, perché

voglio fare meglio dei mieiamici e migliorarmi sem-pre più. Poi sono anchebravo a giocare a pallaca-nestro, so stringere nuoveamicizie immediatamentesenza rendermi antipatico,avendo così numerosi ami-ci. Infine,se la mia vita do-vesse essere paragonata aqualcosa, la mia sarebbe

sicuramente un leone: mi sento forte, coraggio-so, ma a volte prepotente.Se dovessi gettare in mare una bottiglia con unmio messaggio vorrei far sapere a chi la ricevecome è il mio carattere, come tratto i miei amicie cosa loro dicono di me.

Simone Berni I° I

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Pag11giugno 2008

IL MIO TELEFONINODietro a quelle strisce rosa che circondano loschermo piccolo non funzionante del miocellulare,si nasconde un’espressione astuta ecolpevole che lo accompagna in tutte le suegiornate di “vita”.E’ costretto (da me) a lavorare continuamente edeve essere sempre disponibile.Non gli do nè giorni di ferie, né domenichelibere, ah ah !! (in fondo è stato creato perquesto, o no?!?).Alle sette deve iniziare a cantare come undannato e cercare di svegliarmi. Il più dellevolte rischia di essere scaraventato giù dal co-modino per farlo stare zitto.

A scuola inizia ilsuo stato di quie-te che può esseredisturbato inqualsiasi mo-mento e che po-trebbe non rico-minciare più.Il pomeriggioviene oppressoda SMS e da tele-fonate da parte diamici per compi-ti o cose varie.E’ stanco e affa-

ticato quando arriva a sera e si chiede perchédeve essere toccato a lui la sorte di cadere nellemie mani…E’ sempre attento ai comandi, a parte quando sispegne improvvisamente con la scusa di averfinito le energie (questa cosa mi fa veramenteuscire dai gangheri!!!),e così viene alimentatocon corrente pura di alta qualità, provenientedalla spina in camera mia.Posso massaggiare con chi voglio e quandovoglio e un’altra cosa che non sopporto è quellache lui non può fare a meno di ricevere SMSdalla sua fidanzata TIM,che gli scrive messaggiromantici del tipo: «Il credito sta per terminare,ricaricare almeno 10 € entro le prossime 24ore,bla,bla,bla».Quando leggo questi messaggi sbuffo un po’ epenso di usare gli ultimi spiccioli rimasti meglioche posso, utilizzandoli solo in caso di emer-genza. Mentre io sono stanca di ricevere sem-pre questi SMS, il mio telefonino assumeun’espressione da fesso innamorato.L’altro giorno c’è mancato poco che cadessenella vasca da bagno piena d’acqua e per fortu-na si è solo un po’ inumidito (credo sia perquesto che adesso non va più lo schermo picco-lino dell’orario).Beh, io all’incirca vi ho spiegato come sono legiornate per il mio cellulare che deve lottare perla sopravvivenza.Magari i vostri cellulari non hanno una vita cosìoppressiva o magari sì.Una cosa vi raccomando,non fatevi ingannareda quello che credete sia solo un oggetto elettro-nico, fategli capire chi comanda e che lui è sottoil vostro possesso… così diventerà un bravotelefonino!!!

VALERIA SARTI 2L

RICORDI DI PRIMA MEDIA

IO E IL BRUTTO ANATROCCOLOIo più volte mi sono trovata COME IL BruttoAnatroccolo quando vuole scoprire il mondo, an-dare al di là di quello che conosce, scoprire nuoviorizzonti per vivere meglio e sapere che tutte ledifficoltà hanno un dopo che riesce a superarle.Ricordo in modo particolare il passaggio elemen-tari-medie.Ero in 5^ e c’erano tante cose che non andavano:scaramucce diventate piccole guerre, “stufa” dellemaestre troppo apprensive “coccolone”, che soffo-cano nell’uovo, impedendoci di camminare da soli,ma rifacevano da vice-mamma. E sì, anche i geni-tori asfissiavano, impedendoci di fare quello cheper noi significava essere “bambine di 5^ - quasi 1^media, come uscire da sole, non portare più ilgrembiule…Poi improvvisamente ecco la paura di diventare

grandi: dalla vogliadi volare a quelladi tornare nell’uo-vo, poco prima del-l’inizio della nuo-tata nel laghettodella 1^ media. Lapaura di non essereaccettati, o peggio,di non trovare com-pagni adatti allavoglia di conosce-re.Invece…puff! Ar-rivo e vedo chesono tutti nella miastessa situazione,timorosi, incerti,paurosi, in pocheparole “pulcini in-difesi”. Una chiac-chiera qui, una ri-sata di là e l’amici-

zia è fatta.Poi conosci i prof, tutti diversi e “strambi” a modoloro, ma anche impacciati, nel trovarsi davantipiccoli anatroccoli che ancora non sanno le regole,che ancora non conoscono, e allora vorrebberoaspettare ancora un po’, prima di ricominciare dinuovo il “giro” dei tre anni di medie, che vorrebbe-ro averli un po’ lontani e conoscerli meglio primadi volerli. Ma dopo un po’ sappiamo tutto di tutti eci conosciamo, e abbiamo avuto il primo accennosulla classe, sul nostro nuovo mondo.Dopo qualche settimana siamo tutti diventati gran-di, dei cigni, siamo appena usciti dal pollaio, abbia-mo affrontato tante difficoltà, ma ora ci siamotrasformati in grandi, siamo rinati.Questo mi ha fatto capire che sono vere tutte leparole dette in vari ambienti, come in Chiesa, infamiglia, in momenti particolari, cioè: dopo lapioggia viene sempre il sereno, dopo l’aspra salitac’è sempre la dolce discesa, dopo l’anatroccolo,brutto ed escluso, c’è sempre il cigno, favoloso eamato da tutti.Prima però bisogna farsi le “spalle grosse” e soffri-re, perché solo con la certezza di poter andareavanti anche nelle difficoltà si raggiungono i propriobbiettivi, si raggiunge il cigno nascosto. Bisognaanche sapere che, anche se pensiamo di aver rag-giunto il nostro obbiettivo, basta solo imparare amiagolare o fare le uova e abbiamo fatto, c’èsempre da credere che esiste di meglio, un postodove possiamo essere liberi e fare la nostra scelta,seguendo il cigno che c’è in ogni cuore.

BARBIANI NADIA 2° H

PENSIERIA RUOTA LIBERA

Oh no! Di già ! E’ già ora di andare a scuola uff!!!Non ne ho voglia ho anche la verifica di musica e dispagnolo che pilloleee!!!Oggi poi c’ è anche sciopero, ma tanto sono sicuraal 100%100 che i miei prof non lo fanno! E giàneanche alle elementari! Quando mai!La mamma sicuramente starà preparando la meren-da speriamo che mi lasci qualche altro minuto percrogiolarmi un altro po’.Come si sta bene qua!!Fuori farà molto freddo! Oggi mi sa che devoandare in bici! Ecco ci siamo sento i suoi passipiccoli e svelti che vanno ad alzare le finestre!Sta arrivando nooo!!!!! Sono rassegnata mi devoalzare. Svelta Anna!! La Silvia arriva fra due minutisbrigati!! Vediamo|! Ripassiamo un po’ spagnolocom’è che fa dunque….jo hablo tu hablas el hablan.hablamos v. hablais ellos hablan! Aspetta hablano hablen, Bo! Va be!!!Lo scriverò sul banco!. Emusica non l’ ho mica ripassata! Va bu! Proveràcompassione !??? Speriamo!TOC …. TOC Su con coraggio Anna è ora diandare. Farà sicuramente freddo! A vedere la Silviacom’è imbacuccata! E poi sono sicurissima che sabene sia spagnolo sia musica.Eh si! Fa proprio freddo! Un freddo cane! BRRRR!!Ho le mani ghiacciate, non sento più la punta delnaso, le gote rosse e infreddolite e ogni tanto miscende qualche brivido sulla schiena!Arriverò a scuola congelata! Mi dovranno metterein un forno! Ah è vero!! Com’è che fa musica : LA, SI , LA, SOL, LA DO SI SOL SOL RE ! MachenneSaccio !!! Un altro km e inizia l’incubo! NNOO-OO!!!! Siamo arrivate e tutti sono allegri e se la profdi spagnolo non c’è!?? No!è impossibile.Sembra che qualche prof ha fatto sciopero! Ebbenesi! Eccola là !! la fortunata Caterina! Che…….!!!Lei sta sempre a casa negli scioperi. Non è giusto!Ehi!! Ma chi è ! Chi è ? Nooo!!1 La mia prof diaritmetica , guarda un po’com’è felice e ben conten-ta e per di più per farsi notare meglio è salita in piedisulla sedia! Mi tocca andare! Come delle animecondannate che arrancavano una dietro l’ altraordinate da Caronte!Ma va Anna! Da quando sei diventata una poetessa! Va Be!! E’ meglio che vada mi aspetta una duragiornata .Qual è già il verbo?? Ah TENER!!!!

ANNA AGARRI 2 I

La mitica 3 CSe si parla di caos, rumore e divertimento, sicura-mente c’e di mezzo la 3C, la classe forse piùdisordinata della scuola ma, a mio parere, la piùmitica.Siamo in 20 ma abbiamo la simpatia di 40!Tutti igiorni ci facciamo certe risate,a causa delle svaria-te battute di alcuni maschi, come Andrea,o Pesacome lo chiamano tutti. Non è però l’unico simpa-ticone della classe, infatti non dobbiamo dimenti-carci di Leo o Claudio e il piccolo Marco, cheviene maltrattato(in modo scherzoso)da tutti.Veniamo a scuola soprattutto per divertirci nelleore buche, che trascorriamo facendo dei gruppi unpo’ “strani”…ci siamo capiti no?Mi piace il rapporto tra maschi e femmine ,perchénon siamo divisi in 2 gruppi, ma stiamo sempreuniti anche se le liti non mancano.Nel corso di 3 anni sono nati molti “amori” all’in-terno della classe che talvolta hanno rovinatoalcune amicizie ma che, con il tempo, sono un po’migliorate.In classe nessuno viene chiamato con il proprionome:Andrea si è trasformato in Pesa, Leonardo in Leoo Lelo, Marco in Marcolino o Marchigio, Claudioin Klaus o Biondo, Michael in Maiki, Michele inMiki, Alessandro in Ale o Zano, Luca in Colo,Lorenzo in Piumino, Alberto in Mula, Davide inMoro, Giacomo in Nies, Federica in Chicca, Sofiain Sofi, Chiara(io)in “tapparella”o Chiarina, Giu-lia in Giu o Peeri, Elena in Pollo o Tacco, Elvirain Elvi ed infine Fiammetta in Fiammy.Questa è la mia classe e spero che vi piacciaperché, pur avendo dei difetti, per me sarà semprela mitica 3C!!.

