La trasmissione della cultura 21 -...

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1 1 La trasmissione della cultura 21 Introduzione 1.1 La tradizione dei classici 22 Analisi dell’opera 1.2 Istorietta troiana 25 T1. L’incontro di Paride con Elena 26 L’autore 1.3 Brunetto Latini 28 T2. Del governo della città da Tresor (libro II) 30 Esercizi di fine capitolo 32 Capitolo 2 L’epica cortese e le forme della narrativa 33 Introduzione 2.1 Le forme della prosa nel Duecento 34 Analisi dell’opera 2.2 Tristano Riccardiano 35 T1. Il filtro amoroso 36 Analisi dell’opera 2.3 Novellino 38 T2. Prologo (novella I) 39 T3. Tristano e Isotta (novella LXV) 41 T4. Narciso (novella XLVI) 43 L’autore 2.4 Franco Sacchetti 44 T5. Frate Taddeo da Trecentonovelle (novella LX) 46 Esercizi di fine capitolo 48 43 In digitale > La critica e la bibliografia A. Punzi Riscrivere il Tristan: il caso italiano Introduzione 1 L’alto Medioevo: i rapporti di potere fra Impero e Chiesa 2 La situazione culturale in Europa durante l’alto Medioevo 3 La rinascita dopo il Mille 4 Il pieno Medioevo: le lotte fra i Comuni toscani 5 La letteratura in Europa dopo il Mille 6 Focus Dal latino alle lingue romanze 12 Valerio Magrelli racconta L’indovinello veronese 14 Valerio Magrelli incontra Ibn Hamdîs 16 Mappa dei contenuti 18 In digitale > Approfondimenti Focus La letteratura di area francofona. Chanson de geste, lirica occitanica, romanzo cortese Scuola e istruzione tra XI e XII secolo. Trascendenza, finalismo, provvidenzialismo, allegorismo nella mentalità medievale. Sguardi d’autore Sebastiano Vassalli racconta il romanzo della parola attraverso i secoli

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1

1La trasmissionedella cultura 21

Introduzione

1.1 La tradizionedei classici 22

Analisi dell’opera

1.2 Istorietta troiana 25 T1. L’incontro di Paride con Elena 26

L’autore

1.3 Brunetto Latini 28 T2. Del governo della città

da Tresor (libro II) 30

Esercizi di fine capitolo 32

Capitolo

2L’epica cortese e le formedella narrativa 33

Introduzione

2.1 Le forme della prosanel Duecento 34

Analisi dell’opera

2.2 Tristano Riccardiano 35 T1. Il filtro amoroso 36

Analisi dell’opera

2.3 Novellino 38 T2. Prologo (novella I) 39

T3. Tristano e Isotta (novella LXV) 41

T4. Narciso (novella XLVI) 43

L’autore

2.4 Franco Sacchetti 44 T5. Frate Taddeo

da Trecentonovelle (novella LX) 46

Esercizi di fine capitolo 48

43

In digitale

> La critica e la bibliografia

A. Punzi Riscrivere il Tristan: il caso italiano

Introduzione 1

L’alto Medioevo: i rapporti

di potere fra Impero e Chiesa 2

La situazione culturale in Europa durante

l’alto Medioevo 3

La rinascita dopo il Mille 4

Il pieno Medioevo:

le lotte fra i Comuni toscani 5

La letteratura in Europa

dopo il Mille 6

Focus Dal latino alle lingue romanze 12

Valerio Magrelli racconta

L’indovinello veronese 14

Valerio Magrelli incontra Ibn Hamdîs 16

Mappa dei contenuti 18

In digitale

> Approfondimenti

Focus

• La letteratura di area francofona. Chanson

de geste, lirica occitanica, romanzo cortese

• Scuola e istruzione tra XI e XII secolo.

• Trascendenza, finalismo, provvidenzialismo,

allegorismo nella mentalità medievale.

Sguardi d’autore

• Sebastiano Vassalli racconta il romanzo

della parola attraverso i secoli

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Capitolo

3L’ispirazione religiosa 49

Introduzione

3.1 Esempi di letteraturareligiosa 50

Focus La valutazione dei classici

negli scrittori cristiani 52

Focus Gli ordini mendicanti

del Medioevo 53

L'autore

3.2 San Francescod’Assisi 54

T1. Cantico delle creature 55

L'autore

3.3 Iacopone da Todi 58 T2. Donna de Paradiso

da Laude 61

Valerio Magrelli incontra

Iacopone da Todi 66

Sguardi d’autore Ungaretti legge

Iacopone da Todi 68

La Scrittura e la Scena Il teatro sacro

medievale 70

Esercizi di fine capitolo 72

Capitolo

4Storia e memoria 73

Introduzione

4.1 Le forme della prosatra la fine del Duecentoe il Trecento 74

L'autore

4.2 Dino Compagni 75 T1. Il trionfo dei Neri e il ritratto

di Corso Donati

da Cronica (libro II) 77

L'autore

4.3 Anonimo Romano 79 T2. Morte di Cola

da Cronica (capitolo XXVII) 80

L'autore

4.4 Marco Polo 82 T3. Il Veglio della Montagna

da Milione 84

T4. Il palazzo del re

da Milione 85

L'autore

4.5 Giovanni Villani 87 T5. Dante Alighieri

da Nuova cronica (libro X) 89

Sguardi d’autore D’Annunzio

rielabora la Cronica 91

Esercizi di fine capitolo 92

Capitolo

5Le forme dellaletteratura amorosa 93

Introduzione

5.1 La poesia italianaalle sue origini 94

Focus I tre manoscritti italiani

delle origini 98

L'autore

5.2 Giacomo da Lentini 99 T1. Madonna, dir vo voglio

da Rime 102

Confronti Giacomo da Lentini

e Folchetto da Marsiglia 105

T2. Io m’aggio posto in core

da Rime 105

T3. Amor è uno desio

che ven da core

da Rime 107

Valerio Magrelli incontra

Giacomo da Lentini 108

Analisi dell’opera

5.3 Il contrasto diCielo d’Alcamo 110

T4. Rosa fresca aulentissima

da Contrasto 111

L'autore

5.4 Guittone d’Arezzo 115 T5. Ahi lasso, or è stagion

de doler tanto

da Rime 117

L'autore

5.5 Guido Guinizzelli 121 T6. Al cor gentil rimpaira

sempre amore

da Rime 123

T7. Io vogl’ del ver la mia donna

laudare

da Rime 127

Focus Il trattato De amore

di Andrea Cappellano

e la sua fortuna 128

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T8. Lo vostro bel saluto

e ’l gentil sguardo

da Rime 129

Focus La polemica sulla nuova poesia 130

Valerio Magrelli incontra

Cecco Angiolieri 132

L'autore

5.6 Cino da Pistoia 134

T9. La dolce vista e ’l bel

guardo soave

da Rime 135

T10. A vano sguardo

e a falsi sembianti

da Rime 138

Focus Le forme della poesia: sonetto,

ballata e canzone 139

La Scrittura e la Scena Autobiografia

di un giullare: Ruggieri Apugliese 140

Esercizi di fine capitolo 142

107, 129, 138

In digitale

> La critica e la bibliografia

R. Antonelli, Giacomo da Lentini caposcuola

M. Marti, Trascendenza e innovazione

nello Stil nuovo

E. Köhler, Società feudale

e psicologia dell'amor cortese

A. Roncaglia, L'amore nella

società cortese-cavalleresca

> Approfondimenti

Sguardi d’autore

Dario Fo, Rosa fresca aulentissima

2

Mappa dei contenuti 186

Capitolo

6Guido Cavalcanti 143

La vita

e le opere 144

Della mia vita 145

I luoghi 146

La biblioteca 147

Focus Donna me prega:

la malattia d’amore 148

Analisi dell’opera

6.1 Rime 150

Focus La filosofia e i laici nel Medioevo 154

T1. Fresca rosa novella 155

T2. Biltà di donna 158

Confronti Cavalcanti,

da Lentini e Guinizzelli 160

T3. Voi che per li occhi 161

T4. Tu m’hai sì piena 163

T5. Perch’io no spero 164

T6. I’ vegno ’l giorno a te 166

T7. Guata, Manetto,

quella scrignutuzza 168

Valerio Magrelli incontra

Guido Cavalcanti 170

Sguardi d’autore Cavalcanti

«poeta della leggerezza»

per Calvino 172

Esercizi di fine capitolo 173

Esercizi di fine sezione 173

163

In digitale

> La critica e la bibliografia

M. Corti, Donna me prega e la diagnosi

amorosa

> Approfondimenti

Esercizi di fine sezione

Analisi testuale di Meravigliosamente

di Giacomo da Lentini e il Prologo de

Il Milione di Marco Polo.

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Capitolo

1Dante Alighieri 188

La vita

e le opere 190

Della mia vita 195

I luoghi 197

La biblioteca 198

Analisi dell’opera

1.1 Rime 199 T1. Così nel mio parlar

vogli’esser aspro (I) 205

T2. Al poco giorno

ed al gran cerchio d’ombra (7) 211

T3. Per una ghirlandetta (28) 214

T4. Guido, i’ vorrei che tu

e Lippo ed io (35) 217

T5. Un dì si venne

a me Malinconia (66) 219

Analisi dell’opera

1.2 Vita nova 222Focus Edizione critica di

un testo medievale 228

T6. Il libro della memoria

e la signoria d’Amore (capitolo 1) 230

T7. La visione (capitolo 1) 235

T8. La donna-schermo (capitolo 2) 241

T9. Donne ch’avete

intelletto d’amore (capitolo 10) 243

T10. Amore e ’l cor gentil (capitolo 11)

248

T11. Donna pietosa

e di novella etate (capitolo 14) 250

T12. Tanto gentile

e tanto onesta pare (capitolo 17) 256

T13. Morte di Beatrice (capitolo 19) 260

T14. Un nuovo modo

di parlare di Beatrice (capitolo 29) 264

Focus Il tòpos del libro della memoria 270

Analisi dell’opera

1.3 Convivio 272Focus Firenze e l’uso del volgare 279

T15. Intendimento dell’opera

(trattato I, ı) 280

T16. La scelta del volgare

(trattato I, v) 285

T17. Amor che nella mente

mi ragiona

(trattato III, canzone seconda) 289

Analisi dell’opera

1.4 De vulgarieloquentia 297

Le varietà principali dei volgari italici secondo

Dante 304

T18. Argomento del trattato (libro I,ı)305

T19. Il volgare illustre, cardinale,

aulico e curiale (libro I,xvı) 307

Analisi dell’opera

1.5 Monarchia 312Focus La Monarchia e la trattatistica

sul potere imperiale 316

T20. Proposito dell’opera

e definizione di monarchia (libro I,ı) 317

T21. L’autorità dell’Impero

non dipende dalla Chiesa

(libro III, xıv-xv) 320

Analisi dell’opera

1.6 Epistolae 324 T22. Epistola agli scelleratissimi

Fiorentini (epistola vı) 327

T23. Epistola a

Cangrande della Scala (epistola xııı) 331

Confronti Dante incontra Dante 337

Analisi dell’opera

1.7 Il Fioree le opere minori 341

T24. La baronia d’amore

da Fiore (sonetto lxxıx) 345

Analisi dell’opera

1.8 Commedia 3471.8.1 La struttura 349

1.8.2 Fonti e modelli 381

Focus L’influenza dell’arte figurativa 388

1.8.3 Temi 390

Focus La Tenzone con Forese Donati 394

1.8.4 Lingua 396

Valerio Magrelli incontra

Dante Alighieri 398

Focus Dante e la lingua italiana 400

1.8.5 Lessico 402

1.8.6 Stile 405

1.8.7 Fortuna 408

1.8.8 Le figure femminilinella Commedia 421

T25. Camilla

da Inferno (Cantica I) 422

T26. Francesca

da Inferno (Cantica I) 426

T27. Furie

da Inferno (Cantica I) 430

T28. Taide

da Inferno (Cantica I) 432

T29. Circe e Penelope

da Inferno (Cantica I) 434

T30. Pia

da Purgatorio (Cantica II) 436

T31. Lucia

da Purgatorio (Cantica II) 437

T32. Lia

da Purgatorio (Cantica II) 438

T33. Matelda

da Purgatorio (Cantica II) 441

T34. Beatrice (anticipazione)

