La Torre - Giugno 2013

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GIUGNO 2013 M i piace spiegare il tema del Grest di quest’anno con un racconto che prendo in prestito da un amico. Una sera di inizio estate. Processione del Corpus Domini. La via del centro più frequentata, quelle “delle vasche” – tanto per intenderci – è insolitamente vuota e silenziosa. In mezzo passa la processione. A un certo punto un’imma- gine: l’ostensorio che passa in mezzo alle vetrine; pur nel deserto inconsueto di quella sera, erano ancora accese e scintillanti. In bella vista i manichini ri- vestiti con gli abiti all’ultimo grido. Non si poteva fare a meno di pensarci; simpa- tici appendiabiti in plastica, i manichini non potevano nascondere l’inganno sempre presente: per quanto costoso, un vestito non potrà mai prendere il po- sto di un corpo che, con gesti e parole, può intrecciare relazioni, può dire di sé e del mondo, può scrivere una storia. E allora si poteva tornare, non senza te- nerezza, a quel piccolo pezzo di pane, memoria di un corpo che si offre per amore. Quando l’hanno visto lassù, in cima alla croce, molti avranno pensato al fallimento. Nessuno avrebbe scom- messo che dopo duemila anni, un pic- colo drappello di cristiani, nel cuore di una città, se ne sarebbero andati in mezzo a una strada piena di vetrine e manichini a portare un pezzo di pane, dolce memoria dell’unico gesto per cui vale la pena vivere: l’offerta di tutto se stessi per amore. Credo che questo racconto dica molto più di tanti ragionamenti psicologici e pedagogici. Attratti e ammaliati da ciò che è esteriore dimentichiamo che ab- biamo un corpo che ci è stato preparato. Non per riempirlo di fronzoli e creme. Ma ci è stato preparato per fare. Per entrare in relazione con gli altri. Con l’Altro. L’ambizione del Grest di que- st’anno è proprio quella di ricordarci che abbiamo un corpo. Un corpo che chiede di intessere relazioni vere. Di stringere alleanze forti. Di non svendere la propria identità. Chissà che l’estate non sia l’oc- casione per ricordarci le grandi poten- zialità del nostro corpo. Bambini e adulti insieme. Ma come sempre alle parole devono seguire i fatti. A tutti l’augurio di una estate bella e piena, dando vita – vera – al nostro corpo. don Gabriele Alla scoperta del corpo… quello vero CALENDARIO LITURGICO PASTORALE GIUGNO LUNEDÌ 17 Inizio del GREST GIOVEDÌ 20 • Ore 21: Santa Messa e Adorazione in Parrocchia DOMENICA 23 • Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio SABATO 29 • Ore 21, in Piazza: Concerto d’estate della Banda Parrocchiale DOMENICA 30 • Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio LUGLIO DOMENICA 7 • Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio SABATO 13 Serata finale del GREST GIOVEDÌ 18 • Ore 21: Santa Messa e Adorazione in Parrocchia VENERDÌ 26 SANTI GIOACCHINO ED ANNA • Ore 20.30: Rosario alla Santella di via Rino LUNEDÌ 29 FESTA DI SANTA MARTA • Ore 8 e 21, in Santa Marta: Santa Messa AGOSTO GIOVEDÌ 1 INDULGENZA DEL PERDON D’ASSISI VENERDÌ 2 • Da mezzogiorno di mercoledì a tutto il giovedì: visitando la Chiesa Parrocchiale Le Sante Messe: ore 9.30 e 17.30 LUNEDÌ 5 FESTA DELLA MADONNA DELLA NEVE – SAGRA DEL COLOMBERONE • Ore 8 e 11: Santa Messa al Colomberone • Ore 18.30: Santo Rosario e benedizione con la reliquia MARTEDÌ 6 • Ore 8, in Parrocchia: Santa Messa • Ore 20.30, Colomberone: Santa Messa per tutti i defunti GIOVEDÌ 15 SOLENNITÀ DI SANTA MARIA ASSUNTA VENERDÌ 16 FESTA DI SAN ROCCO • Ore 9.30: Santa Messa • 20.30: Santa Messa e Processione LUNEDÌ 26 • Ore 20.30: ultima S. Messa al Cimitero GIOVEDÌ 29 APERTURA DELLA FESTA DELL’ORATORIO SETTEMBRE DOMENICA 8 CHIUSURA DELLA FESTA DELL’ORATORIO • Ore 18: Messa solenne e cena comunitaria SABATO 14 FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE 625° anniversario della consacrazione della Chiesa DOMENICA 15 • Ore 16: Battesimi DOMENICA 22 SAGRA PARROCCHIALE • Ore 11: Messa solenne e benedizione del Paese con la reliquia della Santa Croce 10° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON PIERO Nel pomeriggio è aperta la Pesca di Beneficienza LUNEDÌ 23 • Ore 9.30: Messa per tutti i defunti della parrocchia mi hai preparato Un corpo