CHIARA UBALDINI 3°C

Io... Io... e

Le bugiePoche sono le bugie a fin di bene. Secondo me laverità è l’unica risposta giusta in quasi tutte lesituazioni. Purtroppo, agli occhi di molte persone,tanti sono i momenti in cui una bugia può farcomodo: possono essere piccole, quasi insignifi-canti, ma anche grosse e importanti. Nonostantequesti pensieri sulle menzogne, anch’io sono vitti-ma delle bugie. Non le racconto abitualmente, madevo riconoscere che possono essere utili in diver-se situazioni. Ci sono stati momenti in cui unabugia mi ha fatto sbagliare e stare male. Ad esem-pio, molto tempo fa, avevo preso un brutto voto ascuola di cui non andavo fiera. Appena lo vidi ilmio pensiero fu:“Adesso chi lo dice alla mamma?”

Per tutta la giornata il mio cuore batté all’impazza-ta e lo stomaco mi si contorse sempre di più.Tornando a casa mi si formò persino un nodosoffocante alla gola e sentii singhiozzi incessantidentro di me. Entrata in casa a mia madre non dissiniente e andai in camera mia.“E adesso? Quale sarebbe stata la sua reazione?”A queste domande mi misi a piangere fino all’oradi pranzo. Il pomeriggio sembrò che non passassemai tra continui silenzi e occhiate di mia madre.Finalmente arrivò la sera e, mentre la mia mammalavava i piatti, non ce la feci più a tenermi quelsegreto così grande e così riuscii ad articolare:- Mamma ti devo dire una cosa. Lei non si stupì,come se avesse capito dal mio comportamento ilmio problema. Mi sentivo il cuore esplodere dalpetto, ma iniziai a parlarle con il groppo alla gola elo stomaco dolorante per la verifica andata a male.Inizialmente non disse niente, ma, dopo un po’, midomandò se avessi capito i miei errori e io dissi disì e poi disse questa frase che ancora oggi è impres-sa nella mia mente:- Solo per questo ti sei sentita tanto male da isolartida tutti, mettendo alla prova la tua resistenza aldolore? Capita che bisogna abituarsi; però oggi haicapito che una bugia, a volte, fa molto più maledella verità.- E mi abbracciò.Naturalmente esistono situazioni in cui la verità èmeglio tenerla nascosta, ma questa una è UNABUGIA!

Eleonora Ianni I A

MP3, I-POD, CELLULARI

LA COMUNICAZIONEFRA DI NOINoi pensiamo che da quando in giro circolano tuttiquesti “aggeggi” elettronici sia molto più compli-cato parlare, conoscersi e divertirsi restando uniti.Specialmente fra giovani adolescenti come noi, lamoda di tenere 20 ore su 24 le cuffie appiccicatealle orecchie diventa sempre più una mania.Non è bellissimo vedere camminare per le straderagazzi e ragazze che sembrano parlare da soli e poiscoprire che sono al telefono tramite degli aurico-lari. Siamo tutte convinte che la musica abbia loscopo di far divertire ed emozionare le persone, manei luoghi e nei momenti giusti. Da molto tempo igiovani sono sempre meno in contatto fra di loro,si richiudono in se stessi e chi li osserva ha l’im-pressione che vivano in un mondo tutto loro, com-pletamente isolati, limitandosi a scambiare pocheparole. In base alle vostre riflessioni ci poniamoquesta domanda: “MP3, I-POD,CELLULARI…Riusciranno ad ostacolare la co-municazione fra di noi??”.Speriamo di no, la musica è un’emozione da con-dividere con amici, parenti o anche sconosciuti.

VALERIA SARTI – ELISA FUCHI II L - ELEONO-RA PAPI II F

Studiare d’estatecon piacere,

lo credereste?L’anno scorso, verso Aprile, la nostra prof. diinglese ci aveva consegnato dei moduli d’iscri-zione al “Summertime”, un corso di inglese diuna settimana che si sarebbe tenuto nella nostrascuola verso giugno-luglio.Io, scettica come sempre, all’inizio “guardavomale” quest’idea pensando: “Ma come? A scuo-la anche d’estate? E poi a imparare quel barbo-sissimo inglese? Non ci penso neanche!”Ero così costernata all’idea di una specie discuola d’estate che non avevo neanche preso inconsiderazione la possibilità di andarci.Ne parlai con i miei, che consideravano il “Sum-mertime” una buona occasione per impararedivertendomi. “Divertendomi? DIVERTENDO-MI? E secondo voi io mi dovrei divertire ascuola?” Pensai. Ero arrabbiatissima, ma i mieiinsistevano e così, seppur a malincuore, dovettiandarci.

Dopo una setti-mana, arrivò ilgiorno “tanto at-teso”, dovevorecarmi al“Summertime”.Arrivai a scuolacon un bronciolungo così, mapoi, a rallegrarele cose, vidi cheanche alcunimiei amici era-

no stati costretti a venire lì, quindi mi venne dapensare: “Mal comune mezzo gaudio!”.C’era Lorenzo Foschi, che viene in classe conme, c’erano Sofia Mozzanti, Elena Bugli e Ele-onora Ciuffoli della 3° B, inoltre c’era anchequalche ragazzetto che avevo visto ogni tanto ingiro a scuola. A culminare la mia “gioia”, fu lanotizia che i due educatori che ci avrebberoseguiti erano canadesi, non parlavano italiano,perciò, con loro, o parlavi inglese o ti arrangiavi.Ero già preparata al peggio quando… sorpresa!Ci vennero presentati i due educatori, Mike eAmber, e capii subito che loro due non erano tipida lunghe e noiose lezioni.Subito ci portarono in giardino a giocare, cifecero cantare, correre e, naturalmente, parlareinglese, ma fu tutto così colorato e divertente chenon mi accorsi del tempo che passava. Al termi-ne della giornata tornai a casa felicissima, nonvedevo l’ora che arrivasse il giorno dopo!!Al termine della settimana, fui dispiaciutissimadi lasciare i miei nuovi amici conosciuti e dilasciare Mike e Amber, che mi avevano fattoscoprire un modo di imparare l’inglese facil-mente divertendomi! Il “Summertime” è un’oc-casione stupenda per imparare una nuova linguaall’aria aperta, fra giochi, danze e canzoni.Io lo consiglio a tutti, specialmente a chi distudiare inglese sempre e solo sui libri, non nepuò più.

Santarini Virginia 3° F

UNA GIORNATAALLO SPECCHIO

Quest’anno mi sento un po’ cambiata nel fisicoe nel carattere. Mi allungo e mi allargo come unamolla e poi mi accorcio e poi mi riduco e ancorami dilato e poi mi restringo. E poi ancora ungiorno mi sento triste e un altro allegra come unaPasqua, in un momento mi sento euforica edottimista e un attimo dopo sfiduciata e piena dipensieri. Mi guardo allo specchio e vedo unmostro fiorito: brufoli, punti neri che corrono esi inseguono sulla mia fronte come in un campodi calcio. Ecco allora che scatta l’allarme eintervengo con pomate, creme, gel, liquidi variche promettono una pelle liscia e vellutata. Chemiraggio!!Mi piaccio, ma caro diario vorrei essere piùmagra, ma senza rinunciare a niente, i capelli livorrei più mossi e un viso rotondo e le gambe!..oh che gambe!!! Più snelle, più lunghe e piùaffusolate. A farmi cambiare umore basta pocouna voce… una parola… ed ecco che mi alteroforse è la grande bestia nera che mi accompagnaogni dì. Caro diario con i miei genitori ho unrapporto amichevole, tranquillo e sereno e poioplà freddo distaccato. E’molto difficile parlar-ci, capirci e sfogarsi con gli amici, anche se ciconosciamo da tanti anni ci comportiamo comefossimo degli estranei, ma in fondo al mio cuorevoglio loro bene.

ANNA AGARRI II I

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Pag.12giugno 2008 Il giornale delle elementariIl giornale delle elementariIl giornale delle elementariIl giornale delle elementariIl giornale delle elementari

PRIMAVERA Dai al mondo mille colori fai spuntare sui prati erbe e fiori.

Colori di azzurro il cielo e nel nostro cuore sciogli il gelo.

Fai rinascere la vita e doni al mondo felicità infinita.

Dopo il ghiaccio invernalee tanta pioggia in un baleno riporti il serenodel tuo arcobaleno.

(Marco- Claudia- Miriam- MatteoClasse VA Villaggio I Maggio)

Che cosa piaceai bambini

La Pace è unaconquista!

“Immagina che tutti vivano la loro vita in pace,puoi dire che sono un SOGNATORE ma nonsono il solo, spero che ti unirai anche tu un giornoe che il mondo diventi uno!”La canzone di John Lennon “Imagine” ha colpito icuori di molti di noi, ma non è servita a far cessarele guerre nel mondo.La guerra non è vita, è distruzione, povertà esofferenza, la guerra non porta la pace, ma se ciòl’abbiamo capito noi bambini, perché gli adulti nonci riflettono? Veramente qualcuno nel passato hadiffuso messaggi di libertà, di amore, di non violen-za: i grandi Operatori di Pace!“Ciò che faccio è solo una goccia nell’oceano. Mami piace pensare che l’oceano sarebbe più piccolo,senza quella goccia…” Ecco Madre Teresa di Calcutta in una semplicemetafora, ma molto significativa esprime il suopensiero: il mondo è l’oceano e il suo operare pergli altri è solo una goccia d’acqua, ma senza quellapiccola goccia l’oceano non si sarebbe arricchito.“Come gocce nell’oceano” i nostri piccoli gestiquotidiani possono aiutare il mondo a cambiare ecollaborando diffondere PACE e AMORE.C’è chi invece ha lottato per la Pace vivendo in unmondo oscuro nell’incubo della schiavitù:“Sapevo che l’oppressore era schiavo quantol’oppresso , perché chi priva gli altri della libertàè prigioniero dell’odio e chiuso dietro le sbarredel pregiudizio e della ristrettezza mentalePer Nelson Mandela chi priva gli altri della proprialibertà, crea danni sia a chi opprime che a se stesso,questo perché l’oppresso non può avere libertà, mal’oppressore ha in sé l’odio e l’idea di esseresuperiore agli altri e quindi vive solo per sopprime-re l’altro.La LIBERTA’ è indispensabile, non solo, perspezzare le catene della schiavitù, ma anche pervivere in modo da rispettare e accrescere la libertàaltrui.Però l’odio, l’ingiustizia, la povertà hanno sempregenerato guerre e rivolte, allora se si desiderafortemente la Pace facciamo tesoro di questo inse-gnamento:“Se il mondo davvero desidera la Pace, il solomezzo è la non violenza…”Mahatma Gandhi, fondatore della NON VIOLEN-ZA, ha invitato a non usare metodi violenti edistruttivi, per ottenere alcuni diritti fondamentali,ma favorire un dialogo costruttivo tra i popoli. Egliinoltre afferma:“Sii tu il cambiamento che vorresti vedere neglialtri…” E’ chiaro che per stare bene insieme agli altri, ènecessario che ci sia un COMPORTAMENTOGIUSTO e AMOREVOLE, dobbiamo noi stessiessere d’esempio per andare d’accordo con lepersone che ci circondano e trasmettere serenità.I messaggi, diffusi da questi grandi personaggi , cihanno permesso di capire, anche attraverso la lorostoria, che la Pace è una dura e grande CONQUI-STA, perché nel mondo si sviluppa e continua acrescere più facilmente la guerra e per abolirla nonservono lotte e armi, ma un efficace dialogo tra ipopoli. Quindi noi dobbiamo cercare di collabora-re per la Pace con costanza e……forse con SOGNI, AMORE, NON VIOLEN-ZA, LIBERTA’ e DIALOGO, potremo realizzarequesta grande conquista!!!