da Inferno (Cantica III) 443

T35. Beatrice (apparizione)

da Purgatorio (Cantica II) 445

T36. Beatrice (congedo)

da Purgatorio (Cantica II) 447

T37. Piccarda (anticipazione)

da Purgatorio (Cantica II) 448

T38. Piccarda

da Paradiso (Cantica III) 449

T39. Costanza d’Altavilla

da Paradiso (Cantica III) 452

T40. Cunizza da Romano

da Paradiso (Cantica III) 454

T41. Maria

da Paradiso (Cantica III) 456

Esercizi di fine capitolo 459

Mappa dei contenuti 460

259

461

In digitale

> La critica e la bibliografia

E. Auerbach, La concezione figurale

e il realismo dantesco

U. Bosco, Matelda e la primavera toscana

P. Cataldi, Dante e la logica del guadagno

G. Contini, Dante personaggio

M. Corti, L’«amoroso uso di sapienza»

nel Convivio

G. Gorni, La Vita nova, «profezia di una

profezia»

E. Sanguineti, Il realismo di Dante

C. S. Singleton, Il disegno al centro

> Approfondimenti

Sguardi d’autore

• Cecco d’Ascoli, Contro le favole, l’Acerba

Confronti

• Francesca da Rimini in Dante e D’Annunzio

• Il canto femminile in Dante e Campana

• Dante e Montale, Beatrice e Clizia

Sguardi d’autore

• Pirandello, La commedia dei diavoli

e la tragedia di Dante

• Levi e l’Inferno-Lager in Se questo

è un uomo

• Borges, Dante e il mito di Ulisse

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Introduzione 652

1 Il lungo regnodel manoscritto 654

2 Gutenberg,e il mondo cambiò 660

3 Il libro in quanto oggetto 666

4 La parola illustrata 671

5 Le rivoluzioni del libro 677

6 Le case del libro 685

7 E dopo? 690

Capitolo

2Giovanni Boccaccio 464

La vita

e le opere 466

Della mia vita 468

I luoghi 469

La biblioteca 470

Analisi dell’opera

2.1 La narrativa 471 T1. L’innamoramento e il proponimento

di raccontare la storia di Florio

e di Biancifiore

da Filocolo (libro I) 477

T2. Florio e Biancifiore s’innamorano

da Filocolo (libro II) 481

T3. Invocazione dell’Autore e inizio della

guerra tra Teseo e le Amazzoni

da Teseida (libro I) 483

T4. Le bellezze di Emilia

da Teseida (libro XII) 487

T5. Circostanze della composizione

da Corbaccio (libro I) 490

Analisi dell’opera

2.2 Decameron 494Struttura del Decameron 502

I luoghi del Decameron 512

Focus Il Decameron visualizzato 514

T6. Proemio (Proemio) 516

T7. Introduzione (I) 520

Focus Chaucer e I racconti di Canterbury 528

T8. Ser Cepparello (I, 1) 530

T9. Melchisedech (I, 3) 540

Confronti Boccaccio e il Novellino 543

T10. Andreuccio da Perugia (II, 5) 544

T11. Introduzione

alla quarta giornata (IV) 554

T12. Tancredi e Ghismonda (IV, 1) 560

T13. Lisabetta da Messina (IV, 5) 567

T14. Simona e Pasquino (IV, 7) 572

Focus Il cuore mangiato 576

T15. Nastagio degli Onesti (V, 8) 579

T16. Federico degli Alberighi (V, 9) 584

T17. Madonna Oretta (VI, 1) 590

T18. Guido Cavalcanti (VI, 9) 593

T19. Frate Cipolla (VI, 10) 596

T20. Calandrino e l’elitropia (VIII, 3) 603

Focus Le censure del Decameron 610

T21. Griselda e

il marchese di Saluzzo (X, 10) 611

T22. Conclusione dell’autore (X) 620

Sguardi d’autore Petrarca legge

il Decameron 625

Sguardi d’autore Lessing rilegge la

novella di Melchisedech 627

Analisi dell’opera

2.3 Le opere erudite 630 T23. La poesia

da Genealogie deorum gentilium (libro XIV)

633

T24. Cerbero: interpretazione

letterale e allegorica

da Esposizioni sopra la Comedia (Canto VI)

636

Esercizi di fine capitolo 640

Mappa dei contenuti 642

Esercizi di fine sezione 646

In preparazione all’esame di Stato 646

566

643

In digitale

> La critica e la bibliografia

E. Auerbach, «Stile medio nel senso antico» nel

Decameron

M. Baratto, Realtà e stile nel Decameron

L. Battaglia Ricci, Un'idea d poesia

S. Battaglia, La coscienza

letteraria del Medio Evo

V. Branca, Boccaccio medievale

e nuovi studi sul Decameron

V. Branca, La «commedia» nel Decameron

F. Bruni, L'invenzione della letteratura mezzana

M. Cursi, La scrittura e i libri di

Giovanni Boccaccio

K. Flasch, Poesia dopo la peste.

Saggio su Boccaccio

G. Mazzacurati, Armoniosa restaurazione

e aritmia narrativa nel Decameron

A. Quondam, Il Libro e la «cornice»

L. Surdich, La brigata, la civiltà comunale

e il segno della ragione

Risorse in digitale

> Glossario dei termini retorici

e stilistici

> Indice dei nomi

Per una storiadel librodal papiroall’ebook

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476

Con la deposizione diRomolo Augustolo siconclude l’esperienzadell’Impero romanod’Occidente e si apre ilMedioevo.732

Carlo Martello, alla guidadell’esercito dei Franchi,ferma a Poitiers l’avanzatadegli Arabi.800

La notte di Natale, CarloMagno, re dei Franchi,viene incoronato da papaLeone III imperatore delSacro romano impero.

814

Muore Carlo Magno.843

Con il Trattato di Verdun ilSacro romano imperoviene diviso fra i successoridi Carlo Magno e si chiudecosì la seconda esperienza– dopo quella dell’Imperoromano – di potereuniversale laico.962

Ottone I di Sassonia vieneeletto re di Germania:si apre la stagionedell’Impero germanico.1037

Constitutio de feudis: vienesancita l’ereditarietà deifeudi minori (Carlo il Calvo,uno dei successori di CarloMagno, nell’877, aveva giàstabilito che i feudi, ingenerale, fossero ereditari,ma il principio era statoapplicato solo aipossedimenti dei grandivassalli): il potere centraledi re e imperatori risultaulteriormente indebolito.1054

Scisma d’Oriente:separazione della Chiesacristiana di Roma daquella ortodossa diCostantinopoli.1075

Papa Gregorio VII proibiscel’investitura laica deivescovi e scomunical’imperatore Enrico IV: siapre così lo scontro fraChiesa e Impero noto

come “lotta per leinvestiture”.1122

La lotta per le investiture sichiude su una posizione dicompromesso: con ilConcordato di Worms inItalia l’investituraecclesiastica dei vescovida parte del papa precedee condiziona quella laicadell’imperatore, mentrein Germania avviene ilcontrario.1130

In Sicilia si costituisce ilregno normanno.1152

Viene eletto imperatore diGermania Federico IBarbarossa.1183

Pace di Costanza: si chiudelo scontro fra Federico I e iComuni italiani del NordItalia.1198-1216

Pontificato di Innocenzo III.Inizia la fase teocratica delPapato in Italia.1209-1229

Crociata contro i catarialbigesi: inizio delladiaspora dei trovatoriprovenzali nelle corti delNord Italia.

1215-1250

Regno di Federico II, re diSicilia e imperatore diGermania.1258

Manfredi, figlio illegittimodi Federico II, si proclamare di Sicilia.1260

Battaglia di Montaperti:sconfitta dei guelfifiorentini da parte deighibellini senesi, alleati diManfredi.

1265

Clemente IV invoca contro ighibellini l’intervento diCarlo d’Angiò, re di Francia.

1266

Battaglia di Benevento:Manfredi viene sconfittoda Carlo d’Angiò. Fine delpotere ghibellino in Italia.Carlo d’Angiò diventa re diSicilia.1268

Sconfitta di Corradino diSvevia, ultimo eredelegittimo della dinastiasveva.1280

A Firenze viene siglata lacosiddetta “pace delcardinal Latino” fra guelfie ghibellini; i guelficominciano a dividersi alloro interno nelle duefazioni dei Bianchi e deiNeri (questi ultimi piùvicini al papa e ai francesi).1282

Priorato delle Arti: siinaugura a Firenze lapolitica antinobiliare cheporterà la classemercantile al governodella città.1289

Battaglia di Campaldino: iFiorentini sconfiggono iSenesi e gli Aretini incampo aperto e riscattanocosì la sconfitta diMontaperti.1293

Ordinamenti di giustizia diGiano della Bella: aFirenze gli esponentidell’aristocrazia vengonoesclusi per legge dalgoverno della città.1294-1303

Pontificato di Bonifacio VIII.

1301

Carlo di Valois, fratello delre di Francia Filippo il Bello,entra a Firenze. I Bianchisono condannati a morte obanditi dalla città: tra loroc’è Dante Alighieri.

Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governoin città e in campagna (particolare), 1338-1339.Siena, Palazzo Pubblico, Sala dei Nove.

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Sezione

1

Valerio Magrelli racconta L’indovinello veroneseValerio Magrelli incontra Ibn HamdîsMappa dei contenuti

Capitoli1 La trasmissione della cultura2 L’epica cortese e le forme della narrativa3 L’ispirazione religiosa4 Storia e memoria5 Le forme della letteratura amorosa6 Guido Cavalcanti

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2 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

L’alto Medioevo: i rapportidi potere fra Impero e Chiesa

Nell’alto Medioevo, all’incirca nel periodo fra il476 e l’impero di Carlo Magno che viene inco-ronato nell’anno 800, la situazione europea è di

decadenza profonda, sotto il profilo economico, demo-grafico, culturale. Nel mondo romano barbarico le popo-lazioni che vanno a occupare gli spazi della romanità sidimostrano inizialmente poco permeabili agli influssidel mondo latino, e mantengono a lungo usi e costumipoco più che tribali; le città, sprovviste di mezzi di so-stentamento, vanno incontro a un progressivo e dram-matico declino. Solo lentamente qualche elemento dellaromanità, e anche del diritto romano, comincia a farsistrada, in parallelo alla diffusione del Cristianesimo, frale nuove popolazioni |1|.

