La Tradizione Di Musica Zen Giapponese

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La tradizione di musica zen giapponese Jumei Tokumaru, flauto shakuhachi Il monaco giapponese Kakushin (1207-1298) viene considerato colui che introdusse in Giappone, dopo un lungo periodo di soggiorno in Cina, la musica zen per shakuhachi . Da lui prese vita una tradizione di monaci itineranti questuanti, detti komusô , appartenenti alla corrente fuke del buddhismo zen , per i quali l'unico oggetto in possesso era proprio lo shakuhachi . L'importanza dello strumento per la setta fuke si riflette in massime quali: "V'è un pregare con il Suono". Oppure: "Il soffio del flauto è la Via all'illuminazione". Da questa tradizione emerse Kurosawa Kinko (1710-1771) un monaco fuke che raccolse e trasmise il notevole repertorio per shakuhachi creatosi nei secoli. Il nocciolo di questo repertorio è costituito dai trentasei brani legati alla tradizione zen , esclusivamente per shakuhachi solo, detti honkyoku , ognuno dei quali viene attribuito al fondatore di una particolare scuola dello strumento. Gli honkyoku sono caratterizzati da un tempo estremamente lento, da un uso molto dilatato dei parametri ritmici ma, soprattutto, da un impiego sapiente, concentrato, raccolto delle infinite possibilità sonore ed espressive dello strumento da parte del solista, che ri/crea ad ogni esecuzione i brani tradizionali. Va notato come gli honkyoku non fossero, perlomeno inizialmente, brani concepiti per essere apprezzati da un ampio pubblico, ma, piuttosto, per aiutare il suonatore a raggiungere un particolare stato di meditazione o per esercitarlo in un profondo controllo della respirazione, concezione organologica e musicale insieme, espressa nel detto zen : "Lo shakuhachi suona Te, tanto quanto lo suoni Tu". Nel tempo, dopo Kurosawa Kinko, lo shakuhachi si è "svincolato" dall'originaria tradizione zen , divenendo pressoché l'unico strumento a fiato della raffinatissima musica classica giapponese sviluppatasi a corte, soprattutto nell'organico del trio classico, con cetra su tavola kôto e liuto a manico lungo shamisen . Attualmente, lo strumento è stato rivisitato e indagato con interesse dai compositori giapponesi contemporanei, soprattutto in virtù delle sue profonde possibilità timbrico-melodiche ed espressive, collegate ad una secolare concezione tradizionale di carattere microtonale, che risulta, oggi, assolutamente attuale e stimolante.

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sullo shakuhachi

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La tradizione di musica zen giapponese

Jumei Tokumaru, flauto shakuhachi

Il monaco giapponese Kakushin (1207-1298) viene considerato colui che introdusse in Giappone, dopo un lungo periodo di soggiorno in Cina, la musica zen per shakuhachi . Da lui prese vita una tradizione di monaci itineranti questuanti, detti komusô , appartenenti alla corrente fuke del buddhismo zen , per i quali l'unico oggetto in possesso era proprio lo shakuhachi . L'importanza dello strumento per la setta fuke si riflette in massime quali: "V'è un pregare con il Suono". Oppure: "Il soffio del flauto è la Via all'illuminazione".

Da questa tradizione emerse Kurosawa Kinko (1710-1771) un monaco fuke che raccolse e trasmise il notevole repertorio per shakuhachi creatosi nei secoli. Il nocciolo di questo repertorio è costituito dai trentasei brani legati alla tradizione zen , esclusivamente per shakuhachi solo, detti honkyoku , ognuno dei quali viene attribuito al fondatore di una particolare scuola dello strumento.

Gli honkyoku sono caratterizzati da un tempo estremamente lento, da un uso molto dilatato dei parametri ritmici ma, soprattutto, da un impiego sapiente, concentrato, raccolto delle infinite possibilità sonore ed espressive dello strumento da parte del solista, che ri/crea ad ogni esecuzione i brani tradizionali. Va notato come gli honkyoku non fossero, perlomeno inizialmente, brani concepiti per essere apprezzati da un ampio pubblico, ma, piuttosto, per aiutare il suonatore a raggiungere un particolare stato di meditazione o per esercitarlo in un profondo controllo della respirazione, concezione organologica e musicale insieme, espressa nel detto zen : "Lo shakuhachi suona Te, tanto quanto lo suoni Tu".

Nel tempo, dopo Kurosawa Kinko, lo shakuhachi si è "svincolato" dall'originaria tradizione zen , divenendo pressoché l'unico strumento a fiato della raffinatissima musica classica giapponese sviluppatasi a corte, soprattutto nell'organico del trio classico, con cetra su tavola kôto e liuto a manico lungo shamisen . Attualmente, lo strumento è stato rivisitato e indagato con interesse dai compositori giapponesi contemporanei, soprattutto in virtù delle sue profonde possibilità timbrico-melodiche ed espressive, collegate ad una secolare concezione tradizionale di carattere microtonale, che risulta, oggi, assolutamente attuale e stimolante.

Jumei Tokumaru, formatosi con Goro Yamaguchi, svolge un'intensa attività solistica internazionale, ha registrato per l'etichetta Victor, ed è, contemporaneamente, insegnante di shakuhachi presso la prestigiosa Tokyo University of Fine Arts and Music.

Nel corso dell'incontro si potrà ascoltare una selezione dei classici brani del repertorio honkyoku : Shika-no-tone ; Shin-no-kyorei ; Sokaku-reibo e Kumoi-jishi .

Giovanni De Zorzi