La Voce - 1/2015

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Bollettino bimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n o 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Anno LIX • Gennaio-Febbraio n. 1/2015 delle Figlie di S. Maria della Provvidenza Opera Femminile Don Guanella Cristo è risorto lasciamoci prendere per mano dalla gioia San Giovanni Paolo II

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delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, Opera Femminile Don Guanella

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Anno LIX • Gennaio-Febbraio • n. 1/2015

delle Figlie di S. Maria della ProvvidenzaOpera Femminile Don Guanella

Cristo è risortolasciamoci prendere per mano dalla gioia

San Giovanni Paolo II

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In copertina: Roma. Chiesa della Casa guanelliana «S. Maria della Provvidenza»

Periodico bimestraledelle Figlie di S. Maria della Provvidenza

Opera Femminile Don Guanella•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••CASA GENERALIZIA DELLA CONGREGAZIONEDELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA PROVVIDENZAPiazza S. Pancrazio, 9 - 00152 RomaTel. 06.58.82.082 - Fax 06.58.16.392 - www.cgfsmp.org

Direzione: Suor GIUSTINA VALICENTI

Amministrazione: Suor LETIZIA [email protected]

Redazione: Suor MARIA TERESA NOCELLATel. 06.58.09.361 - 06.58.99.043 - [email protected]

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«LA VOCE» viene inviata ai componenti la Famiglia guanellia-na, agli amici e ai sostenitori delle Opere di Don Guanella.Eventuali altre richieste vanno inoltrate alla Redazione.

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Direttore responsabile: MARIO CARRERA

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diffusione a terzi.• In qualsiasi momento si desiderasse apportare modifiche

o cancellazione, si potrà farlo scrivendo alla Redazione della rivista.

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••Consulenza grafica: Giovanni Maccari

Fotocomposizione, selezioni e stampa: 3F PHOTOPRESS SNCdi Fantasticini S. & F.lli - Viale di Valle Aurelia, 105 - 00167 Roma

Finito di stampare nel mese di febbraio 2015

ANNO LIX - N. 1 GENNAIO-FEBBRAIO 2015

Papa Francesco 1 Sapientia cordis

CHIESA NOSTRA MADREFrancesco Sapio 3 PasquaA cura della Redazione 5 Nuova esposizione della SindoneFrançois-Marie Léthel ocd 8 Il riferimento di santa Teresa d’Avila a san GiuseppeSuor Maria Teresa N. fsmp 11 Chiquitunga. Un fiore del CarmeloSuor Felicia A. N. fsmp paraguayano

FAMIGLIA GUANELLIANA

Piero A. Tognini sdc 14 Don Luigi Guanella. La sua santità fu armoniaP. Valentino Macca ocd 21 Seguendo la beata Chiara Bosatta. La vera natura delle sue «lacrime»Suor F. Vendramin fsmp 23 Don Leonardo Mazzucchi. Il discepolo preferito di don GuanellaMons. E. dal Covolo sdb 27 L’amorevolezza salesiana

FINESTRE SUL MONDOPapa Francesco 29 I molteplici volti della schiavitù ieri e oggi 31 Che cos’è l’EbolaPartenia 33 A.M.A.Don Tonino Bello 36 Uno straordinario compagno di viaggio

LE DONNE SUL SUO CAMMINOGilda Mori 40 Quel lino fra le dita

VIVERE LA FESTAA cura di suor M.T. Nocella 43 Dalle Ceneri al Cero pasquale

TESTIMONIANZESuor Tereza F. Bordas 56 Lui ed io un’alleanza d’amore eternoIntervista a don Giovanni 59 Una vita «per sempre» dedicata a Dio Amico SdC e agli altri: si può!

VOCE FAMIGLIAPapa Francesco 63 Complementarietà tra uomo e donnaVen. Uberto Mori 65 Genitori siate maestri di vita!Forum Ass. Fam. Umbria 68 Vademecum per i genitori 70 Per i più piccoli da colorare. Gesù è risorto. Alleluia! 71 Adozioni a distanza 72 La ricetta per la festa del papà. Zeppole di San Giuseppe 73 La pagina dei ragazzi. La «P» di Pasqua

PROPOSTE GIOVANISuore guanelliane 74 Il bene può anche... «scioccare» 77 Verso Santiago

VITA GUANELLIANAPadova (Scuola dell’Infanzia S. Luigi Gua -nella): 78 • Roma (Casa S. Maria della Prov-videnza): 79 • Roma (Casa S. Pio X): 80• Verdello (Casa B. Luigi Guanella): 81 • Trecenta (Casa S. Antonio): 84 • Roma (Casa S. Rosa): 84 • Roma (CooperatoriGuanel liani): 85 • Genova (Casa San LuigiGuanella): 86 • Cosenza (Casa Divina Provvi-denza): 86 • Como (Santuario S. Cuore): 88• Zoom guanelliano (Romania, Iasi - Para-guay, San Joaquin): 90-91 • Maggia (CasaBeato Luigi Guanella): 92 • Como-Lora(Casa S. Maria della Provvidenza): 93 • Tre-centa (Casa Sant’Antonio): 94

NELLA CASA DEL PADRE

Suor Giovanna Bulanti: 95 • Suor Franca Bian-chi: 96 • Addio a padre Ireneo Ciserani

Sommario

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1La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2015

«Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo»(Gb 29,15)

SAPIENTIA CORDIS

Editoriale

1. Questa sapienza non è una conoscenza teorica, astratta, frutto di ragionamenti...È un atteggiamento infuso dallo Spirito Santo nella mente e nel cuore di chi sa aprirsialla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio.

2. Sapienza del cuore è servire il fratello. La statura morale(del giusto Giobbe) si manifesta nel servizio al povero chechiede aiuto, come pure nel prendersi cura dell’orfano edella vedova (vv. 12-13).Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con leparole, ma con la loro vita radicata in una fede genui-na, di essere «occhi per il cieco» e «piedi per lo zoppo»!Persone che stanno vicino ai malati che hanno bisognodi un’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per ve-stirsi, per nutrirsi. Questo servizio, specialmente quandosi prolunga nel tempo, può diventare faticoso e pesante...In quei momenti si può contare in modo particolare sulla vici-nanza del Signore, e si è anche di speciale sostegno alla missionedella Chiesa.

3. Sapienza del cuore è stare con il fratello. Il tempo passatoaccanto al malato è un tempo santo. È lode a Dio, che ciconforma all’immagine di suo Figlio, il quale «non è venu-to per farsi servire, ma per servire e dare la propria vitain riscatto per molti» (Mt 20, 28).Chiediamo con viva fede allo Spirito Santo che ci doni lagrazia di comprendere il valore dell’accompagnamento,tante volte silenzioso, che ci porta a dedicare tempo aqueste sorelle e a questi fratelli, i quali, grazie alla nostravicinanza e al nostro affetto, si sentono più amati e con-

fortati. Quale grande menzogna invece si nasconde dietrocerte espressioni che insistono tanto sulla «qualità della vita»,

per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattianon sarebbero degne di essere vissute!

Papa Francesco

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4. Sapienza del cuore è uscire da sé verso il fratello. Il nostromondo dimentica a volte il valore speciale del tempo spesoaccanto al letto del malato, perché si è assillati dalla fretta,dalla frenesia del fare, del produrre, e si dimentica la di-mensione della gratuità, del prendersi cura, del farsi cari-co dell’altro. In fondo, dietro questo atteggiamento c’èspesso una fede tiepida, che ha dimenticato quella paroladel Signore che dice: «L’avete fatto a me» (Mt 25, 40).

5. Sapienza del cuore è essere soli-dali col fratello senza giudicarlo.

La carità ha bisogno di tempo. Tempoper curare i malati e tempo per visitarli. Tempo per stareaccanto a loro come fecero gli amici di Giobbe (cfr. Gb2, 13). Ma (questi) nascondevano dentro di sé un giudizionegativo su di lui: pensavano che la sua sventura fosse lapunizione di Dio per una sua colpa. Invece la vera carità ècondivisione che non giudica...

L’esperienza di Giobbe trova la sua autentica risposta solonella Croce di Gesù, atto supremo di solidarietà di Dio con noi,totalmente gratuito, totalmente misericordioso. E questa rispostad’amore al dramma del dolore umano, specialmente del dolore innocente, rimane persempre impressa nel corpo di Cristo risorto, in quelle sue piaghe gloriose...

O Maria, Sede della Sapienza, intercedi quale nostra Madre per tutti i malati e per coloroche se ne prendono cura. Fa’ che, nel servizio al prossimo sofferente e attraverso la stessa

esperienza del dolore, possiamo acco-gliere e far crescere in noi la vera sapien-za del cuore.

Dal Messaggio di papa Francesco per la XXIII Giornata Mondiale

del Malato - 11 febbraio 2015

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poco, tutti i popoli della terra.L’arcangelo Gabriele osò replica-re: E che farai, Signore, se questopiano non riuscisse? Il Signoregli rispose dolcemente: Io nonho un altro piano!Ebbene: noi facciamo parte diquel piano; noi siamo chiamati arealizzare quel piano!La pietra rotolata mostra il se-polcro vuoto, buio: è quel vuotoche riempirà il mondo, è quelbuio che illuminerà gli animi!Siamo tristi per la morte o gioia-mo per la resurrezione?Il cristiano ha scelto la secondaopzione, ma non basta: dal se-polcro vuoto deve irradiare lasua fede.La morte è vinta!

CHIESA NOSTRA MADRE

Francesco Sapio

PASQUA

U«Incominciamoa fare in modo

che le uova di cioccolatoche regaleremoai nostri giovani

contenganouna «sorpresa»,

che possa dir lorocome santificare

la Pasqua!Sarebbe già qualcosa».

na suggestiva leggendacristiana racconta che,durante l’Ascensione,Gesù gettò un’occhiataverso la terra che stavapiombando nell’oscuri-

tà. Soltanto alcune piccole lucibrillavano timidamente, giù,dov’era la città di Gerusalemme.L’arcangelo Gabriele, che era ve-nuto ad accogliere Gesù, gli do-mandò: Signore, che cosa sonoquelle piccole luci? Sono i mieidiscepoli in preghiera, radunatiintorno a mia madre. Il mio pia-no, appena rientrato in cielo, èdi inviare loro il mio Spirito,perché quelle fiaccole tremolantidiventino un incendio sempre vi-vo che infiammi d’a mo re, poco a

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senso della letterina (si usa anco-ra?) che i nostri bambini ci fa-ranno trovare sotto il piatto.Guardiamo la vita attorno a noi,cercando non soltanto di puntarel’indice ma soprattutto di coglie-re i segni dei tempi e interpretar-li nell’ottica del Vangelo: il «pros-simo» non è più quello di unavolta perché la zona di influenzadi ciascuno di noi nel mondo si èdilatata; perché dovremmo avercapito che i bisogni non sonosoltanto quelli primari, ma ancheassenza di solidarietà e condivi-sione; i mali non sono soltantoquelli fisici, ma anche assenza diaffetti e distanze siderali inter-personali.Le «periferie» delle città, percor-se da Madre Teresa, san Giovan-ni Bosco, san Luigi Guanella, in-globano le esistenze dei singoliche non possono essere ignorate.Lungo la via che da Gerusalem-me portava a Emmaus, unaquindicina di chilometri appena,i discepoli hanno incontrato e ri-conosciuto Gesù risorto!Emmaus è qualsiasi luogo in cuinecessita l’opera del samaritanoo della Veronica.Emmaus è fuori della porta dicasa.Emmaus non è più una stradama il mondo intero. n

Emmaus al-Qubeibeh:La Cena (Martinetti).

I discepoli accorsi all’annunciodelle pie donne, dopo il primocomprensibile smarrimento, so-no «usciti» dal sepolcro, così co-me dovrebbe fare ciascuno dinoi, come ha detto BenedettoXVI: «L’amore spinge all’esodo ead uscire da sé verso le nuovefrontiere per farsi dono» (Deuscaritas est, n. 89).La Pasqua è anche questo.Incominciamo a fare in modoche le uova di cioccolato che re-galeremo ai nostri giovani con-tengano una «sorpresa» che pos-sa dir loro come santificare laPasqua! Sarebbe già qualcosa.Se ricevessero il nostro buonesempio, se mostrassimo coeren-za di vita e di credo, se professas-simo come predichiamo, celebre-remmo la Pasqua.Non sarà certamente la ritualitàa esaurire la nostra «sorpresa»ma l’inizio di un cammino in co-mune che costituisca esempio,sprone e convincimento nel raf-forzamento di una cristianità piùsperimentata e vissuta.

Tertulliano diceva (in De carneChristi): «È morto il Figlio diDio, e questo è credibile proprioperché è assurdo. È sepolto e ri-sorto: e questo è certo, perchéimpossibile».Andiamo fieri della nostra cer-tezza: Dio ci ama! E ci ama a talpunto da sacrificare suo Figlio.Perché? Come capirlo?In ciò può soccorrerci Beatricequando spiega a Dante (CantoVII del Paradiso): «Questo decre-to, frate, sta sepolto a li occhi diciascuno il cui ingegno nellafiamma d’amor non è adulto».Cioè, chi non ama non compren-de questa decisione, motivataunicamente dall’amore.La Pasqua, pertanto, dovrebbealmeno indurci ad analizzare inostri comportamenti, per mi-gliorarci e meglio comprendere il

Emmaus.Resti della strada romanache congiungeva Gerusalemmealla costa.

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sotto una nuova luce dopo im-portanti interventi di conserva-zione. Le ultime esposizioni sonoavvenute nel 2000 e nel 2010. Nel2015 sarà ancora esposta dal 19aprile al 24 giugno, festa di sanGiovanni Battista, patrono di To-rino e onomastico di don Bosco.Il periodo previsto è più lungo(67 giorni) rispetto a quello di al-tre esposizioni del Telo; ma si èvoluto, in questo modo, metterea disposizione l’arco temporale ilpiù ampio possibile sia per la vi-sita del Papa (21 giugno) sia peril pellegrinaggio alla Sindone deigiovani che parteciperanno allevarie celebrazioni del Giubileosalesiano. Come è noto, Papa

Francesco ha assicurato la suapresenza a Torino per venerare laSindone e onorare la memoria didon Bosco nel bicentenario dellanascita.Il motto dell’ostensione dellaSindone 2015 L’Amore più gran-de si richiama direttamente alleparole di Gesù: «Nessuno ha unamore più grande di questo: darela vita per i propri amici» (Gv15, 13).Il logo lo potete vedere nella fo-to: – Un volto che richiama i trat-ti dell’Uomo della Sindone; lascritta «Sindone 2015» e il testodel motto, «l’Amore più grande».Uno sfondo costituito da varia-zioni di colore che ricordano im-mediatamente il tessuto sindoni-co; la disposizione di testo e co-lori nello spazio suggerisce l’im-magine della croce.All’ostensione del 1973, PapaPaolo VI inviò un messaggio, in-centrato sull’ansia di vedere Ge-sù, avvertendo che essa va benoltre giudizi storici e scientificisul Telo. La riproponiamo, comemomento di meditazione.

Nuova esposizione della

SINDONEA cura della Redazione

PNelle foto in alto:

la S. Sindone nel positivo fotografico:cioè come appare alla vista

di chi l’osservae nel negativo fotograficoche rivela la figura positiva

dell’Uomo crocifisso.

iù di 400 anni fa compa-riva a Torino un oggettomisterioso, un «lenzuo-lo», che con il passaredel tempo avrebbe fatto

sempre più parlare di sé. Il mi-stero incominciava dal suo no-me: «Sindone», continuava nel-l’immagine che portava impressae toccava il culmine quando sicercava di comprenderne il sen-so.Di là dagli interrogativi che que-sta «reliquia» ha provocato, unfatto è incontrovertibile: la Sin-done è un «segno» che rimandaad altro, e cioè rimanda alla vi-cenda di un uomo che è statosottoposto al supplizio della«crocifissione», motivo per cui èmorto e porta i segni di alcuneparticolari torture. Il quadro glo-bale di queste torture richiamaun racconto proveniente dall’an-tichità. L’unico a noi noto in taliparticolari sono tutti presenti: sitratta del racconto che i quattroVangeli fanno della Passione diGesù di Nazaret.Oggi la santa Sindone si presenta

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«Quel volto ci apparvecosì vero!» (di Paolo VI)«... Sappiamo quanti studi siconcentrano intorno a cotestacelebre reliquia, non ignoriamoquanta pietà fervida e commossala circondi.Noi personalmente ancora ricor-diamo la viva impressione, che sistampò nel nostro animo quan-do, nel maggio 1931, noi avem-mo la fortuna di assistere, in oc-casione d’un culto speciale tribu-tato allora alla sacra Sindone, aduna proiezione sopra uno scher-mo grande e luminoso, ed il vol-to di Cristo, ivi raffigurato, ci ap-parve così vero, così profondo,così umano e divino, quale innessuna altra immagine avevamopotuto ammirare e venerare; fuquello per noi un momento d’in-canto singolare.Qualunque sia il giudizio storicoe scientifico che valenti studiosivorranno esprimere circa cotestasorprendente e misteriosa reli-quia, noi non possiamo esimercidal fare voti che essa valga a con-durre i visitatori non solo adun’assorta osservazione sensibiledei lineamenti esteriori e mortalidella meravigliosa figura del Sal-vatore, ma possa altresì introdur-li in una più penetrante visionedel suo recondito e affascinantemistero.Noi pensiamo all’ansioso deside-rio che la presenza di Gesù nelVangelo suscitava di vederlo; piùper curiosità, attrazione. CosìZaccheo, che, come ricordal’evangelista Luca, “cercava di ve-dere Gesù” (Lc 19, 3); così i Greciarrivati a Gerusalemme proprioal momento della manifestazionemessianica così detta delle Pal-me, i quali si rivolgono all’apo-stolo Filippo chiedendo: “Noi vo-gliamo vedere Gesù” (Gv 12, 21).... Sì, noi ripensiamo a quel voltobenedetto, che nella notte dellatrasfigurazione sul monte, abba-glia gli occhi esterrefatti dei trediscepoli in una apparizione in-dimenticabile (Mt 17, 2-6), quasiesoterica, teologica, che Gesùapre davanti a loro, ma che poi,all’ultima cena, quando uno con

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Imprimi il tuo volto in me,Signore,perché il Padre vedendo te in meripeta: «Tu sei il figlio che amo».E perché chiunque mi incontraveda una scintilla del Padre.

Imprimi il tuo Volto in me,Signore,perché possa essere testimonedella tua lucee della tua bontà,e dell’infinita tenerezzache hai per ogni creatura.

Imprimi il tuo volto in me,Signore,perché io possa essereun segno del tuo amoreper i piccoli e i poveri,per gli ammalatie gli esclusi.

Imprimi il tuo volto in me,Signore,perché sia io una sindone viventeche porta in sé i segnidella tua morte e risurrezione.Amen.

PREGHIERA DAVANTI ALLA SINDONE

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GESÙ

L’uomol’angosciail tormentol’agonial’attesa e la morte.Gesù prima di tuttiha accoltole frustrazioniche sonodell’essere umanosapendo che luiera il predestinatoper dar loroserenitàamoregaudioe pace fraterna!

Angelo Cassese3/4/2014

Torino, Galleria Sabauda della Rovere. La Santa Sindone, particolare(già attribuito a G. Clovio).

occhi annebbiati, che non rico-nobbero Gesù risorto nel pelle-grino che li accompagnava (Lc24, 16)?Ovvero dovremo rassegnarci, conla tradizione, attestata, ad esem-pio da s. Ireneo e da s. Agostino,a confessare del tutto ignote anoi le sembianze umane di Ge-sù? Fortuna grande dunque la

nostra, se questa asserita super-stite effigie della sacra Sindoneci consente di contemplare qual-che autentico lineamento del-l’adorabile figura fisica di nostroSignore Gesù Cristo, e se davverosoccorre alla nostra avidità, oggitanto accesa, di poterlo anche vi-sibilmente conoscere!...». n

Benedetto XVI venera la Santa Sindone

il 2 maggio 2010,nella Cattedrale di Torino.

ingenuo trasporto gli chiede difargli vedere il Padre invisibile eineffabile, dichiara: “chi vedeme, vede il Padre” (Gv 14, 9).Allora: quale fortuna, quale mi-stero vedere Gesù (cfr. Mt 13,16), Lui, proprio Lui! Ma per noi,lontani nel tempo e nello spazio,questa beatitudine è sottratta?Come anche noi potremo fissarelo sguardo in quel viso umano,che in Lui rifulge quale Figlio diDio e Figlio dell’uomo? Siamoforse anche noi, come i viandantisul cammino di Emmaus con gli

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La Santa Famiglia,«luogo evangelico»della nuova comunitàteresiana

Bisogna citare il testo più impor-tante che si trova nell’ultima par-te del libro della Vita, quando lasanta racconta la fondazionedel primo monastero della Rifor-ma ad Avila, dedicato a san Giu-seppe:

Un giorno, dopo la comunione,Sua Maestà mi ordinò con deci-sione di fare quanto era possibileper attuare tale intento, promet-tendomi che il monastero si sareb-be certo fondato, e che in esso egliavrebbe trovato motivo di com-piacimento.

Doveva essere dedicato a san Giu-seppe che sarebbe stato di guardiaa una porta, nostra Signora avreb-be vegliato sull’altra, ed egli, GesùCristo, sarebbe stato con noi: cosìil monastero avrebbe brillato co-me una stella di vivissimo splen-dore (Vita 32, 11).

È un testo breve e semplice, madi un’immensa portata teologica.Nella visione sempre cristocen-trica di Teresa, tutto viene sem-pre da Gesù, è Lui che «parla»dopo la comunione, ed è lui cheispira l’impostazione della nuovacomunità. Lui, Gesù, sarà sem-pre al centro, «in mezzo» a tuttiquelli che sono riuniti in preghie-ra nel suo Nome (cfr. Mt 18, 19-20), anche se sono solo due o tre.Sarà la grande esperienza dellaChiesa come comunità orante almomento della Pentecoste, congià un numero importante di di-scepoli. Ma questa realtà dellaChiesa si verifica già nel modopiù perfetto nella Santa Famigliadi Nazareth, dove Gesù è al cen-tro, tra Maria e Giuseppe.Dunque, dedicando questa nuovacomunità, e tutte le altre fonda-zioni che seguiranno, allo stessosan Giuseppe, Teresa sceglie laSanta Famiglia come spazio ec-clesiologico privilegiato, privile-giando così la vita nascosta diGesù nella quale è immersa tuttala vita di Giuseppe, una vita che

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Il riferimentodi santa Teresa d’Avila

a san Giuseppe

SFrançois-Marie Léthel ocd

Mura di Avila.

anta Teresa ha dato uncontributo decisivo al-l’approfondimento e alladiffusione del culto disan Giuseppe in tutta la

Chiesa. E non è per niente unaspetto secondario, «devoziona-le» della sua spiritualità, ma unacomponente essenziale della suaDottrina, come Dottore dellaChiesa. È il primo Dottore dellaChiesa a mettere in piena luce ilposto essenziale di san Giuseppenel Mistero di Cristo, di Maria edella Chiesa. Ed è la stessa impo-stazione cristocentrica ed eccle-siologica sviluppata (da san) Gio-vanni Paolo II nella sua LetteraRedemptoris Custos su san Giu-seppe. Il forte riferimento di Te-resa a san Giuseppe ha un carat-tere fondamentale, in rapportocon la sua missione di Fondatri-ce. La sua relazione con san Giu-seppe (evito la parola «devozio-ne», che oggi è troppo debole) ca-ratterizza l’impostazione evangeli-ca dell’Orazione e della nuova co-munità fondata al servizio dellariforma della Chiesa.

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come per ogni comunità. La San-ta Famiglia è infatti il luogo e lospazio di vita nel quale tutte lerelazioni umane più fondamen-tali sono presenti, nella più gran-de perfezione, nella perfetta san-tità: l’uomo e la donna, il matri-monio e la verginità, la sponsali-tà, la paternità e la maternità, lafigliolanza e la fraternità.

ha sperimentato l’intercessionedi san Giuseppe, per ritrovare lasalute dopo la terribile malattiache l’aveva portata alla sogliadella morte, e più ancora nel suolungo e faticoso cammino di con-versione:

Presi per avvocato e patrono ilglorioso san Giuseppe, raccoman-dandomi molto a lui. Vidi chiara-

mente che questo mio padre e pa-trono mi trasse fuori sia da quellasituazione, sia da altre più graviin cui erano in gioco il mio onoree la salvezza dell’anima mia, me-glio di quanto io non sapessi chie-dergli.Finora non mi ricordo di averlomai pregato di un favore che eglinon mi abbia concesso. È cosache riempie di stupore pensare allestraordinarie grazie elargitemi daDio e ai pericoli da cui mi ha libe-rato, sia materiali sia spirituali,per l’intercessione di questo santobenedetto.Mentre ad altri santi sembra che ilSignore abbia concesso di soccor-rerci in una singola necessità, hosperimentato che il glorioso sanGiuseppe ci soccorre in tutte.Pertanto, il Signore vuol farci ca-pire che allo stesso modo in cui fua lui soggetto in terra – dove sanGiuseppe, che gli faceva le veci dipadre, avendone la custodia, pote-va dargli ordini – anche in cielo faquanto gli chiede.Lo hanno costatato alla prova deifatti anche altre persone, alle qua-li io dicevo di raccomandarsi alui, e ce ne sono ora molte ad es-sergli diventate devote, per aversperimentato questa verità (Vita6, 6).

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sicuramente era già finita quan-do è iniziata la vita pubblica diGesù. Giuseppe è intimamentepresente al Mistero dell’Incarna-zione come Sposo di Maria e co-me Padre legale di Gesù, vero ca-po della Santa Famiglia. Ci vienerivelato nei due primi capitoli deiVangeli di Matteo e di Luca.Così, attraverso la fondazione diquesta nuova comunità con unatale impostazione evangelica, Te-resa ci propone la Santa Fami-glia come la più perfetta Iconaecclesiologica. La realtà profon-da della Chiesa, che è la comu-nione con Gesù nello SpiritoSanto, cioè nella fede, la speran-za e la carità, è già vissuta e nelmodo più perfetto, esemplare edinsuperabile da Maria e da Giu-seppe. Una tale impostazionedella Chiesa all’interno della San-ta Famiglia, con Gesù in mezzo,Gesù al Centro e sotto la custo-dia vigilante di Maria e di Giu-seppe ha un valore universale pertutta la Chiesa, per ogni persona,uomo o donna, per ogni famiglia

L’intercessione di san Giuseppe

Questa fondazione era il fruttomaturo di tutta una esperienzache Teresa racconta nei capitoliprecedenti della sua Vita. Nel ca-pitolo 6 la santa racconta come

Avila, facciata della chiesae del monastero di san Giuseppe,

fondato da s. Teresa di Gesù.

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Questo testo è molto luminosoriguardo all’autorità paterna disan Giuseppe verso Gesù che vie-ne riconfermata da Gesù stessonella Gloria del Cielo.Infatti, come capo della SantaFamiglia, come Sposo di Maria ePadre legale di Gesù, san Giusep-pe ha un posto essenziale nel Mi-stero di Cristo, e questo rimanevero in Cielo e per l’eternità, ed èil fondamento della sua paternitàecclesiale universale come poten-za speciale d’intercessione pressoil Figlio di Dio, diventato figliodi Maria e anche realmente suofiglio. n

AUGURI, SIGNOR PRESIDENTE!

Ci è caro esprimere da questepagine auguri di ogni bene al-l’on. Sergio Mattarella, dal 3 feb-braio 2015 dodicesimo Presi -dente della Repubblica Italiana.Su di lui e sul suo mandato aservizio del popolo italiano invo-chiamo la grazia e la luce delloSpirito Santo.Rendiamo grazie alla divina Provvidenza per il dono di un Presi-dente che si ispira ai princìpi cristiani e che considera il valoredella persona e la dignità che essa esprime sia nella singolaritàdi essere umano sia nelle espressioni del suo essere sociale. Che il desiderio profondo del Presidente Mattarella di una piùsentita unità nazionale, di una politica vissuta come servizio,di uno sviluppo positivo in campo morale e sociale del nostro popolo possa realizzarsi.Buon lavoro, Signor Presidente!

Le Figlie di S. Maria della ProvvidenzaOpera Femminile Don Guanella

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Roma, Teresianum.Statua di s. Giuseppe.

«AMO IL TUO AMORE»

Se innalzo a te, mio Dio,il mio grido d’amore,non lo faccio per il cieloche ci hai promesso;né mi allontano dal tradirtiper terrore dell’inferno.Ma io ti amo, mio Dio,contemplandoti così,inchiodato alla croce imporporata dal tuo sangue.Amo le tue piaghe e la tua morte,amo il tuo amore.Al di là dei tuoi doni e delle tue promesse,quand’anche non esistessero il cielo o l’inferno,lo so, mio Dio, che io ti amerei lo stesso.Amarti è per me più felicitàche dovere.Non mi concedere nulla, quand’anche ti implorassi:l’amore che nutro per te non ha bisogno di speranza.

Santa Teresa di Gesù

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città. Dalla religiose di don Bo-sco aveva imparato ad amare Ge-sù e a servirlo nei bambini, neigiovani, nel prossimo più biso-gnoso. Nel collegio salesiano hafatto la sua prima Comunioneeucaristica e da quel giorno unproposito: «Il mio obiettivo è diessere ogni giorno più buona».

Amore umano o amore divino?

Aveva sedici anni quando si ria-prì in Villarrica il movimento diAzione Cattolica. Chiquitunga viaderì con entusiasmo e cominciòper lei un cammino gioioso diprofonda spiritualità: la preghie-ra fervente, l’Eucaristia quotidia-na, una dedizione incondizionataall’apostolato a favore dei bambi-ni, dei giovani, dei malati, deipoveri, il desiderio di consacrarela sua vita a Gesù. Tutto questononostante la forte opposizionedei familiari, di educazione libe-rale e quasi anticlericale; MariaFelicia però sapeva con il suosorriso e il suo impegno nellostudio e in famiglia smussare icontrasti.

CHIQUITUNGAUn fioredel Carmeloparaguayano

Suor Maria Teresa N. fsmpSuor Felicia A. N. fsmp

V

Chiquitunga con i genitorie i fratelli.

Alla vigilia della sua entrata in monastero le fu scattata questa fotografia con i capelli raccolti, come era sua abitudine, e con il suo meraviglioso sorriso«trascendente», che molti testimoni ricordano.

orrei provare a raccon-tare la storia di questagiovane carmelitanadella mia terra, il Para-guay, che si chiamava

Felicia come me. Una storia belladi una giovane vivace e brillantecome tante, ma che ha saputo fa-re della sua vita un dono profu-matissimo per Gesù, odoroso co-me i gelsomini che biancheggia-no nei giardini e nei viali del no-stro Paraguay.Era chiamata col vezzeggiativodi Chiquitunga (pronuncia: Ci-chitunga) ed era amatissima daisuoi familiari, dai suoi sei fratellidi cui aveva cura come unamammina. Non era nata adAsunción, dove io sono stata di-versi anni come religiosa nellaCasa S. Rosa, ma qui ha vissutogran parte della sua giovinezza,nonché gli ultimi anni della suavita nel convento delle Carmeli-tane Scalze, caro alla popolazio-ne della capitale. Infatti aveva vi-sto la luce a Villarrica (Guairà) il12 gennaio dell’Anno Santo 1925,nella famiglia Guggiari Echever-ría ed aveva ricevuto una buonaformazione cristiana dalle suoreFiglie di Maria Ausiliatrice della

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Nel 1950, per motivi politici (ave-va avuto inizio la lunga dittaturadel generale Stroessner e lo ziodi Maria Felicia era stato Presi-dente della Repubblica primadella dittatura militare) la fami-glia si trasferì ad Asunción.Subito Chiquitunga si inserìnell’Azione Cattolica della Chiesalocale, dove le furono affidati im-portanti incarichi.Nello svolgimento del suo apo-stolato, collaborava con un bra-vissimo giovane, Angel Sauà, di-rigente di Azione Cattolica e stu-dente di medicina.La sua affettività ne fu presa. Sichiedeva se il Signore la chia-masse alla consacrazione vergi-nile, verso cui era già indirizzatao a formare una famiglia, cosìcome era capitato ai genitori disanta Teresina.Cominciò a pregare perché simanifestasse chiaramente la vo-

Sauà, ma ancor più di Gesù»,confessò un giorno Maria Feli-cia. E prevalse questo primoamore della sua giovane vita.Anzi, aiutò Angel a trasferirsi aMadrid per una specializzazione

lontà di Dio e il Signore rispose.Angel le manifestò il suo deside-rio di diventare sacerdote e Ma-ria Felicia con gioia disse a Gesù:«Lo voglio sacerdote e sacerdo-te santo». «Sono innamorata di

14 agosto 1955.La vestizione religiosa.

Il 15 agosto 1956suor Felicia pronunciò i voti temporanei

e li visse con fervoredistinguendosi per la carità,

il sacrificio e la gioia.

Asunción (Paraguay).

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in psichiatria, per allontanarlodall’opposizione del padre mu-sulmano. Nel 1952, Angel entròin seminario. Chiquitunga era fe-lice: «Ho ottenuto quello che unavolta ho sognato: avere una amo-re e donarlo a Gesù».Si consacrò a Maria secondo lospirito di san Luigi Maria Gri-gnon de Montfort e si decise se-riamente per la vita religiosaclaustrale.

