Societas Herpetologica Italica · 2018. 7. 18. · Andrea Monaco, Sandro Bertolino, Giulia Sozio e...

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Progetto grafico: Elena Porrazzo

Elaborazione Testi:Riccardo Scalera, Giuliana Bevilacqua, Lucilla Carnevali, Piero Genovesi (ISPRA), Elena Barni, Daniela Bouvet, Giuseppe Brundu, T'Ai G.W.Forte, Consolata Siniscalco (Società Botanica Italiana)

Si ringrazia per la collaborazionealla stesura e revisione dei testi: Andrea Monaco, Sandro Bertolino, Giulia Sozio e MarcoLucchesi (Associazione Teriologica Italiana); Marco Bologna, Marco Molfini e Marzio Zapparoli(Comitato Scientifico per la Fauna d’Italia e Unione Zoologica italiana)Mattia Falaschi, Roberto Sindaco e Francesco Ficetola(Societas Herpetologica Italica)Mario Cozzo, Nicola Baccetti (ISPRA)

Finito di stampare nel mese di giugno 2018

Citare questo documento come segue: Scalera R., Bevilacqua G., Carnevali L. e Genovesi P. (a cura di) 2018. Le specie esotiche invasive: andamenti, impatti e possibili risposte. ISPRA. pp 1-121.

Pubblicazione realizzata nell’ambito della Convenzionecon il MATTM “Programma di lavoro a supporto dell’implementazione del Regolamento 1143/2014sulle specie esotiche invasive”.

Riproduzione autorizzata citando la fonte.

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INTRODUZIONE

1introduzione

Cosa hanno in comune un calabrone asiatico e un gia-cinto d’acqua? E una mangusta indiana con un ibissacro? La risposta è tutt’altro che intuitiva, ed è l’og-getto di questo volume: sono tutte specie aliene in Eu-ropa, quindi non originarie del vecchio continente.Sono anche alcune delle 49 specie finora incluse nellalista di quelle considerate come una minaccia per laconservazione della biodiversità nell’Unione Europea.La loro detenzione e il loro commercio sono dunqueseveramente regolamentati da una nuova normativaentrata in vigore in tutti i paesi UE - Italia inclusa - nel2015.

L’obiettivo di questo volume è di chiarire i motivi chehanno spinto l’Unione Europea e i suoi stati membriad emanare una normativa sul tema delle invasionibiologiche (termine che sta a indicare il fenomenodella diffusione delle specie aliene) e spiegarne il fun-zionamento. Per definizione le specie aliene (anchedette esotiche o alloctone), sono infatti quell’insiemedi animali e piante introdotti e diffusi – intenzional-mente o meno - proprio dall’uomo. È quindi necessarioche tutti i cittadini siano opportunamente informatisulle conseguenze di alcuni comportamenti a rischio,che potrebbero favorire la diffusione e l’introduzionedi specie aliene: queste, oltre a minacciare la biodiver-sità del nostro paese, possono avere un impatto nega-tivo sulla salute e il benessere dell’uomo. Come èormai ben documentato, le specie aliene possono cau-sare ingenti danni economici alle attività produttive,soprattutto quelle agro-silvo pastorali. Possono inoltre

contribuire alla diffusione di malattie e parassiti moltodannosi per piante e animali, e dai risvolti estrema-mente pericolosi anche per l’uomo.

La nuova normativa comunitaria ha dunque l’obiettivodi prevenire ulteriori introduzioni di specie aliene e dimitigare i danni dovuti a quelle specie aliene già in-sediatesi e diffuse sul territorio dell’UE.

Le invasioni biologiche: breve rassegna dei concetti fondamentali

Il 2012 è stato l’anno che ha segnato in Italia l’arrivodel calabrone asiatico, una delle 3.000 specie alienecensite nel Bel Paese. Come in altri casi analoghi, si ètrattato però di un pericolo annunciato. Infatti questoinsetto alieno, originario del sudest asiatico, è com-parso per la prima volta in Europa nel 2004, in Franciaper l’esattezza.

Il calabrone asiatico si presta molto bene a introdurreil concetto di specie aliena: una specie introdotta, dun-que trasportata e immessa nell’ambiente naturale,fuori dalla sua area di distribuzione originaria, ad operadell’uomo.

Proprio l’uomo sarebbe stato responsabile dell’intro-duzione del calabrone asiatico in Francia, probabil-mente attraverso le attività di orticultura, inparticolare a causa del commercio di vasellame al cuiinterno si sarebbero trovate delle femmine svernanti

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(in ibernazione). Si tratta per questo di una introdu-zione accidentale, che si distingue da quelle inten-zionali attraverso le quali l’uomo ha rilasciato unamoltitudine di piante e animali nell’ambiente natu-rale per i motivi più svariati (ornamentali, venatori,alieutici, ecc.). I vettori di introduzione delle speciealiene sono molteplici e molto diversificati tra loro,tutti accomunati dal ruolo dell’uomo come agente at-tivo o passivo. Nella maggior parte dei casi, la diffu-sione di una specie aliena è la conseguenza di unamoltitudine di vettori, che contribuiscono così ad au-mentare i rischi legati alle invasioni biologiche. Unavolta arrivato in Francia il calabrone asiatico ha co-minciato a diffondersi rapidamente, in maniera per-lopiù autonoma (ma forse facilitata anche dall’uomo,ad esempio prendendo un passaggio in “auto”) in varipaesi del vecchio continente. Il risultato è che oggiha colonizzato con successo quasi tutta la Francia, ediversi paesi limitrofi, tra cui Belgio, Spagna, Porto-gallo, Germania, Regno Unito e – inesorabilmente –Italia.

È evidente che la problematica abbia dimensioni so-vranazionali, e la sua gestione richieda un approcciocoordinato su scala continentale, se non addiritturaglobale: è questo che ha giustificato più di tutti la ne-cessità di un regolamento comunitario, in linea con leprescrizioni dei principali trattati internazionali (primatra tutti la Convenzione per la conservazione della bio-diversità).

Nell’ottica delle strategie di conservazione della na-tura, le specie aliene sono in genere in piena contrap-posizione rispetto alle specie native, o indigene, cioètutte quelle specie tipiche di un’area geografica. La dif-ferenza sostanziale tra specie native e aliene è che

queste ultime, per definizione, non si sono evolute in-sieme alla comunità di specie animali e vegetali chefan parte dell’ecosistema in cui sono state introdotte,per cui la loro presenza può causare seri stravolgi-menti in seno a tali comunità, al punto da causare lascomparsa delle specie più sensibili e vulnerabili (chenon hanno sviluppato adeguati sistemi difensivi o stra-tegie per evitarne la competizione), e in alcuni casi ilcollasso dell’intero ecosistema. È per questo che il ca-labrone asiatico è considerato molto più pericoloso perla biodiversità rispetto al calabrone originario dell’Eu-ropa. Infatti, nonostante le ridotte dimensioni, la specieasiatica è un efficace predatore di api, capace di ucci-dere quantità enormi di insetti impollinatori (inclusibombi e farfalle), nonché di distruggere interi alvearinelle aree colonizzate.

Questo naturalmente può provocare gravi danni anchealle piante la cui sopravvivenza dipende dall’impolli-nazione degli insetti. Può inoltre rovinare i frutti di cuisi nutre, danneggiando in tal modo i raccolti. La pre-senza di questa specie, come quella di altri calabroni,è pericolosa anche per l’uomo, in quanto aumenta il ri-schio di punture da parte di questi insetti e dunque ilrischio di reazioni allergiche. Tutti questi danni sonotraducibili e quantificabili anche in termini economici.Sebbene i danni economici legati alla presenza dellespecie aliene siano tutt’altro che semplici da calcolare,esistono delle stime in grado di dare una chiara per-cezione del problema. In genere è necessario conside-rare tra gli impatti anche i costi sostenuti per la ricercae la gestione necessarie ad affrontare il problema. Intutti questi casi, ovvero quando una specie aliena haun evidente impatto sulla biodiversità e sulle attivitàdell’uomo (nonché sul suo benessere) si definisce “in-vasiva”.

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3introduzioneLa diffusione di specie aliene invasive

in regioni al di fuori del loro areale originario, rappresenta una delle principali minacce per laconservazione della biodiversità a livello globale,secondo solo alla distruzione dell’habitat.

Non stupisce che per porre un freno al fenomeno delleinvasioni biologiche, dopo anni di studi approfonditi eanalisi delle politiche più efficaci per la gestione dellaproblematica, l’Unione Europea abbia deciso di svilup-pare una normativa dedicata specificamente alla pre-

venzione e alla lotta delle specie aliene invasive. Il re-golamento UE è uno strumento molto articolato, cheprevede una serie di misure perlopiù incentrate su unalista di specie che destano particolare preoccupazione(le cosiddette specie di “rilevanza unionale”). La listaconta attualmente 49 specie, di cui 37 approvate giànel 2016, e un ulteriore gruppo di 12 specie approvatonel 2017. Di queste, ben 33 specie sono già presenti inItalia, e naturalmente tra loro non poteva mancare ilcalabrone asiatico.

Questa lista è per sua natura uno strumento assai fles-sibile e dinamico, ideale per trattare un tema com-plesso e articolato come quello delle invasionibiologiche, in un territorio, l’Europa che deve già fare iconti con oltre 12.000 specie aliene presenti, di cui il10-15% ritenuto invasivo. Senza contare il ruolo cen-trale del vecchio continente nello spostamento di uo-mini e merci (e con loro un bel carico di specie aliene)intorno al mondo! Per questo motivo, è previsto che lalista delle specie regolamentate sia aggiornata rego-larmente, man mano che l’acquisizione delle dovuteconoscenze permetta l’inclusione di nuove specie. Pe-raltro vale la pena ricordare che alcune delle specieelencate sono talmente “aliene” da essere pressochésconosciute in Italia, al punto da non possedere nean-che un nome comune con cui essere indicate.

ImpattiIn Italia vive una lucertola unica al mondo: la lucertoladelle Eolie. Ne rimangono però pochissimi individuiconfinati in alcuni piccoli “scogli” al largo delle omo-nime isole circumsiciliane, ormai colonizzate dalla piùversatile lucertola campestre. Recenti ricerche hannoevidenziato un elevato tasso di ibridazione tra le duespecie, con il risultato che la rara lucertola delle Eolie

In Italia il calabrone asiatico è comparso la primavolta in Liguria nel 2012, e si sta pian piano diffon-dendo in varie regioni del nord. Per il controllo diquesta specie è stato finanziato un progetto LIFE adhoc, partito nel 2015 e della durata di 4 anni, con unbudget di oltre 2,2 milioni di euro (di cui 1,3 milionimobilitati dal programma LIFE della CommissioneEuropea). Si tratta del progetto STOPVESPA, nomeinequivocabile che sta a indicare l’obiettivo dichia-rato dai suoi esecutori: contenere la diffusione dellaspecie e istituire un sistema di allerta precoce e ri-sposta rapida, tramite la realizzazione di una rete dimonitoraggio e lo sviluppo di adeguate tecniche dipronto intervento per la rimozione dei nidi. A questoscopo il progetto LIFE prevede l’utilizzo di tecnolo-gie innovative per monitorare la presenza di questiinsetti e neutralizzare i loro nidi, tramite lo sviluppodi un sofisticato radar. Purtroppo in questo caso, con-siderata la situazione e la biologia della specie, lacompleta eliminazione del calabrone asiatico datutto il territorio nazionale, che sarebbe la strategiadi gestione preferibile in quanto più economica edefficace del controllo permanente di una popola-zione introdotta, non è fattibile.

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potrebbe ben presto scomparire per sempre. Non sitratta di ipotesi tanto remote: è già accaduto per altrespecie. La competizione di una specie aliena nei con-fronti di specie native dalle esigenze ecologiche ana-loghe, ovvero l’ibridazione tra due specie affini venutea contatto proprio a causa delle immissioni da partedell’uomo, sono solo alcuni dei principali tipi di im-patto causati dalle invasioni biologiche.

Le specie aliene possono infatti interagire con quelleindigene, quindi tipiche del luogo in cui si trovano, at-traverso complesse dinamiche di predazione, oppurecontribuendo alla diffusione di malattie e parassiti, inalcuni casi dai risvolti pericolosi anche per l’uomo. Unesempio piuttosto evidente è quello della testugginedalle guance rosse, un piccolo rettile di origine norda-mericana ormai introdotto in tutta Italia a seguito delcommercio di animali da compagnia. Questa specie,una volta introdotta nell’ambiente naturale, si nutre diuna grande quantità di altre specie, di origine sia ani-male che vegetale. Inoltre è nota essere un vettore divari agenti patogeni, come la salmonella (la cui pre-senza è piuttosto comune nei rettili). Per quanto rari,esistono peraltro casi documentati di infezioni chehanno provocato l’insorgenza di meningite, con conse-guenze a volte fatali, soprattutto nei bambini.

L’insorgenza di malattie a causa delle introduzioni dispecie aliene ha avuto conseguenze nella storia del-l’uomo anche più inquietanti: basti ricordare le tre-mende epidemie di peste che hanno tormentatol’Europa, causate dall’antica introduzione del rattonero, una specie originaria del subcontinente indiano.

Il fenomeno delle invasioni biologiche può assumere contorni decisamente allarmanti nei sistemi insulari, dove le specie aliene invasivesono considerate la principale causa di estinzione di quelle indigene.

Talvolta le specie aliene sono responsabili di ingentidanni economici persino alle attività produttive del-l’uomo e alle infrastrutture. Solo in Europa, l’impattoeconomico delle invasioni biologiche è stimato in unminimo di 12 miliardi di euro all’anno. Una cifra peral-tro conservativa, dato che si basa su un campione limi-tato di specie. D’altra parte, i danni economici provocatidalle specie aliene invasive negli USA, Gran Bretagna,Australia, Sud Africa, India and Brasile sono stati valu-tati in circa 300 miliardi di dollari all’anno. In Italia nonesistono studi esaustivi sull’impatto economico dellespecie aliene, ma alcuni studi specifici possono dareun’idea dell’ordine di grandezza dei danni associati aquesto problema. Un esempio è quello della nutria,grosso roditore di origine sudamericana, responsabiledi ingenti danni all’agricoltura e agli argini di canali ecorsi d’acqua. Complessivamente, tra il 1995 e il 2000,l’impatto economico di questa specie è stato stimato inoltre 11 milioni di euro, senza contare i 2,8 milioni dieuro necessari per il controllo delle sue popolazioni. Sitratta di cifre assai significative, che dovrebbero far ri-flettere sull’opportunità di sostenere sempre più, ancheeconomicamente, la ricerca di adeguate strategie di ge-stione per affrontare questa problematica.

Per consentire una categorizzazione degli impatti il piùoggettiva possibile e comparabile tra specie diverse epaesi diversi, sono stati sviluppati dei sistemi analoghi,per struttura e approccio generale, alla lista rossa dellespecie minacciate redatta dall’IUCN. Si tratta dei si-

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stemi EICAT e SEICAT, finalizzati rispettivamente allacategorizzazione degli impatti di tipo ambientale e ditipo socio-economico. Il primo dei due è ormai in unafase molto avanzata di sviluppo ed è stato propostocome standard globale da parte dell’IUCN.

È necessario chiarire che, nonostante il grande nu-mero di specie oggetto di introduzione nel mondo,solo una piccola parte (circa il 10%) riesce ad inse-diarsi con successo e a sua volta la probabilità chequesta risulti invasiva e dannosa è relativamentebassa (di nuovo, appena il 10% circa). Ciò nonostante,è stato dimostrato che le specie aliene invasive rap-presentano la seconda minaccia più importante pergli uccelli, dal momento che hanno un impatto sul52% delle specie in “pericolo critico” e il 51% di tuttele specie minacciate. Per altro rappresentano il quarto

fattore di minaccia più importante per gli anfibi, e ilterzo per i mammiferi minacciati. Secondo alcune ri-cerche, in 170 delle 680 estinzioni conosciute nelregno animale per le quali sono note le cause, ben il54% include le specie aliene, e in 1 caso su 5 le speciealiene invasive sono addirittura l’unica causa riportata.Altri studi condotti su scala europea hanno dimostratoche delle 174 specie in “pericolo critico” secondo laLista Rossa dell’IUCN, 65 lo sono a causa delle speciealiene invasive.

Per questo motivo molti esperti sostengono che le in-troduzioni di specie aliene abbiano un impatto sullabiodiversità e sull’uomo paragonabile a quello causatodagli attuali tassi di emissione di gas nocivi nell’atmo-sfera - se non addirittura a quelli provocati dai disastrinaturali - e come tali andrebbero gestite.

introduzione

Impatto ambientale EICAT Impatto socio-economico SEICAT

Massiccio Estinzione locale di una specie e cambiamento irreversibile nella composizione della comunità (anche in caso di rimozione della specie aliena responsabile)

Massiccio Scomparsa permanente e irreversibile di un’attività nell’area invasa dalla specie aliena responsabile(per almeno un decennio dopo la sua rimozione)

Grande Cambiamento nella composizione della comunitàche può essere reversibile in caso di rimozione della speciealiena responsabile

Grande Scomparsa di un’attività nell’area invasa dalla specie aliena responsabile (il cambiamento è reversibile nel corso di un decennio dopo la sua rimozione)

Moderato Declino nella densità di popolazione, ma nessun cambiamento nella composizione della comunità

Moderato Effetto negativo sul benessere della gente, che nonpuò svolgere le normali attività al punto da abbandonarla e passare ad altre attività. Generale riduzione del benessere

Minore Riduzione della salute degli individui ma nessun declino della densità di popolazione, ma nessuncambiamento nella composizione della comunità

Minore Effetto negativo sul benessere della gente, che non può svolgere le normali attività, benchè questa non sia abbandonata. Generale riduzione del benessere

Minimo Nessuna effetto sulla salute degli individui della specie nativa Minimo Non sono noti impatti dannosi per l’uomo

Mancanza di dati Assenza di informazioni sufficienti per classificare l’impatto in maniera corretta

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I vettori di introduzione delle specie alieneLe introduzioni di specie aliene, ancorché tutte provo-cate in un modo o nell’altro dall’uomo e dalle sue at-tività, si distinguono in due grossi gruppi: quelleintenzionali e quelle accidentali. Per entrambe questecategorie il commercio gioca un ruolo chiave e rappre-senta la causa prima che sottende alle invasioni bio-logiche. Infatti gli scambi commerciali, oltre adeterminare introduzioni intenzionali, concorrono in-direttamente anche allo spostamento generalizzato dimerci da un paese all’altro e con loro un carico indefi-nito di specie aliene.

Fanno parte delle introduzioni intenzionali, tuttequelle immissioni di piante e animali finalizzate al loroinsediamento in natura per i motivi più svariati. Fin daitempi più antichi, per esempio, numerose specie ani-mali sono state introdotte a scopo alimentare, venato-rio e alieutico, ovvero per poter disporre di risorse daprelevare all’occorrenza. Ne sono un esempio le fre-quenti immissioni di pesci che hanno completamentestravolto le comunità ittiche di tutti i bacini d’acquainterni, ma anche i rilasci di selvaggina, come lepri efagiani, o animali da pelliccia, come la nutria, il caneprocione e il visone americano. Analogamente, molteimmissioni sono state condotte a scopo produttivo,come nel caso delle specie aliene di interesse agricolo,per il rimboschimento, l’acquacoltura e l’allevamento.

Rientrano in questo ambito anche le immissioni fina-lizzate al controllo biologico. In questo caso si trattadi un tipo di immissioni praticato allo scopo di elimi-nare in maniera efficace eventuali organismi “indesi-derati”. Un esempio è la psilla, un piccolo coleotterointrodotto nel Regno Unito per combattere la diffu-

sione della fallopia, una pianta altamente invasiva -originaria di Cina, Giappone e Corea - introdotta in Eu-ropa a scopo ornamentale. In passato però questo ge-nere di introduzioni, la cui efficacia è legata allaspecificità del rapporto preda-predatore instauratonell’ambiente interessato, è stato a volte condotto acuor leggero, spesso con l’immissione di specie gene-raliste, e quindi solite mancare il loro “bersaglio” perrivolgersi invece a specie più facilmente accessibili equindi spesso vulnerabili, con conseguenze facilmenteimmaginabili per le specie native. Ad esempio, proprioin Italia, negli anni ’50 del secolo scorso, alcuni esem-plari di mangusta grigia indiana furono liberati nelparco nazionale del Circeo per tenere lontani ratti e vi-pere. Per alcune decine di anni la specie si diffuse nellazona, pur senza ridurre in alcun modo vipere e ratti. Poiimprovvisamente scomparve, con molta probabilità percause naturali. Se così non fosse stato le conseguenzenel lungo termine sarebbero state disastrose per la no-stra fauna, proprio come accaduto con analoghe im-missioni in altri paesi d’Europa e del mondo.

Più complesse sono le motivazioni di carattere socio-economico, emozionale e politico, che hanno favoritoe promosso l’introduzione e la conseguente diffusionedi molte specie domestiche nell’ambiente naturale. Nelmondo sono soprattutto conigli, capre selvatiche, ma-iali, cani e gatti a minacciare in maniera più disastrosae irreversibile molte comunità indigene. In passato esi-stevano nel mondo persino delle società di acclimata-zione, responsabili di aver sistematicamente spostatoanimali e piante in ogni parte del globo, con risultati avolte catastrofici.

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7introduzioneSono invece tipiche introduzioni accidentali quelle

legate al trasporto involontario di animali come i rattisulle navi o gli invertebrati attraverso lo spostamentodi materiali e containers, la fuga di animali dalla cat-tività (ad esempio dalle case dei privati cittadini o daigiardini zoologici), e la diffusione di piante da am-bienti chiusi o controllati (ad esempio da vivai o giar-dini botanici).

Attualmente, il commercio di animali da compagnia èconsiderato uno dei principali vettori responsabilidelle immissioni di specie aliene. Negli ultimi decenniad esempio, le esigenze di mercato condizionate dallerichieste di animali da compagnia e da collezionismo,hanno contribuito ad aumentare la casistica delle in-troduzioni. Un tipico esempio è quello che riguarda irettili, in particolare le testuggini d’acqua dolce, spessoabbandonate dai cittadini nei fiumi e i laghi dentro efuori le città, con gravi ripercussioni per gli ambientinaturali. L’esempio più significativo è quello della te-stuggine dalle guance rosse, una specie molto inva-siva di origine nordamericana. A seguito dellasospensione del suo commercio, giustificata appuntodal serio impatto sulla salute dell’ambiente e del-l’uomo in generale, il mercato ha spostato la sua at-tenzione su altre specie aliene. Come risultato, recentistudi hanno evidenziato che nel nostro territorio sonoormai presenti numerose specie non autoctone. In unsolo laghetto in un parco di Roma ne sono state con-tate una decina, tutte potenzialmente pericolose perla nostra biodiversità.

Considerate le inevitabili difficoltà insite nel regola-mentare opportunamente lo spostamento delle crea-ture viventi al seguito dell’uomo, è prevedibile chenegli anni a venire le problematiche legate alle inva-

I conigli di Plinio

L’impatto delle specie aliene è un problema tantoantico quanto la storia dell’uomo. Nella sua NaturalisHistoria, Plinio il Vecchio narrava già duemila anni fal’aneddoto dell’imperatore Augusto implorato dagliabitanti delle Baleari affinché mandasse l’esercitoper liberarli dal flagello dei conigli (libro VIII, 218).Il coniglio, allora come oggi, è una delle speciealiene più problematiche e insidiose per la biodiver-sità a livello globale. Inizialmente proprio i Romanicontribuirono a diffondere questa specie (nativadella penisola Iberica e forse del Maghreb) in altripaesi europei. Successivamente, in altre epoche, ilconiglio è stato introdotto in numerose altre partidel mondo, compresa un’infinità di isole oceaniche.Al punto che questa specie aliena - purtroppo nondiversamente da molte altre - rappresenta ormai unadelle minacce più insidiose per la biodiversità a li-vello globale. La stessa UE ha finanziato diversi pro-getti per la sua eliminazione, ad esempio nel casodei progetti LIFE nell’arcipelago di Madeira (Porto-gallo) e nelle Baleari (Spagna).

Il coniglio è però una specie particolare. In quantospecie nativa nella penisola Iberica, non può essereconsiderato una specie aliena in Europa. Peraltroproprio in Spagna sono stati promossi progetti perla conservazione di questa specie, in quanto predaelettiva della lince iberica, che è una delle speciemaggiormente minacciate nell’UE. Questo a dimo-strazione della complessità che caratterizza la ge-stione del fenomeno delle invasioni biologiche.

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sioni biologiche siano destinate a farsi sentire con fre-quenza e intensità sempre maggiore. Infatti, le intro-duzioni non intenzionali rappresentano unaconseguenza delle varie attività legate al commercio,di cui il turismo rappresenta un caso particolare. Ilcommercio e il turismo sono responsabili del trasportopassivo di molte specie all’interno di navi (ad esempionelle acque delle cisterne), aerei, autotreni e container,al sicuro tra carichi di frutta, legname, semi o altri ge-neri di mercanzie e derrate alimentari provenienti daogni angolo della terra.

La gestione delle specie alieneIl contrasto alle invasioni biologiche rappresenta unadelle maggiori sfide ambientali del nuovo millennio. Ilrischio di perdita di biodiversità provocato dall’intro-duzione di specie aliene e le varie problematiche dicarattere economico, sanitario e socio-culturale chescaturiscono da questo genere di “inquinamento bio-logico” mettono in discussione molti aspetti delle so-cietà moderne, come le attuali politiche che regolanogli scambi commerciali e lo sfruttamento dell’am-biente, le strutture del sistema economico globale esoprattutto i fondamenti etici del rapporto dell’uomocon gli altri organismi viventi. Esistono tuttavia dellestrategie di gestione efficaci e ben collaudate, capacidi dare risultati molto incoraggianti, soprattutto qua-lora sostenute da una chiara volontà politica e da nor-mative adeguate.

Per assicurare una corretta ed efficace gestione delproblema, è necessario prevedere una rete di moni-toraggio e sorveglianza, affiancata da un sistema dirilevamento precoce e di rapida risposta. Questo asua volta deve essere adeguatamente supportato daun protocollo utile a garantire un flusso di informa-

zioni rapido, trasparente e affidabile. L’obiettivo èquello di consentire alle autorità preposte di indivi-duare e intraprendere tutte le misure necessarie adaffrontare il problema delle invasioni biologiche. Inquesto contesto, le misure da tenere in debita consi-derazione sono la prevenzione, l’eradicazione e ilcontrollo (o il contenimento).

La prevenzione rappresenta certamente l’arma più ef-ficace per affrontare questo serio problema e limitarei danni complessivi che esso comporta. Tra tutte leopzioni possibili è inoltre quella di gran lunga piùeconomica, nonché quella eticamente meno proble-matica. Tuttavia quando una specie aliena è riuscitaad insediarsi con successo, le uniche alternative di ge-stione ragionevoli sono l’eradicazione, oppure - lad-dove ciò non sia possibile (dato che in genere èfattibile solo a uno stadio precoce del suo insedia-mento) - il controllo delle popolazioni tramite degliabbattimenti selettivi o delle misure di “conteni-mento”, ad esempio attraverso la sistemazione di op-portune recinzioni.

Le conseguenze delle immissioni non sono facil-mente percepibili per tutti. Per questo motivo l’opi-nione pubblica, le amministrazioni e spesso anche ilmondo accademico non sempre si dimostrano prepa-rati ad affrontare questa problematica con la neces-saria determinazione. Le iniziative di prevenzione,così come quelle di gestione, sono spesso ostacolateda problemi tecnici ed economici di varia natura. Inol-tre, soprattutto nel caso delle iniziative di controlloo eradicazione della fauna, entrano in gioco delicatesensibilità di ordine etico.

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Queste problematiche spesso causano un ritardo nellerisposte, che poi a sua volta può rendere necessarial’attivazione di misure ancora più drastiche di quelleche sarebbe stato possibile adottare in una fase pre-coce. Ad esempio in Inghilterra si è intervenuto neglianni ’80 del secolo scorso eradicando una consistentepopolazione di nutrie, trappolando oltre 30.000 ani-mali. In Italia si è aspettato decenni prima di capire lanecessità di controllare questo roditore (che oltre acausare danni all’agricoltura indebolisce le arginaturedei canali compromettendo la sicurezza idraulica deiterritori). Di conseguenza attualmente in Italia è ne-cessario rimuovere ogni anno molte più nutrie diquante ne siano state eliminate nell’intera eradica-zione realizzata in Inghilterra, senza peraltro risolvereil problema, che richiede interventi ripetuti tutti glianni.

È per questo che le azioni di informazione e sensibi-lizzazione dell’opinione pubblica dovrebbero essereconsiderate sempre prioritarie nell’ambito delle atti-vità di conservazione della natura.

I vantaggi di una risposta rapida alle invasioni sonopiuttosto intuitivi: basti pensare a quante risorse finorainvestite per la loro gestione verrebbero risparmiate,per non contare costi relativi ai danni diretti. Poi cisono studi che lo dimostrano chiaramente. Ad esempioè noto che la già citata eradicazione della nutria nelRegno Unito è costata 5 milioni di euro, a fronte di unaspesa che in Italia è stata di 14 milioni di euro in 6anni per il solo controllo sistematico della specie. D’al-tra parte, oramai sono state messe a punto metodolo-gie di eradicazione molto efficaci, a volte supportatedalla disponibilità di sofisticate tecnologie, che con-sentono elevati tassi di successo. Ad esempio, secondouno studio recente nel mondo sono stati effettuati consuccesso oltre 1000 interventi di eradicazione. D’altraparte le eradicazioni sono uno dei pochi interventi chegarantisce risultati tangibili immediati nel campo dellabiologia della conservazione: un’analisi della listarossa dell’IUCN ha mostrato che ben 11 specie di uc-celli, 5 di mammiferi e una di anfibi hanno miglioratoil loro stato di conservazione proprio a seguito dell’era-dicazione di specie aliene invasive.

introduzione

La gestione delle specie aliene per il sociale

Le gestione delle specie aliene ha spesso provocato conflitti di tipo sociale legati alla non accettabilità da unaparte dell’opinione pubblica nei confronti della soppressione e dell’eliminazione di piante e animali. È peròimportante sottolineare che le specie aliene possono essere anche un’opportunità e un’occasione di riscattosociale. Tra i progetti LIFE che hanno contribuito alla gestione delle specie aliene ce n’é uno che si distinguedagli altri per il suo contributo di innovazione nel campo del sociale. Si tratta del progetto portoghese BRIGHT(LIFE10 NAT/PT/000075) finalizzato al recupero di habitat minacciati da piante aliene invasive. L’aspetto in-novativo, che gli è anche valso un ampio riconoscimento e grande visibilità anche tra i media, è stato l’impegnoprofuso nel sociale. Infatti le attività di controllo e conservazione dell’habitat minacciato sono state svoltedallo staff del progetto in collaborazione con un team di 7 detenuti del carcere regionale di Coimbra. A dimo-strazione del valore riabilitativo di questa collaborazione, il detenuto che per primo ha finito di scontare lapena ha avuto l’opportunità di entrare a far parte del team del progetto a tempo pieno.

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La normativa UE sulle specie aliene Un passo fondamentale nel regolamentare dal puntodi vista legislativo le misure necessarie per la preven-zione delle introduzioni delle specie aliene e la lorogestione, è stato compiuto dall’Unione Europa con lapromulgazione di una normativa specificamente dedi-cata al problema. Si tratta del Regolamento UE n°1143/2014, che contiene una serie di disposizioni voltea prevenire e gestire l’introduzione e la diffusionedelle specie aliene invasive.In particolare questo regolamento, immediatamenteattuativo in tutti gli stati membri, si basa su tre assifondamentali:• La prevenzione• Il rilevamento precoce e la rapida eradicazione• La gestione delle specie aliene ampiamente diffuseL’attenzione del regolamento è rivolta soprattutto allespecie chiamate di “rilevanza unionale”: si tratta di unaselezione di specie aliene per le quali - sulla base dicriteri molti rigorosi di valutazione del rischio - è statostabilito che l’introduzione nell’ambiente naturalepossa avere un impatto significativo sulla biodiversitàe gli ecosistemi associati. Una prima lista di 37 specie(di cui 14 piante e 23 animali) è entrata in vigore nel-l’agosto del 2016 e una ulteriore lista di 12 specie - dicui 9 piante e 3 animali - è stata approvata nel luglio2017 (ma per una specie, il cane procione, è bene pre-cisare che l’effettiva inclusione è posticipata al 2 feb-braio 2019) portando complessivamente a 49 le specieinserite nella lista unionale.

In tabella è riportato l’elenco completo delle 49 speciepresenti nella lista di rilevanza unionale ai sensi del re-golamento UE 1143/14. Per ogni specie è indicato ilnome scientifico, il nome comune e la presenza in Italia.

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11introduzioneNome scientifico Nome comune Presenza in Italia

PIANTEAlternanthera philoxeroides Erba degli alligatori LocalizzataAsclepias syriaca Pianta dei pappagalli DiffusaBaccharis halimifolia Baccharis a foglie di alimio DiffusaCabomba caroliniana Cabomba Caroliniana AssenteEichhornia crassipes Giacinto d’acqua LocalizzataElodea nuttallii Peste d’acqua di Nuttall DiffusaGunnera tinctoria Rabarbaro gigante AssenteHeracleum mantegazzianum Panace di Mantegazza LocalizzataHeracleum persicum Panace della Persia AssenteHeracleum sosnowskyi Panace di Sosnowsky AssenteHydrocotyle ranunculoides Soldinella reniforme DiffusaImpatiens glandulifera Balsamina ghiandolosa DiffusaLagarosiphon major Peste d’acqua arcuata DiffusaLudwigia grandiflora Porracchia a grandi fiori LocalizzataLudwigia peploides Porracchia plepoide DiffusaLysichiton americanus Lysichiton americano AssenteMicrostegium vimineum Stiltgrass giapponese AssenteMyriophyllum aquaticum Millefoglio americano DiffusaMyriophyllum heterophyllum Millefoglio AssenteParthenium hysterophorus Partenio infestante AssentePennisetum setaceum Penniseto allungato DiffusaPersicaria perfoliata Persicaria perfoliata AssentePueraria montana var. lobata Pueraria Localizzata

INVERTEBRATIEriocheir sinensis Granchio cinese Segnalazioni sporadiche da confermareOrconectes limosus Gambero americano DiffusaOrconectes virilis Gambero virile AssentePacifastacus leniusculus Gambero della California DiffusaProcambarus clarkii Gambero rosso della Louisiana DiffusaProcambarus fallax f. virginalis Gambero marmorato DiffusaVespa velutina nigrithorax Calabrone asiatico a zampe gialle Localizzata

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Nome scientifico Nome comune Presenza in Italia

PESCIPerccottus glenii AssentePseudorasbora parva Pseudorasbora Diffusa

ANFIBILithobates (Rana) catesbeianus Rana toro americana Localizzata

RETTILITrachemys scripta Tartaruga palustre americana Diffusa

UCCELLIAlopochen egyptiacus Oca egiziana LocalizzataCorvus splendens Corvo indiano delle case AssenteOxyura jamaicensis Gobbo della Giamaica OccasionaleThreskiornis aethiopicus Ibis sacro Diffusa

MAMMIFERICallosciurus erythraeus Scoiattolo di Pallas LocalizzataHerpestes javanicus Mangusta indiana AssenteMuntiacus reevesii Muntjak della Cina AssenteMyocastor coypus Nutria DiffusaNasua nasua Nasua o coati rosso AssenteNyctereutes procyonoides Cane procione LocalizzataOndatra zibethicus Topo muschiato Presenza occasionale da confermareProcyon lotor Procione o orsetto lavatore LocalizzataSciurus carolinensis Scoiattolo grigio DiffusaSciurus niger Scoiattolo volpe AssenteTamias sibiricus Tamia siberiano Localizzata

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13introduzioneIl Regolamento UE è stato impostato in maniera da

poter gradualmente integrare la lista secondo le esi-genze, ad esempio a seconda del rischio che nuovespecie aliene possano essere introdotte e causaredanni nell’ambiente. L’obiettivo è quello di assicurareche la lista contenga tutte quelle specie la cui inclu-sione contribuisca a mettere in pratica le misure piùefficaci a prevenire o mitigare il loro impatto sullabiodiversità e l’ambiente in generale. La lista di spe-cie aliene oggetto di regolamentazione è dunqueuno strumento flessibile e dinamico, che è possibileaggiornare mano a mano che gli studi di valutazionedei rischi per l’ambiente e la biodiversità saranno di-sponibili.

