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- 66 LA STORIA Il De bello civili Contenuto, temi e stile L'opera narra la guerra tra Cesare e Pompeo in tre libri: i primi due raccontano gli eventi del 49 a.c., l'ultimo quelli del 48. Il terzo libro si interrompe piuttosto brusca- mente, lasciando incompiuto il racconto della guerra di Alessandria (autunno del 48): per questo alcuni ritengono che l'opera sia stata intrapresa da Cesare qualche tempo dopo la conclusione del conflitto e che sia stata pubblicata postuma. Sembra tuttavia più probabile, anche per il tono di polemica ben viva e accesa che percorre il De bello civili, che esso sia stato scritto «a caldo», a breve distanza temporale dalle operazioni: generalmente si ritiene che sia stato pubblicato dall'autore nel 46. Il primo libro si apre con la seduta del senato del 1 a gennaio 49: in un clima di ten- sione, viene ignorata la proposta di Cesare (riferita da Curione) di un congedo contem- poraneo degli eserciti da parte sua e di Pompeo, in vista di un accordo pacifico tra le parti. Il senato aveva già respinto la richiesta di Cesare di candidarsi in absentia al con- solato per l'anno 48 e di prolungare il proprio imperium proconsolare in Gallia per tut- to l'anno 49: Cesare voleva infatti evitare di deporre il comando dell'esercito e di tor- nare a Roma come privato cittadino per presentare la sua candidatura; solo se fosse rientrato in città rivestendo già un incarico pubblico sarebbe stato al riparo da procedi- menti giudiziari che i suoi nemici potevano intentare contro di lui. La maggior parte dei senatori in questo momento è favorevole a Pompeo, dalla cui ascesa spera di otte- nere vantaggi personali, soddisfazione per le proprie ambizioni politiche e per la pro- pria avidità di ricchezze. Dopo una serie di sedute tempestose, in cui gli avversari di Cesare danno prova di violenta arroganza e di ostinato rifiuto di ogni ipotesi di pacifi- cazione, il 7 gennaio viene emanato il senatus consultum ultimum: a Cesare viene inti-, mato di deporre il comando dell' esercito, o sarà dichiarato nemico della patria. I due tribuni della plebe di parte cesariana fuggono da Roma e si recano da Cesare a Raven- na. Raggiunta Rimini, il 10 gennaio Cesare passa il Rubicone alla test3.delle legioni e invade il territorio italico. Durante la marcia verso sud, molti municipi gli si consegna- no spontaneamente; esemplare è la presa pacifica di Corfinio. A Roma si diffonde il pa- nico. Pompeo fugge con le truppe a Brindisi; Cesare tenta di raggiungerlo, ma non rie- sce a impedire che egli si imbarchi per l'Epiro. In mancanza di una flotta adeguata per inseguirlo, Cesare invia truppe in Sardegna, Sicilia e Africa e parte per la Spagna, dove operano i legati pompeiani Afranio, Petreio e Varrone. Durante la marcia incontra la resistenza della città di Marsiglia e lascia ad assediarla il suo luogotenente Trebonio. Giunto in Spagna, dopo una prima battaglia a Ilerda, Cesare insegue i pompeiani in marcia verso l'Ebro; evita più volte di proposito lo scontro aperto, per non spargere inutilmente sangue di concittadini, e cerca piuttosto di impedire loro i rifornimenti. La tattica scelta risulta vincente: costretto a ripiegare verso Ilerda, Afranio infine si arren- de. Con un atto di clemenza, Cesare si limita a chiedere lo scioglimento dell' esercito pompeiana e l'allontanamento dei soldati dalla provincia. Il secondo libro narra gli svi- luppi dell' assedio di Marsiglia, costretta infine alla resa, e la capitolazione di Varrone nella Spagna Ulteriore. La seconda parte è dedicata alla sfortunata campagna del legato cesariano Curione in Africa, che si conclude con una terribile sconfitta: dopo averri- portato alcuni successi contro Varo e aver posto l'assedio a Utica, Curione attacca av-

