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Tutti i rimandi sono relativi al manuale: Gentile, Ronga, Bertelli, Skepsis ARISTOTELE (lo Stagirita) Stagira 384 a.C. – Calcide 322 a.C. LA FILOSOFIA SECONDO ARISTOTELE .... se si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l’origine della filosofia.” (Aristotele, Protrettico, in Opere, a cura di G. Giannantoni, Roma- Bari , Laterza, 1973) NON SI PUÒ PRESCINDERE DALLA FILOSOFIA Aristotele concepisce la filosofia non tanto come un esercizio di sapienza, bensì un’attività scientifica articolata in un sistema di discipline distinte, e mirante ad abbracciare tutti gli aspetti della realtà (FILOSOFIA SISTEMICA) ESSA NON SERVE A TRASFORMARE IL MONDO, MA SOLTANTO A COMPRENDERNE L’ORDINE E A GIUSTIFICARLO COSÌ COM’È. IL SAPERE È INTESO COME LA CONOSCENZA DELLE CAUSE E DEI PRINCIPI . Aristotele, elabora una nuova concezione della filosofia, che assume i contorni di un imponente edificio teorico caratterizzato dalla sistematicità dell’ordine dei saperi. Questi saperi sono coltivati nel LICEO, la scuola da lui fondata, che ha trasmesso ai posteri alcune sue opere, probabilmente il frutto delle lezioni che Aristotele teneva ai suoi allievi (SCRITTI ESOTERICI) Al di sopra di ogni disciplina, allo stagirita va il merito di aver insegnato la LOGICA , l’arte del ragionare in modo corretto per scoprire la verità delle cose. Prima di lui, quando non si riusciva ad interpretare un fenomeno naturale, si credeva che intervenisse una forza soprannaturale. Egli dimostrò che con il ragionamento si potevano spiegare i fenomeni dell’Universo. Le teorie di Aristotele furono considerate le più autorevoli fino a quando gli strumenti della fisica moderna non rilevarono la complessità dell’Universo. L'IMPORTANZA DELL'INDAGINE NATURALE: Diversamente da Platone, che subordinava la validità dell'indagine naturale a quella delle idee immutabili, Aristotele dà 1

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LA VITA

Tutti i rimandi sono relativi al manuale: Gentile, Ronga, Bertelli, Skepsis

ARISTOTELE (lo Stagirita)

Stagira 384 a.C. – Calcide 322 a.C.

LA FILOSOFIA SECONDO ARISTOTELE

“.... se si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l’origine della filosofia.”

(Aristotele, Protrettico, in Opere, a cura di G. Giannantoni, Roma- Bari , Laterza, 1973)

NON SI PUÒ PRESCINDERE DALLA FILOSOFIA

Aristotele concepisce la filosofia non tanto come un esercizio di sapienza, bensì un’attività scientifica articolata in un sistema di discipline distinte, e mirante ad abbracciare tutti gli aspetti della realtà (FILOSOFIA SISTEMICA) ESSA NON SERVE A TRASFORMARE IL MONDO, MA SOLTANTO A COMPRENDERNE L’ORDINE E A GIUSTIFICARLO COSÌ COM’È.

IL SAPERE È INTESO COME LA CONOSCENZA DELLE CAUSE E DEI PRINCIPI. Aristotele, elabora una nuova concezione della filosofia, che assume i contorni di un imponente edificio teorico caratterizzato dalla sistematicità dell’ordine dei saperi. Questi saperi sono coltivati nel LICEO, la scuola da lui fondata, che ha trasmesso ai posteri alcune sue opere, probabilmente il frutto delle lezioni che Aristotele teneva ai suoi allievi (SCRITTI ESOTERICI)

Al di sopra di ogni disciplina, allo stagirita va il merito di aver insegnato la LOGICA, l’arte del ragionare in modo corretto per scoprire la verità delle cose. Prima di lui, quando non si riusciva ad interpretare un fenomeno naturale, si credeva che intervenisse una forza soprannaturale. Egli dimostrò che con il ragionamento si potevano spiegare i fenomeni dell’Universo. Le teorie di Aristotele furono considerate le più autorevoli fino a quando gli strumenti della fisica moderna non rilevarono la complessità dell’Universo.

L'IMPORTANZA DELL'INDAGINE NATURALE: Diversamente da Platone, che subordinava la validità dell'indagine naturale a quella delle idee immutabili, Aristotele dà piena validità all'indagine di ogni sostanza del mondo fisico. Non c'è aspetto del mondo fisico che non valga la pena di essere studiato; Aristotele, tralasciando la divisione platonica tra mondo delle idee e mondo sensibile, si concentrerà di più sull'indagine naturale.

VITA e OPERE

Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C, suo padre era il medico personale del re di Macedonia. All’età di diciassette anni, rimasto orfano, si trasferì ad Atene ed entrò nell’Accademia di Platone, dove incominciò a studiare tutto ciò che riguarda il campo del sapere matematico e astronomico.

Dopo la morte di Platone, il filosofo lasciò la scuola di Atene e si dedicò a ricerche di carattere biologico. Nel 343 a.C Filippo di Macedonia offrì ad Aristotele l’incarico di precettore del futuro Alessandro Magno, egli si trovò, così, in rapporto diretto tra la nuova monarchia emergente nel mondo greco, e la tradizionale cultura delle città elleniche. Dopo la morte di Filippo di Macedonia, Alessandro salì al trono, trovandosi, in giovane età, a dover fronteggiare una rivolta antimacedone, che porterà alla distruzione della città di Tebe. Aristotele tornò ad Atene e fondò una scuola propria, un ginnasio pubblico, chiamato Liceo (poiché aveva sede in un luogo sacro ad Apollo Licio) o Peripato (perché all’interno vi era una passeggiata, in greco perìpatos); qui Aristotele teneva le sue lezioni, sia di tipo specialistico (ESOTERICO), sia per un pubblico più vasto (ESSOTERICO) . Ai numerosi giovani che frequentarono le sue lezioni, Aristotele rese noti i risultati dei propri studi riguardanti diverse discipline quali la fisica, la geometria, l’astronomia, la zoologia, e la politica. Nel 323 a.C., l’anno in cui morì Alessandro, si affermò ad Atene il partito antimacedone ed Aristotele fu costretto a lasciare nuovamente la città. Si ritirò in Calcide, nella casa materna e, nel 322 a.C., all’età di 62 anni, morì dopo alcuni mesi di malattia.

