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Supermercati 80059 Torre del Greco (NA) Via Circumvallazione, 167 Via G. De Bottis, 51/b [email protected] Via A. Gramsci, 2 Alimentari Via Montedoro, 52 e-mail Qualità e convenienza la tófa Quindicinale per la conoscenza del patrimonio culturale torrese in collaborazione con vesuvioweb.com Anno 2 - N. 33 Quindicinale 20 giugno 2007 Esce il mercoledì ( Non sapere cosa è avvenuto prima di noi è come rimaner sempre bambini 0,50 all’interno segue a pagina 4 il fondo di VINCENZO SPORTIELLO I n questi ultimi anni, dopo tante discussioni accademiche, la no- stra autostrada si sta ulterior- mente ampliando. Ma non si tratta di un semplice ampliamento, bensì di un vero e proprio adeguamento alla vigente normativa in materia, che comporterà l’aggiunta di una terza corsia più una di emergenza, l’allontanamento di quasi tutti i ca- selli d’ingresso dai centri abitati e di conseguenza la realizzazione di lunghe ed ampie corsie d’entrata ed uscita dalle città che attraversa. Spesso l’ esigenza di affidarsi alle regole normative, abbinata ad una scarsa sensibilità pae- saggistica, può indurre a non pre- stare la giusta attenzione alle ca- ratteristiche particolari del territo- rio. Si corre così il rischio di rea- lizzare un’opera anonima, avulsa dal contesto che occupa, che po- trebbe collocarsi in qualunque spa- zio aperto, tranne che in un pae- saggio particolare come quello vesuviano. Questa non è la pre- messa ad una critica all’interven- to in se, che aveva mille valide ragioni per essere eseguito, ma è sul come è stato eseguito finora e sul come potrebbe essere comple- tato che si nutrono forti dubbi. La vecchia autostrada comprende- va opere in pietra locale uniche e straordinarie: ponti su archi, caval- cavia, rampe, muri di contenimento tutti ben cesellati. Lungo la percorrenza si costeggiavano vaste macchie di pini marittimi e ad ogni metro era possibile comprendere dove ci si trovava. Chi percorre per la prima volta l’attuale manto d’asfalto fra pareti di lava vulcani- ca, come quelle oggi ancora esistenti prima di giungere da Napoli al vec- chio casello di Via Marconi, perce- pisce con emozione di trovarsi in piena zona vulcanica. I l dado è tratto. Ciro Borriello supera al ballottaggio Alfonso Ascione e diventa il Sindaco di Torre del Greco. Auguri di buon lavoro al nostro Primo Cittadino e bando alle po- lemiche ed alle valutazioni sulle modalità e sui numeri di questa elezione. L’Amministrazione c’è dopo tanto tempo ed ora deve la- vorare nell’interesse della città e nello sviluppo del programma pre- sentato all’attenzione dei lettori. In questo senso il Sindaco Borriello avrà sempre dalla sua parte la no- stra testata nel momento in cui darà evidenti segnali di avviare ad ope- rare per il bene di Torre del Greco. Ciro Borriello è il Sindaco di tut- ta la città ed in questo senso va letta la sua elezione. Alcune considerazioni o meglio suggerimenti per l’avvio dell’atti- vità. Nei primi cento giorni, Borriello dovrà, a nostro modesto avviso, porsi nei confronti delle semplici problematiche che oggi a Torre del Greco sono diventate cronici problemi. L’azione ammi- nistrativa dovrà essere improntata ed ispirata a criteri di efficienza, efficacia ed economicità dell’a- zione amministrativa. Efficienza, nel dare un impulso alla macchi- na amministrativa comunale, met- tendo ancor più al servizio dell’utenza i dipendenti per forni- re tutti i servizi amministrativi in tempi ragionevoli. Efficacia, se- guendo con attenzione l’evolvere dei processi e dare un segnale di presenza concreto della civica am- ministrazione; economicità, ta- gliando i rami secchi nel bilancio comunale e incentivando gli in- troiti anche attraverso una politi- ca delle sanzioni, colpendo, ove necessario, le mancanze dei con- tribuenti (infrazioni al codice del- la strada, tassa rifiuti, ICI, ecc.). La nostra autostrada La vecchia autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno ha svolto dal 1928, (anno d’apertura del 1° tratto Napoli-Pompei con cor- sia unica per senso di marcia) un ruolo decisivo per lo sviluppo e l’integrazione dei comuni dell’area vesuviana. I primi progetti erano iniziati nel 1923. Le ragioni che determi- narono tale esigenza furono principalmente economiche. Per i collegamenti commerciali tra il porto di Napoli e gli altri paesi si utilizzavano carri trainati da cavalli che trasportavano enor- mi quantità di merci. Tale sistema comportava costi annui per centinaia di milioni, che potevano essere recuperati con l’uso di autocarri che dovevano però percorrere una corretta via ad essi riservata. Il primo tratto Napoli-Pompei costò 130.000.000 di lire, e dal 1928 fu riservato solo a mezzi commerciali. Più tardi il 2 luglio del 1936 l’ingresso all’autostrada fu aperto anche al traffico privato. Dopo la guerra, durante la quale l’autostrada fu resa impercorribile per la distruzione di ponti e d’interi tratti com- piuta dai tedeschi, per poterla riaprire furono eseguiti grossi lavori. Tra il 1956 ed il 1958 fu realizzato il raddoppio delle corsie tra S. Giovanni a Teduccio ed il bivio di Pompei- Castellammare ed infine il prolungamento verso Salerno. Il progetto fu realizzato dall’ing. Luigi Tocchetti, considerato uno dei padri dell’intera arteria, e dagli ingegneri Antonio Landi, Luigi De Conciliis e Leopoldo De Lieto. segue a pagina 2 Arrivederci a settembre e buone vacanze a tutti LA FESTA DEI QUATTRO ALTARI ARRIVA LA “DEVOTISSIMA E MIRACOLOSA IMMAGINE DI NOSTRA SIGNORA” A PAURA TACCUINO SANTA MARIA DEL PRINCIPIO SCOPERTA UN’ANTICA MAPPA DEL CASTELLO BARONALE LA PATATA BOLLENTE ORDINE, SICUREZZA E RISPETTO DELLE REGOLE “QUANDO ERO BAMBINO SALTAVO SU QUELLE FASCE DI LEGNO DI PINO…” IL VIAGGIO NEL VIAGGIO L’AGENDA DEGUSTANDO LETTERE A LA TÓFA CONCHIGLIE ARRIVEDERCI

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Supermercati

80059 Torre del Greco (NA)Via Circumvallazione, 167

Via G. De Bottis, 51/b

[email protected]

Via A. Gramsci, 2Alimentari Via Montedoro, 52

e-mail

Qualità e convenienza la tófaQuindicinale per la conoscenza del patrimonio culturale torrese in collaborazione con vesuvioweb.com

Anno 2 - N. 33 Quindicinale20 giugno 2007 Esce il mercoledì(

Non sapere cosa è avvenuto prima di noi è come rimaner sempre bambini

0,50

all’in

terno

s e g u e a p a g i n a 4

il fondo

di VINCENZO SPORTIELLO

In questi ultimi anni, dopo tantediscussioni accademiche, la no-stra autostrada si sta ulterior-

mente ampliando. Ma non si trattadi un semplice ampliamento, bensìdi un vero e proprio adeguamentoalla vigente normativa in materia,che comporterà l’aggiunta di unaterza corsia più una di emergenza,l’allontanamento di quasi tutti i ca-selli d’ingresso dai centri abitati edi conseguenza la realizzazione dilunghe ed ampie corsie d’entrata eduscita dalle città che attraversa.

