LA VITA, Un Dono Prezioso

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Anno scolastico 2010/2011 Scuola Secondaria di i grado PARITARIA “Rosa Venerini” Via Matteotti, 21 – Ancona

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Giornalino composto dall Scuola Secondaria di I grado, Maestre Pie Venerini, di Ancona.Il giornalino e` stato pubblicato a dicembre 2010

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Anno scolastico 2010/2011

Scuola Secondaria di i grado PARITARIA

“Rosa Venerini”

Via Matteotti, 21 – Ancona

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PUNTI OPERATIVI

1. OSSERVO E SCOPRO… (Classe Prima)

2. LA VITA E’… (Classi Prima e seconda)

3. E’ SBOCCIATO UN FIORE… (Classe Seconda)

4. UN’ESTATE ORIGINALE… (Classe Terza)

5. DONI GRATUITI… (Classe Terza)

6. SALVATO DALLE ACQUE… (Classe seconda)

7. ESEMPI DI VITA STRAORDINARI… Classe Terza)

8. NATALE SORGENTE DI VITA… (classi I - II – III) 2

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Ho donato al vento d’autunno le calde giornate d’estate,

le notti di luna piena, le goliardiche risate

e il canto dei grilli e delle cicale, l’odore di fieno bruciato…

Ho donato al vento d’autunno sogni, illusioni portate lontano

dalla spuma di un’onda di mare… Il tempo passa,

le stagioni mutano, l’esperienza, la vita ci cambia;

ma ad ogni strappo ricomincio da capo, ostinata e testarda.

Ho bisogno d’amore, ho bisogno di credere, ho bisogno di illudermi,

per continuare. Il vento d’autunno mulinella le foglie,

le disperde, le raccoglie… Così, come foglia d’autunno,

mi perdo e mi ritrovo ad ogni angolo di strada.

Enza Mazzola

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Ho scelto l’orologio perché mi richiama la vita: infatti noi viviamo ogni secondo al ticchettio del tempo. Il simbolo dell’orologio ha per me un significato molto profondo, anche se molti potranno dire che è strano. Per me L’orologio è una metafora: il tempo ci segue… non siamo noi a far muovere le lancette dell’orologio; noi siamo semplicemente degli ingranaggi di un unico meccanismo. Tutti dobbiamo aiutarci l’un l’altro, perché tutto si realizzi nel migliore dei modi. Quando un ingranaggio gira, trasmette movimento all’altro… Ci sono ingranaggi piccoli

ed ingranaggi grandi, ma tutti hanno lo stesso valore, come le persone, perché insieme contribuiscono a dare ritmo ed armonia alla vita. Proprio come le melodie che cantiamo; infatti hanno un ritmo scandito dal il tempo. E’ il tempo a farci crescere e a renderci passo dopo passo, responsabili. Ognuno di noi ha il suo tempo, scelto e donato da Dio.

Luca Santarelli - classe I A

Secondo me, la vita non è solo quella del corpo, ma anche quella spirituale che vedo riflessa, ad esempio, nel volto dei bambini, ricchi di fantasia, innocenza e bellezza interiore. I bimbi non sono stressati come i grandi, non sono turbati dalle cose cattive che succedono nel mondo; vivono tranquilli e sereni. Per me,

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sono il simbolo della gioia del Paradiso. Questa vita bellissima è di estrema importanza, perché puoi contare sempre sulla presenza di Gesù, se hai fede. L’immagine che ho scelto è una stradina attraversata da alcune mamme con i loro bimbi; sullo sfondo c’è una luce fortissima con alberi e paesaggio. Secondo me, l’immagine vuole simboleggiare la vita spirituale. Questa grande luce, che domina tutto, è lo scopo della nostra vita. Essa rappresenta Gesù che si mostra a noi e ci fa capire che nonostante le montagne o la strada impervia, c’è Lui ad illuminarci e ad indicarci la via giusta da seguire. Attraverso questa luce Gesù parla al nostro cuore, dice di convertirci e ci invita a camminare lungo la scia luminosa, se vogliamo essere suoi discepoli.

Lorenzo Sacchi - classe I A

L’immagine che ho scelto presenta un prato immenso, tutto verde, con un albero che domina la situazione e un cielo un po’ nuvoloso. Osservandola, mi ha colpito e fatto riflettere, perché richiama la nostra vita e il suo evolversi. Un albero, prima di crescere, è racchiuso nel terreno, come un bimbo nel grembo della sua mamma; poi spuntano i primi germogli, mentre le radici si stabilizzano nel terreno. Successivamente, comincia a crescere, irrobustendo il tronco da cui, poi, spunteranno rami e foglie. Esse in autunno

cadranno, ma ricresceranno in primavera insieme a fiori e frutti. Anche la vita umana si sviluppa in modo simile: è un dono di Dio al mondo per mezzo dei genitori. Il bambino nascerà, crescerà, darà i suoi frutti e, infine, tornerà a Dio, dove vivrà sempre felice. Un albero, inoltre, può rappresentare la vita di diverse persone imparentate tra loro, il cosiddetto “albero genealogico”: esso avrà molti rami e raccoglierà i nomi più diversi di parenti vicini e lontani nel tempo. Il lavoro e l’immagine sono stati per me molto significativi, perché mi ha fatto rientrare in me stessa e riflettere sulla bellezza e il profondo significato della vita.

Camilla Spaziani - classe I A 6

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Sto osservando un’immagine veramente originale e straordinaria: rappresenta un albero annoso e robusto con dei rami ben marcati da cui pendono frutti di melograno. La cosa più strana è che sul tronco emerge, in primo piano, la figura di Gesù sulla croce; quindi fa riflettere molto. E’ da questo albero, unico ed irrepetibile, che abbiamo avuto la vita: quella della Grazia. Gesù, fattosi uomo per noi, è morto sulla croce per darci la possibilità di riconquistare l’amicizia con Dio, perduta con il peccato di Adamo ed Eva. I frutti vogliono significare questa vita nuova che Gesù è venuto a portare a tutta l’umanità. Lo ringrazio a nome di tutti e voglio essere sempre un frutto bello e saporoso.

Anita Ribighini - classe I A

Secondo me, questa immagine è un simbolo di vita perché rappresenta come vengono curati i bambini, una volta venuti alla luce. E’ capitato anche a me, dopo essere nato, mi hanno sentito se respiravo, se ero sano, se ero nato bene e quanto pesavo. Questa foto mi ricorda la grande sala dove vengono custoditi tutti i bambini appena nati: è uno spettacolo meraviglioso, con una musica originale, perché ci sono tanti pianti di neonati. Ma tutti con tonalità diverse.

Io adesso sono cresciuto e frequento la classe prima della Scuola Secondaria di I Grado: sono un “ometto”, ancora un po’ furbo e birichino. Devo dire un grande grazie ai miei genitori che mi hanno aiutato a crescere bene e mi fanno frequentare una scuola, che, oltre all’istruzione, mi dà anche una buona educazione.

Francesco Brunozzi - classe I A 7

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Osservo un uccello che è appena uscito dall’uovo. Mi richiama la vita e la gioia di vivere. Anche noi veniamo al mondo come degli uccellini, rendendo felici i nostri genitori. Crescendo, impariamo a parlare, a scrivere, a voler bene… come un uccellino che impara a volare. Nella vita ci sono tantissime cose importanti: saper distinguere il bene dal male, saper camminare su sentieri sicuri, ascoltare la voce di chi vuole bene e vuole la nostra gioia più piena… Anche gli uccelli hanno i loro pericoli da affrontare: le intemperie, i gatti, la mancanza di cibo… Una volta cresciuti, ognuno di noi, sia ragazzi che uccellini, si costruisce la propria vita e il proprio futuro.

Benson De Quiroz Bacalor - classe I A

Il mio nome è Michele. I miei genitori mi hanno detto molte volte che porto un nome molto importante. Quando ero un po’ più piccolo mi dicevano:

Non fare i capricci, San Michele non sarebbe contento! Io , curioso, chiedevo:

Chi è San Michele? Essi, prontamente mi rispondevano:

San Michele non è un Santo, ma un Arcangelo!

Ancora incalzavo: Chi è un Arcangelo, mamma? Ella mi spiegava con amore:

Ci sono tanti tipi di Angeli: l’Arcangelo è uno di questi. Infatti ci sono: gli Angeli, gli Arcangeli, i Serafini, i Cherubini… L’Arcangelo è il “fidato di Dio”

Io, pieno di gioia, ripetevo: Evviva! Io sono l’Angelo “fidato” di Dio!

La mamma continuava: 8

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Non c’è solo un Arcangelo, ce ne sono tre: Gabriele, il messaggero; Raffaele, l’accompagnatore; Michele, il guerriero.

Un giorno i miei genitori, in un negozio di articoli sacri, mi hanno comprato una bellissima immagine di San Michele che io tengo sempre nel mio portamonete. Mi fa compagnia e mi accompagna sempre. Mi dà coraggio e tanta pace interiore. Per me, San Michele dovrebbe essere più conosciuto da tutti, ma soprattutto da chi guida le sorti di uno Stato: è un esempio di vita molto importante.

Michele Fraternale - classe I A

Il germoglio per me è simbolo di vita, perché rappresenta un segno di qualcosa che nasce. La nascita è, infatti, l’inizio di una nuova vita. Il germoglio è anche simbolo di speranza: dopo un lungo percorso nel buio, spunta alla vita, man mano cresce e diventa forte. L’immagine vuole richiamare anche il corso della nostra vita… Tutti noi, quindi, germogliamo come un piccolo seme e diventiamo sempre più grandi, non solo fisicamente, ma anche intellettualmente e spiritualmente. Il germoglio lo vedo e lo sento anche come un simbolo di pace, perché è innocente, bello, autentico, puro come una goccia di rugiada. C’è anche il suo colore verde che indica speranza e novità di vita. Noi tutti vorremmo che nel mondo spunti un germoglio di pace vera e di speranza unica. Nessuno deve mai dimenticare che la vita è un dono prezioso, va vissuto e conservato come tale.

Franco Maria Lucchetti - classe I A

Questa immagine mi dà l’idea dell’immensità, fatta di tante cose belle e grandi. L’universo è dono di Dio e noi ci troviamo e viviamo in esso, felici. Questo fascio di luce, che ci invade, ci dice che non solo Dio ci ha creati,

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ma ci accompagna lungo il corso di tutta la nostra vita. E’ Lui stesso che ci ripete nel Vangelo di Giovanni: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nel buio, ma avrà la luce della vita”. E’ bello riflettere e capire il senso profondo della nostra vita.

Alessandro Cesaroni - classe I A

Ho scelto questa immagine perché mi fa pensare alla vita con la “V” maiuscola! La vita è una meravigliosa opportunità che Dio ci ha donato non per sciuparla, ma per incamminarci sulla strada giusta e scoprire cos’è l’amore. Dio è un Padre buono: ci prende per mano e ci accompagna, ci perdona quando sbagliamo. E’ quel Pastore buono che va in cerca della pecorella smarrita e lascia le altre novantanove. L’amore di Dio per ognuno di noi è veramente infinito. Lui ci ha creati dal nulla e ci ha addirittura donato un po’ della sua divinità, per poter rimanere sempre legati a Lui. Quando mi avvicino all’altare per ricevere la comunione, rifletto molto e la cosa che mi fa più impressione è questa: vedo Gesù sulla Croce e mi dico, lui si è lasciato inchiodare per me, per noi e non è scappato, anche se poteva farlo. Tutto questo perché ci vuole un bene “matto” e noi dovremmo fare altrettanto con lui e per lui. Ricordiamoci che la vita è preziosa e unica, è bella, è dono di Dio. Se capiamo questo, sicuramente percorreremo la strada giusta ch’egli stesso, attraverso Gesù, ci ha indicato. Ogni uomo è libero di fare ciò che vuole, ma la cosa migliore è seguire Gesù nella via dell’amore vero. Io voglio per me una vita secondo il Cuore di Dio e voglio sfruttare tutti i talenti che lui mi ha regalato.

Giuseppe Piersigilli - classe I A

L’immagine ha uno sfondo scuro, ma i volti sono sereni. A sinistra, c’è un angelo con lo sguardo rivolto al cielo: ha i capelli ricci, ha uno sguardo contemplativo e gli si vede l’ala sinistra. 10

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Al centro, c’è l’immagine di Santa Cecilia: la patrona della musica e la protettrice dei musicisti. In testa ha un velo molto leggero e sulle spalle scendono i suoi meravigliosi capelli ondulati. La veste che indossa è alquanto scollata ed intorno al collo è ricamata in oro. La veste è vaporosa e dà l’idea che sia di seta, riflette la moda del suo tempo. Nella foto viene

inquadrata mentre suona il mandolino, con due angeli che sembra l’accompagnino. Il mandolino è uno strumento molto simile alla chitarra, ha il manico più corto e si suona senza chiavetta. La Santa è tutta concentrata a pizzicare le corde. Il suo volto è pieno di mistero: gli occhi sono seri, ma le sue labbra nascondono un sorriso. Sembra felice di suonare per Gesù, di lodarlo. La sua fede è stata causa della sua morte, perché i pagani l’hanno martirizzata. Il suo atteggiamento suscita ammirazione e trasmette emozione. Sul tavolo, davanti a lei, c’è

lo spartito musicale che sta suonando: mi sembra di udire la stupenda melodia. Ho scelto questa immagine perché porto il suo nome e mi sento veramente onorata. Anch’io, come lei, ho un forte interesse per la musica e suono il flauto traverso.

Cecilia Fraternali - classe I A

L’albero è segno di vita, perché con la sua corolla verde ci dà ossigeno. E’ bello paragonarsi a un albero, perché ha le radici forti e robuste che sostengono tutta la vitalità della pianta. L’albero accoglie gli uccelli, offre loro ospitalità e gioia di vivere. Il loro canto lo rallegrano e il loro cinguettio lo animano. A volte, mi fermo a guardare un albero, soprattutto se è annoso; mi fa 11

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sentire più forte e mi fa provare tante emozioni. Io ho una casa per ripararmi, mentre il povero albero è esposto a tutte le intemperie e penso che, soffra.

Alessandro Giacchetti - classe I A

Questa foto raffigura Cristo, Re dell’Universo, che ci benedice e ci libera da ogni peccato. E’ il simbolo della vita che proprio lui ci è venuto a portare attraverso la croce e quello dell’amore: noi eravamo peccatori e lui ci ha liberati. Io sento il bisogno di ringraziarlo, anche a nome di chi non sa dire grazie. Una parola tanto semplice, ma difficile da pronunciare con il cuore. Egli nel suo grande amore ci ha perdonato, ma vuole che anche noi sappiamo

perdonare chi ci offende o fa qualcosa che non ci fa piacere. Samuele Gatto - classe I A

L’immagine ci mostra due bambini che, pieni di gioia, raccolgono i fiori, simbolo di vita e di allegria. I fiori dai mille colori rallegrano il cuore e fanno felici grandi e piccoli. Un prato verde e i fiori fanno venir voglia di scorrazzare, correre in lungo e in largo respirare a pieni polmoni. I fiori rendono più belle anche le nostre case e le trasformano in un ambiente delizioso ed accogliente. E’ anche simbolo di gratitudine e di riconoscenza. Essi espandono fragranza e senso di bellezza.

Crisler Cancrejio - classe I A Io ho scelto questa immagine perché rappresenta la mano di Dio che dà vita all’uomo. La vita, anche la nostra, non solo quella del primo uomo 12

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Adamo, è dono di Dio. Dio ci ha creato dal nulla, attraverso i nostri genitori. Egli prima ha creato la terra e tutti gli esseri viventi, poi ha creato l’uomo e la donna. La cosa molto bella è che, a differenze di tutte le altre forme di vita, l’uomo e la donna vengono creati a sua immagine e

somiglianza. In noi perciò c’è qualcosa di Lui; dobbiamo aver cura di questo senso di Dio che abbiamo in noi: custodirlo e irrobustirlo. Lui è sempre con noi e non ci abbandona mai, neppure quando noi gli voltiamo le spalle. Egli ha pazienza e aspetta che noi gli chiediamo perdono.

Emanuele Angeloni - classe I A

Questa colomba mi parla di pace, mi parla di tenerezza, mi parla di amore. Tutte cose che oggi nel mondo sono sporadiche e poco apprezzate, invece sono valori preziosissimi. La colomba porta nel becco il ramo di ulivo, simbolo di pace vera. Come vorrei che questa colomba raggiungesse tutti i Capi di Stato e facesse loro capire che non serve la guerra: gli uomini desiderano la pace. Gesù, attraverso il Natale, ci ricorda anche oggi il canto degli angeli sulla capanna: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Lui ci ama, ma noi sappiamo ricambiare questo amore?

Francesco De Rosa - classe I A

L’immagine da me scelta rappresenta un qualcosa di molto importante e significativo per la nostra vita: è la vita divina attraverso l’Eucaristia. Questi simboli mi fanno pensare al bellissimo racconto del Vangelo di Giovanni: i tralci e la vite. E’ proprio vero che i tralci senza la vite non possono vivere,

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ma è anche bella l’idea della potatura, anche noi abbiamo bisogno di essere potati da tutti i rami secchi, i nostri difetti e le nostre cattiverie che si annidano comodamente nel nostro cuore. La simbologia del tralcio e della vite è riferita a Gesù: se noi siamo con Lui raccogliamo molti frutti, altrimenti siamo solo dei rami secchi.

Chiara Renzi - classe I A

Gesù, buon Pastore, è l’immagine che ha conquistato tutta la mia attenzione. Mi ha commosso la tenerezza con cui stringe a sé l’agnellino. Mi sono sentito io quell’agnellino e ho provato tanta gioia e un’emozione profonda. Che bello essere stretti tra le braccia amorose di Gesù! L’agnello di per sé parla di tenerezza, poi in braccio a Gesù parla ancora più profondamente al nostro cuore, a volte superficiale ed indurito, perché siamo presi tante altre cose che non contano nulla. Questo agnello è anche simbolo di Gesù che dona la vita per noi, per ripristinare un ponte di amore tra l’uomo e Dio.

Giampaolo Bellucci - classe I A

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La vita è opportunità: coglila La vita è bellezza: ammirala La vita è beatitudine: assaporala La vita è sogno: fanne una realtà La vita è una sfida: affrontala La vita è dovere: compilo La vita è un gioco: giocalo La vita è preziosa: custodiscila La vita è ricchezza: conservala La vita è amore: godine La vita è mistero: scoprilo La vita è promessa: adempila La vita è tristezza: superala La vita è un inno: cantalo La vita è lotta: accettala La vita è croce: abbracciala La vita è avventura: rischiala La vita è felice: meritala La vita è vita: difendila

Madre Teresa di Calcutta

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La vita è un argomento molto trattato da vari autori ed in occasioni diverse. Molte volte la vita ti offre delle opportunità che troppo spesso sprechi. Questo deve far riflettere e portarti a difendere la vita. Infatti, è necessario essere sempre coscienti e pazienti, soprattutto per non lasciarti sfuggire ciò che la vita ti chiede attraverso il cuore. Chi ascolta il cuore e Dio segue la strada giusta. La vita si presenta sotto tanti aspetti: come dono, come gioco, come divertimento... ma anche come inganno. E’ difficile capire quale sia la strada giusta per incontrare ed essere nella luce, invece che nell’oscurità. Quando la vita si presenta come gioco, coglila al volo, se al contrario si presenta come trappola, scansati e cerca di capire dove hai sbagliato. Impariamo dagli esempi concreti e sani a vivere scegliendo

sempre ciò che ci costruisce e non ciò che ci distrugge.

Giampaolo Bellucci - classe I A

La vita si può cogliere come un fiore, ma è l’essenza del fiore che ci far star bene; infatti è proprio l’essenza della vita che veramente conta. Mi domando spesso: “Che cosa devo fare per cogliere ogni attimo l’essenza della vita?” Credo che sia molto importante accorgerci di chi ci sta vicino e aiutarlo. In giro ci sono tanti barboni e danno la sensazione che hanno perduto il vero senso della vita, ma, in realtà, non è così . Facciamo tutti parte di una grande famiglia, quella dei figli di Dio e ci dobbiamo amare come fratelli. Anche i barboni hanno una vita e un’anima, e credono in una ricompensa divina che non inganna nessuno. La vita per me è un dono prezioso, è un mistero che man mano si manifesta e si fa conoscere. Ognuno di noi ha uno scopo ben preciso nella sua vita e deve cercare di realizzarlo per il bene dell’umanità.

Luca Santarelli - classe I A

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Nessuno si è mai chiesto: “Come mai Gesù ci ha dato la vita?” La risposta è semplice: “Perché lui ci ama!” Ne abbiamo anche le prove: si è fatto crocifiggere per noi. La vita, però, è una continua lotta contro il male, per questo dobbiamo resistere alle tentazioni del demonio. Ognuno di noi infatti deve accettare di lottare e, nello stesso tempo, amare per guadagnarsi il regno dei Cieli. Per lotta, però, non intendo quella con le armi ma con il cuore e con la forza di volontà. Nella preghiera di Madre Teresa di Calcutta ci sono, tra le altre, alcune espressioni molto forti, come: “La vita è un’opportunità: coglila!” cioè bisogna sempre captare le mille opportunità che il Signore ti dà; “La vita è bellezza: ammirala!” bisogna ringraziare Dio per le cose belle che ci fa contemplare. “La vita è beatitudine: assaporala!”. Come è grande questo concetto: sapere di poter vivere nella beatitudine di Dio. “La vita è una sfida: affrontala!” Non è facile superare le difficoltà e gli imprevisti che la vita stessa ogni giorno ci fa incontrare. “La vita è un dovere: compilo!” Ognuno di noi ha un compito speciale da realizzare per il bene di tutti, il non farlo significa togliere qualcosa a noi e agli altri. “La vita è amore: godilo!” Ognuno di noi deve essere felice dell’amore che riceve, prima di tutto da Gesù e poi dai genitori e da tutti quelli che ti sono vicini. Non bisogna lamentarsi se qualcuno di noi riceve meno amore, perché nel mondo c’è tanta gente, tra cui molti bambini, che vive nel dolore e nella sofferenza. Per me la vita è come un albero che dalle radici succhia i sali minerali e cresce: rami, foglie, fiori e frutti. Perciò ognuno di noi deve far fruttificare i doni che il Signore ci ha regalato, per rendere migliore la vita. Non sempre, però, la vita è presa dal verso giusto; molta gente desidera non essere mai nata per le tristi condizioni in cui si trova a vivere: terrorismo, guerre, soprusi... Per me, il mondo dovrebbe essere più sereno e in pace, per poter avere una vita più “pura”.

Michele Fraternali - classe I A

La vita è un dono prezioso e unico che ci è stato donato da Dio. La vita è come una strada, bisogna percorrerla e, talvolta, in essa si possono trovare degli “ostacoli” da superare o “vie” da scegliere. Ognuno di noi deve essere capace di superare gli ostacoli o le difficoltà e seguire le vie o le scelte più giuste. La vita è piena di momenti piacevoli o tristi, è piena di gioia e di dolori, anche difficili da sopportare. I momenti difficili, purtroppo, capitano a tutti e ognuno deve disporre della giusta forza per superarli ed andare avanti. Molte persone sacrificano la propria vita per qualcosa a cui tengono molto, per esempio, i militari italiani che stanno nei paesi dove c’è la guerra, alcuni di loro vengono uccisi e diventano un “modello” per tutti, perché si sono sacrificati per il bene di quei popoli e per la pace. La vita può essere intesa in tanti modi. Madre Teresa di Calcutta ne sottolinea alcuni in modo veramente originale e con messaggi molto forti e significativi. La frase che mi è piaciuta di più e mi ha fatto maggiormente riflettere è la seguente: “La vita è un’avventura: rischiala!”. Secondo me, queste parole vogliono dire che bisogna vivere la vita da persone coraggiose, tentando di

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cimentarsi in nuove esperienze… Bisogna anche vivere sereni e tranquilli, senza farsi influenzare dai giudizi e dalle opinioni della gente, spesso gelosa e invidiosa. Io spero di vivere la mia vita pacificamente insieme agli amici e ai parenti a cui voglio molto bene. Vorrei anche essere amica di tutti e fare le giuste scelte.