Nel Carmelo di Asunción

Aveva trent’anni e il 2 febbraio1955, festa della Presentazione diGesù al Tempio, tra le lacrime deisuoi familiari e il disappunto deisacerdoti che si vedevano privaredi una valida apostola, con il cuo-re sanguinante ma con il volto ra-dioso, Maria Felicia varcava leporte del povero Carmelo diAsunción, per divenire suor Ma-ria Felicia di Gesù Sacramentato.Dal 1952 si era mantenuta incontatto epistolare con Angel, at-traverso ben 48 lettere; ma cessòdi scrivergli per immergersi tuttain Dio. La sua ultima lettera por-tava parole di congedo: «Arrive-derci all’eternità».Non fu un cammino facile il suo,perché il suo animo conobbe lanotte purificatrice di cui parlasan Giovanni della Croce; maspuntata l’alba, il 15 agosto 1956emise la prima Professione reli-giosa.Era ancora giovane suora quan-do la colpì una malattia rarissi-ma. Una prova terribile, che fecesoffrire tanto suo fratello Freddy,che si angosciava: «Sono un me-dico e non posso guarire mia so-rella!».Suor Maria Felicia anche a que-sta prova rispose con il sorriso,immolandosi con amore per laChiesa, la Patria, i sacerdoti. Sipreparava alla Professione solen-ne, ma il Signore la chiamò allenozze eterne ed ella rispose conle stesse parole che aveva dette aGesù quando aveva sedici anni:«Tutto ti offro, Signore».

Il 28 aprile 1959, alle 4,10 delmattino, Chiquitunga pronunciòle sue ultime parole: «Gesù tiamo! Che dolce incontro! Vergi-ne Maria!».

Il suo sorriso

Le sue esequie furono un trionfo.Tutti erano d’accordo col dire: «Èmorta una santa».Ma quale la sua testimonianza eil suo segreto? Il suo amore, ilsuo perenne sorriso. Quel sorriso

ingenuo, accattivante, continuocon il quale sapeva accettare e legioie e le prove della vita; quelsorriso che sapeva conquistare:«Voglio ricordare l’effetto celesteche aveva su di me il suo sguar-do, che non si soffermava sullecose terrene, ma sembrava ele-varsi alle realtà celesti», dicevaun testimone.E il dottor Enrique Ibarre, suocompagno di Azione Cattolica,diceva: «Le sue finestre, gli oc-chi, lasciavano trasparire unamore inenarrabile, come unamicro esplo sio ne solare conti-nua».Chiquitunga è stata dichiaratavenerabile da Benedetto XVI il27 marzo 2010 e speriamo non sifermi il suo processo di canoniz-zazione.Ella nasceva l’Anno Santo del1925, quando la Chiesa dichiara-va santa una sua consorella fran-cese: la piccola grande Teresa diLisieux. Suor Maria Felicia l’hasaputa bene imitare nella picco-lezza, nell’amore e nella gioia.Come Teresa, Chiquitunga sape-va sorridere anche nel pianto.Non è la forza che fa il santo, mal’amore. n

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Suor Maria Felicia.

Suor Maria Felicia con i genitoriall’Ospedale della Cruz Roja.

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Pietro A. Tognini sdc *

U santo, se la santità è in tal modocomplessa e difficile?Fu un momento di silenzio nellapiccola camera; il novizio cogliocchi bassi attendeva una rispo-sta che non veniva, il maestro dispirito taceva pensieroso.– Figliuolo, – ad un tratto escla-mò – ti piace la musica?– Padre! Padre! La musica? Lei sabene... Oh, sì! Tanto! Tanto! Pian-go talvolta nella nostra chiesinaquando ascolto certe melodiecommoventissime...– E tu vuoi essere santo?– Sì, Padre! ... Sì! Ma che vuol di-re questo?– Figliuolo! La santità è armonia.Ed il giovane novizio se ne partìtutto lieto per dedicarsi a compor-re il suo vero capolavoro musica-le, e, quando moriva pochi annidopo, il vecchio maestro di spiritoebbe a dire che nessuna stonatu-ra, nessuna imperfezione era inquel capolavoro di armonia.

Don Luigi Guanella fu un santo.Non è da noi scandagliare e mi-surare tutta la grandezza dellasua santità! Troppo miseri siamo,troppo peccatori.Tentare di darne una pallida ideapuò essere da noi. Come il giova-ne novizio dell’aneddoto, noiproviamo sgomento davanti aquesta santità e la penna ci tre-ma nelle mani, nel volere, cosìcome lo possiamo noi deboli, noiumili, tratteggiare la figura dilui, santo.La sua santità fu armonia. Armo-nia fra il temperamento e l’idea-le, armonia fra la strada ed il ter-mine.V’era in lui il temperamento delSanto; forte e dolce egli sentiva.Chi non sente non può esser san-to. Quando ci presentano dei gio-vani ardenti, che vogliono esserdei nostri, lodiamo il Signore per-ché in quelle lor fiamme v’è lastoffa del lavoratore, del missio-nario, del santo. Non si creda tut-tavia per questo che in don Luigila santità fosse prodotto naturaledel temperamento, oh no!

DON LUIGI GUANELLALa sua santità fu armonia

Storia Spiritualità CarismaF AMIGLIA GUANELLIANA

* Capitolo tratto dal libro «Don LuigiGuanella», Chiavenna, 1927.

Como, S. Cuore. Affrescodi M. Bogani.

n giorno ad un maestrodi spirito si presentavaun giovane novizio, giàmusicista famoso, scar-

no, pallido, umile, umile;– Padre – dissi – mi voglio faresanto!– Sì, figliuolo! Sì, figliuolo!– Voglio, ma non posso, non pos-so!...– E perché, figliuolo?– Padre mio, quando leggo le Vitedei Santi, e vedo le loro virtù cosìnumerose: fede, speranza, carità,prudenza, giustizia, fortezza, tem-peranza, povertà, castità, obbe-dienza, umiltà ... e così via... io mispavento... E come potrò essere

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Con gli elementi fornitigli dallanatura dovette, a prezzo di sacri-ficio e di lavoro intimo, formarel’uomo nuovo. Togliere, aggiun-gere, modificare, spingere, frena-re in quel suo animo battaglieroed aperto; fare in modo che ladolcezza non soverchiasse laenergia e l’energia travolgentenon soffocasse quella soavità edunzione che ne fece il consolato-re degli afflitti; ecco la lotta inter-na negli anni della preparazioneper stabilire l’armonia di tutto ilsuo essere.La sua santità fu armonia fra lastrada ed il termine. Logicamen-te. Nessun maggior logico di unsanto.Se il termine è Dio e la stradache conduce a Dio è erta e spino-sa e non v’è altra strada all’infuo-ri di quella, oh, ben venga la stra-da erta e spinosa; la via del pati-mento, del sacrificio per il santosarà via di gioia e di sorriso.Gli uomini poco pensano al fine;se pensassero al fine, meno mise-rie, meno delitti avremmo sullaterra; si preferisce camminarefra le aiuole fiorite del mondo esi trascura la via del Calvario cheè salita faticosa e sanguinante,ma salita di salvezza. Certo, donLuigi, camminatore infaticabiletraverso queste strade del mon-do, le mille volte avrà levato ilpensiero alla via vera della croce

San Luigi Guanellain una tavola di N. Musio.La sua vita elevò un canto,una canzonealla divina Provvidenza.

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che egli voleva seguire nelle sueperegrinazioni di conforto.Armonie di fede, di speranza,d’amore! Se egli seguì così fedel-mente la via della croce fu per-ché ardentemente credeva, spe-rava, amava.

La canzone della Provvidenza

Tutta la sua vita cantò la canzonegrandiosa che a Dio sale dallecreature: canzone che trasvola ipiani e vince le altezze.Nella frase: Santissima Provvi-denza di Dio, provvedeteci voi! stail carattere della sua santità chefu appunto una fede senza limiti,una speranza senza il minimodubbio, una carità senza restri-zioni.Qualche episodio fra i cento.«Si era alla mattina di un sabatoe l’amministratore non sapevacome raccapezzarsi per pagaregli operai muratori.Com’ebbe in pensier suo cercatele vie possibili ed immaginabiliper venire ad un accomodamento,ma invano, con un fare tra il serioe il faceto si presentò a don Luigi:– Che ci hai di nuovo, bambino? –fu il primo saluto...– Che ci ho?... Lo sa bene meglio dime che oggi è sabato... ci son dapagare gli operai... ma in cassa lava male, male assai... Non potreb-be andar peggio... denari non neho... proprio piu nulla, e ancor nonso dove dar del capo per trovarne.

E don Luigi sorridente:– Oh, possibile? Vediamo un po’se non vi è proprio nulla.Va alla cassa:– Proprio vuota, già? Così presto;che ne dici?E don Giuseppe (l’amministrato-re):– Bancarotta stavolta su tutta lalinea!– Eh! Andate un po’ là, martorel-li... Ci vuol fede... Ci vuol corag-gio... Ne hai della fede, del corag-gio?– Poca.– Poca, eh? Fatti animo!– Ma come si fa?– Ben be’, preghiamo: e la Provvi-denza che è tanto buona nonmancherà di ricordarsi di noi.Così si lasciarono. Venne il mez-zodì, si fece più tardi, il sole vol-

geva al tramonto e a don Giusep-pe veniva proprio meno il corag-gio. Lo dimostrava nell’andare evenire molto preoccupato dalsuo studio, in quella specie di an-sia febbrile che in tali casi non sisaprebbe spiegare: effetto certodel timore di avere forse a bistic-ciarsi con gli operai a cui giusta-mente spettava il frutto del lorosudore.Ormai c’era da disperare: madon Luigi non era per nulla tur-bato, anzi sulla sua fronte parevabrillasse un raggio deila più purasperanza.Non andò confuso. Proprio verso

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sera un distinto personaggio vie-ne a fare visita a don Luigi.Dopo aver parlato di molte e va-rie cose, cadde il discorso sullecondizioni finanziarie della casa.Sorpreso della serenità di donLuigi nelle sue ristrettezze e dellasua grande fiducia nella Provvi-denza, orgoglioso che gli si pre-sentasse sì bella occasione di es-serne degno strumento, senz’al-tro mise mano al portafoglio, econ un gentilissimo: – Se crede,pagherò io questa volta per lei, –ne trasse l’intera somma dovu-ta...».«Un giorno che in Casa di Comotutti, giovani e vecchi, erano en-trati in refettorio per il pranzo,dopo il consumo della minestrala cuciniera annunciò che pietan-za in quel giorno non c’era.

La sua santitàfu armonia.Armonia fra iltemperamentoe l’ideale,armoniafra la stradaed il termine.

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Don Luigi vedendo i giovani cheuscivano dal refettorio col solopane in mano, disse loro:– Abbiate fede, verrà anche il com-panatico.Un momento dopo s’apriva ilportone di casa e ne entrava unagrande pentola con un mezzobue già cotto, mandato dal pub-blico macello.Tutti tornarono lieti in refettorioa riprendere il pranzo».«Una volta, durante un pellegri-naggio di milanesi a Como, pro-pone di servir loro un po’ di cola-zione. Tardi don Luigi si accorgeche manca il pane: le suore am-

passi di don Luigi – e volle visita-re la Casa S. Famiglia aperta dadue anni. Alle mie osservazionicirca la meschinità dell’ambienterispose, quasi parlando a se stes-so, nell’atto di guardarsi intorno(eravamo nella cucina a pianter-reno):– Queste case son destinate a di-ventar palazzi!E subito aggiunse:– To’, prendi una medaglia!Era una moneta d’oro. So d’averriferito della visita e ripetuto lafrase all’arciprete di Chiavenna,don Leopoldo Moioli, il quale midisse:

– Guarda che queste parole, sullabocca di don Luigi, sono una pro-fezia.Infatti quattro anni dopo, nel-l’aprile 1904, si dava principio al-l’attuale nuovo grande fabbrica-to; e la moneta d’oro, sempreconservata, fu il primo accontodato all’architetto per le primespese della perizia...».– Queste parole sulla bocca didon Luigi sono una profezia! –Teniamo fisso nel cuore ricono-scente il ricordo dell’arciprete diChiavenna, poi prevosto dellaBasilica di S. Fedele in Como,che primo ci indirizzò sulle viedel santuario; egli non errava dicerto attribuendo a don LuigiGuanella il dono della preveg-genza.Racconta al riguardo suor LuigiaBarzaghi, Superiora della Casa-Ricovero di Berbenno:– Un giorno prima che le suorepartissero da Milano per gli asili,don Luigi le chiamò per dar lorogli opportuni avvisi e la sua be-nedizione. Alle suore poi che do-vevano recarsi a Lavena imposeche non partissero col treno dellenove, ma con quello delle undici,mandandole intanto a fare unavisita alla chiesa dei CarmelitaniScalzi. Le suore fecero osservareche con quella corsa non avreb-bero più avuto la coincidenza col

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manniscono la zuppa col paneche egli taglia ed intanto la Prov-videnza provvede...».La sua vita è tutta intessuta diquesti aneddoti gentili e mirabiliche sono la prova più bella dellasua santità; ma la ristrettezzadello spazio ci vieta di citarne al-tri.Non possiamo tuttavia tralascia-re quanto riferisce il piissimo ecompianto Canonico don PrimoLucchinetti, che noi fin dalla fan-ciullezza avemmo la fortuna diconoscere ed ammirare nella suaCasa-Ricovero di Mese in quel diChiavenna.«Nell’ottobre del 1900 don Luigivenne a Mese, per incoraggiare econsolare me, a cui da pochi dìera morta tragicamente la madre– sempre la carità il movente dei

Vetrata a Vancouver.

Como. MuseoDon Guanella.Cameradi don Luigi,con finestrellache dà sultabernacolo.

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battello a Porto Ceresio; ma eglidisse che si fermassero a dormirea Varese presso due signorine,patronesse dell’asilo di Lavena.Seppero poi che il treno partitoalle nove da Milano ebbe unoscontro nel tratto Gallarate-Vare-se e lodarono il Signore che aves-se così bene illuminato don Lui-gi.Ebbe il dono della scrutazionedei cuori. Sapeva intendere leanime, dissiparne le difficoltà,consolarne le intime angoscie,penetrarne i segreti. Predisse va-rie volte avvenimenti riguardantile sue opere o suoi figli spiritualiod altri... Tra i molti, ecco unpiccolo e pur significativo aned-doto, come viene testimoniatonei Processi, da un confratello:«Assistetti io alla morte di certasuor Ester Pasini nell’aprile del1906 qui alla Pia Casa in Mila-no, consumata dalla etisia. Ilservo di Dio in ogni sua venutaa Milano si recava a visitarla ela confortava col pensiero delpremio che lo Sposo le tenevapreparato. Un giorno la suoraebbe a dirgli:– Se è così bello il Paradiso, milasci andar lassù.– Non ancora! – rispose il Ser-vo di Dio.Insistette ancora la suora in al-tro giorno ed ebbe la rispostache egli doveva recarsi in altracasa, al suo ritorno l’avrebbe la-sciata andare. Infatti il Servo diDio ritornò la settimana dopo, sirecò subito al letto della suora e,appena questa lo vide, ella stessaintonò il Te Deum e spirava.Vero. Sui passi di don Luigi sisvilupparono le opere buone nonsolo, ma fiorirono le anime belle,anzi le anime eroiche.Ricordiamo specialmente la Ser-va di Dio Caterina Guanella, mor-ta in concetto di santità, sorellaamatissima del Nostro; la Servadi Dio suor Chiara Bosatta (orabeata, ndr), tra le prime dell’Ope-ra, volata al cielo piena di meritie consumata nel quotidiano sa-crificio, a soli 29 anni; il giovi-netto Alessandrino Mazzucchi, ilpiccolo s. Luigi della Casa. I no-stri Annali hanno raccolto la bre-

ve biografia di moltissime animeche da don Luigi Guanella furo-no guidate con mano forte e soa-ve, verso l’immolazione completadi sé, in ministero continuo dicarità; ma delle tre anime vera-mente grandi, più sopra ricorda-te, si narrarono per stampa, adedificazione, le virtù e le opere,incentrate nell’amore vivissimo aCristo eucaristia.

Noi ricordiamo ancora i lunghirosari, a sera, nella pace dellanostra casuccia montana e le de-cine di Gloria in onore dei santiprotettori d’ogni paese della val-le, le lunghissime filze di Re-quiem in suffragio dei nostri ca-ri, degli amici, dei conoscenti.Don Luigi, il prete montanaro,mantenne sempre quest’abitudi-ne bella, ancor oggi diffusa nellaValle Spluga, abitudine in luivieppiù accresciuta da un ardoreserafico; e la sua vita fu continuapreghiera.Pregare e patire! Ecco il suo pro-gramma dove anche il patimen-to è offerto come preghiera.Pane e Paradiso, due parole chescolpiscono a carattere indele-bile lo spirito della sua fonda-zione. Sulla terra il pane ai po-veri! Pane materiale, pane spi-rituale. Oltre la tomba, il Pa-radiso. Pane e Paradiso! Ledue cose essenzialmente ne-cessarie ad un pellegrino del-la vita. Un tozzo di pane persostenere il corpo, lo sguar-do in alto... e avanti!Era umilissimo. Se l’umiltàvera è l’indice di ogni virtù,certo egli ebbe ogni virtù.Un giorno, in viaggio, duesacerdoti stavano conver-sando, mentre vicino a lo-ro sedeva sconosciuto don

Luigi... E la conversazione finìper cadere sulle opere della Divi-na Provvidenza: – Io non so... –diceva l’uno – questo don Guanel-la o è un gran santo o è un granpazzo...L’altro stava per rispondere qual-che cosa, quando don Luigiesclamò ridendo:– Siccome santo non sono, dun-que sono pazzo!... Grande e premurosa meravi-glia dei due reverendi!Ricorda il venerato amico e be-nefattore nostro don BeniaminoGiacomini, sacerdote zelantissi-mo e di santa vita, ex arciprete diChiavenna, morto poi Servo dellaCarità:«...Aggiungo poi, per dire del con-tegno del Servo di Dio di frontealle difficoltà suscitategli ed aisuoi detrattori, che un giorno mi

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Santo o pazzo?

Sì, nell’Eucaristia don Luigi Gua-nella cercò la vita e volle che ivila ricercassero con generosità isuoi.«Nostro Paradiso in terra», stascritto in parecchie chiesine dellesue Case. Le sue Case furonofondate sempre attorno ad un ta-bernacolo. Voleva che si pregas-se. Pregava sempre. In casa, allavoro, in viaggio. Quanti rosari,incantucciato nel suo vagone diterza egli recitava nelle corse at-traverso l’Italia, quante coronci-ne della Provvidenza e della Mi-sericordia gli fiorivano dal cuoresulle labbra nelle lunghe ore diaspettativa alle stazioni!

Como. Museo Don Guanella.Scarponi di don Luigi,

camminatore infaticabile.

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trovavo con lui sul battello a va-pore in viaggio da Como alla Val-tellina. Egli stava a scrivere su untavolo ed io a leggere qualcunodei libri del Guanella ed avevo ame vicino un sacerdote scono-sciuto che mi richiese esso puredi vedere quel libro, e poi mi dis-se che secondo lui l’autore di quellibro, precisamente don LuigiGuanella, era uno squilibrato (co-me mi diceva d’aver sentito direanche da altri). Io gli feci cennocome di tacere essendo lì presen-te... l’imputato. Fu allora che ilServo di Dio con tutta calma si ri-volse a quel sacerdote dicendogli:– Amico mio, come sta?Racconta Mons. Bianchi:«Mi sono trovato presente in Ro-ma in una visita che il Servo diDio faceva in mia compagnia aduna signora altolocata per parla-re in favore delle sue opere, e intale circostanza io sono rimastoedificato della pazienza ed umil-tà di lui. Perocché avendo la si-gnora inveito violentemente con-tro il Servo di Dio ed i suoi preti,le sue monache e le sue opere, ilServo di Dio lasciò che la signorasi sfogasse quanto voleva» e poile rispose con tanta mansuetudi-ne e bontà che la signora rimasecommossa e dié in un dirottopianto, chiedendo perdono alServo di Dio. In altre simili cir-costanze, che nei circa dieci annidi consuetudine col Servo di Diomi si sono date, di trovarmi pre-sente a offese fattegli, io ho con-statato non solo la sua pazienza,ma anche il perdono e la dimen-ticanza dell’offesa...».Non che vantarsi d’aver apertotante Case, diceva d’esser causad’altre mancate benedizioni cele-sti; si chiamava: – Un servo inuti-le da nulla. – Egli difatti, al pri-mo guardarlo, sembrava un uo-mo ordinario, semplice; in luil’umiltà era divenuta una secon-da natura.

E fu subito chiamato santo

Non si dava l’aria del privilegia-to, dell’ispirato. Anche quelle for-me esterne di pietà, lecite sem-pre, ma un tantino ricercate, eglile fuggiva. La sua pietà fu soda esicura. Mistica senza falsa poe-siola stolta, devota senza affetta-zioni inutili, completa senzafronzoli opprimenti.«...Era sempre bello ed edificantevederlo prostrato dinanzi al SS.Sacramento straordinariamentedevoto nella S. Messa, raccolto esovente genuflesso nella recitadel S. Ufficio. Talora il corpostanco sembrava abbandonarsi asé; eppure le mani col loro gestosimboleggiavano invece la ten-sione in alto d’uno spirito spasi-mante sino all’angoscia, il confi-dente abbandono in braccio allabontà ed alla Provvidenza del Pa-dre celeste: era indubbio e chiaroil raggiare della fede, del fervore,della pietà di quel cuore serafico.Nello schivare certe forme appa-riscenti di pietà corporale..., sisvelava un’altra forma caratteri-stica, come della pietà, così ditutte le di lui manifestazioni vir-tuose, vale a dire la semplicità,data come contrassegno ai suoifigli ed alle sue figlie spirituali.Una semplicità volta a far sì chel’esterno fosse, non il velo ipocri-ta, ma il cristallo irraggiante lapura luce dei sentimenti dell’ani-

ma, ed adatta a rendere la virtùcristiana facile ed amabile alprossimo...».Mortificava il corpo, lo spirito; siaccontentava di un vitto sempli-ce e scarso, magari di un poco dipane inzuppato nell’acqua; por-tava il cilicio, si flagellava talvol-ta a sangue, si offriva come vitti-ma per i peccati del mondo.In tal modo la definizione: lasantità è armonia, ebbe in lui uncompimento felice.Armonia di linee. Armonia di no-te. Tutte le sue facoltà, in uncomplesso meraviglioso e vario,vennero ordinate al fine; accu-mulò nella vita interna quei teso-ri che poi dovevano brillare da-vanti agli uomini nell’esplicarsidella missione benedetta.Ed ancor vivo, l’ammirazione dimoltissimi lo disse santo; tale fa-ma fu comune presso ogni generedi persone, incominciando dallepiù umili creature fino agli uo -mini più cospicui per autorità,dottrina, santità; fra tutti, i PapiPio X e Benedetto XV; santo loproclamò la voce di tutto un po-polo nel giorno dei funerali cheben furono il suo trionfo; le nu-merosissime grazie ottenute persua intercessione attestano que-sta sua santità; le opere sue che,fondate in mezzo a tante persecu-zioni, si moltiplicano oggi al di làd’ogni confine, al di là d’ogni bar-riera, ne sono la prova migliore.... Sua Eminenza il Cardinale

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Panorama di Gualdera (Sondrio).Nell’agosto 1913 don Luigi saliva

per l’ultima volta a Gualdera con don Leonardo Mazzucchi e qui

gli rivelò la missione che la Madonna gli aveva affidato fin da bambino.

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Ferrari..., tenendo in Cattedraledi Como il famoso suo discorsofunebre in lode del nostro Fon-datore amatissimo, proclamava:«...Allorché l’apostolo Paolo tessel’elogio della Carità, le dà percompagne le più belle virtù cri-stiane, la pazienza, la benignità,la generosità di cuore: Charitaspatiens est, benigna est, non ae-mulatur... Ora tutte queste virtùfurono l’ornamento della vita didon Guanella. In lui sempre, intutte le circostanze liete o dolo-rose regnò inalterata una tran-quillità spirituale che impronta-va gli atti e le parole d’una calmaammirabile.(...) Mediante il lavoro lungo ed

assiduo di vigilanza interiore,giunse a quella padronanza di séper cui tutto ciò che accade vieneaccolto con pace e con gioia co-me un dono di Dio. Della pazien-za si era formato un abito, cosìche vi riduceva gran parte del-l’esercizio della perfezione cri-stiana, e sul letto di morte uscì adichiarare che patire equivale adaver pazienza.Quanto non ha egli patito! Lacroce è il retaggio di ogni uomopellegrino in terra...; per donLuigi Guanella essa fu gravosissi-ma...Ecco quale fu il Servo della Cari-tà. Prendiamo lezioni da lui, fra-telli, poiché il sentiero da lui bat-

tuto è quello del cielo e a noi pu-re è riservato...E tu, fedele Servo della Carità(don Luigi Guanella), accogli lenostre lacrime di saluto. Pren-dendo congedo da te, sentiamol’amarezza del distacco, compen-sata soltanto dall’arcana letiziache deriva in noi dalla consape-volezza che tu, anima santa e ca-ra, sei salva, che già hai udito ledolci e frementi parole del tuo enostro Dio: Euge serve bone et fi-delis, intra in gaudium Dominitui. Vieni dunque, servo buono efedele, entra nella gioia del tuoSignore!...». n

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UN ANNO DI GRAZIA:LE INDULGENZE

«Il giorno 10 di ottobre del 2014 la PenitenzieriaApostolica, per speciale mandato del Santo PadreFrancesco e per richiamarne la paterna benevolenza,concede ben volentieri un Anno Giubilare con annes-sa Indulgenza plenaria, alle solite condizioni (confes-sione sacramentale, comunione eucaristica e pre-ghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice),a quei fedeli che escludano qualsiasi affetto verso ilpeccato e siano animati da sincera carità; Indulgen-za da acquistarsi una volta al giorno e applicabilecome suffragio anche alle anime dei fedeli trattenuteancora in Purgatorio:a) ogni volta che prendono parte alle celebrazioni

giubilari opportunamente definite;b) ogni volta che visiteranno in forma di pellegrinag-

gio le chiese giubilari, indicate come tali nellalettera di richiesta, e qui parteciperanno con de-vozione a qualche sacra funzione o, almeno, sta-ranno alla presenza dell’immagine o delle reliquiedi san Luigi Guanella, per un congruo spazio ditempo, in devota meditazione e concludendo infi-ne con la preghiera del Padre nostro, con il Sim-bolo della Fede e con invocazioni alla Beata Ver-gine Maria e a san Luigi Guanella.

Gli anziani, i malati e tutti coloro che non sono ingrado di uscire di casa per grave causa, potrannougualmente ricevere la Indulgenza plenaria se, mani-festando sincero pentimento per i propri peccati e

l’intenzione di aggiungere, appena possibile, le tresolite condizioni, si uniranno spiritualmente alle cele-brazioni giubilari e ai pellegrinaggi e offriranno al Si-gnore miseri cordioso preghiere, le proprie sofferenzeo i disagi della propria vita.E affinché la possibilità di conseguire il perdono divi-no attraverso la mediazione della Chiesa, possa at-tuarsi più facilmente attraverso la carità pastorale,questa Penitenzieria chiede con insistenza che i sa-cerdoti della Congregazione dei Servi della Carità, sioffrano, con animo pronto e generoso, alla celebra-zione della Penitenza e che spesso portino agli infer-mi la Santa Comunione.Il presente decreto avrà validità per tutto l’Anno giu-bilare».

Mauro Card. PiacenzaPenitenziere Maggiore

Mons. Giovanni Maria GervaisAiutante di studio

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esclamava: “Sono stata io a faretutto ciò!”. Osservandole: “Ma checosa dite mai d’aver voi coronato dispine e crocefisso il Signore?”, essarispondeva: “L’ho proprio crocefis-so io! Ma non lo vede lei che l’ho iostessa coronato di spine, flagellato,e crocefisso: io lo vedo, io lo vedo”.Da questo suo meditar la Passionemi risulta che la Serva di Dio rica-vava sempre un più forte desideriodi patire con Gesù».«Una volta [l’ho] rinvenuta che,contratta quasi in volto, piangevadicendo: “Io ho crocifisso il Signo-re”».«Tra le sue pene interne, di mezzo aisuoi sospiri, si sentiva esclamare:“Oh, quanto il Signore ha patito perme, ed io non son buona di soppor-tare!” (non so che pene avesse). Pa-rimenti la si udiva dichiarare d’esse-

re stata lei la causa, pei suoi pecca-ti, della Passione e che meritava chela terra le scappasse sotto i piedi.Anche ad Ardenno, di notte l’ho sen-tita piangere e ripetere tra i sospirisimili dichiarazioni... a Pianello... lavedevo anche piangere nel fare laVia Crucis, con le braccia incrociateed il Crocifisso nelle mani».

Anche inferma e ormai prossimaall’incontro gioioso con il volto diDio, rivivrà il mistero di Cristonella contemplazione dolorosadella sua passione, partecipandovipure con le lacrime, come assicu-ra la teste 4:

«La Serva di Dio, mentre era am-malata, guardava spesso con divo-zione al Crocifisso che le pendevadinanzi dalla parete sul caminetto,come anche si teneva il suo Cro -

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La vera naturadelle sue«lacrime»

P. Valentino Macca ocd *

Seguendo la beataChiara Bosatta

C’

«[...] meditando la passione di Gesù,al vederlo piagato,coronato di spine, crocifisso,(suor Chiara) esclamava:“Sono stata io a fare tutto ciò!”...».

* Valentino Macca, Prove spirituali e vi-ta mistica. Le prove spirituali della Ser-va di Dio suor Chiara Bosatta (1985),in Chiara Bosatta. Scritti e documenti.Centro Studi guanelliani - NuoveFrontiere Editrice, Roma 2002.

Il fatto

è anche un altro aspettobene rilevato dai testi,aspetto che giudico an-cora più valido nel con-testo teologico, perché

offre la motivazione profonda del-le lacrime nel «senso autentico delpeccato» che dominava l’animodella Serva di Dio. Raccolgo alcu-ne testimonianze più significative:

«[...] meditando la passione di Ge-sù, al vederlo piagato, coronato dispine, crocifisso, [suor Chiara]

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cifisso della professione accanto ase medesima sul guanciale, e l’hosentita esclamare rivolta al Croci-fisso: “Sono stata io a metterlo incroce”».

Penso umilmente che, nella lucedi quanto vengo accennando coitesti, le «lacrime» della Serva diDio cambino prospettiva e signifi-cato. D’altronde, lo stesso donGuanella, anche sollecitato diret-tamente dalla Serva di Dio, desi-derosa di conoscere un giudiziomorale sicuro sul suo pianto, di-chiarava:

«Più volte mi si presentò la Serva diDio, chiedendomi se il suo piantofosse peccato o difetto peccamino-so, ed io per tutta risposta non sa-peva che dirle di meglio, dopo averscandagliato l’animo suo, chel’evangelica espressione: “Beatiquelli che piangono”».

È ciò che il Beato propone anchenelle note per la vita della Serva diDio, rivelando come e quanto eglisi sia applicato allo studio nellapreghiera per capire l’anima disuor Chiara e per poterla dirigerenella via della perfezione secondoi disegni dello Spirito Santo.

Il «dono delle lacrime»

Non mi stupisce perciò che donGuanella per ben due volte nellestesse note, redatte a poco piùd’un anno dalla morte dell’umilesuora (sembra tra il 1887 e il1889), parli di «dono delle lacrime»in senso tecnico abbastanza preci-so, esplicitando che tale «dono»«le rischiarava l’intelletto; le mo-vea il cuore a più salutari eccita-menti e così godeane altamente inrisaper quello che in lei era dabuon influsso della divina grazia...in risaper che il pianto certo pote-va esser da Dio, perché la condu-ceva a staccarsi più vivamente dal-le miserie di quaggiù, ad unirsipiù istrettamente a Dio». Si trattadi giudizio teologico notevolissi-mo in una persona così prudente.È notevole che almeno altre duetestimonianze processuali esplici-tamente parlino della cosa, asse-

rendo sicuramente che la Serva diDio «aveva il dono delle lacrime».L’affermazione è molto importan-te perché aiuta a comprendere il«mistero», come lo chiama donGuanella, delle lacrime di suorChiara alla luce della tradizioneteologica. Don Guanella stesso sirifà direttamente a san Giovannidella Croce e a santa Teresa di Ge-sù, ai quali ricorreremo in seguito.Ciò che importa rilevare è che consuor Chiara sembra si sia ritornatia qualche padre del monachesimoprimitivo, presso il quale il «pian-gere» era un valore autentico diconversione, nel senso pieno del-l’espressione, espressione del «lut-to» e della «compunzione» delcuore, manifestazione concreta direazione al peccato, quale offesadi Dio, fonte di serenità e di pace.La tradizione posteriore non ha

mancato di sottolineare quanto dipositivo è racchiuso nelle «lacri-me», che l’antica liturgia, con unaformula già presente nel sacra-mentario gregoriano, chiedeva co-me un dono. D’altronde è noto co-me le «lacrime» caratterizzinoprofondamente, con incontrastatanota mistica, il celebre Diario disant’Ignazio di Loyola, del quale ilpadre Joseph de Guibert ebbe adire: «Personalmente non conosconessun caso di santo o santa in cuile lacrime abbiano avuto una par-te tanto importante».La nostra Serva di Dio, in umiltà esemplicità, riflessa anche nel det-tato modesto delle sue lettere,sembra vivere questo «dono» piùcome un martirio che come unagioia, anche se non mancanoespressioni rivelatrici di una gra-zia di illuminazione «saporosa» diDio, che, di tempo in tempo,squarciando le nubi, nel suo «pur-gatorio» le infondeva consolazio-ne. Don Guanella al processo ebbea deporre al proposito:

«Sotto la sferza dei patimentiera come in un purgatorio e inparadiso, che si avvicendavano:purgatorio per le pene, paradisoper le interne consolazioni chene ritraeva. Fu precisamente invederla ed ammirarla in talesuo patire e godere straordina-rio, che io compilai un brevediario della sua vita e di questesue meraviglie».

Ciò che interessa maggiormente èil riflesso pratico che il fenomenoaveva nella vita teologale dellaServa di Dio, il «contesto» di ab-bandono alla volontà del Signore,di amore alla croce, di umiltà eobbedienza della sua vita. Si avràpoi occasione di verificare, soprat-tutto coi dati del processo, talecontesto che sembra del tutto po-sitivo. Per ora basti avervi accen-nato per vedere nelle lacrime unvero dono dello Spirito Santo. n

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«Quando un uomo piangein preghiera,

Dio, il grande re di tutti i mondi,perdona tutti i suoi errori

e copre di grazie il suo volto»(Matta El Meskin).