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GIU

GNO

2013

Mi piace spiegare il tema del Grest diquest’anno con un racconto che

prendo in prestito da un amico.

Una sera di inizio estate. Processionedel Corpus Domini. La via del centropiù frequentata, quelle “delle vasche”– tanto per intenderci – è insolitamentevuota e silenziosa. In mezzo passa laprocessione. A un certo punto un’imma-gine: l’ostensorio che passa in mezzoalle vetrine; pur nel deserto inconsuetodi quella sera, erano ancora accese escintillanti. In bella vista i manichini ri-vestiti con gli abiti all’ultimo grido. Non sipoteva fare a meno di pensarci; simpa-tici appendiabiti in plastica, i manichini

non potevano nascondere l’ingannosempre presente: per quanto costoso,un vestito non potrà mai prendere il po-sto di un corpo che, con gesti e parole,può intrecciare relazioni, può dire di sée del mondo, può scrivere una storia. Eallora si poteva tornare, non senza te-nerezza, a quel piccolo pezzo di pane,memoria di un corpo che si offre peramore. Quando l’hanno visto lassù, incima alla croce, molti avranno pensatoal fallimento. Nessuno avrebbe scom-messo che dopo duemila anni, un pic-colo drappello di cristiani, nel cuore diuna città, se ne sarebbero andati inmezzo a una strada piena di vetrine emanichini a portare un pezzo di pane,

dolce memoria dell’unico gesto per cuivale la pena vivere: l’offerta di tutto sestessi per amore.

Credo che questo racconto dica moltopiù di tanti ragionamenti psicologici epedagogici. Attratti e ammaliati da ciòche è esteriore dimentichiamo che ab-biamo un corpo che ci è stato preparato.Non per riempirlo di fronzoli e creme.Ma ci è stato preparato per fare. Perentrare in relazione con gli altri. Conl’Altro. L’ambizione del Grest di que-st’anno è proprio quella di ricordarci cheabbiamo un corpo. Un corpo che chiededi intessere relazioni vere. Di stringerealleanze forti. Di non svendere la propria

identità. Chissà che l’estate non sia l’oc-casione per ricordarci le grandi poten-zialità del nostro corpo. Bambini e adultiinsieme. Ma come sempre alle paroledevono seguire i fatti. A tutti l’augurio di una estate bella epiena, dando vita – vera – al nostrocorpo.