Camilla Spaziani - classe I A

La vita è un dono prezioso, non dobbiamo voltarle le spalle, bisogna, al contrario, accoglierla e viverla in pienezza. Dobbiamo essere contenti di vivere e saper capire il dono che ci viene dato. La vita è un continuo cammino nella fede verso Gesù e dobbiamo cercare di non andare fuori strada o perdere di vista ciò che conta veramente. Al giorno d’oggi pensiamo poco a volerci bene, ad aiutarci reciprocamente: siamo sempre tristi e scontrosi e ci rifiutiamo quasi sempre, quando dobbiamo compiere qualche servizio. Siamo egoisti, egocentrici, violenti e non vediamo “più in là del nostro naso”. Ci lamentiamo sempre: gli adulti del lavoro noioso, dello stipendio basso… Noi ragazzi, invece, ci lamentiamo della scuola: è monotona, danno troppi compiti, troppe verifiche… Oppure invece di andare a scuola, all’insaputa dei genitori, andiamo in giro con gli amici. Questo, però, non è rispettoso verso i genitori o gli insegnanti. Il male è solo per noi. I bambini più piccoli sono ingenui ed innocenti, certo si fanno i dispetti, ma sono semplici. Gesù ha detto infatti: “Chi non è innocente come un bambino, non entrerà nel Regno dei Cieli”. E’ difficile, però, mantenere quella bellezza interiore man mano che si cresce: infatti, quasi sempre si diventa violenti o volgari nel modo di parlare, di muoversi e di comportarsi. Quando riceviamo il battesimo, ci viene messo a fianco anche un padrino e una madrina: mi sono sempre chiesta il perché. Ora lo so; ci aiutano a fare un buon cammino, a crescere, lo fanno come lo farebbero i nostri genitori, questo è il loro compito. E’ una chiara dimostrazione che Gesù non ci lascia mai soli nel cammino della vita. Anche gli amici ti stanno sempre accanto ed è per questo che bisogna sceglierli bene: a volte ci uniamo ad alcuni gruppi di ragazzi che ci sembrano modelli da seguire, ma nella maggior parte dei casi sono spesso volgari, maleducati... Se li frequentiamo per molto, tempo diventiamo sicuramente come loro e compiamo azioni che diversamente non avremmo mai fatto. Dobbiamo avere un dialogo sempre aperto con i genitori, solo loro ci possono indicare la via giusta. Dobbiamo affrontare e vivere la vita con gioia, anche quando ci sentiamo un po’ tristi. Al giorno d’oggi siamo molto impegnati a seguire la moda: vorremmo solo cose firmate: scarpe, pantaloni, maglie... Sembra che se non vesti così, ti debba vergognare. Qualche anno fa anch’io la pensavo così, ma ora ho capito che ben altro è importante. Io da grande vorrei continuare il mio cammino di fede, vorrei anche andare a Oxford, laurearmi a Londra. La vita è meravigliosa, ma è anche una continua sfida che dobbiamo affrontare e superare. Sono contenta di vivere nel mondo in cui mi trovo.

Cecilia Fraternali - classe I A

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Secondo me, la poesia di madre Teresa di Calcutta è molto bella, perchè parla dei misteri della vita. Mi sono piaciute in modo particolare le seguenti espressioni: “la vita è amore” e “la vita è preziosa”. Secondo me, la vita è il dono più importante che ci poteva dare Gesù, perchè grazie alla vita ci possiamo divertire giocando. La vita non è sempre un cammino in pianura. A volte, si trova anche la salita e si deve scalare una montagna, ma quando vedi la vetta lì, a pochi passi, ti sembra di volare perchè dopo una salita ci può essere solamente una cosa, la discesa. Per questo la vita è un’avventura bellissima; però, bisogna viverla con amore, dolcezza e felicità perchè qui in terra ne viviamo solamente una e per un tempo limitato, quindi è importante non sciuparla, ma custodirla e viverla bene.

Alessio Pignocchi - classe II A

A me questa poesia è molto piaciuta, perchè parla di amore, gioia ma soprattutto della vita che ognuno di noi ha dentro il proprio cuore. Mi sono piaciute soprattutto due frasi della poesia: una, “la vita è vita, difendila” e l’altra, “la vita è promessa, adempila”. “La vita è vita” significa che ognuno di noi deve vivere la propria vita, difendendo i propri valori morali, la propria religione e la propria famiglia. “La vita è promessa” vuole aiutarci a capire che noi non dobbiamo mettere in pericolo la nostra vita, ad esempio con la droga, perchè Dio ce l’ha donata e l’ha fatto per amore. Madre Teresa, per me, è stata “una piccola Grande suora” perchè ad ogni persona ha donato il suo aiuto e il suo amore soprattutto ai più poveri, come ha fatto Gesù. Certo Gesù non lo può battere nessuno, ma Madre Teresa amava moltissimo Gesù, pregava notte e giorno e Gesù l’aiutava a compiere la sua missione. Tutto il mondo ha amato la semplicità di questa donna, la sua umiltà, la sua dolcezza , la sua riservatezza perchè non si è mai sentita superiore a qualcuno e non si è sostituita ai “potenti”. Mi dispiace solo non averla potuta conoscere, perchè nel settembre del 1997 è morta; però posso conoscerla attraverso libri, film e

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documenti che parlano di lei e delle sue opere per “cogliere” quella forza e voglia di vivere, nel rispetto degli insegnamenti di Gesù e dei suoi messaggi di amore, di pace, di gioia, di libertà e di vita.

Cristina Leporoni - classe II A

La vita è un grande dono che ci viene affidato, una grande opportunità che bisogna cogliere nel migliore dei modi. È sicuramente un regalo meraviglioso da ammirare in tutti i suoi minimi particolari. Inoltre Madre Teresa di Calcutta ha voluto evidenziare che “la vita è un sogno” e, quindi, è necessario trasformarlo in realtà. Il nostro vivere quotidiano riserva delle insidie da affrontare con coraggio e, quando si presentano dei momenti di tristezza, è fondamentale reagire con forza e superarli, pensando alle sofferenze di Cristo in Croce. La vita è preziosa e unica; per questo bisogna saperla custodire con cura. È molto importante donare alle persone l’amore perchè un giorno si verrà ricompensati. È anche un mistero da scoprire e, rischiando, è possibile entrare come all’interno di una sfera magica: si possono vivere avventure meravigliose. Secondo il mio parere, questa poesia è fantastica e ricca di insegnamenti

Elena Tricoli - classe II A

Madre Teresa di Calcutta vuole trasmettere a tutti noi quanto è importante e prezioso questo dono di Dio Padre e, quindi, non dobbiamo prendere la vita in modo superficiale, come fanno molti di noi. Mi dispiace per le persone che non danno importanza alla vita stessa: alcuni per cambiarla fanno cose poco belle o superficiali e dopo si ritrovano con una vita sciupata e senza senso. Come dice Madre Teresa di Calcutta, la vita bisogna custodirla, affrontarla, difenderla, accettarla, goderla e la cosa più importante è compierla, perché la vita è un dovere. Questa poesia è molto bella perché evidenzia le caratteristiche della tua vita che non hai mai pensato che potevano avere significati così intensi. Prima di leggerla non avevo mai fatto tutto ciò, cioè pensavo solo a me stessa e alle cose che dovevo fare; però, ora, ho capito che tutto quello che faccio, che ho e che farò sarà grazie al dono della vita, perché senza quella nulla è possibile. La parte più bella della poesia, che mi ha colpito particolarmente è: “La vita è un dovere: compila”. E’ una frase molto corta, ma molto intensa, piena di pensieri e sentimenti.

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Tutti i giorni dovremmo ringraziare Dio Padre per questo dono prezioso e importante che ci ha fatto. Sono felice di avere scoperto una poesia così piena di significati sulla vita e spero che nella crescita possa imparare altro da Madre Teresa di Calcutta, perché scrive poesie molto semplici, ma chiare, importanti e ben comprensibili.

Federica Giovagnoni - classe II A

Questa poesia mi è piaciuta molto, perchè la vita è un bene prezioso, da non sprecare, ma da vivere. Il pezzo che mi è piaciuto di più è quello in cui si dice che la vita è un mistero perchè non sai mai quello che ti può accadere durante il suo percorso lungo o breve che sia. È davvero un mistero! La vita è un gioco, da scoprire e da vivere; è bello e significativo anche divertirsi. La vita è piena di sentimenti, gioie, dolori, dolcezza e serenità. La cosa più bella è quella di vivere tutti insieme all’interno di una famiglia, sentirsi amati e coccolati da quanti ci sono attorno. Insieme affrontiamo il dolore e le avventure che possono capitarci, perché uniti siamo più forti. In questo modo è più semplice superare le prove e le difficoltà.

Giovanni Bono - classe II A

Questa poesia è stata scritta da Madre Teresa di Calcutta, ma lei ne ha scritte tante altrettanto belle. Madre Teresa è una suora che aiutava i malati e i bambini poveri; per me era una suora molto brava. La poesia che abbiamo letto in classe è molto bella perchè parla della vita di ogni giorno, la nostra vita. Nella poesia mi sono piaciute due versi; il primo è “la vita è felice, meritala”, e l’altro è “la vita è vita, difendila”. La prima frase mi ha fatto capire che gli egoisti non si godono la vita, loro non se la dovrebbero meritare perché pensano solo a loro stessi. Dio è buono e lì perdona; alcuni capiscono il perdono e comprendono perché hanno sbagliato; Allora iniziano ad essere felici. Chi non lo comprende continuerà ad essere chiuso nel cuore. La seconda frase mi ha fatto capire che noi dobbiamo difendere la nostra vita, cioè proteggerla nei momenti tristi, di solitudine e di paura; dobbiamo amarla, perchè senza amore non c’è vita. Rileggendo la poesia, mi è piaciuta anche un’altra frase, “la vita è un sogno, fanne una realtà”; mi ha fatto capire che se noi facciamo sogni molto belli e vogliamo che si avverino, spesso può capitare. Per me questa poesia è molto bella e ogni frase ha un suo significato.

Laura Leporoni - classe II A

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Questa poesia-preghiera di Madre Teresa di Calcutta è la risposta alla domanda: che cos’è la vita? O per lo meno al quesito di come bisogna viverla. E’ proprio vero che la vita è un dono, un dono meraviglioso. La vita è un fenomeno che ti rende capace di provare emozioni, di sentire gioia o dolore. Ritengo la vita un vero e proprio regalo fatto da Dio verso di noi. Il compito di tutte le persone che vivono in questo mondo, è di affrontare ogni situazione con fede e responsabilità.

Cerco sempre di essere al massimo riconoscente a Dio e ammetto che non sempre ho agito nella maniera che lui mi ha insegnato. Tuttavia, proprio negli ultimi giorni sto capendo cosa significa il termine fede. Comprendo molto di più che quando io non mi comporto nel modo giusto, è Dio che mi fa notare le conseguenze. La vita non va sprecata, non va sottovalutata e non va presa in modo superficiale. Ogni giorno che si vive è un dono di Gesù e bisogna essere grati di viverlo sempre. E’ questo che cercherò di fare; vivere la vita come un dono, il regalo più bello che ci sia.

Marco Tansella - classe II A

La poesia, che abbiamo letto in classe, mi fa capire il significato della vita. Infatti nella vita puoi avere mille opportunità, ma bisogna saperle cogliere con amore e senza mai scoraggiarsi davanti agli ostacoli. La vita è bella; è come un albero che cresce piano piano e affronta tempeste e bufere senza mai cadere. La vita è una sfida continua e bisogna saperla affrontare con dovere. La vita è preziosa, è ricchezza e è il tesoro più grande che abbiamo, è amore verso Dio. La vita è un’avventura continua da affrontare. La vita è croce e bisogna abbracciarla, portandola su di noi come ha fatto Gesù per aiutarci e salvarci. Secondo me, Madre Teresa di Calcutta è riuscita a capire il significato della vita e ha capito come trasmetterlo a tutti: è amore verso tutti, è fede verso Dio ed è responsabilità in quello che facciamo.

Olimpia Zeiler - classe II A

Questa poesia è stupenda, perchè ti dice come vivere la vita: nella vita si deve rischiare, perchè se non rischi non combini nulla! Non si riuscirebbe nemmeno ad uscire di casa. La vita devi difenderla e, come dono, accettarla e renderla meravigliosa, non buttarla via come fanno molti, che si drogano, rubano...

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La prima frase: “La vita è un’opportunità, coglila!” fa capire che nella vita di opportunità non ce ne sono in abbondanza e quelle che hai, le devi prendere al volo. Se il Signore ti chiama, tu devi lasciare tutto e seguirlo: non puoi rispondere “aspetta un secondo” o “prendo ciò che mi serve, poi arrivo”, perchè poi non ripassa! “La vita è una sfida, sfidala!”. Quante volte veniamo messi alla prova da Dio e nemmeno ce ne accorgiamo! La maggior parte delle volte le superiamo con un cattivo esito. Ad esempio: se uno sta molto male, se la prende con Dio, stando ancora peggio e non pensa: “Mi sta mettendo alla prova per farmi capire qualcosa che nella vita, fino ad ora, ho tralasciato”. In tutto ciò che ci accade c’è sempre un motivo e ogni minuto della nostra vita è un minuto da vivere per cercare la felicità vera, altrimenti Dio non l’avrebbe creata! “La vita è un mistero!”: perchè anche i bambini si domandano: “Ma perchè io ci sono?” o “Cosa devo fare nella vita?” “A cosa mi chiama Gesù?”. È davvero un mistero da scoprire e quelli, che rimangono più bambini dentro, sono coloro che “entrano” di più in questo mistero; sono coloro che vogliono capire e conoscere, poiché i bambini essendo appena arrivati al mondo sono molto curiosi e chi resta così, bambino, è davvero una persona che ha la volontà. La frase più bella per me è: “La vita è un inno, cantalo!” perchè ti fa capire l’allegria e la bellezza della vita.

Sara Piersigilli - classe II A Madre Teresa di Calcutta ci spiega che la vita è un dono prezioso che dobbiamo vivere; la vita è amore, quindi bisogna amarla. La vita è anche gioco, bellezza... da godere e scoprire. La vita è un dono prezioso che Dio ci ha fatto e con essa ci ha donato la capacità di saper amare e perdonare. Nella vita noi crediamo che vada tutto bene, ma noi non lo possiamo mai sapere ci possono essere strade più brutte o strade più belle. Noi possiamo avere nella nostra vita momenti di oscurità, non possiamo sempre avere la vita comoda e facile come una strada in pianura ma in certe situazioni affrontiamo un percorso difficile in salita. Secondo me, Madre Teresa di Calcutta ci insegna che nella vita non siamo soli dall’alto Dio conduce i nostri passi incerti e ci sostiene.

Diletta Perilli - classe II A Questa poesia mi piace perché ci dice che cos’é la vita e cosa dobbiamo fare per viverla appieno. Le frasi che mi sono rimaste nel

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cuore sono: “la vita é un avventura” e “la vita é un sogno”. Quella che mi é piaciuta di più é il paragone con l’avventura, perché affronterei qualunque cosa anche a costo di grandi sacrifici. Una volta mi era successo a Folgaria, sul monte Carlo; avevo una paura incredibile, però decisi di affrontare la montagna nonostante i pericoli. Anche il paragone con il sogno mi interessa perché,quando andiamo a dormire, sogniamo sempre qualcosa, soprattutto ciò che più desideriamo. Dobbiamo far si che questi sogni diventino realtà e, così, scopriremo se quello che abbiamo sognato é meglio o peggio di quello che avremmo realizzato! La frase che mi ha interessato molto di questa poesia é “la vita é una lotta, affrontala”, perché, quando avevo otto anni ebbi un incubo: ero in un cimitero, dove rinascevano i morti ed ero circondato anche da streghe, però decisi di affrontarli. Nella vita, a volte, bisogna combattere il male. Solo così potremmo diventare coraggiosi.

Emilio Galletti - classe II A Questa poesia mi è piaciuta molto. Madre Teresa di Calcutta ha scritto una bellissima poesia. La strofa che mi è piaciuta di più è: “la vita è un sogno, fanne una realtà!”, perchè, io ho tanti sogni nel cassetto, però non riesco a farne avverare neanche uno. Io da grande vorrei diventare una cantante oppure fare la stilista. Mi piace molto cantare, però mi vergogno. Un giorno, dopo aver finito di fare i compiti , non sapevo cosa fare; così ho preso stoffa, forbici e un po’ di colla e mi sono messa a far vestiti per le barbie. Mia mamma, invece, dice che io dovrei fare la maestra della scuola d’Infanzia, perchè mi piacciono molto i bambini. Insomma io ho tanti sogni, però non ho ancora buona volontà. Sé continuerò su questa strada di apatia e indolenza, non ne realizzerò nemmeno uno.

Giovanna Bello - classe II A

La poesia di Madre Teresa di Calcutta mi ha fatto capire che la vita non è solo noiosa, facendo sempre le stesse cose quotidiane , ma è bella e giocosa, soprattutto quando ti trovi con nuovi amici. La vita dal punto di vista di Madre Teresa è un dono di gioia e di avventura che Gesù ci ha fatto. Ci sono momenti difficili e di sofferenza nella vita, ma sono proprio questi che ci fanno diventare grandi. Si può perdonare, ma i dispetti troppo grandi non si possono dimenticare facilmente; alcune volte l’amicizia però è più forte del dolore ed è proprio per questo che cresce. Ricordiamo, però, più le cose brutte che quelle belle; ma le une e le altre ci servono per

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crescere. Secondo me la vita è proprio come un labirinto: ci sono strade sbagliate, anche se ci fanno piacere e ci sono strade piene di gioia e di verità, anche se alcune volte ci fanno male. La vita è un paesaggio di pianure, colline e montagne: le pianure indicano tutti i momenti di allegria, le colline indicano tutte le paure superate, le montagne sono tutte le bugie e le azioni brutte insieme. La vita è una strada da percorrere all’insegna dell’amore.

Maria Florinbell Castro Alfonso - classe II A

Madre Teresa di Calcutta c’insegna che dobbiamo amare la vita che ci ha donato Dio, come ha fatto lei, e non sprecarla, perchè questo è il peggior peccato che si possa fare. La vita è opportunità, come dice Madre Teresa, è beatitudine, è sogno, è anche un gioco... In poche parole dobbiamo sfruttare tutti i doni che la vita ci offre, perchè anche essa lo è ed è quello più prezioso. Le frasi che mi hanno colpito di più della poesia di Madre Teresa sono tre: quella del gioco, del mistero e dell’ avventura. La vita, come dice Madre Teresa di Calcutta, è tutto e noi dobbiamo impegnarci al massimo per non gettarla nel regno del peccato e del demonio. Dobbiamo aiutare chi è in difficoltà e chi non vive la sua vita nell’amore. Dobbiamo contribuire a salvare il mondo dal peccato, dall’odio, dalla guerra, lasciando il posto all’amore, alla pace, alla fede, alla speranza e a Dio.

Riccardo Grilli Cicilioni - classe II A

Madre Teresa mi ha molto colpito, perché conoscere la sua vita e il suo pensiero mi ha trasmesso grande emozione, gioia e forza Madre Teresa è stata una santa che con la sua forza ha rivoluzionato la storia; ha fatto da madre a tantissimi bambini poveri in tutto il mondo, soprattutto Calcutta.Se io mi trovassi ai piedi di una montagna e la dovessi scalare per tornare a casa,mi farei forza e la scalerei. Nella vita ci sono così tante prove da superare,sono,a volte una dietro l’altra e ci vuole tantissimo per superarle tutte, mentre altre sono piccole e con un po’ di coraggio si superano. Madre Teresa è stata una persona che ha superato qualsiasi prova; secondo me, è stata una delle poche persone che ha capito il vero senso della vita, cioè aiutare il prossimo come ha fatto Dio attraverso Gesù.La morte per Madre Teresa è stata solo l’inizio della vita, non aveva paura di morire come tutte le altre persone, perché era vicina al Signore e aveva fiducia in Lui.

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Grazie a Madre Teresa ora sappiamo che la vita bisogna viverla pienamente, così impariamo ad apprezzarne il vero dono e il vero significato.

Sarah Olimpia Sardone - classe II A La preghiera scritta da Madre Teresa di Calcutta e’ molto bella e significativa perchè ci insegna a vivere la vita ogni giorno nel migliore dei modi; una delle frasi che mi ha colpito di più e’ stata “la vita è un gioco, giocala”, questo ci dice che per vivere bene bisogna essere felici, ma non dobbiamo per questo gettare la spugna nel momento più difficile. Un’altra frase che mi è piaciuta è “la vita è croce, abbracciala” è un espressione significativa, perchè per noi Gesù è morto sulla croce. In fine, la frase più bella è “la vita è vita, vivila, vivila”: perchè è preziosa e bisogna custodirla come una perla. Se si rompe o se viene graffiata non potrà più splendere come prima; questo sarebbe un vero danno. L’unico che può togliere la vita è Dio. Secondo me, dovremmo imparare tutti da Madre Teresa di Calcutta, perchè ci insegna ad avere cura della vita, anche nei momenti più difficili, quando ci sentiamo tristi. Pensiamo a Gesù, che è morto per il nostro bene, e ricordiamoci che la nostra sofferenza non è niente a confronto della sua che continua ancora a liberare e a salvare.

Anastasia Carlotta Pesce - classe II A Madre Teresa di Calcutta, nella sua bellissima poesia, ci esorta a vivere la vita come un grande dono e a cogliere le opportunità che essa ci offre. La vita, infatti, ci regala tante emozioni, belle esperienze, sorprese piacevoli, incontri fortunati e noi dobbiamo imparare a godere di ogni cosa, anche la più piccola; dobbiamo saper apprezzare ogni momento della giornata: la parola detta da un amico, un abbraccio della mamma, un bel voto a scuola, il sole che illumina la stanza... Dobbiamo mettere da parte la tristezza causata da qualche sconfitta o dalle difficoltà che incontriamo sul nostro cammino; dobbiamo imparare a vivere con gioia, pensando a tutto ciò che di bello la vita ci regala!Dobbiamo anche essere coraggiosi e affrontare le sfide che essa ci riserva senza paura, perché non siamo soli; possiamo sempre confidare nell’aiuto di Dio che ci ama. Dobbiamo coltivare i nostri sogni e avere progetti ambiziosi; dobbiamo impegnarci affinché diventino realtà, perché la felicità va costruita e meritata, come dice Madre Teresa. Infine, dobbiamo sempre schierarci a difesa della vita, perché è il bene più prezioso che abbiamo e nessuna difficoltà deve farci perdere la voglia di vivere!

Christian Barone - classe II A

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Passa il giorno

e la pena degli uomini, solo l’eco rimane,

sonora, splendida, arcana, unica presenza

pone sé alla storia e la storia in Dio,

per un fluire eterno. Ma il fiore della costa

freme nella fuga d’una serie d’istanti, una donna lo coglie

e lo diserra in un amore denso di vita.

Teresa Mazzarella

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È sbocciato un fiore... Io sono stata il primo piccolo fiore a sbocciare nella mia famiglia, dove poi ne sono fioriti altri tre (i miei fratelli). Il suo profumo ha... ho portato: profumo di allegria e di famiglia... profumo di gioia e di felicità... profumo di Dio nella creaturina piccola ed innocente quale ero. Aperto al dono della grazia... ho ricevuto il battesimo... la comunione... ed ora sono pronta a ricevere lo Spirito Santo, attraverso la Cresima. Ha espanso la sua corolla... sono cresciuta non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, molto grazie alle Maestre Pie Venerini che mi hanno accompagnato e consigliato in questo difficile cammino, i miei amici, la mia famiglia... È parte vitale di un grande i fiori più importanti del “mio giardino” giardino: il mondo sono: i miei amici, la mia famiglia, il mio gruppo di ginnastica... Quali colori far vorrei far rifulgere... rifulgere dal tuo fiore... il rosso dell’amicizia e dell’amore; l’oro del perdono; il fuxia della vitalità; l’azzurro della forza e della sapienza; il verde della speranza e della gioia

e il bianco della purezza.

Sara Piersigilli - classe II A

In un’isoletta dispersa nel mare è nato un fiore che adora al sole e si chiama Girasole. E’ nato in forza di tutto l’amore dei suoi genitori. E’ cresciuto con un sacco di amici che gli stanno sempre vicino, soprattutto quando ne ha bisogno. Girasole aveva un aspetto magnifico perchè era giallo e arancione. Lui odorava di tenerezza ed irradiava allegria, felicità e anche simpatia .

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Il suo profumo dava anche l’ idea di quanto volesse bene ai suoi genitori e ai suoi parenti. Odorava anche di una amicizia mai vista prima. Profumava anche di una grande compassione per chi ne ha bisogno. Girasole è cresciuto sia fisicamente, sia caratterialmente, sia spiritualmente, infatti ha ricevuto il battesimo e ha anche fatto la confessione e la prima comunione, però lo aspetta ancora la cresima. Girasole è diventato un ragazzo responsabile ed è diventato fortissimo, i suoi petali sono grandissimi di un colore magnifico, una specie di giallo con sfumature arancioni, sembra quasi il sole durante l’alba e da una sensazione di gioia, di allegria e di felicità. Girasole di recente ha avuto anche il dono della cresima e finalmente è entrato a far parte di una grande famiglia, anzi del mondo cioè il mondo cristiano di cui è fiero di farne parte, per questo cercherà sempre di seguire la volontà di Gesù per tutta la sua vita. Girasole man mano che si espande si illuminerà di tutti i colori caldi perché danno un forte senso di gioia, di felicità, di pace , di speranza e unione fraterna . E’ questa finora la vita di Girasole .