Leardini Samuele – Manduchi BeatriceCLASSE IV A VILLAGGIO 1° MAGGIO

Tra aspettative e timoriLA SCUOLA CHE VORREI

LE CLASSI QUINTE DELLE ElEMENTARI CASTIVISITANO LA SCUOLA MEDIA BERTOLA

Nuove esperienzeci attendono

Il giorno undici dicembre duemilasette, le trequinte A- B-C della scuola elementare G.B.Castisi sono recate alla Scuola media A.Bertola, perincontrare tre rispettive classi primeF-G-I con cui, in precedenza, si è svolto unoscambio epistolare.Molti ragazzi quel giorno erano emozionati,perché finalmente potevano vedere il propriocorrispondente ed anche visitare la tanto decan-tata scuola media, a cui si sarebbero prestoiscrittiArrivati alla Scuola media, i ragazzi sono entratinell’auditorium, passando attraverso un corri-doio affollato di mamme che aspettavano ilcolloquio con i professori e….. l’ambiente co-minciava a essere non troppo rassicurante perqualcuno.Poi i bambini delle elementari si sono esibitisuonando alcune melodie con il flauto e hannocantato una canzone, di fronte ad una platea distudenti e professori piuttosto incuriosita, e perfortuna la tensione si è sciolta grazie a un belapplauso che ha ripagato tante fatiche e haincoraggiato gli animi dei più timidi.I professori hanno accompagnato le classi invisita agli ambienti dell’istituto: aula di arte escienze, biblioteca, aula d’informatica, labora-torio recupero e la palestra.Poi le classi sono state invitate ed accomodarsinelle aule dei loro corrispondenti e hanno inizia-to a colloquiare. Le domande poste dagli alunnidelle elementari sono state molte, ma i lorocompagni un po’ più grandi non hanno trovatodifficoltà a dare risposte esaurienti e chiare.I ragazzi di prima media, hanno dimostrato diessersi ben ambientati nella nuova scuola edhanno molto rassicurato gli alunni delle elemen-tari, mettendoli anche in guardia di fronte aglierrori che potrebbero commettere.Una favolosa merenda a base di torte , patatinee pop corn è stato il finale grandioso della visitaalla scuola media.Grazie ragazzi ed insegnanti, ora vi conosciamomeglio e abbiamo meno timori! A PRESTO !

VA-VB-VC SCUOLA G.B.CASTI

L’estate & i coloriD’ estate i colori,riempiono i nostri cuori.Il giallo come il sole,il rosso segno d’amore.L’inverno se n’e andato,ed ognuno si è risvegliato.

PrimaveraLa neve sui monti si scioglie,ritornan gli uccelli,ritornan le foglie.Nei prati si rincorrono mille colori,nasce nei bimbi la festa nei cuori

Primavera leggeraSpumeggianti sono i fioriE pieni di emozioni.Questa è arrivataLeggera, leggera

ALESSIA PISTILLO 5’A G.B.Casti

morso di pizza e due patatine.Potremmo imparare alcune lezioni guardando vi-deo e filmati significativi, ma anche nella classicamaniera magari avendo qualche cartellone colora-to per stimolare di più la nostra comprensione el’attenzione.Noi , alunni della classe quinta di Gaiofana, adore-remmo lavorare per un giornalino scolastico comeil vostro “Bertolino” e svolgere attività sportivecome il basket, la pallavolo, il calcio, il nuoto,

l’equitazione ola danza moder-na. Sarebberonovità entusia-smanti!Le nostre emo-zioni sono tan-te. Certamentel’ansia e il timo-re non mancanosia per la sco-perta di una nuo-va scuola, siaper i nuovi im-pegni scolastici,sia per l’incon-tro con gli inse-gnanti e connuovi amici.Speriamo che

questi nostri pensieri siano ben accolti e risponda-no in parte alle nostre aspettative.A presto! Stiamo arrivando! Intanto leggete i nostriarticoli!

ADDAZIO LUIGI, IMOLA ISABELLA eVALENTINI CAMILLA

(classe quinta: scuola primaria Gaiofana

Non tutto il male vien pernuocere

NOI AL CENTRO DELCANTIERE MA…

“La dove c’era l’erba ora c’è…” un nuovo quartie-re residenziale. Sono le parole di una vecchiacanzone di Adriano Celentano, che noi abbiamocantato e inserito come titolo nel nostro cartellone,che racconta la nostra esperienza di vita scolasticaal centro del cantiere.Dovete sapere che la nostra scuolettina era circon-data da campi dove noi andavamo solo quando lapalla per errore rimbalzava fuori dal recinto delnostro cortile. Dalla finestra della scuola, però,potevamo guardare lontano. Vedevamo anche ilmonte di Carpegna innevato durante la stagioneinvernale ed il picco di San Marino con i suoicaratteristici ed inconfondibili pennacchi formatidalle 3 torri.Poi un brutto giorno sono arrivati loro… camion,trivelle, betoniere, ruspe e gru seguiti da ometti colcaschetto giallo che lavoravano a sudar 7 camicie.Sono iniziati i rumori di scavi, martelli pneumatici,camion che scaricavano e caricavano e chi più neha, più ne metta!Era finita la pace per noi che non potevamo piùaprire le finestre per far entrare, si fa per dire, un po’d’aria pulita.Ma non tutto il male vien per nuocere, infatti ognigiorno ci ritrovavamo con i nasi appiccicati ai vetridelle finestre incuriositi dal continuo lavorio deimacchinari e degli operai.Così abbiamo incominciato a osservare, discutere,fotografare per documentare tutte le fasi di lavoroche avvengono nella costruzione di una casa eaddirittura di un quartiere.Siamo alla fine dei lavori, molte famiglie già viabitano, e noi? Noi abbiamo capito cosa significaambiente antropizzato, abbiamo guadagnato piùcomodità di parcheggio per genitori ed insegnanti,brevi percorsi meno pericolosi per pedoni e biciperò … Non abbiamo più il verde intorno a partequello del nostro cortile, siamo chiusi tra “4 mura”ci hanno tolto il panorama e… non lasciano l’erba, se va avanti così chissà come finirà!!!.

Luca Colonna – Beatrice BugliLuca Dardari – Mattia Giovannini

CLASSE IV° A E IV° B VILLAGGIO PRIMOMAGGIO

Abbiamo notato che a quasi tutti i bambini piac-ciono le stesse cose : cioccolato, pizza, gelato…..;ma c’e’ anche chi ha gusti diversi, come peresempio,ci sono persone che prediligono alcuneverdure notoriamente poco amate, come i cavoli,i broccoli e le cipolle…chissa’ perche’!Quasi sempre i cibi preferiti dai bambini sono ilgelato soprattutto in estate quando fa caldo e

Tutti sanno che non possiamo fantasticare molto,ma con questi nostri pensieri realizzabili o menocerchiamo di immaginare come vorremmo chefosse la scuola media.Modesta e carina, questi aggettivi descrivono lanostra scuola media perfetta ed ideale.Noi speriamo di essere preparati per affrontare ilgrande mondo delle scuole secondarie.Vorremmo, che nella nostra futura scuola, ci fosse-ro aule ampie e agevoli, con armadietti per nascon-dere segreti e proteg-gere le nostre cose.Vorremmo aule at-trezzate per ogni tipodi attività. Ad esem-pio sogniamo una pa-lestra spaziosa conl’occorrente per svol-gere gare e staffette.Nella nostra attualescuola non c’è unapalestra e dobbiamospostare i banchi al-l’interno della nostraaula per avere lo spa-zio per muoverci efare attività fisicaoppure, durante lebelle giornate, andia-mo ai giardini pub-blici.Ci piacerebbe anche avere a disposizione un labo-ratorio di scienze con tutte le provette e gli stru-menti per compiere analisi ed esperimenti.Sarebbe magnifico anche avere una stanza di infor-matica con computer e apparecchiature più tecno-logici di quelli che attualmente usiamo a scuola.Ci piacerebbe studiare in una biblioteca tra un

Melania F, Antonio T, GemmaP, Matilde C.

Matteo Di G, Edoardo E, Sara C, Sara R VB Toti

IL TEMPORALETic…tic..Una goccia cade, perpetuadalle nubi tristiscendono poitante lacrime…è l a pioggia.

Uh …uh..Urla il vento, rabbiosofantasma pauroso

Bum…bum..Rimbomba il cielo cupo e scuroavvolto in un manto nero.

Un flash appare,scomparetra gli scroscidel temporale.( classe V° A Villaggio 1 Maggio)

LA LUNA

Illumini la notte,rischiari il buioindichi la viasul mare profondodi stelle.

Brillicome un farosplendente di luce,apparicon la tua bellezzaall’umanitàancoradi salvezza.( Classe V° A Villaggio 1° Maggio)

l’anguria al mare sotto l’ombrellone . In invernonon c’e’ niente di piu’ ristoratore di una bella tazzafumante di cioccolata e per tutto l’anno non si puo’dir di no a pizza, patatite, lasagne e cotolette.Da un indagine svolta nella nostra classe e’ emersoche il cartone animato piu’ seguito e’ “naruto”, maoltre ad essoSono molto amati “dragonball” kim possible eanche hunter hunter.Se invece spostiamo la nostra attenzione ai giochi,non c’e’ dubbio, che a fare la parte del leone sonoi giochi elettronici. Nintendo ds, wii, game boy eplay station fanno impazzire sia i maschi che le

femmine e la compravendita dei giochi, deverte edimpegna gli appassionati come le sfide con joystik.Dai bambini sono molto apprezzati anche i tradi-zionali giochi di societa’ come.”Memory”, “indo-vina chi” o un po’ piu’ movimentati come il“twister”. forse riappariranno sui nostri tavoli anche la damae gli scacchi, sicuramente elettronici e ciberneticiaddirittura tridimensionali.Per concludere possiamo riassumere le conclusio-ni delle nostre indagini con queste parole: ognunoha i suoi gusti , ed e’ bello cio’ che piace.

Emma Sofia Elisabetta VB casti

Page 13: L’adolescenza un’età difficile Vincitrice concorso di ... /documents/Bertolino... · io ho pianto, riso, ... da ogni stress che mi provoca la vita, mi sento superiore a tutto

Pag.13giugno 2008 Il giornale delle elementariIl giornale delle elementariIl giornale delle elementariIl giornale delle elementariIl giornale delle elementariEssere attori non è facile, ma cerchia-

mo di fare del nostro meglio.

ASPETTANDO GLIAPPLAUSI

Le “quinte” delle “Rodari” alle prese con le provedello spettacolo “ I PIRATI”.

