La Voce dell'Jonio numero 15 del 2012

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Anno LV - N. 15 Spedizione in a.p. 45% Autorizz. Dir. Prov. P.T. CT. www.vdj.it - [email protected] 1,00 Domenica, 30 settembre 2012 LA VOCE Jonio dell’ Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio LA POSITIO 11 Guido Leonardi Il miracolo decisivo dinanzi alle reliquie esposte nel 1986 nella Cattedrale acese Così avrebbe risposto padre Gabriele Maria dicendo di sé stesso “Teologo da strapazzo” 7 Marinella Coco INTERVISTA AL BEATO LA FAMIGLIA 6 La pronipote Chiara “La Beatificazione per noi è come una carezza celeste” M. Coco e L. La Rocca In festa la Chiesa universale La scoperta della santità semplice accoglienza di un amore che non passa Giorni intensi ed indimenticabili per noi Frati Minori di Sicilia. Intensi per la portata dell’evento che il Signore ha fatto “accadere” inaspettatamente, come quando con stupore si riceve un dono prezioso ma inatteso... Giorni indimenticabili per le tante forti emozioni provate, per i tanti volti incrociati, per la forza della fraternità che ci fa diventare una potenza nelle mani di Dio... e per la consa- pevolezza che da soli siamo nulla! Tutto questo grazie ad un piccolo grande uomo: fra’ Gabriele Maria Allegra, fratello per vocazione, amico nel cammino, padre nello Spirito. Il miracolo più grande che i nostri occhi hanno con- templato ė la nostra gente che, fiduciosa ed entusiasta come e più di noi, si è fidata e affidata all’intercessione del nuovo Beato, trasformando tutto in una grande ed evangelica festa!! Grazie a Dio per il Beato Gabriele, per avercelo dona- to e offerto come esempio da imitare, affinché la santità possa essere compresa non come straordinaria eroicità del vivere, ma quale essa veramente è: semplice acco- glienza di un amore che non passa mai, il bene più gran- de, il Signore! fra’ Massimo Corallo Ofm Faremmo bene a seguirlo Quando irrompe un santo nella tua vita, che per di più è stato vicino, che fai? Viene subito da ricordare i passi del Vangelo che raccontano le chiamate di Gesù, effet- tuate in diverse forme. Padre Gabriele Allegra, il frate minore che da sabato 29 la Chiesa onora come Beato, è una di quelle figure che ti affascinano, improvvisamente, magari dopo che non ti ha provocato per decenni alcun interesse; e che, soprattutto, ti invitano a seguirlo, nel- l’umiltà, nello studio, nella preghiera, nell’azione, tutto in stile francescano. Era uno che guardava lontanto, for- s’anche anche oltre il possibile per le proprie forze; cioè sognava: l’impresa di portare la Bibbia in Cina e di crea- re nello sconfinato Paese orientale un Istituto di Studi biblici ancora oggi appare impossibile, eppure è realtà; come adesso le sue virtù eroiche nella fede e il miraco- lo, compiuto per sua intercessione, che lo portano vicino alla Santità. Faremmo bene a seguirlo, ringraziando per il grande dono il buon Dio e la Chiesa! Pep I testi di questo numero sono di: Valeria Anfuso, Anna Bella, Salvo Cifalinò, Marinella Coco, fra’ Mas- simo Corallo, Nando Costarelli, Nino De Maria, Leti- zia Frantone, Antonino Garozzo, Agata Grasso, Licio La Rocca, Guido Leonardi, Nives Leonardi, Crisosto- mo Lo Presti, fra’ Alberto Marangolo,Graziella Mau- geri, don Francesco Mazzoli, Andrea Messina, fra’ Cataldo Migliazzo, Graziella Napoli, fra’ Giuseppe Noto, don Carmelo Raspa, mons. Antonino Raspanti, Maria Pia Risa, Pippo Sorrentino, mons. Pio Vigo. Le foto sono di Marinella Coco, Fabio Consoli, Nino De Maria e Licio La Rocca. La diretta televisiva della Celebrazione Eucaristica e del rito dell’evento verrà trasmessa, sabato 29 settembre dalle ore 9,45 su TSC Rete 8 (canale 18 del digitale ter- restre), su TELETNA (canale 290 del digitale terrestre) e su Tele Radio Padre Pio. Speciale Beato fra’ Gabriele TESTI E FOTO DIRETTA TV Cartoleria GF Acireale, Via Cavour 39 cartoleria articoli per ufficio prodotti professionali disegno e pittura fotocopie gadget regali Sconti su: quaderni, diari, zaini e borse delle MIGLIORI MARCHE

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La Voce dell'Jonio numero 15 del 30 settembre 2012, speciale dedicato alla beatificazione di padre Gabriele Allegra

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Anno LV - N. 15

Spedizione in a.p. 45% Autorizz. Dir. Prov. P.T. CT.

www.vdj.it - [email protected] 1,00

Domenica, 30 settembre 2012

LA VOCEJoniodell’Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

LA POSITIO

11Guido Leonardi

Il miracolo decisivodinanzi alle reliquie

esposte nel 1986nella Cattedrale acese

Così avrebbe rispostopadre Gabriele Mariadicendo di sé stesso

“Teologo da strapazzo”

7Marinella Coco

INTERVISTA AL BEATOLA FAMIGLIA

6

La pronipote Chiara“La Beatificazione

per noi è comeuna carezza celeste”

M. Coco e L. La Rocca

In festa la Chiesa universaleLa scoperta della santitàsemplice accoglienzadi un amore che non passa

Giorni intensi ed indimenticabili per noi Frati Minori di Sicilia. Intensi per la portata dell’evento che il Signore ha fatto “accadere” inaspettatamente, come quando con stupore si riceve un dono prezioso ma inatteso... Giorni indimenticabili per le tante forti emozioni provate, per i tanti volti incrociati, per la forza della fraternità che ci fa diventare una potenza nelle mani di Dio... e per la consa-pevolezza che da soli siamo nulla!

Tutto questo grazie ad un piccolo grande uomo: fra’ Gabriele Maria Allegra, fratello per vocazione, amico nel cammino, padre nello Spirito.

Il miracolo più grande che i nostri occhi hanno con-templato ė la nostra gente che, fiduciosa ed entusiasta come e più di noi, si è fidata e affidata all’intercessione del nuovo Beato, trasformando tutto in una grande ed evangelica festa!!

Grazie a Dio per il Beato Gabriele, per avercelo dona-to e offerto come esempio da imitare, affinché la santità possa essere compresa non come straordinaria eroicità del vivere, ma quale essa veramente è: semplice acco-glienza di un amore che non passa mai, il bene più gran-de, il Signore!

fra’ Massimo Corallo Ofm

Faremmo bene a seguirloQuando irrompe un santo nella tua vita, che per di più

è stato vicino, che fai? Viene subito da ricordare i passi del Vangelo che raccontano le chiamate di Gesù, effet-tuate in diverse forme. Padre Gabriele Allegra, il frate minore che da sabato 29 la Chiesa onora come Beato, è una di quelle figure che ti affascinano, improvvisamente, magari dopo che non ti ha provocato per decenni alcun interesse; e che, soprattutto, ti invitano a seguirlo, nel-l’umiltà, nello studio, nella preghiera, nell’azione, tutto in stile francescano. Era uno che guardava lontanto, for-s’anche anche oltre il possibile per le proprie forze; cioè sognava: l’impresa di portare la Bibbia in Cina e di crea-re nello sconfinato Paese orientale un Istituto di Studi biblici ancora oggi appare impossibile, eppure è realtà; come adesso le sue virtù eroiche nella fede e il miraco-lo, compiuto per sua intercessione, che lo portano vicino alla Santità.

Faremmo bene a seguirlo, ringraziando per il grande dono il buon Dio e la Chiesa!

Pep

I testi di questo numero sono di: Valeria Anfuso, Anna Bella, Salvo Cifalinò, Marinella Coco, fra’ Mas-simo Corallo, Nando Costarelli, Nino De Maria, Leti-zia Frantone, Antonino Garozzo, Agata Grasso, Licio La Rocca, Guido Leonardi, Nives Leonardi, Crisosto-mo Lo Presti, fra’ Alberto Marangolo,Graziella Mau-geri, don Francesco Mazzoli, Andrea Messina, fra’ Cataldo Migliazzo, Graziella Napoli, fra’ Giuseppe Noto, don Carmelo Raspa, mons. Antonino Raspanti, Maria Pia Risa, Pippo Sorrentino, mons. Pio Vigo.

Le foto sono di Marinella Coco, Fabio Consoli, Nino De Maria e Licio La Rocca.

La diretta televisiva della Celebrazione Eucaristica e del rito dell’evento verrà trasmessa, sabato 29 settembre dalle ore 9,45 su TSC Rete 8 (canale 18 del digitale ter-restre), su TELETNA (canale 290 del digitale terrestre) e su Tele Radio Padre Pio.

Speciale

Beato fra’ Gabriele

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2 30 settembre 2012 L’annuncio Joniodell’

CONFERENZA STAMPA Mons. Raspanti, fra’ Massimo, il sindaco Garozzo e l’assessore Leonardi

La presentazione dell’evento

DA VENERDÌ POMERIGGIO E PER TUTTA LA GIORNATA DI SABATO

In municipio sala a disposizione dei giornalisti

In un clima di gioiosa attesa si è svolta sabato 22 settembre, nel

convento S. Biagio di Acireale, la con-ferenza stampa di presentazione del-la cerimonia di beatificazione di fra Gabriele Maria Allegra. Fra Massimo Corallo, in rappresentanza del mini-stro della provincia francescana di Si-cilia fra Giuseppe Noto, ha illustrato l’evento e le note tecniche relative allo svolgimento della cerimonia, alla pre-senza del vescovo di Acireale mons. Antonino Raspanti, del sindaco Nino Garozzo, dell’assessore Nives Leonar-di e del padre guardiano del convento ospitante fra Salvatore Ferro. Era pure presente fra Romano Fina, rappresen-tante della onlus “Frate Gabriele Alle-gra”, fondata nel 2009 con lo scopo di gestire le attività, i progetti e le missio-ni dei Frati Minori di Sicilia.

La cerimonia, nel corso della qua-le sarà beatificato il frate francescano – originario di S. Giovanni La Punta, ma che ha soggiornato in vari periodi, fin dai tempi della sua formazione re-ligiosa, nel convento di Acireale dove adesso riposano le sue spoglie mortali – si svolgerà in forma solenne sabato 29 settembre 2012 alle ore 10, e sarà presieduta dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e delegato di Sua Santi-

tà Benedetto XVI. Saranno inoltre pre-senti il card. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e presidente della Confe-renza episcopale siciliana, i cardinali Joseph Zen Ze-Kiun e John Tong Hon (rispettivamente arcivescovo emerito e arcivescovo attuale di Hong Kong), tutti i vescovi di Sicilia e numerosissi-mi sacerdoti (si prevede la presenza di almeno 300 religiosi).

Fra Gabriele Allegra ha trascorso la maggior parte della sua vita come missionario in Cina, dove è riuscito a realizzare il suo più grande sogno: tradurre la Bibbia in lingua cinese “per consegnare Cristo ai cinesi e i cinesi a Cristo”, e questo in un periodo molto brutto per la storia del mondo, per-ché – come ha evidenziato durante la conferenza-stampa mons. Raspanti – mentre nel mondo occidentale era in corso la seconda guerra mondiale, in Oriente si combatteva il più terribile conflitto che ci sia mai stato tra Cina e Giappone. L’attività del futuro beato è stata improntata, come detto invece da fra Massimo Corallo, a tre principi fon-damentali: missione, carità e impegno.

La cerimonia di beatificazione si svolgerà interamente nella piazza del Duomo di Acireale, dove l’altare sarà posto sul sagrato della basilica di S.

Pietro. Due tribune ospiteranno le autorità e il coro, mentre nell’ampio spiazzo antistante il sagrato saranno predisposti 2000 posti a sedere; il re-sto della piazza ospiterà tutti quelli che vorranno seguire la cerimonia in piedi. Saranno inoltre collocati due maxi-schermi nella stessa piazza e la cerimo-nia sarà trasmessa in diretta da alcune reti televisive locali. Il piano logistico della cerimonia con i relativi movi-menti e servizi connessi è stato predi-sposto con la collaborazione del nucleo di protezione civile del comune di Aci-reale. La cerimonia sarà preceduta da un triduo di preparazione che si svol-gerà nei giorni 25, 26 e 27 settembre in tutte le chiese dei frati minori france-scani e delle clarisse, e da una veglia di preghiera notturna (alle ore 21) giorno 28 nella piazza Duomo di Acireale, du-rante la quale interverrà anche Chiara, una nipote di fra Gabriele (pure lei pre-sente alla conferenza-stampa). Invece già nel pomeriggio successivo alla bea-tificazione inizieranno i festeggiamenti e le cerimonie di ringraziamento: il 29 alle 16 ci sarà nella stessa piazza Duo-mo un concerto della nota cantante Tosca preparato appositamente per l’evento dal titolo “Anima mundi”. In-vece il giorno successivo, domenica 30, alle 10 il vescovo di Acireale presiederà

La Sala Stampa, che sarà allestita nei locali del Palazzo comunale di Acireale, sarà aperta già da venerdì po-meriggio e per tutta la giornata di sabato per fornire, a quanti ne siano interessati,materiale informativo circa la vita e l’opera di Fra Gabriele Allegra, al fine di potere elaborare recensioni inerenti alla figura del Beato. Sarà possibile effettuare interviste nella mattinata di sabato 29 o alla fine della celebrazione, concordando preventivamente, al Cardinale Prefetto e Delegato del

Santo Padre Benedetto XVI, Mons. Angelo Amato, che presiederà la celebrazione Eucaristica e il rito di Bea-tificazione, al Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, Fra’ Josè R. Carballo o al Ministro Provinciale dei Frati Minori di Sicilia, Fra’ Giuseppe Noto. Per ogni in-formazione potete visionare il sito che è costantemente aggiornato sull’evento: http://www.ofmsicilia.it/stampa.htm. Per tutte le comunicazioni fare riferimento all’in-dirizzo mail: [email protected]

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una solenne celebrazione eucaristica di ringraziamento nella cattedrale di Acireale, e alle 18,30 una analoga ce-lebrazione sarà presieduta nella chiesa madre di S. Giovanni La Punta dall’ar-civescovo di Catania.

Si prevede l’arrivo ad Acireale, per l’occasione, di circa 6000 pellegrini provenienti da tutta la Sicilia e anche da oltre Stretto, per i quali è stato pre-disposto un piano d’accoglienza sia da parte dei francescani (soprattutto per quanto riguarda i giovani), sia dal Comune di Acireale, il quale ha rag-giunto un accordo con gli alberghi e le strutture di accoglienza della zona, che praticheranno dei prezzi contenu-ti, mentre tutti i bar e i ristoranti della città permetteranno la consumazione della colazione e del pranzo a prezzi economici e uguali in tutti i locali.

Si tratta sicuramente di un evento unico per la città e per la diocesi di Acireale, dal momento che le beatifi-cazioni riguardano tutta la Chiesa uni-versale, tant’è che fino a qualche anno fa questo tipo di cerimonie (beatifica-zioni e canonizzazioni) veniva effet-tuato esclusivamente in Vaticano e con la presenza del Papa. E’ stato proprio Benedetto XVI che ha snellito la pro-cedura disponendo il decentramento nelle diocesi di tali cerimonie.

Nino De Maria

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Le Chiese di Sicilia e tutta la Famiglia Fran-cescana sono in festa per la prossima beatifica-zione del Venerabile Servo di Dio fra Gabriele Maria Allegra, figlio prediletto dellaProvincia dei Frati Minori di Sicilia.

La solenne celebrazione di Beatificazione si terrà sabato 29 settembre alle ore 10:00 nel-la Cattedrale di Acireale e sarà presieduta dal Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Con-gregazione delle Cause dei Santi e rappresen-tante del sommo Pontefice Benedetto XVI, presenti il Cardinale Paolo Romeo, Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, il Cardi-nale di Honk Kong, i Vescovi dell’Isola, nume-rosi sacerdoti e religiosi e migliaia di fedeli pro-venienti dalle diocesi di Sicilia e da S. Giovanni La Punta (Ct), paese nativo di fra Allegra.

La macchina organizzativa è già a lavoro per preparare al meglio la celebrazione che sarà preceduta da un Triduo di preparazione nel Santuario del Convento di S. Biagio in Acirea-le, dove riposano le spoglie mortali traslate da Hong Kong nel 1986 e nella Chiesa Madre di S. Giovanni La Punta.

Per l’occasione è stato messo in rete il sito della beatificazione www.ofmsicilia.it/bea-

toallegra.htm dove si potranno avere tutte le informazioni relative all’accoglienza, all’Uffi-cio Stampa per l’accredito dei giornalisti, foto-cine-operatori e il programma dettagliato delle manifestazioni collaterali.

La figura del nuovo Beato elevato da Bene-detto XVI agli onori degli altari, viene ricor-data per i tre grandi amori della sua vita: la Chiesa, l’Ordine dei Frati Minori e l’impegno apostolico di evangelizzatore in Cina dove nei suo trent’anni di vita missionaria tradusse la Bibbia in lingua cinese e Giovanni Paolo II lo ha indicato come “uomo del dialogo tra Cristo e la Cina”.

INFO: Segreteria Beatificazionevia Terrasanta 79 - 90141 Palermotel. 091.6250136 - cell 392.9777863 - fax. 091.7300861email segreteria: [email protected] ufficio stampa: [email protected] commissione per la logistica: [email protected] commissione per la liturgia e l’animazio-ne: [email protected]

30 settembre 2012 3L’ annuncioJoniodell’

MESSAGGIO Il ministro provinciale dell’Ofm scrive alle Chiese di Sicilia e alla Famiglia francescana

Beatificazione di padre GabrieleCarissimi fratelli e sorelle,il 29 settembre 2012, festa dei santi Arcan-

geli, nella Basilica Cattedrale di Acireale ver-rà beatificato il Venerabile Servo di Dio fra’ Gabriele Maria Allegra dell’Ordine dei Frati Minori di Sicilia. È un evento atteso da tanto tempo per il quale rendere grazie al Signore! Un evento che possa essere occasione per rinnovare lo stupore e la gratitudine per il dono della nostra vocazione: vita vissuta nel sì incondizionato al Signo-re.

1. Quella di Fra Gabrie-le Maria Allegra, apostolo della Parola, è una vita intrecciata tra l’opera di traduzione e pubblicazio-ne della Bibbia in cinese, e la testimonianza di una esistenza ispirata e vissu-ta nella carità di Cristo. Una vita bella è un sogno di gioventù realizzato in età matura soleva dire Fra Gabriele Maria Allegra.

Questa “vita bella” co-mincia a S. Giovanni La Punta, in quella che è “una famiglia di santi”, la famiglia degli Al-legra, modesta, ma intensamente religiosa. Un ambiente di preghiera, di fede e di amo-re per Dio e per Maria. In quella casa nasce Giovanni (il nome di battesimo) Allegra; in quell’ambiente “germina” e si sviluppa la sua vocazione cristiana e francescana1.

