Laboratorio

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LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA Prof. Giuseppe Rotoli Di (prof.) Giuseppe Rotoli Edito da www.comunedipignataro.it Via Gramsci, Pignataro Maggiore (CE) Rilasciato sotto licenza Creative Commons by-nc-nd/2.5 http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/ Anno 2006

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Edito da www.comunedipignataro.it Via Gramsci, Pignataro Maggiore (CE) Anno 2006 Rilasciato sotto licenza Creative Commons by-nc-nd/2.5 http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/ Di (prof.) Giuseppe Rotoli

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LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA Prof. Giuseppe Rotoli

Di (prof.) Giuseppe Rotoli

Edito da www.comunedipignataro.it Via Gramsci, Pignataro Maggiore (CE)

Rilasciato sotto licenza Creative Commons by-nc-nd/2.5

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/

Anno 2006

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sommario

sommario ______________________________________________________________________ 3

Capitolo Primo _________________________________________________________________ 5

Il corpo narrativo ____________________________________________________________________ 5 1. Chi scrive ha qualcosa da dire. ______________________________________________________________ 6 2. Fa' vedere, non dire. ______________________________________________________________________ 6 3. Chi vuol imparare a scrivere deve saper leggere, deve saper carpire i segreti di un corpo narrativo e farli suoi. 6 Al lavoro _________________________________________________________________________________ 7

Capitolo Secondo________________________________________________________________ 9

Incipit _____________________________________________________________________________ 9 1. Coinvolgere subito il lettore.________________________________________________________________ 9 2. Creatività nella sintassi. ___________________________________________________________________ 9 3. Come sbloccare il blocco _________________________________________________________________ 10 4. Un inizio di romanzo. ____________________________________________________________________ 10 Al lavoro ________________________________________________________________________________ 12

Capitolo Terzo _________________________________________________________________ 14

La trama letteraria__________________________________________________________________ 14 1. La trama come filo conduttore _____________________________________________________________ 14 2. Le cinque W ___________________________________________________________________________ 15 Al Lavoro _______________________________________________________________________________ 16

Capitolo IV ___________________________________________________________________ 18

Coerenza, ritmo e credibilità__________________________________________________________ 18 1. Coerenza ______________________________________________________________________________ 18 2. Ritmo_________________________________________________________________________________ 18 3. Credibilità _____________________________________________________________________________ 19 Al Lavoro _______________________________________________________________________________ 21

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Capitolo Primo

Il corpo narrativo

Molto spesso ci capita di sentire un impulso irrefrenabile che ci spinge a cercare una penna e un foglio bianco: dobbiamo scrivere la nostra gioia, la nostra rabbia, il dolore, la malinconia che ci assale, insomma di fermare il tempo , di segnarlo con un tratto di penna.

Così inizia il nostro viaggio di scrittori.

Dopo qualche poesiola o un racconto di quattro righi cerchiamo il salto di qualità.

Vogliamo scrivere un vero racconto e partiamo lancia in resta senza sapere niente di come si affronta un'avventura del genere.

Questo corso, che segue la scia di un manuale scritto da Franco Gaudiano e di un testo di Dacia Maraini, ha lo scopo di indicare in 7 capitoli i basilari e fondamentali principi che governano la scrittura creativa. Le semplici regole che presenteremo saranno il nostro kit di scrittori, la valigia degli strumenti dello scrittore.

Organizzare un insieme di parole per raccontare una storia è dar vita ad un corpo narrativo.

Saper usare bene le parole è al tempo stesso un'arte, una scienza un'arma, che, affilata come si deve, può compiere miracoli.

1. Chi scrive ha qualcosa da dire.

Questo 'qualcosa' sono i contenuti della narrativa e riguardano gli aspetti della condizione umana: amore, morte, religione, giustizia, origini, sofferenza, aspirazione alla felicità.

2. Fa' vedere, non dire.

Pur presentando una storia attraverso il linguaggio lo scrittore non deve dire, ma deve far vedere. E' molto più efficace far vede come stanno le cose, che dire come stanno le cose.

La scrittura creativa non è un saggio di psicologia o di sociologia; è un offrire qualcosa di più di un enunciato. Un testo letterario deve dare qualcosa in più, ma chiede al lettore un atteggiamento attivo e non passivo, di interpretazione, integrazione, coinvolgimento, identificazione.