don Gabriele

Alla scoperta del corpo… quello vero

CALENDARIO LITURGICO PASTORALE

GIUGNOLUNEDÌ 17Inizio del GREST

GIOVEDÌ 20•Ore 21: Santa Messa eAdorazione in Parrocchia

DOMENICA 23•Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio

SABATO 29•Ore 21, in Piazza: Concerto d’estate dellaBanda Parrocchiale

DOMENICA 30•Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio

LUGLIODOMENICA 7•Ore 9.30: Santa Messa in Oratorio

SABATO 13Serata finale del GREST

GIOVEDÌ 18•Ore 21: Santa Messa eAdorazione in Parrocchia

VENERDÌ 26SANTI GIOACCHINO ED ANNA•Ore 20.30: Rosario allaSantella di via Rino

LUNEDÌ 29FESTA DI SANTA MARTA•Ore 8 e 21, in Santa Marta:Santa Messa

AGOSTOGIOVEDÌ 1INDULGENZA DEL PERDON D’ASSISI

VENERDÌ 2•Da mezzogiorno di mercoledì a tutto il giovedì: visitando la ChiesaParrocchialeLe Sante Messe: ore 9.30 e 17.30

LUNEDÌ 5FESTA DELLA MADONNA DELLA NEVE – SAGRA DEL COLOMBERONE•Ore 8 e 11: Santa Messa alColomberone•Ore 18.30: Santo Rosario ebenedizione con la reliquia

MARTEDÌ 6•Ore 8, in Parrocchia: Santa Messa •Ore 20.30, Colomberone:Santa Messa per tutti i defunti

GIOVEDÌ 15SOLENNITÀ DI SANTA MARIA ASSUNTA

VENERDÌ 16FESTA DI SAN ROCCO•Ore 9.30: Santa Messa• 20.30: Santa Messa eProcessione

LUNEDÌ 26•Ore 20.30: ultima S. Messa al Cimitero

GIOVEDÌ 29APERTURA DELLA FESTA DELL’ORATORIO

SETTEMBRE DOMENICA 8CHIUSURA DELLA FESTA DELL’ORATORIO•Ore 18: Messa solenne e cena comunitaria

SABATO 14FESTA DELL’ESALTAZIONEDELLA SANTA CROCE625° anniversario della consacrazione della Chiesa

DOMENICA 15•Ore 16: Battesimi

DOMENICA 22SAGRA PARROCCHIALE•Ore 11: Messa solenne e benedizione del Paesecon la reliquia della Santa Croce10° ANNIVERSARIO DELLAMORTE DI DON PIERONel pomeriggio è aperta la Pesca di Beneficienza

LUNEDÌ 23•Ore 9.30: Messa per tutti i defunti della parrocchia

mi hai preparatoUn corpo

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Da diversi mesi il Ve-scovo ha sollecitato glioratori cremonesi ad

avviare un ripensamento pro-gettuale che li porti alla ste-sura di un vero e proprio pro-getto educativo. In verità lasollecitazione risale alle Lineeprogettuali del 2009 che de-dicano l’intero quarto capitoloalla progettazione pastorale.In appendice alle linee perl’anno pastorale in corso èstata pubblicata una scheda diaccompagnamento all’elabo-razione del progetto, che ri-portiamo ancora una voltaquindi seguito.Progettare significa condivi-dere un pensiero, ma soprat-tutto una presenza, quella didiverse figure che in oratorioconcorrono alla realizzazionedi un cammino. Solo dallacondivisione di una passione e

di uno slancio paziente prendeforma l’oratorio, espressionedi una comunità viva. Se lacomunità cristiana sopravviveo langue… Che oratorio si po-trà immaginare? Quale prete oeducatore potrà ben operare?Progettare significa porsiobiettivi, strumenti e tappe co-muni, nella specificità dei lin-guaggi e delle esperienze chela tradizione oratoriana ci con-segna e che le nuove sfideeducative ci richiedono. Solose gli obiettivi saranno chiari econdivisi, si potrà camminareinsieme.

