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Giulia Loviselli 65378

La Toponomastica: di cosa si tratta?

La toponomastica (cioè la denominazione di strade e piazze) è regolata da norme molto antiche. La legge di riferimento è del 23 giugno 1927, n. 1188, aggiornata da un decreto del Presidente della Repubblica del 1989, n. 223. Una serie di circolari del ministero dell’Interno hanno poi, di volta in volta, fornito precisazioni e chiarimenti.

La prima norma è che ogni denominazione di via o piazza proposta dal Comune deve essere approvata dal Prefetto, in quanto autorità di governo. La seconda è che si può intestare una via solo a una persona che sia deceduta da almeno 10 anni. La terza è una deroga a quest’ultima normativa: possono passare anche meno di 10 anni dalla morte, qualora si tratti di «caduti di guerra o per la causa nazionale».

Queste sono le NORME GENERALI, ma alcune circolari hanno poi specificato che, per esempio, non si possono dare identiche denominazioni a due zone dello stesso Comune anche se appartenenti a frazioni diverse, che la toponomastica di una zona deve attenersi a criteri di omogeneità (esempio: i nomi dei fiumi, i nomi dei poeti, eccetera), che per cambiare denominazione a una via occorre recepire il parere di altri organismi pubblici (soprintendenza artistica, ministero dell’istruzione, eccetera, a seconda dei casi) e che nel caso di cambiamento di denominazione è necessario riportare in caratteri ridotti anche l’intestazione precedente (esempio: via Rossi già via Bianchi).

Toponomastica al femminile

Dal 2012 è nato in Italia un movimento per valorizzare il contributo delle donne alla crescita della società, attraverso l'intitolazione a nomi femminili di strade, piazze, giardini, parchi, rotonde, piste ciclabili e percorsi pedonali.

Successivamente si è costituita l'associazione denominata Toponomastica femminile, di cui è fondatrice e presidente Maria Pia Ercolini.

All’inizio del 2012 nasceva su Facebook, sempre su iniziativa di Maria Pia Ercolini, un gruppo dal titolo 'Toponomastica femminile' "con l'idea di impostare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni

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su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani in senso lato, siano dedicati alle donne per compensare l'evidente sessismo che caratterizza l'attuale toponomastica.

I nomi delle strade, delle piazze e dei nostri luoghi contribuiscono a determinare la nostra cultura condivisa, l'immagine che la nostra società ha della sua storia. Eppure le figure a cui intitoliamo strade sono quasi sempre uomini, con pochissime eccezioni femminili. Il I Convegno di Toponomastica femminile denuncia quindi il sessismo nella nostra toponomastica.

Da un’osservazione superficiale si è passati subito ad un censimento accurato e minuzioso di tutti i comuni d’Italia, a cui si sono presto accompagnate tante iniziative come la campagna per la memoria femminile denominata “8 marzo 3 donne 3 strade”, con l’invito ai sindaci di intitolare tre strade ad altrettante donne, una di rilevanza locale, una di rilevanza nazionale, una straniera.

Non solo la storia, dunque, ma anche la toponomastica potrebbe diventare maggiormente inclusiva nei confronti delle donne.

«Nell’Italia preunitaria prevalevano i riferimenti ai santi, a mestieri e professioni esercitate sulle strade e alle caratteristiche fisiche del luogo» si legge nella descrizione del gruppo 'Toponomastica femminile. In seguito, la necessità di cementare gli ideali nazionali, portò a ribattezzare strade e piazze dedicandole a protagonisti, uomini, del Risorgimento e in generale della patria; con l’avvento della Repubblica, si decise di cancellare le matrici di regime e di valorizzare fatti ed eroi, uomini, della Resistenza.

Ne deriva un immaginario collettivo di figure illustri esclusivamente maschili.