La passiflora è il fiore simbolodella beata Chiara Bosatta.«Quanto più cresce dentro il bambino,tanto più aumentano le lacrime»(Isacco il Siro).

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«Don Leonardoè mio figlioccio,

perché l’ho battezzato io.È un bravo figliolo,saggio e prudente,e si farà onore

nella Congregazione, come voi tutti

sarete testimoni».Don Guanella

mai esplicitamente invitato! Mala bontà non può fare a meno didiffondersi e così nell’ottobre del1906, si aprivano per il giovanesacerdote, le porte della Casa Di-vina Provvidenza. Nella sceltaentrarono in gioco anche fattorilegati all’indole di don Leonardoche lo facevano meno idoneo allacura d’anime. Lì ci si imbevevadello spirito di don Luigi attra-verso l’impegno della preghiera edel servizio: «Pregare e patire».Il 24 marzo 1908 fu tra i primiconfratelli che, assieme al Fon-datore, emisero la professione re-ligiosa nel Santuario del SacroCuore e lasciò scritta la cronacadi quell’evento con parole mira-

Suor Franca Vendramin fsmp *

DON LEONARDO MAZZUCCHIIl discepolo preferito di don Guanella

Pianello del Lario (Como)17 giugno 1883

Como, 28 marzo 1964

in don Guanella a infiammareben presto il piccolo Leonardo,che già a nove anni inoltrava do-manda al rettore del seminariodiocesano di S. Abbondio (Co-mo), per essere ammesso aglistudi ecclesiastici. All’ordinazio-ne sacerdotale l’8 dicembre 1905,fece seguito la destinazione a Ro-dolo in Valtellina.Quanto sarebbe piaciuto a donGuanella averlo fra i suoi Servidella Carità, anche se non l’aveva

Q* Suor Franca ringrazia don Gabriele

Cantaluppi per la collaborazione.

Pianello del Lario, paese nataledi don Leonardo.

Primo viaggio di don Leonardonell’America del Sud (28 settembre

1933). Eccolo sul Ponte Grande, in attesa di ritrovarsi cogli amati

confratelli.

uattro fratelli: Alessan-drina, Alessandrino,Salvatore e Leonardocomponevano la fami-glia di Natale e Dome-

nica Mazzucchi, che era tra quel-le che accolsero senza pregiudizidon Guanella quando nel giornodi San Martino del 1881 entròparroco a Pianello del Lario.A Miranico, una frazione pocodistante dalla chiesa parrocchia-le, il 17 giugno 1883 nacque Leo-nardo. Fu proprio don Guanellaa battezzarlo quattro giorni do-po, aggiungendo anche i nomi diGiuseppe e Luigi. Fin da bambi-no, ebbe la devozione a san Leo-nardo da Porto Maurizio, grandeamante del Crocifisso: come lui,anch’egli ebbe presto la sua cro-ce, quando ad appena tre anniperse il padre, restando solo conla madre e i fratelli ancora in te-nera età. Forse, fu proprio il fuo-co spirituale che vedeva ardere

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bili, dalle quali traspare tutto ilsuo affetto per lui.Il lavoro non mancava e donGuanella ammirava, in quel suofiglio spirituale, una generosità euna fedeltà senza pari, tanto cheappena cinque anni dopo, lo no-minò consigliere generale. Pur-troppo, la salute di don Leonar-do ebbe sempre alti e bassi e donGuanella lo invitava alla modera-zione nell’attività per evitare «ilpericolo dei giovani, i quali noncredono e non vogliono mai dirsimalati». Al tempo stesso però, loseguiva con consigli paterni nellasua formazione ascetica e apo-stolica: «Ti raccomando la popo-larità del dire e dello scrivere...Contami della tua santità, dellatua sapienza...» e lo spingeva adimitare il fratellino Alessandrino.Gli incarichi affidatigli furonosempre prestigiosi, basti dire chea ventisette anni fu nominatomaestro dei novizi ed egli seppeunire la serietà e la fermezza allacomprensione e all’accondiscen-denza alle esigenze giovanili.Nel 1915 morì don Guanella e

don Leonardo divenne consiglie-re generale a fianco di don Aure-lio Bacciarini, designato dallaSanta Sede Superiore generale.Sei anni dopo fu nominato Vica-rio. Quando poi don Bacciarini,eletto nel frattempo vescovo diLugano, si dedicherà totalmentealla sua diocesi rinunciando allaguida della Congregazione, eglidiventerà Superiore generale(1924), carica che tenne per ven-tidue anni.A lui sarebbe spettato il compitonon facile di avviare la giovaneCongregazione verso una vita re-ligiosa più regolare e ordinata,anche in vista dell’approvazionepontificia. Erano anni in cui levocazioni non mancavano e oc-

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Como. Don Luigi Guanella con donAchille Grandi. Dietro (sulla destra),il sorridente giovane sacerdotedon Leonardo Mazzucchi.

Roma. Ottobre 1925. Don Leonardocon i primi missionari Guanelliani

pronti a salpare per l’Argentina.

Presso le Logge di Raffaello. Capitolari del 1936 e confratelli delle case romaneattorno a don Leonardo, rieletto Superiore, e a mons. Caccia Dominioni, Maestro

di Camera e amico delle nostre Opere.

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trovano posto anche sul Charitas,(il periodico da lui voluto comerivista interna alla Congregazio-ne fin dal 1922 e che compilò perben ventitre anni) e sul Bolletti-no «La Divina Provvidenza» fon-dato da don Guanella, di cui fuanche direttore.Fu proprio il suo amore per ilFondatore ad indurlo ad iniziarenel 1916 la pubblicazione delleOperette ascetico-morali. Nel1935 avrà la gioia di vedere l’ap-provazione definitiva delle Costi-tuzioni dei Servi della Carità daparte della Santa Sede, coronan-do anni di attese e di sacrifici.Egli le definisce «Codice raro epio, riconsegnato dalle mani, me-glio, dall’anima di don Guanella».Una delle passioni di don Leo-nardo sono stati pure gli Ex Allievi delle Case guanelliane.Egli dichiara espressamente chel’idea era già di don Guanella,però è stato lui che ha dato il via

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correva plasmarle secondo lo spi-rito del Fondatore, bisognavastendere degli scritti, dei Regola-menti ai quali fare riferimento.Nel Seminario di Fara Novarese,don Mazzucchi fu il primo diret-tore, con delle idee chiare. Scri-veva infatti: «Qui gli alunni, oltreche a rifornirsi la mente dellascienza necessaria allo stato a cuiaspirano, dovranno in modo par-ticolare attendere a formarsi allospirito di pietà, al sacrificio e aogni più eletta virtù». E lui stessodava l’esempio. Fervido scrittore,oltre che opuscoli legati alla sto-ria locale di Como e della sua ter-ra, era impegnato a redigere ap-punti di ascetica e di pedagogiaper i suoi alunni, fino alla fonda-mentale biografia di don Guanel-la dal titolo «La Vita, lo spirito ele opere di don Guanella», editanel 1920. Era poi ricercato predi-catore presso le suore guanellia-ne. Ci furono anche i problemi fi-

Como. Museo Don Guanella. Affresco: Sui passi di lui.

nanziari da affrontare: erano ri-solti secondo la massima di donGuanella «fermarsi non si può,finché ci sono poveri da soccorre-re».Fu durante il suo generalato chela Congregazione aprì le primecase in America Latina, in Argen-tina, cui seguì il Brasile. Eglistesso le visiterà quattro volte,sobbarcandosi le fatiche del viag-gio e offrendo esempio di «trattoaffabile con tutti, modesto, riser-vato e caritatevole verso ogni clas-se di persone», come testimonieràun confratello che lo accompa-gnava.Appassionato di letture, soprat-tutto di carattere storico, aiutatodalla sua prodigiosa memoria,diede luce a numerosi scritti le-gati alla storia locale, ma anche aquella della Congregazione e che

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ai primi nuclei, partecipando ailoro raduni.Don Leonardo ebbe cuore di pa-dre, a imitazione di don Guanel-la. Durante una riunione delConsiglio generale, si oppose aduno che obiettava l’ammissionedi un confratello alla professionea causa della salute malferma,dicendo: «Si vede che lei non èmai stato malato». Spesso anchenella visita alle Case si facevamediatore fra le drastiche deci-sioni del superiore e i confratelli.In particolare, pesarono nel suoanimo le vicende legate alla guer-ra: il richiamo alle armi di molticonfratelli; le difficoltà di rag-giungere le Case più lontane gliimpedirono la vicinanza fisicanei momenti della prova; ma so-prattutto, dal giugno al settem-bre 1944, la vicenda di alcuniconfratelli sospettati dalle forzefasciste che portarono al loro ar-resto e la cui liberazione gli costòfatiche e umiliazioni.Nel 1946 l’età e gli acciacchi in-dussero il Capitolo generale asollevarlo dal peso della massimacarica, lasciandolo però Vicario esuccessivamente Consigliere, maegli continuò sempre a dare ilsuo fondamentale apporto per-ché la Congregazione camminas-se sulle orme di don Guanella.Nel 1955 celebrò la sua Messa

RENDIMI FORTE

di don Leonardo Mazzucchi

O mio Dio, da’ forza alla mia anima, il mio spirito viene menonelle asprezze della vita. Rendimi forte! Fa’ che le traversie, i di-sagi materiali, le disgrazie temporali, gli sconforti morali, le spiri-tuali debolezze, tutto da te voluto o permesso, riesca a mio mag-gior bene, alla formazione d’un carattere saldo, costante, magna-nimo; alla purificazione e alla santificazione d’un’anima buona,fervida, attiva, dedicata costantemente all’amore più puro di Dioe del prossimo.Gesù, tu vuoi che io sia tutto tuo: ministro della tua gloria e dellatua misericordia, sia lavato dalle mie iniquità nel torrente dellatua grazia. La mia anima candida, tranquilla, purificata da ognicolpa, immune da ogni rimorso, divenga l’anima forte, ardente,serafica di un sacerdote dell’Altissimo. Forte contro le tentazionisia tuo degno ministro. Diffidando delle mie forze e confidandoin te solo, vittorioso contro le debolezze del carattere, le contra-rietà della natura, la forza nemica delle passioni, ubbidiente aisuperiori, sicuro di coscienza e d’azioni, confermi la mia vita inolocausto d’adorazione e di espiazione alla tua Maestà.Gesù lo voglio: esaudiscimi, perdonami, purificami. Madonna,Santi, Angeli, aiutatemi!

Cfr. GIANNINI ANNIBALE, Una vita al servizio diun’opera. Don Leonardo Mazzocchi, Como,Casa Divina Provvidenza, 1969, pp. 342-343

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Como, Sacro Cuore.Tomba di Alessandrinoe don Leonardo Mazzucchi.

d’oro e successivamente diede al-le stampe due libri preziosi: il«Saggio d’un regolamento discipli-nare», per dare uniformità allavita comunitaria nelle singole ca-se, e «Con il Padre lassù i figli»,che raccoglieva i necrologi deiconfratelli defunti. In ambeduevibra il suo animo: quello di chiaveva vissuto accanto a don Gua-nella ed accanto a tanti confra-telli dei tempi eroici dell’Opera.Si spense nella Casa madre diComo il Sabato Santo 28 marzo1964.Il ritratto più bello di lui fu forsequello intessuto dall’allora Supe-riore generale don Carlo De Am-broggi: «Figlio e discepolo predi-letto di don Guanella, Padre eMaestro nel solco del Fondatore».

Ora, don Leonardo riposa con ilfratello Alessandrino nell’Urnadella Cappella della Memorianel Santuario Sacro Cuore diComo. n

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«A 9 anni ho fatto un sogno, che mi rimase profondamente

impresso nella mentetutta la vita.

Nel sogno mi parve di esserevicino a casa,

in un cortile assai spazioso,dove stava raccolta

una moltitudine di fanciulliche giocavano.Alcuni ridevano,

non pochi bestemmiavano.All’udire quelle bestemmiemi sono subito lanciatoin mezzo a loro,

adoperando pugni e parole per farli tacere.

In quel momento apparveun Uomo venerando, nobilmente vestito.

Il volto era così luminosoche non potevo fissarlo.Mi chiamò per nome

e mi disse: – Non con le percosse,ma con la mansuetudine

e con la carità dovrai acquistarequesti tuoi amici.

Mettiti dunque immediatamentea parlare loro sulla bruttezzadel peccato e sulla preziosità

della virtù»San Giovanni Bosco

ha risposto: «L’amore. L’amore èquel valore che, unico, mi ripagadella fatica del vivere».Sergio Zavoli commentava chequesta generazione è, probabil-mente, la più «amorevole» chesia mai esistita. Ma poi, da per-sona intelligente, avanzava undubbio: chissà se con la parolaamore tutti questi giovani in -tendono alludere alla medesimarealtà? Amore è parola abusata,persino logora...Che cos’è in profondità questoamore, di cui i giovani di sempre(e non solo loro) sono assetati, equelli di oggi sembrano esserloin maniera particolare?È certo che chi intende racco-gliere la missione educativa didon Bosco, e in particolare l’ere-dità della sua amorevolezza, nonpuò rimanere indifferente difronte a questa domanda d’amo-re dei giovani d’oggi.D’altra parte, è questo uno diquegli interrogativi (che cos’èl’amore) dinanzi ai quali chi ten-ta una risposta si sente subitoinadeguato. Quasi gli sembrapresuntuoso e ridicolo qualsiasitentativo. Tuttavia cercheremo didire qualcosa, prendendo comepunto di partenza qualche rifles-sione di E. Fromm.

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Mons. Enrico dal Covolo sdb

L’amorevolezza salesiana

D on Bosco scrisse il li-bretto Il sistema pre-ventivo nell’educazionedei giovani nel 1877,

quando don Luigi Guanella erapresso di lui. Esso si poggia su trebasi: la ragione, la religione el’amorevolezza. Poiché don Gua-nella ha voluto adottare il sistemapreventivo di don Bosco nelle suecase, l’amorevolezza salesiana èper noi importante e ci è carocomprenderla sempre meglio. Equesta volta ascoltiamo un esper-to quale è mons. Enrico Dal Covo-lo, salesiano e Rettore magnificodell’Università Lateranense.

Prima di tutto l’amore

Mi introduco a questo tema conun riferimento alla situazione delnostro tempo, richiamando quei«segni dei tempi», a cui, comeeducatori, dovremmo esseresempre attenti, nell’esercizio del-la nostra missione.L’amore figura come «la puntaemergente» nella graduatoria deivalori espressa da un campionedi 1.000 giovani italiani. Alla do-manda: «Quale valore ritieni inassoluto il più importante?», il99% dei mille ragazzi intervistati

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In quel best-seller che è L’arte diamare egli scrive: «Amore è so-prattutto dare, e non ricevere.Che cosa dà una persona a un’al-tra? Dà se stessa, ciò che possie-de di più prezioso... E dare signi-fica fare anche dell’altra personaun essere che dà...» (E. Fromm,L’arte di amare, Il Saggiatore, Mi-lano 1971, pp. 37-39).Potremmo commentare così que-sta frase: amore non è un sempli-ce rapporto di accettazione (an-che se l’accettazione reciproca ègià molto: quante intolleranze,quante discordie nelle coppie,nelle famiglie, nelle comunità,perché non ci si accetta per quel-lo che si è, e non si accettano glialtri per quello che sono... Moltevolte, infatti, si coltiva dell’altroun’immagine fittizia, creata dallenostre attese, ovvero dai nostriegoismi. E quando si scopre chequell’immagine è fittizia, alloracrolla tutto. Secondo Fromm, in-fatti, amore vero è qualche cosadi più rispetto alla semplice co-noscenza e accettazione recipro-ca: amore è quando uno, dimen-ticandosi di sé, fa essere di più lapersona che ama.Potremmo proseguire il discorso

di Fromm, e dire – con l’apostoloGiovanni – che il vero amore(quello di chi «si dimentica di séper far essere di più le personeche ama») è l’amore di Dio, cheGesù Cristo ci ha rivelato: «Nes-suno ha un amore più grande» diGesù, «che dà la vita per i suoiamici», cioè per ognuno di noi.Questo amore trova le sue radicinella vita stessa di Dio. Quelloche Gesù ci ha rivelato, infatti, èl’amore che lega tra loro le trePersone della Trinità divina: il Fi-glio non poteva rivelarci un altroamore... Ci ha rivelato la carità,perché Dio è carità.

L’amorevolezza

Ebbene, chi – a qualunque titolo– vuole partecipare alle intuizio-ni educative ed evangelizzatricidi don Bosco, educando i giovanicon il cuore di don Bosco, è chia-mato a portare questo amore da-vanti alle attese e agli immensibisogni dei ragazzi di oggi.L’amorevolezza salesiana è esat-tamente questo. E don Bosco,per aiutarci a compiere la mis-

sione educativa, per aiutarci adessere «segni e portatori del-l’amore di Dio ai giovani», ci haraccomandato nella celebre Let-tera da Roma del 10 maggio1884, chiamata il poema del-l’amore educativo: «Che i giovaninon solo siano amati, ma che es-si stessi conoscano di essereamati... Chi sa di essere amato,ama, e chi è amato ottiene tutto,specialmente dai giovani». E an-cora: «Ricordatevi che l’educa-zione è cosa di cuore».Allora, quando tu metti in prati-ca l’amorevolezza come base atti-va del processo educativo e, di-menticandoti di te, fai essere dipiù le persone a cui sei mandato,allora succedono i «miracoli del -l’amore educativo».Perché, in negativo, occorre am-mettere che una persona a cui ènegata l’esperienza dell’amore eche non cresce in un ambiente incui ci si ama, rimane compro-messa nella sua crescita e in tut-te le sue esperienze vitali, com-presa quella della fede.Mi torna alla memoria Agostino,un ragazzo di Arese morto tra -gicamente a 16 anni, che scrive-va, in forma di preghiera: «Dico-no anche che l’amore è una pro-va della tua (di Dio) esistenza.Forse è per questo che io non tiho incontrato: non sono mai sta-to amato in modo da sentire latua presenza...» (Il progetto di vi-ta dei Salesiani di don Bosco.Guida alla lettura delle Costituzio-ni salesiane, Roma 1986, p. 177,nota 2).Ma in positivo possiamo direche, quando uno riesce finalmen-te a fare l’esperienza dell’amore,allora anche atteggiamenti chesembravano irrecuperabili ap -paiono ricuperabilissimi, e ven-gono di fatto ricuperati.A questo proposito, ciascuno dinoi avrebbe molte esperienze ericordi da raccontare...

Dall’intervento del Rettore Ma-gnifico della Pontificia Universi-tà Lateranense, monsignor En-rico dal Covolo al Simposio«Educazione e la nuova evange-lizzazione» (31 gennaio 2014)

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201528

Dall’albo-fumetto di Antonella Sardiello: «Controvento a braccetto con Dio». FSMP, 2013.

«Chi – a qualunque titolo – vuole partecipare alle intuizioni educativeed evangelizzatrici di don Bosco, è chiamato a portare questo amore

davanti alle attese e agli immensi bisogni dei ragazzi di oggi».

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FINESTRE SUL MONDO

Papa Francesco

I molteplicivolti della schiavitùieri e oggi

«ACCENDI UNA LUCE CONTRO LA TRATTA» è il titolo della Giornatamondiale contro la tratta delle persone, fissata all’8 febbraio di ogni anno,memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, la schiava liberata e divenutasuora canossiana.L’Ufficio delle Nazioni Unite contro il traffico di Droga e il Crimine (UNODC) hapubblicato il rapporto annuale 2014 sulla tratta delle persone. Secondo esso,tra il 2010 e il 2012, le vittime della tratta, provenienti da almeno 153 paesi,sono state ritrovate in altri 124 paesi. Le vittime tendono ad essere rapite neipaesi poveri per poi essere sfruttate nei paesi più ricchi. Le vittime vengonoutilizzate per il lavoro nero; circa il 53% del totale è costretta nelle attività disfruttamento sessuale. C’è anche il traffico di bambini per la lotta armata, perla microcriminalità e per l’accattonaggio forzato. Ogni tre vittime, due sono leragazze e uno è un ragazzo. Purtroppo, la tratta delle persone, soprattuttobambini e donne, è un crimine in crescita.

F

Non più schiavi, ma fratelli

(...)in da tempi immemora-bili, le diverse societàumane conoscono il fe-nomeno dell’asservimen-to dell’uomo da parte

dell’uomo. Ci sono state epochenella storia dell’umanità in cuil’istituto della schiavitù era gene-ralmente accettato e regolato daldiritto. Questo stabiliva chi na-sceva libero e chi, invece, nascevaschiavo, nonché in quali condi-zioni la persona, nata libera, po-teva perdere la propria libertà, oriacquistarla. In altri termini, ildiritto stesso ammetteva che al-cune persone potevano o doveva-no essere considerate proprietà diun’altra persona, la quale potevaliberamente disporre di esse; loschiavo poteva essere venduto ecomprato, ceduto e acquistato co-me se fosse una merce.Oggi, a seguito di un’evoluzionepositiva della coscienza dell’uma-nità, la schiavitù, reato di lesaumanità, è stata formalmenteabolita nel mondo. Il diritto diogni persona a non essere tenutain stato di schiavitù o servitù èstato riconosciuto nel diritto in-ternazionale come norma indero-gabile.Eppure, malgrado la comunitàinternazionale abbia adottato nu-merosi accordi al fine di porre untermine alla schiavitù in tutte le

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sue forme e avviato diverse strate-gie per combattere questo feno-meno, ancora oggi milioni di per-sone – bambini, uomini e donnedi ogni età – vengono private del-la libertà e costrette a vivere incondizioni assimilabili a quelledella schiavitù.Penso a tanti lavoratori e lavora-trici, anche minori, asserviti neidiversi settori, a livello formale einformale, dal lavoro domestico aquello agricolo, da quello nell’in-dustria manifatturiera a quellominerario, tanto nei Paesi in cuila legislazione del lavoro non èconforme alle norme e agli stan-dard minimi internazionali,quanto, sia pure illegalmente, inquelli la cui legislazione tutela illavoratore.Penso anche alle condizioni di vi-ta di molti migranti che, nel lorodrammatico tragitto, soffrono lafame, vengono privati della liber-tà, spogliati dei loro beni o abusa-ti fisicamente e sessualmente.Penso a quelli tra di loro che,giunti a destinazione dopo unviaggio durissimo e dominatodalla paura e dall’insicurezza, so-no detenuti in condizioni a voltedisumane. Penso a quelli tra loroche le diverse circostanze sociali,politiche ed economiche spingo-no alla clandestinità, e a quelliche, per rimanere nella legalità,accettano di vivere e lavorare incondizioni indegne, specie quan-do le legislazioni nazionali creanoo consentono una dipendenzastrutturale del lavoratore migran-

te rispetto al datore di lavoro, adesempio condizionando la legali-tà del soggiorno al contratto di la-voro... Sì, penso al «lavoro schia-vo».Penso alle persone costrette aprostituirsi, tra cui ci sono moltiminori, ed alle schiave e aglischiavi sessuali; alle donne forza-te a sposarsi, a quelle vendute invista del matrimonio o a quelletrasmesse in successione ad unfamiliare alla morte del maritosenza che abbiano il diritto di da-re o non dare il proprio consenso.Non posso non pensare a quanti,minori e adulti, sono fatti oggettodi traffico e di mercimonio perl’espianto di organi, per essere ar-ruolati come soldati, per l’accat-tonaggio, per attività illegali co-me la produzione o vendita distupefacenti, o per forme ma-scherate di adozione internazio-nale.Penso infine a tutti coloro chevengono rapiti e tenuti in cattivitàda gruppi terroristici, asserviti ailoro scopi come combattenti o,soprattutto per quanto riguardale ragazze e le donne, come schia-ve sessuali. Tanti di loro sparisco-no, alcuni vengono venduti piùvolte, seviziati, mutilati, o uccisi.(...)Dobbiamo riconoscere che siamodi fronte ad un fenomeno mon-diale che supera le competenze diuna sola comunità o nazione. Persconfiggerlo, occorre una mobili-tazione di dimensioni comparabi-li a quelle del fenomeno stesso.

Per questo motivo lancio un pres-sante appello a tutti gli uomini ele donne di buona volontà, e atutti coloro che, da vicino o dalontano, anche ai più alti livellidelle istituzioni, sono testimonidella piaga della schiavitù con-temporanea, di non rendersicomplici di questo male, di nonvoltare lo sguardo di fronte allesofferenze dei loro fratelli e sorel-le in umanità, privati della libertàe della dignità, ma di avere il co-raggio di toccare la carne soffe-rente di Cristo, che si rende visi-bile attraverso i volti innumerevo-li di coloro che Egli stesso chia-ma «questi miei fratelli più picco-li» (Mt 25, 40.45).Sappiamo che Dio chiederà a cia-scuno di noi: «Che cosa hai fattodel tuo fratello?» (cfr. Gen 4, 9-10). La globalizzazione dell’indif-ferenza, che oggi pesa sulle vite ditante sorelle e di tanti fratelli,chiede a tutti noi di farci arteficidi una globalizzazione della soli-darietà e della fraternità, che pos-sa ridare loro la speranza e far lo-ro riprendere con coraggio ilcammino attraverso i problemidel nostro tempo e le prospettivenuove che esso porta con sé e cheDio pone nelle nostre mani.

Dal messaggio per la celebrazionedella XLVIII Giornata Mondiale

della Pace (1o gennaio 2015)

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Che cos’è l’

L’Ebola è un virus spesso fatale con un tassodi mortalità fino al 90%. I primi casi di Ebo-la risalgono al 1976: il primo in un villaggionei pressi del fiume Ebola (da qui il nome)nella Repubblica Democratica del Congo,l’altro in una zona remota del Sudan. L’origi-

ne del virus non è nota, ma i pipistrelli della frutta (Pte-ropodidae) sono considerati portatori del virus.

La malattia si trasmetteper contatto diretto con ilsangue, secrezioni, organio altri fluidi corporei dianimali infetti. In Africa,la diffusione si è verificatadopo il contatto conesemplari infetti di scim-panzé, gorilla, scimmie,antilopi trovati malati omorti o nella foresta plu-viale.

L’infezione può verificarsianche in caso di contattotra le ferite o le mucose diuna persona sana con og-getti contaminati dai fluidiinfetti di un paziente comevestiti, lenzuola o aghi usati. Gli operatori sanitari sonospesso esposti al virus nel corso della cura di pazientiinfetti. Questo accade perché non indossano dispositividi protezione individuale, come guanti monouso.Anche il contatto diretto con il corpo di pazienti mortipuò essere un possibile vettore di trasmissione. Le per-sone morte per via di infezioni devono essere maneg-giate con indumenti protettivi e guanti, ed essere sepol-te immediatamente.

Kent Brantly, medicoe Nancy Wristebol, infermiera,

entranbi statunitensiinfettatisi di Ebola in Liberia,

sono riusciti a guarire.

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Chi è più a rischio?

Nel corso di un focolaio, a più al-to rischio di infezione sono: ope-ratori sanitari; familiari o altrepersone a stretto contatto conpersone infette; soggetti a contat-to diretto con i corpi dei pazientideceduti. Le persone immunode-ficienti corrono maggiori rischidi contrarre il virus.

Quali sono i sintomidell’infezione?

La comparsa improvvisa di feb-bre, debolezza, dolori muscolari,mal di testa e mal di gola sono isintomi tipici seguiti da vomito,diarrea, esantema (eruzione cu-tanea di pustole, vescicole e bol-le), insufficienza renale ed epati-ca, e in alcuni casi, sanguina-mento sia interno che esterno. Ilperiodo di incubazione, dall’infe-zione alla comparsa dei sintomi,è da 2 a 21 giorni. I pazienti di-ventano contagiosi quando ini-ziano a mostrare i sintomi.

Qual è la cura?

I pazienti gravemente malati so-no spesso disidratati e hanno bi-sogno di liquidi per via endove-nosa o orale. Non esiste un trat-tamento specifico per curare lamalattia. Alcuni pazienti posso-no guarire con cure mediche ap-propriate.

È sicuro viaggiare duranteun’epidemia?

Nel corso di un’epidemia l’OMS –se è necessario – raccomanda re-strizioni di viaggio o commercia-li. Il rischio di infezione per iviaggiatori è molto basso. Questidovrebbero evitare ogni contattocon pazienti infetti.

da Missioni Salute, 6/2014

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PER CHI NE SA DI CEGLIE MESSAPICA...

«I primi Guanelliani vennero a Ceglie Messapica in unfreddo giorno d’inverno nel 1946. Conobbero, insieme,tempi di eroismo e di calvario. Avanzarono con fatica etra molte tribolazioni com’è legge per chi vuole seguireil Signore» (don Domenico Saginario, Superiore provin-ciale, gennaio 1990).Per ricordare ed onorare quegli eroi stiamo scrivendoun libro.Invitiamo urgentemente tutti, in particolare Suore e Sacerdoti cegliesi, ex- allievi, ecc. a collaborare con unoscritto, con una foto oppure con una telefonata di un ricordo particolare.

Cosimo UrsoVia Prina, 29 - 37136 Veronaemail: [email protected] - tel. 045.950208

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allora: «Quando prima della Mes-sa Uberto Mori (ora venerabile,ndr), vicino all’altare recitava ilsanto Rosario, entrava in noi unagrande pace, che scomparivaquando egli si allontanava».Mauro da anni frequenta l’Asso-ciazione A.M.A., di CastelfrancoEmilia, ove si tengono momentidi incontro, di preghiera, di ami-cizia e di svago per le personecon disabilità.San Giacomo nella sua lettera di-ce: «Fratelli, che serve ad uno di-re di avere la fede se non ha leopere?» (2, 14). con questo spiri-to operarono i primi fondatoridell’A.M.A., appoggiati da Uberto.Infatti, don Giuseppe Gheduzziha scritto:«Nella primavera del 1988, Uber-to Mori avendo saputo del desi-derio di alcuni credenti di Castel-franco Emilia, in particolare del-

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ÈA.M.A.

Partenia

«Amici» con disabilità, che s’incontrano presso l’A.M.A. di Castelfranco Emilia, associazione sostenuta fin dai suoi inizidal venerabile Uberto Mori.

una giornata un po’ bi-gia, il sole pare nascon-dersi quasi vergognosodietro nuvole bianche.Mi giunge una telefona-

ta: è Ivana. Ivana la madre diMauro. Mi dice: «Oggi Mauro miha chiesto di iniziare una novenaper trovare una figura maschile acui appoggiarsi, che mai potràsostituire però il padre».Chi è Mauro?È un giovane disabile, con stu-pendi occhi frangiati di nero, dirara intelligenza, che comunicacon la madre attraverso un alfa-betiere, ed è rimasto orfano dipadre da un anno. Ama la musicae detta poesie.Mi fa tornare nel tempo, quandoera bambino e veniva in un pic-colo Santuario, a Puianello, perpregare con i genitori la Madon-na che ivi si venera. Ivana scrisse

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la signora Giordana Togni e delsottoscritto, di cercare una sedeove accogliere alcuni portatori dihandicap della nostra zona chenon usufruivano di alcuna inizia-tiva di accoglienza, ci ha aiutatoprima con i suoi consigli e inco-raggiamenti, poi mettendo a di-sposizione personale qualificato,quali il suo commercialista e ilsuo avvocato, affinché avessimole idee chiare sullo statuto e sullequestioni legali per fondare unaassociazione legalmente ricono-sciuta e idonea a una attivitàumanitaria senza scopi di lucro eper assistere persone disabili.Ha partecipato tre volte agli in-contri con i fondatori dell’asso-ciazione, e si è interessato sia de-gli aspetti legali che della nostraprima sede presso il Santuario diMadonna degli Angeli, in viaEmilia 82 a Castelfranco Emilia,dichiarandosi pronto a sostenerela spesa piuttosto ingente per laristrutturazione dei locali attiguial Santuario, al fine di renderliidonei alle necessità logistichedei portatori di handicap.Ci ha molto incoraggiati nei pri-mi passi mossi dai nove fondatorie ha donato la somma necessariaper iniziare l’attività di accoglien-za dei primi disabili che con gioiahanno trovato un luogo spiritualee fisico per incontri adatti a loro,con il conseguente sollievo dei lo-ro familiari.Trovata in seguito la sede più ido-nea per gli spazi e la dislocazionenel paese, e visto che non c’erano

spese di ristrutturazione, ha do-nato la somma necessaria perl’acquisto di un pulmino adibitoal trasporto dei disabili dalle loroabitazioni alla sede e viceversa,

cosa che era diventata ormai in-dispensabile dato che molti geni-tori non si potevano occuparepersonalmente del trasporto e ifondatori provvedevano con i

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CORRERE INSIEME

Il vento mi passa veloce sul viso,il mio corpo si muove rapido tra la gente.

I miei occhi pieni di gioianon fanno in tempoa fermarsi su qualcosache in un attimosono già a quella dopo.Sento il respiro delle personeintorno a me.Sento l’energiadi chi mi spinge.Sento le gridadi chi mi fa il tifo.Sento che stiamo correndoinsieme.

Mauro Giusti

«Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro».

