L'IMPERIALISMO GIAPPONESE
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5/17/2018 L'IMPERIALISMO GIAPPONESE - slidepdf.com
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Bolzano, 25 settembre 2011
Barbara Martinello e Caterina Albarella
Liceo Classico G. Carducci – IIIA
GLI IMPERI DELL'ESTREMO ORIENTE:
CINA E GIAPPONE TRA OTTOCENTO E NOVECENTO
Cina: la guerra dell'oppio e la rivolta dei Boxers
Dalla metà dell'Ottocento le grandi compagnie commerciali occidentali si spinsero verso i porti della Cina
provocando la fine dell'isolamento nel quale l'impero era fino ad allora rimasto. Il grande impero versava ormai da
tempo in una grave crisi politica ed economica, dovuta soprattutto alla cattiva amministrazione del Paese e alla
continua crescita della popolazione. L'Inghilterra tentò più volte di avere rapporti commerciali con la Cina, senza
però riuscirvi.
LA PRIMA E LA SECONDA GUERRA DELL'OPPIO - Nel 1840 scoppiò la prima guerra con la Gran
Bretagna, in seguito alla distruzione di rilevanti quantità di oppio che gli Inglesi importavano clandestinamente
dall'India a Canton. Se anche non fosse sorta questa ragione, la guerra era inevitabile, poiché la Cina non voleva
riconoscere il principio della sovranità delle nazioni europee, l'eguaglianza diplomatica e la libertà di commercio.
Dopo tre anni di guerra, la Cina chiede la pace e stipulò il trattato di Nanchino, col quale di aprivano al commerciocinque porti e Hong Kong veniva ceduta alla Gran Bretagna. Seguì una seconda guerra dell'oppio tra il 1856 e il
1860 che vide la Cina soccombere davanti alla superiorità militare ed economica della potenza britannica.
LA RIVOLTA DEI BOXERS - Inoltre, alla fine dell'Ottocento, una società fanatica antieuropea, che gli europei
chiamarono i Boxers, si propose di scacciare gli stranieri e di uccidere i cinesi cristiani, considerati come traditori
vendutisi agli stranieri. Avvenne un massacro di cristiani, che si risolse solo grazie all'intervento delle potenze
alleate (Gran Bretagna, Francia, Prussia, Austria, Italia, Stati Uniti d'America e Giappone); dopo la soppressione
delle rivolte, il ministero cinese fu riformato, stabilendo che i ministri europei alla corte dell'impero fossero trattati
allo stesso modo dei ministri cinesi.
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Giappone: dal feudalesimo all'imperialismo
Tra Ottocento e Novecento il Giappone fu l'unico Paese non legato alla civiltà europea ad avviare una
rivoluzione industriale. Dopo un secolo e un quarto d'isolamento dal resto del mondo e di ristagno totale, sia a
livello di popolazione, sia di produttività, il Giappone fu capace di portarsi da una situazione semi-feudale alle
soglie dello sviluppo imperialista.
LA POLITICA DELLA “PORTA APERTA” - Alla metà del secolo XIX si rafforzarono le pressioni occidentali
per la riapertura del Giappone ai commerci internazionali, soprattutto dopo l'apertura forzata della Cina in seguito
alla guerra dell'oppio. Nel 1853 il commodoro M. Calbraith Perry riuscì a consegnare allo shogun un messaggio del
presidente Fillmore, in cui veniva chiesto al governo imperiale l'apertura del Paese. Così, il 31 marzo 1854, venne
siglato un trattato tra Stati Uniti e Giappone che prevedeva la possibilità di commerciare. Alcune clausole del
trattato, però, limitavano la sovranità del Giappone. Così, attraverso la cosiddetta politica della “porta aperta”,
veniva avviato il processo d'inserimento del Giappone nel mercato internazionale.
LA RESTAURAZIONE MEIJI - Firmando i trattati si accusava lo shogun Tokugawa di essersi arrogato un
diritto spettante al sovrano, del quale egli era solo il braccio esecutivo: i trattati dovevano considerarsi dunque
illegali. Così si formarono subito due partiti: quello dei fautori dell'imperatore, favorevole all'espulsione degli
stranieri, e quello dei fedeli a Tokugawa, favorevoli all'apertura del Paese. La forte tensione sociale sfociò in unaguerra civile, chiamata Boshin, al termine della quale, nel 1868, i fedeli a Tokugawa furono sconfitti.
Iniziava così l'impero Meiji, termine che significa “governo illuminato”, con cui iniziò una politica di
modernizzazione del Paese, detta “restaurazione Meiji”.
Fino alla restaurazione Meiji del 1868, circa un quinto del Giappone era di proprietà della famiglia e dei
vassalli diretti dei dittatori militari che reggevano il Paese, gli shogun Tokugawa, mentre il resto della terra, come
nell'Europa medievale, era in mano alla classe dei signori feudali, i daimyo. I vassalli di questi, i samurai, avevano
avuto un tempo la terra in cambio di servigi militari.