Spesso l’ esigenza di affidarsialle regole normative, abbinata aduna scarsa sensibilità pae-saggistica, può indurre a non pre-

stare la giusta attenzione alle ca-ratteristiche particolari del territo-rio. Si corre così il rischio di rea-lizzare un’opera anonima, avulsadal contesto che occupa, che po-trebbe collocarsi in qualunque spa-zio aperto, tranne che in un pae-saggio particolare come quellovesuviano. Questa non è la pre-messa ad una critica all’interven-to in se, che aveva mille valideragioni per essere eseguito, ma èsul come è stato eseguito finora esul come potrebbe essere comple-tato che si nutrono forti dubbi.

La vecchia autostrada comprende-va opere in pietra locale uniche estraordinarie: ponti su archi, caval-cavia, rampe, muri di contenimentotutti ben cesellati. Lungo lapercorrenza si costeggiavano vastemacchie di pini marittimi e ad ognimetro era possibile comprenderedove ci si trovava. Chi percorre perla prima volta l’attuale mantod’asfalto fra pareti di lava vulcani-ca, come quelle oggi ancora esistentiprima di giungere da Napoli al vec-chio casello di Via Marconi, perce-pisce con emozione di trovarsi inpiena zona vulcanica.

Il dado è tratto. Ciro Borriellosupera al ballottaggioAlfonso Ascione e diventa il

Sindaco di Torre del Greco.Auguri di buon lavoro al nostro

Primo Cittadino e bando alle po-lemiche ed alle valutazioni sullemodalità e sui numeri di questaelezione. L’Amministrazione c’èdopo tanto tempo ed ora deve la-vorare nell’interesse della città enello sviluppo del programma pre-sentato all’attenzione dei lettori. Inquesto senso il Sindaco Borrielloavrà sempre dalla sua parte la no-stra testata nel momento in cui daràevidenti segnali di avviare ad ope-rare per il bene di Torre del Greco.

Ciro Borriello è il Sindaco di tut-ta la città ed in questo senso va lettala sua elezione.

Alcune considerazioni o megliosuggerimenti per l’avvio dell’atti-vità. Nei primi cento giorni,Borriello dovrà, a nostro modestoavviso, porsi nei confronti dellesemplici problematiche che oggia Torre del Greco sono diventatecronici problemi. L’azione ammi-nistrativa dovrà essere improntataed ispirata a criteri di efficienza,efficacia ed economicità dell’a-zione amministrativa. Efficienza,nel dare un impulso alla macchi-na amministrativa comunale, met-tendo ancor più al serviziodell’utenza i dipendenti per forni-re tutti i servizi amministrativi intempi ragionevoli. Efficacia, se-guendo con attenzione l’evolveredei processi e dare un segnale dipresenza concreto della civica am-ministrazione; economicità, ta-gliando i rami secchi nel bilanciocomunale e incentivando gli in-troiti anche attraverso una politi-ca delle sanzioni, colpendo, ovenecessario, le mancanze dei con-tribuenti (infrazioni al codice del-la strada, tassa rifiuti, ICI, ecc.).

La nostraautostrada

La vecchia autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno ha svoltodal 1928, (anno d’apertura del 1° tratto Napoli-Pompei con cor-sia unica per senso di marcia) un ruolo decisivo per lo sviluppoe l’integrazione dei comuni dell’area vesuviana.

I primi progetti erano iniziati nel 1923. Le ragioni che determi-narono tale esigenza furono principalmente economiche. Per icollegamenti commerciali tra il porto di Napoli e gli altri paesisi utilizzavano carri trainati da cavalli che trasportavano enor-mi quantità di merci. Tale sistema comportava costi annui percentinaia di milioni, che potevano essere recuperati con l’uso diautocarri che dovevano però percorrere una corretta via ad essiriservata.

Il primo tratto Napoli-Pompei costò 130.000.000 di lire, e dal1928 fu riservato solo a mezzi commerciali. Più tardi il 2 lugliodel 1936 l’ingresso all’autostrada fu aperto anche al trafficoprivato.

Dopo la guerra, durante la quale l’autostrada fu resaimpercorribile per la distruzione di ponti e d’interi tratti com-piuta dai tedeschi, per poterla riaprire furono eseguiti grossilavori. Tra il 1956 ed il 1958 fu realizzato il raddoppio dellecorsie tra S. Giovanni a Teduccio ed il bivio di Pompei-Castellammare ed infine il prolungamento verso Salerno.

Il progetto fu realizzato dall’ing. Luigi Tocchetti, consideratouno dei padri dell’intera arteria, e dagli ingegneri Antonio Landi,Luigi De Conciliis e Leopoldo De Lieto.

s e g u e a p a g i n a 2

Arrivedercia settembre

e buone vacanzea tutti

LA FESTA DEIQUATTRO ALTARIARRIVA LA “DEVOTISSIMAE MIRACOLOSA IMMAGINEDI NOSTRA SIGNORA”A PAURATACCUINOSANTA MARIADEL PRINCIPIO

SCOPERTA UN’ANTICA MAPPADEL CASTELLO BARONALELA PATATA BOLLENTEORDINE, SICUREZZA ERISPETTO DELLE REGOLE“QUANDO ERO BAMBINOSALTAVO SU QUELLE FASCEDI LEGNO DI PINO…”

IL VIAGGIO NEL VIAGGIOL’AGENDADEGUSTANDOLETTERE A LA TÓFACONCHIGLIEARRIVEDERCI

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la tófa n u m e r o 3 3 / 2 0 0 72

la tófa

p r o g e t t o g r a f i c o V i n c e n z o G o d o n o

EditriceAssociazione Culturale “La Tófa”

Direzione EditorialeANTONIO ABBAGNANO

Direttore ResponsabileTOMMASO GAGLIONE

Redazione webANIELLO LANGELLA

e-mail: [email protected] 0818825857 - 3336761294

Stampa CCIAA n. 0563366 NAReg. Tribunale T/Annunziata N° 6 del 8/8/2006

Il Consiglio Direttivo dell’Associazio-ne Culturale “La Tófa” ha delibera-to che l’importo della quota per i socifondatori e ordinari per l’anno 2007è di 30,00 euro.I soci sostenitori stabiliranno autono-mamente la quota annuale.Il versamento va eseguito a mezzovaglia postale intestato a: Associazio-ne Culturale La Tófa, Via Cimaglia23/e 80059 Torre del Greco (Na).Tutti i soci riceveranno il quindicina-le “la tófa” a domicilio.

Il PresidenteAntonio Abbagnano

Alla faccia della scienza medica, per alcune patologie ci sirivolge ancora a pratiche esoteriche come per guarire dalmalocchio, la paura, i vviermi e il “sole in testa” (l’inso-

lazione).Di queste antiche pratiche sono stato testimone poco tempo fa,

quando la mia nipotina è stata graffiata al viso da un cane. Dopoaverla soccorsa e trasportata all’Ospedale Maresca e dopo le primemedicazioni e l’assicurazione dei medici che la ferita non avrebbelasciato tracce sul viso della bimba, siamo ritornati a casa.

Stavamo in cucina acoccolare la bimba cheancora piangeva, quandomi accorsi che la nostraabitazione andava affol-landosi di persone anzia-ne della zona. Mia mo-glie, perfettamente a suoagio, lei che abitualmen-te non gradisce intrusioniinaspettate in casa, si pro-digava in saluti di benve-nuto, abbracci e baci, edava ordini per prepararecaffé per tutti.