Bob Dylannome d’arte di Robert Allen Zimmerman, 1941

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propri automezzi che, come sipuò ben capire, erano inadatti,comportando molto disagio spe-cialmente ai più disabili.Uberto Mori si è dimostrato mol-to felice e ispirato nel suo sugge-rimento per il nome da dare allanostra associazione legata spiri-tualmente alla Madonna col tito-lo di «Madonna degli Angeli» fa-cendoci notare che le iniziali deltitolo formavano la parolaA.M.A., vero scopo di ogni inizia-tiva cristiana.Ultimamente l’associazione ha ri-cevuto presso la propria sede lavisita di Sua Eminenza il Cardi-nale di Bologna Giacomo Biffi,che ha commosso tutti per le sueparole di stima e di incoraggia-mento. Pensando a quel lontano1988 e ai nostri primi incerti pas-si, credo di non sbagliare dicen-domi convinto che la carità uma-na, spirituale e concreta di Uber-to Mori volta ai più piccoli abbiasenz’altro contribuito a portaregioia e amicizia a tante personeportatrici di handicap, sollievo esolidarietà alle loro famiglie e unesempio di umile grandezza cri-stiana a noi fondatori».Sicché ancora oggi, divisi in duesale, i giovani disabili cantano,ascoltano musica, nell’altra gio-cano a carte, chiacchierano e ri-dono. O vanno nel parco adiacen-te lo sabile, se necessario spintinella carrozzella dai volontari.Gioia e amicizia!Uniamoci anche noi alla preghie-ra di Mauro che cerca una figura

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PREGHIERA

Benedici, Dio,papà Lotario,fedele a tee alla sua famiglia.Grazieper aver dato lo vitaad una personacosì buona, benevolae tenace.Benedici, Dio,il figlio tuo mio padre,aiuta mia madre, dallela forza di lottare.Oggi sopraSpilambertoc’era un bellissimoarcobaleno,cosa molto rara,voglio pensare che siaun dono di Dioper intercessione di Lotario.Papà, spero che tu da lassù possa continuarea vegliare su di noi, come hai sempre fatto,con tutto l’impegno e lo forza che avevi.Uomo instancabile ed energico, sei stato per meun esempio e una guida,adesso che non ci sei più, continua ad illuminarmi la strada.Tu, il mio san Giuseppe!`

Mauro

maschile amica cui appoggiarsi.Come, per la loro profonda sensi-bilità, la cercano altri giovani di-sabili, che pur hanno tanto da in-segnarci, se il nostro cuore siapre a loro. Come appunto si faall’A.M.A.

Così come, mentre scrivo, si èaperto il cielo, le nuvole sonoscomparse ed è tornato il sole. Equando per la strada incontriamoquesti ragazzi, ringraziamoli per-ché in loro è Gesù che passa!Anche a te, Mauro, grazie! n

Mauro con il papà Lotario.

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che andava a raggiungere la suanave ancorata a Livorno. Erascappato a casa per due giorni,poiché la più grande delle suebambine aveva fatto la prima Co-munione. Mi fece vedere le foto difamiglia, mi spiava l’espressionedel viso, e pretese il mio giudizioperfino sulla bellezza di sua mo-glie. Mi confidò che le voleva unbene da morire, che quando pote-va le telefonava ogni sera, anchedall’Australia e che, nonostante lemille seduzioni di tutte le cittàportuali del mondo, non l’avevamai tradita.Chiusi i libri e mi misi ad ascoltar-lo: cominciava a interessarmi.Non aveva certo un’aria bigotta.Parlava con incredibile naturalez-za di donne, di attrici, di moda, dicalcio, di politica, di musicarock..., passando da un argomentoall’altro senza forzature e con unastraordinaria carica di simpatia.Crepitavano nelle sue parole sar-menti di antichi focolari.Mi disse che amava la vita. Chel’unico rimpianto era quello diavere scelto un mestiere così triste

che lo teneva otto mesi su dodicilontano dalla famiglia. Ma che do-veva ancora continuare per qual-che anno, se il Signore gli dava sa-lute, perché si era comprato unappartamento delle case popolarie doveva finire di pagarlo. Che an-zi aveva intenzione di acquistareun campicello per camparsi la vi-ta. Che lui non ci teneva ad arric-chirsi dopo che aveva visto la mi-seria dell’Africa, sui cui porti sbar-cava spesso con la nave. E che laricchezza più grande è la salute. Eche non c’è nessuna cosa al mon-do che possa darti tanta gioiaquanto l’amore della tua donna, labuona riuscita dei figli, e una par-tita a carte in casa con gli amicinelle sere d’inverno.Il treno cadenzava i ritmi del miointerlocutore, e io mi andavo chie-dendo se il soprassalto di tenerez-za che provavo nell’ascoltarlo deri-vava dal ridestarsi di archetipi se-polti ormai da tempo nella miacoscienza, oppure dalla sorpresadi trovarmi di fronte a un rarissi-mo esemplare scampato al catacli-sma dei costumi, oppure dallaconstatazione che c’è ancora nelmondo un’economia sommersa dibontà più estesa di quel che sipensi.Vibrava nelle sue espressioni lagioia di vivere. Ogni frase gronda-va di allusioni a ineffabili letizie dipovera gente: l’attesa di sagre pae-sane straripanti d’incontri, l’incan-to di vigilie natalizie popolate diparentele, la fitta trama di rappor-ti umani profumati di solidarietà.Parlando dei suoi sacrifici, facevaspesso dell’autoironia scoppiandoa ridere, e gli occhi gli brillavano,di commozione o di fierezza,quando raccontava della premuragiornaliera con cui sua moglie as-sisteva un’anziana vicina di casa.

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Uno straordinariocompagno di viaggio

Don Tonino Belloraccontauna sua

esperienza

Quella notte ero salito suun vagone di secondaclasse.Con i pochi viaggiatoriche imbarcava e con i

tanti scompartimenti vuoti a di-sposizione, quel treno per Romaera molto comodo per me, soprat-tutto quando, non avendo avutotempo per prepararmi di giorno,ero costretto a studiare di notte.Quella volta, poi, ero particolar-mente preoccupato. La mattinaseguente avrei dovuto tenere la re-lazione di fondo in un convegnoimportante, e contavo proprio suquelle otto ore di viaggio per orga-nizzare il mio discorso.Mi ero già sistemato in uno scom-partimento vuoto e avevo appenatirato le tendine, dopo avere spar-pagliato sui sedili libri e riviste,quando sentii scorrere il portello,e un signore sulla trentina michiese con un sorriso: «Scusi, leinon è il vescovo di Molfetta?».Non feci in tempo ad accennarglidi sì, che replicò soddisfatto: «Chebella fortuna! Ora me ne vengoqui da lei e così, chiacchierando,la notte passerà in un baleno».Pensavo che la freddezza con cuimostrai di accogliere la sua pro-posta lo avrebbe scoraggiato. Maquello, nonostante il fastidio chemi si leggeva chiarissimo in fac-cia, dopo qualche minuto fece ir-ruzione nel mio rifugio con duepesanti valigie, e io fui costretto aritirare gli appunti sparsi qua e làsui sedili di velluto, in attesa, spe-ravo, che il mio importuno inter-locutore si potesse addormentare.Attaccò subito discorso, dopo es-sersi seduto di fronte a me. Parla-va a ruota libera e, benché io glireplicassi con monosillabi avari,dilagava come un fiume in piena.Mi disse che era un marittimo, e

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Ero letteralmente assorto nel-l’ascolto di quel compagno di viag-gio, che mi aiutava a scoprire, neisotterranei del mio essere, piccolegioie antiche che avevo rimosse datempo: sapori verginali di intimitàcasalinghe, misteri di brividi nu-ziali che ti legano alle cose, fre-schezza di abbandoni all’ala fragi-le dell’amicizia.Mi andavo chiedendo quale fosseil segreto di quell’esistenza uma-namente così armonica, quando,all’improvviso, mi rivelò: «Io leggoogni giorno il Vangelo! Lo facciosempre ogniqualvolta, durante lanavigazione, ho un momento di li-bertà».Non dovetti mostrare di prenderesul serio la sua dichiarazione, per-ché aggiunse: «Vedo che non cre-de molto a ciò che le ho detto». Esi alzò a prendere una valigia chedepose pesantemente sulla poltro-na. La spalancò e in cima allabiancheria, fermato dalla cinghiet-ta, scorsi «Il santo Vangelo di no-stro Signore Gesù Cristo».Me lo porse e io, invece che allaprima, lo sfogliai per caso all’ulti-ma pagina, su cui, scritte in mati-ta, lessi queste annotazioni: «Fini-to di leggere la prima volta il 3 ot-tobre del 1980 presso lo stretto diGibilterra... finito di leggere la se-conda volta nella baia di Sidney...finito di leggere la quinta volta... ».Chi sa per quale suggestione, mivennero in mente le parole dellaGaudium et spes: Le gioie degli uo-mini d’oggi... dei poveri soprattutto,e di coloro che soffrono... sono legioie dei discepoli di Cristo.Il Vangelo mi rimase aperto tra lemani su quell’ultima pagina. Madovetti chiuderlo subito: ero giun-to a Roma. Anzi, molto più in là diRoma. Ero giunto in quell’arcanastazione dello spirito, dove il trenodelle gioie dei poveri e il treno del-le gioie dei discepoli di Gesù face-vano coincidenza. O meglio, coin-cidevano. Formando lo stessoconvoglio verso l’unica direzionedel Regno.

P.S. La conferenza andò benis -simo. Non mi ero mai preparatocosì! n

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La bellissimacattedraledi Molfetta,di cui mons.Tonino eravescovo.Nel riquadro,don Tonino Bellocreato vescovoda papa GiovanniPaolo II.

Molfetta, il portoe il Duomovecchio.Nel riquadro,don Toninoapostolodella bonta.

Livorno, doveera direttoil marinaio,compagnodi viaggiodi don Tonino.

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Suor Petra Giordano, do-menicana, è nata a Napoli daLuigi e Rosa Ciardiello il 4luglio 1912. Era la prima dinove tra fratelli e sorelle.Nel 1926, con la famiglia, sitrasferì a Roma, presso la Mi-nerva dove conobbe i dome-nicani.Il 4 novembre del 1934 entrònel Monastero di S. Maria delSasso a Bibbiena (Arezzo).Emise la professione sempli-ce il 6 maggio 1936, e quellasolenne, con la quale si con-sacrava al Signore per tutta

la vita, l’11 maggio del 1939. In clausura è vissuta 72 anni in-caricata maestra delle novizie, poi economa e quindi più vol-te priora della Comunità. Si intendeva di musica, ricamo epittura e oltre al Diario e le Lettere ci ha lasciato altri nume-rosi scritti. Ormai indebolita e diventata quasi del tutto cieca,è morta il 21 giugno 2006. Aveva 94 anni.

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LIBRI RICEVUTI

IL SANTUARIO DI S. MARIA DEL SASSO

Il 23 giugno 1347 è la data della apparizione della Madonna aCaterina, una ragazzina di Bibbiena, di sette anni, ed è anche la datache segna l’inizio della storia di S. Maria del Sasso.La Madonna le apparve ai piedi della grande roccia su cui è costruitoora il Santuario e il Convento.La Vergine biancovestita consegnò a Caterina dei baccelli di fave cheaperti fecero sangue: annunciavano la grande peste del 1348 da cuiBibbiena e dintorni furono risparmiati. Ad opera di fr. Martino, unmonaco camaldolese del luogo, fu costruita la prima cappella.Il ven. Girolamo Savonarola vi portò il primo gruppo di frati domenicani:fu allora completato il Convento e consacrato il Santuario, il 25 agosto1507.

Bibbiena, S. Maria del Sasso. Il bel chiostro, con le sue ventitre colonne

e i begli affreschi,che attualmente si possono ammirare.

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Angela Anna Tozzi scic hainsegnato per molti annipresso la Pontificia Universi-tà Antonianum (Roma).Le poesie per Papa France-sco – «Sprazzi di luce - Lungoil sentiero della notte» – sonoun grido d’amore per la vitain ogni suo particolare.L’autrice parla e scrive conuna grammatica e sintassipersonale che sono apparen-temente parte della linguadalla quale prendono le mos-

se. Vive il rapporto con le cose in un modo creativo, orginale.Ascolta la natura, il creato, l’universo, perché attraverso di es-si ella capisce chi è l’uomo.La poesia le procura «godimento estetico». Sente la necessitàdi riflettere su ciò che è presente, su ciò che sarà, su ciò cheseguirà il chiarore del giorno, della sera.È il mistero della Bellezza che continua ad affascinarla.Il libro si divide in due parti. Nella prima parte si trova unamiscellanea di argomenti e di immagini.Nella seconda parte una sintesi che poggia sulla totalità dellavita, della verità, dell’eterno.

LE RONDINIUno stormo nero di rondinisfrecciano liberenell’azzurrolimpido del cielo.Intrecciano voliignorano collisioni dolosesi fermano ansimanti ai limitidelle mura Vaticane.E mentre colgono in voloil loro cibo invitano gioiosiil cuore degli uomini a guardarecon loro in alto.Poi, rapide ancorasi levano in aria,si fermano ancora frementisotto grondaie ospitali.Il loro piccolo nido è làdi fronte, dove la nidiataattende paziente, pigolantel’imbeccata.Anche l’uomo cercaper la sua nidiata sulla terrail cibo e non soloma anche la pace e la gioia.Ma quando il cieloè grigio, chiuso, pesante,le rondini si lanciano in altoin cerca di sole.

SOLE NASCOSTOIl sole s’è nascosto all’orizzonte;occhi puntati in alto,cuori palpitanti aspettano ansiosiil ritorno del conte.S’è nascosto! Le fitte nubi neres’aggrovigliano intornoe sembrano in lotta tra loro perchévogliono vincere ad ogni costo.A un tratto, quasi di sorpresale nuvole riprendono vitauna luce abbagliante le illuminail cielo diventa sereno.È la certezza che sulle tenebredella vita trionfa semprela luce raggiante del sole.«Per favore, non fatevi rubarela speranza!»

L’ALBERO DI TIGLIOL’albero di tiglios’è innalzato sul campanilela luna ha baciato il ciglio.

Sparge a tutti la sua essenzain cambio chiede:bontà, umiltà, tenerezza.

Riesco a cogliere il suo profumoquando mi sveglio di buon mattinoil vento bizzarro mi passa il fumo.

Con una mano gli porgo il salutoma resta ogni volta stanco e muto.Gli parlo d’amore e fedeltàe m’abbraccia con ogni beltà.

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sti con te un pezzo di lino, perasciugarti.Lo vedi vacillare e capisci che ca-drà per la seconda volta e non po-trai far niente, se non contare legocce vermiglie, che scendono asegnare il suo passare.Ma tu vuoi vederlo, vuoi che egli tiveda e ti fai largo fra coloro cheurlano e le donne che piangono.Vai ove non è ancora arrivato.Scansi le guardie, ti avvicini e vediil suo volto tumefatto: è tutto ungrumo di sangue.Anche lui cerca di guardarti, manon ti vede, il suo sguardo è an-

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LE DONNE SUL SUO CAMMINO

Quel lino fra le dita

soffrire, che torna ogni anno inquesta data.E il cielo continua a piangere sen-za ritegno, senza pudore, comeper la morte del parente più caro,è il mattino del Venerdì Santo.

E tu, Veronica, dove eri a quel-l’ora?Stavi correndo disperatamenteperché avevi saputo che Gesù, Ge-sù di Nazaret, era stato condanna-to.Arrivasti quando il lungo corteoera già cominciato.Vedesti da lontano Maria, sua ma-dre, ma non osasti avvicinarti, tisaresti aggrappata al suo braccioper non cadere esausta.Volevi vederlo, volevi guardarlo,avresti voluto abbracciarlo.Sapevi che avresti pianto e porta-

D «Avvicini il tuo lino al suoviso, teneramente, per non

inasprire le piaghe...».

Gilda Mori

al cielo scende a dirot-to acqua, come piantoirrefrenabile. Si calmae riprende, quasi a sin-ghiozzare.

È la Settimana santa.I muri stessi delle case color ocrabruciata, paiono, così rigati dallegocce, pennellati da lagrime.I fiori dei peschi, avvolti dal turbi-nio del vento gelido cadono, sispogliano i rami.Nei campi nulla verrà seminato,neppure il grano turco in lunghifilari, perché la luna di Pasquanon è ancora piena, che non per-metterebbe poi il suo germogliare.E i legni tagliati, darebbero tarli.Gli uccelli non fanno nidi, e le tor-tore non iniziano a tubare.La natura ha il suo linguaggio del-l’anima, rifiuta lo scempio di quel

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nebbiato. Allora, non al tuo visoavvicini il lino, ma al suo, con ma-ni tremanti, teneramente, per noninasprire le piaghe e lasci scorrerele tue lagrime.Nessuno più urla o parla.Allora i suoi occhi vedono meglioe ti riconosce: Veronica! L’amicadell’infanzia.E la luce dei suoi occhi per un at-timo risplende nel suo color am-bra, che si perde nei tuoi bagnati,color pervinca, che gli piacevanotanto.Hai un attimo solo per dirgli chegli vuoi bene, ma un attimo, unattimo solo può servire?Sì, serve. Ma non glielo puoi dire.In quel perdersi del suo sguardodisperato nel tuo, torna nella suae tua mente, in quell’attimo, la vo-stra infanzia.Ricordi, Veronica?Eravate cresciuti assieme a Naza-ret, vicini di casa.Con altri bimbi nascondendovi tragli ulivi giocavate, chiamandovifra di voi e rincorrendovi.

Voci gioiose alle luci del tramon-to:«Dove sei, Gesù?». E lui rispondeva.«Dove ti sei nascosta, Veronica?».E tu rispondevi.Poi Mattia, Samuele, Giuditta edaltri nomi ancora si perdevano trai rami.Ma loro, i vostri piccoli amici diun tempo, non erano accanto a voiin quel momento, e anche chia-mandoli si sarebbero nascosti.Così giocando, un giorno si ferìun ginocchio, quelle ginocchiache ora vedi piagate.Avevi rinfrescato la ferita con ac-qua, attinta in punta di piedi, dalpozzo della tua casa.Era quel giorno in cui correvateall’impazzata e i suoi riccioli ca-stani, leggermente dorati, scende-

vano scomposti sulla sua fronte,ora incoronata da spine di rovi.E anche quel giorno leggermenteansimava e vi inginocchiaste interra a riposare, quasi a pregare.Allora lui, poco più che dodicen-ne, raccolse una zolla di creta e simise a modellare.Tu lo guardavi e capivi che quelledita, così simili e diverse da quelledegli altri bimbi, avrebbero potutomodellare tutto ciò che era delcreato.Dalla creta da lui accarezzata, elievemente plasmata, si formòuna colomba ocra.Si volse verso di te e sorridendo tela pose nelle tue piccole mani,unite quasi a forma di nido.

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«Giocando, un giornosi ferì un ginocchio, quelle

ginocchia che vedi piagate.Era quel giorno in cui

correvate all’impazzatae i suoi riccioli... scendevano

scomposti sulla fronte,ora coronata di spine».

Allora, con fantasia, ti parve chequella colomba diventasse bianca,morbida, calda. E lui sorrideva.Batté le mani, sentisti un fremitoleggero come un leggero palpitodi cuore e di ali, la stringesti, malui ti disse: «Lasciala andare».Spiccò il volo e andò verso Geru-salemme. Era vero? Era fantasia?Non potevi chiederglielo, arrivaro-no gli altri ragazzini a far festa.Così, giocando, gioiendo ed anchepregando la sera con le vostre fa-miglie, cresceste.

«Veronica, tua madre,aveva piantato campanule

di convolvoli ai latidella vostra porta...».

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Guardavi sua madre Maria, ti pia-ceva, cercavi di imitarla, ma leiera così discreta...Veronica, intanto tua madre avevapiantato campanule di convolvoliai lati della vostra porta, perché lepiaceva quel colore, simile al per-vinca dei tuoi occhi.Quando sfiorirono regalasti i semia Maria perché a primavera, pian-tandoli accanto alla sua porta, ifiori toccassero i suoi capelliquando usciva da casa.Poi crebbe, fece, come suo padreGiuseppe, il falegname e tu rima-nesti l’amica prediletta e per que-sto un giorno ti donò un cofanettodi legno d’ulivo.Appena lungo un palmo di mano,con intagliata sopra una colomba,dipinta di bianco.Ti chiese di non aprirlo... fino adun giorno lontano.E tu lo tenevi come uno scrigno,nulla ti aveva mai donato.Finì la vostra adolescenza, poi...poi se ne andò...

Lo vedevi tornare dasua Madre di tanto intanto, e sapevi che al-tre donne lo seguiva-no, accudendo a lui edai suoi discepoli.Ma lui non ti avevachiamata.Ne soffrivi, poi pensa-vi che anche la mogliedi Pietro era rimastasola nella sua casa etu... in fondo eri soloun’amica.Un’amica che ognigiorno andava da suaMadre e da lei sapeva.Sapevi del suo inse-gnare, del suo amare,del suo fare prodigi,anche tramutandol’acqua in vino nellegiare.E tu eri solo un’amica,e lui lo sapeva.Per questo volevi ve-

derlo ancora una volta... Ti trova-sti così di fronte a lui, senza poterfare niente, senza poter urlare,senza poter piangere.Stringesti allora quel lino fra le di-ta e scappasti.Ti rifugiasti fra gli ulivi e stendestisull’erba il lino per posarvi le tueginocchia e supplicare il Padre.Con stupore vedesti su di esso ilsuo volto impresso.

Corresti in casa, prendesti il cofa-netto, aveva ancora profumo di le-gno verde, non secco. L’apristi, viera la catenella che teneva al brac-cio ove era scritto: «Amerai il Si-gnore tuo Dio con tutto il tuo cuo-re».Comprendesti in quel momentocome da sempre tu l’avessi amatocon purezza, anche se a lui mail’avevi detto, forse eri stata la suaprima discepola.Ti mettesti la sua catenella albraccio, baciasti quel lino tante,infinite volte, poi lo ripiegasti echiudesti il coperchio, e mai piùlo riapristi.In quel momento si fece buio sul-la terra, la pioggia con scrosci vio-lenti bagnò la tua veste, confon-dendosi col tuo pianto.Poi il silenzio del sabato avvolse iltuo pensiero. Ma al terzo giorno ate parve vedere la colomba stac-carsi dal coperchio, librarsi altanell’azzurro e annunciare la suaRisurrezione. n

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«Stringesti quel linofra le dita

e scappasti...». «Al terzo giorno a teparve vedere la colombastaccarsi dal coperchio,librarsi alta nell’azzurro

e annunciarela sua Risurrezione».

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VIVERE LA FESTAa cura di suor Maria Teresa Nocella

AL CEROPASQUALE

DALLECENERI

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MERCOLEDÌ DELLE CENERI

Per la celebrazione

l mercoledì avanti la domenica I di Qua-resima i fedeli, ricevendo le ceneri, entranonel tempo destinato alla purificazione del-l’anima. Con questo rito penitenziale sorto

dalla tradizione biblica e conservato nella consue-tudine ecclesiale fino ai nostri giorni, viene indi-cata la condizione dell’uomo peccatore, che con-fessa esternamente la sua colpa davanti a Dio edesprime così la volontà di una conversione inte-riore, nella speranza che il Signore sia misericor-dioso verso di lui. Attraverso questo stesso segnoinizia il cammino di conversione, che raggiungeràla sua meta nella celebrazione del sacramento del-la Penitenza nei giorni prima della Pasqua.La benedizione e imposizione delle ceneri sisvolge durante la Messa o anche fuori della Mes-sa. In tal caso si premette la liturgia della Parola,conclusa con la preghiera dei fedeli.Il mercoledì delle ceneri è giorno obbligatorio dipenitenza in tutta la Chiesa, con l’osservanza del-l’astinenza e del digiuno»*.

(Paschalis Solemnitatis nn. 21-22)

* Ndr. Le ceneri sono tratte dalle foglie d’ulivo benedet-te nella Domenica delle Palme dell’anno precedente.All’astinenza dalla carne sono tenuti i fedeli che han-no compiuto i 14 anni e al digiuno i fedeli dai 18 annicompiuti ai 60 cominciati.

la Passione del Signore», nella quale la Chiesa dàinizio alla celebrazione del mistero del suo Si-gnore morto, sepolto e risorto, unisce insieme iltrionfo regale di Cristo e l’annunzio della sua glo-riosa passione. L’ingresso del Signore in Gerusa-lemme viene commemorato con la solenne pro-cessione, con cui i cristiani, imitando le acclama-zioni dei fanciulli ebrei, vanno incontro al Signo-re al canto dell’«Osanna». La processione sia unasoltanto e fatta prima della Messa con maggioreconcorso di popolo. I fedeli si raccolgano in unachiesa minore o in altro luogo adatto fuori dellachiesa verso la quale la processione è diretta. Ifedeli partecipino a questa processione cantandoe portando in mano rami di palma o di altri albe-ri. Il sacerdote e i ministri precedono il popolo,portando anch’essi le palme. Le palme vengonobenedette per essere portate in processione. Con-servate religiosamente in casa, nel giorno di Pa-squa, intinte nell’acqua santa della Veglia pa-squale, vengono usate per benedire la tavola diPasqua.

LA SETTIMANA SANTA

Per la celebrazione

a Domenica delle Palme è il grande por-tale che ci introduce nella Settimana San-ta. Nella settimana santa la Chiesa celebrai misteri della salvezza portati a compi-

mento da Cristo negli ultimi giorni della sua vita,a cominciare dal suo ingresso messianico in Ge-rusalemme fino alla sua beata passione e glorio-sa risurrezione. La Domenica delle Palme o «del-

Giotto. Padova, Cappella degli Scrovegni

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IL TRIDUO PASQUALE

Per la celebrazione

on il Triduo pasquale si giunge al cuoredella Settimana Santa, compimento delcammino quaresimale. È il Giovedì Santoche ci introduce nel Triduo Pasquale, i tre

giorni santi in cui la Chiesa fa memoria del mi-stero della passione, morte e risurrezione di Ge-sù. Partecipiamo intensamente al Triduo pasqua-le, fulcro dell’intero anno liturgico e momento di

Attraverso il Sacramento della Riconciliazione,il Signore stesso prolunga le sue parole di perdononelle parole del suo ministro e, allo stesso tempo,trasforma ed eleva l’attitudine del penitente che siriconosce peccatore (Congregazione per il Clero, «IlSacerdote Ministro della Misericordia Divina», n. 24).

particolare grazia per ogni cristiano. In questigiorni siamo invitati al raccoglimento e alla pre-ghiera, per attingere più profondamente alla sor-gente di grazia di questo mistero. Ogni cristianoè invitato a celebrare il sacramento della Ricon-ciliazione, momento di speciale adesione allamorte e risurrezione di Cristo, per poter parteci-pare con maggiore frutto alla Santa Pasqua.Nel rivivere il santo Triduo, disponiamoci ad ac-cogliere anche noi nella nostra vita la volontà diDio, come ha fatto Gesù, consapevoli che nellavolontà di Dio, anche se appare dura, in contra-sto con le nostre intenzioni, si trova il nostro ve-ro bene, la via della vita.

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GIOVEDÌ SANTO

Per la celebrazione

Benedizione degli Oli santi

l Giovedì Santo è il giorno in cui si fa me-moria dell’istituzione dell’Eucaristia e delSacerdozio ministeriale. In mattinata, cia-scuna comunità diocesana, radunata nella

Chiesa Cattedrale attorno al Vescovo, celebra laMessa crismale, nella quale vengono benedetti ilsacro Crisma, l’Olio dei catecumeni e l’Olio degliinfermi. A partire dal Triduo pasquale e per l’in-tero anno liturgico, questi Oli verranno adopera-ti per i Sacramenti del Battesimo, della Confer-mazione, delle Ordinazioni sacerdotali ed episco-pali e dell’Unzione degli Infermi. In ciò si eviden-zia come la salvezza, trasmessa dai segni sacra-mentali, scaturisca proprio dal Mistero pasqualedi Cristo; infatti, noi siamo redenti con la suamorte e risurrezione e, mediante i Sacramenti,attingiamo a quella medesima sorgente salvifica.Durante la Messa crismale avviene anche il rin-novo delle promesse sacerdotali. Nel mondo in-tero, ogni sacerdote rinnova gli impegni che si è

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assunto nel giorno dell’Ordinazione, per esseretotalmente consacrato a Cristo nell’esercizio delsacro ministero a servizio dei fratelli. Accompa-gniamo i nostri sacerdoti con la preghiera.

Memoria dell’Ultima Cena

Nel pomeriggio del Giovedì Santo inizia effetti-vamente il Triduo pasquale, con la memoriadell’Ultima Cena, nella quale Gesù istituì il Me-moriale della sua Pasqua, dando compimento alrito pasquale ebraico. Secondo la tradizione,ogni famiglia ebrea, radunata a mensa nella festadi Pasqua, mangia l’agnello arrostito, facendomemoria della liberazione degli Israeliti dallaschiavitù d’Egitto; così nel cenacolo, consapevoledella sua morte imminente, Gesù, vero Agnellopasquale, offre se stesso per la nostra salvezza(cfr. 1Cor 5, 7). Pronunciando la benedizione sulpane e sul vino, Gesù anticipa il sacrificio dellacroce e manifesta l’intenzione di perpetuare lasua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le spe-cie del pane e del vino, Egli si rende presente inmodo reale col suo corpo donato e col suo san-gue versato. Durante l’Ultima Cena, gli Apostolivengono costituiti ministri di questo Sacramentodi salvezza; ad essi Gesù lava i piedi (cfr. Gv 13,1-25), invitandoli ad amarsi gli uni gli altri comeLui li ha amati, dando la vita per loro. Ripetendoquesto gesto nella Liturgia, anche noi siamochiamati a testimoniare fattivamente l’amore delnostro Reden tore.

Adorazione eucaristica

Il Giovedì Santo si chiude con l’Adorazione euca-ristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’ortodel Getsemani. Lasciato il cenacolo, Egli si ritiròa pregare, da solo, al cospetto del Padre... I Vangeliraccontano che Gesù sperimentò una grande an-goscia, una sofferenza tale da fargli sudare sangue

(cfr. Mt 26, 38)... Gesù dice ai suoi: rimanete qui evigilate; e questo appello alla vigilanza concerneproprio questo momento di angoscia, di minaccia,nella quale arriverà il proditore [traditore], maconcerne tutta la storia della Chiesa.(...) I tre testimoni (apostoli) hanno conservato –come appare nella Sacra Scrittura – la parolaebraica o aramaica con la quale il Signore haparlato al Padre, lo ha chiamato: «Abbà», Pa-dre... una forma familiare del termine padre chesi usa solo in famiglia, che non si è mai usata neiconfronti di Dio. Qui vediamo nell’intimo di Ge-sù come parla in famiglia, parla veramente comeFiglio col Padre. Vediamo il mistero trinitario: ilFiglio che parla col Padre e redime l’umanità.Questa umiliazione del Getsemani è essenzialeper la missione dell’Uomo-Dio. Egli porta in sé lanostra sofferenza, la nostra povertà, e la trasfor-ma secondo la volontà di Dio. E così apre le por-te del cielo, apre il cielo: questa tenda del Santis-simo, che finora l’uomo ha chiuso contro Dio, èaperta per questa sua sofferenza e obbedienza.

Cfr. Benedetto XVIMercoledì Santo, 20 aprile 2011

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Il Venerdì Santo è giorno di penitenza, digiuno eastinenza, come partecipazione alle sofferenzedel Signore Gesù. «Volgendo “lo sguardo a coluiche hanno trafitto” (cfr. Gv 19, 37), potremo at-tingere dal suo cuore squarciato che effonde san-gue ed acqua come da una sorgente; da quel cuo-re da cui scaturisce l’amore di Dio per ogni uo-mo riceviamo il suo Spirito. Accompagniamoquindi nel Venerdì Santo anche noi Gesù che sa-le il Calvario, lasciamoci guidare da Lui fino allacroce, riceviamo l’offerta del suo corpo immola-to» (Benedetto XVI).

Per la preghiera personale

Nelle piaghe del Signoreil nostro rifugio(san Bernardo di Chiaravalle)

Dove trovare per i deboli una sicura garanzia disalvezza e un’incrollabile pace, se non nelle pia-ghe del Salvatore? In esse mi rifugio, tanto piùsicuro quanto più egli è potente per salvarmi. Ilmondo si agita, il corpo fa sentire il suo peso, ildemonio insidia: non cado, perché sono stabilitosulla roccia. Ho peccato gravemente? La coscien-za sarà turbata ma non sconvolta, perché mi ri-corderò delle piaghe del Signore. Infatti, «è statotrafitto per i nostri delitti» (Is 53, 5). Che cosa c’èdi mortifero che non sia vinto dalla morte di Cri-sto? Se mi ricorderò di un rimedio tanto potenteed efficace, non mi lascerò spaventare dalla gra-vità del male. Per questo errò colui che disse:«Troppo grande è la mia colpa per ottenere per-dono» (Gn 4, 13). Disse così perché non eramembro di Cristo, né gli appartenevano i suoimeriti, in modo che potesse considerare e diresuo ciò che era di Cristo, come un membro cheappartiene al capo.Io invece fiduciosamente mi approprio di quelche mi manca dalle viscere di Cristo, perché so-no ricche di misericordia, e in esse non mancanoaperture dalle quali può scaturire: trapassaronole sue mani e i suoi piedi e con una lancia gli fo-rarono il costato. Per queste spaccature posso«succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli del-la roccia» (Dt 32, 13), cioè gustare e vedere«quanto è buono il Signore» (Sal 33, 9). Nutrivapensieri di pace e io non lo sapevo. «Infatti chimai ha potuto conoscere il pensiero del Signore?O chi mai è stato suo consigliere?» (Rm 11, 34).Ma il chiodo appuntito è divenuto per me comechiave che apre, perché io veda la volontà del Si-

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Crocifisso che più volte confortò s. Camillo.«Ho peccato gravemente? La coscienza sarà turbata, ma non sconvolta, perché mi ricorderò delle piaghe

del Signore» (S. Bernardo).

un’azione liturgica che celebra la Passione delSignore. Questa comprende la preghiera per laChiesa e per tutto il mondo, le Letture biblichedella Passione e Morte del Signore, l’adorazionedella Croce, la comunione e si chiude nel silenzioIn questo giorno si celebra tradizionalmente laVia Crucis.

I

(segue a pag. 50)

VENERDÌ SANTO

Per la celebrazione della Passionedel Signore

l Venerdì Santo faremo memoria della pas-sione e della morte del Signore.In questo giorno la Chiesa, per antichissimatradizione, non celebra l’Eucaristia, ma

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ALLELUIA!Siamo nella piena letiziadel giorno di Pasqua.Oggi i nostri cuori esultanodi spirituale letizia,oggi la nostra mentesi dimentica delle cose terreneper elevarsi alle celesti.Il cielo ci parla di gioia, la terra,nel suo linguaggio,accenna a letizia;tutto ci invita a rallegrarci:«Cristo Gesù è risorto,come ha detto.Accorrete tutti ad adorare Gesùe a dirgli: alleluia, alleluia!».In questi giorni di pasquale letizia abbiamo tutti caro il saluto di paceche anche a noi, come agli apostoli,porge il Salvatore risorto.Il Signore conceda a noi e a tuttie per tutta la vitale gioie dell’alleluia pasquale.