Le misure che sono legate all’attuazione del regola-mento, in linea con i tre assi citati sopra, sono riassu-mibili come segue:

• La prevenzioneAl fine di prevenire nuove immissioni o l’ulteriore dif-fusione delle specie aliene, è previsto che per tutte lespecie elencate nel regolamento sia vietata l’introdu-zione nonché la detenzione e la riproduzione, l’utilizzo,il commercio, lo scambio e il trasporto. Inoltre, al fine di prevenire le immissioni non intenzio-nali, il regolamento prevede la predisposizione di pianidi gestione dei principali vettori di introduzione.

• Il rilevamento precoce e la rapida eradicazioneA questo scopo gli stati membri dell’UE hanno l’ob-bligo di attivare delle misure di sorveglianza lungo iconfini nazionali, finalizzati a monitorare l’eventualeentrata delle specie elencate nel regolamento. L’im-portazione di queste specie è anche soggetta ai ne-cessari controlli doganali (che in Italia, i questo

contesto, sono effettuati con la collaborazione dei ser-vizi veterinari e fitosanitari).

Il passo successivo all’identificazione di una speciealiena elencata nel regolamento UE è quello di esserenotificata alle autorità preposte, che dovranno proce-dere alla loro immediata eliminazione. A questo scopo,è comunque previsto che siano scelti metodi in gradodi risparmiare, se possibile, ogni sofferenza agli indivi-dui interessati.

• La gestione delle specie aliene ampiamente diffusePer tutte le specie la cui eliminazione non è fattibilein quanto troppo diffuse sul territorio, è necessario pia-nificare e attuare delle efficaci misure di gestione chene limitino l’impatto, oltre che l’eventuale diffusionein altri paesi.

Esistono comunque delle possibilità di deroga alle di-sposizioni del regolamento UE, ad esempio nel caso incui le specie aliene incluse nella lista di “rilevanzaunionale” siano necessarie per la conduzione di ricer-che scientifiche e mediche, per le attività di conserva-zione della biodiversità, e per ulteriori eventuali motividi interesse generale e imperativo, anche di naturasocio-economica. La condizione è che tutte queste at-tività siano condotte in strutture che impediscano lafuga di tali specie aliene.

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La normativa nazionale

In Italia il Regolamento UE 1143/2014 è applicato at-traverso il Decreto Legislativo 230 del 15 dicembre2017, che ha introdotto numerose prescrizioni per evi-tare che le specie siano introdotte accidentalmente ovolontariamente, o che si diffondano ulteriormente. Icittadini che possiedono animali o piante apparte-nenti alle specie di cui la detenzione è vietata, devonofarne denuncia entro 180 giorni dall’entrata in vigoredel Decreto Legislativo, e potranno poi detenerli finoalla loro morte naturale, purché non li facciano ripro-durre, evitino rischi di fuga e non li rilascino nell’am-biente. Il Decreto Legislativo introduce anchespecifiche sanzioni penali e amministrative, calibratein base alla gravità delle violazioni alle disposizionidel regolamento (che in parte saranno utilizzati pro-prio per l’attuazione delle misure previste dal regola-mento stesso). Ad esempio, l’allevamento, la vendita oil rilascio nell’ambiente di specie di rilevanza unionaleè punita con l’arresto fino a tre anni o con l’ammendada € 10.000 a € 150.000.

Eccezionalmente, il Ministero dell’Ambiente e dellaTutela del Territorio e del Mare può concedere de-roghe per la detenzione o l’allevamento/coltivazioneper esempio per ricerca scientifica o per uso medico.Il Ministero dell’Ambiente rappresenta l’autorità diriferimento per la Commissione Europea per l’attua-zione del Regolamento, esegue ispezioni e controlli,e svolge una funzione di coordinamento fra le varieamministrazioni pubbliche coinvolte, mentre Re-gioni, Province Autonome e Aree protette nazionalihanno il compito di assicurare il monitoraggio per-manentemente del loro territorio e attuare i dovutiinterventi di gestione. L’Istituto Superiore per la Pro-

Alieni in vista!Al fine di assicurare un’efficace applicazione del re-golamento, negli ultimi anni la Commissione Europeaha finanziato diversi studi atti a identificare le speciealiene da includere nella lista di quelle consideratecome una minaccia per la conservazione della biodi-versità nell’UE. Un primo studio è stato finalizzatoalla definizione dei criteri minimi standard necessariper valutare la qualità degli studi di valutazione delrischio di introduzione di specie aliene. L’obiettivo eradi verificare l’esistenza di studi adatti o adattabili allasituazione europea per gli scopi del regolamento. Ilrisultato è stato che un certo numero di specie giàvalutate nell’ambito di analisi condotte dall’EPPO(l’organizzazione europea per la protezione dellepiante) e dal Regno Unito sono stati considerati validie utili alla proposta del primo elenco di specie.

Successivamente, la Commissione Europea ha pro-mosso uno studio volto all’identificazione di speciealiene emergenti, ovvero di specie non ancora pre-senti nel territorio UE o presenti in maniera moltolocalizzata, per le quali esiste una discreta probabi-lità che in futuro possano insediarsi stabilmente ecausare danni (come spesso già dimostrato in paesifuori dall’UE). L’obiettivo è quello di verificare perquali specie andrebbero pianificati in via prioritariagli studi di valutazione del rischio, per una loro pos-sibile inclusione negli elenchi del regolamento. Que-sto studio ha portato all’identificazione di ben 250specie, di cui 95 considerate come prioritarie o alta-mente prioritarie. Una parte di queste specie è at-tualmente oggetto di studio per valutarne il rischioin base ai criteri stabiliti dal regolamento ed èquindi possibile che in futuro si vadano aggiungerealle specie già elencate.

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tezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è l’ente diriferimento per fornire il necessario supporto tec-nico e scientifico. Contribuiscono inoltre all’attua-zione delle varie prescrizioni della normativa leautorità doganali e i Carabinieri forestali. i

ntroduzione

Specie aliene escluse dal regolamentoLe specie di “rilevanza unionale” non includono pa-rassiti e agenti patogeni e neanche specie il cui im-patto è unicamente di tipo socio-economico. Un casoeclatante di specie che, per questo motivo, potrebbenon rientrare mai nella lista di specie di rilevanzaunionale, è l’Ambrosia artemisiifolia, una pianta infe-stante di origine nordamericana, nota soprattuttoper le sue proprietà altamente allergeniche. Il suoimpatto sulla biodiversità non è però ben documen-tato e per questo potrebbe sfuggire alle “maglie” delregolamento UE. Però è noto che il polline di questaspecie rappresenta un serio pericolo per la salutedell’uomo, in quanto provoca allergie sotto forma diraffreddore da fieno, asma e orticaria. In Lombardia,ad esempio, le allergopatie da ambrosia nelle areedi maggior infestazione colpiscono il 10% della po-polazione. Nella sola provincia di Milano le spesesanitarie sostenute per visite e trattamenti correlatialle allergopatie da ambrosia sono dell’ordine digrandezza dei 2 milioni di euro l’anno. Negli ultimianni la specie si è rapidamente diffusa in tutta l’Ita-lia settentrionale e sta ora spingendosi anche versole regioni centrali. È dunque facile immaginare leconseguenze sanitarie ed economiche di una possi-bile diffusione di questa specie aliena nel resto dellapenisola.

Strumenti finanziari e progettiNon esistono strumenti finanziari specificamentededicati all’applicazione del regolamento sulle spe-cie aliene, ma alcuni programmi – tra cui LIFE, Hori-zon 2020 e i fondi rurali - sono utilizzabili perprogetti di gestione e ricerca in questo campo. I progetti LIFE sono stati storicamente pionieri nelcampo della gestione delle specie aliene in Europa.A loro si deve l’attuazione di azioni pilota successi-vamente replicate con successo anche in altri con-testi, come la possibilità di sviluppare metodologiee tecnologie d’avanguardia e di confrontarsi conl’opinione pubblica sul problema delle invasioni bio-logiche. Uno dei progetti più significativi in Italia èstato quello di Montecristo 2010, che ha avuto ilgrande merito di dimostrare come sia possibile mi-gliorare significativamente lo stato di conservazionedi una specie con la rimozione di un predatorealieno. Nella fattispecie il successo riproduttivo diun’importante popolazione di berta minore, untempo ridotto a zero, è salito al 90% a seguito del-l’eradicazione del ratto nero.

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piante

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A. philoxeroides è una pianta acquatica erbacea pe-renne, emergente. Fusto prostrato-ascendente (talorareptante), 20-100 cm, cilindrico, tubuloso, ramoso, gla-bro, radicante ai nodi. Foglie ovate o lanceolate, lun-ghe 2-10 cm, larghe 0.5-2 cm, subsessili, le superioribrevemente picciolate, intere, con apice acuto od ot-tuso, mucronato, sparsamente pubescenti sulla paginasuperiore. Fiori bianchi, in glomeruli ascellari subsfe-rici od ovoidali (diametro 1-1.6 cm), peduncolati, tepali5, glabri, lanceolati, con apice acuto o arrotondato.Frutto indeiscente, ovoidale, bruno, contenente un soloseme lenticolare. Frutti e semi non stati ancora osser-vati in Italia. Sono stati descritti due diversi biotipi perla Florida, con una morfologia differente delle foglie:A. philoxeroides f. philoxeroides e A. philoxeroides f. an-gustifolia. Queste due entità hanno un diverso numerocromosomico.

ERBA DEGLI ALLIGATORIAlternanthera philoxeroides (Mart.) Griseb.Nome inglese: Alligator weed

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleA. philoxeroides è considerata nativa del Sud America(Argentina, Brasile, Paraguay).Area di introduzione nel mondoIntrodotta in America Settentrionale e Centrale, Caraibi,Asia tropicale, Oceania ed Europa.Area di introduzione in EuropaIn Europa è presente in Francia e Italia. La primasegnalazione per l’Europa è stata fatta proprio in Italia,presso Pisa nel 2001.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAMolto localizzata, segnalata in Toscana e nel Lazio.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAA. philoxeroides si riproduce prevalentemente perpropagazione vegetativa, attraverso la frammentazione delfusto e molto raramente da seme. Si può trattare di auto-frammentazione (cladoptosi) o di frammentazione meccanicadovuta ad agenti esterni. Nell’ambito dell’areale invaso laproduzione di semi è stata osservata solo in Cina. Latemperatura ottimale per la crescita e per la propagazionevegetativa è di 30 °C; la crescita si blocca a 7 °C, tuttavia A.philoxeroides tollera temperature medie annuali compresetra i 10 e 20 °C. Tollera valori di pH compresi tra 4.8 e 7.7. Ilgelo ed il ghiaccio distruggono le parti esposte, tuttavia ifusti che permangono in micro-siti parzialmente protetticonsentono il superamento della stagione fredda.

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe DicotyledonaeOrdine Caryophyllales

Famiglia AmaranthaceaeSinonimi principali Bucholzia philoxeroides Mart.,

Achyranthes paludosa Bunbury, Celosia amphibia Salzm. ex Moq., Telanthera philoxeroides (Mart.) Moq.

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19piante

HabitatA. philoxeroides cresce in ambienti acquatici, ripariali eterrestri sia nelle zone di origine che nell’areale invaso.Preferisce acque non profonde e a lento scorrimento.Cresce anche in terreni disturbati, aree agricole e campicoltivati, ambienti urbani e antropizzati.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONENon riveste alcun interesse applicativo od ornamentale. Lasua introduzione in Europa ed in Italia è moltoprobabilmente di tipo accidentale, legata alla possibileconfusione con altre specie ed al trasporto comecontaminante di mangimi per uccelli di origine extra-europea e nei vasi di piante da bonsai. In Australia e NuovaZelanda è stata osservata la sua presenza accidentalenelle acque di zavorra. Una volta insediata, può esserediffusa nel sistema dei corpi idrici dalle attività dell’uomo,dalle imbarcazioni e dagli attrezzi utilizzati per la pesca,come anche da organismi acquatici.

IMPATTI SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitario e socioeconomicoNon ci sono rischi diretti o indiretti per la salute dell’uomo.Non sono stati ancora documentati impatti di tipo socio-economico in Italia ed Europa, tuttavia si tratta di unaspecie che potrebbe divenire infestante nelle risaie. Lapresenza di dense comunità interferisce negativamentecon le attività di pesca e con le attività ricreative nelleacque dolci.Impatto su altre specieA. philoxeroides forma dense comunità monospecifiche cheriducono quindi in modo molto marcato la diversità dispecie native nelle zone invase, anche se non ci sonoinformazioni dirette per quanto riguarda l’Europa. Impatto sugli ecosistemiDiversi studi hanno messo in evidenza che le dense

comunità monospecifiche di questa specie invasiva, cosìcome nel caso di altre specie invasive simili, determinanosignificative modifiche chimico-fisiche e del ciclo deinutrienti nelle acque invase.

METODI DI GESTIONELa principale forma di gestione è la prevenzione (controllodei possibili vettori accidentali di introduzione e diffusionesecondaria) ed il rapido intervento di eradicazione nellezone invase. La lotta per il controllo dello sviluppo dellespecie acquatiche è sempre molto difficile. Il controllomeccanico deve prevedere appositi strumenti (ad. es.barriere galleggianti) per ridurre il rischio di diffusioneaccidentale di frammenti. Per ulteriori approfondimenti sulcontrollo si rimanda allo standard EPPO (PM 9/19(1):Invasive alien aquatic plants, DOI: 10.1111/epp.12165).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleAmerica settentrionale (grandi pianure degli Stati Uniticentrali e orientali e aree adiacenti del Canada).Area di introduzione nel mondoEuropa, Giappone, Iraq e altre parti dell’Americasettentrionale.Area di introduzione in EuropaSpagna, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Germania,Danimarca, Polonia, Lituania, Ucraina, Russia, Svizzera, Austria,Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia, Montenegro, RepubblicaCeca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Moldova, Bulgaria.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIACasuale o naturalizzata nelle regioni dell'arco alpino, inEmilia Romagna e Basilicata.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa riproduzione è sia di tipo sessuale che vegetativo. Ha unampio spettro di impollinatori grazie alla produzione dinettare diurna e notturna, ma l’efficacia dell’impollinazioneè bassa: fruttificano solo 4-6 fiori per infiorescenza, tuttaviaogni follicolo contiene 150-425 semi, che possono esseretrasportati a grande distanza dal vento. I semi rimangonovitali fino a cinque anni e possono germinare moltovelocemente. Le plantule arrivano a fioritura nel secondoanno di vita. Possiede un’elevata capacità di propagazionemediante i rizomi sotterranei, che hanno numerose gemmee in un anno si possono espandere in un raggio di 3 m,dando origine a fitte colonie di cloni.

HabitatSi trova in habitat semi-naturali o antropizzati, come

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Erbacea perenne alta fino a 2 m, legnosa alla base, con-tentente un lattice bianco. Fusti eretti, robusti, con peli la-nuginosi. Radici che penetrano fino a 3.8 m di profonditàe lunghi rizomi tuberosi, che arrivano a 40 cm di profon-dità. Foglie opposte, grandi (10-20 x 5-11 cm), ovato-lan-ceolate, con densi peli bianchi sulla pagina inferiore.Infiorescenze in cime a ombrella, con 10-130 piccoli fiori,rosati, rossi o bianchi superiormente, profumati e ricchi dinettare. Follicoli fusiformi contenenti numerosi piccolisemi, con un ciuffo apicale di lunghi peli sericei.Può essere confusa con Asclepias speciosa, che però ha fo-glie arrotondate o cuoriformi, fusti densamente lanosi efiori più lunghi e meno numerosi.

PIANTA DEI PAPPAGALLI,ALBERO DELLA SETA, LINO D’INDIAAsclepias syriaca L.Nome inglese: Common milkweed

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiospermae)Classe Magnoliopsida (dicotyledonae)

Ordine GentianalesFamiglia Apocinaceae

Sinonimi principali Asclepias cornuti Decne. (nom. illeg.)

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incolti e seminativi, frutteti e vigneti abbandonati, bordistradali e aree ferroviarie, ma anche vicino ai corpi idrici,in prati mesofili, aree umide e margini dei boschi. Crescesu suoli asciutti o ben drenati, leggeri o sabbiosi,mediamente ricchi in nutrienti, in piena luce o leggeraombra. Tuttavia si adatta sia a pH acidi che basici esopporta siccità, salinità del suolo, forte insolazione etemperature elevate.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONESi fanno risalire le prime introduzioni al 1629. È statacoltivata intensivamente nella seconda metà del XIXsecolo, come pianta mellifera, ornamentale, da fibra tessilee da carta, mentre i peli dei semi sono stati usati comeimballaggio, per fare corde e per imbottire giubbotti disalvataggio; la sua coltivazione è stata abbandonataintorno al 1950. I primi dati di spontaneizzazione sono del1736, ma solo nel XX secolo sembra essere entrata in unafase di espansione. È venduta come pianta mellifera eornamentale, ma la sua coltivazione potrebbeincrementare per i molti possibili utilizzi (ad es. olio,gomma, fibre tessili, biocarburante).Si può diffondere a partire dai luoghi di coltivazioneattraverso il vento, ma soprattutto per mezzo dell’uomo,diffondendosi lungo strade e ferrovie, con lamovimentazione di terreni contenenti semi o rizomi e conlo smaltimento in natura dei residui vegetali.

IMPATTI SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitario e socioeconomicoPuò avere impatti sulla salute dovuti alla tossicità del suolattice (irritazione della pelle e, se ingerita,avvelenamenti). Può avere impatti significativi sulleattività agricole per la sua capacità di stabilirsipermanentemente, in densi popolamenti, nelle areecoltivate, e come vettore di malattie virali e fungine. Può

danneggiare l’allevamento, riducendo la produttività deipascoli ed essendo tossica per pecore, bovini, cavalli epollame.Impatto su altre specieIl suo nettare può essere fonte di cibo per vari gruppi diinsetti. Popolamenti estesi e densi possono entrare in forteconcorrenza con la vegetazione nativa; si sono riscontratieffetti negativi sulla copertura delle specie dei pascoli(soprattutto quelle con foglie piccole, bassa produzione disemi e assenza di riproduzione vegetativa).Impatto sugli ecosistemiPuò essere una minaccia per gli habitat di prateriasteppica e di prateria sabbiosa, alcuni dei quali habitatprioritari della rete Natura 2000; il suo effetto è maggiorenegli ambienti già alterati dall’azione antropica.

METODI DI GESTIONESi ritiene che a questo stadio in Europa possa ancoraessere eradicata. È importante la rapida individuazionedelle nuove infestazioni. Per prevenirne la diffusione ènecessario evitare lo spostamento di suolo contaminatoda rizomi e da semi e smaltire correttamente i residuidelle coltivazioni. A causa della profondità del sistemaradicale sia il controllo meccanico che quello chimicosono problematici. Il metodo migliore è la rimozionemanuale dell’intera pianta; oppure il taglio, almeno 3volte l’anno, delle parti aeree e sotterranee (se solodanneggiata riesce a produrre una biomassa ancoramaggiore e dai frammenti di radice non asportati sirigenerano nuove piante). L’aratura è efficace entro 2-3settimane dalla germinazione, quando la formazione digemme sotterraneee non è ancora iniziata. Manti erbosifitti o dense coperture arboree ne ostacolano lapermanenza. Gli erbicidi non sono del tutto efficaci, adesclusione di Glyphosate, e sono sconsigliati in ambientinaturali. Non sono noti agenti per il controllo biologico;numerosi insetti e altri gruppi animali ne danneggiano levarie parti, ma senza effetti avversi; non è appetita dalbestiame per il suo lattice di gusto amaro e tossico.

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Arbusto dioico (fiori maschili e femminili su individui se-parati) a fioritura autunnale, dalla forma eretta e crescitarapida; può raggiungere altezze comprese tra 1 e 3 m (6m nei casi eccezionali). Caratterizzato da foglie semplicie alterne, talvolta opposte, e fiori densamente raggrup-pati: i fiori maschili sono tubulosi, giallastri per via del-l’abbondante polline, mentre quelli femminili sonofilamentosi e biancastri. Le fioriture attirano diverse spe-cie di farfalle per via dell’elevata produzione di nettare. Ifrutti (acheni) sono dotati di lunghi pappi (10-12 mm) ar-gentati e decorativi. B. halimifolia risulta tra le arbustivecoltivate a scopo ornamentale.

BACCHARISA FOGLIE DI ALIMOBaccharis halimifolia L.Nome inglese: Eastern Baccharis

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie originaria del Canada, Stati Uniti e Messico, mapresente anche alle Bahamas e a Cuba.Area di introduzione nel mondoArbusto introdotto in Oceania (Australia e Nuova Zelanda),in Asia (Georgia) ed in Europa.Area di introduzione in EuropaIn Europa, la specie è particolarmente diffusa sulla costaatlantica, dalla Spagna settentrionale al sud dellaBretagna, in Francia. È stata segnalata anche in Olanda,Belgio e nel Regno Unito.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIALa Baccharis a foglie di alimo è stata rilevata soprattuttoin prossimità del delta dei fiumi Po e Piave. Osservata inVeneto, in particolare nella Valle Averto, e in Toscana, neipressi di Livorno.

BIOLOGIA ED ECOLOGIANell’areale europeo, l’arbusto fiorisce tra settembre eottobre. I tassi di germinazione sono molto elevati (70-99%) e non è necessario un periodo di dormienzainvernale; la tolleranza delle plantule a condizioni di scarsaluminosità garantisce il mantenimento di una popolazionestabile e capace di svilupparsi non appena le condizioniambientali diventano favorevoli. Gli individui possonofiorire già al terzo anno di vita e la quantità di semiprodotti è molto elevata (10.000-1.500.000 semi prodottida un individuo in una stagione). I semi nel suolorimangono vitali per almeno 2 anni. Ogni arbusto puòvivere fino a 25 anni.

HabitatColonizza inizialmente habitat di origine antropica comebordi di strada e di canali, campi abbandonati, areeindustriali dismesse. A partire da questi insediamenti,

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine AsteralesFamiglia Asteraceae

Sinonimi principali Baccharis cuneifolia Moench

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arriva a invadere habitat naturali principalmente costieritra cui paludi salmastre, dune fisse, praterie e consorziforestali, ripari dei fiumi soggetti a maree. Nell’arealesecondario invade perlopiù gli habitat in cui lavegetazione nativa è periodicamente disturbata da incendi,inondazioni o attività di animali. In Italia (Toscana) laspecie si è insediata in modo massiccio nei pressi dicomunità a salicornie.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEArbusto importato intenzionalmente a scopo ornamentale.In Europa è presente nei giardini botanici già nel XVIIsecolo e coltivato nei giardini privati nel corso del XIXsecolo, dai quali è successivamente sfuggito,naturalizzandosi allo stato selvatico. Specie diffusasisecondariamente anche in modo spontaneo, tramite ventoe acqua, e sfruttando il passaggio dei veicoli.

IMPATTI SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀDato il suo potenziale riproduttivo, l’elevata capacità didispersione dei semi e l’ampio range di tolleranza aglistress ambientali, questa specie è considerata moltoinvasiva.Rapporti con l’uomo, impatto sanitario e socioeconomicoIn alcune zone dell’areale nativo, la specie è utilizzataper il trattamento di stati febbrili e infiammazionirenali. Nell’areale invaso sono stati accertati gli impattinegativi su agricoltura e allevamento. Nel sud degliStati Uniti è considerata una specie infestante,soprattutto dove i pascoli sono sovrasfruttati; anche inAustralia, la specie è considerata un’infestante dannosaper il pascolamento e per l’arboricoltura da legno. InEuropa, è stata accertato un rallentamento nellaproduzione di sale di alcune saline in Bretagna dovutoalla presenza di B. halimifolia. Infine, ha un impatto sugliaspetti ricreativi del sito invaso in quanto favorisce la

proliferazione delle larve di zanzara e ostacola l’accessoper i trattamenti insetticidi.Impatto su altre specieLa specie può avere impatti negativi sulle popolazioni e lecomunità indigene, sovrapponendosi alla vegetazioneindigena e competendo attivamente per acqua e nutrienti,determinando una importante riduzione della biodiversitàdelle specie autoctone.Impatto sugli ecosistemiDense popolazioni provocano un notevole cambiamentonella struttura e la fisionomia delle comunità invase, sino acambiare la composizione dei suoli. Questo effetto limitalo sviluppo delle specie legate alla paludi, colonizzate daspecie alofite. Impatti indiretti a cascata sono statiosservati sull’avifauna, poiché la specie rende menoattraenti gli habitat utilizzati dagli uccelli per lanidificazione e per l’alimentazione.

METODI DI GESTIONERisultano fondamentali gli interventi di prevenzione(divieto di importazione, vendita, semina e detenzione) alfine di limitare nuove introduzioni e la diffusione dellaspecie in natura. Il controllo con metodi chimici è il piùefficace, tuttavia non applicabile in molti ecosistemiparticolarmente delicati (habitat acquatici). L’eradicazionedelle giovani plantule, originatesi dalla germinazione enon per vie vegetative, garantisce buoni risultati nel casodi popolazioni ridotte, tuttavia deve essere garantita unarimozione totale delle radici onde evitare larigenerazione di nuovi individui. Altri metodi meccanici(es. taglio) richiedono maggiori risorse economiche eripetuti interventi su lunghi periodi. Azioni dicontenimento di grandi popolazioni devono esserefocalizzate innanzitutto sugli individui femminili, al finedi prevenire efficacemente la dispersione dei semi. Perulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/023(1): Baccharis halimifolia, DOI:10.1111/epp.12338).

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Pianta acquatica erbacea perenne, che forma densi po-polamenti sommersi, con corti rizomi e radicante sui fon-dali. I fusti possono arrivare a 10 m di lunghezza eoccasionalmente raggiungere la superficie, con fiori e fo-glie che possono sopravvivere per 6-8 settimane. Le fo-glie sommerse (circa 5 cm di diametro) sono divise inlacinie sottili e hanno forma a ventaglio. Le foglie galleg-gianti sono piccole e intere. Può essere confusa con altre specie acquatiche come Ca-bomba furcata e i generi Ceratophyllum e Myriophyllum.

CABOMBA CAROLINIANACabomba caroliniana A. GrayNome inglese: Carolina fanwort

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleZone subtropicali temperate dell’America nordorientale esudorientale.Area di introduzione nel mondoIntrodotta in altre aree dell’America settentrionale emeridionale, Asia, Oceania ed Europa.Area di introduzione in EuropaSegnalata nei Paesi Bassi, Regno Unito, Belgio, Ungheria,Danimarca, Svezia, Francia, Austria, Germania, Serbia ePolonia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente.

BIOLOGIA ED ECOLOGIASpecie competitiva e a crescita rapida (fino a 5 cm algiorno). Nelle aree temperate il massimo di crescita e lafioritura si hanno in estate; in inverno i fusti defogliano,diventano fragili e si spezzano generando frammenti chesedimentano sul fondale e danno origine a nuovi individuinella stagione successiva. Nell’areale secondario puòriprodursi sessualmente attraverso autoimpollinazione, macon tassi di germinazione ridotti. Si riproduceabbondantemente per via vegetativa, attraverso i rizomi oper frammentazione del fusto, a condizione che iframmenti possiedano almeno un paio di foglie.

HabitatVive nei corsi d’acqua a corrente lenta (torrenti, fiumi, canali,

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine NymphaealesFamiglia Cabombaceae

Sinonimi principali Cabomba aquaticaDC., Cabomba australis Speg.

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fossati) e in acque stagnanti (pozze, stagni, paludi, bacini idricie laghi). Riesce a colonizzare l’intero corpo idrico, fino allesponde. Sopporta ampie fluttuazioni della profonditàdell’acqua (può sopravvivere in 10 m di acqua), anche senecessita di una profondità di almeno 0.4 m e non sopravviveal prosciugamento. Predilige substrati morbidi e limosi. Crescemeglio in acque ricche di nutrienti e di CO2, con bassi valori dipH e basse concentrazioni di calcio. Necessita diilluminazione diretta, ma tollera acque torbide e condizioni dianaerobiosi. Sopravvive sia in acque fredde che calde e puòsvernare sotto la superficie dell’acqua ghiacciata o la neve.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONESpecie introdotta come pianta ornamentale da acquario,ampiamente esportata dagli USA e coltivata in Asia edEuropa per l’esportazione nel resto del mondo. Si è diffusa in ambienti naturali principalmente a causadella sua coltivazione nei corpi idrici, a scopo commercialema anche ornamentale e, secondariamente, per il rilascio innatura dei residui della pulizia degli acquari. I frammentipossono essere trasportati a distanza dalla corrente e dauccelli acquatici, ma anche dispersi accidentalmente dalleattività umane (attrezzi da pesca o imbarcazioni).

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socio-economicoI suoi densi popolamenti possono ostruire il deflussodell’acqua e ostacolare la navigazione e le attività ricreative(nautiche, alieutiche e balneari). Può ridurre la capacità deibacini di accumulo per l’utilizzo agricolo o idropotabile(aumentando i costi per la manutenzione). Produce sostanzeallelopatiche che possono inibire la germinazione dei semidi alcune piante coltivate (es. grano, lattuga).Impatto su altre speciePuò occupare tutto il corpo idrico, determinandoombreggiamento e soffocamento delle altre piante

acquatiche, cui si aggiunge l’effetto delle sostanzeallelopatiche rilasciate, che possono inibire la crescita dialcune specie. Può arrecare disturbo alle popolazionianimali a seguito della modificazione dell’habitat.Impatto sugli ecosistemiPuò determinare il rallentamento della corrente idrica che,insieme all’aumento del consumo di ossigeno per ladecomposizione della sua necromassa, possono causareriduzione nei livelli di ossigeno dell’acqua, con conseguentidanni agli altri organismi aquatici, riduzione della capacitàdi autodepurazione, cattivi odori. L’accumulo di biomassapuò ridurre la profondità dell’acqua, con alterazionedell’habitat e della struttura dell’ecosistema.

METODI DI GESTIONEÈ fondamentale la prevenzione attraverso il divieto dicoltivazione e della pulizia degli acquari in corpi idricinaturali e l’orientamento delle scelte dei proprietari diacquari verso specie native. Per evitarne la diffusione innuovi siti è necessaria un’accurata pulizia delleimbarcazioni e degli equipaggiamenti contaminati.La rimozione può essere di tipo meccanico (taglio oestirpazione delle piante) evitando la dispersione deiframmenti. L’ombreggiamento attraverso la rivegetazionedelle sponde o il prosciugamento totale del corpo idricosono interventi efficaci, anche sull’eventuale presenza disemi, anche se quest’ultimo comporta danni per gli altriorganismi acquatici. Il controllo chimico non èconsigliabile o è vietato negli ecosistemi acquatici. Nonsono ancora noti agenti per il controllo biologico. Perulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/19(1): Invasive alien aquatic plants,DOI: 10.1111/epp.12165).

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Il giacinto d’acqua è una pianta acquatica perenne, capacedi formare estesi tappeti di piante galleggianti non an-corate al fondo. È infatti caratterizzata dalla presenza diuna moltitudine di stoloni, ovvero di rami lunghi e sottiliche crescono alla base della pianta, su ciascuno dei qualicrescono fino a una decina di foglie. Le radici si svilup-pano alla base di ogni foglia per una lunghezza di circa20-60 cm, a volte fino a 3 metri, dando origine ad unadensa massa vegetale (costituiscono fino al 60% dellabiomassa).

GIACINTO D’ACQUAEichhornia crassipes (Mart.) SolmsNome inglese: Water hyacinth

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleÈ una pianta originaria del Sudamerica, dove è diffusa nelbacino dell’Amazzonia.Area di introduzione nel mondoQuesta pianta è stata introdotta in oltre 50 paesi in tutti icontinenti, soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali.Area di introduzione in EuropaIn Europa è segnalata in Francia (Corsica inclusa), Italia,Portogallo (incluse le Azzorre), Spagna e Romania. Ci sonosegnalazioni anche in Belgio, Repubblica Ceca, Olanda eUngheria.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAMolto localizzata in numerose regioni italiane: è stata infattisegnalata in Sicilia, Sardegna, Campania, Lazio, Toscana,Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia.

Viene ritenuta invasiva in alcune di queste regioni e inSardegna sono stati effettuati interventi di controllo chetuttavia non ne hanno ancora consentito la eradicazione.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAOgni fiore può produrre circa 250 semi molto longevi (finoa 20 anni) capaci di resistere a lungo alle variazioni dellivello d’acqua e persino all’essiccamento dei bacinid’acqua in cui vivono, per poi germogliare e quindiaccrescersi rapidamente (anche per propagazionevegetativa) non appena le condizioni legate alla presenzad’acqua lo permettono. Tuttavia le popolazioni di E.crassipes presenti in Europa non sempre producono semi inabbondanza e si riproducono soprattutto per viavegetativa. La popolazione presente in un sito puòraddoppiare in 6-18 giorni, in condizioni idonee. Latemperatura ottimale per la crescita è di 28-30 C°, mentre

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Liliopsida (monocotiledoni)

Ordine PontederialesFamiglia Pontederiaceae

Sinonimi principali Pontederia crassipes Mart.

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sotto i 10 C° la pianta cessa del tutto di crescere. È moltosensibile al gelo e alla salinità.Habitat Generalmente cresce sulla superficie dei corpi d’acquanaturali e artificiali, tra cui fiumi, canali, laghi e altri bacini.In Europa è spesso presente in stagni e vasche in giardini eparchi pubblici e privati, e nei giardini botanici. Può tollerareun’ampia variabilità di ambienti. I fattori che notoriamentepossono contribuire alla diffusione di questa specie sonol’aumento di nutrienti nell’acqua legati all’agricoltura e agliscarichi urbani e industriali, nonché l’alterazione del regimeidrologico naturale attraverso dighe e canali.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEQuesta specie è stata introdotta a causa del commerciocome pianta ornamentale (ma viene utilizzata anche ascopo agricolo, energetico, per il trattamento delle acquereflue, e per la ricerca). Si può diffondere rapidamente siaper dispersione naturale (attraverso semi e frammentitrasportati dalle acqua, dal vento e dagli uccelli), sia acausa delle attività dell’uomo (anche come contaminante,ad esempio attraverso barche e attrezzature).

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socio-economicoL’impatto sull’agricoltura a causa dei danni agli impianti diirrigazione e alla gestione dei canali irrigui può esseresignificativo, così come quello alle coltivazioni (ad esempioalle risaie) a causa delle elevate perdite d’acqua e dei danniche può provocare ai macchinari per la raccolta. Può inoltreincidere sulla qualità delle acque, interferendo in tal modocon la navigazione, la pesca e il turismo, e causare danniagli impianti di depurazione e quelli idroelettrici. Infine puòfacilitare un aumento dell’incidenza di malattie, rendendopiù problematico il controllo delle zanzare. I costi legati alcontrollo sono elevati.

Impatto su altre specieÈ considerata una delle specie di piante acquatiche piùinvasive al mondo. In Asia e Africa costituisce una minacciaper molte specie. In Europa si ritiene che possa competerecon diverse altre specie di piante acquatiche indigene,incluse quelle semiacquatiche. Inoltre potrebbe favorirealcune specie aliene, come la testuggine americana, che sinutre di questa pianta acquatica.Impatto sugli ecosistemiLe dense popolazioni di questa pianta possono causarel’alterazione della struttura e della funzione degliecosistemi, portando allo stravolgimento della catenaalimentare e del normale ciclo dei nutrienti. I tappetigalleggianti di giacinto d’acqua possono rallentare il flussodella corrente, ridurre il passaggio di luce e la produzione diossigeno da parte delle altre piante acquatiche, innescandoin tal modo condizioni di anossia che possono interferirecon la produzione di fitoplancton e in ultima analisi con lapresenza di pesci. La presenza di questi tappeti galleggiantipuò altresì aumentare la biomassa di detriti e diconseguenza il tasso di sedimentazione causando uncambiamento radicale degli ecosistemi interessati.