Progettare significa mettercila testa, fare la fatica di valo-rizzare, integrare, purificare,senza assolutismi, ma a ser-vizio della globalità educativache l’oratorio cerca di servire.Solo un gruppo di giovani eadulti disposti a riconoscersi estimarsi a servizio dellostesso scopo può dar vita al-l’oratorio. Progettare significa sognarecon realismo, essere concretie carichi di speranza, guar-dare al presente e al futuroradicati in una tradizione cheguarda avanti, che non vive di

ricordi e non riedita soloschemi consumati e logori.Solo guardando al presentee immaginando si qualcosadi grande e di bello per il fu-turo può esistere l’oratorio. In definitiva, che cosa è il pro-getto educativo dell’oratorio ea cosa serve? È un bel ‘pre-testo’ perché una comunitàadulta si interroghi e pensaintelligenza e passione a ser-vizio dei giovani; è occasioneda non perdere, uno stru-mento utile, agile, pensato,condiviso… Non un libro nèun documento formale, ma

una pista di lettura, un “luogo”di convergenza e di speranza.Il progetto educativo ha al suocuore a dichiarazione di unaalleanza educativa dentrol’oratorio, tra i suoi educatorie le sue diverse anime di ser-vizio, dell’oratorio con la co-munità parrocchiale e la dio-cesi, dell’oratorio con lefamiglie e il territorio… Un buon progetto è realtàviva, versatile, utile, non com-plicata e involuta, non è unacensura né una lamentazione,ma la condivisione creduta eamata di un servizio ai piùgiovani, chiamato oratorio.Possiamo rispondere alletante crisi di motivazione e direlazione, alle stanchezze ealla scarsità di idee… Rimet-tendo, in gioco i perché,scommettendo ancora, desi-derando ancora.

Costruire insieme l’Oratorio

Il progetto educativo dell’Oratorio

Perché Chiarina, sul ponte dicomando c è stata a lungo.C’è chi l ha conosciuta come

giovane catechista e chi. Come ma-tura catechista; c è chi l’ha cono-sciuta come organizzatrice “ma-gica” ,della pesca di beneficenza,chi come organizzatrice di eventiprocessionali, dove tutto era stu-diato perché non ci fosse confu-sione e tutto fosse bello, natural-mente per il Signore. E che direquando, in orario scolastico, con di-screzione e giovialità, bussava allaporta delle classi, per prelevare i

chierichetti baciati dalla fortuna,perché predestinati a servire unacelebrazione. Le maestre li vede-vano allontanarsi con Chiarina, si-curi e felici per essersi salvati dallenoiose lezioni. C è anche chi l’haconosciuta come vera benefattrice,insieme naturalmente alla mitica so-rella Maria, che rimanendo nell’om-bra le ha concesso di darsi tuttaalla vita della parrocchia. E chi, poi,non è stato ospite della cucina delle“sorelle Foppa”: sede ufficiale dipubbliche relazioni, dove c era unaparola e un sorriso di sostegno pertutti. Io ce la vedo, proprio comenella pubblicità, ad aspettarci…

“Chiarina”, un nome,una garanzia…e forse anche qualcosa in più, per i

Mozzanichesi come me, un pò più in su e anche un po’ più in giù con l’età.

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Iricercatori ritengono che leragioni proposte comune-mente per giustificare l’aborto

potrebbero essere estese an-che al periodo successivo lanascita. Le anomalie del feto oil rischio per la salute fisica ementale della donna sono ra-gioni valide per chiedere l’ucci-sione del figlio, anche dopo ilparto. A queste motivazioni essine aggiungono altre, come il ri-schio per la salute mentale deifigli che già ci sono, i quali po-trebbero soffrire per la nascitadi un fratellino. Poi ci sono ano-malie che risultano evidenti solodopo la nascita o lo stessoparto potrebbe provocare danniirreversibili al nascituro, comenel caso dell’asfissia perinatale.