per le opere: pag. 377 (un sapere enciclopedico) + tabella (fatta in classe)

L’EDIFICIO DEL SAPERE

Aristotele sostiene l’IMPOSSIBILITÀ di possedere un SAPERE ASSOLUTO. Ciascun ambito della realtà dev’essere indagato da una scienza appropriata che conserva una certa autonomia dal resto dell’edificio teorico. Le scienze si dividono in:

· discipline TEORETICHE (FISICA, MATEMATICA E METAFISICA)

· discipline PRATICHE: ETICA E POLITICA

· discipline POIETICHE (o PRODUTTIVE): le TECNICHE e le ARTI

vedere pag. 386 (mappa)

DIFFERENZE FRA PLATONE E ARISTOTELE

Rispetto a Platone, Aristotele riavvicina la filosofia all’esperienza comune e affida alle scienze il compito di “spiegare il mondo”, che ha in sé un ordine. Studiare l’ordine del mondo significa studiare le cause dei fenomeni per comprenderne la natura: questo è il compito della filosofia, che con Aristotele perde la pretesa platonica di governare direttamente la vita degli uomini.

In Aristotele c’è un interesse per le scienze naturali (mentre Platone era interessato, soprattutto, alla politica e alla pedagogia) ⇒ la visione della realtà è diversa:

· Platone: GERARCHICA

· Aristotele: ORIZZONTALE ⇒ FILOSOFIA = centro di riflessione che unisce tutte le scienze.

FILOSOFIE PRIME = studiano l’essere nella sua totalità (ontologia)

FILOSOFIE SECONDE = studiano l’essere parzialmente.

Platone e Aristotele invece condividono:

· il desiderio di avere uno strumento di ricerca valido e rigoroso

· la convinzione che la vera ricerca dev’essere disinteressata (senza secondi fini, come il lucro)

· il desiderio di trovare la verità delle cose

vedere pag. 383 (filosofi a confronto)

LA METAFISICA

“C’è una scienza che studia l’essere-in-quanto-essere e le proprietà che gli sono inerenti per la sua stessa natura. Questa scienza non si identifica con nessuna delle cosiddette scienze particolari, giacché nessuna delle altre ha come suo universale oggetto di indagine l’essere-in-quanto-essere, ma ciascuna di esse ritaglia per proprio conto una qualche parte di essere e ne studia gli attributi, come fanno, ad esempio, le scienze matematiche. E poiché noi stiamo cercando i principi e le cause supreme, non v’è dubbio che questi principi e queste cause sono propri di una certa realtà in virtù della sua stessa natura. Se, pertanto, proprio su questi principi avessero spinto la loro indagine quei filosofi che si diedero a ricercare gli elementi delle cose esistenti, allora anche gli elementi di cui essi hanno parlato sarebbero stati propri dell’essere-in-quanto-essere e non dell’essere-per-accidente; ecco perché anche noi dobbiamo riuscire a comprendere quali sono le cause prime dell’essere-in-quanto-essere.”

(Aristotele, Metafisica, a cura di G. Giannantoni, Roma-Bari, Laterza, 1973)

La “METAFISICA” è composta da 14 libri di appunti e può essere considerato il primo manuale di storia della filosofia. Essa si compone essenzialmente di due parti:

· lettura dei presocratici fatta dal punto di vista di Aristotele, il quale vuole dimostrare che i suoi predecessori “miravano” alla sua dottrina

· indagine su cosa sia la filosofia, di cosa si occupa, l’origine, gli argomenti filosofici, le domande principali della filosofia….

IL CONCETTO DI METAFISICA: Aristotele definisce la metafisica come filosofia prima, la quale è fondamento con le sue verità, di ogni altra scienza. La metafisica è ontologia: studio dell'essere in quanto essere. La metafisica è teoria della sostanza (riferimento al motore immobile);

Aristotele studia l’essere, appunto, ne la METAFISICA e ne da ben quattro definizioni. pag 397 (mappa)

La metafisica:

1) STUDIA L'ESSERE IN QUANTO ESSERE, ontologia

2) STUDIA LE CAUSE E I PRINCIPI PRIMI, usiologia

3) STUDIA LA SOSTANZA, aitiologia

4) STUDIA DIO E LA SOSTANZA IMMOBILE. teologia

1) INDAGINE SULL’ESSERE IN QUANTO ESSERE

Si parte da una domanda: cos’è l’essere?

a) Aristotele si rifà alla scuola di Elea e dice che gli Eleati hanno commesso un errore, cioè hanno usato delle PREDICAZIONI UNIVOCHE (dove il predicato assume lo stesso significato anche in contesti diversi) per descrivere l’essere. Hanno detto che l’essere è uno, immobile, ingenerato… Ma, dice Aristotele “ io vedo che l’essere ha molte manifestazioni”

b) bisognerà allora usare una PREDICAZIONE EQUIVOCA? (in contesti diversi la stessa frase prende significati diversi). No, non può essere nemmeno questo, perché se no la realtà in una stanza sarebbe diversa dalla realtà al di fuori della stanza.

c) la soluzione aristotelica è una PREDICAZIONE ANALOGICA: essa mantiene l’unità di concetto fra soggetto e predicato.