Alberto Lucchetti - classe II A E’sbocciato un fiore, nel giardino di Dio, è stato creato per diffondere pace e fratellanza nel mondo. Il suo profumo ha portato gioia nel cuore dei suoi familiari ed allegria in tutti quelli che gli vogliono bene e che lo amano così com’è. Si è aperto al dono della Grazia con il Battesimo e ha fortificato questa gioia con la prima Comunione che lo ha reso più forte. Ha irrorato ed espanso la sua corolla con l’educazione, senza ostacolare gli altri e con i principi dell’amicizia e della grazia si è espanso ed ha portato con sé petali colorati e profumati, espandendo gioia, pace e serenità. E’ parte vitale di un grande giardino: il mondo...che lo aiuterà ad esprimersi e a occupare un posto significativo nel grande giardino della vita. Quali colori vorresti far rifulgere dal tuo fiore?... Vorrei far risplendere l’amore, la pace, l’amicizia e la fraternità, aiutando chi ha spento i suoi colori a riaccenderli e a farli rifulgere.

Anastasia Carlotta Pesce - classe II A Quando sono nato non vedevo, non parlavo e non capivo, ero piccolo, piangevo spesso: era per quel buio che mi perseguitava. Ero felice solo di una cosa: il calore del sole che riscaldava la mia superficie e il vento che mi cullava rilassandomi, facendomi dormire. La mia presenza in famiglia ha portato allegria e felicità, ma soprattutto responsabilità e attenzione. Tutti mi coccolavano, mi accarezzavano, mi toccavano; avevo affetto, ero una ragione per cui vivere.

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Crescendo a mano a mano ho iniziato a capire, a vedere la luce, ad essere felice, a giocare, a parlare. Era una sensazione straordinaria, ero libero, mi sentivo libero: era fantastico! Crescevo sempre di più; la mia corporatura si ingrossava, ero più forte, riuscivo a muovermi , a giocare, a divertirmi con gli altri. Sono diventato parte vitale di un giardino quando ho ricevuto i sacramenti che mi hanno fatto crescere e capire, quanto siano importanti le cose che mi circondano e ad osservare tutto questo con più attenzione. Spero di diventare qualcosa di grande, una persona a cui si deve portare rispetto e di cui ci si possa affidare.

Gaetano Verdoni - classe II A Undici anni fa è sbocciato un fiore di nome Federica, in un grande giardino di Jesi, il16 gennaio 1999. Il suo profumo ha portato allegria e felicità ai suoi genitori, a sua sorella e ai suoi nonni, felici di poter ammirare un altro bel fiore appena sbocciato. Il suo cammino di fede è incominciato con il battesimo fatto in presenza della sua famiglia; poi è continuato così la comunione insieme ai suoi amici. Si sta aprendo alle esperienze della vita, affrontando le difficoltà e apprezzando le amicizie e la sua famiglia, dando e ricevendo un sacco di affetto. Federica crescendo ha scoperto la meraviglia del mondo, conoscendo nuove amicizie e aspettando di fare nuove esperienze. I colori che le piacerebbe far rifulgere sono il giallo che esprime la luce e il verde che esprime felicità e la speranza a tutti quelli che ti circondano e che ti vogliono bene.

Giovagnoni Federica - classe II A

Il 19 aprile 1998, in un giardino pieno di fiori bianchi, è nato un fiore, ma questo non era bianco, era fuksia e lo chiamarono Laura. Il profumo di Laura ha portato gioia ai suoi nonni, felicità ai suoi genitori e ha riempito il cuore dei suoi parenti: erano tutti felici. Al battesimo Laura stava in braccio alla sua madrina, ma quando le stava versando l’acqua benedetta sulla fronte, stava in braccio alla madre. Tanti anni dopo doveva fare la comunione, in quel giorno la madre era felicissima, invece al padre non importava quasi niente. Piano piano questo fiore è cresciuto ed è diventato

una ragazzina. Questo fiore ora ha 12 anni e mezzo.

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In questo giardino enorme c’erano giochi e ragazzi che ci andavano a giocare. Laura intorno a lei vedeva case, alberghi, scuole e anche il mare, in cui ogni estate i suoi genitori ce la portavano sempre. Un giorno Laura stava giocando e parlando con altri fiori, sua sorella gemella e la sua sorellina più piccola. Questo giardino era per lei tutto il mondo con tanta gente che le voleva bene.

Laura Leporoni - classe II A É nata una nuova vita, è sbocciato un fiore in un oscuro giardino a portare quel pizzico di luce che, man mano che altri fiori sbocciano, illumina sempre di più il giardino... Questo giardino è di un padrone amico dei fiori che quando si seccano li taglia, per non farli soffrire. Il suo profumo ha portato un raggio di luce nell’oscuro giardino... Lentamente la nuvola oscura se ne va, ma ce ne saranno tante altre ancora... Un giorno questo fiore ha indossato dei petali bianchi ed ha mangiato per la prima volta la linfa donata dal padrone, una linfa molto più risanante delle altre ed ha imbevuto le sue radici di un’acqua più dissetante delle altre... Un fiore, prima di iniziare a seccarsi, deve alzarsi e far crescere le sue radici, far aprire i suoi petali, deve far cadere i suoi semi sulla terra fertile e vedere la vita dei suoi figli come la sua... Senza quel fiore, non sarebbero nati i fiori suoi figli, suoi nipoti ed ancora generazioni ed il giardino sarebbe sfiorito, sarebbe come se fosse arrivato l’inverno... Questo fiore vorrebbe essere “fecondato” e fare tanti altri piccoli fiori, come sua madre prima di lui e così via, facendo giungere nell’oscuro giardino altri piccoli e lucenti raggi...

Romani Lucia - classe II A

L’11 ottobre 1998 è nato un fiore di nome Gigliola, da piccola era circondata dai fiori ormai vecchi, per questo quando iniziò a camminare era timida, ma l’idea di farsi un amico era troppo forte e per questo raccolse tutto il suo coraggio e si fece tre amici. Il suo profumo ha dato ai cuori della gente un po’ di allegria e soprattutto molta simpatia con le sue barzellette da primo

premio. Si fece, così, molti amici nuovi e adesso si trova vicino a Laura, una sua amica.

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Adesso Gigliola è diventata grande ed è pienamente sbocciata, tutti possono vederla. Un giorno si è aperta soprattutto alla grazia e cosi ha donato a Gesù una cosa molto bella: la sua fiducia con il battesimo. Un giorno vedendosi, era tutta sporca e brutta e così decise di pulirsi bene come la sua mamma faceva quando era piccola. Pulendosi le macchie era pronta per la sua prima comunione Dopo un po’ si accorse che era circondata da molti altri fiori e cosi fu felice di avere molti vicini, rendendo il giardino più bello, facendo cose buone e giuste per il giardino e per se stessa. Quali colori vorresti far rifulgere dal tuo fiore? Gigliola, aperti molto bene i suoi petali, doveva scegliere i colori da esprimere: il rosso sinonimo d’amore, il giallo segno dell’amicizia; il verde simbolo della salute ed infine il bianco per dimostrare che crede in Dio.

Maria Florinbell Castro Alfonso - classe II A È sbocciato un fiore bellissimo in un grande giardino. Con sé ha portato allegria e gioia che si diffondono a cerchi sempre più ampi. Il suo profumo piacevole, pieno di gioia ha trasformato il lungo silenzio in una grande festa dove hanno partecipato tutti portando con sé felicità. Questo fiore si è aperto al dono della grazia ricevendo il battesimo e successivamente la prima comunione aprendo così il suo cuore al Corpo di Cristo, morto per noi. Ha irrorato ed espanso la sua corolla con saggezza ed educazione, seguendo la regole e senza mai esprimersi con prepotenza. Con i suoi petali dai colori più belli ed originali ha portato fragranza, amore e pace. Il fiore si è adattato al grande giardino riconoscendo i pericoli e le persone, rispettando gli altri con tutti i loro doveri e diritti senza mai mettersi contro. I petali di questo fiore sono colorati di gioia, letizia, pace, amore e amicizia. Facendo risplendere in tutto il mondo i suoi colori vivaci e lasciando un tocco di tenerezza con il suo profumo unico.

Olimpia Zeiler - classe II A E’ sbocciato un fiore nel cuore del deserto del Sahara; è un fiore particolare che ha viaggiato molto tra erba e sabbia, fino ad arrivare a fianco di due palme inseparabili. Il suo profumo ha in sé le tre fragranze più importanti cioè quella dell’amore, della dolcezza e della speranza. Il più bel giorno della sua vita è quando una signora che tornava dal pozzo, gli versò un po’ di quel liquido in testa fino a che gli tolse tutta quella malta che gli si era accumulata addosso. Qualche mese dopo, l’orchidea uscì allo scoperto ammirando i suoi primi raggi ultravioletti che lo faranno diventare sempre più bello e forte. Il secondo giorno vide di nuovo la stessa donna con la brocca, che lo prende e lo regala al suo carissimo amico, il re che lo trapianterà nel suo grande giardino immenso. Il fiore diventò sempre più grande alto e bello: dopo tanti

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giorni si staccò dalle due palme, trovando un fiore della sua stessa specie e facendo germogliare altri fiori simili.

Alessio Pinocchi - classe II A

In un ospedale, era tutto assonnato per il grande evento. Era ricoperto ancora dalla cotiledone, che andò via lentamente. Ha portato gioia, emanando un odore di nuovo, rinnovamento nel gran vaso. Un forte vento lo mandò ovunque, facendo arrivare la grande notizia alle piante vicine. Un giorno fu innaffiato e sentì una mano che lo coglieva per metterlo in un giardino immenso, dalla terra fertile, dai fiori dal lungo stelo, con petali d’oro,

dicendogli che sarebbe tornato , ma un istante si risentì nel suo cupo vaso. Qualche anno dopo sbocciò e vide la luce del sole, il vento che gli accarezzava la testa, le voci delle altre piante, ma si rese conto che non era ancora tutto. Poi uscì e fu piantato in un giardino più grande. Capì che non sarebbe stato come quello che aveva già visto e che solo poche volte si vedevano piante dai petali dorati, anche se la maggior parte faceva finta. Vorrei far fiorire un giallo di simpatia, per mostrare al mondo sempre un sorriso. Anche il colore blu che indica tranquillità, per rilassare e far passare le paure .

Gianni Battista Sardone - classe II A

È sbocciato un fiore su un bel prato colorato, portando gioia ai parenti e sopratutto ai genitori. Questo nuovo fiore è un bellissimo tulipano giallo. Il suo profumo ha portato gioia,felicità e amore in tutti i parenti. Con la sua nascita tutti sono felici, in casa c’è un altro essere vivente. Si è aperto al dono della Grazia ricevendo il dono del battesimo, la comunione e seguendo le lezioni di catechismo, quindi è diventato un bravo cristiano. Ha irrorato ed

espanso la sua corolla crescendo di giorno in giorno, maturando e prendendo le proprie responsabilità. E’ parte vitale di un grande giardino e quindi ora fa parte del mondo come tutti gli altri fiori, avendo una grande responsabilità .

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Adesso questo fiore ha molte cose da mettere in mostra, come il carattere, la personalità e la propria bellezza che riflette al sole. Giovanni Bono - classe II A Il 19 aprile 1998 ad Ancona è nato un fiore. Il fiore si chiama Cristina. Cristina, cioè il fiore, ha portato tanta felicità in famiglia, illuminando il cuore di mamma e papà. Il 30 agosto del 1998 sono stata Battezzata nella chiesa dei frati a Falconara ed ho ricevuto il primo Sacramento. Battezzandomi con l’acqua del Giordano. La fede di mia madre ha fatto sì che ogni Domenica, sin da piccola partecipassi alla Santa Messa. Questo cammino mi ha irrorato il cuore. Nel maggio 2008 ho ricevuto il Sacramento della Comunione, facendo crescere quel giardino meraviglioso di fede e di amore che possiamo e dobbiamo trasmettere al mondo senza vergognarci di amare Gesù. I colori dell’arcobaleno sono quelli scelti da me per camminare nel mondo, perchè pur essendo colori diversi “camminano” insieme, irradiando una luce armoniosa in un semicerchio che abbraccia il mondo: ricchi, poveri, malati, anziani, disabili.

Cristina Leporoni - classe II A Lungo una prateria che più verde non si può nacque tempo fa un fiore. Si chiamava Marco ed era un piccolo tulipano. Era rosso come il calore, giallo come il sole, blu come il cielo di primavera e bianco come le nuvole. Marco era nato colorato e profumato. Il suo profumo ha addolcito tutti i cuori dei fiori vicini, che lo riempivano, espandendo i loro colori e il loro affetto delizioso. Marco era amichevole e man mano che cresceva acquisiva tutto il polline che trasmetteva alle api più piccole e più giovani. Maturò con gli insegnamenti di Dio che apprese e approfondì confessandosi tramite margherite sapienti che lo perdonarono con la grazia di Gesù. Fece conoscenze con gli altri fiori giovani e simpatici come lui. Era diventato un fiore carico di linfa. Marco, ora, sta trasmettendo tanto affetto di fiore in fiore e ha trovato tante viole e margherite simili a lui con cui convivere. Si è ambientato meravigliosamente in questa grande distesa colorata e ogni giorno sboccia in lui qualche piccolo germoglio che lo aiuterà a vivere. Vorrei far risplendere nel miglior modo possibile i colori di questo fiore e caricarlo di linfa e polline affinché i fiori più giovani ne possano fare un buon uso indispensabile nel loro lungo cammino di vita.

Marco Tansella - classe II A 36

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. Sono nato il primo di ottobre del 1998, rendendo felicissimi i miei genitori e tutti i miei parenti, perché sono stato il primo della mia famiglia e anche il primo cugino dei miei due più grandi. Sono venuto al mondo a Roma. Il mio segno zodiacale è la bilancia. Successivamente sono nati altri due fratelli e una sorella: Lorenzo il ventidue giugno del 2000 ed è del cancro, Vittorio il ventisei settembre del 2003 ed è della bilancia, come me, Francesca il ventiquattro gennaio del 2009 ed è dell’acquario Mi sono battezzato quando avevo un mese e mezzo nella chiesa di Tarano, un paese vicino Roma, dove mio nonno possiede un agriturismo. Sono felice di essere diventato figlio di Dio. Mi sono aperto al mondo: a 14 mesi, ho fatto i miei primi passi, verso i 2 anni ho iniziato a dire le mie prime parole, a tre anni ho cominciato la scuola materna dove sono rimasto per tre anni. Ho frequentato la scuola Primaria e la prima classe della Secondaria di I Grado a Roma, alla “Tommaso Giuseppe Walsh”. In questi nove anni ho conosciuto molte persone, ho cominciato ad avere i primi amici, a confrontarmi con loro. Sono ancora un ragazzo di 12 anni per cui non ho certo dato un grosso contributo alla società, ma sono parte vitale di un giardino per me molto importante: la mia famiglia. Da grande vorrei distinguermi nell’ambito della zoologia, perchè mi piacciono gli animali, soprattutto quelli più rari e strani. Vorrei studiare i loro comportamenti, osservarli nel loro habitat naturale. Vorrei che la mia famiglia restasse sempre unita, anche quando ognuno prenderà la sua strada. Riccardo Grilli Cicilioni - classe II A

Sono nata il ventisei maggio, alle quattordici e cinquantasei del pomeriggio, il mese della lavanda. Io sono sbocciata poco prima di Gianni, eravamo due fiori meravigliosi, uno rosa ed uno blu. Quando siamo nati casa nostra era come un prato verde molto ospitale, c’erano gigli, margherite e girasoli, i cosiddetti nonni, zii e

cugini. Portammo gioia e serenità a tutti i presenti che assistettero alla nostra nascita. Crescevamo, e, nel 1999, ci battezzarono. Erano tutti felici che eravamo entrati a far parte della famiglia di Dio, nella grazia del Signore e per la prima volta vidi dei maestosi tulipani neri e bianchi, che più tardi all’età di tre anni capii che erano suore e sacerdoti. Più tardi la lavanda si è aperta, cambiando colore, diventando da rosa a viola, ciò voleva dire che stavo crescendo insieme al mondo, stavo cambiando .

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Negli ultimi anni, dal duemilanove al duemiladieci, la mia vita è cambiata radicalmente: ho fatto tantissime scoperte, tra cui ho conosciuto dei fiori stranissimi, l’uno diverso dall’ altro: questi fiori erano i miei amici… Il giardino è diventato molto più grande, intorno a me, ora c’è il mondo, non sono più semplicemente in una serra ,ma in un prato immenso . Gli anni della mia infanzia sono trascorsi velocemente e senza grandi intoppi. Ho fatto molte scoperte tra cui quella che ogni persona è diversa dall’altra così come i fiori: in vita mia non ne ho visto nemmeno uno identico all’altro. Essi sono come le persone: quelli marci e secchi sono dannosi per il mondo e bisogna evitarli; quelli sani e profumati si possono cogliere, perchè essi migliorano il mondo con il loro profumo intenso di gioia e di amore.

Sarah Olimpia Sardone - classe II A Il 3 ottobre del 1998 è sbocciato in un grande giardino di Ancona, un fiore di nome Elena. Esso è piccolo e debole, per questo ha bisogno di essere protetto. Il suo profumo ha portato tanta gioia a tutti i familiari in particolare ai genitori che si sono commossi e rallegrati nel vedere il loro fiorellino sbocciare e crescere ogni giorno di più. Il 16 gennaio del 1999 questo piccolo fiore si è aperto al dono della Grazia di Dio, ricevendo il sacramento del Battesimo. Parenti ed amici si sono riuniti per festeggiare questo grande evento. Ha irrorato la sua corolla crescendo con lo studio e gli insegnamenti dati dai suoi genitori. Grazie alla curiosità e alla sua voglia di conoscere, è diventato un fiore robusto e pronto ad affrontare il mondo. In questo grande giardino della vita il fiore dovrà aprire completamente la sua corolla, per affrontare le varie difficoltà e per aiutare gli altri. Dal fiore dovrà rifulgere il verde della speranza per un mondo migliore, senza ingiustizie e malvagità nei confronti delle persone più deboli. Il giallo del sole che rifulge dal fiore dovrebbe illuminare, indicando la strada giusta da seguire.

Elena Tricoli - classe II A Un giorno nel bel mezzo di una città molto grande nacque un fiore. Esso portò la pace e la felicità alla città perchè in essa non c’era mai stato un fiore. Il suo profumo ha reso felice tutta la gente e la città divenne molto più bella. La gente ogni giorno lo andava ad annaffiare per evitare che esso si seccasse. Il fiore ricevette il battesimo, quando, in un giorno di sole, caddero delle gocce su di esso. La comunione invece avvenne quando delle molliche di pane speciale caddero sul fiore. Col tempo il fiore è riuscito a crescere molto, fino a toccare il cielo. Lì conobbe una verità, lui era fiero di conoscerla.

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Diventando grande scoprì, guardando dall’ alto, che lui non era solo, ma apparteneva ad un giardino grandissimo. Il fiore stanco allora decise di donare la sua vita per insegnare al fiore più giovane tutte le cose belle che lui aveva vissuto, e soprattutto che non era solo, ma era parte di un grande giardino.

Vitalik Pannelli - classe II A

E’sbocciato un fiore E’ sbocciato un fiore di nome Christian. E’ venuto alla luce il 24 luglio 1998, all’Ospedale Salesi di Ancona.

Il suo profumo ha... Ha reso felici mamma Tiziana e papà Santo, i

nonni e i parenti tutti. Si è aperto al dono Il 24 Settembre 1998, quando ha ricevuto il della Grazia... sacramento del Battesimo nella Chiesa di San

Gaspare del Bufalo. Ad accompagnarlo al fonte battesimale c’erano come padrino e

madrina i nonni materni. Ha irrorato ed espanso a 13 mesi ha cominciato a muovere i primi passi la sua corolla... e ad esplorare il mondo circostante. Poi sono

arrivati i primi giochi: gru, meccano, le costruzioni del lego e i primi libri cartoni sugli animali, la favola della buona notte, le scorribande con il triciclo e la prima biciclettina.

E’ parte vitale di un A tre anni ha cominciato a frequentare la scuola grande giardino: il mondo dell’Infanzia di Passo varano. Lì ha conosciuto

tanti nuovi amichetti ed ha imparato tante cose, grazie all’insegnamento delle maestre: Ester e Giuliana. Ha imparato i numeri, le letterine dell’alfabeto e anche le prime paroline in ingle

Quali colori vorresti far Crescendo, vorrei che questo fiore diventasse

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rifulgere dal tuo fiore... forte, coraggioso, bello ed ammirato da tutti, tenace e capace di resistere alle intemperie della

vita, ma anche gentile e generoso con i suoi simili.

Christian Barone - classe II A

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Quando ne sfiora i petali la carezza del sole

il grande fiore d’oro si ridesta alla vita,

e lento, grato del suo tepore, si volge alla sua luce nell’estasi dolcissima

d’amore…

Maria Bianca Curto 41

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Quest’anno sono andata a fare una vacanza con altri ragazzi ad Arabba, in provincia di Bolzano, organizzata da Comunione e Liberazione, insieme anche a due miei cugini, senza i genitori, ma con degli adulti che ci accompagnavano. Le montagne: Il luogo dove siamo stati era quasi incantevole, con grandi montagne e splendide valli e di fronte a quello spettacolo che esprimeva la grandezza di Dio, mi sentivo estremamente piccola. Le riunioni: La sera ci si riuniva in una grande sala, quasi 200 ragazzi di tutte le Marche. Era un momento bellissimo, sempre guidati da adulti in gambissima. Ci hanno spiegato e fatto capire, tra le altre cose, che Dio ci aveva fatto tanti doni. L’insegnamento: Ci hanno detto che tutto quello che vedevamo, era lì, per noi, per farci vedere quanto Dio ci amava. Ci ha amato talmente tanto da dare Suo Figlio per la nostra salvezza. Dolci ricordi: Grazie a quel viaggio ho potuto capire una cosa importante per la mia vita cioè che il Signore ci vuole davvero un gran bene. Comunque lì ho incontrato amici fantastici con cui mi sono divertita un sacco. E’ stato un lungo viaggio, ma ne è valsa la pena.

Benedetta Bruni - classe III A

Partenza ed arrivo: In estate io ho vissuto molte situazioni incredibili, ma anche gioiose e dolorose. Io, mamma e papà abbiamo vissuto in Giordania per tre anni ed era arrivato il momento di salutare i miei amici e quelli dei miei genitori. Siamo partiti con un volo diretto da Roma alle 11:00 del 25 Agosto 2010. Notte in hotel: Siamo arrivati, dopo vari vuoti d’aria in aereo e peripezie, alle 15:30. Siccome eravamo molto stanchi, siamo subito andati in hotel. La stessa sera eravamo alla reception dell’hotel, dove soggiornavamo e abbiamo assistito ad un vero e proprio matrimonio giordano. È stato molto divertente e interessante. Saluto alla classe: L’indomani mattina era tempo di salutare i miei compagni di classe. Appena sono entrato in classe sono tutti venuti ad abbracciarmi e augurarmi buon viaggio, dato che io e i miei genitori dovevamo partire l’indomani mattina. Un altro strano fatto è che in

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Giordania le scuole iniziano il 26 Agosto, non a Settembre come noi! Quindi io per tre anni ho iniziato la scuola il 26 Agosto. Saluto agli amici: Dopo la classe dovevo andare a salutare i miei amici più cari, è stato bello ma anche molto triste salutarli per l’ultima volta. In ogni caso ci siamo promessi che ogni tanto andrò da loro e poi loro verranno da me. Quindi mi aspettano molti viaggi in futuro! Ritorno in Italia: La mattina successiva siamo andati in aeroporto per prendere l’aereo che ci ha riportato nella nostra amata Italia, pronti per questa nuova esperienza in Ancona.

Alessandro Raffaele - Classe III A

Arrivo in nave: Appena io e la mia famiglia siamo entrati in nave, ci hanno subito accolto bene... Per me essendo la seconda volta che andavo in crociera mi aspettavo tutto com’era, però è sempre una bella esperienza. Un giorno importante: Il secondo giorno in nave c’era l’inaugurazione della nave. Il personale della nave ha organizzato una grande festa, è stato molto divertente anche per i giochi e per le attrazioni. A cena: Il modo di cenare nella nave da crociera è un po diverso dal modo normale, si mangiava tutti insieme in una grossa sala, dove nelle occasioni importanti ti facevano foto e a volte facevano anche dei balli tipici. A Venezia: Venezia è l’ultima tappa, era la prima volta che andavo a Venezia quindi un esperienza nuova, poi vedere tutte quelle gondole attraversare i canali, è stato uno spettacolo veramente magnifico, non lo dimenticherò più. Si Riparte per Ancona: Nella partenza per ritornare in Ancona gli animatori della nave hanno dato un addio a tutti quelli che sbarcavano lì, mettendo musica e attrazioni con un piccolo rinfresco. Questa crociera è stata veramente molto bella è interessante.