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66 LA STORIA

IlDe bello civili

Contenuto, temi e stile

L'opera narra la guerra tra Cesare e Pompeo in tre libri: i primi due raccontano glieventi del 49 a.c., l'ultimo quelli del 48. Il terzo libro si interrompe piuttosto brusca-mente, lasciando incompiuto il racconto della guerra di Alessandria (autunno del 48):per questo alcuni ritengono che l'opera sia stata intrapresa da Cesare qualche tempodopo la conclusione del conflitto e che sia stata pubblicata postuma. Sembra tuttaviapiù probabile, anche per il tono di polemica ben viva e accesa che percorre il De bellocivili, che esso sia stato scritto «a caldo», a breve distanza temporale dalle operazioni:generalmente si ritiene che sia stato pubblicato dall'autore nel 46.

Il primo libro si apre con la seduta del senato del 1a gennaio 49: in un clima di ten-sione, viene ignorata la proposta di Cesare (riferita da Curione) di un congedo contem-poraneo degli eserciti da parte sua e di Pompeo, in vista di un accordo pacifico tra leparti. Il senato aveva già respinto la richiesta di Cesare di candidarsi in absentia al con-solato per l'anno 48 e di prolungare il proprio imperium proconsolare in Gallia per tut-to l'anno 49: Cesare voleva infatti evitare di deporre il comando dell'esercito e di tor-nare a Roma come privato cittadino per presentare la sua candidatura; solo se fosserientrato in città rivestendo già un incarico pubblico sarebbe stato al riparo da procedi-menti giudiziari che i suoi nemici potevano intentare contro di lui. La maggior partedei senatori in questo momento è favorevole a Pompeo, dalla cui ascesa spera di otte-nere vantaggi personali, soddisfazione per le proprie ambizioni politiche e per la pro-pria avidità di ricchezze. Dopo una serie di sedute tempestose, in cui gli avversari diCesare danno prova di violenta arroganza e di ostinato rifiuto di ogni ipotesi di pacifi-cazione, il 7 gennaio viene emanato il senatus consultum ultimum: a Cesare viene inti-,mato di deporre il comando dell' esercito, o sarà dichiarato nemico della patria. I duetribuni della plebe di parte cesariana fuggono da Roma e si recano da Cesare a Raven-na. Raggiunta Rimini, il 10 gennaio Cesare passa il Rubicone alla test3.delle legioni einvade il territorio italico. Durante la marcia verso sud, molti municipi gli si consegna-no spontaneamente; esemplare è la presa pacifica di Corfinio. A Roma si diffonde il pa-nico. Pompeo fugge con le truppe a Brindisi; Cesare tenta di raggiungerlo, ma non rie-sce a impedire che egli si imbarchi per l'Epiro. In mancanza di una flotta adeguata perinseguirlo, Cesare invia truppe in Sardegna, Sicilia e Africa e parte per la Spagna, doveoperano i legati pompeiani Afranio, Petreio e Varrone. Durante la marcia incontra laresistenza della città di Marsiglia e lascia ad assediarla il suo luogotenente Trebonio.Giunto in Spagna, dopo una prima battaglia a Ilerda, Cesare insegue i pompeiani inmarcia verso l'Ebro; evita più volte di proposito lo scontro aperto, per non spargereinutilmente sangue di concittadini, e cerca piuttosto di impedire loro i rifornimenti. Latattica scelta risulta vincente: costretto a ripiegare verso Ilerda, Afranio infine si arren-de. Con un atto di clemenza, Cesare si limita a chiedere lo scioglimento dell' esercitopompeiana e l'allontanamento dei soldati dalla provincia. Il secondo libro narra gli svi-luppi dell' assedio di Marsiglia, costretta infine alla resa, e la capitolazione di Varronenella Spagna Ulteriore. La seconda parte è dedicata alla sfortunata campagna del legatocesariano Curione in Africa, che si conclude con una terribile sconfitta: dopo averri-portato alcuni successi contro Varo e aver posto l'assedio a Utica, Curione attacca av-