Bumm bum !!! Che emozione recitare. Chebatticuore provare e riprovare!Recitare è un’esperienza molto bella che ci rende inparte intimoriti, emozionati o nervosi, perché met-tersi nei panni dei personaggi non è facile. Infatti cisuccede che, quando a volte ci dobbiamo calare insituazioni drammatiche e dobbiamo essere seri eangosciati, ci viene da ridere.Per fortuna il nostro maestro Roberto Galvani cirende la parte più facile.Ci crea la giusta atmosfera con delle musicheattinenti di sottofondo e così, quando proviamo larecita, ci sembra di essere nei panni dei veri perso-naggi. Diventiamo pirati e viviamo in un galeone,ciubriachiamo tutto il giorno; andiamo alla ricerca diun tesoro che è sepolto in un’isola e lì incontriamodegli indigeni. Br …br… che paura!Poi ci trasformiamo in bellissime sirenema…tristi… perché imprigionate dalle onde e quin-di non possiamo amare; con la nostra voce peròproviamo ad incantare ogni persona che ci sente…Che piacere! Ma ecco però un personaggio sogna-tore! Il mozzo! In mezzo a questi pirati ha una partefondamentale nella storia, perché, a differenzadegli altri personaggi, vede le cose e le situazioni inmaniera positiva. Le prove stanno diventando in-calzanti!Drammatizziamo,parliamo, mimiamo, danziamo,suoniamo strumenti musicali, cantiamo… tutto perraccontare questa storia “ I Pirati”.Vada come vada … ma sicuramente (dopo la faticafatta)…sarà un successo!!!A voi valutare!!!

A “ QUATTR’OCCHI” CON ROBERTORoberto Galvani è il nostro maestro di musica e diteatro. E’ un tipo attivo, simpatico, con il sensodell’umorismo, è creativo, ma anche esigente epreciso.Quando e come è nata la tua passione per il teatro?Fin da bambino sognavo di fare l’artista. Recitaree suonare mi hanno sempre affascinato, perchériesco in tal modo ad esprimere tutta la mia fantasiae creatività.Che cosa ti appassiona di più?Ciò che preferisco del mio mestiere è stare con lepersone, sia con gli adulti che con i bambini,inventare e fare spettacolo.A proposito di inventare, come ti arriva l’ispirazio-ne per le tue storie?Ci devo pensare per diverso tempo,poi ad un certopunto scatta la scintilla e allora mi viene tutto digetto.

( Sofia Giannini – Mariangela Cioffi – ElviraScarpa – Vanessa Venza- Agnese Muccioli 5°A

– S. elementare “G. Rodari”)

PER SENSIBILIZZARE TUTTE LE PERSONEAL RISPETTO PER LA NATURA, ALLA RAC-COLTA DIFFERENZIATA E ALLA DIMINU-ZIONE DEGLI SPRECHI, ABBIAMO DECISODI COMPORRE QUESTA FILASTROCCA CHECONVINCA CIASCUNO AD ESSERE MENOPIGRO E PIÙ RESPONSABILE.

A tutti i cittadini,dai più grandi ai più piccini,che questo importante messaggioci convinca a far riciclaggio:LA NATURA VA RISPETTATACON LA RACCOLTA DIFFERENZIATA.Per chi non lo sapesse ancorasi dia una svegliata e cominci ora!Per la PLASTICA c’è il bidone giallo,verde per il VETRO e per il METALLO.Blu è quello per CARTA e cartone,per i rifiuti ORGANICI c’è il marrone.I rifiuti INDIFFERENZIATI finiscono nel bi-done grigio, mentre per le PILE scariche ognunodev’essere ligio.Sarebbero pericolose per la naturase nel loro bidone non si riponessero con cura!Se a scuola noi portiamo i rifiutipossiamo ricevere i contributie comprare dei materialiper fare tante attività speciali.Se poi nelle oasi ecologiche ci rechiamoper la nostra scuola un premio riceviamo.I rifiuti ingombranti portiamoli in queste stazio-ninon abbandoniamoli vicino ai bidoni!Partiamo allora con la nostra missione,ma facciamolo con attenzione.Se l’ambiente vogliamo salvarele risorse non possiamo sprecare!

GLI ALUNNI DI CLASSE QUINTADI GAIOFANA

E’ un fatto strepitoso che un allenatore si rapporti così con la sua squadra

A TU PER TU CON IL NOSTRO MISTER!

LA GARA DELLETABELLINEPer farci imparare velocemente le tabelline e invo-gliarci a ripeterle continuamente, la nostra maestra,Maria Pia, ha pensato ad una gara in classe, cheabbiamo chiamato “ la gara delle tabelline”. Questagara consisteva nel dare in pochi secondi la rispostaesatta. Chi tardava o sbagliava veniva immediata-mente eliminato.Abbiamo iniziato il giorno 09/04/08. I giorni prece-denti ci siamo dati da fare per affrontare la gara enon essere eliminati. Eravamo un po’ agitati ( pernon dire molto agitati) : ripassavamo a casa per oreed ore, a volte anche la sera. Ognuno di noi deside-rava essere proclamato vincitore e non subire l’umi-liazione della sconfitta. Arrivato il fatidico giorno,cominciò la gara. C’era un silenzio assoluto, ilcuore mi batteva forte ed eravamo tutti concentra-tissimi. Purtroppo l’emozione fece le prime vitti-me. La gara durò diversi giorni: eravamo dispiaciutiper quelli che venivano eliminati, ma sapevamo chequesto faceva parte del gioco. Il 18 Aprile eravamorimasti in sei. L’emozione era alle stelle . Ognunotifava per il proprio compagno, in classe c’era unsilenzio che non avevamo mai sentito. Arrivati allafinale, tutti eravamo curiosi di sapere chi avrebbevinto. In realtà per concludere la gara nei tempiprevisti, i finalisti sono stati sei, che elenchiamo inordine alfabetico:CAMPAGNA GIOELE, MERLI ANDREA, PAZ-ZAGLIA MARTA, RUSSO YAROSLAVA, SOR-DINI MARGHERITA, TOSI BRANDI LOREN-ZO.Gli altri sono stati tutti all’altezza della situazione,ma i pochi secondi a disposizione hanno impeditoun’immediata risposta.Questa gara ci è sembrata un’ottima iniziativa per-ché abbiamo studiato con voglia e imparato senzafatica

Gli alunni della classe V°della scuola elementare di Via Conforti

L’angolo della curiosità

Scopriamo la nostralingua

Sapevate che la lingua italiana che parliamo oggiè il risultato di una lenta evoluzione del latino?

ECCO VOCABOLI PRESI IN PRESTITODALL’ANTICA LINGUA DEI NOSTRI AVI…CHE SONO RIMASTI ANCORA GIOVANI.Gratis–audio–video-alibi-agenda-rebus-bis-me-renda-rosa…Il latino col passare dei secoli non si è modifica-to, perché era usato solo nello scritto, mentre lalingua orale è cambiata velocemente arricchen-dosi di parole prese in prestito dalle lingue deipopoli con cui di volta in volta veniva in contat-to.

Vocaboli in salita…DNA – U.F.O –INTERNET – ADSL –DVD –CD ROM –CHAT…Pensate che cosa accadrebbe se , per esempio,Alessandro Manzoni, personaggio importantis-simo della nostra letteratura, si trovasse nelnostro secolo e leggesse queste sigle che fannoparte del nostro parlare quotidiano.Sicuramente si troverebbe in difficoltà!!!Forse si sentirebbe più a suo agio con questeparole… che però stanno cadendo in disuso.Vocaboli in discesa...Maniscalco, impagliatore, arrotino, cantastorie,calzolaio, filatrice, spigolatrice…L’italiano si arricchisce di anno in anno di nuoveparole.

La nostra ricerca prosegue…Prendiamo per esempio la parola “cubista”.Nei vocabolari più antichi troviamo:Cubismo: movimento artistico sorto agli inizidel XX secolo, caratterizzato dalla scomposizio-ne delle figure in forme geometriche.Ora invece col termine “cubista” si intende chiper professione balla sul cubo in discoteca.

Ed ancora…Badante: chi si prende cura di anziani e disabili.Videoreporter: giornalista che realizza servizitelevisivi senza l’aiuto di una troupe.Culturista: chi pratica esercizi ginnici volti allosviluppo della muscolatura.Cibernauta: appassionato di Internet.

Si conclude così il nostro viaggio linguistico:speriamo che sia risultato interessante.

( Federico Ghinelli – Alex Silvestre – AlessandroTorsani – Manuel Martucci – 5°B – S. elementa-

re “ G.Rodari”.)

Un laboratorio a scuola per coniare le monete del tempo che fu

DALL’EURO AI SESTERZICON L’ARGILLA E SENZA SCHERZI

tendosi, imparano il gioco del calcio, mi fagioire.Cosa significa essere leali nel gioco?Esattamente come nella vita: rispettare gli altri,affrontare l’avversario di gioco sempre al mas-simo delle proprie forze senza però umiliarlo enon eccedere in comportamenti che esulanodelle regole del gioco.Come si diventa un buon calciatore?Con la grinta, la tenacia e l’umiltà.Che consigli dai alla tua squadra prima dientrare in campo?

Educazioneed impegno.Educazionesia da unpunto di vi-sta umanoma anchesportivo.Impegnosempre e co-m u n q u e ,come in tuttigli aspettidella vita; sideve entrarein campo egiocare perpoter vince-re ma nonvincere atutti i costi.Che sensa-

zione provi vedere crescere tuo figlio allenatoda te?Un orgoglio incredibile.La tua squadra del cuore?Bari, perché è la città di mio padre, ma da annisimpatizzo Milan. L’occhio, ogni domenica,cade però anche sul Rimini, la squadra della miacittà.

(Simone Franco – Francesco Cannarsa –Nicolas Binotti- Thomas Angelini - 5°A

S. elementare “ G. Rodari” )

facilmente, è fragile e se decidiamo di batterla sitrasforma in polvere.Per rendere il nostro prodotto duraturo nel tem-po, abbiamo deciso di affidarlo al fuoco delforno, prima però abbiamo pulito l’argilla conuna spugna umida per levigarla ulteriormente.Nel forno, a 1000° gradi, per due giorni, il nostromanufatto è venuto pietrificato dal fuoco. Dacreta si è trasformato in terracotta, assumendo

un nuovocolore: ros-so mattone.La nostramoneta è di-ventata re-s i s t e n t e ,dura comepietra e im-permeabileall’acqua.Ora siamogiunti adu n ’ a l t r afase del no-stro labora-torio: ci tra-sformiamoin “ pittori”!Dipingiamoil nostro ma-

nufatto con i colori e il pennello, lo decoriamo,lo lucidiamo e lo rifiniamo.

Per rendere la nostra opera ancora più preziosala “ biscottiamo”, cioè la mettiamo a cuocere dinuovo per farla diventare “vetrificata” nel colo-re.E così si conclude il nostro laboratorio, ammi-rando la nostra “ opera d’arte” di cui noi siamoveramente orgogliosi!!