2. Il percorso vocazionale di Giovanni ini-zia ad Acireale, nel Collegio serafico di S. Biagio, per essere introdotto alla conoscenza di s. Francesco e della sua proposta evange-lica. Concluso questo primo periodo si reca a Bronte dove fra’ Gabriele Maria – così si chiamerà d’ora in poi – trascorre l’anno di noviziato; durante quest’anno si concretizza la sua vocazione missionaria. Nel 1924 torna ad Acireale per gli studi di scuola medio-su-periore.

3. Egli coltiva un sogno che lo porterà a di-ventare missionario e a vivere per quasi mez-zo secolo in Cina: Se i protestanti per amore della Parola di Dio hanno tradotto la Bibbia in cinese, perché i cattolici non possono fare altrettanto? Andrò in Cina e tradurrò la Pa-rola di Dio in cinese2.

Egli sa che si tratta di un impegno immane, che sarà compito di tutta la vita, che gli im-porrà l’impiego di tutte le sue forze e l’aiuto dall’Alto. Con la semplicità e la fede che gli sono consuete mette il progetto nelle mani di Maria. A Lei promette di portare avanti que-st’impegno fino alla fine3.

4. Per questo lavoro egli ha la consapevo-lezza che alla S. Scrittura non ci si può acco-stare come se fosse un testo di studio qual-siasi, ma per ciò che essa realmente è, quale Parola di Dio interpretata nella fede della Chiesa4. Sì – scrive – facciamo ricorso a tutta la scienza necessaria a chiarire il Sacro Testo, ma leggiamolo e spieghiamolo nella Chiesa: la comunità dell’Amore, per spiegare l’Amo-re5.

Al Verbo Eterno chiede la grazia di fargli comprendere i tesori nascosti della Sapienza di Dio e di essere introdotto nella conoscenza della Verità che è Cristo stesso. Sto alla por-ta e busso. Vorrei l’intelligenza del mistero di Cristo, vorrei comprendere per quanto è pos-sibile a povero peccatore pentito, l’eminente scienza della sua carità, la sua regalità asso-luta6.

E ancora: Dammi, Te ne supplico, o Padre, l’intelligenza della Sacra Scrittura. Fammi comprendere per essa la pedagogia divina con la quale Tu conduci non solo un popolo,

Il primo comunicato stampa stampa firmato da fra’ Giuseppe Noto e fra’ Massimo Corallo

Il 3 settembre l’annuncio della Provincia francescana

ma l’umanità intera a Te a al Tuo Cristo. Fa che […] sappia mutare lo studio in continua preghiera, e studi soltanto per diventare di-scepolo della Sapienza, cioè, per conoscerti meglio e per amarti di più!7.

Fra Gabriele Maria Allegra, dunque, con-duce il lavoro di traduzione della Bibbia sorretto da quelle che sono le due colonne portanti della vocazione francescana: la pre-ghiera e lo studio. 5. L’opera di donare Cristo

alla Cina e la Cina a Cristo, la traduzione della Sacra Scrittura in cinese, assume anche il senso del dialogo tra due civiltà, tra Oriente e Occidente, nel rispetto anzi nell’amore reciproco; non a caso il Beato Gio-vanni Paolo II ha indicato Fra’ Gabriele Maria Alle-gra quale “uomo del dia-logo fra Cristo e la Cina”. In tal modo questo nostro Fratello e conterraneo ci conferma che la Parola di Dio è sempre capace di pe-netrare e di esprimersi in culture e lingue differenti,

ma anche di trasfigurare i limiti delle singole culture per una comunione più vasta8.

6. Fra’ Gabriele Maria Allegra fa parte di quella schiera di uomini di Dio, di quei giusti, che si sono fatti possedere da Dio, da Lui pla-smare, dalla sua Parola inabitare e nei quali si è potuto leggere la presenza di Dio9.

E qui la storia della traduzione si fa tutt’uno con la storia dei lebbrosi di Macau. I “suoi cari lebbrosi”10, così lui li chiamava. Vivrà insieme a loro da fratello, da padre, da amico. Egli è convinto che se la parola dell’uomo sembra ammutolire davanti al mistero del male e del dolore, la Parola di Dio svela che anche que-ste circostanze sono misteriosamente “ab-bracciate” dalla tenerezza di Dio, che si rende presente attraverso la carità fraterna dei suoi discepoli. Colui che crede di aver compreso le Scritture – dice S. Agostino – senza impe-gnarsi a costruire mediante la loro intelligen-za, l’amore di Dio e del prossimo dimostra di non averle comprese 11.

Fra’ Gabriele Maria Allegra prende sul se-

rio queste parole.7. Perciò molto a Lui dobbiamo12! Con

le parole di Fra’ Gabriele Maria Allegra che ritroviamo nelle sue Memorie, sale a Dio il nostro ringraziamento per la vita e l’opera di questo apostolo del Verbo Incarnato che ha donato la sua vita per la Parola. Dobbiamo molto al Signore per il dono di santità e gra-zia concesso a questo nostro fratello e padre.

Deve molto l’Ordine dei Frati Minori e, in particolare la Provincia del SS. Nome di Gesù di Sicilia di cui p. Gabriele è figlio, che ha potuto offrire “il dono più prezioso fatto dai francescani al popolo cinese”, ovvero la Bibbia tradotta nella lingua di questo grande Popolo.

Gli deve molto l’Isola natia, ove sembrano risuonare ancora la parole del Beato Giovan-ni Paolo II: “Sii felice, Sicilia, sii felice… per i molti santi e beati. Sii felice, sii riconoscente a Dio per questi tesori di santità e di cultu-ra”13.

E allora: sii felice Sicilia, patria di P. Gabrie-le! Sii felice S. Giovanni La Punta che lo hai visto nascere, sii felice Acireale che hai visto muovere i primi passi di questa santità e ne custodisci i resti mortali.

La traduzione della Bibbia svolta grazie alla forza derivante dallo studio

e dalla preghiera,colonne portanti della vocazione francescana

Adesso è arrivato il giorno tanto atteso che potremo invocarlo col il titolo di Beato. Sarà questo un giorno di letizia per tutta la Chiesa, per l’Ordine dei Frati Minori, per la Famiglia Francescana, per la Sicilia; giorno illuminato dalla santità eroica di questo straordinario apostolo e servo della Parola14.

fra’ Giuseppe NotoMinistro provinciale

dei Frati Minori di Sicilia

1 Cfr. UMBERTO CASTAGNA, La parola è seme. Vita di P. Gabriele M. Allegra francescano, Edizio-ni Porziuncola, S. Maria degliAngeli – Assisi 1997, 34.2 S. OPPES, Le memorie di fra’ Gabriele M. Allegra ofm il “san Girolamo” della Cina, Città del Vatica-no 2005, 62.3 Cfr. CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTO-RUM, Canonizationis servi Dei Gabrielis M. Alle-gra sacerdotis professi o.f.m., Positio supervirtutibus, Roma 1989, 93. D’ora in poi verrà cita-ta con Positio.4 Cfr. BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica Verbum Domini, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010, 29.5 Cfr. GABRIELE MARIA ALLEGRA, Scintille dantesche. Antologia dai diari, Anna Maria Chia-vacci Leonardi e Francesco Santi [a curadi], EDB, Bologna 2011, 180.6 Positio, 81.7 Positio, 81.8 Cfr. S. OPPES, Le memorie…, op. cit., 30-31.9 Cfr. BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica Verbum Domini, 48.10 S. OPPES, Le memorie…, op. cit., 164.11 Cfr. BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica Verbum Domini, 106;103.12 È il titolo che fr. Gabriele Maria Allegra asse-gna alle sue Memorie autobiografiche.13 GIOVANNI PAOLO II, Omelia per la beatifica-zione di Madre Maddalena Caterina Morano, in l’Osseravatore Romano sabatodomenica5-6 novembre 1994, 6.14 Cfr. J. R. CARBALLO, Gabriele M. Allegra un ardente missionario del Regno di Dio. Discorso nel XXVIII anniversario della mortedel Ven. Gabriele Allegra (Acireale, 25 gennaio 2004), in ENCHIRIDION DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI. Documenti 2003-2007 Vol.III, Edizioni L.I.E.F., Vicenza 2009, 453.

Fra’ Giuseppe Noto, provinciale Ofm

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“I santi sono amici di Dio, ma sono anche ami-ci degli uomini” e, come tali, dobbiamo imparare ad amarli e rispettarli.

Con questa riflessio-ne ha avuto inizio il no-stro incontro con don Guglielmo Giombanco, vicario genera-le della nostra diocesi, su Pa-dre Gabriele Maria Allegra che, da vene-rabile diventa beato e quindi membro della Chiesa univer-sale.

In diocesi non abbiamo nessuna esperienza su n evento del genere, su un evento così grande, per cui ci siamo rivolti al vicario generale per cercare di capire e di prepararci al grande evento che stia-mo vivendo proponen-dogli alcune domande.

- Siamo convinti che la beatificazione di Pa-dre Allegra sia un evento particolare che non si ri-peterà tanto facilmente. Ci dice il pensiero della chiesa locale?

“Prima di ogni cosa è un dono alla Chiesa e, in maniera specifica, alla nostra chiesa di Acireale perché avviene nella no-stra diocesi ed è la prima volta, nella storia della diocesi, che si celebra un evento di portata così universale. Al di la dei luoghi di appartenenza personale, un beato che è proposto come model-lo di santità, appartiene

4 30 settembre 2012 Chiesa Joniodell’

MESSAGGIO 1 Il vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti

“Facciamoci condurre da Gabriele”Diletti figli e figlie,Con immensa gioia la Chiesa acese,

insieme all’intera Famiglia Francesca-na, accoglie la singolare grazia, attesa in preghiera da anni: la beatificazione del Venerabile padre Gabriele M. Allegra, ofm, che avverrà ad Acireale il 29 set-tembre. Un indissolubile legame unisce p. Gabriele alla nostra Diocesi, tanto da saperci privilegiati per i nuovi cele-sti vincoli. Ad appena undici anni, nel 1918, il piccolo Giovanni Allegra entra nel Collegio Serafico dei Frati Minori presso il Convento S. Biagio in Acireale, for-mandosi alla cultura clas-sica proposta dal Ginna-sio del nostro seminario diocesano, da lui più tar-di amato ed elogiato. Da qui egli spicca il volo per il noviziato a Bronte, poi per gli studi a Roma; in-fine, ordinato presbitero, nel 1931 approda in Cina, dove svolgerà il ministero fino alla morte, avvenuta nel 1976. Il 18 maggio 1986 le sue spoglie mortali tornano a San Biagio, dove tutto era iniziato. Siamo grati al Signore e alla Provincia Fran-cescana Minoritica di Sicilia per questa traslazione, per la quale abbiamo il nuo-vo Beato tra noi quale pegno di sicura amicizia e modello di amore al Verbo fatto libro, come egli amava dire.

Fu apostolo della Parola perché pieno

MEMORIA E TESTIMONIANZA Così lo ricorda il vescovo emerito di Acireale, mons. Pio Vittorio Vigo

“Conobbi un uomo innamorato della Parola di Dio”

UN’ ITERVISTA AL VICARIO DI ACIREALE

“Il Beato appartienealla Chiesa universale”

di zelo per le divine Scritture affidate alla Chiesa, ma anche perché capace di farsi tutto a tutti. Questo zelo gli fece scalare vette, le cui altezze metterebbe-ro i brividi a qualunque alpinista: senza conoscere la lingua cinese pervenne alla traduzione dell’intera Bibbia nella lin-gua sinense «per consegnare Cristo ai cinesi e i cinesi a Cristo». Questa fati-ca non fu indenne da sacrifici e travagli,

come lascia intendere con la nota espressione «Sono un uomo mangiato e crocefis-so dal dolore».

In realtà, intraprende un’opera che richiedeva «un lavoro duro e oscuro», dove «ogni parola veniva pesata, ogni nota discussa e ogni aoristo o perfetto o participio anatomizzato». La natura dell’impegno, però, è squisitamente ec-clesiale, manifesta una sete di Cristo sorretta da una ferma disciplina nel cam-mino della conoscenza di Lui: «Questo libro non si

può leggere come si leggo-no gli altri libri scritti dagli uomini ... Prima della lettura bisogna domandare umilmente alla Madonna che ci faccia comprendere la parola divina. Quindi leggere posatamente una o due pagine. Durante il giorno ripensare a quanto hai letto, e, ripensandoci, unire il tuo cuore a Gesù ... Non credere che per fare que-sto ci voglia una grande scienza, niente

affatto, anzi il Signore ama manifestarsi agli umili e ai piccoli».

La creazione di uno Studio Biblico Francescano in Hong Kong rivela so-prattutto la brama ardente di approfon-dire l’impenetrabile mistero del Verbo Incarnato. «Vorrei comprendere - egli scrive - le ininvestigabili ricchezze del Cuore di Gesù, l’eminente scienza del-la sua carità, la sua Regalità assoluta». «Oh! - esclamava - io cerco il Signore, cerco il suo santo volto, lo cerco con tutto il mio cuore. Bramo vedere il mio adorato Cristo nella natura, nella storia, nella Scrittura, nella Chiesa, nelle ani-me, dovunque. Vorrei essere affascinato, sedotto da Lui». E nei momenti più bui da lui attraversati questa Parola lo gui-derà nell’oscurità luminosa della fede: «Siamo circondati di misteri sia nella natura, come nella storia, anzi soprat-tutto nella storia. Ora il mistero non si spiega, ma si accetta, perché si crede che Dio è amore; magari potessi dire sempre al Signore: padre mio buono, io non ti chiedo il perché. O almeno di portarmi come Giobbe, che nel suo spi-rito profondo costruiva e consolidava la sua fede ogni giorno».

Questa fede nell’amore divino che guida i popoli e le vite dei singoli con-duca anche noi con passo sicuro per i sentieri della storia tramite l’interces-sione di p. Gabriele, ora nella luce del Paradiso.

Acireale, 20 settembre ’12+ Antonino RaspantiVescovo doi Acireale

Ho conosciuto per-sonalmente P. Gabrie-le Allegra in una delle sue visite in Italia. Ero ancora sacerdote, af-fiancavo Mons. Mi-chele Cosentino all’O.

A.S.I Maria SS. Assunta in Aci S. Antonio per tutto quello che concerneva l’assistenza sacerdotale. Coincidendo una giorna-ta di ritiro spirituale per il clero diocesano con la presenza di lui in famiglia, Mons. Cosentino lo in-vitò a dettare la meditazione ai sacerdoti. Lo andai a prelevare a San Giovanni La Punta, dove abitavano i parenti. Era una persona dimessa, semplice, pieno di gioia; un “Fraticello” che non lasciava apparire la sua cultura e la sua santità. Non metteva per nulla in soggezione. Il primo incontro fu per me come se ci fossimo conosciuti da anni. Durante il percorso in macchina parlammo serenamente. Manifestava i lati positivi delle persone e degli avvenimenti. Mi fece respirare l’aria salutare del paradiso.

Durante la meditazione ci parlò del valore della Parola di Dio per la vita del sacerdote e ci comuni-cò con immensa gioia la notizia della scoperta di un frammento dei testi biblici che riportava una parola che lui aveva sempre sospettato che doveva esservi. La notizia gliela aveva trasmetta un suo allievo che, andato a studiare le fonti bibliche, aveva saputo di quel ritrovamento. Per noi sarebbe stato un partico-lare trascurabile; per lui la conferma alla sua intui-zione, invece, era stata considerata un dono stupen-do della misericordia di Dio che si lascia scoprire nella sua Parola.

Quella mattinata la passò in fraterna conversazio-ne con i sacerdoti. Ci parlò della missione, del bene

apportato dall’Istituto Biblico fondato da lui in Cina, della fatica degli anni di studio per tradurre in cine-se la Bibbia dai testi originali, dell’interesse dei gio-vani per la Parola di Dio e per il pensiero dei Padri, dei suoi rapporti con padre Teilhard de Chardin, ge-suita, e lo scambio di idee con lui. Incantava la sua semplicità. Era sempre ottimista e pieno di stupore e di gioia per le meraviglie operate dal Signore.

Mons. Cosentino, a noi seminaristi, aveva sempre parlato di P. Gabriele. Lo aveva seguito quando era ancora ragazzo, presso il Convento dei Padri Fran-cescani in Acireale. I giovani “Probandi” frequenta-vano la scuola del Seminario. Era esemplare in tutto. Poi, i Superiori lo mandarono a Roma per lo studio della teologia e per prepararsi alla vita missionaria. Trovò la Comunità dei Frati non aperta alla pasto-rale della vita parrocchia. Con la sua presenza e con il suo esempio – ci raccontava Mons. Cosentino – riuscì a trasformarla e a far vivere la vita apostolica presso le parrocchie romane. Diceva ancora: dove arrivava P. Gabriele la vita cambiava totalmente.

Ricordo anche la testimonianza personale della suora Canossiana che lo aveva assistito in ospeda-le a Hong Kong, durante la sua ultima malattia. Lei ripeteva costantemente: “Era un santo”; “Ho visto morire un santo”.

La sua vita vissuta in piena coerenza con il Vange-lo, oggi finalmente, viene riconosciuta ufficialmente dalla autorità del Sommo Pontefice e promulgata nella Cattedrale di Acireale. Noi viviamo l’evento della “beatificazione” con grande gioia e commozio-ne, per la singolare grazia accordata alla nostra Cit-tà. È vero: P. Gabriele è figlio della Chiesa di Cata-nia, per essere nato a San Giovanni La Punta. Ma è anche figlio della nostra Chiesa di Acireale, per aver iniziato il suo cammino vocazionale nel Convento

di S. Biagio e per essere stata scelta quale custode delle sue sacre reliquie.

Il messaggio che ci viene dalla sua vita missiona-ria, la gioia e la commozione per il privilegio della “beatificazione” celebrata nella nostra Cattedrale, devono suggerirci anzitutto l’attenzione alla Parola di Dio che sappiamo fonte prima e insostituibile di vita autentica, di saggezza e di santità, della quale era fortemente innamorato il nostro Beato; e il con-seguente desiderio di raggiungere con i nostri pen-sieri e i nostri modi abituali della vita quotidiana, la semplicità indicata dal Vangelo, come l’ha vissuta P. Gabriele e l’amore verso ogni cosa, come traspariva dalla vita di lui. Con il suo esempio e con la sua in-tercessione, possiamo mettere in atto quanto ci sol-lecitava a fare il Beato Giovanni Paolo II, all’inizio dell’attuale Millennio che abbiamo appena iniziato: “Finito il Giubileo, ricomincia il cammino ordinario, ma additare la santità resta più che mai un’urgenza della pastorale. […]. «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Ts 4, 3). È un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani: «Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» [LG, 40]” (NMI, 30). E continua: “Se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’in-serimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimali-stica e di una religiosità superficiale. […] “È ora di riproporre a tutti con convinzione [la santità, come] «misura alta» della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cri-stiane deve portare in questa direzione” (ib., 31).

+ Pio Vittorio VigoVescovo emerito

L’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI CATANIA MONS. SALVATORE GRISTINA

L’esempio del Beato come stimolo alla fede“Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,rendiamo grazie al Padre dal quale ri-

ceviamo ogni dono per la grande gioia che susciterà in noi l’ormai vicina bea-tificazione del venerabile frate Gabriele Maria Allegra.

Sabato 29 settembre, con la decisione del sommo Pontefice Benedetto XVI, al quale siamo profondamente riconoscen-ti, sarà esaudito il desiderio nostro e di tante persone di vedere onorato questo insigne figlio della Chiesa catanese, origi-nario di San Giovanni La Punta ed esem-plare discepolo di San Francesco d’Assisi.

