La Voce Novembre 2008 - lecese.it · Grazie ad Osvaldo ed Eugenio per le foto ai “consulenti”...

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Manuela Cipollone CANTINELLE acCESE, III EDIZIONE. SEMPRE PIÙ BRAVI! Forse tre anni sono pochi per parlare di tradizione. Epperò sono troppi per continuare a parlare di esperimenti. E allora diciamo che le nostre cantine aperte sono una realtà che ogni anno si conferma un appuntamento che in pochi si sentono di mancare. Perché nonostante aumentino con gli anni i forestieri, rimane una festa pensata per Cese e per chi ci vive. Così ci piace che le over 70 si diano appuntamento con le amiche o passino cantina per cantina a fare spesa; ci piace che i giovani vogliano così fare parte della manifestazione da passare weekend interi a sistemare le cantine; ci piace che quello che viene preparato e servito è buono da leccarsi i baffi; ci piace che nonostante il vino scorra a fiumi l’“allegria” non diventi mai molesta; ci piace che si cominci con la banda e si finisca con la chitarra attorno al fuoco o fuori a suonare un rock che fa poco cantina, ma tanto voglia di continuare a stare in compagnia. Per il resto, anche questa terza edizione ha confermato che la pecora ajjo cotturo finisce alle 20.30, a prescindere da quante ne cuociano Silvio e Lelio (86 chili di carne mangiati in un’ora e mezza), che alla Cantina de Buccio lo vino fenisce alla velocità della luce, ma puri a quela de Ezio vanno forte, che la ventresca dejjo Riccio è sempre la più bbóna e che della zuppa cici e castagne, della pasta cójji fasc iói e della pulenna non se pò fa’ a meno. Che le roscette de Renzo fao sempre bene, che Augusta fenisce tutto jo croccante e che alla cantina dejji dolci alla fine della sera remanono sempre e solo le briciole de quattro biscótti có’ l’ammoniaca! E poi: pure l’anno prossimo volemo le pizze de Assunta, Lina e le altre, la carne alla brace a cché Sor Antonio e lo mustocótto della cantina de Arduccio. E la mostra di Osvaldo e gli artisti e le degustazioni. E revolemo le scoppette. E il tempo meraviglioso che ogni anno benedice una serata speciale. All’anno prossimo! Mensile gratuito della ProLoco di Cese dei Marsi Anno III Numero 30 30 Novembre 2008 “Uno dei tanti” dal Guestbook di Cese UN INCONTRO DI STORIE ...penso che a volte serva solo il vedersi come appartenenti, chi più chi meno, ad una realtà; chi ci torna dalla città, chi ci vive tutto l'anno... perchè... perchè è un incontro più che di persone, più che di facce... è un incontro di storie.... Ognuno ha la sua, ognuno porta una esperienza... e non serve che poi la racconti... molte cose si capiscono anche davanti ad un bicchiere di vino, o davanti ad un piatto paesano parlando delle solite cose, e qualcosa si capisce, e qualcosa resta un mistero... si incontrano tante persone, di cui molte non si conoscono, le storie si incontrano, e sono storie che in un modo o nell'altro hanno un legame con il paese: un legame di famiglia, un legame affettivo, un legame di vita, un legame di un amico che ha portato un amico... e bè questo è il bello... Un incontro di storie davanti ad un bicchiere di vino, e qualcosa si capisce di queste storie, e qualcosa no... ma tutte queste storie per una sera si sono ritrovate ad una festa di paese, in un “oggi” in cui nella frenetica vita di tutti i giorni ci dimentichiamo che ogni persona che incontriamo porta con sé una storia… e tutte queste storie hanno contribuito, e se qualcosa di queste storie non si è capito... bè, il bello delle storie è a volte anche il capirci poco o niente... Sarà per il prossimo incontro davanti al fuoco di una cantina aperta...

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L’ingresso al paese nei pressi del cimitero. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                          

Manuela Cipollone 

CANTINELLE acCESE, III EDIZIONE. SEMPRE PIÙ BRAVI! 

Forse tre anni sono pochi per parlare di tradizione. Epperò sono troppi per continuare a parlare di esperimenti. E allora diciamo che  le nostre  cantine  aperte  sono una  realtà  che ogni  anno  si conferma un appuntamento che in pochi si sentono di mancare. Perché  nonostante  aumentino  con  gli  anni  i  forestieri,  rimane una festa pensata per Cese e per chi ci vive. Così ci piace che  le over 70 si diano appuntamento con le amiche o passino cantina per cantina a fare spesa; ci piace che i giovani vogliano così fare parte  della  manifestazione  da  passare  weekend  interi  a sistemare  le cantine; ci piace che quello che viene preparato e servito è buono da leccarsi i baffi; ci piace che nonostante il vino scorra a fiumi l’“allegria” non diventi mai molesta; ci piace che si cominci con la banda e si finisca con la chitarra attorno al fuoco o fuori a suonare un rock che fa poco cantina, ma tanto voglia di continuare a stare in compagnia. Per il resto, anche questa terza edizione  ha  confermato  che  la  pecora  ajjo  cotturo  finisce  alle 20.30, a prescindere da quante ne cuociano Silvio e Lelio (86 chili di carne mangiati  in un’ora e mezza), che alla Cantina de Buccio lo  vino  fenisce  alla  velocità della  luce, ma puri a quela de  Ezio vanno forte, che la ventresca dejjo Riccio è sempre la più bbóna e che della zuppa cici e castagne, della pasta cójji fasciói e della pulenna  non  se  pò  fa’  a meno.  Che  le  roscette  de  Renzo  fao sempre bene, che Augusta  fenisce  tutto  jo croccante e che alla cantina  dejji  dolci  alla  fine  della  sera  remanono  sempre  e  solo  le  briciole  de  quattro  biscótti  có’  l’ammoniaca!  E poi: pure l’anno prossimo volemo le pizze de Assunta, Lina e le altre, la carne alla brace a cché Sor Antonio e lo mustocótto della cantina  de  Arduccio.  E  la  mostra  di  Osvaldo  e  gli  artisti  e  le degustazioni.  E  revolemo  le  scoppette.  E  il  tempo meraviglioso che ogni anno benedice una serata speciale. All’anno prossimo! 

  

Articoli e rubriche curati da Carlo Carnevale, Elvio, Emanuele, Eugenio, Lorenzo, Manuela e Roberto Cipollone, Mario Ippoliti, Annarita Marchionni, “Nopollice”, Berardino Rantucci e Roberta Torge. Grazie ad Alfredo, Osvaldo ed Eugenio per le foto ed ai 

“consulenti” per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a:  Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected].    

Sito web: www.lavocedellecese.helloweb.eu . 

Il prossimo numero de “La Voce” uscirà Domenica 28 Dicembre 2008. Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a [email protected] entro il 21 Dicembre. 

Mensile gratuito della Pro‐Loco di Cese dei Marsi Anno III Numero 30 ‐ 30 Novembre 2008  

 

“Uno dei tanti” ‐ dal Guestbook di Cese 

UN INCONTRO DI STORIE...penso  che  a  volte  serva  solo  il  vedersi come appartenenti, chi più chi meno, ad una realtà; chi ci torna dalla città, chi ci vive tutto l'anno... perchè... perchè è un incontro più che di persone, più che di facce... è un incontro di storie.... Ognuno  ha  la  sua,  ognuno  porta  una esperienza...  e  non  serve  che  poi  la racconti...  molte  cose  si  capiscono  anche davanti ad un bicchiere di vino, o davanti ad un piatto paesano parlando delle solite cose, e  qualcosa  si  capisce,  e  qualcosa  resta  un mistero... si incontrano tante persone, di cui molte  non  si  conoscono,  le  storie  si incontrano, e sono storie che  in un modo o nell'altro hanno un  legame con  il paese: un legame  di  famiglia,  un  legame  affettivo,  un legame di vita, un legame di un amico che ha portato un amico... e bè questo è il bello... Un incontro di storie davanti ad un bicchiere di vino, e qualcosa si capisce di queste storie, e qualcosa no... ma  tutte queste  storie per una  sera  si  sono  ritrovate  ad  una  festa  di paese, in un “oggi” in cui nella frenetica vita di  tutti  i  giorni  ci  dimentichiamo  che  ogni persona  che  incontriamo  porta  con  sé  una storia…  e  tutte  queste  storie  hanno contribuito,  e  se  qualcosa  di  queste  storie non si è capito... bè,  il bello delle storie è a volte anche il capirci poco o niente... Sarà  per  il  prossimo  incontro  davanti  al fuoco di una cantina aperta... 

Comm’era 1956 ‐ in foto Maria Cipollone  (Mellano)

Com’è Novembre 2008 

 Cinquant’anni hanno portato via con sè qualche  albero  in  cambio  dell’asfalto, ma  per  il  resto  non  sembra  cambiato praticamente nulla... ... non è ancora tempo per realizzare un piccolo  marciapiede  che  eviti  di camminare in mezzo alla strada a chi si reca  al  cimitero?  È  un’idea  che qualcuno ha già “sognato”, speriamo si schiuda alla realtà il prima possibile. 

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Roberto Cipollone 

CHE FESTA ... PER LE VIE DEL BORGO Ancora me  la ricordo bene. Due anni fa, erano da poco finite  la foga e  le corse estive;  in quella riunione 

proposi  di  creare  un  appuntamento  fuori  stagione  che  fosse  un  nuovo  punto  d’incontro,  un  motivo  per riscoprire il paese magari in un freddo giorno d’autunno. Una mente avveduta avrebbe scelto al massimo il mese di Ottobre ‐ come insegnerebbero altre manifestazioni, magari fregandosene di vecchi riferimenti alle tradizioni popolari...  (“chi  vuoi  che  ci  faccia  più  caso...”). Anzi,  la  stessa mente  razionale  avrebbe  trasposto  l’iniziativa rendendola  economicamente  proficua, magari  abbandonando  la  sciocca  idea  autunnale  per  aggiungere  una festa in più all’affollato cartellone di Agosto... (oops, forse qualcuno l’ha fatto...) 

Ma, da vera pro‐loco, abbiamo scelto la strada più scomoda e meno fruttuosa; abbiamo scelto di riscoprire la tradizione di San Martino per far riaprire le cantinelle del paese, scommettendo con noi stessi su come sarebbe andata. Oggi, dopo tre edizioni, un po’ di esperienza e un bel po’ di fatica in più, posso dire che la stessa strada tortuosa ed infruttuosa era quella giusta. Certo, la logica commerciale vorrebbe sempre far passare l’equazione “più gente = più successo”… facile, ovvio, talmente scontato da non piacerci affatto. 

E già: sciocchi e irrazionali. Ma a volte la dimensione perfetta non è la più grande possibile, bensì quella più adatta al contesto: a farla breve, tra un bilancio puramente economico e la vivibilità e l’apprezzabilità di questa manifestazione scegliamo le seconde. D’altra parte la logica commerciale mal si adatta ai concetti di riscoperta e conservazione delle tradizioni, valorizzazione del territorio, aggregazione nella comunità, tutela del patrimonio ‐ gastronomico, popolare o culturale che sia. Ah, ecco, la cultura; ha ragione chi dice che la cultura non paga, ma preferisco pensare che la cultura non si paga, che è patrimonio di tutti e che anzi può essere uno straordinario mezzo di elevazione, comunicazione e riflessione, anche all’interno di una festa popolare. 

Festa,  sì,  questo  era  nelle  intenzioni  e  questo  è:  una  festa  di  sapori,  di  odori,  di mani  che  impastano,  o porgono, o abbracciano, di pezzi di memoria che si fanno forti del presente, di gente volenterosa che ci crede sempre,  di  scoperte  e  riscoperte,  sorrisi misti  ad  emozioni,  volti  amici,  di  vicoli mai  visti  oppure  presenti  in qualche angolo della propria età, di note impazzite e suadenti, di ritorni e nuovi amici, di storie e ricette passate a parole, di scintille che si elevano dai ciocchi verso un cielo che gocciola, di incontri inaspettati o tanto attesi, di brindisi  cordiali,  di  gocce  d’arte  versate  su  tela,  di  immagini  sfocate  di  un  bianco  e  nero  intensi,  di  cantine laboriose che sanno di vero e di allegria... delle Cese.  

Quando la stanchezza passa, tra i ricordi vivi e le immagini, rimangono i complimenti di tanti, qualche critica, le proposte per l’anno prossimo, la consapevolezza di aver fatto, grazie a voi, qualcosa di bello per Cese...  

... e tanto basta. 

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Carlo Carnevale 

OUTRO MUNDO Ciao  ragazzi, vi scrivo portando un po’ di sinfasò nel cuore  (come potete vedere nella  foto) e nella mente, 

ricordando  la  fantastica serata passata  in vostra compagnia. Qui dove  il sinfasò si respira nell'aria... nella musica ovvio, ma anche nel modo di vestire, nell'arrangiarsi un’abitazione, nei mezzi di trasporto... insomma quel concetto di “alla buona” è parte  integrante della cultura e del modo di vivere. Purtroppo “alla buona” a Caxias spesso si trasforma  in spine che quotidianamente danno tormento ai pensieri della gente che vede  il proprio futuro come strade corte e senza uscita... 

Il pane, la salute, la formazione quando si trasformano in “alla buona” costringono la sopravvivenza a rincorrere quella  speranza di vita che noi chiamiamo normalità. Ma quando  il buio della povertà gioca a  rincorrere quella speranza che fa luce, e quella luce appartiene solo al 20 per cento circa della popolazione mondiale... vi chiedo qual è la normalità? Possibile che la mia normalità sia un privilegio di un numero così irrisorio di persone? 