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ventatamente le forze di Giuba, re di Numidia, alleato dei pompeiani. L'esercito è mas-sacrato e lo stesso Curione muore in battaglia. Il terzo libro inizia col resoconto dellabreve permanenza di Cesare a Roma: qui egli prende provvedimenti di carattere mode-rato per risolvere la questione dei debitori insolventi. Partito quindi per Brindisi, si im-barca per l'Epiro con sette legioni (siamo all'inizio del 48); più tardi Antonio lo rag-giungerà con le altre cinque. Dopo un lungo ristagno delle operazioni, il fallimento diulteriori tentativi di pacificazione da parte di Cesare e alcuni scontri inconcludenti, ipODfpeiani ottengono un successo parziale a Durazzo e si convincono sconsiderata-mente di avere in mano la vittoria. Cesare si allontana dalla costa e raggiunge la Tessa-glia; Pompeo lo insegue, unisce il suo esercito con quello di Scipione e, nella certezzadel successo imminente, promette a tutti bottino e premi, mentre i suoi legati immagi-nano di spartirsi cariche pubbliche e beni dei vincitori. Lo scontro decisivo avvienenell'agosto del 48 a Farsàlo: l'esercito pompei ano è messo in rotta. Pompeo fugge inEgitto, dove viene ucciso dai sicari del re Tolomeo. Accolta la resa dei pompeiani, Ce-sare raggiunge l'Egitto e apprende la fine del rivale. Ad Alessandria egli interviene nellacontesa tra Tolomeo e Cleopatra per la successione al trono. Il libro si chiude conl'at-tacco delle truppe di Tolomeo alla città.

Nei commentarii sulla guerra civile le istanze apologetiche e propagandistiche sonomolto più vivaci e pressanti che nel De bello Gallico: Cesare deve dimostrare all' opinio-ne pubblica di aver tentato fino all'ultimo ogni sforzo possibile per evitare un traumacome la guerra tra concittadini ..Egli si presenta in primo luogo come scrupoloso osser-vatore della legalità: rivendicando il carattere legittimo e regolare delle sue richieste alsenato, egli contesta gli abusi commessi dai suoi avversari per impedirgli con cavilli giu-ridici di candidarsi al consolato. Le mosse dei suoi nemici sono contraddistinte da un'a-perta violazione della legalità: il senato è alle dirette dipendenze di Pompeo e decide sot-to la minaccia del suo esercito, accampato poco fuori di Roma; ai tribuni di parte cesa-riana viene di fatto impedito di esercitare il diritto di veto; contrp Cesare viene emanatoil senatus consultum ultimum, un provvedimento di estrema gravità adottato in passatosolo in situazioni di effettivo pericolo per lo Stato. Mentre i pompeiani, avidi di potere,sono inclini per interesse allo scontro armato, Cesare ribadisce per tutto il corso dell' o-pera la propria ostinata volontà di pace e ricorda le innumerevoli proposte di accordoinvano offerte alla parte avversa, fino alla vigilia dello scontro definitivo.

Il De bello civili è tutto percorso da una vena polemica e da una satira misurata magraffiante della vecchia classe dirigente, descritta come inetta e meschina, avida e corrot-ta. Senza riguardo all'interesse generale dello Stato, con lo scontro armato i rappresen-tanti dell' ordine senatorio sperano di rimediare ai propri guai giudizi ari o ai propri dis-sesti patrimoniali e di accedere con facilità a posizioni di potere. L'ideale della libertà re-pubblicana che pretendono di difendere è per loro poco più di un nome. Nella condottadella guerra, la crudeltà gratuita ripetutamente esercitata dai capi pompeiani contro sol-dati di Cesare catturati o sconfitti si contrappone alla clemenza costantemente dimostra-ta da Cesare verso i nemici: lenitas (<<mitezza») e misericordia ispirano gli atti bellici delvincitore delle Gallie, così come saranno i princìpi ispiratori della sua azione politica,una volta ristabilita la pace. Di fronte a un piccolo successo militare come quello di Du-razzo, i capi pompeiani perdono ogni senso della misura e ogni capacità di analisi razio-nale della situazione; sicuri della vittoria, non si preoccupano del modo di condurre laguerra, ma di come sfruttare a proprio vantaggio un successo dato per certo. La descri-zione del loro comportamento alla vigilia della battaglia di Farsàlo è un brano memora-bile: in un indecoroso accapigliarsi, tutti cercano di spartirsi le magistrature, dispongonole assegnazioni del consolato per gli anni a venire, litigano con pesanti insulti conten-dendosi una stessa carica o si preparano a compilare liste di proscrizione.