METODI DI GESTIONEÈ una pianta molto invasiva, che si riproduce con rapidità edè molto difficile da eliminare una volta insediatasi su estesesuperfici. Il controllo può essere effettuato anche solomeccanicamente, ma richiede tempi lunghi e risorse ingenti:in un tratto di 75 km del fiume Guadiana, in Spagna, ilcontrollo delle sue popolazioni tra il 2005 e il 2008 ècostato oltre 14 milioni di euro. L’utilizzo di erbicidi o difitofagi per il controllo biologico non sempre è possibile. Perquesto motivo si ritiene che la principale forma di gestionedebba essere la prevenzione (divieto di vendita, trasporto epossesso, mantenimento di un buon livello qualitativo delleacque interne) soprattutto nella Regione BiogeograficaMediterranea. Per ulteriori approfondimenti sul controllo sirimanda allo standard EPPO (PM 9/8(1): Eichhornia crassipes,DOI: 10.1111/j.1365-2338.2009.02330.x).

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E. nuttalli è una pianta acquatica (idrofita) sommersa, confiori galleggianti e capace di radicare ai nodi del fusto.Questi sono lunghi circa 30-100 cm, sottili, spesso rami-ficati. Le foglie sono verde chiaro più o meno regolar-mente distanziate sul fusto, spesso ricurve, nella porzionemedia ed apicale del fusto formano verticilli di 3-4 foglie.Le foglie sono lunghe circa 6-13 mm e larghe 0.7-1.5, conmargine acuto. Fiori piccoli, inferiori a 8 mm, bianchi, con3 petali e 3 sepali. Fiori maschili e femminili su piantedistinte (specie dioica) in infiorescenza a spata, anche sela presenza di piante con fiori maschili è rara. I fiori emer-gono dall’acqua per consentire l’impollinazione (da cui ilnome inglese di free-flowering waterweed). Il frutto è unacapsula ovoidale o fusiforme, di 5-7 mm che contiene nu-merosi semi. Matura sott’acqua. Semi fusiformi di 3-5 mmcon lunghi peli alla base.

PESTE D’ACQUA DI NUTTALLElodea nuttallii (Planch.) H.St.JohnNome inglese: Nuttall's waterweed

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleE. nuttallii è considerata nativa in Nord America (StatoUniti e Canada meridionale), con una distribuzione simile aE. canadensis.Area di introduzione nel mondoIntrodotta in Europa ed Asia.Area di introduzione in EuropaIn Europa è stata segnalata in Austria, Belgio, Croazia,Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia,Norvegia, Olanda, Regno Unito, Slovenia, Svezia e Svizzera.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAMolto localizzata, segnalata in Lombardia, Veneto eTrentino-Alto Adige.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAE. nuttallii è una specie dioica e la riproduzione sessuale siattua sulla superficie dell’acqua. I fiori femminiligalleggiano sul pelo libero, quelli maschili si distaccanodal peduncolo quando ancora in boccio. Il bocciolocontiene una bolla gassosa che consente ilgalleggiamento, successivamente il fiore maschile si apreliberando il polline. La formazione di frutti si osserva soloraramente nell’areale nativo. Nell’areale invaso, in Europa,E. nuttallii si riproduce quasi esclusivamente perpropagazione vegetativa, ma la maggioranza delle pianteche si osservano in campo sono cloni femminili, conl’eccezione di un clone maschile osservato in Germania.Anche in Giappone sono stati osservati prevalentementecloni maschili. Questo dimostra che la riproduzione

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Monocotyledonae

Ordine AlismatalesFamiglia Hydrocharitaceae

Sinonimi principali Anacharis nuttallii Planch., Elodea columbiana H.St.John, Philotria nuttallii (Planch.) Rydb.

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vegetativa è prevalente se non esclusiva e si verifica perframmentazione del fusto.Habitat E. nuttallii è stata osservata in diverse tipologie di corpiidrici, preferendo comunque acque calme, margini deilaghi, invasi artificiali, piccole pozze, ma è comunque ingrado di colonizzare anche fiumi, torrenti e altre tipologiedi ambienti acquatici. È molto competitiva e tolleracondizioni anche diverse, dalle acque torbide o moltoeutrofiche a quelle meso-oligotrofiche. Come altre specieacquatiche invasive, è favorita dalla presenza di nitrati edaltri composti azotati nelle acque. Può svilupparsi sino allaprofondità di 3-5 metri, con un pH ottimale tra 7 e 9.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONELa sua introduzione in Europa ed in Italia è senza dubbiolegata all’utilizzo come piante per acquari.Successivamente è sfuggita alla coltivazione da piccolepozze e/o è stata diffusa accidentalmente a seguitodell’abbandono di rifiuti contaminati. I frammenti di piantanon ancorati al substrato possono essere facilmente diffusilungo la rete riparia dalle attività dell’uomo, dalleimbarcazioni e dagli attrezzi utilizzati per la pesca, comeanche da organismi acquatici.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNon ci sono rischi diretti o indiretti per la salute dell’uomo.La presenza di dense comunità di questa specieinterferisce negativamente con le attività di pesca e con leattività ricreative nelle acque dolci.Impatto su altre specieE. nuttallii forma dense comunità monospecifiche cheriducono quindi in modo molto marcato la diversità dellespecie native nelle zone invase. È stato documentato che E.nuttallii è in grado di sostituire anche altre specie invasive,

come la stessa E. canadensis, divenendo una speciedominante. Sono stati osservati impatti negativi anchesulle comunità di invertebrati.Impatto sugli ecosistemiLe dense comunità formate da E. nuttallii rallentano ilmovimento dell’acqua, riducono la luminosità, determinanocondizioni anossiche e favoriscono il deposito disedimenti. La decomposizione di questa specie invasiva,alla fine della stagione di crescita, determina un processodi eutrofizzazione secondaria e libera sostanze chepossono essere tossiche per altre specie vegetali. Oltre adun forte impoverimento della diversità vegetale, neipopolamenti ad elevata densità si riscontra la riduzionedella diversità di numerosi gruppi animali.

METODI DI GESTIONELa principale forma di gestione è la prevenzione (divietodi vendita, trasporto e possesso) poiché il rischioprincipale di diffusione della specie è legato all’incurianel disfarsi di acquari e residui della sua coltivazione. Lalotta per il controllo dello sviluppo delle specieacquatiche è sempre molto difficile. La lotta meccanicadeve essere effettuata in estate (prima di luglio): ininverno le gemme svernanti galleggianti (ibernacoli) sonoinfatti difficili da eliminare. Il controllo meccanico deveprevede appositi strumenti (ad. es. barriere galleggianti)per ridurre il rischio di diffusione accidentale.L’estirpazione completa delle piante di Elodea e ladistruzione nella filiera dei rifiuti solidi urbani può essererealizzata solo per corpi idrici limitati. Al momentodell’acquisto di piante per stagni e acquari, è meglio darela preferenza a specie native. Gli acquari che contengonoElodea o altre specie esotiche, non devono essere vuotatidirettamente nei laghi o nei fiumi, ma su un substratosecco e ben esposto al sole o, meglio ancora, recuperatefiltrando l’acqua e smaltite con i rifiuti solidi urbani. Perulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/19(1): Invasive alien aquatic plants,DOI: 10.1111/epp.12165).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleOriginaria del Caucaso.Area di introduzione nel mondoIntrodotta in Europa, Nord America, Australia e NuovaZelanda.Area di introduzione in EuropaDiffusa in particolare negli stati del Centro-Nord Europa;ancora assente dall’Europa mediterranea.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAPresente con popolamenti localizzati in Valle d’Aosta,Piemonte, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto ed EmiliaRomagna.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAH. mantegazzianum si riproduce solo da seme. Ogni piantaproduce fino a 50.000 semi dispersi dal vento, dall’acqua edalle attività umane. I semi germinano a inizio primavera,stimolati dalle basse temperature invernali. Dopo lagerminazione, durante i primi 3-4 anni di vita, si sviluppauna robusta radice a fittone e un’ampia rosetta di foglie.Dopo aver accumulato sufficienti riserve nella radice, lapianta fiorisce nell’estate del quarto/quinto anno e muoredopo aver rilasciato i semi. La fioritura può risultareritardata di diversi anni, se la pianta è sottoposta acondizioni sfavorevoli come pascolamento, sfalcio, carenzadi nutrienti e di acqua. La distribuzione della specie in Europa è legata a climitemperati con inverni freddi e assenza di aridità estiva.

PANACE DI MANTEGAZZAHeracleum mantegazzianum Sommier & LevierNome inglese: Giant hogweed

Pianta erbacea di taglia imponente: alta fino a 5 m, confusto cavo e robusto, irsuto e con macchie violacee. Hafoglie lunghe fino a 3 m, profondamente divise e conmargine a denti acuminati, disposte in rosetta basale.Quando fiorisce, tra giugno e agosto, produce maestoseombrelle di fiori bianchi, ampie 50-80 cm. I frutti, appiat-titi e di forma ellittica, alati ai margini, vengono prodottiin numero elevatissimo. Dopo la disseminazione (a circa3-5 anni di vita), la pianta muore.

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine ApialesFamiglia Apiaceae

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Preferisce suoli ricchi e umidi. Tollera condizioni di parzialeombreggiamento. Habitat Nell’areale nativo cresce in zone montuose fino a 2200 m,ai margini dei boschi, nelle radure, spesso lungo i corsid’acqua. Nell’areale d’invasione forma densi popolamentiin ambienti disturbati dall’uomo con vegetazione rada oassente, come margini di fiumi, bordi di strade e ferrovie,scarpate, aree di discarica o di cantiere. In ambiente rurale,l’abbandono dei coltivi e l’assenza di una gestione regolaredelle praterie favoriscono l’insediamento della specie.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEÈ stata introdotta ripetutamente in Europa a partire dallaprima metà del XIX secolo, per essere coltivata comeornamentale negli orti botanici e nei giardini, grazie alportamento maestoso che assume a fioritura. Laresistenza alle basse temperature ne ha favorito lacoltivazione nei giardini alpini. È sfuggita a coltura sia perdisseminazione spontanea, soprattutto lungo i corsid’acqua, sia per attività umane, come l’abbandono di rifiutiverdi e lo spostamento di volumi di suolo, che hannoaccidentalmente diffuso la specie anche su lunghedistanze. La diffusione deliberata da parte dell’uomo comepianta ornamentale è una pratica ancora incontrollata acausa del commercio di semi via Internet.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoH. mantegazzianum costituisce un pericolo per la salutedell’uomo, spesso ignorato o sottovalutato. Infatti producecomposti fototossici che, in seguito a contatto con la pelleed esposizione ai raggi solari, provocano dermatiti condanni talvolta permanenti. Poiché i sintomi si manifestano24-48 ore dopo l’esposizione, spesso è difficile risalire allacausa e formulare la diagnosi corretta.

Impatto su altre specieDove può formare densi popolamenti monospecifici, causauna riduzione fino al 50-60% della ricchezza e delladensità delle piante native. L’impatto maggiore vieneesercitato lungo i fiumi, dove può sostituire quasicompletamente la vegetazione naturale.Impatto sugli ecosistemiDensi popolamenti di H. mantegazzianum alterano lecaratteristiche chimiche, fisiche e biotiche del suolo, coneutrofizzazione, aumento del pH e della conducibilitàelettrica e con riduzione del rapporto tra funghi e batteri.Inoltre, il terreno denudato durante l’inverno per la mortedelle parti epigee della pianta è maggiormente soggetto aerosione.

METODI DI GESTIONELa principale forma di gestione su cui agire è laprevenzione (divieto di vendita, trasporto e possesso), mapoiché in Italia la specie è presente con popolamentimolto localizzati è realisticamente perseguibile l’obiettivodell’eradicazione. Gli interventi di tipo meccanico sonoefficaci: il pascolamento ovino e l’estirpazione manualecon l’uso di forche o con il taglio della radice sono statisperimentati rispettivamente nel Nord d’Europa e in Valled’Aosta e hanno permesso di eliminare in 2-5 anni ipopolamenti trattati. L’applicazione di diserbanti è efficacese condotta ad inizio stagione, ma da evitare in areesensibili. Per ulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/009(1): Heracleum mantegazzianum,Heracleum sosnowskyi and Heracleum persicum. DOI:10.1111/j.1365-2338.2009.02313.x).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleÈ nativa di Iran, Iraq e Turchia.Area di introduzione nel mondoHeracleum persicum è stato segnalato come specie esoticain Europa.Area di introduzione in Europa e AsiaLa specie è stata segnalata per la prima volta in Europanelle liste dei semi di Royal Botanic Gardens nel 1836,introdotta dall’Iran probabilmente come specieornamentale. Nello stesso anno la specie è stata seminatanella Norvegia settentrionale e da qui si è diffusa inScandinavia ove è ampiamente presente. Attualmente H.persicum è presente in Cecoslovacchia, Danimarca, Estonia,

Finlandia, Ungheria, Norvegia, Islanda e Regno Unito.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAI semi vengono dispersi dal vento o dall’acqua quando laspecie si trova in prossimità di fiumi o canali ma è anchepossibile la moltiplicazione vegetativa. Poiché il panace della Persia è caratterizzato da un fittoneche accumula molte riserve, ogni pianta a primaveraproduce in breve tempo numerose foglie basali di grandidimensioni, permettendole di sviluppare successivamentegrandi infiorescenze.

PANACE DELLA PERSIAHeracleum persicum Desf. ex Fisch.,C.A.Mey. & Avé-Lall.Nome inglese: Persian hogweed

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Il panace della Persia è un pianta erbacea perenne, chepuò raggiungere 1,5-2,5 m di altezza. Si distingue dallealtre specie simili (H. mantegazzianum e H. sosnowskyi)poiché è perenne, si moltiplica anche vegetativamenteed emette un forte odore di anice. Le foglie sono moltograndi, densamente pubescenti nella pagina inferiore eglabre in quella superiore. Le infiorescenze sono om-brelle di circa 40-50 cm di diametro, con fiori bianchi. La somiglianza con le altre due specie del genere Hera-cleum prima citate è sia morfologica sia genetica, ma visono molti dubbi sulla presenza in Europa settentrionaledi entità ibride tra H. persicum e H. sphondilium.

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine ApialesFamiglia Apiaceae

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H. persicum è adattato a condizioni termiche di bassatemperatura d’inverno, con neve persistente, e quindi puòdiffondersi facilmente in aree di montagna e nelle aree delNord Europa.Habitat La specie si trova principalmente in habitat disturbaticome bordi stradali, campi coltivati, pascoli abbandonati egiardini poco curati o in habitat semi-disturbati comepascoli, prati e frutteti. Si trova anche lungo fiumi etorrenti, nelle zone di greto. Nel Nord Europa si diffondeanche lungo i margini dei boschi.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEQuesta specie è stata introdotta come ornamentale, inquanto specie appariscente e di grandi dimensioni.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoIn Iran i semi della specie vengono utilizzati nella cucinatradizionale per ottenere un aroma simile a quello di anice.Viene anche utilizzata come pianta medicinale. La pianta contiene furanocumarine fototossiche perl’uomo; l’esposizione alla luce dopo aver toccato le piantepuò provocare irritazioni e dermatiti, a seconda dellasensibilità individuale. In alcuni casi i danni sono simili austioni e possono provocare alterazioni durature dellapigmentazione della pelle.Impatto su altre specieLa grande dimensione e la velocità di sviluppo di questaspecie la rendono estremamente invasiva in habitatruderali e ripariali, a bassa copertura vegetale, ma anche inhabitat erbacei come prati e pascoli o zone periurbane. Inquesti habitat la specie intercetta la luce e riduce lacopertura vegetale delle native. L’ibridazione con H.sphondilum in Norvegia ha provocato una riduzionenotevole della presenza di questa specie e la diffusione di

forme differenti di ibridi. Impatto sugli ecosistemiLe dense popolazioni di questa pianta possono causarel’alterazione della struttura e della funzione degliecosistemi, portando allo stravolgimento della catenaalimentare e del normale ciclo dei nutrienti.

METODI DI GESTIONEIl controllo può essere effettuato meccanicamente, marichiede risorse ingenti: è consigliata l’estirpazione dellepiante dalla base, con strumenti meccanici estirpando ilfittone o tagliandolo a circa 10 cm di profondità. L’utilizzodi erbicidi per il controllo non sempre è possibile, adesempio lungo i fiumi, per ragioni normative e di sicurezza.Per questo motivo si ritiene che la principale forma digestione debba essere la prevenzione (divieto di vendita,trasporto e possesso) e che ormai, nei paesi scandinavi, siaimpossibile un’eradicazione definitiva della specie. Perulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/009(1): Heracleum mantegazzianum,Heracleum sosnowskyi and Heracleum persicum. DOI:10.1111/j.1365-2338.2009.02313.x).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleÈ nativa delle aree del Caucaso centrale e orientale(Georgia, Russia, Armenia, Azerbaijan e nel NE dell’Anatoliain Turchia). È stata descritta su esemplari della Georgia.Area di introduzione nel mondoHeracleum sosnowskyi non è segnalato fino ad ora al difuori di Europa orientale e Asia occidentale.Area di introduzione in EuropaLa specie si è diffusa in alcuni stati dell’Europa orientale edell’Asia occidentale, in relazione alle aree dove è statacoltivata a partire dalla fine degli anni ’40 del secoloscorso a titolo sperimentale e poi dagli anni ’60 in moltipaesi dell’Est, come foraggio. I paesi in cui è diffusa sonoEstonia, Latvia e Lituania ma vi sono segnalazioni anche

per Ungheria, Polonia, Ucraina, Bielorussia, Germaniadell’Est e Russia europea, ma da confermare. In Russia laspecie è stata anche ibridata con altre specie dello stessogenere e questi ibridi potrebbero essersi diffusi, anche senon vi sono dati al proposito.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAOgni individuo può produrre fino a 10-12000 semi chevengono dispersi dal vento o dall’acqua quando la speciesi trova in prossimità di fiumi o canali. Poiché la specie è caratterizzata da un fittone cheaccumula molte riserve ogni pianta a primavera produce in

PANACE DI SOSNOWSKYHeracleum sosnowskyi MandenNome inglese: Sosnowsky's hogweed

Il panace di Sosnowskyi è un pianta erbacea biennale operenne, monocarpica, che può raggiungere i 2-3 m dialtezza. Le foglie sono molto grandi, parzialmente ocompletamente divise in segmenti e possono raggiun-gere anche i 2 m di lunghezza compreso il picciolo. Leinfiorescenze sono ombrelle di circa 40-50 cm di diame-tro, con fiori bianchi o rosati, che compaiono nel secondoanno o negli anni successivi al secondo, in casi partico-lari. Ogni pianta produce circa 9000-10000 semi e poimuore dopo la fruttificazione. È simile a H. mantegazzianum Sommier & Levier e a H.persicum Desf. e per questo motivo spesso nelle liste diesotiche invasive questa specie non compare in quanto“compresa” in H. mantegazzianum.

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NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine ApialesFamiglia Apiaceae

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breve tempo numerose foglie basali di grandi dimensioni equesto le permette di sviluppare successivamente grandiinfiorescenze.H. sosnowskyi è adattato a condizioni termiche di bassatemperatura d’inverno, con neve persistente, e di altatemperatura durante il periodo estivo e quindi puòdiffondersi in aree di montagna, sia nelle Alpi, sianell’Appennino.Habitat La specie si trova principalmente in habitat disturbaticome bordi stradali, campi coltivati, pascoli abbandonati egiardini poco curati o in habitat semi-disturbati comepascoli, prati e frutteti. Si trova anche lungo fiumi etorrenti, nelle zone di greto.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEQuesta specie è stata introdotta come ornamentale maprincipalmente perché si riteneva che avesse buonepotenzialità come pianta da foraggio, a seguito diibridazione con altre specie dello stesso genere, menoricche in furanocumarine. Tale introduzione comeforaggera è avvenuta nei paesi dell’Est Europa e dell’Asiaoccidentale.H. sosnowskyi si può diffondere rapidamente sia perdispersione naturale (attraverso semi e frammentitrasportati dall’ acqua), sia a causa delle attività dell’uomoche può seminarla nei giardini. Attualmente in alcuni paesidell’est viene ancora utilizzata come produttrice dibiomassa.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoLa pianta contiene furanocumarine fototossiche perl’uomo; l’esposizione alla luce dopo aver toccato le piantepuò provocare irritazioni e dermatiti, a seconda dellasensibilità individuale. In alcuni casi i danni sono simili a

ustioni e possono provocare alterazioni durature dellapigmentazione della pelle.Impatto su altre specieLa grande dimensione e la velocità di sviluppo di questaspecie la rendono estremamente invasiva in habitatruderali e ripariali, a bassa copertura vegetale, ma anche inhabitat erbacei come prati e pascoli. In questi la specieintercetta la luce e riduce la copertura vegetale dellenative.Impatto sugli ecosistemiLe dense popolazioni di questa pianta possono causarel’alterazione della struttura e della funzione degliecosistemi, portando allo stravolgimento della catenaalimentare e del normale ciclo dei nutrienti.

METODI DI GESTIONEIl controllo può essere effettuato meccanicamente, marichiede risorse ingenti: è consigliata l’estirpazione dellepiante dalla base con strumenti meccanici estirpando ilfittone o tagliandolo a circa 10 cm di profondità. L’utilizzodi erbicidi per il controllo non sempre è possibile, adesempio lungo i fiumi, per ragioni normative. Per questomotivo si ritiene che la principale forma di gestione debbaessere la prevenzione (divieto di vendita, trasporto epossesso).Per ulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/009(1): Heracleum mantegazzianum,Heracleum sosnowskyi and Heracleum persicum. DOI:10.1111/j.1365-2338.2009.02313.x)..

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleÈ nativa delle aree sud-orientali del Nord America e diparte del Centro America.Area di introduzione nel mondoLa distribuzione nel mondo non è ancora ben nota. Laspecie è stata segnalata in Australia occidentale, in partedell’Africa, in Medio-Oriente ed in Europa.Area di introduzione in Europa La presenza della specie è accertata in Gran Bretagna,Irlanda, Olanda, Belgio, Francia, Germania e Italia. Lasegnalazione in Spagna è probabilmente dovuta ad unriconoscimento erroneo delle piante, in realtà attribuibilialle specie H. vulgaris o H. verticillata. Erronee risultanoanche le segnalazioni in Portogallo, Austria e Danimarca.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAPresenza accertata in Toscana, Sardegna, e Lazio; non piùritrovata in Campania e Sicilia, mentre risulta erronea lasegnalazione in Calabria.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa specie cresce e si rigenera rapidamente, con tassisuperiori in acque ad elevata concentrazione di nutrienti.La riproduzione può avvenire tramite seme omoltiplicazione vegetativa. I fiori compaiono precocementein primavera e la fruttificazione pare avvenga in maggio egiugno, ma sono pochi i dati disponibili su questi aspettidella biologia riproduttiva. Nell’areale invaso, nonostantele parti emerse della pianta non riescano a superareinverni rigidi, gli individui sono in grado di rigenerarsi

Hydrocotyle ranunculoides è una pianta acquatica, radi-cante nel terreno, con lunghi stoloni striscianti radicantiai nodi. Le foglie, che si dipartono dai nodi e fuoriesconodalla superficie dell’acqua, sono tondeggianti o reniformi,sottili, verdi chiare, di 2-10 cm di diametro a secondadella disponibilità di nutrienti, con lobi tondeggianti. Ifiori sono piccoli (circa 3 mm di diametro), giallastri e for-mano piccole ombrelle sotto lo strato di foglie. I fruttisono ovoidi, appiattiti sul lato dorsale. La specie, venduta come pianta d’acquario o come orna-mentale per stagni e vasche dei giardini, viene spessocommercializzata come Hydrocotyle vulgaris o Hydrocotyleleucocephala.

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine ApialesFamiglia Apiaceae

Sinonimi principali Hydrocotyle nutans G.

SOLDINELLA RENIFORMEHydrocotyle ranunculoides L. f.Nome inglese: Floating pennywort

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rapidamente nella stagione successiva. Temperature tra i25-32 °C ed elevata luminosità rappresentano lecondizioni ottimali di crescita.Habitat La specie cresce in ambienti umidi, ai bordi dei corsid’acqua naturali e artificiali, tra cui fiumi, canali, lungo ifossi e al margine degli acquitrini, su suoli fangosi, ai bordidei laghi e altri bacini o lungo le coste. In Europa è spessopresente in stagni e vasche di giardini e parchi pubblici eprivati, e all’interno dei giardini botanici.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIn Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Italia e in altripaesi europei la specie viene venduta, in vivai o suinternet, come pianta tropicale da acquario. Inoltre, laspecie è assai utilizzata nel fitorisanamento per viadelle elevate capacità di accumulo di metalli pesanti efosforo. Spesso, le piante vengono commercializzatesotto il nome di altre specie (es. H. vulgaris,H.leucocephala), perciò è difficile quantificare l’entità delcommercio di questa specie. La diffusione di idrocotilein ambiente naturale è, pertanto, favoritaprevalentemente dalle attività umane: coltivazione instagni e laghetti ornamentali, fitorisanamento e puliziadegli acquari.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoL’idrocotile ha un forte impatto economico a causa deicosti sostenuti per la gestione dei canali navigabili e deicanali irrigui. Attualmente in Europa il contenimento dellaspecie risulta oneroso anche per la rapidità e la facilità didiffusione a seguito di fenomeni alluvionali. La formazionedi densi tappeti determina una riduzione del valoreestetico dei bacini colonizzati e incide negativamente sulleattività ricreative.

Impatto su altre specieAd oggi l’impatto più evidente viene segnalato sullabiodiversità poiché le foglie di idrocotile formano untappeto denso e quasi impenetrabile per le altre specie. Inalcuni siti invasi in Belgio è stata rilevata una diminuzionedel 50% delle piante acquatiche, con coperture ridotte al10%, ed un impatto negativo del 100% sulle speciesommerse.Impatto sugli ecosistemiLaddove è abbondante, la specie determina l’alterazionechimico-fisica del corpo idrico, con conseguenze negativesulla fauna locale (pesci e macro-inverterbrati).

METODI DI GESTIONEIl controllo meccanico tramite rimozione manuale èattuato in Gran Bretagna e Olanda, tuttavia la necessità difrequenti e ripetuti interventi grava sui costi di gestione dasostenere. Il controllo meccanico può essere integrato conil controllo chimico, quest’ultimo tuttavia sconsigliato ovietato dalla legge nei corsi d’acqua, in relazione allaparticolare sensibilità di questi ecosistemi. Il controllobiologico è in corso di sperimentazione in Gran Bretagna.Per ulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/19(1): Invasive alien aquatic plants,DOI: 10.1111/epp.12165).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleAsia orientale (Himalaya).Area di introduzione nel mondoDiffusa nelle zone temperate di diversi continenti: Europa,Asia, Nord-America e Nuova Zelanda.Area di introduzione in Europa Attualmente presente in quasi tutti gli Stati dell’UnioneEuropea.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAPresente in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana.Forma popolamenti densi ed estesi soprattutto inPiemonte, Lombardia e Trentino-Alto Adige.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa balsamina ghiandolosa si riproduce e si diffondeesclusivamente per seme. Ogni pianta può produrre fino a4000 semi, dispersi grazie al meccanismo di aperturaesplosiva del frutto (capsula), oppure trasportati dall’acqua.I semi germinano in percentuali elevate, all’inizio dellaprimavera, stimolati dalle basse temperature invernali. Incirca 3 mesi la pianta arriva alla fioritura, che si prolungada Luglio a Settembre. I. glandulifera preferisce climi umidi e temperati, alcontrario non tollera aridità e gelate, nonostante i semiabbiano bisogno di basse temperature invernali per potergerminare. Nell’areale d’origine si può trovare fino a 4000m di quota, di conseguenza si è diffusa facilmente nellevallate alpine.

BALSAMINA GHIANDOLOSAImpatiens glandulifera RoyleNome inglese: Himalayan balsam

La Balsamina ghiandolosa è una pianta erbacea, annualealta fino a 2 m (la pianta annuale più alta d’Europa!). Ilnome scientifico richiama due caratteristiche dellapianta: Impatiens (“impaziente”) si riferisce ai frutti (cap-sule) che a maturità “esplodono” appena toccati, proiet-tando i semi a notevoli distanze; glandulifera si riferiscealle ghiandole che si trovano ai nodi del fusto, sui pic-cioli e alla base delle foglie. I fiori, di colore che variadal bianco al rosa, al porpora hanno una forma partico-lare ed inconfondibile: grandi 2.5-4 cm, la corolla pre-senta due labbra (superiore rivolta verso l’alto e inferiorerivolta verso il basso) ed è prolungata posteriormente inun sacco, che termina con un breve sperone. Differenzedi colore, forma e dimensione dei fiori, caratterizzano lealtre specie alloctone del genere Impatiens, talvolta in-vasive in Europa.

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NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine EricalesFamiglia Balsaminaceae

Sinonimi principali Balsamina glandulifera (Royle) Ser., Impatiens roylei Walp.

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Cresce bene in piena luce, anche se può tollerare un parzialeombreggiamento, su suoli umidi, meglio se ricchi di nutrienti. Habitat Si sviluppa lungo i fiumi e sui bordi di fossi e canali, in zonecon buona disponibilità idrica e frequentemente disturbatedalle dinamiche naturali dei corsi d’acqua o dall’uomo. Puòinfiltrarsi anche in boschi ripariali di pianura.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEÈ stata introdotta in Europa nella prima metà dell’800 ascopo ornamentale, per i suoi fiori vistosi e profumati, moltoattrattivi nei confronti di api e farfalle. Grazie alla particolaremodalità di dispersione dei semi si è subito spontaneizzatanelle vicinanze dei giardini in molti Stati d’Europa e daiprimi ‘900 ha cominciato ad essere osservata in ambientinaturali, soprattutto lungo i corsi d’acqua. La specie sidiffonde molto velocemente: in Gran Bretagna, ad esempio, siè dimostrata capace di coprire distanze fino a 38 km/anno. Leattività antropiche contribuiscono alla sua diffusione sulunghe distanze; infatti è ancora apprezzata e venduta inEuropa come pianta ornamentale e mellifera, inoltre puòessere diffusa accidentalmente attraverso il trasferimento diterreno e il deposito in natura di rifiuti verdi.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNon comporta problemi per la salute e per l’agricoltura.Risulta invece nociva per la stabilità delle sponde dei corsid’acqua, soprattutto d’inverno quando la pianta muore elascia il terreno totalmente privo di vegetazione e perl’utilizzo a scopo ricreativo di laghi, fiumi e canali (es.pesca all’amo), poiché le folte siepi di balsamina rendonoinaccessibili le sponde. I costi per il contenimento dellaspecie sono molto elevati: in Gran Bretagna viene spesocirca 1 milione di sterline all’anno per il suo contenimento,mentre i costi di un intervento di eradicazione a scala

nazionale sono stati stimati intorno a 150-300 milioni disterline.Impatto su altre specieLa capacità invasiva della balsamina ghiandolosa èprincipalmente dovuta alla produzione di moltissimi semi,che germinano in grande quantità e precocemente nellastagione, rispetto alle piante native. Questa strategia, unitaalla rapida crescita ed alla notevole statura permette allabalsamina di formare popolamenti densi, soprattutto lungo icorsi d’acqua, che impoveriscono la vegetazione nativa dellesponde, dei greti e del margine dei boschi ripari. Grazie ai fioriprofumati e ricchi di nettare esercita una forte attrazionesugli insetti impollinatori, che trascurano di conseguenza lespecie native, riducendone la fitness riproduttiva.Impatto sugli ecosistemiL’effetto della balsamina ghiandolosa sulla fauna èambivalente: da un lato attira e nutre consistentipopolazioni non solo di insetti impollinatori, ma anche diafidi e di artropodi che si cibano di afidi; dall’altro però,con la riduzione di piante nutrici native, vengono eliminatianche gli insetti che si nutrono particolarmente oesclusivamente di esse.

METODI DI GESTIONELa principale forma di gestione è la prevenzione attraversola sensibilizzazione di apicoltori, vivaisti, giardinieri eappassionati di giardinaggio per evitarne l’uso. Buonepratiche per evitare la diffusione accidentale consistononell’evitare lo spostamento di suolo contaminato, nelcorretto smaltimento dei residui vegetali, nell’evitare ildisturbo al suolo in zone a rischio. Il controllo el’eradicazione sono possibili attraverso l’eradicazionemanuale (le radici sono deboli e superficiali), lo sfalcio e ilpascolo. È necessario intervenire prima della fioritura perevitare la dispersione dei semi, così da consentire lascomparsa delle popolazioni in pochi anni, poiché i seminon restano vitali a lungo nel terreno. Per ulterioriapprofondimenti sul controllo, si rimanda al DatabaseEPPO: https://gd.eppo.int/.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie nativa dell’Africa centrale e meridionale.Area di introduzione nel mondoIsola di Rodrigues (Africa), Australia e Nuova Zelanda.Area di introduzione in EuropaÈ stata osservata per la prima volta nel XIX secolo inIrlanda e rapidamente si è diffusa in Gran Bretagna e nelresto dell’Europa centrale e settentrionale, dal Portogalloal Mar Nero.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIASpecie segnalata in Piemonte, Lombardia, Veneto e

Trentino-Alto Adige.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAAl di fuori dell’areale nativo sono stati osservatiesclusivamente individui femminili ed è stato osservatoche L. major si riproduce solo vegetativamente perframmentazione di fusti e rizomi, dopo un periodo diquiescenza invernale (nell’emisfero boreale). L’acqua è ilprincipale mezzo di dispersione naturale.Habitat L. major vive in acque correnti di canali e fossi e in stagni elaghi dalle acque poco profonde, ferme o molto lente. Unsubstrato ricco di nutrienti, elevata luminosità, acque

PESTE D’ACQUA ARCUATALagarosiphon major (Ridl.) MossNome inglese: Curly waterweed

Specie acquatica perenne, sommersa, con radici avventiziee rizomi che ancorano la pianta al substrato. Il fusto esilee poco ramificato, può crescere fino a 6 m di lunghezza.Le foglie verde scuro, lunghe 5-20 mm e larghe 2-3 mm,ottuse, hanno margine intero, sono fortemente arcuato-ricurve, conferendo alla pianta un aspetto arricciato;spesso presentano incrostazioni di carbonato di calciosulla pagina superiore; la disposizione è a spirale attornoal fusto, con addensamento nella porzione terminale. Laspecie è dioica, porta cioè i fiori maschili e i femminili supiante separate. I fiori femminili molto piccoli, con 3 petalibianchi sono portati da peduncoli filamentosi sulla su-perficie dell’acqua, mentre i maschili galleggiano libera-mente. Fuori dall’areale nativo è nota solo la piantafemminile, che non produce frutti e semi. Il frutto è unacapsula contenente all’incirca 9 semi.

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NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine AlismatalesFamiglia Hydrocharitaceae

Sinonimi principali Elodea crispa Hort., Lagarosiphon muscoides Harvey var. major Ridl.

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limpide e alcaline, e temperature tra 18-25 °C sono lecondizioni ottimali per lo sviluppo della specie.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONESpecie introdotta perlopiù intenzionalmente con ilcommercio di piante acquatiche ornamentali per acquari ezone umide da giardino, o utilizzata come “ossigenatrice” dicorpi idrici. Successivamente sfuggita, si è diffusaattraverso i corsi d’acqua, ad opera dell’avifauna e delleattività ricreative. Anche lo scambio di materiale vegetaletra botanici e giardini botanici è ritenuto causa didiffusione della specie.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoDove presente, la specie comporta un aumento dei costiper la gestione e la manutenzione dei canali e fossiutilizzati a scopo irriguo; in alcuni casi, L. major puòarrivare a intasare gli invasi idroelettrici. La formazione didensi tappeti può inoltre ostacolare le attività ricreative eil valore estetico dei siti invasi.Impatto su altre specieDensi tappeti di L. major alterano le caratteristichechimico-fisiche dell’acqua, causando una riduzione dellespecie indigene con conseguente effetto a cascata sullafauna acquatica (invertebrati e pesci) e sull’avifauna.L’elevata competizione per la luce (solo 1% della lucepenetra una coltre spessa 0.5 m) è un ulteriore motivo dideterioramento quali-quantitativo della ricchezza specificadel sito invaso.Impatto sugli ecosistemiPopolamenti densi alterano il funzionamentodell’ecosistema acquatico, aumentando la sedimentazione,modificando il regime idrico e, di conseguenza, la qualitàchimico-fisica dell’acqua.