La beatificazione avviene in prossimità dell’inizio dell’anno della Fede. Questa, lo

sappiamo bene, nasce dall’ascolto della parola di Dio di cui frate Gabrie-le è stato ascoltatore assiduo ed attento, divenendone opero-so esecutore. Alla parola e alla sua diffusione egli ha dedicato le migliori energie ricevute dal Signore, come pure insonne fa-tica che ha prodotto lo splendi-do frutto della traduzione della Bibbia in lingua cinese.

L’esempio e la dedizione missionaria del nuovo beato ci saranno di salutare stimolo nella crescita della fede e in un più convinto impegno per rendere sem-

pre più missionario il volto della nostra Chiesa catanese, anche tramite

il grande dono della visita pa-storale in corso.

Frate Gabriele è stato sem-pre devoto della Madonna della Ravanusa. Seguiamolo in questo filiale atteggiamen-to e nella fervida imitazione della Madre Nostra Santissi-ma per sperimentare anche noi la beatitudine di coloro che ascoltano e mettono in pratica la parola di Dio”.

+ Salvatore GristinaArcivescovo metropolita di Catania

alla Chiesa universale e coinvolge la chiesa parti-colare della nostra dioce-si. Questo coinvolgimen-to deve suscitare in tutti i fedeli, in particolare quelli della nostra dioce-si che accolgono questo grande dono, un mag-

giore impegno nel cammi-no di santità. Una riscoperta grande del Va-ticano II, e la Lumen Gen-tium lo afferma a chiare lettere, è che la santità è destinazione universale per

tutti i fedeli. Per noi dio-cesani, che raccogliamo questo grande dono, è certamente uno stimolo a vivere la vita cristiana come impegno concre-to nel rendere viva ed operante la presenza di Cristo”.

- Che significa beatifi-cazione?

“Beatificazione, secon-do il linguaggio ecclesia-stico, è uno dei passaggi fondamentali per esten-dere il culto pubblico di un testimone di Cristo e del Vangelo nella chiesa a tutta la Chiesa univer-sale. La beatificazione, possiamo dire, è un lun-go percorso di una serie ordinata di atti finaliz-zati a provare la testi-monianza di Cristo e del Vangelo che un credente con la sua vita ha reso feconda, ha reso abba-stanza luminosa anche la realizzazione piena delle virtù cristiane”.

Come mai la cele-brazione non avviene a Roma ma nella diocesi?

“Questa scelta di ce-lebrare le beatificazioni nelle sedi diocesane fu una scelta proposta ed adottata da Benedet-to XVI perché prima si svolgevano sempre a Roma. Lo scopo per cui il Papa ha chiesto che le beatificazioni si facesse-ro nelle chiese particola-ri è perché c’è un legame più forte col beato che viene proclamato. È vero che Padre Allegra è stato a Roma alla Università Antoniana con un coin-volgimento della città di Roma, ma la base, i passi fondamentali, li comin-ciò qui nel convento S. Biagio. Quindi cominciò qui a respirare il pensie-ro teologico, la sua spi-ritualità. E, poi, c’è un legame particolare, per-ché quando il corpo tor-nò dalla Cina fu sepolto nel convento S. Biagio. Questo ci fa capire che quando la Chiesa inizia il processo di beatifica-zione, essendo la Chiesa universale, il futuro bea-to non appartiene ne ad una diocesi ne ad un’al-tra ma appartiene alla Chiesa”.

Pippo Sorrentino

Page 5: La Voce dell'Jonio numero 15 del 2012

30 settembre 2012 5ComunitàJoniodell’

Oggi è un giorno di festa per la nostra Città e per il popolo cristiano. Fra Gabriele Allegra, che Giovanni Paolo II definì “l’uomo del dia-logo tra Cristo e la Cina”, è già ricordato, e lo sarà ancor di più, come uno tra gli umili ma certamente dotti, grandi evangelizzatori. Perché al fra Gabriele che ad Acireale nel Collegio Serafico compì gli studi ginnasiali, si deve il merito di aver intrapreso un percorso meraviglioso ma ricco di insidie e pericoli: tradurre la Bibbia per l’immenso popolo cinese.

Non è stata una operazione di tipo professorale con dizio-nario in mano: tradurre il testo biblico significa non solo posse-dere una profondità di pensiero e una meravigliosa intimità con le Sacre Scritture ma anche una totale disponibilità alla evange-lizzazione, cogliendo attraverso la lingua cinese e le sue compli-cate regole, quella necessaria comunione con il popolo di quel paese, lontano per usi e costumi, per renderlo protagonista e non emarginato nei

disegni missionari della Chiesa Universale. Una opera immensa.

Far giungere il messaggio evangelico in una terra forse ostile, certamente non nel popolo

e nelle diverse comunità locali, ma nelle autorità del tempo è stata la grande missione, sem-plice ma rivoluzionaria, di fra Gabriele. Una missione di cui questa comunità cittadina è or-gogliosa, accogliendo con gioia e ammirazione i resti mortali di fra Gabriele ma soprattutto lo spirito, l’amore cristiano, la de-dizione verso gli altri che hanno animato la sua ricca vita. Il Con-vento di S.Biagio che è già meta di pellegrinaggio, diverrà anco-ra di più luogo di riflessione, di preghiera nel segno di grande frate che ha sì segnato la storia di Acireale e delle città conso-relle, in particolare S.Giovanni La Punta, ma soprattutto di una

grande nazione: quella cinese. Per sempre. Nino Garozzo

sindaco di Acireale

ACIREALE Il sindaco Nino Garozzo ricorda la presenza del Beato in città e interpetra lo stato d’animo della gente

“Per noi vanto e responsabilità”

Finalmente dopo tanti anni di attese e spe-ranze il nostro concittadino Padre Gabriele Ma-ria Allegra otterrà la grazia della beatificazione e ritengo che questo da solo è già uno speciale avvenimento storico che conferma ancora una volta la grande e strepitosa opera di apostolo e missionario di questo grande uomo puntese, di cui ancora noi tutti forse non conosciamo a fondo la vastità e la profondità della dottrina.

Chi volesse tracciare un profilo del Beato Gabriele Allegra sicuramente si soffermerà sulla meravigliosa e preziosa opera della traduzione delle sacre scritture in cinese ma oggi si afferma sempre di più che altri sono stati i meriti e i pre-gi di questo uomo semplice che con la sua ama-bilità iniziò un percorso che ancora oggi non si è concluso.

Ovviamente oltre all’indiscusso valore re-ligioso, alla sua profonda fede che riusciva a professare con il linguaggio semplice della vita quotidiana, dobbiamo anche ricordarlo per il valore storico e culturale della sua attività che proprio in Cina, dove San Giovanni La Punta non era conosciuta neanche di nome, riuscì a sviluppare e divulgare mediante la fondazione dello studio Biblico.

Per noi Puntesi, non può essere considerato un caso che questo evento della beatificazione si avveri proprio nell’anno giubilare della Madon-na della Ravanusa. Proprio perché come tutti sappiamo Padre Gabriele era fortemente legato e devoto alla Madonna, e soprattutto alla nostra cara della Ravanusa, tanto che ogni volta che fi-niva di tradurre un libro della sacra Bibbia non mancava di ringraziarLa così come faceva ogni volta che tornava a San Giovanni La Punta.

Il nostro cuore sa che tutto non è e non può essere casuale perché la Madonna che lo ha gui-dato nella sua immensa opera e che gli ha dato

la forza di superare ostacoli non indifferenti cer-to non lo poteva abbandonare proprio adesso. E solo noi Puntesi che conosciamo la devozione per la madre della Ravanusa possiamo intera-mente comprendere quale sia stato il valore del-la presenza della nostra Madonna nella sua vita e che continua ancor’oggi a guidarlo tra di noi

Prepariamoci dunque a ricevere questo dono di santità che bacia la nostra terra con l’orgoglio e la fierezza che San Giovanni La Punta ed i Puntesi riceveranno insieme a Padre Gabrie-le e che possa servire a ognuno di noi per farci comprendere il valore ed il significato di questo uomo che continua la Sua missione tornando a vivere insieme a noi da Beato.

Impegniamoci tutti a diventare testimoni del-la sua immensa carità e soprattutto lavoriamo per divulgare e far conoscere la sua opera a chi ancora la sconosce. Nostro dovere morale è in-nanzitutto farlo scoprire alle nuove generazioni perché proprio i giovani possano proiettarlo verso il futuro. Quel futuro che speriamo presto possa incoronarlo meritevole di santità.

Andrea Messina sindaco di S. La Punta

IL SINDACO ANDREA MESSINA

“Non è un caso che l’evento cade nell’Anno Giubilaredella Madonna di Ravanusa”

Suor Paola Allegra, sorella del venerabile Gabriele, prima della sua dipartita dello scorso dicembre, all’età di 98 anni, mi confidò, come se si trattasse di un segreto, che il regime comunista cinese aveva incarcerato e condannato a morte il fratello Gabriele perché ritenuto colpevole in quanto divul-gava la nostra religione.

“La mattina in cui le guardie avevano ricevuto l’ordine di sopprimerlo sparandogli attraverso le grate della finestra della sua cella - mi raccontò suor Paola - avvenne un fatto straordinario. Nel momento in cui la guardia carceraria fa-ceva esplodere il colpo di fucile, proprio in quell’istante, il caso (?...) volle che egli si chinasse per raccogliere un foglio di carta…e fu così che si salvò la vita. Gli stessi carcerieri, che ebbero paura e increduli gridarono al miracolo, lo fece-ro liberare”.

La nipote di padre Gabriele, Rosa Allegra, ci ha racconta-to: “Durante la riesumazione della salma di padre Gabriele, sepolta nella nuda terra nel cimitero di Hong Kong, la bara si presentava completamente avvolta dalle radici di una pianta, come a vo-lere proteggere i resti dello zio”. Rosetta prese due rametti di quella pianta che portò nella sua casa di Valverde e ancora oggi la pianta vive. I frati cinesi anch’essi presero quella pianta e la interravano nel giardino dello studio biblico di Hong Kong, dove ancora è rigogliosa.

La cugina di padre Gabriele, Caterina Mu-rabito, ci ha raccontato: “In una delle tante volte in cui padre Gabriele ci veniva a trovare, lo invitammo a pranzo e, pensando di fare bel-la figura, preparammo cose speciali. Lui, con i suoi modi gentili e il suo sorriso umile di sem-pre, ci confidò che avrebbe preferito mangiare delle fave, che in Cina non se ne trovavano. Ci chiese poi se avevamo dei fichi d’India e mio padre riuscì ad appagare questo suo desiderio”.

L’avvocato Alfio Consoli, sindaco di San Giovanni la Punta dal 1970 al 1975 e oggi ottantacinquenne, ci ha detto:

“Di padre Gabriele Allegra ho un ricordo indelebile per la sua santità e bontà e immensa intelligenza. Era un poliglot-ta eccezionale, conosceva tutte le lingue (inglese, francese, greco ecc.), ma in particolare il cinese che usò per tradurre la Bibbia e dare lustro alla Chiesa Cattolica.

Di lui il ricordo più bello è stato quando mi volle porta-re a piedi, sia all’andata che al ritorno, da San Giovanni La

TESTIMONIANZE Parenti, amici e semplici conoscenti descrivono Giovanni che fu poi padre Gabriele Maria

“Era un uomo straordinario, destinato in alto”Punta a Valverde in casa di suo fratello Iano (Sebastiano) per mo-strarmi la Bibbia in cinese. Era felice nel mostrarmela, ma io ero imbarazzato davanti alla sua personalità. Allora ero il sindaco di San Giovanni La Punta, ma guardando la sua opera colossale mi sono sentito spaesato e immensamente ignorante.

Quando veniva a San Giovanni La Punta, spesso mi portava nella chiesa della Rava-nusa, dove era raffigurata la Madonna che lui adorava. Mi confidò che in quella chiesa ebbe da piccolo la visione della sua vita: cioè essere missionario in Cina.

Non è facile tradurre la Bibbia in cinese perché la confrontava non dall’italiano ma dalla lingua sancrita.

Morì in fama di santità nella lontana Cina nel 1976 “.

Gregorio Sciuto, sindaco di San Giovan-ni La Punta dal 1987 al 1992 ed esperto di storia locale.

“ Nel 2010, quando don Ora-zio Greco, parroco della chiesa Madre di San Giovanni La Pun-ta nel santuario della Madonna della Ravanusa mi chiese di intervenire alla presentazione dei tre volu-mi dal titolo “Fr. Gabriele nei miei ricordi”, scritti da padre Leone Murabito dell’Ordine dei frati Minori e cugino di padre Gabriele, provai due sentimenti. Uno di timore per non essere adeguato ad illustrare una figura così elevata e della quale conoscevo poco, ammesso che sia facile conoscere uno che ha vissuto nell’umiltà e nel riserbo; l’altro, sentimento di gioia. Avendo servito come sindaco San Giovanni La Pun-ta, desidero dare un contributo alla riscoperta delle radici di questa comunità, a tenere viva la sua me-

moria, i suoi ricordi che come diceva padre Gabriele ‘sono l’ani-ma della vita, i ricordi resistono alla morte e alle sventure, niente commuove tanto il cuore quanto un dolce ricordo’.

“Le radici - scrive padre Leone, cugino del venerabile - riman-gono sempre nascoste ma sono la parte viva della pianta, che solo per mezzo di esse assorbe il nutrimento necessario. Riscoprire le nostre radici significa dare allo sviluppo un’anima, senza la quale tutto quello che facciamo perde di significato e forse anche di va-lore. Ed è nella famiglia che troviamo le radici che nutrirono la crescita umana e spirituale di padre Gabriele”.

“E’ il 26 dicembre del 1907 quando Giovanni Allegra, diven-

tato poi frate Gabriele, viene al mondo nel vicolo Filco, oggi vi Torrisi 14, nel quartiere Flori, vicino alla chiesa dedicata alla Madonna Odigitria o dell’Idria, oggi nomi-nata chiesa di San Sebastiano”.

“Se guardiamo alla sovrabbondanza di grazia che il Signore riversò in quegli anni del

secolo scorso nel nostro comune di San Giovanni la Punta, saremmo quasi tentati di definirlo un paese di santi perché la santità si respi-rava quasi nell’aria. Tra i tanti cito soltanto tre nomi: l’orsolina Lucia Mangano, padre Gabriele Allegra, padre Gioacchino Guglielmino, zio di padre Gabriele, ma l’elenco po-trebbe continuare”.

“In quegli anni erano molte le famiglie che incoraggiavano i figli, senza mai imporla, la scelta della vita sacerdotale o religiosa. Si po-trebbe osservare che fossero spinti a ciò perché l’istruzione era possi-

bile solo alle famiglie benestanti”. “Se è vero che la famiglia è una piccola chiesa, possia-

mo ben dire che i primi germogli della fede si sviluppano e crescono nella famiglia. Per cui non possiamo parlare in modo completo di padre Gabriele se non accenniamo alla sua famiglia. E’ dalla sua famiglia, in particolare dal-la mamma Giovanna, che il piccolo Giovanni attinge i primi elementi per nutrire la sua anima”.

“Già dalla famiglia Guglielmino, da cui proveniva la mamma di padre Gabriele, vi erano tre suore e un sa-cerdote. Questi fu parroco nella parrocchia della chiesa Madre di San Giovanni La Punta per quarant’anni”.

“I genitori di padre Gabriele, Rosario e Giovanna, eb-bero otto figli: Giovanni (il maggiore che da frate prese il nome di Gabriele Maria), Sebastiano, Agata e Paola (che divennero rispettivamente suor Paolina e suor Biagina), Sarina (che voleva diventare orsolina ma che dovette ri-nunciare per motivi di salute), Antonio (che si affermò nella carriera diplomatica), Teresa (che morì bambina) e Gioacchino (che divenne seminarista e morì giovanis-simo). Teresa ebbe come madrina l’orsolina Lucia Man-gano”.

(a cura di Salvatore Cifalinò)

L’assessore Nives Leonardi: “Comunione e collaborazione con la Chiesa

Con gioia Acireale apre le proprie porte ai fedeli, alle auto-rità civili, militari e religiose che prendono parte ad un evento che rimarrà nella storia della nostra Città. Per questo motivo nel corso dei mesi ci siamo preparati al meglio, consapevoli che quello odierno dovrà essere solo il primo grande passo di un percorso stabile e sincero tra questa comunità e il beato Alle-gra, tra questa comunità e l’amatissimo convento di S.Biagio. Ospitare migliaia di pellegrini che oggi visitano la nostra Aci-reale, per noi è significativo motivo di ulteriore impegno, in un contesto di grande collaborazione cittadina che ha legato nel segno di fra Gabriele tutta Acireale, dalle famiglie alle comuni-tà parrocchiali, dalle attività commerciali a quelle ricettive, agli esercizi di somministrazione. Una totale adesione ad un grande evento, una totale adesione allo spirito missionario che fu ca-rattere distintivo di fra Allegra

Nives LeonardiAssessore al Turismo

Page 6: La Voce dell'Jonio numero 15 del 2012

INTERVISTA La pronipote Chiara Allegra rivela come la famiglia vive la rarissima esperienza umana

“Per noi come una carezza dal Cielo”Chiara, i tuoi grandi occhi verdi,

emanano tranquillità e serenità . Lo potremmo defi nire un dono di fami-glia? Che grado di parentela ti lega con Padre Allegra?

Mio padre Rosario, fi glio del fratello di padre Allegra, è il nipote diretto. Io sono la pronipote.

I cittadini acesi e la Sicilia tutta è in fermento per l’attesa Beatifi cazione di Padre Allegra, in che modo voi, la sua famiglia, state vivendo il momento?

Viviamo il tutto con una grande gioia, una sorta di carezza dal cielo che viene dopo tanto tempo. Un evento at-teso da tanto tempo. Lui lo meritava, noi forse un po’ meno.

Che ricordo hai di Padre Allegra?Io non l’ho conosciuto. È morto due

anni prima che io nascessi ma, dai rac-conti dei miei familiari, so che era una persona straordinaria. Il suo esempio l’ho avuto tramite loro. Chi l’ha cono-sciuto parla di lui come una persona fortemente spirituale che viveva con-cretamente il Vangelo. Aiutava i po-veri, le persone che avevano diffi coltà. Saliva sulla sua bicicletta ed andava ad aiutare i lebbrosi. Visitava gli ammala-ti. Mi è capitato di guardare il viso del-le persone che lo hanno conosciuto, vedi che il loro viso si trasforma, c’era in lui qualcosa di diverso.

Una delle mie zie, una sorella di mio papà, che adesso non c’è più, è morta a febbraio, diceva quando stai vicino a lui hai la sensazione di stare in Para-diso.

Il rapporto di Padre Allegra con la Vergine Maria è stato forte, cosa puoi dirci a riguardo?

Abbiamo delle lettere in cui lo scambio fra lui e la Madonna è eviden-

te. Interviene, anche Rosario Allegra, puntualizzando che era sicuro di rice-vere la Grazia. Quando aveva bisogno e chiedeva aiuto alla Madonna, alla Provvidenza, lo vedevi sicuro di rice-vere la Grazia. Aveva scertamente un fi lo diretto.

Che messaggio ha lasciato in te Pa-dre Allegra?