La crisi d’Occidente si accompagna, fra VII e VIII se-colo, alla grande espansione del mondo islamico, chesi conclude nel 732 quando Carlo Martello (circa 689-741) arresta l’avanzata araba sul fronte occidentale. Irapporti culturali fra Occidente e mondo arabo sono co-munque meno conflittuali e assai più proficui di quelli

militari, come vedremo più avanti.Lungo questi secoli è la Chie-

sa a costituire in qualche modoun baluardo, non solo in difesadei più deboli, ma anche a tuteladella sopravvivenza del mondolatino; ai monasteri viene affida-ta la tutela fisica degli abitanti(attraverso le opere caritatevoli)e una missione culturale, artico-lata sul doppio versante dell’inse-gnamento e della conservazionedella cultura, anche classica, conil lavoro dei monaci copistiall’interno delle biblioteche.

Il punto di svolta nel governodel potere politico si collocaall’altezza del regno dei Franchi:Carlo Magno (742-814), nel se-gno della renovatio imperii (la ri-fondazione dell’autorità dell’an-tico Impero romano, ora plasma-ta nel credo cristiano), raccogliesotto il suo dominio la parte occi-dentale dei possedimenti romaniin Europa. Il potere si accentranelle mani di un solo sovrano,che per esercitarlo deve assogget-tare funzionari che si mantenga-

Introduzione

|1| Cristo in trono consegna le chiavi di San Pietroal papa e la spada all’imperatore dividendo cosìtra queste due autorità i poteri terreni. Miniatura,XII secolo, Parigi, Biliothèque nationale de France.

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| Introduzione | La situazione culturale in Europa durante l’alto Medioevo | 3

no a lui fedeli. Si costituisce un ordinamento ignoto almondo romano: il feudalesimo. Il rapporto feudale èinfatti solo personale e si fonda sul vincolo della fides,cioè della fiducia: un vincolo di fedeltà assoluta al poterecentrale in cambio di un territorio (feudo) da ammini-strare e di protezione, che lega sovrano e vassallo, o vas-sallo maggiore e vassallo minore. Non esistendo peròun’idea di Stato, né una rete di potere salda fra le variezone dell’impero, il feudalesimo sarà destinato col tem-po a minare la solidità della neonata struttura imperiale.La progressiva concessione dell’ereditarietà dei feudi(nell’877 i feudi maggiori, nel 1037 quelli minori) inde-bolisce sempre di più le posizioni del potere centrale.

A seguito della morte di Carlo Magno, della spartizio-ne del suo impero nell’843 e soprattutto della presa dipotere in Germania da parte di Ottone I nel 962, l’assedel potere laico si sposta dalla Francia alla Germania,dove scoppia il grande scontro fra le due istituzioniuniversali del Medioevo, Chiesa e Impero.

Il contrasto sfocia nella cosiddetta “lotta per le inve-stiture*”, che cela un ben più complesso problema poli-tico (la definizione delle rispettive competenze), al qualesolo nel 1122, con il Concordato di Worms, si riuscirà adare una soluzione di compromesso e di sostanzialeequilibrio fra i due poteri.

La situazione culturale in Europadurante l’alto Medioevo

La disgregazione dell’Impero centrale romano sitraduce, sul piano culturale, in un fenomeno com-plesso e dalle molteplici ricadute. Roma governa-

va su un mondo enorme, ricco di tradizioni culturali di-verse, ma saldamente unificato dall’uso della lingua lati-na e dalla presenza di una capillare organizzazione delloStato. La fase dei regni romano-barbarici comporta unamescolanza fra le diverse popolazioni e, in prospettiva,la possibilità di un sincretismo culturale* che sottol’impero era impossibile; ne deriva così un’Europa di im-pronta mediterranea, in questo simile al modello roma-no, ma aperta agli influssi di altri popoli, soprattutto alle

suggestioni culturali del mondo arabo, per il tramitefondamentale della Sicilia e della Spagna. Dell’influssoarabo avremo più volte modo di parlare trattando dellafilosofia e dei commenti ad Aristotele; non va dimenti-cato che in molti campi del sapere la cultura araba erapiù avanzata di quella contemporanea “europea” (le vir-golette segnalano il fatto che di Europa in senso proprionon è ancora possibile parlare): matematica, astrologia,geografia e in generale tutto quello che indichiamocome “metodo sperimentale” giungono in Occidente ocome diretta emanazione dei centri culturali islamici o,se di origine greca, attraverso la mediazione araba |2|.

Il progetto imperiale di Carlo Magno, fondato su unpatto di ferro che lo unisce al Papato, e che separa sem-pre più la Chiesa cristiana di Roma da quella orientale,non contempla solo elementi politici, ma abbraccia fe-nomeni in senso lato culturali. In primo luogo l’istru-zione, intesa sia come ripresa dell’alfabetizzazione edella stesura scritta dei testi ufficiali > Per una storia dellibro dal papiro all’ebook, p. 652 | sia come elaborazione distudi di livello più alto. Alla corte di Carlo Magno siraccolgono intellettuali europei, da Alcuino da York aPaolo Diacono, cui viene affidato il compito di orga-

|2| Il profeta Esdra scive su un codice, inizio dell’ VIII secolo.Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana.

* Lotta per le investitureLa disputa tra i fautori dell’idea che dovesseessere il papa a scegliere i suoi vescovi,che poi sarebbero diventati anche conti, oviceversa che dovesse essere l’imperatore ascegliere i suoi conti, che automaticamentesarebbero stati anche vescovi (quindil’investitura di ecclesiastici da parte di laici).

* Sincretismo culturaleTendenza a conciliare e integrare elementiappartenenti a due o più culture.

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4 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

causa o anche effetto dell’aumento demografico. I citta-dini, ora in numero maggiore, non possono più viverearroccati all’ombra dei castelli feudali o delle abbazie,né sopravvivere grazie a una economia totalmentechiusa, autosufficiente: ricominciano quindi i com-merci, si ristabiliscono le vie di comunicazione roma-ne, nasce una nuova classe sociale, quella dei commer-cianti, che diventeranno poi cambiavalute, banchieri,contabili. Lo spazio di questo nuovo ceto non è più lacampagna, ma la città; e la città si doterà presto di unaforma di governo antitetica rispetto alla struttura pira-midale* del feudalesimo: il Comune.

Il panorama politico italiano

Peculiarità della realtà politica italiana è propriol’istituzione comunale, che si afferma fra i secoliXI e XII nell’area settentrionale del Paese. Le città,

nei secoli precedenti il Mille, erano governate dai ve-scovi-conti: facevano quindi riferimento a un poterecentrale, senza marcata distinzione tra laico o ecclesia-stico. È la nuova classe mercantile a imporre progressi-vamente i suoi uomini al governo, avviando la fase delComune, consolare* prima e podestarile* poi.

I rapporti fra le strutture comunali e il potere centra-le, incarnato nella figura di Federico I Barbarossa

(1125-1190), duca di Svevia incoronato imperatore a

nizzare una schola palatina, ovvero una scuola di palaz-zo (da palatium), in grado di formare maestri a diversilivelli, che possano rendere capillare la rinascita cultu-rale in tutto l’impero. Al centro di questo progetto c’è lostudio e la conservazione dei testi: quelli cristiani, cer-to, ma anche quelli classici. Per velocizzare il lavoro dicopiatura dei codici si sviluppa l’uso di una nuova scrit-tura, la “minuscola carolina”, con lettere piccole, stac-cate le une dalle altre e facilmente leggibili.

Durante l’impero di Carlo si svolge anche il Conciliodi Tours dell’813 > Focus, p. 12 |, in occasione del quale isacerdoti vengono incoraggiati all’uso del volgare nelleprediche. Sarà di fatto l’inizio dell’utilizzo della linguafrancese, cui seguirà un intenso sviluppo culturale.

La rinascita dopo il Mille

L’anno Mille, al di là del suo valore simbolico disvolta epocale, non segna nessuna brusca fratturacon i secoli precedenti, quelli che nel Settecento

verranno definiti “bui”. Si verificano cambiamenti gra-duali e in relazione l’uno con l’altro, che nel tempo pro-durranno un quadro sostanzialmente rinnovato.

Si assiste innanzitutto a una straordinaria esplosio-ne demografica: in Italia, fra X e XIV secolo la popola-zione raddoppia. Migliorano le condizioni igieniche ediminuiscono le epidemie, fattore che potrebbe essere

* Struttura piramidaleAl vertice della piramide feudale c’è ilsovrano, poi i feudatari maggiori, i minori evia via sino al popolo.

* Comune podestarileAl governo del Comune c’è un podestà, cioè un funzionarioesterno rispetto al contesto cittadino.

* Comune consolareAl governo del comune ci sono due consoli, sul modelloromano, membri della comunità.

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| Introduzione | Il pieno Medioevo: le lotte fra i Comuni toscani | 5

Il pieno Medioevo:le lotte fra i Comuni toscani

Papa Innocenzo III, vedendo minacciata l’autono-mia del pontificato da un impero esteso sia a nordche a sud dei propri possedimenti, rivendicava il

suo diritto superiore all’esercizio della sovranità politi-ca. Lo scontro di poteri con Federico II passa presto sulpiano del conflitto e costringe i Comuni italiani aschierarsi con l’uno o con l’altro dei contendenti.Si formano così due opposte fazioni:- i guelfi, sostenitori del Papato;- i ghibellini, sostenitori dell’Impero.

Un’antitesi che spesso non sarà soltanto ideologica,ma legata agli interessi particolari dei gruppi di poteree delle grandi famiglie locali.

La contrapposizione divampa con estrema durezzain Toscana, dove va a sovrapporsi a preesistenti rivalitàcittadine: Siena |3| è ghibellina e si allea con i ghibelli-ni fiorentini, infliggendo ai guelfi la drammatica scon-fitta di Montaperti nel 1260, lamentata dal poetaGuittone d’Arezzo nella canzone Ahi lasso, or è stagion

de doler tanto > p. 117 |. Ma le sorti dei ghibellini toscanis’intrecciano a quelle dei successori di Federico II, so-prattutto di Manfredi, suo figlio naturale, che nel 1258si proclama re di Sicilia. Papa Clemente IV, francese dinascita, decide allora di offrire il regno di Sicilia aCarlo d’Angiò, che nel 1266 raduna un esercito e scon-figge Manfredi a Benevento. Due anni dopo la stessasorte tocca a Corradino di Svevia, l’ultimo erede legit-timo della dinastia sveva.

Il destino dei ghibellini è segnato, ma le divisioni inToscana sopravvivono alle parti politiche. Si apre unnuovo scontro fra:

Roma nel 1155, si fanno progressivamente più tesi, finoallo scoppio di un vero e proprio scontro militare, chevede la vittoria dei Comuni nella battaglia di Legnanonel 1176. La Pace di Costanza (1183) segna di fatto l’in-dipendenza dei Comuni dall’impero, al di là di un osse-quio puramente formale.

La classe dirigente della nuova struttura politica sitrasforma gradualmente in un pubblico per una lettera-tura che, al momento, stenta ancora a prendere impul-so; in Italia, lo sviluppo del volgare è in ritardo rispettoalla Francia > Focus, p. 12 |. Tuttavia è in questo periodo,intorno al XII secolo, che si formano le premesse per-ché la nuova letteratura nasca e trovi il suo pubblico.