Es.: Marco è sano. La frutta è sana. Il tuo colorito è sano.

Il termine “SANO” nel primo caso significa possesso di salute, nel secondo è causa di salute, nel terzo è sintomo di salute. Ma in ogni caso resta il concetto di salute

pag 405 (filosofi a confronto)

2) INDAGINE SULLA SOSTANZA

L’essere ha molteplici significati uniti però da un comune riferimento: la sostanza; Aristotele raccoglie in una tavola i quattro significati dell'essere,

· l'essere come accidente;

· l'essere come categorie o essere per sé

· l'essere come vero (falso come non essere)

· essere come atto e potenza (spiega il divenire)

Abbiamo detto che tutti i modi di manifestarsi dell’essere si riferiscono alla sostanza; vediamo allora cosa intende Aristotele col questo termine:

La SOSTANZA (ESSERE) è il concetto più importante e complesso della filosofia aristotelica. Per sostanza Aristotele intende ogni INDIVIDUO CONCRETO CHE È “PER SÉ” OSSIA CHE HA VITA PROPRIA e che funge:

- sia da soggetto reale di proprietà

- sia da soggetto logico di predicati

La realtà, quindi, è costituita da un insieme illimitato di singoli oggetti (esseri)

Vediamo ora qual è la struttura dell’essere: per Aristotele l’essere è al tempo stesso:

· FORMA – SOSTANZA (ESSENZA): forma essenziale di una cosa, struttura fissa e immutabile che la definisce (“ciò che sta sotto”; “ciò per cui una certa cosa è quella che è e non un’altra cosa”); l’essenza indica quelle determinazioni di una cosa, specificate nella sua “definizione”, che ne costituiscono la natura o “specie” è il fondamento del “ciò che realmente è”

· ACCIDENTE: quantità, qualità che può avere o non avere senza per questo cessare di essere quella

determinata cosa (“ciò che accade” insieme alla cosa principale: es. il pallore in relazione a Socrate); l’accidente è quindi una determinazione casuale o fortuita che può appartenere/non appartenere al soggetto determinato perché è completamente estranea all’essenza sostanziale di esso. È una singola determinazione, una caratteristica sensibile delle cose che mutano e che Aristotele contrappone all’essenza

Es: l’uomo è: animale razionale (essenza), bello, alto, maschio, slavo,…. (accidenti: tutto ciò che può esserci o non esserci)

Ogni sostanza forma un SINOLO: unione indissolubile di MATERIA e FORMA.

FORMA: natura propria della cosa, struttura che rende quella cosa quello che è; è l’elemento attivo e determinante del sinolo, è la sostanzialità della sostanza; ciò che fa sì che un individuo sia quello che è; per gli esseri viventi è universale alla specie

La forma ci indica possibilità e limiti di una cosa

MATERIA: materiale che compone quella cosa; il sostrato del suo divenire, elemento passivo e determinato, strutturato dalla forma; è diversa e individuale.

La materia è sempre tesa a mettere in atto una possibilità in essa presente ⇒

MUTAMENTO = TRASFORMAZIONE DELLA MATERIA dalla possibilità (POTENZA) alla realtà (ATTO)

(marmo → statua; seme → pianta; bambino → uomo…)

Abbiamo detto che la sostanza può presentarsi in 4 grandi modi:

⇨ Essere come CATEGORIA: le categorie (predicazioni) sono le caratteristiche fondamentali e strutturali dell’essere; sono modi fondamentali dell’essere e del pensiero:

· dal punto di vista ONTOLOGICO (essere) le categorie sono “generi supremi” dell’essere, le maniere basilari in cui la realtà si presenta

· dal punto di vista LOGICO (pensiero) le categorie sono i modi generalissimi in cui rientrano, come in grandi caselle, tutti i predicati possibili; sono i predicati primi o fondamentali

Le categorie sono dieci:

· sostanza (Socrate è un uomo)

· qualità (è brutto)

· quantità (è alto 1,70)

· relazione (è amico di Fedone)

· il quando (tempo: stamattina)

· il dove (luogo: in piazza)

· il fare (agire, azione: camminando)

· il patire (subire l’azione di un agente esterno, passione: ha caldo)

e, aggiunte successivamente,

· lo stare (posizione, essere in una certa situazione: in piedi)

· l’avere (condizione, stato: ha i sandali)

attenzione però: la sostanza è soggetto, le altre nove sono predicati. L’essere è sostanza, ma la sostanza ha nove modi di essere.

⇨ Essere come ATTO e POTENZA: Aristotele usa questa teoria per spiegare il DIVENIRE. La realtà di tutte le cose è un continuo passaggio fra atto e potenza. Ma il passaggio fra un atto e un nuovo atto, tramite potenza, può escludere le altre potenze (es.: se brucio un foglio di carta, il nuovo atto è quello di essere cenere, quindi non può più avere in potenza di diventare un origami). L’ATTO VIENE SEMPRE PRIMA DELLA POTENZA:

POTENZA: è la possibilità della materia di assumere una determinata forma: una penna è un grumo di plastica in potenza, perché posso dare alla plastica la forma di penna; un pezzo di legno può diventare tavolo.

ATTO: è la realizzazione compiuta della possibilità; è esistenza concreta dell’oggetto con quella forma e con quel sinolo in quell’istante (il grumo di plastica è diventato penna; il pezzo di legno è diventato tavolo)

Per Aristotele, quindi, il DIVENIRE non è altro che un passaggio continuo e graduale dalla potenza all’atto che avviene all’interno dell’essere stesso. I principi/cause del divenire sono tre:

· materia

· forma

· privazione: condizione necessaria del divenire perché può divenire solo materia che, pur avendo già una forma, può (è in potenza) assumerne altre (es. legno/cenere).

Il termine finale del movimento, cioè la compiuta realizzazione della potenza, coincide con la forma perfetta di ciò che diviene (ENTELECHÌA)

Il divenire è proprio solo della materia terrestre, non dei corpi celesti.