Come giungere a giustificare lasoppressione del neonato inquesti e in altri casi che potreb-bero facilmente aggiungersi? Idue studiosi sono d’accordoche, per esempio, i portatori dasindrome di Down spesso pos-sono vivere un’esistenza felice,ma dichiarano che allevarebambini così potrebbe essereun peso economico insoppor-tabile per la famiglia e per loStato.Inoltre il feto e il neonato – esiamo alla tesi filosofica – sonocertamente esseri umani, inquanto persone potenziali, mané l’uno né l’altro è persona nelsenso di un soggetto titolare deldiritto morale alla vita. Sarebbe,infatti, persona un individuo in

grado di riconoscere la sua esi-stenza come un valore e l’even-tuale sua soppressione comeun danno. Il semplice essereuomo, dunque, non è di per séuna ragione sufficiente per ri-conoscere a qualcuno il dirittoalla vita. Da questa argomenta-zione ne conseguirebbe la li-ceità, anzi l’opportunità dell’uc-cisione di un neonato, perchésemplicemente incapace di ri-conoscere un senso alla pro-pria esistenza. Ormai la mentalità odierna ri-tiene degna di essere vissutauna vita solo quando l’organi-smo ha caratteristiche di salute,di lucidità, di prestanza… È unmodo di pensare quantomenopericoloso, perché nessunopossiede per sempre e total-mente tali caratteristiche; nellastoria di ciascuno è scritta l’in-sorgenza di una patologia, diun evento debilitante. Che cosasuccederà se forse, per as-surdo, un giorno si giungesse aevidenziare già in fase precocetali complicanze? A chi po-trebbe essere dato il “pass” perentrare in un mondo di perfetti?Sembra un’esagerazione, ma è

la logica ultima di una mentalitàche non è capace di confron-tarsi e assumere con respon-sabilità il senso del limite, chepure appartiene costitutiva-mente all’uomo reale. Allora ilprogresso di una società nondipende dalla purificazionedella razza – una nazione eu-ropea ha recentemente annun-ciato che per il 2030 non ci sa-ranno più al suo internoportatori della sindrome diDown – ma dalla capacità diaccogliere e aiutare chi è fra-gile. Le risorse economiche im-piegate nell’assistenza e nellacura dei malati dicono il livello diciviltà al quale s’intende re-stare.C’è poi da essere indignati da-

vanti all’arroganza di chi in-tende stabilire quando si è uo-mini. Chi ha dato a queste per-sone il diritto di decidere e,ancora una volta, di discrimi-nare tra uomo e uomo? Terminicome “persona in potenza” nonhanno fondamento scientifico.La scienza – quella non piegataa interessi di parte – dice altro:e, cioè, che dal momento delconcepimento ci si trova dinanzia una cellula primigenia che sievolverà senza soluzione dicontinuità, passando attraversola fase di zigote, embrione, feto,neonato sino a diventareadulto. All’embrione è dovuto ilrispetto di persona, perché cia-scuno di noi è stato embrione.Questo è ragionevole!

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All’embrione il rispetto E T I C A E S O C I E T À

di persona“Aborto dopo la nascita: perché dovrebbe vivere il bambino?” è il titolo di un articolo scritto da

Alberto Giubilini e Francesca Minerva, due studiosi italiani all’estero, pubblicato dallarivista internazionale “Journal Medical Ethics”.

Umiltà e coraggio sono le paroleche più sono ritornate nella vi-sita ai luoghi natali di Giovanni

XXIII a Sotto il Monte. Lo scorso 6giugno un nutrito gruppo della nostraparrocchia si è recato pellegrino nellaterra del grande Papa bergamasco. Una giornata passata nella visita deiluoghi più significativi della sua vita.La casa natale, la chiesa dove ha ri-cevuto il battesimo e ha celebrato lasua prima messa, il museo della suaresidenza estiva.

Una giornata passata nella fraternitàe nella conoscenza di una figuratanto importante per la Chiesa di tuttii tempi, quale è stata quella di AngeloGiuseppe Roncalli.

L’occasione del nostro pellegrinaggioè stato quello del cinquantesimo an-niversario della morte del BeatoGiovanni XXIII avvenuta il 3 giu-gno 1963.