Una  cosa  che  continua  a  stupirmi  di  questo  mondo  e  di questa realtà è che  il dolore e  la  leggerezza si mescolano come niente,  come  per  dirti  che  comunque  la  vita  deve  continuare. Alcune situazioni a volte sono difficili, complicate da affrontare, sembra che tutto sia più grande di me e delle mie possibilità.  Il sentirsi  inutile  affinché  le  cose  cambino  cerca  di  entrare quotidianamente  nel  mio  cuore  e  nella  mia  coscienza,  ma  il sorriso  di  Ruan  davanti  a  una  novità,  lo  sforzo  di  Joelson  nel ricordare la destra e la sinistra, gli occhi di Andreya che brillano perché ha imparato una ricetta italiana, diventano magicamente l’energia che dà forza al mio animo di continuare e di sperare… 

Questa nuova cultura mi ospita da poco più di due mesi e pur conoscendola da poco  sento  che essa possa  insegnare uno degli aspetti fondamentali per la costruzione di una società più aperta e solidale:  che  è  la  convivenza  con  l’altro,  con  il  diverso…  Il multiculturalismo che si respira qui in Brasile può farsi promotore  per  giungere  al  superamento  di  atteggiamenti  di  chiusura  e  di intolleranza  che  stentano a morire nelle nostre  società europee, ma  che  anzi  si  rinforzano  cambiando  semplicemente  forma  e colore.  Il  multiculturalismo  che  intendo  non  è  la  fotografia  di identità  fisse,  statiche  e  incomunicanti,  ma  si  identifica  in quell’intreccio positivo tra soggetti diversi e capaci di realizzare  obiettivi  comuni  e una più  aperta  cittadinanza  a  livello planetario. Questo  è  il prodotto  che penso  il Brasile debba esportare, e non solo facili stereotipi. 

In Brasile ci sono mani bianche, mani nere, mani scure, mani rosse, mani che chiedono, mani che assistono, e sono mani  che  costruiscono  e  che  non  dividono;  sono mani  che  uniscono  agli  altri  oltre  ogni  differenza  di provenienza, colore, condizione e salute. Sono queste  le mani che mi piace  immaginare per  la realizzazione di una società diversa. OUTRO MUNDO è POSSIVEL, UN ALTRO MONDO è POSSIBILE… 

Un abbraccio forte e sentito da Caxias.         Fiquem con Deus.       Carlo 

Considero valore ogni forma di vita La neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordarsi di che. Considero valore in una stanza sapere dov'è il  nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l'uso del verbo Amare e l'ipotesi che esista un creatore.Molti di questi valori non ho conosciuto. 

(Erri De Luca) 

POST SCRIPTUM ‐ Stiamo raccogliendo tutte le foto della manifestazione per realizzare una galleria di immagini ed un inserto speciale de “La Voce”. Per contribuire potete consegnare le vostre fotografie in formato cartaceo o digitale o inviarle a [email protected] . Potete già trovare la galleria con le foto qui presenti (le poche disponibili  attualmente)  sul  sito web  del  giornalino www.lavocedellecese.helloweb.eu  all’interno  del  photo album, nella sezione “San Martino” che verrà progressivamente aggiornata. Grazie fin da ora a tutti quelli che vorranno dare il proprio contributo all’iniziativa. POST POST SCRIPTUM ‐ Citazione particolare per i ragazzi della cantina “A cché Sor Antonio” che si aggiudica il premio popolare come cantina più votata dai visitatori della manifestazione. Complimenti a  loro ed a tutti gli altri cantinieri per l’impegno e la fantasia nell’allestimento. 

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Giochi e relax

PER I PIÙ PICCOLI Scopri le 10 differenze tra le due immagini. 

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Scopri il percorso giusto per arrivare da a a b. 

Emanuele Di Pasquale  Dai diamanti non nasce niente,, dal letame nascono i fior

Da quali brani sono tratte le seguenti strofe? 

1) Out here the nights are long, the days are lonely ,I think of you and I’m working on a dream.    (Là fuori le notti sono lunghe, i giorni solitari: penso a te e lavoro su un sogno) 

2) Sono sempre pronti a giudicare tutto quello che fai, come ti vesti e con chi ti incontrerai, ma non te la prendere loro sono fatti così, devi solo credere che un giorno te ne andrai di qui. 

3) Esce tutta truccata ,ride soltanto forzata, si crede al di sopra del mondo, veste solo firmata, mostra la borsa griffata, la aspetta una bella serata, cresciuta troppo in fretta tra l'insalata una dieta e il fumo di una sigaretta, beve per invecchiare non per dimenticare 

4) Non sarebbe bello non farsi più del male. Non sarebbe strano se capitasse a noi , anche il paradiso vuole essere un inferno, era tutto scontato finchè non sei caduto.   

PER I GRANDI Quiz sulle Cese 

1. Prima del 1806 la famiglia Colonna possedeva nel dipartimento di Tagliacozzo anche la terra 

delle Cese, che contava allora: a) 479 abitanti b) 749 abitanti c) 974 abitanti 

2. Secondo un detto popolare,  “Se de Novembre ancora nn’è ‘mbusso, 

somènta lo ‘rano...” a) “coscì esce rósso” 

b) “e ppó’ magni de lusso” c) “zzì ‘ccanto jo fósso” 

3. Nell’Ottocento a Cese fu ritrovata un’importante iscrizione risalente al I sec. a.C. 

(relativa ad Alba Fucens) su di una: a) Tavoletta lignea  b) Colonna sacra c) Ara funeraria 

4. Il cencio bagnato fissato su una lunga asta che veniva utilizzato per pulire la superficie dei 

forni a legna era detto: a) Cugno o cuneo b) Mugno o munnio c) Runcio o runcitto 

5. Recònzolo era chiamato il pranzo preparato per:a) I parenti di un defunto 

b) Gli amici non invitati al pranzo di nozze c) Le seconde nozze 

6. È un detto popolare noto nella zona: a) È ‘scito jo sòlo alle Cese 

b) Cese tunno tunno, quattro case e ‘no sprofunnoc) S’è fatto notte alle Cese 

7. Ciascuna delle croci poste intorno al paese  corrisponde a: 

a) Un sacerdote ordinato a Cese  b) Una missione dei pp. passionisti  

c) Una chiesa di Cese   

 

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PÒ ÈSSE ITA COSCÌ... (Chi pò ‘ncatenà la fantascìa?) ‐ di Lorenzo C. 

[…seconda parte] 

Sénza penzàreci era pigliata la via de Capistrejjo, comme se ‘ólesse i’ a Cassino. Ma pó’, rendènnese cunto  che  poteva  ‘ncrocià  cacche  frato,  reggirà  jo  cavajjo  e  piglià  la  via‐‘ella  Cunnicella.  Sballecata  la montagna,  furuni  furuni,  sénza  passà  pé’  gnisciuno  paeso,  calà  a Magliano  e  pó’  piglià  ‘na  via  che, passènne tra le montagne, ci pareva èsse bbòna pé’ allontanàrese dajjo paeso. 

 ‘Ncapo a ddu jorni, non ci lla faceva più pé’ lla fama.  Quante le ‘òte era bbiasimato jo fatto che dalla casa non s’era portato manco ‘no sórdo. Da  ‘no collitto vedde  ‘na  casa có’  tante carrozze  ‘ntorno e có’  tanti cavajji dentro  ‘no  recinto. Lòco 

ci’ateva sta tanta ggente. La fama era propria tanta e, puri se teneva paura de  ‘ncontrà cacchetuno, se fece capace che, se ‘óleva mette caccósa ‘mmócca e se ‘óleva trovà ‘no posto pé’ dormì, ateva arrischià. 

Non‐era fatto dièce passi che sentì ‘no lamento arrète a ‘na fratta. Non‐era ‘no pianto, era ‘no sospirà forti, proprio comme de uno che non sapesse lo da fa’. 

 Zitto zitto cercà  ‘no vato pé’ passà de  llà sénza  fàrese accòrie. E vedde ddu  fémmone. Una era  ‘na vajjola  ‘na  cria più  ròssa de  isso,  l’atra ateva  èsse  la mamma.  ‘Nterra  ci  steva  ‘no  cristiano allongato. Vecino pascévano trè cavajji. 

S’abbecinà... La fémmona ròssa s’arrizzà subbito ritta có’ ‘no pascióno, ma se veteva che non teneva ‘óglia de tirà a 

gnisciuno, teneva solo tanta paura. Filippo s’abbecinà de più e s’accorse  che j’òmo non se moveva próprio.  Jo toccà. Era mórto. Se reotà alla fémmona: ‐ S’è mórto? Non  ci  respose  gnisciuna. Mó  la  vajjòla  piagneva  fòrti.  La mamma  prima  se  reotà  a  essa  e  ppó’ 

s’abbecinà a Filippo. Ci‐è doùto apparì bejjo forzuto e atà èsse deciso che ci sse poteva fità, pecché ci piglià la mani e ‐  “Tu aiuta noi” ‐ c’ha titto. 

A  Filippo no’ c’è parzo lo vero de èsse ‘ncappato có’ la fortuna. ‘Ó veté che erano scurti tutti i guai? S’ascise  e, magnènne  lo  pano  e  lo  cascio  che  c’erano  dato,  se  ‘nformà  sópri  de  esse. Dóppo  tanti 

gesticolamenti era capito che erano venute a Roma ‘n pellegrinaggio e che mó se nne stévano a reì pé’ la via franchigena. 

C‐hao ditto se le ‘óleva accompagnà. Non ci penzà ddu ‘òte. J’òmo  era  ‘no pézzo  ‘rósso dejjo Rre de  Francia  e  la moglie,  ‘na  ‘òta arrivati, presentà  Filippo ajjo 

Palazzo.  Filippo se fece ‘ólè bbene.  Erano  passati  cinque  anni,  a  vint’anni  era  reventato  la  persona  de  fiducia  dejjo Rre.  Era  quijo  che 

sapeva fa  le cóse bene e lésto, sénza tanti cumprimenti. Mó  steva  accampato  có’  j’esercito  de  Carlo  D’Angiò  e  có’  tutto  jo  seguito  de  ladri,  ricettatori, 

cagnasórdi e de chi vennéva l’opia che sempre s’accompagnévano a ‘n esercito che ‘eva alla guerra vecino a Surmona. 

Jo Papa c’era titto ajjo Rre de fàrela fenita có’ gli imperatori tedeschi, de remannàrejji alla casa.  E  jo Rre c’era dato ténzia . Tra cacche  jórno se sarrìa scontrato có’ quio farfaréjjo de Corradino. Era 

tutto pronto.  Le spie erano referito che j’imperatoro era partito da Roma e steva a i’ ‘mbaccia a Tagliacózzo. Filippo 

fece capì ajjo Rre che se potevano scontrà ajji Piani Palentini, vecino a casa sé. Jo Rre ci disse de méttese  có’ quiji che stévano ‘nnanzi pé‘ cci ‘nzengà la via. 

 Da Surmona fece piglià la via dejji tratturi resalènne ‘mbaccia ajjo Sirente e ‘mbaccia a Ovindoli. Pó’ recalarono pé’ lle Forme fino a Magliano.  

Ugni jórno era bbóno pé’ comenza’ a scannàrese. Filippo era presente  la notte che, pé’  ‘mbrujjà  i  tedeschi, se  ‘mmentàrono de  fa vestì da Rre  ‘n’atra 

perzona. Anzi a isso c’era stato commannato de sta’ vecino a ‘sto cristiano e de portà  jo vessillo de Carlo D’Angiò. 

E arrivà jo 23 de agusto dejjo 1268.              (continua…)   

(Lo)Renzo

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     PAROLE IN VERSI 

CESE SPORT  

PRIMA VITTORIA PER IL G.S. CESE Eugenio Cipollone 

Domenica  23 Novembre  si  è  giocata  la  decima  giornata  del  girone  d’andata  e  la  nostra  squadra  è finalmente riuscita ad aggiudicarsi la prima vittoria dall’inizio del campionato. I giallo‐verdi si sono infatti imposti,  col  punteggio  di  1‐0,  sui  bianco‐granata  (anche  se  in  divisa  completamente  nera)  del Monte Velino  (Magliano). A rubare  la scena, purtroppo, non sono state però  le azioni di gioco, bensì  l’indegno finale  al  quale  si  è  assistito  quando  il  direttore  di  gara  è  stato  aggredito  fisicamente,  oltre  che verbalmente, dai giocatori ospiti, tanto che è stato necessario chiamare le forze dell’ordine per assicurare un clima se non  tranquillo, quantomeno sotto controllo, nel dopopartita. Nelle partite precedenti  il Gs Cese ha pareggiato  (1‐1)  in  casa del Goriano Sicoli ed ha perso,  con  il punteggio di 0‐1,  le due partite casalinghe  consecutive  contro  i  rivali  per  la  corsa  alla  salvezza  del  San  Benedetto  e  contro  i  primi  in classifica del Tagliacozzo. Ancora,  in  trasferta, contro  i Luchesi della  Jaguar è arrivata  l’ottava sconfitta. Quest’ultima partita, caratterizzata da un 5‐0 che non ha ammesso repliche e che poteva assumere anche caratteri tennistici, è stata sicuramente la peggiore di questo campionato (e non solo!!!).  Per quanto riguarda la testa della classifica in evidenza c’è il confronto tra la Jaguar ed il Tagliacozzo, che daranno vita al big match dell’undicesimo  turno. La vittoria  finale, anche  se  siamo ancora all’inizio del campionato, sembra destinata ad essere affare loro, in attesa magari che squadre come il Capistrello e la Fucense, accreditate all’inizio come “cofavorite”, risalgano la classifica. Per quanto ci riguarda, la giornata odierna vede il Gs Cese far visita agli Aquilani del Bazzano, in quella che sicuramente sarà una partita molto delicata.                  