METODI DI GESTIONELa prevenzione, tramite operazioni di divulgazione aicittadini e corretto riconoscimento della specie, rimane ilmetodo di contrasto più economico ed efficace perimpedire l’insediamento e l’espansione di L. major. Anche ildivieto di commercio e scambio tra acquariofili è un’azioneprioritaria. Inoltre, gli acquari che contengono L. major ealtre acquatiche esotiche, non devono essere svuotatidirettamente nei corpi idrici, ma su terreni asciutti esoleggiati. Una volta insediatasi, il controllo di L. major risulta moltodifficile, visto il potenziale di dispersione vegetativo.L’eradicazione è costosa e risulta efficace solo perpopolazioni di ridotte dimensioni; tuttavia gli interventimeccanici sono sconsigliati vista la propagazione perframmentazione, così come la lotta chimica in ambientiacquatici. I metodi di lotta biologica son ancora in fase distudio. La corretta verifica e pulizia dei materiali e mezziricreativi utilizzati in siti invasi è un ottimo modo perostacolare la diffusione della specie. Per ulterioriapprofondimenti sul controllo si rimanda allo standardEPPO (PM 9/19(1): Invasive alien aquatic plants, DOI:10.1111/epp.12165).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleNativa dell’America centrale e meridionale, e parti degli USA.Area di introduzione nel mondoSpecie introdotta in Europa e in Africa (Kenya). In Americarisulta invasiva nell’areale secondario situato nella parteorientale degli USA.Area di introduzione in EuropaIn Europa la specie è presente in Irlanda, Germania, RegnoUnito e Spagna; è particolarmente diffusa in Belgio,Francia e Olanda, mentre in Svizzera non è più segnalata.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIASegnalazioni erronee per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, da ripartire tra L. hexapetala e L. peploides subsp.montevidensis.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa specie si diffonde perlopiù per via vegetativa. Iframmenti, generati e diffusi da animali, attività antropichee correnti d’acqua, danno origine a nuovi individui cheformano rapidamente densi tappeti. L. grandiflora ha unelevato potenziale di produzione di semi (10.000 semi perm2) che la rende adatta a colonizzare facilmente ambientigià disturbati. I frutti possono essere ingeriti dall’avifaunao galleggiare sulla superficie dell’acqua, rimanendo vitalifino a 11 settimane, permettendo così la diffusione dellaspecie su lunghe distanze.

Habitat Resistente al gelo, cresce in zone umide di acqua dolce,temporanee e permanenti. In Europa è invasiva neglistagni, nei corsi d’acqua e nei prati umidi, su substrati di

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La porracchia a grandi fiori è una pianta acquatica pe-renne, che può raggiungere i 6 m di lunghezza e formaredensi tappeti. Il portamento è prostrato nella fase gio-vanile, dopodiché segue una fase di crescita rapida everticale, con fusti lunghi fino a 1 m; da ogni singolonodo vengono emessi nuovi getti. La specie è facilmenteconfondibile con L. peploides, nativa della California,dalla quale si distingue solo al momento della fioritura(cfr. scheda di L. peploides).

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine MyrtalesFamiglia Onagraceae

Sinonimi principali Jussiaea grandiflora Michx

PORRACCHIA A GRANDI FIORILudwigia grandiflora(Michx.) Greuter & Burdet Nome inglese: Large-flower primrose-willow

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fango, sabbia, ghiaia, argilla e torba. Colonizza le rive deilaghi, dove le condizioni ottimali di crescita sono tra i -0.7m e +0.3 m sopra la superficie. Tollera fluttuazioni deilivelli dell’acqua e differenti concentrazioni di nutrienti elivelli di pH; spesso presente in luoghi soleggiati, tollerasiti ombreggiati. È limitata dalla competizione con altreidrofite e piante palustri (Glyceria ssp., Phalaris ssp.), dalivelli elevati di salinità e da correnti veloci.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONESpecie introdotta in Europa come pianta ornamentale. L.grandiflora si può diffondere rapidamente sia perdispersione naturale (semi e frammenti trasportati dalleacqua e dagli uccelli), sia come risultato dall’attivitàantropica (contaminante delle sementi e tramiteframmenti).

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoDensi popolamenti possono rallentare il flusso idrico,interferire con la navigazione, l’irrigazione e il drenaggio dilaghi, stagni e fossi, nonché ostacolare diverse attivitàricreative, tra cui caccia e pesca, e ridurre il valore esteticodei corpi idrici. Nei prati umidi, la porracchia a grandi fioripuò ridurre la qualità del foraggio per il bestiame.Impatto su altre specieIl rilascio di sostanze allelopatiche ha effetti negativi sullosviluppo delle piante native, nelle prime fasi di crescita.Studi europei mettono in evidenza una significativaperdita quali-quantitativa della diversità vegetale, con unariduzione della flora autoctona nei siti invasi fino al 70%.In alcuni casi, la presenza di L. grandiflora è stata associataalla riduzione di macroinvertebrati e pesci. La porracchia agrandi fiori può anche facilitare l’insediamento di altrespecie esotiche vegetali e animali (es. il Gambero rossodella Luisiana).

Impatto sugli ecosistemiDove forma densi tappeti, la specie è in grado di alterarel’ambiente in termini sia ecologici sia strutturali,rallentando il flusso delle acque, impedendo ilriscaldamento dell’acqua bloccando i raggi solari einterferendo con i regimi idrici e le correnti. La pianta puòdeterminare un aumento di sedimentazione, conconseguente incremento del rischio di allagamento. Inacque ferme, la lenta decomposizione provoca unadiminuzione di profondità e un’alterazione dellavegetazione, con possibile colonizzazione di altre specie(carici, graminacee e, in stadio avanzato, da arbusti e alberi)che alterano la struttura dell'ecosistema. La specie risultadominante come frequenza di visite da parte degliimpollinatori, a scapito della flora nativa.

METODI DI GESTIONELa porracchia a grandi fiori è attualmente sotto controlloin diversi stati europei. La principale forma di gestione è laprevenzione, tramite divieto di commercio, possesso, edefficaci campagne di informazione sulle buone pratiche daattuare nel maneggiare le piante. La rimozione manuale èefficace nel controllo di piccole popolazioni, purché si evitila frammentazione degli esemplari, fonte di diffusionedella specie per via vegetativa. Ciascun trattamentodovrebbe essere effettuato prima che la specie compia ilsuo ciclo riproduttivo, per ridurre le probabilità didispersione tramite seme e prevenire la ricolonizzazione.L’utilizzo di erbicidi è sconsigliato o può essere vietato inambienti acquatici, mentre l’uso di agenti per il controllobiologico è ancora in fase di sperimentazione. Per ulterioriapprofondimenti sul controllo si rimanda allo standardEPPO (PM 9/19(1): Invasive alien aquatic plants, DOI:10.1111/epp.12165).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie con un vasto areale primario, sebbene ancora nonconfermato, che comprende gli USA e numerosi statidell’America centrale e meridionale.Area di introduzione nel mondoSpecie introdotta in diversi paesi, tra cui Turchia,Madagascar, Tailandia, Taiwan, Australia e Nuova Zelanda.Area di introduzione in EuropaIn Europa la specie è presente in Francia (inclusa laCorsica), dove forma densi ed estesi popolamenti, in Belgio,Grecia, Italia, Olanda, Spagna e Regno Unito.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia è segnalata la sottospecie L. peploides subsp.

montevidensis (porracchia di Montevideo) in EmiliaRomagna e Lombardia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl potenziale invasivo è determinato da un elevato tassodi crescita e da numerose strategie di svernamento, oltreal rilascio di sostanze allelopatiche e all’elevata capacitàdi rigenerazione vegetativa a partire da frammenti difusto. La frammentazione può essere determinata dallacorrente, da attività di animali e dell’uomo. I frammentiradicano, si accrescono e formano in breve densi tappeti. Isemi sono prodotti in quantità elevate (10.000 -14.000semi/m2) e possono germinare anche in assenza di luce eossigeno. La capacità di germinare viene persa però inbreve tempo (3 anni).

PORRACCHIA PEPLOIDELudwigia peploides (Kunth) P.H. RavenNome inglese: Creeping water primrose

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Pianta acquatica perenne, facilmente confondibile con Lud-wigia grandiflora, dalla quale si distingue solo al momentodella fioritura. la porracchia peploide ha fusti fiorali checrescono orizzontalmente, petali lunghi 1.0-1.5 cm e anteredi 1.0-1.7 mm, mentre L. grandiflora ha fusti che cresconoverticalmente e petali e antere di maggiori dimensioni. Losviluppo vegetativo della porracchia peploide è sia oriz-zontale sia verticale con getti che possono emergere finoa 80 cm sopra la superficie dell’acqua. La specie è in gradodi colonizzare diversi ambienti grazie alla presenza lungoil fusto di radici avventizie per l’assorbimento dell’ossigeno,che permettono alla pianta di tollerare ambienti anossici.Il potenziale invasivo è determinato da un elevato tasso dicrescita e da numerose strategie di svernamento, oltre alrilascio di sostanze allelopatiche e all’elevata capacità dirigenerazione vegetativa a partire da frammenti di fusto.

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine MyrtalesFamiglia Onagraceae

Sinonimi principali Jussiaea patibilcensis Kunth., Jussiaea peploides Kunth., Jussiaea polygonoides Kunth.,

Jussiaea gomezii Ram. Goyena

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45piante

Habitat La specie colonizza i medesimi ambienti della porracchiaa grandi fiori e mostra la stessa adattabilità, tollerandoun ampio range di condizioni in termini di disponibilità dinutrienti, tipologie di substrato e qualità dell’acqua; siinsedia spesso su substrati fangosi in zone umide aperte,naturali o artificiali, soggette a continua fluttuazione dellivello dell’acqua. Acque ferme oppure a lentoscorrimento e acque salmastre sono ulteriori habitatfavorevoli alla porracchia peploide. La salinità elevatarappresenta un fattore limitante per l’insediamento dellaspecie. Rispetto a L. grandiflora tollera meno le bassetemperature (< 0 °C).

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONELa porracchia peploide, così come la p. a grandi fiori, èstata introdotta intenzionalmente dall’uomo come piantaacquatica ornamentale. Nonostante non si abbiano numericerti sull’entità delle importazioni, si sa che la specie èancora in commercio, molto spesso come Jussiaea oLudwigia grandiflora. Anche la diffusione in natura èimputabile prevalentemente ad azione antropicaaccidentale, alla fauna delle zone umide e alle correnti chetrasportano il materiale vegetativo.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoA causa dell’elevata produzione di biomassa e il conseguenteaumento della sedimentazione e riduzione della capacitàportante del canale, entrambe le porracchie interferisconocon le attività agricole, i servizi ecosistemici e l’utilizzo deicorpi idrici da parte dell’uomo. I principali danni sono ildeterioramento delle dighe e delle infrastrutture, la perditadi aree ricreative (pesca, caccia, sport acquatici), l’incrementodella proliferazione delle zanzare e l’aumento dei rischi diallagamento.

Impatto su altre specieIl rilascio di sostanze allelopatiche altera la composizionespecifica del sito in termini quali-quantitativi, con unacomplessiva riduzione del numero di specie, in particolareautoctone. La riduzione nelle concentrazioni di ossigenodisciolto, dove la specie è presente in elevate densità, puòrisultare letale per la fauna acquatica.Impatto sugli ecosistemiLa porracchia peploide è in grado di alterare in modosignificativo gli ecosistemi in cui si insedia sia dal punto divista ecologico che strutturale. Densi popolamentiprovocano deossigenazione dell’acqua, riduzione del pH,rallentamento del flusso aumento della sedimentazione,accumulo di materia organica e riduzione della capacitàportante del corpo idrico. In acque ferme, l’accumulo diparti morte della pianta può provocare una riduzione dellaprofondità del corpo idrico e un’alterazione dellasuccessione di vegetazione.

METODI DI GESTIONELe metodologie di controllo da applicare a questa speciesono le medesime descritte per L. grandiflora. I costi per ilcontrollo della specie sono molto elevati. Per ulterioriapprofondimenti sul controllo si rimanda allo standardEPPO (PM 9/19(1): Invasive alien aquatic plants, DOI:10.1111/epp.12165).

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LYSICHITON AMERICANUSLysichiton americanusHultén and St. JohnNome inglese: American skunk cabbage

Erbacea perenne di grandi dimensioni (fino a 150 cm dialtezza e 1 mq di ampiezza) con grandi foglie coriacee erizomi lunghi e spessi. L’infiorescenza compare in prima-vera prima delle foglie; è costituita da una grande fogliagialla (spata), che avvolge uno spadice carnoso lungofino a 25 cm, emanante odore sgradevole. I frutti sonobacche verdi che maturano in luglio-agosto.Può essere confusa con Arum maculatum, di dimensioniinferiori, che si trova in habitat simili.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleAmerica nordoccidentale (zona costiera pacifica dall’Alaskaalla California).Area di introduzione nel mondoIntrodotta in Europa.Area di introduzione in EuropaIrlanda, Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca,Norvegia, Svezia, Finlandia, Francia, Svizzera, Germania, macon diffusione limitata.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente.

BIOLOGIA ED ECOLOGIASpecie longeva (fino a 75 anni) a crescita lenta. In Europala riproduzione è quasi esclusivamente di tipo sessuale;

potrebbe essere impollinata da alcune specie di ditteri(genere Arum). È ritenuta capace di autoimpollinazione.Fiorisce e fruttifica a partire dal terzo anno, ma non tuttigli anni: produce 100-650 bacche per spadice, con semiche possono rimanere vitali nel suolo per 8 anni. Puòanche riprodursi vegetativamente per frammentazione deirizomi, ma ciò si verifica difficilmente poichè crescono inprofondità nel suolo e difficilmente sono dispersi.HabitatVive in paludi, torbiere alte, ruscelli poco profondi conacqua fluente, su margini di laghi e stagni, sponde di corsid’acqua, in boschi alluvionali e paludosi, brughiere, pratiumidi e zone umide costiere. Esige suoli permanentementeumidi. Vive anche in acque correnti o ferme (fino a 30 cm diprofondità) e tollera fluttuazioni nel livello dell’acqua, manon sopravvive al prosciugamento del suolo. Preferiscesuoli a pH acido o neutro, ricchi di humus, ma sopporta

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Liliopsida (monocotiledoni)

Ordine Alismatales/AralesFamiglia Araceae

Sinonimi principali Lysichiton camtschatcensisauct. non (L.) Schott

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condizioni di scarsità di nutrienti. È ben adattata acondizioni di anaerobiosi, ma tollera suoli ben aerati. Purcrescendo meglio in mezza ombra, si adatta siaall’ombreggiamento che alla luce piena.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIntrodotta come pianta ornamentale in Gran Bretagna nel1901 e in molti altri paesi europei probabilmente primadel 1950, tuttavia non ampiamente diffusa. Negli ultimianni è aumentato il numero di piante e di semi in venditain Europa, soprattutto attraverso internet, provenienti siada paesi europei che dall’Indonesia e dal Nordamerica.La probabilità di diffusione naturale è bassa. I nuovi individuinascono da seme vicino alla pianta madre, tuttavia i semipossono anche essere trasportati a distanza dall’acqua; inEuropa non è stata osservata dispersione zoocora.La diffusione è invece facilitata dall’uomo. L’introduzione innatura è stata fatta deliberatamente o a seguitodell’abbandono dei vivai in cui veniva coltivata; talvolta èsfuggita da giardini prossimi ad ambienti naturalivulnerabili (soprattutto se in vicinanza di corpi idrici) o perla dispersione dei residui vegetali dei giardini in natura. Puòanche essere stata diffusa a seguito di interventi dimanutenzione nelle zone infestate, per dispersione dei semi.Rimane tuttavia una specie con bassa probabilità didiffusione, sia per la difficoltà di germinazione dei semiche per il range limitato di ambienti in cui si insedia, e lasua diffusione è molto lenta.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNon è pericolosa per la salute dell’uomo e degli animali.L’impatto economico è trascurabile, non insediandosi interreni coltivati, ed è legato ai costi per la gestione, chepossono essere elevati in ragione della modalità e dellalunga durata degli interventi e della difficile accessibilità

degli ambienti interessati.Impatto su altre specieDetermina una significativa riduzione della biodiversità diambienti umidi, di per sé vulnerabili. Le grandi dimensionie lo sviluppo precoce in primavera determinano unariduzione della copertura e del numero di native (anchedel 50%), incluse quelle appartenenti alla fauna acquatica.Impatto sugli ecosistemiÈ considerato moderato, legato principalmente allavulnerabilità e alla rarefazione degli ambienti umidi nellamaggior parte del territorio europeo, che spesso sonoinclusi in aree protette e ospitano specie a rischio diestinzione. Può ostruire il flusso idrico nei corsi d’acqua,occupare i bacini idrici e alterare i parametri ambientali ela struttura degli ecosistemi.

METODI DI GESTIONEÈ importante un monitoraggio che consenta la rapidaindividuazione delle infestazioni, ma sia il rilevamento chela gestione sono ostacolati dalla difficile accessibilità degliambienti umidi (inondati per parte dell’anno, fangosi, convegetazione fitta e intricata). È consigliata la rimozionemanuale delle popolazioni piccole e insediate da poco,prima della fruttificazione, estirpando anche i rizomi (cheperò si trovano fino a 30 cm di profondità). Deve seguireun controllo ogni due anni per almeno 8 anni (finoall’esaurimento della banca semi nel terreno). Il controllochimico è sconsigliato in ambienti umidi e finora si ècomunque dimostrato inefficace. Non sono noti agenti peril controllo biologico: le specie di lumache e chiocciole chesi cibano delle foglie danneggiano solo piante giovani. Per ulteriori approfondimenti si rimanda al DatabaseEPPO: https://gd.eppo.int/.

piante

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MILLEFOGLIO ACQUATICOMyriophyllum aquaticum (Vell.) Verdc.Nome inglese: Parrot’s feather

Pianta erbacea acquatica, radicata al fondale e costituitasia da fusti sommersi sia da fusti emergenti, che possonoelevarsi fino a 30 cm sopra il pelo dell’acqua, formandodense coperture. Le foglie, simili a penne d’uccello (dacui il nome popolare inglese) sono lunghe 2-5 cm, di co-lore verde chiaro, inserite in numero di 5-6 intorno adogni nodo del fusto. All’ascella delle foglie, sui fustiemergenti, possono comparire in estate fiori bianchi, pic-colissimi. Tutti i fusti (sommersi ed emergenti) possonoformare radici avventizie in corrispondenza ai nodi e, seframmentati, presentano un’elevata capacità di radicaree dare origine a nuove piante.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleOriginaria del Sud America.Area di introduzione nel mondoIntrodotta e diffusa nelle regioni temperate e tropicali ditutti i continenti.Area di introduzione in EuropaIn Europa è presente in Inghilterra, Olanda, Austria, Francia,Germania, Portogallo, Spagna, Italia, Romania, Ungheria.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIASegnalata per la prima volta nel 1993 in Lazio e Campaniaè attualmente presente con popolazioni molto localizzatein Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia,Emilia-Romagna, Marche e Toscana.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALe colonie di M. aquaticum sono facilmente identificabili inestate quando, a partire dai fusti sommersi, si formano ifusti emergenti che costituiscono coperture dense (fino a1500 fusti/m2) ed estese. In autunno le parti emerse esommerse vanno incontro a senescenza e si frammentano,causando la dispersione di parti di pianta che possonofluttuare nella colonna d’acqua o essere trasportati a valledalla corrente anche per settimane prima di adagiarsi eradicare sul fondale. I frammenti radicati svernano perdare origine a nuove colonie nella primavera successiva.Nelle aree in cui è stato introdotto, M. aquaticum non puòfruttificare perché è presente con piante che formano solofiori femminili. Di conseguenza si moltiplica e si diffondeesclusivamente attraverso la frammentazione dei fusti, che

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione/Classe Angiosperme DicotiledoniOrdine Saxifragales

Famiglia HaloragaceaeSinonimi principali Enydria aquatica Vell.,

Myriophyllum brasiliense Cambess., Myriophyllum proserpinacoides Gillies ex Hook. & Arn.

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49piante

può essere favorita da attività antropiche, come lanavigazione, o le attività di taglio della vegetazioneacquatica e scavo dei fondali.Anche se predilige climi caldi, i fusti radicanti sono benadattati a superare l’inverno e possono resistere asporadiche gelate.HabitatTrova le condizioni ottimali per insediarsi in corpi idrici conacque ferme o lentamente fluenti, poco profonde (< 1.5 m)ed eutrofiche, come stagni, laghetti e canali. È però unaspecie molto plastica, capace di resistere a variazioni divelocità della corrente, di profondità dell’acqua econcentrazione dei nutrienti, adottando prevalentemente oesclusivamente la forma immersa.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIntrodotta deliberatamente per l’utilizzo a scopoornamentale in giardini acquatici e, soprattutto, in acquari.La sua presenza negli ambienti naturali può esseredeterminata da molteplici fattori: immissione volontaria,scarico delle acque derivanti dalla pulizia degli acquari,trasporto accidentale di frammenti di pianta tramiteimbarcazioni, macchinari per lo sfalcio della vegetazioneacquatica, uccelli acquatici e corrente.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoPopolamenti densi possono rallentare e ostacolare il flussodell’acqua nei canali irrigui e possono favorirel’esondazione, trattenendo corpi solidi trasportati dallacorrente. In corpi idrici navigabili, può creare disagi alpassaggio delle imbarcazioni e costituire un rischio per lasicurezza nella pratica di sport acquatici (es. canottaggio,sci d’acqua). M. aquaticum può causare danni indiretti allasalute umana poiché i tappeti densi costituiscono unhabitat privilegiato per ospitare uova e larve di zanzara.

Impatto su altre specieÈ una specie molto competitiva, che ostacola lo sviluppodelle piante acquatiche native grazie ad una produttivitàestremamente elevata (fino a 2 kg di peso secco/m2) inambienti eutrofici.Impatto sugli ecosistemiM. aquaticum altera significativamente le caratteristichechimiche e fisiche degli ecosistemi invasi con riduzionedella luminosità, consumo dell’ossigeno disciolto eoccupazione dello spazio disponibile. Le comunità nativedegli altri organismi (piante acquatiche autoctone, alghe,invertebrati, pesci) si vengono a trovare in condizioni chenon ne permettono la crescita ottimale, determinando ungenerale impoverimento della biodiversità.

METODI DI GESTIONEFondamentale è la prevenzione (divieto di vendita,trasporto e possesso), anche se risulta particolarmentedifficile la sorveglianza del commercio tramite Internet,modalità principale di acquisto in acquariofilia. Il controllo e l’eradicazione sono possibili attraversosradicamento manuale e taglio meccanico in estate, manecessitano di estrema attenzione nel rimuovere tutte leparti di pianta e nel contenere la dispersione deiframmenti; spesso sono richiesti interventi ripetuti.L’utilizzo di erbicidi e di insetti sono ancora ad uno stadiosperimentale e difficilmente praticabili a causa delrivestimento ceroso, che impermeabilizza le partiemergenti e del contenuto in tannini, che rende la piantapoco appetibile agli erbivori. Per ulteriori approfondimenti sul controllo si rimanda allostandard EPPO (PM 9/19(1): Invasive alien aquatic plants,DOI: 10.1111/epp.12165).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie originaria del Messico, America centrale emeridionale e USA meridionali.Area di introduzione nel mondoInvasiva in Australia, Africa, Asia e isole del Pacifico.Area di introduzione in EuropaPresenza accertata in Israele; casuale in Belgio e Polonia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa riproduzione di P. hysterophorus avviene solo tramiteseme, con un singolo individuo in grado di produrre

mediamente 15.000 semi, fino a 100.000 nei casieccezionali. I semi sono molto longevi se sotterrati epossono germinare anche dopo 8-10 anni. La dispersioneavviene tramite aria, acqua, avifauna, veicoli e mezziagricoli. I semi germinano non appena trovanocondizioni favorevoli: umidità, suolo nudo e temperaturetra 8-30 °C (22-25 °C è il range termico ottimale). Lafioritura avviene 4-8 settimane dopo la germinazione eprosegue fino a quando la siccità o il gelo non uccidonola pianta.Habitat P. hysterophorus cresce su qualsiasi tipo di suolo,prediligendo substrati fertili e alcalini, e colonizza unagrande varietà di ambienti, in particolare aree disturbate:campi arati, colture permanenti (vigne, frutteti e piantagioni

Erbacea annuale, aromatica, che in condizioni favorevolipuò raggiungere 1.5-2 m di altezza nell’areale seconda-rio. Specie con portamento eretto, fusto rigido, angoloso,pubescente e ramificato nella porzione terminale. Le fo-glie della rosetta basale, glauche, sono fortemente lo-bate e di maggiori dimensioni (fino a 30 cm) rispetto allefoglie alterne del fusto, meno incise. I fiori sono nume-rosi, bianchi, riuniti in piccoli capolini (4 mm) pedunco-lati, disposti sia all’apice sia all’ascella delle foglie.Ciascun fiore può produrre fino a 5 acheni neri, appiattiti,dotati di appendici sottili che favoriscono la dispersioneaerea. La lobatura delle foglie rende P. hysterophorus fa-cilmente confondibile allo stadio vegetativo con altrespecie del genere Ambrosia e Artemisia, distinguibili perla presenza di foglie alterne già nelle prime fasi dellosviluppo.

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NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine AsteralesFamiglia Asteraceae

Sinonimi principali Argyrochaeta bipinnatifida Cav., Parthenium lobatum Buckley

PARTHENIUMHYSTEROPHORUSParthenium hysterophorus L.Nome inglese: Santa Maria feverfew, parthenium weed

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arbustive da frutto, oliveti), pascoli, bordi fluviali, networkferroviari e stradali e altri siti artificiali e antropizzati(discariche). La specie è un’infestante di colture sia perennisia annuali, tra cui mais, riso e pomodoro.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONENella maggior parte dei casi l’introduzione èprobabilmente avvenuta tramite contaminazione dellesementi (cereali e da pascolo) provenienti dagli USA o daaltri siti infestati. In Europa i primi individui sono statiosservati nelle zone di scarico portuale di partite di cerealigiunte dall’estero. La dispersione e diffusione può essereanche favorita da mezzi naturali (acqua, aria, fauna, suolo),meccanici (mezzi agricoli e industriali) e dagli spostamentiumani (veicoli, turismo).

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNella maggior parte dei paesi invasi, la specie costituisceun serio problema per importanti colture quali caffè, riso,mais, grano, canna da zucchero in cui si riscontra un calodel raccolto fino al 97%a causa del rilascio di sostanzetossiche presenti in tutte le parti della pianta (incluso ilpolline), che inibiscono la fecondazione, la germinazionee lo sviluppo di altre piante. Inoltre, la specie ospitadiversi patogeni e insetti parassiti delle colture e inibiscela crescita e l’attività di batteri azoto-fissatori enitrificanti, con conseguenze indirette sulla produttività.P. hysterophorus può risultare tossico per il bestiame alpascolo e compromettere la carne e altri derivati animali,quali latte e miele. Essendo irritante per la cute e le vierespiratorie, la specie provoca gravi reazioni allergiche,talvolta letali nell’uomo. Le persone colpite devonoallontanarsi dal sito infestato, vista l’assenza ditrattamenti medici efficaci, con gravi ripercussioni socio-economiche.

Impatto su altre specieLa specie è in grado di sopprimere e sostituire la floraindigena. Tra le specie sostituite vi sono anche erbecostituenti la medicina tradizionale di molti paesi.Impatto sugli ecosistemiP. hysterophorus altera l’ecosistema contaminando i suolicon effetti tossici prolungati, alterando la composizionefloristica e vegetazionale con la formazione dipopolamenti monospecifici che alterano la catena troficaattraverso l’esclusione di specie appetite dagli erbivori.

METODI DI GESTIONEUna corretta prevenzione e quarantena sono fondamentaliper impedirne l’introduzione. La diffusione in aree in cui laspecie è già presente, può essere limitata eliminando lepiante prima della loro fioritura, prevenendo la dispersionedei semi, e controllando rigorosamente macchinari, veicoli,bestiame e altro materiale in transito dalle aree infestate. Poiché la specie non è invasiva in pascoli in buonecondizioni, una corretta gestione del carico del bestiame èfondamentale nel controllo della specie. I trattamenti meccanici (sfalcio, taglio e aratura) e l’utilizzodi incendi controllati sono sconsigliati. La rimozionemanuale delle piante dev’essere effettuata con dispositividi protezione. L’utilizzo degli erbicidi si è dimostratoefficace, tuttavia l’utilizzo di sostanze chimiche su vastearee è economicamente ed ecologicamente nonsostenibile. Il controllo biologico si è dimostrato il metododi controllo più sostenibile ed efficace sul lungo periodo inAustralia. Le piante indigene antagoniste possonocontrastare efficacemente la specie e rappresentano unmetodo di facile applicazione e sostenibile. Per ulterioriapprofondimenti sul controllo si rimanda allo standardEPPO (PM 9/020(1): Parthenium hysterophorus. DOI:10.1111/epp.12252).

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleL’areale nativo è localizzato tra l’Africa settentrionale eorientale, il Vicino Oriente e la Penisola Arabica.Area di introduzione nel mondoIntrodotta e diffusa nelle regioni a clima caldo e arido diSudafrica, Indonesia, America settentrionale e centrale,Oceania, Europa.Area di introduzione in EuropaPresente in Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo,Slovenia, Spagna e nelle regioni insulari del Mediterraneoe delle Macaronesia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Sicilia e Sardegna la specie è già diffusa; è ancora

sporadica in Calabria e Puglia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl penniseto, per diverse caratteristiche biologiche, è unaspecie potenzialmente molto invasiva. I semi, prodotti innotevole quantità (fino a 100 semi per pianta all’anno)sono accompagnati da strutture filamentose (reste e ciglia),che ne facilitano la dispersione su lunghe distanze adopera del vento e dell’acqua, ma anche dell’uomo, delbestiame e dei veicoli. Possono rimanere a terra, vitali per6 anni o più, in condizioni avverse, ma germinanofacilmente se sono soddisfatte le condizioni di umidità. Èfavorita nell’accrescimento rispetto alle specie nativegrazie ad un particolare metabolismo fotosintetico (piantaC4); fiorisce e produce semi già a partire dal primo anno di

PENNISETO ALLUNGATOPennisetum setaceum (Forssk.) Chiov.Nome inglese: Fountain grass

Il penniseto allungato è una pianta erbacea, perenne,che forma robusti cespi. Le foglie lineari, sono lunghe30-50 cm e disposte in densi ciuffi a partire dal suolo; ifusti fiorali sono sottili e alti anche più di 1 m. Foglie efusti tendono ad incurvarsi all’apice, dando così allapianta l’aspetto di uno “spruzzo” d’acqua ricadente (di quiil nome popolare inglese). Le infiorescenze sono densepannocchie cilindriche, lunghe 10-30 cm, di aspetto piu-moso che conferiscono alla pianta il particolare pregioornamentale.

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Liliopsida (monocotiledoni)

Ordine PoalesFamiglia Poaceae

Sinonimi principali Cenchrus setaceus (Forssk.) Morrone, Pennisetum ruppellii Steud.

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vita e, nonostante la fioritura sia prevalentemente estiva,riesce a sfruttare ogni momento climaticamente favorevolenel corso dell’anno, con una produzione pressochécontinua di seme. Anche se le popolazioni di pennisetosono caratterizzate da variabilità genetica bassa o assente,la specie si mostra molto plastica rispetto allecaratteristiche ecologiche. Predilige posizioni assolate esuoli asciutti, ma può tollerare un parzialeombreggiamento e crescere su tutti i tipi di suolo (dasabbiosi ad argillosi, da acidi a leggermente basici). Èsensibile alle gelate e perde di competitività sui suoli piùumidi. Una caratteristica particolarmente importante perl’ambiente mediterraneo è la grande capacità di P.setaceum di affermarsi dopo gli incendi.HabitatP. setaceum predilige ambienti disturbati dall’uomo comecave dismesse, marciapiedi, massicciate ferroviarie, bordi escarpate stradali. Da questi ambienti marginali, si puòspingere anche in contesti semi-naturali, come praterie aridea bassa copertura vegetale o naturali come colate laviche.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIn Europa è stata introdotta a scopo ornamentale, perarredo paesaggistico e per consolidare i suoli di scarpate,in diverse tappe nel corso del ‘900. Per l’Italia è esemplareil caso della Sicilia, in cui la specie è stata coltivata, pervalutarne le potenzialità come pianta da foraggio, nell’OrtoBotanico di Palermo a partire dal 1938, da semiprovenienti dall’Etiopia. Da qui è iniziato un rapidoprocesso di naturalizzazione ed invasione probabilmenteper dispersione spontanea dei semi ad opera del vento. Inaltri casi, anche il bestiame, le auto, i macchinari agricoli el’uomo sono importanti vettori di diffusione dei semi dipenniseto.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitario

e socioeconomicoPoco appetita dal bestiame, il penniseto degrada lepraterie da pascolo con impatti negativi sulle attivitàpastorali. Strettamente legata agli incendi: resiliente alfuoco, facilita a sua volta innesco e diffusione degli incendiin quanto estremamente infiammabile, soprattutto durantela stagione più secca.Impatto su altre specieNelle praterie aride, favorita da fuoco e pascolamento, laspecie forma popolamenti monospecifici che escludono lespecie native, sottraendo spazio, nutrienti ed acqua. Lastabilità dei popolamenti di penniseto tende a bloccarel’evoluzione della prateria verso formazioni forestali. Inambienti rupestri e sub-rupestri può minacciare specie rareed endemiche.Impatto sugli ecosistemiL’aumento di frequenza degli incendi nelle aree invase dalpenniseto è l’aspetto che più incide sugli ecosistemi: haricadute negative sugli uccelli nidificanti al suolo e su altrianimali; inoltre altera le caratteristiche del suolo e i serviziecosistemici ad esso legati, come la suscettibilitàall’erosione e la fertilità.

METODI DI GESTIONELa gestione del penniseto risulta difficile, soprattutto acausa della longevità dei semi nel suolo. I piccoli nucleipossono essere eliminati attraverso lo sradicamentomanuale, facile da realizzare soprattutto nelle prime fasi diinsediamento e negli individui giovani con successivadistruzione delle infiorescenze per prevenire la dispersionedei semi. Nei popolamenti più estesi può essere efficace losfalcio, da realizzare più volte nel corso dell’anno, percontenere la fioritura e la disseminazione. Il controllochimico, con erbicidi sistemici, può essere utilizzato incombinazione con i trattamenti meccanici o su infestazionipiù estese, in ambienti poco sensibili e con le dovutecautele, come bordi di strada, cave e massicciate ferroviarie. Per ulteriori approfondimenti si rimanda al DatabaseEPPO: https://gd.eppo.int/.

piante

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PERSICARIA PERFOLIATAPersicaria perfoliata (L.) H. GrossNome inglese: Mile-a-minute weed

Erbacea annuale, rampicante e spinescente, a rapido svi-luppo (15 cm al giorno), che raggiungere 6 m di altezzao più. Le radici sono deboli e superficiali; i fusti sono ros-sastri, esili, e dotati di spine rivolte verso il basso. Le fo-glie alterne, sottili, di colore verde pallido, hanno unacaratteristica forma triangolare e sono glabre sulla fac-cia superiore, con spine sulla nervatura centrale dellapagina inferiore. Una caratteristica brattea (ocrea) aforma di coppa avvolge il fusto alla base del picciolo.L’infiorescenza è un racemo con gruppi di 10-15 piccolifiori bianco-rosati, terminali o disposti all’ascella dellefoglie superiori. Ogni frutto, blu scuro metallico, contieneun singolo seme lucido, nero o purpureo.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie originaria dell’Asia orientale.Area di introduzione nel mondoNord America e Turchia, mentre in Nuova Zelanda la specieè stata eradicata con successo.Area di introduzione in EuropaSpecie non ancora presente in nessuno dei paesi membridell’Unione Europea.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa fecondazione di P. perfoliata avviene prevalentemente

per auto-impollinazione, perciò non necessita di specificiinsetti impollinatori per lo sviluppo di frutti e semi. Laspecie esibisce una strategia altamente competitivanella produzione dei frutti (giugno-ottobre), con duepicchi: il primo a luglio, dove P. perfoliata si assicura laproduzione di semi anche negli anni particolarmentearidi, e il secondo in autunno (settembre-novembre),coincidente con la stagione migratoria degli uccelli,mezzo di diffusione della specie. Ogni pianta è in gradodi produrre 50-100 semi e un periodo di vernalizzazioneè necessario per la germinazione. I semi possonorimanere vitali fino a 6 anni, nonostante la vitalitàdiminuisca sensibilmente con il tempo. Acqua e fauna(uccelli e mammiferi) sono i principali mezzi didispersione di frutti e semi.