Quasi in processioneandarono tutti a sedersi altavolo della stanza dapranzo, formando unaspecie di assembleaspontanea popolare, e in-cominciarono a confabu-lare. Dalla cucina senti-

vo solo suoni indistinti ed allora presi in braccio la mia nipotina emi affacciai all’uscio per vedere cosa stesse succedendo. Mia mo-glie si alzò e con voce grave mi riferì che le anziane del quartiereavevano stabilito che “a piccerrella doveva togliersi la paura”che perciò bisognava andare dalla “specialista” 72 ore dopo l’in-cidente, prima dell’alba o dopo il tramonto e con una corona delrosario tra le mani. Intanto la piccola dovette immediatamentesubire una “tirata dei capelli”, bere un bicchiere d’acqua e zuc-chero e fare pipì, a tutti i costi.

Il giorno seguente, dopo il tramonto, ci recammo dalla vecchiettaspecializzata in queste pratiche, che impose ai presenti di un in-crociare assolutamente mani o piedi. Prese poi la piccola fra lebraccia, le fece il segno della croce al capo, alla fronte e al mento,e, tenendole stretto il polso, iniziò a pronunciare segrete e incom-prensibili parole, a litania, come una nenia che usciva dall’ani-mo.

Alla fine ci invitò a ritornare per altri due giorni consecutivi,così da essere certi che la piccola era stata liberata definitivamentedalla paura.

Regalammo zucchero e caffé e, uscendo, accendemmo un lumi-no a Santa Rita.

Carlo Boccia

“Sta festa nu’ncantesimo me pare!

Tu vire cose ca nn’è visto ancora:

Pè dint’e chiese che pitture rare,

che quadro d’arte ogni tappete e sciure:

Venitele a verè sti Quattr’altare!”.

Giuseppe Raiola, Raimir, 1938

A Paura

Esiste, quindi, un quotidiano sucui agire. Alcuni esempi: mag-giore severità nella viabilità

torrese; negli ultimi tempi, le auto so-stano anche in tripla fila nella cen-tralissima Via Roma; riassetto dell’ar-redo urbano (dove sono finiti i giardi-nieri?) o comunque occorre mettere aposto fioriere, alberi, piante, ecc.

L’emergenza rifiuti dovrà avere prio-rità essenziale, assieme alle altre isti-tuzioni competenti in materia, per evi-tare ulteriori disagi nella già avviata“stagione calda”. E, poi, le grandiprogettualità, dove sicuramente il neoSindaco saprà individuare professio-nisti e collaboratori all’altezza, per darefiato alle “promesse” elettorali e cioè:sanità, porto turistico, raccolta diffe-renziata, smaltimento rifiuti.

Ci rendiamo conto che tutto ciò nonè facile, ma Borriello ha i numeri nonsolo in Consiglio Comunale per rida-re un’amministrazione che lavori aTorre del Greco, dopo anni dicommissariamento che, stavolta, nonhanno sortito benefici effetti.

Buon lavoro, Sindaco Borriello!E buone vacanze ai nostri lettori.

Questo è l’ultimo numero del nostrogiornale, prima delle vacanze estive.Appuntamento a settembre.

Tommaso Gaglione

il fondos e g u e d a p a g i n a 1

Partecipare a questa festa dà lasuggestione di visitare una Mostrad’Arte in infiniti spazi ed insieme

alla gente essere parte di essa.

Nel suo libro ”L’Antica Ercolano, ovvero La Torre del Grecotolta all’oblio” il Balzano così scrive:

“In questa Chiesa (Santa Maria di Costantinopoli N.d.R.) , vi èuna devotissima e miracolosa Immagine di nostra Signora, se-dente con il bambino Gesù sul grembo, di legno; la quale sonocento anni circa, (rispetto all’epoca di chi scrive quindi1588…N.d.R.) trovandosi in corso Andrea Maldacena, famosoCorsaro di questa Torre, flagello dei Turchi e terrore delle loromarine, depredando tutti i lidi della Barbaria, fu tolta ai Turchi,

in una presa diun vascello, cheforse l’avevanotolta ai Cristiani,e condotta quialla Torre, fu dalui donata al Prin-cipe di Stigliano,che fattola collo-care nella Cap-pella del Castello,era da tutti, congran concorso,venerata; onde ilbuon Principeedificò una pic-cola Cappella, vi-cino al castello,dove oggi giorno(siamo nel 1688.N.d.R.) si vedonoin marmo, l’armigentilizie (stem-

ma, N.d.R.) di casa Carafa, che poi con il tempo, dalla pietà deitorresi, dopo il contagio, (peste. N.d.R.), ingrandita la Chiesa,abbellita, sta’ oggi con gran decoro, celebrandosi la sua festività,con gran concorso...”

Il 30 giugno prossimo alle 20.30 la Lega Navale Italiana, facendoriferimento a questo antico testo messo a disposizione da Don Fran-co Rivieccio parroco della Chiesa di Portosalvo, rappresenterà l’ar-rivo nella nostra città dell’immagine della Madonna diCostantinopoli, con una manifestazione all’aperto nello spiazzo delPorto antistante la sede della Lega Navale, inizio molo di ponente.

Con la regia di Anna Maria D’Amato, la consulenza storicadell’ing. Flavio Russo, la partecipazione dei soci della Lega Na-vale a bordo delle barche dell’Istituto Cristoforo Colombo, dipescatori, di abituali operatori del porto e di tutti i presenti a farda “popolo”, ci saranno a rappresentare i personaggi dell’epoca:

Luigi Articolo, Bibiana De Cristoforo, Teresa Cuciniello, IdaCestaro, Cristina Tortora, Imma Balzano, Mario Spica, ClaudioLancia, Giuseppe Cercino, Raffaele Savastano, Mario Frulio,Marika Costabile, Adriana e Daniele Ciaravolo, Alessandro DiCristo, Angelo D’Amato, Gennaro Procida, Giuseppe Crispino,Luigi Onesto e la partecipazione straordinaria del Tenore Salva-tore Vitiello.

Le scene sono di Concetta La Greca e Pina Garofalo, i costumidi Lidia Angles Casalinas, le luci di Gaetano Romano.L’ottimizzazione è a cura di Angela Maglione.

L’organizzazione è curata dal presidente della Lega Navale dott.Enrico Parola.

Arriva la “devotissimae miracolosa Immaginedi nostra Signora”

La Festa deiQuattro Altari

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la tófan u m e r o 3 3 / 2 0 0 7 3

di ANIELLO LANGELLA

“Bartolo, dimmi, è vero che questoera un Castello?”

Lo guardavo sperando che mi dices-se di si. Guardavo le sue mani serrateattorno al grande maniglione del por-tone principale del Castello. Gli guar-davo la cintura che pendeva da un latoper il peso di un grande mazzo di chia-vi.

“Chi te l’ha detto?” rispose Bartolo.“Papà, papà mi ha assicurato che tu

conosci i segreti di questo castelloe….mi ha pure detto che tu sei ilcarceriere e che hai visto i carcerati.Bartolo, perché non mi porti a vederele celle?”.

“Oggi non è cosa, ma un altro gior-no ti porto e ti faccio vedere i tavo-lacci e le catene”.

Serrò il portone e risalendo le scaledi piperno verso la statua di Garibaldi,mi disse:

“Vieni domani che ti faccio vederetutto”.

Quel Castello Baronale mi ha sem-pre affascinato. Ha sempre illuminatoi miei sogni di bambino e quando an-davo a trovare papà, che lì vi lavora-va, percorrevo quei corridoi infiniti efumosi immaginando le storie in bian-co e nero dei tempi passati.