⇨ Essere come VERO o FALSO: per descrivere la realtà usiamo termini e concetti, che in sé non sono né veri né falsi. Ma se metto in relazione concetti fra di loro posso dire se qualcosa è vero o falso. Quindi verità o falsità sono solo nel linguaggio /discorso, non nell’essere. Hanno esistenza solo mentale: non esistono nelle cose, ma solo nel pensiero.

Ma la quantità di verità (la MISURA) sta nell’essere, è l’essere o la cosa, non il pensiero o il discorso: i nostri giudizi esprimono una quantità di verità o falsità riflettendo la realtà. Io dico verità o falsità se divido o unisco due termini che in natura sono divisi o uniti

Il VERO consiste nel congiungere ciò che nella realtà è realmente congiungibile

Es: il prato è verde (unisco due termini che in natura sono uniti)

Il FALSO consiste nel congiungere ciò che nella realtà non è realmente congiungibile

Es: Il prato non è blu (divido due termini che in natura sono divisi)

⇨ Essere come ACCIDENTE: come abbiamo già visto l’accidente è ciò che può o non può verificarsi.

Es.: l’altezza di un individuo è casuale. Poteva essere così o in un altro modo.

Quindi all’interno di una singola predicazione (tipo altezza) sta una cosa che è casuale, ma è necessario che ci sia.

Anche le 10 categorie sono necessarie, ma le singole predicazioni sono accidentali.

3) INDAGINE SULLE CAUSE – LA DOTTRINA DELLE QUATTRO CAUSE

Per spiegare l'aspetto mutevole della realtà fisica, Aristotele affianca ai concetti di ATTO e POTENZA (spiegazione del movimento) e alla teoria della sostanza la DOTTRINA DELLE QUATTRO CAUSE.

Conoscenza e scienza nascono dalla “meraviglia” di fronte all’essere e consistono nel rendersi conto delle cause delle cose ⇒ chiedere/indagare la causa significa chiedere il perché di una cosa.

Platone aveva introdotto le Idee come cause trascendenti delle cose, che dovrebbero spiegarne i caratteri

Per Aristotele una causa o forma separata non può spiegare le cose né il loro divenire. Per spiegare qualsiasi forma di movimento, cioè di divenire, dobbiamo considerare che:

· ogni mutamento è un moto per il raggiungimento di un certo modo di essere, cioè di una certa forma (causa formale)

· ogni trasformazione presuppone una materia, che conseguirà quella certa forma (causa materiale)

· ogni trasformazione richiede un ente già esistente che agisca nel processo (causa motrice o efficiente)

· ogni trasformazione è verso uno stato finale che ne rappresenta il fine (causa finale, che può essere la stessa forma)

Partendo da queste considerazioni Aristotele illustra la dottrina delle quattro cause:

· MATERIALE la materia di cui è fatto l’oggetto; ciò che costituisce l’ente; essa rimane nella cosa (il legno rimane nel tavolo)

· FORMALE la forma che ha l’essere; essenza necessaria; definizione (la natura razionale dell’uomo)

· EFFICIENTE il principio del movimento; ciò che dà inizio al movimento; ciò da cui tra origine; l’agente responsabile della forma (il padre è causa efficiente del figlio; il vasaio che dà forma all’argilla è causa del vaso)

· FINALE lo scopo del movimento; il fine a cui una cosa tende; l’obiettivo per cui è creato l’oggetto (il divenire adulto è lo scopo del bambino)

Es: ACQUA: 1. la natura dell’acqua è di “rovesciarsi al suolo” (c. formale); 2. ci sono le nuvole quando la temperatura si abbassa (c. materiale); 3. il vapore acqueo si è raffreddato (c. efficiente); 4. piove per nutrire animali e piante (c. finale – secondo Aristotele, esiste un’intenzionalità in tutta la natura)

Importante:

· Tutte quattro le cause sono SPECIFICAZIONI o ARTICOLAZIONI della sostanza che è la vera causa dell’essere

· Nei processi naturali causa efficiente e finale COINCIDONO: seme → pianta

· Nei processi artificiali le due cause POSSONO ESSERE DISTINTE: statua → c. formale

artista → c. efficiente

gloria o compenso → c. finale

Dalla dottrina delle quattro cause e dai rapporti tra di esse derivano i cardini di tuta la filosofia successiva (medievale e moderna). Secondo Aristotele il mondo segue due modelli:

· il MECCANICISMO: il mondo viaggia secondo rapporti di causa ed effetto e

· il FINALISMO: gli esseri viventi hanno, però, uno scopo della loro esistenza

4) INDAGINE SU DIO E SULLE SOSTANZE SOPRASENSIBILI o TEOLOGIA DEL MOTORE IMMOBILE.

Secondo Aristotele, nella maggior parte dei casi, ciò che è potenza può diventare atto e viceversa in un processo che rischia di protrarsi all’infinito (es. seme/albero; albero/seme – albero/tavolo, tavolo/cenere …..)

Esiste, inoltre, un parallelismo ATTO/FORMA; POTENZA/MATERIA ed un rapporto di priorità dell’atto rispetto alla potenza e di forma rispetto alla materia.

Per evitare di continuare all’infinito Aristotele individua una MATERIA PRIMA (POTENZA PURA) e una FORMA (ATTO PURO).

La MATERIA PRIMA o POTENZA PURA è CAUSA EFFICIENTE del movimento (dà inizio al movimento, ma è pura potenzialità perché non si attualizza mai). Essa è materia allo stato puro, soggetto primo indeterminato e privo di forma che è alla base dei mutamenti naturali. La materia prima non si identifica con materiale già formato (cose visibili), ma è un SOGGETTO COMUNE e INCONOSCIBILE (perché assolutamente amorfo) di tutti i materiali esistenti.