San Luigi Guanella

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gnore. Che cosa scorgerò attraverso il foro? Logrida il chiodo, lo grida la piaga: veramente inCristo c’è Dio che riconcilia a sé il mondo.La lancia penetra nel suo cuore, perché egli sap-pia compatire le mie infermità. Attraverso le feri-te del corpo si svela il mistero del cuore, si mani-festa il grande sacramento dell’amore, «la bontàmisericordiosa del nostro Dio per cui verrà a vi-sitarci dall’alto un sole che sorge» (Lc 1, 78). Inche modo la misericordia si manifesta attraversole ferite? Dove più chiaramente che nelle tue feri-te avrebbe potuto risplendere che tu, o Signore,sei dolce e mite, e pieno di misericordia? Nessu-no infatti ha maggior amore di chi dà la sua vitaper i votati alla morte e i condannati. Il mio me-rito quindi è la misericordia del Signore. Nonmancherò di merito, finché egli non mancherà dimisericordia. Ché, se le misericordie del Signoresono molte, io pure allora sono ricco di meriti. Ese fossi consapevole di molti e gravi peccati? Ma«dove è abbondato il peccato ha sovrabbondatola grazia» (Rm 5, 20). E se «la grazia del Signoreè da sempre e dura in eterno» (Sal 102, 17)anch’io «canterò senza fine le grazie del Signore»(Sal 88, 2). Forse la mia giustizia? «Signore, ri-corderò che tu solo sei giusto» (Sal 70, 16). Ma latua giustizia è anche la mia: naturalmente, per-ché tu ti sei fatto per bontà di Dio giustizia perme (cfr. 1Cor 1, 30).

Gerusalemme, Basilica del Santo Sepolcro.Una bassa porta (cm 133)

introduce nella seconda camera,dove fu deposto il corpo di Gesù.

Il bancale è protetto da lastre di marmo.Gli ornamenti non intaccano

la semplicità di questo luogo, metadi milioni di pellegrini e centro

della fede cristiana.Qui Gesù ha vinto la morte.

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La Preghiera a

Maria Donna del Sabato santo

Santa Maria, donna del Sabato santo..., guidaciper mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua èla sorgente suprema.Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci acapire che, in fondo, tutta la vita, sospesa com’è

Maria Madre di Gesù,dal «Gesù di Nazareth» di Franco Zeffirelli.

I

(segue da pag. 47) IL SABATO SANTO

Giorno a-liturgico

l Sabato Santo è un giorno «a-liturgico«,cioè privo di liturgie. Non si compie nessunacelebrazione, se non nella notte la grandeVeglia Pasquale, che sant’Agostino definiva

«la madre di tutte le Veglie».Da un po’ di anni la Chiesa di rito latino è ritor-nata all’antica tradizione di vivere questo giornoin unione con Maria, rappresentante ed espres-sione di tutta la Chiesa redenta, che attende contrepidazione l’alba della risurrezione. Da più par-ti si celebra l’Ora della fede di Maria, preludio allarinnovazione delle promesse battesimali e allagioia che irradia il giorno di Pasqua.

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tra le brume del venerdì e le attese della domeni-ca di Risurrezione, si rassomiglia tanto a quelgiorno. È il giorno della speranza, in cui si fa ilbucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e lisi asciuga al sole di primavera perché diventinotovaglie di altare.Ripetici, insomma, che non c’è croce che non ab-bia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umanache non si stemperi in sorriso. Non c’è peccatoche non trovi redenzione.Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoriasulla sua imboccatura. Anche le gramaglie piùnere trascolorano negli abiti della gioia.Le rapsodie più tragiche accennano ai primi pas-si di danza. E gli ultimi accordi delle cantilenefunebri contengono già i motivi festosi dell’alle-luia pasquale.Santa Maria, donna del Sabato santo, raccontacicome, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei prepa-rata all’incontro col tuo figlio Risorto...Madre dolcissima, prepara anche noi all’appun-tamento con Lui.Destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno.Adornaci di vesti nuziali..., mettiti accanto a noie facciamo le prove dei canti.

Servo di Diodon Tonino Bello

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LA VEGLIA PASQUALE

Per la celebrazione

a notte tra sabato e domenica si svolge laVeglia pasquale, durante la quale si leggo-no le promesse di Dio al suo popolo. Que-sta notte è scandita da quattro momenti: la

Liturgia della luce (benedizione del fuoco, prepa-razione del Cero, processione, Annunzio pasqua-le); la Liturgia della Parola (nove letture, settedell’A.T. e due del N.T.); la Liturgia Battesimale(canto delle Litanie dei Santi, Preghiera di bene-dizione dell’acqua battesimale, celebrazione dieventuali Battesimi); la Liturgia Eucaristica. Ilgiorno di Pasqua si festeggia la resurrezione delRedentore.Per antichissima tradizione questa notte è «inonore del Signore» e la Veglia che in essa si cele-bra commemorando la notte santa in cui Cristo èrisorto è considerata come «madre di tutte le san-te veglie». In questa Veglia infatti la Chiesa rima-ne in attesa della risurrezione del Signore e la ce-lebra con i sacramenti dell’iniziazione cri stiana.L’intera celebrazione della Veglia pasquale sisvolge di notte; essa quindi deve o cominciaredopo l’inizio della notte o terminare prima del-l’alba della domenica.La Veglia pasquale – in cui gli ebrei attesero dinotte il passaggio del Signore che li liberasse dal-la schiavitù del faraone, fu da loro osservata co-me memoriale da celebrarsi ogni anno – era la fi-gura della futura vera Pasqua di Cristo, cioè dellanotte della vera liberazione, in cui «Cristo, spez-zando i vincoli della morte, risorge vincitore dalsepolcro».

Per la preghiera personale

Notte pasquale (Una preghiera dei primi cristiani)

O notte più chiara del giorno!O notte più luminosa del sole!O notte più bianca della neve,più brillante delle nostre fiaccole,più dolce del paradiso!

O notte che non conosce tenebre;tu allontani il sonnoe ci fai vegliare con gli angeli.O notte, terrore dei demoni,notte pasquale, attesa per un anno!

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Notte nuziale della Chiesache fai nascere i nuovi battezzatie spogli il demonio addormentato.notte in cui l’Eredeintroduce gli eredi nell’eredità!

Dov’è, o morte, il tuo pungolo?Dov’è, inferno, la tua vittoria?Cristo è risorto e i demoni sono caduti.Cristo è risorto e gli angeli si rallegrano.Cristo è risorto e nessun morto resta nel sepolcro.Cristo, risorto dalla morte,è il capo di coloro che dormono.A Lui gloria e potenza nei secoli dei secoli.Amen.

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ICristo Risorto, avvolto nel mantello di gloria,

incontra Maria di Magdala, che lo vuole trattenere,ma la vita della risurrezione è la vita presso il Padre

a cui Egli ci associa e di cui mostra la vita.Mosaico di Marco Ruptnic, Sala capitolare

della Cattedrale di Santa Maria Reale dell’Almudenadi Madrid, Spagna.

È LA PASQUA DEL SIGNORE!

Per la celebrazione

l giorno di Pasqua si celebri la Messa delgiorno di Pasqua con grande solennità. È op-portuno compiere l’aspersione dell’acqua, be-nedetta nella Veglia come atto penitenziale.

La celebrazione della Pasqua continua nel Tem-po Pasquale.I cinquanta giorni che si succedono dalla Dome-nica di risurrezione alla Domenica di Pentecoste,si celebrano nella gioia come un solo giorno difesta, anzi come «la grande Domenica».Le Domeniche di questo tempo vengono consi -derate come domeniche di pasqua e hanno laprecedenza sulle feste del Signore e su tutte lesolennità.

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ma al contempo sono anche minacce che metto-no in pericolo noi e il mondo. Oggi possiamo il-luminare le nostre città in modo così abbaglianteche le stelle del cielo non sono più visibili.Nella Veglia pasquale, la notte della nuova crea-zione, la Chiesa presenta il mistero della lucecon un simbolo del tutto particolare e moltoumile: con il cero pasquale. Questa è una luceche vive in virtù del sacrificio. La candela illumi-na consumando se stessa. Dà luce dando se stes-sa. Così rappresenta in modo meraviglioso il mi-stero pasquale di Cristo che dona se stesso e cosìdona la grande luce. Come seconda cosa possia-mo riflettere sul fatto che la luce della candela èfuoco. Il fuoco è forza che plasma il mondo, po-tere che trasforma. E il fuoco dona calore. Anchequi si rende nuovamente visibile il mistero di Cri-sto. Cristo, la luce è fuoco, è fiamma che brucia ilmale trasformando così il mondo e noi stessi.«Chi è vicino a me è vicino al fuoco», suona unaparola di Gesù trasmessa a noi da Origene. Equesto fuoco è al tempo stesso calore, non unaluce fredda, ma una luce in cui ci vengono incon-tro il calore e la bontà di Dio.

Cfr. Benedetto XVIOmelia Sabato Santo, 7 aprile 2012

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I

IL CERO PASQUALE

Norme liturgiche

l cero pasquale, da collocare presso l’ambo-ne o vicino all’altare, rimanga acceso almenoin tutte le celebrazioni liturgiche più solennidel Tempo pasquale, sia nella Messa, sia a Lo-

di e Vespri, fino alla domenica di Pentecoste. Do-po di questa, il cero viene conservato con il dovu-to onore nel battistero, per accendere alla suafiamma le candele dei neo-battezzati nella cele-brazione del Battesimo. Nella celebrazione delleesequie il cero pasquale sia collocato accanto alferetro, ad indicare che la morte è per il cristianola sua vera pasqua.Non si accenda il cero pasquale fuori del tempodi Pasqua, né venga conservato nel presbiterio.

Per la preghiera personale

Pasqua è la festa della nuova creazione. Gesù èrisorto e non muore più. Ha sfondato la portaverso una nuova vita che non conosce più né ma-lattia né morte. Ha assunto l’uomo in Dio stesso.«Carne e sangue non possono ereditare il regnodi Dio», aveva detto Paolo nella Prima Lettera aiCorinzi (15, 50). Lo scrittore ecclesiastico Tertul-liano, nel secolo III, in riferimento alla risurre-zione di Cristo e alla nostra risurrezione aveval’audacia di scrivere: «Abbiate fiducia, carne esangue, grazie a Cristo avete acquistato un postonel Cielo e nel regno di Dio» (CCL II 994).Mediante il sacramento del Battesimo e la profes-sione della fede, il Signore ha costruito un ponteverso di noi, attraverso il quale il nuovo giornoviene a noi. Nel Battesimo, il Signore dice a coluiche lo riceve: Fiat lux - sia la luce. Il nuovo giorno,il giorno della vita indistruttibile viene anche anoi. Cristo ti prende per mano. D’ora in poi saraisostenuto da Lui e entrerai così nella luce, nellavita vera. Per questo, la Chiesa antica ha chiamatoil Battesimo «photismos» - illuminazione.Perché? Il buio veramente minaccioso per l’uomoè il fatto che egli, in verità, è capace di vedere edindagare le cose tangibili, materiali, ma non vededove vada il mondo e da dove venga. Dove vadala stessa nostra vita. Che cosa sia il bene e checosa sia il male. Il buio su Dio e il buio sui valorisono la vera minaccia per la nostra esistenza eper il mondo in generale. Se Dio e i valori, la dif-ferenza tra il bene e il male restano nel buio, allo-ra tutte le altre illuminazioni, che ci danno unpotere così incredibile, non sono solo progressi,

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trattasse del peccatore più incallito e l’abbiarecitata una volta sola... (Quaderni..., II, 122).

2) Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti,mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzantenon come giusto Giudice, ma come Salvatoremisericordioso. Gesù ha promesso la graziadella conversione e della remissione dei peccatiagli agonizzanti in conseguenza della recitadella Coroncina da parte degli stessi agoniz-zanti o degli altri (Quaderni..., II, 204-205).

3) Tutte le anime che adoreranno la mia Mise-ricordia e reciteranno la Coroncina nell’oradella morte non avranno paura. La mia Mi-sericordia li proteggerà in quell’ultima lotta(Quaderni..., V, 124).

Poiché queste tre promesse sono molto grandi eriguardano il momento decisivo del nostro desti-no, Gesù rivolge proprio ai sacerdoti un appelloaffinché consiglino ai peccatori la recita dellaCoroncina alla Divina Misericordia come ultimatavola di salvezza.

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DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Seconda domenica di Pasqua(celebrazione mobile)

esidero che la prima Domenica dopoPasqua sia la Festa della mia Misericor-dia. Figlia Mia, parla a tutto il mondodella mia incommensurabile Misericor-

dia! L’Anima che in quel giorno si sarà confessa-ta e comunicata, otterrà piena remissione di col-pe e castighi. Desidero che questa Festa si celebrisolennemente in tutta la Chiesa» (Gesù a S. Fau-stina Kowalska).

Coroncinadella divina MisericordiaSi recita con la corona del Rosario.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto. Amen.

Padre Nostro, Ave Maria, Credo.

Sui grani del Padre Nostro si dice:

Eterno Padre, io ti offro il Corpo e il Sangue,l’Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio,nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione deinostri peccati e di quelli del mondo intero.

Sui grani dell’Ave Maria si dice:

Per la sua dolorosa Passione, abbi misericordiadi noi e del mondo intero.

Alla fine si dice tre volte:

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbipietà di noi e del mondo intero.

Si termina con l’invocazione

O Sangue e Acqua, che scaturisti dal Cuore diGesù come sorgente di misericordia per noi, con-fido in te.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto. Amen.

Promesse particolari (Dai diari di santa Faustina Kowalska)

1) Chiunque reciterà la Coroncina alla DivinaMisericordia otterrà tanta misericordia nel-l’ora della morte – cioè la grazia della conver-sione e la morte in stato di grazia – anche se si

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CELEBRIAMO LA DOMENICA

PASQUA SETTIMANALE

La Messa, nube di Dio che ci avvolge tutti

uando noi celebriamo la Messa, noinon facciamo una rappresentazionedell’Ultima Cena: no, non è una rap-presentazione. È un’altra cosa: è pro-

prio l’Ultima Cena.È proprio vivere un’altra volta la passione e lamorte redentrice del Signore.È una teofania: il Signore si fa presente sull’alta-re per essere offerto al Padre per la salvezza delmondo.Noi sentiamo o diciamo: “Ma, io non posso,adesso, devo andare a Messa, devo andare a sen-tire Messa”.La Messa non si “sente”, si partecipa, e si parte-cipa in questa teofania, in questo mistero dellapresenza del Signore tra noi».«La liturgia è proprio entrare nel mistero di Dio,lasciarsi portare al mistero ed essere nel mistero.Per esempio, io sono sicuro che tutti voi venitequi per entrare nel mistero; però, forse qualcunodice: “Ah, io devo andare a Messa a Santa Martaperché nella gita turistica di Roma c’è andare avisitare il Papa a Santa Marta, tutte le mattine: èun posto turistico, no?”.Tutti voi venite qui, noi ci riuniamo qui per en-trare nel mistero: è questa la liturgia. È il tempodi Dio, è lo spazio di Dio, è la nube di Dio che ciavvolge tutti».«Ci farà bene oggi chiedere al Signore che dia atutti noi questo “senso del sacro”, questo sensoche ci fa capire che una cosa è pregare a casa,pregare in chiesa, pregare il Rosario, pregaretante belle preghiere, fare la Via Crucis, tante co-se belle, leggere la Bibbia... e un’altra cosa è lacelebrazione eucaristica.Nella celebrazione entriamo nel mistero di Dio,in quella strada che noi non possiamo controlla-re: soltanto Lui è l’Unico, Lui la gloria, Lui è ilpotere, Lui è tutto.Chiediamo questa grazia: che il Signore ci inse-gni ad entrare nel mistero di Dio».

Papa FrancescoCelebrazione in Santa Marta, 10.2.2014

«La Messa è il sole di questa terra»

• La domenica è giorno del Signore ed è bene-detto. In questo dì tu elevati dalla terra ed en-tra in comunicazione con Dio. Nel giorno difesta sii tu come in un’anticamera del paradisoe attendi per conversare col Padre tuo.

• La santa Messa è come il sole di questa terra.Nell’accostarti supplica il Signore ad aver pietàdi te. E dopo ringrazia Dio, quasi creatura ter-restre che già fu degna, come Paolo, di spazia-re per un’ora fra le gioie del paradiso celeste.

• Nel giorno di festa risorgi come Lazzaro dalsuo sepolcro. Rivestiti di splendore come Gesùche esce glorioso dal sepolcro. Anima fedele,invoca sul tuo capo la grazia dello Spirito San-to e sii tu fervida al pari degli apostoli nellaprima Pentecoste cristiana.

San Luigi GuanellaDall’operetta Il Fondamento, III, 925-926

Santa Maria, donaci il gusto della Domenica

Santa Maria, donna del riposo, donaci il gustodella Domenica.

Facci riscoprire la gioia antica di fermarci sul sa-grato della chiesa, a conversare con gli amicisenza guardare l’orologio.

Frena le nostre sfibranti tabelle di marcia, tienicilontani dall’agitazione di chi è in lotta perennecol tempo.

Liberaci dall’affanno delle cose.

Persuadici che fermarsi sotto la tenda, per ripen-sare la rotta, vale molto di più che coprire logo-ranti percorsi senza traguardo.

Ma, soprattutto, facci capire che se il segreto delriposo fisico sta nelle pause settimanali o nelleferie annuali che ci concediamo, il segreto dellapace interiore sta nel saper perdere tempo conDio.

Servo di Dio don Tonino Bello

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TESTIMONIANZE

Suor Tereza Florentina Bordas

Florentina con i fratellini e la mamma vanno a raccogliere la legna (1988).

Romania, Iasi. Cattedrale«Sf. Fecioar� Maria Regina».

Suor Florentina Tereza Bordasprofessa i Voti di castità,povertà e obbedienza

nelle mani della Madre generalesuor Serena Ciserani.

Testimoni di queste nozze eternecon il Signore Gesù

sono tra gli altri il vescovomons. Petru Ghereghel,

suor Neli Bordignone suor Rosa Bianchini(26 ottobre 2014).

M

LUI ed ioun’alleanza d’amore eterno

vuto il Corpo di Cristo per la pri-ma volta. Sono tanti i ricordi diquel momento speciale per me,mi riduco a condividere uno deimomenti più forti di quel tempo.Nel mese di dicembre 1989, ca-deva il regime comunista del mioPaese; era la guerra civile e piùdi una volta hanno portato via il

mio papà per le diverse manife-stazioni. C’era molta agitazione epressione e credo che in quel pe-riodo sono maturata tanto, ve-dendo e vivendo tutto quello cheavveniva ogni giorno. La mam-ma ci radunava in casa e la no-stra preghiera si rafforzava dipiù. Un giorno eravamo alla San-

Dalla schiavitùdel comunismoalla libertà del Sìper sempre

i chiamo Florentina Te-reza Bordas, sono di na-zionalità rumena, natail 16 di agosto del 1980

in un piccolo paese di campagnadella Provincia di Bacau (l’estdella Romania), di circa 200 abi-tanti. Siamo una famiglia nume-rosa di otto figli: sei sorelle e duefratelli; con papà e la mammasiamo in dieci, grazie a Dio tuttivivi.La mia famiglia è modesta, maposso dire che ha dei valori cri-stiani ben radicati, che sempre ciha trasmesso con grande respon-sabilità.Ricordo che da piccola avvertivomolto la mancanza delle cosemateriali, cibo, vestiti, giocattoli,TV, ecc., ma si lavorava, si prega-va ed il necessario non mancavamai.Il 15 di agosto del 1989 ho rice-

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fatto, visto, ecc. Ero più curiosache interessata, ma non ho resi-stito di far finta, quello che rac-contavano mi piaceva e sentivoche avrei voluto provare anch’io.Così il Signore mi parlava, senzacapire cosa mi stesse succeden-do. In poco tempo ho preso la

ta Messa e durante la celebrazio-ne sono arrivati un gruppo di mi-litari armati a minacciarci diuscire dalla chiesa perché se noci bruciavano vivi. Nessuno èuscito, anzi tutti hanno conti-nuato a pregare e cantare a Ma-ria santissima. Allora hanno por-

Florentina noviziacon suor Gemma e Melania (2005).

decisione da sola, sono andatadalle ragazze e ho detto loro chesarei andata anch’io con loro dal-le suore. Non trovavo né parole,né giustificazione per spiegare aimiei genitori quello che passavadentro di me e anche per loro eramolto difficile capire questocambiamento strano in me. Eroconfusa, ma molto contenta.Pensavo di andare solo a vederee se non mi fosse piaciuto sareitornata a casa subito.Sono tornata a casa dopo tre me-si perché era morto il mio carononno; nemmeno allora potevospiegare niente a nessuno perchénon trovavo le parole giuste, enessuno dei miei amici capiva la«sciocchezza» che avevo fatto.Mi sentivo tranquilla nella sceltaoperata, così è cominciata la miaavventura con il Signore.Sono passati tanti anni, pratica-mente metà della mia vita, masono molto felice che in questianni il Signore ha sempre confer-mato il Suo amore e la Sua mise-ricordia. Nelle mie debolezze edifficoltà Lui sempre era accantoa me e mi ha permesso di poter«toccare la Sua carne» nei poverie nei bisognosi che incontro ognigiorno nella mia vita. Sono felicedi essere sposa di Cristo per sem-pre.Ringrazio i miei genitori e fami-

Offertorio,i genitoridi suorFlorentina.

Suor Florentinae le postulanti Gema e Daniela.

Suor Florentinacon Madre Serena.

tato via il parroco per farci spa-ventare, ma dopo qualche ora l’hanno lasciato libero. Ho chie-sto la mamma cosa stesse succe-dendo, avevo paura che ci fuci-lassero, ma lei mi ha rispostocon fede: «Non possono farlo,perché siamo nella Casa di Dio».Dopo l’acquisto della libertà, ècominciata un’altra vita per ilmio Paese. A livello religioso i sa-cerdoti potevano esercitare il lo-ro ministero con tranquillità, so-no venute diverse Istituzioni reli-giose e piano piano si è comin-ciato un dialogo più amichevoletra la religione Cattolica (solo4,7%) e quella Ortodossa.All’età di 15 anni, avevo presogusto della libertà. Mi piacevatanto divertirmi nelle varie circo-stanze che mi capitavano, so-

prattutto mi piaceva frequentarele discoteche con gli amici. Avevoun ragazzo, avevo tutto quelloche le mie sorelle non hannoavuto cioè: la libertà di andaredove volevo. All’età di 17 anni miero fidanzata, pensavo di formar-mi una famiglia appena avessicompiuto 18 anni, ma il Signoreaveva un altro progetto per me eprima di compiere 18 anni, comeun fulmine, tutto è cambiato inme. Non avevo mai pensato allavita religiosa, anche se avvertivoche mi piaceva tanto aiutare ipoveri e fare del bene ai bisogno-si.Nel mese dell’aprile del 1997,c’erano tre ragazze dal mio paeseche da poco avevano fatto unesperienza dalle suore Guanellia-ne e raccontavano cosa avevano

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me il Signore Gesù continua achiamare anche oggi lavoratorinella sua vigna che con amore sichinino verso i poveri e i deboli.Dio sia lodato e ringraziato perquesto dono alla Chiesa e allanostra Congregazione.Ma ora lascio la parola a suorFlorentina perché esprima la suagioia. n

liari che hanno sempre sostenutola mia scelta con la loro preghie-ra e il loro affetto. La mia grati-tudine a Madre Serena con laquale ho iniziato i primi passidella vita religiosa e sempre miha sostenuta nella mia formazio-ne umana e spirituale.Davanti al Signore porto tutte lesorelle e le persone che in unmodo o in un altro mi sono stateal fianco nel mio cammino di do-nazione al Signore. Deo gratias!

Ed ora, segue il racconto dellacelebrazione della mia Professio-ne perpetua, che lascio alle con-sorelle di Iasi.

nelle mani di Madre Serena Cise-rani, con la quale erano suor Ro-sa Bianchini e suor Neli Bordi-gnon, consigliera generale.Erano presenti altre suore venutedall’Italia e una carissima nostraragazza «buona figlia», venutaper questa festa.Con grande gioia abbiamo parte-cipato alla bellissima celebrazio-ne della nostra consorella suorFlorentina e le abbiamo rivoltoun augurio con le stesse paroledel santo Fondatore, nell’annodel suo centenario: «Dio ti hachiamata come sua sposa. Tu seidi Gesù e Gesù è tuo...».Ed è proprio così, cara suor Flo-rentina, perché con il tuo SÌ persempre, pronunciato davanti alpopolo di Dio radunato insiemecon te attorno all’altare, dove sicompie il sacrificio totale di Cri-sto, la tua vita si è unita con Luiper sempre e tu, come il vescovoti ha incoraggiata, dirai: «il tuoSÌ con lo stesso entusiasmo ognigiorno».All’inizio di un anno dedicato al-la Vita Consacrata, la celebrazio-ne della Professione perpetua disuor Florentina in mezzo ai gio-vani e meno giovani di Iasi è sta-ta una bellissima testimonianzadi una donazione totale a Cristoe ai fratelli più bisognosi. Una te-stimonianza che ci fa vedere co-

La Professione perpetua

Il 26 ottobre 2014, nella Catte-drale di Iasi, «Sf. Fecioar� MariaRegin», suor Tereza-FlorentinaBordas ha detto il suo SÌ persempre al Signore e alla Congre-gazione delle FSMP.Alla presenza del nostro Vescovomons. Petru Gherghel e di tantisacerdoti, fra i quali con gioiaabbiamo annoverato il nostroconfratello don Umberto Bru-gnoni, vicario generale dei Servidella Carità, suor Florentina haemesso la Professione perpetua

Foto di gruppo al termine della celebrazione dei Voti perpetuidi suor Florentina.

Una bellissima foto con le figliedel nostro autista Octavian.

Il regalo bellissimoricevuto da Valentina,di Casa S. Rosa, Roma.

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Una vita«per sempre»

dedicata a Dioe agli altri:

si può!Intervistaal novello sacerdotedon Giovanni Amico SdC

Don Giovanni Amico,27 anni, religiosodell’Opera Don Guanella,originario diCeglie Messapica (Brindisi),è stato consacrato presbiteroil 20 dicembre 2014e il 21 ha celebratola prima Messa.Ci felicitiamo con lui,augurandogli gioia e fedeltànel servizio del Signoree ci è caro intervistarloper cogliere qualche aspettodella sua giovane vita– consacrata a Dio e ai poveritra i Servi della Carità –che possa essere lucesul nostro cammino.

4 Giovanni, cosa provi inquesto momento impor-

tante e decisivo della tua vita?

Sento il cuore colmo di gratitudi-ne nella gioia della sequela diCristo, che per me si è fatta piùintensa ed impegnativa, attraver-so l’entrata «in perpetuo» nellaFamiglia Guanelliana (26 maggio2014), l’Ordinazione Diaconale(17 agosto 2014) e l’OrdinazionePresbiterale (20 dicembre 2014).Il versetto biblico che mi accom-pagna in questo momento parti-colarissimo della mia vita è: «Vo-glio cantare al Signore finché hovita, cantare al mio Dio finchéesisto. A Lui sia gradito il miocanto; la mia gioia è nel Signore»(Sal 103). Le parole di questoSalmo sintetizzano quanto miporto nel cuore.

4 Raccontaci un po’ di te edelle tue origini.

Sono grato anzitutto per il donodella vita e della vita consacrata.Quasi «cantando» di gioia e digratitudine, mi piace sempre, masoprattutto ora, rileggere la miastoria personale e vocazionalesotto un grande «segno»: la co-stante e amorosa presenza diDio. Questo canto vuol essere unmodesto, ma sincero modo perricambiargli il dono che mi hafatto della vocazione alla vitaconsacrata guanelliana: in essaho compreso che «la mia gioia ènel Signore».Davvero forte è stata per me, findall’infanzia, la percezione dellapresenza di Dio attraverso le cu-re, le attenzioni, i sacrifici – insintesi l’amore – che i miei geni-Giovanni con la sorellina Giusy.

Panoramica di Ceglie Messapica (Brindisi),paese natale di don Giovanni Amico sdc.

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tori (papa Domenico e mammaRocchetta) hanno dimostrato neimiei confronti fin dal 6 ottobre1987, data della mia nascita. At-traverso questo amore sento diessere stato chiamato a ricono-scere e ricambiare l’amore diDio. Posso davvero affermareche, attraverso l’ambiente d’ori-gine, ho cominciato ad assapora-re la bellezza della vita, della fe-de e dell’amore di Dio. Anche damia sorella Giusy, più piccola ri-spetto a me di tre anni, ho impa-rato la bellezza del sentirsi «fra-tello».

4 Quali sono, sintetizzando,le «pietre preziose» che la

famiglia ti ha donato?

Con riconoscenza a Dio, alla miafamiglia e all’ambiente dove sonocresciuto, con uno sguardo alpassato, sento di aver percorsoalcuni «gradini» della fede che,con tanta fatica, cerco di riper-correre quotidianamente:1. Appoggiarsi: come il bambinoavverte sin dalla nascita il biso-

a chi mi circonda; ho imparatoad ascoltare la Parola che ama eche salva.3. Obbedire: da bambino ho im-parato ad obbedire, spesso inmodo sofferto, a cambiare mododi vedere e di pensare, perché chimi è vicino potesse guidarmi,prendendomi per mano. Ho im-parato il senso della docilità.4. Pregare: attraverso gli esempie gli insegnamenti dei miei geni-tori e sulle ginocchia di mia non-na Maria che a settembre – a Diopiacendo – compirà 88 anni, hoimparato a pregare, a rivolgere ilmio sguardo al Signore, alla Ver-gine Maria, ai santi. Sono davve-ro grato ad essi, per essersi fattistrumenti perché io imparassi ildialogo con Dio.Tutto questo, insieme a tanti altrivalori e altre virtù – come il sen-so del sacrificio, della generosità,dell’attenzione all’altro – ho rice-vuto, appreso e imparato a colti-vare.

4 Cos’altro ha contribuito afarti crescere nella consa-

pevolezza di essere«chiamato»?

La parrocchia dovesono cresciuto (MariaImmacolata, Madredella Divina Provvi-denza, di Ceglie Mes-sapica): ai parrociguanelliani, che si so-no succeduti nel corsodella mia infanzia eadolescenza, ricono-sco il merito di avermiaiutato a scoprire emettere a disposizio-

ne – seppur nella maturità primadi un bambino e poi di adole-scente e giovanissimo – i doni dinatura e di grazia elargiti dal Si-gnore.Qui ho sentito la forte chiamataad essere sacerdote e guanellia-no.Dopo i «segni» iniziali di chiama-ta, il Signore mi ha dato subito lagrazia di poter verificare e speri-mentare che mi chiamava a ser-virlo nella Famiglia guanelliana.Grazie ad esperienze vissute

presso alcune Case dell’OperaDon Guanella e alcuni sacerdotiguanelliani, negli anni del discer-nimento ho potuto conoscere eapprofondire la missione dellaCongregazione, il suo serviziopresso i «buoni figli», i minori,gli anziani, le parrocchie. Attra-verso il volto del povero, mi sco-privo povero, bisognoso – io inprimis – del suo sguardo paternoe misericordioso.

4 Quale consapevolezza èmaturata in te, man mano

che crescevi?

Seguire Cristo non è, come hoscoperto, una via di onori e di ri-conoscenze.Solo scendendo nella profonditàe nella verità di me stesso ho sco-perto di poter essere felice di sta-re al seguito di Gesù, senza at-tendere nulla in cambio, perchéil solo fatto di scoprirmi amato,apprezzato e valorizzato da lui –nonostante le mie fragilità – miappaga e mi riempie di gioia.Questa gioia la scopro in Luiquando, nella fatica, mi ripete:«Ti basta la mia grazia» (2Cor11, 9).Questo è amore, questa è fiducia,questo è il mio cammino: sco-prirmi povero ogni giorno, perpotermi rimettere sempre incammino.Soltanto sentendomi povero coni poveri e rimanendo umile, pro-vo la gioia di trovare il Signorenel loro volto, per vivere in pie-nezza il carisma della Carità gua-nelliana.

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Giovanni e Jarek si consacranoin perpetuo al Signore fra i Servi

della Carita.

Giovanni, seminarista, con la sua famiglia.

gno di stare al sicuro, di affidarsia qualcuno, di appoggiarsi fra lebraccia di qualcuno che si pren-da cura di lui, così sento di aversperimentato la bellezza di «ap-poggiarmi in Dio». È il senso del-la fiducia.2. Ascoltare: perché il figlio im-pari a parlare e ad esprimere ciòche pensa, ha bisogno di ascolta-re le parole, a volte scandite pianpiano, pronunciate in modo chepossa ripetere quanto ascoltato.Così ho imparato a dare ascolto

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4 Quali sono state le tappedella tua formazione fino

ad oggi, da quando sei entratonel seminario guanelliano?