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine CaryophyllalesFamiglia Polygonaceae

Sinonimi principali Polygonum perfoliatum L.,Ampelygonum perfoliatum (L.)

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55piante

HabitatColonizza aree aperte e disturbate, margini boschivi, zoneumide, margini fluviali e bordi stradali. Sebbeneun’elevata luminosità e umidità siano le condizioniottimali per lo sviluppo, la specie è in grado di tollerareombreggiamento e aridità. Cresce generalmente dove èpresente una lettiera abbondante sulla superficie delsuolo, ma si trova anche in ambienti umidi con suolopoco strutturato. Nell’areale nativo P. perfoliata si trova aquote comprese tra 80-2300 m.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONESpecie introdotta accidentalmente in Nord Americaattraverso il materiale vivaistico, con semi contaminantimiscele di sementi e terriccio utilizzato per la coltivazionedi piante ornamentali. L’ulteriore diffusione avvieneattraverso commercio vivaistico e dispersione naturale.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNella zona di origine, la specie è utilizzata in ambitomedico (proprietà anti-ossidanti e antitumorali) e incucina. Alcune delle sostanze allelopatiche estrattepossono essere utilizzate per il controllo di altre infestantidei campi. La pianta può invadere i frutteti, ricoprendo esoffocando gli alberi da produzione. Negli USA P. perfoliataha impatti negativi sui vivai forestali e sugli interventi dirimboschimento (in Virginia i costi di gestione aggiuntividovuti alla presenza della specie sono pari a 60-500dollari per ettaro). La presenza di spine puòcompromettere le attività umane nei siti infestati.Impatto su altre specieIl forte ombreggiamento nei siti infestati riducedrasticamente o sopprime la capacità fotosintetica dellepiante sottostanti, con conseguente morte delle stesse ediminuzione della ricchezza specifica indigena.

Impatto sugli ecosistemiLaddove infestante, P. perfoliata può provocare danniecologici ricoprendo e soffocando gli alberi e gli arbusti ele loro plantule, compromettendo in tal modo larigenerazione della vegetazione. La spinosità della pianta,inoltre, ostacola il movimento della fauna selvatica.

METODI DI GESTIONEIl controllo, ed eventuale quarantena, del materialevivaistico a rischio di contaminazione di semi e plantule diP. perfoliata è fondamentale per prevenire l’ingresso dellaspecie in nuovi siti. La corretta gestione dei boschi e deimargini fluviali, prevenendo la formazione di areedisturbate o prive di vegetazione, può ostacolare l’ingressodella specie. Interventi ripetuti di falciatura sono efficacinel caso di giovani plantule, così come l’eradicazione amano nelle prime fasi di infestazione, ma entrambi imetodi risultano insufficienti per individui di grandidimensioni. Inoltre, il controllo meccanico non è in gradodi tenere completamente sotto controllo la dispersione deisemi. I metodi di lotta biologica adottati negli USA,attraverso il rilascio di coleotteri originari dalla Cina, sisono dimostrati adeguati nel contenimento dellepopolazioni di P. perfoliata. L’utilizzo di particolari erbicidipuò essere efficace laddove la specie non infestiecosistemi particolarmente delicati (es. ecosistemiacquatici).

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PUERARIAPueraria montana var. lobata(Willd.) Sanjappa & PradeepNome inglese: Kudzu vine

Nota in tutto il mondo con il nome giapponese kudzu,pueraria è una pianta perenne lianosa, con fusti stri-scianti e rampicanti, dotata di una straordinaria rapiditàdi crescita (fino a 26 cm al giorno). Ha grosse foglie tri-fogliate-lobate e fiori rosa. Dove si insedia, puerariaforma una densa coltre che si estende su due livelli: alsuolo, dove forma strati spessi di rami intrecciati, e a li-vello delle chiome degli alberi, dove si arrampica fino a20-30 m di altezza. L’apparato radicale può svilupparsifino a 5 m di profondità e costituisce più del 50% dellabiomassa; le radici svolgono la funzione di organo di ri-serva e di arricchimento di sostanze azotate, grazie allasimbiosi con batteri azotofissatori.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleOriginaria dell’Asia orientale (Cina, Giappone, Corea).Area di introduzione nel mondoIntrodotta in tutti i continenti: Stati Uniti, Sud America,Oceania, Africa ed Europa.Area di introduzione in EuropaIn Europa è segnalata in Italia e in Svizzera.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAMolto localizzata, in Piemonte, Lombardia, Veneto e FriuliVenezia-Giulia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa specie privilegia la moltiplicazione vegetativa,attraverso frammentazione dei fusti, rispetto allariproduzione sessuale. I semi hanno germinabilità moltobassa (7-17%) e spesso deperiscono per attacchi funginiprima della germinazione. È sensibile alle basse temperature e all’aridità climatica. Lemaggiori infestazioni di pueraria corrispondono a territoricon precipitazioni medie annue superiori a 1000 mm etemperature medie estive superiori a 27 °C; la suapresenza è invece limitata quando le precipitazioni annuesono inferiori a 800 mm e le temperature medie annueprossime alla soglia di 2.5 °C. Le stazioni italiane esvizzere sono caratterizzate da temperature del mese piùfreddo (gennaio) relativamente miti (0-4 °C).

NOTE TASSONOMICHERegno Plantae

Divisione Magnoliophyta (angiosperme)Classe Magnoliopsida (dicotiledoni)

Ordine FabalesFamiglia Fabaceae

Sinonimi principali Dolichos lobatus Willdenow, Pueraria lobata subsp. montana (Willd.) Maesen & S.M. Almeida

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57piante

Habitat Cresce meglio in piena luce, ai margini dei boschi dovetrova sostegni su cui arrampicarsi ed è favorita daldisturbo, che ne facilita la moltiplicazione. Si diffondeperlopiù in ambienti antropogeni (bordi di strada emassicciate ferroviarie) o soggetti a disturbo naturale(sponde dei fiumi). Le stazioni italiane si trovano in generenei pressi di strade e case.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIn Europa, pueraria è stata introdotta come ornamentalenei giardini di case e ville private. Di qui è sfuggita allacoltivazione da alcuni decenni, per incuria dei giardinidelle ville non più abitate o per l’abbandono di rifiuti verdi.A partire dalle popolazioni localizzate nella regioneinsubrica (Svizzera, Piemonte, Lombardia), dove il clima èpiù favorevole, la specie non avrebbe limitazioniclimatiche ad espandersi e moltiplicarsi su circa il 60% delNord Italia. In ogni caso, anche con condizioni ambientalifavorevoli l’intervento volontario o accidentale dell’uomo,attraverso coltivazione, movimenti di terra o deposito dirifiuti verdi, rimane il fattore principale per la diffusionedella specie.

IMPATTO SULL’UOMOE LA BIODIVERSITÀRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoPueraria produce metaboliti secondari utilizzati nellafarmacopea cinese. In passato è stata anche coltivata comeforaggera e a scopo anti-erosivo, pratica abbandonata nonappena si è constatata l’invasività della specie. La specieha impatti negativi su agricoltura e gestione forestale.Negli USA più di 3 milioni di ettari di suolo fertile sonoricoperti da una coltre di pueraria, con un dannoeconomico stimato intorno a 75-380 milioni di euroall’anno. I costi di contenimento sono ugualmente elevati.Inoltre, pueraria è pianta ospite di patogeni delle colture

(ruggine asiatica della soia) e funghi che causanomarciumi.Impatto su altre specieAttraverso l’ombreggiamento, il diretto soffocamento deglialberi più giovani su cui si arrampica stritolandoli el’attività allelopatica, pueraria interferisce con lepopolazioni di piante autoctone determinandone spessol’estinzione locale e provocando l’arresto del dinamismonaturale della vegetazione.Impatto sugli ecosistemiOltre ad un forte impoverimento della diversità vegetale,nei popolamenti ad elevata densità si riscontra lariduzione della diversità di numerosi gruppi animali. Acausa della simbiosi con batteri azotofissatori, anche ilciclo dei nutrienti viene alterato tramite la produzione diuno spesso strato di lettiera ricca di composti azotati, chesi concentrano nello stato di suolo più superficiale.

METODI DI GESTIONELa principale forma di gestione è la prevenzione (divieto divendita, trasporto e possesso) poiché il rischio principaledi diffusione della specie è legato all’incuria dei giardinidove viene coltivata come ornamentale. Il controllo e l’eradicazione sono possibili attraverso losfalcio e, in aree non sensibili, attraverso l’applicazione didiserbanti, ma richiedono interventi frequenti nell’anno,per periodi di 4-10 anni, al fine di ridurre la vitalità degliorgani sotterranei. La lotta biologica è promettente, maancora ad uno stadio sperimentale e non sempreapplicabile. Per ulteriori approfondimenti si rimanda al DatabaseEPPO: https://gd.eppo.int/.

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invertebrati

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Il granchio cinese è caratterizzato dalla presenza di unadensa peluria sulle chele che conferisce a questil’aspetto di guanti (da cui deriva il nome con cui la spe-cie è nota nei paesi anglofoni, il mitten crab, granchio daiguanti). Il carapace, di forma quadrangolare e convessa,è largo circa 8 cm. Ha una superficie liscia ma dotatanell’area frontale di due serie di creste dai bordi dentel-lati, nonché da quattro spine per lato. La sua colorazioneva dal verde-grigio al marrone scuro, a volte con duecoppie di macchie più chiare sul dorso. Le estremitàdelle chele sono bianche.

GRANCHIO CINESEEriocheir sinensis H. Milne Edwards, 1854Nome inglese: Chinese mitten crab

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie è originaria del sud-est asiatico e, inparticolare, di Cina e Corea.Area di introduzione nel mondoIl granchio cinese è stato introdotto in Nord America (negliStati Uniti e in Canada), nonché in Iran, Iraq, Giappone e inEuropa (inclusa la Russia).Area di introduzione in EuropaQuesta specie è stata introdotta accidentalmente in moltipaesi europei tra cui Danimarca, Svezia, Polonia, Germania,Olanda, Belgio, Francia, Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda,Lettonia, Lituania, Portogallo, Romania, Spagna e RegnoUnito.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIASegnalata una sola volta in Italia nel nord-est del paese.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl granchio cinese è una specie dalle abitudini onnivore,che si nutre principalmente di vegetali, invertebrati(anellidi, molluschi) e piccoli pesci. La fecondazioneavviene in estate e i piccoli nascono tra maggio e giugnodell’anno successivo. Nelle femmine le uova si formano traottobre e gennaio. In fase riproduttiva gli adulti digranchio cinese producono fino a un milione di larve. HabitatQuesta specie ha la capacità di adattarsi con facilità a varitipi di habitat e di condizioni climatiche. Gli adulti vivonoin corsi d’acqua dolce, estuari e lagune costiere e si

NOTE TASSONOMICHEClasse Malacostraca

Ordine DecapodaFamiglia Varunidae

Sinonimi principali Eriocheir chinensis, Eriocheir japonica sinensis

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61invertebratispostano verso il mare per la riproduzione; le larve si

rinvengono esclusivamente in estuari e lagune salmastrecostiere.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIl principale vettore per l'introduzione del granchio cinese(ad esempio nel Regno Unito) sono state le acque dizavorra delle navi. In alcuni casi, si ritiene che la specie siastata introdotta anche a seguito della demolizione divecchie imbarcazioni. Tuttavia, non si esclude la possibilitàdi un’introduzione diretta di adulti, sia volontaria siaaccidentale, o la liberazione di larve. La specie è inoltre ingrado di diffondersi naturalmente nell’ambiente, adesempio attraverso i canali o altri corpi d’acqua.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoQuesta specie provoca danni al settore della pescaprofessionale e sportiva sia perché può danneggiare le retidei pescatori, con conseguenti elevati costi di riparazione,sia perché si ciba dei pesci catturati dalle reti stesse.Inoltre a causa della attività di scavo può danneggiareargini e canali. Dal punto di vista sanitario, è noto che in Asia il consumodi questo granchio può causare la paragonimiasi, unaparassitosi a localizzazione polmonare (ma che può avereanche forme addominali e encefaliche) causate dal vermepiatto Paragonimus westermanii.Può rivestire un certo interesse commerciale, in quanto inetà adulta è utilizzata dalle comunità etniche per lapreparazione di pietanze (in diversi paesi asiatici questaspecie è considerata una prelibatezza gastronomica).Inoltre i granchi cinesi sono utilizzati come esche vive,nonché per la produzione di farine di pesce, come concimeagricolo e per la realizzazione di prodotti cosmetici.Impatto su altre specieI granchi cinesi possono avere un forte impatto sulle

specie autoctone a causa delle dinamiche di predazione ecompetizione che instaurano con esse. Le specie piùminacciate sono le macroalghe, gli invertebrati e i pesci.

Impatto sugli ecosistemiÈ una specie considerata dannosa perché può provocarenotevoli danni all’intera catena alimentare degli ambientidi acqua dolce, in quanto può risultare aggressiva e voraceverso la maggior parte delle altre specie ittiche eparticolarmente attiva nello scavare profonde tane sullezone degli argini di canali e dei corsi d’acqua.

METODI DI GESTIONEUna volta che la specie è stata introdotta, i metodi perdiminuirne la diffusione sono abbastanza limitati. Iprogrammi di eradicazione finora condotti hanno mostratouno scarso successo. Laddove il granchio cinese non siaancora diffuso, è possibile invece intervenire attraverso unattento controllo delle acque di zavorra e delle specie incommercio.

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Il gambero americano è un crostaceo d’acqua dolce dicirca 10 cm (6-9cm, massimo 12 cm), caratterizzato dauna colorazione bruna- olivastra, con evidenti macchiebruno-rossastre sui segmenti addominali, e una promi-nente spina laterale sul carapace. Le chele, tipiche appen-dici dei gamberi, sono caratterizzate da una puntauncinata con colorazione a bande arancioni e nere, e mar-gine interno regolare (non seghettato).

GAMBERO AMERICANOOrconectes limosus Rafinesque, 1817Nome inglese: Spiny-cheek crayfish, American crayfish

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie è originaria del versante atlantico del NordAmerica, dove è diffusa nel Canada sud-orientale e negliStati Uniti nord-orientali, dal Maine alla Virginia.Area di introduzione nel mondoIl gambero americano è stato diffuso dall’uomo in diversearee del Nord America, nonché in diversi paesi europei, inMarocco e in Australia.Area di introduzione in EuropaIn Europa il gambero americano è stato introdotto nel1890 in Polonia. Successivamente si è diffuso in oltre 20paesi, tra cui Italia, Austria, Gran Bretagna, Francia,Germania, Lettonia, Lituania, Olanda, Polonia. È inoltresegnalato in Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria,

Lussemburgo, Romania, Serbia, Slovacchia, e Spagna.Peraltro il suo areale si sta rapidamente ampliandonell’Europa meridionale e orientale, soprattutto lungo ilDanubio.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia il gambero americano è stato segnalato per laprima volta nel 1991 in Lombardia, nel Lago d’Iseo, ed èoggi diffuso in varie regioni del nord e centrali.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAÈ una specie onnivora. Le femmine possono produrre oltre300 uova e i giovani nati raggiungono la maturità sessualea circa 18 mesi.

NOTE TASSONOMICHEClasse Malacostraca

Ordine DecapodaFamiglia Cambaridae

Sinonimi principali Astacus affinis, Astacus limosus

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63invertebratiHabitat

L’Orconectes limosus è molto adattabile e come tale ècapace di occupare una grande varietà di ambientiacquatici, sia in presenza di acque correnti che a corsolento o stagnanti. In genere sembra preferire fiumi e laghidi pianura, ma può vivere bene anche ad altitudini elevate.Inoltre è capace di resistere senza problemi a condizioniestreme, come periodi di siccità prolungati, e può spostarsisul terreno anche in giornate caratterizzate datemperature gelide. Può peraltro tollerare elevati livelli diinquinamento delle acque, dove altre specie di faunaacquatica non potrebbero sopravvivere. Anche il tipo difondale dei corpi d’acqua non sembra costituire un fattorelimitante.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIl gambero americano è stato introdotto a fini alimentari,nonché per il controllo di molluschi e piante infestanti. Èinoltre commerciato come alimento per l’uomo (e per ipesci), come animale da acquario, e come esca viva. Tra lealtre cose è anche utilizzato nelle esercitazioni dei corsi discienza. In alcuni casi le immissioni sono state accidentali,ovvero sono state causate principalmente dalle fughedalla cattività. In Europa, dopo essere stata introdottadeliberatamente in Polonia, la specie si è diffusa perlopiùcome conseguenza della dispersione naturale facilitatadalla rete idrologica (costituita da fiumi e canali).

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoIl gambero americano potrebbe avere un impattosignificativo sulle attività di sfruttamento economico deigamberi in Europa. Il reale costo di questo impatto tuttavianon è mai stato calcolato. Inoltre il gambero americanopuò interferire negativamente con la qualità dei corpid’acqua attraverso le attività di scavo, senza contarel’impatto sulle attività di pesca. Infatti si ritiene che possa

contribuire al depauperamento della fauna ittica per viadei danni ai siti riproduttivi dei pesci e della predazione aidanni delle specie che vivono sui fondali. L’attività di scavonegli argini, documentata in alcune popolazioni dellaspecie, può infine portare al crollo delle banchine e alconseguente danneggiamento di strutture e attivitàantropiche.Impatto su altre specieIl gambero americano è un pericoloso vettore della pestedel gambero, per cui può avere un grave impatto sullepopolazioni di gamberi native (come il gambero di fiumein Inghilterra). Si ritiene che possa entrare in competizionecon tali specie native sostituendosi ad esse. Sembra inoltreavere un effetto negativo anche su alcune specie di pescidi acqua dolce come la bottatrice (Lota lota).Impatto sugli ecosistemiQuesta specie può influenzare la catena alimentare degliambienti acquatici in molteplici modi, anche se gli effettireali non sono del tutto chiari.

METODI DI GESTIONENon esistono ancora metodi efficaci per il controllo diquesta specie o di altri gamberi alieni. Il trappolaggio,anche intensivo, non è solito sortire gli effetti desiderati,poiché in genere gli animali sono restii ad entrare nelletrappole. Anche il prosciugamento dei bacini sembra nonessere risolutivo, in quanto gli animali possono infossarsi ein tal modo fuggire facilmente alla cattura. In alcuni casi,in condizioni controllate, sono stati impiegati dei biocidi,ma il loro utilizzo può avere varie e importanticontroindicazioni. È dunque importante considerare laprevenzione come misura principale di gestione. A questoscopo è necessario sensibilizzare i cittadini e i pescatorisui pericoli per l’ambiente legati al trasporto e alleimmissioni gamberi alieni nell’ambiente naturale.

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Il gambero virile è una specie di piccole dimensioni, chespesso non supera i 10 cm, sebbene possa raggiungere i12 cm. Il carapace è liscio e di colore marrone, mentre lechele dalla forma ampia e appiattita, sono caratterizzateda tubercoli di colore giallastro, generalmente disposti indue file sul margine superiore.

GAMBERO VIRILEOrconectes virilis Hagen, 1870Nome inglese: Virile Crayfish

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleIl gambero virile è originario del Nord America.Area di introduzione nel mondoÈ stato introdotto in numerose località del Nord America ein Messico, nonché in Europa.Area di introduzione in EuropaIn Europa la specie risulta introdotta in Olanda e nelRegno Unito.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIANon segnalato in Italia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl gambero virile è onnivoro e la sua alimentazione includesia specie animali che vegetali. In particolare, si ciba dimacroinvertebrati, come lumache e insetti ma nondisdegna anche i pesci di piccole dimensioni e le loro uova,girini e piante acquatiche. Questa specie può vivere fino a 3 anni e si riproduce unavolta all'anno; l'accoppiamento avviene di solito inautunno e le uova (una femmina ne può deporre fino a700) si schiudono alcuni mesi dopo, in primavera.HabitatVive in habitat d'acqua dolce, principalmente ruscelli elaghi con fondali sufficientemente profondi da noncongelare. Predilige i substrati rocciosi e i fondali fangosi esabbiosi.

NOTE TASSONOMICHEClasse Malacostraca

Ordine DecapodaFamiglia Cambaridae

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65invertebratiMODALITÀ DI INTRODUZIONE

E DIFFUSIONESi ritiene che la principale origine degli esemplaririlasciati in Europa in modo accidentale o deliberato, sialegata al commercio degli animali da acquario e a scopoalimentare, nonché dalle immissioni finalizzate al controllodelle piante acquatiche e dei molluschi d’acqua dolce.Negli USA è stato frequentemente utilizzato e rilasciatonell’ambiente naturale come esca viva.La diffusione del gambero virile è favorita dall’elevatotasso riproduttivo e dalla rapida crescita checaratterizzano questa specie.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNon sono noti impatti significativi della specie, ma se lesue popolazioni dovessero crescere in manierasignificativa potrebbero causare un impatto sulle attivitàdi pesca sportiva. Di fatto il gambero virile potrebbeinterferire con le popolazioni di pesci di interesse alieutico,predandone le uova e distruggendo la vegetazione che gliavannotti utilizzano come riparo. Si ritiene inoltre che leattività di scavo possano causare danni agli impianti diirrigazione, come riportato per gli USA e agli argini deicorsi d’acqua.Impatto su altre specieIl gambero virile rappresenta una grave minaccia per lealtre specie di gamberi presenti in Europa, in quanto puòentrare in competizione con esse. Inoltre in quantoportatore sano di alcune gravi malattie, come la cosiddetta“peste del gambero” (Aphanomyces astaci), può causare lascomparsa di intere popolazioni di specie native, tra cuiAustropotamobius pallipes.

Impatto sugli ecosistemiQuesta specie può avere un impatto significativo suglihabitat di acqua dolce, interferendo con l’intera catenaalimentare di questi ambienti. Ad esempio in Olanda siritiene possa essere stato responsabile del declino dellavegetazione acquatica in alcuni canali.

METODI DI GESTIONEL’eradicazione di questi gamberi è possibile, nei baciniidrici piccoli e chiusi, utilizzando dei biocidi, ovverosostanze tossiche per microrganismi vegetali e animali.Tuttavia, questo metodo di controllo è sconsigliabile acausa dei costi elevati e gli effetti negativi sulla saluteumana e sull'ambiente. Risultati incoraggianti sono statiottenuti in esperimenti di controllo biologico per mezzo diun virus, tuttavia ricerche più approfondite sono necessarieper stabilire se tale controllo può essere utilizzato insicurezza in natura.

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Il gambero della California è un piccolo crostaceo, dalledimensioni di circa 16 cm nei maschi e 12 nelle femmine(ma sono noti anche individui più grandi).La livrea è marrone-grigio sul dorso, e rosso-arancionebrillante sul ventre. Il carapace ha un aspetto liscio eprivo di spine, così come le chele, che però hanno il mar-gine interno irregolare e dentellato. Le chele sono l’ele-mento più distintivo di questa specie, in quanto sonocaratterizzate dalla superfice inferiore sempre di colorerosso, e da una vistosa macchia bianca nella parte supe-riore della giunzione. Nei maschi, le chele sono molto piùgrandi e robuste che nelle femmine.

GAMBERO DELLA CALIFORNIAPacifastacus leniusculus Dana, 1852Nome inglese: Signal crayfish

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleLa specie è originaria del nord-ovest degli Stati Uniti e delCanada.Area di introduzione nel mondoIl gambero della California è stato introdotto in Europa ein Giappone, dove è molto diffuso, ma anche in altre zonedegli Stati Uniti dove non è nativo.Area di introduzione in EuropaLa prima introduzione documentata in Europa, dove ormairappresenta il gambero alieno maggiormente diffuso,risale a un centinaio di anni fa. Attualmente sono notepopolazioni riproduttive in Svezia, Finlandia, Francia,Spagna e Regno Unito, ma la presenza di questa specie ènota in oltre 20 paesi europei, tra cui Slovacchia, Croazia,

Estonia, Grecia, Portogallo, Austria, Belgio, Repubblica Ceca,Danimarca, Germania, Ungheria, Lettonia, Lituania, Olanda,Polonia e Slovenia, nonché in Italia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAPer quanto riguarda l’Italia, la presenza è ancora moltolocalizzata, con segnalazioni in alcune province a norddella Pianura Padana.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa dieta di questo gambero generalista e opportunista ècaratterizzata principalmente da insetti acquatici e detriti,in particolare foglie cadute. Si ciba anche di piccoli pescibentonici, delle loro uova e degli avannotti, nonché di uovae larve di anfibi.

NOTE TASSONOMICHEClasse Malacostraca

Ordine DecapodaFamiglia Astacidae

Sinonimi principali Astacus leniusculus, Potamobius leniusculus

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67invertebratiL’accoppiamento e la deposizione delle uova (il cui numero

può arrivare a 400-500) avvengono nei mesi autunnali.

HabitatNel Nord America questa specie è diffusa in numerosiambienti diversi, dai piccoli torrenti ai grandi fiumi, dailaghi alle lagune costiere. La capacità di adattamento diquesto gambero è tale da consentirne anche lacolonizzazione di acque salmastre.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEÈ stato introdotto principalmente a scopo di prelievo ecommercio per il consumo alimentare. Inoltre vieneutilizzato in acquacoltura, nonché come animale daacquario e come esca viva, ma anche per il controllo dipiante acquatiche e molluschi. Sono note anche immissioniaccidentali dovute alla fuga degli animali dalla cattività.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoPer la sua attività di scavo, questa specie può causare gravidanni alle rive dei corsi d'acqua e dei bacini. In alcuni paesi, ad esempio in Svezia e in Finlandia, lepopolazioni del gambero della California rivestono unacrescente importanza per la pesca praticata per finicommerciali e ricreativi. Di fatto, il suo allevamentointensivo sta sostituendo nel mercato europeo la specienativa: il gambero nobile, Astacus astacus. Talvolta, il gambero della California viene utilizzato ancheper ridurre la vegetazione acquatica e i molluschiinfestanti.Impatto su altre specieQuesta specie è in grado di moltiplicarsi velocemente ascapito degli organismi indigeni di cui si nutre. La suaimmissione rappresenta dunque una minaccia per imacroinvertebrati, i pesci bentonici e, generalmente, ungran numero di specie che vivono negli ambienti di acqua

dolce. Danneggia in particolare il salmone atlantico,cibandosi delle sue uova. In quanto vettore della cosiddetta “peste del gambero”(Aphanomyces astaci), la sua presenza in Europa ha ungrande impatto sui gamberi autoctoni.Impatto sugli ecosistemiI gamberi provocano grandi impatti ambientali in Europa,sostituendosi alle specie autoctone e alterando la strutturadegli habitat a causa delle sue abitudini predatorie, dellasua prolificità e delle attività di scavo.

METODI DI GESTIONENon esistono metodi definitivi in grado di arrestare ladiffusione del gambero della California. Buoni risultatisono stati ottenuti con il rilascio di pesci predatori el’utilizzo di trappole, che però a volte permettono lacattura di esemplari di grandi dimensioni pur comportandola fuga di quelli piccoli.

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Il gambero rosso della Louisiana è un piccolo crostaceod’acqua dolce, dalla lunghezza massima di 15-20 cm. Il ca-rapace ha una caratteristica colorazione rossa, arancioneo bruno-rossastra. Anche le chele, ricoperte di spine e tu-bercoli, sono rosse su entrambe le superfici. Questa specieè molto prolifica: le femmine producono fino a 600 uovaper volta e possono riprodursi già al primo anno di vita. Èinoltre possibile che si succedano ben due generazioni inun solo anno. La specie è inoltre capace di adattarsi a con-dizioni climatiche estreme, in quanto è caratterizzata danotevole flessibilità ecologica e comportamentale (carat-teristiche tipiche di specie aliene invasive di grande suc-cesso). Ciò le consente ad esempio di superare il problemadella stagionalità dei corpi d’acqua.

GAMBERO ROSSODELLA LOUISIANAProcambarus clarkii Girard, 1852Nome inglese: Red swamp crayfish, Louisiana crayfish

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleIl gambero rosso della Louisiana è per l’appunto una specieoriginaria del Nord America, dove è diffusa nella parte sud-orientale degli Stati Uniti e nord-orientale del Messico.Area di introduzione nel mondoQuesta specie è stata introdotta in altre zone degli StatiUniti, nonché nell’America centrale e meridionale, in molteparti dell’Africa (tra cui Kenya e Sudafrica), Cina, Giappone,Filippine, Taiwan, ed Europa.Area di introduzione in EuropaAttualmente è presente in molti paesi, tra cui Austria,Belgio, Germania, Spagna, Portogallo, Francia, Olanda,Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Cipro, Svizzera eItalia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia questa specie, introdotta a partire dal 1989, si èinsediata con successo in gran parte del territorio,comprese le isole maggiori.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl gambero rosso della Louisiana è una specie generalista eopportunista, in grado di sfruttare un’ampia varietà dirisorse alimentari. In genere, la dieta degli adulti èprevalentemente vegetariana e detritivora, mentre quelladei giovani è piuttosto carnivora. Questa includesoprattutto plankton, invertebrati - inclusi individui dellastessa specie – pesci e anfibi.Habitat Questa specie può adattarsi a ogni tipo di ambiented’acqua dolce, compresi canali, fossi di drenaggio, laghi,

NOTE TASSONOMICHEClasse Malacostraca

Ordine DecapodaFamiglia Cambaridae

Sinonimi principali Cambarus clarkii

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69invertebratistagni, paludi, e varie zone umide a carattere stagionale.

Inoltre non disdegna fiumi e torrenti, soprattutto a corsolento. Può vivere anche in condizioni di eutrofizzazione escarsa presenza di ossigeno, nonché in acque salmastre. Incaso di eventi siccitosi, può sopravvivere rifugiandosi inprofondità nel terreno (può infatti scavare buche fino auna profondità di 2 m). Peraltro in caso di condizioniambientali sfavorevoli, può spostarsi agevolmente anchesul terreno asciutto, alla ricerca di nuovi siti più adatti.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIl gambero rosso della Louisiana è una specie utilizzataprevalentemente in acquacultura. La sua particolareflessibilità ecologica e comportamentale, unitamente allasua prolificità, la rende infatti particolarmente adatta allosfruttamento commerciale. Le immissioni di questa speciesono pertanto una conseguenza dei rilasci intenzionalimirati a costituire popolazioni selvatiche per il prelievo ascopo alimentare, o delle fughe dalla cattività. Questeultime sono dovute sia al commercio per le attività diristorazione sia a quello degli animali da acquario, nonchéall’uso dei gamberi come esca o come agente per ilcontrollo biologico di alghe e molluschi. Il gambero rossodella Louisiana può ulteriormente diffondersi in manieraautonoma, spostandosi anche sul terreno (può percorrerediversi chilometri ogni notte), o attraverso altri “vettori”naturali (ad esempio sfuggendo alla cattura degli aironi involo).

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socio-economicoI danni maggiori causati da questa specie sono ravvisabilinella destabilizzazione degli argini provocata dalle attivitàdi scavo nei canali di drenaggio e di irrigazione (adesempio nel regno Unito) nonché nelle risaie (in Italia,Spagna, California e Cina). Le attività dei gamberi sonoanche responsabili di fenomeni di intorbidimento delle

acque, incluse quelle destinate al consumo umano. Questaspecie può peraltro contribuire alla diffusione di malattieinfettive, alcune delle quali pericolose anche per l’uomo,come la tularemia. In alcuni casi lo sfruttamentocommerciale del gambero rosso della Louisiana producedei proventi che quindi rendono meno chiaro il realeammontare dei danni da questa arrecati.Impatto su altre specieQuesta specie ha un comportamento molto aggressivo eper questo può competere con successo per losfruttamento delle risorse con gli altri gamberi di fiumenativi (soprattutto per cibo e rifugi). Peraltro può causarealtri stravolgimenti legati alla diffusione di malattie eparassiti, ad esempio è un importante vettore diAphanomyces astaci, l’agente eziologico della peste delgambero. Il gambero rosso della Louisiana può esercitareuna pressione predatoria significativa su anfibi e altriinvertebrati, mettendone a rischio la sopravvivenza, e puòcontribuire alla riduzione della presenza di vegetazionenelle zone umide.Impatto sugli ecosistemiConsiderate le dinamiche di competizione e predazionesulle specie native, può provocare importantistravolgimenti sulla struttura e composizione degli habitat,di cui può modificare la rete trofica e alterare le comunità,contribuendo al degrado generalizzato della qualità dellezone umide e quindi alla riduzione della biodiversità.

METODI DI GESTIONESi tratta di una specie molto difficile da gestire.L’eradicazione, ad esempio, è quasi impossibile daeffettuare, se non in situazioni particolari. Altri metodi digestione, come il controllo numerico con l’ausilio ditrappole, elettrostorditori, biocidi (insetticidi), predatorinaturali (anguille), ecc. hanno tutti dei limiti e dellecontroindicazioni; per questo si ritiene che la soluzionemigliore sia un loro uso integrato. Anche in questo caso lamigliore strategia di gestione risulta dunque essere laprevenzione.

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Questa specie ha un’insolita peculiarità: a parte il fattodi essere un gambero, non si sa bene cosa sia. Infattil’identità genetica del cosiddetto “gambero marmorato” èancora incerta, al punto che lo stesso nome scientifico èancora provvisorio. Secondo le analisi genetiche e mor-fologiche più recenti, potrebbe trattarsi di una forma diProcambarus fallax, caratterizzata però dalla capacità diriprodursi per partenogenesi (cioè senza necessità che leuova siano fecondate). In effetti non sono mai stati os-servati individui maschi di questa specie, né in natura néin cattività, per cui si ritiene che esistano solo esemplaridi sesso femminile, le cui uova daranno vita a individuiidentici. Si ritiene pertanto che sia sufficiente una solafemmina per dar vita a delle nuove popolazioni. Gli adultipossono raggiungere una lunghezza di 13 cm, sebbenein media siano lunghi meno di 10 cm.

GAMBERO MARMORATOProcambarus fallax f. virginalis Martin et al., 2010Nome inglese: Marbled Crayfish, Marmorkrebs

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleL’area di origine del gambero marmorato non è conosciuta,in quanto questa specie è nota solo per gli esemplaricatturati in popolazioni derivate da immissioni o individuitenuti in cattività negli acquari (dove la specie è statascoperta per la prima volta, in Germania). Ad ogni modo, siritiene che la sua origine possa essere individuataall’interno dell’area di distribuzione di Procambarus fallax,quindi nella regione degli Stati Uniti compresa tra laGeorgia meridionale e la Florida.Area di introduzione nel mondoNel mondo questa specie è stata introdotta in Europa, inMadagascar e in Giappone.

Area di introduzione in EuropaIn Europa il gambero marmorato è presente in Germania,Olanda, Slovacchia, Svezia e Italia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIALa specie è presente in maniera localizzata, ad esempio inprovincia di Arezzo e nel delta del Po.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl gambero marmorato, oltre a riprodursi perpartenogenesi, è anche una specie molto feconda e acrescita rapida. Le femmine infatti possono produrre oltre500 uova per volta, più volte in un anno.Habitat Dato che l’area di origine di questa specie non è

NOTE TASSONOMICHEClasse Malacostraca

Ordine DecapodaFamiglia Cambaridae

Sinonimi principali Procambarus sp.