Toponomastica femminile in Sardegna

In Sardegna l’iniziativa del gruppo Toponomastica femminile ha fatto emergere, in queste prime fasi di informazione e rilevazione, un quadro generale che non si discosta molto da quello evidenziato nelle altre regioni. I dati, d’altro canto, sin dalle prime valutazioni effettuate, stradari alla mano, sono di una evidenza disarmante e incontrovertibile. Poche, pochissime le donne che troviamo citate nelle nostre vie e nelle piazze. E gli amministratori (i pochi) che hanno fatto conoscere il loro pensiero si sono arresi all’evidenza e promesso attenzione per il futuro.

Ma occorre anche osservare che, contrariamente ad altri Comuni Italiani che finora non hanno saputo indicare neppure una donna, in Sardegna Grazia Deledda (nuorese, nobel per la letteratura) e l’oristanese Eleonora D’Arborea conquistano, praticamente dappertutto, il diritto all’intitolazione di una strada, una piazza. Non c’è dubbio che nella memoria collettiva dei sardi, queste due grandissime donne sarde, conservino un ruolo di assoluto primo piano. Poi naturalmente vengono tutte le altre... sante comprese. Ma sono proprio queste altre donne che vogliamo riscoprire, capire e ricordare: chi sono? cosa hanno fatto per essere riuscite a conquistare un seppur limitato spazio nella odonomastica dei nostri comuni?

Programma operativo Commissione regionale pari opportunità 2017-2018

Il progetto inserito nel programma operativo della Commissione regionale Sardegna pari opportunità si chiama «Toponomastica al femminile». Esso si ispira al progetto di ricerca nazionale che porta lo stesso nome promosso, appunto come detto in precedenza, nel 2012 da una insegnante romana, Maria Pia Ercolini, che lo ha presentato a Oristano davanti ai sindaci e ai dirigenti

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scolastici degli otto Comuni sardi che hanno aderito: Borutta, Ploaghe, Lotzorai, Fonni, Lunamatrona, Santulussurgiu, San Nicolò Gerrei e Villamassargia.

La promozione della cultura della parità di genere è l'obiettivo numero uno del progetto promosso dalla Commissione regionale per le pari opportunità e non è un caso quindi, come hanno spiegato la presidente Gabriella Murgia e la commissaria Chiara Furlanetto, che assieme ai Comuni siano state coinvolte le scuole.

I protagonisti del progetto saranno infatti proprio i ragazzi, che saranno chiamati con un lavoro di ricerca sul campo a scoprire e rendere «visibili» tre donne delle loro comunità che si siano distinte per le loro azioni, per l'attività letteraria, scientifica e artistica, per l'impegno umanitario e sociale o per altri meriti che verranno riconosciuti come significativi. I risultati delle loro ricerche saranno poi presentati dagli stessi ragazzi alla cittadinanza nel corso di un evento promosso dalle amministrazioni comunali e saranno gli stessi cittadini a suggerire quali figure commemorare e in che modo. L'ultimo passaggio è riservato ai Consigli comunali, che dovranno formalizzare con atti ufficiali le scelte dei ragazzi e dei cittadini. Tutto il percorso dovrà essere completato entro la fine dell'anno scolastico per quanto riguarda la ricerca dei ragazzi e per il resto entro il 2018.

A Cagliari

TOTALE STRADE / VIE / PIAZZE / ETC.: 1.523

INTITOLATE A UOMINI: 788

INTITOLATE A DONNE: 64

Nel dicembre 2013 la toponomastica femminile su proposta della Commissione pari opportunità per l’iniziativa “8 Marzo 3 donne 3 strade” è arrivata anche a Giorgino, Villaggio dei pescatori, di Cagliari.

Indicato nelle mappe stradali come “viale Pula” ex SS195, in realtà Giorgino fu la spiaggia preferita dai cagliaritani, il luogo di villeggiatura dell’aristocrazia locale, fino agli inizi del 1900. In seguito all’apertura dei primi stabilimenti balneari al Poetto, il villaggio di Giorgino fu gradualmente abbandonato e divenne un piccolo agglomerato di periferia. Attualmente rivive gli antichi splendori ed è meta di numerose presenze in occasione della Sagra del pesce.