PARTONO FORTE GLI AMATORI CESE Mario Ippoliti 

Finalmente inizia l’atteso campionato “Amatori”, dove milita la compagine locale del Cese. Inizia forte il cammino del Cese con ben 4 vittorie: contro il Capistrello, nel derby, col classico punteggio di 2‐0 (reti di Marano Michele  e  Leone Remo),  contro  lo  Sporting2000 per 4‐2  (con ben 4  reti di Marano Michele), contro  il  Nazad  Avezzano  per  3‐0  (reti  di  Renzo  Gaetano,  Marano  Michele  e  Di  Giamberardino Ermenegildo), contro la Marinara per 2‐1 (con reti di Renzo Gaetano e Marano Michele). L’unica sconfitta, immeritata, si è registrata contro L’Angizia Luco, per 2‐0. Tutto ciò vale  la prima posizione  in classifica con un organico societario ed una rosa di ben 23 giocatori all’altezza e pronti a disputare un campionato di alta classifica. Prossimo turno: Antinum vs Cese. La rosa completa 2008‐09: Di Matteo Enrico, Bianchi Massimo, Marchionni Secondino, Di Giamberardino Ermenegildo,  Cipollone  Giuseppe,  Marano  Michele,  Renzo  Gaetano,  Di  Matteo  Francesco,  Cosimati Mario, Di  Pasquale Angelo,  Cipollone Giovanni,  Patrizi Raimondo,  Cipollone Nazzareno,  Ippoliti Mario, Valenziano Nico, Leone Remo, Cipollone Danilo, Nardantonio Agostino, Petrini Massimo, Pensa Walter, Tucceri Massimiliano. Presidente: Ciciarelli Mario. Allenatore: Cipollone Emilio. Dirigenti: Cipollone Lino, Patrizi Vincenzo, Cipollone Sergio. Magazziniere e guardalinee ufficiale: Bianchi Francesco. Ci scusiamo con i nostri tifosi per la foto, la pubblicheremo nel prossimo numero di dicembre.    

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LO SQUATTRINATO di Berardino Rantucci 

 

Lo  squattrinato è un mascalzone. Si diventa ed è un bene, un  lusso, e guai a chi ci  segue, noi abbiamo una nostra  sfera,  l’ignobiltà  cerchiamo  e  vogliamo  perché siamo  pochi  ma  adesso  tanti  ci  copiano.  La  nostra lussuosità  la  copiano  in  molti,  noi  non  lo  vogliamo, lasciateci  respirare  nel  nostro  piccolo mondo  succube. Siamo orgogliosi ma non tetri, abbiamo voglia di vivere e divertirci così.  

È  tutto  pragmatico,  in  noi  niente  è  per  caso,  non siamo  falsi come gli altri non squattrinati, che sognano la nostra, e  tutta, mera  realtà condivisa con noi  stessi. Gli altri ci  invidiano, noi non abbiamo cause da perdere o vincere. È il nostro mondo ricco di esperienze che pochi conoscono o vorrebbero conoscere, hanno paura, ma di che?  È  così  bello,  semplice  e  non  ribelle,  ma  un  pò complesso. Si dedicano molti a lui, ma ci ricambia? Non siamo superstiziosi grazie ai nostri avi ed è meglio così. Che  bella  la  franchezza  e  l’oblio  di  questi  momenti perenni.  Non  andiamo  a  cercare  altri,  ci  bastiamo  a vicenda, siamo superficiali e siamo contenti per questo. Guai a voi se ci disturbate. Voi nel vostro e noi nel nostro mondo. Noi siamo pessimi e questo ci basta a vivere, è una  riconoscenza  nobile. Vi  siamo  grati  di  aver  creato questo  spazio  mentre  il  mondo  imperversa,  noi  non siamo  contro  essi,  ma  non  temiamo  confronti.  Non abbiamo paura di perdere, non come voi che ogni giorno soffrite se l’altro vi supera. Siamo inseparabili nel nostro Eden. Non abbiamo un Caronte che ci porta da una riva all’altra,  noi  rimaniamo  qui,  siamo  sfortunatamente beati,  la nostra è una mitologia. Non amiamo confronti ma non siamo nemmeno superficiali come sembra. 

Abbiamo  le  nostre  battaglie  e  non  ne  possiamo perdere nemmeno una.  In questa nostra guerra privata siamo succubi del vostro mondo, siamo attori di  teatro da  farvi  ridere.  E  voi  lì  sulle  poltrone  e  sui  loggioni  ci avete  indispettito,  mentre  noi  non  lo  meritavamo. Mostri!!! 

GLI GNOCCHI di “Nopollice” 

La strina scende improvvisa dal monte Un fremito corre fra i vecchi rami di quercia

Ove le foglie oramai  appassite S'illudevan restare a giocar con il sole. 

  Gelido il vento sibila nel monte deserto, 

Scuote  cespi di  timo e ginepro  E porta effluvi che san di mistero. 

 Giù, fumi bianchi accarezzano i tetti, 

Una stridula voce s'alza ferina, Abbaiar lontani echeggian distratti, 

S'ode un battere di ferro, un verso di gallina. 

Travolgente m'assale un anelito: di fuoco, di casa, di mamma… di gnocchi. 

 Sul fuoco gorgoglia già l'acqua, Due mani a conchiglia rivedo, 

Ploff, ploff è il rumor che cadendo Fanno quei bozzi di tuberi fatti. 

 Il piatto fuma nell'aria sottile Due mani rivedo affannarsi A cosparger di  sapido cacio 

Quei diavoletti di sangue vestiti.   

Tra quei sentori di terra e di fuoco Mi figuro un eroe a tenzone. E col fiero brandir della forca 

Quei folletti  scompaion  con poco.  

Sul fuoco crepitano intanto Sanguinacci  salsicce e ventresche. 

Due mani rivedo spartire Quei tesori che per sempre son persi. 

 La nidiata satolla sorride Riunita al camino a vedere 

Le mani di quell'ombra che tace Pescar tra la cenere azzurra 

Le scoppe di patate alla brace.  

Di quel fuoco che riparte vivace E di quell'umile intenso calor Il raggio mi illumina ancor. 

L’ANTICIPAZIONE ‐ di Roberto Cipollone 

L’AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA DI CAPISTRELLO/CORCUMELLO Proprio in questi giorni è divenuto di dominio pubblico il progetto di ampliamento della discarica sita nel territorio del comune di Capistrello,  località “Trasolero”. Le cronache  locali hanno riportato  la notizia della recente chiusura della stessa discarica, finora sotto  la gestione del Comune di Capistrello, senza però dare risalto al parallelo progetto di ampliamento presentato dalla Segen S.p.a. di Civitella Roveto cui  lo stesso Comune ha ceduto  in gestione  il sito.  Il progetto è stato  trasmesso alla Regione Abruzzo dalla stessa Società con data di pubblicazione 12 Novembre 2008. Si tratta  in sintesi di un “intervento di ampliamento di discarica per rifiuti urbani non pericolosi  per una volumetria di 285.000 mc attraverso la realizzazione di 3 vasche di stoccaggio e dei relativi impianti ausiliari”. I centri prossimi all’impianto (che dista soltanto 1,5 km in linea d’aria da Corcumello), tra cui anche il nostro, stanno partecipando proprio in questi giorni ad incontri informativi sul progetto, sul quale “associazioni, Enti, privati cittadini e portatori d’interesse” possono presentare istanze, osservazioni o pareri agli Uffici regionali competenti entro 60 (V.I.A. – L’Aquila) o 30 giorni (A.I.A. – Pescara) a partire dalla data di pubblicazione. Nel prossimo numero vi informeremo puntualmente sul tema; nel frattempo potete trovare info sul progetto depositato sulla sezione “Ambiente e territorio” di www.regione.abruzzo.it  o a questo link: Progetto Segen Capistrello. Cercheremo comunque di tenervi aggiornati anche tramite affissioni e comunicazioni su www.lecese.eu e www.lavocedellecese.helloweb.eu . 

Classifica (dopo la 10^ giornata) Jaguar  28 Tagliacozzo    28 Fucense  19 Castello 2000  19 Capistrello  16 Balsorano  14 Sportland Celano  14 Folgore  13 Goriano Sicoli  12 Bazzano  12 Monte Velino  11 Pacentro 91  9 San Benedetto dei Marsi  8 San Pelino  8 CESE  4 Ortigia  3 

Prossimo turno  11^ giornata ‐ Domenica 30/11/08 

Balsorano ‐ San Benedetto Bazzano ‐ CESE 

Folgore – Castello 2000 Fucense – San Pelino Jaguar – Tagliacozzo 

Monte Velino – Goriano Sicoli Ortigia – Sportland Celano Pacentro 91 ‐ Capistrello 

 

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Elvio Cipollone 

NON SÒ’ NNATO PÉ I’ CARCERATO!Un racconto ‐ Prima parte 

  Non ci sarrìa creduto, manco se mme llo fosse ditto jo diàolo. 

E puzza puri. Sénti che addóro de piscio, va a fenì che me cci mòro ecco dentro. 

‘No  finestréjjo  scriato  che manco  ci‐arrivo, acchiappò! Volarrìa proprio  sapé’  chi  l’ha  fatte  ‘sse mura, j’acchiappésse pé’ lle recchie pé’ cci llo fà capì. Vabbè che sò’ basso, ma porco giuda, coscì se fào le finestre? 

M’hao  pigliato  comme  fussi  stato  ‘no  brigante. Quattro  erano, mica  uno. Quattro  Santantonio  de carabbigneri, uno più àoto dejj’atro. 

“Jamo, cammina!” m’hao ditto, “e non fa’ scherzi ca sennó’ è péggio.” 

“O madonna mé, ci sò  respósto, e che è succéso?  ‘U ci stéte a sbaglià, che  ‘ólete da mì? Lasséteme sta’” e me sò’mmisso a spetecà comme ‘n aseno. 

E che m’hao dato retta! M’hao azato de piso senza dì nné “a” nné “bi”. I’ smadonnéva che me ‘óleva dannà, urleva comme ‘no disperato; a uno ci sò’ ppuri moccecato ‘no ‘raccio, ma non c’è stato gnènte da fa’; m’hao schiaffato dentro ‘na machina arruzzinita e sporca de ‘nciàlefo, zitto tu e zitto i’. 

“Addó me stete a portà? Che me ‘ólete fa’?” non me deva pace. 

“Zitto,  ca  te  convè’”.  Puri  zitto m’adeva  stà,  comme  se  no’  bastésse.  “Jo  ggiudice,  te  dice  tutto  jo ggiudice”. 

Tenevano ‘na prèscia mai vista; ‘évano coscì fugati ‘ncima a quele viuzze, che ‘n atro póco remetteva. Basta, arrivémo a ‘Vezzano, ‘nnanzi a ‘no palazzóno có’ ‘na porta àota che solo pé’ vedé addó scortéva sò’ dovuto rarrizzà tutta la schina; entrémo de corza có’ tutta la ggente che se radocchiéva e arrivémo a ‘na stanza bella calla che quasci me soffoco. 

Ci steva uno có’ ‘na giacchetta e ‘na cravatta, ddù baffi niri e cérti occhiali che c’erano fatto  jo signo ruscio ajjo naso. Ha  comenzato a parlà polito, e  chi  jo  capéva? Tutte quele parole me  stévano a  i’ pé’ travérzo. 

“Aó, ma che ‘ò?” ci sò ditto a ‘no certo punto. “Fatte capì arméno”. 

S’è  stato  zitto  ‘no menuto  eppó’  è  ‘ito  vecino  a  ‘no  carabbignero,  ‘no  quatrano  delle  parti mé  che armèno se capisce quanno parla. “Jo ggiudice te sta a lègge jo capo d’imputazione” m’ha ditto. 

Sò  sbiancato  e  non  ci  vedeva  più. Ma  tu  varda  che  pò  succede  a  ‘no  povero Cristo  che  ha  sempre sgobbato comme ‘n aseno! Arriva ‘no jorno e ci tagliano la capoccia, sénza manco sapé’ pecché. 

 ‘Nzomma, ci sarria remisso lo ‘nguento e le pezze senza pigliàremecci ‘na cria de       soddisfazione; ma pó’ me sò resollevato pecché jo carabbignero m’ha 

fatto capì che non me ‘ólevano ‘mputà jo capo, me stévano solo a  ddì pecché m’erano arrestato. 

A fàrela corta, era stata Rosetta. Che scì ‘ccisa éssa e     quela capoccia pazza che sse retrova. Non solo non 

 s’è stata brava e m’è fatto desperà, ma m’è ita puri     a denuncià, e ‘sti scèmi c’hao dato retta. 

‘Ólete sapé’ jo fatto comm’è ito? Mo ci‐accontento i’.