Angelica Petrolini 3° - Classe III A

Partenza: Sono partita la mattina presto per evitare il traffico di ferragosto, il posto in cui ero diretta insieme alla mia famiglia è tra il confine tra Lazio e Abruzzo, a quasi tre ore di macchina da Ancona, ma nonostante tutto il viaggio è stato piacevole.

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L’arrivo: Arrivammo per l’ora di pranzo e mentre sistemavo la mia valigia pensavo ai miei amici, lasciati in Ancona al mare.. e a che cosa stessero facendo. Poi mia madre mi chiamò perchè era pronto il pranzo. Le amiche del posto: Dopo pranzo, intorno alle quindici del pomeriggio, mi vennero a chiamare davanti casa le mie vecchie amiche della scorsa estate, fui molto felice di rivederle e credo anche loro. Presi la mia bici e insieme ci dirigemmo verso la piazza dove ci aspettava il resto del gruppo. Tutti in bici!: Arrivate nella piazza del paesino c’erano gli altri amici che mi salutarono. Il nostro gruppo locale era composto da 20-25 ragazzi più o meno della stessa età. Giravamo sempre in bici per i sentieri di montagna e ci divertivamo moltissimo tutti insieme. Ritorno in Ancona: Ormai erano passate due settimane e il tempo era volato, nelle belle giornate eravamo sempre in giro e quando pioveva ci radunavamo a casa di qualcuno a vedere un film. Ma purtroppo, terminate le vacanze, dovetti tornare ad Ancona e salutare tutti gli splendidi amici che mi avevano fatto vivere una vacanza magnifica..!!

Camilla Ippoliti - classe III A

La partenza da casa: Erano due o tre giorni che aspettavo questo momento e il solo pensiero di ciò che dovevo fare, determinava dentro di me un fremito profondo. Sono partito alle 17:00 L’arrivo allo stadio: Appena arrivato allo stadio di Macerata, ho notato un’incredibile mole di persone “ammassate” una accanto all’altra, in ogni spazio possibile. Veramente una bella emozione. La messa: Prima di partire per la lunga camminata (27 km) ho seguito la Messa di introduzione, alla quale posso dire di aver partecipato direttamente con molto impegno e senso di immedesimazione: facevo parte del servizio d’ordine. La partenza da Macerata: Siamo partiti alle ore 20:30, ma noi del servizio d’ordine un po’ prima, per posizionarci ai lati della gente che camminava, per evitare l’intrusione di persone estranee che non seguivano la lunghissima fila e si inserivano dove capitava. L’arrivo a Loreto: Siamo arrivati alle 6.00 e non mi sentivo più le gambe. La fatica è stata però ripagata dalla bellezza del gesto fatto e dalle emozioni provate. Una delle esperienze più belle della mia vita.

Francesco Tansella - classe III A 44

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La festa: Il 7 luglio 2010 era il giorno del mio compleanno quindi un giorno molto importante per me, ma anche un giorno pieno di guai. Inizio dei guai: Iniziammo a giocare in maniera un po’ volgare, lanciando pizze nei giardini sotto casa mia. La signora che abita nel giardino ha visto un mio amico lanciare la pizza e lo ha sgridato e il mio amico le ha risposto male. Rischio di denuncia: Dopo siamo andati a prendere albicocche in un giardino vicino, anche se il signore non voleva. Allora abbiamo preso dei fichi e glieli abbiamo lanciati addosso e dentro il giardino, quindi voleva denunciarci. Salvi: E’ arrivata la figlia e ci ha sgridato in maniera molto forte, però ci ha concesso un’ultima possibilità. Lì per lì eravamo pentiti e mortificati, ma in futuro abbiamo continuato a darle fastidio.

Geri Prence - classe III A

Partenza: Sono partita alle ore 10 dall’aeroporto di Falconara ed arrivata alle ore quindici all’albergo di Barkly, appena giunta in hotel ho preso la chiave della stanza insieme a mia madre ed abbiamo sistemato i nostri vestiti nell’armadio. Porto Bello: Il secondo giorno mi sono recata in una fiera molto famosa a Londra che si tiene solo il fine settimana e si trova a Porto Bello market, è affollata da molta gente e vendono ti tutto e di più... dai vestiti ad accessori. Lungo la via ci sono anche molti ristoranti carini. Merimounth: E’ la scuola dove andavo dalle ore 8 alle diciassette del pomeriggio, la mattina facevamo lezioni di inglese ed il pomeriggio potevamo scegliere tra molte attività divertenti... Io ho fatto molte vere amicizie e la cosa bella è stata che con i miei amici ero obbligata a parlare in inglese perchè eravamo tutti di provenienze diverse. L’esperienza è stata molto positiva: ho imparato ancora meglio l’inglese. Legoland: E’ un parco grandissimo che si trova fuori Londra, è costruito allo scopo di far divertire i bambini e la cosa forte è che è fatto in lego!! È fantastico e ci sono giochi fortissimi... Sono stata lì dalle 9.10 alle sedici del pomeriggio insieme a mia madre, ad una sua amica e ad alcuni amici.

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Abrcrombie: E’ il negozio più bello, popolare e famoso di Londra, dentro c’è musica a tutto volume con una grande passerella dove sfilano le modelle, ballando per farti vedere i vestiti, questo negozio ha tre piani, dentro è quasi buio con qualche luce colorata, è fantastico.

Giorgia Vignoni - classe III A

La partenza: Nel giorno in cui stavo andando al luogo indicato ero molto emozionato, perchè questa era la prima volta che uscivo per una settimana da casa. Siamo partiti tutti insieme, accompagnati dai nostri genitori. All’arrivo, da quando ero preso, non ho neanche salutato i miei genitori. I Salmi: La mattina, quando ci siamo alzati, abbiamo trovato il parroco sotto la veranda che ci aspettava. Insieme abbiamo letto un paio di salmi che mi sono piaciuti un sacco. E’ stato bello contemplare il Signore, attraverso le parole dei salmi in mezzo alla natura. La camminata: Il terzo giorno siamo partiti tutti per recarci sul Monte Petrano. Ci siamo divertiti molto, abbiamo pranzato al sacco e abbiamo giocato a calcio. Io ed un paio dei miei amici siamo saliti sulla cima del monte, vicino all’antenna della radio. Il bagno nel fiume: Il quinto giorno ci siamo diretti al fiume per fare il bagno. All’inizio mi vergognavo, ma alla fine mi sono lasciato andare ed ho fatto un bel bagno in quell’acqua gelida, ma rigenerante. Il ritorno: Il giorno del ritorno è stato il più brutto perché avrei voluto continuare a stare lì, c’ero stato troppo bene sia a livello spirituale che materiale. I giochi ci hanno maggiormente uniti e fatti sentire ancora più amici. Mi ero veramente divertito in quella settimana e non volevo tornare a casa. Anche se non vedevo l’ora di tuffarmi sul mio comodissimo letto e di rivedere i miei parenti.

Joshua Epstein - classe III A

La partenza: Ricordo bene quando, in una solare giornata di Luglio, immersa nel vocio delle mie compagne di stanza, mi accingevo a preparare lo zaino per avere tutto il necessario in montagna. In un baleno mi ritrovai fuori, zaino in spalla, pronta a fare una bella camminata con le mie amiche. Siamo in marcia!: Purtroppo, come ben sapevo, non è semplice arrivare in cima ad una montagna, ma il bello della gita fu che avevo vicino delle care

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amiche che mi davano sostegno e appoggio e poi... ”mal comune mezzo gaudio” Il bello della compagnia: Tutte insieme salivamo,ma la stanchezza ci pervadeva. Eppure è strano perchè mi sentivo tanto bene, il mio cuore era leggero e gioioso, ricolmo dell’affetto delle mie compagne. Ero libera dai pensieri pesanti e fastidiosi, perchè avevo intorno a me solo la natura e le mie compagne. L’arrivo: Dopo molto tempo di cammino riuscimmo ad arrivare fino in cima. Ci fermammo e ci rifocillammo con il cibo e l’acqua che avevamo portato con noi. Dopo un po’ di riposo ci accingemmo a ripartire per tornare a casa. Considerazioni: Uno potrebbe pensare che io abbia fatto una banale passeggiata, ma non è così perchè mi ha lasciato dentro qualcosa di bello e di grande come quando una signora passa e lascia la scia di profumo dietro. Ho capito cosa vuol dire amicizia e quanto è importante nella vita.

Maddalena D’Amico - classe III A

Il ritrovo in oratorio: Erano le 9:00 e con altri miei amici ci dovevamo trovare tutti in oratorio per andare in piscina. Il Don poco dopo cominciò a fare l’appello. Subito dopo ci siamo “riscaldati”, facendo alcuni balli. La camminata verso la piscina: Poco dopo il Don ci aveva chiesto di metterci in fila davanti al cancello per contarci al fine di accertarsi che eravamo tutti. É stata una camminata abbastanza lunga e faticosa perchè eravamo sotto il sole e non c’era neanche un po’ di vento. Il primo ballo e i tuffi più belli: Appena arrivati, mi sono tolta i vestiti e tuffata in acqua. Non ce la facevo più. Ero tutta bagnata prima di buttarmi in acqua. Dopo aver fatto il bagno sono andata a fare dei tuffi ed è lì che mi sono divertita un mondo. Sono subito salita sulla piattaforma da tre metri e mi sono tuffata, facendo una capovolta in aria e immergendomi di testa. Il ristoro e il dolce sole: Subito dopo aver fatto circa un’ora di tuffi, sono uscita dall’acqua e ho mangiato qualcosa. Finito di mangiare, mi sono messa sotto il sole per abbronzarmi. Mi sono messa vicino a delle mie amiche per chiacchierare insieme a loro. Il ritorno in oratorio:Verso le 17:00 siamo tornati in oratorio. Appena arrivati, mi misi a bere come un cammello. Ero assetata. Alle 18:30 ritornai a casa in bici e dovetti fare una corsa perchè a casa c’era già 47

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qualcuno che mi stava aspettando per chiedermi cosa avevo fatto, se mi ero divertita ... Dopo essermi fatta una doccia sono andata in sala e mi sono guardata allo specchio: “Oggi si che mi sono abbronzata”, ero marroncina. Quel giorno mi sono divertita tanto, perchè ero insieme ai miei amici più cari. Zeiler Maria Evelina - classe III A

Partenza: Ci siamo alzati alle 4:00, ci siamo vestiti e siamo partiti in pullman. L’appuntamento era alle 4:30 alle caffetteria e da lì siamo partiti per Padova. Visita a Padova: Siamo arrivati a Padova alle 8:15 e dopo aver fatto un giro, ci siamo fermati alla Messa. Dopo la celebrazione abbiamo visitato il Santuario che mi è piaciuto molto perchè ho potuto ammirare l’arte antica.: Arrivati a Zoldo Alto Siamo partiti successivamente da Padova alle 10.00 e a mezzogiorno eravamo a destinazione. L’hotel era bellissimo, per non parlare del paesaggio che lo circondava e l’ aria pura che in Ancona non si sente. Le lodi mattutine: Ogni mattina, dopo la colazione, c’erano le lodi che per me sono state molto significative perché, dopo la lettura del Vangelo, il diacono che ha organizzato la vacanza, lo spiegava per piccoli e grandi e ce lo faceva veramente gustare. I balli di gruppo: Alla sera, dopo aver cenato, ci recavamo al piano di sotto dove ballavamo la Baby dance con gli amici. Per me è stato molto importante perchè ho capito che passare delle gioie con gli amici è molto meglio che trascorrerle da sola. Questa esperienza mi ha aiutato a crescere e a capire ciò che è veramente importante per la vita.

Caterina Sabbatini - classe III A

Si parte: Il 6 Giugno 2010 sono partita per Serramazzoni (vicino Modena), per andare in un centro estivo della F.I.T. (Federazione Italiana Tennis): consisteva nel fare due settimane di tennis. Un posto nuovo: Ero eccitatissima ... era la prima volta che stavo in un “campus” di due settimane da sola, senza i miei genitori. Entrata nella camera 210 (la mia!!), vidi subito un mini corridoio. A destra c’era una porta rossa dove c’era il bagno, invece andando avanti si trovava una

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grande stanza con un armadio e una scarpiera a sinistra e due letti singoli e un letto a castello a destra. Andando sempre dritti c’era una finestra che dava sui campi da tennis, era un posto meraviglioso, perchè circondato dalla natura. Io mi sono subito scelta il letto singolo vicino alla finestra. Nuovi amici: Ero venuta con un enorme valigia e un borsone (entrambi stracolmi). Mentre cercavo invano di far entrare i vestiti nell’armadio, sono arrivate le mie compagne di stanza. All’inizio forse mi sembravano antipatiche, ma dopo poco sono diventate le mie migliori amiche. Quella a cui ero più legata era Giulia, ha la mia stessa età, però viene da Sulmona e suo padre era il direttore. Poi c’erano Ludovica, Vittoria, Simon, Leonardo, Francesco e Marco. Un’esperienza bellissima: Il giorno dopo siamo andati in un campo da tennis per fare la cerimonia di apertura (e a me è toccato leggere un discorso di due pagine). Poi, di pomeriggio, abbiamo giocato a tennis, c’erano 4 gruppi: racchetta azzurra, per chi inizia a giocare a tennis; racchetta gialla, per chi gioca abbastanza bene; racchetta verde, per chi gioca bene; racchetta rossa, per chi fa agonismo. Io visto che ho fatto solo un anno di tennis stavo nella racchetta verde. I maestri erano simpaticissimi, il “capo”, Luca Strascini, veniva da Ancona. L’ultimo giorno mi hanno dato la medaglia d’argento perchè ero arrivata prima. E’ stata un’esperienza bellissima, spero di tornarci il prossimo anno!

Spiana Daloisia Priante - classe III A

Il 7 luglio 2010 insieme ad altri ragazzi sono partita per andare a fare una vacanza ad Arabba, in Trentino Alto Adige. Arabba è un piccolo paesino tra le montagne trentine. Il viaggio: Dopo cinque ore di viaggio abbiamo raggiunto Arabba che mi è piaciuto molto. Durante il tragitto di andata stavo seduta vicino ad una mia amica che non rivedevo da quattro anni: Giuliana che vive in Sicilia. Arrivo ad Arabba:Quando sono arrivata ad Arabba, mi sono ritrovata in camera con le mie compagne di classe Elena, Giuliana e Alba. Durante la notte facevamo un gran baccano e ci addormentavamo verso l’una di notte. Le passeggiate e divertimenti Per tutta la settimana ogni giorno facevamo una passeggiata diversa, tranne quando ci mettevamo a giocare in squadre e ci divertivamo un mondo.

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Ritorno: Dopo tutti questi giorni di grande divertimento, è giunto anche il momento di ritornare a casa alla nostra vita di sempre. Riabituarsi alla routine quotidiana non è stato semplice dopo tutte le avventure straordinarie vissute insieme. Questa vacanza mi resterà sempre nel cuore. Silvia Marcelletti - classe III A

La partenza :Il giorno della partenza è stato un giorno noioso e molto lungo. Per arrivare in Sardegna siamo dovuti arrivare a Civitavecchia in macchina, prendere la nave e poi altre tre ore di viaggio per arrivare alla nostra casa. L’arrivo: Siamo arrivati a casa a l’una di notte; dopo un lungo viaggio, il tempo ci ha concesso un’abbondante dormita. Il primo giorno: Oggi è stato un giorno molto bello. Io e mia sorella ci siamo divertiti tantissimo anche perchè c’erano molte onde. La sera io e tutta la mia famiglia abbiamo fatto un bagno sotto la luce della luna. La conoscenza dei ragazzini: Oggi ho conosciuto un gruppo di ragazzini che giocavano a calcio in spiaggia, con cui ho giocato tutta la vacanza. Ogni giorno conoscevo sempre nuovi amici; con alcuni giocavo a calcio, mentre con altri parlavo di videogiochi. Il ritorno ad Ancona Oggi è giunto il momento del ritorno: un momento molto triste. Ho dovuto lasciare tutti i miei amici con il pensiero che non li avrei più rivisti. Anche il ritorno è stato un giorno noioso e molto lungo. Nel cuore, però, è sempre vivo il ricordo dei giorni stupendi e meravigliosi vissuti in Sardegna e dei nuovi amici che ho conosciuto.

Simone Gambini - classe III A

Arrivo: Quello di monte Copiolo è un viaggio studio, organizzato dalla New Beetle. In questo grande albergo situato vicino San Marino si ritrovano ragazzi da tutta Italia per studiare inglese e fare corsi di tennis. Sono arrivata il 4 luglio insieme a Ginevra, mia cara amica di Ancona e lì abbiamo trovato le altre che ci aspettavano: eravamo proprio un bel gruppo! C’ero io, Ginevra, Giulia, Silvia, Noemi e Camilla L’ organizzazione: Inizialmente ci hanno fatto fare un test per valutare il nostro livello linguistico al fine di poterci poi suddividere in classi, poi ci

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hanno lasciati liberi di andare nelle camere a sistemare le nostre cose. Ci svegliavamo la mattina alle 7.15, facevamo colazione, ci vestivamo e ci dividevamo nelle classi e cominciavamo le lezioni di inglese, dopo 4 ore di studio arrivava l’ora del pranzo e ci radunavamo di nuovo nella grande sala del ristorante. Il cibo era molto buono. Dopo pranzo avevamo un’oretta di free time e potevamo stare in camera, giocare a ping pong o fare ciò che preferivamo. Il pomeriggio iniziavano gli sport: piscina, pallavolo e infine tennis. La sera una doccia veloce, l’ora di conversazione e infine la cena. Finita anche quest’ultima arrivava la parte più divertente della giornata... il divertimento in camera. Le camere: Avevamo a disposizione camere da due, tre, quattro, cinque posti. Io stavo in camera con Ginevra e Giulia e assieme ci divertivamo tantissimo!! La camera non era molto grande e noi non eravamo proprio molto ordinate... In definitiva c’era un caos di vestiti e oggetti sparsi, ovunque. La sera: Di solito la sera, dopo cena andavamo in camera tutte euforiche a prepararci per la serata e subito, nel nostro corridoio, si formava un via vai infinito. Noi e le stanze limitrofe ci incontravamo e ci prestavamo oggetti, trucchi e vestiti e poi, prontissime, ci dirigevamo al gazebo dove facevamo festa!... Le serate erano tutte diverse tra loro, facevamo cose come Ciao Darwin, Monte Copiolo s got talent o serate a tema in discoteca... ci divertivamo tantissimo!!! Gli amici: La parte migliore però sono state le amicizie. Io andavo d’accordo con tutti, eravamo tanti e da tante parti diverse d’Italia, ma stavamo benissimo insieme. Penso che mi mancheranno tutti, ma almeno ho la speranza di rivederli il prossimo anno... non li dimenticherò mai, perchè i ricordi tengono unito ciò che il destino separa

Sofia Fioranelli - classe III A

La partenza: Il 13 agosto 2010 con la mia famiglia abbiamo deciso di partire per un viaggio verso Sorrento. Il tragitto non è stato tanto faticoso perchè mio padre è voluto partire a tarda sera, così non ho avrei avuto problemi ad addormentarmi durante il viaggio. Ci siamo fermati solo una volta in un autogrill giusto per fare una buona colazione. L’arrivo: Quando siamo arrivati, un fattorino ci ha subito preso e portato le valige nella nostra stanza. Mio padre, poi, si è ricordato che in

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quell’hotel c’era già stato con la mamma. Da quella lontana volta era un po’ cambiato, sia nella struttura che nel servizio. Un giro in città: La città era molto bella anche perché ovunque c’erano fiori dai mille colori, c’erano eleganti edicole, supermercati... All’ora di pranzo eravamo andati in un ristorante all’aperto, chiamato Gino Capogiro. Poi ci siamo diretti in spiaggia per un bel tuffetto. Lì il mare era bellissimo, c’era un’acqua cristallina, una sabbia di tipo vulcanica , fatta con delle pietre . Un caso strano: Durante la vacanza avevamo preso una specie di trenino che doveva portarci per tutto il paesetto. Alla fine del giro la polizia ha fermato l’uomo che guidava il treno, perchè era una persona implicata in affari sporchi. Fine della vacanza: Ormai la settimana era conclusa ed era ora di tornare a casa, nella nostra fatidica Ancona. Tranne quel fatto spiacevole, era stata una bella vacanza e un modo molto bello e significativo di stare con i miei genitori.

Alessandro Messi - classe III A

Da casa a Garda:Quando mia madre mi disse che andavamo a Movieland, aspettai con frenesia quel giorno... ed ecco che siamo in macchina verso Garda. I biglietti ... uffà!!!: Arrivati, abbiamo dovuto fare i biglietti... Due ore di fila!!! Mi stavo annoiando, quando vidi davanti a me mia madre con i biglietti. Evviva!! La spettacolare entrata Appena entrati sgranai gli occhi e dissi che era uno spettacolo magnifico. Ero così felice che volevo provare tutte le giostre. Il parco divertimento Era stupendo: gente che rideva, che gridava qua e là ... di tutto!! Le montagne russe sono state favolose, non avevo mai provato brividi così profondi e coinvolgenti. E’ stato senz’altro il divertimento, che mi è piaciuto di più, ma che paura!!! Medival times... che spettacolo!: Alla fine della giornata siamo andati in un altro “parco-ristorante” dove ti facevano credere di essere nel medioevo e mangiavi con le mani e dovevi tifare per il cavaliere del colore della corona. Una giornata meravigliosa!

Alessio Vinci - classe III A 52

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Partenza: L’ultima settimana di luglio i miei zii e i miei nonni sono partiti per le terme e mia madre ha deciso di accompagnare mia sorella da loro. Siamo partiti tardi verso le sedici di pomeriggio, ma tutto è andato ottimamente. Viaggio: Durante il tragitto ci siamo divertiti un mondo per quasi tutto il viaggio: abbiamo ascoltato la musica e non abbiamo smesso mai di ridere. Appena abbiamo preso l’uscita di Rapolano, non sapevamo dove andare, quindi abbiamo chiamato i nonni e ci hanno indicato con precisione la strada Arrivo: All’arrivo abbiamo dovuto chiamare di nuovo mio nonno per sapere dove stava la casa, abbiamo attraversato tutto il paese e poi abbiamo incontrato il nonno. Ci ha detto di girare a destra e poi sulla sinistra c’era la casa. Erano quasi le venti e quindi insieme ai miei genitori, per non disturbare i nonni, abbiamo pensato bene e deciso di mangiare fuori. Terme: Il primo giorno abbiamo dormito in hotel. Appena svegliati siamo andati di corsa alle terme e lì ci aspettavano i nonni e gli zii; ma i cugini ancora erano a casa. L’acqua era caldissima, c’erano cinque vasche: due interne e tre esterne. Una raggiungeva i 50°, i bagnini ci hanno spiegato tutto, la più “fresca” era quella centrale che era sempre estremamente piena per via che le altre erano molto calde. C’era anche una vasca per l’idromassaggio. Questo è stato il mio primo giorno alle terme, da non dimenticare. Fine: L’ultimo giorno siamo andati in altre terme però non ci sono piaciute molto. C’era una piscina interna collegata con quelle esterne. In mattinata siamo stati tutti lì, invece nel pomeriggio i nonni e mia sorella sono stati a casa perchè non si sentivano bene.

Luca Salvucci - classe III A

Si parte: Sono partito da Ancona alle sedici di pomeriggio e ho proseguito in nave per sedici ore. La mattina sono arrivato a Bar, il porto principale del Montenegro e dopo aver preso il taxi per la stazione, sono salito in treno per Berane, la città dove vivono i miei zii e la mia nonna. L’arrivo: Arrivato a Berane, ho visto una città molto cambiata rispetto allo scorso anno, palazzi nuovi e maggiore ordine. Giunto a casa di mia

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nonna ho salutato tutti. E’ stata una grande emozione da parte mia e di tutti i miei parenti. La campagna: Due giorni dopo l’arrivo sono andato in campagna, dove mia nonna ha una casa stupenda, in cui mi sono trovato molto bene e proprio lì ho passato la maggior parte del tempo a giocare con mio cugino Dmitar. Il ritorno: Quando sono tornato a Berane per gli ultimi giorni prima di partire, ho preparato le valigie e ho salutato a tutti. Il giorno dopo mi sono svegliato alle quattro di mattina e sono tornato in Ancona dopo un altro stressante ed allucinante viaggio.

Riccardo Ioannacci - classe III A

Viaggio in Spagna: Sono partito per la Spagna per vivere delle belle e indimenticabili vacanze estive. In questa meravigliosa nazione ho visto numerose città: Cordova, Toledo, Barcellona, Granata. In vacanza dai miei nonni: A luglio sono andato dai miei nonni a San Severo per il loro anniversario di matrimonio, festeggiavano le nozze d’oro. E’ stato molto bello perchè sono stato con i miei nonni. Centro estivo: A giugno sono stato anche al centro estivo da don Enrico il nostro parroco, ho fatto molte uscite al parco acquatico, al mare, al Conero … Visita di Roberta e Cristina: Ad Agosto sono venuti a trovarmi due amici di Roma: Roberto e Cristina. Abbiamo trascorso insieme una bella vacanza. Visita dei miei nonni: A settembre, per la mia cresima, sono venuti a trovarmi i miei nonni Alfonso e Lucia. Ho trascorso una giornata indimenticabile.