Il fenomeno delle entità comunali riguarda peròsolo il Nord Italia: il Sud segue una sua storia, del tuttodifferente. All’inizio dell’XI secolo, gruppi di cavalierinormanni giunti dalla Francia settentrionale si inse-diano nelle contee di Melfi e di Aversa (rispettivamen-te in Basilicata e in Campania), dove, approfittando deicontrasti fra gli ultimi principi longobardi e i Bizanti-ni, costituiscono in breve tempo un regno normannoesteso a tutta l’Italia meridionale, compresa la Siciliada cui vengono cacciati gli Arabi. Successivamente unfatto dinastico interviene a segnare il corso degli even-ti: il matrimonio fra Costanza d’Altavilla, figlia ederede del regno di Ruggero II nelle regioni meridionali,ed Enrico VI a capo del Sacro romano impero. Dallaloro unione nasce nel 1194 Federico II, che nonostan-te le manovre di potere ordite sia dai feudatari nor-manni e tedeschi sia dal Papato riuscirà a ottenere lacorona imperiale e a unire i possedimenti germanici aquelli dell’Italia meridionale. Ben presto si consumeràuno scontro epocale fra i due poteri universali – Impe-ro e Papato – che impegnerà Federico II fino alla suamorte nel 1250.

|3| Ambrogio Lorenzetti, Effetti del BuonGoverno in città e in campagna, 1338-1339.Siena, Palazzo Pubblico, Sala dei Nove.

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6 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

- negli ordini monastici, spesso fondati sul pauperi-smo*, che riescono a sopravvivere, seppur con difficol-tà, all’interno del corpo ecclesiastico. Il caso più celebreè quello dei Francescani, una parte dei quali, detta degliSpirituali, è spesso vicina ai limiti della non conformitàrispetto alle istituzioni ufficiali;- nelle eresie vere e proprie, fra cui quella dei Càtari

(dal greco kathar˜i, “puri”) fondata sull’osservanza diuna povertà evangelica rigorosa, che verrà repressa nelsangue nel 1229; e quelle di Gioacchino da Fiore e deiValdesi, che cadono tutte sotto la condanna del IV Con-cilio ecumenico lateranense del 1215.

La letteratura in Europadopo il Mille

Il primo e più importante sviluppo di una letteratu-ra originale in lingua volgare si manifesta in Fran-cia, in modi e in tempi differenti nella parte setten-

trionale del Paese, dove si parlava la lingua d’oïl, e inquella meridionale, dove era diffusa la lingua d’oc.

Gli altri Paesi europei non producono qualcosa diparagonabile alla letteratura medievale francese: laSpagna del XII secolo può vantare un capolavoro isola-to, El cantar del mio Cid, poema dedicato a RodrigoD’az de Vivar, che liberò Valencia dai Mori, mentre leproduzioni liriche tedesche e spagnole, che apparten-gono già al Duecento, sono da ricondurre all’influssodella lirica provenzale precedente (che approfondia-mo qui di seguito).

La chanson

A differenza di quanto avviene in Italia, in Francianon si affermano istituzioni di tipo comunale: il pote-re rimane saldamente nelle mani dell’aristocrazia,che sviluppa attorno alla proprie corti un complessosistema di valori, detti appunto “cortesi”, nel doppiosignificato di nobili in quanto aristocratici e di cortesiin senso proprio.

I primi testi, localizzati nella Francia settentriona-le, nascono in ambito sacro: sono infatti opere agio-grafiche*, scritte per lo più in una prosa fortementeritmica, una forma in qualche modo preliminare aquella poetica vera e propria.

Più o meno dello stesso periodo sono le prime chan-sons de geste |5|, termine che designa i componimentidedicati alle “gesta” di Carlo Magno e dei suoi paladi-ni contro gli infedeli, che spesso, dai loro possedimen-ti spagnoli, sconfinavano in Francia. Il soggetto all’ap-parenza è laico, ma le modalità narrative non si diffe-renziano, per lungo tempo, da quelle delle leggende

- guelfi neri, sostenitori del papa e dell’interventofrancese, appoggiati da aristocratici, gruppi di finan-zieri ed ecclesiastici che auspicavano una restaura-zione del potere nobiliare;

- guelfi bianchi, più moderati e che volevano rag-giungere una maggiore indipendenza da Roma, ap-poggiati da ricchi mercanti e altri finanzieri.

È lo scenario che porterà, fra l’altro, all’esilio di Dante

Alighieri (1265-1321) > p. 195 | e che approfondiremonell’introduzione alla sezione successiva (> p. 176 |).

La fine dello scontro con l’Impero non significa peròun ritorno alla preminenza dell’istituzione papale |4|;l’età dell’universalismo è ormai tramontata e la Chiesa èattraversata al suo interno da contraddizioni e inquietu-dini, che si esprimono soprattutto:

|4| Scorcio della città di Firenze, particolare della miniaturatratta dallo Specchio Umano di Domenico Lenzi detto ilBiadaiolo, XIV secolo. Firenze, Biblioteca Laurenziana.

* PauperismoAspirazione al ritorno a una povertà assoluta, sul modellodi quella della Chiesa originaria.

* Opere agiograficheOpere che hanno come argomento le vite dei santi, daitermini greci àgios, “santo”, e gràfein, “scrivere”.

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si, la fedeltà a Carlo comincerà a farsipiù precaria, i paladini intraprenderan-no sempre più spesso viaggi verso l’O-riente in cerca di “ventura”, cioè di suc-cesso personale. È la strada che in Italiaci condurrà sino ai poemi di Matteo

Maria Boiardo (1441-1494) e Ludovico

Ariosto (1474-1533).

Il roman

Verso la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, sempre inFrancia e sempre in oïl, si sviluppa il roman, ovvero laforma narrativa: originariamente in versi – distici di oc-tosyllabes* – e in un secondo tempo in prosa.

Il roman si applica a diversi argomenti, senza peròche il sistema di valori di riferimento muti in rapporto alsoggetto: vari testi traggono ispirazione dalla materiaclassica, come il Roman d’Alexandre (storia di AlessandroMagno) e il Roman de Troie (guerra di Troia), ma anche glieroi antichi si muovono in un’ottica cortese, e Alessan-dro, più che alla fondazione di un impero, è perenne-mente intento a compiere imprese personali che lo con-sacrino il miglior cavaliere dei tempi antichi e anche diquelli moderni.

Gli stessi temi si ripropongono quando i protagonistisono dame e cavalieri, in una serie di celebri testi – la co-siddetta letteratura bretone – ispirati alle imprese di Re

sacre: nella Chanson de Roland, il testopiù antico e assieme fondativo del ge-nere – intorno alla fine dell’XI secolo–, la morte del paladino a Roncisvalleviene infatti descritta come il marti-rio di un santo cristiano.

Caratteristica comune a tutte lechansons, la cui divulgazione almenoin un primo momento pare essere sta-ta in forma orale e non scritta, è quelladi presentarsi in una molteplicità diversioni, visto che ogni copista inqualche modo si comporta come unesecutore e può quindi aggiungere, to-gliere o montare in altro modo i vari episodi. Pluralitàdi redazioni e anche pluralità di lingue: l’oïl innanzitut-to, ma anche l’anglo-normanno* e, al momento delladivulgazione verso l’Italia, il franco-veneto*.

Dal punto di vista ideologico e contenutistico, l’im-postazione delle chansons è semplice e lineare: esiste unanetta polarità fra il bene rappresentato da Carlo e daisuoi paladini e il male incarnato dagli infedeli; se il beneè destinato a un trionfo certo nel regno dei cieli, non al-trettanto può dirsi sulla terra, dove il tradimento, imper-sonificato da Gano di Maganza, la sofferenza e anche lamorte sono sempre in agguato. Il sistema di valori è sem-plice e la fedeltà all’imperatore, cioè la fides di cui abbia-mo già parlato, la fiducia personale su cui si fonda la so-cietà feudale, non viene mai messa in discussione. Cosìsarà per tutto il 1100 e l’inizio del 1200: in parallelo poicon lo sviluppo del roman (vedi oltre), sempre in Francia,le chansons si apriranno verso argomenti anche amoro-

|5| Uno studente dichiara il proprioamore a una nobildonna, 1280-1315,da Le Chansonnier de Paris, Montpellier,Bibliothèque Universitaire de Médecin.

| Introduzione | La letteratura in Europa dopo il Mille | 7

Il giardino dell’amore, miniatura tratta dal Romande la Rose di Jean de Meun, XV secolo. Parigi,Bibliothèque de l’Arsenal.

In digitale

Focus: La letteratura diarea francofona.Chanson de geste, liricaoccitanica, romanzocortese

* Anglo-normannoLingua in uso durante il Medioevo nell’Inghilterradel Sud.

* Franco-venetoLingua ibrida, di uso circoscritto alla parte nord-orientale dell’Italia, utilizzata in un gruppo di operetutte trecentesche.

* OctosyllabeVerso francese di otto sillabe (pl. octosyllabes) checorrisponde strutturalmente al nostro novenario.

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8 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

Artù contro i Sassoni e gli Angli; anche qui, però, più chedi un’impresa guerresca, ogni eroe appare protagonista diuna quête (cioè di una “ricerca”) personale: può desidera-re una donna, un cavallo, o cercare il Graal, cioè la coppain cui Cristo bevve la sera dell’Ultima cena, ma qualun-que cosa voglia ottenere lo fa per sé, per gloria personale.Gli eroi di queste vicende sono diventati veri capisaldidella narrativa d’Occidente: Lancillotto, Perceval (o Parsi-fal*), mago Merlino; cui si affiancano le dame, da Gine-vra, la moglie di Artù amata da Lancillotto, a Isotta laBionda, destinata a essere sposa di re Marco di Cornova-glia ma disperatamente amata da Tristano. È forse quelladi Tristano e Isotta la vicenda più nota del roman france-

se, anche se la loro storia non ci è stata tramandata da nes-sun testo per intero, e la si ricostruisce con qualche diffi-coltà attingendo a fonti diverse. Il patto di fedeltà che legaTristano allo zio Marco è saldissimo, ma nulla può control’incantesimo di un filtro d’amore che i due giovani bevo-no per sbaglio e che segnerà tutto il loro destino. Non po-tendo essere uniti in vita, lo saranno dopo la morte: Tri-stano cerca la fine in battaglia, Isotta accorre presso di lui,ma arriva tardi e si lascia morire per amore. La fine degliamanti segna l’ingresso del loro amore nel territorio miti-co dell’immortalità: è qui che per la prima volta si intrec-cia il patto fra Amore e Morte, che conoscerà molti svi-luppi nella letteratura dei secoli successivi.

Dal punto di vista tecnico questi testi, soprattuttoquelli in prosa di pieno Duecento, utilizzano uno stru-mento raffinato, l’entrelacement, per effetto del quale la

Sulla scia delle scuole episcopali e monastiche, tra l’XI eil XII secolo sorgono in Europa le prime università (pri-missima è l’università di Bologna > Focus, p. 154 |, chesi fa risalire al 1088), istituti riconosciuti dall’autorità ec-clesiastica o civile dedicati all’insegnamento, che vienegeneralmente organizzato in quattro facoltà: arti, teolo-gia, diritto e medicina. In esse un ruolo tra i più rilevantiè ricoperto dall’insegnamento della filosofia, che, lungidall’essere una specifica branca del sapere umanisticocome la intendiamo ai giorni nostri, si presenta come lachiave di lettura e di interpretazione del sapere nel suocomplesso. L’istituzione del nuovo sistema filosofico, cheprenderà il nome di Scolastica, implica necessariamenteil confronto con l’antico, e soprattutto con il pensiero

aristotelico e con quello platonico.