Era già ca méso che l’adocchiéva… 

                               [continua…]  

  

La rubrica dell’arte ‐ di Roberta Torge 

IL VINO NELL’ARTE Il vino,  la vendemmia, Bacco fanno parte della creazione artistica di tutti  i tempi.  Il vino è frutto del  lavoro dell’uomo,  della  lavorazione  della  terra,  è  simbolo  delle  fatiche  umane  e  della  gioia  del  lavoro  allo  stesso tempo, è simbolo  inoltre di allegria e spensieratezza, di festa e baldoria. Vi è un  legame tra Bacco e  la civiltà umana,  e  la  chiave  per  svelarlo  può  essere  l’arte.  Ci  spieghiamo  anche  come  nell’antichità  Dioniso  fu considerato  il protettore di  tutte  le  arti,  e  il Dio dell’ispirazione.  L’arte  e  il  vino  racchiudono  entrambi una natura materiale e un potere spirituale: la magia.  Arcimboldo  Giuseppe  ne  “L’autunno”  (1573)  rappresenta  un  uomo,  allegoria dell’autunno,   non  secondo  la  logica ma per analogia e per assonanza;  il volto  infatti è costruito con tutti gli elementi tipici dell’autunno, della vendemmia, del vino. (1) 

Pieter Bruegel il Vecchio, pittore e disegnatore fiammingo, nella sua rappresentazione realistica del mondo ritrae con occhio  attento  scene  di  vita  quotidiana  dei  contadini fiamminghi come nell’opera “Nozze di contadini”(1568) (2). In tutti i suoi dipinti si nota l’acutezza dell’osservazione della natura umana,  il senso dell’umorismo e  la vitalità dei personaggi contadini.  In ogni caso la pittura di Bruegel non deve essere considerata una mera rappresen‐tazione di soggetti popolari dipinti da un artista di umile estrazione contadina. 

Michelangelo  Buonarroti  nel  “Bacco”  (1496)  (3) raffigura Bacco, ebbro e barcollante, affiancato da un  satiro  bambino  che  ride  maliziosamente  e morde  l'uva  di  nascosto.    Questo  gruppo rappresenta  lo  splendido  risultato  dell'incontro dello scultore con la maestosa bellezza dell'antico. Ne  “La  sbornia  di  Noè”  (1508‐1512)  (4),  situato presso la Cappella Sistina, vengono raffigurati Noè e le conseguenze di  un abuso di vino! 

Annibale Carracci ebbe la straordinaria caratteristica di  saper  trattare  sempre  ad  altissimo  livello  tutti  i diversi  generi  della  pittura,  dalla  pala  d’altare all’affresco, dai soggetti “alti“ al geniale realismo dei cosiddetti soggetti “bassi”, come il famoso quadro  “Il mangiatore di fagioli” (1580‐1590) (5). Michelangelo  Merisi  (Caravaggio)  nel  suo  “Bacco” (1596‐1597) (6) non solo rievoca l’antica divinità paga‐na attraverso la pienezza e regolarità delle forme, ma 

dà anche largo spazio alla raffigurazione degli aspetti naturalistici. 

Gregorio  de  Ferrari  in  “Allegoria  dell’Autunno”  (1647)  torna  a  rappresentare  la  stagione  autunnale  con sembianze umane:  l'autunno è  raffigurato  in posizione bacchica,  quasi  in  preda  all'ebbrezza  del  vino,  e circondato da pampini e primizie di stagione (7). La rappresentazione del vino non si ispira solamente alla natura e alla vita contadina, coinvolge dei e satiri, personaggi biblici e fantastici. Il significato  vitale  associato  al  vino deriva dalla duplice natura dell’uomo:  razionale, quindi  associata  alla  vendemmia  (Francisco  Goya  “La  vendemmia”,  1786)  (8)  e all’aspetto  bucolico  della  vita  contadina,  e  dionisiaca,  in  cui  viene  rappresentata l’ebbrezza del vino. 

Pieter Paul Rubens ne “I satiri” (1616) (9) tratta un ulteriore aspetto della natura umana infatti  nella  rappresentazione  del  fauno  c’è  qualcosa  di  truculento  e  temibile  che  fa risplendere il quadro mitologico sotto la forza evocativa della vita. 

L’ispirazione  offerta  da  questa  tematica  ha coinvolto  artisti  di  tutte  le  epoche  con accezioni  sempre  diverse  a  seconda  del periodo storico fino ad arrivare a Paul Cezanne con  “Il  bevitore”  (10),  al  futurista  Umberto Boccioni  con  “Sotto  il  pergolato  a  Napoli” (1914) (11). 

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(Illustrazione di Roberto Cipollone, pastello/acquarello)

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Scienz@ utile ‐ di Emanuele Cipollone 

L’ERA DELLA PENSIONE PER LA LAMPADINA ELETTRICA Correva l’anno 1878 quando l’imprenditore ed inventore Thomas Edison diede il nome di filamento al filo che diventa incande‐ scente al passaggio della corrente  elettrica. Soltanto un anno dopo, lo stesso Edison ebbe il merito di rendere commerciabile la lampadina elettrica,  favorendone un utilizzo massiccio nelle  abitazioni e negli uffici, nonostante, in realtà, l’invenzione della lampadina debba essere fatta risalire a qualche anno prima, quando diversi  studiosi  elaborarono  in  laboratorio  dei prototipi  funzionanti.  In  ogni  caso,  l’abilità imprenditoriale di Thomas Edison ha prodotto una vera  e  propria  rivoluzione  per  la  vita  dell’uomo, visto che oggi non esiste ambiente in cui non ci sia almeno  una  lampada  a  garantirne  una  corretta illuminazione quando necessario.  

Più di un secolo, oramai, è passato da quando questa importantissima invenzione ha avuto  luogo e  diversi  passi  in  avanti  sono  stati  fatti  in  questo ambito.  Innanzitutto  vanno  menzionati  quelli relativi alla progressiva introduzione all’interno del mercato di lampadine a basso consumo energetico, che  riescono  a  garantire  all’incirca  la  stessa  resa delle  lampadine  tradizionali  ottenendo,  però, rispetto  a  queste,  un  notevole  risparmio energetico.  Inoltre  va  considerato  come  oggi  sia possibile  scegliere differenti  tipologie  di  lampade, in  funzione  delle  caratteristiche  dell’ambiente (interno  o  esterno)  da  illuminare:  sfruttando questa  possibilità,  l’uso  delle  lampade  è  più efficiente sotto diversi punti di vista. 

Tuttavia,  al  di  là  dei  miglioramenti  che  sono stati  introdotti  negli  ultimi  anni  all’interno  del mercato delle  lampadine elettriche, se si guarda al consumo  energetico  mondiale  dovuto  al  loro utilizzo,  si  ottengono  delle  cifre  spaventose.  Si stima che ogni giorno, nel mondo, vengano accese 30 miliardi di sorgenti luminose per un consumo di 2100 TWh (= 2100 × 1012 Wh) per anno, pari al 10‐15%  del  consumo  mondiale  di  energia,  cui  si accompagna,  evidentemente,  una  immissione spropositata  di  CO2  (anidride  carbonica) nell’atmosfera.  Come  se  non  bastasse,  alcune sorgenti di  luce di uso comune contengono specie tossiche  come  il mercurio,  difficili  da  smaltire  e, inoltre,  si  prevede  un  raddoppio  del  “bisogno  di illuminazione” nel prossimo ventennio. 

Le  precedenti  considerazioni  costituiscono  le motivazioni alla base di un’importante ricerca  

7

condotta all’interno dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati (ISMN) delCNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).In particolare, il risultato fondamentale di tale attività di ricerca è la proposta diun nuovo dispositivo, chiamato Oled (Organic light emitting diode), che nel

corso dei prossimi anni dovrebbe sop‐piantare l’utilizzo della classica lampadina

elettrica a scopi di illuminazione. Gli Oled sono costituiti da polimeri organici che emettono luce

quando sono attraversati da una corrente elettrica di  debole  intensità:  dunque  essi  sono, sostanzialmente,  dei  convertitori  di  energia  (da  elettrica  a  luminosa)  e  rappresentano un’evoluzione  dei  dispositivi  Led  già  noti  e ampiamente  utilizzati  per  diverse  applicazioni.  La ragione più  importante  in base alla quale gli Oled dovrebbero,  in  un  prossimo  futuro,  sostituire completamente  l’utilizzo  delle  lampadine  sta  nel fatto  che  il  loro  impiego  determinerebbe, all’incirca,  una  riduzione  dei  consumi  di  energia elettrica  pari  al  50%.  Dunque  l’utilizzo  di  questi moderni  dispositivi  di  illuminazione  va  proprio considerato nell’ottica di una necessità, sempre più stringente, di ridurre  i consumi di energia elettrica su  scala  mondiale.  Un’altra  caratteristica  molto interessante  che  contraddistingue  gli  Oled  è relativa al fatto che essi sono di natura organica e vengono  costruiti  in  pellicole  ultrasottili,  per  cui sono  leggeri, flessibili, ed adattabili ad ogni forma. Ciò determina la possibilità di poterli impiegare per una  vasta  gamma  di  applicazioni,  relative  non soltanto  all’illuminazioni di  ambienti:  ad esempio, già  si  sta  pensando  di  utilizzarli  all’interno  delle automobili,  sia  per  l’illuminazione  dell’abitacolo, sia per l’emissione di luce a sostituzione dei classici fari che tutti noi, oggi, conosciamo. 

Dunque,  è  opportuno  che  ci  si  cominci  ad abituare  all’idea  che  in  un  futuro  non  troppo lontano dovremo sostituire, dopo più di un secolo di  onorata  carriera,  le  care,  vecchie  lampadine elettriche con dei dispositivi più moderni, gli Oled appunto. Ma  in questo  caso  c’è poco  spazio per  i nostalgici,  visto  che  tale  sostituzione  porterà notevoli  benefici  all’ambiente  e,  conseguente‐mente,  a  tutti  noi.  E  poi mi  piace  sottolineare  il fatto che gli Oled sono il risultato di un’importante attività di ricerca condotta nel nostro Paese,  il che non guasta!  

Annarita Marchionni 

SOUL SINGERS, TRA GOSPEL E BENEFICENZA Cari amici "DELLE CESE", vi mando qualche informazione sul coro di cui faccio parte da più di due anni con gran 

gioia!  Il nostro coro porta  il nome di "SOUL SINGERS" ed è diretto dal Maestro Franco Riva, un ottantacinquenne sprint che ha fatto della musica non solo un mestiere, ma uno strumento per arrivare ovunque portando amore e solidarietà. Infatti in questo coro non si riceve stipendio, anzi........ noi facciamo solo da tramite ad associazioni onlus e simili, sempre per scopi benefici! 

Di seguito un po’ di storia e il calendario dei nostri concerti. Se qualcuno di voi si trovasse a Roma o dintorni nei fine settimana sarei lieta di vederVi tra il pubblico che ci ascolta, magari vi viene voglia di unirvi a noi! 

I SOUL SINGERS sono un coro polifonico a sei voci, composto da circa 50 elementi più una band che comprende pianoforte, basso e batteria. Nati nell'ottobre 1993, sotto la spinta infaticabile del fondatore, il Maestro Franco Riva, vero  ispiratore  della  loro  anima  più  profonda,  i  SOUL  SINGERS  attingono  alla  ricca  tradizione musicale  dei  neri d'America ed eseguono esclusivamente brani di genere GOSPEL e SPIRITUAL. Chi li ascolta per la prima volta si trova forse  un  po'  disorientato  e  sorpreso;  infatti  il  loro modo  di  affrontare  gli  Spiritual  è  assolutamente  diverso  dallo standard dei cori Gospel a cui tutti sono abituati: sono decisamente un coro atipico che cerca di esaltare il tema della gioia e della speranza anziché quello cupo e doloroso della schiavitù. I SOUL SINGERS si avvicinano al genere Gospel con molta umiltà, evitando di usare partiture standard. Forte della sua competenza e della sua esperienza, il Maestro Franco Riva elabora, sulle melodie e sui testi originali, arrangiamenti esclusivi in modo tale da rendere questa musica più vicina alla vocalità ed alla musicalità europea, mantenendo intatto lo spirito ed il messaggio originario forse così più  condivisibile ed efficace.  I SOUL SINGERS  si esibiscono per beneficenza. Tra  i numerosissimi  concerti eseguiti  si ricordano quelli alla Sala Nervi alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, all’Università La Sapienza di Roma, nelle sale Sinopoli e Petrassi del nuovo Auditorium Parco della Musica di Roma ed  in molte prestigiose Basiliche romane: tra  i più recenti quello a S.Maria in Campitelli per i bambini del Tamil Nadu (India), e nella Chiesa di San Saba all’Aventino per  l’Associazione Kim che opera per  l’assistenza ai bambini  in emergenza sanitaria.  In questi anni  i SOUL SINGERS hanno effettuato due incisioni presso la Radio Vaticana per la trasmissione “Studio A Jazz”, la registrazione di due CD dal vivo, e recentemente hanno prodotto e registrato un CD che raccoglie  il  lavoro e  l’esperienza artistica di questi ultimi anni. Sul sito www.soulsingers.it   è possibile  trovare  tutte  le notizie sul coro,  la sua storia,  le sue peculiarità artistiche, il suo repertorio, nonché le date dei concerti ed altre informazioni. 