Bartolo il giorno dopo il mio com-pleanno mi portò attraverso le “segre-te” e nelle celle buie che davano sulBarbacane. Vi racconterò poi degliarredi, le forme e le luci di quelle stan-ze strane.

Poi passarono gli anni e un giornotrovai una traccia di “Bartolo ilcarceriere” in un cassetto dimenticatoe buio, una pianta ingiallita del CastelloBaronale di Torre del Greco dei primidell’800. La cosa incredibile fu sco-prire che la descrizione di Bartolo eraesatta e che esisteva veramente la Chie-sa dei carcerati. La Chiesa interna de-dicata probabilmente a San Sergio.

Poi iniziai a studiare l’argomento e…presto vi racconterò la storia di Bartoloil carceriere, l’uomo che aveva visto icarcerati e anche un assassino.

di ANIELLO LANGELLA

Parlo e scrivo volentieri di questabellissima Chiesa e della sua sto-ria. Ne parlo con gran piacere per-

ché ho trascorso i momenti più belli dellamia vita tra le mura di questo Edificio chemi accolse come seconda casa.

Se all’età di 7 anni imparai a servire mes-sa sull’antico altare marmoreo (quando lespalle dell’officiante erano rivolte ai fe-deli), a 18 anni iniziai a leggere tra quellemura la storia straordinaria che esse con-servavano.

Straordinario è un termine riduttivo perquesto monumento torrese; per aspetti sto-rici, archeologici e monumentali di minor pre-gio, in Europa si scriverebbero tomi.

Sostengo da anni l’ipotesi della valorizzazionedel patrimonio culturale della città, partendoproprio da qui, da questo Tempietto apparente-mente minore.

Oggi tuttavia non posso scrivere della vita cul-turale di questa Chiesa in uno spazio giornali-stico che impone regole cartacee da rispettare.Dovendo parlarvi, comunque della grandiositàartistica del luogo, mi limiterò a proporvi delleriflessioni, degli appunti di viaggio.

Voglio per prima cosa sgombrare il campo daquelli che definisco “dubbi cronologici”, ossiadelle origini, della datazione.

Sento ogni tanto, e leggo saltuariamente, ac-cenni a queste origini. Indubbiamente è com-plesso parlare di cose accadute e malamentescritte nei fogli gialli di libri, ma su alcune cose,su alcuni dettagli voglio porre un punto fermo,un paletto che possa aiutare anche altri appas-sionati come me a dire e scrivere della bella Sto-ria del Vergine del Principio.

Per chi si fosse imbattuto nella lettura diCarotenuto, che scrisse di Ercolano più di unsecolo fa, avrebbe appreso che il culto della Ma-donna del Principio ha origini risalenti al VI se-colo. Dal Carotenuto apprendiamo che a Napo-li, per edificare nei pressi del Duomo, quello diSan Gennaro per intenderci, una chiesa dedica-ta alla Vergine del Principio, gli addetti ai lavorivollero ispirarsi all’edicola torrese. Ma se que-sti sono racconti raccontati, non dobbia-mo assolutamente dubitare delle cartescritte, a meno che non siano false.

La Chiesa o per meglio dire l’Edicolarisale al 1139 e su questa data ci fa luceil Loffredo in Turris Octavae.

In origine, come sappiamo, non esiste-va la Chiesa che è datata alla prima metàdel ’500.

Il tempio Mariano fu edificato inglo-bando l’antica edicola campestre. Poi cifu un primo ampliamento nel 1562 e insuccessive fasi si giunse alla forma defi-nitiva nel 1624 con la realizzazione del-la sacrestia esterna, dell’ambiente “oscu-ro” (uno stanzino di deposito), il recinto esternoper le greggi e le inferriate.

Questa a grandi linee è la storia. Ma come ave-vo accennato, questo vuole essere un taccuinodi appunti ed in tal senso vi propongo un primo

spunto di riflessione e di eventuale approfondi-mento.

Ci troviamo in una fase storica della Chiesanella quale l’eco tormentata delle guerre in Eu-ropa infiammava gli animi. La prima guerramondiale devastava terre e città e da Fatima eda Lourdes giungevano storie incredibili delleapparizioni Mariane.

Tutta l’Europa si inginocchiava al cospetto diquesti fatti straordinari. Sulla scia di queste sto-rie di profonda intimità religiosa, nel tempioMariano del Principio di Torre del Greco si vol-le ricreare un fatto simile alle atmosfere dei luo-ghi miracolosi succitati, ricordando che:

“La sera dopo la tremenda eruzione del 1794 ifrati del Monastero degli Zoccolanti eranoaffacciati per osservare uno strano fenomeno.Dalla nera lava ormai solidificata ma ancora tie-pida, salivano verso l’alto delle fiammelle. Du-ravano pochi minuti e poi svanivano. Fuochi fa-tui? I frati del Convento non se lo spiegavano.Dopo circa una settimana Fra’Mariano osservòche una di queste fiammelle appariva più alta einsistente, turbinando sul luogo dove era statasepolta la Chiesa del Principio. Proprio in quelpunto qualche giorno dopo una pastorella pas-sando per caso tra le rocce laviche con il greg-ge, notò dell’acqua che sgorgava spontanea eproprio nel luogo delle fiammelle le apparve laVergine Maria”.

Intorno a questa storia, che fa parte del tra-mandato letterario (vedi Mons. Liguori e

Salvator Noto), agli inizi del 1800 si accentròl’attenzione dei torresi, che per volontà del BeatoVincenzo Romano, vollero scavare il lungo tun-nel nella lava, che poi portò alla scoperta delvero miracolo: Tutta la Chiesa era stata divorata

dalle fiamme del 1794, ad eccezione del-l’edicola della Madonna.

A memoria dei fatti, fu posta nella cap-pella laterale dell’odierna Chiesa un qua-dro che ricorda l’accaduto.

Storia narrata? Storia vera? Fede e sto-ria? Fate voi, …io ci credo.

Voglio ancora trattenervi un po’ su unaltro aspetto, questa volta storico e archeo-logico.

A Torre del Greco dove la lava del Ve-suvio ha fatto da padrona, soggiogando,a volte, anche il carattere della gente, ab-biamo poche testimonianzearcheologiche relative al medioevo. Or-bene se Carotenuto, Di Donna, Balzano,

Salvator Noto, Gaetano De Bottis, De Gaetano,Raimondo, Ascione, …affermano tutti che laChiesa ha origini antichissime e Loffredo ciregala anche una data, dobbiamo arguire chebene o male quest’edicola doveva essere stataedificata tra il VI secolo e il IX. Si potrebbepensare diversamente, ma credetemi, la pletorabibliografica in tal senso è sovrabbondante. Maitroppa, per intenderci, ma tutta di buona pen-na.

Oggi noi entriamo nella Chiesa di Santa Ma-ria del Principio, salutiamo la splendida teladell’altare maggiore dove troneggia la Verginetra Santa Candita ed il fratello Sant’Aspreno(opera di Diego Pesco del 1797) e poi con reli-gioso silenzio percorriamo la comoda scala checi conduce allo scavo ipogeo.

Qui tra il 1975 ed il 1979 scavai assieme al-l’Archeologo Sacerdote Nicola Ciavolino allaricerca delle sottofondazioni e delle testimo-nianze paleocristiane.

Ciò che colpisce immediatamente il visitato-re è la vista dell’abside della Madonna. Ci tro-viamo davanti all’antica edicola che risale al1139, con riferimento certo.