AristoteleLa fruizione di Aristotele > p. 23 | è complicata dalle in-

terpretazioni del pensiero arabo, che fa da tramite fra itesti greci, inaccessibili dopo la separazione dell’Imperoromano d’Oriente e d’Occidente, e la divulgazione inlingua latina. Gli interpreti-esegeti* arabi di Ari-

stotele, con i due filosofi Avicenna (980-1037)e Averroè (1126-1198) in testa, danno infattidel pensiero del maestro una spiegazione ra-zionalistica, che rende difficile l’accordo con ifondamenti del pensiero cristiano, sino alpunto che le autorità ecclesiastiche inpiù di una occasione proibiscono lostudio e la divulgazione delle tesidell’aristotelismo cosiddetto “ra-dicale”, cioè quello più implicatocon le dottrine averroistiche.

PlatoneMeno conflittuale il rapporto conPlatone, il cui pensiero segnaprofondamente quello di alcunidei Padri della Chiesa, soprattut-to di Agostino; poiché è lungo ilsolco tracciato da sant’Agostinoche si muove l’elaborazione fi-losofica medievale, almeno fino

al Duecento e alla piena affermazione della Scolastica.In quello stesso secolo arriva finalmente a soluzione ilcomplesso problema del rapporto tra fede e ragione, chetanto aveva pesato sulla prima acquisizione del pensieroaristotelico nel mondo cristiano. Una conciliazione saràpossibile solo grazie al pensiero agostiniano, dove per laprima volta gli ambiti della fede e della ragione vengo-no chiaramente distinti. Per opera di Alberto Magno*,che degli insegnamenti di Agostino seppe fare tesoro,e dei suoi commenti all’Etica, alla Fisica e alla Poetica diAristotele, il sistema filosofico aristotelico, per quantoattenga all’al di qua, visto che il mondo del trascenden-te è appannaggio della fede, può entrare a far parte delbagaglio culturale di un intellettuale cristiano.Fra gli allievi di Alberto Magno a Parigi c’è ancheTommaso d’Aquino (1225-1274), il pensatore grazieal quale l’opera di conciliazione e di assorbimento delpensiero aristotelico nel sistema cristiano si realizzacompiutamente. La sua Summa theologica, nonostantequalche tratto di aristotelismo troppo spinto, e quindi

sospetto di averroismo, resta per almeno due secoli ilpunto di riferimento del pensiero d’Occidente.

Alberto e Tommaso, entrambi dell’ordine dome-nicano, rappresentano la punta più avanzata delrazionalismo filosofico del Medioevo, ma comeci insegna Dante nei due canti simmetrici del

Paradiso (X e XI), la Chiesa può valersi diuna seconda guida, più orientata al

misticismo che al razionalismo.Si tratta di un francescano, Bo-

naventura da Bagnoregio, nonsoltanto biografo ufficiale di san

Francesco ed esponente illustredell’Ordine, ma soprattutto au-tore dell’Itinerarium mentis in

Deum (Viaggio della mente verso

Dio), il testo fondamentale delmisticismo medievale, la viaalternativa rispetto al raziona-lismo aristotelico-tomistico cheera nato dalla conciliazione fra ilpensiero aristotelico e quello diTommaso d’Aquino.

FilosofiaLo sviluppodella filosofia

* ParsifalCelebre è il dramma musicale omonimo composto daRichard Wagner, rappresentato per la prima volta nel 1882.

Lippo Memmi eFrancesco Traini, Trionfodi san Tommaso, primametà del XIV secolo. Pisa,Chiesa di Santa Caterina.

* Alberto MagnoFilosofo e teologo tedescodel Medioevo (1193-1280), grande eruditoimpegnato nel conciliarefede e ragione secondoprincipi logico-filosofici.

* Interpreti-esegetiColoro che si occupanoin modo diretto di esegesi(dal greco exēgēsis), ossiadell’interpretazione di testispecialmente giuridici osacri. Per estensione il ter-mina designa chi si dedicaallo studio e all’interpreta-zione critica di un testo.

In digitale

Focus: Scuola e istruzio-ne tra XI e XII secolo.

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narrazione viene interrotta in un momento di particola-re suspense e poi ripresa anche molto più avanti sull’assenarrativo. Solo l’autore domina la materia e sa comevanno a finire le storie: il lettore si deve affidare alla ma-gia del testo. Sono gli stessi artifici che verranno ripresi,di qui a un paio di secoli, nei romanzi cavallereschi diBoiardo e di Ariosto.

Un caso particolare di roman è quello in cui la narra-zione non è cavalleresca, ma allegorica: l’esempio piùnoto è il Roman de la Rose iniziato da Guillaume de

Lorris e terminato da Jean de Meung ormai alla fine delDuecento. Anche in questo caso si tratta di una quête, maun po’ particolare, perché il protagonista, all’interno diun giardino-labirinto costellato di trappole, si muovealla conquista della rosa, cioè del sesso femminile. Comein ogni impresa magica può valersi di aiutanti, come Pie-tà, Bella Accoglienza e altri, ma dovrà anche confrontar-si con avversari inquietanti, fra Vergogna, Pericolo, Mal-dicenza e così via. Il lieto fine, comunque, è garantito.

Il lai

Un genere particolare, in qualche modo intermedio fraquello lirico e quello narrativo, è il lai, “canzone” in cel-tico: si tratta di testi brevi, al massimo di qualche centi-naio di versi, che tramandano leggende bretoni, ma an-che materia classica. Un gran numero di essi, fatto raronel Medioevo, è opera di una donna, Maria di Francia,che vive alla corte del re d’Inghilterra nella secondametà del XII secolo.

La lirica in lingua d’oc

La letteratura in lingua d’oc esordisce alla metà circa del-l’XI secolo, nell’area geografica della Provenza, là dove igrandi signori del luogo, che non devono al re di Franciache un ossequio formale, danno vita a splendide corti.Questa esperienza si sviluppa per circa due secoli e cono-sce una conclusione drammatica con la cosiddetta cro-ciata contro i Càtari, eretici piuttosto pacifici che prati-cavano un pauperismo rigoroso nelle zone di Albi e diTolosa (nella parte meridionale della Francia).Innocenzo III, con l’aiuto del re di Francia, conduce fra il1209 e il 1229 una vera guerra di sterminio, che si risolvecon la repressione degli eretici, l’annessione dei territoriprovenzali al regno di Francia e la fuga dei poeti-musicistisoprattutto verso le corti signorili del Nord Italia.

In meno di due secoli di storia, la poesia provenzaleè comunque riuscita a produrre i primi testi lirici delmondo romanzo*, ispirati da una serie di regole, o di

codici, piuttosto rigidi; specialmente una vera “dottrinadell’amore” che è indispensabile conoscere per affronta-re la lettura dei testi italiani successivi. Anche se va sot-tolineato che i provenzali non poetano soltanto d’amo-re, a differenza dei loro eredi siciliani: fra i loro testi tro-viamo componimenti politici, di intonazione moraleg-giante, come anche satirici o scherzosi.

L’importanza maggiore, per gli sviluppi italiani, spet-ta però alla lirica amorosa. Qui valgono, come si diceva,alcune regole: la donna amata è in genere superiore alpoeta-amante; spesso è la moglie del signore feudale pres-so cui il poeta vive, il che esclude ogni possibilità di con-traccambio, e soprattutto di contraccambio fisico. Amo-re, quindi, è un atto di devozione, parallelo e non antago-nista rispetto alla sottomissione che si deve al signore.Anche alla donna si deve omaggio feudale, e l’amore deveessere nascosto quasi a tutti, gelosamente custodito nelcuore del poeta, che canta la sua amata sotto uno pseudo-nimo, ovvero un senhal*. La donna, quindi, è assente olontana in maniera istituzionale, programmatica; di quidirama un sottogenere trobadorico* che sarà in seguitoanche italiano, l’amor de lonh, cioè “da lontano”, caratteri-stico del trovatore provenzale del XII secolo Jaufré

Rudel. Beninteso, all’amore fisico viene riconosciuto ildiritto di esistere, e anche di esistere in testi letterari, masolo con donne di condizione sociale inferiore e nell’am-bito di generi letterari ben precisi, le “pastorelle”.

Un elemento molto importante, nella prospettiva diquello che accadrà poi in Italia, è l’accompagnamentomusicale, sempre presente in Provenza; la melodia,anzi, precedeva la poesia e su una stessa musica poteva-no essere “intonati” più testi, anche di diversi autori se ilmotivo musicale riscuoteva molto successo. La divulga-zione non era, all’inizio, in forma scritta ma orale; que-sto spiega molte delle caratteristiche metriche delle can-zoni provenzali, che in origine erano solo meccanismi diaiuto per ricordare la corretta successione delle strofe,unite l’una all’altra tramite la ripetizione di una parola odi una parola-rima fra l’ultimo verso di una stanza e ilprimo della successiva. Questo artificio, chiamato capfi-nidura, sarà utilizzato anche nella lirica italiana, masolo come effetto di ricercatezza stilistica.

Nonostante quanto detto all’inizio, e a prova del fattoche la letteratura medievale difficilmente riflette la real-tà biografica dei suoi autori, una gran parte dei trovatoriprovenzali sono esponenti dell’aristocrazia: daGuglielmo IX (1071-1126 o 1127), duca d’Aquitania cheè all’apice della piramide sociale, si scende solo ai nobili

* Mondo romanzoRomanze sono le lingue derivate dal latino e “romanza” èdetta la cultura che si esprime in queste lingue.

* SenhalIn provenzale “segnale”, ma usato nel senso di “pseudonimo”.

* TrobadoricoLegato al trobadore, dal latino medievale trobator,“colui che componeva i tropi”, cioè il testo latinoparaliturgico che veniva cantato alla fine dell’Alleluja.Da qui ha assunto il significato di “colui che trova”,ovvero “inventa”.

| Introduzione | La letteratura in Europa dopo il Mille | 9

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10 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

o agli esponenti delle classi elevate, poiché erano le soleche disponevano degli strumenti per capire un linguag-gio quasi tecnico e raffinato, che riflette i termini del co-dice medievale e le formule rituali del vassallaggio.

Nello sviluppo della lirica in lingua d’oc di soggettoamoroso si individuano due poli, ambedue destinati a unnotevole successo in area italiana, specialmente toscana:- da un lato lo stile aspro, persino oscuro di Arnaut Da-

niel (attivo tra fine XII e inizio XIII secolo), maestro deltrobar clus (“stile chiuso”), cioè della poesia esclusiva,riservata a pochi. Daniel sarà modello di Guittone e deisuoi seguaci, ma soprattutto ispirerà Dante, non quellomelodico di una parte della Vita nova, ma quello duro espietato delle rime “petrose”, in cui una lingua scabratraduce un’esperienza amorosa altrettanto ardua e com-plessa;- all’estremità opposta il trobar leu, cioè il “dolce stile”,

con un maestro indiscusso in Bernart de Ventadorn (se-conda metà del XII secolo), e una schiera di seguaci in Ita-lia, da Guinizzelli allo stesso Dante, nei momenti in cuila vita, e la poesia, gli appaiono un gioco anche piacevole,non un tormento dell’anima.

La letteratura in Italia fra corte e ComuniLa letteratura in Italia, durante il Medioevo e anche benoltre, è sempre bilingue, e spesso con un netto predomi-nio del latino sul volgare. Qui si dà conto solo dell’espe-rienza in volgare, che è assai disomogenea sul territorionazionale in ragione della marcata frammentazione poli-tica e del dispiegarsi di esperienze storiche differenti.