(Ilaria Verginelli – Rebecca Morri – ClaudiaD’Errico – Ilaria Muggioli – Emanuele Savona

- 5° B – S. elementare “G. Rodari”)

Carissimi lettori!Siamo gli alunni della classe V° B della scuolaelementare “G. Rodari e vogliamo raccontarviuna nostra interessante esperienza:il laboratoriodi argilla svolto in classe con l’esperto Giusep-pe.Come è divertente lavorare l’argilla!Al primo impatto risulta molle, fredda e legger-mente sporcante, ma il contatto è piacevole,talmente tanto, che ti viene voglia di lavorarla edi impastar-la.Tra le nostredita prendela forma chedes ider ia -mo: se lasbattiamo,assumeforme ango-lose; se la le-vighiamo ed“accarezzia-mo” si tra-sforma informe molli.Ed ora via…all’opera! Ciimmedesi-miamo co-niatori e co-minciamo acostruire antiche monete romane!Con l’impressione degli stampini creiamo laforma desiderata: da un lato la testa di unadivinità ( Giano bifronte – Giove –Giunone) enell’altro la nave romana. Arricchiamo poi lamoneta di particolari incidendola con un baston-cino appuntito.Quando l’opera è nata, la lasciamo asciugare eseccare all’aria.La nostra moneta col passare del tempo si schia-risce, diventa grigio chiaro e indurisce.Ma è tutto sotto controllo!Lo sapete che questa è una fase molto delicata?Infatti l’argilla, diventando secca, si sgretola

Perché un’intervista ad un allenatore di calcio?

Quasi tutti i maschi della nostra classe fannoparte del settore giovanile di calcio, categoria“Pulcini” della polisportiva “Promosport” diRimini.Il nostro allenatore si chiama Franco Sergio.

Ecco il suo identikit.42 anni, padre di tre figli tra cui, Simone, ilmaggiore, fa parte della sua squadra.Ha iniziato la sua carriera dodici anni fa nellapolisportiva“ P r o m o -sport” a Ri-mini.Si ritiene or-goglioso diallenare deiragazzi cheda anni lo se-guono e sisono guada-gnati l’appel-lativo di “in-v inc ib i l i ” ,qualsiasi sia ilrisultato sulcampo, per-ché sono di-ventati unasquadra vera,hanno educa-zione, si impegnano ed hanno entusiasmo ri-spettandosi reciprocamente, e per questo si sonoguadagnati il rispetto incondizionato anche de-gli avversari.

Perché hai deciso di allenare dei bambini?I bambini sono la vita, la naturalezza, la gioia esono il dono più grande che Dio ci può fare.Ritengo quindi che sia una forma di ringrazia-mento a Dio dedicare del tempo per aiutare acrescere dei bambini attraverso lo sport.Inoltre vedere i bambini che, giocando e diver-

Giacomo C Jacopo G,Ludovico R. Damaris IElena B VB Toti

Sofia

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Pag.9Pag.14giugno 2008 Il Mondo a scuolaSOTTO IL BURQA:Avere 11 anni a KabulA Kabul, i Talebani hanno invaso e conquistatotutto, portando distruzione. Le donne islamichesono costrette a restare in casa anche per anni, lepoche che escono devono avere il permessoscritto dei mariti o dei padri e devono portare ilBurqa o lo Chador per coprire il capo.In questa situazione, le donne non sono rispetta-te nè considerate e, per sfuggire a questa realtà,non basta nascondersi o avere coraggio ma, inmancanza di un uomo in casa, per vivere, devo-no lavorare in vesti maschili con la paura diessere scoperte.La profonda partecipazione aidrammi quotidiani dell’autrice è dimostrata dal

fatto che leggendo il libro si può capire cosaprovano i personaggi. La loro tristezza rendeconto a chi legge della loro condizione di vita edi quello che succede in questi luoghi, non intempi lontani, ma oggi.Immedesimandosi nella protagonista si deduceche nessuno vorrebbe quella vita e chi ha vissutoprima dell’arrivo dei talebani a Kabul, ne vedela differenza. Tutte le ragazze dovrebbero leg-gere questo libro per conoscere ciò che nessunaimmagina, a cosa le donne debbano ricorrere pervivere. Alcune vogliono ribellarsi e lasciaretutto pur non volendo abbandonare ciò che dibello hanno vissuto. Questa contraddizione pro-fonda produce “immobilità”. “Sotto il Burqa” diEllis Deborah è un libro riuscito, perché rendel’idea di una condizione femminile mostruosache ci apre gli occhi. Ellis Deborah

Sonia Pari II E

ALBANIA

LA LEGGENDA DI ROZAFA

Sono orgogliosa diessere così come sono

La mia storiaVolete sapere come si sente una straniera in un paesecome questo e che vita ha fatto prima? Beh, ecco la miastoria…Io mi chiamo Eda e sono una ragazza come tutte lealtre, insomma non tanto… perché quando avevo cin-que anni i miei genitori sono venuti in Italia e io sonorimasta in Albania, la mia carissima patria e così io hotrascorso la maggior parte del mio tempo con i mieinonni e con i miei zii. I miei genitori sono venuti inItalia per trovare lavoro ed è stato veramente difficilearrivare ed inserirsi senza documenti e credo chequesto sacrificio lo abbiano fatto per offrirmi un futuromigliore e per questo che quando ho saputo ciò chehanno fatto per me, sono stata e sono ancora orgogliosadei miei genitori. (...) In Albania la mia scuola non eratanto male, me la cavavo meglio che qua, dove eroconosciuta da tutti come una studentessa modello einvece qui sono una sconosciuta, la gente mi trattacome fossi un’aliena venuta da Marte! E’ strano sentirela differenza che c’è quando sei nel tuo paese e poi vaiin un altro dove tutti ti disprezzano, ti guardano male,soprattutto a scuola, ma voi non potete capirlo perchébisogna provarlo sulla propria pelle che cosa vuol direessere stranieri. La mia maestra era orgogliosa di mee diceva sempre a mia nonna che era un peccato andarevia da quella scuola per portarmi in Italia. Quando ebbinove anni mio padre venne a trovarmi per la primavolta invece mia madre venne a trovarmi un anno primadi andare via, tutto sommato io sono stata quasi setteanni senza i miei genitori ed è stata una tortura per mestare così tanti anni senza mia madre. Nessuno sa cosapossa significare. Avevo un sacco di amiche e mivolevano bene come una sorella, una cosa che non viho ancora detto è che sono figlia unica e ho sempredesiderato avere un fratello o sorella perché esserefiglia unica è un incubo, e comunque quando io dicevoa loro che sarei andata via prima o poi, non mi crede-vano e dicevano che io ero fatta per stare nel mio paesee che se fossi andata in un altro mi sarei sentitaprigioniera, e, a quanto pare, hanno avuto ragione.Quando venne per la prima volta mio padre mi sembròun vero sogno e piangevo ogni volta che pronunciavail nome di mia madre, perché lei mi mancava così tantoche quando mi parlava al telefono sembrava che fossedall’altro capo del mondo, irraggiungibile. Quandovenne anche lei fui tanto felice che in quel momentopotevo scalare la torre Eiffel!!! Essi fecero l’impossi-bile per preparare i miei documenti per partire e quandome lo dissero non fui poi così entusiasta, sì ero stracon-tenta di riunirmi con i miei genitori, ma lasciare il miopaese, il mio zio, i miei nonni, i mie animali e tutti i mieiamici e quelli che mi volevano bene non mi andavaproprio giù! (...) Ricordo il giorno e l’ora precisaquando arrivai qui era il 5 ottobre ed erano le 2,30 dipomeriggio e mi sembrò come finire in un infernosenza via d’uscita, ma sapevo che prima o poi mi sareiabituata; mi sembrava strano che le persone parlasserouna diversa lingua dalla mia, per fortuna mio padre miavevo preso un gatto al quale io oggi gli voglio un saccodi bene e passavo il maggior tempo con esso parlando-gli nella mia lingua e sembrava che mi capisse. L’indo-mani mia madre mi portò ad una scuola elementare perfinire la quinta, a dire la verità l’italiano lo sapevo unpochino perché lo avevo imparato guardando dei filmin lingua italiana e non sembrava tanto difficile. Iragazzi che erano in quella classe mi accolsero gentil-mente e mi aiutarono anche ad imparare bene la lorolingua. Finita la quinta elementare via a partire perl’Albania, dove mi aspettavano tutti, passai una piace-volissima vacanza e quando partii lasciai la mia nonnamalata in ospedale. Pochi giorni prima di iniziare lascuola media arrivò una telefonata a mio padre: mianonna era morta…un attimo di silenzio e poi gridai un“no”, perché dovevano andarsene le persone a cuivolevo bene? Nella prima media mi trovai abbastanzabene e qui conobbi un’altra mia migliore amica: Ange-la, una che non si arrende facilmente e che qualchevolta è un po’ permalosa, sembra timida ma non lo è!Anche lei è nata in Albania ma in una città diversa, aTirana, io invece sono nata a Scutari. Lei a tre anni èandata in Grecia e poi è venuta in Italia, un anno primadi me, lei capisce solo un po’ l’albanese, invece il grecolo sa perfettamente. Finita la prima media non poteva-mo andare in Albania per motivi personali. Verso lafine di agosto morì anche mio nonno, passai così unaltro momento di sofferenza e quando iniziò la scuolaio ero molto “entusiasta”. A dicembre andai in Albaniami sembrò così strana la casa, era così vuota senza imiei nonni, ormai era rimasto solo mio zio e non c’eratraccia delle mie amiche se n’erano andate tutte soloDenisa c’era ancora e Claudio i miei unici amici cheerano rimasti, il mio gatto era morto e i pappagalli pureloro, ma il mio bel canarino color giallo era ancora lìallora io decisi di liberarlo. La città era tutta cambiatae non mi piaceva affatto questa cosa! La notte dicapodanno è stata veramente incredibile, io non avevomai visto tanti bei fuochi d’artificio da quando avevopassato l’ultimo capodanno nel mio paese ed ero moltofelice. E finite le vacanze natalizie ricominciò la vitanormale, di tutti i giorni e adesso io sono qui e vi horaccontato ormai tutta la mia storia. Meno male perchéne avevo proprio bisogno di raccontarla a qualcuno.Adesso io mi sento meglio di prima, ma comunque èsempre un disastro perché ogni giorno dicono dellecose ingiuste su di noi ma io sono fiera di esserealbanese e non me ne frega che cosa pensino gli altri ecredo che quello che ho passato io non lo avrà maipassato nessuno. Ciao!!!