È una persona che nonostante tut-te le diffi coltà che sicuramente ha in-contrato nella vita non ha mai mollato. Quando ho delle diffi coltà penso a lui e mi dico, lui ha tra-dotto la Bibbia in cinese, vuoi che io non riesca ad adempiere ai miei com-piti?

Ho sentito che tu lavo-ri nel sociale, potremmo dire che buon sangue non mente. Stessa mis-sione di famiglia, aiutare il prossimo meno fortu-nato.

Mi do da fare. Non credo come lui, però nel mio piccolo ci provo.

Nel tuo lavoro come ti aiuta il suo ricordo?

In tutto, nel momento in cui ho un

problema, mi dico, aspetta, questo è un problema superabilissimo. Lui avrà visto molto di più. Per me Padre Alle-gra è un punto di riferimento. Il suo buon esempio è tutto.

Io sono educatrice a Villa Angela, a San Giovanni La Punta, un centro di riabilitazione per ragazzi disabili, mi occupo dell’integrazione fra bambini disabili e normodotati. Lui intervie-ne sempre quando c’è una diffi coltà di qualsiasi genere. Io chiedo e lui ri-sponde. In qualche modo risponde.

Venerdì durante il …. tu come mem-bro della famiglia Allegra, darai una tua testimonianza, hai già un’idea del messaggio che ci lascerai?

Parlando “fra di noi”, se devo dirti la verità mi è stato comunicato solo adesso dell’intervento.

Devo concentrarmi un attimo. Pen-savo, comunque, di pren-

dere qualche lettera. Noi abbiamo consegnato quasi tutte le lettere per la causa di Beatifi ca-zione, però qualcosa è rimasta. In particolare vi era una lettere che avevo in mente da tan-to, tanto tempo. Lui era sulla nave che andava in Cina, non c’erano gli ae-rei, scriveva ad una delle mie zie, dalla lettera si nota l’attaccamento alla famiglia. La lettera è di una tenerezza ed una

dolcezza infi nita. Vorrei leggerla e par-tire da qui, dal profondo legame con la sua famiglia.

Marinella Coco

6 30 settembre 2012 Francescanesimo Joniodell’

La pediatra dott. Giovanna Abate, procugina del Beato Gabriele Allegra, - la madre, Teresa Guglielmino di San Gio-vanni La Punta ne è cugina di primo grado – è una persona dotata di ottimismo, credente, entrata in contatto diretto con il Beato francescano, nei suoi ritorni in Italia. “Lo incontravo da piccola, fuga-cemente in casa dei suoi genitori – ricorda- dove mi faceva divertire giocando con animali dome-stici, ma i ricordi sono legati all’età adolescenziale, quando ero aff ascinata dalla sua grande serenità, ovvero dal suo aspetto serafi co, solare, che m’in-fondeva gioia e il piacere di un dialogo aperto”.

- Da studente, specie liceale e universitaria, qua-li emozioni hai provato in tali incontri e quali argomenti sono stati oggetto di conversazione?

“Trascorrevano periodi molto lunghi per rivederlo. Don Gabriele veniva a trovarci nel ristorante dei miei genitori, ma non voleva par-tecipare a banchetti, in quanto abituato a semplici pasti. Desiderava conversare con tutta la famiglia, parlando per lo più di attualità; face-va riferimenti al Vangelo in modo appropriato, senza stancarci e te-diarci, preferendo non giudicare, non polemizzare mai, né fare asser-zioni categoriche. In particolare, con me parlava di lingue classiche, di latino e greco, incoraggiandomi a studiare, conoscere gli autori, ap-profondire tematiche relative alla mia giovane vita. Ero prossima alla laurea in medicina, quando a 68 anni morì in Cina. Ho provato un immenso dispiacere, perché avevo perso un amico e maestro di vita, oltre che parente carissimo. Avrei desiderato una sua vita più lunga e altri incontri costruttivi”.

- Erano tali incontri densi di quel pathos che solo con la presenza il Beato riusciva a trasmettere?

“Sì, proprio così. Si affi dava sempre alla Madonna della Ravanusa. Se qualcuno poneva un quesito, rispondeva volentieri senza proble-mi”.

- Cosa diceva della Cina e della traduzione della Bibbia in cinese? “Era volontà di Dio e sua stare in Cina, sentendosi molto vicino ai

cinesi, a cui aveva dato il cuore con generosità. Era solito dire “io sono puntese, italiano, cinese”. La traduzione della Bibbia, l’impegno pri-mario: voleva convertire i cinesi al cristianesimo”.

Anna Bella

La procugina Giovanna Abate“Era anche un maestro di vita”

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Joniodell’30 settembre 2012 7Francescanesimo

INTERVISTA IMPOSSIBILE Abbiamo immaginato che padre Gabriele Allegra rispondesse alle nostre domande

“Ero teologo ed esegeta da strapazzo”

INTERVISTA Il costruttore acese Nino Monaco ricorda il frate e l’uomo conosciuto prima della partenza per la Cina

“Quell’incontro che mi toccò il cuore”Nella vita si conosce tanta gente, ma a volte si ha la fortuna

di incontrare uomini che ti lasciano il segno dentro e di cui non scorderai mai la profondità e la sincerità d’animo.

Nino Monaco, costruttore acese, parla con il cuore, dell’incon-tro di Fra Gabriele Allegra e tiene ancora in ricordo, la sua fi gura esile e le sue parole rassicuranti e aff ettuose.

Lo conobbe molti anni fa, prima della partenza per la Cina, al convento di S. Biagio e lo ritrovò dopo, al suo ritorno in Sici-lia, quando realizzò il vecchio santuario di Padre Pio. Da allora, ebbe la fortuna di avere accanto, non solo un frate ma anche un amico.

“Era un uomo esile e umile, dal fare aff abile e aff ettuoso. Al ritorno dal suo lungo viaggio in Cina, con tono basso e delica-

to, mi fece dono dei racconti delle sue esperienze e amavo tanto ascoltarlo, mi perdevo nei suoi occhi e mi immedesimavo in ciò che raccontava, quasi portandomi in un’altra dimensione!” dice il Sign. Monaco con voce emozionata. Uomo di grande spessore e di ricchezza interiore, dedicò la sua vita agli altri, ai credenti e ai non credenti, ai poveri e perfi no ai malati. “Mi raccontò mol-to della sua vita da frate, sacerdote e missionario, la sua vita di carità e di speranza. Nonostante fosse un uomo molto colto e di grande sapienza, mi parlava spesso anche di teologia, sapeva mantenere sempre un tono aff ettuoso e soprattutto umile. Fre-quentavo assiduamente la chiesa di S. Biagio e dunque ho avuto la possibilità di conoscerlo in entrambe le sue vesti: uomo radio-so e premuroso, frate meraviglioso e predicatore ma restava in

Fogli sparsi sul tavolo, penne in mano, appunti, ricerche varie su Padre Al-legra ma i fogli restano bianchi quando improvvisamente, nel perimetro della mente, giunge proprio Padre Allegra. Qualche istante di perplessità e imba-razzati ci troviamo a chiacchierare con lui.

- Padre Allegra a giorni sarà Beato. Un frate francescano, di origine Punte-se, che seguendo le orme di San Francesco ha varcato i confi ni approdando in Cina lasciando, in ogni luogo toccato, un ricordo indelebile del passaggio.

“Che parole altisonanti. Beatifi cazione. Esagerano sempre. Io sono un sem-plice frate che nella sua vita ha solo messo in pratica le parole che Gesù ci ha lasciato. Come voi sapete sono Puntese, nato sotto la protezione di San Giovanni. Seguendo il messaggio della Madonna decisi, piccolissimo, di far-mi frate e ciò avvenne nella chiesa della Ravanusa”.

- Lei, se possiamo, è stato un uomo “rivoluzionario” per i suoi tempi. Si è impegnato per divulgare la fede in modo nuovo, più vicino all’uomo dei suoi tempi.

“È necessario che il messaggio di Dio giunga a tutti, in ogni momento della vita. Io, fra l’altro, avevo un debito. Sono stato un privilegiato, ho avuto la possibilità di leg-gere e conoscere a fondo la parola di nostro Signore e non potevo esser uno dei pochi de-positari della conoscenza, era mio dovere diff onderla alle anime semplici, ai cuori che sono evangelicamente fanciulli. Ho sempre chiesto al Verbo Eterno la grazia di farmi comprende-re i tesori nascosti della Sapienza di Dio e di essere introdotto nella conoscenza della Verità che è Cristo stesso”.

- Il suo sorriso rimane un ricordo vivo in tutti coloro che la conobbero. Felice fra i lebbro-si, i soff erenti e gli indigenti. Potremmo defi nirla un raggio di sole nei luoghi in cui la vita aveva poggiato un manto nero.

“Non ho compiuto opere straordinarie, sono le parole di San Francesco ad avere guidato i miei passi ed il mio cuore. Siamo tutti fratelli, nulla deve spaventarci non è ciò che appare ai

nostri occhi a doverci far paura, il solo guardare i miei cari lebbrosi potrebbe spaventare molti ma è con il cuore che bisogna guardare il nostro fratello. Fate tesoro delle parole di S. Agostino colui che crede di aver compreso le Scritture senza impegnarsi a costruire mediante la loro intelligenza, l’amore di Dio e del prossimo dimostra di non averle comprese”.

- Lei non è stato solo un apostolo, ma un eccellente teologo ed esegeta, con un importante obiettivo, tradurre l’intera Bibbia in cinese. Obiettivo che ha raggiunto in pieno. Il Beato Giovanni Paolo II l’ha indicata quale “uomo del dialogo fra Cristo e la Cina”.

“Diciamo che nella mia mente come teologo ed esegeta, mi defi nirei certa-mente da strapazzo.

Ho solo inseguito un sogno. Mi sono detto, i protestanti hanno tradotto la Bibbia in cinese e ci sono riusciti. Anche i cattolici possono farcela. Siamo tut-ti fratelli pur se distinti in culture e lingue diff erenti; così ha avuto inizio la mia avventura ma devo ammettere che qualcuno mi ha aiutato, lassù dall’Alto era sempre al mio fi anco la Madonna, mi tirava su nei momenti di sconforto,

non mi ha mai abbandonato. Ha lei avevo promesso di non mollare e di portare a termine la traduzione”.

Un calore ci avvolge, con la serenità trasmessa da Padre Allegra ci accorgiamo di rifl ettere su quanto detto, un uomo che a tutto tondo ha dedicato la sua vita alla Scrittura ed all’amore per i suoi fratelli. Un carisma dirompente, un sorriso coinvolgente e una fede …..

Un esempio da seguire che ci insegna a inseguire i nostri sogni, pregando Nostro Signore e la Madonna.

Con le parole del Beato Giovanni Paolo II attendiamo il 29 settembre 2012: “Sii felice, Si-cilia, sii felice… per i molti santi e beati. Sii felice, sii riconoscente a Dio per questi tesori di santità e di cultura”

.Marinella Coco e Licio La Rocca

Quel “fratino di San Biagio”che è sulla via della Santità

La mistica chiesa di san Biagio, in Aci-reale, con il suo antico convento, oggi restaurato, l’artistico chiostro silenzioso, il giardino di agrumi posteriore molto vasto,

è l’ambiente ideale in cui prepararsi a diventare frate fran-cescano. Ed è proprio qui che all’età di undici anni entra il “fratino” Giovanni Stefano Allegra, che in seguito assume-rà il nome di Gabriele Maria, essendo molto devoto della

Vergine Santissima. Le venerate ossa del Bea-to, dal 1986 vengono traslate da Hong Kong e tumulate in Acireale: racchiuse in un’urna, si trovano in un’artistica cappella, situata a de-stra dell’entrata della chiesa di san Biagio: al

centro il quadro raffigurante il Beato Gabriele e ai lati altri due, con san Bonaventura da Bagnoregio e san Giovanni Duns Scoto. La magnifica cappella è molto visitata da per-sone che chiedono grazie, lo ringraziano per la sua prote-zione, testimoniano la propria fede.

Accanto alla chiesa, un’oasi di preghiera abbellisce la piazza: al centro il Crocefisso dolorante, ai lati si fronteg-giano san Pio da Pietrelcina e il Beato Gabriele con la Bib-bia in mano: attraverso i cancelli a qualsiasi ora del giorno e della notte, chi vuole raccogliersi in preghiera, liberamente può.

Tre sono i frati francescani del Convento: il Guardiano, fra Salvatore Ferro, fra Giuseppe Burrascano, fra Lorenzo Ficano. Ascoltiamo dal frate Guardiano quali sono state le emozioni provate all’annuncio della prossima beatificazio-ne del Venerabile Gabriele Allegra.

“Una notizia che ci ha rallegrato il cuore, essendo un no-stro confratello francescano. Entusiasmo e commozione. Ora la Chiesa ce lo mostra come modello di santità, chia-mandoci ad imitarlo. Ci proponiamo di promuoverne il culto, segnalandolo a tutti come figura dalla forte spiritua-lità, non solo come grande esegeta, avendo tradotto la Bib-bia in cinese: è stato interprete della Parola di Dio, tradotta con la sua vita di umiltà al servizio degli altri, specie dei più deboli, tra i quali i suoi amici lebbrosi di Macau, con i quali passava le sue feste. Come per ogni Natale visita il Lebbro-sario di Coloane il 19 dicembre 1975, circa un mese prima della morte. L’amore per i cinesi è straordinario: s’immerge nella loro cultura conoscendone i classici, i letterati, uomi-ni e donne grandi, un vero apostolo della Parola di Dio in Oriente.”

Anna Bella

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da giugno a dicembre in tutta la Provincia di Cataniaun programma ricco di emozioni

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LEGALITÀ Dalla Chiesa, 30 anni dopoLe Ciminiere - Catania 3 set.

Mostra fotografica

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23 Teatro Massimo Bellini Premio “Bellini d’Oro”

Bellini in Provincia - SETTEMBRE

18 Salzburgher Solisten

ogni caso, un uomo umile e aff ettuoso.”. Malgrado molti sostenessero di non aver avuto in dono, da madre natura, la qualità dell’oratore aff ascinante, il Sign. Monaco ricorda ancora, la grazia con cui predicava e le parole di cui oggi fa tesoro. “Mi confessai spesso con lui e non dimenticherò mai una frase in par-ticolare: Pensa sempre e non dimenti-care che la vita è lo scopo del Signore. La vita eterna è nel regno dei cieli” Il

sign. Monaco segue alla lettera l’importante messaggio delle pa-role del Frate Allegra. Nonostante siano passati tanti anni dalla sua morte, fra Gabriele Allegra è vivo dentro lui. Si emoziona ancora, ripensando ai suoi occhi e alle sue parole e osserva vi-vamente e fedelmente le sue parole facendone tesoro e insegna-mento di vita.

Agata Grasso

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8 30 settembre 2012 Francescanesimo Joniodell’

TESTIMONIANZA Sottolineate le affinità francescane di padre Gabriele Allegra e padre Placido Rivilli

Chi si spoglia dei beni diventa ricco

Va al di là della possibile narrazione la dimensio-ne escatologica della vita del “Poverello d’Assisi” che irradia silente il suo messaggio ancor oggi: agli uomini di buona volontà che intendono portare sale alla terra perché divenga sapida e diffonda al-l’umanità da redimere il codice della sapienza.

Il Creato, innanzi tutto, è con le stimmate il cuo-re della dottrina francescana. Ecco cos’è l’amore per la “Natura”: significare la valenza di un rappor-to nobile che va al di là del rispetto, della bellezza, dell’amore coniugandosi direttamente con il Cie-

lo in un rapporto di simbiosi: Lui, creatura vivente, non si ferma nemmeno di fronte al lupo. Non ha paura, non interrompe il suo percorso del cammino che celebra il Creato, ma accoglie l’ululato come segno di un incontro che lo porterà alla Santità agognata e forse attesa nel segno del riscatto di una vita dissoluta che ha alle spalle.

Così la povertà elemen-to non di umiliazione o di rinuncia al bene materiale, ma rispetto dell’altro che

non ha… direi meglio Amore per l’altro che non ha nel segno della condivisione. Così anche la fru-galità che segna il cammino lontano dall’abuso conosciuto in gioventù: tutto diviene legittima Ar-monia del creato e del rapporto in quella che è for-se la più dinamica e umile forma di Amore che da Gesù in poi è stata predicata. Eccolo allora soffrire per le malattie, dormire sulla nuda pietra, cibarsi di frugali strumenti del Creato, essere d’esempio per l’uomo comune che aspira alla ricchezza, al pos-sesso, al potere. Lui ne è lontano mille miglia e rin-corre la Pace dell’Anima, il rapporto con il Cristo, la bellezza dell’equilibrio in quella vita che sembra (appare) irrazionale e che, invece, è la Voce del dentro che urla il pulsare dell’Anima: proiezione di un’essenza sublime nell’inconscio.

Tanto per scomodare la psicanalisi junghiana. Come smarrire, allora, i termini di un messaggio che si snoda nel tempo? Come dimenticare l’Esem-pio più alto? Come mortificare un dettato che si snoda nei secoli e che non ha confini né di spazio, né di tempo? Giunge sino ad oggi per illuminare le menti e scaldare i cuori il francescanesimo. Pro-prio quando il Creato è violentato, l’uomo inse-gue la poltrona non della Sapienza ma del potere, gran parte del mondo conosce la fame, la miseria, l’emarginazione, la sofferenza, la malattia. Così parlare di umiltà, di povertà, di sacrificio è come significare lo squilibrio mentale. E, pur conoscen-do i parametri dell’equilibrio e della misura, defi-nirsi “francescani” (non falsi o improvvisati cantori di una Bibbia adattata alle circostanze) può appa-rire patologico o irreale, fantastico o irraggiungi-bile e invece l’uomo sa ancor oggi scrivere pagine di amore verso l’ultimo (come il missionario). E la terra di missione (non solo intorno all’Equato-re), sa cantare il Creato lottando contro la violen-za di tutte le forme di speculazione e intrallazzo che rendono il pianeta una sorta di terra da con-quistare per la colata di cemento (ad esempio), sa conoscere la povertà come indice di “rispetto” per l’altrui sofferenza: “Naturalmente, per gli uomini del suo tempo Francesco era un mistico, un poeta, non certo un teologo. Il suo discorso non deve es-ser stato preso troppo sul serio”. Commenta Albert Jacquard (grande scienziato ateo che riscopre l’at-tualità del messaggio di Francesco d’Assisi) nel suo “Il valore della povertà”.

Una attualità che viene vista con sospetto anche nei confronti dei gruppi francescani che, condivi-dendo l’analisi di Jacquard, continuano un percorso difficile, arduo, irto d’ostacoli come quello di predi-care l’attualità del messaggio del “Poverello d’Assi-si” in un contesto che invoca “Chiara come simbo-lo più delicato. Anche per questo la sua figura ha per i fedeli un fascino del tutto particolare: come la vittima volontaria e lieta, posta veramente super altare in holocaustum ed odorem suavissimum Domino”. Sottolinea, parlando del femminile della santità in un’epoca oscura per quella compagna di via e di sofferenza, Ezio Franceschini, dimostrando come la totalità conosca, anche nell’estasi sublime, l’armonia degli opposti per una coniugazione spiri-tuale assoluta.

Crisostomo Lo Presti

Il mio cuore è come un santua-rio dove custodisco religiosamente la memoria di eventi e persone che hanno segnato la mia ormai lunga esistenza.