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Attraverso la narrazione della guerra, Cesare fa opera di propaganda e prepara ilterreno alla sua futura azione politica. Con ogni cura, egli cerca di presentarsi non co-me un sovversivo e un rivoluzionario, ma come un moderato, garante dell'ordine e del-la stabilità. A questo scopo mira, per esempio, il racconto del fallito tentativo di annul-lamento dei debiti promosso a Roma da Marco Celio Rufo; a quella soluzione radicale,che aveva messo in allarme i ceti possidenti, si contrappone il provvedimento cauto emoderato adottato da Cesare stesso. Già forte dell'appoggio popolare, con la sua operaCesare si preoccupa di rassicurare i 'benpensanti', i rappresentanti dei ceti medi, in vi-sta del suo programma di riforme e di riorganizzazione delle strutture dello Stato.

Il trauma del conflitto fratricida, l'urgenza dei motivi apologetici (che fanno appelloai posteri ancor più che ai contemporanei), la vena satirica nei confronti degli avversaridanno al De bello civili un andamento più mosso, una maggiore varietà di toni e unapiù frequente coloritura drammatica rispetto all' opera sulla guerra gallica. Elementopoco frequente nella narrazione, ma proprio per questo motivato e rilevante, sono an-che qui i discorsi diretti: inseriti in momenti di particolare tensione del racconto, essicaratterizzano efficacemente una personalità e il suo modo di reagire a una situazionecruciale. Tra gli altri spiccano i discorsi tenuti da Pompeo e da Labieno di fronte ai sol-dati prima della battaglia di Farsàlo. Pompeo, di cui Cesare ha sempre implicitamentemesso in luce la vanità e la debolezza di carattere, dà un' estrema prova di inettitudine,ribadendo la sua tronfia sicurezza di poter vincere senza rischio. Più odiosa risulta lafigura di Labieno, ex legato diçesare passato al nemico: egli dimostra un aperto sprez-zo verso l'esercito cesariano,che non sarebbe più all'altezza dei successi ottenuti inGallia, perché provato dalle lunghe campagne di guerra e decimato dalle epidemiescoppiate a Brindisi durante l'autunno. Con la sconsiderata arroganza di queste parole,i capi avversari firmano da soli la propria condanna.

I continuatori dell'opera di Cesare

Il corpus Caesarianum comprende, oltre ai due commentarii autentici, alcune operedi contorno composte da ufficiali dell' esercito di Cesare: come il luogotenente Aulo Ir-zio (probabilmente: ma vedi l'introduzione al De bello Gallico; ---t p. 6) aggiunse un ot-tavo libro al De bello Gallico, così gli ulteriori sviluppi della guerra civile vennero nar-rati in tre diversi commentarii. Il racconto della guerra scoppiata ad Alessandria per lacontesa dinastica fra Tolomeo e Cleopatra era stato lasciato interrotto da Cesare alla fi-ne del terzo libro del De bello civili. Esso fu ripreso e completato in un commentariointitolato Bellum Alexandrinum, pervenutoci senza il nome dell'autore, ma che fuscritto molto probabilmente dallo stesso Irzio cui si deve l'VIII libro del De bello Gal-lico (lo fanno pensare le affinità linguistico-stilistiche e di tecnica narrativa tra le dueopere); l'imitazione dello stile limpido e conciso di Cesare giunge qui a un risultatomodesto. Altri ufficiali di Cesare, forse di rango non elevato, composero due commen-tarii di fattura più rozza, che completano il racconto della guerra civile: il Bellum Afri-cum narra la campagna di guerra in Africa fino alla battaglia di Tapso del 46, ed è scrit-to in uno stile dai tratti arcaizzanti; il Bellum Hispaniense ha per oggetto la guerra inSpagna fino alla vittoria di Munda nel 45, e mostra un curioso impasto linguistico incui un fondo popolare si mescola a vezzi letterari, in una struttura narrativa non benarmOlllzzata.