EDA CELZAJA III D

LE FESTEMUSULMANE

Le feste musulmane si basano sul calendarioislamico, organizzato in mesi lunari per cuil’anno mussulmano ha 13 giorni in meno diquello solare. Oggi i mussulmani sono nel-l’anno perché essi incominciarono a contaregli anni dopo Hijra. Ecco alcune feste islami-che.RAMADAN: è il nono mese lunare islamicodel digiuno che ricorda i trenta giorni durantei quali il profeta Mohamed (ss.), in meditazio-ne in una caverna, ricevette l’ispirazione divi-na e il Corano.I fedeli devono osservare un mese di comple-to digiuno, astenendosi dal consumare acquae cibo dall’alba al tramonto. Molti potrebberopensare: “Ma non morite di fame?” Evidente-mente no, ma quando mancano gli ultimi 10minuti prima di poter mangiare, quel tempo tisembra un’eternità, è come se fosse che dauna vita non mangi. Poi, quando finalmentegiunge l’ora, appena bevi o mangi qualcosaanche di piccolo, una brioche, ti senti lapancia piena da non riuscire nemmeno a re-spirare.E.d.FITR ( Fine del ramadan)Essa è la più famosa festa islamica che sicelebra dopo il Ramadan.Durante la festa si visitano le famiglie, sidanno i regali, si fanno i banchetti e infine sidà l’elemosina alle famiglie povere.AID : L’AID cade durante il tempo del pelle-grinaggio alla Mecca, due mesi e dieci giornidopo la fine del Ramadan. Dura una settimanae durante il suo culmine viene sacrificato unmontone in ricordo dell’obbedienza di Abra-mo. E’ quindi la festa della fede, della sotto-missione a Dio.

L’UCRAINAIL MIO PAESE

Ucraina è un paese nel quale si parlano duelingue: nel Sud e nell’Est si parla il russo, inveceal centro e all’Ovest si parla l’Ucraino. L’Ucrai-na è composta da 24 regioni, una di queste èNykolayev dove io sono nata. I due mari chebagnano questo paese sono il Mar d’Azov e ilMar Nero. L’unica regione che si affaccia sututti e due i mari è la Crimea. La Crimea è una

regione dove il turismo è molto sviluppato. Ilprimo fiume più importante dell’Ucraina è ilDnerp, lungo 984 km. Questo fiume è moltoimportante, perché esso bagna la capitale del-l’Ucraina, cioè Kiev, ed è il più lungo fra tutti ifiumi. I monti principali sono i Carpazi, i qualisono molto alti, non come le Alpi. La bandieradell’Ucraina è di due soli colori: azzurro egiallo. Lo stemma invece è un po’ specialeperché dentro di sé nasconde una parola che èBO”R, in italiano significa LIBERTA’. Alcunefeste ucraine e quelle italiane sono uguali: adesempio il capodanno si festeggia lo stessogiorno, invece il Natale, in Ucraina si festeggiail 6 gennaio, la Pasqua a volte si festeggia lostesso giorno, ma a volte la settimana dopo.NILA FOKSHEK I A

Vengo dal centro diuna terra sconfinata

Io mi chiamo Sergio, sono nato il 29/05/93 inRussia. Sono vissuto fino a quattordici anninella città di Ulau-Ude che si trova in Siberiavicino al lago Bajkal. La mia terra è compresatra lo Jenisej e la Lena. Ed è un territoriomontuoso. Ci sono la taiga, la tundra e lasteppa. Le piante tipiche della taiga sono: ipini, gli abeti e i larici. Gli alberi sono adattial clima freddo e poco piovoso. La Siberia

centrale ha un clima continentale con invernilunghi e freddi ed estati calde. La temperaturamassima raggiunge i + 30-35°C e la tempera-tura minima raggiunge i – 34-35° C. La ban-diera della Russia ha tre colori: bianco, blu,rosso.La mia città si chiama Ulau-Ude ed è situataa 445 metri di quota.Il lago Bajkal si estende da nord a sud per piùdi 650 chilometri tra catene montuose e paral-lele. La profondità del lago Bajkal è 1620metri è il lago più profondo del pianeta. Lapopolazione lavora nelle fabbriche: del mobi-le, meccaniche o nelle scuole e negli ufficistatali. L’automobile più venduta è la Lada.Nella mia città vivevo con i nonni e la zia. Nel2007 sono arrivato in Italia, a Rimini. Abitocon la mia mamma che lavora come traduttri-ce.Mi trovo nella classe II L, ho poco amici,perché ho difficoltà a parlare con loro mentrein Russia avevo moltissimi amici; mi manca-no molto e in Italia mi sento solo. Adessoparlo meglio l’italiano, perché ho frequentatoper tre mesi un corso per stranieri e ho impa-rato molte parole.Forse nella prossima estate tornerò in Siberia.Il mio sogno era vivere in Italia, perché vole-vo conoscere altri paesi.

SERGIO ARZUMANOV II L

IL lAGO BAjKAL

LA MIA ESPERIENZA SCOLASTICA ALLAFINE DEL QUADRIMESTRE!!

Rozafa è una cittadella fortificata costruita nel15° secolo. Quella cittadella che si trova nelpaese dove sono nati i mie genitori a Scutari inAlbania, ha una leggenda che è bella,ma ancheun po’ triste e racconta di come essa ha preso ilnome di “Rozafa”. La leggenda inizia così:

“A tre fratelli viene dato il compito di costruirequesta cittadella, ma il lavoro che facevanodurante il giorno, veniva distrutto la sera. Loroerano disperati e così si rivolsero al più anzianodella città e lui gli disse che c’era una maledizio-ne. Gli disse anche che dovevano seppellireviva una delle loro tre mogli, quella che avrebbe

portato loro la colazione, l’indomani mattina.Quando la sera arrivarono a casa, i primi duefratelli lo dissero al terzo, che non aprì bocca. Lamattina seguente non alzarono nemmeno unapietra perché erano in ansia, non sapevano quale

delle tre mogli sarebbestata a portare la cola-zione. Da lontano vi-dero la moglie del piùpiccolo. Il marito eradei tre il più triste edisperato. Lei lo videcosì e gli chiese il per-ché. Lui le raccontò checosa aveva detto l’an-ziano. Lei accettò conla condizione di lascia-re un seno fuori, per-ché così avrebbe potu-to allattare suo figlioche aveva pochi mesi.

Lei si chiamava “Rozafa”e così diedero allacittadella questo nome. Sul luogo c’è un tettoche sgocciola ancora e si dice che è il latte chelei voleva dare a suo figlio.

JORDI PIPA I F

Il primo quadrimestre è passato molto velocementetrascinandosi via compiti, verifiche ed interroga-zioni. Mi ricordo ancora il primo giorno di scuola;tremavo di paura e mi sembrava di essere in unbuco nero dove non c’era uscita. I primi giornifurono molto duri da superare, molto probabilmen-te perché mi mancava la scuola elementare, icompagni e la maestre che ci hanno lasciato unagrande gioia nel cuore. Ora, che sono passati 5mesi, posso solo dire che d’impatto tra scuolaelementare e media è stato faticoso ed impegnati-vo, ma ora mi trovo bene.La nostra classe è molto movimentata, allegra ealcune volte rumorosa però devo dire che sulregistro abbiamo avuto due note di merito perchésiamo stati bravi con le prof di sostituzione! Sonocambiate diverse cose, per esempio le materia, leore di scuola e i prof. La nostra professoressa diitaliano ci dice che quando veniamo a scuola dob-

biamo essere felici e sereni, ma per me questo finoa pochi giorni fa non è successo, perché mi manca-vano molto gli amici delle elementari. Adessoriesco ad esprimermi con le persone che ho accan-to, ho conosciuto i miei compagni e ora li paragonoad amici veri. Ci sono materie difficili da capire,materie nuove ma comunque io ce l’ho messa tutta;nella pagella ho preso tutti distinti tranne in musicache ho preso ottimo. Il mio traguardo sarebbequello di prendere ottimo in pagella un traguardoche si trova sulla punta della montagna più alta.Con l’aiuto dei professori ognuno di noi riuscirà unpezzo alla volta a scalarla ed arrivare fino in punta!!Ho imparato una cosa molto importante: i traguardisi raggiungono con tanto impegno e serietà. Scom-metto che nel prossimo quadrimestre migliorerò:ve l’ assicuro!!

Caiffa Federica 1 B

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giugno 2008 Sport eTempo libero Pag.15

Kingdom HeartsIo ho deciso di “rianimare” questo gioco per la PlayStation 2, cioè Kingdom Hearts perché credo siafavoloso ma nessuno vuole provarlo e, secondo memolte persone non sanno cosa si stanno perdendoe ora proverò a spiegarvelo: si stanno perdendo unmondo fantasioso pieno di amicizia, coraggio,combattimenti, rivelazioni ecc… Un bel giorno sull’Isola del Destino tre amici sidivertono a giocare allegramente. Si chiamano:Kairi, Riku e Sora. La prima è la più giovane ma hauna forte volontà nonostante il suo corpo esile,mentre il secondo ha 14 anni e, dall’aspetto sembrafreddo e rigido ma non è cosi,’ infatti possiede uncuore d’oro. Infine c’è Sora il protagonista dellanostra storia che possiede grande coraggio ebontà. Il tempo passava allegro e non sorgonograndi problemi finchè un giorno qualcosa cambia,l’oscurità invade il loro “paradiso”e Riku è assor-bito dall’oscurità, mentre Kairi invece rimane solasull’isola. Sora non sa dove andare così tenta disalvarli tutti e due, ma così facendo è trasportato inun altro mondo chiamato “la città di Mezzo”.Allora, disperato, Sora cerca per tutta la città i suoiamici ma alla fine si accorge che per tutto il tempoha tenuto in mano qualcosa di pesante, è una speciedi chiave ma molto più grande e bella.Comunque sia adesso non possono mancare i com-battimenti, infatti Sora non fa in tempo a osservare

meglio quell’ oggetto, che all’improvviso escefuori dal nulla un mostriciattolo nero, senza voltoe con una strana armatura. Sora decide di combat-terlo e stringe il pugno ma il mostriciattolo, veden-do quella chiave, si spaventa e scappa. Allora Soracapisce che deve usare quell’oggetto per sconfig-gere queste strane creature e così cerca un nomeappropriato per quell’ arma tanto insolita, e unavoce ad un tratto dice che quella chiave si chiama“Keablade” e che quel mostriciattolo è nominato“Heartless”.Sora è spaventato da quella voce ma decide diascoltarla e, come niente fosse, continua la suaricerca, durante la quale incontra niente di menoche i due personaggi della Walt Disney, Pippo ePaperino, che gli spiegano che il loro re Topolinogli aveva ordinato di trovare un tizio con una chiaveche li avrebbe aiutati a sconfiggere l’oscurità cheavvolge i mondi. Allora Sora accetta nella speran-za di poter incontrare i suoi amici durante il viag-gio. Così vanno di mondo in mondo dove Soraimpara sempre meglio a maneggiare il Keablade,facendosi sempre nuovi amici. Ad un certo puntoarrivano nel mondo dell’oscurità dove riescono abattere Ansem, cioè come molti lo definirebbero il“boss finale” che perisce aprendo Kingdom Hear-ts, che Sora durante il viaggio aveva scopertoessere una porta oscura. Alla fine però si rivela una porta di luce e speran-za, che distrugge Ansem per sempre, riportandol’allegria in tutti i mondi attaccati dall’oscuritàSora però per farlo deve separarsi di nuovo dai suiamici che aveva ritrovato all’ultimo momento ecosì finisce la prima edizione.Spero tanto di avervi messo un po’ del mio entusia-smo per questo gioco e, se è così, vi consiglio laseconda edizione cioè “Kingdom Hearts 2”. Ma sepensate che questo gioco non sia poi tanto diver-tente, sono lo stesso contento di avere attirato lavostra attenzione.