L’invito dei Frati minori di Sici-lia mi offre l’occasione di ricorda-re insieme due personaggi che ho avuto modo di conoscere, anche se con modalità ed in tempi di-versi: padre Gabriele M. Allegra e padre Placido Rivilli.

Ho incontrato padre Gabriele soltanto qualche volta ed in ma-niera fugace, presso il convento francescano del mio paese, Aci-catena (Ct ), dove egli veniva a sa-lutare gli amici quando rientrava dalla Cina per le vacanze.

Una conoscenza che, nel tempo, si è fatta sempre più ricca, grazie alle notizie di prima mano che ri-cevevo da alcuni suoi confratelli e fedeli amici, come padre Leone Murabito, padre Venanzio Fer-

raro, padre Placido Rivilli, che lo seguivano con fraterno affetto ed estremo interesse nella realizza-zione della sua immane opera di traduzione della sacra Scrittura in lingua cinese a servizio della Chie-sa e dei nostri fratelli cattolici di quella grande nazione.

L’incontro con padre Placido Rivilli, fondatore del movimento “Presenza del Vangelo” e dell’Isti-tuto secolare Missionarie del Van-gelo, ha segnato radicalmente la mia vita, imprimendole una svolta tanto decisiva quanto inaspettata: la scoperta amorosa della persona viva di Cristo Gesù nel Vangelo, quale perla preziosa per la quale vale la pena vendere tutto e porsi con gioia alla sua sequela, ha riem-pito di senso la mia esistenza, im-pregnandola del profumo esigente della Parola di Dio fin dalla più giovane età.

Padre Gabriele M. Allegra e pa-dre Placido Rivilli sono due per-sonaggi molto diversi tra loro, per età, cultura, indole, ma accomu-nati da alcuni tratti salienti della loro personalità e da una grande passione.

Ambedue siciliani, provenienti da famiglie modeste ma ricche di dignità e di sane tradizioni reli-giose; ambedue si sono formati ad Acireale presso lo storico conven-to san Biagio, desiderosi di diven-tare veri figli e autentici seguaci di san Francesco di Assisi; ambedue hanno vissuto pienamente il loro tempo, riuscendone a cogliere il grido inespresso ed il profondo anelito di rinascita che ha caratte-rizzato la nostra società del primo e secondo ‘900; ambedue hanno fatto riemergere dalla più genui-na tradizione francescana l’amore per la Parola di Dio, affermando la necessità di favorire e diffondere la conoscenza della sacra Scrittura, in un tempo storico in cui ampi strati sociali di cristiani cattolici ne erano lontani; ambedue hanno dedicato tutta la loro vita e tutte le loro energie a questa magnifica missione di evangelizzazione, as-secondando docilmente le mozio-ni dello Spirito che aveva riservato per ciascuno di essi un particolare

campo di azione; ambedue, da veri profeti, hanno saputo trovare nuove modalità di annuncio, il lin-guaggio e gli strumenti più adatti per raggiungere il cuore dell’uomo e renderlo docile alla conoscenza e all’accoglienza della Parola di Dio, in una Chiesa ancora lontana dal-le istanze innovatrici del Concilio Vaticano II.

Ambedue, profondamente in-namorati del Verbo di Dio, hanno nutrito e condiviso la stessa iden-tica passione: conoscerlo e farlo conoscere; amarlo e farlo amare; incarnarlo e farlo incarnare; an-nunziarlo e farlo annunziare nella piena consapevolezza che i cri-stiani cattolici possono diventare pienamente tali nella misura in cui si lasciano illuminare dalla Parola; nella misura in cui si nutrono abi-tualmente di questo Pane di vita, lasciandosene plasmare ed assi-milare; nella misura in cui impa-rano a leggere e ad interpretare gli eventi della loro storia personale, ma anche di quella sociale e mon-diale, nella Sua ottica salvifica.

Soltanto cristiani così saldi e maturi nella fede, ai quali lo stes-so Verbo Incarnato, rivelandosi, apre continuamente gli occhi ed infiamma il cuore, avranno il co-raggio di lasciare le loro Emmaus, per fare ritorno nelle comunità di appartenenza e condividere con i fratelli nella fede la gioia dell’incon-tro con il Risorto, fino a diventare, spesso inconsapevolmente, icone attraenti per gli uomini e le don-ne del loro tempo, come auspica papa Ratzinger: “Ciò di cui abbia-mo bisogno soprattutto in questo momento della storia,sono uomini e donne che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendono Dio credibile in questo mondo...Sol-tanto da uomini e donne che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”.

Un lavoro preziosoPadre Gabriele Allegra ha se-

guito da vicino l’evolversi dell’av-ventura evangelica del suo giovane confratello, padre Placido Rivilli, il quale, pienamente consapevole dei suoi limiti creaturali, aveva saputo indicare nel Vangelo la sorgente alla quale attingere per potere rie-mergere dalle macerie del secondo dopoguerra, a quanti gli si rivolge-vano tentati dalla disperazione.

Rinascere, ricostruire si può,-egli diceva-, ma bisogna cercare nel Vangelo il coraggio che viene dall’alto, porsi in religioso ascol-to di Gesù Cristo la cui parola, come germe di vita, ha il potere di ricreare,di rigenerare ogni realtà, a partire dalla coscienza dell’uomo, di ogni uomo, indipendentemen-te dalla sua situazione culturale e sociale, purché sia disposto ad a c c o g l i e r n e , nella fede, la potenza vivifica-trice: “La Parola di Dio che ha creato dal nulla tutte le cose, è la sola che può ri-crearle in ogni momento, resti-tuendole alla vita e alla speranza” (Padre Rivilli).

Questa buona notizia è di tutti e per tutti. Il Van-gelo, riscoperto come la persona viva del Verbo incarnato, quale esegesi della presenza amorevo-le del Padre tra gli uomini di tutti i tempi, deve essere annunciato ad ogni creatura, a partire dalla realtà geografica più vicina fino ai confini della terra, senza nessuna esclusione, senza alcun pregiu-dizio, senza alcuna riserva, con semplicità di parola, con umiltà

di atteggiamento, con riverenza gioiosa, in ubbidienza al mandato di Gesù e al magistero della sua Chiesa, sull’esempio del Poverello di Assisi.

Una convinzione personale così audace, appassionata ed appas-sionante, sicuramente dono dello Spirito santo alla Chiesa preconci-liare degli anni ‘50, si traduce ben presto in modalità di annuncio ed in iniziative concrete che coinvol-gono da protagonisti tanti laici, uomini e donne, che rispondono generosamente alla chiamata del Signore, mettendosi a totale ser-vizio del Vangelo, che viene resti-tuito a quanti, tra i cattolici, sono desiderosi di scoprire il vero volto di Cristo e a porsi alla Sua sequela.

Ogni credente ha il diritto-do-vere di accostarsi al testo sacro, personalmente e comunitaria-mente, in un clima di preghiera costante, di ascolto obbediente, di approfondimento esegetico-spiri-tuale, di condivisione fraterna, di ricerca sincera e fattiva di quanto lo Spirito suggerisce per la vita di ciascuno, come nel Cenacolo di Gesù, come nelle prime comunità cristiane, dove ci si nutriva della Parola e del Pane perché, rinvigo-riti, si venisse abilitati alla testimo-nianza e all’annuncio.

Questo il carisma suscitato dal-lo Spirito nel cuore di padre Pla-cido Rivilli che seppe accoglierlo e trafficarlo, mettendolo a servi-zio della Chiesa siciliana e non solo: nel tempo, in modo umile e poco eclatante, la spiritualità ed il metodo di evangelizzazione del movimento Presenza del Vangelo vengono accolti con entusiasmo da tanti laici, ma anche da Vescovi e sacerdoti di alcuni paesi africani e sudamericani che ne apprezzano la novità, l’attualità e l’utilità per la loro azione pastorale.

Padre Gabriele Allegra, grande studioso ma, soprattutto, uomo di Dio, apprezzava il carisma, la spi-ritualità ed il metodo di annuncio tipici del movimento Presenza del Vangelo fondato dal suo confratel-lo e ne metteva in risalto soprat-tutto una caratteristica fondamen-tale: quella di rendere il Vangelo accessibile a tutti, di spezzarlo in modo tale che tutti se ne potessero nutrire, dal più colto al più sempli-ce, perché il Verbo rivela e comu-nica le sue ricchezze insondabili a chiunque lo ascolti con cuore puro, umile ed obbediente.

Il Cenacolo del Vangelo, infatti, non suddivide le persone per ca-tegorie sociali, ma è un incontro di amici riuniti attorno all’unico Maestro, Gesù Cristo, il quale in-troduce tutti e ciascuno, gradual-mente, nella conoscenza esperien-

ziale del Padre, grazie all’azione trasformante dello Spirito santo, che ope-ra meraviglie in chi vuole e come vuole: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai

piccoli” (Mt 11,25).Padre Gabriele Allegra amava

confidare al carissimo padre Ve-nanzio Ferraro che, muovendosi in questa direzione, padre Placido Rivilli stava svolgendo un lavoro prezioso, a servizio del Vangelo nella Chiesa, prima e dopo il Con-cilio Vaticano II.

Un atto di fedeDue uomini, due esperienze, ma

un’unica preziosa quanto esigente

eredità: un atto di fede nella Parola di Dio da accogliere nella propria vita non come parola di uomini, ma quale essa è veramente, come Parola di Dio, la quale opera effi-cacemente in quanti credono (cfr. 1Ts 2,13).

La loro avventura spirituale, pur nelle rispettive peculiarità, mi sol-lecita nel ricordare che posso esse-re introdotta dallo Spirito santo in una profonda comprensione della Parola di Dio attraverso uno stu-dio, serio ed assiduo, secondo le mie capacità intellettuali e cultu-rali. Prima di tutto, infatti, debbo permettere alla Parola di rivelarsi a me per quello che è, per quello che lo stesso Dio vuole dirmi di Sé: per questo motivo, la Parola va letta, r i l e t t a , c o n t e -s t u a -lizzata , scrutata, medita-ta, ru-minata, pregata, incarna-ta, prima di essere condivisa e annunciata ai fratelli in maniera credibile ed attraente.

Padre Placido Rivilli era solito ripetere, a volte in maniera os-sessiva, che lo scopo di “Presenza del Vangelo”, movimento essen-zialmente formativo ed apostoli-co, è quello di aiutare gli uomini a conoscere e a vivere la Parola di Dio in modo da diventare Vangelo vivente ed operante (cfr. Statuto, n° 2): “Siamo chiamati a diventare parole della sua Parola, per fare di questa Parola la forza creatrice di un mondo nuovo: più umano, più cristiano”.

Padre Gabriele Allegra mi in-segna, con il suo esempio, quanto sia importante pregare, addirittura supplicare Dio Padre per ottene-re da Lui la vera intelligenza della sacra Scrittura, la capacità, cioè, di penetrarne il senso più profondo, per imparare a vedere e a ricono-scere Dio presente ed operante nella storia, sempre solidale con l’uomo. Una vera intelligenza del-la Scrittura fornisce al credente la chiave giusta per interpretare e vi-vere cristianamente quegli eventi, personali e sociali, spesso difficili da decifrare.

Vorrei che la sua divenisse anche la mia preghiera del cuore: “Fammi comprendere, o Padre, attraverso l’ascolto sapienziale della tua Paro-la, la pedagogia divina con la quale Tu conduci non solo la mia storia, ma anche quella dell’umanità inte-ra a Te e al tuo Cristo”.

Nella Verbum Domini leggia-mo: “L’interpretazione più profon-da della Scrittura viene proprio da coloro che si sono lasciati plasma-re dalla Parola di Dio, attraverso l’ascolto, la lettura e la meditazione assidua ... Mettersi alla loro scuola costituisce una via sicura per in-traprendere un’ermeneutica viva ed efficace della Parola di Dio” ( nn° 48-49).

Padre Gabriele Allegra e padre Placido Rivilli appartengono sicu-ramente a questa schiera, anche se in maniera e in misura diversa: lo Spirito del Padre e del Figlio mi conceda il coraggio e la gioia di tornare sempre sui banchi di questa scuola, per continuare ad abbeverarmi alla sorgente di acqua viva di una Parola, che ancora oggi insaporisce ed impregna del suo profumo ogni espressione della mia esistenza.

Graziella Napoli

Amare gli ultimiè ancora possibile

un laico francescano

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30 settembre 2012 9FrancescanesimoJoniodell’

Parliamo della grande anima dell’uomo di Dio “ad omne opus bonum instruc-tus” che fu il Padre Gabriele Allegra: mente fina e cuore aperto, volontà di ferro, me-moria non comune e umiltà profonda, tutte qualità ar-monicamente intessute nel-la sua personalità. Egli era fortemente proteso verso il Dio rivelatore e verso l’uomo da illu-minare con la sapien-za biblica e da guidare verso un sicuro destino eterno.

Riconosciuto Beato dalla Chiesa, in primis per le virtù esercitate in modo eroico, seppe concepire ed affrontare con la stessa eroicità, l’impresa titanica che fu la traduzione della Bibbia in lingua cinese. L’impresa, im-postata fin dall’inizio con i crismi della massima serietà e completezza dal punto di vista linguistico, storico-cul-turale e teologico, fu portata felicemente a compimento, lavorando per anni con in-telligente e coerente tenacia e fondandosi sul costante so-stegno dello Spirito Santo e della Madre Celeste, cui, già novello sacerdote, aveva affi-dato il suo grande sogno.

P. Gabriele amava la Cina e pensava di andarvi per of-frire la “mensa del popolo di Dio” anche al popolo cinese, ed amando anche la Parola di Dio, volle assimilare ad essa, arricchendola di veri-tà, l’anima cinese. Il popolo della Cina, ricco di tradizioni sapienziali, non aveva, mal-grado il lavoro di tanti mis-sionari, l’intera Bibbia nella propria lingua, e quindi non poteva conoscere in pienezza il grande Mistero dell’Uomo-Dio: Gesù Cristo. Soleva dire che era di primaria impor-tanza “dare Cristo alla Cina e dare la Cina a Cristo”.

Dopo i cinque anni di studi classici ad Acireale, affronta-ti con serietà ed encomiabile profitto, seguirono quattro anni di studi teologici e bibli-ci, compiuti con pieno suc-cesso, all’Ateneo Antoniano di Roma, dove si impadronì della Teologia dommatica, ascetica, mistica e biblica e delle lingue greca, ebraica, aramaica e siriaca.

Andò, nel 1931, in Cina con l’impegno, affidatogli dall’ubbidienza, di reggere il seminario di Heng Yang, dove curare la formazione spirituale e culturale dei se-minaristi, che amava e se-guiva come mamma attenta e vigile, ma contemporanea-mente per diverse ore, anche di notte, studiava la lingua cinese classica e moderna, nonché la storia e la cultura (filosofica, poetico-letteraria, artistica e musicale) cinese. Già nel 1935, fu in grado di iniziare da solo, la traduzio-ne della Bibbia dai testi ori-ginali, mentre continuava a dare largo spazio allo studio della Patristica e delle lingue, anche moderne, necessarie a prendere visione di prima mano dei lavori di esegeti moderni, soprattutto euro-pei, letture indispensabili prima di stendere le intro-duzioni e i commentari alle Scritture in cinese.

Per motivi di salute dovet-te tralasciare il suo lavoro per qualche anno e poté ri-prenderlo, con grande lena

NÉFESH DI UN SANTO Illustrata la grande anima dell’uomo di Dio “ad omne opus bonum instructus”

“Impresa eroica la Bibbia in cinese”solo nel 1941, al rientro in Cina. Iniziò a pubblicare i Libri dell’Antico Testamento nel 1946 (i Salmi) cui si ag-giunsero via via gli altri, fino a che la pubblicazione dell’A.T., con commento, in otto volumi, fu completata nel 1954.

Un’altra grandiosa idea, in-tanto, si era fatta strada nel-la mente del P. Gabriele: la creazione di un Centro Studi Biblici. Doveva servire alla revisione accurata, tramite un’equipe ben formata della traduzione da Lui preparata e alla stesura di Commentari e Introduzioni per la tradu-zione definitiva. Lo Studio iniziò la sua vita nel 1945, e già nel 1947 veniva inaugu-rato con gli statuti, stesi dal Padre e approvati dal Defi-nitorio Generale. Ebbe sede dapprima a Pechino e, dopo vari trasferimenti, si insediò stabilmente a Hong Kong. Elemento centrale dello Stu-dio doveva essere una Biblio-teca fornita il più possibile di testi classici e moderni. Era un problema arduo, soprat-tutto economicamente, e un grande aiuto gli venne dai Superiori ecclesiastici locali e di Roma, dalle sue nume-rose predicazioni e da bene-fattori, frati e non che veniva conoscendo nei suoi molti viaggi per il mondo. Ma gli

occorrevano soprattutto i collaboratori: i primi quattro furono giovani francesca-ni cinesi, già in possesso di laurea e che il Padre formò allo scopo insegnando loro la lingua greca ed ebraica e l’esegesi biblica; in seguito i collaboratori aumentaro-

no e uno giunse anche dal-la Germania. Alla fine del 1954, assieme ai Padri dello Studio, si recò per sette mesi a Gerusalemme, per aggior-narsi sugli studi archeolo-gici e di Qumran, mentre i collaboratori frequentavano lo Studium Biblicum Fran-ciscanum, dove P. Gabriele tenne un corso di teologia biblica soffermandosi par-ticolarmente sul suo autore preferito: l’Evangelista S. Giovanni. Si riprese la revi-sione e la pubblicazione dei volumi della Bibbia al rientro in Cina e con l’edizione del Nuovo Testamento (dal 1957 al 1959) si concludeva l’opera intrapresa, in 11 volumi, con Introduzioni e Commentari. Essa si deve al lavoro quali-ficato e costante anche dei collaboratori, ma soprattutto alla cultura, alla volontà, alla memoria, alla fede rocciosa e alla intelligenza carismatica di P. Gabriele. Il suo lavoro personale e il costante e at-tento coordinamento per-mise di realizzare un opera

che, a dispetto delle imma-ni difficoltà e, a volte, della scarsità di mezzi, è stata unanimemente riconosciuta di alta qualità scientifica.

A conclusione dell’opera P. Gabriele scriveva: “Offria-mo l’opera nostra alla Chie-sa di Dio che è in Cina… in

un’opera di quasi dieci-mila pagine è più che probabile che siamo incorsi in qualche er-rore, forse anche senza volerlo, di indole dot-trinale. Noi riproviamo tutto come lo riprova la Santa Chiesa, ai pie-di della quale, come S. Francesco, vogliamo sempre stare umili e soggetti”.

Ma il lavoro non era ancora completo: si era data la traduzione dell’intera Bibbia e ricchissimi appa-rati; occorreva ora appron-tare qualcosa che fosse più alla portata di tutti. Dopo un ulteriore impegno di quasi cinque anni (1963/64 – 1968), quat-tro dei quali i membri dello Studio trascor-sero in un lavoro an-cora più minuzioso di revisione dei testi editi, in prossimità del Natale del 1968 si pub-blicava la Bibbia in un solo volume (Bibbia di Betlemme, o di Nata-le). Essa fu concepita per porsi alla stessa stregua, per l’estremo Oriente, della france-se “Bibbia di Gerusa-lemme”, ormai tradotta in molte lingue. Era il fine naturale cui tendeva l’opera in undici volumi; fu concepita per le famiglie e per il popolo, per i sacer-doti in cura d’anime, ma anche per studiosi e fedeli

che volessero entrare nella mentalità delle Beatitudini e Vangelo, degli umili e del-la Croce. Anche per questo essa fu dotata di dodici ar-ticoli che presentavano con completezza la teologia e la storia del Cristianesimo: dalla rivelazione del Dio unico e vero alla rivelazio-ne trinitaria, per il tramite dell’Incarnazione del Verbo in Maria e alla rivelazione apocalittica.