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71invertebraticonosciuta, non si conoscono neanche le caratteristiche

del suo habitat ottimale. Si ritiene però che sia simile aquello di Procambarus fallax, e che quindi preferiscaambienti di acqua dolce, con acque a lento scorrimento,oppure paludi e pozze temporanee. Nei luoghi diintroduzione, il gambero marmorato è stato trovato indiversi tipi di ambienti acquatici, caratterizzati da acquecorrenti o meno, come fiumi, laghi e paludi, nonchéfossati, impianti di pescicoltura e risaie. Come altrigamberi, nei periodi siccitosi si rifugia in gallerie scavatenel fango e sembra sia piuttosto tollerante al freddo, inquanto è in grado di sopravvivere anche in corpi d’acquache gelano in inverno.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONELe introduzioni di questa specie sono una conseguenzadiretta della sua grande popolarità come animale daacquario. Peraltro il gambero marmorato è anche utilizzatoper gli stagni dei giardini privati e come esca per pescare.Di conseguenza questa specie è molto commerciata, sia neitradizionali negozi di acquari, sia attraverso internet(quindi via posta). È inoltre oggetto di scambi da partedegli appassionati del settore. Il risultato è che diversianimali sono rilasciati in natura o riescono a fuggire dallacattività fondando popolazioni selvatiche che poi, proprioin virtù delle loro peculiarità ecologiche ecomportamentali, riescono a insediarsi con successo. InMadagascar sono state fatte molte immissioni dai localicon l’apparente scopo di creare nuove popolazionifinalizzate al consumo dell’uomo. Attualmente non sihanno dati sulla capacità di questa specie di diffondersiautonomamente nell’ambiente naturale, ma è probabileche possa disperdersi con successo durante le migrazioninaturali o eventuali fenomeni metereologici favorevoli allaspecie, come le inondazioni.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoDalle osservazioni condotte in Madagascar sembra che ilgambero marmorato possa avere un impatto significativosulle popolazioni di pesci di interesse commerciale e sullerisaie. Inoltre potrebbe danneggiare argini e impianti diirrigazione. Sembra peraltro che questi danni non sianoadeguatamente compensati dalla possibilità di sfruttarnecommercialmente il prelievo, in quanto le sue carni hannoun basso valore economico. Il gambero marmoratopotrebbe avere un impatto anche sulla pesca sportiva equindi sulle attività di ecoturismo.Impatto su altre specieAl pari di altre specie di gamberi aliene, come il gamberorosso della Louisiana, potrebbe avere un impattoattraverso l’instaurazione di dinamiche di competizione epredazione ai danni di altre specie native. Inoltre si ritieneche possa agire da vettore della peste del gamberocausata da Aphanomyces astaci.Impatto sugli ecosistemiCome evidenziato con altri gamberi, l’introduzione diquesta specie potrebbe avere un impatto sulla strutturadella catena alimentare propria degli ambienti di acquadolce.

METODI DI GESTIONEIl controllo delle popolazioni di gamberi introdotterichiede l’utilizzo combinato di vari metodi meccanici,biologici e chimici, e pertanto la mobilitazione di ingentirisorse umane ed economiche. Come per altre speciel’eradicazione è possibile solo in una fase precocedell’insediamento. Peraltro tutti i metodi potrebbero averedelle controindicazioni per la conservazione delle altrespecie native con cui condividono l’habitat.

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Il calabrone asiatico è una vespa sociale, dalla livreabruno-nerastra, con una distintiva sottile banda gialla sulprimo segmento addominale e il quarto segmento del-l’addome quasi interamente giallo-arancio. Anche la testaè nera, con la parte frontale di colore giallo-arancio. Que-sta specie, anche nota come calabrone dalle zampe gialleper via di questa caratteristica colorazione dei tarsi, hadimensioni leggermente minori rispetto al calabrone eu-ropeo. In particolare le operaie misurano circa 2,5 cm,mentre la regina può raggiungere i 3 cm.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie è originaria del continente asiatico, doverisulta ampiamente diffusa. La distribuzione dellasottospecie introdotta in Europa è però limitata al sud-estasiatico, e in particolare a Cina, India e Bhutan.Area di introduzione nel mondoIl calabrone asiatico è presente in Europa, dove si stadiffondendo velocemente, in Giappone e in Corea del Sud.Area di introduzione in EuropaIn Europa il calabrone asiatico sta progressivamentecolonizzando diversi paesi, a partire dal nucleo inizialeintrodotto in Francia nel 2004. Attualmente è presente in Francia, Gran Bretagna, Germania,Spagna, Portogallo, Belgio e Italia, ma è stata segnalata

recentemente anche in Svizzera e Paesi Bassi dove peraltronon è sicuro che si sia insediata.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAQuesta specie è presente in alcune regioni del nord Italiain maniera molto localizzata, sebbene sembri in rapidaespansione.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAGli adulti di questa specie si nutrono di sostanzezuccherine, ma per nutrire le loro larve cacciano anche apie altri insetti.Habitat La specie viene osservata con maggiore frequenza perlopiùin ambienti urbani o suburbani, nonché in aree agricole, e

NOTE TASSONOMICHEClasse Insecta

Ordine HymenopteraFamiglia Vespidae

CALABRONE ASIATICOA ZAMPE GIALLEVespa velutina nigrithorax Du Buysson 1905Nome inglese: Yellow Legged Asian hornet

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73invertebraticon frequenza minore anche in ambienti naturali (tra cui le

foreste e le aree contigue a fiumi e corsi d’acqua). I nidi diquesti calabroni, di forma subsferica e dal diametro di 50-80cm, vengono costruiti su alberi (in genere oltre i 10 metri dialtezza), edifici, siepi e più raramente al livello del terreno.Come altre vespe sociali, le colonie del calabrone asiaticodurano una sola stagione. Saranno le nuove regine nate allafine dell’estate a sopravvivere all’inverno per poi fondareuna nuova colonia la stagione successiva. Ogni colonia puòprodurre migliaia di operaie, nonché centinaia di maschi enuove regine, che poi daranno vita ad altre colonie.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONESi ritiene che il calabrone asiatico sia stato introdotto inFrancia accidentalmente attraverso un carico di vasellameproveniente dalla Cina, nel quale erano presenti delle reginein ibernazione. Le introduzioni di questa specie sono quindifacilitate dal trasporto accidentale delle regine fecondate“nascoste” in vasi, legname, cortecce, terriccio, frutta e altriprodotti di interesse commerciale, soprattutto legati algiardinaggio. Questi prodotti, infatti, possono esseretrasportati in grandi quantità, ad esempio su container,lungo un’infinità di rotte commerciali, in ogni parte delmondo. Una volta trovato l’ambiente giusto e insediatasi, laspecie è poi in grado di diffondersi autonomamente.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoAd oggi non esistono cifre esatte sull’impatto economicoattribuibile a questa specie. Il calabrone asiatico però èconsiderato una pericolosa minaccia per le api da miele equindi per l’apicoltura. È infatti un vorace predatore di api,nonché della loro covata e del loro miele. Sebbene unacolonia di api possa contare su efficienti sistemi di difesa,l’attacco dei calabroni potrebbe comunque danneggiare unalveare al punto da indebolirlo e quindi renderlo soggetto amalattie, infestazioni o altri problemi. La riduzione del

numero di api, a sua volta, potrebbe causare un sensibilecalo dei raccolti che dipendono dal servizio ecosistemico diimpollinazione delle api, come quelli di frutta, legumi, semi.Le medesime considerazioni valgono peraltro per altriinsetti impollinatori, come le api selvatiche (circa 1.000specie in Italia) tra le quali i bombi. I calabroni asiaticipossono danneggiare anche i frutti maturi di cui si nutrono.Infine, al pari di altri calabroni, questa specie - relativamenteaggressiva e dal pungiglione velenifero - può rappresentareun pericolo per l’uomo. Naturalmente la gestione di questaspecie e dei rischi legati alla sua diffusione comporta costimolto alti per la sorveglianza, il monitoraggio, la ricerca, laformazione, il controllo e la sensibilizzazione.Impatto su altre specieIl calabrone asiatico è un predatore di insetti, soprattuttoimpollinatori, come api da miele, api selvatiche, bombi ealtre vespe sociali, ma anche di mosche domestiche e altriditteri (come i sirfidi). Peraltro, nutrendosi anche di insettipotenzialmente affetti da qualche patogeno, possonocontribuire alla diffusione di malattie e parassiti nellecolonie di api con cui entrano in contatto.Impatto sugli ecosistemiL’impatto più evidente di questa specie sugli ecosistemi,considerata la dieta prevalentemente a base di insettiimpollinatori, è evidentemente a carico dei servizi diimpollinazione delle piante.

METODI DI GESTIONELa gestione di questa specie è molto problematica e lestrategie attualmente disponibili sono poco efficaci: questevanno dal trappolaggio di massa con esche attrattive,all’avvelenamento con esche avvelenate (che peròpresentano diverse controindicazioni), alla ricerca dei nidiper la successiva neutralizzazione. Lo studio dei metodi dicontrollo più efficienti è dunque ancora agli inizi. A voltevengono utilizzati gli stessi prodotti chimici impiegati perla difesa delle coltivazioni dagli insetti dannosi, prodottiche però sono piuttosto pericolosi anche per le stesse apiche si vorrebbero proteggere.

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pesci

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Il Perccottus glenii è un pesce d’acqua dolce del tuttoestraneo alla fauna ittica del nostro paese, peraltro pococonosciuto ai più, al punto da non possedere neanche unnome comune. Questa specie, dalla lunghezza massimadi 25 cm e dal peso di circa 250 grammi, è caratterizzatadall’assenza della linea laterale. Presenta inoltre 2 pinnedorsali senza spine, con 6-8 raggi semplici nella primapinna, e altri 2-3 nella seconda, seguiti da 8-12 raggimolli. Le pinne ventrali sono separate tra loro e quellacaudale è di forma arrotondata. Nel periodo riproduttivoi maschi assumono una colorazione nera accompagnatada puntini verdi brillanti, e sviluppano una caratteristicagobba sulla nuca. Ogni femmina può produrre fino adoltre 20.000 uova, che vengono deposte sulla superficieinferiore delle foglie di piante acquatiche e altri oggettiimmersi. Durante l’incubazione le uova sono protette (eossigenate) dai maschi. Questa specie raggiunge la ma-turità sessuale a circa 3 anni di età, e la massima longe-vità accertata è di 7 anni.

PERCCOTTUS GLENIIPerccottus glenii Dybowski, 1877Nome inglese: Amur sleeper, Chinese sleeper, rotan

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleIl Perccottus glenii è una specie originaria dei bacini dellaparte orientale del continente asiatico, ovvero dellaregione che si affaccia sul Pacifico (soprattutto nel bacinodell’Amur), dalla Russia alla Corea del Nord. Area di introduzione nel mondoQuesta specie è stata introdotta in altri paesi asiatici, eprecisamente in Kazakhistan e Mongolia, nonché inEuropa.Area di introduzione in EuropaIn Europa questa specie è diffusa in Lettonia, Estonia,

Lituania, Ucraina, Croazia, Serbia, Slovacchia, Ungheria,Bielorussia, Moldavia, Polonia, Bulgaria, Romania nonchénella parte europea della Russia. È stata recentementesegnalata anche in Germania.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente (esiste una vecchia segnalazione non confermatanel bacino del Po).

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl Perccottus glenii è un predatore il cui spettro alimentareè estremamente ampio e variegato. La dieta di questa

NOTE TASSONOMICHEClasse Teleostei

Ordine PerciformesFamiglia Odontobutidae

Sinonimi principali Perccottus glehni, Eleotris dybowskii,Eleotris pleskei

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77pesci

specie include infatti una grande varietà di specie animali,dai protozoi ai vertebrati, sebbene si nutra in prevalenza dicrostacei, insetti, molluschi, anellidi, ragni, pesci (tra cuiuova e avannotti) e anfibi, incluse le loro larve e i girini.HabitatVive soprattutto in ambienti con acque a lento scorrimentoo stagnanti, con vegetazione acquatica rigogliosa e conuna bassa concentrazione di altre specie di pesci(soprattutto predatori). È comunque possibile trovareindividui isolati anche nei fiumi. Gli adulti preferisconoacque più profonde rispetto ai giovani, e tollerano beneanche bassi livelli di ossigeno. Di fatto durante losvernamento possono vivere immobili nel fango per mesi,e possono sopravvivere anche in situazioni di completoprosciugamento del bacino d’acqua in cui vivono.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONELa grande diffusione di questa specie al di fuori del suoareale originario è stata favorita dalla dispersione operatadall’uomo, intenzionalmente o meno, attraverso ilcommercio dei pesci d’acquario e l’acquacoltura (adesempio a causa del trasporto di pesci d’allevamentoprovenienti da impianti “contaminati” da questa specie). IlPerccottus glenii è peraltro in grado di diffondersiautonomamente seguendo la corrente dei corsi d’acquaverso valle (ad esempio grazie a un passaggio fornito dalleimbarcazioni o a seguito delle inondazioni).

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNegli impianti di acquacoltura e nelle zone di pesca,questa specie potrebbe entrare in competizione con altripesci di interesse commerciale, interferendo dunque con lerelative attività produttive. Tuttavia al momento non sononoti impatti socio-economici particolari.Impatto su altre specieSi manifesta attraverso l’instaurazione di dinamiche di

competizione e predazione con le specie native di pesci edi altri gruppi di animali (soprattutto anfibi). Inoltrepotrebbe contribuire alla diffusione di agenti patogeni emalattie.Impatto sugli ecosistemiAttraverso l’eliminazione sistematica di uova, larve e adultidelle specie di cui si nutre, il Perccottus glenii puòprovocare gravi alterazioni nella catena alimentare degliecosistemi interessati dalla sua presenza. Può inoltrecomportare la progressiva eutrofizzazione delle acque incui è stato introdotto.

METODI DI GESTIONEQuesta specie non è facile da individuare negli stadiiniziali della sua invasione, per cui è molto difficileintervenire precocemente per prevenire la sua diffusione.Una delle possibili strategie di intervento prevede l’utilizzodi pescicidi, che però sono impiegabili solo in piccole areelimitate, e comunque a fronte di investimenti ingenti (enaturalmente con evidenti controindicazioni). Altrimenti ènoto che le popolazioni di Perccottus glenii sono tenutesotto controllo grazie alla presenza di altre speciepredatrici, come la perca e il luccio.

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La pseudorasbora è un piccolo pesce dal corpo allungatoe compresso sui fianchi, con la livrea argentea, più chiarasul ventre. Questo ciprinide, lungo al massimo 11 cm, ècaratterizzato da una linea orizzontale scura sui fianchi.La testa è piccola e conica, con la bocca rivolta verso l’alto.Si riproduce fin dal primo anno di età e durante il periodoriproduttivo può deporre da poche centinaia ad alcunemigliaia di uova, ma è una specie poco longeva. Si con-fonde facilmente con specie simili, come il vairone, Tele-stes muticellus (specie protetta dalla Direttiva Habitat chein Italia è nativa nella parte centrale e settentrionale).

PSEUDORASBORAPseudorasbora parva Schlegel, 1842Nome inglese: Topmouth gudgeon, stone moroko

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie è originaria dell'Asia orientale, dalla Siberiaalle isole del Giappone, Cina orientale, Corea e Taiwan.Area di introduzione nel mondoLa pseudorasbora è stata introdotta in numerosi paesi inEuropa e Asia, ma anche in Africa (Algeria) e Oceania(isole Figi).Area di introduzione in EuropaIn Europa le prime segnalazioni della specie risalgono al1961 (Romania e Albania) e al 1972 (parte europea dellaRussia). Attualmente è presente in tutta Europa, da est aovest e si ritrova anche in Ungheria, Repubblica Ceca eSlovacchia, Francia, Austria, Germania, Belgio, Paesi Bassi,Bulgaria, Grecia, Turchia e nell’area Balcanica occidentale,

Polonia, Italia, Inghilterra e Danimarca.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia la pseudorasbora è diffusa in molti fiumi del nord,ad esempio nelle acque della Pianura Padana ed inparticolare nel bacino del Po, nonché nelle regioni centrali.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa pseudorasbora si nutre principalmente di plancton, maanche di larve, uova e piccoli pesci. Inoltre non disdegnamateriale vegetale. È una specie caratterizzata da unelevato tasso riproduttivo, e può vivere in branchi moltonumerosi.Habitat Si tratta di una specie ad ampia valenza ecologica, molto

NOTE TASSONOMICHEClasse Pisces

Ordine CipriniformiFamiglia Cyprinidi

Sinonimi principali Leuciscus parvus

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79pesci

adattabile e resistente (capace di tollerare anche lapresenza di elementi tossici per brevi periodi) che vive inuna grande varietà di ambienti. In genere però sembrapreferire soprattutto le acque stagnanti o a corso lento(come canali, stagni o laghetti), con fondo sabbioso oghiaioso, ricche di vegetazione.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEQuesta specie è stata introdotta in diversi corpi d’acqua inmaniera accidentale come contaminante di altre specieittiche di provenienza estera (ad esempio carpe cinesi),nonché a causa del suo utilizzo come esca viva e delcommercio come pesce d’acquario. Si è ulteriormentediffusa sul territorio attraverso la dispersione naturalelungo i corsi d’acqua.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoLa specie non ha alcun particolare valore commerciale,infatti è perlopiù utilizzata come alimento per altri pescidi interesse commerciale negli impianti di acquacoltura.Per contro, la sua presenza negli impianti di acquacolturarivolti ad altri ciprinidi di interesse commerciale, sembracausare danni economici in quanto le modificheapportate alla catena alimentare ne ridurrebbe laproduttività. Si ritiene peraltro che abbia un ruoloimportante nella diffusione di malattie e parassiticonsiderati dannosi per altre specie di pesci. Per gli stessimotivi è considerata dannosa per le attività di pescasportiva.Impatto su altre specieLa pseudorasbora è considerata una minaccia per variespecie di pesci nativi o da acquacoltura, in quanto entra incompetizione alimentare con esse e facilita la trasmissionedi malattie e parassiti. Inoltre si nutre di uova e piccolipesci, sempre ai danni di altre specie native. In situazionedi elevata densità è anche considerata un parassita

volontario, in grado di provocare ferite nella muscolaturadi altri pesci e di inibirne la riproduzione.Impatto sugli ecosistemiIn caso di elevata densità di popolazione, può provocaresignificative modificazioni ambientali, ad esempioaumentando la crescita di fitoplancton e contribuendo cosìall’eutrofizzazione delle acque.

METODI DI GESTIONEIl controllo accurato degli stock ittici utilizzati perripopolamenti e per gli impianti acquacolturali è praticanecessaria per prevenire nuove introduzioni. In GranBretagna viene utilizzato soprattutto il rotenone (proibitoin Italia), un composto chimico il cui impiego comporta deiseri rischi per la salute e la sicurezza degli stessi operatorie dell’ambiente. Infatti, essendo tossico per anfibi einvertebrati, oltre che per tutti i pesci, tutte le altre specienative andrebbero rimosse prima del trattamento. Peraltrol’utilizzo del rotenone è efficace solo in corpi d’acqua diridotte dimensione. Per questo motivo l’eradicazione dellaspecie è considerata complessa e costosa. L’impiego dipredatori indigeni, come il luccio, Esox lucius, può essereutilizzato per controllare la densità della pseudorasbora.La prevenzione sarebbe pertanto sostanziale, e dovrebbeprevedere l’ispezione scrupolosa delle specie presentinegli stock di pesci utilizzati nelle immissioni perescludere la presenza di questa specie invasiva - cheperaltro sembra capace di nascondersi bene nelle branchiedi altri pesci - oltre che bandirne l’uso come esca viva.

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anfibi

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Tra le rane in Europa è la specie di maggiori dimensioni. Gliadulti possono superare i 20 cm di lunghezza, con un pesoche può arrivare a 1000-1500 gr. Presenta corpo robusto conampia testa piatta. La colorazione dorsale va dal verdechiaro all’olivastro o bruno, spesso con testa verde chiaro;le parti ventrali tendono al biancastro. Contraddistingue laspecie la grande dimensione dei timpani, spesso più grandidell’occhio (soprattutto nei maschi, ove il timpano può rag-giungere anche il doppio della dimensione dell’occhio) e perl’assenza delle pliche cutanee latero-dorsali. Presente inveceuna breve plica ricurva che si estende dall’occhio alla spalla.I maschi presentano, oltre alle sacche vocali interne in cor-rispondenza della gola, colorazione più uniforme rispettoalle femmine, arti anteriori più robusti, primo dito dellamano ingrossato e rivestito di escrescenze cornee duranteil periodo riproduttivo.

RANA TORO AMERICANALithobates catesbeianus Shaw, 1802Nome inglese: American bullfrog

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleLa specie è originaria dell’America settentrionale, ad estdelle Montagne Rocciose, dal Canada alla Florida.Area di introduzione nel mondoÈ stata introdotta con successo in tutti i continenti adesclusione dell’Africa: negli Stati Uniti a ovest delleMontagne Rocciose, Canada, Messico, America centrale emeridionale, Hawaii, Asia orientale e vari paesi d’Europa.Area di introduzione in EuropaIn Europa è segnalata in vari paesi, tra cui Austria, Belgio,Francia, Germania, Grecia, Olanda, Spagna, Regno Unito eItalia. Tuttavia si ritiene che esistano popolazioni riproduttivesolo in Belgio, Francia, Spagna, Grecia (Creta) e Italia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIALa specie è stata introdotta in Italia intorno al 1935 ed oggirisulta naturalizzata soprattutto in Pianura Padana e inaltre località del Nord Italia, ma la si rinviene anche inToscana e nel Lazio.

BIOLOGIA ED ECOLOGIACome tutte le rane è un predatore molto vorace, che sinutre di una gran varietà di specie animali, inclusi piccolivertebrati (ad esempio è stata documentata la predazionedi rane verdi). I girini sono onnivori. Una femmina puòdeporre fino a 20.000 uova.Habitat È una specie molto legata agli ambienti lacustri e palustri didiscreta estensione, compresi i bacini artificiali, nonché i

NOTE TASSONOMICHEClasse Amphibia

Ordine AnuraFamiglia Ranidae

Sinonimi principali Rana catesbeiana Shaw, 1802

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piccoli fiumi e i canali di irrigazione o di drenaggio(soprattutto a corso lento) con acque tiepide, preferibilmentea carattere permanente e ricchi di vegetazione acquatica.Diversi autori sono concordi nel ritenere che la speciepossa avere preferenza, soprattutto nelle popolazionialloctone, verso ambienti parzialmente o completamenteartificializzati. Gli ambienti temporanei vengonogeneralmente evitati, anche a causa del lungo periodonecessario alle larve per raggiungere la metamorfosi.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEL’introduzione di questa specie è stata favorita soprattuttodalla diffusione degli allevamenti per la produzione di coscedi rana a scopo commerciale e gastronomico. È possibileinoltre che la rana toro sia stata diffusa anche per trasportopassivo da parte dell'uomo, ad esempio a seguito deiripopolamenti ittici con materiale contaminato. Inoltre la ranatoro è stata frequentemente utilizzata come animale daterraristica e - soprattutto nei paesi del nord - viene talvoltaimmessa negli stagni dei giardini privati a scopo ornamentale.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoLa specie potrebbe avere effetti negativi sulla pescacommerciale e le attività di acquacoltura. Peraltro i costi perla sua gestione sono molto elevati. Nel Regno Unitol’eradicazione della rana toro da un solo stagno è costatacirca 40.000 euro nel 1999, mentre in Germania per eliminarela specie da cinque stagni sono stati spesi 270.000 euro(stimando che ne sarebbero stati necessari oltre 4 miliardi nelcaso in cui la specie avesse invaso l’intero paese). Impatto su altre specieLa specie è nota per essere un pericoloso vettore dellachytridiomicosi, un’infezione fungina causata daBatrachochytrium dendrobatidis che rappresenta la causaprimaria del declino degli anfibi in tutto il mondo.Gli adulti di rana toro sono predatori opportunisti e possono

nutrirsi pressoché di qualsiasi preda abbia dimensioni adatte,inclusi invertebrati terrestri ed acquatici e piccoli vertebrati(pesci, anfibi, rettili, piccoli uccelli e mammiferi). L’impatto dacompetizione è particolarmente ben documentato inambienti modificati dall’uomo, in cui la presenza di girini dirana toro induce modifiche nella sopravvivenza e nellagrandezza alla metamorfosi di specie autoctone.Impatto sugli ecosistemiNegli Stati Uniti è stato dimostrato come, attraversomeccanismi predatori, la rana toro sia capace di modificare gliequilibri ecologici e sbilanciare le densità delle specie dianfibi nativi. Alcuni studi hanno dimostrato che i girini di ranatoro sono in grado di alterare la biomassa, la struttura e lacomposizione delle comunità di alghe. Inoltre, a causa dellaloro voracità e in virtù delle elevate densità di popolazione,possono avere effetti negativi sul ciclo dei nutrienti e diconseguenza sulla stabilità degli ecosistemi di acqua dolce.

METODI DI GESTIONEFermo restando che il miglior metodo di controllo consistenell’evitare nuove introduzioni, nel caso sussista la necessitàdi controllare popolazioni già esistenti si può interveniretramite cattura diretta degli animali o tramite controllo deglihabitat. Nel primo caso il metodo più efficace risulta quellodi cercare gli adulti durante le ore notturne con l’aiuto ditorce e catturarli individualmente a mano o con l’aiuto di reti.Per la rimozione degli animali è possibile utilizzare anchel’elettrostorditore, del tipo analogo a quello utilizzato per lacattura di pesci, ma di minore potenza. In caso di ambientiparticolarmente complessi e conseguente difficoltà diraggiungere gli individui, viene consigliata anche lasoppressione diretta. Il controllo degli habitat consisteprincipalmente nel trasformare ambienti acquatici aidroperiodo permanente, in ambienti a carattere temporaneo,quindi non adatti alla riproduzione della rana toro. Èfondamentale che tali interventi non compromettano laconservazione di specie autoctone particolarmente sensibili.La rana toro è stata oggetto di campagne di controllo/eradicazione in Inghilterra, Belgio, Germania e Francia.

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rettili

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La testuggine palustre americana è una specie d’acquadolce di taglia media, caratterizzata da una prominentemacchia rossa o gialla su entrambi i lati del capo (caratte-ristica che la distingue a colpo d’occhio dalla testugginepalustre europea nostrana) e per il collo con nette e rego-lari striature gialle. La lunghezza del carapace può rag-giungere i 30 cm, ma in genere gli adulti in libertà sonolunghi 13-20 cm. Il carapace nei giovani è verde oliva omarrone, progressivamente più scuro con l’avanzare del-l’età. Il piastrone è giallo e può avere macchie e ocelli dicolore verde scuro o nero. La cute è grigiastra, verde o mar-rone, con striature gialle. Le macchie post-orbitali sonorosse in T. s. elegans, gialle in T. s. scripta e arancioni o giallein T. s. troostii; quest’ultima sottospecie presenta inoltreunghie di colore giallo tenue invece che nere come nellealtre sottospecie. Le zampe sono fortemente palmate, benadattate alla vita acquatica. I maschi rispetto alle femminesono generalmente più piccoli, hanno una coda più lungae robusta, unghie più sviluppate e carapace non bombato.

TARTARUGA PALUSTREAMERICANATrachemys scripta Schoepff 1792Nome inglese: Common slider, Red-eared turtle

NOTE TASSONOMICHEClasse Reptilia

Ordine TestudinesFamiglia Emydidae

Sinonimi principali Crysemys scripta, Pseudemys scripta

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleLa testuggine palustre americana è una specie acquaticaoriginaria degli Stati Uniti orientali e del Messicosettentrionale (l’areale era molto più ampio prima che laspecie fosse suddivisa in più sottospecie).Area di introduzione nel mondoLa presenza di questa specie è stata segnalata in numerosipaesi del mondo (almeno 73), ad esempio in Africa, Asia,Australia, e in Europa, nonché in America, anche in zone aldi fuori dell’areale originario, oltreché in Americameridionale.

Area di introduzione in EuropaIn Europa risulta introdotta in numerosi paesi, conpopolazioni che si ritengono stabili in Francia, Grecia,Germania, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna eItalia, ma si ritiene che riesca a riprodursi perlopiù nei paesicon clima mediterraneo. Anche dove la riproduzione non èaccertata gli individui adulti rilasciati dall’uomo possonosopravvivere per molti anni anche in zone sub ottimali.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIALa specie, introdotta fin dagli inizi degli anni ‘70 del secoloscorso, è diffusa in tutte le regioni, incluse le isole maggiori.

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87rettili

BIOLOGIA ED ECOLOGIASi tratta di una specie molto territoriale, sostanzialmentediurna. Durante la stagione fredda (da ottobre ad aprilenelle nostre latitudini) è solita svernare in acqua o neifondali limacciosi. La dieta varia considerevolmente conl’età: mentre i giovani sono decisamente carnivori, gliadulti si nutrono di qualsiasi tipo di alimento disponibile,vegetali compresi, senza esibire alcuna preferenzaalimentare.Habitat Nell’areale di origine frequenta stagni, paludi e le anse deigrandi corsi d’acqua, con fondo fangoso e ricca vegetazioneacquatica. Nelle zone in cui è alloctona il rilascio da partedell’uomo è avvenuto nei contesti più disparati, soprattuttoin aree urbane, ma anche in contesti agricoli e in ambientinaturali, arrivando a colonizzare una grande varietà diambienti acquatici, sia naturali sia artificiali, come stagni,laghi, fiumi, canali, fontane e cave dismesse.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEQuesta specie è stata per decenni uno degli animali dacompagnia più popolari. Questo primato ne ha comportata ladiffusione in natura a causa dei frequenti casi di fuga dallacattività, affiancati da continui rilasci intenzionali da parte dipersone non più interessate al loro mantenimento. In alcunipaesi del mondo, la specie è comunemente commerciataanche a scopo alimentare, o rilasciata nell'ambiente perscopi di culto. Per dare un’idea dei quantitativi in gioco, basticonsiderare che tra il 2002 e il 2012 nel mondo ne sono statiesportati oltre 100 milioni di esemplari dai soli Stati Uniti.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoAl pari di altri rettili, la testuggine palustre americana puòcausare la trasmissione di salmonellosi nell’uomo: negliStati Uniti, il commercio dei piccoli di questa testuggine èstato vietato fin dagli anni ‘70 del secolo scorso.

Impatto su altre speciePotendo predare una grande varietà di specie animali, tra cuiinsetti acquatici, crostacei, pesci e anfibi e nutrendosi anchedi vegetazione acquatica, la presenza di Trachemys scriptapuò influenzare l’intera comunità acquatica degli ambienticolonizzati. Diversi studi hanno evidenziato che la testugginepalustre americana può competere con le testuggini europeeautoctone per il cibo, i siti di deposizione delle uova ed i sitidi basking. L’aumento del rischio di trasmissione di patogenicome nematodi e batteri alle testuggini autoctoneconseguente all’immissione in natura di Trachemys scripta èstato provato sia negli Stati Uniti sia in Europa.Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti su fitocenosi ed ecosistemi naturaliin Europa.

METODI DI GESTIONEVisto il rilascio massivo di questa specie in tutto il mondo,sono stati attuati diversi interventi di tipo legislativo perlimitarne il commercio e quindi ulteriori introduzioni innatura. I soli sforzi legislativi non sono però sufficienti eun ruolo fondamentale può essere ricopertodall’educazione ambientale. Arginato il problema delcommercio e delle nuove introduzioni vi sono diversetecniche che si prestano all’eradicazione delle testugginialloctone. Lo strumento più comune è l’utilizzo di trappole,principalmente di due tipi: bagno di sole e ad imbuto. Altretecniche consistono nell’utilizzo di reti o nel completoprosciugamento dello specchio d’acqua con la successivarimozione delle testuggini alloctone. In Australia, per lacattura delle testuggini acquatiche sono stati utilizzati deicani appositamente addestrati a “fiutare” la presenza diquesti rettili, dei loro nidi e delle loro uova. Peraltro sonoin corso di perfezionamento anche delle metodologie attea individuare la presenza della specie attraverso l'analisi dieventuali residui di “DNA ambientale” nella acque in cuivivono.

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uccelli

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L’oca egiziana è una piccola oca (apertura alare di circa130-150 cm) inferiormente di colore marroncino e rossa-stra sul dorso con coda nera. Le ali sono principalmentenere con riflessi iridescenti e presentano una larga bandabianca visibile soprattutto quando è in volo. Presentabecco e zampe rosati e due caratteristiche macchie rossoscuro, una sul petto e una perioculare di dimensioni va-riabili.

OCA EGIZIANAAlopochen aegyptiaca Linnaeus, 1764Nome inglese: Egiptyan goose

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleL’oca egiziana è una specie originaria dell’Africa a sud delSahara. Compie movimenti migratori in risposta allecondizioni stagionali nelle aree frequentate (peressiccamento di pozze temporanee o per le pioggeeccessive), può avvicinarsi alle coste del Mediterraneomeridionale.Area di introduzione nel mondoAllevata a scopo ornamentale, è stata introdotta in Asia,Isole Mauritius, USA e Australia.Area di introduzione in EuropaLa prima segnalazione assoluta riguarda un individuoabbattuto in Inghilterra nel 1795. A causa di fughesuccessive dalla cattività e dispersioni naturali, oggi la si

rinviene con popolazioni consistenti e nidificanti inOlanda, Belgio, Germania e Francia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia l’oca egiziana è stata segnalata in varie regioni,con diversi casi di riproduzione al di fuori della cattività.Per la maggior parte delle osservazioni si tratta di numericompresi tra 1 e 2 individui.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAÈ un uccello acquatico, perciò legato alle zone umide, maspesso si alimenta in spazi aperti dove ricerca le essenzeerbacee di cui mangia praticamente ogni parte eintegrando la dieta con gli invertebrati che trova. Localizzail nido tra la vegetazione sul terreno oppure sugli alberi,

NOTE TASSONOMICHEClasse Aves

Ordine AnseriformesFamiglia Anatidae

Sinonimi principali Alopochen aegyptiacus Cramp & Simmons, 1977

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occupando vecchi nidi di altre specie, alla biforcazione deirami o in cavità. Nell’ areale di introduzione presenta unperiodo riproduttivo concentrato tra aprile e luglio,deponendo fino a 16 uova.Habitat L’oca egiziana frequenta le zone umide in spazi aperti, pratiumidi e altre aree prative estese, campi coltivati; evita learee densamente boscate.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEL’introduzione di questa specie è da imputarsi per lo più airilasci e alle fughe dalla cattività di animali tenuti permotivi ornamentali in collezioni private e in parchi pubblici.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoImpatti documentati riguardano l’areale di origine, dovesono registrati danni alle colture agricole. Nell’area diintroduzione ci sono elementi di preoccupazione per la suadiffusione: alte concentrazioni di oche egiziane possonoprovocare disagi a causa delle deiezioni e ingenti dannidovuti al pascolamento nelle aree di alimentazione:attualmente non ci sono studi specifici riguardo i dannieconomici, ma quelli provocati in associazione alle specieautoctone in Olanda sono in aumento.L'aggressività dimostrata dai maschi della specie, perdifendere il loro territorio o i loro pulcini nei confrontidell'Uomo e in particolare dei bambini, può costituire unafonte di disagio per i frequentatori dei parchi urbani in cuile specie si riproduce.Impatto su altre specieSono conosciuti casi di ibridazione con altre specie dianatre e oche, solitamente con la produzione di ibridisterili. Il comportamento aggressivo nei confronti dellealtre specie, può provocare la riduzione delle aree diforaggiamento per le specie autoctone, in particolar modonei periodi di muta, quando gli uccelli sono inabili al volo.

Inoltre tale comportamento può provocare un ostacoloalla presenza, crescita della popolazione e insediamentoriproduttivo di diverse specie native. Utilizzando spesso inidi di altre specie, ne entra in competizioneprovocandone, in certi casi l’abbandono.Impatto sugli ecosistemiEccessive concentrazioni degli individui possono causaredanni per il calpestio, le deiezioni o il pascolamento,compresa l’eutrofizzazione delle acque frequentate dallaspecie.

METODI DI GESTIONENei Paesi dove non è ancora presente una popolazionestabile, risulta essenziale disporre di un elenco completodegli allevamenti che detengono la specie onde assicurarsiche vengano adottate precauzioni per evitare fugheaccidentali: in questi casi risulta necessaria una rapidarimozione degli individui fuggiti per evitare lacolonizzazione di nuove aree e la riproduzione.I programmi di eradicazione risulterebbero efficaci nelcaso venissero effettuati tramite azioni coordinate su largascala (come la recente campagna di eradicazione delGobbo della Giamaica). In caso di abbattimenti èauspicabile una programmazione in periodo invernale.

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Questo corvo è un passeriforme di taglia media, lungocirca 40 cm, con becco e gambe piuttosto lunghi. Il piu-maggio è nero lucido, ad eccezione della nuca, dei lati delcapo e del torace, che hanno una colorazione grigia (va-riabile a seconda delle razze geografiche). Anche il beccoe le zampe sono neri, mentre gli occhi sono di color nero-bruno. Il dimorfismo sessuale è trascurabile, anche se imaschi hanno dimensioni leggermente maggiori dellefemmine.