La FORMA o ATTO PURO è PRIMO MOTORE IMMOBILE e quindi CAUSA FINALE del movimento di tutti gli altri corpi, coincide con la divinità; è il principio che dà origine al movimento dei corpi, ma che non è in movimento è dio inteso come causa indivenibile di ogni divenire. Nel momento in cui, nell’indagare le cause dell’essere, fra le cause indaga dio, Aristotele passa dall’ontologia alla teologia.

Egli prende le prove dell’esistenza di Dio dalla fisica: secondo causa ed effetto, ogni oggetto viene mosso da qualcos’altro. Dev’esserci, quindi, un’entità (PRIMO MOTORE IMMOBILE) che ha dato la prima spinta senza riceverne nulla in cambio:

· primo = primo

· motore = che da movimento

· immobile = che non è in movimento, ma come può, allora, dare movimento? Grazie ad una sorta di effetto calamita, egli si comporta come un magnete attraendo tutti gli altri corpi che si muovono verso di sé (attrae tutto, ma sta fermo).

Nella teologia aristotelica dio è:

· atto puro: non ha il divenire;

· pura forma: non c’è sinolo perché non c’è materia;

· sostanza incorporea;

· realtà eterna;

· pensiero del pensiero: se noi pensiamo ad uno oggetto, ci concentriamo su quell’oggetto. Dio non può

limitarsi a pensare a qualcosa, è pensiero PURO, pensiero del pensiero, non limitato ad una cosa sola →

dio pensa a se stesso → il pensiero e l’oggetto pensato si identificano perché dio ha se stesso come

oggetto della propria conoscenza.

pag. 403 (essere e non ente)

RICAPITOLIAMO: LA METAFISICA

È la filosofia prima (ontologia: essere in quanto essere).

La metafisica ha quattro definizioni:

1) Indagine sull’essere in quanto essere → predicazione analogica

2) Indagine sulla sostanza → accidente, categorie, vero/falso, atto e potenza

3) Indagine sulle cause → materiale, formale, efficiente, finale

4) Indagine su Dio e sulle sostanze soprasensibili → materia o potenza pura, forma o atto puro

LA LOGICA (ACCENNI)

La logica è la disciplina con cui deve strutturarsi un discorso quando attraverso dei ragionamenti logici e coerenti devo dimostrare qualcosa. Quindi la logica fa da collegamento fra pensiero e linguaggio.

Gli scritti di logica sono contenuti nell’Organon, una raccolta di opere organizzate didatticamente secondo un ordine che va dal semplice al complesso. Aristotele fonda la LOGICA = SCIENZA indicando regole ferree per stabilire quali conclusioni o quali prove sono LOGICAMENTE VALIDE. La logica aristotelica (ANALITICA) riguarda la relazione che esiste tra concetti. È studio del pensiero in quanto espresso nei discorsi (logica della proposizione) e nei ragionamenti (logica del concetto e del ragionamento).

⇨ La logica del concetto analizza i ragionamenti partendo dai più semplici ai più complessi; tra di essi c’è un rapporto di genere/specie che crea una legge riguardante ESTENSIONE (il numero degli oggetti cui si riferiscono i concetti) e COMPRENSIONE (la quantità di caratteristiche che sono comprese nel concetto).

Es: unità come comprensione è molto precisa, ma come estensione è minima – gruppo invece ha

un’estensione maggiore, ma può dare meno informazioni generiche

animale: molti esseri, meno caratteristiche specifiche – uomo: una specie, tante caratteristiche

Nell’analizzare le relazioni tra concetti Aristotele individua tre principi:

1. PRINCIPIO DI IDENTITÀ: ogni ente è se stesso A = A ⇒ possibilità di determinare

(principio in Aristotele solo implicito)

2. PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE: è impossibile che A sia e non sia A allo stesso tempo ך(A л ך A)

⇒ esposizione logica: la coesistenza di contradditori è impossibile

La contraddizione si costruisce con la negazione: bianco e non bianco

3. PRINCIPIO DEL TERZO ESCLUSO: non c’è una terza possibilità, tra due opposti contradditori non c’è via di mezzo: o A o non A A v ך A

(Legenda: = → uguaglianza v → o disgiunzione л → e congiunzione ך → negazione)

1. 2. e 3. sono PRINCIPI BASE di ogni argomentazione.

⇨ La logica della proposizione analizza la struttura del discorso: Aristotele dice che per descrivere la realtà usiamo dei termini, ma per fare una proposizione abbiamo bisogno di due elementi NOME e VERBO, non scbindibili “oggetti elementari del linguaggio”.

Non bisogna confondere i GIUDIZI (frasi) con le LOCUZIONI (forma lessicale compressa formata da alcune parole che però non costituiscono una frase)

Es: L’uomo è un animale razionale = giudizio

Animale razionale extraterrestre = locuzione.

1. PRECISAZIONE: Il verbo è sempre necessario

2. PRECISAZIONE: La logica si applica solo ai DISCORSI DICHIARATIVI (quindi né desideri, né ordini, né domande)

3. PRECISAZIONE: Il verbo deve sempre negare o affermare una cosa rispetto a un soggetto (legame fra soggetto e predicato)

Per Aristotele, il linguaggio è frutto di convenzione. Ma una volta che queste convenzioni valgono per tutti diventa oggettivo, anche se è frutto di un accordo.

Nell’analisi delle proposizioni, Aristotele si sofferma sulla struttura delle preposizioni DICHIARATIVE (quelle, cioè, che dicono qualcosa della realtà); solo queste, infatti, rientrano nel dominio della logica potendo essere giudicate VERE o FALSE. La proposizione costituisce l'espressione verbale di un pensiero che procede componendo o dividendo i concetti, a seconda che essi si connettono o meno tra loro (tale operazione verrà in seguito chiamata “giudizio”).