Abbiamo letto molto circa questo dipinto sulquale ritorneremo in altri spazi editoriali. Soloa mo’ di sintesi affermeremo che quanto os-serviamo in affresco, oggi, altro non è che unacomposizione temporalmente sfalsata e pocoleggibile nel disegno originario. La stessa im-magine della Vergine fu ritoccata in varie epo-

che. Le figure dei Santi e del commit-tente (forse) risalgono ai primi del ’600,mentre gli angeli in alto appartengonoad una fase precedente.

Ma cosa resta dell’affresco primiti-vo? Purtroppo assai poco.

Nei tanti anni di studio, tuttavia sonoriuscito ad individuare un’area non cen-trale dell’affresco dove è possibile co-gliere uno stile antico, quadrato e line-are, incrociato e chiesastico, solenne ecupo. Forse di quel lontano medioevotorrese sopravvivono ancora le traccenell’edicola del Principio.

Alla base dell’affresco, nascosta al-l’occhio del visitatore, quasi annerita

dal tempo e consunta dal salnitro c’è una fa-scia intonacata dove è possibile leggere lo sti-le di quell’epoca.

Da qui, dalle antiche tracce medioevali, par-tirò per il prossimo taccuino.

Dis

tribuzione Latticini Campani D.O.P.

Una vita per una passione…

una passione che dura da una vita.

Questo slogan evidenzia esattamente il modo

di operare di Almalat nella distribuzione di

prodotti alimentari.

Una passione che dura da una vita, quindi anche

competenza e serietà che durano da una vita.

Almalat si avvale di collaboratori alla vendita

cortesi ed espertissimi, per seguire da vicino la

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Santa Mariadel Principio

SCOPERTAUN’ANTICAMAPPA DELCASTELLOBARONALELe segrete, la camera delletorture, gli accessi nascosti.La Cappella dei carcerati.

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scatti d’epoca

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L’attuale nastro autostradale è pre-valentemente sormontato da grandiponti con travi in acciaio o in calce-struzzo precompresso; muri lateraliin cemento armato che saranno rive-stiti, nel migliore dei casi, con mo-destissime schegge di pietravesuviana, sempre che non si ripetaquel rivestimento modulare in pre-fabbricato cementizio a forma dimega nido d’ape che riveste le ram-pe di un cavalcavia sul tratto Torre-Ercolano.

Ma dov’è la SoprintendenzaPaesaggistica? Come è mai possi-bile che abbia approvato questotipo di progetto?

Che fine hanno fatto i bei paramentiin pietra vesuviana che caratterizza-vano anche dall’autostrada i nostriluoghi, mostrando la maestria degliscalpellini vesuviani a lavorare cosìperfettamente una pietra così diffici-le?

Inoltre cosa ha rappresentato l’am-pliamento autostradale per il nostroterritorio cittadino? La nostra viabi-lità secondaria e le aree ad essa adia-centi sono diventate monche di signi-ficato urbano e non si riesce più acomprendere il rapporto di questezone con il resto della città.

Proprio in qualche punto di incro-cio, tra la nuova e la vecchia viabili-tà, si sono verificate manchevolezzetecniche tali da non consentire unapercorrenza agevole di pulman egrossi automezzi, causando quindiingorghi altrimenti evitabilissimi.

Questa nuova autostrada poi nonsembra fornire le risposte che si at-tendevano in materia di sicurezza peril territorio, mentre appare notevol-mente impattiva nei riguardi del no-stro contesto paesaggistico.

Come può una barriera diguard-rail di acciaio da solariuscire ad integrare una stra-

da con il territorio, dalmomento che attraver-sa una città priva diuscite logistiche. Allabella sosta della Pine-ta, quella che avevamonegli anni sessanta de-dicata al nostro arti-

gianato locale (coralli e cammei), sene poteva aggiungere un’altra dedi-cata ai fiori delle nostre serre e ailavori in pietra vesuviana. Si pote-vano aggregare a queste due aree,ulteriori ingressi all’autostrada col-legandoli alla viabilità interna equindi da utilizzare in caso di ne-cessità.

Ecco, l’autostrada allargata pote-va contenere tutto questo, e diven-tare anche un veicolo per le attivitàe per la sicurezza della gente, cre-ando motivazioni che potevano in-durre i viaggiatori ad entrare in cittàe non solamente percorrere i nostri10 km. di competenza ad una velo-cità maggiore.

Aspettiamo ora di vedere non solopannelli per messaggi elettronici, maanche un po’ di decorosa pubblicitàdi tipo paesaggistico e peculiarecome se ne vede in Italia centrale,così magari qualche viaggiatore nontroppo frettoloso potrà capire che sitrova al cospetto di una delle capi-tali mondiali del corallo e della col-tivazione dei fiori. Sperando che chidi dovere non ritenga di aver già as-solto all’identificazione dell’imma-gine della città attraverso quel pan-nello esposto al centro della megarotatoria posta fuori al nuovo ingres-so della autostrada.

La nuova autostrada è una rete dilavoro. E’ una nuova occasione. Lasua realizzazione costituisce un altomomento di condivisione di ruoloattivo tra istituzioni pubbliche e pri-vate coinvolte nella politica di unservizio essenziale per la città. Conquesto sistema di condivisione diruoli tra soggetti misti si possono ri-solvere tanti problemi della nostracittà, migliorandosi sicuramentevolta per volta.

Vincenzo Sportiello

Passavo per caso per la via Madonna del Principio.Che prestigiosa strada è questa!Ogni metro di questo selciato potrebbe raccontare una storia infinita e

preziosa per la città. Qui tran-sitò il 1631 che a valle creòil mare seccato. Sempre quipassò il ramo ovest della co-lata magmatica del 1794. Apochi metri il Monastero de-gli Zoccolanti e poi giù allaripida discesa la Chiesa del-la Miracolosa IconaMariana: la Madonna delPrincipio.

Questa strada nel 1500 nonesisteva e qui passava un ser-peggiante e polveroso viot-tolo che collegava ilCapotorre alla Chiesa. Poiverso la prima metà di quel

secolo si iniziò a definire un reale tracciato stradale. Dopo il 1631 que-sta strada fu cancellata e quindi definitivamente coperta dalla lava.

Quanta storia in queste pietre.Passavo per caso per la Via Madonna del Principio. Oggi è poco illu-

minata, il selciato è sconnesso in molti punti e quella sera mi sentivotalmente solo nelle mie riflessioni peripatetiche che avrei desideratoincontrare qualcuno per poter comunicare.

Quanta storia lungo questa strada e quanto abbandono. Appena ri-schiarata dalla luce della luna una moto alla mia destra. Quanto disor-dine anche nelle cose private. Quelle che dovrebbero interessare il sin-golo. Contatori dell’acqua e rete idrica allo scoperto, senza protezioni.Cavi dell’Enel. Disordine e caos in libera espressione. Trentasette con-tatori della rete idrica esposti all’esterno del palazzo alla mercè di tuttoe di tutti. Sembra che ogni cosa viva del precario e quotidianamente diesso si nutra.

Ma dico io,…perché mi costringo a scrivere questi trafiletti ?Ma dico io,…perché volete che mi rivolti la lama nella ferita?Non potrei farmi gli affaracci miei e lasciare che le cose vadano così?Ma dico io,…ma se nessuno parla, allora è bene che la città resti nello

stato pietoso in cui la vediamo?Ma lo sapete che l’Ocse in una recente indagine fatta da fior fiori di

esperti dice che nelle scuole del Sud un 7 in pagella, vale un 4 dellastessa pagella del Nord Italia?