CORVO INDIANO DELLE CASECorvus splendens Vieillot, 1817 Nome inglese: Indian house crow

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie è originaria dell’Asia meridionale, e inparticolare di India, Pakistan, Maldive, Sri Lanka, Myanmar(Birmania) e provincia cinese dello Yunnan.Area di introduzione nel mondoIl corvo indiano delle case è ormai diffuso ampiamente inoltre 20 paesi al di fuori della sua area di distribuzioneoriginaria. In particolare è stato introdotto nel sudestasiatico (soprattutto nei paesi che si affaccianosull’oceano indiano, inclusi Madagascar, Seychelles eMauritius), in Africa orientale e meridionale, e in MedioOriente. È altresì presente nella penisola arabica, Taiwan,Giappone, Caraibi, Stati Uniti ed Europa. Sono peraltrofrequenti le segnalazioni di singoli esemplari in una

moltitudine di paesi, tra cui l’Australia.Area di introduzione in EuropaAttualmente è presente una popolazione stabile solo inOlanda. Esistono tuttavia segnalazioni di individui isolatiin numerosi paesi - tra cui Belgio, Cipro, Francia, Danimarca,Ungheria, Polonia, Spagna, Regno Unito e Irlanda - dovealcuni individui sono sopravvissuti per 5-7 anni,accrescendo in tal modo il rischio che la specie riesca ariprodursi nel caso di ulteriori arrivi.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAncora non segnalato in Italia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIASi tratta di una specie molto adattabile, generalista e

NOTE TASSONOMICHEClasse Aves

Ordine PasseriformesFamiglia Corvidae

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93uccelli

opportunista. Lo spettro alimentare di questo corvideonnivoro è molto ampio. Il corvo indiano delle case èstrettamente associato alla presenza dell’uomo e degliallevamenti. In effetti, i rifiuti costituiscono la parteprincipale della sua dieta, anche se questa includecomunque anche frutta, vegetali e altri prodotti agricoli,nonché uova, invertebrati e piccoli vertebrati. Questaspecie nidifica in grossi alberi in prossimità delleabitazioni, e a ogni nidiata depone dalle 2 alle 5 uova.Habitat È una specie molto legata agli ambienti urbani e rurali,particolarmente adattata a vivere al fianco dell’uomo esfruttarne le risorse associate (nei suoi paesi d’origine evitainfatti le foreste ben conservate e le aree non abitatedall’uomo). Nonostante le origini tropicali e sub-tropicali,raggiunge i 2100 m di altitudine sull’Himalaya. Di fatto, adimostrazione della sua tolleranza ai climi freddi, hanidificato con successo anche in Europa settentrionale.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEInizialmente, soprattutto in Asia, la specie è stata oggetto dinumerose immissioni finalizzate alla lotta biologica controroditori e insetti dannosi per l’agricoltura o l’allevamento. Inalcuni casi le immissioni sono state effettuate conl’obiettivo di contribuire alla pulizia dei rifiuti dalle strade.La specie si è diffusa anche a causa dello spostamentoaccidentale di esemplari a bordo di imbarcazioni innavigazione. Non a caso la maggior parte dellesegnalazioni sono in prossimità di porti e località costiere.Ulteriori immissioni in natura sono provocate dai rilasci odalla fuga degli individui tenuti in cattività, nonché dalladispersione naturale degli esemplari introdotti.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoIn Asia e in Africa questo corvide è considerato un veroflagello per via dei danni che può arrecare non solo alle

coltivazioni, ma anche a varie specie di interessecommerciale. Infatti può predare anche uova e pulcini(peraltro sono state segnalate aggressioni anche ai dannidi animali domestici e persone). Nei paesi in cui è presentein gran numero, può causare seri problemi diinquinamento acustico e sanitario in quanto sorgente dideiezioni e, considerate le abitudini da spazzino, portatoredi un gran numero di patologie trasmissibili ancheall’uomo (tra cui Salmonella ed Escherichia coli),soprattutto in prossimità dei dormitori comuni, laddovepossono radunarsi migliaia di esemplari.Impatto su altre speciePuò avere un forte impatto su numerose specie di uccelliattraverso meccanismi di disturbo, aggressione,competizione e predazione di uova, pulcini e adulti.Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti su ecosistemi naturali.

METODI DI GESTIONENon esistono protocolli specifici per prevenire la diffusionedi questa specie attraverso il passaggio offerto loroinvolontariamente dal traffico marittimo. Ad ogni modo, laloro presenza non passa inosservata, soprattutto agliornitologi sul campo (sebbene in passato siano statiregistrati episodi di errata identificazione). Le moltepliciiniziative di eradicazione della specie avviate nei varipaesi (attraverso la rimozione dei nidi e l’utilizzo di escheavvelenate, trappole e armi da fuoco) non hanno quasi maiavuto successo. Si ritiene che il motivo sia da ricondurrenon solo alla scarsa pianificazione, ma anche alla limitataefficacia dei metodi utilizzati negli ambienti urbani in cuiil corvo indiano delle case è particolarmente diffuso.

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Il gobbo della Giamaica è una piccola anatra tuffatrice(lunghezza 30-40 cm circa) piuttosto caratteristica: tipicodel genere è l’abitudine di tenere la coda alzata o som-mersa. Vi è un discreto dimorfismo sessuale, in particolarmodo nel piumaggio riproduttivo, con il maschio che pre-senta il capo nero, con caratteristico becco azzurro (grigioquando in eclisse) leggermente bulboso, e le guancebianche. Sottocoda bianco, visibile quando tiene la codaalzata, il resto del corpo è color rosso ruggine. La fem-mina si presenta complessivamente grigio-brunastra, conil capo dotato di una barra scura poco contrastata che ta-glia le guance.

GOBBO DELLA GIAMAICAOxyura jamaicensis Gmelin, 1789Nome inglese: Ruddy duck

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie, originaria del continente americano, occupaun’area molto estesa, seppur discontinua, dal Canada e gliStati Uniti nordoccidentali e centrali agli altopiani andini,dalla Colombia al Cile, passando per il Messico e la regionecaraibica.Area di introduzione nel mondoLe uniche popolazioni significative che abbiano tentato lariproduzione fuori dal loro areale originario sono inEuropa. Altre piccole popolazioni un tempo segnalate inNord Africa, ad esempio in Marocco, sembrano ormaiscomparse. Sono note anche segnalazioni in Turchia,Algeria, Tunisia e Israele.

Area di introduzione in EuropaNegli anni ’40 del secolo scorso sette individui di gobbodella Giamaica provenienti dagli Stati Uniti furonointrodotti a scopo ornamentale in un parco faunistico delRegno Unito. Bastarono questi pochi individui per dareorigine a una popolazione che nel 2000 raggiunse i 6000esemplari. Successivamente, a partire dal Regno Unito, laspecie è stato segnalata in una ventina di Paesi delPaleartico occidentale, tra cui Belgio, Francia, Islanda,Irlanda, Italia, Olanda, Spagna e Svezia. Attualmente, aseguito di una impegnativa campagna di eradicazionecoordinata dal Regno Unito, si ritiene che ne rimanganoin questo paese meno di 10 coppie nidificanti, in Francia40-60 coppie nidificanti, in Olanda 10-16 coppie e inBelgio 1 coppia nidificante.

NOTE TASSONOMICHEClasse Aves

Ordine AnseriformesFamiglia Anatidae

Sinonimi principali Anas jamaicensis Gmelin, 1789

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95uccelli

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIALe prime osservazioni italiane risalgono all’inverno 1987-88 in Sardegna ma la presenza nel paese risulta ancoraoccasionale con segnalazioni singole o poco numeroseanche se con presenze talvolta ricorrenti negli stessi anni.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAAnatra tuffatrice, la sua dieta comprende essenzialmenteinvertebrati acquatici (insetti e loro larve, crostacei, molluschie vermi) e occasionalmente di semi di piante acquatiche.Ricerca l’alimento setacciando i detriti sul fondo durante leimmersioni o scandagliando la superficie delle acque. Nidificasull’acqua approntando il nido galleggiante accumulandomateriale vegetale e ancorandolo alle piante acquatiche.Habitat Frequenta paludi d'acqua dolce, laghi, stagni convegetazione emergente e acque libere, lagune salmastreed estuari. Considerata l’ampiezza del suo areale originarioè prevedibile che anche in Europa sia capace di occuparehabitat molto diversificati.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONELa principale causa di introduzione è legata alla fuga o alrilascio di animali tenuti in cattività per motiviornamentali (in parchi faunistici e collezioni private). Unavolta insediato e abbandonata la cattività, il gobbo dellaGiamaica possiede una buona capacità di diffusione conregolari movimenti dispersivi stagionali attraverso i qualipuò colonizzare altre aree.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoI soli costi di natura socio-economica legati alla specie sonoquelli necessari al controllo delle sue popolazioni in natura.La specie richiama un certo interesse da parte di naturalistie birdwatcher amanti dell’osservazione degli animali innatura, ed è presente in una ventina di zoo in Europa.

Impatto su altre specieIl principale e più pericoloso impatto riguarda l’ibridazionecon la specie autoctona Gobbo rugginoso O. leucocephala(attualmente estinta come nidificante in Italia eVULNERABILE nella Red List dell’IUCN), che porta allanascita di ibridi fecondi. Il gobbo rugginoso è infatti unaspecie molto affine, nativa dell’Europa, del Nord Africa edell’Asia centrale. L’areale del gobbo rugginoso appare giàpiuttosto critico nell’area mediterranea, in quanto assaiframmentato, con piccole popolazioni nidificanti e inpreoccupante declino (ad eccezione della Spagna).Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti su ecosistemi naturali in Europa.

METODI DI GESTIONEFondamentale risulta il monitoraggio per il rilevamentoprecoce della presenza, cui dar seguito la pronta rimozioneche va effettuata in periodo riproduttivo perché risulti piùefficace. Nel Regno Unito è stato condotto un ambiziosoprogramma di eradicazione con il contributo dell’UnioneEuropea attraverso il progetto LIFE ERDUCK (con unbudget di quasi 4 milioni di euro dal 2005 al 2011). Questainiziativa ha determinato un crollo del 99% dellapopolazione della specie aliena a favore di quella nativa.L’esperienza inglese ha dimostrato che la gestione dellaspecie è possibile anche su larga scala, se adeguatamentepianificata e garantita da una copertura di risorsesufficiente. Operazioni di controllo sono state condotte inalmeno altri 15 paesi europei e del Mediterraneo.È attualmente in corso il Piano d’Azione a livello europeovolto, entro il 2020, ad eradicare la specie, dove ancorapresente e raggiungere anche l’obiettivo di evitare chevenga mantenuta in cattività onde scongiurare fugheaccidentali. Per la gestione del gobbo della Giamaicanell’Unione Europea sono stati investiti finora 10-12milioni di euro, di cui oltre 7 milioni di euro nel RegnoUnito. I costi, tuttora sostenuti da Regno Unito, Francia,Belgio, Spagna e Olanda, ammontano a circa 600.000 eurol’anno.

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L’ibis sacro è un grosso uccello di palude, dall’aperturaalare di circa 110-120 cm, con il capo e il collo privi dipenne e di colore nero. Il caratteristico becco ricurvo,lungo e rivolto verso il basso, è anch’esso di colore nero,così come le zampe. Il piumaggio di questa specie, è fon-damentalmente bianco ad eccezione delle terziarie edelle estremità delle remiganti primarie e secondarie chesono invece neri con riflessi violacei. L’ibis sacro è unaspecie gregaria e molto socievole, che si lascia facilmenteosservare a coppie o a piccoli gruppi. Può nidificare in co-lonie comprendenti fino a 2000 coppie, spesso in compa-gnia di altre specie, come gli aironi.

IBIS SACROThreskiornis aethiopicus Latham, 1790Nome inglese: Sacred Ibis

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleL’ibis sacro è una specie originaria dell’Africa a sud delSahara e dell’Iraq sud-orientale (in passato era presenteanche in Egitto, dove è estinto come nidificante fin dallametà del XIX secolo).Area di introduzione nel mondoQuesta specie è stata introdotta negli Stati Uniti, negliEmirati Arabi Uniti e in vari paesi dell’Europa.Area di introduzione in EuropaIn Europa l’ibis sacro si è insediato con successo in Francia,Olanda e Italia, nonché in Spagna (nelle isole Canarie),Portogallo e Grecia. La specie è stata segnalataoccasionalmente anche nel Regno Unito, e sono noti alcunitentativi di nidificazione in Belgio.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia questa specie è presente in varie regioni, sebbenecon popolazioni molto localizzate.

BIOLOGIA ED ECOLOGIASi tratta di una specie perlopiù onnivora e opportunista, lacui dieta comprende insetti e altri invertebrati chevengono catturati sia nelle acque basse delle zonepaludose, sia sul terreno. Si nutre inoltre di alimentivegetali, nonché di piccoli vertebrati che cattura vivi, uovae pulcini di altre specie (ma anche carogne e rifiutilasciati dall’uomo). La longevità accertata in natura è dioltre 20 anni.

NOTE TASSONOMICHEClasse Aves

Ordine PelecaniformesFamiglia Threskiornithidae

Sinonimi principali Threskiornis aethiopica

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97uccelli

Habitat L’ibis sacro è una specie molto adattabile che può vivere indiversi ambienti legati ai corsi d’acqua e alle zone umidedell’entroterra, alle lagune costiere e alle isole (anchelontane dalla costa) nonché in ambienti lontani dall’acqua,come le aree incendiate recentemente e altri ambientiantropizzati, tra cui le campagne coltivate e le discarichedi rifiuti. Nidifica negli alberi e negli arbusti in prossimitàdi zone umide, ma anche su terreno.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONE Questa specie è stata introdotta perlopiù comeconseguenza dei rilasci e delle fughe dalla cattività dianimali tenuti in collezioni private e in giardini zoologici.Inoltre in alcuni paesi (ad esempio in Olanda) si ritiene chesi sia diffusa autonomamente, a partire dalle popolazioniintrodotte.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNon sono noti impatti economici particolari, ma l’abitudinedi questa specie di rovistare tra i rifiuti in prossimità deicentri abitati, potrebbe provocare dei problemi legatiall’igiene e alla salute pubblica. Inoltre, come conseguenzadelle sue attività di alimentazione, potrebbe causare dannialle attività di allevamento di pesci e molluschi.Impatto su altre specieCome documentato attraverso l’osservazione dellepopolazioni introdotte in Francia, l’ibis sacro è unpredatore di uova e pulcini di varie specie di uccellinativi, come sterne, garzette, anatre, uccelli marini euccelli di palude. Ad esempio in un’occasione sono statiosservati due ibis sacri predare tutti i nidi di una coloniadi beccapesci. Inoltre potrebbe competere per i siti dinidificazione con altri uccelli, come la garzetta e l’aironeguardabuoi. In Francia è stato documentato il consumo digambero rosso della Louisiana, altra specie aliena che

potrebbe quindi contribuire ad eliminare.Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti su ecosistemi naturali in Europa.

METODI DI GESTIONEL’eradicazione della specie è tecnicamente fattibile, seopportunamente pianificata, soprattutto se condotta supopolazioni non numerose e a uno stadio di insediamentoprecoce.

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mammiferi

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È uno scoiattolo arboricolo diurno, di dimensioni similiallo scoiattolo comune (specie nativa dell'Europa), da cuisi distingue per la colorazione molto particolare, comun-que soggetta a una considerevole variabilità geografica.Generalmente ventre e torace sono di colore giallastro orosso-mogano, il dorso è marrone-oliva, mentre collo ezampe sono grigi. La lunghezza massima è di 46 cm, dicui quasi la metà costituiti dalla coda. Questa, molto foltae di colore grigio-bruna, ha parti esterne bianche. Le orec-chie sono prive di ciuffi.

SCOIATTOLO DI PALLASCallosciurus erythraeus Pallas, 1779Nome inglese: Pallas’s squirrel

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie originaria dell’Asia sud-orientale, è diffusa dallaCina centrale e meridionale a Bangladesh, India, Myanmar,Tailandia, Laos, Vietnam, Cambogia, Malesia e Taiwan.Area di introduzione nel mondoÈ stato introdotto in diverse località in Europa, nonché inArgentina, Giappone e Cina (Hong Kong).Area di introduzione in EuropaSono note popolazioni localizzate in Francia, Olanda eItalia. In Belgio la specie è stata eradicata.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia la specie è presente in Lombardia con una

distribuzione molto localizzata nella provincia di Varese.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAQuesto scoiattolo costruisce il nido sugli alberi e siriproduce tutto l’anno con nidiate di uno o due piccoli cheraggiungono la maturità sessuale dopo un anno. Si nutreperlopiù di semi, fiori e germogli che reperisce sugli alberi,ma anche di bacche e funghi. Occasionalmente mangiainsetti e uova di uccelli.Habitat L’ambiente originario di questa specie è costituito daforeste tropicali e subtropicali di latifoglie, ma grazie allasua adattabilità può vivere anche in ambienti a climatemperato e in foreste di latifoglie e conifere di tipo

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Rodentia

Famiglia SciuridaeSinonimi principali Callosciurus flavimanus

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subalpino. Evita comunque gli ambienti di forestecaducifoglie con clima invernale troppo rigido. In Europa sitrova soprattutto in ambienti boscati a latifoglie o misti)nonché in parchi urbani ed extraurbani.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEImportata e venduta come animale da compagnia in varipaesi europei, questa specie è stata introdotta a causa dirilasci da parte dei cittadini o a seguito di fughe dallacattività. Si ritiene possa diffondersi grazie alle buonecapacità di dispersione, ma anche a causa di ulteriorispostamenti provocati dall’uomo (ad esempio attraverso lacattura degli animali presenti in natura e il lorocommercio illegale).

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoNelle aree di introduzione i danni più evidenti causati daquesto scoiattolo sono quelli provocati agli alberi di parchie giardini a seguito dell’attività di scortecciamento, chepuò essere particolarmente frequente in caso di carenza dialtre risorse alimentari. Lo scortecciamento può rendere lepiante più suscettibili all’attacco di malattie e parassiti. Ilconsumo di frutti può provocare ulteriori danni, soprattuttosu orti e colture. Sono noti anche danni causati alle lineeelettriche e telefoniche, nonché agli impianti di irrigazionee casi di consumo di cereali nei silos di stoccaggio. È statoinfine suggerito un possibile ruolo nella trasmissione diagenti patogeni, sebbene siano necessari ulterioriapprofondimenti.Impatto su altre specieRicerche condotte in Italia indicano una competizione tralo scoiattolo di Pallas e lo scoiattolo comune. La specienativa è risultata assente o presente a bassa densità doveera presente la specie introdotta. Nelle aree dicompresenza delle due specie, lo scoiattolo comune èrisultato presente con densità basse, rispetto ad altre aree

simili senza la presenza della specie alloctona. Inoltre,nelle aree di compresenza delle due specie gli scoiattolicomuni avevano dimensioni e peso minori, rispetto allearee di controllo, indicando un’interferenza tra le duespecie che portava a una minor crescita degli individuidella specie nativa.Impatto sugli ecosistemiLo scortecciamento delle piante e i relativi danni possonointerferire con l’ecologia delle specie di animali e pianteassociate agli ambiti forestali interessati.

METODI DI GESTIONESono in corso interventi di eradicazione della specie intutti i paesi europei. Di fatto, intervenire in una faseprecoce (piuttosto che attendere una sua maggiordiffusione) consente di limitare i costi degli interventi. InBelgio, ad esempio, dove l’unica popolazione, moltolocalizzata, è stata eradicata, il costo è stato di circa200.000 euro. I metodi utilizzati per il controllo sono iltrappolaggio in vivo degli animali con successivasoppressione e l’abbattimento diretto.

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*Il nome H. javanicus fino a poco tempo fa era considerato sinonimodi H. auropunctatus, tuttavia le ricerche più recenti hanno confer-mato che si tratta in realtà di due specie distinte. Le tecniche bio-molecolari hanno permesso di identificare gli esemplari dimangusta indiana presenti nella zona adriatica come H. auropun-ctatus. Le informazioni ecologiche e la relativa analisi del rischiodi invasione tuttavia sono riferite al complesso delle due specie,per questo motivo anche in questa scheda il nome H. javanicussensu lato è utilizzato per riferirsi ad entrambe.

La mangusta indiana è un predatore di piccole-medie di-mensioni (circa 60 cm di lunghezza), con corpo snello eallungato, zampe corte e coda larga e robusta, che si as-sottiglia verso la punta. Anche il capo è allungato e conil muso appuntito, mentre le orecchie sono minuscole earrotondate, appena visibili. I maschi sono più grandidelle femmine. Il mantello è di colore bruno, screziatod’oro, più chiaro sul ventre.

MANGUSTA INDIANAHerpestes javanicus E. Geoffroy Saint-Hilaire, 1818*Nome inglese: Small Indian Mongoose, Small Asian Mongoose, Javan Mongoose

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleHerpestes javanicus e H. auropunctatus sono diffusedall’Arabia Saudita settentrionale, all’Iran, Iraq, Afghanistan,Pakistan, India, Nepal, Bangladesh, Myanmar, Tailandia,Malesia, Laos, Vietnam, e Cina meridionale, inclusa l’isolaHainan. Il limite di diffusione delle due specie non è chiaro.Area di introduzione nel mondoHerpestes javanicus e H. auropunctatus sono state introdottein numerosi paesi del mondo, soprattutto nelle isoleoceaniche, ma anche in diverse regioni continentali, comel’Africa orientale, l’America meridionale e l’Europa. Èritenuta particolarmente invasiva nelle isole caraibiche, enelle Hawaii, nelle Mauritius e nelle Fiji.

Area di introduzione in EuropaIn Europa Herpestes auropunctatus è presente in alcunipaesi che si affacciano sul Mediterraneo, e in particolarelungo la costa e nelle isole dell’Adriatico, dalla Croazia(dove è stata introdotta fin dal 1910) all’Albania, attraversoBosnia ed Erzegovina e Montenegro.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente. In passato una specie molto affine, la mangustagrigia indiana (Herpestes edwardsii, è stata introdotta nelLazio (Parco nazionale del Circeo) e in Toscana (Maremmagrossetana), per il controllo biologico delle vipere e deiratti. Entrambe le immissioni però non hanno avutosuccesso e la specie si è estinta per cause naturali.

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Carnivora

Famiglia HerpestidaeSinonimi principali Herpestes auropunctatus*,

Herpestes palustris

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BIOLOGIA ED ECOLOGIAQuesto predatore ha una dieta opportunistica, moltoampia, variabile in funzione dell’ambiente e delledisponibilità. Si nutre perlopiù di piccoli mammiferi,uccelli, rettili, anfibi e invertebrati, ma anche di vegetali,soprattutto frutta. Localmente è stato osservato il ricorsoa rifiuti alimentari di origine umana. Ha abitudiniprevalentemente terricole (si arrampica sugli alberi solodi rado) e caccia sia di giorno sia di notte.Habitat Vive in un’ampia varietà di ambienti, dalle zone agricole aquelle forestali o ripariali, lungo la costa e nelle areedesertiche, nelle aree urbane e nelle zone umide, dallivello del mare fino ai 3000 m (ad esempio nelle Hawaii),a volte raggiungendo densità di popolazione elevate.Considerate le condizioni climatiche tipiche delle regioniin cui vive, si ritiene che i paesi dell’area mediterraneasiano particolarmente adatti alla sua presenza.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIn Europa, così come in altre parti del mondo, la mangustaindiana è stata introdotta a scopo di controllo di serpenti eratti, soprattutto in contesti agricoli. Si ritiene peraltro chealcune immissioni siano avvenute come conseguenzadell’utilizzo di questa specie come animale da compagnia(senza contare che in alcuni paesi nativi è commerciataanche a scopo alimentare). La mangusta indiana si èulteriormente diffusa in maniera autonoma a partire dallearee di immissione.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoOltre a non offrire alcun significativo contributo alla lottabiologica contro le specie per cui è stata spesso introdotta,la mangusta indiana si è rivelata molto dannosa in tutti ipaesi in cui è stata diffusa dall’uomo. È infatti causa di ungrande impatto sulla biodiversità di specie native e sulle

attività produttive dell’uomo, ad esempio nei confrontidella produzione agricola e avicola. Solo negli Stati Uniti, idanni, inclusivi delle relative operazioni di controllo, sonostimati in 50 milioni di dollari l’anno. Inoltre può essere unpericoloso vettore di malattie, come la rabbia, lasalmonella e la leptospirosi.Impatto su altre specieLa mangusta indiana è un predatore generalista e cometale può rappresentare una minaccia diretta per unamoltitudine di specie native, soprattutto piccoli vertebrati.In Croazia ad esempio sembra aver avuto un impattosignificativo sulle popolazioni di vipera dal corno e diramarro gigante.Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti particolari su comunità vegetali edecosistemi naturali in Europa, ad eccezione deglistravolgimenti provocati alle catene alimentari a seguitodella predazione di varie specie.

METODI DI GESTIONEEsistono diversi metodi per il controllo delle manguste. Iltrappolaggio è il metodo più diffuso, ma possono essereutilizzate anche esche avvelenate, da spargeremanualmente o con l’ausilio di mezzi aerei. La gestionedella mangusta indiana non è facile, in particolare se laspecie è ampiamente diffusa. Per la prevenzione dei dannivengono solitamente utilizzate recinzioni a prova dipredatori. Recinzioni sono anche state utilizzate inGiappone per delimitare aree di eradicazione e contenerel’espansione della specie.

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Si tratta di un piccolo cervide, di appena 40-45 cm di al-tezza al garrese. I maschi sono leggermente più grandidelle femmine e sono caratterizzati dalla presenza dipiccoli palchi, lunghi fino a 7 cm. L’aspetto probabilmentepiù peculiare del muntjak della Cina, sono i canini moltopronunciati, lunghi circa 3 cm. Come altri cervidi, il coloredel mantello è generalmente rossiccio, ma in inverno viraal bruno-grigiastro, mentre le parti inferiori sono perlo-più chiare. Il muntjak della Cina è noto anche come“cervo che abbaia”, in virtù delle tipiche vocalizzazionidei maschi.

MUNTJAK DELLA CINAMuntiacus reevesi Ogilby, 1839Nome inglese: Muntjac deer

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie è originaria della Cina centrale e meridionale, e diTaiwan.Area di introduzione nel mondoIl muntjak della Cina è stato introdotto in Europa e inGiappone.Area di introduzione in EuropaIn Europa questa specie è stata segnalata in Belgio,Francia, Olanda, Irlanda e Regno Unito, ma al momento si èinsediata con successo solo nelle ultime due.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAQuesta specie risulta assente in Italia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIASebbene molti esemplari possano convivere in una stessaarea, si tratta di una specie solitaria, attiva sia di giornoche di notte, con picchi di attività all’alba e al tramonto. Lefemmine partoriscono all’incirca ogni 7 mesi, periodo checorrisponde al tempo necessario ai nuovi nati perraggiungere la maturità. Una volta giunte alla maturità, lefemmine tendono a rimanere in vicinanza della madre,mentre i maschi si disperdono maggiormente.Diversamente dagli altri cervidi presenti in Europa, imaschi di questa specie possono riprodursi in tutte lestagioni e ad ogni stadio dello sviluppo dei palchi. Per lostesso motivo i maschi sono territoriali tutto l’anno edifendono il territorio, marcandolo con le loro ghiandole

NOTE TASSONOMICHEClasse Mammalia

Ordine ArtiodactylaFamiglia Cervidae

Sinonimi principali Cervus reevesi; Cervus lachrymans; Cervulus sclateri; Cervulus micrurus; Cervulus sinensis;

Cervulus reevesi ssp. pingshiangicus; Cervulus bridgemani,Muntiacus lachrymans ssp. teesdalei

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odorifere e con gli escrementi, ed allontanano eventualiintrusi, minacciandoli con i palchi o i canini pronunciati.Habitat Questa specie vive nelle foreste di latifoglie temperate esubtropicali, ma anche nelle foreste di conifere e nellepraterie delle zone montuose (ad esempio a Taiwan, dovegrazie al clima tropicale è presente dal livello del marefino ai 3500 m). In Europa il muntjak della Cina si èinsediato con successo nei boschi misti e nelle forestedecidue o a conifere, ma anche in altri ambienti marginali,come cimiteri, parchi e giardini incolti, nonché nelle zoneboscate e cespugliate ai margini delle ferrovie e dei campicoltivati. Di fatto è una specie molto adattabile, che puòtollerare un certo grado di disturbo antropico. Inoltre hauno spettro alimentare piuttosto ampio. La dieta infatti ècostituita da una grande varietà di piante, di cui consumaselettivamente fiori, germogli e foglie tenere, ma anche dafrutti e funghi.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIntrodotto in Europa perlopiù a scopo ornamentale, ilmuntjak della Cina si è successivamente diffuso sia aseguito di fughe accidentali da parchi faunistici ecollezioni private, sia per dispersione spontanea.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoLa specie è in grado di causare danni alle coltivazioni,soprattutto a cereali, ma anche agli orti e ai giardini.Inoltre possono danneggiare la vegetazione spontanea erallentare la crescita delle piante arboree. Gli effetti dellabrucatura del muntjak della Cina possono comportareimportanti effetti negativi sulla rinnovazione forestale diinteri comprensori produttivi. Come altri cervidi, la speciepuò rappresentare inoltre un serbatoio di tubercolosibovina e afta epizootica. Infine, va segnalato il problemadelle collisioni stradali con gli autoveicoli, che possono

rappresentare un’importante minaccia per l’incolumitàdelle persone.Impatto su altre specieQuesta specie può entrare in competizione con altri cervidinativi, come il capriolo. Inoltre i danni provocati allavegetazione nativa (tra le specie arboree particolarmentecolpite troviamo il frassino e il nocciolo) e la conseguentealterazione della struttura forestale, possono a loro voltainfluenzare negativamente altri elementi dell’ambiente incui vivono, come gli uccelli nidificanti (ciò è statodimostrato da alcuni studi, ad esempio sull’usignolo), imicro mammiferi o i lepidotteri. È stata ipotizzata anche lacompetizione con insetti fitofagi.Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti su fitocenosi ed ecosistemi naturaliin Europa, ma nell’Inghilterra orientale, ove il muntjakdella Cina è stato introdotto dagli anni ’70, la brucatura dialberi e arbusti e il pascolamento delle specie erbacee haprovocato un’alterazione delle fitocenosi presenti,soprattutto nei contesti in cui la specie è presente insiemead altre specie di cervidi. Come conseguenza si è assistitoa cambiamenti nelle comunità di invertebrati (lepidotteri,coleotteri xilofagi e saproxilici, coleotteri carabidi) evertebrati (in particolare chirotteri e uccelli insettivori) conevidenti impatti sulle dinamiche ecosistemiche.

METODI DI GESTIONEA causa della sua enorme diffusione, l’eradicazione dellaspecie è considerata pressoché impossibile nel RegnoUnito, dove viene preferito il contenimento attraverso gliabbattimenti selettivi. Alcune aree forestali sono protetteda recinzioni fisse tese ad escludere la presenza dellaspecie; zone più piccole con presenza di specie arboreepregiate sono protette da recinzioni elettrificate.

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La nutria è un grosso roditore dalla corporatura tozza erobusta. Il suo peso può variare tra i 2-5 (fino a 9) chili,mentre la lunghezza può raggiungere il metro, di cuiquasi la metà costituiti dalla coda, tipicamente lunga escarsamente ricoperta di peli. Si tratta di una specie par-ticolarmente legata agli ambienti acquatici, e per questodotata di una pelliccia idrorepellente, di colore bruno-gri-giastro, orecchie piccole e zampe posteriori palmate; lezampe anteriori sono invece dotate di unghie robusteadatte allo scavo. Altri adattamenti tipici della vita ac-quatica sono gli occhi posizionati nella parte superioredel capo, così come le narici, che possono chiudersi er-meticamente. Caratteristici della nutria sono i denti inci-sivi, di grandi dimensioni e dalla colorazione arancione.

NUTRIAMyocastor coypus Molina, 1782Nome inglese: Coypu, Nutria

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie è originaria dell’America meridionale, dove èdiffusa in Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia, Argentina eCile.Area di introduzione nel mondoLa nutria è stata introdotta in numerosi paesi in Europa,Nord America, Africa orientale, Medio Oriente e Asiacentrale e orientale.Area di introduzione in EuropaIn Europa la specie è presente nella maggior parte deipaesi, dove è stata introdotta o è arrivata per diffusionespontanea da paesi limitrofi. In Inghilterra è stataeradicata con successo negli anni ’80 del secolo scorso.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia questa specie, introdotta a partire dagli anni ’60 delsecolo scorso, sebbene le prime importazioni perl’allevamento risalgono al 1928, è attualmente ampiamentediffusa. È infatti presente in quasi tutte le regioni e moltepopolazioni sono considerate in una fase di attivaespansione. Le due aree con maggiori consistenze sono lafascia che va dalla Pianura Padana alla costa Adriatica finoall'Abruzzo e quella lungo la costa Tirrenica dalla Liguria alLazio. Inoltre sono presenti popolazioni più localizzate alsud e in Sardegna, mentre sembra scomparsa dalla Sicilia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALa nutria è una specie gregaria e sedentaria, perlopiù

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Rodentia

Famiglia MyocastoridaeSinonimi principali Mus coypus; Myopotamus bonariensis;

Mastonotus popelairi

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notturna e crepuscolare, sebbene possa essere attiva anchedi giorno, soprattutto in inverno e in assenza di predatori.Questa specie, particolarmente adattata alla vita acquatica,si nutre soprattutto di vegetali acquatici o terrestri, di cuiconsuma radici, steli e foglie, ma occasionalmente si nutreanche di molluschi bivalvi. Scava complessi sistemi di taneau rive e argini che possono essere condivisi da più nucleifamiliari. La specie è caratterizzata da un elevatopotenziale riproduttivo, tanto che può riprodursi durantetutto l’anno con una frequenza e un numero di piccoli pernidiata variabile a seconda delle condizioni ambientali (finoa due-tre cucciolate di circa 5 piccoli ogni anno). Soffre gliinverni particolarmente rigidi, in particolare quando latemperatura rimane sotto lo zero per lunghi periodi.HabitatLa nutria è legata a una grande varietà di ambientiacquatici, tra cui paludi, acquitrini, stagni, laghi e corsid’acqua, estuari e linee di costa, ma anche canali di scolo ebacini artificiali, soprattutto qualora caratterizzati dallapresenza di acque permanenti, anche eutrofizzate, ricche divegetazione ripariale. Può peraltro vivere anche inambienti d’acqua dolce temporanei. Generalmente la nutriafrequenta ambienti planiaziali, ma in particolari contestipuò arrivare ai 1000 metri di altitudine.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEQuesta specie, introdotta come animale da pelliccia innumerosi paesi del mondo, si è insediata con successograzie alle frequenti fughe dalla cattività e a seguito dirilasci intenzionali. Si è ulteriormente diffusa sul territorioin maniera autonoma per dispersione naturale degliindividui, soprattutto lungo le aste fluviali.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoI danni causati da questa specie attraverso le attività discavo delle tane lungo gli argini e i canali rappresentano

una vera minaccia per l’integrità delle opere idrauliche perla regimazione delle acque. Tali danni possono aumentareil rischio di inondazioni. Peraltro anche le abitudinialimentari di questa specie possono causare danni allecoltivazioni. I danni economici causati dalla nutria ognianno sono perciò ingenti. Dal punto di vista sanitario lanutria può rappresentare un potenziale vettore di parassitie altri agenti patogeni pericolosi anche per l’uomo.Impatto su altre specieLa nutria può avere effetti negativi su varie specie diuccelli acquatici che costruiscono nidi galleggianti,affondando i nidi usati come piattaforme per il riposo equindi le uova. L’attività alimentare può portare alla fortecontrazione della vegetazione delle zone umide, qualifragmiteti, cariceti e lamineti. Inoltre, potrebbe competerecon roditori di dimensioni inferiori per le risorse trofiche.Impatto sugli ecosistemiIl consumo della vegetazione acquatica può portare allascomparsa o forte contrazione di molte specie vegetali,interferendo con le dinamiche naturali degli habitat einibendo la riproduzione di specie animali che hannobisogno di tale vegetazione.

METODI DI GESTIONEIn molti paesi la nutria è oggetto di misure di gestione volteal controllo delle popolazioni e, localmente, alla suaeradicazione (come è avvenuto in Gran Bretagna con unacampagna condotta negli anni '80), Il controllo avieneattraverso tecniche di cattura selettiva con gabbie, posteanche su zattere galleggianti, o con l’abattimento direttocon arma da fuoco. In alcuni paesi, come la Francia, sonousate anche esche avvelenate. L’efficacia di questecampagne di controllo è spesso compromessa dal fatto chemolte popolazioni sono in fase di espansione, il che provocala continua ricolonizzazione delle aree soggette a gestionee richiede un continuo e costante sforzo (anche economico)per contenerne i numeri. Per evitare danni da scavo sonostate utilizzate delle reti di metallo a protezione degli argini,si tratta però di un intervento molto costoso.