Com’era già accaduto anche in Francia, è nell’ambitoreligioso che si realizza la prima esperienza letteraria inItalia, tra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Sono compo-nimenti di tipo popolare, agiografici, destinati a un pub-blico non colto, aventi per argomento le vite di santicari ai devoti, come sant’Alessio, narrate in testi detti“ritmi”, ossia in versi di misura non sempre identica,uniti in lasse* attraverso l’artificio del ripetersi, nellastessa unità metrica, della medesima rima.

La poesia religiosa, nel cuore del Duecento, darà vitaalle due importantissime esperienze di san Francesco

d’Assisi (circa 1182-1226) > p. 54 | e di Iacopone da Todi

(circa 1230/1236-1306) > p. 58 |. Verso il finire del Due-cento troveremo esempi di testi religiosi anche nelle re-gioni italiane settentrionali, con Giacomino da Verona

(seconda metà del XIII secolo) e Bonvesin da la Riva

(circa 1240-1313/1315), in genere ricordati solo come“precursori” della Divina Commedia, ma in realtà interes-santi autori in proprio.

La Scuola sicilianaL’Italia meridionale è la culla della straordinaria espe-rienza della Scuola siciliana, il primo tentativo (se non sitiene conto di Quando eu stava, > p. 13 |) di poesia lirica dicontenuto amoroso. Siamo attorno al terzo decenniodel 1200, alla corte di Federico II; i poeti, nella loro qua-si totalità, sono funzionari imperiali che praticano lapoesia senza dubbio per diletto personale, ma forse an-che per rispondere alle sollecitazioni del loro signore. Ilfiglio di Federico, Enzo, è del resto poeta in proprio, e lostesso imperatore mostra una notevole curiosità intel-lettuale in diversi campi |6|. La lirica siciliana apparestrettamente dipendente da quella trobadorica (proven-zale), anche se si segnalano alcune differenze:- la presenza esclusiva di tematiche amorose;- l’assenza dell’accompagnamento musicale;- una tendenza all’astrattezza, a una condizione di iso-

lamento del poeta-amante rispetto alla realtà che locirconda.Nulla di quanto ci dicono i testi siciliani pare riflette-

re un dato biografico, neanche soggettivo o sentimenta-le: tutto è t˜pos*, raffinata variazione su temi già dati.L’eredità più importante lasciata dalla Scuola siciliana aipoeti a venire sarà senza dubbio il sonetto, una formametrica di quattordici versi endecasillabi > Focus, p. 139 |inventata da Giacomo da Lentini (prima metà del XIIIsecolo) > p. 99 | e destinata a vita lunga e gloriosa, dentroe fuori il nostro Paese.

I siculo-toscani e il «Dolce stil novo»Le forme siciliane approdano nel resto d’Italia con mag-giore evidenza in Toscana, dove però il contesto politico esociale di riferimento è assai diverso sia da quello sicilia-no sia da quello provenzale: siamo infatti nel pieno Due-cento, in una società comunale aperta ai più diversi inte-ressi e che vede un’attiva partecipazione dei cittadini allavita sociale. Non sorprende, quindi, che le poesie dei co-siddetti siculo-toscani, caposcuola dei quali è Guittone

d’Arezzo (circa 1235-1294) > p. 115 |, si aprano decisamen-te su argomenti etico-politici; nel caso di Guittone, a se-guito della sua conversione, assistiamo alla sovrapposi-zione di temi religiosi su strutture formali liriche, senzache l’autore abbandoni lo stile complesso e concettoso, davero erede del trobar clus, che lo contraddistingue.

L’altro versante della poesia provenzale, ovvero il tro-

bar leu, costituisce il modello del fenomeno che con paro-le dantesche chiamiamo «Dolce stil novo». A differenzadella Scuola siciliana, gli stilnovisti non costituiscono ungruppo ben individuabile e omogeneo. Ci troviamo di

* T˜posIn greco significa “luogo”; in letteratura si intende elemento di contenuto,tema o motivo che si ripete costantemente nel tempo.

* LasseUna lassa è una strofa a numero variabile di versi, spesso decasillabi,legati a volte dalla stessa rima, o più frequentemente dall’assonanza.

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fronte a due grandissimi poeti, Dante

(1265-1321) e Guido Cavalcanti (circa1258-1300) > p. 143 |, che condividono,nella Firenze della fine del Duecento, l’e-sperienza di una straordinaria amiciziaintellettuale e di una comune «altezzad’ingegno». Il loro poeta di riferimento èun bolognese, Guido Guinizzelli

> p. 121 | (1235 circa, morto circa nel1276), in sostanza un seguace della ma-niera di Guittone e che ha introdotto, inalcuni suoi testi, una riflessione sul nessoche lega amore e nobiltà d’animo e suglieffetti beatificanti prodotti dalla vistadella donna amata. Elementi, questi, chesaranno caratteristici più dello Stilnovi-smo dantesco che di quello cavalcantiano: in Cavalcantiprevale, infatti, una visione più drammatica dell’amore,che provoca nell’uomo lacerazione, conflitto fra passionee razionalità e dunque profonda sofferenza. Comuni a en-trambi, e ai loro pochi compagni, sono invece la forte mu-sicalità e la dolcezza del verso, l’armoniosa scelta lessi-cale, tutti elementi che costituiranno una preziosa ereditàper la poesia di Francesco Petrarca (1304-1374).

La poesia comico-realisticaL’astrattezza e l’evasione dalla realtà contingente costi-tuiscono la chiave di lettura più evidente della lirica“alta” del Duecento, ma lungo lo stesso secolo scorre an-che una vena parallela di segno opposto. Si tratta dellapoesia cosiddetta “comico-realistica”, erede di una pro-duzione medievale in lingua latina di ampia diffusione edi notevole successo, che assume come centro di interes-se proprio tutto ciò che nella lirica cortese è assente: ipiaceri della carne, le contingenze della vita quotidiana,i litigi amorosi e le risse politiche. Gli esponenti più im-portanti di questo filone sono Rustico Filippi (o di Filip-po, attivo 1260-1290) e Cecco Angiolieri > p. 130 |, mascrivono testi “comici” anche gli stessi Guinizzelli, Ca-valcanti e Dante; il che ci fa pensare che non si tratti didue maniere antitetiche, ma di due filoni che si svilup-pano parallelamente, e che possono coesistere ancheall’interno della stessa personalità poetica.

La prosa volgareDi fronte allo splendore della poesia, l’esistenza della prosavolgare appare nel Duecento assai più stentata, soprattut-to perché il peso del latino si fa avvertire con maggiore de-cisione in molti ambiti, da quello scientifico a quello filo-

sofico; sarà Dante nel Convivio (1304-1308) a scegliere per la prima volta il vol-gare per un’opera di contenuti elevati. Esarà l’ambito comunale a offrire le piùinteressanti esperienze di prosa volgare,mentre il contesto cortese tende a produr-re soprattutto testi poetici.

Fra i maggiori prosatori toscani delDuecento si ricordano Bono Giamboni

e Brunetto Latini (1210/1220-1293)> p. 28 |. Giamboni è noto soprattuttoper il suo Libro de’ vizi e delle virtudi, unviaggio allegorico che, almeno nella pri-

ma parte, anticipa alcuni temi della Commedia dantesca;mentre nella seconda metà presenta una lunga serie diexempla* storici di vizi e di virtù, in lotta gli uni controgli altri, con il finale trionfo delle virtù sorrette dallafede cristiana. Latini è un caso un po’ diverso, giacché lasua più importante opera in prosa non è in italiano ben-sì in francese; ed è significativo che un’opera enciclope-dica di divulgazione quale è il Tresor (la grafia medievaleè senza l’accento acuto del francese moderno) sia statacomposta in oïl: non perché la lingua sia più bella, comepure ci dice Brunetto, ma perché il francese è allora unasorta di linguaggio comune, di livello un po’ più bassorispetto al latino dei dotti, ma comunque una lingua in-ternazionale. Una conferma ci viene anche dal Milione diMarco Polo (1254-1324) > p. 82 |, che oggi leggiamo intoscano, o in franco-veneto, ma solo perché la sua stesu-ra originale, Le divisament dou monde, è andata perduta.

Anche gli storici per lungo tempo scrivono solo inlatino, come Salimbene de Adam nella sua Chronica. Leopere di Dino Compagni > p. 75 | e Giovanni Villani

> p. 87 |, che agli inizi del Trecento scrivono in volgare,costituiscono più un’eccezione che la norma.

Rimane, infine, la prosa che Manzoni chiamerà«d’invenzione» e che 0ggi definiamo fiction, cioè quellanarrativa. In questo ambito una posizione centrale spet-ta al Novellino > p. 38 | di fine Duecento, preceduto peròda vari testi, tutti più o meno riconducibili al grandeflusso narrativo che giunge dalla Francia: possono esserenarrazioni bretoni, o di ispirazione classica, talvolta an-che di materia carolingia (sebbene in prosa avvenga dirado); in ogni caso rientrano nel gruppo del volgarizza-mento-rifacimento dal francese. Non saranno, ancoraper lungo tempo, opere originali.

|6| De arte venandi cum avibus, trattato di falconeriadi Federico II, 1260 circa. Città del Vaticano, BibliotecaApostolica Vaticana.

* ExemplaL’exemplum (al plurale exempla) è un breve racconto, utilizzato daipredicatori per rappresentare, a fini morali, una certa virtù o un certo vizio.

| Introduzione | La letteratura in Europa dopo il Mille | 11

In digitale

Focus: Trascendenza,finalismo,provvidenzialismo,allegorismo nellamentalità medievale.

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12 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

Il passaggio dal latino alle diver-se lingue romanze* è un percor-so lungo e per molto tempo im-percettibile: i parlanti non si ren-dono conto del progressivo ab-bandono di un sistema comuni-cativo e del passaggio a un altro.Si verifica quello che i linguistidefiniscono un “bilinguismo in-

consapevole”, possibile ancheperché già durante la tarda etàimperiale romana si è verificatauna frattura fra la lingua scritta– il latino classico che ancoraoggi studiamo –, e la lingua par-lata nelle diverse zone del vastoterritorio dominato da Roma.Questo latino, cosiddetto “volgare”, si va progressi-vamente trasformando anche per contatto con lelingue originariamente impiegate nelle diverse zonedell’impero e acquista delle proprie caratteristichespecifiche, che sono alla base delle differenze fra lelingue romanze sviluppatesi in un secondo tempo.

È con la caduta dell’Impero d’Occidente (476)che questo processo subisce una decisa accelera-

zione: la scomparsa delle strutture centrali romane,che usavano come veicolo linguistico la lingua lati-na, più o meno semplificata ma comunque ricono-scibile, fa sì che la spinta verso l’abbandono dellalingua classica diventi sempre più forte.

Un percorso lento, dunque, e in linea di massimanon documentabile, che si conclude con un dato diforte valore simbolico: nel Concilio di Tours dell’813,voluto dall’imperatore Carlo Magno |8| che aspira auna forte riconferma del suo potere da partedell’autorità ecclesiastica, per la prima volta si inco-raggiano i sacerdoti a predicare non in latino, manella “lingua romana rustica”. Di questa si indivi-

duano due varietà, quella france-

se e quella tedesca; le stesselingue che ritroveremo nei primidocumenti in volgare scritti nellastoria d’Occidente, i cosiddettiGiuramenti di Strasburgo: siamonell’842 e i successori di CarloMagno, Ludovico il Germanico eCarlo il Calvo, due dei tre figli diLudovico il Pio |9|, si giurano vi-cendevolmente fedeltà, davantiagli eserciti, in tedesco e in fran-cese.