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Cesare ••Il De bello civili

De bello civili 1,1

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[l De bello civili si apre, senza alcun proemio,

con il resoconto sulla seduta del senato dellogennaio 49. La lettera scritta da Cesare a Raven-na il 26 dicem~re, portata a Roma da Curione,nonostante una forte opposizione viene letta dalsuo latore, che non riesce però a imporla alla di-scussione dell'assemblea. In quella missiva Cesa-re chiedeva che Pompeo abbandonasse il coman-do del proprio esercito, assegnatogli per il gover-no della Spagna, come lui stesso avrebbe conge-

dato l'esercito vincitore in Gallia: in tal modo lasituazione politica sarebbe potuta rientrare nellalegalità e il senato avrebbe potuto prendere deci-sioni in libertà e sicurezza. Ignorate tali richieste,il console Lentulo e il suocero di Pompeo, Scipia-ne, portavoce del generale accampato fuori diRoma con l'esercito, con modi intimidatori e mi-nacce inducono i senatori a negare a Cesare ognifavore e a non alienarsi l'appoggio di Pompeo,presentato come difensore dell'ordine costituito.

[1] Litteris C. Caesaris consulibus redditis aegre ab his impetratum est summa tribunorum ple-bis contentione, ut in senatu recitarentur; ut vero ex litteris ad senatum referretur, impetrari nonpotuit. [2] Referunt consules de re publica. L. Lentulus consul senatu rei<que> publicae se nondefuturum pollicetur, si audacter ac fortiter sententias dicere velint; [3] sin Caesarem respiciant

1 Litteris ... non potuit: un inizio decisamente inmedias reso L'ablativo assoluto in apertura dell'opera,col suo piglio stringato e asciutto, imprime un movi-mento veloce e serrato alla narrazione, che segue conritmo incalzante il precipitare degli eventi. I due pe-riodi iniziali, messi in rapporto avversativo da vero,sono ordinati in chiasmo (impetratum est ... ut ... ; ut... impetrari non potuit). La struttura chiastica e la re-lazione avversativa si ripetono ai parr. 2-3 e al par. 4 indue coppie di periodi ipotetici inserite rispettivamentenel discorso di Lentulo e in quello di Scipione: in ognicoppia le due protasi, legate esplicitamente o implici-tamente da un rapporto avversativo (parr. 2-3: si ...sin; par. 4 si ... ; si [= si vero J), occupano le due posi-zioni centrali rispetto all' apodosi, collocate alle estre-mità secondo lo schema chiastico a-b/b-a. La ripeti-zione di una stessa struttura dà al periodare di questoprimo capitolo un ritmo peculiare: conferisce un tonofermo e perentorio sia alla constatazione amara delnarratore (par. 1) sia alle alternative secche poste conarroganza da Lentulo e da Scipione (parr. 2-3; par. 4).litteris ... redditis, «Dopo che la lettera di Gaio Ce-sare fu consegnata ai consoli»; ablativo assoluto. Iconsoli erano Lucio Lentulo Crure (di cui si parla po-co sotto) e Gaio Claudio Marcello. aegre ... recita-rentur, «a stento si ottenne da essi, grazie all'estremosforzo dei tribuni della plebe, che fosse letta in sena-to». Recitare, che indica il «leggere ad alta voce», è ter-mine tecnico per la pubblica lettura di documenti; ilsoggetto sottinteso di recitarentur si ricava dal prece-dente litteris. La lettera era stata letta dallo stesso GaioScribonio Curione; tribuno della plebe nel 50, egli erapassato alla causa di Cesare forse per denaro; nell'esta-te di questo stesso anno, il 49, condurrà una sfortunatacampagna in Africa (narrata nel II libro) e morirà nella