PROSSIMI CONCERTI 

• Sabato  13  dicembre  2008  Chiesa San Filippo Apostolo ‐ ore 21.00 

• Sabato 20 dicembre 2008  ‐ Chiesa S. Maria in Campitelli ‐ ore 21.00 

• Sabato 7 Febbraio 2009 ‐ Chiesa di San  Frumenzio  ‐  Via  Cavriglia  8, Roma ‐ ore 21.00 

• Sabato 14 Marzo 2009  ‐ Chiesa di Santa  Maria  Immacolata  e  San Giovanni  Bergmans  (Via  degli Etruschi), Roma ‐ ore 21.00 

• Sabato 21 Marzo 2009  ‐ Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, Roma, ‐ ore 21.00 

L’alluce verde 10^ puntata ‐ di Roberto Cipollone Il primo  arresto. A Napoli, nel quartiere di Pianura,  i  carabinieri hanno  sorpreso un uomo mentre  abbandonava rifiuti ingombranti e speciali su un marciapiede e l’hanno arrestato in base al recente decreto legge che punisce chi getta rifiuti ingombranti sulle strade della Campania. Certo,  la  pena  deve  rimanere  commisurata,  ma  il  concetto  è importantissimo: l’ambiente non è casa tua, ma risorsa di tutti, ed in casa di  tutti devi  rispettare gli altri, quindi anche  l’ambiente  stesso! Soprattutto quando basta  lasciare  le proprie “cose” fuori dalla porta in  un  giorno  prestabilito...  Ah  scusate,  dimenticavo  che  noi  italiani amiamo  la  comodità,  le  cose  facili  ed  immediate,  come  lasciare  i frigoriferi  nel  primo  spiazzo, meglio  se  verde  (ad  es.  al  fontanile)... Oppure come  la pattumiera  indifferenziata... salvo poi  lamentarci di inceneritori  e  termovalorizzatori,  che  invece  farebbero molti meno danni se noi riciclassimo di più... Quanto ci piace chiacchierare!!! Ma prima o poi arriva anche il momento di fare. 

Servizio ritiro gratuito RIFIUTI INGOMBRANTI Comune di Avezzano: 0863‐501243E il giro continua… 

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Scienz@ utile ‐ di Emanuele Cipollone 

L’ERA DELLA PENSIONE PER LA LAMPADINA ELETTRICA Correva l’anno 1878 quando l’imprenditore ed inventore Thomas Edison diede il nome di filamento al filo che diventa incande‐ scente al passaggio della corrente  elettrica. Soltanto un anno dopo, lo stesso Edison ebbe il merito di rendere commerciabile la lampadina elettrica,  favorendone un utilizzo massiccio nelle  abitazioni e negli uffici, nonostante, in realtà, l’invenzione della lampadina debba essere fatta risalire a qualche anno prima, quando diversi  studiosi  elaborarono  in  laboratorio  dei prototipi  funzionanti.  In  ogni  caso,  l’abilità imprenditoriale di Thomas Edison ha prodotto una vera  e  propria  rivoluzione  per  la  vita  dell’uomo, visto che oggi non esiste ambiente in cui non ci sia almeno  una  lampada  a  garantirne  una  corretta illuminazione quando necessario.  

Più di un secolo, oramai, è passato da quando questa importantissima invenzione ha avuto  luogo e  diversi  passi  in  avanti  sono  stati  fatti  in  questo ambito.  Innanzitutto  vanno  menzionati  quelli relativi alla progressiva introduzione all’interno del mercato di lampadine a basso consumo energetico, che  riescono  a  garantire  all’incirca  la  stessa  resa delle  lampadine  tradizionali  ottenendo,  però, rispetto  a  queste,  un  notevole  risparmio energetico.  Inoltre  va  considerato  come  oggi  sia possibile  scegliere differenti  tipologie  di  lampade, in  funzione  delle  caratteristiche  dell’ambiente (interno  o  esterno)  da  illuminare:  sfruttando questa  possibilità,  l’uso  delle  lampade  è  più efficiente sotto diversi punti di vista. 

Tuttavia,  al  di  là  dei  miglioramenti  che  sono stati  introdotti  negli  ultimi  anni  all’interno  del mercato delle  lampadine elettriche, se si guarda al consumo  energetico  mondiale  dovuto  al  loro utilizzo,  si  ottengono  delle  cifre  spaventose.  Si stima che ogni giorno, nel mondo, vengano accese 30 miliardi di sorgenti luminose per un consumo di 2100 TWh (= 2100 × 1012 Wh) per anno, pari al 10‐15%  del  consumo  mondiale  di  energia,  cui  si accompagna,  evidentemente,  una  immissione spropositata  di  CO2  (anidride  carbonica) nell’atmosfera.  Come  se  non  bastasse,  alcune sorgenti di  luce di uso comune contengono specie tossiche  come  il mercurio,  difficili  da  smaltire  e, inoltre,  si  prevede  un  raddoppio  del  “bisogno  di illuminazione” nel prossimo ventennio. 

Le  precedenti  considerazioni  costituiscono  le motivazioni alla base di un’importante ricerca  

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condotta all’interno dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati (ISMN) delCNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).In particolare, il risultato fondamentale di tale attività di ricerca è la proposta diun nuovo dispositivo, chiamato Oled (Organic light emitting diode), che nel

corso dei prossimi anni dovrebbe sop‐piantare l’utilizzo della classica lampadina

elettrica a scopi di illuminazione. Gli Oled sono costituiti da polimeri organici che emettono luce

quando sono attraversati da una corrente elettrica di  debole  intensità:  dunque  essi  sono, sostanzialmente,  dei  convertitori  di  energia  (da  elettrica  a  luminosa)  e  rappresentano un’evoluzione  dei  dispositivi  Led  già  noti  e ampiamente  utilizzati  per  diverse  applicazioni.  La ragione più  importante  in base alla quale gli Oled dovrebbero,  in  un  prossimo  futuro,  sostituire completamente  l’utilizzo  delle  lampadine  sta  nel fatto  che  il  loro  impiego  determinerebbe, all’incirca,  una  riduzione  dei  consumi  di  energia elettrica  pari  al  50%.  Dunque  l’utilizzo  di  questi moderni  dispositivi  di  illuminazione  va  proprio considerato nell’ottica di una necessità, sempre più stringente, di ridurre  i consumi di energia elettrica su  scala  mondiale.  Un’altra  caratteristica  molto interessante  che  contraddistingue  gli  Oled  è relativa al fatto che essi sono di natura organica e vengono  costruiti  in  pellicole  ultrasottili,  per  cui sono  leggeri, flessibili, ed adattabili ad ogni forma. Ciò determina la possibilità di poterli impiegare per una  vasta  gamma  di  applicazioni,  relative  non soltanto  all’illuminazioni di  ambienti:  ad esempio, già  si  sta  pensando  di  utilizzarli  all’interno  delle automobili,  sia  per  l’illuminazione  dell’abitacolo, sia per l’emissione di luce a sostituzione dei classici fari che tutti noi, oggi, conosciamo. 

Dunque,  è  opportuno  che  ci  si  cominci  ad abituare  all’idea  che  in  un  futuro  non  troppo lontano dovremo sostituire, dopo più di un secolo di  onorata  carriera,  le  care,  vecchie  lampadine elettriche con dei dispositivi più moderni, gli Oled appunto. Ma  in questo  caso  c’è poco  spazio per  i nostalgici,  visto  che  tale  sostituzione  porterà notevoli  benefici  all’ambiente  e,  conseguente‐mente,  a  tutti  noi.  E  poi mi  piace  sottolineare  il fatto che gli Oled sono il risultato di un’importante attività di ricerca condotta nel nostro Paese,  il che non guasta!  

Annarita Marchionni 

SOUL SINGERS, TRA GOSPEL E BENEFICENZA Cari amici "DELLE CESE", vi mando qualche informazione sul coro di cui faccio parte da più di due anni con gran 

gioia!  Il nostro coro porta  il nome di "SOUL SINGERS" ed è diretto dal Maestro Franco Riva, un ottantacinquenne sprint che ha fatto della musica non solo un mestiere, ma uno strumento per arrivare ovunque portando amore e solidarietà. Infatti in questo coro non si riceve stipendio, anzi........ noi facciamo solo da tramite ad associazioni onlus e simili, sempre per scopi benefici! 

Di seguito un po’ di storia e il calendario dei nostri concerti. Se qualcuno di voi si trovasse a Roma o dintorni nei fine settimana sarei lieta di vederVi tra il pubblico che ci ascolta, magari vi viene voglia di unirvi a noi! 

I SOUL SINGERS sono un coro polifonico a sei voci, composto da circa 50 elementi più una band che comprende pianoforte, basso e batteria. Nati nell'ottobre 1993, sotto la spinta infaticabile del fondatore, il Maestro Franco Riva, vero  ispiratore  della  loro  anima  più  profonda,  i  SOUL  SINGERS  attingono  alla  ricca  tradizione musicale  dei  neri d'America ed eseguono esclusivamente brani di genere GOSPEL e SPIRITUAL. Chi li ascolta per la prima volta si trova forse  un  po'  disorientato  e  sorpreso;  infatti  il  loro modo  di  affrontare  gli  Spiritual  è  assolutamente  diverso  dallo standard dei cori Gospel a cui tutti sono abituati: sono decisamente un coro atipico che cerca di esaltare il tema della gioia e della speranza anziché quello cupo e doloroso della schiavitù. I SOUL SINGERS si avvicinano al genere Gospel con molta umiltà, evitando di usare partiture standard. Forte della sua competenza e della sua esperienza, il Maestro Franco Riva elabora, sulle melodie e sui testi originali, arrangiamenti esclusivi in modo tale da rendere questa musica più vicina alla vocalità ed alla musicalità europea, mantenendo intatto lo spirito ed il messaggio originario forse così più  condivisibile ed efficace.  I SOUL SINGERS  si esibiscono per beneficenza. Tra  i numerosissimi  concerti eseguiti  si ricordano quelli alla Sala Nervi alla presenza di Papa Giovanni Paolo II, all’Università La Sapienza di Roma, nelle sale Sinopoli e Petrassi del nuovo Auditorium Parco della Musica di Roma ed  in molte prestigiose Basiliche romane: tra  i più recenti quello a S.Maria in Campitelli per i bambini del Tamil Nadu (India), e nella Chiesa di San Saba all’Aventino per  l’Associazione Kim che opera per  l’assistenza ai bambini  in emergenza sanitaria.  In questi anni  i SOUL SINGERS hanno effettuato due incisioni presso la Radio Vaticana per la trasmissione “Studio A Jazz”, la registrazione di due CD dal vivo, e recentemente hanno prodotto e registrato un CD che raccoglie  il  lavoro e  l’esperienza artistica di questi ultimi anni. Sul sito www.soulsingers.it   è possibile  trovare  tutte  le notizie sul coro,  la sua storia,  le sue peculiarità artistiche, il suo repertorio, nonché le date dei concerti ed altre informazioni. 

PROSSIMI CONCERTI 

• Sabato  13  dicembre  2008  Chiesa San Filippo Apostolo ‐ ore 21.00 

• Sabato 20 dicembre 2008  ‐ Chiesa S. Maria in Campitelli ‐ ore 21.00 

• Sabato 7 Febbraio 2009 ‐ Chiesa di San  Frumenzio  ‐  Via  Cavriglia  8, Roma ‐ ore 21.00 

• Sabato 14 Marzo 2009  ‐ Chiesa di Santa  Maria  Immacolata  e  San Giovanni  Bergmans  (Via  degli Etruschi), Roma ‐ ore 21.00 

• Sabato 21 Marzo 2009  ‐ Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, Roma, ‐ ore 21.00 

L’alluce verde 10^ puntata ‐ di Roberto Cipollone Il primo  arresto. A Napoli, nel quartiere di Pianura,  i  carabinieri hanno  sorpreso un uomo mentre  abbandonava rifiuti ingombranti e speciali su un marciapiede e l’hanno arrestato in base al recente decreto legge che punisce chi getta rifiuti ingombranti sulle strade della Campania. Certo,  la  pena  deve  rimanere  commisurata,  ma  il  concetto  è importantissimo: l’ambiente non è casa tua, ma risorsa di tutti, ed in casa di  tutti devi  rispettare gli altri, quindi anche  l’ambiente  stesso! Soprattutto quando basta  lasciare  le proprie “cose” fuori dalla porta in  un  giorno  prestabilito...  Ah  scusate,  dimenticavo  che  noi  italiani amiamo  la  comodità,  le  cose  facili  ed  immediate,  come  lasciare  i frigoriferi  nel  primo  spiazzo, meglio  se  verde  (ad  es.  al  fontanile)... Oppure come  la pattumiera  indifferenziata... salvo poi  lamentarci di inceneritori  e  termovalorizzatori,  che  invece  farebbero molti meno danni se noi riciclassimo di più... Quanto ci piace chiacchierare!!! Ma prima o poi arriva anche il momento di fare. 

Servizio ritiro gratuito RIFIUTI INGOMBRANTI Comune di Avezzano: 0863‐501243E il giro continua… 

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Elvio Cipollone 

NON SÒ’ NNATO PÉ I’ CARCERATO!Un racconto ‐ Prima parte 

  Non ci sarrìa creduto, manco se mme llo fosse ditto jo diàolo. 

E puzza puri. Sénti che addóro de piscio, va a fenì che me cci mòro ecco dentro. 

‘No  finestréjjo  scriato  che manco  ci‐arrivo, acchiappò! Volarrìa proprio  sapé’  chi  l’ha  fatte  ‘sse mura, j’acchiappésse pé’ lle recchie pé’ cci llo fà capì. Vabbè che sò’ basso, ma porco giuda, coscì se fào le finestre? 