Cosa vuole adesso questa Ocse da noi? Dove vuole parare? Fosse chefosse che il Nord ce l’ha con noi?

La risposta penso sia semplice. Vuole dire che se nelle scuole torresisi studiasse come Dio comanda, forse,…forse qualcuno,… qualchebimbo, qualche nonno, saprebbe che l’occupazione del suolo pubblicoda secoli non è proprio una cosa ben fatta.

E qui nello specifico caso non c’è usucapione che tenga.Sapete cosa penso?Penso che quando ero bambino giocavo proprio su quelle travi di

legno, resinose e odorose. Saltavo da un piano all’altro facendo acro-bazie. A me quel gioco piaceva un sacco e mi vantavo anche delle mieprodezze. Adesso quel gioco non mi piace più. Il ricordo mi manda inbestia e mi rende anche un po’ inquieto. Non capisco infatti come maiquei tronchi li abbia visti solo io e li abbia anche fotografati.

Occupazione di suolo pubblico?Ma no! Non temete è il solito equivoco.Questa è una libera esposizione di materiali. Un museo all’aperto.

Ricettacolo di animali, insetti, orinatoio. E se qualche bimbo o qualchenonno, inciampasse vicino a quelle travi e riportasse traumi, fratture,ferite, infezioni,…?

Alla prossima.

s e g u e d a p a g i n a 1

di ANIELLO LANGELLALa patata bollente

Quando ero bambinosaltavo su quelle fascedi legno di pino…

Ordine, sicurezza erispetto delle regole

La nostraautostrada

Comizio in Piazza S. Croce 1958. Riconoscete qualcuno?

Alla bella sosta della Pineta,quella che avevamo neglianni sessanta dedicata alnostro artigianato locale

(coralli e cammei),se ne poteva aggiungereun’altra dedicata ai fiori

delle nostre serre e ai lavoriin pietra vesuviana

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di ANIELLO LANGELLA

Molti dei viaggiatori del-l’epoca intendevano lapartecipazione al

Grand Tour come ovvia opportu-nità per conoscere altre genti, al-tri paesi.

Spesso però, il contatto con laprepotente natura vulcanica delVesuvio e dei Campi Flegrei,l’inusuale lucentezza dei luoghi incontrasto con i tenui paesaggi delNord Europa, a volte risvegliava-no torpori assopiti e sconvolgeva-no gli animi dei viaggiatori ed al-lora questo Grand Tour diventa-va anche un grande viaggiointrospettivo.

La conoscenza delle persone èla base del viaggio. Lo affermò

Goethe, e Platone ancor prima.Molti al principio non condivide-vano la visione del viaggio comeconoscenza della diversità dellepersone in senso generale. Pianpiano compresero però che la co-noscenza prescindeva dal sogget-to incontrato, dal suo censo, dalruolo sociale, dalla scolarità, dalmodo di parlare o dall’esprimer-si.

Axel Munte lesse prima gli oc-chi corvini di Carmelinaa Capri e poi vide anchele terse baie ed i piniodorosi. Parlarono alsuo cuore i gesti insolitidel contadino che zap-pava la terra in cima allascala fenicia e poi gli af-fascinanti reperti delSan Michele.

A conclusione del no-stro “Viaggio nel Viag-gio”, voglio soffer-marmi su due aspetti im-portanti, su due momen-ti del viaggio che a mioavviso caratterizzavanol’intera fisicità dell’im-presa.

Alla fine Torre del Gre-co era identificata dagliattori del Grand Tour

come la città del Vesuvio, ma nonera una vera tappa, non era lameta, era una città di fascino, macomunque di transito. In questoviaggio del 1872 Ida Pfeiffer do-vendo parlare del vulcano, citavolutamente Torre del Greco.

“In piacevole compagnia del si-gnor M. e della signoraBrettschneider, partii da Resinaalle undici prima di mezzogiorno.Una piacevole strada, che s’iner-

picava tra vigne, ci con-dusse in un’ora nei pressidi una grande distesa dilava vulcanica a Torre delGreco. E’ spaventoso os-servare questi grandi cu-muli di lava torreggiantiintorno a noi nelle forme

più varie. Ogni traccia di vegeta-zione...

A mio avviso Torre, che per ilviaggiatore era il Vesuvio e spes-so le due realtà territoriali si iden-tificavano, costituiva l’ascesa.

Gli uomini del Grand Tour, quel-li che avevano chiara la meta,spesso provenivano da esperien-ze fallimentari nella vita e soven-te questo traspare dai loro scritti.

L’elemento primario strettamen-

te legato alla scalata era la luce, ilsole. Abbiamo ribadito nei prece-denti lavori questo aspetto, maconviene chiarirne alcuni dettaglinon proprio scontati. La nostraterra ed in particolare la nostracittà ospitava due (forse tre) gran-di “ospizi” di cura. Uno di questi

(e valga a solo esempio) era il Mo-nastero degli Zoccolanti. Qui siveniva a soggiornare tra le muradelle celle a mare, per patologierespiratorie e reumatiche. NelChiostro solenne e meravigliosola vita monastica, corroborata dal-la luce, dal sole e dall’aria fine epura, offriva quanto di meglio lamedicina dell’epoca poteva dare.Torre quindi nel Grand Tour eraterra salubre e unica. Tappa inter-

media, ma di grande valenza“curativa”. Scalare per curarsi eluce per guarire. Un binomio lecui valenze ancora oggi non tro-vano alternative serie.

In conclusione vorrei anche ri-cordare che la nostra città diven-ne famosa nel tempo, forse anche

grazie al Grand Tour, ma ancheper altri fatti. Avevano sentito par-lare di corallo e di cammei, di gio-ielli in tartaruga e madreperla que-gli audaci viaggiatori del passa-to. Ne avevano sentito le storie neisalotti bene di Parigi e di Londra,dove giungevano le lontane ecodi questa fiorente industria tuttatorrese.

Sempre qui, “nella terra dei li-moni” che Goethe amava edecantava, si lavoravano i cam-mei e i coralli di Torre del Grecoche le ricche donne della borghe-sia europea indossavano edeclamarne la provenienza era unvanto, oggi diremmo un brand.

F I N E

Il Grand Toural Vesuvio 3

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In contrada Cappella Bianchini al Vialedei Pini 34 c’è IL COTTAGE.Antonio Langella da circa un anno ha

recuperato un vecchio rustico di campagnaimmerso nel verde della più bella floravesuviana, un frutteto tra pini, ulivi e gine-stre, gelsomini, gerani, margherite, rosmari-no. Con la stagione mite si mangia all‘aper-to anche di sera.

La gestione è familiare, la cucina è tipicadella nostra tradizione. Dal forno delle pizzepane caldo con salame olive e formaggio,pizza di scarole, verdure grigliate.

Se capiti al momento giusto puoi trovarericci di mare per lo spaghetto, oppurechiodini e porcini del Vesuvio per latagliatella. Gnocchi di patate fatti in casa,pennette al basilico e pomodorini delpiennolo, tagliolini al sugo di coniglio. Bra-ciola e polpette al ragù con melenzane allascarpariello.

Per i fedelissimi del mare frittura di paranzao pescato fresco del golfo con insalatina del-l‘orto. Per dessert la pastiera casereccia.

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Ghiotto

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A CURA DI TOMMASO GAGLIONEl’agenda DegustandoIl Cottage

Nozze Polese - AscioneIl 6 giugno 2007 nella Cattedrale della S.S. Annunziata

di Vico Equense si sono uniti in matrimonio RaffaellaAscione e Paolo Polese. Dopo la cerimonia religiosa glisposi hanno salutato amici e invitati nei saloni e le terraz-ze a picco sul mare del Castello Giusso.