Alessandro Leone - classe III A

Stati Uniti: Quest’anno negli Stati Uniti sono stato davvero bene. Soprattutto a New York, dove ho visto tante pubblicità lungo la strada. Mi ha colpito il posto, molto divertente e pieno di taxi gialli con la Bandiera a scacchi. E’ stata una bellissima vacanza, il posto era fantastico. Canada: Anche in Canada si stava tanto bene, ci siamo stati molto di più rispetto agli Stati Uniti. In qualche posto abbiamo anche visto che nel 1812 è scoppiata una guerra tra gli Stati Uniti e il Canada. É stato magnifico soprattutto andare in Canoa.

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Marcelli: Da quasi 12 anni vado in vacanza al mare a Marcelli. Come al solito mi diverto sempre a fare i bagni e andare a prendere il gelato con i miei amici del mare. Marcelli è un posto fenomenale. Olanda: Anche l’Olanda è stato un posto bellissimo perchè era pieno di olandesi comici. Lì ci siamo divertiti più di tutti gli altri posti. Amsterdam: La capitale Amsterdam è famosissima, c’ero già stato un’altra volta, ma è stato fantastico vedere la casa di Anna Frank. Questo è stato il quarto posto che ho visto. Tutti veramente belli e originali.

Lorenzo Bontempi - classe III A

Partenza: Siamo partiti insieme alla mia famiglia per il Trentino per andare a trovare i parenti. Per arrivare abbiamo fatto otto ore di macchina, sono state divertenti perchè stuzzicavo mia sorella. L’arrivo: Appena giunti a Riva abbiamo dovuto aspettare in macchina per il traffico. Arrivati in campagna, siamo andati subito a salutare gli zii: che gioia rivederli!!! Gita al lago: Il giorno seguente insieme alla mia famiglia siamo andati giù al lago a fare una passeggiata. Abbiamo visitato la torre nella piazzetta vicino al mercato. Mentre salivo, avevo le vertigini, arrivati in alto, mi tenevo forte alla ringhiera perchè avevo paura di cascare, ma con un po’ di coraggio sono andata a vedere cosa c’era di sotto. Con questo ho superato la paura che avevo. La partenza e l’arrivo: Dopo cinque giorni di vacanza in Trentino siamo andati a Genova a vedere l’acquario e a trovare i cugini di lì. Arrivati a Genova abbiamo girato tre volte la stessa strada per trovare l’hotel, alla fine lo abbiamo scovato. Abbiamo posato le valigie e siamo subito andati a vedere l’acquario. Bellissimo!! Non c’erano occhi sufficienti per vedere tutto. Ci sono pesci di ogni genere e particolarità. La cosa che più mi è piaciuta è quella di aver toccato le varie razze, sono viscide e rugose, ma suscitano una sensazione unica. Dopo nel pomeriggio abbiamo visitato il museo del mare con Danilo il cugino di papà con la moglie e la figlia, mia cugina. Visitare il museo all’inizio non mi ispirava, ma proseguendo c’erano cose più belle.Ero molto contenta di stare in loro compagnia. Ritorno a casa? No, in campagna: Appena sveglia (ancora a Genova) con la mia famiglia abbiamo deciso di partire, durante il viaggio abbiamo deciso di fermarci a Lucca, una città carina piena di chiese e di torri. 55

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Dopo Lucca dovevamo ritornare a casa, ma non fu così, perchè mio nonno ci aveva chiesto se andavamo a festeggiare il ferragosto in campagna a Urbino e noi abbiamo accettato la sua proposta. Mia nonna per pranzo ci ha fatto il pollo arrosto, che buono! Il lunedì siamo ripartiti. È stata una vacanza piena di emozioni.

Marta Renzi - classe III A

L’inizio: Come tutte le estati sono andato a giocare sotto casa a pallone. Mentre stavo divertendomi un mondo, mi sono sentito come una pugnalata arrivare ai miei polmoni, in quel momento i miei amici si sono spaventati tutti quindi hanno chiamato i miei genitori Ambulanza: I miei genitori hanno chiamato l’ambulanza e mi hanno portato al pronto soccorso e in quel momento ho conosciuto i dottori che lavoravano in quel reparto. I miei genitori: Mia madre era salita con me in ambulanza, mio padre era a Milano per lavoro e i nonni sono venuti subito a trovarmi. L’uscita e le visite: Io e mia madre siamo usciti dall’ospedale alle tre di notte. La mattina dopo sono tornato in ospedale per sapere cosa mi era successo e per conoscere quali medicine dovevo prendere. Due mesi: I dottori mi hanno raccomandato di rimanere dentro casa e nello stesso tempo bombardarmi di medicine. Tutto questo è stato causato dall’alternaria cioè una muffa che c’è da Giugno a Settembre. E’ stata sicuramente un’esperienza negativa, ma mi ha permesso di scoprire a che cosa sono allergico, quindi è stata la mia salvezza.

Valerio Romagnoli - classe III A

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Sulla via principale della città c'era un negozio originale. Un'insegna luminosa diceva: DONI di DIO. Un bambino entrò e vide un angelo dietro al banco. Sugli scaffali c'erano grandi ontenitori di tutti i colori. c Cosa si vende? chiese incuriosito.

Ogni ben di Dio! Vedi, il contenitore giallo pieno di sincerità, è

quello verde è pieno di speranza, in quello rosso c'è l'amore, in quello azzurro la fede, l'arancione contiene il perdono, l bianco la pace, i il violetto il sacrificio, l'indaco la salvezza. E quanto costa questa merce? Sono doni di Dio e i doni di Dio non costano niente! Che bello! Allora dammi: dieci quintali di fede, una tonnellata di amore, un quintale di speranza, un barattolo di perdono e tutto il negozio di pace ... L'angelo si mise a servire il bambino. In un attimo confezionò un pacchetto piccolo piccolo, come il suo cuore. Ma come? Così poco? Certo, nella bottega di Dio non si vendono i frutti maturi, ma i piccoli semi da coltivare. Vai nel mondo e fai germogliare i doni che Dio ti ha dato.

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Il Signore ci ha fatto tanti doni. Per vederli basta guardarci intorno: il mondo, le piante, gli animali... Questi sono doni che Egli ha dato a tutta l’ umanità, ne ha dati alcuni per ognuno di noi, come quelli che il bambino vede nel negozio “Doni di Dio”. I doni più grandi che Egli ci ha fatto sono, però, la vita ed il Suo amore. Analizzando la mia vita, scopro tantissimi doni che Dio mi ha fatto, come, ad esempio, la famiglia. Questi doni, come dice l’Angelo, sono gratuiti, non costano niente appunto perchè sono doni, regali e questo non vuol dire che siano meno importanti, anzi lo sono di più perchè vengono direttamente da Dio. Il bambino, chiede tonnellate di doni all’Angelo, ma il pacchetto è piccolo quanto il cuore del giovane. “Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi”... Infatti sono solo piccoli semi da coltivare e che bisogna far fruttificare. In altro modo questi doni non servirebbero a niente, rimarrebbero solo lì e basta. Chi li riceve, infatti, prende come un impegno, quello di utilizzarli per fare del bene al prossimo. Se ognuno coltivasse i propri doni, allora tutto il mondo sarebbe diverso. Credo che io debba imparare meglio a interrogarmi su ciò che possiedo e su come coltivarlo per fare del bene agli altri e devo ringraziare il Signore per tutto, tutto ma proprio tutto. Infatti, a volte, siamo intrattabili e scontrosi, chiusi in noi stessi e siamo egoisti, non ci importa niente degli altri ma, credo che dobbiamo essere più aperti e, anche se abbiamo tanto, non volere ancore di più, ma guardare ciò che il Signore ci ha dato e rendergli grazie in ogni momento.

Benedetta Bruni - classe III A

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Nella poesia ‘’Ho tanti doni…’’ ho avuto diversi stimoli di vita ed ho capito che Dio mi ha dato doni preziosi, come l’amore, la pace, la gioia e soprattutto la salvezza. I doni di Dio non costano nulla, provengono dalla generosità senza limiti di Dio, che desidera solo che noi li facciamo germogliare, crescere, portare a frutto. Per il fatto che non costano nulla, non vuol dire che sono meno importanti: essi vanno conservati nel cuore. Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma semi da far nascere, crescere, custodire, coltivare, far fruttificare… Nel mio profondo mi sento risuonare: “Vai nel mondo e fai germogliare i tuoi doni!” Il mondo è grande, c’è spazio per tutti per portare amore, pace, fratellanza, gioia… L’invito più forte è quello di andare incontro al fratello che si trova nel bisogno e tendergli la mano, con senso di accoglienza e benevolenza. La poesia mi ha richiamato l’esempio della parabola dei talenti: la storia di un uomo ricco che chiamò a raccolta i sui servi e a ciascuno diede dei talenti secondo le capacità. I doni di Dio che nella parabola erano i talenti devono essere fatti fruttare, infatti chi aveva ricevuto cinque talenti ne aveva ricavato altri cinque, colui che ne aveva due ne portò altri due, mentre chi ne aveva uno pensò che sarebbe stato meglio sotterrare il talento. La parabola mi ha fatto capire che Dio secondo le capacita da dei doni, questi doni bisogna farli germogliare e non gettarli nel vuoto, come aveva fatto il servo fannullone .

Alessandro Leone - classe III A

Questa poesia è molto bella, è ricca di significato. La parte più bella è quando l’angelo impacchetta il regalo, il bambino ci rimane quasi male, perchè aveva chiesto tanta merce, ma gli consegna un pacchetto piccolo piccolo perchè i doni di Dio non sono gia belli e pronti, ma solo semini da coltivare nel cuore. I doni di Dio anche se non costano nulla, sono molto importanti, i più belli che Dio possa farci. La parte dei colori dei doni è stata la parte più carina perchè ogni dono ha un colore... Secondo me il cuore di ogni uomo

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dovrebbe sprigionare, emanare, essere di ogni colore citato nella poesia: il verde, giallo, azzurro, bianco, violetto ed indaco. Secondo me il mio cuore potrebbe contenere l’arancione, il rosso, l’azzurro e un pizzico di violetto. Se esistesse davvero quel negozio farei il pieno di bianco, d’indaco, di giallo e di verde.

Alessio Vinci - classe III A

Ora che ci penso, Dio mi ha fatto veramente tanti doni! Il primo, che magari può essere scontato, è proprio la vita. Da questo regalo spontaneo poi il Suo bene si ramifica in ogni cosa. Ad esempio, oggi a scuola i professori ci parlavano di libertà. Non è forse un dono? Addirittura nell’ottocento in Italia i patrioti si suicidavano per questa mancanza. Questa non è che una minima citazione. Possiamo anche ricordare la libertà di parlare, di pubblicare le proprie idee , ma anche di pensare e di credere. Per questo dovremmo ringraziare Dio molto spesso, ma talvolta non ci si pensa. Chiaramente ogni cosa che ci da Lui, non ha un costo in soldi, ma in convinzione e in fede da parte nostra. Dopotutto noi viviamo per crescere, e non solo in età: tutti gli spunti che ci suggerisce il Vangelo dobbiamo farli maturare dentro di noi. Ogni giorno, ogni ora che passa è per imparare, per colmare il nostro desiderio di felicità che è alla base della nostra vita. Qualche volta, quando gioco, ascolto la musica, o studio, mi accorgo che queste cose non possono rendermi davvero felice se non penso:- Dio mi ha regalato un corpo sano! Posso giocare a calcio! Mi ha dotato di una mente, posso studiare e quindi crescere! Ogni istante della vita è concepito affinché ci si possa rendere conto che solo ed unicamente grazie a qualcosa che non possiamo spiegare con la ragione, noi siamo felici. Anche questa felicità è un dono.

Francesco Tansella - classe III A

Come sappiamo Dio ha dato ad ognuno dei doni... C’è chi ne ha alcuni e c’è chi ne ha altri ed io penso che non per questo noi dobbiamo essere gelosi

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di altre persone, solo per il semplice motivo che non abbiamo le loro stesse doti. Magari,anzi sicuramente, noi ne abbiamo altri. A me Dio ha dato il dono di essere una ragazza a posto, carina e brava nello sport, ad esempio lo sci, ne sono fiera e molto contenta, non mi lamento che gli altri sono meglio di me o più belli!! Infatti rifletto e penso: ”IO HO ALTRE DOTI”. Una cosa che mi dispiace molto e di cui vorrei aver avuto il dono, da parte di Dio, di andare bene a scuola e, ad esempio, leggere una pagina di storia e capirla... ma purtroppo non ci riesco. Riguardo a questo ho parlato con i mie genitori che mi hanno aiutato molto perchè mi hanno fatto capire che anche se non ero bravissima a scuola, ero brava nello sport, però loro mi ripetono sempre che l’importante è che mi impegni a scuola e che prenda un sette meritato e frutto d’impegno. Devo ringraziare molto i miei genitori per avermi fatto capire che Dio mi ha dato altre cose, perchè così ho riconquistato un po’ di più di fiducia in me stessa, mentre prima soffrivo un po’ perchè non ero molto sicura. Comunque i doni di Dio per fortuna non costano nulla, intendo: non dobbiamo fare nulla per meritarli e non dobbiamo pagarli, ma essi sono dentro noi, fin dalla nascita Dio ha deciso per ognuno quali doni ci poteva dare... Una cosa è certa che a nessuno ha dato tutto, ognuno ha doni diversi... Devo ammettere che ne sono contenta. Il dono più bello che ho ricevuto è stato avere una famiglia stupenda che mi vuole bene e che ogni mattina si sveglia pensando a me, accertandosi che sto bene, questa cosa mi fa molto piacere perchè come sappiamo ci sono genitori che lasciano i propri figli dai nonni il sabato e la domenica per uscire e divertirsi... Mentre io e i miei tutti fine settimana facciamo cose insieme per stare uniti e non perdere il rapporto che abbiamo acquistato durante questi anni.

Giorgia Vignoni - classe III A

Analizzo attentamente la mia vita e scopro che Dio mi ha dato tanti doni. Il più grande è sicuramente quello di avere una mamma ed un papà fantastici che mi vogliono tanto bene. Un altro dono di Dio è stata la mia scuola nelle medie delle Pie Venerini. Le suore e gli insegnanti mi hanno aiutato a maturare e adesso mi sento un ragazzo migliore. Lo scorso 23 maggio 2010 Dio mi ha dato un dono meraviglioso con il Sacramento della Cresima: lo Spirito Santo. Quando l’Arcivescovo mi ha

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unto con il Crisma e ha invocato su di me lo Spirito ho provato una forte emozione e mi sono sentito invadere dall’amore di Dio. Dio mette dentro di noi i semi della sincerità, della speranza, dell’amore, della fede, del perdono, della pace, del sacrificio e della salvezza. Questi semi non costano nulla e noi dobbiamo averne molta cura per farli germogliare. “Nella bottega di Dio non si vendono i frutti maturi” vuol dire che noi dobbiamo far crescere i semi con il colore dell’amore affinché possano diventare frutti. Amici, teniamoci per mano, scaldiamo i semi che Dio ha messo nel nostro cuore, facciamo fiorire l’amore, perdoniamo chi ci ha offeso, speriamo che nel mondo ci sia la pace, pensiamo alla salvezza del nostro pianeta, facciamo qualche sacrificio per aiutare chi ha bisogno. Allora vedremo germogliare i semi che diventeranno frutti maturi, succosi con i quali noi potremo nutrirci.

Lorenzo Bontempi - classe III A

Questa bellissima poesia mi ha fatto riflettere sulla bontà divina, perchè il Signore senza ricevere nulla in cambio, ci dona i regali più belli che un uomo possa sostenere cioè la fede, la speranza, la pace, il perdono e l’amore. Solo a pensarci mi si riempie il cuore di riconoscenza e, allo stesso tempo, di tristezza perchè tante volte mi incattivisco e non uso questi regali per molto tempo e pian piano si riempiono di polvere così che dopo è più difficile rispolverarli e continuare a usarli in modo bello e creativo. Anche se è difficile utilizzarli in modo continuo, l’importante per me è di rimediare in fretta con uno spolverino in mano, pronta a ripulire e lucidare i grandi doni del Signore che concede ad ogni uomo. La poesia è davvero bella perchè alla fine fa capire che sarebbe troppo facile comprare subito dei frutti maturi, invece dobbiamo guadagnarceli partendo da un piccolo semino che, si spera, ben presto diventerà un bel fiore lindo e profumato; infatti la vera missione di questa vita è di far germogliare questo fiore speciale e se questo non riesce la tua vita diventerà buia e uggiosa senza meta e senza significato. Comunque la situazione non è tanto grave, ho tanto tempo davanti a me, un’intera vita, l’importante è saper cogliere l’attimo per far fruttare ogni momento della mia vita al meglio.

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Per il momento mi servirebbe tanta pazienza per superare le difficoltà tipiche della mia età, ma non c’è problema perchè “chiedete e vi sarà dato“.

Maddalena D’Amico - classe III A

Dio con me è stato molto generoso. Mi ha regalato moltissimi doni, che sono l’avere una famiglia che mi vuole bene, avere avuto l’opportunità di aver fatto una bellissima esperienza in Giordania, avere la possibilità di vivere bene, insomma tanti doni. In questi miei primi 13 anni di vita sto cercando di far germogliare i doni che Dio mi ha dato, ma è molto difficile perchè ogni volta ci sono scelte più o meno difficili da compiere. Una domanda che sento spesso è: “Come mai i doni di Dio non costano nulla?” Secondo me, la risposta è che i doni di Dio vengono dati a noi secondo come ci comportiamo. Non per questo i doni di Dio non valgono niente, anzi, sono molto importanti. Dio ce li da gratis, non paghiamo nulla per avere, per esempio, una bella famiglia e soprattutto la salute che purtroppo non molte persone hanno! I doni di Dio non sono assolutamente da usa e getta, ma dobbiamo farli germogliare ogni volta e infine diventeranno una bellissima pianta. Secondo me la frase che dice: “nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi” significa che ogni cosa che Dio ci da nella vita, noi la dobbiamo far germogliare. Dio non ci dà il lavoro già svolto, lui ci da una grossa spinta in avanti e poi sta a noi continuare nel verso giusto! Tutte queste guerre nel mondo adesso sicuramente non aiutano! Tutte le persone che stanno morendo per cercare di conservare la pace nel mondo. Per esempio, i soldati italiani in missione in Iraq e Afghanistan, molti di loro vanno e non tornano perchè magari i Talebani si fanno esplodere e purtroppo coinvolgono anche i soldati italiani. Questi sono soltanto esempi ma sfortunatamente succedono veramente!

Alessandro Raffaele - classe III A

Il più importante dono che abbiamo è la vita, va vissuta in un modo responsabile e anche con felicità e gioia.

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I doni di Dio non costano niente perchè sono doni per il nostro bene, lui vuole che noi siamo sinceri, fedeli e leali, quindi ci regala i beni per noi! Mi ha molto colpito quando il bambino entra in una stanza e vede gli scaffali con tutti i colori: il contenitore giallo è pieno di sincerità, quello verde di speranza, quello rosso di amore, quello azzurro di fede. Penso che quando questo bambino vede tutti questi colori con il dono prezioso dentro, sia rimasto entusiasta. Infatti, nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma semi da coltivare, perchè si parte dalle cose più piccole, così almeno i piccoli semi, poi, con i doni di Dio germoglieranno, renderanno bella la nostra vita!

Angelica Petrolini - classe III A

Leggendo questa poesia mi sono resa conto dell’importanza dei doni che Dio mi ha dato. Nella mia vita infatti non metto completamente in atto tutti i miei doni, ovvero non sfrutto completamente i miei pregi. Ad esempio a scuola io non do il meglio di me stessa, ma mi accontento della media del sette; oppure potrei dedicarmi di più agli altri e avere più pazienza con le persone che hanno un carattere diverso dal mio. Ho capito che tutti questi piccoli semi che Dio mi ha dato devono essere coltivati con amore per farli maturare e per poi dare frutti maturi anche ad altri, perchè se io sono la prima a fare del bene, anche gli altri prima o poi lo faranno. Tutti noi abbiamo dei doni solo che non tutti sappiamo farli germogliare. I doni che Dio ci ha dato non costano niente perchè Dio ce li ha dati “gratis” ed è anche per questo che se non li usiamo, sprechiamo una grossa occasione e sarebbe un peccato. Io personalmente penso che i doni di Dio non siano usa e getta ma da tenerli per sempre.. da coltivare pian piano per poi sfruttarli al meglio, questo dovrebbe essere uno dei nostri scopi principali. Il regalo più grande che Dio ci ha fatto è proprio la vita, con i suoi lati positivi e negativi, ma è comunque la cosa più bella che ci sia. Vorrei anch’io andare in un negozio in cui portare altre persone in modo da far vedere e capire quanto amore Dio ci ha messo nel creare l’uomo. Vorrei comprare soprattutto tanto amore, pazienza e soprattutto tanta PACE. Camilla Ippoliti - classe III A

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Nel testo ‘’ Ho tanti doni ‘’ ho imparato molte cose, come il ragazzo che era nel negozio e aveva visto i barattolini dei doni del Signore, lui voleva il dono della fede, della sincerità, dell’amore e l’angelo gliene fece prenderne quante ne voleva. Il ragazzo gli chiese il costo dei doni e l’angelo gli disse che non costavano niente. L’angelo gli diede un pacchettino con tutti i doni dentro e il bimbo gli disse che era molto piccolo per tutto quello che aveva chiesto e l’angelo gli rispose che in quel negozio si vendevano solo semi. Era necessario andare in giro per il mondo e farli germogliare. La morale è che Dio da dei doni molto preziosi, che però dobbiamo farli germogliare.

Geri Prence - classe III A

Era l’8 settembre, stavo partendo per andare a Cingoli, in un convento dove io e la mia squadra abbiamo fatto una settimana di allenamenti. Non vedevo l’ora di arrivare, ho pensato che mi sarei divertito moltissimo. I primi giorni sono stati così, dopo un duro allenamento una bella dose di divertimento meritato. Il terzo giorno, mentre mi dirigevo nella mia stanza, un frate mi ha fermato e mi ha chiesto se “Avevo fatto germogliare in me i doni che Dio mi ha dato...” Inizialmente, non avevo capito e per questo ho fatto un cenno con la testa per dire sì. Durante l’allenamento, non sono riuscito a fare molti canestri perchè ero troppo concentrato a pensare a quelle frasi, le ripetevo dentro di me ogni secondo e cercavo di attribuire ad esse un significato, ma ad ogni tentativo mi accorgevo che non era quello giusto. Non riuscivo a togliermele dalla testa... La settimana era trascorsa e la messa della domenica stava per iniziare. Appena il parroco salì sull’altare, lo riconobbi, era il frate che mi aveva chiesto se “Avevo fatto germogliare i doni che Dio mi ha donato”. In quel momento la messa iniziò. Al momento della predica, il parroco si avvicina a me e mi riformula la domanda e questa volta, non più colto di sorpresa, ho chiaramente chiesto che non avevo capito il senso di quella frase. Così il sacerdote incomincia a spiegare e dalle sue parole ho capito che: Dio ci ha fatto dei doni, come l’amore, la fede, la speranza, il perdono, il sacrificio, la sincerità, la pace e la salvezza. Questi sono tutti dentro di 66

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noi e quindi dobbiamo sfruttarli al meglio, in poche parole coltivarli e farli diventare “frutti maturi”. Queste parole mi hanno aperto gli occhi, infatti ho deciso che farò del mio meglio per andare nel mondo e… FAR GERMOGLIARE I DONI CHE DIO MI HA DATO...

Joshua Epstein - classe III A

Dio mi ha dato soprattutto il dono di saper perdonare anche se, a volte, io non perdono a chiunque e anche quello dell’amicizia. I doni di Dio non costano nulla perchè è un regalo che lui ci fa e grazie a quelli riusciamo a vivere meglio. Per il fatto che sono doni, non sono meno importanti anzi sono importantissimi senza quelli una persona è come una macchina senza motore; non sono nemmeno usa e getta perchè con questi doni ci nasciamo, cresciamo e loro germogliano, quando invece moriamo sono il nostro lascia passare per il Cielo. I doni sono cose importantissime infatti il racconto dice che nella bottega di Dio non si vendono frutto maturi, ma solo piccoli semi che nel nostro cuore germogliano con il passare del tempo, però è necessario impegnarsi e vivere la vita con responsabilità e non con superficialità.