battaglia presso il fiume Bagrada. Ut introduce unacompletiva retta dal verbo di «ottenere». L'ablativostrumentale summa contentione, rafforzando il sensodell'avverbio aegre, esprime con enfasi la strenua op-posizione dei nemici di Cesare alle sue richieste. ut ...non potuit, «invece non si poté ottenere che, sulla ba-se delle proposte in essa contenute, venisse tenuta unadiscussione in senato»; referre è termine tecnico per larelazione e la discussione di una proposta in senato.

2 Referunt ... velint: Referunt ... de re publica,«I consoli riferiscono sulla situazione dello Stato». L.Lentulus: Lucio Cornelio Lentulo Cr1\.re, già accusa-tore del tribuno di parte cesariana Clodio nel proces-so del 61 a.c., combatterà nell'esercito pompeiano aFarsàlo e sarà fatto uccidere da Tolomeo; secondoCesare (vedi 4,2) aspirava alla dittatura. senatu ... ve-lint, «promette che non verrà meno al senato e allarepubblica, qualora essi vogliano prendere una deci-sione con coraggio ed energia». Con defuturum è sot-tinteso esse; desum si costruisce col dativo. La propo-sizione oggettiva retta da pollicetur è apodosi di unperiodo ipotetico della possibilità, di cui si ... velint èla protasi. Attraverso gli avverbi audacter e fortiter,con cui Lentulo invita a un'azione «coraggiosa», Ce-sare fa sentire piuttosto il carattere violento di quel-l'azione, che egli considera un'aperta infrazione dellalegalità a suo danno. Soggetto sottinteso di velint so-no i senatori.

3 sin ... receptum: sin ... sequantur, «qualorainvece abbiano riguardo di Cesare e cerchino di atti-rarsene il favore»; protasi (con una coordinata) di unnuovo periodo ipotetico della possibilità, la cui apo-dosi (con una coordinata: se ... capturum neque ob-

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70 LA STORIA

atque eius gratiam sequantur, ut superioribus fecerint temporibus, se sibi consilium capturumneque senatus auctoritati obtemperaturum; habere se quoque ad Caesaris gratiam atque amici-tiam receptum. [4] In eandem sententiam loquitur Scipio: Pompeio esse in animo rei publicaenon deesse, si senatus sequatur; si cunctetur atque agat lenius, nequiquam eius auxilium, si po-stea velit, senatum imploraturum.

temperaturum) è espressa con l'accusativo e l'infinitoperché qui ha indio il discorso indiretto. Questonuovo periodo ipotetico forma con quello del par. 2una struttura chiastica (apodosi-protasi; protasi-apo-dosi). Respicio sviluppa, dal significato di «guardare»,quello di «considerare, tenere in considerazione, ave-re riguardo pep>. ut 0.0 temporibus: la proposizionecomparativa introdotta da ut ha il congiuntivo per-ché inserita nel discorso indiretto. L'ablativo è ditempo. se ... obtemperaturum, dui provvederà a sestesso e non osserverà l'autorità del senato». habere... receptum, «anch'egli può essere accolto nel favo-re e nell'amicizia di Cesare». Lentulo cerca di mette-re in allarme la nobilitas senatoria minacciando dipassare dalla parte di Cesare (tale possibilità è con-fermata da una lettera scritta da Cicerone ad Atticopochi mesi prima).