Finalmente, il 20 dicembre 2013, la Giunta Comunale ha deliberato di attuare la proposta della Commissione Pari Opportunità e di intitolare tre delle sette strade del Villaggio dei pescatori a tre donne illustri. Le tre aree di circolazione che, provenendo da Cagliari, si innestano su via Pula, prenderanno rispettivamente il nome di Maria Piera Mossa, Joyce Lussu e Rosa Luxemburg.

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MariaPieraMossa

Maria Piera Mossa, scomparsa a Marzo 2002 all’età di 52 anni, è stata la prima donna regista in Sardegna negli anni Settanta. Intraprende la sua attività di ricerca collaborando alla Cineteca Sarda-Società Umanitaria, per affermarsi dal 1976 nel suo ruolo di programmista e regista negli studi della RAI-Sardegna. Ha firmato come autrice diversi filmati brevi sulle operaie tessili di Bitti, ha documentato insediamenti industriali e lotte sindacali, fatti e personaggi dell’isola, ha descritto la “sardità” dal punto di vista degli osservatori esterni. Poco incline al protagonismo, quasi sconosciuta all’esterno del suo ambiente lavorativo, si è inoltre dedicata con cura e precisione al riordino degli archivi sardi della RAI.

E' suo il documentario storico “Il '43 con Sant’Efisio” realizzato nel 1989 dalla Rai, sede regionale della Sardegna, nell'ambito della programmazione televisiva della terza rete (1979 – 1992). Il documentario è un lavoro di montaggio che utilizza le straordinarie immagini girate da Marino Cao nel '43, le fotografie d'epoca in bianco e nero e le testimonianze di alcuni cittadini cagliaritani.

Quello di Maria Piera Mossa è un documento storico ed etnografico eccezionale, capace sia di mostrare uno spaccato della città di Cagliari distrutta dalla guerra, sia di comunicare appieno la forte devozione dei cagliaritani per Sant'Efisio. Cagliari versava in un disperato stato di dolore e di distruzione, soltanto il forte sentimento religioso sembrava sostenere coloro che decisero di non sfollare. «Sant'Efisio ci avrebbe potuto aiutare», sosteneva Marino Cao protagonista principale dell'uscita del Santo il primo maggio del '43.

Foto di Agnese Onnis

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JoyceLussu

Joyce Salvadori Lussu nasce a Firenze l’8 maggio 1912. Cresce nel capoluogo fiorentino a stretto contatto con i genitori: Guglielmo Salvadori e Giacinta Galletti, intellettuali antifascisti, figli di famiglie marchigiane con origini inglesi. Nel 1924, dodicenne, lascia l’Italia insieme alla famiglia. Raggiungono la Svizzera, dove Joyce frequenta una scuola gestita da intellettuali pacifisti. Nel 1933 l’avvento del nazismo le impedisce moralmente di proseguire gli studi. Ritorna in Svizzera ed entra in contatto con l’organizzazione antifascista Giustizia e Libertà. Partecipando all’attività clandestina incontra per la prima volta l’antifascista sardo Emilio Lussu, leggendario capitano della Prima guerra mondiale. Dopo quel primo incontro avvenuto a Ginevra, i due si ritroveranno solo nel 1939. Tra il 1934 e il 1939 Joyce vive in Africa. Al suo ritorno in Europa, con Emilio Lussu va a vivere a Parigi, la capitale in cui si è concentrato l’antifascismo italiano. A Marsiglia, Joyce ed Emilio organizzano partenze clandestine; Joyce impara a falsificare documenti d’identità per coloro che devono lasciare l’Europa. Questo impegno conduce la coppia in Portogallo per alcuni mesi. Joyce studia il portoghese, a Lisbona; successivamente, convocati dal War Office inglese, raggiungono insieme l’Inghilterra nel tentativo di avviare un piano insurrezionale per liberare l’Italia dal giogo della dittatura e dall’alleanza nazi-fascista. Con l’armistizio dell’8 settembre comincia la lotta partigiana: mentre Roma è occupata dall’esercito nazista, Joyce compie per il CLN una missione di collegamento con il Sud, per l’espletamento della quale riceverà la medaglia d’argento, ma solo nel 1966. Nell’estate del 1944 è madre: Giovanni Lussu nasce in una Roma libera, nel grande fermento della ricostruzione. In settembre Emilio conduce moglie e figlio ad Armungia, il villaggio sardo nel quale è nato. Joyce vuole conoscere autonomamente l’isola e la sua gente; incontra i contadini-pastori, gli stessi uomini che erano stati anche soldati della Brigata Sassari sull’Altipiano di Asiago. Ascolta i loro racconti, quelli delle loro donne e si lega fortemente e per sempre alla Sardegna. Nel 1982 pubblica la raccolta di racconti dedicati alla civiltà sarda. Negli anni del Fronte Popolare, nel 1951, è insieme a lavoratrici provenienti da ogni parte dell’isola a Cagliari, per il Primo Congresso delle associazioni differenziate. Invece, pur essendo stata partecipe della fondazione dell’Unione Donne Italiane, nel 1953 se ne distacca perché arriva a considerarla un serbatoio elettorale subalterno, voluto dai partiti di sinistra che, a suo avviso, avrebbero dovuto lavorare di più sull’integrazione e la partecipazione femminile nella politica. Joyce muore a Roma il 4 novembre 1998, all’età di 86 anni.