Le proposizioni possono essere di quattro tipi:

1. universali affermative (tutti gli uomini sono bianchi)

2. universali negative

(nessun uomo è bianco)

3. particolari affermative

(alcuni uomini sono bianchi)

4. particolari negative

(alcuni uomini non sono bianchi)

Sono universali le proposizioni che hanno un soggetto universale: “tutti”; particolari quelle con soggetto riferito ad una classe: “alcuni”. A questi due tipi di proposizione si possono aggiungere quelle che hanno soggetto singolare: “Socrate” (il sogg è un ente singolo).

I logici medievali rappresenteranno lo schema dei rapporti tra proposizioni nel cosiddetto “quadrato degli opposti”

A = universale affermativa

E = universale negativa

I = particolare affermativa

O = particolare negativa

Tra le proposizioni possono sussistere vari tipi di relazione, le più importanti delle quali sono quelle di CONTRADDITORIETÀ e CONTRARIETÀ.

Proposizioni contrarie: Aristotele definisce contraria l’opposizione tra una proposizione universale affermativa e una proposizione universale negativa. Due poposizioni contrarie non possono essere entrambe vere, ma possono essere entrambe false.

Proposizioni contradditorie: Aristotele definisce contradditorial’opposizione tra una proposizione universale affermativa e una particolare negativa, oppure tra un'universale negativa e una particolare affermativa. Due proposizioni contraddittorie non possono essere né entrambe vere né entrambe false, in quanto, se uno delle due è vera, l'altra è falsa e viceversa.

Proposizioni sub-contrarie: Aristotele definisce sub-contraria l'opposizione tra una proposizione particolare affermativa e una particolare negativa. Due proposizioni sub-contrarie possono essere entrambe vere, ma non entrambe false.

Proposizioni subalterne: Aristotele definisce subalterna la relazione tra una proposizione universale affermativa e una particolare affermativa, oppure tra una proposizione universale negativa e una particolare negativa. In questo tipo di relazione, dalla verità della proposizione universale si inferisce la verità della particolare, mentre dalla verità della particolare non si può inferire la verità dell'universale; al contrario, dalla falsità della particolare si può inferire la falsità dell'universale, mentre dalla falsità dell'universale non si può infierire la falsità della particolare.

⇨ La logica del ragionamento Il ragionamento, secondo Aristotele, consiste in una serie di proposizioni che hanno tra loro determinati nessi e che risultano le une cause (antecedenti) delle altre (conseguenti). Aristotele distingue i ragionamenti in due grandi tipologie: i ragionamenti DEDUTTIVI e quelli INDUTTIVI. I primi coincidono con il SILLOGISMO, che è un’argomentazione in cui a due premesse valide segue una conclusione necessaria. Il sillogismo costituisce il ragionamento per eccellenza, ovvero “un discorso in cui poste talune cose [le premesse] segue necessariamente qualcos’altro [la conclusione] per il semplice fatto che quelle sono state poste” (Analitici primi). Nel sillogismo si hanno tre proposizioni, due delle quali (la premessa maggiore e la premessa minore) fungono da antecedenti e la terza (la conclusione) da conseguente. Inoltre nel sillogismo si hanno tre termini o elementi: uno maggiore, uno medio e uno minore. Nel sillogismo aristotelico

· il “termine maggiore” è l’elemento che ha l’estensione maggiore e che compare, come soggetto o come predicato (a seconda delle varie “figure” del sillogismo), nella premessa maggiore. Esso compare inoltre come predicato nella conclusione;

· il “termine minore” è l’elemento che ha l’estensione minore e che compare, come soggetto o come predicato (a seconda delle varie “figure” del sillogismo), nella premessa minore. Esso compare inoltre come soggetto nella conclusione;

· il “termine medio” è l’elemento che ha l’estensione media e che compare, come soggetto o come predicato (a seconda delle varie “figure” del sillogismo), tanto nella premessa maggiore quanto nella premessa minore. Esso funge da controparte logico-linguistica della sostanza, rappresenta il perno dell’intero sillogismo ed ha la funzione di “mettere d’accordo” i due termini rimanenti.

Es. “Ogni animale

è mortale” (premessa maggiore)

(termine medio)

(termine maggiore)

“Ogni uomo

è animale” (premessa minore)

(termine minore)

(termine medio)

“Ogni uomo

è mortale” (conclusione)

(termine minore) (termine maggiore)

Aristotele analizza diverse forme o schemi tipici del sillogismo: le figure. Esse sono quattro in quanto corrispondono alle posizioni possibili occupate dal termine medio nelle due premesse.

· Nella prima figura il termine medio funge da soggetto nella premessa maggiore e da predicato nella minore

Es. vedi precedente

· Nella seconda figura il termine medio è predicato in entrambe le premesse

Es. Nessuna pietra è animale – ogni uomo è animale – nessun uomo è pietra

· Nella terza figura il termine medio è soggetto in entrambe le premesse

Es. ogni uomo è ragionevole – ogni uomo è animale – qualche animale è ragionevole

· Nella quarta figura il termine medio è predicato nella premessa maggiore e soggetto nella minore

Aristotele si è soffermato soltanto sulle prime tre, questa figura sarà analizzata e classificata dai logici successivi

Perché un sillogismo sia vero, oltre che valido dal punto di vista formale, occorre che le premesse siano vere (sillogismo scientifico o dimostrativo); in caso contrario si può avere un sillogismo valido, ma falso.

(es. “Ogni animale è immortale” -premessa maggiore- “Ogni uomo è animale” -premessa minore- ⇒ “Ogni uomo è immortale” -conclusione-)

Ciò determina il problema delle giustificazioni dei principi primi, fondamento della catena di dimostrazioni successive e quindi delle varie scienze. Aristotele lo risolve affermando che i principi primi vengono colti attraverso un ATTO INTUITIVO dell’intelletto e convalidati dalla CAPACITÀ CONFUTATORIA della DIALETTICA.