M’hao  pigliato  comme  fussi  stato  ‘no  brigante. Quattro  erano, mica  uno. Quattro  Santantonio  de carabbigneri, uno più àoto dejj’atro. 

“Jamo, cammina!” m’hao ditto, “e non fa’ scherzi ca sennó’ è péggio.” 

“O madonna mé, ci sò  respósto, e che è succéso?  ‘U ci stéte a sbaglià, che  ‘ólete da mì? Lasséteme sta’” e me sò’mmisso a spetecà comme ‘n aseno. 

E che m’hao dato retta! M’hao azato de piso senza dì nné “a” nné “bi”. I’ smadonnéva che me ‘óleva dannà, urleva comme ‘no disperato; a uno ci sò’ ppuri moccecato ‘no ‘raccio, ma non c’è stato gnènte da fa’; m’hao schiaffato dentro ‘na machina arruzzinita e sporca de ‘nciàlefo, zitto tu e zitto i’. 

“Addó me stete a portà? Che me ‘ólete fa’?” non me deva pace. 

“Zitto,  ca  te  convè’”.  Puri  zitto m’adeva  stà,  comme  se  no’  bastésse.  “Jo  ggiudice,  te  dice  tutto  jo ggiudice”. 

Tenevano ‘na prèscia mai vista; ‘évano coscì fugati ‘ncima a quele viuzze, che ‘n atro póco remetteva. Basta, arrivémo a ‘Vezzano, ‘nnanzi a ‘no palazzóno có’ ‘na porta àota che solo pé’ vedé addó scortéva sò’ dovuto rarrizzà tutta la schina; entrémo de corza có’ tutta la ggente che se radocchiéva e arrivémo a ‘na stanza bella calla che quasci me soffoco. 

Ci steva uno có’ ‘na giacchetta e ‘na cravatta, ddù baffi niri e cérti occhiali che c’erano fatto  jo signo ruscio ajjo naso. Ha  comenzato a parlà polito, e  chi  jo  capéva? Tutte quele parole me  stévano a  i’ pé’ travérzo. 

“Aó, ma che ‘ò?” ci sò ditto a ‘no certo punto. “Fatte capì arméno”. 

S’è  stato  zitto  ‘no menuto  eppó’  è  ‘ito  vecino  a  ‘no  carabbignero,  ‘no  quatrano  delle  parti mé  che armèno se capisce quanno parla. “Jo ggiudice te sta a lègge jo capo d’imputazione” m’ha ditto. 

Sò  sbiancato  e  non  ci  vedeva  più. Ma  tu  varda  che  pò  succede  a  ‘no  povero Cristo  che  ha  sempre sgobbato comme ‘n aseno! Arriva ‘no jorno e ci tagliano la capoccia, sénza manco sapé’ pecché. 

 ‘Nzomma, ci sarria remisso lo ‘nguento e le pezze senza pigliàremecci ‘na cria de       soddisfazione; ma pó’ me sò resollevato pecché jo carabbignero m’ha 

fatto capì che non me ‘ólevano ‘mputà jo capo, me stévano solo a  ddì pecché m’erano arrestato. 

A fàrela corta, era stata Rosetta. Che scì ‘ccisa éssa e     quela capoccia pazza che sse retrova. Non solo non 

 s’è stata brava e m’è fatto desperà, ma m’è ita puri     a denuncià, e ‘sti scèmi c’hao dato retta. 

‘Ólete sapé’ jo fatto comm’è ito? Mo ci‐accontento i’.

Era già ca méso che l’adocchiéva… 

                               [continua…]  

  

La rubrica dell’arte ‐ di Roberta Torge 

IL VINO NELL’ARTE Il vino,  la vendemmia, Bacco fanno parte della creazione artistica di tutti  i tempi.  Il vino è frutto del  lavoro dell’uomo,  della  lavorazione  della  terra,  è  simbolo  delle  fatiche  umane  e  della  gioia  del  lavoro  allo  stesso tempo, è simbolo  inoltre di allegria e spensieratezza, di festa e baldoria. Vi è un  legame tra Bacco e  la civiltà umana,  e  la  chiave  per  svelarlo  può  essere  l’arte.  Ci  spieghiamo  anche  come  nell’antichità  Dioniso  fu considerato  il protettore di  tutte  le  arti,  e  il Dio dell’ispirazione.  L’arte  e  il  vino  racchiudono  entrambi una natura materiale e un potere spirituale: la magia.  Arcimboldo  Giuseppe  ne  “L’autunno”  (1573)  rappresenta  un  uomo,  allegoria dell’autunno,   non  secondo  la  logica ma per analogia e per assonanza;  il volto  infatti è costruito con tutti gli elementi tipici dell’autunno, della vendemmia, del vino. (1) 

Pieter Bruegel il Vecchio, pittore e disegnatore fiammingo, nella sua rappresentazione realistica del mondo ritrae con occhio  attento  scene  di  vita  quotidiana  dei  contadini fiamminghi come nell’opera “Nozze di contadini”(1568) (2). In tutti i suoi dipinti si nota l’acutezza dell’osservazione della natura umana,  il senso dell’umorismo e  la vitalità dei personaggi contadini.  In ogni caso la pittura di Bruegel non deve essere considerata una mera rappresen‐tazione di soggetti popolari dipinti da un artista di umile estrazione contadina. 

Michelangelo  Buonarroti  nel  “Bacco”  (1496)  (3) raffigura Bacco, ebbro e barcollante, affiancato da un  satiro  bambino  che  ride  maliziosamente  e morde  l'uva  di  nascosto.    Questo  gruppo rappresenta  lo  splendido  risultato  dell'incontro dello scultore con la maestosa bellezza dell'antico. Ne  “La  sbornia  di  Noè”  (1508‐1512)  (4),  situato presso la Cappella Sistina, vengono raffigurati Noè e le conseguenze di  un abuso di vino! 

Annibale Carracci ebbe la straordinaria caratteristica di  saper  trattare  sempre  ad  altissimo  livello  tutti  i diversi  generi  della  pittura,  dalla  pala  d’altare all’affresco, dai soggetti “alti“ al geniale realismo dei cosiddetti soggetti “bassi”, come il famoso quadro  “Il mangiatore di fagioli” (1580‐1590) (5). Michelangelo  Merisi  (Caravaggio)  nel  suo  “Bacco” (1596‐1597) (6) non solo rievoca l’antica divinità paga‐na attraverso la pienezza e regolarità delle forme, ma 

dà anche largo spazio alla raffigurazione degli aspetti naturalistici. 

Gregorio  de  Ferrari  in  “Allegoria  dell’Autunno”  (1647)  torna  a  rappresentare  la  stagione  autunnale  con sembianze umane:  l'autunno è  raffigurato  in posizione bacchica,  quasi  in  preda  all'ebbrezza  del  vino,  e circondato da pampini e primizie di stagione (7). La rappresentazione del vino non si ispira solamente alla natura e alla vita contadina, coinvolge dei e satiri, personaggi biblici e fantastici. Il significato  vitale  associato  al  vino deriva dalla duplice natura dell’uomo:  razionale, quindi  associata  alla  vendemmia  (Francisco  Goya  “La  vendemmia”,  1786)  (8)  e all’aspetto  bucolico  della  vita  contadina,  e  dionisiaca,  in  cui  viene  rappresentata l’ebbrezza del vino. 

Pieter Paul Rubens ne “I satiri” (1616) (9) tratta un ulteriore aspetto della natura umana infatti  nella  rappresentazione  del  fauno  c’è  qualcosa  di  truculento  e  temibile  che  fa risplendere il quadro mitologico sotto la forza evocativa della vita. 

L’ispirazione  offerta  da  questa  tematica  ha coinvolto  artisti  di  tutte  le  epoche  con accezioni  sempre  diverse  a  seconda  del periodo storico fino ad arrivare a Paul Cezanne con  “Il  bevitore”  (10),  al  futurista  Umberto Boccioni  con  “Sotto  il  pergolato  a  Napoli” (1914) (11). 

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(Illustrazione di Roberto Cipollone, pastello/acquarello)

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     PAROLE IN VERSI 

CESE SPORT  

PRIMA VITTORIA PER IL G.S. CESE Eugenio Cipollone 

Domenica  23 Novembre  si  è  giocata  la  decima  giornata  del  girone  d’andata  e  la  nostra  squadra  è finalmente riuscita ad aggiudicarsi la prima vittoria dall’inizio del campionato. I giallo‐verdi si sono infatti imposti,  col  punteggio  di  1‐0,  sui  bianco‐granata  (anche  se  in  divisa  completamente  nera)  del Monte Velino  (Magliano). A rubare  la scena, purtroppo, non sono state però  le azioni di gioco, bensì  l’indegno finale  al  quale  si  è  assistito  quando  il  direttore  di  gara  è  stato  aggredito  fisicamente,  oltre  che verbalmente, dai giocatori ospiti, tanto che è stato necessario chiamare le forze dell’ordine per assicurare un clima se non  tranquillo, quantomeno sotto controllo, nel dopopartita. Nelle partite precedenti  il Gs Cese ha pareggiato  (1‐1)  in  casa del Goriano Sicoli ed ha perso,  con  il punteggio di 0‐1,  le due partite casalinghe  consecutive  contro  i  rivali  per  la  corsa  alla  salvezza  del  San  Benedetto  e  contro  i  primi  in classifica del Tagliacozzo. Ancora,  in  trasferta, contro  i Luchesi della  Jaguar è arrivata  l’ottava sconfitta. Quest’ultima partita, caratterizzata da un 5‐0 che non ha ammesso repliche e che poteva assumere anche caratteri tennistici, è stata sicuramente la peggiore di questo campionato (e non solo!!!).  Per quanto riguarda la testa della classifica in evidenza c’è il confronto tra la Jaguar ed il Tagliacozzo, che daranno vita al big match dell’undicesimo  turno. La vittoria  finale, anche  se  siamo ancora all’inizio del campionato, sembra destinata ad essere affare loro, in attesa magari che squadre come il Capistrello e la Fucense, accreditate all’inizio come “cofavorite”, risalgano la classifica. Per quanto ci riguarda, la giornata odierna vede il Gs Cese far visita agli Aquilani del Bazzano, in quella che sicuramente sarà una partita molto delicata.                  

PARTONO FORTE GLI AMATORI CESE Mario Ippoliti 

Finalmente inizia l’atteso campionato “Amatori”, dove milita la compagine locale del Cese. Inizia forte il cammino del Cese con ben 4 vittorie: contro il Capistrello, nel derby, col classico punteggio di 2‐0 (reti di Marano Michele  e  Leone Remo),  contro  lo  Sporting2000 per 4‐2  (con ben 4  reti di Marano Michele), contro  il  Nazad  Avezzano  per  3‐0  (reti  di  Renzo  Gaetano,  Marano  Michele  e  Di  Giamberardino Ermenegildo), contro la Marinara per 2‐1 (con reti di Renzo Gaetano e Marano Michele). L’unica sconfitta, immeritata, si è registrata contro L’Angizia Luco, per 2‐0. Tutto ciò vale  la prima posizione  in classifica con un organico societario ed una rosa di ben 23 giocatori all’altezza e pronti a disputare un campionato di alta classifica. Prossimo turno: Antinum vs Cese. La rosa completa 2008‐09: Di Matteo Enrico, Bianchi Massimo, Marchionni Secondino, Di Giamberardino Ermenegildo,  Cipollone  Giuseppe,  Marano  Michele,  Renzo  Gaetano,  Di  Matteo  Francesco,  Cosimati Mario, Di  Pasquale Angelo,  Cipollone Giovanni,  Patrizi Raimondo,  Cipollone Nazzareno,  Ippoliti Mario, Valenziano Nico, Leone Remo, Cipollone Danilo, Nardantonio Agostino, Petrini Massimo, Pensa Walter, Tucceri Massimiliano. Presidente: Ciciarelli Mario. Allenatore: Cipollone Emilio. Dirigenti: Cipollone Lino, Patrizi Vincenzo, Cipollone Sergio. Magazziniere e guardalinee ufficiale: Bianchi Francesco. Ci scusiamo con i nostri tifosi per la foto, la pubblicheremo nel prossimo numero di dicembre.    

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LO SQUATTRINATO di Berardino Rantucci 

 

Lo  squattrinato è un mascalzone. Si diventa ed è un bene, un  lusso, e guai a chi ci  segue, noi abbiamo una nostra  sfera,  l’ignobiltà  cerchiamo  e  vogliamo  perché siamo  pochi  ma  adesso  tanti  ci  copiano.  La  nostra lussuosità  la  copiano  in  molti,  noi  non  lo  vogliamo, lasciateci  respirare  nel  nostro  piccolo mondo  succube. Siamo orgogliosi ma non tetri, abbiamo voglia di vivere e divertirci così.  