•• 4 In eandem ... imploraturum: In ~~anderfi.·.. o

Scipio, «Il medesimo parere è esposto da Scipione(lett.: Per il medesimo parere si pronuncia nel suo di-scorso Scipione)>>.Quinto Cecilio Metello Pio Scipio-ne, console nel 52, era il suocero di Pompeo, che ave-va sposato in seconde nozze sua figlia Calpurnia (ve-

Rilievo con scena di battaglia. Isernia, Museo.

dova di Crasso). Morirà in seguito alla battaglia di Ta-pso, durante un tentativo di fuga dall' Africa verso laSpagna. Pompeio ... sequatur, «Pompeo ha intenzio-ne di non venir meno alla repubblica, qualora il sena-to lo assecondi». Periodo ipotetico del primo o delsecondo tipo, inserito nel discorso indiretto; soggettodi esse in animo (mihi in animo est = «ho intenzionedi») è l'infinito non deesse. Scipione si fa portavoce diPompeo, assente da Roma: egli lo presenta abilmentecome desideroso di rispettare la costituzione delloStato repubblicano, a patto che il senato stesso tengaun comportamento non arrendevole verso Cesare. sicunctetur ... imploraturum, «qualora [invece] esiti ela sua azione sia troppo debole, invano, se in seguitolo volesse, il senato implorerà il suo aiuto». Il nuovoperiodo ipotetico è disposto chiasticamente rispetto alprecedente (qui la protasi precede). Nell'apodosi l'in-finito futuro è ellittico di esse. Lenius è avverbio algrado comparativo (assoluto); esso si contrappone aaudacter ac fortiter del par. 2; lenis e lenitas sono ter-mini-chiave nel De bello civili, dove caratterizzano lamoderazione della parte migliore della nobilitas (vedi2,2,1 e nota) e l'atteggiamento di mitezza e di clemen-za assunto da Cesare stesso verso gli avversari.

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Cesare. Il De bello civili

De bello civili 1,2

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[1] Haec Scipionis oratio, quod senatus in urbe habebatur Pompeiusque aderat, ex ipsius orePompei mitti videbatur. [2] Dixerat aliquis leniorem sententiam, ut primo M. Marcellus, ingres-sus in eam orationem, non oportere ante deea re ad senatum referri, quam dilectus tota Italia ha-biti et exercitus conscripti essent, quo praesidio tuto et libere scnatus, quae vcllet, decernerc au-deret; [3] ut M. Calidius, qui censebat ut Pompeius in suas provincias proficisceretur, ne quae es-

Cesare rappresenta con efficacia drammaticail clima di violenta pressione, di intimida-

zione e di minacce in cui si svolge la discussionein senato. La presenza di Pompeo con l'esercitonelle vicinanze d{ Roma, l'estremismo del conso-le Lentulo e l'influenza degli avversari di Cesarecondizionano pesantemente le decisioni dei sena-tori. In contrasto con questo quadro generale,Cesare annota con scrupolo i pareri espressi piùliberamente da una serie di oratori moderati: essipropongono o di procedere prima di tutto all'ar-ruolamento, perché il senato possa prendere deci-sioni indipendenti con la sicurezza di un presidio

1 Raec ... videbatur: quod ... aderat, «poiché laseduta del senato si teneva a Roma e Pompeo era nellevicinanze». Contrariamente alla prassi consueta, se-condo cui la prima seduta annuale aveva luogo neltempio di Giove sul Campidoglio, il senato è ora riu-nito nella curia. Pompeo, al comando dell'esercito as-segnatogli in quanto proeonsole nelle province spa-gnole, non poteva entrare in Roma: doveva mantcner-si al di fuori del pomerium, lo spazio sacro e inviola-bile intorno alle mura della città, oltre il quale non erapossibile portare le armi. ex ipsius ore ... videbatur,«sembrava venire dalla bocca di Pompeo stesso»; vi-deor è costruito personalmente.

2 Dixerat ... auderet: leniorem sententiam, «unparere più moderato». A questa espressione si con-trappongono, al par. 8, Dicuntur sententiae graves e utquisque acerbissime crudelissimeque dixit. La sequen-za ut primo M. Marcellus ... ut M. Calidius (par. 3) ...ut M. Rufus (par. 3) prolunga notevolmente il periodo,rilevandolo con l'effetto martellante del triplice ut:Cesare vuole così insistere sulla presenza in senato diposizioni moderate c ragionevoli, lungimiranti, cheavrebbero potuto evitare la guerra civile, se non aves-sero incontrato la violenta opposizione dei pompeianipiù accesi. L'aggettivo lenis ha un uso pregnante nelDe bello civili: esso connota la moderazione (lenitas)che contraddistingue la condotta politica di Cesare(vedi 1,5,5: suis lenissimis postulatis, --7 p. 78; vedi an-che 1,1,4, con relativa nota) c il suo atteggiamento di