Luca Salvucci - classe III A

Dio mi ha regalato tanti doni, ma questi non sono maturi, solamente la mia volontà deve farli germogliare, crescere e diventare frutti. Ogni giorno è buono per coltivare i semi che il Signore ci ha donato. Noi dobbiamo farli crescere in ogni parte del mondo per donare sincerità, speranza, amore, fede, perdono, sacrificio e salvezza. Dio mi ha dato tanti doni preziosi, non devo sciuparli. Tutti questi doni non sono facili da scoprire al momento, ma col passare dei giorni, mesi e anni mi potrò rendere conto. Ho anche scoperto che i doni di Dio non costano nulla perchè vengono dal cuore di Dio e poi vanno a finire nel cuore di tutti noi. Non sono meno importanti perché non si devono pagare con i soldi, ma sono molto più importanti perchè vengono dal cuore grande di Dio, che ci ama di amore senza confini. Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi significa che Dio ci da i semi, che sono già un primo passo verso la meta che sono i frutti. Prima bisogna coltivarli, farli germogliare e fruttificare. Io vorrei 67

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che la mia vita faccia fruttificare tutti i semi che mi da ogni giorno il Signore. Io appena nata sono un minuscolo essere, crescendo, divento più responsabile ed impegnata. Quando sarò grande potrò andare a portare i doni che il Signore mi ha dato. Il Signore ci offre i suoi doni non per farci restare nanetti, ma per diventare grandi e maturi, per capire quello che facciamo e farci portatori di sincerità, speranza, amore, gioia, altruismo... Ognuno deve far germogliare i propri doni e irradiarli nel mondo. Io vorrei coltivare i semi nelle parti del mondo più povere e nella mia famiglia

Maria Evelyn Elea Zeiler - classe III A

A me Dio ha donato tanti doni, ma io non li ho sfruttati sempre per il meglio. Tutti questi doni me li ha donati quando ero piccola, non li ho pagati e non sono usa e getta, ma sono da usare sempre nella propria vita e verso le persone che ti stanno attorno. I doni che io uso di più è l’amore e la speranza per la mia famiglia. Quando qualcuno mi da fastidio e mi ferisce il cuore non sempre riesco a perdonarlo e a volte lo tratto male. Questo non piace a colui che mi insegna il perdono. Il dono del sacrificio mi spaventa, non rinunciare a nulla. Invece devo imparare che nella vita i sacrifici sono molto importanti. Quando Dio mi ha regalato questi doni erano come frutti acerbi, ma nel tempo li devo far diventare frutti dolci e saporosi. Nel futuro cercherò di usare meglio i doni che Dio mi ha dato.

Marta Renzi - classe III A

Dio mi ha donato tante cose che non sono materiali ma sono, anche se astratte, importanti per la mia vita e per chi vive intorno a me. Questi doni: l’amore, la speranza, la fede, la pace, la sincerità e via discorrendo... non hanno un costo, ma sono molto più preziosi dei doni materiali perchè sono le fondamenta del carattere di una persona. I doni di Dio non sono frutti maturi, ma li dobbiamo coltivare, dobbiamo farli crescere insieme a noi perchè il loro valore dipende da come li facciamo germogliare. Sono credente, Dio mi ha dato tanta fede e in 68

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alcuni momenti di difficoltà, solo quella riesce a ritirarmi su il morale. Un altro dono che Dio mi ha dato è quello della sincerità specialmente con i miei genitori perchè non riesco a dire bugie a quelle persone a cui voglio bene. Io sono molto grato a Dio per ciò che mi ha dato e se io sono in vita, devo il merito a lui

Riccardo Ioannacci - classe III A

Il primo e più importante dono è la vita, per questo motivo la vita non va “sprecata” in cose sciocche e futili, ma va vissuta con gioia, entusiasmo e sincerità, cercando di avere sempre speranze e di trasmettere sentimenti positivi agli altri. Quando poi si ha la fortuna di ricevere in dono anche una bella famiglia e la salute, il nostro compito dovrebbe essere ancora di più quello di aiutare gli altri nelle difficoltà, di condurli attraverso un cammino di fede fino alla luce di Dio, che come buon Pastore accoglie tutti coloro che cercano la speranza in Lui e che in Lui la trovano. Noi siamo ancora dei ragazzi e nel nostro cuore abbiamo ancora dei piccoli “germogli”, dei piccoli sentimenti. Dovremmo giorno per giorno adoprarci affinché questi germogli non si secchino perchè non curati per colpa di cattivi esempi, ma ogni giorno possano crescere “innaffiati” dall’amore, dalla speranza e dalla fede.

Seiana Daloisia Priante - classe III A

I doni che Dio mi ha donato sono la gentilezza e la bontà e non lo ringrazierò mai abbastanza per queste grandi qualità che per una persona sono super importanti. I regali di Dio hanno un valore talmente prezioso che neanche lo sceicco più ricco del mondo se lo può permettere. I doni di Dio stanno solo nel cuore ed una persona ha il dovere di farli crescere finché possano migliorare anche la persona più antipatica del mondo. Per questo i doni di Dio non sono usa e getta.

Silvia Marcelletti - classe III A

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Dio mi ha regalato molti doni importanti per saper vivere insieme agli altri, tra cui l’amore, l’intelligenza, il senso della pace, ma anche quello del perdono. Io in questi miei dodici anni di vita, ho cercato di farli germogliare, però in alcuni episodi non ci sono riuscito, perchè delle volte ho litigato con dei miei amici di scuola. I doni di Dio non costano niente perché, secondo me, lui è molto contento se noi riuscissimo a propagarli in tutto il mondo. In Iraq lottano contro gli Americani che stanno cercando di portare pace e stanno continuando a fare attentati e ad uccidere persone innocenti. I doni di Dio sono sempre importanti per tutti noi, però non ce ne accorgiamo; per me sono alla base della nostra convivenza nel mondo. I doni di Dio non sono usa e getta, ma sono da conservare per sempre dentro il nostro cuore. Dei suoi doni non bisogna tenere i semi, ma bisogna farli germogliare, facendoli diventare delle grosse piante. Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma egli ci regala i semi che noi, con l’impegno, li dobbiamo far germogliare ed espanderli nel mondo.

Simone Gambini - classe III A

La vita di noi uomini è diventata ormai veloce e frenetica e noi non abbiamo più neanche il tempo di fermarci, pensare, ringraziare Dio di averci fatti vivere sani e senza problemi… Grazie a questa poesia ho invece avuto modo di riflettere, ho potuto accorgermi davvero dei doni che ho ricevuto non sto parlando di doni materiali, ma spirituali. Anche se sono una persona insignificante per questa società, mi rendo conto che a modo mio sono un po’ speciale, come ognuno di noi d’ altronde… Ho molti, tantissimi difetti, ma anche dei pregi, pochi ma buoni. A volte anche se sono di pessimo umore, cerco sempre il modo di far sorridere gli altri perché penso che se stanno bene i miei amici, sto meglio anche io. Voglio bene a tutti, non riesco a odiare nessuno e non ne ho neanche il motivo e non serve a niente, il male porta solo ad altro male e penso che solo con il perdono si riesca a vivere bene con gli altri. Non sono litigiosa, mi piace la compagnia, ridere e parlare. Secondo me la fratellanza e l’amore tra uomini è l’unica cosa che può tenerci uniti e mantenere la pace. Gli uomini per stare in pace devono essere uniti.

Sofia Fioranelli - classe III A 70

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Secondo me i doni che mi sono stati regalati da Dio sono il sacrificio e l’amore. Quello più importante tra questi è il sacrificio perchè sacrificarsi per le persone, che ti stanno più a cuore, mi porta soddisfazione. I doni di Dio non costano nulla perchè bisogna coltivarli. Dio non da frutti maturi agli uomini perchè vuole e chiede l’impegno personale per farli crescere e sviluppare. Perciò Dio li da a persone che hanno più talenti, quindi li sanno coltivare bene. Il nome del titolo sta a dire che Dio regala i doni a persone con molto talento.

Valerio Romagnoli - classe III

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Quando rimasi incinta del mio terzo figlio, vivevo assieme a Carlo un periodo spiritualmente stupendo. Era diverso tempo che ci eravamo abbandonati all'opera creatrice di Dio nella nostra vita matrimoniale, e non prendevamo nessun tipo di precauzione. Covavo dentro di me una

sorta di gestazione ideale… Quel giorno di Natale ebbi la percezione che qualcosa di stupendo per la mia vita iniziasse a prendere forma. Eravamo così felici... Insomma, una vera festa... Era quella sorta di abbandono filiale nei confronti di un Padre che aveva provveduto in ogni momento, al nostro matrimonio a renderci tranquilli era la cieca sicurezza, la completa fiducia in questo Padre che avrebbe agito meglio di noi… A chiunque tentava di terrorizzarci, costringendoci a prevedere il futuro economico dei nostri figli, rispondevamo: "Dio provvede". Tutte le mamme si avvicinano all’ecografia con un po' di apprensione. Quel giorno vennero anche Carlo e Priscilla.. . La dottoressa della Asl fece entrare prima me soltanto, con gran disappunto di tutti noi. Quando il suo esame raggiunse la mezz'ora, cominciai ad entrare in ansia. E poi... appena entrarono Carlo e Priscilla, esordì: "C'è qualche problema". Io sentii una morsa allo stomaco e, mentalmente, rividi tutto l'esame. La testa sembrava delle dimensioni giuste, aveva due mani, due piedi... cosa poteva essere che non andava? La dottoressa iniziò a spiegare, cercando di descrivere ciò che vedeva: il bambino aveva una vescica enorme, ureteri dilatati, reni dilatati, non c'era più traccia di liquido amniotico… C'era qualche malformazione di tipo urinario... Ci consigliò di andare in un centro di secondo livello, per una diagnosi più precisa. Dolore, sgomento, terrore. Perchè? Che cos’ha? Si può risolvere?... Arrivò quel mattino. Andammo io e Carlo, accompagnati spiritualmente dalle numerose preghiere della nostra comunità di fede. Viviana, una giovane sorella di comunità, laureanda in pediatria proprio nel presidio in cui avrei fatto quegli accertamenti, sarebbe venuta a dare un'occhiata. Quando arrivò, mi buttai singhiozzando tra le sue braccia. Avevano confermato tutto. "Signora, le consiglierei di abortire,... Il medico parlava, ma quello che diceva, per me, non aveva senso. Aborto... il mio bambino è vivo e non sa di essere un condannato a morte. Il mio bambino è vivo! E' vivo, respira. Il mio bambino non ha bisogno di una mamma che lo faccia smettere di vivere. Io voglio che il mio bambino muoia dentro di me, nel posto migliore dove morire, non in una sala operatoria… Carlo, ti prego, andiamo a casa". Abbiamo pianto, pregato molto… Lo porto avanti, a costo di morire con lui.

Al 23mo giorno (ero ormai arrivata alla fine del 6° mese) richiamai il professore. Lui si stupì enormemente, di sapermi ancora in quello stato. Pensava fosse tutto

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finito. Mi chiese di andare il giorno dopo, voleva capire cosa fosse mai successo. Andammo, pieni di curiosità e speranza. Non troppa, a dire il vero… Come d’abitudine, facemmo le lodi in macchina. La lettura del giorno era estratta dal “libro di Giuditta”… Giuditta, proprio il nome che avremmo dato al bambino se fosse stata una femmina: ci sembrò come un segno. Lessi la lettura ad alta voce, mentre Carlo era alla guida: “Ricordatevi che i vostri padri furono messi alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio. Ricordate come fu tentato il nostro padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l’amico di Dio. Così pure Isacco, così Giacobbe, così Mosè e tutti quelli che piacquero a Dio furono provati con molte tribolazioni e si mantennero fedeli”. Ammutolimmo, stupiti… parlava a noi il Signore? Quella Parola sarebbe diventata carne nella nostra vita? Arrivammo al “Gemelli”. All’ingresso c’era sempre quel quadro meraviglioso di Breccia, che ha come titolo “Resurrexit”… Ebbi un brivido. Ci dirigemmo al reparto Day Hospital e salutammo il professore. Mi fece stendere e iniziò a farmi l'ecografia. Io e Carlo eravamo abituati a vedere immagini molto scure, a causa del liquido presente nell’addome del bambino. Erano immagini tristi e le avevamo purtroppo già memorizzate. Stavolta vedevamo immagini chiare, simili alle ecografie delle altre figlie. Si vedeva l'addome, si distinguevano le parti scure corrispondenti alla vescica… reni… stomaco… cuore... Ci siamo guardati, in silenzio Ma quando il professore, spalancando gli occhi, ha detto: "E che è successo qua? Da dove viene tutto 'sto liquido amniotico?", siamo scattati come molle. "Professore, che succede?". "Non lo so, è quello che sto cercando di capire…” il professore continuava a guardare lo schermo e ad esplorare con un'aria felice e sbalordita, sussurrando: "Dio, quanto sei grande! Quanto sei grande, mio Dio...". Cominciò a chiamare le infermiere, i colleghi, gli studenti... "Ti ricordi della signora? Ricordi in che condizioni era questo bambino? Guarda, guarda ora!"... Tutti sgranavano gli occhi, tutti coloro che erano stati presenti al drenaggio, all'intervento precedente esclamavano… “Che cosa meravigliosa”. Poi all’improvviso: "E' un maschio." "Giona. Si chiamerà Giona. Come il profeta salvato dalle acque". E' la sua storia di fede... La sua storia di vita. Ho rafforzato la mia convinzione che Dio solo è l'Autore della Vita e che i figli si fanno in tre. Il 25 agosto del 2004, Giona ha compiuto un anno; in novembre ha iniziato a camminare da solo ed è diventato un folletto vivacissimo e affettuoso. Attualmente è un bambino perfettamente in linea con i suoi coetanei. Ha uno sviluppo neuropsicomotorio nella norma. Soprattutto è un bambino felice, sereno, riflessivo, pieno di gioia di vivere. Ed è anche bellissimo! Questo è il premio per ciò che in passato abbiamo affrontato insieme. Vogliamo ringraziare con tutto il cuore le persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita di Giona e di tutti noi. I medici e gli infermieri che abbiamo in seguito scelto come collaboratori, per il grande valore umano, professionale, e spirituale nell'animo di ognuno di loro... Tutte queste persone hanno fatto, e fanno tuttora, parte del nostro mondo e del nostro vissuto familiare. Sono persone delle quali si parla in casa, che vediamo spesso durante i controlli frequenti che Giona fa. E' grazie a loro che, quando vado in ospedale, mi sento come se tornassi a casa...

Breve sintesi dalla testimonianza scritta da Sabrina Pietrangeli Paluzzi

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La testimonianza, che ci ha letto Suor Maria in classe, mi ha davvero colpito e mi è proprio “entrata dentro”. Ho potuto sentire la forza di questa donna che con un brivido mi ha scosso e mi ha toccato il cuore; mi sono dedicata completamente a questo ascolto, cercando di immedesimarmi in Sabrina (la mamma). Mi sono sentita piccola e forte allo stesso tempo e ho capito quanto grande e buono sia Dio. Mi è rimasto molto impresso quel momento in cui Sabrina afferma che il posto migliore in cui il bambino possa morire sia il suo grembo; oppure quando dice alla figlia che la creatura che porta in pancia “è di Dio”. Ho capito il bene immenso e intenso che vuole una mamma al proprio figlio, anche quando esso è solo nel suo grembo e non è ancora nato. Questa grande donna ha difeso con tutto il cuore le sue idee, andando addirittura contro i pareri dei medici o dei familiari che le consigliavano di abortire. Da questo racconto ho capito quanto io sia fortunata; “soffrire serve perchè la verità non si cristallizzi in dottrina”. È la risposta che ho trovato alla mia domanda: “perchè Dio permette che soffriamo?”. La parte che mi ha più colpito è stata quella in cui la madre dice di aver visto la figlia pregare con le guance rigate di lacrime, il rosario in mano e le dice: “Mamma è vero che Gesù ascolta le preghiere dei bambini?...” In questo pezzo del racconto ho sentito le lacrime pungermi gli occhi per la bellezza che esso conteneva, mentre in altri pezzi gli occhi erano lucidi per la tristezza. Poi, alla fine, quando tutto sembrava rovinato, si compie il miracolo e il bambino rinizia a vivere. È stata una testimonianza stupenda e piena di emozioni.

Sara Piersigilli - classe II A

Questo racconto è stato molto particolare; è stata la prima volta che ho sentito e capito un testo così pieno di emozioni, speranze, insegnamenti e molti spunti di riflessione. Questo brano mi ha fatto riflettere che non bisogna disperarsi e mollare, quando le difficoltà ti vengono incontro; bisogna avere solo speranza e fede nelle conseguenze. Questo brano suscita molti sentimenti perché ci sono decisioni importanti da prendere: speranze, delusioni, preoccupazioni e molto altro, che mi hanno aiutato a capire quanto sia importante essere fiduciosi e non scoraggiarsi mai in momenti difficili, perchè può capitare che poi tutto vada a finire bene. Le parti che mi hanno colpito di più sono quando la mamma ha fede nella sopravvivenza del figlio, mostrandosi molto forte e saggia. Mi è dispiaciuta la parte in cui la famiglia suggerisce alla donna di lasciar perdere, di non preoccuparsi più del bambino e di ascoltare il dottore che la invita ad abortire, dal momento che le sue condizioni sono molto gravi. Mi sono molto emozionata quando tutto è finito per il meglio: il bambino nasce sano. La madre orgogliosa di aver affrontato e superato poi nel migliore dei modi

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tutti quei problemi: le sofferenze, le preoccupazioni, e gli scoraggiamenti causati dalla famiglia. Mentre leggevamo il brano, ero curiosa di come sarebbe andato a finire; pensavo che il bambino non ce l’avrebbe fatta, ma alla fine tutto si è risolto con la fede e la speranza. Mi è servito leggere questa storia reale, perchè ha avuto momenti molto significativi e ha avuto molti stimoli di vita; spero di continuare a leggere testi simili, così scoprirò sempre più a fondo “i segreti della vita”. Per adesso continuo ad imparare altro, ciò che riguarda la mia vita di adolescente e ho capito una cosa molto bella: non si finisce mai di imparare, anche se si è adulti.

Federica Giovagnoni - classe II A

Questa storia vera parla di una madre incinta che, purtroppo, scopre che suo figlio è in pericolo per la mancanza di liquido amniotico. La donna incomincia a pregare, ma il bambino sta sempre peggio; prova con un intervento, ma non cambia niente. Un giorno, durante l’ecografia, si vede con sorpresa che il bambino è immerso di nuovo nel liquido amniotico. Il dottore al parto poi dice: “E’ nato con la camicia!”. Questa storia è bellissima perchè esprime tutti i sentimenti di una madre verso il proprio figlio, è anche commovente perchè si sente tantissimo amore nelle parole della donna che rimane straordinariamente ottimista e forte anche di fronte alla possibilità della morte del figlio e di se stessa. Pur cercando, in tutti i modi di far vivere il bambino, i risultati all’inizio erano sempre negativi e sembrava che non ci fossero davvero speranze. Anche la madre della donna diceva di abortire, ma la donna continuava ad insistere, dicendo che se il bambino doveva morire, il suo grembo era il posto più sicuro per lui. La donna era così speranzosa in Dio che pregava il rosario. Persino la figlia maggiore, di sette anni, ha pregato con lei, perchè Dio ascolta prima le richieste dei bambini. Non perse la fede neanche un secondo perchè sapeva che Dio non l’avrebbe abbandonata. Ogni giorno il Signore le era vicino. Adesso il bambino cresce sano e la famiglia è felice.

Pietro Domenico Martorano - classe II A Questa testimonianza di vita mi ha colpito come mai nessun’altra aveva mai fatto prima. Sentivo ogni giorno ripetere la parola fede, bisogna avere fede... Ma come si fa ad avere fede? Questa storia vera mi ha dato la risposta e nel miglior modo possibile. All' inizio di questo brano pensavo: ci sarà un po’ da annoiarsi, uffà... Dopo cinque minuti non riuscivo a smettere di pensare a come sarebbe andata a finire, a cosa sarebbe successo.. Fatto sta che questa mamma non era come le altre: non era impaurita dall’eventualità che, da un momento all’altro, il bambino che aveva in grembo potesse lasciare la sua vita lì e innalzarsi nel regno dei cieli. No, era solamente rattristata enormemente, poiché il suo bambino aveva scarse possibilità di nascere.

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Ciò che mi ha colpito di più è il fatto, che anche quando i parenti, la madre, e i medici le consigliarono l’aborto, lei non si rassegnò mai all’idea di abbandonare il bambino che era nel suo grembo. Nonostante le poche possibilità che il bambino avesse di nascere o di restare in vita dopo il parto, essa si affidava solo alla fede e alla preghiera. Questa storia mi ha fatto capire che, quando sono in difficoltà, triste o arrabbiato, Gesù è sempre con me e non me ne devo mai dimenticare. Pregare, pregare, credere e pregare... questo è ciò che la madre faceva e mai avevo sentito parlare di una persona simile. Ho capito veramente che con la fede nasce una visione diversa della vita e, in questo caso, nasce anche una nuova vita, Giona, figlio di una persona straordinaria.

Marco Tansella - classe II A Questo racconto parla di una donna che è già madre ed aspetta un altro bambino. Purtroppo il bambino incomincia ad avere dei problemi di crescita nel grembo materno, ma la madre fa di tutto per aiutarlo a continuare a vivere. Grazie alle preghiere e alla fede in Dio il bambino si salva. Questa storia mi spinge a fare tante riflessioni: come sia doloroso per una madre sapere che il proprio figlio non ha speranza di vita, invece di farlo morire in un ospedale, preferisce farlo morire dentro di sé, al sicuro. L’ amore che prova questa donna è immenso, così grande da prendersene cura lei stessa, continuando a tenerlo con sé, come se fosse vivo e sano e avesse solo bisogno di tanto affetto. Il racconto mi ha trasmesso amore, ma, allo stesso tempo, tanta tristezza e malinconia. Io mi sarei comportata come questa mamma: invece di far morire il bambino, avrei lasciato anch’io continuare la sua vita. L’ unica cosa che a me non è piaciuta molto è l’aver trascurato, durante questo periodo difficile della gravidanza, le altre due figlie, anche loro avevano bisogno della propria madre.

Olimpia Zeiler Questo brano mi ha colpita dritto in fondo al cuore. Le emozioni che ho provato mentre l’insegnante leggeva questo racconto, sono indescrivibili. Ho capito realmente cosa sia la fede, non come le altre volte; ho capito che significa restare forti anche nell’eventualità di correre dei rischi; avere fede significa non pensare perché si è sicuri di fare del bene agli altri. É davvero straordinaria la forza con cui questa donna affronta l’attesa difficile del suo bambino: ha la forza di alzarsi ogni giorno, di far finta di niente e di non ascoltare chi le diceva di abortire perchè rischiava la propria vita. Io sicuramente li avrei ascoltati per paura. Nonostante ciò lei è andata avanti, correndo il rischio di morire lei stessa e di lasciare le altre due figlie a casa. Questa donna ha provato tutte le cure possibili e si è affidata alla preghiera, ed è avvenuto il miracolo!

Lucia Romani - classe II A

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Le emozioni che il racconto ha suscitato in me sono tenerezza e senso di protezione per la piccola creatura indifesa che, nel grembo della mamma, ha rischiato di essere privata del dono della vita e mi sono preoccupato per il suo stato di salute. Con questa esperienza Dio ha voluto mettere alla prova la mamma che risposto con fede, schierandosi a favore della vita e lasciando che si compisse la volontà di Dio: far venire al mondo quella piccola creatura. Il lieto fine della storia, poi, c’insegna che bisogna avere

fiducia nella volontà di Dio che, da buon Padre che ama i propri figli, provvede a noi, dandoci ciò che ritiene più giusto Il racconto offre anche stimoli di vita, soprattutto per noi cristiani, che siamo chiamati a difendere sempre la vita, in tutta le sue forme, sia quando è allo stato embrionale, sia quando si sta spegnendo, perché solo Dio è padrone della nostra vita e può decidere quando darcela e quando togliercela.

Christian Barone - Classe II A

Le emozioni più belle di questa storia sono quando la donna sente che il bimbo inizia di nuovo a muoversi dopo essere sopravvissuto a quel terribile problema dell’assenza di liquido amniotico. Quel feto viveva nella pancia della mamma senza muoversi; tutti dicevano che doveva morire fuori dalla pancia, ma la madre era del parere contrario: la morte di suo figlio doveva avvenire solo nel suo grembo e per volontà divina. Ho provato sensazioni di gioia e di dolore, leggendo questa storia. Gioia, quando ho saputo che il bimbo sarebbe nato; ma prima ho sofferto quando i medici dicevano che sarebbe morto. La donna, secondo me, ha avuto speranza e fede nell’aspettare che il liquido amniotico si ristabilisse. Il bimbo infatti nasce sano e senza alcun problema. Gli insegnamenti che mi ha trasmesso questa storia sono stati: non arrendersi mai, non mollare mai, ascoltare il proprio cuore e la voce del Signore, che ci guida sempre.