Ma per P. Gabriele man-cava ancora un importantis-simo tassello, perché il suo magnifico sogno di gioventù fosse completamente realiz-zato. Lo fu nel 1975, quando venne pubblicato il Diziona-rio Biblico in cinese, indi-spensabile completamento e imprescindibile strumen-to di lavoro per coloro che si servivano della Bibbia di Betlemme.

Nel 1965 il nostro Beato, in sinergia con i rappresen-

tati della Chiesa protestante, diede inizio alla realizzazio-ne di Esposizioni bibliche, (questa prima si tenne nel Municipio di Hong Kong ed altre ne seguirono negli anni

IL BIBLISTA L’intuizione e l’opera di Padre Allegra in piena sintonia con la Tradizione della Chiesa

“Un’autentica rivoluzione culturale”La prossima beatificazione di p. Ga-

briele M. Allegra obbliga ad una seria riflessione su quello che fu il suo lavo-ro più grande e per il quale viene ri-

cordato, la traduzione della Bibbia in lingua cinese, e sui risvolti teologico-pastorali che esso produce nella vita della Chiesa. Qui di seguito sono trac-ciate in breve delle linee interpretative della figura e dell’opera di p. Allegra, francescano, uomo libero e pellegri-no della Parola che ha amato e diffu-so. La Cina è stata la terra di missione per p. Allegra sin dalla sua infanzia: ai cristiani di quella terra intende an-nunciare la Parola di Dio, ma non in latino, come era d’uso, ma nella loro lingua comune, quella di tutti i gior-ni, il cinese. P. Allegra ricalca il suo illustre predecessore, S. Girolamo, la cui Vulgata venne redatta in un latino volgare, quello del popolo, non quello aulico dei classici.

Il progetto è dirompente per un oggi nostalgico di un passato di cui sconosce le coordinate: il latino della liturgia, il ritorno al quale infiamma l’animo di alcuni, altro non è che una ripresa di quella lingua parlata a suo tempo dal popolo. Questa consape-

volezza allontana il rischio di inutili celebrazioni di realtà che non esistono. L’intuizione e l’opera di p. Allegra sono, pertanto, in sintonia con la Tradizione della Chiesa, che sempre ha reso frui-bile, e mai incomprensibile, la Parola di Dio per i suoi membri, cosciente del fatto – e p. Allegra lo ribadisce - che Dio ha parlato perché tutti possano ascoltarlo, comprendere il suo dire, vi-vere di Lui. Da sempre la Parola ha par-lato il linguaggio di tutti gli uomini.

P. Allegra si immerge nello studio del cinese (cinque ore al giorno), di-scute con i collaboratori locali, che forma e indirizza allo studio della Sa-cra Scrittura, i problemi di traduzione e di revisione del testo e le implicanze teologiche che ne derivano: un lavoro paziente, minuzioso, alacre, che dura ben 40 anni (dal 1935 al 1975). Non si tratta di importare modelli occidentali in Cina, ma di operare una transcultu-razione, veicolando il messaggio della salvezza in una lingua e in una cultura, altra rispetto a quella ebraica e greca,

al fine di renderlo

intellegibile. P. Allegra comprende che l’annuncio

ha efficacia soltanto se si affronta e si risolve, in certo modo, la questione del linguaggio in cui “ri-dire” la Parola. Un linguaggio che va appreso, studiato, veicolo di un mondo culturale dinanzi al quale porsi senza pregiudizi né pre-tese di superiorità, ma, al contrario, nell’umile disposizione di chi sa ascol-tare ed è pronto ad accogliere.

Il lavoro di P. Allegra si svolge mentre in Cina si instaura il regime comunista, che lo obbligherà a trasferire lo Studio Biblico, da lui fondato, da Pechino a Hong Kong. Lo stesso che negli anni sino ad oggi ha dato vita ad una Chiesa di Stato e ad un’altra, nascosta, martire: entrambe le Chiese leggono, probabil-mente, della fatica di p. Allegra e dei suoi. Ci si chiede, pertanto, quale por-tata di rivoluzione politica e sociale po-trebbe avverarsi qualora ci si rendesse conto di essere i destinatari di un dono che ha una matrice comune.

Carmelo Raspapresbitero

Ad ottobre del 2009, a conclusione del primo ciclo di studi filosofico – teologici, don Francesco Mazzoli

(nella foto) presentò per conseguire la baccalaurea la tesi in teologia dal titolo “Esperienza cristiana e vita

teologale in fra’ Gabriele Maria Allegra ofm. Sguardo ai corsi di esercizi spirituali e alle Lettere allo zio parroco e alla sorella Sarina”. Strutturata in due parti analizzò il

vissuto cristiano e l’esercizio delle virtù teologali del Venerabile in alcuni testi inediti, quali tre corsi di esercizi spirituali e l’epistolario tra lo zio e la sorella.

Tesi di baccalaurea di don Mazzoli

successivi in città diverse): esse furono un importante e precorritore segnale di ecu-menismo, servirono non solo a fare conoscere il grande la-voro portato a compimento dallo Studio Biblico, ma an-che ad interessare alla Parola di Dio, oltre che il popolo, uomini di cultura, in primis letterati e artisti.

Precisazioni a margineI qualificati e quasi uni-

versali consensi ricevuti dal-l’opera di cui si è detto, non la misero, però, a riparo di qualche critica sporadica. Anche se il lettore delle pa-role che precedono non sarà mosso da istanze critiche, né da pregiudizi nei confron-ti della equipe dello Studio, tuttavia si è ritenuto oppor-tuno darne brevemente con-to per fugare ogni dubbio sulla qualità del lavoro.

Qualche critica arrivò solo da studiosi mossi da interessi strettamente filologici e let-

terari, che non teneva-no conto delle istanze teologiche, relative ai contenuti della rivela-zione di Dio e del Verbo Incarnato, Crocifisso e Risorto, che P. Allegra e i collaboratori, invece, privilegiavano.

Si portano di seguito tre esempi:

- dal Libro della Ge-nesi, ormai ritenuto di ispirazione sapienziale e dipendente dalla let-teratura mesopotamica e arcadica, ai Padri dello Studio interessava sot-tolineare che noi sappia-mo dell’esistenza di Dio

per rivelazione divina e che Egli è il creatore graduale del cielo, della terra e dell’uomo, dotato di anima immortale (la nèfesh e la ruah), creato a immagine di Dio, ma che perde i doni soprannaturali e preternaturali, e, ancora, che l’umanità ha origine da un solo uomo.

- dal Deutero e Trito Isaia, che alcuni studiano anzitut-to dal punto di vista stori-co-letterario, gli studiosi del Biblico cinese si accostarono con fede profonda ai bra-ni del Vangelo dell’infanzia del “Consigliere ammirabi-le, Principe della Pace” dei primi undici capitoli di Isaia e mostrarono deferenza e grande culto per la storia profetica dei quattro carmi relativi al Messia, servo di Jahvè, scoprendovi persino novità che altri autori non avevano evidenziato e che poi, con gioia indicibile, P. Gabriele verificò studiando i manoscritti di Qumran.

- a proposito del ‘Libro di Giobbe’, va sottolineato che per P. Allegra e i suoi colla-boratori non rivestiva gran-de importanza la storicità della persona di Giobbe. Essi evidenziarono che Giobbe è l’uomo tipo, che soffre atro-cemente, ma è granitico nel suo pensiero, nonostante il suo molto soffrire e il suo es-sere privato di tutto. Ha in-concussa fede nel Dio unico e vero, come comprovato nel Genesi, e rappresenta una profonda lezione biblica e messianica per i tanti uomi-ni, che appena sfiorati dalla sofferenza dicono di perdere la fede. Giobbe dice: “Dio è imperscrutabile nei suoi sa-pienti disegni e nessuno sulla terra è pari a Lui” (41,25).

fra Cataldo Migliazzo ofm

Page 10: La Voce dell'Jonio numero 15 del 2012

10 30 settembre 2012 Francescanesimo Joniodell’

FORMA VITAE Il frate puntese in tutto vicino a San Francesco d’Assisi, come lui “restituiva tutto a Dio”

In Gabriele vive lo Spirito di Cristo

VITA TEOLOGALE Nel decreto sulle virtù eroiche il Venerabile è stato, a ragione, definito “cinese tra i cinesi”

L’”implantatio fidei” di p. GabrieleIl 29 settembre la chiesa di Acireale vivrà

un momento di singolare Grazia in quan-to chiamata a celebrare le lodi della Trinità Santa nella persona del Venerabile fra’ Ga-briele Maria Allegra annoverato tra i beati del paradiso. P. Allegra è stato un apostolo del Vangelo in Cina senza mai tralasciare il suo legame con la terra natia: la Sicilia. Nel decreto sulle virtù eroiche, il Venerabile ve-niva definito “Cinese tra i Cinesi” ad indi-care quel senso vero di inculturazione della fede che un missionario come lui ha vissu-to dando vita ad una “implantatio fidei” nei segni dei due Studi: Biblico e Sociologico.

La vita teologale di fra’ Gabriele espri-me nella pienezza, nel segno della fedeltà a Dio e all’uomo, la vocazione battesimale: cristiano, frate - sacerdote e missionario dell’Evangelo consegnandolo nel dialetto cinese, il Mandarino. Andando in Cina, terra in cui si sente chiamato a realizzare la

sua missione, il “Girolamo della Cina” sa di abbracciare la Croce di Gesù e di salire con lui il Golgota.

In una sua lettera inviata il 26 febbraio 1961 allo zio, mons. Gugliemino, P. Allegra così scrive: «Ci sono periodi nella nostra vita che possono essere definite delle vere alluvioni; intendo dire che in essi le croci piovono come vere tempeste e fortunati noi se ce ne stiamo uniti alla Madonna e portiamo con pazienza le nostre croci. […] Accettiamo la volontà del Signore».

Da questo stralcio di lettera si riscontra una dimensione di fede e di speranza ma-tura capace di abbandonarsi totalmente nel Signore. La grandezza di P. Gabriele consi-ste proprio nel rendere gloria a Dio, poiché tutto quello che avviene è merito dell’Al-tissimo, nonostante le limitatezze umane. Questa è la regola della santità, che com-porta fiducia ed abbandono in Dio in liber-

tà di cuore e di mente. L’esercizio della carità testimoniata nel

quotidiano ha avuto un singolare privile-gio nel lebbrosario di Macau. Per P. Allegra queste visite erano un momento di rigene-razioni nell’anima e nel corpo. In una lette-ra inviata alla sorella Sarina, il 26 dicembre 1963, il Frate scriveva: «Ho passato il Nata-le con i miei cari lebbrosi e ho avuto la gioia di battezzare cinque adulti ed una bambina di nove anni. Solo a voce potrei dirvi come sono devoti qui cari lebbrosi».

Da queste poche righe di lettera si può cogliere l’espressione della carità senza misura e confine incarnando nella “misura alta della vita” la Regola del Poverello d’As-sisi. Un discepolo di Francesco d’Assisi è stato e continua ad essere fra’ Gabriele dal cielo vivendo nell’eternità beata la commu-nio sanctorum.

Don Francesco Mazzoli

Un evento che coinvolge

e appassiona insieme

l’Ordine dei Frati Minori

L’Ordine dei Frati Minori segue da anni con passione e pieno coin-volgimento, nella persona del Mi-nistro Generale fra José Rodriguez Carballo, l’evolversi della causa di beatificazione di fra Gabriele Maria Allegra. Già il precedente Ministro fra Giacomo Bini aveva testimonia-to il suo attaccamento alla figura di P. Allegra citandolo in diversi docu-menti e interventi ufficiali e auspi-cando alle autorità ecclesiastiche competenti la felice conclusione del percorso della causa di beatifi-cazione di fra Gabriele.Altre figure centrali nell’intenso cammino di raccolta delle testimo-nianze e di tutto l’iter previsto dalle

norme per aprire un processo ca-nonico, dal 1984 ad oggi, sono cer-tamente: della Provincia dei Frati Minori di Sicilia fra Leonardo Ana-stasi, vice postulatore della causa, fra Leone Murabito, cugino di P. Allegra tornato alla Casa del Padre nel 2011; e fra Leonardo Tasselli, primo postulatore della causa e amico di P. Allegra, della Provincia dei Frati Minori delle Marche, mor-to quest’anno; e infine fra Luca De Rosa, postulatore dell’Ordine dei Frati Minori, deceduto nel 2009. Ciascuno di questi frati, in diver-si modi ma con tanta passione e dedizione hanno contribuito ad accrescere la conoscenza di fra Ga-briele Maria Allegra; personaggio già in sé annoverabile tra i giganti della cristianità del XX secolo: per il grado di conoscenza delle lingue, della Sacra Scrittura, della Teolo-gia, la per la capacità di dialogo ecumenico ed interreligioso, per la passione per i lebbrosi di Macao, per l’umiltà, per il sorriso sempre pronto da donare, per l’amore al Cuore Immacolato di Maria, per la passione a Dante e alla Divina Commedia, alla letteratura italiana e straniera.

N. C.

Le varie spiritualità cristiane trovano la loro origi-ne nel privilegiare una prospettiva dalla quale viene contemplato il Mistero di Cristo e come a partire da questa, i valori emergenti vengano composti in una sintesi organica e vitale che dà forma, ad una delle possibili modalità di “vita nello Spirito”.

Così anche per la spiritualità francescana che ha appunto anch’essa, la sua forma vitae.

Ma ciò che costituisce l’intuizione di fondo di Francesco e che può considerarsi il centro del suo pensiero e della sua condotta cristiana, è ciò che il P. Esser così sintetizza in uno dei suoi studi: “Non si tratta in San Francesco soltanto di una sequela esterna della vita di Cristo, ma prima di tutto che nel seguace di Cristo diventi vivo e attivo anche lo Spirito di Cristo” .

“È l’avere lo Spirito del Signore e la sua santa ope-razione” ciò che per Fran-cesco, sopra ogni cosa deve essere desiderato, poiché solo questo, può introdurre in una autentica sequela di Cristo .

Una sequela che sia una ripresentazione di Cristo stesso e non una sua, rap-presentazione.

Questa l’intima certezza, la conoscenza posseduta dal Santo di Assisi che attraversa i suoi scritti e che costituisce credo, la sua più profonda identità spirituale.

Parlare della spiritualità francescana di P. Allegra, del suo essere figlio del Poverello non può prescindere dall’evidenziare come questa coscienza, sia anche appartenuta a P. Gabriele e come abbia informato, anche la sua sequela di Cristo.

“Dire che la spiritualità del P. San Francesco con-siste solo nell’imitazione di Gesù e nell’osservanza del Vangelo è vero, ma non è una verità completa […] era stato così afferrato da Cristo Signore, da poter dire con S Paolo: Non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me (Gal 2,20) […] la sua vita in Cristo era quella descritta sempre da S. Paolo con la concisa ma fulgida espressione: vivere in Cristo per la gloria del Padre!(Rm 6,4)” .

Fra Gabriele è figlio di frate Francesco perché con questo condivide il luogo formativo che plasma en-trambi: la Scrittura, ed è soprattutto la condivisione di un approccio sapienziale con questa, ciò che più fonda la paternità spirituale di Francesco in P. Ga-briele.

Un approccio che declina la fede come cammino del senso, arte del vivere, come orientamento del-l’umano per viverlo in Cristo, come educazione alle relazioni, agli affetti, alle virtù.

Sullo sfondo di una ininterrotta e mai inascolta-ta dialettica fra grazia di Dio e risposta dell’uomo, avendo per nutrimento la “Parola che è Spirito e vita” contemplata ed ascoltata da una prospettiva che li accomuna, Francesco e Gabriele, pur vivendo in tempi e contingenze storiche molto diverse fra loro, incarnano la medesima “Vita nello Spirito” di cui parla l’apostolo Paolo .

Quale sia stato il rapporto del Serafico Padre con la Parola, si evince dall’abbondanza e dalla pertinen-za delle citazioni scritturistiche che pervadono tutti i suoi scritti e che diviene manifesto, in un dialogo tramandatoci dal Celano:

“Francesco, era infermo e pieno di dolori da ogni parte. Vedendolo così, un giorno gli disse un suo compagno: «Padre, tu hai sempre trovato un rifugio nelle Scritture; sempre ti hanno offerto un rimedio ai tuoi dolori. Ti prego, anche ora fatti leggere qual-che cosa dai profeti: forse il tuo spirito esulterà nel Signore». Rispose il Santo: «E’ bene leggere le testi-monianze della Scrittura, ed è bene cercare in esse il Signore nostro Dio. Ma, per quanto mi riguarda, mi sono già preso tanto dalle Scritture, da essere più che sufficiente alla mia meditazione e riflessio-ne: Non ho bisogno di più, figlio: conosco Cristo povero e crocifisso» .

P. Allegra fu uomo di profonda scienza, scienza che lui stesso definisce come: “cognizione di mate-rie acquistata mediante lo sforzo dell’intelligenza umana […] il frutto del lavoro intellettuale” .

Una scienza che gli fu necessaria e che piena-mente mise a frutto, per adempiere alla missione affidatagli di tradurre la Bibbia in lingua cinese, ma che lui stesso distingue dalla sapienza e che a que-sta, subordina.

“La sapienza però è più che la scienza. Essa è un dono dello Spirito Santo, è il dono della Madre Ce-leste ai suoi figli, che attraverso la Madre Celeste, lo Spirito di Gesù concede ai figli di adozione […]. È proprio della sapienza la conoscenza soprannatu-rale della Rivelazione, dei misteri di Dio e del suo

Cristo” .È una tale comprensione a far sì che lo Studium

Biblicum Franciscanum di Hong Kong da lui fonda-to, fosse ben più di un normale centro di studi e si caratterizzasse soprattutto per l’intensa vita spiritua-le, dove la ricerca scientifica procedeva di pari passo con la preghiera e la vita fraterna.

Lo spirito con il quale P. Gabriele si accostava alla Scrittura e cosa in questa cercasse, lui stesso lo lascia trapelare in una invocazione che sempre rivolgeva al Signore prima di dedicarsi allo studio: “Dammi te ne supplico Padre l’intelligenza della Sacra Scrittura. Fammi comprendere per essa la pedagogia divina con la quale conduci non un solo popolo ma l’uma-

nità intera a Te ed al tuo Cri-sto” .

P. Allegra chiede di matu-rare in un intelligere, in un divenire capace di leggere in profondità la vita ed i fatti che di questa ne costituisco-no la trama: com-prenderla all’interno di un orizzonte di riferimento più ampio.

Un orizzonte desunto dal-l’aver assimilato la Parola che di questo ne delinea i contor-ni ed all’interno del quale, in-segna ad orientarsi fornendo nuove chiavi interpretative da applicare agli eventi.

La sapienza che ricerca P. Gabriele è un’arte di inter-pretare la vita nella sua com-plessità; un’ermeneutica che sappia collocare gli eventi che nel corso di questa av-

vengono, all’interno di una visione teologale entro la quale sussiste un nesso che fra di loro li collega, con-ferendogli un senso unitario e provvidenziale.