3. Chi vuol imparare a scrivere deve saper leggere, deve saper carpire i segreti di un corpo narrativo e farli suoi.

Come dall'esercizio sportivo si trae un rafforzamento dei muscoli, così dalla lettura attiva si ha un rafforzamento dei muscoli mentali.

L'aspirante scrittore deve tuffarsi nel testo e nei suoi meccanismi per conservarne qualcosa. Il suo compito è quello di dire senza dire direttamente qualcosa e il lettore cerca qualcosa in ciò che legge.

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Al lavoro

La scrittura è prima di tutto lavoro sulle parole, sul ritmo. E per trovare le parole e il ritmo giusto bisogna provare, riprovare, scrivere, riscrivere, esercitarsi, trovare la propria relazione con la scrittura.

Esercizio 1

· Mostrate, senza dire, un sentimento, uno stato d'animo. Per esempio dipingete il dolore senza usare la parola dolore e ancor meglio eliminate sinonimi e locuzioni troppo ovvie. Più l'immagine è originale, più colpirà il lettore e sarà efficace come apprendimento attivo nello sport del fare letteratura.

Esercizio 2

Sviluppate una trama narrativa costruendo una storia che illustri un detto comune. Ad esempio, 'Meglio sola che male accompagnata'. Date un nome al 'solo' e all'accompagnatore da voi inventati e sviluppate un intrigato rapporto tra due amiche.

· Cercate di rimanere il più possibile invisibile, ovvero di non 'dire' al lettore niente di simile al detto comune, niente frasi fatte. Lasciate che l'azione (trama) e la reazione del personaggio mostrino da sé la verità del detto. L'episodio deve essere breve, di una pagina circa.

· Non raccontate astrattamente con delle categorie di giudizio che assomigliano più a quelle di un insegnante di scuola che ad una compagna di classe.

· Fate il ritratto dei protagonisti? Allora fateli vedere e non li descrivete astrattamente, come ad esempio: 'Era affascinante, con un pizzico di ironico sorriso'. Fate vedere il fascino; l'ironia la dovete far sentire da quello che dice il protagonista, da come si comporta.

· State attenti alla lingua; non usate una lingua da conversazione di salotto; provate con una lingua poco lineare, frastagliata, ellittica, in stretto rapporto con la condizione sociale, esistenziale e contingente del personaggio. Se è un operaio, allora la sua lingua, la sua sintassi personale, i suoi tic linguistici saranno diversi dal figlio che frequenta l'università ed è un giovane di questo periodo.

· Evitate la povertà del linguaggio che appiattisce gli argomenti rendendoli prevedibili.

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Capitolo Secondo

Incipit

1. Coinvolgere subito il lettore.

E’ di vitale importanza l’inizio di un racconto; in esso vi è un microcosmo sintattico ed estetico che svolge la funzione di attirare l’attenzione del lettore, come un’ape al fiore. Oggi si tende ad iniziare con l’azione a cui segue un flashback, un salto indietro nel tempo per presentare gli antecedenti. Esiste la tendenza ad attaccare in media res, nel mezzo dell’azione, per stimolare il lettore e smuovere le acque sin dal primo momento. Un incipit drammatico e immediato o una struttura sintattica ‘originale’ sono i mezzi retorici con cui lo scrittore può tentare di aprirsi varchi nella giungla dell’editoria. A meno che voi non siate un Moravia, un Calvino o un Dickens già affermato, si consiglia di iniziare a metà, intermezzare con l’inizio e finire senza fine.

2. Creatività nella sintassi.

Cesare Pavese inizia i suoi racconti con una preposizione semplice o articolata, cioè essi si reggono su una particella secondaria del discorso che costringe il lettore ad avanzare di qualche parola per scoprire la parte principale. Una simile struttura, diversa da quella abituale, soggetto – verbo – oggetto, dà cambiamento inatteso che può colpire il lettore e spingerlo a soffermarsi sulle singole parole. Poiché l’enunciato principale è posto alla fine della frase, il lettore è stimolato ad andare fino in fondo alla frase. Vediamo l’incipit di un racconto di Pavese: ‘Di tutta l’estate che trascorsi nella città semivuota non so proprio che dire.’ Adesso riscriviamolo con un inizio più convenzionale: ‘Non so proprio che dire di tutta l’estate che trascorsi nella città semivuota.’ Notate la differenza? Pavese tiene il lettore sospeso e lo spinge in avanti; l’incipit convenzionale scoraggia il lettore che inconsciamente sente inutile la lettura del racconto. Anche il nostro massimo poeta, Dante Alighieri, inizia la Commedia con una preposizione ‘Nel mezzo del cammin…’ che sembra trascinare materialmente il

lettore dentro il racconto. Inoltre l’uso di nostra coinvolge il lettore perché la fa partecipe attivo di una storia e di una condizione.