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Foto di Agnese Onnis

RosaLuxemburg

Rosa Luxemburg, di origine polacca, si afferma come personaggio pubblico tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. La sua è una vita interamente politica nel senso più etico del termine, non solo per le scelte di militanza e di riflessione economica, ma fin dentro le pieghe più intime della sua intensa e insieme dolorosa esistenza. Rosa è una donna di scienza impegnata politicamente, che scrive trattati di economia politica e in quanto tale è una figura complessa, che percorre strade diverse nell’impegno personale e nella dedizione politica verso i problemi sociali delle masse. La partecipazione alla vita politica delle masse determina la nascita dei partiti popolari

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(socialisti, socialdemocratici e cattolici) e l’ondata di presenza femminile: sono gli anni in cui si discute il voto alle donne. Nel 1904, per i suoi attacchi al militarismo tedesco e all’imperialismo, Rosa subisce la condanna a tre mesi di prigione per lesa maestà; due anni dopo trascorre altri due mesi nel carcere di Weimar, per istigazione all’odio di classe; una nuova condanna, stavolta di un anno, le viene inflitta nel 1913, per incitazione all’insubordinazione e altri due anni di prigione, per alto tradimento, l’attendono nel 1916. A Berlino fonda la Lega spartachista con Kautsky; insieme a Liebknecht diviene promotrice del Partito comunista tedesco elaborandone il programma, ma ambedue vengono arrestati e assassinati il 15 gennaio del 1919: il corpo di Rosa, barbaramente torturato, viene fatto sparire in un canale, e sarà ritrovato dopo mesi. Ai suoi funerali partecipano migliaia di berlinesi. Rosa Luxemburg, grande e brillante teorica del socialismo, viene ancora ricordata nel cimitero di Berlino con un suo slogan “la libertà è sempre la libertà di chi la pensa diversamente”.

Foto di Agnese Onnis

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Sitografia

http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/1595

http://www.lanuovasardegna.it/regione/2017/11/11/news/toponomastica-al-femminile-progetto-per-la-promozione-della-cultura-di-genere-1.16105685

http://www.toponomasticafemminile.com/index.php?option=com_content&view=article&id=9183&Itemid=9281

http://noivastesi.blogspot.it/2009/10/intitolazione-strade-e-piazze-10-anni.html

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/joyce-salvadori-lussu/

http://www.dols.it/2014/03/23/toponomastica-femminile-tra-le-strade-della-sardegna/