Mi piace definire il tempo del di-scernimento in forma residenziale(iniziato dopo aver conseguito aCeglie la maturità classica) e delProbandato, un tempo propizioin cui ho compreso che la vitaconsacrata è fatta di totale sotto-missione alla volontà di Dio.Altra tappa della formazione ini-ziale, che definisco «anno di gra-zia» è stato il noviziato: attraver-so le varie opportunità, quali lalettura e lo studio della vita delFondatore e della nostra Regola,il lavoro manuale e lo studio per-sonale, la preghiera personale ecomunitaria, la vita fraterna coni compagni di cammino e i con-fratelli, il servizio tra gli ammala-ti, ho avuto l’occasione di cresce-re e misurarmi con le mie capa-cità, i doni di natura e di grazia ela docilità all’azione formativa.Il noviziato ha avuto il suo cul-mine nella prima Professione reli-giosa (6 settembre 2009), in cuiho manifestato la scelta di segui-re in maniera più risoluta GesùCristo, nella radicalità dei Consi-gli evangelici, «desiderando vive-re e morire non di altro che dellasua Carità» (Cost. SdC 38).Altra tappa importante, è stataquella del Seminario Teologico aRoma, che mi piace definire«scuola di fedeltà a Cristo, allaChiesa e ai poveri».Qui ho rinnovato il proposito –che dall’inizio del cammino diformazione mi ha accompagna-to – di volermi formare sullo stiledel buon Pastore, che dà la vitaper il gregge, disposto a servire ifratelli come il pietoso Samarita-no, avendo come modello di rife-rimento san Luigi Guanella.In questi anni ho ricevuto i Mini-steri del Lettorato e Accolitato,per accostarmi gradualmente acelebrare il Mistero dell’Altare.Ancora, «anno di grazia», di cuisono riconoscente a Dio e ai su-periori, è stato quello del tiroci-nio presso la Casa e il SantuarioSan Calogero di Naro (Agrigen-

to), nel servizio agli anziani rico-verati presso la R.S.A., ai pelle-grini del santuario e nella pasto-rale giovanile della zona.Il 26 maggio 2014 ho emesso laProfessione perpetua, inserendo-mi a pieno titolo nella Famigliareligiosa dei Servi della Carità, il17 agosto seguente sono stato or-dinato Diacono e sono stato man-dato come collaboratore nellaparrocchia B.M.V. della Provvi-denza di Agrigento. Il 20 dicem-bre scorso sono stato ordinatoPresbitero, ad immagine di Gesù,buon pastore e pietoso samarita-no, divenendo vicario parrocchia-le nella medesima parrocchia.

4 Cosa significa, per un gio-vane, nel 2014-2015 profes-

sare «per sempre» i Voti di ca-stità, povertà e obbedienza?

Mio grande desiderio e impegnopersonale è, nonostante i tempi

difficili, vivere e testimoniaregioiosamente l’amore di Dio perme e per ogni uomo attraverso:1. la castità consacrata, che con-sidero non come privazione omutilazione, ma come modo«originale e nuovo» per amaretutti nello stesso modo e per vi-vere la sessualità. E questo miriempie il cuore;2. la povertà consacrata che ren-de il mio cuore libero e vuoto dicose, sebbene materialmente lepossieda, nella serena condivisio-ne di tutto con tutti;3. l’obbedienza consacrata, co-me affidamento totale nelle manidi Dio, che mi fa sentire gioiosa-mente sottomesso a Dio e ai mieisuperiori.Attraverso questi tre Voti, è bellomostrare ai fratelli che la nostravita è tutta orientata verso il fu-turo, dove non saremo condizio-nati dalla bramosia del piacere,del possesso e del potere.

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Accanto al card. Poletto nel 2012, durante la processione di San Giuseppe (al Trionfale).

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4 Quali sono state le altrecomponenti della tua for-

mazione alla vita guanelliana esacerdotale, fin’ora condotta?

Altro impegno, in seminario, èstato anche quello di tendere allostudio della filosofia e della teo-logia, per prepararmi a servire ifratelli «con fede, amore e com-petenza», per essere uditore, cu-stode e annunciatore della Parolae per farmi docile dispensatoredella Grazia di Dio. Ritengo in-fatti importanti lo studio e lapreparazione personale, in quan-to «forma importante di ascesiper alimentare la vita spiritualee, in particolare, per aprirsi con

Motivo di gioia e di appagamen-to spirituale è la riconoscenza eil ricordo gioioso che riscontroin tutti i luoghi dove sono stato:da Ceglie a Roma, da Bari a Bar-za d’Ispra (Varese), da Naro(Agrigento) ad Agrigento e neiluoghi dove sono passato per an-

nunciare la buona novella di Ge-sù Cristo e diffondere lo spiritodella Famiglia guanelliana.Sentendomi inserito nella Con-gregazione, che avverto come«madre», nelle cui mani mi sonoconsegnato, l’augurio e lo sforzoche mi pongo dinanzi è quello dioffrirmi ogni giorno come «sacri-ficio spirituale gradito a Dio»(cfr. Rm 12, 1) per il bene dellepersone alle quali sono statomandato.

4 Quale speranza nutri per iltuo futuro?

Chiedo al Signore che io possaessere, come il mio Fondatore,«spada di fuoco nel Ministerosanto». Chiedo a Lui di conceder-mi uno slancio sempre proteso almagis, con un cuore sempre piùdedito a Lui, cosciente che l’amo-re è la risposta più adeguata al-l’amore di Cristo. A questo pro-posito, mi piace riportare allamia memoria le parole di sanLuigi Guanella quando, nel Re-golamento del 1910, dice ai Servidella Carità: «I Servi della Carità[...] accendano nel cuore fiammesempre più vigorose di carità perpoterlo amare almeno con tuttele forze proprie». In questo modospero che la mia vita possa esse-re calamita per altri giovani, che

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sapienza a una maggiore cono-scenza di Dio, di sé e del mondo»(Cost. SdC 97).Inoltre considero importante lacollaborazione per una buonaconvivenza fraterna, attraverso levarie esperienze di comunionecon i confratelli e con i formato-ri: occasione per me privilegiatadi crescita nella condivisione enel confronto, nella gioia dellostare, del vivere, del pregare in-sieme, dello spezzare «lo stessopane» alla mensa dell’Eucaristiae della Parola come alla mensadella fraternità e di considerarepoi ogni confratello come il «be-ne più prezioso».

4 Quale gioia avverti e cosaauguri a te stesso in questo

momento?

Ceglie Messapica. Parrocchia SanLorenzo da Brindisi. 20 dicembre 2014.

Ordinazione presbiterale di donGiovanni Amico per l’imposizione dellemani e la preghiera consacratoria diSua Ecc.za rev.ma Mons. Vincenzo

Pisanello, Vescovo di Oria.

sentano il desiderio di consacrar-si nella vigna del Signore.

Grazie di cuore, Giovanni, per letue parole di testimonianza.Allora davvero «una vita “persempre” dedicata a Dio e agli al-tri: si può!». n

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Papà e mamma: un diritto per i bambini

I bambini hanno il diritto di crescere in una fa-miglia, con un papà e una mamma, capaci dicreare un ambiente idoneo al loro sviluppo ealla loro maturazione affettiva. Per questa ra-gione, nel l’esortazione apostolica Evangeliigaudium, ho posto l’accento sul contributo «in-dispensabile» del matrimonio alla società, con-tributo che «supera il livello dell’emotivitàe delle necessità contingenti della coppia»(n. 66). È per questo che vi sono grato per l’en-fasi posta dal vostro colloquio sui benefici che

63La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2015

VOCE FAMIGLIA

N

COMPLEMENTARIETÀtra uomo e donna

Papa Francesco

(...)el nostro tempo il matrimonio e la fa-miglia sono in crisi. Viviamo in unacultura del provvisorio, in cui semprepiù persone rinunciano al matrimonio

come impegno pubblico. Questa rivoluzionenei costumi e nella morale ha spesso sventolatola «bandiera della libertà», ma in realtà ha por-tato devastazione spirituale e materiale a innu-merevoli esseri umani, specialmente ai più vul-nerabili.Occorre insistere sui pilastri fondamentali chereggono una nazione: i suoi beni immateriali. Lafamiglia rimane al fondamento della convivenzae la garanzia contro lo sfaldamento sociale.

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201564

il matrimonio può portare ai figli, ai coniugistessi e alla società.In questi giorni, mentre rifletterete sulla com-plementarietà tra uomo e donna, vi esorto a da-re risalto ad un’altra verità riguardante il ma-trimonio: che cioè l’impegno definitivo nei con-fronti della solidarietà, della fedeltà e dell’amo-re fecondo risponde ai desideri più profondidel cuore umano.Pensiamo soprattutto ai giovani che rappresen-tano il futuro: è importante che essi non si la-scino coinvolgere dalla mentalità dannosa delprovvisorio e siano rivoluzionari per il coraggiodi cercare un amore forte e duraturo, cioè diandare controcorrente: si deve fare questo. Suquesto vorrei dire una cosa: non dobbiamo ca-dere nella trappola di essere qualificati conconcetti ideologici.La famiglia è un fatto antro-pologico, e conseguentemente un fatto sociale,di cultura, ecc. Noi non possiamo qualificarlacon concetti di natura ideologica, che hannoforza soltanto in un momento della storia, epoi decadono. Non si può parlare oggi di fami-glia conservatrice o famiglia progressista: la fa-miglia è famiglia! Non lasciatevi qualificare daquesto o da altri concetti di natura ideologica.La famiglia ha una forza in sé.Possa questo colloquio essere fonte d’ispirazio-ne per tutti coloro che cercano di sostenere erafforzare l’unione dell’uomo e della donna nelmatrimonio come un bene unico, naturale, fon-damentale e bello per le persone, le famiglie, lecomunità e le società.

Dal Discorso ai partecipanti al «Colloquio in-ternazionale sulla complementarietà tra uomoe donna», promosso dalla Congregazione per laDottrina della Fede (17 novembre 2014)

CREDONELLA FAMIGLIACredo nella famiglia, o Signore:quella che è uscitadal tuo disegno creativo,fondata sulla roccia dell’amoreeterno e fecondo;Tu l’hai sceltacome tua dimora tra noi,Tu l’hai voluta come culla della vita.Credo nella famiglia, o Signore:anche quando nella nostra casaentra l’ombra della croce,quando l’amoreperde il fascino originario,quando tuttodiventa arduo e pesante.Credo nella famiglia, o Signore:come segno luminoso di speranzain mezzo alle crisi del nostro tempo;come sorgente di amore e di vita,come contrappesoalle molte aggressionidi egoismo e di morte.Credo nella famiglia: o Signore:come la mia stradaverso la piena realizzazione umanacome la mia chiamata alla santità,come la mia missioneper trasformare il mondoa immagine del tuo Regno. Amen.

p. E. Masseroni

«Nessun interventoal sinodo straordinario dei Vescovisulla famigliaha messo in discussionele verità fondamentali del Sacramentodel Matrimonio, cioè:l’indissolubilità, l’unità, la fedeltàe l’apertura alla vita(cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II,Gaudium et spes, 48;Codice di Diritto Canonico, 1055-1056).

(Papa Francesco)

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sta cosiddetta libertà è solo incapacità di sacri-ficio, è subordinare i propri desideri, le propriecomodità, il proprio tempo al servizio del pro-prio io, anziché al servizio di coloro di cui essisono responsabili. Solo quando ci sono i dram-mi più acuti si comprende il male fatto, conquesto permissivismo verso se stessi. Se la curadegli affari, il tempo dedicato ad essi, fosse de-dicato ai figli che grandi imprese!Costruire, costruire uomini nelle dimensionigrandiose con le quali si costruiscono imperieconomici! Dedicare ad essi il proprio tempo,ipotecare tutto per questa costruzione.

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GENITORIsiate maestri di vita!

L

sponsabile, l’ho aiutato a discernere il bene dal ma-le, l’ho aiutato a sapersi sacrificare, per saper poidominare istinti, passioni, dolori fisici e spiritua-li?». Questa domanda non sempre è nel cuore di unpadre, perché spesso in lui vi è solo la soddisfazio-ne di quanto ha «dato» al figlio in beni.Ma dare si può anche al mendicante che si incon-tra sulla via, deponendo un obolo nelle sue mani,per poi continuare il proprio cammino, a volte in-fastiditi dalla sua presenza.Spesso è così con i figli: si dà, non si dona! Il dona-re significa coinvolgere tutto l’essere, parteciparecon cuore ed anima ad un’azione, a volte tutto sa-crificando, tutto spogliando. Questo è dono! È do-no nulla trattenere per sé di quanto l’egoismo vor-rebbe trattenere. E ciò che oggi è più richiesto daparte dell’egoismo è la «libertà». Questa libertà è ri-chiesta dagli sposi giovani e non più giovani, e que-

Ven. Uberto Mori

Dedicare il proprio tempo

a prima domanda da farsi la sera, da parte diun genitore, dovrebbe essere questa: «Oggiho aiutato mio figlio, anche se piccolo, nel-la sua crescita? L’ho aiutato a diventare re-

GENITORI PATENTATI

1. Prima di parlare chiedono il permessoall’esempio.

2. Sono presenti, ma non pesanti.3. Tacciono o setacciano.4. Si divertono anche ad educare.5. Non rigano l’anima del figlio con parole

invalidanti.6. Danno più calore che calorie.7. Non mandano il bambino a letto;

lo accompagnano.8. Sono il 50% testa e il 50% cuore.9. Non forzano mai la mano.10. Sanno che il loro nervosismo aumenta

il volume delle urla del bambino.

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201566

La società però, tutta volta verso l’avere e l’otte-nere, non afferra questo discorso. Vediamo intutti i tempi emergere figure di «padri» ideali,che hanno compreso questa missione e farsieducatori, sostituendosi ai genitori. Citiamo unesempio solo, ed in lui racchiudiamo tutti colo-ro che l’hanno preceduto o che lo seguirannoper essere i campioni di questa arte di educare:san Giovanni Bosco.Egli fu a sua volta educato da una santa mam-ma di ferrea volontà, tesa e dedita al bene pri-mo dei figli, alla costruzione del loro essere.Esser qualcuno, sviluppare i propri talenti nonper superbia, ma per realizzare la propria cre-scita interiore, per essere uomini nella misurain cui lo fu Gesù Cristo!

Chi potrà dare la vita per il fratello se non sa amarese stesso? Come può un genitore educare un figlio,se a sua volta non si è educato?Padri si diventa, padri non si nasce.Padri si diventa accogliendo la propria missione,che è missione scelta, consapevolmente scelta conil matrimonio.Quando mai l’atleta sceglie uno sport con la prete-sa di allenarsi stando nell’ozio, stando seduto?

I FIGLI CI GUARDANO:quando predichiamo acqua

e poi beviamo vino.

quando diciamo di essere pacifistie poi, per una stupidaggine,

litighiamo con il vicino.

quando diciamo di amare la loro madree poi ci sentono urlare

perché la bistecca è dura.

quando compriamo le riviste ecologichee poi gettiamo a terra

il pacchetto di sigarette vuoto.

quando esaltiamo la sinceritàe poi ci vendiamo per la carriera.

quando andiamo in chiesa la domenicae poi ci sentono bestemmiare il lunedì.

quando diciamo che nella vitaconta solo l’amore

e poi viviamo per il sesso e il denaro.

Pino Pellegrino

Adorazione mensile diurnain date mensili di particolare significatoguanelliano

Nelle seguenti date ogni Comunità è invitata arealizzare una giornata di adorazione conti-nua diurna in cui coinvolgere comunità reli-giosa, ospiti, operatori, la Chiesa locale.

3 24 febbraio 2015: il 24 febbraio 1866,nel Seminario di Como, Luigi Guanellariceve il diaconato da mons. Frascolla.

3 24 marzo 2015: nel tardo pomeriggio del1908 don Guanella e i confratelli dellaprima ora professano per la prima volta ivoti.

3 5 aprile 2015: nella notte del 5 aprile1886 le prime Suore raggiungono Como.È la data ufficiale della nascita delle Fi-glie di S. Maria della Provvidenza.

3 26 maggio 2015: il 26 maggio 1866 è or-dinato Sacerdote da mons. Frascolla, nel-l’Oratorio S. Michele del l’Episcopio.

3 30 giugno 2015: il 30 giugno 1849, aCampodolcino, riceve la Cresima damons. Carlo Romanò.

3 17 luglio 2015: il 17 luglio 1881 lasciaTraona e si trasferisce a Gravedona.

3 26 agosto 2015: la mattina del 26 agosto1881 raggiunge Olmo.

3 27 settembre 2015: il 27 settembre 1915è colto dalla paralisi che lo condurrà allamorte.

In prossimità di ogni data sarà fatta perveni-re alle comunità una traccia per l’adorazioneappositamente curata.

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67La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2015

Quando mai un buon allenatore permette ai suoiallievi di stare al bordo del campo, in attesa supinadi diventare campioni? È l’esercizio che conta, è lafatica «accolta», perciò desiderata come motivo dicrescita, che consentirà l’arrivo alla meta fissata.

Presenze d’amore

Così i figli con i doni materiali, con la permissività,si pongono sin dalla culla ai bordi del camminodella vita, si lasciano seduti ore ed ore davanti aglischermi e quando dovranno camminare si afflosce-ranno, come colui che costretto al letto si trova do-po pochi giorni con i muscoli privi di forza. Questigiorni, per molti figli sono invece anni, ed in que-sto stato, privo di esercizio, restano dall’infanzia si-no alla giovinezza. «Nessuno» ha tempo, molti ge-nitori non hanno più tempo per sostenerli nei pri-mi passi del cammino della loro vita, come li so-stennero nell’infanzia per insegnare loro a posare ipiedi sulla terra. Restano così essi incapaci di re-star ritti nelle avversità, mancando loro la capacitànecessaria, acquisita con l’esercizio della volontà.Chi si dedica completamente ai beni materiali saquanto accumula per gli eredi, ma vi è una ricchez-za che non può essere tramandata: la ricchezza del-l’essere uomo. Questa deve essere costruita daognuno ed è patrimonio personale.Il dovere dei genitori è questo: essere maestri di vi-ta. Educare i figli con l’esempio, anelando ad avere

sì quei beni necessari per la fa-miglia, ma senza derubare i fi-gli del tempo dovuto per la cre-scita interiore.Vi sono tanti furti, anche que-sto è tale. Perché privare unacreatura di ciò che essa ha di-ritto non è togliere il superfluo.Il bimbo fin dall’infanzia neces-sita della presenza d’amore, chenon viene dalle cose, e da ciòche i genitori posseggono, mada ciò che i genitori sono.Hanno bisogno di una fiammache li scaldi, che li illumini e senon c’è la potenza del fuoco chetutto bruci, la fiamma non esi-ste.Questa fiamma è l’amore, e seper donare caldo il ceppo bru-cia, si consuma, questa è la suamissione. Il genitore, «consu-mandosi» cioè donandosi, po-trà essere fiamma che scalda,luce che illumina, esempio da

seguire in un cammino di rinuncia, per essereun cammino di vittoria, che deve essere incul-cata sin dalla più tenera età.Una pianta si sviluppa secondo come è indiriz-zata, ma ad una certa età non si può correggerese non spezzandola.Ecco allora perché tanti rami secchi pendonodalle piante che formano questa società, in essinon è passata alcuna linfa.La linfa vitale viene dallo Spirito e per farciquesto dono Gesù si è immolato per noi.Questa consapevolezza dovrebbe disporci aduna partecipazione più cosciente ai dolori dellasettimana Santa. Rivivere con Gesù, accanto al-la Addolorata, i momenti della sua passione.E spostarsi dai suoi dolori ai dolori che flagel-lano il mondo calpestando i più innocenti, de-boli o indifesi.E sarà Pasqua, Pasqua di Resurrezione!Il cuore, il sorriso, le parole saranno tesi adaiutare il prossimo solo se noi stessi ci saremolasciati redimere dal Crocifisso: lasciarsi redi-mere, per poi allungare la mano a coloro cheanelano alla stessa resurrezione.Resurrezione dal peccato, dal vizio, da ogni de-bolezza che ci tenga prigionieri.Ogni redento innalzerà inni di lode e ringrazia-mento a Dio in questa Santa Pasqua, accompa-gnandoli alle opere di bene che sole testimonia-no l’uomo nuovo che vive in lui, mentre tendele mani ai fratelli che anelano alla salvezza.

n

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201568

didatevi ad essere rappresentanti oppure votate perso-ne che condividano le vostre posizioni in materia. Inogni caso tenetevi informati con gli insegnanti, i rap-presentanti di classe e di istituto per conoscere in anti-cipo eventuali iniziative formative in materia di «gen-der».

Cosa faredurante l’anno scolastico

3 Controllate ogni giorno quale è stato il contenutodelle lezioni e almeno una volta a settimana i qua-

derni e i diari scolastici, parlandone con i vostri figli.Non siate in alcun modo pressanti verso i figli, ma siatecoinvolgenti e attenti al loro punto di vista, pronti arender ragione della vostra attenzione.

4 Visitate spesso il sito internet della scuola per veri-ficare che il «gender» non passi attraverso ulteriori

lezioni extracurricolari (es.: Assemblee di istituto o altreattività straordinarie).

VADEMECUMPER IGENITORI

Cosa fareprima di scegliere la scuolaper i vostri figli

1 Prima dell’iscrizione verificate con cura i pianidell’offerta formativa (POF) e gli eventuali pro-

getti educativi (PEI) della scuola, accertandovi chenon siano previsti contenuti mutuati dalla teoriadel «gender».Le parole chiave a cui prestare attenzione sono:educazione alla effettività, educazione sessuale,omofobia, superamento degli stereotipi, relazionetra i generi o cose simili, tutti nomi sotto i qualispesso si nasconde l’indottrinamento del «gender».Ricordatevi che i genitori sono gli unici legittimatia concordare e condividere i contenuti di una seriae serena educazione alla affettività dei loro figli, ri-spettandone la sensibilità nel contesto del valoredella persona umana.

Cosa fareall’inizio dell’anno scolastico

2 Durante le elezioni dei rappresentati di classeesplicitate la problematica del «gender» e can-

Dodici strumentidi autodifesadalla «teoria del gender»per genitori con figlida 0 a 18 anni

Forum delle Associazioni Familiaridell’Umbria

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Cosa farese la scuola organizza corsi sul «gender» per genitori o insegnanti

5 Se le lezioni sulla teoria del «gender» sono direttea genitori o insegnanti, chiedete la documentazio-

ne e confrontatevi con le associazioni di genitori o colForum delle associazioni familiari della vostra regione ocon la Manif Pour Tous Italia per verificare e valutare icontenuti proposti, spesso lontani dalle verità scientifi-che.

Cosa farese la scuola organizza lezionio interventi sul «gender»per gli studenti

6 Date l’allarme! Sentite tutti i genitori degli studenticoinvolti e convocate immediatamente una riunione

informale, aperta anche agli insegnanti.

7 Chiedete (è un vostro diritto!) di conoscere ognidettaglio circa chi svolgerà la lezione, che contenuti

saranno offerti, quale delibera ha autorizzato tale inter-vento formativo, quali sono le basi scientifiche che ga-rantiscono tale insegnamento.

8 Dopo la riunione informale potrete chiedere la con-vocazione d’urgenza di un consiglio di classe straor-

dinario per discutere della questione, eventualmenteinviando una lettera raccomandata al dirigente scolasti-co locale e per conoscenza al dirigente dell’ufficio scola-stico provinciale in cui chiedete le stesse informazionie, qualora tale intervento non sia previsto dal pianodell’offerta formativa, chiedere che sia annullato.

9 Informate immediatamente le associazioni dei ge-nitori del territorio e il Forum delle associazioni fa-

miliari, la Manif Pour Tous Italia e, eventualmente, i con-siglieri comunali e regionali del vostro territorio o i vo-stri parlamentari di riferimento. Ricordatevi che più lanotizia è diffusa meglio è.

Cosa farese la scuola vuole comunque costringere ivostri figli a ricevere educazione basatasulla teoria del «gender» nonostante le vostre iniziative

10 Nel caso in cui la scuola rifiuti di ascoltare ognivostra richiesta, inviate una raccomandata al diri-

gente scolastico locale e per conoscenza al dirigen-te provinciale in cui chiedete che l’iniziativa sia im-mediatamente sospesa e comunicate che in casocontrario eserciterete il vostro diritto di educare laprole, come sancito dall’art. 30 della Costituzione eche pertanto, nelle sole ore in cui si svolgerannotali lezioni, terrete i vostri figli a casa.

11 Fatevi aiutare dalle associazioni di genitorio dal Forum delle associazioni familiari per

ogni azione più decisa quale, ad esempio, la se-gnalazione al ministero di eventuali abusi oppureeventuali ricorsi al TAR, oppure per la redazione diformali diffide.

Cosa fare «in ogni caso»

12 Custodite i vostri figli, alleatevi con loro, for-nite loro fin da ora un adeguato supporto

formativo e scientifico in base alla loro età, così daproteggerli e prepararli a fronteggiare la teoria del«gender». Spiegate loro il perché di ogni vostraazione, coinvolgendoli nelle scelte della famiglia.Fate in modo che non si sentano mai soli in ognivostra iniziativa, ma coinvolgete anche altri genito-ri e conseguentemente anche altri loro compagni diclasse. L’unione fa la forza. Anche in questo caso. n

DALLA RADIO VATICANALa teoria del genere sta dunque entrando sem-pre di più nelle scuole? Debora Donnini lo hachiesto al presidente del Forum delle Associazio-ne Familiari, Francesco Belletti:Sì, noi vediamo due criticità. La prima è che que-sta teoria del «gender» è oggettivamente una«proposta ideologica», che tende a condizionarei bambini in una fase dell’età assolutamente de-licata. E, quindi, ci sembra che nella scuola cidebba essere più rispetto, cioè il valore antropo-logico della differenza sessuale non può essereappiattito su un’idea proposta da poche Asso-ciazioni, che hanno ben poco riscontro dal puntodi vista del sentire comune del Paese. Ma la co-sa più grave è stata che tutta questa operazioneè stata fatta sulla testa dei genitori. La parolachiave per noi è «alleanza»: la scuola e la gran-de emergenza educativa che c’è nel Paese si ri-solve se si coinvolgono le famiglie anche all’in-terno delle scuole. E, invece, questa operazioneè stata fatta senza consultare le Associazioni fa-miliari, senza chiedere il permesso ai genitori,senza nessun coinvolgimento.

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Per i più piccoli da colorare

Gesù è risorto. Alleluia!

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71La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 2015

Chi accoglieuno di questi bambiniaccoglie me. Gesù

Se stai cercando un modo concreto di fare il bene e di aiutare

qualcuno che ne abbia veramente bisogno,

le Figlie di S. Maria della Provvidenza ti offrono il Progetto:

* Adozioni a distanza *

Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMATel. 06.588.20.82 / 06.583.59.75 - Fax 06.581.63.92E-Mail: [email protected]

Il vostro contributo potrete inviarlo tramite:• il nostro conto corrente postale n. 56048093,intestando aFIGLIE S. MARIA DELLA PROVVIDENZA “Progetti”Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 Romaspecificando: Per adozione di...

• Conto bancario per Adozioni a distanza: Banca Prossima - Piazza della Libertà, 13 -00192 RomaIBAN: IT48 P033 5901 6001 0000 0001 546

Sono bambini/e, ragazzi/e che fanno partedelle nostre case o che vengono a contattocon le suore guanelliane che lavoranoin Romania, in India, nelle Filippine,in America Latina.

Se sei interessato/a o se volessi sapere qualcosadi più, rivolgiti a:

Suor SARA SÁNCHEZ (collaboratrice)Casa «S. Pio X» - Via Guido Rangoni, 5331016 CORDIGNANO (TV)Tel. 0438.99.90.34 - Fax 0438.99.50.93E-Mail: [email protected]

Suor FAUSTA DELLA TORRE (responsabile)Casa Generalizia

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201572

Zeppole di San Giuseppe

Quantità per: 12 zeppole

Ingredienti

Per l’impasto: 180 ml. di acqua • 45 gr. di bur-ro • 1 pizzico di sale • 120 gr. di farina 00 • 3uova • 1 cucchiaino di buccia di limone grattu-giata

Per la crema: 250 ml. di latte intero • 2 tuorli •20 gr. di fecola di patate • 75 gr. di zucchero •Scorza di mezzo limone

Preparazione

1. Iniziate preparando le zeppole. In un pento-lino antiaderente mettete l’acqua, il burro e unpizzico di sale e portate a ebollizione. Appenabolle togliete dal fuoco, aggiungete la farina ela scorza di limone grattugiata e mescolate ve-locemente con un cucchiaio di legno. Rimetteteil composto sul fuoco e continuate a mescolarecon energia fino a quando il composto non sistaccherà dalle pareti.2. Aggiungete le 3 uova una per volta facendoincorporare bene ogni uovo prima di metterel’uovo successivo. Lavorate l’impasto fino adottenere una pasta liscia e omogenea che met-terete in una sac à poche con bocchettone astella.3. Formate ora delle ciambelline e ponetele suuna teglia da forno ricoperta di carta forno. In-fornate in forno già caldo a 200° e lasciate cuo-cere per 20 minuti, poi abbassate la temperatu-ra del forno a 160° e fate cuocere per altri 10/15minuti. Una volta pronte, spegnete il forno e la-

sciate raffreddare le zeppole aprendo lo spor-tello del forno.4. Preparate adesso la crema pasticcera. Inun pentolino lavorate con una frusta lo zuc-chero, la fecola di patate e i tuorli fino ad ot-tenere un composto spumoso. Versate lenta-mente il latte tiepido e, sempre mescolando,mettete il pentolino su fuoco basso, aggiun-gendo la buccia del limone ben lavato. Conti-nuate a mescolare finché la crema non si sa-rà addensata. Quando si sarà raffreddata,riempite una sac à poche con la crema e de-corate le zeppole.5. Una ciliegina rossa sotto spirito complete-rà le ottime zeppole per il tuo papà.

La ricettaper la festa del

PAPÀ

AL MIO PAPÀSe sei arrabbiato

perché nel traffico ti sei stancato,

caro papà, riprendi fiato:

il mondo è bello ma un po’ affollato.

Caro papà, se sei un po’ teso

ed il lavoro ti sembra un peso,

tu pensa sempre: sei nel mio cuore,

ti voglio bene a tutte le ore.

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Stanco di camminare, il bambino arrivato ad uncampo, si sedette, e vide che questo aveva la formadi una grande “P” verde: era la “P” di Prato.«Guarda bambino, mi rincresce, ma non possodartela! Sto aspettando che germoglino le Piante esi riempiano di Polline.Vedi come ho tanto bisogno della mia “P”».

Deluso e triste, il bambino decise di ritornare acasa. Era chiaro: con una scusa o l’altra, la verità erache nessuno gli voleva dare la sua “P”.Ma improvvisamente si vide venire incontro un uomoe riconobbe che era Gesù. Gesù era curvo sotto ilpeso di un grande pacco.«Gesù, mi potresti dare la “P” del tuo pacco?Ti aiuterò a portarlo». Gesù si fermò meravigliato:«Sei un bravo ragazzo! Ma voglio dirti una cosa.Vedi questo pacco? Pesa, e pesa molto, perché èpieno di “P”. Soprattutto pieno di Peccaticommessi dagli uomini. Adesso sto andando in unposto dove posso buttarli via.Anzi facciamo così. Io mi tengo solo le “P” deiPeccati, tutte le altre “P” le puoi tenere.Te le regalo!».

Allora il bambino mise le mani dentro il pacco tiròfuori tante “P” di tutte le forme e di tutti i colori.Incominciò a buttarle in aria, felice e contento.C’era la “P” di Pensare agli altri, di Potare i ramiinutili della propria vita, di Pazienza, di Perdono, diPreghiera, di Pace...Le “P” cadevano come pioggia buona sul prato,sul bosco e su tutta quella gente che prima avevaincontrato. Tutti cambiavano.L’egoista distribuiva i suoi beni a mani piene.L’albero appariva trasformato. Le donne facevano ilproprio lavoro con serenità e senza affanni.Il prato si copriva di fiori.

Nel fondo del pacco, il bambino trovò la “P” piùluminosa. Corse a casa e la collocò al suoposto sul poster.Il cuore gli batteva forte dalla gioia.Ora era Pasqua!

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La pagina dei ragazzi

C’

LA «P» DI PASQUAIl Gufo nei suoi pensierinotturni disse...

era una volta un bambino che aveva persola “P” di «Pasqua»: gli era caduta dalposter e volata via. Era molto triste, perchécome si può vivere senza Pasqua?

Cercò la lettera da tutte le parti: sotto il letto, negliarmadi, in cucina... Non trovandola in casa, decisedi andarla a cercare per il mondo.

Non lontano trovò un uomo.Era alto, robusto, arrogante e fumava una pipad’oro che aveva la forma di “P”.Il bambino gli parlò:«Signore, tu che sei tanto ricco e potente, non mipotresti dare la “P” della tua pipa?».L’uomo gli rispose: «Vattene via, impertinente!Che farei io senza questa “P” di Potere diacquistare, di Potere di comando, di Potere politico,di Potere economico e Professionale?No! No! La mia “P” la voglio per me!»Il bambino continuò a camminare.

Poco dopo vide un grande albero.Appoggiata al tronco, c’era una scure a forma di “P”.Con grande speranza il piccolo chiese:«Albero! Ho perso la mia “P” di Pasqua, mi potrestidare la tua?».«Non posso! Non posso! La mia “P” è di Potare:di potare i rami secchi perché possa continuare acrescere e rinnovarmi».

Più avanti il bambino incontrò due donne chetornavano dal mercato. Stanche, trascinavano la “P”del peso dello loro ceste.«Buone signore, non potreste darmi la “P” delvostro peso?». «No, ragazzo! La nostra “P” è troppopesante per te: è la “P” del Passare lo straccio,del Pulire i mobili, dell’impastare il pane...La nostra “P” è la Preoccupazione e l’affanno per lenostre famiglie. Non possiamo dartela».

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lo trovare giovani volontari eprofessionisti che collaboranocon tanta passione nella promo-zione e nell’inclusione delle per-sone con disabilità.Ci siamo resi disponibili per sta-bilire ponti, per sommare le no-stre forze e per collaborare dovela Provvidenza vorrà.Ringraziamo il Signore di aversuscitato nel cuore di suor Mi-chela e di alcuni giovani questosogno che è diventato realtà.Speriamo di poter rivederci pre-sto e sapete, amici di Oasi Fede-rico, che d’ora in poi ci sono al-tre 12 persone che «fanno il tifoper voi».

Suor Sara Sánchez

Diamo la parola ai protagonisti

Il 15 novembre c’è stato un ap-puntamento con le suore della Pa-storale Guanelliana e don Fabio.