3. Come sbloccare il blocco

Il blocco dello scrittore di fronte alla pagina nuda è una delle afflizioni più mortificanti per chi sente il desiderio di scrivere. Questo può capitare a tutti, anche agli affermati autori!!! Ma lo strumento c’è: rompere o forzare un poco le regole della grammatica con un pizzico di creatività letteraria. Se volete scrivere la storia di un ragazzo che vi sta a cuore, la sua particolare vita, allora non partite con un inizio banale del tipo: ‘C’era una volta un ragazzo…’, oppure: ‘Un ragazzo di nome …’ Volete attirare subito l’attenzione del lettore su questo ragazzo speciale fin dalla prima frase? Allora non vi limitate a dire che ha delle qualità. Usate uno stile giovane, aggressivo. Fate del sostantivo ‘ragazzo’ il perno e potreste iniziare così: ‘Ragazzo’, senza l’articolo; poi continuare : ‘Ragazzo ti ho conosciuto e ragazzo ti ritrovo ’. E’ un inizio che lascia presagire qualcosa del prima e del poi. Ma siamo ancora nella normalità grammaticale e sintattica. Poi andiamo alla ricerca di un aggettivo, lo troviamo e scegliamo ‘affascinante’. Lo poniamo prima o dopo il sostantivo? Va meglio ‘ragazzo affascinante’ o ‘affascinante ragazzo’? La prima ipotesi suona meglio perché dà più carica al fascino e risulta più incisivo. Poi la parola ‘affascinante’ contiene quella doppia f che fa sentire di più la magia del fascino e trasmette indirettamente il legame tra chi parla e il ragazzo. Siamo ancora però in un inizio convenzionale. Allora il salto potrà essere quello di trasformare l’aggettivo ‘affascinante’ in sostantivo ‘fascino’ e di legarlo alla parola ‘ragazzo’ e l’incipit sarà esplosivo. Sentite l’effetto: ‘Ragazzo fascino lo chiamavano le sue amiche’. Qualcosa si sta movendo nella vita del ragazzo e ogni alterazione della grammatica delinea meglio il protagonista. Non è detto che questi giochi grammaticali portino sempre a capolavori, ma di certo sbloccano la timidezza dello scrittore di fronte alla pagina bianca. Un trucco semplice è quello di usare una qualsiasi ‘parola d’avvio’ che nulla a che vedere con l’argomento. Cavalcare alla ricerca di un legame sarà più produttivo che starsene lì a pensare a vuoto.

4. Un inizio di romanzo.

‘Seta’ di Alessandro Baricco: ‘ Benché suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell’esercito, Hervè Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto amabile da tradire una vaga intonazione femminile.’ Il primo stratagemma è l’attacco in media res : ‘Benché suo padre…’ Il padre di

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chi? La curiosità del lettore è subito suscitata; poi l’autore prosegue con un lui. Chi è? Di chi si tratta? L’attenzione cresce fino a diventare inarrestabile con l’ignoto mestiere di lui. Ormai il lettore è già legato al romanzo e non lo lascerà fino alla fine. Inoltre l’incipit con una congiunzione ‘Benchè’ oltre ad essere insolito e originale fa cogliere al lettore che esiste un lungo antefatto e una storia avvincente che produce una condizione esistenziale non facile. La sintassi si snoda in maniera tortuosa con un lungo periodo fatto di proposizioni secondarie e principali legate da un filo elastico che accelera o rallenta il ritmo; proprio come facciamo noi con il nostro respiro di fronte a qualcosa di insolito o nella vita di tutti i giorni. Questa condizione non dichiarata, ma implicita nella descrizione e nella sintassi, è ben più efficace di una serie di descrizioni oggettive e fotografiche (mostrate e non dite, show, don’t tell).

Al lavoro

Iniziate con un compito banale come descrivere un ombrello davanti ad una porta. In attesa di uscire scegliete una di queste parole: facilmente – dovendo – non sapevo – benché. Iniziate così e potete descrivere l’ombrello in cinque o sei modi diversi con 6 parole diverse. Se volete andare oltre, usando la tecnica dell’ in media res, del ribaltamento grammaticale e del ‘mostra e non dire’ descrivete la situazione e lo stato d’animo di una persona che sta aspettando qualcuno ad un appuntamento. Non più di una pagina.