Per trovare in Italia una datadi significativa importanza biso-gna spingersi almeno un secolopiù avanti, al marzo del 960: a

Capua, in un documento notarile relativo a una di-sputa per una proprietà terriera, viene riferita la te-stimonianza in volgare di un testimone:

«Sao ke kelle terre per kelle fini che ki contenetrenta anni le possette parte sancti Benedicti.»Formule analoghe le ritroviamo in altri tre testi,sempre di area campana, del 963.

Esiste in realtà anche un’altra attestazione involgare, il cosiddetto “Indovinello veroneseÓ |10|,databile tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo: sitratta di una notazione di mano di un copista che,scherzosamente, sui margini di un codice latino,commenta la sua attività di scrittura; in realtà, inquesto come in altri casi minori, manca la chiaraconsapevolezza, da parte di chi scrive, di utilizzareuna lingua diversa dal latino: siamo sì di fronte a uncaso di bilinguismo, ma probabilmente involontario:

«Separebaboves,albaprataliaaraba,(et)alboversorio teneba, (et) negro semen seminaba.Gratias tibi agimus omnipotens sempiternedeus.»(“Spingeva innanzi i buoi, arava bianchi prati,teneva un bianco aratro, seminava un nero seme.Ti rendiamo grazie onnipotente sempiterno dio.”)

Si nota immediatamente che le due testimonianzepiù importanti sono simili solo in apparenza: condi-vidono il fatto di essere esempi di bilinguismo con-sapevole, ma il testo franco-tedesco ci mostra unvolgare impiegato in contesto di notevole rilevanzapolitica, un contesto in cui alla nuova lingua si attri-buisce la dignità necessaria a impegnare un uomo diStato. La testimonianza italiana, invece, riflette unostato di necessità: il testimone non conosce altra

|8| Monumentoequestre di Carlo Magno,IX secolo. Parigi, Muséedu Louvre.

|9| Ludovico il Pio dividel’Impero fra i suoi trefigli, dalla Cronaca dei redi Francia, XV secolo.Parigi, Bibliothèquenationale de France.

* Lingue romanzeSi definiscono così lelingue che derivano dallatino; tra le principalifrancese, provenzale,italiano, ladino – che è lalingua tuttora parlata inalcune valli alpine diconfine fra Italia e Svizzera–, catalano, spagnolo,portoghese e rumeno.

Dal latino allelingue romanze

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lingua che quella volgare, e dunque la sua testimo-nianza non viene resa in latino |11|. Un ripiego, nonuna scelta. Le ragioni, del resto, sono evidenti: l’Ita-lia è stata il cuore del potere romano, e sarà quindil’ultima zona della Romània* ad accettare l’uso diuna lingua nuova e soprattutto ad adottarla perespressioni di tipo artistico.

In Francia, infatti, i primi testi letterari datanoalla fine del IX secolo con la Sequence de sainte Eu-lalie (“Sequenza di sant’Eulalia”), e già alla metàdell’XI la letteratura conosce il suo primo capola-voro con la Chanson de Roland; ad analoghi esiti sigiungerà in Italia con un ritardo di secoli. Il Canticodelle creature di san Francesco data attorno al1220, mentre per l’inizio della lirica profana si èsempre proposta una data ancora successiva,quella dei primi testi della Scuola siciliana: intornoal 1227-1228, forse qualche anno dopo, certo nonprima.

Un nuovo ritrovamento, una vera “scoperta” diquesti ultimi anni, anticipa però l’origine della no-stra poesia: si tratta di una canzone di cinquestanze, in un volgare sicuramente settentrionale,scritta a Ravenna sulla parte posteriore di una per-gamena adibita a uso notarile. Le date oscillano frail 1180 e il 1220: restringendo i margini della “for-chetta” cronologica, possiamo datare la trascrizio-ne circa al 1200.

Il testo sul manoscritto non è di facile lettura,specie nella parte finale, né di agevole compren-sione; ci pare però importante riportarne almenola prima strofa, seguita dalla parafrasi letterale,come testimonianza dei primi passi di una linguapoetica destinata a futuri splendori:

«Quando eu stava in le tu’ cathene,oi Amore, me fisti demandares’eu volesse sufirir le peneou le tu’ rechiçe abandunare,k’ènno grand’e de sperança plene,cun ver dire, sempre voln’andare.Non [r]espus’a vui di[ritamen]tek’eu fithança non avea nientede vinire ad unu cun la çentea• cui far fistinança non plasea.»(“Quando stavo nelle tue catene,o Amore, mi facesti chiederese volevo soffrire le peneoppure rinunciare alle tue ricchezze,che sono grandi e, a dire il vero, sempre sonopiene di speranza.Non risposi a voi immediatamenteperché non avevo fiduciadi unirmi alla donna gentilecui non piaceva far presto.”)

| Introduzione | Focus | 13

|10| “L’indovinelloveronese”, pergamena,VIII-IX secolo. Verona,Biblioteca Capitolare.

|11| Placido Capuano,960. Montecassino,Archivio dell’abbazia.

* RomàniaSi definisce così l’insiemedelle terre governate daRoma.

In digitale Sguardi d’autore:Sebastiano Vassalliracconta il romanzodella parola attraversoi secoli

Forma metrica: canzone di cinque stanze di dieciversi ciascuna, tutti decasillabi, con schema a b ab a b, c c c d; l’ultima rima è identica in ognistanza. Tratto da A. Stussi, Versi d’amore involgare tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII, in“Cultura Neolatina”, LIX (1999).

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14 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

Databile fra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo,il cosiddetto Indovinello veronese, ha spiegato lacritica, consiste nella notazione di un copista che,a margine di una pergamena contenente un codicelatino più antico, commenta scherzosamente lapropria attività di scrittura. Il manoscritto fuoriginariamente redatto in Spagna, per giungerepoco dopo a Verona, dove fu rintracciato da LuigiSchiaparelli solo nel 1924. Benché sia stato spessoritenuto una fra le prime attestazioni in volgare, iltesto, a detta di alcuni studiosi, tradirebbe la scarsaconsapevolezza del suo autore nell’uso di una linguadiversa dal latino: saremmo cioè di fronte a un casodi bilinguismo probabilmente involontario.

Ma lasciamo da parte le questioni filologiche, ilfatto che questo campione sia o meno il più anticopervenutoci in lingua romanza (i Giuramenti di

Strasburgo appariranno solo cinquant’anni più tardi),la polemica circa la scelta di considerarlo unpossibile atto di nascita del volgare in Italia, e infinele innumerevoli divergenze interpretative – bastisolo citare l’ipotesi di Bruno Migliorini, secondo cuiil «se pareba» sarebbe da rendere “ecco, si vede”, sulmodello di autori medievali come Dante: «Qui si

seminava un nero semeÉÒ

ParafrasiSpingeva innanzi [teneva davanti a sé] i buoi,arava bianchi prati, teneva un bianco aratro,seminava un nero seme. Ti rendiamo grazieonnipotente sempiterno dio.

Se pareba boves, alba pratalia araba,(et) albo versorio teneba, (et) negro semen seminaba.Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne deus.

Valerio MagrelliraccontaL’indovinelloveronese

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la nostra letteratura sia scaturita dalla descrizionedell’atto dello scrivere da parte di un amanuense?

Che formidabile messe di testi è man manocresciuta su quel terreno arato! Che agricoltoremagico ha vegliato su oltre un millennio di opere!C’è da restare allibiti al solo pensiero che la poesiaitaliana sia spuntata da un’iscrizione a margine diun manoscritto latino, come un innesto giocoso,portentoso e fatato.

È strano, ha però precisato Zumthor, come lapiù antica composizione rimastaci in linguaromanza sia un enigma il cui oggetto è la scritturastessa di chi lo annotò. Ciò si comprende solo se sipensa alla crisi attraversata dalla societàoccidentale. Infatti, a partire dal V secolo, lasopravvivenza dello spirito si identificò con il libro,cioè con l’unico strumento in grado di assicurare lapermanenza di una fede e di un pensiero: «Sitrattava di salvarsi da un naufragio: Alarico avevabruciato Roma, Teodorico imprigionato Boezio,Giustiniano chiuso le scuole d’Atene, Omardistrutto la biblioteca di Alessandria. Nello stessotempo in cui diveniva più raro, il libro si caricava disignificati più vitali»…

parrà la tua nobilitate» (ossia “qui si vedrà la tuanobiltà”). Atteniamoci insomma, per quantopossibile, al significato di questi versi.

Per cominciare, converrà scartare la prevedibileclausola: “Ti rendiamo grazie onnipotentesempiterno dio”. Stando a diversi paleografi, essarappresenterebbe infatti una sorta di benedizione inlatino, redatta a margine dell’indovinello da altramano e in epoca più tarda. Quanto alla “poesia” verae propria, la si potrebbe ridurre a una brillantesimilitudine fra la fatica del contadino nei campi el’azione dello scrivano sulla carta: se i buoicorrispondono alle dita della mano, i bianchi pratiraffigurano le pagine immacolate, il candido aratroequivale alla penna d’oca con cui si era soliti scrivere,e il nero seme seminato allude all’inchiostro.Altrimenti detto, ha spiegato Paul Zumthor, il testorappresenta l’uomo in preda all’universo che gli èdato. Tuttavia, secondo Angelo Monteverdi,l’autoreferenzialità esibita da questa coppia diesametri caudati (probabilmente riconducibili a una“prova di penna”) rientrerebbe in un fenomenoestremamente diffuso nella letteratura tardo-latina.Sia come sia, non è forse magnifico pensare che tutta

| Valerio Magrelli racconta L’Indovinello veronese | 15

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16 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

«Anche il vino risplende nelle coppe / levate in alto asnidare la notte // La dolce schiuma attira in una rete/ di bollicine chi le ronza attorno.»

Immagini rutilanti di ragazzi e ragazze sisusseguono; mentre le tenebre vengono colmatedall’ebbrezza del ballo e della musica. Ma tanta gioiaserve solamente a preparare lo strazio con cuitermina la composizione, strazio in cui il dolore perla vecchiaia fa tutt’uno con la sofferenza perl’incombente tramonto di una civiltà. La transizionefra l’entusiasmo iniziale e la tragedia conclusivarisulta quasi inavvertita. Il poeta, difatti, si limita adescrivere una pallida siepe di candele che porta fioridi fiamma sulla cima, paragonandola subito dopo aduna fila di lievi colonne. In alto la penombra sidirada, prosegue, agitata dai veli della luce. Ed eccoimprovviso l’irrompere di una pena che, tantoa lungo trattenuta, si riversa in singhiozzi.

Certo, davanti a questa smagliante catena didistici, non dobbiamo dimenticare che stiamocommentando una traduzione, firmata da un poetaquale Toti Scialoja insieme all’orientalista FrancescaCorrao. Fu appunto quest’ultima che ebbe l’idea diraccogliere alcune liriche arabe composte in Sicilia

Rivedo le felicifollie perduteÉÒ

Quanto diverso il caso dell’Indovinello veronese > p. 14 |da quello della magnifica composizione redatta daun poeta arabo di Sicilia intorno all’anno Mille! > indigitale, il testo integrale | Se, come abbiamo visto, ilprimo testo condusse a una portentosa mietitura,l’opera di Ibn Hamdîs (1056-1133), tutto al contrario,lamenta proprio la mancanza di un terreno fertile:

«L’anima volle tutto in giovinezza / ed ora lavecchiaia la rimprovera // Fu seminato per me sullepietre / senza speranza né attesa di frutti.»