LA FISICA (accenni, integrare col manuale) da pag. 406

Le sostanze immobili o intelligenze motrici dei cieli costituiscono l'oggetto di quella parte di metafisica che è la teologia.

La fisica (seconda scienza teoretica).studia la physis ovvero la natura che è il regno del movimento e del divenire, quindi le sostanze in movimento, percepibili coi sensi, costituiscono l'oggetto della fisica Per Aristotele ci sono 4 tipi di movimento: 1) qualitativo (mutamento, alterazione) 2) quantitativo(aumento e diminuzione)  3) sostanziale (generazione e corruzione) 4) locale (il movimento vero e proprio). Quello più importante a cui gli altri si riducono è naturalmente il movimento locale, che si divide in 3 specie di movimento:  1) movimento circolare intorno al centro del mondo; 

2) movimento dal centro del mondo verso l'alto; 3) movimento dall'alto verso il centro del mondo.Gli ultimi due sono opposti e gli elementi costitutivi delle sostanze di questi due movimenti potendosi muovere dall'alto verso il basso e viceversa provocheranno la nascita, il mutamento e la morte.Il movimento circolare non ha opposti, sicché le sostanze che si muovono saranno immutabili, ingenerabili e incorruttibili.Gli elementi naturali che determinano la materia informe sono quattro:

l'acqua elemento freddo-umido e

la terra elemento freddo-secco, che si muovono verso il basso (la terra di più infatti nell'acqua affonda),

l'aria caldo-umida e

il fuoco caldo-secco si muovono verso l'alto (l'aria meno del fuoco, come dimostra l'ebollizione).

Oltre a questi quattro elementi vi è l'etere o quintessenza che compone i corpi celesti ed è l’unico che si muove circolarmente. Il movimento dei quattro elementi, infatti, non è perfetto poiché in esso inizio e fine non coincidono come avviene invece nel moto circolare dell'etere.

Il primo movimento è proprio della generazione e della corruzione, mentre il secondo è proprio dell'eternità. 

Le sostanze determinate perciò si dividono in: 

SENSIBILI MOBILI, che costituiscono il mondo fisico e che appartengono alla classe ingenerabile ed incorruttibile che costituisce i corpi celesti o alla classe generabile e corruttibile costituita dai quattro elementi sublunari;

INSENSIBILI IMMOBILI, oggetto della teologia (XII libro della Metafisica - vedi).  Il movimento uniforme ed eterno del primo cielo che regola il movimento degli altri cieli deve trovare necessariamente, secondo Aristotele, una causa in un motore primo immobile, altrimenti dovremmo andare ancora a ritroso a ricercare il motore primo.

Il movimento non circolare dei pianeti richiedeva che si ipotizzassero più sfere che muovessero ogni pianeta, per cui Aristotele ne ammetteva 47 o 55, secondo le diverse interpretazioni. Dio perciò non crea il mondo, ispirando solo al primo cielo il suo desiderio di vita perfetta, ma ne garantisce l'ordine. Tuttavia il fondamento intrinseco dell'essere è la SOSTANZA, non Dio. Perciò all'estremità della regione celeste vi è la sfera delle stelle fisse, poi via via le altre, passando per quelle dei pianeti, del sole, della luna, fino a giungere alla TERRA IMMOBILE AL CENTRO DELL'UNIVERSO. 

CARATTERI DEL MONDO

Il mondo è unico e perfetto: esiste un unico mondo perché anche se vi fosse al di fuori altra terra, aria o acqua tenderebbero a tornare nella loro sfera ricostituendo l'unico mondo

Secondo la pesantezza al centro vi è la terra, intorno la sfera circolare dell'acqua, intorno ancora la sfera dell'aria, poi quella del fuoco, poi i cieli ed i corpi celesti. Gli elementi che si allontanano violentemente dalla propria sfera vi tornano naturalmente.

Il mondo è eterno. 

A proposito del moto violento, Aristotele sostiene che l'aria sospinga il sasso lanciato verso l'alto da una mano, per cui se esistesse il vuoto il movimento sarebbe impossibile; altrimenti si dovrebbe ipotizzare una velocità infinita o la medesima velocità per corpi di diverso peso. 

La perfezione implica ovviamente finitezza e Aristotele nega l'infinito. Infatti il mondo è il limite spaziale (per questo la retta non può essere infinita) e lo SPAZIO è il limite immobile che abbraccia un corpo (per cui IL VUOTO NON ESISTE)

Il TEMPO è un ordine misurabile secondo il prima ed il poi dal movimento degli astri. 

Il mondo è ORDINATO SECONDO UN FINE: perciò nulla è accidentale e tutto rientra in quest'ordine.

pag.408 – 410 – 411 (mappa, tabella e tavole)

RICERCA SCIENTIFICA

Le sostanze inferiori sono le più accessibili e quindi hanno il sopravvento nella ricerca scientifica, più vicine e quindi simili a noi. Sia che si studi la natura che le cose divine si mira alla forma a prescindere dalle parti materiali, l'indagine scientifica verte sempre sulla sostanza totale.

Aristotele si interessò di biologia, soprattutto negli anni dell'età adulta, di fenomeni metereologici, di genetica, embriologia, anatomia e fisiologia animale, mostrando verso tutte queste materie lo stesso interesse per la sperimentazione, lo spirito sistematico, attenzione per il concreto ed il particolare.

L'ETICA e LA POLITICA (accenni, integrare col manuale)

1. Nell'Etica Nicomachea Aristotele indica nella felicità il bene più alto per l’uomo. Essa consiste nella contemplazione della verità. I piaceri fanno parte della felicità, purchè siano moderati dalla ragione e dalla virtù. Le virtù, intese quale “giusto mezzo” tra due estremi, possono essere di due tipi:

· ETICHE, cioè relative all’agire morale; esse si apprendono attraverso l’abitudine

· DIANOETICHE, cioè dell’agire intellettivo; esse si acquisiscono attraverso l’apprendimento.