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Capitolo Terzo

La trama letteraria

1. La trama come filo conduttore

La trama è il ‘filo’ che attraverso l’intreccio di una storia; di una linea invisibile ma onnipresente, che connette tutti gli elementi di una narrazione. A differenza della vita reale, dove le cose possono accadere anche fuori del nostro controllo, in letteratura nulla viene lasciato al caso. Se piove o c’è il sole in un racconto è perché l’Autore lo vuole e attribuisce un fine ben preciso all’evento: in nove casi su dieci è per creare problemi ai personaggi. Si, perché qualsiasi narrazione ruota intorno ad una conflittualità; e il conflitto, di qualsiasi nutra, fisico o psicologico, con l’esterno o con l’interiorità, è la linfa della narrativa. Per quanto possa essere interessante il vostro stile o i personaggi, difficilmente il lettore si tufferà nella vostra narrazione, se non offrite ai protagonisti della storia qualche difficoltà da risolvere. Conflitto è qualsiasi problema con cui un personaggio deve confrontarsi se vuole andare avanti. Il mestiere dell’Autore è quello di pungolare continuamente un personaggio con le spine di un dilemma interiore e/o un problema esterno da risolvere, seguendo una linea di tensione che quando giunge al suo culmine, il climax, provoca un cambiamento nel protagonista. Dopo di che la tensione si allenta e la storia termina con una risoluzione, che i tecnici chiamano denouement. Secondo John Gardner qualsiasi trama letteraria è sempre e soltanto questa: “Un personaggio vuole qualcosa, persegue il suo obiettivo malgrado le opposizioni e giunge ad una risoluzione (denouement). E’ vero che questa è la struttura, ma le possibilità di combinazioni sono infinite. C’è chi ha ridotto gli schemi possibili a cinque tematiche basilari: · Il rapporto tra i due sessi; · La lotta tra il bene e il male; · Divisioni razziali; · Il libero arbitrio contro il destino · L’uomo a confronto con l’irreale o l’ignoto. Questa classificazione contiene elementi che danno vita a qualsiasi storia: vendetta, imprigionamento, liberazione, inseguimento, rapimento, crudeltà e sventura, rivalità, crimini d’amore, ambizione, rimorso. Questa è la struttura comune. L’originalità non sta nell’ideare trame inedite, quanto nell’ordire tessuti nuovi sul vecchio telaio dell’umanità. Alla luce di quanto detto, andate a controllare quanto avete scritto in precedenza e verificate la natura del conflitto che ha mosso il racconto. Rimarrete esterrefatti nel constatare che anche la vostra penna è stata mossa dal conflitto.

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2. Le cinque W

Per accertarsi che una trama tenga bisogna rispondere a cinque domande di base prima di mettersi al lavoro su un racconto. Le 5 domande sono: · Who (chi) · What (Che cosa) · Where (dove) · When (quando) · Why (perchè) Who è il personaggio, il protagonista, i suoi desideri, le sue tensioni che fanno avanzare la trama. What si riferisce al ‘cosa succede’, l’avvenimento portante della trama, ciò che può disturbare o alterare le azioni del protagonista e le reazioni dei personaggi. La morte di un caro, una violenza subita, una delusione. Spesso al what segue un climax, o momento della verità, in cui esplode concretamente la conflittualità insita nei personaggi. Where e when sono il luogo e il tempo in cui si svolge la trama. Si riferiscono all’ambientazione: epoca, località, stagione, periodo in cui ha luogo l’azione. Servono a meglio definire gli elementi spazio – temporali. Why è la ragion d’essere. di ogni opera artistica. E’ il perché si scrive quel racconto, è la motivazione centrale. Solo dalla vostra genuina ed onesta motivazione artistica potrà seguire una vera spinta propulsiva nei vostri personaggi. I capolavori della letteratura sono costruiti su profonde motivazioni dei loro protagonisti, sulla falsariga di quelle dei loro autori. Nella maggior parte delle opere letterarie si può rintracciare la struttura della trama che risponde alle 5 W: L’Odissea, La divina commedia, l’Amleto, tutte rispondono alle 5 W. In Amleto il Who è il principe di Danimarca, figura tra le più enigmatiche della letteratura mondiale, contiene in sé tutti gli elementi essenziali che muovono la trama; Il What si può riassumere nello scontro di Amleto con lo zio Claudio che vuole vendicare l’assassinio di suo padre per mano dello zio e si finge pazzo. Alla fine il giovane principe conduce tutti alla morte in una sorta di apocalisse divina. Il When e il Where sono alla fine del 12° secolo in Danimarca; Il Why è il desiderio di vendetta e di giustizia.