Sono già in volo per Cancun, la splendida località turi-stica messicana, dove trascorreranno la Luna di Miele,impeccabilmente organizzata dalla Giramondo Vesuviano.

Agli sposi, ai genitori Anna e Antonio Ascione e a Linae Raffaele Polese, socio della nostra Associazione La Tofa,vadano le nostre felicitazioni.

DITIRAMBOSi terrà lunedì 2 luglio alla Villa Savonarola in Portici lo spettacolo “Masaniello”liberamente tratto dal testo di Eduardo De Filippo, curato dal Gruppo diRicerca Etnica “Ditirambo” di Torre del Greco, diretto dal prof. Nicola DiLecce. Lo spettacolo è inserito nella rassegna “Estate a Portici” e verrà repli-cato anche il 15 luglio a Maddaloni nell’ambito della rassegna Calazia Festival.La rappresentazione è una nuova consacrazione del valido lavoro svolto daDi Lecce e C. ed è stato curato nei minimi dettagli. La regia è di Nicola DiLecce, le musiche di Marco Frisina, le scene di Aniello Fortunato, i costumidi Virginia e Betty Sorrentino Atelier La Venere. Due appuntamenti cui nonsi può proprio mancare.

SAGGIO AL SECONDO CIRCOLOGiugno tempo di vacanze e di saggi scolastici che suggellano un percorsoformativo e didattico trascorso dagli alunni tutti insieme. Di particolare inte-resse il saggio del 2° Circolo Didattico “Nazario Sauro” e del plesso “Giovan-ni Paolo II”, tenutosi al Teatro Corallo mercoledì 13 giugno. Un lavoro dipresentazione dell’impegno profuso nel corso dell’attività scolastica ed unmomento di riflessione sui vari laboratori, quello grafico pittorico, quellomultimediale, danza e drammatizzazione. Il “Progetto vivere il territorio”,curato dagli alunni delle classi quinte dei due plessi e i bambini fascia cinqueanni della scuola dell’infanzia “Giovanni Paolo II”, ha dato corpo alla mani-festazione di fine anno dal titolo “Incantesimo in città”, nel corso del qualeil folto pubblico presente ha potuto ammirare il lavoro presentato, realizzatodall’impegno forte dei ragazzi e dalla sapiente guida dei loro docenti. Unabrillante e commovente manifestazione che ha senz’altro colto il plauso delDirigente Scolastico Margherita Montesano, nel sottolineare gli aspetti posi-tivi ed educatici di simili manifestazioni.

CASA ROSSALa Casa Rossa 1888 da tempo impegnata a Torre del Greco non solo aproporre cucina di alta qualità, ha avviato da tempo il patrocinio di eventitesi ad elevare il livello culturale della nostra città. E’ così che il 15 giugno havisto la luce la mostra di Antonio Izzo, ospitata nei locali della neonata Gal-leria di arte contemporanea e del cenacolo culturale Casa Rossa 1888 in viaMortelle, 60. Parterre d’eccezione alla presentazione delle opere che sicontraddistinguono per la loro originalità.

ODOREDal 16 giugno al Centro d’Arte Mediterranea mostra personale dell’artistaAntonino Odore: “Segno, materia e colore” ovvero il Sogno del Domatore.La mostra sarà aperta fino al 30 giugno. Alla particolare inaugurazione hafatto ala un folto interessato pubblico, affascinato dalle emozioni che le ope-re di Odore sanno trasmettere ai visitatori. Auguri!

ALL’OMBRA DEI PINIPasquale Corsaro, noto poeta e nostro concittadino, ha edito un nuovo librodal titolo “All’ombra dei pini” per i tipi di Duemme. Il libro è stato presentatoin città lo scorso 15 giugno a cura dell’associazione culturale Torregreco.Corsaro è poeta e scrittore molto attivo, se è vero come è vero che la suaultima fatica “Il diario di una vita”, ispirato ai principi dell’amore, della terranatìa, della morte, ha riscosso successo alla 29a edizione della Fiera Interna-zionale del Libro di Torino. La raccolta di poesie è stata curata dal poetanapoletano Rossella Tempesta.

LIRICAIl Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini sarà di scena al Teatro BuonConsiglio in Leopardi lunedì 25 giugno alle ore 20,00, grazie all’attività del-l’associazione musicale “L.V. Beethoven” di Torre del Greco. Si esibirannogiovani debuttanti della provincia di Napoli e sarà presentata una versioneparticolare con l’ausilio di altri strumenti musicali oltre il pianoforte.

SAGGIO DANZA CLASSICAIl 17 giugno al Teatro Corallo quasi nel corso di una no-stop artistica, ilCentro Danza Classica di Alba Buonandi ha presentato il Saggio 2007, conuno spettacolo in due momenti (mattino e sera), che ha coinvolto tutti iballerini della scuola. Tutti e tutti bravi, anzi bravissimi, guidati dai loro istrut-tori, dagli ospiti del Centro, dagli organizzatori che hanno proposto unospettacolo di qualità, applauditissimo dal folto pubblico. Il cast artistico edorganizzativo era composto da Alba Buonandi, Armando Gargiulo, collabo-ratori, Francesco Izzo, Angela De Mayo, Brunella Scognamiglio, scenografoMassimiliano De Mayo. Lo spettacolo si è sviluppato in due atti e tre parti; ilprimo passo, divertimento dal Lago dei Cigni con tutti gli allievi; il secondopasso, neo classico “Poesia”, tecnica moderna e classico spagnolo, tango ebulerias, con Lily de Cordoba, che assieme a Pigi Vanelli e Daniele Nocera,sono stati gli ospiti del Centro; il terzo passo, gran finale, lo spettacolo piùbello del mondo, il circo in cui tutti gli allievi hanno dato prova della lorobravura e della competenza dei loro docenti. Ben selezionati le musiche daTchaikovky e Reverberi, Aguilera, Beyonce, ecc. Un saggio che ha conclusoin maniera eccellente una brillante stagione di lavoro e di didattica, che hasaputo divertire ed interessare il pubblico, dai teneri allievi più piccoli aiballerini più grandi: tutti bravi.

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21 giugno 2007 - San LuigiLa redazione del giornale formula affettuosi auguri al Ca-valiere del Lavoro Luigi D’Amato, socio della nostra As-sociazione Culturale “La Tófa”.

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Conchiglie di CIRO ADRIAN CIAVOLINO

Una splendida serata ai bordi della piscina dell’Hotel Marad, una chi-tarra, le voci degli amici Giovanna e Filippo Palumbo, il coro e l’affettodei compagni più cari, i figli Novella e Marco e la moglie che se lo cocco-lavano. Ha festeggiato così i 60 anni Enzo Palomba, proprietario dellaGiramondo Vesuviano, eclettico gran signore della nostra città. Auguri.