P. Gabriele chiede che lo studio sapienziale della Sacra Scrittura lo renda capace di discernere la pa-terna presenza del “Dio pedagogo” che continua a condurre ed accompagnare, non un solo popolo ma l’umanità intera […] e ciascuno in particolare.

Come non riconoscere in questa sapienza da P. Allegra invocata e ricercata, quella maturata ed ap-partenuta a Francesco.

Una sapienza che al poverello di Assisi, ormai giunto alla fine della sua esistenza terrena, consen-te di ri-leggere la sua vita ri-conoscendo in questa il protagonismo e la presenza di Dio che lo ha accom-pagnato e guidato, così come in passato aveva fatto con il popolo di Israele.

“Il Signore dette a me, frate Francesco d’incomin-ciare a fare penitenza […] e il Signore stesso mi con-dusse tra loro […] e il Signore mi dette tale fede nelle chiese […] poi il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti” .

Ideo multum tenemur Ei – Perciò molto dobbia-mo a Lui: è questo il pregnante e significativo titolo che fra Gabriele assegna alle sue memorie autobio-grafiche e che è rivelativo di un atteggiamento di lode riconoscente, di un sentire o meglio di un sape-re che: tutto quanto di buono siamo e di conseguen-za produciamo, viene da Lui.

Una tale consapevolezza è così profondamente ra-dicata in frate Francesco da poter essere considerata, uno dei fondamentali punti attorno ai quali tentare di formulare una sintesi della sua spiritualità.

“E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamogli grazie” .

Il Rendere e Restituire a Dio tutto ciò che di buo-no siamo e facciamo, poiché tutto viene da Lui e “non appartengono a noi se non i vizi e i peccati” , insieme al vivere Sine Proprio-Senza nulla di Pro-prio, sono concezioni tra di loro correlative e da considerarsi identificative della spiritualità france-scana.

Frate Gabriele da fedele seguace del padre Fran-cesco, nulla trattiene per sé ma tutto restituisce a Dio, attraverso la lode al Signore ed il servizio reso ai fratelli.

Pur vivendo una vita “povera di cose”, frate Ga-briele come frate Francesco, mostra di possedere una visione spirituale che fa della povertà qualcosa di ben più profondo del solo, non possedere cose.

Ma come non riconoscere anche questa volta l’origine ed il fondamento di una tale sapienza, in quel luogo da ambedue così tanto amato e tanto frequentato che è stato la Sacra Scrittura: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come non l’avessi rice-vuto?” .

“Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti Parole del mio Signore” .

Questo Francesco scrive nella parte introduttiva della Lettera ai Fedeli, lettera attraverso la quale ma, non certamente solo attraverso questa, si preoccupa di amministrare a tutti: le fragranti Parole del suo Signore.

Come lui frate Gabriele, concepisce come sua missione quella di amministrare tali Parole al popo-lo cinese e di questo, si pone a totale servizio.

Colpisce come tutta la sua vita sia diventata un unico sforzo per calarsi nella cultura di coloro ai quali si sentiva inviato così da poter essere, in questa sua missione, fedele a Dio e fedele anche all’uomo.

“Frate Gabriele vive profondamente in questo senso il mistero dell’incarnazione perché, come il Figlio di Dio per annunciare la salvezza all’uomo si è spogliato della sua divinità e ha assunto la nostra umanità, così lui, per portare la parola di Dio al po-polo cinese, si è spogliato della propria mentalità e cultura, per rinascere con uno spirito rinnovato al nuovo mondo che l’accoglieva” .

Mi piace concludere questa breve certamente povera ed incompleta, riflessione, sul frate fran-cescano frate Gabriele Allegra, prendendo a pre-stito le sue stesse parole: “Per i figli di S. Francesco spiegare l’utilità, direi: la necessità della devozione a Maria, mi pare sia cosa inutile. L’Ordine è nato a S. Maria degli Angeli, del P. S. Francesco scrivono S. Bonaventura e Fra Tommaso da Celano: ineffabili prorsus dilectione Matrem Christi prosequebatur, perché aveva reso nostro fratello Colui che è Dio d’infinita maestà” .

fra’ Alberto Marangolo Ofm

1 Citato in E. Covi; L’esperienza di Dio in Fran-cesco d’Assisi; Roma 1982;p. 133 - 2 RB;X;FF104 - 3Cfr Lord; FF 233 - 4 Le memorie di frà Gabrie-le M. Allegra ofm; Quaderno V; Cap.XII; Festa del P. San Francesco 4 Ott.1975 - 5 2Lf; FF180 - 6 Cfr Rm 8,14 - 7 FF 692 - 8 Le memorie di frà Gabriele M. Allegra ofm; Quaderno V; Cap.XII; La Sapienza - 9 Ibidem - 10 P. Gabriele Alle-gra; Preghiera al Verbo di Dio - 11 Testamento; FF 110 ss. - 12RnB; XVII; FF49 - 13RnB; XVII; FF 48 - 141 Cor 4,7 - 152 L Fed; FF 180 - 16 Fra Josè Rodriguez Carballo ofm; presentazione a “Le memorie di frà Gabriele M. Allegra”;LEV:p 8 - 17 Le memorie di frà Gabriele Allegra; Qua-derno V; Cap XII; L’Apostolato.

Page 11: La Voce dell'Jonio numero 15 del 2012

30 settembre 2012 11FrancescanesimoJoniodell’

In occasione della Beatificazione “dell’apostolo d’oriente”, è utile focalizzare la nostra attenzione, quale fine ultimo di attribuire si-gnificato a ciò che sarà celebrato, su come sorge e si incrementa nella Chiesa il bisogno della Beatificazione.

A Sisto IV si attribuisce la distinzione ufficiale dell’appellativo di beato, con conseguente significato, da quello di santo.

E’ utile rammentare il legame e le diversità che esistono tra la Beatificazione e Canonizzazione, al quale sovente si conferisce equivalenza.

La Beatificazione è un primo passo verso la Canonizzazione. Quest’ultima, è la comunicazione ufficiale della santità di una per-sona defunta da parte della chiesa. Divulgando questo annuncio, si proclama con sicurezza che quella persona si trova nel giardino celeste e in più, rispetto alla semplice beatificazione, ne concede la venerazione come santo nella chiesa universale, inversamente il processo di beatificazione ne approva la venerazione nelle chie-se particolari (citiamo ad esempio il beato Giovanni Paolo II, che può essere venerato nella diocesi di Roma, in quanto ne è stato il vescovo e nelle diocesi polacche perché concepito in Polonia). La loro distinzione, che ha la sua adeguata espressione nelle rispettive formule enunciative o costitutive, è netta ed essenziale. La canoniz-

zazione è la suprema glorificazione da parte della chiesa di un servo di Dio elevato agli onori degli altari, con pronunciamento a caratte-re prescrittivo, decretorio, definitivo e precettivo per tutta la chiesa, impegnando il magistero solenne del romano pontefice, scaturisce da un’ appropriata procedura, che si protrae in genere molti anni, chiamata processo di canonizzazione (o processo canonico). Tra le altre cose, negli ultimi decenni, è preteso che ricorrano dei miracoli conferiti all’intercessione della persona oggetto del processo. Il ver-detto conclusivo sulla possibilità di proseguire alla canonizzazione è in ogni caso riservata al Papa.

La beatificazione, invece, consta nella concessione di culto pub-blico permissivo, in forma indultiva e limitata ad un servo di Dio, le cui virtù in grado eroico, ovvero il martirio, siano state opportuna-mente riconosciute.

L’istituto della beatificazione è divenuto, nell’animo di tanti fede-li, quasi un traguardo in quanto, conseguita la beatificazione e con essa la facoltà di tributare alla figura ritenuta santa (sebbene il culto sia, a norma di diritto, un permesso limitato), si placano le inquie-tudini e si crede finalmente ad un epilogo e non al reale duraturo tragitto.

Il Magistero considera, che l’incremento delle beatificazioni sia di

fatto un bene perché somme testimonianze per le comunità, i fede-li, le congregazioni religiose. Sono noti a tutti noi gli episodi di città che hanno il loro beato, lo pregano con dedizione, commemorano con esaltazione il suo giorno solenne e cercano di ricalcare le sue orme, i suoi esempi. Nel rito della beatificazione il papa, conferma la sua spiritualità, il suo carisma e annuncia ufficialmente che il per-corso da lui tracciato è il sentiero del vangelo e porta al Redentore

La santità da sempre è stata considerata rivelazione delle «cose mirabili», compiute dal Signore per la sua stirpe. La chiesa, ade-guandosi alla rispondenza e al quadro storico ha dimostrato singo-lare oculatezza agli stampi liturgici e ai metodi con i quali esternare la lode all’Onnipotente, così da rinvigorire il credo e la carità dei fe-deli. Questi criteri e la prosperità sintomatica di tali riti, anche nella percezione ecclesiale più odierna, sono stati scrupolosamente pon-derati per una più adeguata comprensione ed efficacia della stessa essenza della santità, che la chiesa ricorda con le funzioni della bea-tificazione e della canonizzazione.

Solitamente, i riti di beatificazione si svolgono nella diocesi, che ha promosso la causa del nuovo beato, o in un’altra località più ido-nea della stessa Provincia ecclesiastica o Regione.

Maria Pia Risa

LA SPIRITUALITÀ Preghiera, studio, meditazione, lavoro manuale ma soprattutto amore verso Dio e la Vergine

Santità: dono di Dio e offerta della persona

La “Positio super miraculo” è il documento, redatto dal po-stulatore fra Luca De Rosa ofm, in cui è illustrata la vicenda della guarigione miracolosa attribuita all’intercessione di fra Gabriele Maria Allegra.

Constatata la crescente fama di santità che, anche dopo la morte (avvenuta nel 1976), continuava a circondare la figura di padre Allegra, nel 1983 il Vescovo di Hong Kong, accoglien-do la richiesta del Postulatore Generale dei Frati Minori, auto-rizzava l’avvio di un regolare processo canonico per accertare la santità di vita e l’eroicità delle virtù praticate dal religioso francescano. Ottenuto il nulla osta dalla Congregazione per le cause dei Santi, il Tribunale ecclesiastico di Hong Kong il 14 gennaio 1984 avviò l’inchiesta, a cui si affiancarono altri tre processi rogatoriali (a Roma, Catania e Taipei). Una volta accertata - con decreto del 27 marzo 1987 - la validità cano-nica di questi processi, la prima fase dell’iter di beatificazione si concludeva il 15 dicembre 1994: la Congregazione romana con il voto unanime del congresso dei consultori teologi pro-mulgava il decreto sull’eroicità delle virtù di fra Gabriele, che venne proclamato Venerabile.

Nel 1995 l’allora postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione, padre Juan Folguera ofm, presentò alla Con-

gregazione un caso di presunta guarigione miracolosa avve-nuta a Messina nel 1985. Aveva così inizio la seconda fase del lungo iter. Dopo le perizie di rito, nel maggio 1997 il caso ven-ne sottoposto al giudizio della Consulta Medica che, richiesta una nuova documentazione, decise poi di riesaminare il caso a distanza di due anni. Nella riunione finale del 28 giugno 2001 la Consulta, presieduta dal prof. Lorenzo Bonomo, all’unani-mità si espresse per l’inspiegabilità scientifica della guarigione.

Come si legge nella positio, il miracolo consiste in una gua-rigione “quoad substantiam rapida, completa e duratura da melanoma del dorso al III stadio con precoce metastasi linfo-nodale ascellare del diametro di 4 cm”. Il sanato è il messinese Francesco Tomasello (classe 1946), specialista in microbiolo-gia. Affetto da vari anni da un piccolo neo in sede sottosca-polare, nel 1985 nota l’ingrossamento del neo. Operato l’8 agosto dello stesso anno (intervento di dissezione ascellare), fu dimesso il 13 seguente. Il parere dei medici – poi confermato nelle successive relazioni ex officio - era pressoché unanime e non dava alcuna speranza: come scrisse nel 1999 il prof. Nata-le Cascinelli nella sua relazione, trattavasi di paziente a rischio intermedio di ripresa a distanza con una probabilità di soprav-vivenza a dieci anni valutabile intorno al 30%. Anche la Con-

sulta Medica, nella sua relazione finale, riconobbe che, al mo-mento dell’intervento chirurgico, il melanoma era certamente in uno stadio molto avanzato. Appreso dal padre Bernardino Anastasi ofm dell’arrivo delle reliquie di fra Allegra da Hong Kong, nel maggio 1986 il Tomasello si recò nella Cattedrale di Acireale per impetrare la sospirata grazia. Uno dei testi inter-pellati ricorda che egli “con emozione e molta fede rivolse le sue preghiere” al Beato e aggiunse che, se avesse ottenuto la grazia, avrebbe messo al suo nascituro il nome di padre Alle-gra. Nei successivi, periodici controlli non è stata mai eviden-ziata una ripresa della malattia neoplastica. Il malato, peraltro, non ha praticato nessuna terapia, né radiante né con farmaci antiblastici. Non sono comparse più recidive. Quella del dott. Tomasello, a detta della Consulta Medica è, quindi, una gua-rigione istantanea (ogni sintomo di male è scomparso in un lasso di tempo umanamente insufficiente per una guarigione di un tumore altamente maligno), completa e duratura (la ma-lattia è del tutto regredita), preternaturale (scientificamente inspiegabile in un caso che presentava caratteristiche abba-stanza eccezionali, secondo il prof. Renato Palmeri, specialista in Oncologia).

Guido Leonardi

In un mattino di dicembre del 1918 nel Semi-nario Serafico del convento di s.Biagio in Acireale entrò il piccolo Giovanni Stefano Allegra accom-pagnato dal papà Rosario e dalla mamma Giovan-na per iniziare il suo cammino culturale e religioso.Tutto iniziò in quel giorno quando alla domanda del padre guardiano se offrivano quel figlio a s. Francesco con tutto il cuore essi risposero di sì, ed il piccolo Giovanni ripetendo esclamava: “ Con tutto il cuore”. E fu davvero con tutto il cuore che seguì quella strada che in quel mat-tino di dicembre si apriva dinnanzi a lui tra la penombra delle primi luci…

La spiritualità di p. Gabriele è intrisa di pre-ghiera, di studio, di meditazione, di lavoro ma-nuale, ma soprattutto di amore verso Dio e la Beata Vergine Immacolata e di amore verso gli ultimi:i poveri, i lebbrosi ma anche i pagani, i poveri cioè spiritualmente, bisognosi della co-noscenza di Dio.

Gli anni giovanili trascorsi prima nel conven-to di Acireale poi nel collegio Internazionale s.Antonio in Roma, furono anni di intenso studio delle Scienze Sacre e della filosofia, ma anche di molta preghiera ,convinto che attraverso queste vie si apprendono le strade spirituali per raffinare l’anima e fare di sé l’immagine terrena del Cristo.

Abbiamo detto spiritualità cristocentrica, l’amore e l’attenzione cioè al Cristo Verbo di Dio Incarnato. Fra’ Gabriele era solito ripetere alle so-relle quando ritornava a casa, i versi di Dante del canto XXXIII del Paradiso “Nel ventre tuo si rac-cese l’amore per lo cui caldo nell’eterna pace così è germinato questo fiore”. E ogni volta che rifletteva su tale mistero la sua voce tremava e il suo sguar-do si fissava in un punto ben preciso ed era chiaro che in quei momenti fra’ Gabriele comtemplava il grande Mistero di Dio e del Figlio unigenito del Padre, il Verbo Incarnato e ripeteva lentamente “ Così è germinato …questo fiore…il Verbo di Dio benedetto”.

Ma il Verbo di Dio è anche la Parola rivelata, scritta , Parola che ci fa conoscere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e ce ne partecipa la vita di amo-re. Fra’ Gabriele entra così nel vortice misterioso della Parola Increata e della parola creata affidata alle Sacre Scritture e se ne lascia travolgere. Fra’ Gabriele si abbevera a questa fonte, ne ha conti-

nuamente sete “ O Verbo eterno, Parola del mio Dio, io voglio passare la mia vita ad ascoltarti! Vo-glio ascoltare Te in cui sono nascosti tutti i tesori della Sapienza di Dio; Te, che hai mandato il Tuo Spirito, affinchè mi introducesse nella cognizione

di tutta la Verità, Tu che sei la Verità…”E così fra’ Gabriele si tuffa nello studio dei testi

sacri scritti in aramaico e in greco, passando mol-tissimo tempo a studiarne tutte le sfumature…vo-leva coglierne i minimi sussulti…

E fu proprio questo sconfinato amore per la lettera di Dio scritta all’uomo, che fece nascere in lui la volontà di tradurre la Bibbia in lingua cinese. Quando seppe che il popolo cinese non aveva la possibilità di leggere la Parola di Dio non si dette pace; era impensabile che degli uomini venissero privati di così tanta ricchezza.

Spiritualità mariana. La Santa Vergine sin dal-l’infazia di fra’ Gabriele aveva operato grazie di amore materno. La povera casa degli Allegra era infatti ricca di un amore filiale verso la Mamma del cielo. I loro sguardi erano spesso orientati verso la piccola chiesetta della Ravanusa, o del Santuario di Valverde. Il nome di Maria era nei pensieri , nei cuori e sulle labbra del papà Rosario e della mam-ma Giovanna che alla sera riunivano la famiglia attorno alla corona del s. Rosario per celebrare i misteri della vita del Cristo.Fra’ Gabriele scriverà negli anni a venire sul suo diario “Penso alla chie-setta della Ravanusa, alla quindicina, ai fioretti che si facevano durante di essa, alla processione della vigilia…alla veglia notturna di mio padre ai piedi della Vergine, alla festa dell’indomani, e soprattutto

alle innumerevoli grazie, che ai piedi di qell’altare, in quella chiesetta, tutta la famiglia ha ricevuto. Se fisso, poi, l’attenzione sulle grazie che ivi io ho ri-cevuto, mi confondo e mi smarrisco…” Il suo è un amore filiale pieno di fiducia e di abbandono “ A me non resta che abbandonarmi a Lei” Ma non

è un abbandono passivo quello di fra’ Gabriele: Approfondisce la sua conoscenza del mistero della Madre di Dio affidandosi a quanto è sta-to scritto dai santi e dai teologi. Questo grande amore per la Beata Vergine Maria non si ferma a livello speculativo o semplicemente sentimen-tale. Al seminario di Hoanshawan in Cina infat-ti, dove è chiamato ad essere rettore e a vivere nei locali della missione insieme ai seminaristi, fra’ Gabriele vive tale ufficio con responsabilità e dedizione paterna e materna allo stesso tem-po “ Vivo coi miei seminaristi come in famiglia, io sono la loro mamma e il loro padre. Mangio con loro, alle volte gioco con loro”. Spiritualità francescana. Un giorno tornato da

scuola insieme al fratello Iano, la mamma doman-dò “ Ragazzi , che ne direste di farvi frati france-scani ?” Quella luce che allora si accese nel suo cuore e quella profonda gioia provata a quella pro-posta rimasero indelebili nel cuore di fra’ Gabriele che visse per tutta la sua vita l’anima del france-scanesimo così come lo testimoniò il poverello di Assisi. Un giorno fra’Gabriele dira al fratello Iano “ Se nascessi mille volte, mille volte mi farei fran-cescano”. Da buon francescano fra’ Gabriele visse le virtù, soprattutto quelle dell’umiltà, della gioia e della povertà con appassionante amore e ferma volontà.