È stato un incontro diverso ri-spetto agli altri, in quanto eranopresenti anche tutti gli stagisti,gli operatori e i volontari dell’Oa-si Federico.Questo pomeriggio passato conloro mi ha fatto capire la veraimporta nza di questa associazio-ne e ha dato ulteriore valore almio servizio.È stato emozionante sentire dasuor Michela e dalle altre suorele loro testimonianze e le loroesperienze.Quando suor Michela ha parlatodi come è nato il Centro per tuttiBenedetto XVI e quanto impegnoc’è voluto, era come se avessiavuto un groppo in gola, perchéin quel momento mi sono sentitaanche io partecipe, nel mio pic-colo, del lavoro che si fa in que-sto gruppo spettacolare.Vedere la gioia dei nostri ospititrasparire da uno sguardo, unsorriso, una parola mi ha fattosentire fiera e onorata di far par-

La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201574

Il bene può anche...«scioccare»

M

Suore guanellianeper i giovani

Belvedere Marittimo, incontro di suore guanelliane con i giovani volontari della Onlus Oasi Federico. Il saluto di suor Michela Carrozzino.

PROPOSTE GIOVANI

eraviglia, stupore, gio-ia, sorpresa sono sol-tanto alcuni dei senti-menti che abbiamoprovato entrando nel-

la sede della Onlus Oasi Federicoa Belvedere Marittimo lo scorso15 novembre 2014.Eravamo in dodici: un sacerdoteguanelliano, otto suore guanel-liane che facciamo parte de LaSquadra di Pastorale GiovanileVocazionale della provincia ita-liana delle Figlie di Santa Mariadella Provvidenza e altre tre con-sorelle guanelliane che operanoin terra calabra e si occupano dipastorale giovanile.Ci eravamo detti che non c’erabisogno di preparare nulla perquesto incontro perché lo scopoera quello di vedere la realtà, diconoscere le persone che opera-vano, di stabilire un primo con-tatto per un eventuale rapportodi collaborazione.E così è stato! L’accoglienza nu-merosa e calorosa dei volontari edei professionisti di questa bellis-sima organizzazione è stata dav-vero toccante. Siamo rimaste«scioccate» da tutto il bene che sicompie e da come si svolge.Suor Michela ci ha portato a ve-dere anche Villa Federico a Sca-lea e ci ha raccontato il progettoche si sta portando avanti inquella sede.Ci siamo detti che è davvero bel-

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te di questa grande famiglia che,è il caso di dirlo, non ha confini.Grazie al volontariato sto sco-prendo una realtà nuova, un ser-vizio che nel sacrificio gratifica equesta realtà mi piace molto!

Maria Francesca Donato

Quattro pareti, tante sedie, infi-nite emozioni.Tante sono state le emozioni rac-chiuse in un pomeriggio comeun altro, ma con un’atmosferaparticolarmente più intensa, tan-te quante sono state le personepresenti che mano a mano si so-no tenute strette, per dare inizioa queste nuove conoscenze.Ad accompagnare questo piace-vole incontro, sono state le suoreguanelliane con don Fabio, checi hanno reso partecipi delle loroiniziative, delle loro idee e dei lo-ro sogni.Noi, Mani Guanelliane di Provvi-denza, con tanta emozione e ti-midezza abbiamo reso noto ilnostro servizio che ci impegna inquesto lungo percorso di crescitaformativa e spirituale.I vari discorsi tutti contornati dasemplici sorrisi e occhi pieni dibontà.Complicità, ecco la parola giusta,complicità tra grandi e piccoli,

tra sorelle e fratelli, il tutto inun’unione coinvolgente dettatada un unico sentimento: l’Amore.

Mariapia Terranova

Non tutti dopo il liceo hannocontinuato il percorso formativodel volontariato e a dire la veritànon è semplice perché quando sifrequenta l’università il tempo di-sponibile è davvero ridotto.Ma questa esperienza è troppoimportante per non riuscire atrovare il tempo.In occasione dell’incontro del 15

novembre con le suore guanellia-ne insieme a don Fabio, ho ricor-dato come con il passare deltempo mi sono resa conto che sitratta di vivere un amore incon-dizionato: dare senza voler nullain cambio.Questa giornata mi ha conferma-to nuovamente che il volontaria-to trasmette l’energia sufficienteper gestire le situazioni più «dif-ficili» perché ti da una carica inpiù. Dona emozioni e sensazioniche non si possono spiegare aparole perché forse non esistonoparole che esprimono questo sta-to d’animo. È grazie a qualcuno

che ho impara-to che sono i ge-sti più semplicia lasciare il se-gno e alloracomprendi che,proprio come citestimonia la vi-ta del nostro ca-ro Santo LuigiGuanella, «nelfare il bene nonsi deve dire maibasta».

DanielaLanuara

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Si prega, perché ogni bene viene da Dio.

BelvedereMarittimo (CS),sede dell’OasiFederico.

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Con entusiasmo ci siamo ritrova-ti per vivere assieme un momen-to di condivisione. Personalmen-te ho vissuto questo incontro conprofonda gioia, consapevole del-l’importanza del Volontariato.Da parte mia ho dato testimo-nianza del gruppo dei ragazzipiù piccoli (10/11 anni) che vivo-no l’esperienza del volontariato,e con il loro linguaggio sempliceriescono a coinvolgere e arrivareal cuore dei coetanei che hannoqualche difficoltà. Ricca è stataper noi questa giornata in cui losguardo amorevole delle suoreguanelliane e di don Fabio si èposato sulla realtà dell’Oasi Fe-derico.

Tiziana Vinci

La parola passa alle stagisteSiamo Giorgia e Sharon, abbia-mo iniziato questa esperienzatramite la nostra scuola, i «LiceiTommaso Campanella». Abbiamodeciso di aderire a questo stageper ottenere i crediti formativi ecosì abbiamo iniziato il percorsodurante il quale siamo state invi-tate e abbiamo partecipato all’in-contro del 15 novembre.Eravamo al Centro quando man

mano la sala si riempiva e, oltrea noi stagisti, erano presenti i vo-lontari e gli operatori dell’OasiFederico. Finché ad un certopunto abbiamo visto arrivaretante suore con un sacerdote,tutti guanelliani.Alcune volontarie hanno condivi-so e spiegato il motivo per cuihanno intrapreso questo cammi-no. Sentire le loro testimonianzeci ha incoraggiate e grazie a que-sto abbiamo deciso di vivere que-sto tempo non semplicemente co-me uno stage fine a se stesso, macome un’esperienza personale.Siamo rimaste sorprese e stupite

dall’incontro e da quel giorno ab-biamo vissuto diversamente lostare con i ragazzi e i bambinidel Centro per tutti BenedettoXVI. È piacevole stare con loro!E così abbiamo deciso che al ter-mine dello stage entreremo an-che noi a far parte delle volonta-rie dell’Associazione Mani Gua-nelliane di Provvidenza.

Giorgia TriesteSharon Belluscio

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Foto-ricordo dell’incontro, che avrà il suo seguito...

Si fa conoscenza e amicizia.

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1. Coloro che sono interessati èbene che – COMUNQUE –contattino il numero di tele-fono che appare sulla locandi-na per avere maggiori deluci-dazioni e per evitare malintesipossibili cell.: 338.4962.391oppure 0438.999034

2. L’esperienza è aperta e limita-ta a ragazzi e ragazze che ab-biano già compiuto alla datadell’iscrizione i 18 anni e cheancora non siano sposati. So-glia massima di età i 35 anni,perché rimanga un «esperien-za giovanile».

3. La cosa più urgente è il VIAG-GIO AEREO dall’Italia a San-tiago de Compostela. Bisognaessere all’aeroporto di Santia-go per la sera del 27 Luglio(poi di qui si raggiungerà Sar-ria tutti insieme) e non partireprima del 3 agosto pomerig-gio. Naturalmente prima pre-notate, più basso sarà il prez-zo del volo!

4. Il Cammino è quello tradizio-nale, secondo il percorso fran-cese, e riguarda gli ultimi 130

km. che sono quelli«necessari» per otte-nere la Compostela.Si camminerà circa25 km al giorno.

5. Non è una marciaqualsiasi, né uncamminare turistico,ma una propostaspirituale: ci saran-no momenti di medi-tazione e di preghie-ra quotidiani. Il no-stro testo di riferi-mento del Camminosarà IL VANGELODI MATTEO.

6. Non bisogna portare il sacco apelo. Gli ostelli dove alloggia-mo hanno delle lenzuola «usae getta».

7. Importante avere scarpe vec-chie o comunque scarpe allequali il piede sia molto abitua-to. Può piovere frequentemen-te in Galizia; quindi è impor-tante un leggero Kway oppurel’impermeabile largo che co-pre anche lo zaino. Portate po-ca roba, perché altrimenti è unimpaccio... per voi!

8. Nel costo totale (250,00 euro)è compreso TUTTO: i pasti(colazione, pranzo e cena), ilpullman di andata e ritorno al-l’Aeroporto, le spese di segre-teria per il materiale, la quotaper la mezza giornata che pas-seremo a Finisterre il giorno 2agosto. Rimane fuori soltantola cena di sabato 1o agosto chesarà gestita liberamente daognuno.

9. L’iscrizione si effettua invian-do un e-mail all’indirizzo diposta elettronica di suor SaraSánchez: [email protected] la scheda d’iscrizio-

ne compilata. Poi si procede-rà a un successivo versamen-to di caparra (50,00 €) suquesto numero di conto cor-rente bancario:Beneficiario: ASSOCIAZIO-NE AMICI GUANELLIANIDI SANTIAGOno: 07767/1000/00001903presso il Banco di NapoliSPA, filiale di AlberobelloIBAN: IT77 H010 1041 32010000 0001 903e per ultimo bisognerà ancheinviare copia del proprio bi-glietto aereo già effettuato al-lo stesso indirizzo e-mail op-pure a: suor Sara SánchezVia Guido Rangoni, 39 -31016 CORDIGNANO (TV).

10. Appena effettuata l’ISCRI-ZIONE si passerà ad inviarvidel materiale per la prepara-zione.Padri e Suore Guanelliane ef-fettueranno in Italia alcuniincontri di presentazione e diorientamento per il CAMMI-NO (naturalmente aperti e li-beri). Vi verranno comunica-te le date di tali incontri.

n

Verso Santiago

Iscrizioneper il Camminodi Santiagoper giovaniorganizzatodai Padrie dalle SuoreGuanelliane dal 27 luglioal 3 agosto 2015

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VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA PADOVA • Scuola dell’Infanzia S. Luigi Guanella

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VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

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Area verde sensoriale

favorire il passaggio dalmondo «cognitivo» almondo «sensoriale», ariorganizzare il rapportocol mondo esterno, mi-gliorandone la comprensi-bilità e la fruibilità. Si èappurato che la stimola-zione ripetuta e costantepuò esercitare un appren-dimento implicito, deter-minando una sorta di«abitudine» ad uno stimo-lo specifico.L’area verde è nata dun-que, come un per cor so te-rapeutico-sensoriale, co-me una occasione in piùper aprire il menu delleofferte sensoriali e comespazio controllato, protet-to, delimitato, in grado diaccogliere e soddisfare ildesiderio di uno statoprofondo di benesseredelle pazienti. In qualchemodo vuole essere un in-vaso, un grembo maternoper persone compromes-se, deprivate fisicamente eaffettivamente dall’handi-cap, una proposta valida

anche per chi vive unostato di decremento co-gnitivo, di svuotamentoprogressivo della memo-ria. Alle educatrici profes-sionali che si occupanodel progetto, va il plauso el’incoraggiamento nelproseguire nel difficile eappassionante lavoro diaccompagnamento dellepersone a loro affidate.

Antonella Sardiello

Immersi nel verde

Nel mese di giugno, nelparco della Casa di SantaMaria della Provvidenzadi Roma, è stata inaugu-rata un’area verde attrez-zata, nella certezza che ilverde e la natura abbianoeffetti positivi sulle diver-se sfere della persona e fa-voriscano una serie diaspetti importanti quali ilrilassamento, il diverti-mento, la socializzazionee la tranquillità.

La natura, il verde e l’am-biente esterno rappresen-tano dei veri «laboratorisensoriali», nei quali glistimoli presenti sono con-creti e discreti allo stessotempo e i sensi vengonosollecitati in armonia. Ol-tre all’offerta visiva, l’areaverde fornisce un vastorepertorio di stimolazioneextra visiva: l’odore dellepiante, il canto degli uc-celli, il calore del sole. Èstato quindi realizzato ungazebo sul prato raggiun-gibile attraverso un breve«percorso odoroso», lun-go il quale sono stati col-locati alberi da frutto,piante aromatiche, piantefiorite stagionali; il tuttoarricchito da una grandeamaca posta sotto gli al-beri. Il gradimento dellenostre signore è statogrande, superiore alle no-stre aspettative. Grazie aquesto luogo speciale, ab-biamo vissuto con le no-stre signore ospiti mo-menti di profonda emo-zione e serenità. Grazieancora a tutti coloro chehanno creduto e condivi-so questo progetto.

Le educatrici professionali

Cappellano Manuela,Perpignani Elisabetta,

Piccioni Maria Sara,Songini Francesca

ROMA • Casa S. Maria della Provvidenza

L

L’area verdeoffre stimolazionianche extra visive,quali il profumodei fiori,il calore del sole,il canto degli uccelli.

Dal mondo sensitivoal mondo sensoriale.

ApproccioSnoezelen

a possibilità di an-dare incontro alleesigenze delle ospitidi Casa Santa Maria

della Provvidenza tramitel’offerta di uno spazio-giardino si è rivelata unascelta efficace dal puntodi vista sia della dignitàdel paziente affetto da di-sabilità, sia rispetto al suoeffettivo contenimento daparte della terapia, nellavalorizzazione della capa-cità residua, in prevalenzasensoriale.La progettazione dellospazio esterno è stata unaconseguenza dei tanti an-ni di lavoro realizzato tra-mite l’offerta di un ap-proccio multisensoriale(approccio Snoezelen),sperimentato già dal 2003con pazienti gravi e gra-vissimi, presenti in strut-tura. L’approccio è miratoa stimolare i cinque sensiin maniera controllata, a

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Invecchiare attivamentesignifica:

• far tesoro delle espe-rienze vissute; ma nellostesso tempo, vivere radi-cati il più possibile nelpresente, per cogliere lanovità di ogni giorno;

• offrire con semplicitàla propria esperienza, sen-za pretendere che gli altridebbano per forza ricono-scerla come esemplare.Offrire soprattutto la pro-pria comprensione, il pro-prio ascolto: di questo tut-ti hanno bisogno;

• il segreto per rimaneregiovani è interessarsi de-gli altri, andare incontroai loro desideri, vedere co-me aiutarli, per quanto ciè possibile.Non si avrà tempo perpensare troppo ai propriacciacchi, che diventeran-no più leggeri da portare;

• con l’età si riduconocerte capacità, e viene me-no la possibilità di faretutto quello che si potevafare da giovani. Ma que-

sto «meno» può valere di«più», se è espressione an-cora oggi di partecipazio-ne alla realtà quotidiana.

Idee per un’anzianitàcreativa

Un ruolo importante, chepuò essere svolto dagli an-ziani, è quello di trasmet-tere alle nuove generazio-ni la «memoria colletti-va», e cioè: costumi, tradi-zioni, folklore, lingue re-gionali, artigianato, storiavissuta, aspetti ambientalie urbanistici preesistenti,modificazioni di valori,ecc.Essi infatti sono i deposi-tari di questo patrimonioche, se perduto, arreca unnotevole impoverimentoculturale alla società.Quali i modi per trasmet-tere questa «memoria col-lettiva»?Ne suggeriamo alcuni, mastarà all’esperienza, allacreatività, ai talenti di cia-scun anziano, offrirne nu-merosi altri, forse anchepiù significativi.

Creazione di gruppidi lavoro

• a carattere culturale:per la storia locale, il fol-klore, il dialetto, le abitu-dini alimentari, l’artigia-nato locale. Si sottolineaanche l’importanza di or-ganizzare e/o parteciparea corsi formativi su mate-rie di interesse comune;

VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

Idee per un’anzianità creativaROMA • Casa S. Pio X

Da sinistra: la signora Rita Ciarlantini al computer;la signora Senia è un’ottima lettrice, ma si dedica anche

all’uncinetto e ai ferri per meravigliosi lavori,qui è impegnata nello stiro;

Emma e Maria Luisa ricamano.

È importante per l’anziano conservare sempre questa disposizione a «nascere ogni giorno».

Creatività significa nascere prima di morire.

Dedicateagli anziani dellenostre famiglie

e comunità

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• a carattere produttivo:coltivazione di ortaggi, difiori, di api, di animali dacortile, di funghi, ecc.

• gli anziani possonoavere una duplice veste diinsegnanti o «alunni»;

• a carattere assistenzia-le: nell’indagine svolta re-centemente tra gli anzianidel Molise, molti di lorohanno espresso il deside-rio, pur tra varie attivitàed iniziative proposte, didedicarsi alla assistenzadi altri anziani. Ricordia-mo a questo propositoiniziative di volontariatogià esistenti di «anzianiper gli anziani»;

• a carattere partecipati-vo alla trattazione di te-matiche sociali, economi-che e di altro tipo.

Tali gruppi potrebbero poiorganizzare degli incontri,rivolti ai giovani, (ad es.nelle scuole) o a tutta lapopolazione, per presenta-re quanto è stato elabora-to, le attività svolte, spetta-coli, proposte di gite turi-stiche, vacanze, ecc.Esistono esempi di labo-ratori artigianali gestiti daanziani che hanno recen-

temente coinvolto giovaniin attività comuni ed inuna vita ricca di scambi aldi fuori del lavoro artigia-nale.Vogliamo sottolineare pe-rò che dell’anzianità crea-tiva fanno parte tutti, an-che gli anziani costretti astare in un letto. Infatti lacreatività non è tanto le-gata all’efficienza ma, co-me dice Erich Fromm,l’essere creativo significa:«...considerare l’interoprocesso della vita comeun processo di nascitacontinua e non considera-re ogni stadio come fosselo stadio finale. La mag-gior parte della gentemuore prima di esserecompletamente nata.Creatività significa nasce-re prima di morire».È importante perciò con-servare sempre questa di-sposizione a «nascereogni giorno».Alcuni anziani disabili, adesempio, hanno provato adipingere, pur non aven-dolo mai fatto prima: ol-tre a sviluppare un nuovointeresse, molti hannoraggiunto dei risultati ina-spettati per quanto riguar-da la qualità. Quest’inizia-tiva ha avuto molto suc-cesso in Francia, a Tolosa,tanto che ogni anno si or-ganizza con questi lavoriuna mostra che riscuoteun grande interesse.La condizione indispensa-bile per una anzianitàcreativa è quella di rima-nere inseriti nella vita delproprio tempo e di contri-buire secondo le propriepossibilità al presente e alfuturo della società conuna reale partecipazione.

Università Cattolicadel S. Cuore

Centro di promozionee sviluppo

dell’Assistenzageriatrica

malati e anziani di Ver-dello e dei vari gruppiunitalsiani limitrofi.Le suore guanelliane e ilpersonale gentilmente cihanno accolti con tè, caf-fè e dolcetti fatti da loro.Ottimo inizio!Il gruppo bandistico haallietato l’attesa suonan-do fino alle 10,45 e poisiamo partiti tutti in cor-

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D

Maria Luisa, unitalsiana,porta la Croce nella ViaCrucis del Venerdì Santo,

al Colosseo.

65° UNITALSIVERDELLO • Casa B. Luigi Guanella

omenica 7 settem-bre, il gruppoUNITALSI ha ri-cordato il 65o an-

niversario di fondazione.I festeggiamenti, duratitutta la giornata, hannoavuto inizio alle ore 9,30a Casa Guanella con l’ac-coglienza degli ospiti del-la Casa, gli ospiti dellaCasa di Riposo, gli am-

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teo, verso la chiesa par-rocchiale, accompagnatidal parroco don Mario, ilnostro assistente spiri-tuale don Diego e donChristopher, il nuovo di-rettore dell’oratorio.I nostri ammalati e la po-polazione intervenutahan no partecipato congrande gioia ed emozio-ne alla S. Messa, presie-duta da don Christopher,che ha festeggiato connoi la sua entrata nellacomunità di Verdello.Dopo la celebrazione, cisiamo recati all’area fe-ste, dove abbiamo prose-guito i festeggiamenticon un ottimo pranzo,cucinato e servito da varivolontari e dagli amicidel gruppo Alpini e Ber-saglieri, ai quali siamograti per la loro generosadisponibilità.Alla festa non sono man-cate le note dei nostri«Olemsa be’», che hannoaccompagnato gli ospiticon canti e balli.Il gruppo UNITALSI èmolto grato alla superio-ra e alle suore di CasaGuanella per l’ospitalità ecoglie l’occasione per rin-graziare per i passati efuturi momenti di festa e

allegria, condivisi con iloro ospiti, che hanno ar-ricchito il cuore degliunitalsiani.

Unitalsi Verdello

E da Verdello ci vengonosegnalate le preziose affer-mazioni di Papa France-sco sull’aborto e sull’euta-nasia, perché noi guanel-liane e quanti sono vicininel sentire e nell’operare alnostro carisma, come gliunitalsiani, siamo senti-nelle di speranza e di vitae non araldi di morte.

ABORTOED EUTANASIA:FALSACOMPASSIONE

«Non esiste una vitaumana più sacra di un’al-tra: ogni vita umana è sa-cra! Come non c’è una vi-ta umana qualitativa-mente più significativa diun’altra, solo in virtù dimezzi, diritti, opportuni-tà economiche e socialimaggiori.Il pensiero dominantepropone a volte una “fal-sa compassione”: quella

che ritiene sia un aiutoalla donna favorirel’aborto, un atto di digni-tà procurare l’eutanasia,una conquista scientifica“produrre” un figlio con-siderato come un dirittoinvece di accoglierlo co-me dono; o usare viteumane come cavie di la-boratorio per salvarnepresumibilmente altre.La compassione evange-lica invece è quella cheaccompagna nel momen-to del bisogno, cioè quel-la del Buon Samaritano,che “vede”, “ha compas-sione”, si avvicina e offre

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aiuto concreto (cfr. Lc10, 33). La vostra missio-ne di medici vi mette aquotidiano contatto contante forme di sofferen-za: vi incoraggio a farve-ne carico come “buonisamaritani”, avendo curain modo particolare deglianziani, degli infermi edei disabili. La fedeltà alVangelo della vita e al ri-spetto di essa come donodi Dio, a volte richiedescelte coraggiose e con-trocorrente che, in parti-colari circostanze, posso-no giungere all’obiezionedi coscienza. E a tante

– È un problema religio-so?” – “No, no. Non è un pro-blema religioso”– “È un problema filoso-fico?”– “No, non è un proble-ma filosofico”. – È un problema scienti-fico, perché lì c’è una vitaumana e non è lecito farefuori una vita umana perrisolvere un problema.“Ma no, il pensiero mo-derno...”– “Ma, senti, nel pensieroantico e nel pensiero mo-derno, la parola uccideresignifica lo stesso!”.

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conseguenze sociali chetale fedeltà comporta.Noi stiamo vivendo untempo di sperimentazio-ni con la vita. Ma unosperimentare male. Farefigli invece di accoglierlicome dono, come ho det-to. Giocare con la vita.Siate attenti, perché que-sto è un peccato contro ilCreatore: contro DioCreatore, che ha creato lecose così. Quando tantevolte nella mia vita di sa-cerdote ho sentito obie-zioni: “Ma, dimmi, per-ché la Chiesa si opponeall’aborto, per esempio?

Lo stesso vale per l’euta-nasia: tutti sappiamo checon tanti anziani, in que-sta cultura dello scarto,si fa questa eutanasia na-scosta.Ma, anche c’è l’altra.E questo è dire a Dio:“No, la fine della vita lafaccio io, come io vo-glio”.Peccato contro Dio Crea-tore. Pensate bene a que-sto». n

«Aborto ed eutanasia sono una falsa compassione, un peccato contro Dio creatore» (Papa Francesco).

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VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA•VITA GUANELLIANA

L’angelo è curioso. «Per-ché a questa qui, Dio?È così felice».«Esattamente», rispondeDio sorridendo. «Potreimai dare un figlio disabi-le a una donna che nonconosce l’allegria? Sareb-be una cosa crudele».«Ma ha pazienza?», chie-de l’angelo.«Non voglio che abbiatroppa pazienza, altri-menti affogherà in un ma-re di autocommiserazionee pena. Una volta superatilo shock e il risentimento,di sicuro ce la farà».«Ma, Signore, penso chequella donna non credanemmeno in te».Dio sorride. «Non im -porta.

Una madre specialeROMA • Casa S. Rosa

Dedicato a tutte le mamme delle ragazze/idei nostri centri

La fisioterapiasi rinnova

TRECENTA • Casa S. Antonio

un ambiente luminoso,colorato e piacevole.Un bel verde brillante ri-copre ora una buona par-te delle pareti accompa-gnato da fiori e farfalleche attirano lo sguardo,

l’entusiasmo della supe-riora per il loro progetto,sono andate alla ricercadi idee e colori che desse-ro una sferzata di ener-gia a questo luogo adibi-to al movimento.Così, pennello in mano,si sono dedicate al rimo-dernamento dei loro lo-cali, donando agli Ospiti

giocosi gattini che facili-tano il sorriso dei nostrinonni al vederli.Un «Benvenuto» in tuttele lingue accoglie chi en-tra ed una frase del no-stro fondatore benedicechi lavora per conservarele proprie abilità, nono-stante le difficoltà dovuteall’età! n

A V

Una nostra lettricea Cascia.

i è mai capitato dichiedervi comevengano scelte lemadri di figli disa -

bili?In qualche maniera rie-sco a raffigurarmi Dioche dà istruzioni agli an-geli, che prendono notain un registro gigantesco.«Armstrong, Beth, figlio.Santo patrono, Matteo».«Forest, Marjorie, figlia.Santa patrona, Cecilia».«Rutledge, Carrie, gemel-li. Santo patrono... dia-mo Gerardo.È abituato alla scarsa re-ligiosità».Finalmente, passa un no-me a un angelo e sorride:«A questa, diamole un fi-glio con disabilità».

llo scadere del de-cimo anno di vitadella palestra, si èdeciso di provare a

dare un volto nuovo aquest’ambiente. Così leterapiste, sostenute dal-

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«Concedi che questi anel-li, già segno di amore co-niugale, diventino ora se-gno di amore e consacra-zione a te, Dio di ognibontà». Fra queste otto viero anch’io, CooperatriceGuanelliana, desiderosaanche di una più profon-da donazione al SignoreGesù.Le domande di consacra-zione all’Ordo viduarumcrescono, ringraziandoDio e aumentano anchele diocesi dove si ricono-sce questa nuova e antica

forma di consa-crazione. La for-mazione per tut-te è permanente,con incontrimensili di pre-ghiera e anche«per stringere le-gami di cono-scenza e amici-zia». Il primocampo d’impe-gno nel servizio,come chiarisce lostatuto dell’Ordo,è rappresentatodalla cura dellafamiglia in cuicontinuiamo adessere attive«nella fedeltà allavocazione coniu-gale». E poi of-friamo il nostroservizio alla co-munità cui ap-parteniamo, allanostra parroc-chia. Visitiamo i

malati e portiamo lorol’Eucaristia, ci impegnia-mo anche nell’attività li-turgica là dove ci vienerichiesto e viviamo la no-stra vita nella testimo-nianza e nella preghieraquotidiana. Io ritengo diavere «una marcia inpiù» come CooperatriceGuanelliana, perché allaspiritualità ecclesiale del-l’Ordo viduarum si ag-giunge quello spirito dicarità che animava sanLuigi Guanella.

Romana LemboMembro dell’Ordo viduarum

della Diocesi di Romae Cooperatrice Guanelliana

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Posso provvedere. Quelladonna è perfetta. È dota-ta del giusto egoismo».L’angelo resta senza fia-to. «Egoismo? È una vir-tù?».Dio annuisce. «Se nonsarà capace di separarsiogni tanto dal figlio, nonsopravvivrà mai.Sì, ecco la donna cui da-rò la benedizione di unfiglio meno che perfetto.Ancora non se ne rendeconto, ma sarà da invi-diare.Non darà mai per certauna parola. Non conside-rerà mai che un passo siaun fatto comune.Quando il bambino dirà“mamma” per la primavolta, lei sarà testimonedi un miracolo e ne saràconsapevole.Quando descriverà un al-bero o un tramonto alsuo bambino cieco, lo ve-drà come poche personesanno vedere le mie crea-zioni.Le consentirò di vederechiaramente le cose chevedo io – ignoranza, cru-deltà, pregiudizio –, e leconcederò di levarsi al disopra di esse. Non saràmai sola.Io sarò al suo fianco ogniminuto di ogni giornodella sua vita, poiché sta-rà facendo il mio lavoroinfallibilmente come sefosse al mio fianco».«E per il santo patro-no?», chiede l’angelo, te-nendo la penna sollevataa mezz’aria. Dio sorride.«Basterà uno specchio».

Erma Bombeck

A

Cresconole domande di consacrazioneall’Ordo viduarum

ROMA • Cooperatori Guanelliani

Roma, Basilica Santa Cecilia, Gruppo di vedove consacratecon p. Montan, vicario generale per gli Istituti di vita

un anno dall’isti-tuzione dell’«Ordoviduarum» nelladiocesi di Roma,

sono dodici le vedove cheseguono un cammino dispiritualità, in vista dellaconsacrazione. Nella ba-silica romana di S. Pan-crazio martire, sita sulGianicolo, il 28 dicembredello scorso anno 2013, ilvescovo ausiliare Gueri-no Di Tora benediceva glianelli delle prime consa-crate dell’Ordo viduarumdella diocesi di Roma:

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Angela e Giuseppina sa-lute e serenità per tutto iltempo che il Signore vor-rà lasciarle all’affetto ealle cure di tutti coloroche le amano.

Suore, ospiti e personale della Casa

I bambini ospiti della Ca-sa si sono impegnati indolci canti e noi Coope-ratori, volontari ed amiciabbiamo goduto di unagratificante festa spiri-tuale insieme alle suore.L’emozione ci ha cattura-ti ancora di più nella faseconclusiva della celebra-zione, quando abbiamorivolto il nostro saluto dicommiato alla superiorasuor Lidia Naccaratoche, dopo dodici anni vis-suti nella comunità delleCase Famiglia di Cosen-za, viene chiamata a nuo-

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L’V

100+100un vero record!

GENOVA • Casa San Luigi Guanella

La festa di san Luigiè lieta occasionedi salutoa suor Lidiae suor Gabriela

COSENZA • Casa Divina Provvidenza

Auguri alla signora AngelaPecoraro...

... e allasignoraGiuseppinaMaggiora.

Guanella, quel tenaceprete montanaro che dalpasso alpino dello Splugaha saputo volgere losguardo, e poi la sua stra-ordinaria azione di Fon-datore, al mondo intero,perché non c’è confine albisogno ed all’emargina-zione da soccorrere.

va missione nella comu-nità per anziani di Mila-no.Ripercorrere alcuni deimomenti più salienti del-la vita di famiglia condi-visi con suor Lidia ci haregalato lacrime di since-ra emozione e ci ha fattisentire veri seguaci di un

Le superiore sorridono tra le religiose della citta venutea condividere la festa.

anno 2014 ha re-galato alla nostraCasa ben due com-pleanni centenari:

il 27 giugno la signoraAngela Pecoraro ed il 13novembre la signora Giu-seppina Maggiora.Due centenari nello stes-so anno!Tutta la comunità, suore,ospiti e personale le hafesteggiate insieme con iparenti e le carissime fe-steggiate hanno graditola torta, gli auguri e l’af-fetto da cui si sentivanocircondate.Ringraziamo il Signoreper questo dono di longe-vità. Alle loro spalle An-gela e Giuseppina hannomolte primavere, ricchedi gioie e di dolori, disperanze e di affanni, mala vita è sempre il piùgrande dei doni che Dioci ha fatto, insieme allaFede, per questo auguria-mo con tutto il cuore ad

enerdì, 24 ottobre,nella bella chiesadell’Istituto Divi-na Provvidenza di

Cosenza ci siamo ritrova-ti tutti noi della famigliaguanelliana per parteci-pare alla Santa Messa inonore del nostro san Lui-gi Guanella, padre di ca-rità nell’accoglienza agliultimi.La concelebrazione ci hacoinvolti ed emozionaticoralmente, anche per-ché quest’anno celebria-mo l’anno centenario del-la nascita al cielo di don

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carisma unico: accoglierenella misericordia dellacarità evangelica quantiil bisogno rende fragili edemargina nella solitudi-ne.Poi, però, ci si è prestotutti rincuorati nell’alle-gria festosa di un bel buf-fet con tante delizie sala-te e dolci, preparate nella

zioni religiose presentinella nostra bella città.Il saluto di benvenuto asuor Gabriela ha sottoli-neato la speranza per unnuovo percorso di parte-cipata vita comunitaria,che sappia coinvolgere echiamare all’interazionesincera laici di buona vo-lontà e consacrate Figlie

partenza della superiora,la nostra suor Lidia, checi ha accompagnati perun percorso lungo ben 12anni.In questo momento, tantipensieri e tanti ricordi at-traversano la nostra men-te e danno emozione alcuore di noi Cooperatori,perché la superiora suor

riora attenta, competentee prodiga di energia nelfar crescere la comunità,di cui anche noi siamo evogliamo essere parte at-tiva.Grazie, superiora, ti se-guiremo con il nostro af-fetto; ed il nostro augu-rio, per il nuovo percorsodi vita che ti si apre da-vanti, è sincero e vuoleessere uno sprone a daresempre di più per rag-giungere quell’obiettivomeraviglioso che donGuanella ci ha indicatocon l’offerta di sé all’al-tro, perché la vita, quellavera, ha un senso solo«purché si possa fare unpo’ di bene».Auguri, suor Lidia e l’ab-braccio di tutti noi.Abbraccio ed auguri chesi estendono a suor Ga-briela, nostro nuovo pun-to di riferimento, che vo-gliamo accogliere con lasperanza di una recipro-ca condivisione nell’ope-rosa e solerte attivitàeducativa e formativa ri-volta ai giovani ospitidella Casa, che dal popo-lo di Dio si aspettano ac-coglienza evangelica nel-la misericordia della cari-tà.Solo a qualche giorno dalsuo arrivo, poi, la supe-riora suor Gabriela, havoluto condividere con ilgruppo locale dei Coope-ratori, giovedì 6 novem-bre, la riuscita giornatad’inizio dell’anno sociale2014-2015.Il suo sorriso accoglienteè stato emozionante ed ilsuo saluto ci ha spronatiad un impegno ancorapiù sentito, per le cele-brazioni centenarie diquesto 2015, che coinvol-ge tutta la Famiglia gua-nelliana nel mondo.