Sin dalle prime battute, la lirica accenna alla fine diuna semenza, tema ripreso poi, come vedremo, inuna conclusione che lamenta l’imminente cacciatadalla terra natìa. Ci troviamo di fronte a duesituazioni perfettamente simmetriche e opposte:mentre l’anonimo amanuense di Se pareba boves

sembra annunciare il futuro di una nuova lingua,l’autore della struggente lirica araba vuole invecedare addio al suo passato e insieme alla sua vecchiapatria. In effetti, insidiata dalle spedizioninormanne, la Sicilia non era più un possedimentodi quei musulmani che l’avevano conquistata secoliprima. Certo, non tutti gli Arabi lasciarono il Paese,seguendo la leadership militare e politica.

In realtà molti di loro rimasero, comedimostrano alcuni poeti (si veda l’autore di Trapaniche verseggiava alla corte di Ruggero). PressoFederico II, ad esempio, il Notaro lavorava sia conchi curava per e con il re la traduzione di un trattatodi falconeria dall’arabo sia con chi riceveva le letteredel filosofo Ibn Saba’in di Murcia sull’immortalitàdell’Anima. Tra gli altri, Ibn Jubair (1170 circa)racconta che, ancora ai suoi tempi, la città di Alcamoera per lo più popolata da Arabi.

Ibn Hamdîs, però, narra di altro, e la suamalinconica poesia, in trentasette distici, rievocauna giovinezza fatta di guerre, amori e libagioni:

Valerio MagrelliincontraIbn Hamdîs

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intorno all’anno 1000, per farle versare in italianoda un gruppo di autori contemporanei (Poeti arabi

di Sicilia, a cura di Francesca Corrao, Mondadori,Milano 1987; Mesogea, Catania 2002). Ma allora, sipotrebbe obiettare, se questa è una poesia compostain arabo da uno scrittore arabo, perché inserirla inun’antologia della letteratura italiana?

Ebbene, sia pure nella consapevolezza dicompiere un arbitrio, ritengo che la decisione siagiustificata dal fatto che i versi di Ibn Hamdîs, oltre adessere stati vergati in una parte di quella che oggichiamiamo Italia, proprio della sua perdita ci parlano.A questa scelta, di ordine per così dire sentimentale, sene aggiunge poi un’altra di natura strettamentestilistica. Infatti, secondo la stessa Corrao, la nascitadella poesia italiana alla corte di Federico II, nel XIIIsecolo, porterebbe con sé un elemento finoratrascurato, vale a dire l’influenza della poesia araba,cresciuta in quegli stessi luoghi fino a pochi decenniprima. Senza approfondire la questione, è sufficientelimitarsi a un elemento: il particolarissimo, insistentericorso al poliptoto, detto anche annominatio,consistente nell’impiego di forme differenti dellastessa parola, a mo’ di ripresa e variazione. Peresempio? La soluzione alla prossima puntata > p. 108 |.

| Valerio Magrelli incontra Ibn Hamd”s | 17

Una pallida siepe di candeleporta fiori di fiamma sulla cima

Quasi una fila di lievi colonneequilibrate in duplice armonia

In alto la penombra si diradaagitata dai veli della luce

Ma questa luce è un modo del distruggersimanda luce chi prende la sua vita

Sicilia mia. Disperato doloresi rinnova per te nella memoria.

Giovinezza. Rivedo le felicifollie perdute e gli splendidi amici

Oh paradiso da cui fui cacciato!Che vale ricordare il tuo fulgore?

Mie lacrime. Se troppo non sapestedi amaro formereste ora i suoi fiumi

Risi d’amore a vent’anni sventatoa sessanta ne grido sotto il peso

Ma tu non aggravare le mie colpese l’Iddio tuo già concesse il perdono

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18 | sezione 1 | Verso la nascita delle letterature in volgare |

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476 Deposizione diRomolo Augustoloe fine dell’Imperoromano732 Alla guida deiFranchi Carlo Martelloferma l’avanzata ara-ba a Poitiers800 Carlo Magno vieneincoronato imperatoreda papa Leone III

814 Morte di CarloMagno843 Il Trattato di Ver-dun stabilisce la divi-sione dell’impero intre regni962 Il re di GermaniaOttone I ottiene lacorona dell’impero

1037 Con la Constitutiode feudis l’imperatoreCorrado II il Salico ri-conosce l’ereditarietàdei feudi minori1054 Grande scismadella Chiesa d’Oriente1075 Con la proibizio-ne dell’investituralaica dei vescovi e lascomunica di Enrico IV

da parte di papa Gre-gorio VII si apre la lot-ta per le investiture1122 Il Concordato diWorms mette fine allalotta tra Papato e Im-pero per le investiture1130 Con Ruggero IId’Altavilla nasce ilregno normanno inSicilia

I principalieventi storici

Carlo Magno mette inatto il progetto dellaRENOVATIO IMPERIIche si esprime sulpiano culturale ne:

Nuovi traguardisono raggiuntidallaLETTERATURA

IN LATINO

nelle diverseforme de:

I primi testidellaletteraturafrancesesono leCHANSONSDE GESTE

l’impiego del LATINO per gli usi ufficiali e la creazione dellaminuscola carolina

l’appoggio ai MONASTERI quali CENTRI DI STUDIO E

CONSERVAZIONE DELLA CULTURA CLASSICA E CRISTIANA

la fondazione della SCHOLA PALATINA che riunisceintellettuali delle diverse discipline

Parallelamentela CHIESA

concepisce ungrandeprogettoculturalebasato su:

l’agiografia (vite dei santi)

le raccolte di exempla a uso dei predicatori

la poesia goliardica dei clerici vagantes

le visioni e le opere di teologia

le compilazioni enciclopediche (summae)

Il più anticotesto poetico èla CHANSON DEROLAND (fine XIsecolo) da cuinasce l’epicacortese

Dopo il Millenasce laLETTERATURA

IN VOLGARE

Tra la fine del XIIe l’inizio del XIIIsecolo si affermain lingua d’oïl lanarrativa delROMAN nei cicli:

EVENTI

ETÀCAROLINGIA

RINASCITADELL’ANNOMILLE

XII SECOLO

XIII SECOLOpoesia

XIII SECOLOprosa

XIV SECOLO

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Mentre ilfrancese (OÏL) siimpone comelinguainternazionale,germogliano e sisviluppano iVOLGARI

ITALIANI

Alla Toscana del Duecento appartienel’ISTORIETTA TROIANA, riscrittura fantasiosadella materia epica classica

Tra il XIII e il XIVsecolo sul filonepopolare e giullarescos’innesta la POESIA

COMICO-REALISTICA

di autori come CECCO

ANGIOLIERI

Nella prima metà del Duecento alla corte diFederico II nasce sul tronco dell’esperienzatrobadorica la lirica della SCUOLA SICILIANA

Grande compilazione enciclopedica del sapere,scritta in francese, è il Tresor di BRUNETTO LATINI

(1210-1220 ca-1293)

Nello stesso periodo si diffonde ilLIBRO DI VIAGGIO, il più celebredei quali è il Milione di MARCO

POLO (1254-1324) scritto conRustichello da Pisa

Contemporaneamente dalla produzioneritmica e giullaresca prende forma la LIRICA

RELIGIOSA IN VOLGARE con:

Al “Notaro” GIACOMO DA

LENTINI si deve la nuova formametrica del sonetto

il Cantico delle creature

di SAN FRANCESCO

la lauda di IACOPONE DA TODI

Mappa dei contenuti

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| Introduzione | Mappa dei contenuti | 19

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la ripresa dell’ALFABETIZZAZIONE per mezzo discuole parrocchiali ed episcopali

la CONSERVAZIONE E TRASCRIZIONE

dei testi classici e cristiani

l’INDOTTRINAMENTO dei fedeli

BRETONE, incentrato sulle vicende di Re Artù edei cavalieri della Tavola Rotonda, con particolaresviluppo della storia di Tristano e Isotta

CLASSICO, ispirato alle imprese degli eroi dellaguerra di Troia (Roman de Troie) e di AlessandroMagno (Roman d’Alexandre)

lingua d’OÏL nella Francia settentrionale

Nella seconda metà del XIIsecolo fiorisce il LAI, testoelegiaco in versi,tramandato perlopiù comeopera di MARIA DI FRANCIA,poetessa francese vissutaalla corte d’Inghilterra

Il XII secolo è ilperiodo dimassimosplendore dellaLIRICA

TROBADORICA

in lingua d’OC

lingua d’OC nella Francia meridionale

Mentre il LATINO siconserva come linguacolta, si assiste a unprogressivo sviluppodelle LINGUE

ROMANZE negli usiorali

In FRANCIA dall’XIsecolo il volgare èlingua letterariadistinta in:

1176 Si scontranonella Battaglia diLegnano l’esercitodell’imperatoreFederico Barbarossae le truppe della LegaLombarda1183 La Pace diCostanza mette finealle lotte tra l’Imperoe i comuni del NordItalia

1198 Con la salita alseggio papale di Inno-cenzo III inizia la faseteocratica del Papato1209-1229 “Crociataalbigese” contro iCàtari del Sud dellaFrancia1215-1250 Federico IIè re di Sicilia e impera-tore di Germania

1223 Onorio III appro-va la regola france-scana1266 Nella Battaglia diBenevento perde lavita Manfredi, il figliodi Federico II1268 Muore in batta-glia l’erede di FedericoII, Corradino di Svevia

1294 Papa Celestino Vcompie il “gran rifiuto”e gli succede BonifacioVIII1300 Bonifacio VIIIindice il primo giubileo1301 Il re di FranciaFilippo il Bello entra aFirenze: tra i guelfibianchi banditi dallacittà c’è Dante Alighieri

1303 Con lo “schiaffodi Anagni” Filippo ilBello dichiara depostoBonifacio VIII1309 Il Papato sitrasferisce in Franciaad Avignone: inizia la“cattività avignonese”1337 Scoppia la Guer-ra dei cent’anni traFrancia e Inghilterra

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>La lezione siciliana èdeclinata in sensoetico e politico, allametà del Duecento,dai POETI SICULO-

TOSCANI, di cui ècaposcuola GUITTONE

D’AREZZO (1235 ca-1294)

Mette a frutto la tradizione medievale degli exempla

il NOVELLINO, prima raccolta di novelle in prosadell’ultimo Duecento

La tradizione novellistica,rinnovata dal Decameron

di Boccaccio, è ravvivatanell’ultimo terzo delTrecento da FRANCO

SACCHETTI (1330 ca-1400)

I grandi classici dellaletteratura italiana delleorigini sono: DANTE

ALIGHIERI (1265-1321),FRANCESCO PETRARCA

(1304-1374) e GIOVANNI

BOCCACCIO (1313-1375)

Negli ultimi decennidel secolo il DOLCE

STIL NOVO recuperae rilancia in formespiritualizzatel’eredità poeticatrobadorica

Al tardo Duecento risale la prosa del TRISTANO RICCARDIANO,che trasmette la tematica arturiana in Italia

Una nuova storiografia, natain seno alla realtà comunaleitaliana, è espressa dallecronache di DINO

COMPAGNI, l’ANONIMO

ROMANO e GIOVANNI

VILLANI

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>Precorre lo Stil novo la poesiaamorosa del bolognese GUIDO

GUINIZZELLI (XIII secolo-1276 ca)

Esponenti della nuova manierastilnovistica sono DANTE ALIGHIERI

(1265-1321), GUIDO CAVALCANTI

(1258-1300, a fianco) e CINO DA

PISTOIA (1270 ca-1336-1337)