Arrivederci,dammi la mano e sorridi, senza piangere.Arrivederci,per una volta ancora è bello fingere.Abbiamo sfidato l’amorequasi per gioco,ed ora fingiam di lasciarcisoltanto per poco…

Calabrese - Bindi: Arrivederci - 1959

Era proprio il 1959, l’anno in cui apparve la bambolina Barbie. Quando leggevamo Una vita violenta, Pasolini,i leggeri colori di quella femminuccia di plastica che veniva dall’America litigavano con i neri di seppia delloscrittore friuliano, furlano, come dicono loro, dovremmo proprio decidere di andare al cimitero di Casarsa delleDelizie e portare un fiore ad un poeta di tutto, di scrittura o immagini. Devo ricordare a mia figlia di fermarsi,quando andando verso est passiamo da quelle parti, in quel silente paesino al riparo dei venti che scendono dallePrealpi carniche. Era proprio il 1959 quando Umberto Bindi si sdilinquiva in un arrivederci che poteva essereanche un addio, nell’aria melanconica del gruppo della scuola genovese che rinnovava la musica leggera italiana.Come i veri artisti, che nulla concedono a facili guadagni, Bindi è morto povero portandosi dietro le sue tristezzeumane, e godendo soltanto per pochi mesi del pensionato, quello previsto dalla legge Bacchelli. Non era unpolitico Bacchelli, ma un grande scrittore che stava morendo in miseria e qualcuno promosse una legge in favoredi artisti degni di questo nome.

E’ nei luoghi dei rifugi estivi, nelle croste e nelle argille della Lucania, che ritrovo sotto la casetta che mi ospita,ma guarda, in Via Torre, i nidi dai quali si affacciano le rondinelle e la rondine madre che porta cibo, insettiafferrati nell’aria tra il balcone e la chiesa di San Michele Arcangelo, fino a ieri l’unico luogo dove potevoguardare quel volo, sentirne i garriti. Ma un miracolo porta anche qui le rondini, son tornate, sugli slarghi chemenano alla stazione delle Ferrovie dello Stato. I gabbiani invece arretrano in città, alcuni sono qui davanti allaloggetta dello studio, sui lastrici della scuola elementare di Via Veneto. Non posso fraternizzare con rondini,troppo sospettose e veloci. E non posso fraternizzare coi gabbiani, con i quali ho soltanto un contratto di alimen-tazione, quando andiamo a pescare rimandiamo in acqua pesciolini sgraditi, chiamati forse per la loro apparenza,come rivestiti da una corazza bronzea striata, cavalieri toscani. Ho invece un rapporto amichevole con un gruppodi piccioni che alberga sulle cimase dell’edificio della fabbrica del ghiaccio. Ormai è un impegno. Per essere statogeneroso una sola volta dando a quelli qualche briciola di pane, ora ogni mattina, appena apro il balcone, corronoverso di me. Prima uno, il più attento, forse la vedetta del gruppo, che ha le zampe rattrappite e chiuse da artritedeformante. Ce n’è anche uno albino, impettito e regale, portamento maestoso, poi tanti altri. Non posso deluder-li più. Fra loro bisticciano qualche volta, ci sono dei prepotenti. Altri, più teneri, s’attardano dopo il pasto,sperando in una seconda portata. Si può essere un poco santi franceschi anche soltanto con i piccioni, non importase non lo si possa essere con le rondini o i gabbiani o con altri uccelli, passeri, cardellini o pettirossi.

Quando si decise di andare al cinema io e Loanna scegliemmo Centochiodi di Ermanno Olmi. Meglio dire:siamo andati al cinema per vedere il film di Olmi. Del quale avevamo letto qualcosa, e sapendo di Olmi, ungrande poeta delle immagini e dei sentimenti. Nella sala al Cinema Corallo oltre a noi due, potemmo contaresoltanto due persone, erano due professoresse, che abbiamo salutato. Destino delle grandi opere, destino di unodei film più belli nella storia del nostro cinema, anche se nella costruzione ci è parso di intravedere riferimenti,come la fotografia di Cartier-Bresson, o la pittura, che so, da Caravaggio a Silvestro Lega ed anche questa ècultura vera, non scopiazzature come ci tocca di trovare sotto gli occhi, squallide copielle da maestri dei quali cisi professa allievi senza esserlo stati mai. Sulle acque del Po passa un battello con un pavese di luci come passavail Rex di Fellini in Amarcord e nella scena del ballo l’incantamento di una fisarmonica accompagna una ragazzache canta Non ti scordar di me su un’aia che potremmo trovare nei luoghi giovanili di Pasolini, la cena con icontadini ha disegno con prospettiva nuova, se giri il lungo tavolo potrebbe essere il Cenacolo di Andrea delCastagno. Questa è la città che in un orario possibile accoglie soltanto quattro spettatori per un’opera d’arte.Questa è una città dove davanti a una vetrina piena di telefonini si accalcano decine di persone, e altre soprag-giungono, una vetrina davanti alla quale c’è un flusso e riflusso continuo, spesso mi domando se non sia stataesposta la Gioconda. Questa è proprio una città per film Natale a… eccetera, questa è una città che anche a quelliche si dichiarano artisti o si autodefiniscono maestri non si può chiedere neanche quale è l’ultimo libro che hannoletto, tanto non ne hanno letto nessuno, ai quali potremmo consigliare se non proprio le letture nostre almeno unagrammatica. E’ questa una città che ha la faccia delle facce dei voti che esprime alle elezioni, è una città dibrutture indistruttibili, che solo il Vesuvio può seppellire triturare affossare squagliare, è una città di paccotti, dipatacche e di falsari, falsari di politica, falsari di arte, falsari di immaginazione, falsari di imprenditoria, organiz-zatori di scartiloffi che passano per eventi culturali, falsari di commissioni occupate manu militari di cui non sonocompetenti per favorire raccomandati incompetenti. Questa è una città da centochiodi come nel film di Olmi.Questa è una città di munnezza firmata. Potrei continuare e citare ma oggi è Sant’Antonio, l’onomastico delsignor Abbagnano, dobbiamo essere più buoni.

Ieri sera lo abbiamo trascinato al tavolinodi un bar, gli ho estorto tre pasticcini di pastadi mandorla e un mezzo Martini dry. Erava-mo come i quattro amici al bar, per ricordareancora i genovesi e Paoli. Forse non quattro,come quelli di una sua canzone, qualcuno inpiù, c’erano Carlo Boccia, Vincenzo Speran-za, Raimondo Gemma, Mario Vocca. Man-cava l’immarcescibile Peppe D’Urzo. Go-dendo di una passeggiata, di quelle che cilusingano nelle prime sere estive, abbiamoincontrato Vittorio Di Grazia col suo nego-zio ambulante di spassatiempi, una tappa delsuo viaggio dalla villa comunale verso casa,aiutato dalla moglie. Raimondo Gemma ave-va la macchina fotografica e ci ha ritratti in-torno alla bancarella, quell’altare della mise-ricordia della terra nostra e delle terre d’ol-tremare. Mentre alcuni di nostra conoscenza si affannano a farsi fotografare accanto al candidato, o al cantantielloneomelodico o alla aspirante velina, noi preferiamo la bancarella di Vittorio. E’ questa una delle ultime figurepopolari che scompariranno, nella stanchezza dei loro definitivi ritiri senili.

E ci ritiriamo anche noi. Arrivederci.

Coccoe lupinicchi vò?

Ar r i v e d e r c i

Lista PLI Anni ’60 lista d’epoca

Le e-mail vanno indirizzate a [email protected] le lettere a: Redazione “la tófa” via Cimaglia 23/E Torre del Greco

Lettere a la tófa

Egregio direttore,mi meraviglio che proprio la Tofa, così at-

tenta alla valorizzazione del patrimonio sto-rico artistico torrese, abbia finora trascuratodi occuparsi della Cappella della Madonnadel Grattino, insigne monumento dalle pu-rissime linee seicentesche che sorge tra viaDe Guevara e via Sedivola.

Da secoli gli automobilisti la invocano così:

Oh Madonna del GrattinoIo ti chiedo un piacerinodi trovare un posticinosenza pagare il parcheggino

lettera firmata

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with compliments...

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