Il Papa dell’umiltà e del coraggio

Pellegrini a Sotto il Monte

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Siamo partiti il 7 maggio con un pullman carico diintenzioni, curiosità, aspettative, richieste di gra-zie… ognuno di noi portava nel cuore “un se-

greto” che avrebbe rivelato solo davanti alla statuadella Madonna. Il viaggio è stato lungo ma allietato dauna contagiosa voglia di stare insieme per pregare,cantare e condividere qualche buon boccone. Dopouna sosta ad Avignone eccoci giunti alla meta: Lour-des, la città dove parlano il dolore e la speranza, Il sa-cro delle funzioni, del santuario e il profano dei negozi

di souvenir. Lourdes è la linea di confine tra il cielo e laterra ed in mezzo ci stiamo noi con la nostra umanità,i nostri sentimenti e le nostre contraddizioni. Ad at-tenderci la pioggia che non ha scoraggiato nessuno emuniti di flambeaux abbiamo partecipato alla proces-sione serale. Che emozione vedere tante piccole lucialzarsi in lode a Maria! Il vento freddo ogni tanto nespegneva qualcuna… un po’ come la nostra fede cheogni tanto si spegne e per riaccenderla ,non c’è nienteda fare, si ha bisogno dell’altro!

Da quella sera tanti sono stati i momenti emozionantiche abbiamo vissuto e fissato come ricordo indelebilenella nostra memoria e nel nostro cuore: • la via Crucis, che si inerpica in salita per la collinetta,

a ricordare il monte Calvario, immersa in un pano-rama dolcissimo. Meditare insieme le stazioni èstato un vero atto penitenziale, di purificazione econversione.

• la grotta delle apparizioni, un angolo di paradiso, unluogo di pace e raccoglimento dove il quotidiano sispegne e il tempo si ferma e sei lì, a tu per tu, conla nostra Madre Celeste. A Lei abbiamo affidato lenostre sofferenze, le preghiere per i nostri cari e peri fratelli meno fortunati.

• la visita ai luoghi dove visse Bernadette: vedere il ca-chot, pochi metri quadrati bui e umidi dove un’interafamiglia trascorreva le sue giornate ci ha fatto sicu-ramente comprendere la predilezione che Dio ha peri più piccoli e per gli umili.

Cosa dire ancora di Lourdes? Quello non detto lo do-vremo manifestare con il nostro vivere quotidiano per-ché nel nostro cuore, al momento del ritorno, c’è tuttociò che ognuno di noi ha lasciato entrare e che il Si-gnore per mezzo di Maria ci ha voluto donare gratui-tamente!

Una pellegrina

I L P E L L E G R I N A G G I O P A R R O C C H I A L E

Lourdes: un bagno

Riconoscenza e gratitudine sonoparole che al giorno d’oggi sem-brano passate di moda. I tempi

in cui viviamo ci allontanano sempre dipiù da questi sentimenti. Il menefre-ghismo, il pensare solo per sé, sembrail modo abituale per vivere in questasocietà.Ma a volte ci dovremmo fermare.Guardare le persone e i fatti positivi che

esistono intorno a noi. Mi riferisco a unsignore, che alcuni non conoscono, chesi chiama Grisa Giuseppe. Per molti

anni è stato il responsabile del gruppoCroce Rossa di Mozzanica. Con co-stanza e dedizione ha fatto funzionare

(senza chiedere nulla in cambio) inmodo pregevole la squadra agevo-lando le esigenze di molti ammalatimozzanichesi. Ora per motivi personaliha deciso di lasciare l’incarico. A nomemio, ma penso di interpretare il pen-siero di molti, lo voglio ringraziare. Con riconoscenza e gratitudine

Un cittadino

Riconoscenza e gratitudine

Croce Rossa di Mozzanica

di fedeMi è stato chiesto di scrivere “qualche riga” sulpellegrinaggio a Lourdes che si è da poco concluso… non è cosa facile perché tanto ci sarebbe da scrivere!