Al Lavoro

Costruire una trama letteraria a propria scelta purchè contenga le 5 W. Non per rinchiudere o imbrigliare la fantasia dello scrittore, ma per indurlo a sviluppare uno spunto originale trasformandolo da una semplice idea ad un corpo narrativo. Vedrete come a mano a mano lo spunto si amplia, assume contorni sempre più precisi. Le sfumature ambientali vi verranno sulla punta della penna, i personaggi cominceranno a diventare veri e vivi. La trama, però, non deve seguire uno schema rigido in cui si collocano in ordine di importanza le 5 W, ma deve essere personale. L’efficacia della trama sta spesso nella sua riducibilità ad elementi universalmente riconoscibili. Non bisogna ricondurre il tutto ad una scheletrica formuletta, perché nessuno viene attratto da uno schizzo; tutt’al più lo schizzo servirà da base per poi riempirlo di dettagli. D’altra parte la trama è la struttura che regge l’intero racconto e che tiene uniti in forma organica tutti i suoi elementi. In questo ordito tocca a voi trasformare i personaggi in vere persone con i loro dubbi, desideri, aneliti e speranze.

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Capitolo IV

Coerenza, ritmo e credibilità

1. Coerenza

La regola generale più importante è quella della coerenza interna del testo. Ogni personaggio, scena o evento deve avere senso propriamente inserito nel senso generale della storia. Spesso succede che anche quando un evento, un personaggio non hanno nulla a che vedere con la storia, ma sono ritenuti belli dal principiante, vengono inseriti; ma questi finiscono con il creare confusione nella mente del lettore.

I veri scrittori tengono sempre un taccuino su cui segnare le 'trovate brillanti' e se le conservano al momento opportuno, ma sanno soprattutto quando non utilizzarle. Facciamo un esempio. Se state scrivendo una love story, è del tutto inutile, se non fuorviante, che i due protagonisti si impegnino in una lunga conversazione sulla distillazione della grappa, solo perché ne avete parlato voi con qualche amico; a meno che la grappa non sia funzionale allo sviluppo del racconto. Lasciate perdere la grappa, la inserirete nel prossimo racconto che contate di scrivere. Una love story è solo una love story, una love story e niente altro, potremmo dire, parafrasando Ezra Pound. Se non volete fare pasticci, non mischiate i vari generi, perché lo scrittore, nello scegliere il genere narrativo, fa un patto implicito con il lettore, il quale, a sua volta, si aspetta che lo scrittore rispetti le regole. Questo non significa che non potete divagare, ma all'inizio è meglio essere cauti con le divagazioni.

Come regola generale vale che ogni atto, evento, personaggio, deve avere un suo scopo e un suo posto nel contesto narrativo.

2. Ritmo

La trama è, fondamentalmente, azione. Non bisogna soffermarsi su descrizioni esterne alla trama perché queste rallentano il ritmo della storia e distraggono il lettore. Alcune descrizioni fisiche di ambienti o di personaggi sono necessarie, ma non bisogna dilungarsi troppo in dettagli o in riempitivi. Certamente non si può correre velocemente dall'incidente iniziale al denouement finale come un treno intercity; qualche pausa strategica o sottotrama può essere inserita, ma mai distogliere il lettore dl flusso del racconto. Con la concorrenza della televisione e del cinema, che usano ritmi narrativi veloci, occorre che anche la scrittura sia agile e snella. Se un personaggio si sposta dall'ufficio a casa e lungo il percorso non avviene niente di rilevante, allora è inutile che vi dilunghiate in dettagli superflui su come, ad esempio, funziona o non funzione l'accendisicaro. Si può concludere un capitolo con il

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personaggio che chiude l'ufficio e aprire il capitolo successivo con il suo ingresso a casa.

In breve: evitate transizioni inutili.