Così l'imperatore Meiji, per trasformare la struttura economico-sociale giapponese, attuò un ampio piano di
riforme:
• i possedimenti dell'ex shogun divennero province;
• si pose fine ai privilegi della classe samuraica;
• si riformò l'esercito, non basandolo più sull'origine nobiliare;
• s'introdusse un sistema di tassazione occidentale;
• si creò un sistema scolastico nazionale.
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L'industrializzazione fu dunque un processo di trasformazione imposto dall'alto, ma comunque attento ad
evitare che le tradizioni, l'identità nazionale e la cultura giapponesi venissero meno nell'impatto con strutture ad
esse estranee, da cui pure mutarono alcuni elementi.
Una volta avviata l'industrializzazione del Paese, il governo:
• pose in vendita ai privati, quali ex-daimyo ed ex-samurai, le imprese statali, salvo quelle strategico militari;
• favorì lo sviluppo del settore minerario e tessile;
• finanziò le industrie tecnologicamente più aggiornate.
Queste furono le premesse per la costruzione in Giappone di grandi concentrazioni finanziario-industriali-
commerciali a carattere familiare (gli zaibutsu) e determinarono lo sviluppo precoce del capitale monopolistico.
Dopo tali riforme, nel 1882 venne stesa una costituzione su modello occidentale, che entrò in vigore a partire
dal 1889.
Tuttavia, queste riforme incontrarono resistenze sia da parte dei contadini, costretti a pagare più tasse, sia da
parte della classe samuraica, che perdeva i propri privilegi. Ma l'oligarchia Meiji riuscì a creare un'ampia area di
consenso tra la popolazione propagandando la necessità di rafforzare il Paese in chiave antioccidentale, come
sottolineava lo slogan “Paese ricco, esercito forte”.
Andamento demografico e sociale tra il 1872 e il 1915
LA POLITICA ESTERA - Condotta a termine la modernizzazione dello Stato e data la spinta decisiva allo
sviluppo economico, il Giappone rivolse la propria attenzione all'esterno, in particolare alla Corea.
• La guerra contro la Cina - Già nel 1884-85, Cina e Giappone intervennero insieme contro la Corea. Al
termine dell'operazione, si firmò un trattato cino-giapponese, che riconosceva ai due Paesi vicendevoli interessi
sulla penisola e prevedeva, in caso d'intervento armato, il preventivo avvertimento.
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Tuttavia, dopo che, nel 1893, scoppiò una rivolta in Corea, il suo governo chiese l'aiuto della Cina, che intervenne e
definì la Corea un suo “Stato vassallo”. Questa frase poneva in discussione gli interessi giapponesi sulla Corea.
Così il Giappone dichiarò guerra alla Cina, che nel 1895 fu costretta a chiedere la pace con il trattato di
Shimonoseki. In seguito ad esso, cedette al Giappone l'isola di Formosa (Taiwan) e rinunciava a qualsiasi influenza
in Corea.
• La guerra contro la Russia - La Russia, intanto, nonostante che nel 1902 Gran Bretagna e Giappone
avessero sottoscritto un trattato di alleanza finalizzato al contenimento di una sua eventuale espansione in Asia,
provvedeva con una costante operazione di penetrazione in Corea, venendo a costituire un minaccia per l'impero
giapponese. La Russia, infatti, aveva fatto in modo di industrializzare e modernizzare la Siberia orientale, zona
molto vicina alla Corea, costruendo anche la celebre “Transiberiana”, che faceva come ultima tappa Vladivostok,
una città che s'affaccia sul mar del Giappone. Nel 1905 lo Zar dichiarò guerra, ma venne duramente sconfitto, e la
guerra si concluse con un trattato di pace.
La vittoria sulla Cina e sulla Russia permise ai giapponesi di estendere indisturbati la propria influenza in
Corea, che dapprima, nel 1905, divenne protettorato giapponese, ma che a partire dal 1910 fu annessa all'impero.
LA FINE DELL'IMPERO MEIJI - Nel 1912 morì l'imperatore Meiji, che in poco più di quarant'anni di regno
trasformò un Paese economicamente e tecnicamente arretrato in una delle maggiori potenze mondiali.
Fotografia dell'imperatore Meiji
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MAPPE CONCETTUALI RIASSUNTIVE:
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TERMINOLOGIA
• Shogun : era, fino al 1868, un grado militare e un titolo storico. Il grado è equivalente a quello di
generale, cioè l'ufficiale di più alto grado nell'esercito; il titolo divenne ben presto ereditario.
• Samurai : era un militare del Giappone feudale, appartenente ad una delle due caste aristocratiche
giapponesi, quella dei guerrieri. Era generalmente al sevizio del daimyo.
• Daimyo : era la carica feudale più importante, corrisponde al feudatario.
FONTI:
• Enciclopedia UTET
• Enciclopedia Treccani
• Leggere la storia – Ed. Einaudi Scuola
• it.wikipedia.org (per la terminologia)
• Nascita del Giappone moderno – E. H. Norman – Ed. Einaudi
• Seta – Alessandro Baricco