Lorenzo Drudi 2° C

…LA DANZA…Da quando avevo cinque anni, pratico uno sportbellissimo, la danza, in una scuola di nome“Aulos”. Essa mi impegna cinque o sei giorni susette. Quando ero piccola la praticavo per giocoe mi ero iscritta solo perché il pomeriggio nonavevo niente da fare. C’erano periodi in cuiavrei voluto lasciare il ballo per passare piùtempo con le mie amiche, ma grazie alla mammache mi stimolava sempre ad andare avanti, sonoarrivata ad un livello abbastanza serio. Praticomolti tipi di danza, dalla classica alla BreakDance, e grazie ad essa ho anche la possibilità dieffettuare qualche viaggio in Italia o addiritturaall’Estero. L’anno scorso è stato l’anno piùemozionante, perché ho iniziato a fare la prota-gonista in molti spettacoli, ad esempio “La bellaaddormentata” o “Il lago dei cigni”, dove housato anche scarpette molto difficile e doloroseda calzare , chiamate “punte”, perché, dovevanno poste le dita dei piedi, c’è uno strato digesso. Con il mio gruppo, ho iniziato a parteci-pare a molti concorsi. Il primo è stato a Bologna,dove hanno scelto circa venti gruppi, tra i qualiil mio. Avevamo la possibilità di vincere laqualificazione alla finale che risarebbe tenuta aMilano.Quel giorno eravamo molto agitate ma, nono-stante ciò, abbiamo ballato benissimo anche se,secondo i giudici, non siamo state abbastanzabrave per classificarci fra i primi tre gruppi. Ilnostro secondo concorso si è tenuto a Cattolicaed è durato solo un giorno, perché non hannofatto le selezioni. In esso ci siamo classificate alprimo posto su ventuno scuole e ci hanno conse-gnato una targa costituita da un mosaico. Il terzoconcorso è stato a Faenza dove hanno sceltoquattro scuole, tra le quali la nostra, per parteci-pare alla finale che si terrà a New York il 19aprile. Questa volta, però, era molto più impor-tante, perché è un concorso internazionale. Allafinale, non sono sicura che parteciperemo, per-ché io e le mie amiche siamo convinte che nonriusciremo mai a vincere contro tutti quei bra-vissimi ballerini provenienti da tutte le parti delmondo, ma siamo già contente di aver raggiuntoquesta meta. Il terzo concorso si è svolto aCesenatico, dove abbiamo partecipato con ilnostro gruppo di hip pop e break dance. Anchequi hanno scelto due scuole per competere allafinale internazionale del 19 aprile, alla qualeparteciperemo con la speranza di arrivare alme-no tra i primi tre classificati. Infine, abbiamopartecipato alla “FIERA DELLA DANZA” diFirenze, costituita da tre concorsi: uno di classi-co, uno di moderno e uno di hip pop. In quellodi classico ci siamo classificate al primo postoed è stato molto emozionante; in quella di mo-derno al terzo e in quella di hip pop al secondo(ce lo meritavamo). Poi ci hanno invitato apartecipare a un’ esibizione in tutti tre gli stili didanza, per fare vedere alla gente quanto possonoessere bravi gli allievi di una scuola poco cono-sciuta, ma molto seria. Insomma, la danza puòessere uno sport qualunque e poco conosciuto,ma chi lo pratica a questi livelli è pieno disoddisfazioni, emozioni e divertimento, ma an-che di sacrificio e anche di delusione. Posso solodire che non smetterò mai di ballare, perchétogliermi la danza è come togliere i polmoni aduna persona, perché ormai il ballo è parte di me.Quando danzo, provo un senso di spensieratez-za, libertà, mi sento totalmente libera da ognipensiero ed è una sensazione bellissima chepurtroppo non sentono tutte le persone. Prima diarrivare a questi livelli bisogna però decidere selo fai per passione, se te lo senti nel cuore o è perfare un piacere alla mamma.

ELEONORA MARIANI 1E

La Danza per vivere

OLIMPIADI DELLA DANZA

Into the wild da vietare o no?

GIOIA: LA MIA AMICA A QUATTRO ZAMPE

danza. La danza fa crescere insegnandoti asoffrire per le cose che realmente ami, a difen-derle ad ogni costo, ad accettare i tuoi limiti, adimpegnarti ad essere più coordinata nei movi-

menti. Ma so-prattutto la dan-za ti trasmetteuna forte emo-zione, gioia e for-za di vivere.Come si potreb-be altrimenticontinuare adamare e pratica-re questa disci-plina ? Quandosei sul palcosce-nico ti senti testessa, nonostan-te la paura di sba-gliare e l’emo-zione che in quel

momento sembra rapirti. Non ci sono preciseparole per descrivere la danza, ma quello chepossiamo sicuramente dire è che è pura, sempli-ce e naturale e quando sei sul palcoscenico danzisolo per te.

Serena Silvani 3 F Edda Guerra 2 F

una bandana del medesimo colore dalla qualefuoriusciva una coda da un lato.Il pubblico ci accoglie con un applauso entusia-smante, le sequenze di passi escono automatica-mente dal nostro corpo, dalle nostre gambe,perché siamo troppo emozionate, troppo tese eallo stesso sicure di noi stesse.Una folla ammirava esterrefatta allo spettacolomesso in piedi da un duro lavoro. Dopo la nostraesibizione ci rendiamo conto di essere statiabbastanza bravi. Gli altri balletti passano come

il vento e la suspen-se cresce a ogni co-reografia eseguita.Quando l’organizza-tore comincia a pre-miare, la tensionesale alle stelle, noisiamo stati premiatiper il gruppo più nu-meroso e dopo es-serci elogiati sco-priamo di essere ar-rivati secondi, a parimerito con la scuolamedia Marvelli,dopo una vera e pro-

pria scuola di danza.Questa esperienza è stata magnifica, ci siamodivertiti moltissimo…Ballare con le nostre com-pagne di studio è stato un modo per conoscercimeglio e stare insieme…

CLASSE II E

La scuola media Bertola ha partecipato il 16marzo alle qualificazioni delle Olimpiadi delladanza

Le luci si spengono e sopra un silenzio tombalesi odono soli i battiti emozionati dei nostri cuori.Tum-tum-tum-tum……Con un sottofondo melodico i giudici si acco-modano sui loro “troni” e una voce potente siode dal nulla:-Benvenuti alla IV edizione delleOlimpiadi della danza…Il conduttore presentascuola per scuola e dopoun breve stacchetto ese-guito dalla scuola di dan-za Futura, inizia la garatra le medie.Siamo circa una quindi-cina di squadre, una piùbrava dell’altra. Le gareiniziano e l’agitazionesale ogni secondo di più.Arriva il nostro, la nostramusica parte, con il co-raggio in mano affronte-remo la gara benché spa-ventate dal fatto che cisianoScuole più forti. La nostra coreografia è basatasul duello tra Capitano Uncino e Peter Pan.Siamo circa una quarantina di ragazzi tra i 12 e13 anni, tutti vestiti allo stesso modo: con gonnarossa e nera fino al ginocchio, una maglietta e

Supertram che significa Alessandro Supercam-minatore .Christian incontra molte persone gen-tili che lo vorrebbero lì con loro ( un anzianosignore, Ron, che non avendo avuto figli e nipotilo vorrebbe adottare come tale e una giovane

ragazza che vorrebbe si fi-danzasse con lei). Molti sono,però quelli che lo aiutano adandare in Alaska, realizzan-do il suo sogno.In questo luo-go magico e meraviglioso, ilprotagonista vede molti ani-mali e luoghi magnifici.Alexander Supertramp vivein condizioni particolari e siciba di bacche . La fine èparticolare, rivolge un pen-siero alla famiglia e una lodea Dio per tutto quello che luiha fatto, visto e scoperto.Questo film mi ha entusia-smato e affascinato e per lebelle emozioni e sentimenti

che offre è assolutamente da non perdere . E’tratto da una storia vera. La morale del film è chenon è bene andare contro la natura perché, sesfidata, potrebbe diventare anche molto perico-losa.

ELEONORA PAPA II F

Domenica 3 febbraio sono andata a vedere unfilm Into the wild che era vietato ai minori di 14anni. Ero con i miei genitori e con mio fratello.Questo film ci ha incuriosito grazie anche adalcune recensioni che mia mamma aveva lettosu internet e che ci avevaraccontato. Siamo andati avederlo al multiplex delleBefane. Io penso che nondovrebbe essere vietato aiminori di 14 anni perché èpieno di sentimento e moltoprofondo.L’ unica scena checonsidero un po’ violenta èstata quando Christian, persopravivere, ha ucciso emangiato un cervo che hanascosto sotto molti massied un po’ d’ erba, ma dopoun po’ di tempo le moschehanno attaccato l’ animalerendendolo impossibile damangiare. Il film raccontadi un ragazzo, Cristian, che dopo essersi laure-ato decide di mollare tutto quello che ha e diraggiungere a piedi o in autostop l’ALASKA.Questo avviene dopo che lui abbandona la suamacchina in un fosso e brucia i suoi soldi. Perprima cosa cambia il suo nome con Alexander

“ Bisogna avere un caos dentro di sé per dare vitaad una stella che danza”. Questo è quello che hadetto F.Nielzsche ed è quello che proviamodanzando: un caos di emozioni, sentimenti, checi spingono a conti-nuare a ballare. Ladanza non è soltan-to uno sport, ma èun modo per comu-nicare agli altri i no-stri stati d’animo, lenostre emozioni ele nostre sensazio-ni. Essa ci fa diver-tire, emozionare equalche volta ancheun po’ soffrire.Ci sono volte in cuiti senti piccolissimadi fronte ai proble-mi più grandi, aldolore che questa disciplina che amiamo e cheabbiamo sempre amato ci provoca.Spesso abbiamo dolori muscolari ( talvolta an-che forti ) ma il dolore ai piedi dovuto alle nostrescarpe, chiame punte, ( che hanno la punta digesso ) è il dolore più forte e che, forse, scorag-gia maggiormente e spinge ad abbandonare la

Jackrussel e Cocker ( che e’ la razza del mio cane).Lei e la sua sorellina erano ( e sono ancora! )semplicemente bellissime.Dopo un po’ di indecisione abbiamo scelto Gioia( perché sembrava piu’ tranquilla, ma poi, invece,si è rivelata una gran birichina ). E così le abbiamo comprato guinzaglio, collare, ciotole , giochi e una cuccia bellissima.Abbiamo già vissuto tante avventure insieme.Quando siamo al mare si butta dentro l’acqua enon vuole più uscire.Al parco corre dietro agli uccelli per prenderlima, per fortuna, non ci riesce.E’ una grande coccolona e vorrebbe sempre staresulle mie ginocchia per farsi grattare la pancia.SONO FELICE DI AVERE UN CANE COMEAMICO PERCHE’ MI ASCOLTA SEM-PRE!!!!!!!!