Angela Maria Bruni

sala grande ed alle qualiè stato fatto il giusto ono-re da bambini ed adulti.Nel corso della serata,tutti ci siamo stretti nonsolo attorno a suor Lidia,ma anche a suor Gabrie-la, giovane e sorridenteFiglia di Santa Maria del-la Provvidenza, origina-ria del Messico e «natu-ralizzata» italiana, chesarà la nuova Superioradella Casa di Via Motta,nel cuore della parte sto-rica della città di Cosen-za, dove anni addietroaveva già prestato il suoimpegno di educatrice.Insieme, le due superiorehanno saputo essere ac-coglienti e felici di un sa-luto di benvenuto e dicommiato, che ha richia-mato anche superiore esuore di altre Congrega-

della Madre della Provvi-denza divina, tutti figli diquel popolo che Dio Pa-dre ha chiamato a sé at-traverso il carisma spe-ciale e unico di san LuigiGuanella.

Salutodei Cooperatori a suor Lidiae suor Gabriela

Anche a noi Cooperatoriè cara questa serata, unaserata di festa sì, perchéci ritroviamo per fareonore al nostro Fondato-re san Luigi Guanella,ma anche una serata ve-nata di malinconia per la

Lidia ha saputo dare di-sponibilità e attenzione aciascuno che ha bussatoalla sua porta, la portadella Casa Divina Provvi-denza, dove l’accoglienzae la generosità verso glialtri sono la voce e il cuo-re di don Guanella, ilSanto non solo della cari-tà, ma dell’amore versol’uomo, immagine di Dio.Noi tutti ricorderemol’amorevolezza di suorLidia verso i bambini, so-prattutto i piccolissimi,accolti, nel loro passag-gio in questa casa, convera tenerezza materna.Ricorderemo con gratitu-dine la libertà accordata-ci per tutte le nostre riu-nioni e la disponibilità adallargare la grande Fami-glia guanelliana.Grazie, suor Lidia, supe-

La celebrazione eucaristicain chiesa.

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Gratitudineal passato…progettualitànel presente…speranzaper il futuro!

Como), dove si sarebbesvolto il ritiro, rivedendoi volti ormai noti dei coo-peratori, incrociando illoro sguardo e i loro sor-risi, è stato emozionante:si respirava quell’aria difraternità e di unione cheriempie i polmoni di os-sigeno puro. Eravamoancora insieme – venutida diverse località delNord Italia e dalla Sviz-zera – per ascoltare e ar-ricchirci della grazia diDio per poi donarla, a

nostra volta, a tutti colo-ro che ci circondano.Suor Franca, dopo avercidato il benvenuto, ci hafatto vedere un videomolto toccante e ci ha in-vitati a vivere la giornataalla luce della Madonna,sottolineando che pro-prio l’Immacolata è stata«il primo amore» di donGuanella (secondo unanota espressione dellostudioso don Beria). Hapoi proseguito illustran-doci in poche, ma essen-

ziali battute, il si-gnificato autenti-co del Centenariodella nascita alcielo di don Gua-nella: un eventonon solo da cele-brare, ma soprat-tutto da vivere co-me «protagoni-sti». Suor Francaci ha esortatoquindi a riscopri-re i valori veri cheil Fondatore havissuto e ci ha tra-messo, proprioper non ridurre ilCentenario a ma-nifestazioni este-riori, magari an-che belle, ma chenon servono alla

conversione e al rinnova-mento della nostra vitapersonale.La parola è passata a donAngelo che, come di con-sueto, ci ha offerto unalectio divina stupenda,decantando Maria e ilsuo vergine grembo, im-macolato, perché ricol-mo di Spirito Santo. Haripercorso poi tutte leesperienze umane cheGesù ha vissuto, proprioper essere «simile» a noifino in fondo. Don Ange-lo si è poi soffermato nel-l’illustrare i criteri concui Gesù ha scelto i Do-dici e con cui ha formato

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Un radicalecambio di guardia

COMO • Santuario S. Cuore

Rinnovodel Consiglioprovinciale

dei CooperatoriNord ItaliaSvizzera

risposto con tono impe-rativo: «Io vengo con te»e ha proseguito il suocammino. Io sono rima-sta stupita, ma, rifletten-do, mi sono sentita inon-data dal suo spirito, misono sentita avvolta co-me un abbraccio da que-sta inaspettata «presen-za». Tanto che, a un cer-to punto, ho pensato: «ÈGesù con me!».Entrando nella salaS. Giovanni Paolo II (Ca-sa Divina Provvidenza,

Il Consiglio uscente: Luciano Pellini, Augusto Bianchi,Carla Sacchetti, (Pietro Ozimo), Romana Benzoni, Mary

Monti e Paolo Cattaneo.

Queste espressionisembrano rac-chiudere il sensodi ciò che si èvissuto l’8 di-

cembre scorso con il rin-novo del Consiglio pro-vinciale dei Cooperatori.Il «saluto» e la «conse-gna» sono avvenuti, infat-ti, in un clima di ricono-scenza per quanto i mem-bri del precedente Consi-glio han no saputo fare pertanti anni e con grandegenerosità. I cooperatorieletti sono orachiamati «a far te-soro» di questaeredità e, nel con-tempo, a progetta-re cammini nuovie significativi, conlo sguardo rivoltoal futuro pieno disperanza e di pro-fezia. Una sfida acui i Cooperatorisono particolar-mente chiamatisul territorio na-zionale italiano,dopo la recente co-stituzione dell’As-sociazione «SanLuigi», ricono-sciuta anche a li-vello civile. Leggia-mo alcuni sempli-ci flash di unacooperatrice, che risulteràpure eletta nel nuovoConsiglio Provinciale.

Como, 8 dicembre2014: una giornatastraordinaria

Ero molto emozionataall’idea di partecipare alritiro spirituale di Avven-to dei Cooperatori Gua-nelliani, per la giornataintensa che si auspicava.Mi sono avviata e, stradafacendo, ho incontratoun mio amico «senza tet-to» che, al mio saluto, ha

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la prima comunità cri-stiana. Nonostante i di-fetti e le debolezze deisuoi discepoli, Gesù hacontinuato con amore lasua opera e ci ha inse-gnato a confidare di piùnel suo aiuto e nel Padreceleste che non nelle no-stre abilità. Anche donGuanella ha fatto così,amando e lavorandomoltissimo, ma soprat-tutto fidandosi dellaProvvidenza.L’incontro è proseguitocon i lavori di gruppo, lacelebrazione eucaristicanel santuario del SacroCuore ed il pranzo frater-no. Nel pomeriggio, ci so-no state le votazioni delnuovo Consiglio provin-ciale, in un clima di sere-nità e di discernimentocostruttivo. È stata ap-prezzata la presenza delpresidente del Consiglio

nazionale dei Cooperato-ri Pietro Ozimo che, conun sacrificio non indiffe-rente, era venuto apposi-tamente dalla Calabria,facendosi una giornataintera di treno... Ci si èsentiti così ancora di più

in comunionecon tutta larealtà deiCooperatori.Il Signore havoluto chefosse votato,praticamenteall’unanimità,come presi-dente, Anto-nio Valentini(Colico - Lec-co) quindi iconsiglieri:Giuliano Bel-lezza (Geno-va), MassimoMilani (Vare-se), ClaudioOstinelli (Ta-vernerio - Co-

mo), Maddalena Picone(Como), Augusto Bianchi(Castel San Pietro-Can-ton Ticino), in qualità dirappresentante dellaSvizzera. Augusto è l’uni-co membro del preceden-te Consiglio rimasto: glialtri cooperatori eletti so-no alla loro prima espe-rienza in questo campo.Gesù ci ha chiamato pernome, Dio ci ha dato deitalenti e noi abbiamo ilcompito di svilupparli:questo è quanto ho subi-to pensato nel mio cuore!

Un applauso e un piccolodono-segno è stato con-segnato ai Consiglieriuscenti ed un altro ap-plauso ha segnato l’in-gresso dei nuovi: ci sia-mo sentiti in famiglia,preceduti da chi ha do-nato molto, speranzosi difare altrettanto per dif-fondere il regno della ca-rità in stile guanelliano.Al termine di una giorna-ta così coinvolgente, c’èstato l’atto di affidamentoalla Madonna di tutti iCooperatori, dinanzi allaGrotta dell’Immacolata,tanto amata da don Gua-nella. Ormai si erano giàaccese le prime luci dellasera ed illuminata, sem-brava ancora più bella ecandida la statua dellaVergine che don Guanel-la stesso aveva fatto por-tare da Lourdes...Fiduciosi nel suo sostegno,abbiamo presentato il no-stro umile, ma importanteimpegno: abbiamo pregatoe chiesto all’Immacolatache ci tenga sempre unitinell’amicizia per poter ser-vire i più piccoli con rin-novata energia.... La presenza del «senzatetto» è stata costante efeconda: ha trasformato

una giornata ordi-naria in una gior-nata straordinaria.

MaddalenaPicone

Gruppo Cooperatoriguanelliani, Como

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Il nuovo Consiglio dei Cooperatori del Nord Italia - Svizzera.Da sinistra a destra:

Augusto Bianchi, Claudio Ostinelli, Antonio Valentini,(al centro Pietro Ozimo, presidente

del Consiglio nazionale),Maddalena Picone, Giuliano Bellezza, Massimo Milani.Ai lati, suor Franca Vendramin e don Angelo Gottardi,rispettivamente delegati delle Figlie di S. Maria della

Provvidenza e dei Servi della Carità.

Preghieradell’attodi affidamentodavantialla statuadella Madonnadi Lourdes,fatta pervenireda Lourdesda san LuigiGuanella.

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Romania, IasiFesta della Madonnadella Provvidenza1) Iasi - Casa Providentei.

Maria di Provvidenza, Regina della festa.

2) Casa Sf. Josif. La statuadella Madonna sarà portataqui in processione

3) Madre Serena è in procintodi consegnare le Costituzioni 2011.

4) Il saluto del Vescovoausiliario.

5) Le nostre carissimepostulanti Daniela, Gema e sua sorella.

6) Suor Carla alla mensadei poveri.

7) Buon appetito!

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ParaguaySan JoaquinSolennità di Maria Madredella Divina Provvidenza1) La processione in onore

di Maria Madredella Divina Provvidenzaparte dalla cappelladella comunità guanelliana«San Joaquin».

2) La bella statuadella Madonna è ornataa festa.

3) La vivace processionemariana smagliantenei colori degli abitidei bambini, dei fiorie delle bandierine...

4) ... si snoda lungo le viedella città San Joaquin.La nostra superioraprovinciale suor Ireneaccompagna i fedeli.

5) Si è giunti davantialla cappella del collegio«Fe y Alegríadella Divina Providencia»e qui termina la processione.

6) Si applaude a Mariae alla sua provvidenzamaterna.

7) Le consorelle che lavoranoa San Joaquimpresso il collegio gesuita:da sinistra, suor Francesca,suor Ida e suor Adela,con la superiora provincialesuor Irene Gimenez.

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tusiasmo per poter risco-prire e donare la cosa piùbella che il Signore ci hadato, cioè la vita e la no-stra persona. Persona che,come ha spiegato mons.Vescovo nell’omelia, è talein ogni momento dellasua esistenza e questo ciha spronato a guardarcidentro, non tanto per ve-dere il brutto, ma per sco-prire il bene che ognuno

S

Un compleannospeciale

MAGGIA • Casa Beato Luigi Guanella

Saluto della superiora suor Anna a monsignor Vescovo.

anno. Infatti la solenneconcelebrazione intercon-tinentale delle ore 15,00 èstata presieduta dal no-stro Vescovo mons. Vale-rio Lazzeri. Concelebrantiil nostro cappellano donCesare e i due parroci donLuca e don Elia. Mons.Lazzeri è venuto a parlar-ci di gioia, ma in primoluogo la gioia ce l’ha por-tata lui.Ha lasciato un alone digioia, di serenità e di paceche ha invaso l’animo ditutti noi, donandoci l’en-

di noi porta in sé da sem-pre. Nel santo Battesimoil Signore ci ha dato unnome e davanti a Dio noisiamo quel nome, con lanostra storia di alti e bas-si, ma sempre accompa-gnata dalla grazia di Dio.Al termine della celebra-zione, mons. Vescovo hasalutato tutti gli ospiti,chinandosi su ognuno diloro, ascoltando e donan-do a tutti la sua parola masoprattutto il suo sorriso.Ha salutato la comunitàdelle suore, gli operatori

presenti, i cooperatori e itanti amici della casa.Grazie, mons. Valerio, perla sua venuta fra noi, cisiamo sentite persone vivee importanti, dai più an-ziani ai più giovani, emembra attive della no-stra Chiesa diocesana. Lesaremo sampre vicino conla preghiera, sperando diaverla ancora qualche vol-ta in mezzo a noi.

«È Dio che fa», dicevasan Luigi Guanella, e noiringraziamo Dio che nel -l’occasione del complean-no del nostro santo Fon-datore ci ha dato la gioiadi avere monsignor Ve-scovo in mezzo a noi che,come don Guanella, hasaputo vedere e celebrarela presenza di Dio in ognipersona, specialmente lapiù povera e la più biso-gnosa.

P.S. È sorto negli ospiti ildesiderio di poter ricam-biare questa visita. A Diopiacendo, un giorno lo fa-remo.

Le suore della comunità

Monsignor Vescovosi «china» sui nostri ospiti

salutando tutti.

M

Suor Maria Libera Spinosa.

iamo nell’anno cen-tenario della nasci-ta al cielo del no-stro Fondatore, san

Luigi Guanella ed ognidata dell’anno che ricordaun evento della sua vitaviene da noi festeggiato inmodo un po’ speciale.Grande festa quindi ilgiorno 19 dicembre u.s.,in occasione del suo cen-tosettaduesimo comple-

artedì 6 gennaiola nostra comu-nità ha festeg-giato il 50o anni-

versario di Professione re-ligiosa di suor Maria Li-bera Spinosa, dono e gra-zia non solo per lei maper tutta la Famiglia gua-nelliana.La giornata splendida esoleggiata, nonostante ilfreddo, ha reso la festapiù bella e gioiosa.All’inizio della santa Mes-sa una suora, a nome del-la comunità, ha lodato eringraziato Dio per le me-raviglie che ha operato insuor Maria in questi 50anni di vita religiosa, au-gurandole – in questo an-no dedicato alla vita con-sacrata – di continuare ilsuo servizio nella congre-gazione con gratuità egioia, donando ai fratellitutto il bene spirituale emateriale.La celebrazione eucaristi-ca è stata preparata conmolta cura, non è manca-to il suono della pianola ei canti appropriati per lacircostanza, sia a livello li-turgico che vocazionale,tutto questo per rendere

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Suor CaterinaGiordani104 e se li porta bene!

COMO-LORA • Casa S. Maria della Provvidenza

50 anni di VitaconsacrataÈ festa per suor Maria Libera

COMO-LORA • Casa S. Maria della Provvidenza

particolarmente panora-mica, il paese è stato de-nominato «giardino dellaValtellina».

L’

la cerimonia più viva epartecipata.Dopo l’omelia del sacer-dote guanelliano don An-tonio, noi suore, compre-se le consorelle ammalate,ci siamo disposte attornoall’altare a forma di coro-na, ed insieme con suorMaria Libera abbiamorinnovato i Voti religiosidi povertà, castità,e obbe-dienza.Con i santi magi simboli-camente abbiamo offertol’oro del nostro amore aGesù, Sposo delle animenostre, l’incenso della no-stra preghiera umile e fi-duciosa, la mirra dei no-stri quotidiani sacrifici.All’offertorio poi è statoofferto il pane e vino,espressione della nostravita offerta per divenireepifania vivente e le nuo-ve Costituzioni, guida si-cura per camminare sullavia della santità, secondogli insegnamenti del fon-datore san Luigi Guanel-

la. I fiori hnno volutoesprimere il Magnificat disuor Maria Libera per itanti doni che Dio le haelargiti in questi 50 annidi vita religiosa.Al termine della S. Messa,la superiora provincialesuor Teresa ha ringraziatotutti i presenti, congratu-landosi della viva parteci-pazione e a suor Maria haaugurato tanta salute percontinuare il suo serviziocon generosità e amore.È seguita la foto-ricordodell’evento e, finalmente,l’ora del pranzo, momen-to di agape fraterna, unpranzo semplice, ma fe-stoso, in cui abbiamo po-tuto apprezzare il valoredella festa. Infatti il voltodi ciascuna sprigionavagioia e serenità.Al termine del pranzo ab-biamo concluso la festasalutando suor Maria Li-bera con un applauso econ il canto Iubilate Deo.

Suor Teresina Timbro

in Monte, un bel paesinoincastonato nelle Alpi Re-tiche. Si trova sull’estre-mo lembo orientale dellabassa Valtellina, al confi-ne con la media Valtelli-na, posto in posizione cli-matica felice a m. 577 dialtezza, nella parte alta diun ampio terrazzo di pra-ti e vigneti, che si innalzadi circa trecento metri ri-spetto alla piana della Sel-vetta. Per la mitezza delclima invernale, l’aspettoridente e la collocazione

Il suo nome (che, con voce dialettale, suona«böi») deriva dal terminedialettale «bui», che signi-fica sorgente d’acqua, ab-beveratoio o fontana, amotivo delle numerosesorgenti che sgorgano dalversante montuoso sotto-stante all’ampia alpe Scer-mendone.Ebbene, essendo dellaValtellina cara a don Gua-nella, questi non potevache chiamare suor Cateri-na ad amare il Signore sui

Buglio in Monte.

8 dicembre 1910nasce Caterina nel-la famiglia Giorda-ni. È festa a Buglio

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• Rimedio per il colesteroloSi mettono 15 ceci in unbicchiere d’acqua e devo-no stare a mollo per 13ore, la mattina a digiunosi buttano i ceci e si bevel’acqua.Dopo 15 giorni di cura siripetono gli esami delsangue e si noterà che ilcolesterolo è sceso.

• Per ottenereuna frittura leggera

Mettere vicino alla padel-la dove si frigge ancheuna pentola con dell’ac-qua a bollire.Non appena le cotolette,o le patate, o le melanza-ne (o qualsiasi altra cosasi desideri friggere), sonopronte (già fritte), si de-vono immergere per unsecondo nell’acqua chebolle.Tutto l’olio rimane nellapentola e la frittura nonperderà la propria croc-cantezza, ma sarà elimi-nato l’olio in eccesso chela appesantisce.

• ProfumazioneUn sacchettino con alcu-ni chiodi di garofanoprofumerà armadi e cas-

setti e terrà lontane letarme.

• Il lucido delle scarpeè finito?

Provate ad utilizzare del-le scorze di arancia e do-po averle strofinate sullapelle, passateci un pannodi lana.

• Contro i cattivi odoridelle scarpe da tennis

Mettete dentro le scarpedue sacchettini di cotonepieni di timo secco.

• Gomma di troppo?Se dovete staccare dellagomma da masticare daun tessuto, passateci deicubetti di ghiaccio, fin-ché non si ammorbidiscee si stacca.

• Ahi! Il cerotto!Se dovete togliervi un ce-rotto senza soffrire trop-po, ammorbiditelo condell’olio.

• Che puzza!Se avete usato la candeg-gina e non riuscite a to-gliere il cattivo odoredalle mani, lavatele con ildentifricio invece del sa-pone. n

I consigli della nonnaTRECENTA • Casa Sant’Antoniosuoi passi di montanaro e

così, il 21 giugno del1935, ella lasciò il suo belgiardino per andare a Co-mo, nella Casa della Prov-videnza, per amare il Si-gnore Gesù con tutto ilcuore e per servirlo neipiccoli, negli anziani, neipoveri delle Case guanel-liane.Sono trascorse tante tanteprimavere ed ora suor Ca-terina sorride felice por-tando sulle spalle il grevepeso dei suoi 104 anni! Mali porta bene, con tanta se-renità e amore gioioso.In Casa Madre le fannofesta, anzi doppia festa,perché si celebra la solen-nità dell’Immacolata Con-cezione della Vergine Ma-

del «riposo», ma è soloapparente, perché staconsumando tante coro-ne. Eh, sì, poiché suor Ca-terina prega e prega sem-pre, come ci ha esortatoGesù. Prega per tutte lepersone che ricorda e inmodo particolare per lesuore ammalate, per il Pa-pa, per il mondo... tutto.

La giornata ha avuto ini-zio con la santa Messadelle ore 10 celebrata dadon Antonio, la cappellavestita a festa come siconviene nelle celebrazio-ni speciali. Tante rosebianche la ornavano e aipiedi dell’altare un cestodi 104 rose per ricordare,nuovamente, il complean-

ria e il compleanno disuor Caterina.La festa dell’Immacolata èmolto sentita in tutto ilmondo e anche il nostrofondatore le rivolge un in-dirizzo speciale scrivendo«Un saluto all’Immacola-ta», esortandoci a lodarlae ad affidarci al suo patro-cinio.Ma ci piace anche gioireper il compleanno di suorCaterina, in occasione delsuo 104o compleanno!Noi ora vediamo in lei ilvolto del servizio e dellapreghiera. Servizio svoltosempre con attenzione,delicatezza, premura ver-so tutti.Dopo tanto e assiduo im-pegno, è arrivato il tempo

no tanto ragguardevoleche ha raggiunto suor Ca-terina.Si è concessa anche le fo-to regalandoci i suoi sorri-si, non poteva mancare latorta che ha concluso labellissima giornata.Grazie, suor Caterina, datutta la Comunità per l’ac-coglienza e disponibilitàche hai sempre donato atutti.Vogliamo ringraziare an-che i parenti di suor Cate-rina, che non le fannomancare la lora presenzapur essendo lontani, ve-nendo dalla Valtellina dalsuo caro paese di Buglio.

Le tue consorelle di Casa Madre

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attenzioni nei riguardi del-le consorelle! Sono centi-naia le storielle con le qualisuor Giovanna ci intratte-neva e ci rallegrava col suohumour. Era molto coltaed estremamente intelli-gente, leggeva molto per-ché interessata a tante co-se, soprattutto amava co-noscere i documenti dellaChiesa. Aveva un grandespirito di preghiera e vi siimmergeva al punto taleche non si rendeva contoche le cinque decine delRosario diventavano sei,sette... e oltre! Nel suo zelo,recitava un Rosario perognuno degli Stati Uniti,come una maratona di pre-ghiera. Quando era a Slee-py Eye, si diceva che avevatrasformato il paese in unpiccolo convento con la re-cita di tanti Rosari e di co-roncine della Divina Mise-ricordia. La preghiera flui-va continuamente dal suocuore e dalle sue labbra.Con il suo esempio e il suofervore si presenta allaChiesa di oggi, che celebral’anno della vita consacrataindetto da Papa Francesco,come un vivo modello divita religiosa.Era capace di fare tante co-se, persino i costruttori cer-cavano il suo consiglio e gliincontri poi terminavanocon una buona pizza al-l’italiana. Farina e salsa vo-lavano ovunque nella cuci-na e il suo grembiule si va-riegava di tanti colori, mala bontà della pizza erastraordinaria.Per suor Giovanna, il cuoredella Casa erano la cappellae la cucina: i due posti dovesempre potevi trovarla. Eratanto amata dai sacerdoti, idipendenti avrebbero fattoqualsiasi cosa per lei, gliestranei si stupivano di lei ela guardavano come ad unadonna che sapeva annun-ciare l’amore e la Buona

Novella di Gesù Cristoovunque e a chiunque.Sì, Madre Joanna, hai vis-suto una buona vita e seimorta di una morte santa efelice.

Le tue consorelle degli USA

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Un messaggio per noi

NELLA CASA DEL PADRE

Nata a Campo Tartano (Sondrio)

il 17 dicembre 1915.Si è consacrata

al Signore tra le Figlie di S. Maria

della Provvidenza il 21 giugno 1937.

È partita missionariaper gli Stati Uniti

d’America nel 1938,dove ha svolto la suaattività nelle Case

di Elverson, Lake Zurich«St. Joseph»,

Springfield, Chicago «St. Mary’s», Sleepy Eye,

Lake Zurich «Queen of Peace».

È deceduta a Lake Zurich (Ill.), Casa Queen of Peace, il 25 dicembre 2014.

In attesa della risurrezione,riposa nel cimitero di Mount St Joseph -

Lake Zurich, Ill. - USA.

SuorGIOVANNABULANTI

Ricordiamo alle vostrepreghiere i familiari del-le nostre Consorelle:

◆ Sig.ra Emilia, zia disuor Loredana DellaTorre.

◆ Sig.ra Mary, sorel -la di suor Eula -lia Velasco (ProvinciaS. José).

◆ Padre Ireneo, sacer-dote membro del -l’Ordine Fatebenefra-telli, zio paterno diMadre Serena Elisa-betta e di sua sorellasuor Anna Maria Ci-serani.

◆ Sig. Angelo, cugi no disuor Isidora Favre.

◆ Sig. Antonio, fratellodi suor Iolanda Meni-cucci.

◆ Sigg.re Ester e Maria,rispettivamente co-gnata e nipote di suorCarolina Vi tale.

◆ Sig.ra Gisella, sorel -la di suor Lucia Tar-divo.

◆ Sig.ra Piera, sorel -la di suor MarinaButti.

◆ Sig. Danilo, fratellodi suor Anna e suorVittorina Visin.

◆ Sig. Emilio, fratellodi suor Mariana Robu.

◆ Sig.ra Cicilia (Jaya-seeli), mamma disuor Victoria Wil-liam.

◆ Sig. Walter, nipote disuor Franca Massari.

◆ Sig. Vital, fratello disuor Georgina AlvesDa Costa.

Alle nostre Consorelle ea tutti i familiari dei ca-ri defunti giunga la vocedel nostro affetto e lasolidarietà della nostrapreghiera.

Suor Giovanna è nata aCampo Tartano (Sondrio) il17 dicembre 1915 da Carlo

e Carmelina Bulanti. È en-trata tra le Figlie di S. Mariadella Provvidenza, a Como,il 27 dicembre 1934 e haemesso i Voti di castità, po-vertà, obbedienza con laprima Professione religiosa,sempre a Como, il 21 giugno1937. L’anno dopo, era il1938, accettata la sua do-manda di andare missiona-ria, è stata inviata in Ame-rica del Nord, Chicago, CasaSanta Maria della Provvi-denza, dove si è consacratain perpetuo al Signore il 15agosto 1942. L’obbedienzaha chiamato suor Giovannainnanzitutto a svolgere lasua missione guanellianacome cuciniera; ufficio cheha svolto per 40 anni in Casediverse, come si può vederedai dati sopra pubblicati.Poi è stata chiamata a rico-prire il ruolo di superioranella Casa Madre di SantaMaria della Provvidenza, inChicago, la prima Casa ame-ricana che aveva conosciuto.Quando il Signore l’ha chia-mata a sé, aveva compiuto76 anni di servizio nelle Casedella Congregazione e 80 divita religiosa, sui passi disan Luigi Guanella.Suor Giovanna, da buonavaltellinese, era fisicamentealta e forte, di ottima salu-te. Ha conosciuto prestonella sua vita il duro lavorodegli alpeggi, ma anche lasana spiritualità che con-traddistingueva le famigliedelle sue bellissime monta-gne. Il motto che ripetevaspesso, sia quando le coseandavano bene, sia quandoandavano male, era: «Possovivere una buona vita e unamorte felice». Parole chenon solo pronunciava, maviveva con generosità eamore, per cui siamo certeche il Signore l’ha premiatacon una santa morte.Che forza di carattere hadimostrato e quanta capa-cità nel suo lavoro! Quante

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La Voce • n. 1 - gennaio-febbraio 201596

Nata a Berbenno(Sondrio)

il 5 giugno 1915.Si è consacrata

al Signore tra le Figlie di S. Maria dellaProvvidenza

il 5 gennaio 1939.Ha svolto la sua attività

nelle Scuoledell’Infanzia di Cremia,

Buglio in Monte,Regoledo, Berbenno,Villapinta e nelle Case di Pianello del Lario e di Como-Lora.

È deceduta il 12 gennaio 2015, nella Casa di Como-Lora «S. Maria della

Provvidenza».In attesa

della risurrezione,riposa nel cimitero di Albese (Como).

SuorFRANCABIANCHI

Un messaggio per noi

Suor Franca ha svolto lasua attività educativa indiverse scuole materne af-fidate alla Congregazione.Gli ultimi trentanni è vis-

La mattina si svegliava prestissimo, recitava lepreghiere e poi correva in corsia a confortare isuoi malati. All’ospedale Fatebenefratelli, dove haservito per più di cinquant’anni in qualità di cap-pellano, padre Ireneo Ciserani era semplicementeun’istituzione («un testimone!», ha precisato ilprimario del reparto di ortopedia). E presto lo èdiventato per tutta la città di Erba. Padre Ireneo èmorto a 97 anni martedì sera 6 gennaio 2015. Ifunerali sono stati celebrati venerdì mattina 9gennaio, alle 11, nella chiesa dell’ospedale; il cor-po verrà poi tumulato nel cimitero della frazionedi Arcellasco, dove si trova la cappella di famiglia.

L’onoreficenza

«Padre Ireneo – ricorda a questo proposito il sin-daco di Erba (Como) Marcella Tili – era una per-sona unica, difficile ricordarlo in poche parole.Di certo era impossibile non amarlo. Tantissimierbesi l’hanno incontrato all’ospedale, il suo spiri-to di servizio verso i malati era semplicemente in-credibile. Ecco perché nel 2012 il Comune di Er-ba gli ha assegnato l’Eufemino, la massima ono-reficenza della città: era un modo per dirgli gra-zie di cuore per tutto quanto aveva fatto nel corsodei decenni». Le poche righe stampate sulla per-gamena che accompagnava l’Eufemino, continuail sindaco, restano valide ancora oggi: «Per essereda oltre cinquant’anni riferimento puntuale pertutte le famiglie bisognose di assistenza e cura.Grazie al suo conforto tante persone hanno trova-to speranza in momenti di grave difficoltà, rice-vendo sempre un aiuto concreto, nello spirito diospitalità del fondatore dell’ordine dei Fatebene-fratelli, di San Giovanni di Dio».

ADDIO A PADRE IRENEO IL PRETE DEI MALATI

Per cinquant’anni accanto ai sofferenti

suta in Casa madre, dedi-candosi ai vari servizi del-la comunità religiosa.Il suo servizio lo ha svoltosempre con tanto amore edisponibilità verso tutti,infatti si rendeva utile eamabile con le anzianeospiti. Era una suoraesemplare, molto riserva-ta, di poche parole, ma digran cuore, vigile e atten-ta ai bisogni delle conso-relle, specie a tavola per-ché non mancasse nulla.La sua vita fu piena dibontà e di servizio amore-vole per i più piccoli delVangelo. Viveva fedelmen-te gli insegnamenti delfondatore, nelle ore liberesi trovava in cappella apregare con profondo spi-rito di adorazione versocolui che da sempre l’ave-va amata.Infine, dopo una lungamalattia, fra carrozzina eletto, suor Franca ci ha la-sciati alla soglia dei centoanni, desiderosa di incon-trarsi con il suo Signore.Cara suor Franca, siamocerte che la tua vita conti-nua nell’amore assolutoche non ha fine. Ora dalcielo veglia su questa no-stra Casa madre dove haitrascorso gli ultimi annidella tua vita (36), Casache fu a lungo ambientedi formazione per tantegiovane che hanno rispo-sto alla chiamata a servireCristo nei fratelli più po-veri. Prega per ciascuna dinoi, tue sorelle, che ti ab-biamo voluto bene e inter-cedi presso Dio vocazionialla nostra Congregazio-ne, affinché in tutto ilmondo si conosca e si svi-luppi sempre più il cari-sma del nostro santo fon-datore don Luigi Gua -nella.

Le suore della comunità di

S. Maria-Lora (Como)

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La Congregazionedelle Figlie di S. Maria

della DivinaProvvidenza,

Opera femminileDon Guanella,si può aiutare in tanti modi:

con la preghieracon le offerte

col far conoscere l’Istituzione

a persone buonee benefiche

le quali possano cooperare

al bene che compie.

Come si può aiutarel’Opera Femminile Don Guanella

L’Istituto è ENTE GIURIDICO(R.D. 29 Luglio 1937, n. 1663, registrato alla Cortedei Conti il 21-9-1937 al Registro n. 389, foglio 88);

può quindi ricevere:DONAZIONI E LASCITI TESTAMENTARI

Per evitare possibili contestazioni si consiglia:

• Per le DONAZIONI di denaro o di beni mobili e immobili: rivolgersi direttamente alla Curia Generalizia della CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMA Tel. 06.5882082 - Fax 06.5816392

• Per i TESTAMENTI: se trattasi di LEGATI si può usare la seguente formula:

«Lascio alla Congregazione delle Figlie di S. Mariadella Divina Provvidenza - Opere Femminili Don Luigi Guanella

a titolo di LEGATO, la somma di € ........................................ o l’immobile oppure gli immobili ............................................ siti in Via .........................................................................................................».

• Se si vuole nominare la Congregazione EREDE UNIVERSALE, scrivere: «Annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede universale la CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA - OPERE FEMMINILI DON LUIGI GUANELLA».

N.B. Si consiglia che il testamento venga depositato presso un notaio di loro fiducia.

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