È  tutto  pragmatico,  in  noi  niente  è  per  caso,  non siamo  falsi come gli altri non squattrinati, che sognano la nostra, e  tutta, mera  realtà condivisa con noi  stessi. Gli altri ci  invidiano, noi non abbiamo cause da perdere o vincere. È il nostro mondo ricco di esperienze che pochi conoscono o vorrebbero conoscere, hanno paura, ma di che?  È  così  bello,  semplice  e  non  ribelle,  ma  un  pò complesso. Si dedicano molti a lui, ma ci ricambia? Non siamo superstiziosi grazie ai nostri avi ed è meglio così. Che  bella  la  franchezza  e  l’oblio  di  questi  momenti perenni.  Non  andiamo  a  cercare  altri,  ci  bastiamo  a vicenda, siamo superficiali e siamo contenti per questo. Guai a voi se ci disturbate. Voi nel vostro e noi nel nostro mondo. Noi siamo pessimi e questo ci basta a vivere, è una  riconoscenza  nobile. Vi  siamo  grati  di  aver  creato questo  spazio  mentre  il  mondo  imperversa,  noi  non siamo  contro  essi,  ma  non  temiamo  confronti.  Non abbiamo paura di perdere, non come voi che ogni giorno soffrite se l’altro vi supera. Siamo inseparabili nel nostro Eden. Non abbiamo un Caronte che ci porta da una riva all’altra,  noi  rimaniamo  qui,  siamo  sfortunatamente beati,  la nostra è una mitologia. Non amiamo confronti ma non siamo nemmeno superficiali come sembra. 

Abbiamo  le  nostre  battaglie  e  non  ne  possiamo perdere nemmeno una.  In questa nostra guerra privata siamo succubi del vostro mondo, siamo attori di  teatro da  farvi  ridere.  E  voi  lì  sulle  poltrone  e  sui  loggioni  ci avete  indispettito,  mentre  noi  non  lo  meritavamo. Mostri!!! 

GLI GNOCCHI di “Nopollice” 

La strina scende improvvisa dal monte Un fremito corre fra i vecchi rami di quercia

Ove le foglie oramai  appassite S'illudevan restare a giocar con il sole. 

  Gelido il vento sibila nel monte deserto, 

Scuote  cespi di  timo e ginepro  E porta effluvi che san di mistero. 

 Giù, fumi bianchi accarezzano i tetti, 

Una stridula voce s'alza ferina, Abbaiar lontani echeggian distratti, 

S'ode un battere di ferro, un verso di gallina. 

Travolgente m'assale un anelito: di fuoco, di casa, di mamma… di gnocchi. 

 Sul fuoco gorgoglia già l'acqua, Due mani a conchiglia rivedo, 

Ploff, ploff è il rumor che cadendo Fanno quei bozzi di tuberi fatti. 

 Il piatto fuma nell'aria sottile Due mani rivedo affannarsi A cosparger di  sapido cacio 

Quei diavoletti di sangue vestiti.   

Tra quei sentori di terra e di fuoco Mi figuro un eroe a tenzone. E col fiero brandir della forca 

Quei folletti  scompaion  con poco.  

Sul fuoco crepitano intanto Sanguinacci  salsicce e ventresche. 

Due mani rivedo spartire Quei tesori che per sempre son persi. 

 La nidiata satolla sorride Riunita al camino a vedere 

Le mani di quell'ombra che tace Pescar tra la cenere azzurra 

Le scoppe di patate alla brace.  

Di quel fuoco che riparte vivace E di quell'umile intenso calor Il raggio mi illumina ancor. 

L’ANTICIPAZIONE ‐ di Roberto Cipollone 

L’AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA DI CAPISTRELLO/CORCUMELLO Proprio in questi giorni è divenuto di dominio pubblico il progetto di ampliamento della discarica sita nel territorio del comune di Capistrello,  località “Trasolero”. Le cronache  locali hanno riportato  la notizia della recente chiusura della stessa discarica, finora sotto  la gestione del Comune di Capistrello, senza però dare risalto al parallelo progetto di ampliamento presentato dalla Segen S.p.a. di Civitella Roveto cui  lo stesso Comune ha ceduto  in gestione  il sito.  Il progetto è stato  trasmesso alla Regione Abruzzo dalla stessa Società con data di pubblicazione 12 Novembre 2008. Si tratta  in sintesi di un “intervento di ampliamento di discarica per rifiuti urbani non pericolosi  per una volumetria di 285.000 mc attraverso la realizzazione di 3 vasche di stoccaggio e dei relativi impianti ausiliari”. I centri prossimi all’impianto (che dista soltanto 1,5 km in linea d’aria da Corcumello), tra cui anche il nostro, stanno partecipando proprio in questi giorni ad incontri informativi sul progetto, sul quale “associazioni, Enti, privati cittadini e portatori d’interesse” possono presentare istanze, osservazioni o pareri agli Uffici regionali competenti entro 60 (V.I.A. – L’Aquila) o 30 giorni (A.I.A. – Pescara) a partire dalla data di pubblicazione. Nel prossimo numero vi informeremo puntualmente sul tema; nel frattempo potete trovare info sul progetto depositato sulla sezione “Ambiente e territorio” di www.regione.abruzzo.it  o a questo link: Progetto Segen Capistrello. Cercheremo comunque di tenervi aggiornati anche tramite affissioni e comunicazioni su www.lecese.eu e www.lavocedellecese.helloweb.eu . 

Classifica (dopo la 10^ giornata) Jaguar  28 Tagliacozzo    28 Fucense  19 Castello 2000  19 Capistrello  16 Balsorano  14 Sportland Celano  14 Folgore  13 Goriano Sicoli  12 Bazzano  12 Monte Velino  11 Pacentro 91  9 San Benedetto dei Marsi  8 San Pelino  8 CESE  4 Ortigia  3 

Prossimo turno  11^ giornata ‐ Domenica 30/11/08 

Balsorano ‐ San Benedetto Bazzano ‐ CESE 

Folgore – Castello 2000 Fucense – San Pelino Jaguar – Tagliacozzo 

Monte Velino – Goriano Sicoli Ortigia – Sportland Celano Pacentro 91 ‐ Capistrello 

 

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Giochi e relax

PER I PIÙ PICCOLI Scopri le 10 differenze tra le due immagini. 

 + 

 

 

 

 

 

 

Scopri il percorso giusto per arrivare da a a b. 

Emanuele Di Pasquale  Dai diamanti non nasce niente,, dal letame nascono i fior

Da quali brani sono tratte le seguenti strofe? 

1) Out here the nights are long, the days are lonely ,I think of you and I’m working on a dream.    (Là fuori le notti sono lunghe, i giorni solitari: penso a te e lavoro su un sogno) 

2) Sono sempre pronti a giudicare tutto quello che fai, come ti vesti e con chi ti incontrerai, ma non te la prendere loro sono fatti così, devi solo credere che un giorno te ne andrai di qui. 

3) Esce tutta truccata ,ride soltanto forzata, si crede al di sopra del mondo, veste solo firmata, mostra la borsa griffata, la aspetta una bella serata, cresciuta troppo in fretta tra l'insalata una dieta e il fumo di una sigaretta, beve per invecchiare non per dimenticare 

4) Non sarebbe bello non farsi più del male. Non sarebbe strano se capitasse a noi , anche il paradiso vuole essere un inferno, era tutto scontato finchè non sei caduto.   

PER I GRANDI Quiz sulle Cese 

1. Prima del 1806 la famiglia Colonna possedeva nel dipartimento di Tagliacozzo anche la terra 

delle Cese, che contava allora: a) 479 abitanti b) 749 abitanti c) 974 abitanti 

2. Secondo un detto popolare,  “Se de Novembre ancora nn’è ‘mbusso, 

somènta lo ‘rano...” a) “coscì esce rósso” 

b) “e ppó’ magni de lusso” c) “zzì ‘ccanto jo fósso” 

3. Nell’Ottocento a Cese fu ritrovata un’importante iscrizione risalente al I sec. a.C. 

(relativa ad Alba Fucens) su di una: a) Tavoletta lignea  b) Colonna sacra c) Ara funeraria 

4. Il cencio bagnato fissato su una lunga asta che veniva utilizzato per pulire la superficie dei 

forni a legna era detto: a) Cugno o cuneo b) Mugno o munnio c) Runcio o runcitto 

5. Recònzolo era chiamato il pranzo preparato per:a) I parenti di un defunto 

b) Gli amici non invitati al pranzo di nozze c) Le seconde nozze 

6. È un detto popolare noto nella zona: a) È ‘scito jo sòlo alle Cese 

b) Cese tunno tunno, quattro case e ‘no sprofunnoc) S’è fatto notte alle Cese 

7. Ciascuna delle croci poste intorno al paese  corrisponde a: 

a) Un sacerdote ordinato a Cese  b) Una missione dei pp. passionisti  

c) Una chiesa di Cese   

 

10  3

PÒ ÈSSE ITA COSCÌ... (Chi pò ‘ncatenà la fantascìa?) ‐ di Lorenzo C. 

[…seconda parte] 

Sénza penzàreci era pigliata la via de Capistrejjo, comme se ‘ólesse i’ a Cassino. Ma pó’, rendènnese cunto  che  poteva  ‘ncrocià  cacche  frato,  reggirà  jo  cavajjo  e  piglià  la  via‐‘ella  Cunnicella.  Sballecata  la montagna,  furuni  furuni,  sénza  passà  pé’  gnisciuno  paeso,  calà  a Magliano  e  pó’  piglià  ‘na  via  che, passènne tra le montagne, ci pareva èsse bbòna pé’ allontanàrese dajjo paeso. 

 ‘Ncapo a ddu jorni, non ci lla faceva più pé’ lla fama.  Quante le ‘òte era bbiasimato jo fatto che dalla casa non s’era portato manco ‘no sórdo. Da  ‘no collitto vedde  ‘na  casa có’  tante carrozze  ‘ntorno e có’  tanti cavajji dentro  ‘no  recinto. Lòco 

ci’ateva sta tanta ggente. La fama era propria tanta e, puri se teneva paura de  ‘ncontrà cacchetuno, se fece capace che, se ‘óleva mette caccósa ‘mmócca e se ‘óleva trovà ‘no posto pé’ dormì, ateva arrischià. 

Non‐era fatto dièce passi che sentì ‘no lamento arrète a ‘na fratta. Non‐era ‘no pianto, era ‘no sospirà forti, proprio comme de uno che non sapesse lo da fa’. 

 Zitto zitto cercà  ‘no vato pé’ passà de  llà sénza  fàrese accòrie. E vedde ddu  fémmone. Una era  ‘na vajjola  ‘na  cria più  ròssa de  isso,  l’atra ateva  èsse  la mamma.  ‘Nterra  ci  steva  ‘no  cristiano allongato. Vecino pascévano trè cavajji. 

S’abbecinà... La fémmona ròssa s’arrizzà subbito ritta có’ ‘no pascióno, ma se veteva che non teneva ‘óglia de tirà a 

gnisciuno, teneva solo tanta paura. Filippo s’abbecinà de più e s’accorse  che j’òmo non se moveva próprio.  Jo toccà. Era mórto. Se reotà alla fémmona: ‐ S’è mórto? Non  ci  respose  gnisciuna. Mó  la  vajjòla  piagneva  fòrti.  La mamma  prima  se  reotà  a  essa  e  ppó’ 

s’abbecinà a Filippo. Ci‐è doùto apparì bejjo forzuto e atà èsse deciso che ci sse poteva fità, pecché ci piglià la mani e ‐  “Tu aiuta noi” ‐ c’ha titto. 

A  Filippo no’ c’è parzo lo vero de èsse ‘ncappato có’ la fortuna. ‘Ó veté che erano scurti tutti i guai? S’ascise  e, magnènne  lo  pano  e  lo  cascio  che  c’erano  dato,  se  ‘nformà  sópri  de  esse. Dóppo  tanti 

gesticolamenti era capito che erano venute a Roma ‘n pellegrinaggio e che mó se nne stévano a reì pé’ la via franchigena. 

C‐hao ditto se le ‘óleva accompagnà. Non ci penzà ddu ‘òte. J’òmo  era  ‘no pézzo  ‘rósso dejjo Rre de  Francia  e  la moglie,  ‘na  ‘òta arrivati, presentà  Filippo ajjo 

Palazzo.  Filippo se fece ‘ólè bbene.  Erano  passati  cinque  anni,  a  vint’anni  era  reventato  la  persona  de  fiducia  dejjo Rre.  Era  quijo  che 

sapeva fa  le cóse bene e lésto, sénza tanti cumprimenti. Mó  steva  accampato  có’  j’esercito  de  Carlo  D’Angiò  e  có’  tutto  jo  seguito  de  ladri,  ricettatori, 

cagnasórdi e de chi vennéva l’opia che sempre s’accompagnévano a ‘n esercito che ‘eva alla guerra vecino a Surmona. 

Jo Papa c’era titto ajjo Rre de fàrela fenita có’ gli imperatori tedeschi, de remannàrejji alla casa.  E  jo Rre c’era dato ténzia . Tra cacche  jórno se sarrìa scontrato có’ quio farfaréjjo de Corradino. Era 

tutto pronto.  Le spie erano referito che j’imperatoro era partito da Roma e steva a i’ ‘mbaccia a Tagliacózzo. Filippo 

fece capì ajjo Rre che se potevano scontrà ajji Piani Palentini, vecino a casa sé. Jo Rre ci disse de méttese  có’ quiji che stévano ‘nnanzi pé‘ cci ‘nzengà la via. 

 Da Surmona fece piglià la via dejji tratturi resalènne ‘mbaccia ajjo Sirente e ‘mbaccia a Ovindoli. Pó’ recalarono pé’ lle Forme fino a Magliano.  

Ugni jórno era bbóno pé’ comenza’ a scannàrese. Filippo era presente  la notte che, pé’  ‘mbrujjà  i  tedeschi, se  ‘mmentàrono de  fa vestì da Rre  ‘n’atra 

perzona. Anzi a isso c’era stato commannato de sta’ vecino a ‘sto cristiano e de portà  jo vessillo de Carlo D’Angiò. 