Alessio Pignocchi - classe II A 78

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Una donna, già madre di due figli, scopre di essere incinta del terzo bambino. Quando con il marito va a fare l’ecografia, viene a scoprire che il piccolo è in pericolo e sta per morire. La donna si reca da vari specialisti che le suggeriscono di abortire, ma ella non acconsente e, dopo tante preghiere, il bambino nasce sano e conduce una vita normale. Secondo me, il piccolo si è salvato solo per la fede della madre e della sorella perchè l’unico che può dare o togliere la vita è Dio. Questa storia ci ha insegnato a non rassegnarci se qualcosa va storto o se tutto è già dato per scontato; infatti l’uomo non può dare tutto per certo, perchè il Signore potrebbe cambiare la sorte. La cosa che mi rende più felice è il fatto che il bimbo è sano e salvo contro ogni ipotesi scientifica; perciò dobbiamo capire che l’amore di Dio è un dono e dobbiamo crederci fino alla fine.

Anastasia Carlotta Pesce - classe II A Questo racconto mi è piaciuto molto perchè non avevo mai sentito una storia del genere. Parla di una mamma che aveva due bambini, più uno nella pancia; però il bambino che aspettava era in pericolo di vita. La mamma fece di tutto per farlo crescere e vivere anche se tutti dicevano che ormai era morto. Infatti, dopo poche settimane il bambino era ancora vivo e cresceva nel grembo materno; nacque e lo chiamarono Giona, perché anche lui fu “salvato dalle acque”. Leggendo questo racconto, ho provato delle forti e ho capito che ognuno di noi deve fare quello che gli dice il cuore, non sentire il parere degli altri, ma credere in se stessi; ho capito anche che dobbiamo credere in quello che facciamo e non fare le cose così, tanto per farle o per accontentare gli altri! Quando suor Maria ha iniziato a leggere, io speravo tanto che quel bambino nascesse. Se io fossi una mamma e sapessi che mio figlio avesse questo problema, non saprei proprio cosa fare; però è giusto quello che ha fatto quella mamma: ci ha creduto, è andata avanti, Gesù è stata sempre vicino a lei e l’ha aiutata. Gesù ci vuole “un bene dell’anima” e noi al contrario certe volte non lo ricambiamo con lo stesso bene.

Laura Leporoni - classe II A

Il brano letto in classe narra la storia di una signora, di nome Sabrina, incinta di un bambino con gravi malformazioni che molto probabilmente non riuscirà a nascere. Nonostante tutto, la donna non abortisce e spinta dalle sue figlie a continuare a vivere, spesso si reca dal medico per aggiornarsi sulle condizioni del feto. Sabrina trascorre gran parte del suo tempo recitando il rosario che le porta pace e serenità; anche se ormai è “distrutta” a causa delle pessime notizie ricevute riguardo la salute di suo figlio, continua a pregare nella speranza di un miglioramento. Tuttavia la donna è consapevole della situazione e annuncia alle figlie che il loro fratellino potrebbe dirigersi verso il cielo. Successivamente la povera signora torna dal dottore che rimane meravigliato nel vedere, tramite l’ecografia, il bambino vivo e salvo.

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Secondo il mio parere, questo brano è meraviglioso, perchè suscita moltissime emozioni ed è ricco di insegnamenti. Nel brano è evidenziato il coraggio di questa mamma che, grazie alla fede in Dio, riesce ad andare avanti, non mostrando mai la sua grande sofferenza alle figlie. Inoltre, grazie alla preghiera e a lunghi periodi di riflessione, cresce in lei sempre più la speranza nella nascita del bambino. La donna supera brillantemente “il test di fede” al quale viene sottoposta dal Signore; infatti decide di accettare suo figlio a tutti i costi, nonostante sappia che potrebbe non venire alla luce o potrebbe nascere con gravissime malformazioni. Un grande insegnamento che questa mamma ci dona è la sua convinzione nell’affermare che un feto possa morire solamente nel grembo materno e non in una sala operatoria. Uno dei punti, che mi ha particolarmente colpita, è il momento in cui la madre dice alle proprie figlie che il loro fratellino sarà “Un bambino del cielo e non della terra”, perchè fortemente voluto da Dio. L’insegnamento che questa storia ha voluto dare è sicuramente l’importanza della vita, un dono prezioso che nessuno ci può togliere.

Elena Tricoli - classe II A

Il racconto parla di una donna che stava per ricevere il suo terzo figlio, ma durante le analisi quest’ultimo presenta un’anomalia. La signora prega ogni giorno, ma senza effetti per lungo tempo. Grazie all’incoraggiamento e alla fiducia in Dio, il bambino non presentava, all’ultima visita prima del parto, nessun difetto; così nacque sano. Mi è piaciuto questo testo perchè ho molto ammirato la forza della madre, nel volere che il suo bambino o nascesse oppure dovesse morire nel suo grembo. Ma è anche da notare il dolore che le hanno dato i parenti, per spingerla ad abortire. Ho apprezzato il suo coraggio, perché era in pericolo di vita anche lei e a casa aveva già due figlie. Credo che il fatto di sentire dentro di lei qualcosa di molto speciale l’abbia spinta a continuare. Questo fatto si doveva mostrare al mondo intero. Di certo, ognuno può sognare un’avventura come questa, per poi raccontarla a tutti, senza pensare, però, che si rischia di andare incontro alla morte. Ciò mi ha riportato in mente una poesia, che diceva: “le emozioni allungano la vita”.

Gianni Battista Sardone - classe II A

Questo racconto mi piace perché parla di una donna, Sabrina, che abita insieme con il marito, Carlo, e con le loro prime due figlie e stanno aspettando la nascita del terzo. Le emozioni, che mi suscita la storia, sono stupore e meraviglia perché si parla di una donna che sta aspettando con tante difficoltà un bambino e Dio l’aiuta in questa impresa difficile.

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Questo testo mi da anche delle sensazioni di felicità, perché questa donna incinta parla alle figlie di questa nuova creatura; quindi le bambine sono molto ansiose proprio come lo ero io quando stavo aspettando la nascita delle mie cugine: Giorgia e Giulia. Credo che questa nascita sia avvenuta grazie alla speranza in Dio. E’ stato lui a regalarmi queste due cuginette. Questo racconto, per me, ci insegna che, se crediamo in Dio, ciò che vogliamo si può realizzare.

Emilio Galletti - classe II A

Ascoltando questa storia, ho provato una grande emozione. Mi sono messo nei panni della giovane sposa e ho pensato allo sforzo e alla buona volontà di decidere non per se stesso, ma per un altra vita che doveva venire alla luce. La situazione di questa ragazza era molto triste, ma è stata coraggiosa la scelta della madre di tenere il bambino dentro di sé, pur sapendo quali rischi stesse correndo.

Questo gesto da un buon insegnamento: non fermarsi davanti agli ostacoli, perché se crediamo che quello che stiamo facendo sia giusto e dignitoso, bisogna provare a superare le difficoltà, anche se gli altri non approvano i nostri tentativi o le nostre scelte. Secondo me, questa ragazza è andata avanti, ha avuta una grande forza e una grande speranza: il bambino presente in lei era il suo sostegno. Perciò aver difeso quella piccola vita è stato un gesto che ha restituito un senso vero alla vita di questa donna.

Gaetano Verdoni - classe II A

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Benedetto XVI domenica 20 Dicembre 2009 ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto che rende Giunio Tinarelli nuovo servo di Dio.

Il 14 gennaio 1956 il giovane ternano Giunio Tinarelli moriva nel suo letto nel quale era immobilizzato da oltre venti anni per una grave malattia. Aveva appena 44 anni e una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Il suo è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza. E’ stata questa la vocazione che ha segnato la vita e la testimonianza del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio della parrocchia del Duomo, sotto la guida di don Peppino, fin quando la malattia lo colpì appena ventenne.

La poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.

Rielabora il testo personalmente sviluppando in modo particolare “La vita con tutte le sue ricchezze, che ogni giorno scopro, è un dono prezioso di Dio…”

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A me non capita di solito di soffermarmi a riflettere su tutti i doni che Dio mi ha dato come ad esempio la natura, se però ci penso e la guardo, mi rendo conto di quanto sia grande e potente, come ad esempio i fulmini e i tornadi che sono capaci di radere al suolo un intera città, anche molto grande. Uno dei doni molto importanti che ho ricevuto in questa vita è una famiglia che mi vuole bene e che mi aiuta in tutti i settori, compreso quello della scuola. Quando non ci penso, a me sembra una cosa normale avere una famiglia, ma se sento tutte le notizie nel telegiornale, mi rendo conto di essere un ragazzo fortunato. Questo non sono solo io a pensarlo, ma questa cosa me la ripetono sempre i miei genitori. Un altro dono molto importante è l’intelligenza, io quasi ogni giorno vedo dei ragazzi con l’handicap ed altri che sono nati con malattie alle gambe e questo non permette loro di camminare. Sono, perciò, costretti a passare tutta la loro vita in carrozzina a rotelle. Quando vedo queste orribili cose, mi rendo conto di essere fortunato al 100%. Io ringrazio il Signore per tutto quello che mi ha dato e soprattutto che non mi ha ridotto come quelle persone che vedo in giro. Invito tutti i ragazzi, che hanno ogni possibile dono, a ringraziare Dio per tutto quello che ci ha dato.

Simone Gambini - classe III A

Molte volte al mattino , alzandomi dal letto e vedendo attorno a me tutta la mia famiglia, rifletto sul dono prezioso che Dio mi ha fatto: la nostra vita. E’ un bene così importante che ognuno di noi dovrebbe viverla nel modo migliore. Secondo me bisognerebbe aiutare le persone che si trovano in necessità, che chiedono aiuto, rispettando sempre i più deboli. Io non capisco come molti giovani sprechino la loro vita, scegliendo strade sbagliate e credono di diventare importanti, provando emozioni forti che il più delle volte sono dannose e letali per la propria salute. Quando sento alla televisione che delle mamme hanno abbandonato o ucciso i loro bambini, soffro moltissimo perché quei piccoli avevano diritto di vivere la loro vita e nessuno doveva negargliela . Penso che, anche se la vita a volte è dura e ci sono momenti in cui dentro di noi c’è disperazione, rabbia, dolore, dobbiamo avere il coraggio e la forza di sperare in tempi migliori. Dobbiamo sapere che non siamo mai

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soli, ma Dio è sempre con noi, ci consola, ci ama, ci indica la strada da seguire e ci rende felici .

Alessandro Messi - classe III A

La vita è veramente un dono di Dio. Per scoprire questo dono dobbiamo aprire il cuore alle cose meravigliose che il nostro mondo ci può offrire. Bisogna capire che la felicità non viene dalle ricchezze materiali come il telefonino o il motorino, perché queste cose alla fine non lasciano dentro di noi alcuna gioia e quindi non devono essere lo scopo della nostra vita. Credo che il dono della vita sia il più prezioso e che dobbiamo viverla con gioia mostrando amore, generosità e amicizia verso il prossimo. Per me l’amicizia è un dono meraviglioso di Dio. L’aiuto che si può dare ad un amico in difficoltà, ci può donare un’immensa gioia e farci dimenticare le nostre difficoltà. Anche l’amore dei miei genitori è un bene prezioso e fondamentale per me. Ho capito che ognuno di noi deve cercare in Dio e negli altri le vere ricchezze della vita. Giunio Tinarelli scrive che chi si abbandona completamente al Signore non conosce più sofferenze, ma ha la gioia di gustare la sofferenza e di essere felice vicino a Gesù crocifisso. Io credo che sia molto difficile accettare la malattia come un dono di Dio, ma forse è Dio stesso che, nel momento in cui una persona è disperata, la aiuta ad accettare la sofferenza e a trovare anche la felicità sentendosi vicini a Gesù. Il pensiero che Dio accompagni la mia vita mi dà la forza e la speranza che sempre mi aiuterà nei momenti di difficoltà.

Lorenzo Bontempi - classe III A

Qual è il punto del brano per te più forte e

significativo? Cerca di spiegare anche il motivo

e il perché...

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Secondo noi, il punto più forte e significativo del brano è l’ultima parte del testo, perchè è la più bella. Essa contiene parole con un significato profondissimo e bellissimo. E’ la fede che dà una possibilità alle persone come Giunio, che non si possono muovere per via di una bruttissima malattia, di avere una bella vita vissuta in comunione con Gesù. E grazie a questo, molti malati riescono a vivere bene la malattia: grazie all’enorme fede che hanno, la quale dà sempre una spinta in più per andare avanti. Giunio ha fatto cose straordinarie, perchè ha vissuto tutta la sua vita come “Operaio della Croce” e ha vissuto sempre in unione con Dio. Chi soffre per molti anni sia fisicamente che moralmente per via di una malattia ha bisogno di un sostegno sovraumano che solo Dio Nostro Creatore può dare e proprio per questo dobbiamo ringraziarlo. Noi siamo fortunati e abbiamo l’opportunità di vivere bene la nostra vita, ma molte volte ci scordiamo del nostro Padre e se Giunio lo ha ringraziato, nonostante le poche possibilità che aveva di recarsi in chiesa o di fare pellegrinaggi, noi dovremmo impegnarci molto di più. Noi possiamo muoverci facilmente, dovremmo fare molte più cose di quel minimo indispensabile che facciamo normalmente e trarre esempio da Giunio Tinarelli.

Joshua Epstein, Alessandro Raffaele, Simone Gambini, Riccardo Ioannacci, Alessandro Messi e Bontempi Lorenzo

La vita di Giunio è stata vissuta nel dono totale di sè a servizio degli altri e di Dio. Noi da questa lettura abbiamo colto moltissimi input per vivere bene la nostra vita a disposizione del prossimo, dei più bisognosi e di Dio. Questo brano è molto toccante e significativo, perché Giunio è rimasto paralizzato a 25 anni, ma ha capito che la vita non è composta solo dalla felicità anzi per lo più da mali e problemi, con questo Giunio ha capito che la vita riserva molte sorprese e molte anche negative, ma non si è mai abbattuto ed ha continuato a vivere nel migliore dei modi, onorando e beneficando Dio. Questo per noi deve essere solo d’esempio, perchè quest’uomo ha assunto un comportamento esemplare per tutte le persone della nostra età. Giunio fu un vero “apostolo” della sofferenza, per questo si è dato molto da fare per creare un gruppo di persone con il suo stesso problema dando loro la possibilità di compiere pellegrinaggi a Lourdes e in altre città. Per questo noi cercheremo di comprtarci come queste fantastica persona qual’era Giunio Tinarelli.

Joshua Epstein, Alessandro Raffaele, Simone Gambini, Riccardo Ioannacci, Alessandro Messi e Bontempi Lorenzo

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LAVORO PERSONALE...

La vita con le sue ricchezze, che ogni giorno scopro, è un dono prezioso di Dio. Il Signore ci ha fatto un grandissimo ed importantissimo dono, che tutti devono sfruttare al meglio. Tutto il mondo deve apprezzare questa verità e deve viverla al meglio. Leggendo questa testimonianza di vita, mi è tornata in mente la parabola dei talenti: i servi che hanno fatto fruttare i loro talenti sono potuti entrare nella reggia, mentre il servo che ha sotterrato il talento è stato ripudiato e non è potuto entrare nella reggia. Noi dobbiamo far fruttare il dono che Dio ci ha fatto, così saremo ammessi al Regno dei Cieli e chi non lo farà sarà ripudiato. Questa è una verità incoraggiante e ricca di speranza, perchè mi invoglia a fare del mio meglio nella mia vita per diventare una brava persona.

Joshua Epstein

Seduto all' ombra di un pioppo, con uno

sguardo perso all'Infinito, un anziano contadino si gode la brezza primaverile. Ha il volto di un saggio patriarca, una lunga barba bianca e due strani ciuffi di peli che spuntano dalle orecchie...

Appena gli rivolgo la parola, mi avverte che è sordo come una campana fessa. Ecco la confessione: "Ho perso un po' tutto, ma non la fede. Da giovane ho fatto parecchie stupidaggini, ma mi sono fermato in tempo. Mi è venuto buono

quello che mi hanno insegnato i miei genitori: Dio mi ha dato due orecchie e una lingua, perché io oda più che parli. Adesso poi che sono sordo, mi godo questa solitudine, nella quale lui parla e io gli rispondo, stando attaccato tutto il giorno a lui"...

Ascoltare. Quando si parla, a qualcuno si può piacere, mentre, quando si ascolta, si piace sempre. L'inizio dell'amore per il prossimo comincia dal saperlo ascoltare. San Giovanni della Croce era solito dire che saper parlare è un vanto di molti; saper tacere, una saggezza di pochi; saper ascoltare, una generosità di pochissimi... 87

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Secondo me questo titolo “ho delle ortiche nelle orecchie” mi fa capire che le perone non ascoltano mai le cose più importanti. La gente di oggi è molto egoista, perché a volte fa valere soltanto la propria opinione. Oggi esistono poche persone che ascoltano cose veramente importanti. Io ho conosciuto anche persone molto egoiste che chiudono mente e cuore ad ogni relazione esterna. E’ vero, quando sono arrabbiato, mi chiudo in me stesso e non parlo con nessuno. Quando mi passa l’arrabbiatura, mi spiego con i genitori o con i miei amici e torna tutto sereno

Valerio Romagnoli - classe III A Per me noi abbiamo delle ortiche nelle orecchie, perché non ci vogliamo aprire a Dio e non ascoltiamo la Sua Parola. Noi non abbiamo problemi di udito, ma ci chiudiamo dentro noi stessi e non apriamo le nostre orecchie né a Dio, né ai fratelli. Secondo me, questo non si deve fare, perché Dio ci vuole bene e manda la Sua voce fino a noi. Io ascolto la parola di Dio ed essa mi aiuta a vivere in modo migliore. I miei amici mi vogliono dare molti consigli, ma io, a volte, non ascolto, quindi potrei anche io avere delle ortiche nelle orecchie. In futuro cercherò di estirpare definitivamente queste ortiche e cercherò di interiorizzare il senso dell’ascolto.

Alessandro Leone - classe III A

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Questo racconto mi ha fatto capire che molto spesso anche noi ragazzi abbiamo le orecchie chiuse, vi si sono annidate le ortiche, quindi non ascoltiamo. Ogni tanto ci proviamo, soprattutto quando siamo tristi, ci capita di sentire la voce di Dio che parla attraverso la nostra coscienza, ma non lo riusciamo ad ascoltare bene. Quando eravamo più piccoli era più frequente pregare, soprattutto se si pensava alla morte e alla povertà. Abbiamo sempre paura, ma oggi non vogliamo più parlare con Dio anche se ogni tanto ne abbiamo proprio bisogno.

Luca Salvucci - classe III A

ll titolo mi ha ispirato a dire che le ortiche sono i nostri peccati che ostruiscono le nostre orecchie di fronte alla Parola di Dio. Molta gente che fa peccati non si confessa o si confessa senza cuore, invece noi dobbiamo imparare a confessarci con tutto il nostro amore e quindi toglierci quel peso di dosso che ci ha perseguitato per tanto tempo e così potremo di nuovo giocare, studiare, divertirci e pregare liberamente. Riscoprendo la libertà interiore, potremo vivere un vita migliore con molta fede, autenticità e sincerità. In fondo se ci riflettiamo sul serio tutti abbiamo delle ortiche nelle orecchie e anch’io le ho. Siamo tutti uguali ed io queste ortiche voglio levarmele, perché solo così alla fine della mia vita Dio mi accoglierà a braccia aperte. Il Signore, nei miei momenti più tristi, è lì accanto a me a consolarmi.

Geri Prence - classe III A Il pezzo che mi è piaciuto di più è quello in cui dice che Dio ci ha dato due orecchie per ascoltare la Sua parola ed una lingua da non usare in malo modo dicendo parolacce o bestemmie. Questo brano mi ha fatto ragionare e riflettere profondamente sul significato delle ortiche nelle orecchie. Ognuno di noi ha delle erbacce da estirpare in tutto il corpo dalle orecchie fino alla parte più importante: il cuore. Un giorno, molto vicino, chiamerò un giardiniere esperto delle ortiche nelle orecchie e nel cuore e mi farò curare.

Alessio Vinci - classe III A

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Secondo noi la frase più significativa è: “Ho perso un po’ di tutto, ma non la fede. Da giovane ho fatto parecchie stupidaggini, ma mi sono fermato in tempo.”. Tutto il messaggio si può riferire a qualche giovane come noi perché siamo nella fase della crescita e dobbiamo scegliere la via della nostra vita e se imboccassimo quella sbagliata ce ne pentiremmo per tutta la vita. Dobbiamo ascoltare la parola di Dio per intraprendere la strada giusta. Ognuno di noi potrebbe cadere in tentazione e quindi pianterebbe le ortiche nelle sue orecchie.

Francesco Tansella - classe III A

Questa testimonianza è molto profonda, mi ha fatto riflettere su molti argomenti. Quello che più mi ha colpito è però il bisogno in generale che hanno le persone di credere in qualcosa di più grande di loro. Ad esempio suor Matilda era atea, essendo comunista, ma in seguito ha iniziato ad avvicinarsi alle religioni. Provò molte religioni, di tutti i tipi, ma non riusciva a sentire nessuna di esse come propria. Non si sentiva a suo agio, si sentiva obbligata a fare o a credere in determinate cose, si sentiva quasi oppressa. Lei non voleva omologarsi agli altri, si voleva sentire libera ed apprezzata dagli altri. Finalmente però, nella religione cristiana, trovò tutto ciò. Riusciva a sentirsi a proprio agio, ma soprattutto riusciva a fidarsi di Dio, così prese la decisione più importante della sua vita: farsi suora. Da questa testimonianza ho ricavato molti insegnamenti e messaggi che mi possono aiutare ad andare avanti nella vita. 90

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Nella nostra vita abbiamo varie persone che ci aiutano a capire la parola di Dio. Esse sono: i testimoni, i catechisti, il sacerdote e gli amici. I testimoni sono i genitori che ci educano alla parola

del Padre insegnandoci ad andare a messa e a catechismo. Il sacerdote con cui abbiamo un legame spirituale, facendo la confessione, ricevendo l'eucaristia, la cresima e tutti gli altri sacramenti della Chiesa, diventa un po’ il tuo amico. Gli amici sono quelle persone a noi vicine che ci possono aiutare con un consiglio per poter camminare nella giusta via. Alcune volte è raro che troviamo dei veri amici, spesso crediamo che lo siano, ma non è così, incontriamo persone che si fingono amici e poi ti feriscono alle spalle e capiamo che i veri testimoni del Vangelo che ci possono aiutare sono i genitori.

Nella vita i testimoni per me sono quelle persone che ogni giorno conoscono sempre di più la Parola di Dio e familiarizzano con Dio: sono come angeli che vivono sulla terra. Ogni momento della vita è buono per cercare un testimone che ti accompagnerà nella giusta via. Per me Matilde ha fatto bene a diventare suora, perché così potrà conoscere più a fondo la fede in Dio e tutte le persone che lui vuole far diventare suoi figli.

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La preghiera e la pienezza di Dio serve ad evangelizzare tra la gente e soprattutto tra i poveri. Il coraggio di suor Maria Matilda è veramente ammirevole, lei con l’aiuto di Dio ha raggiunto la giusta via della vita ed inoltre è anche riuscita a scoprire il vero scopo della sua esistenza. Credo che ne sia rimasta molto contenta, perché tutti noi dobbiamo scoprire quello che siamo veramente. Spesso ci troviamo nella situazione della confusione assoluta, ma pian piano, crescendo e scoprendo nuove cose, riusciamo a comprendere quello che vogliamo veramente dalla vita e siamo liberi anche di credere in quello che riteniamo più giusto. Io sono sicura che tutti noi spesso abbiamo delle crisi di identità, ma lei nonostante tutto è riuscita ugualmente ad andare avanti e superare tutto nel bene e nel male, perché era quello in cui credeva ed ha lottato per difenderlo. Secondo me Sr Maria Matilda ha fatto la cosa giusta convertendosi e diventando suora, perché io penso che se noi teniamo davvero tanto ad una cosa, dobbiamo cercare di farla diventare realtà anche se spesso è un po’ difficile; ma l’importante è lottare e non farsi influenzare dalle persone e dalle cose che ci vengono dette. In questo caso lei è sempre voluta diventare suora e finalmente ha

raggiunto il suo sogno,e ce l’ha fatta! All’inizio è stata un po’ dura per lei perché credeva nell’ideologia marxista e nel comunismo e i suoi modi di pensare, di reagire, di fare erano diversi. I cambiamenti sono un po’ duri all’inizio, ma, come si superano le altre cose, basta un po’ di forza d’animo e si vincono anche quelli; infatti Sr Maria Matilda è stata molto fiera e soddisfatta della sua scelta, in fondo era quello che voleva!

Io sinceramente penso che al suo posto avrei fatto la stessa identica cosa, avrei lottato ed avrei messo tutta me stessa per comprendere quello che volevo davvero essere, avrei combattuto e lottato finché

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non ci fossi riuscita perché sono convinta che tutto è possibile anche le cose che potrebbero sembrare irrealizzabili.