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Il coati è un mammifero di taglia medio-piccola, dalla cor-poratura snella, lungo circa 40-70 cm, e alto circa 30 cmal garrese. È caratterizzato da una coda lunga circa 30-70 cm, ornata da caratteristici anelli scuri, che utilizza perarrampicarsi sugli alberi. Generalmente la colorazionedella pelliccia è bruna, rossiccia o grigiastra. Il capo è ca-ratterizzato da un muso perlopiù allungato, con tipicheornamentazioni scure, e orecchie prominenti. Il coati haun’andatura da plantigrado, con cinque dita su ognizampa e lunghi artigli. I maschi, più grandi delle femmine,possono pesare fino a 10 kg.

NASUA O COATI ROSSONasua nasua Linnaeus, 1766Nome inglese: Brown-nosed Coati

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie originaria del Sudamerica, dove è diffusa dalVenezuela all’Argentina, passando per Bolivia, Brasile,Colombia, Ecuador, Guyana Francese, Guyana, Paraguay,Peru, Suriname, Uruguay e Venezuela.Area di introduzione nel mondoIl coati è stato introdotto a Majorca, nelle isole Baleari (inSpagna, Europa), in Florida (Stati Uniti), nonché nell’Isola diRobinson Crusoe in Cile, e nell’isola di Anchieta in Brasile.Area di introduzione in EuropaIl coati è attualmente presente in Spagna, dove è notaalmeno una popolazione stabile nell’isola di Majorca, nelleBaleari. Inoltre sono stati documentati diversi avvistamentiisolati nel Regno Unito (in Inghilterra e Galles) e inGermania.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl coati ha una dieta onnivora e opportunistica, compostasoprattutto da invertebrati, tra cui ragni, insetti, chiocciolee granchi e da un’ampia varietà di frutta. Le abitudini sonoterricole e diurne, ma, in ambienti boscati, si arrampicaagevolmente anche sugli alberi dove trova rifugiooccupandone le cavità. I maschi adulti sono perlopiùsolitari, mentre le femmine e i maschi immaturi possonovivere in gruppi che contano fino a 30 individui. Nelperiodo di gestazione le femmine passano circa 5-6settimane nella tana, per dare alla luce fino a 7 cuccioli(ma in genere solo 3-4) che poi si uniranno al gruppo.

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Carnivora

Famiglia ProcyonidaeSinonimi principali Viverra nasua

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109mammiferi

Habitat I coati vivono in un’ampia varietà di ambienti, dalle forestedecidue e sempreverdi, alle foreste pluviali e a galleria,nonché nelle foreste cespugliate e negli ambienti disavana, fino ad oltre 2000 metri di quota. Possono vivereanche in aree degradate e in prossimità degli insediamentiumani (ad esempio in vicinanza delle discariche, dovepossono trovare cibo). In Europa la specie prediligeambienti forestali mediterranei con presenza di querce,aree cespugliate e aree umide.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIl principale vettore è il commercio degli animali dacompagnia. L’origine della popolazione introdotta aMajorca sembra infatti riconducibile all’immissione(intenzionale o accidentale) di circa 8 esemplari, importaticome animali da compagnia una decina di anni prima. Unavolta introdotto la diffusione naturale del coati dallagrande capacità di dispersione che gli permette dispostarsi per decine di chilometri da una foresta all’altra,attraversando anche aree degradate o disboscate.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoIl coati può causare danni a varie attività dell’uomo inquanto può nutrirsi occasionalmente anche nellecoltivazioni e, come dimostrato dall’esperienza nel RegnoUnito, può predare il pollame domestico. Peraltro nel suoareale originario è considerato un animale nocivo perl’agricoltura (il che lo accomuna a un suo vicino parente, ilcoati dal naso bianco del bassopiano, o pizote, diffuso inVenezuela, che causa ingenti danni ai raccolti di mais). Laspecie può agire da vettore per una gran varietà dimalattie e parassiti dai risvolti pericolosi sia per glianimali che per l’uomo (tra cui rabbia, scabbia, malattia diChagas, ecc.). Sono noti casi di bambini feriti da un coaticon morsi e graffi, sebbene le circostanze dell’attacco non

siano chiare (potrebbe essersi trattato di una reazione didifesa).Impatto su altre specieQuesta specie è ritenuta responsabile del degrado dellavegetazione dell’Isola di Robinson Crusoe, nonché deldeclino di molte specie di uccelli endemici, di cui avrebbepredato uova e pulcini. Anche nell’isola di Anchieta il coatiavrebbe causato, insieme ad altri predatori, la scomparsa dimolte specie di uccelli. In Spagna, nelle Baleari, dove èpresente in alcuni siti protetti dalla rete Natura 2000, ilcoati potrebbe rappresentare una minaccia per l’endemicorospo delle Baleari, considerato vulnerabile dalla ListaRossa dell’IUCN. In Europa la specie può competere contasso, volpe e mustelidi di dimensioni paragonabili e dietaonnivora.Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti su comunità vegetali ed ecosisteminaturali in Europa. Ad ogni modo, come accennato sopra,potrebbe rappresentare un veicolo di malattie e parassiticon evidenti conseguenze nelle dinamicheepidemiologiche degli ecosistemi in cui è stato introdotto.Attraverso le sue attività di scavo potrebbe peraltrocontribuire all’erosione delle coste.

METODI DI GESTIONECome altri mammiferi anche questa specie è caratterizzatada abitudini comportamentali molto elusive, e pertanto èmolto difficile da eradicare una volta insediatasi. La formadi controllo maggiormente impiegata, ad esempio nelleisole Baleari, è rappresentata dalle catture di esemplari vivicon trappole. Può essere utilizzato anche l’abbattimento e ilricorso a esche velenose.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleLa distribuzione originaria del cane procione va dallaSiberia orientale (bacini dei fiumi Ussuri ed Amur), fino aCina e Vietnam settentrionale, Corea, Indocina nord-orientale e Giappone (Isole di Honshu, Shikoku e Kyushu).Area di introduzione nel mondoIn tutta la prima parte del XX secolo, la specie è stataintrodotta come animale da pelliccia nelle porzioni europeae asiatica dell’ex Unione sovietica, nel Caucaso, nella Siberia.Area di introduzione in EuropaDalle aree di introduzione il cane procione si è rapidamentediffuso in Scandinavia (Svezia, Finlandia, Norvegia), in Europaorientale (Polonia, Romania, Bulgaria, Ungheria, RepubblicaCeca, Slovacchia), in Europa centrale ed occidentale

(Germania, Francia, Svizzera, Austria e tutti gli stati dell’ex-Jugoslavia).

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIALe prime segnalazioni in Italia (non verificate) risalgonoagli anni '80. Dalle due direttrici di espansione ipotizzate(Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia-Giulia), il caneprocione con individui isolati, probabilmente sub adulti,è stato periodicamente ma sporadicamente segnalatonegli ultimi venticinque anni dalle aree alpine finoall’Oltrepò pavese.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl cane procione è un carnivoro generalista, con un’ecologiatrofica abbastanza simile a quella del tasso e della volpe.

CANE PROCIONENyctereutes procyonoides Gray, 1834Nome inglese: Raccoon dog

Il cane procione, o cane viverrino, presenta le dimensionidi una volpe ma con zampe e coda decisamente piùcorte. La folta pelliccia ed il grasso sottocutaneo, che ac-cumula nel periodo precedente al letargo, gli conferi-scono un aspetto molto più massiccio rispetto alla realtà.Il peso arriva a 6-13 kg, nel tardo autunno, e 4-6 kg inestate. La lunghezza del corpo è di circa 50-70 cm, lacoda può superare i 20 cm. Il mantello dorsalmente variatra grigio-giallastro e ocra. Caratteristica è la mascherinafacciale scura, che copre gli occhi e le guance. Le orec-chie sono piccole e arrotondate. Il ventre e le zampesono nere. Per l’aspetto complessivo il cane procionepuò essere confuso con il tasso e soprattutto con il pro-cione, da cui il nome comune.

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine CarnivoraFamiglia Canidae

Sinonimi principali Canis procyonoides

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Si basa sulle risorse localmente più abbondanti,preferendo frutta e vegetali in estate e selezionandopositivamente le specie di anfibi nelle aree umide. Ininverno va in ibernazione (particolarità che lo distinguedagli altri canidi) e ciò influenza la sua distribuzione versonord, in quanto con estati brevi i giovani, in particolare,non riescono ad accumulare abbastanza grassi persuperare l’inverno. La specie vive in sistemi di tane ipogeeper lo più scavati dal tasso, spesso in coabitazione con lavolpe, ma è anche capace di scavare attivamente,costruendo tane proprie.HabitatÈ legato ad ambienti umidi, paludi ed alvei fluviali, ma sipuò spingere fino alle maggiori quote localmentedisponibili, frequentando anche ambienti forestali omosaici di aree aperte e boscate.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONELa specie è stata introdotta intenzionalmente per crearepopolazioni selvatiche da sfruttare per la pelliccia. Da quiil Cane procione si è poi diffuso spontaneamente nellaparte centro settentrionale del continente grazie ad unadiscreta capacità di colonizzazione. In Italia è arrivato perespansione spontanea della popolazione slovena e dallapopolazione austriaca. In alcune aree la specie si èprobabilmente insediata a partire da soggetti scappati daallevamenti.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoIl Cane procione può dare problemi sanitari, in quanto ènoto come possa costituire un serbatoio della rabbiasilvestre, tra l’altro indipendentemente dalla volpe comeaccertato in diverse zone del subcontinente europeo(Russia, Bielorussia, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania,Germania, Finlandia). Oltre a ciò esso veicola la trichinosi,la rogna sarcoptica e l’echinococcosi.

Impatto su altre speciePer la sua dieta opportunista il cane procione può esserecompetitore di altri meso carnivori, in particolare del tassoe della volpe, ma studi a riguardo non hanno confermatoquesta ipotesi, per un differente uso dell’habitat da partedei diversi animali. La specie può avere un impatto nellearee palustri sulle comunità di anfibi (può portareall’estinzione di popolazioni isolate di anuri) e sullecolonie di uccelli acquatici per predazione su adulti, piccolie uova. Segnalati anche impatti su tetraonidi.Impatto sugli ecosistemiNessun impatto sulle comunità vegetali, ma possibiliincidenze sulle comunità animali delle zone umide, inparticolare quando esse sono isolate o di piccoledimensioni.

METODI DI GESTIONELa specie è prelevata tutto l’anno in gran parte dell’areaeuropea di presenza in quanto considerata dannosa e conl’intento di evitarne la stabilizzazione o la diffusioneulteriore. Il controllo del cane procione viene di normapraticato attraverso il prelievo con arma da fuoco el’ausilio di cani specializzati. Anche il trappolaggio è unatecnica utilizzata per questa specie. Va sottolineato come,una volta insediata stabilmente, sia praticamenteimpossibile eradicare la specie. Non si conoscono tecnicheefficaci di prevenzione degli impatti. Inoltre, trattandosi dispecie è molto elusiva, il suo contenimento, soprattutto abasse densità, è molto difficile.

piante

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È un roditore dal corpo massiccio, con testa larga, occhi eorecchie piccoli. La lunghezza testa-corpo è di 25-40 cme la coda, appiattita lateralmente, è di 19-28 cm; il pesodegli esemplari adulti è di 600-1700 grammi. Le zampesono corte e quelle posteriori sono parzialmente palmatecome adattamento alla vita acquatica. Il pelo ha una co-lorazione variabile dal castano al marrone scuro, è piùchiaro sui fianchi e grigiastro sul ventre. La coda è pocopelosa.

TOPO MUSCHIATOOndatra zibethicus Linnaeus, 1766Nome inglese: Muskrat

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleLa distribuzione originaria dell'ondatra copre gran partedel Nord America, dalla regione settentrionale del Canadaa tutti gli Stati Uniti, ad eccezione della Florida e delleregioni aride sud-occidentali.Area di introduzione nel mondoLa specie è stata introdotta in Sud America e in buonaparte dell'Eurasia, dall'Atlantico al Pacifico fino al Giappone.Area di introduzione in EuropaL'ondatra è stato introdotto in Europa per la prima voltanel 1905 in Repubblica Ceca e poi in diverse altre località,da dove si è ampiamente diffuso in buona parte delcontinente, dalla Francia alla Russia, e dall'Italia e laRomania fino alla penisola Scandinava e le regioni

Baltiche. La specie è stata eradicata completamente inGran Bretagna.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIALe prime segnalazioni risalgono agli anni '50. Dagli anni'90 la specie è occasionalmente segnalata in Friuli-VeneziaGiulia, con individui probabilmente in espansione dallavicina Slovenia.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAL'ondatra è un roditore semiacquatico che vive in ambientiumidi. Le tane sono scavate negli argini, spesso con entratasommersa, o costruite con materiale vegetale come cannee giunchi. Gli individui sono attivi soprattutto di giorno e alcrepuscolo e si nutrono prevalentemente di vegetali

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Rodentia

Famiglia CricetidaeSinonimi principali Castor zibethicus

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113piante

acquatici, che riescono a consumare anche standosott'acqua per diversi minuti. In periodi di scarsità di cibonon disdegnano prede animali come crostacei, molluschi enumerosi piccoli vertebrati. Questa specie si riproducepreferibilmente in inverno-inizio primavera, ma anchetutto l'anno se le condizioni climatiche e ambientali lopermettono. Le cucciolate sono di 3-8 piccoli checondividono il nido con i genitori fino al raggiungimentodella maturità sessuale a circa un anno di età.HabitatLa specie vive in una varietà di ambienti umidi come paludi,laghi, fiumi e canali, purché ci sia fitta vegetazione sullerive e in acqua.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEQuesta specie è stata importata in Europa per essereallevata come animale da pelliccia. In seguito a rilasciaccidentali o volontari in diverse località si è diffusavelocemente in ampie regioni grazie alla sua elevatacapacità di colonizzazione. In Italia è arrivata perespansione spontanea della popolazione slovena.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoA causa della sua attività di scavo, questa specieindebolisce e danneggia gli argini di corsi d'acqua e canali,causandone il potenziale collasso e il conseguente rischiodi allagamenti. Per le sue abitudini alimentari è causa dipotenziali danni alle colture agricole. La specie poneinoltre rischi per la salute umana in quanto rappresenta unvettore o un serbatoio per diversi patogeni e parassitipericolosi per l'uomo.Impatto su altre specieLo scavo e il consumo di materiale vegetale causanoalterazioni nelle comunità di vertebrati e invertebrati, oltread avere impatti diretti sulle prede di cui occasionalmentela specie si nutre. Alcuni dati suggeriscono inoltre una

possibile competizione con l'arvicola acquatica. Impatto sugli ecosistemiAlte densità di questi animali possono causare ladistruzione degli habitat naturali, la riduzione delladensità di alcune piante e l'alterazione della composizionedelle comunità vegetali.

METODI DI GESTIONEL’ondatra viene controllata tramite trappole, armi da fuocoo esche avvelenate con lo scopo di contenerne il numero.Le recinzioni vengono utilizzate per proteggere orti ecolture dai danni.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleSpecie originaria dell’America settentrionale e centrale, haun’ampia distribuzione, che si estende dal Canada a Panama.Area di introduzione nel mondoIl procione è stato introdotto in diverse isole del Canada edell’Alaska, nonché nei Caraibi, in Giappone e in Europa.Area di introduzione in EuropaIl procione è presente in Germania, Olanda, Belgio,Lussemburgo, Francia, Svizzera, Austria, Repubblica Ceca,Slovacchia, Ungheria, Polonia, Danimarca, Bielorussia. Ulterioriimmissioni sono avvenute in Italia e Spagna (Spagna centro-settentrionale ed isole Baleari, dove è già presente il coati). Siritiene che sia presente anche in Svezia e Finlandia dovefinora sono stati documentati alcuni avvistamenti sporadici.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia, è presente dal 2004 con una popolazioneriproduttiva in Lombardia e più recentemente con unnucleo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi,provincia di Arezzo. La specie è stata segnalataoccasionalmente anche in altre regioni, del nord e centrali,ma in genere si trattava di individui isolati.

BIOLOGIA ED ECOLOGIATipica specie onnivora e opportunista, il procione presentauno spettro alimentare ampio e diversificato. Esso riflettela grande adattabilità della specie, e comprende tutto ciòche è disponibile nell’ambiente, ad esempio frutti e bacche,semi, insetti, gamberi e granchi, pesci e anfibi, rettili euccelli (soprattutto acquatici), uova e nidiacei, e anche

PROCIONEO ORSETTO LAVATOREProcyon lotor Linnaeus, 1758Nome inglese: Northern Raccoon

Il procione è un carnivoro di media taglia, dalla corpo-ratura tozza e dalle zampe corte, che può raggiungere i10 kg di peso, anche se in media ha dimensioni minori(4-8 kg). La pelliccia ha una colorazione molto variabile,dal grigio al bruno-rossastro. Il muso è caratterizzato dauna mascherina nera sugli occhi, mentre la coda pre-senta tipici anelli scuri che lo rendono facilmente rico-noscibile. La schiena inarcata e le zampe da plantigradoconferiscono a questa specie un portamento da orsetto.Le femmine sono generalmente più piccole dei maschi.

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NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Carnivora

Famiglia ProcyonidaeSinonimi principali Procyon gloveralleni; Procyon insularis;

Procyon maynardi; Procyon minor; Ursus lotor

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piccoli mammiferi. Nelle aree urbane si nutreprincipalmente di rifiuti, che raccoglie soprattutto daibidoni e dai cassonetti fuori dalle case. Le femmine siriproducono anche nel primo anno di vita, con 1-7 (inmedia 4) piccoli per cucciolata, che saranno in grado dinutrirsi autonomamente a circa 16 settimane.HabitatL’habitat naturale del procione è rappresentato da forestedecidue e temperate, ma la specie è caratterizzata da unamarcata flessibilità comportamentale ed ecologica. Ciò larende in grado di vivere in un’ampia varietà di ambienti, daicentri abitati alle zone più selvagge, soprattutto in presenzadi ambienti umidi, come foreste allagate, paludi, mangrovie,oppure lungo i torrenti e le coste. In genere sono evitati gliambienti aperti, come i pascoli e le praterie. Anche i territoriche può occupare un singolo individuo sono molto variabili,in relazione alla disponibilità di risorse trofiche da pochiettari a 40-100 ha, ma sono anche riportati territori dicentinaia di ettari in aree molto frammentate.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIl procione è stato introdotto soprattutto a seguito dirilasci intenzionali o fughe dalla cattività. Si tratta infattidi una specie utilizzata come animale da compagnia o perla sua pelliccia, inoltre è spesso ospitata nei giardinizoologici. Trattandosi di una specie molto adattabile, unavolta immessa nell’ambiente naturale è capace didiffondersi autonomamente con grande efficacia. In Europaad esempio, fin dai primi rilasci avvenuti in Germania nel1927, la specie si è diffusa prevalentemente per vianaturale. La popolazione attuale è addirittura stimata in unordine di grandezza compreso tra i 100.000 e un milionedi esemplari. Benché si ritenga che in Europa questaspecie abbia scarse probabilità di essere trasportata dauna parte all’altra, si conoscono casi di introduzionedovuta a trasporto passivo su navi e container (come direcente avvenuto dalla Germania alla Scandinavia, o dallaFrancia al Regno Unito).

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoIl procione può avere un notevole impatto economico sulleattività dell’uomo, ad esempio sull’agricoltura (in Giapponesono stimati danni per oltre 200.000 € all’anno). Puòinoltre causare molti danni alle case (ad esempio tetti,camini, giardini, cassonetti per i rifiuti). Infine è un notovettore di malattie e parassiti (es. Baylisascaris procyonis)molto pericolosi anche per la salute dell’uomo (tra cui larabbia, la salmonellosi, la toxoplasmosi, la leptospirosi)oltre che per gli animali domestici o da allevamento.Impatto su altre specieQuesta specie può avere un impatto significativo sullafauna nativa attraverso predazione, competizione etrasmissione di malattie e parassiti. Pur non esistendostudi approfonditi per l’Europa, sulla base delle evidenzeraccolte in altre regioni, si ritiene che il procione possaavere un impatto soprattutto sugli uccelli acquatici e sullecolonie di uccelli marini. Inoltre potrebbe rappresentareuna minaccia anche per gli anfibi e i piccoli mammiferi,come l’arvicola acquatica. Nei contesti in cui sia presenteuna diversificata comunità di meso carnivori, il procione sipuò inserire in essa come elemento di disturbo in ragionedi una maggiore adattabilità rispetto alle specie native.Impatto sugli ecosistemiNon sono noti impatti su ecosistemi naturali in Europa.

METODI DI GESTIONELe metodologie utilizzabili sono varie e diversificate.L’eradicazione in genere è possibile solo quando lepopolazioni sono piccole e localizzate, altrimenti ènecessario attuare un controllo permanente econtinuativo, ad esempio attraverso l’uso di trappole (lacaccia e l’uso di veleni non sono molto efficaci perché nonpossono essere impiegati in tutti gli ambiti). Il divieto delcommercio e del possesso di questi animali rappresentapertanto l’unica misura utile a scongiurare ulteriori rilascio fughe dalla cattività.

mammiferi

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Lo scoiattolo grigio nordamericano è una specie di tagliamedia, dalla corporatura piuttosto robusta, con una lun-ghezza testa-corpo massima di circa 20-30 cm, più 25 cmdi coda. Di solito il mantello è di colore grigio cenere conparti rossicce sulle zampe e il capo. La coda, che general-mente si presenta folta e appiattita, ha i bordi esterni or-nati da caratteristiche sfumature bianche. I ciuffiauricolari, tipici dello scoiattolo comune, sono assentinello scoiattolo grigio.

SCOIATTOLO GRIGIOSciurus carolinensis Gmelin, 1788Nome inglese: Eastern grey squirrel

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleLo scoiattolo grigio è una specie originaria del NordAmerica, dove è diffusa in tutta la parte orientale, dal Golfodel Messico al Québec-Ontario (Canada).Area di introduzione nel mondoQuesta specie è stata introdotta con successo in varielocalità del Nord America, nonché in Europa e in Sudafrica.In passato è stata introdotta anche in Australia, doverisulta attualmente estinta.Area di introduzione in EuropaIn Europa lo scoiattolo grigio è stato introdotto in GranBretagna, Irlanda e Italia.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAQuesta specie è presente con popolazioni diffuse inPiemonte, Lombardia e Umbria. Nel Veneto ci sono diversinuclei in espansione, mentre in Toscana sono note soloalcune singole segnalazioni. La popolazione di Genova èstata quasi eradicata.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAQuesta specie, in prevalenza arboricola, ha abitudinidiurne. In genere nidifica nelle cavità degli alberi oppuresu nidi costruiti tra i rami a una certa altezza dal terreno.Lo scoiattolo grigio è una specie sostanzialmentegranivora, la cui dieta è composta da una gran varietà disemi di alberi (tra cui ghiande, faggiole e nocciole), ma

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Rodentia

Famiglia Sciuridae

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anche da frutti, funghi, germogli e spesso dai tessutipresenti sotto la corteccia degli alberi. In genere leghiande e le nocciole vengono immagazzinate nei tronchio in piccole buche del terreno (dove peraltro, qualoradimenticate, possono germogliare). Occasionalmente la suadieta comprende anche insetti, uova di uccelli e nidiacei.La specie si riproduce una-due volte l'anno con nidiate didue-sei piccoli.Habitat Questa specie è comune soprattutto nelle foreste dilatifoglie. La sua versatilità gli consente di vivere anchenei boschi di conifere, così come nei parchi alberati urbanie suburbani. È stato osservato come gli ambientiframmentati non siano un problema per la sua espansionesul territorio.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONELa principale causa di immissione dello scoiattolo grigio èriconducibile alla liberazione intenzionale di animali o allafuga accidentale di esemplari tenuti in cattività (anche incollezioni private e in giardini zoologici). Le introduzioni diquesta specie sono dunque legate a scopi ornamentali e alcommercio di animali da compagnia. Peraltro si ritiene chegli individui introdotti possano essere a loro volta catturatie traslocati in altre aree, aumentando quindi il rischio diulteriori immissioni. La specie, a partire dai nucleiintrodotti in natura, è comunque capace di disperdersiautonomamente con grande efficienza.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoSi ritiene che lo scoiattolo grigio possa arrecare notevolidanni alle colture agricole (ad esempio frumento, mais, masoprattutto noci e nocciole) e alle aree boscate, inclusi igiardini privati e i parchi urbani e suburbani. I dannisarebbero provocati dalle attività di scortecciamento deglialberi, che pertanto risulterebbero maggiormente

suscettibili di attacco da parte di malattie e parassiti e peril consumo di semi (noci e nocciole). Inoltre a causadell‘attività di rosicchiamento questa specie può causarediversi danni alle infrastrutture (cavi, strutture in legno,ecc.). Nel Regno Unito i costi annuali per la gestione(danni inclusi) dello scoiattolo grigio, sono stimatinell’ordine di grandezza dei 6-10 milioni di sterlineall’anno. Impatto su altre specieLo scoiattolo grigio determina l’estinzione dellepopolazioni locali di scoiattolo comune (specie nativa inEuropa). Tale sostituzione competitiva è dovuta a unamaggiore efficienza della specie americana nellosfruttamento delle risorse trofiche. Inoltre, in GranBretagna lo scoiattolo grigio è portatore di un virus(Poxvirus degli scoiattoli) che determina la morte degliscoiattoli comuni infetti. Lo scoiattolo grigio è anchepredatore di uova e nidiacei, ma non è chiaro il tipo diimpatto esercitato sulle popolazioni di queste specie.Impatto sugli ecosistemiQuesta specie può provocare danni alle aree boscate acausa delle attività di scortecciamento e al conseguenteaumento dei rischi legati alla trasmissione di malattie eparassiti alle piante attaccate. In Gran Bretagna questo haportato a una scelta selettiva delle specie per irimboschimenti, con effetti sulla composizione delleforeste.

METODI DI GESTIONEIn Europa gli scoiattoli non nativi sono controllati conmetodi che prevedono la rimozione degli animalidall’ambiente naturale, in genere attraverso la cattura congabbie o l’abbattimento diretto con arma da fuoco. In GranBretagna sono utilizzati anche distributori di escheavvelenate dove lo scoiattolo comune non è presente. AGenova è in corso l’eradicazione di una piccolapopolazione urbana con sterilizzazione chirurgica esuccessivo rilascio degli animali sterilizzati. Anche inUmbria una piccola parte degli animali viene sterilizzata.

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Lo scoiattolo volpe è un roditore arboricolo di grossa ta-glia, che raggiunge i 70 cm di lunghezza (di cui circa 30di coda) e gli 800-1000 g di peso. Il colore della pellicciaa livello dorsale è in genere grigio-marrone, mentre ilventre è giallo-arancione. Tuttavia in America ci sono ani-mali con colorazioni più scure o più chiare. Non ci sonoparticolari differenze morfologiche tra maschi e femmine.

SCOIATTOLO VOLPESciurus niger Linnaeus, 1758Nome inglese: Fox squirrel

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleQuesta specie è originaria del Nord America, dove èdiffusa negli Stati Uniti centrali e orientali, nel Canadameridionale e in una ristretta zona del Messico nord-orientale.Area di introduzione nel mondoLo scoiattolo volpe è stato oggetto di numeroseimmissioni in diverse località degli Stati Uniti occidentali edel Canada al di fuori del suo areale originario.Area di introduzione in EuropaNon esistono popolazioni introdotte di scoiattolo volpe inEuropa, ma ci sono segnalazioni di individui isolati inOlanda e in Belgio.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAAssente.

BIOLOGIA ED ECOLOGIALo scoiattolo volpe ha una dieta molto variegata, checomprende principalmente ghiande, nocciole e altri semi,nonché frutti, fiori, gemme, funghi, e vari prodotti agricoli.Inoltre si nutre in quantità più limitata anche di insetti (tracui falene e coleotteri) e, occasionalmente, di uccelli e lorouova. Costruisce nidi di rami e foglie sui rami o usa lecavità degli alberi. Le femmine possono avere 1-2cucciolate all’anno, ciascuna delle quali può contare da 1 a7 piccoli (in media 2-3), e la maturità sessuale vieneraggiunta a circa un anno.

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Rodentia

Famiglia Sciuridae

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119mammiferi

HabitatL’habitat preferenziale è costituito da ambienti di forestaaperta, matura, con alberi sparsi e con scarso sottobosco.Tra questi particolare importanza assumono le foreste dilatifoglie e di conifere, le foreste ripariali, nonché le areeagricole e le piantagioni con presenza di siepi, inclusi iparchi urbani o suburbani. Di norma preferisce le zone aclima temperato caldo o continentale, con estati asciutte,ma alla luce della sua ampia distribuzione geografica, puòtollerare una grande varietà di condizioni climatiche, adesempio dai monsoni tropicali al clima continentale,passando per quello di savana umida tropicale e secca,nonché steppico, desertico e temperato caldo.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONESi tratta di una specie commerciata come animale dacompagnia, e per questo si ritiene che la principale causadi introduzione possa essere legata ad eventualiimmissioni deliberate o a possibili fughe dalla cattività.Negli Stati Uniti lo scoiattolo volpe è stato introdotto innatura a scopo estetico, ma anche per aumentare leopportunità di caccia. Peraltro è una specie in grado didiffondersi autonomamente su lunghe distanze, a partiredalle popolazioni introdotte.

IMPATTI Rapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoQuesto scoiattolo può causare diversi danni alle colture dicui si nutre, nonché ai cavi elettrici su cui si sposta,provocando corto-circuiti e black-out; sono noti dannianche ad altre infrastrutture, tra cui gli impianti diirrigazione, i cavi telefonici, gli edifici e i giardini.Impatto su altre specieSi ritiene che questa specie possa entrare in competizionecon quelle native per lo sfruttamento delle risorsealimentari e dei rifugi (come documentato negli Stati Unitidove S. niger compete con S. carolinensis), nonché a seguito

della diffusione di malattie e parassiti. Inoltre potrebbeavere un impatto negativo sulle popolazioni di uccelli acausa delle eventuali dinamiche di predazione instaurate. Impatto sugli ecosistemiCome altre specie di scoiattoli, potrebbe avere un impattosulla struttura e la composizione delle foreste,influenzando le dinamiche di dispersione dei semi e,seppur limitatamente, provocando danni dascortecciamento.

METODI DI GESTIONETrattandosi di una specie diurna di grosse dimensioni, lasua individuazione non dovrebbe essere problematica,anche a uno stadio precoce di introduzione. Per il controllodelle popolazioni, come emerso da esperienze condotte sualtre specie simili, sarebbe necessaria la rimozione degliindividui preferenzialemnte attraverso la cattura congabbie-trappola o con abbattimento degli animali.

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DISTRIBUZIONE GEOGRAFICAArea di presenza naturaleLa distribuzione del tamia siberiano ricadeprevalentemente in Asia. La specie è presente in un'ampiaarea che va dalla Russia europea al Giappone (Hokkaido),attraverso la Siberia, la Mongolia settentrionale, la Cinacentrale e settentrionale, e la Corea.Area di introduzione nel mondoQuesta specie è stata introdotta in diversi paesi europei.Area di introduzione in EuropaAttualmente il tamia siberiano risulta presente con diverse

popolazioni in Francia, Germania, Svizzera, Belgio, Olanda,Danimarca e Italia (in Austria è invece estinto). Esistonosegnalazioni anche per l’Irlanda e il Regno Unito.

DISTRIBUZIONE E STATUS IN ITALIAIn Italia, dove le prime segnalazioni in natura risalgonoagli anni ’70 del secolo scorso, il tamia siberiano èpresente soprattutto in prossimità di aree antropizzate,come i parchi urbani. Le popolazioni sono tuttavialocalizzate o si limitano a segnalazioni di pochi individui. Inuclei più stabili sono presenti nel Veneto, mentre a Roma

TAMIA SIBERIANOEutamias sibiricus Laxmann, 1769Nome inglese: Siberian chipmunk

Questo piccolo scoiattolo, anche noto come burunduk, ècaratterizzato dalla presenza di cinque bande scurelungo il dorso e i fianchi, separate tra loro da quattrostriature giallo-biancastre. Il resto del mantello, per lopiù bianco nella parte ventrale, è sostanzialmentebruno-rossiccio. Le orecchie sono dritte e corti prive diciuffi. Rispetto ad altre specie di scoiattoli, oltre alle in-confondibili striature lungo il dorso, ha dimensioni de-cisamente inferiori (circa 18-25 cm di lunghezza, di cuiquasi un terzo costituiti dalla coda). Inoltre presenta unacoda corta e dall’aspetto brizzolato.

NOTE TASSONOMICHEClasse MammaliaOrdine Rodentia

Famiglia SciuridaeSinonimi principali Tamias sibiricus

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c’è un nucleo a Villa Ada con pochi individui.

BIOLOGIA ED ECOLOGIAIl tamia siberiano è una specie attiva di giorno, capace diarrampicarsi agilmente su alberi e arbusti ma abituata apassare molto tempo anche sul terreno. Solitamente trovarifugio all’interno dei vecchi tronchi o tra i crepacci nellaroccia, oppure all’interno delle lunghe tane che scava sulterreno in prossimità di pietre, tronchi o radici. Nelle regionipiù fredde la specie va in ibernazione da ottobre ad aprile,nelle zone più temperate il periodo si riduce e l'ibernazioneè sostituita da un torpore che viene interrottoperiodicamente. Può riprodursi due volte all’anno, per darealla luce 4-5 cuccioli a ogni nidiata. La dieta di questiscoiattoli è costituita in prevalenza da frutti e semi di variepiante, ma anche di foglie e fiori, così come di tenerigermogli (all’occorrenza trasportati nelle guance, anche ingran quantità). Le scorte di cibo accumulate vengononascoste sul terreno per poi essere utilizzate, seppur inminima parte, in inverno. Come altre specie di scoiattoli, sinutre anche di funghi, bulbi, insetti e uova di uccelli.Habitat Questa specie vive principalmente nelle foreste di conifere,ma anche nei boschi decidui con presenza di sottobosco.Solitamente questi scoiattoli non hanno abitudinistrettamente arboricole e preferiscono vivere in terreniaccidentati, riccamente coperti di cespugli, anche inprossimità di fondi agricoli e di colture arboree. In Europasono comuni soprattutto nei parchi urbani ed extraurbani.

MODALITÀ DI INTRODUZIONEE DIFFUSIONEIl tamia siberiano è stato venduto a lungo come animaleda compagnia. La sua presenza in natura è dunque unaconseguenza delle immissioni avvenute intenzionalmentea scopo ornamentale o a seguito delle frequenti fughedalla cattività (anche da strutture zoologiche). In generequesti scoiattoli non hanno una tendenza a disperdersi sugrandi distanze.

IMPATTIRapporti con l’uomo, impatto sanitarioe socioeconomicoIl principale impatto di questa specie nei confrontidell’uomo è di tipo sanitario, in quanto sembra avere unruolo significativo nella trasmissione della malattia diLyme ed è inoltre serbatoio per specie di Nematodi esoticied europee (questi ultimi acquisiti per contatto con Muridiautoctoni). Nel caso in cui questi scoiattoli vengano atrovarsi nelle vicinanze di terreni agricoli, giardini e altrecolture, possono causare danni alla vegetazione perconsumo di frutti.Impatto su altre specieAlcuni dati suggeriscono possibili interferenze neiconfronti di uccelli passeriformi insettivori, sebbene sianonecessari ulteriori approfondimenti.Impatto sugli ecosistemiL’impatto di questa specie negli ecosistemi in cui è diffusanecessita ancora di studi e ricerche mirati.

METODI DI GESTIONEIl controllo delle popolazioni di questa specie è praticatoin maniera efficace e selettiva tramite l’utilizzo di trappoleper la cattura in vivo Si ritiene che diverse popolazionisiano scomparse a seguito della predazione esercitata daigatti domestici o altri predatori selvatici: in Danimarca inconcomitanza alla scomparsa del tamia è stata notata unacrescita della popolazione di visone.

mammiferi

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