- oggetto dell’etica è l’agire.

- la giustizia, virtù sociale e civile, è indispensabile nel sistema politico sociale.

2. Nella Politica Aristotele indica nella famiglia e nella società civile i fondamenti della società politica ➡ la vita associata è necessaria perchè l’uomo è un animale politico, ovvero un animale sociale il cui naturale luogo di vita è la polis, infatti l’individuo “non basta a se stesso”:

· non può provvedere ai propri bisogni;

· non può giungere alla virtù ➡ alla felicità intesa come: vita secondo ragione

Chi è saggio vive nella città, con famiglia, amici e schiavi, proprio perchè l’integrazione sociale contribuisce alla sua eudaimonìa. La polis è sia compimento sia condizione dell’eudaimonìa del cittadino.

Aristotele si occupa delle forme di governo possibili: monarchia, aristocrazia, e politìa, cioè la forma di governo in cui la moltitudine governa per il vantaggio di tutti. A ciascuna di queste forme corrisponde una versione degenerata, nella quale cioè il governo è esercitato in vista non del bene collettivo bensì dell’utile dei governanti: tirannia, oligarchia, democrazia. Tra le forme di governo Aristotele sembra avere una certa predilezione per la politìa, ma l’importante è che una forma di governo raggiunga i suoi scopi: il benessere materiale, la fioritura morale e l’eudaimonìa dei cittadini. La cultura greca è per Aristotele l’ideale di civiltà, e la polis è l’ideale di stato. Egli sottolinea le virtù di una costituzione fondata sulla “classe media”, la quale è tendenzialmente fedele alle leggi e si tiene lontana dagli eccessi (giusto mezzo).

Aristotele è stato il primo a distinguere tre ordini di potere:

- la funzione deliberativa del potere ………………………………………...

- l’esercizio dell’autorità del potere ………………………………………

- la funzione giudiziaria del potere ……………………………………….

Inoltre egli distingue il ruolo/piano della Costituzione dello Stato da quello delle sue leggi estudia il problema dell’applicazione della legge: adeguamento della norma al caso concreto.

mappa concettuale (fatta in classe) e relativa spiegazione + pagg.447 - 449 – 450 - 458 (mappe e tabelle)

LA POETICA e LA RETORICA

Aristotele, a differenza di Platone, dà una valutazione positiva della pòiesis, l’insieme delle arti produttive, tra cui la retorica e la poesia.

1. Nell'opera Retorica Aristotele afferma che il compito della retorica non è persuadere, ma riconoscere quali sono mezzi di persuasione possibili e più efficaci in riferimento a qualsiasi argomento. La retorica, in quanto scienza del verosimile, è vicina alla dialettica ed è contrapposta alla logica, che è invece scienza del necessario. Essa è arte della ragione che non si fa carico della responsabilità morale dei propri esiti.

2. Il pensiero aristotelico ha dato un importante contributo anche ai principi dell'estetica. Esso è espresso nella Poetica. Anche se l'opera è giunta largamente incompleta, in essa Aristotele andò oltre la concezione platonica dell'arte come pura mimési (imitazione della realtà). Intuì che la particolare mimési dell'arte ha una funzione conoscitiva, non perché si proponga di descrivere fatti che si sono veramente svolti (come la storia), né in quanto analizza le strutture universali della realtà (come la filosofia), ma perché esplora il mondo del possibile, secondo il precetto della VEROSIMIGLIANZA. In altri termini, la rappresentazione artistica può non coincidere con la realtà, ma deve avere una sua coerenza interna. L’imitazione assume così un valore educativo e formativo.

L’arte e la poesia sono imitazioni della natura, nella tragedia, invece, ciò che è imitato sono le azioni umane. In particolare essa deve essere una mimési di un'azione unica e in sé compiuta: è questa la famosa unità d'azione che divenne in epoca rinascimentale rigida regola, insieme alle unità di luogo e di tempo, ricavate da passi della Poetica in cui Aristotele descrive (e non prescrive) le caratteristiche delle tragedie del suo tempo. Un altro concetto essenziale della Poetica riguarda il motivo per cui, davanti all'opera d'arte (Aristotele in verità parla solo di poesia, o meglio di poesia tragica, ma la generalizzazione non sembra impropria), si prova piacere anche se questa rappresenta fatti tristi o drammatici. Ciò accade, secondo il filosofo, perché si realizza la CATARSI (purificazione che la rappresentazione teatrale esercita nell'animo degli spettatori): mediante la rappresentazione di azioni violente o biasimevoli lo spettatore si libera degli stessi impulsi riprovevoli che riconosce propri del suo animo.

L'imitazione del verosimile ha specifici:

· MEZZI ==> colori, forme, voce, suono...

· OGGETTI ==> persone superiori (epopea, tragedia) e inferiori, comuni (commedia)

· MODI ==> narrazione, dramma. Nel dramma (tragedia/commedia)le persone parlano/agiscono direttamente; nella narrazione indirettamente

La TRAGEDIA ha come oggetto specifico proprio il VEROSIMILE. Aristotele ne analizza a fondo la struttura: unità dell'azione tragica ==> la Poetica, quindi, studia:

· SIGNIFICATO DELL'ARTE: IMITAZIONE (MIMESI)

· OGGETTO dell'ARTE: VEROSIMILE (analogamentw agli universali della scienza)

· FUNZIONE dell'ARTE: CONOSCITIVA (rappresenza l'essenza delle cose)

CATARTICA (libera dalle passioni)

Vedere: filosofia e cinema (presentazione: IL VEROSIMILE E LADRI DI BICICLETTE)

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