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Questo brano spiega che Sr Maria Matilde , prima di diventare cristiana, era confusa e non sapeva a quale religione convertirsi. Diventando cristiana ha capito come la fede riesce a cambiare la vita. Sr Maria Matilde, conoscendo meglio la fede cristiana, capì la forza di Dio nella sua vita e il bisogno di donarsi a quell’amore che aveva ritrovato e così si fece suora. All’inizio le sembrava una cosa strana, ma alla fine è stata sicura della sua scelta. Infatti nel racconto dice “ Mai avrei pensato che sarei diventata monaca “ addirittura quando un anno prima le avevano proposto di diventarlo, lei era rimasta offesa, anche perché credeva che le suore non fossero capaci di realizzarsi nella vita e sceglievano questa strada per ripiego o per nascondersi a quello che succedeva fuori dal convento. Quando, però, anche lei ebbe l’opportunità di diventare suora, capì che tale pensiero era totalmente sbagliato. Per me Sr Maria Matilde non ha fatto una scelta sbagliata perché non poteva vivere tutta la vita da sola senza nessuno che la guardava e la faceva andare sulla buona strada. Farsi suora non è una cosa molto semplice perché, da quello che ho capito, ne devi essere convinta e credere molto nel Signore. Tutte le suore che conosco, per me, sono persone importanti perché impersonano gli angeli che ogni giorno ci aiutano nella vita e nel cammino spirituale.

Una cosa che mi ha fatto molto riflettere, è che la ragazza si è sentita rinata dopo essersi fatta suora. Si è sentita finalmente amata e ha capito che la sua vita era preziosa.Dio l’ha accolta come sua figlia e lei gli ha donato tutta se stessa. Dovrebbe essere una sensazione bellissima, sentirsi realizzata e completata dal Signore.

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Io ammiro molto Sr Maria Matilde perché ha avuto molta fede e ha creduto con tutta se stessa in Dio e nella sua bontà senza limiti. All’inizio tutto questo le sembrava strano, era incerta e confusa, ma la mano divina di Dio l’ha portata sulla retta via e l’ha presa per mano. Personalmente io in un momento così di “crisi” non sarei riuscita a dedicarmi a Dio e a fare tutto quello che ella ha fatto, ovvero di lottare per ciò che voleva. Tutto questo è un grandissimo segno di amore e devozione a Dio. Questa è una testimonianza veramente profonda, ma soprattutto contemporanea. Per cui la riflessione che la testimonianza della ragazza mi ha fatto fare è che ognuno di noi ha uno scopo nella vita e lei è riuscita a trovare il suo ed anch’io, come lei, sono decisa a dare un significato alla mia vita e voglio che nel mio percorso ci sia anche Dio ad aiutarmi, come ha fatto con Matilda. Il Signore è sempre presente intorno a noi, anche nei piccoli gesti, senza che noi ce ne accorgiamo e questa testimonianza ce lo ha dimostrato.

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Il gruppo operativo è formato da Maria Evelyn Elea Zeiler, Caterina Sabbatini, Camilla Ippoliti,

Seiana Daloisia Priante, Angelica Petrolini, Giorgia Vignoni

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Questa lettera parla di un uomo, Felix Cordero, che ha avuto una vita molto significativa. Con sua moglie Maiute e i suoi figli, era stato inviato da Giovanni Paolo secondo in Giappone e vi era rimasto 16 anni. Aveva ricevuto il crocifisso dal Papa proprio all’ ombra della Santa Casa di Loreto e da lì era iniziata la sua nuova vita. Partiva per una terra sconosciuta, con una lingua sconosciuta, senza una lira, affidandosi solo al Crocifisso. Per lui ogni istante di quel luogo era un miracolo. Egli aveva ricevuto una lunga preparazione dal Signore attraverso il cammino Neocatecumentale, la Messa e i Sacramenti, era stato chiamato per fare del bene agli altri. Questa straordinaria famiglia era partita per una delle zone meno cristianizzate del mondo, per far conoscere Dio. Per molte persone ci sono barriere nel mondo, zone in cui non andrebbero mai, ma per lui non è stato così. Era riuscito a far diventare il Giappone la sua terra e questa è veramente una gran cosa, aveva imparato a parlare quella lingua e a leggere quei segni incomprensibili, gli ideogrammi. Si era integrato. Tutti coloro che conosceva, contavano su di lui e si facevano forza così per andare avanti. Lui, però, dipendeva totalmente da Dio. Sapeva che era stato chiamato da Lui a fare del bene agli altri e a portare in quella zona la Parola di Dio. Poi arrivò il periodo più buio della sua vita, ma durante quello il suo volto appariva più luminoso che mai. Egli decide di trascorrere in quella terra la fine dei suoi giorni, per la quale aveva offerto tutto ciò che aveva. Scopre di avere un cancro, che giorno dopo giorno lo stava portando via da tutto ciò che aveva di caro. In questa prova estrema incontra e vede il Signore che lo sostiene ed incoraggia a proseguire il suo cammino con la gioia di restare con Lui per sempre. Molti hanno pellegrinato al suo giaciglio: amici, nemici e parenti. La sua era stata una vita donata a Dio con momenti gustosi e dolorosi.

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Questa testimonianza è davvero molto profonda e significativa. Dopo averla letta ho subito provato un senso di ammirazione per quell’uomo. È un esempio da seguire perché nella sua vita ha fatto cose molto belle che richiedono sacrifici anche grandi. Non tutti avrebbero voglia di andare in un luogo sconosciuto, con una lingua sconosciuta…Egli aveva dato tutto ciò, grazie all’ aiuto di Dio che lo ha assistito in ogni momento. Era riuscito ad affidarsi completamente al Signore. Il punto più significativo per me è quando dice che ha fatto diventare il Giappone la sua terra. Non so se al posto suo ci sarei riuscita. Mi sarei sentita estranea, in tutto un altro mondo. Il cuore di un cristiano non dovrebbe avere limiti o barriere, ma spesso non è così. Il pregiudizio ci impedisce di fare alcune cose gentili e giuste, perché non ci fa vedere il buono negli altri. Felix era riuscito a sconfiggere e superare tutto ciò, andando in un altro mondo, ripartendo da zero. Con la società di oggi è molto difficile che si verifichi un episodio del genere. Io stessa cercherò di impegnarmi di più prendendo come modello anche Felix.

Benedetta Bruni - classe III A Quello che mi ha colpita di più è stato il grande coraggio dimostrato da Felix, di trasferire tutta la sua famiglia in un posto sconosciuto, come il Giappone, senza conoscere la lingua e il posto. Questa decisione eroica mi ha fatto riflettere sul fatto che affidandosi completamente alla provvidenza si ottiene tutto e si riesce a scavalcare qualsiasi cosa, anche se essa ci sembra impossibile e insuperabile. Gli insegnamenti, invece, che ne ho ricavati, sono molti, però il più importante, per me, è quello di testimoniare.

Maddalena D’Amico - classe III A

Felix?... E chi ne aveva mai sentito parlare prima?... Io non lo conoscevo davvero, eppure la gente oggi parla di tante persone… ma di chi in realtà?... Attori e attrici, calciatori e gente famosa… eppure cos’ hanno fatto a noi per ricevere tutta questa attenzione e questo amore?... A me fa un po’ arrabbiare il fatto che la gente che non porta nulla di buono e nonostante ciò molto spesso viene considerata Grande, mentre le

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persone come Felix, gente che ha lottato e sofferto per conquistare un ideale, viene dimenticata. Felix è stato un grande uomo perché ha saputo dare un senso profondo alla sua esistenza e non si è lasciato condizionare dagli altri o dalla società… Si è affidato totalmente a Dio e ha seguito con amore, passione e coraggio ogni Suo ordine. Da parte mia, forse, non sarei mai capace di fare scelte simili e ammiro la forza della fede che ha avuto quest’ uomo. Si è diretto dove pochi altri avevano avuto il coraggio di andare, con sua moglie e la sua prole è andato a vivere in Giappone, lontano da chi aveva amato e da chi gli stava intorno. Anche in Giappone, però, è riuscito a trovare gente fedele e amorevole che gli ha voluto bene e ha ricambiato i suoi gesti di pace con altrettanto amore. Così dovrebbe essere il cuore di ogni buon cristiano; senza vincoli né limiti, ma pronto ad andare lontano, libero, seguendo le tracce e la volontà di Dio.

Sofia Fioranelli - classe III A Io dalla testimonianza di Felix ho capito che se una persona ha fede, riesce a fare tutto. Infatti la famiglia di Felix, per quanta fede ha avuto è riuscita a lasciare la propria casa per andare a vivere in tutt’altro posto senza conoscere né la lingua, né le tradizioni e sono riusciti a fare questo grazie alla fede che hanno avuto in Dio.

Silvia Marcelletti - classe III A Questa testimonianza mi ha colpito l’ importanza dell’ aiutare gli altri e le persone meno fortunate di noi. Aiutare con una piccola parola o con un gesto gentile, spiegando a tutti coloro che soffrono che non bisogna scoraggiarsi e che nessuno deve danneggiare la vita donatagli da Dio. Mi ha fatto capire che per seguire Dio si può anche lasciare la patria, la famiglia e la vita quotidiana per andare a portare un sorriso ad una persona lontana, ma soprattutto a un anziano abbandonato o a un bambino in ospedale o in una casa famiglia.

Marta Renzi - classe III A Bene! Così si può concludere questo lavoro di gruppo… Il primo per quest’anno e speriamo non l’ ultimo… Abbiamo lavorato davvero bene e siamo riuscite a conciliare insieme momenti di chiacchiere e svago a momenti d’impegno e serietà…

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E’ piaciuto a tutte riflettere su quest’ esperienza e ne abbiamo tratto molti buoni propositi che speriamo di poter mettere in pratica (anche se in scala notevolmente ridotta), durante questo anno. Ci teniamo molto a ringraziare Felix e la sua famiglia perché possa essere per noi uno spunto di vita, grazie anche a Suor Maria perché ci ha fatto scoprire e guardare un po’ oltre il nostro naso e ci ha reso nota la grandezza di questo uomo. Un Grazie anche a tutte noi perché assieme abbiamo fatto (speriamo!!!) un bel lavoro e le une senza le altre non sarebbero mai riuscite a fare di meglio.

Benedetta Bruni, Maddalena D’amico, Sofia Fioranelli, Silvia Marcelletti, Marta Renzi

Classe III A

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LA FESTA DEL NATALE Il Natale è come una canzone, con un suo ritmo ed un suo tempo. Ci fa riflettere e rientrare in noi, con un invito ad essere più buoni e teneri, come quel Bambino. NATALE… Non disobbedire più Amare tutti, anche chi non vuole Testimoniare impegno e serietà Avere un cuore aperto e attento a chi non ha Liberare l’anima da ogni male Essere un alunno solare e trasparente

Vitalik Pannelli - classe II A IL NATALE E’ Il natale è come una melodia, di note, gioia ed allegria. A natale nasce Gesù che è più dolce di un bambù! Per questo evento arriva Babbo Natale, con tanti doni da scartare. Il natale è una festa mondiale e l’albero tutto luccicante, fa gioire grandi e piccini. Il natale è anche per cantare in compagnia di tutta la famiglia. Natale è qualcosa di meraviglioso, spinge ad aiutare chi ha bisogno e a donare tanto affetto con un sorriso che abbracci il mondo.

Giovanna Bello - classe II A L’ABETE Sento il fruscio degli aghi dell’abete, insieme allo scrosciare delle cascate, mentre la neve cade sulle nostre case ed espande tenerezza e pace. Brillan le luci armoniose e pazze, rallegrano i cuori e riempiono gli animi di felicità. Natale è già, splendido e favoloso.

Christian Barone - classe II A

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NEVE Neve candida che porta allegria Neve bianca come angeli del cielo Neve fresca che porta sollievo Neve natalizia che dona gioia ed armonia Neve allegra che irradia nel mondo tanta serenità e infinita bontà Neve radiosa che sa rallegrare i cuori e donare tanta pace ed infondere allegria.

Olimpia Zeiler - classe II A NATALE Natale è amore, Natale è melodia. Preparando il presepe e l’albero si aspetta ansiosi il 25 dicembre per la nascita di Gesù. Tutti insieme si gode un momento meraviglioso: è la festa di Gesù, ma anche quella di tutti noi.

Diletta Perilli - classe II A NATALE: FESTA D’AMORE Natale, un giorno non come tutti gli altri, un giorno in cui guarisci dal male, un giorno di gioia e di armonia che ti trasporta nel suo fascio di luce. Un giorno in cui si prova stupore, perché nelle nostre case si crea un’atmosfera di partecipazione, e dal nostro cuore si sprigiona uno “scottante” calore. E’ bello sentire nella nostra mente fluttuare un unico pensiero: Gesù in quel giorno è nato davvero, come un mattino sereno senza nubi. Godiamo a pieno questo giorno, perché una volta passato, indietro non possiamo far più ritorno. Buon Natale!

Verdoni Gaetano - classe II A LA NEVE How the sun shine we don’t know so Just let’s watch the snow that fall. Vola in cielo e cadi giù,

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come un fiore bianco sei tu, fredda ancor di più, ma chi sei tu? Bianca sei tu, ma anche fredda come te forse non c’è più altro Calda non sei, un color non hai tu, come i petali di un fiore bianco sei tu, felicità dai, ma un po’ di freddo fai. Dimmi sei tu Natale? Dolce e candida sei, come zucchero sei, ma tu sapor non hai: sei la neve sai? Quando scendi qui, ci resti per un dì, porti gioia a serenità.

Kirian Pileta Monier - classe III A COLOMBA BIANCA Ave Maria, che in grembo tu porti la pace, la vita, la salvezza, che nasce portando con sé la bellezza e, in ogni istante passato in amarezza, paura, entra un pianto di felicità di un Bambino che fa dimenticare ogni negatività, donando pace, colomba dal colore bianco puro

Lucia Romani - classe II A NATALE E’ Il Natale è come una melodia, ci riempie il cuore di gioia, ci dà forza, felicità ed allegria. Il Natale è una festa mondiale,

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arriva Babbo Natale, porta i doni ai ragazzi, che sono stati buoni. Ai cattivi, invece, il carbone. Babbo Natale guarda il cuore di ogni bambino ed apre il suo sacco con amore.

Emilio Galletti - classe II A OCCHI Occhi verdi di speranza Occhi rossi d’amore Occhi lucidi di dolore Occhi blu di un bambino, felice e birichino Occhi di ghiaccio di terrore di un uomo accecato dall’errore Occhi colorati di immenso che sognano Dio.

Olimpia Zeiler - classe II A SARO’ TUO PORTATORE Signore, da oggi, quello che toccherò sarà quello che toccherai tu, quello che osserverò, sarà quello che osserverai tu, quello che vedrò, vedrai tu, quello che penserò, sarà il tuo pensiero, quello che dirò, sarà la tua parola, quello che ascolterò, saranno solo le tue parole.

Lucia Romani - classe II A NATALE IN ALLEGRIA Il Natale è un giorno prezioso, è il giorno in cui è nato Gesù, nostro Salvatore. Natale, un giorno di allegria, un giorno in cui tutti ricevono un dono:

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Maria aveva ricevuto come dono, suo figlio, Gesù. Il dono più prezioso è la famiglia. L’albero di Natale è solo un segno di felicità: le decorazioni, le luci vogliono esprimere, al nostro posto, l’allegria, che diamo a Gesù in festa per il suo compleanno.

Maria Florinbell Castro Alfonso - classe II A CON FEDE DAL CUORE Nell’alba o nel tramonto, nel sole o nella neve, nel cielo o nella terra, sei sempre tu. Il Cristo che vince la paura e la morte. Il Cristo che perdona sempre. Il Cristo nel buio porta la luce. E’ giunto ancora l’evento, che muta il male col bene: Natale. Natale è l’amore che ci circonda. Natale è pace in ogni cuore. Natale è cura dei malati. Natale è Cristo che ci ama: è una melodia che mai finirà, come il bene che Cristo ci vuole, come quello che dobbiamo a lui con fede pura che parte dal cuore.

Marco Tansella - classe II A LIMPIDA E’ LA SOGLIA Muta crebbe, una limpida goccia, che percepì codesto evento. Per sempre una mantenne andatura elegante. Caduta su un palmo, emozioni trasmette dal semplice freddo, al complicato calore. Scigliendosi si dirama, si libra, s’allunga!

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Ma tal calore è vincente, come Icaro, la scoperta e la tentazione, diventano peccato. Sorti una volta al mondo, ne lasciano le gesta.

Gianni Battista Sardone - classe II A CARO GESU’ Caro Gesù, perdona i miei peccati, aiutami nel bene, proteggimi dal male. Fammi credere, come non mai, aiuta la speranza, a non morire mai. Fammi perdonare da chi mi vuole male, così che a Natale nel mio cuore si accenda una lanterna, rossa di amore, verde di speranza, blu di amicizia così che ogni giorno sia una letizia.

Sarah Olimpia Sardone - classe II A IL PRANZO DI NATALE Nonni, figli, nipotini, amici, zii e cugini, tutti insieme, felici. Rosso, oro, argento, le luci dell’albero, la tavola imbandita. Una fiammella d’amore nel cuore: è un dono di Gesù Bambino. E’ un giorno speciale: è Natale!

Claudio Orciani - Classe II A NATALE NEL MONDO Il Natale nel mondo è tutto diverso. In Cina e in Giappone pochi vivono questo Mistero di grazia e di amore. In Asia ed in Europa si apre il cuore al Bimbo che viene e si festeggia in armonia. Al Polo Nord fa freddo si sa e di notte da nessuna parte si va.

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La povera Africa cosa fa? senz’altro prega e va…

Sarah Olimpia Sardone - classe II A NATALE A Natale nasce il Pargoletto Divino, arrivano subito i pastori con latte, agnellino e frutta, con tanta felicità nei loro cuori. Finalmente è nata una stella, figlio di Giuseppe e Maria bella, è venuto al mondo nella piccola Betlemme, vicino alla grande Gerusalemme. Si è incarnato per noi nel grembo di Maria e dopo nove mesi è in una stalla che respira. Gesù piangeva e tendeva le sue manine, mentre Maria con Giuseppe sorrideva. I Re Magi molto belli si incamminano con i loro cammelli, seguendo la stella cadente e videro la grotta splendente. Mirra, incenso ed oro, doni preziosi, Maria e Giuseppe molto ringraziarono, i Magi si inchinano, hanno capito quel Bimbo speranza di un mondo pieno di odio ed intolleranze.

Riccardo Grilli Cicilioni - classe II A PURO E’ IL SILENZIO Puro è il silenzio, il gemito delle capre, chiuso tra due montagne, riempie quella muta risposta. Consolidato in una cupa città, emozioni, fede, eucaristia, saziano l’animo di ogni fedele. Nella credenza di un nuovo giorno spettante e il gran passo per mutare ciò che rimane.

Gianni Battista Sardone - classe II A UNO SGUARDO DA DONARE E’ un nuovo Natale, le strade intorno a me, brillano di mille luci, ogni cosa mette gioia.

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Ma quest’anno ho deciso, oltre alle luci colorate e alle vetrine addobbate, voglio guardarmi intorno. Voglio osservare, capire, leggere nel cuore della gente. Per una volta non far finta di niente.- La gioia, la tristezza, il dolore e la contentezza, cerco negli occhi di chi mi è vicino, che in questi giorni cammina ancora più frettoloso, assorto in pensieri indifferenti e vani. In questo Natale, mi basterebbe uno sguardo triste da incontrare e con un sorriso un po’ di speranza donare.

Seiana Daloisia Priante - classe III A LA BUONA NOVELLA Ascoltate la novella che portiamo a tutto il mondo: è di tutte la più bella, è fiorita dal profondo. Nella stalla, ecco, ora è nato un dolcissimo bambino. La Madonna l’ha posato sulla paglia: poverino! Ma dal misero giaciglio già la luce si diffonde, già sorride il divin Figlio ed il cielo gli risponde. Quel sorriso benedetto porti gioia ad ogni tetto

Alessio Vinci - Classe III A ECCO DICEMBRE Ecco Dicembre… viene bel bello… E’ vero porta neve e ventaccio… Ma quanti doni sotto il mantello! Sì, raffreddori, qualche malanno… Ha pure in sé tanta dolcezza con la più cara festa dell’anno! E già si sente nel cuoricino un qualcosa di più buono, perché tra poco, nasce a Betlemme Gesù Bambino.

Camilla Ippoliti - classe III A

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E’ NATALE E’ una notte di pioggia, i Re Magi arrivano da Oriente per donare e ricevere gioia. E’ Natale, puntuale come sempre. E’ Natale per tutti, per chi crede e chi non spera, per chi è solo o in compagnia. E’ Natale per chi lo aspetta, ma anche per chi ha fretta. E’ Natale per ogni uomo con il cuore ricco di amore

Simone Gambini - classe III A UN NATALE SPECIALE! A Natale noi ricordiamo l’amore e il nostro cuore si riempie d’ardore Sono la gioia e l’altruismo le nostre emozioni, che ci riempiono di tante buone intenzioni. Pensando a Gesù, nato per noi, ci ricorda il tempo in cui stava con i suoi. Nella stalla al freddo e al gelo c’era Gesù coperto solo da un velo. Mentre la stella cometa nel cielo viaggiava, il bambino dal freddo tremava. Il bue con il suo fiato lo riscaldava e Maria sul fieno riposava. Ogni Re Magio un dono portava, e dinanzi a Gesù si prostrava.

Caterina Sabbatini e Seina Daloisia Priante – classe III A UN NATALE COSI’ Il vero Natale, anche solo un minuto, è quando porgi la mano e dai il tuo aiuto. Natale così con o senza Babbo Natale, non finisce lì: è un momento speciale che dura nel tempo. La famiglia, la condivisione

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è abituale, ma ciò che conta è la decisione di voler vivere un Natale nell’amore.

Francesco Tansella - classe III A IL NATALE A Natale, l’inverno, copre di bianco tutto il creato. Il gelo si irradia sull’erba e chiusi in casa il sentimento degli altri si scopre. Il fuoco ci scalda e inebria il cuore. Tutto questo è il nostro natale che ci rallegra e fa ricordare La santa notte che amore e concordia su di noi ha fatto posare.

Joshua Epstein - classe III A NELLA NOTTE SCURA Nella notte scura e quieta, non v’era luogo per riposare, tutto occupato per la stella cometa. Essa portava una buona novella un bimbo speciale nasceva, ma posto non c’era. Si trovò una stalla, luogo povero per il Re dei Re, che tra gli umili scelse di nascere. Pastori e Magi resero omaggio, portando doni carichi di messaggi, al Bimbo che salva tutte le genti.

Benedetta Bruni - classe III A

IL NATALE CHE VORREI Sta per arrivare il Natale, aspetto paziente queste ultime ore. L’albero acceso, il presepe vivente, mi fanno pensare alle stelle cadenti, ai momenti belli in cui si ride contenti. La festa di Natale è allegra e divertente, in piazza e in strada c’è molta gente. E’ bello ritrovarsi con amici e parenti.

Alessandro Giacchetti - classe I A UNA VITA CHE CAMBIA L’UMANITA’ A Betlemme una notte, c’era gente da tutto il mondo,

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per vedere la stella cometa. In una stalla un po’ malconcia, c’era Maria con il suo bambino e con Giuseppe assai vicino. L’asino e il bue con il loro calore scaldavano Maria, Giuseppe e il Redentore. La cometa su loro si posò, con il suo fulgore annunciò, il Bimbo divino tra noi.

Giuseppe Piersigilli - classe I A GESÙ O BABBO NATALE? Tic, toc; tic, toc, mezzanotte si avvicina! Tic, toc; tic, toc, tutti a correre in cucina! Tic, toc; tic, toc, sulle foglie c’è la brina... Don... don ... don... don... ecco l’albero di natale con i regali Don... don ... don... don... I desideri avverati si sono. Laggiù nell’angolino però, c’è un bimbo cupo e chino per lui i regali non sono arrivati. La sorellina si avvicina e dice: “Non piangere, il vero regalo è Gesù!”

Michele Fraternali - classe I A

NEL PERIODO DI NATALE Nel periodo di natale le strade si illuminano di luci colorate, la gente esce dai negozi fiera dei tanti acquisti. I bambini affaccendati scrivono con la letterina per Babbo Natale. Ovunque un gran da fare: alcuni addobbano l’albero, altri allestiscono il presepe, altri ancora son presi in cucina. La cosa bella è che tutti son contenti, dai grandi ai più piccini, soprattutto perché è la festa di Gesù.

Camilla Spaziani - classe I A

FESTA DELL’AMORE INFINITO Festa dell’amore è il natale, ti scalda il cuore ed apre la mente

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al grande mistero del Dio con noi. Lui è il più importante di tutti i regali, non importa quanti sono e come sono, c’è Gesù Bambino a colmare ogni vuoto. E’ sceso giù dal cielo ed è morto per noi, per liberarci e salvarci da ogni male . Il venticinque dicembre gran festa, si mangia in abbondanza e si scherza Al centro è il vero festeggiato, segno dell’amore infinito di Dio per noi.

Cecilia Fraternali - classe I A

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