Diversi elementi contribuiscono alla costruzione di una buona cadenza :

1. Il taglio delle frasi e la punteggiatura; 2. La scelta non scontata dei vocaboli; non è senza significato ai sensi del

ritmo l'utilizzo di un vocabolo al posto di un altro. Una cosa è utilizzare il verbo dire, e un'altra è il verbo manifestare. Oltre ai diversi significati dei vocaboli, qui si può notare anche il diverso ritmo che le parole impongono alle frasi in cui sono inserite;

3. L'uso non convenzionale della sintassi, l'abilità nel legare le frasi tra di loro.

Per distinguere il ritmo ci vuole un orecchio allenato e molta familiarità con la lettura. Come ci è possibile riconoscere un autore di musica dopo averlo ascoltato centinaia di volte, così è possibile riconoscere la buona scrittura, il riuscito ritmo di un libro, solo dopo aver letto centinaia di libri.

Un orecchio allenato ci consente di capire le stonature, le sviste, gli errori, le superficialità, le approssimazioni e le sciatterie stilistiche.

Io consiglio di leggere molto, in maniera maniacale e di rileggersi ciò che avete scritto, perché il rileggersi mette in moto il senso critico e ci permette di scovare eventuali stonature e sviste, vocaboli inadatti e strutture sintattiche inefficaci.

Un ritmo funziona quando chi legge è invogliato ad andare avanti nella lettura, sente la chiarezza dei concetti e la sensualità delle descrizioni.

Giudicare gli altri è più facile che giudicare la propria scrittura perché i dubbi non finiscono mai. E' come avere davanti a sé un'infinita gamma di stradine da scegliere e ognuna di queste porta da una parte diversa dalla altre; e non è detto che quella che si imbocca ci porti dove volevamo arrivare.

Ricordate che ritmo deriva dalla parola indoeuropea rein che significa scorrere, e quindi dare ritmo alla propria scrittura significa darle flusso e scorrevolezza.

Ogni romanzo ha il proprio ritmo che Italo Calvino paragona ad un mezzo di locomozione: carrozza, treno, automobile, barca, o nave. Ogni volta che si apre un libro ci si imbarca su qualche mezzo di trasporto.

3. Credibilità

Credibilità non è sinonimo di realismo. Anche la fantascienza, il realismo magico, rispondono ad alcune regole imprescindibili di credibilità interna.

Se un personaggio viene gravemente ferito in un combattimento, non lo si può mostrare in perfetta forma il giorno dopo. Se gli muore un amico, non potete farlo incontrare con questi qualche tempo dopo. Tali sviste sono numerose sia nei film di scarsa qualità e sia nei racconti dei principianti, che possono dimenticare di aver fatto delle affermazioni, descrizioni tramite qualche personaggio, e poi le contraddicono.

Un altro errore è il nome di qualche personaggio minore. Può succedere che lo incontriamo in seguito con un altro nome. Si consiglia di stilare un promemoria dei nomi e delle affermazioni più significative e sottili durante la prima stesura del racconto.

S. T. Coleridge parlava della 'sospensione volontaria dell'incredulità' del lettore che sospende la sua razionale incredulità, immergendosi pienamente nel mondo fantastico di una storia quando questa è raccontata in termini credibili. Tale immersione, dice Franco Gaudiano, è uno dei più bei miracoli che la mente umana possa compiere. E' un vero peccato che tutto questo possa crollare nel momento in cui il lettore si imbatte in una svista dello scrittore. L'errore infrange la credibilità della storia.

A volte vi sono sviste che sono il frutto di incompetenza e di pigrizia dell'autore. Quando in un romanzo un insegnante di inglese parla con i suoi alunni commettendo molti errori grammaticali, la scena rivela un autore poco pratico dell'inglese e cosi rompe la magia e la credibilità del racconto.

Un buon metodo è quello di trattare di cose che si conoscono già bene o di utilizzarle dopo che avete fatto approfondite ricerche sull'argomento. Gli esempi in narrativa sono tantissimi. Ma ci piace menzionare Conrad e Salgari. I quali hanno trattato in modo mirabile e dettagliato di luoghi che non hanno mai visitato.

Tutti gli elementi di un racconto devono avere un proprio senso ed essere coerenti con tutto il resto. Ogni piccolo dettaglio deve trovare significato nella trama del racconto.

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Al Lavoro

Sviluppate le seguenti 5 W:

Who: un validissimo insegnante è triste e sconsolato a causa del suo lavoro; what: uno studente lo accusa di incapacità professionale; where: una grande città di provincia dell'hinterland napoletano; when: fine del primo quadrimestre, gennaio/febbraio dei nostri giorni; why: crisi esistenziale e ricerca di motivazioni per continuare a vivere.