Pur essendo un uomo coltissimo non amava sfoggiare il suo sapere anzi, se non era necessario, parlare, taceva e ascoltava. Una volta fu scoperto dal suo amico fraterno fra’ Marcellino, che ap-posta sbagliava la pronuncia latina per smentire quella fama di latinista e di ragazzo colto che gi-rava per il collegio.Lo studio, la cultura non erano motivo di vanagloria ma semplicemente mezzi per conoscere sempre meglio quell’Amore che gli ardeva dentro l’anima. E questo Amore sentito, accolto ed ascoltato faceva vibrare tutto l’essere di fra’ Gabriele che constantemente si vedeva gioio-so e sorridente, con una pace che contagiava chi lo incontrava…Non si tirava indietro ai momenti

comunitari di svago quando si usciva per una gita o semplicemente per una passeggiata. L’Amore che viveva constantemente nel suo cuore lo porta-va infatti ad esprimerlo gioiosamente nelle piccole cose del quotidiano con semplicità.

Spiritualità missionaria.Tutta la vita di fra’ Ga-briele è attraversata dall’anelito missionario. Anche gli anni di formazione quando lo vediamo dietro ad un tavolo a leggere e studiare tanti libri, scorgia-mo un respiro missionario che desidera raggiun-gere altri uomini…Studia, impara per conoscere e per far conoscere…l’amore di Dio.Tutto il primo periodo della su vita è finalizzato a questo sogno: portare Dio…la sua Parola lì dove non è conosciu-to ed amato…Questo sogno viene concretizzato nella grande opera da lui compiuta: la traduzio-ne della Sacra Scrittura dalla lingua originale alla lingua cinese. Ma la grandezza di quest’opera non consiste solo nel fatto di aver tradotto la Bibbia nel-la lingua del popolo cinese, quanto nell’aver dato loro anche gli strumenti per poter comprendere la Verità rivelata. Fra’ Gabriele non si limitò infatti a tradurre il libro Sacro in lingua cinese, ma tradus-se anche la sua persona nel modo di essere cinese. Sin dal suo arrivo in Cina si mischiò tra il popolo assumendone i tratti ed i modi di fare, sembrò far di tutto per diventare orientale….i ragazzi lo chia-mano Lei Scen – Fu , Allegra padre dell’anima. Fra’ Gabriele capì che era necessario vivere da povero tra i poveri per arricchirli…e vivere tra i pagani per convertirli.

Al termine di questo breve cammino sulle vie di fra’ Gabriele Maria Allegra, l’augurio che voglia-mo porgere ed auspicare è quello di vedere la no-stra chiesa, quale popolo di Dio, in questo evento di grazia, sì, nella gioia e nella festa, ma non solo in questo…Non resti solo la cittadina, Acireale, quella che ha l’onore di avere le sante spoglie di un grande uomo di Dio, quanto invece abbia il vanto di testimoniare e vivere quelle virtù che hanno fat-to di fra’ Gabriele, l’amico di Dio.

Questo evento sia davvero luce che rischiara la penombra della tiepidezza spirituale affinchè que-sto evento di grazia sia l’inizio di un nuovo giorno, come lo fu quel mattino che vedeva il piccolo Gio-vanni varcare la soglia del convento francescano esclamando “ Credo con tutto il cuore” .

Letizia Franzone

LA POSITIO Il postulatore fra’ Luca De Rosa Ofm illustra la vicenda della guarigione miracolosa del messinese Francesco Tomasello

Il miracolo nel 1986 nella Cattedrale di Acireale

La Beatificazione è il primo passo verso la Canonizzazione

Page 12: La Voce dell'Jonio numero 15 del 2012

Joniodell’12 30 settembre 2012 Cronaca

INNO 1 Si eseguirà a S. G. la Punta l’opera di don O. Greco e A. Macrì

Quel legame con Maria

LIBRI Hanno scritto i francescani padre Umberto Castagna e padre Vincenzo Piscopo, mons. Salvatore Consoli, dobn Giuseppe Bellia e altri saggisti

Già tante le pubblicazioni su padre GabrieleLa straordinaria missione di Padre Gabriele

Allegra è stata (ed è) oggetto di grande inte-resse internazionale. L’attenzione rivolta alla sua vita e alla sua dedizione negli studi biblici ha prodotto una serie di pubblicazioni a lui dedicate utili per conoscere il suo pensiero, il suo apostolato biblico e la sua vita.

Dopo soli ventuno anni dalla sua morte, su commissione dell’Ordine dei Frati Mino-ri, viene pubblicata una biografia scritta da Umberto Castagna, francescano in gioventù e autore di una serie di biografie e di saggi storici interamente ambientati in Sicilia, dal

titolo “La parola è seme”. La vita e l’impegno di Padre Allegra sono

raccontati anche in “Dio ama la parola del-l’uomo - La storia di Padre Allegra, scriba cristiano” (casa editrice “Il pozzo di Giacob-be”) scritto da Don Giuseppe Bellia, presbi-tero della chiesa di Catania, parroco, docente di teologia biblica e archeologia biblica pres-so la Facoltà Teologica di Sicilia a Palermo e coordinatore del comitato promotore di studi neotestamentari e anticocristiani dell’ABI.

Negli ultimi anni è stato pubblicato “Frate Gabriele Maria Allegra - Tra Cina e Sicilia

Bibbia e spiritualità”,atti del Convegno di studi organizzato dal-

l’Ordo Fratrum Minorum Provincia Siciliae ‘’Sanctissimi nominis Jesu’’ e dallo Studio Teologico S. Paolo, (Acireale 29-30 novembre 2007), a cura di Salvatore Consoli, ex diret-tore dello Studio teologico San Paolo di Ca-tania. E’ anche in pubblicazione un libro del francescano p. Vincenzo Piscopo, che è stato Guardiano del convento di Acireale.

Per un approccio più tecnico al lavoro di traduzione di Padre Allegra merita atten-zione l’articolo di Domenico Gandolfi, “Pa-

dre Allegra e la Bibbia in cinese: le tappe di una traduzione”, utile per comprendere i metodi editoriali seguiti nella pubblicazioni della Bibbia in Cina: uno più divulgativo ed esemplificativo, l’altro ricchissimo di note ed approfondimenti. Questo testo si focalizza anche sulle fasi della traduzione e sulle meto-dologie adottate. Padre Domenico Gandolfi è anche autore del volume “For China, another Jerome : the life and work of Father Gabriele Allegra” pubblicato all’estero.

Valeria Anfuso

A fare da colonna sonora alle celebrazioni che S. Giovanni La Punta, città natale di fra’ Gabriele Allegra, ha allestito in occasione della beatificazione, c’è un inno apposita-mente composto dal musicista Antonio Ma-crì su testo del parroco della chiesa Madre, don Orazio Greco.

“Abbiamo progettato quest’inno la sera del 15 agosto scorso, a conclusione di un con-certo nel giorno della festa della Madonna della Ravanusa- esordisce don Orazio-. Pro-prio al Santuario, la sera precedente, aveva-mo dato notizia della beatificazione”.

“Nel testo, semplice – spiega ancora il par-roco- ho voluto ripercorrere la vita e l’opera del novello Beato. Riprendo alcuni aspetti fondamentali della sua vita, anzitutto il suo legame con Cristo, il suo essere francescano che gli fece sposare la povertà. E ancora il suo amore per la Chiesa, per i lebbrosi: basti pensare che uno degli ultimi suoi impegni di missionario a servizio dei poveri, fu quello di trascorrere il suo ultimo Natale fra i leb-brosi di p. Gaetano Nicosia”.

“Nel testo- continua p. Orazio- insisto sul suo legame particolare con la Madonna del-la Ravanusa, sempre presente nella sua vita, dall’infanzia sino alla fine dei suoi giorni. Con Lei, nel Santuario, il 15 agosto del 1930, fra’ Gabriele “concordava” lo straordinario progetto della traduzione della Bibbia in ci-nese. Ho pensato a un legame, un ponte che la Provvidenza ha costruito tra la nostra pic-cola comunità e la nobile e vasta Cina”.

Antonio Macrì, apprezzato violinista, compositore e cantante, spiega la tessitura musicale dell’inno.

“Basandomi sul testo, ho cercato di crea-re una melodia semplice, tale da poter es-sere intonata con facilità non solo dalle corali, ma anche da un’assemblea. Ho volu-to invece arricchire la parte armonica con accordi classici e allo stesso tempo moderni. Un’introduzione solenne affidata all’orga-no a canne, anticipa le sei strofe, in tonalità minore,l’armonia via via modula nel tono maggiore del ritornello per poi evolversi in un continuo crescendo che vorrebbe descri-vere l’ascesa del Beato nel regno dei cieli.”

“La particolarità che ho voluto introdurre in questo brano, tra la chiusura del ritornello e l’introduzione della strofa, è una semifrase musicale in stile cinese. Ho cercato di crea-re una sorta di momento di passaggio tra il sistema musicale occidentale (temperato) e quello basato sul sistema orientale, tramite alcuni intervalli tratti dalla scala pentatoni-ca. Questo piccolo inciso – conclude Macrì- è un modo per ricordare, attraverso la musi-ca, la grande impresa in Cina del Beato”.

L’inno verrà eseguito domenica 30 a S. Giovanni La Punta, nella piazza antistante la chiesa Madre, durante la messa all’aperto delle 18,30,dalle tre corali cittadine “Bene-detto Marcello”,“Coro padre Gabriele Alle-gra” e “S. Teresa”, diretti dalla maestra An-gelina Patti.

Graziella Maugeri

L’inno dedicato al Beato Gabriele Allegra, scritto e musicato da Carmelo Falcotti e da Rosaria e Vera Platania, è stato presentato ed eseguito per la prima volta giorno 24 settembre nell’oasi “Padre Gabriele Allegra” nel convento di San Biagio e ripetuto nel triduo di preparazione alla beatificazione. Il 29 settembre verrà eseguito in piazza Duomo ad Acireale durante la solenne cerimonia quale inno ufficiale dell’evento.

Agli autori abbiamo chiesto maggiori approfondimenti in meri-to all’idea di scrivere una composizione per una personalità così

importante come il nuovo Beato Ga-briele Allegra.

“In realtà è stato Fra’ Salvatore Ferro, Guardiano del convento di San Biagio, ad esprimere il deside-rio di fare scrivere proprio a noi un inno che, fondando le sue radici nel-la realtà francescana, si rivolgesse a tutti i fedeli”.

- Vuole spiegarci il genere della composizione del brano?

“La struttura del brano ricalca il modello tipico dell’inno religioso, cioè una forma musicale tripartita con coda finale; un’introduzione mu-sicale a carattere grandioso, che an-ticipa il motivo dominante presente nel ritornello. C’è poi una strofa di tipo melodico che induce alla rifles-sione e porta alla conoscenza del Beato Gabriele Allegra nelle sue vir-tù spirituali, arricchendola di conno-tati biografici”. I versi sono sestine di

otto ed il tempo del brano è un andante maestoso, quasi marziale. La tonalità dell’inno è in si bemolle maggiore in quattro quarti”.

- Qual è la novità del brano cui voi accennavate?“La novità sta proprio nel ritornello, che abbiamo cercato di ren-

dere immediato e semplice ma non per questo banale. Il motivo dominante presente nel ritornello viene ripetuto dopo ogni strofa con finalità mnemoniche”.

- Di quante unità è costituito il coro?“Il coro è costituito da oltre 100 elementi provenienti da diverse

realtà corali delle diocesi di Acireale e Catania”. Salvo Cifalinò

INNO 2 Testo di Rosaria e Vera Platania, musica di Carmelo Falcotti, sarà cantato da 200 coristi il 29

Tra la semplicità francescana e l’azione profeticaE’ stato presentato ufficialmente, nel parco annesso al convento S.

Biagio di Acireale, il nuovo inno “Al beato Gabriele Allegra”, compo-sto “di getto” da Carmelo Falcotti insieme con Rosaria e Vera Platania. L’inno è formato da cinque strofe e un ritornello che ripercorrono la vicenda umana di padre Allegra, che si svolse tra la Sicilia e l’Orien-te, tra la “fede ardente e pura” e l’attività missionaria, tra la semplicità francescana e l’azione profetica coronata dalla traduzione in cinese del “Verbo unica dottrina”.

Il nuovo inno è stato eseguito a quattro voci dalla corale polifoni-ca “Akàthistos” diretta dallo stesso maestro Falcotti, con l’accompa-gnamento alla tastiera di Marco Tropella, ed è stato accolto con gra-dimento dai presenti, compresi gli stessi frati ed il loro superiore fra’ Salvatore Ferro, per-ché la composizione è piacevole e abbastanza orecchiabile. Sono sta-te eseguite però solo le prime quattro strofe del testo, perché la quinta riguarda specificamente la beatificazione di pa-dre Allegra e quindi sarà eseguita direttamente durante la solenne cele-brazione del 29 settem-bre. In quella occasione ci sarà un coro di 200 elementi, composto da tutte le corali della dio-cesi, che sono ben otto. L’inno è stato eseguito anche durante il triduo di preparazione che si è tenuto nella chiesa di San Biagio nei giorni 25, 26 e 27 settembre.

Nino De Maria

Sabato 29 alle 16Tosca in concerto

”Giorno 29 settembre, Acireale, accoglie numerosi pellegrini per il grande evento, atteso da tempo, quale la beatificazione di fra Gabriele Maria Allegra. In seguito alla celebrazione delle ore 10, l’organizzazione dei Frati Minori ha incluso un momento speciale per tutti i pelle-grini. Alle ore 16, in piazza Duomo, si assisterà allo spet-

tacolo della cantante Tosca. In programma dunque, una gior-nata di raccoglimento, di gioia e di unione per tutti i pellegrini che seguiranno la celebrazione, ma anche di festa in memoria del frate, che dovrà essere inte-so, anch’esso, come momento di ricordo, di musica, di ascolto e specialmente di riflessione.

Grande spettacolo “Anima Mundi: canti, letture e suoni del

mondo” omaggio dell’artista Tosta che regalerà una sor-ta di “viaggio” attraverso i confini di culture e tradizioni diverse con canzoni, suoni del mondo e letture tratte da De Andrè, Brecht, Borges, Trillussa e Madre Teresa. Di grande suggestione sarà l’uso di lingue differenti oltre che di temi altrettanto diversi. Filo conduttore di tutto è la madre Terra che avvolge le differenze nello stesso ventre.

Agata Grasso

La macchina organizzativa dei Frati Minori di SiciliaCome ben si sa la notizia della beatificazione ha preso

un po’ tutti di sorpresa.Dal 14 agosto ad oggi la macchina organizzativa si è

mossa così:Il Ministro Provinciale fra Giuseppe Noto:- ha inviato una lettera ai frati della Provincia dando

l’annuncio della beatificazione- ha nominato una commissione in preparazione alla

beatificazioneIl 24 di agosto la commissione si è riunita ad Acireale

e ha deliberato:- la creazione di altre 3 commissioni per affrontare i

diversi aspetti organizzativi- commissione “comunicazioni, ufficio stampa- commissione liturgia, animazione ed evangelizza-

zione- commissione accoglienza e logisticaI frati e anche alcuni laici impegnati in questi ambiti

hanno dovuto oltretutto attendere che finisse il periodo di ferie di moltissime realtà aziendali.

La stampa di manifesti, volantini, gigantografie, im-maginette, brochure, programmi, inviti, ecc. nonché la cura di una pagina web per la beatificazione, per le iscri-zioni di partecipazione all’evento sono state curate da fra Massimo Corallo, Segretario della Provincia e Respon-sabile dell’Ufficio Comunicazioni.

L’animazione della celebrazione per la liturgia, i canti e le corali, l’addobbo floreale, la veglia di preghiera per i giovani prevista per la sera prima della beatificazione, come anche la festa prevista per il pomeriggio sono state studiate dalla commissione liturgia e evangelizzazione.

Concordare i vari momenti con le autorità civili, mili-tari, con la protezione civile, con la Diocesi di Acireale è stato compito della fraternità di Acireale con il guardia-no fra Salvatore Ferro.

Il programma di domenica 30 a S. Giovanni la PuntaEcco il programma del 30 settembre per i festeggiamen-

ti del Beato Gabriele Allegra a San Giovanni La Punta: ore 18, in piazza Lucia Mangano - Padre Gabriele Allegra, ver-ranno accolte la Sacra Icona della Madonna della Ravanu-

sa e le reliquie del radio destro del dito del Beato Gabriele Maria Allegra; alle 18,30 concelebrazione Eucaristica e ringraziamento presieduta da mons. Salvatore Gristina, Ar-civescovo Metropolita di Ca-tania; alle 20, per le vie Roma e Ravanusa in preghiera verrà accompagnata la Sacra Icona della Madonna della Ravanu-sa nel Santuario.

in breve

Carmelo Falcottitra Rosaria e Vera Platania

Testo: Sac. Orazio Greco Musica: M°. Antonio Macrì

1) Oh amante del Signore,a Lui solo donasti il cuor,di Francesco vero figlio

tu sposasti la povertà.Rit. Siam fra-telli nella fede,tu Gabriele ci precedi/ nel cammino di questa vita/la Parola

sia nostra guida. Siam fratelli nel Signore/a cui tu donasti il cuore,

anche noi un di verremo/nella luce del Redentor.2) Con Maria la Ravanusa/”concordasti” e ti fu di guida/ed ai popoli d’Oriente/si

dischiuse la verità .3) Vera Madre ti sostenne/ti difese in tutte l’or/e tu do-cile qual figlio/nel suo cuor trovi pace

e amor.4) Con il Verbo della Vita/e Maria che lo guidò/della Chiesa

innamorato/alla Cina lui si donò.5) I lebbrosi in te vedean/

la presenza del Signor/missio-nario dell’Amore/sei campione di

Gesù.6)Oh Gabriele tu dal cielo/qual modello di bontà/fai di noi, fratelli

tuoi/veri amici del Salvator.

(testo e musica di Carmelo Falcotti, Rosaria Platania, Vera Platania)

Esule in Oriente / guida e precursore / Tu, profeta, hai aperto / una strada nel

deserto / Traducesti il Verbo / l’unica Dottrina

/ sorge un nuovo Sole / Astro che non muore.

Padre Allegra francescano / e devoto di Maria / all’oriente hai annunziato / la Parola di Dio / Padre allegra france-scano / e devoto di Maria / all’Oriente hai predicato / la salvezza dell’Umani-tà. Fede ardente e pura / tuo sostenta-

mento / Cristo ti chiamava / umile servo del suo regno / Come San Francesco / e

sorella Chiara / di ubbidienza e povertà / hai sposato l’abito. Come una promes-

sa / fu la tua missione / ti benediceva / la Vergine Maria. Lei la tua fiducia /

Lei rifugio e forza / mentre tu acclamavi / l’inno del Magnificat. Fosti peregrino / navigando in mare / verso nuove terre / missionario per Amore. Umile sapienza / santità e drottina / gioia inesauribile / doni dell’Altissimo. Oggi è un giorno nuovo / tutto il cielo è in festa. Mentre

ti ammiriamo / nella schiera dei Beati. La tua intercessione / giunga al Signore

/ ci dia la speranza che / pace sia nel mondo.