Annalisa Barbiericlasse 1^ A

Gioia e’ il mio cane. Ha circa 11 mesi, ma none’ tranquilla, anzi e’ una piccola furia scate-nata ed energetica.È color champagne e ha gli occhi neri e grandie le zampe piccole.Gioia e’ una “mangiona” e, quindi, quandonoi siamo a tavola, ci viene vicino e ci guardacon occhi dolci e graziosi, quasi volesse dirci:“AIUTO!! Non mangio da almeno unmese!!!”.L’ abbiamo chiamata Gioia perché cercava-mo un nome diverso dagli altri e perche’questo è stato fin da subito il sentimento checi ha ispirato.Muove sempre la sua simpatica codina e nonabbaia quasi mai.L’abbiamo presa una sera di maggio (final-mente e dopo tanto tempo ci siamo decisi acomprare un cane!).Al negozio c’erano vari cani e gatti: Barbon-cini, Volpini, Beagle, Labrador, Boxer,

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Pag.16giugno 2008 SPORSPORSPORSPORSPORT § SPORT § SPORT § SPORT § SPORT § SPORTTTTT

A vele spiegate IL TENNIS:Uno sport bellissimo

Il tennis è un bellissimo sport che però molti nonpraticano perché pensano che sia difficile enoioso. Anche se non è uno sport di squadrainvece è molto divertente. I colpi sembranodifficili, ma non lo sono affatto, basta solo unpo’ di buona volontà. Nel gioco ce ne sono tre:diritto, rovescio e volè. Io pratico tennis da 2anni e mezzo e tutto è cominciato quando ungiorno il mio amico Lorenzo mi chiese sevolevo giocare con lui; io all’ inizio non erosicuro, ma pensai: “ Tentar non nuoce”.Così il pomeriggio stesso mi diressi verso il“ G A R D E NSPORTINGCENTER “.Appena arri-vato non misentivo tanto amio agio, mala timidezzami passò su-bito e incominciai a giocare. Durante le primelezioni mi vergognavo un po’, ma i miei amicimi incoraggiavano ed io diventavo sempre piùbravo.Quando gioco a tennis mi sento libero, la miamente è concentrata soltanto sulla racchetta esulla pallina, non sento stanchezza o dolore allegambe, che mi vengono soltanto quando smetto.Noi negli allenamenti solitamente facciamopartite o in doppio o in singolo. In quelle indoppio, si gioca 2 contro 2, ed è facile perché tudevi pensare solo alla tua metà campo. Il giocosi complica quando si è 1 contro 1, lì devi correreperché non hai il compagno che gioca insieme ate.I nostri allenatori si chiamano Pierluigi e Mati-lde, meglio detti come “Pidgy” e “Titty” . Lorosono molto esigenti e non vogliono errori anchese…Il colpo che a me riesce meglio è il “diritto”mentre sono un po’ più scarso nel “rovescio”.Io trovo questo sport stupendo e lo consiglio atutti. FRANCESCO GHIZZONI 2°C

IL TORNEO DICALCETTO

Mercoledì 20 febbraio ero un po’ agitato, per menon si trattava di un giorno qualsiasi di scuola,bensì di una giornata dedicata ad un importanteavvenimento sportivo. Con altri tre miei com-pagni di classe e sei alunni di altre classi terzedell’Istituto “Bertola” dovevo giocare il torneodi calcetto. La prima fase del torneo si è svoltaa Misano dove abbiamo affrontato le squadredel Morciano e del Real Misano.La prima partita con il Morciano, è stato unnostro monologo, abbiamo vinto infatti senzadifficoltà per 8 a 0,ma bisognava ancora battereil Misano per accedere alla fase successiva.Quando la partita è cominciata ero molto teso epurtroppo la mia tensione è aumentata quandoil Misano ha cominciato a segnare una, due volte

fino a raggiungere quota cinque goal alla finedel primo tempo.Fortunatamente i tempi da giocare erano ancoradue ed è stato nel secondo tempo che la situazio-ne è cambiata a nostro vantaggio: dal risultato di5 a 0 del primo tempo siamo arrivati al 5 a 4. .Orai nostri avversari erano tesi, preoccupati e ner-vosi, mentre noi eravamo galvanizzati dall’in-credibile rimonta.Iniziato il terzo tempo, abbiamo raggiunto iltanto sospirato pareggio ed il risultato al terminedel tempo regolamentare era quindi di 5 a 5:bisognava ricorrere ai tempi supplementari.Dopo tre minuti di gioco abbiamo segnato il 6a 5, ora dovevamo resistere “solo” due minutiper assicurarci la vittoria e accedere alla fasefinale del torneo, che si sarebbe svolta il 3 Marzo2008 presso il Palazzetto dello Sport di Rimini.Finalmente arrivò il 3 Marzo, due erano lesquadre da battere per aggiudicarsi il torneo, enoi abbiamo vinte entrambe le partite senzatroppi sforzi con il risultato di 7 a 1 nella primapartita e di 5 a 2 nel la seconda.Al termine degli incontri il nostro capitano LucaGenghini ha alzato la coppa al cielo in segno divittoria.E’ stata sicuramente una bellissima esperienza,che conserverò nei mie ricordi per molto tempo.

Federico Mulazzani III H

Ansia per la corsa

UNA LEZIONE DIPALLAVOLO:

REGOLE E CONSIGLI

La pallavolo è giocata da due squadre da seigiocatori e il campo è diviso a metà da una rete.Lo scopo del gioco è tirare la palla sopra la retecercando di farla cadere a terra nel campo avver-sario e impedire che questo avvenga nel proprio.Ogni squadra ha a disposizione un massimo ditre tocchi per rinviare la palla dagli avversari.Ogni volta che la palla cade in un campo, la

squadra nell’altro guadagna un punto.! I gioca-tori non possono fermare la palla o colpirla duevolte di seguito. Io questo anno ho fatto pallavo-lo a scuola un’ora tutti i mercoledì. Dalla palla-volo ho imparato che:

1. L’errore è inevitabile. Ciò che invece si puòevitare è lo scoraggiamento, perché chi ha com-messo l’errore è il primo ad essere dispiaciuto.2. Chi commette l’errore lo deve utilizzare permigliorarsi.3. Sbagliare non significa disimpegno ed è im-portante confermare la propria fiducia nellacompagna in difficoltà.

BROLLI SARA II I

Forse molti di voi la conosceranno già, è la piùfamosa corsa istituita dalla scuola, “ la corsa cam-pestre”.Il percorso è lungo circa 1 km ed è un ‘attivitàfacoltativa a cui possono partecipare ragazzi diI, II e III del nostro istituto. Tra i bambini di I° siqualificano solo i primi sei, i più veloci, ma anchei più resistenti. Molti ragazzi sono in ansia, soprat-tutto gli alunni più piccoli ,che probabilmentepartecipano per la prima volta a una gara di veloci-tà. Il giorno della corsa sono tutti carichi di energia,probabilmente perché si sono impegnati al massi-mo per ottenere prestazioni fondamentali o persaltare una “ mezz’oretta” di studi, ma il vero sensodella corsa è partecipare oltre che vincere. La corsaresterà un momento dove sfidarsi per scoprire il più“prestante” della scuola. I ragazzi più veloci che siqualificano passano alle “provinciali” dove iniziala vera sfida. Ci sono in palio, per i primi sei posti,medaglie e per gli altri il gusto di partecipare. Legare provinciali, però, sono molto più difficiliperché partecipa tutta Rimini con i migliori quali-ficati .La corsa è divisa in due specialità: staffetta con 4partecipanti per ogni scuola e l’individuale. Ognidisciplina ha un percorso e un chilometraggio bendefinito: la staffetta 1000m. , l’idividuale1500 m.A fine gara si decreta la scuola che ha fatto ilmiglior punteggio e la nostra è arrivata addirittura2°

ANDREA SALINI – MASSIMILIANO CLO 1° D

Questa estate ho partecipato ad un corso di velaorganizzato dal comune.Andavo due volte a settimana: lunedì e giovedìnel mese di Luglio.Le lezioni si svolgevano a S.Giuliano mare,sotto un tendone.Le prime lezioni sono state un po’ noiose ma

fondamentali, infatti ci hanno spiegato tutte lecose riguardanti la vela; dopo queste lezioni cihanno fatto uscire in mare aperto. E’ stato moltoemozionante e divertente guidare una barca avela, ma soprattutto mi è piaciuto il gioco disquadra che si ha con i compagni.In questo corso ho imparato nuove cose, ho fattonuove amicizie e ho provato a guidare unabarca.La vela è uno sport che consiglio a tutti, perchéio ho provato una cosa nuova e mi sono divertitamoltissimo.

SWEGIANI MARTINA 2° I

IL MIO SPORTCON FUEGOSACRIFICI E GIOIA

Ogni volta che vado in gara sento sempre un po’di tensione. Mi sveglio al mattino presto, mivesto con l’abbigliamento da gara (pantalonibianchi, stivali, speroni, camicia e giacca) e conmia mamma mi dirigo al maneggio che ospita lagara (il mio cavallo è già là perché, viene portatocon un camion un giorno prima).Poi in fretta e furia pulisco Fuego, lo sello, glimetto paracolpi e testiera e a volta i ramponi(tacchetti in ferro da avvitare al ferro di cavalloper non farlo scivolare nel campo in erba) e vadoin campo prova(dove il cavallo si riscalda primadella gara). Faccio quattro o cinque salti con la

mia insegnantepoi mi chiama-no alla porta (èqui che i caval-li aspettano perentrare in gara).Dopo pochi mi-nuti mi chiama-no come secon-do cavallo incampo ( il se-condo cavalloin campo garagira al passo efa vedere il per-corso al caval-lo mentre il pri-mo cavallo in

campo esegue il percorso).‹‹ Sta per incominciare il percorso Diana Casa-dio su Fuego di San Paolo numero 5 di testiera››annuncia lo speaker, ‹‹ drin›› la campana dainizio al percorso. Io parto al galoppo, Fuego sigasa e comincia a galoppare troppo veloce. Ilprimo salto è davanti a me. Dopo il primoostacolo non sento più niente. Ci siamo solo io,Fuego e un percorso da eseguire senza errori. Inmeno di due minuti la mia gara è finita. ‹‹ E’percorso netto per Diana Casadio e Fuego di SanPaolo››. Io fermo Fuego e sono talmente feliceche lo abbraccio e lo bacio sul collo. Dopo pococi sono le premiazioni ed una gentile signora miconsegna una coccarda e mi stringe la mano.Quando esco dal campo gara (dove è avvenutaanche la premiazione) la mia insegnante, mi siavvicina con un sorriso da un orecchio all’altroinsieme ai miei genitori che mi abbracciano escattano foto. Sono sempre felice quando vadobene in gara, perché so che non è tutto meritomio, ma anche di Fuego che mi vuole bene e miaiuta sempre.

DIANA CASADIO II I

Sara Brolli Anna Agazzi 2Iconcorso lo sport non va in vacanza