E arrivà jo 23 de agusto dejjo 1268.              (continua…)   

(Lo)Renzo

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Roberto Cipollone 

CHE FESTA ... PER LE VIE DEL BORGO Ancora me  la ricordo bene. Due anni fa, erano da poco finite  la foga e  le corse estive;  in quella riunione 

proposi  di  creare  un  appuntamento  fuori  stagione  che  fosse  un  nuovo  punto  d’incontro,  un  motivo  per riscoprire il paese magari in un freddo giorno d’autunno. Una mente avveduta avrebbe scelto al massimo il mese di Ottobre ‐ come insegnerebbero altre manifestazioni, magari fregandosene di vecchi riferimenti alle tradizioni popolari...  (“chi  vuoi  che  ci  faccia  più  caso...”). Anzi,  la  stessa mente  razionale  avrebbe  trasposto  l’iniziativa rendendola  economicamente  proficua, magari  abbandonando  la  sciocca  idea  autunnale  per  aggiungere  una festa in più all’affollato cartellone di Agosto... (oops, forse qualcuno l’ha fatto...) 

Ma, da vera pro‐loco, abbiamo scelto la strada più scomoda e meno fruttuosa; abbiamo scelto di riscoprire la tradizione di San Martino per far riaprire le cantinelle del paese, scommettendo con noi stessi su come sarebbe andata. Oggi, dopo tre edizioni, un po’ di esperienza e un bel po’ di fatica in più, posso dire che la stessa strada tortuosa ed infruttuosa era quella giusta. Certo, la logica commerciale vorrebbe sempre far passare l’equazione “più gente = più successo”… facile, ovvio, talmente scontato da non piacerci affatto. 

E già: sciocchi e irrazionali. Ma a volte la dimensione perfetta non è la più grande possibile, bensì quella più adatta al contesto: a farla breve, tra un bilancio puramente economico e la vivibilità e l’apprezzabilità di questa manifestazione scegliamo le seconde. D’altra parte la logica commerciale mal si adatta ai concetti di riscoperta e conservazione delle tradizioni, valorizzazione del territorio, aggregazione nella comunità, tutela del patrimonio ‐ gastronomico, popolare o culturale che sia. Ah, ecco, la cultura; ha ragione chi dice che la cultura non paga, ma preferisco pensare che la cultura non si paga, che è patrimonio di tutti e che anzi può essere uno straordinario mezzo di elevazione, comunicazione e riflessione, anche all’interno di una festa popolare. 

Festa,  sì,  questo  era  nelle  intenzioni  e  questo  è:  una  festa  di  sapori,  di  odori,  di mani  che  impastano,  o porgono, o abbracciano, di pezzi di memoria che si fanno forti del presente, di gente volenterosa che ci crede sempre,  di  scoperte  e  riscoperte,  sorrisi misti  ad  emozioni,  volti  amici,  di  vicoli mai  visti  oppure  presenti  in qualche angolo della propria età, di note impazzite e suadenti, di ritorni e nuovi amici, di storie e ricette passate a parole, di scintille che si elevano dai ciocchi verso un cielo che gocciola, di incontri inaspettati o tanto attesi, di brindisi  cordiali,  di  gocce  d’arte  versate  su  tela,  di  immagini  sfocate  di  un  bianco  e  nero  intensi,  di  cantine laboriose che sanno di vero e di allegria... delle Cese.  

Quando la stanchezza passa, tra i ricordi vivi e le immagini, rimangono i complimenti di tanti, qualche critica, le proposte per l’anno prossimo, la consapevolezza di aver fatto, grazie a voi, qualcosa di bello per Cese...  

... e tanto basta. 

112 

Carlo Carnevale 

OUTRO MUNDO Ciao  ragazzi, vi scrivo portando un po’ di sinfasò nel cuore  (come potete vedere nella  foto) e nella mente, 

ricordando  la  fantastica serata passata  in vostra compagnia. Qui dove  il sinfasò si respira nell'aria... nella musica ovvio, ma anche nel modo di vestire, nell'arrangiarsi un’abitazione, nei mezzi di trasporto... insomma quel concetto di “alla buona” è parte  integrante della cultura e del modo di vivere. Purtroppo “alla buona” a Caxias spesso si trasforma  in spine che quotidianamente danno tormento ai pensieri della gente che vede  il proprio futuro come strade corte e senza uscita... 

Il pane, la salute, la formazione quando si trasformano in “alla buona” costringono la sopravvivenza a rincorrere quella  speranza di vita che noi chiamiamo normalità. Ma quando  il buio della povertà gioca a  rincorrere quella speranza che fa luce, e quella luce appartiene solo al 20 per cento circa della popolazione mondiale... vi chiedo qual è la normalità? Possibile che la mia normalità sia un privilegio di un numero così irrisorio di persone? 

Una  cosa  che  continua  a  stupirmi  di  questo  mondo  e  di questa realtà è che  il dolore e  la  leggerezza si mescolano come niente,  come  per  dirti  che  comunque  la  vita  deve  continuare. Alcune situazioni a volte sono difficili, complicate da affrontare, sembra che tutto sia più grande di me e delle mie possibilità.  Il sentirsi  inutile  affinché  le  cose  cambino  cerca  di  entrare quotidianamente  nel  mio  cuore  e  nella  mia  coscienza,  ma  il sorriso  di  Ruan  davanti  a  una  novità,  lo  sforzo  di  Joelson  nel ricordare la destra e la sinistra, gli occhi di Andreya che brillano perché ha imparato una ricetta italiana, diventano magicamente l’energia che dà forza al mio animo di continuare e di sperare… 

Questa nuova cultura mi ospita da poco più di due mesi e pur conoscendola da poco  sento  che essa possa  insegnare uno degli aspetti fondamentali per la costruzione di una società più aperta e solidale:  che  è  la  convivenza  con  l’altro,  con  il  diverso…  Il multiculturalismo che si respira qui in Brasile può farsi promotore  per  giungere  al  superamento  di  atteggiamenti  di  chiusura  e  di intolleranza  che  stentano a morire nelle nostre  società europee, ma  che  anzi  si  rinforzano  cambiando  semplicemente  forma  e colore.  Il  multiculturalismo  che  intendo  non  è  la  fotografia  di identità  fisse,  statiche  e  incomunicanti,  ma  si  identifica  in quell’intreccio positivo tra soggetti diversi e capaci di realizzare  obiettivi  comuni  e una più  aperta  cittadinanza  a  livello planetario. Questo  è  il prodotto  che penso  il Brasile debba esportare, e non solo facili stereotipi. 

In Brasile ci sono mani bianche, mani nere, mani scure, mani rosse, mani che chiedono, mani che assistono, e sono mani  che  costruiscono  e  che  non  dividono;  sono mani  che  uniscono  agli  altri  oltre  ogni  differenza  di provenienza, colore, condizione e salute. Sono queste  le mani che mi piace  immaginare per  la realizzazione di una società diversa. OUTRO MUNDO è POSSIVEL, UN ALTRO MONDO è POSSIBILE… 

Un abbraccio forte e sentito da Caxias.         Fiquem con Deus.       Carlo 

Considero valore ogni forma di vita La neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordarsi di che. Considero valore in una stanza sapere dov'è il  nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l'uso del verbo Amare e l'ipotesi che esista un creatore.Molti di questi valori non ho conosciuto. 

(Erri De Luca) 

POST SCRIPTUM ‐ Stiamo raccogliendo tutte le foto della manifestazione per realizzare una galleria di immagini ed un inserto speciale de “La Voce”. Per contribuire potete consegnare le vostre fotografie in formato cartaceo o digitale o inviarle a [email protected] . Potete già trovare la galleria con le foto qui presenti (le poche disponibili  attualmente)  sul  sito web  del  giornalino www.lavocedellecese.helloweb.eu  all’interno  del  photo album, nella sezione “San Martino” che verrà progressivamente aggiornata. Grazie fin da ora a tutti quelli che vorranno dare il proprio contributo all’iniziativa. POST POST SCRIPTUM ‐ Citazione particolare per i ragazzi della cantina “A cché Sor Antonio” che si aggiudica il premio popolare come cantina più votata dai visitatori della manifestazione. Complimenti a  loro ed a tutti gli altri cantinieri per l’impegno e la fantasia nell’allestimento. 

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L’ingresso al paese nei pressi del cimitero. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                          

Manuela Cipollone 

CANTINELLE acCESE, III EDIZIONE. SEMPRE PIÙ BRAVI! 

Forse tre anni sono pochi per parlare di tradizione. Epperò sono troppi per continuare a parlare di esperimenti. E allora diciamo che  le nostre  cantine  aperte  sono una  realtà  che ogni  anno  si conferma un appuntamento che in pochi si sentono di mancare. Perché  nonostante  aumentino  con  gli  anni  i  forestieri,  rimane una festa pensata per Cese e per chi ci vive. Così ci piace che  le over 70 si diano appuntamento con le amiche o passino cantina per cantina a fare spesa; ci piace che i giovani vogliano così fare parte  della  manifestazione  da  passare  weekend  interi  a sistemare  le cantine; ci piace che quello che viene preparato e servito è buono da leccarsi i baffi; ci piace che nonostante il vino scorra a fiumi l’“allegria” non diventi mai molesta; ci piace che si cominci con la banda e si finisca con la chitarra attorno al fuoco o fuori a suonare un rock che fa poco cantina, ma tanto voglia di continuare a stare in compagnia. Per il resto, anche questa terza edizione  ha  confermato  che  la  pecora  ajjo  cotturo  finisce  alle 20.30, a prescindere da quante ne cuociano Silvio e Lelio (86 chili di carne mangiati  in un’ora e mezza), che alla Cantina de Buccio lo  vino  fenisce  alla  velocità della  luce, ma puri a quela de  Ezio vanno forte, che la ventresca dejjo Riccio è sempre la più bbóna e che della zuppa cici e castagne, della pasta cójji fasciói e della pulenna  non  se  pò  fa’  a meno.  Che  le  roscette  de  Renzo  fao sempre bene, che Augusta  fenisce  tutto  jo croccante e che alla cantina  dejji  dolci  alla  fine  della  sera  remanono  sempre  e  solo  le  briciole  de  quattro  biscótti  có’  l’ammoniaca!  E poi: pure l’anno prossimo volemo le pizze de Assunta, Lina e le altre, la carne alla brace a cché Sor Antonio e lo mustocótto della cantina  de  Arduccio.  E  la  mostra  di  Osvaldo  e  gli  artisti  e  le degustazioni.  E  revolemo  le  scoppette.  E  il  tempo meraviglioso che ogni anno benedice una serata speciale. All’anno prossimo! 

  

Articoli e rubriche curati da Carlo Carnevale, Elvio, Emanuele, Eugenio, Lorenzo, Manuela e Roberto Cipollone, Mario Ippoliti, Annarita Marchionni, “Nopollice”, Berardino Rantucci e Roberta Torge. Grazie ad Alfredo, Osvaldo ed Eugenio per le foto ed ai 

“consulenti” per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a:  Redazione “La Voce delle Cese”, Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected].    

Sito web: www.lavocedellecese.helloweb.eu . 

Il prossimo numero de “La Voce” uscirà Domenica 28 Dicembre 2008. Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a [email protected] entro il 21 Dicembre. 

Mensile gratuito della Pro‐Loco di Cese dei Marsi Anno III Numero 30 ‐ 30 Novembre 2008  

 

“Uno dei tanti” ‐ dal Guestbook di Cese 

UN INCONTRO DI STORIE...penso  che  a  volte  serva  solo  il  vedersi come appartenenti, chi più chi meno, ad una realtà; chi ci torna dalla città, chi ci vive tutto l'anno... perchè... perchè è un incontro più che di persone, più che di facce... è un incontro di storie.... Ognuno  ha  la  sua,  ognuno  porta  una esperienza...  e  non  serve  che  poi  la racconti...  molte  cose  si  capiscono  anche davanti ad un bicchiere di vino, o davanti ad un piatto paesano parlando delle solite cose, e  qualcosa  si  capisce,  e  qualcosa  resta  un mistero... si incontrano tante persone, di cui molte  non  si  conoscono,  le  storie  si incontrano, e sono storie che  in un modo o nell'altro hanno un  legame con  il paese: un legame  di  famiglia,  un  legame  affettivo,  un legame di vita, un legame di un amico che ha portato un amico... e bè questo è il bello... Un incontro di storie davanti ad un bicchiere di vino, e qualcosa si capisce di queste storie, e qualcosa no... ma  tutte queste  storie per una  sera  si  sono  ritrovate  ad  una  festa  di paese, in un “oggi” in cui nella frenetica vita di  tutti  i  giorni  ci  dimentichiamo  che  ogni persona  che  incontriamo  porta  con  sé  una storia…  e  tutte  queste  storie  hanno contribuito,  e  se  qualcosa  di  queste  storie non si è capito... bè,  il bello delle storie è a volte anche il capirci poco o niente... Sarà  per  il  prossimo  incontro  davanti  al fuoco di una cantina aperta... 

Comm’era 1956 ‐ in foto Maria Cipollone  (Mellano)

Com’è Novembre 2008 

 Cinquant’anni hanno portato via con sè qualche  albero  in  cambio  dell’asfalto, ma  per  il  resto  non  sembra  cambiato praticamente nulla... ... non è ancora tempo per realizzare un piccolo  marciapiede  che  eviti  di camminare in mezzo alla strada a chi si reca  al  cimitero?  È  un’idea  che qualcuno ha già “sognato”, speriamo si schiuda alla realtà il prima possibile.