armato; oppure di far partire Pompeo per la pro-vincia, eliminando così la presenza delle legioniche Cesare sente come una minaccia contro di sé.Nonostante queste proposte ragionevoli, che mi-rano ad allentare la tensione e a ristabilire unclima propizio a deliberazioni serene, prevale lalinea aspramente anticesariana. Indotti dalle mi-nacce, i più aderiscono alla proposta di Scipione:a Cesare viene intimato di congedare l'esercitoentro il 1o luglio del 49; se non lo farà, sarà con-siderato nemico dello Stato. A nulla vale il vetoopposto dai due tribuni della plebe di parte cesa-nana.

clemenza verso gli avversari (vedi 3,98,2: pauca apudeos de lenitate sua locutus, --7 p. 99; vedi anche 1,74,7:magnumque fructum suae pristinae lenitatis omniumiudicio Caesar ferebat, --7 p. 87). M. Marcellus: MarcoClaudio Marcello, console nel 51 (e fratello del conso-le del 49), di parte pompeiana. Dopo la sconfitta diPompeo si ritirerà a Mitilene, nell'isola di Lesbo; insuo favore Cicerone pronuncerà nel 46.un'orazionedel ciclo «cesariano», la Pro Marco Mafcello, ottenen-do per lui il perdono del dittatore; durante il ritornoegli verrà ucciso in circostanze oscure. ingressus .. ,essent, «avendo cominciato a dire che non bisognavaproporre quella questione alla discussione del senatoprima che si fosse tenuta la leva in tutta Italia e chefossero arruolati gli eserciti»; ingressus è participiocongiunto, eam orationem è spiegato dall'infinitivache segue (eam ha valore prolettico). Referri è infinitopassivo impersonale. Ante va legato al successivoquam, che introduce una temporale. quo ... auderet,«in modo che sotto quella protezione (lett.: sotto laquale protezione) il senato osasse prendere con sicu-rezza e libertà le decisioni che voleva». La proposizio-ne relativa (ma quo, aggettivo concordato con praesi-dio in ablativo strumentale, ha piuttosto la funzione dinesso relativo) ha valore consecutivo o finale; l'altrarelativa che da essa dipende, quae vellet, ha il congiun-tivo con sfumatura eventuale.

_ 3 ut ... sequebatur: M. Calidius: per le sue dotidi oratore è ricordato nel Brutus da Cicerone, di cui

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72 LA STORIA

set armorum causa; timere Caesarem, ereptis ab eo duabus legionibus, ne ad eius periculum reser-vare et retinere eas ad urbem Pompeius videretur; ut M. Rufus, qui sententiam Calidi paucis feremutatis verbis sequebatur. [4] Hi omnes convicio L. Lentuli consulis correpti exagitabantur. [5]Lentulus sententiam Calidi pronuntiaturum se omnino negavit, Marcellus perterritus conviciis asua sentcntia discessit. [6] Sic vocibus consulis, terrore praesentis exercitus, minis amicorumPompei plerique compulsi, inviti et coacti Scipionis sententiam sequuntur: uti ante certam diemCaesar exercitum dimittat; si non faciat, eum adversus rem publicam facturum videri. [7] Interce-

aveva favorito il ritorno dall'esilio; passerà dalla partedi Cesare nel 48, ma morirà l'anno successivo. qui ...causa, «che proponeva che Pompeo partisse per leprovince assegnategli, perché non ci fosse nessun mo-tivo di passare alle armi». Calidio si fa interprete diuna seconda proposta di Cesare, diversa da quella rife-rita da Curione (vedi introduzione a 1,1; --,}p. 69): chePompeo partisse effettivamente per la provincia a luiassegnata, la Spagna (ciò non avverrà: Pompeo affideràtale governo ai suoi legati, Afranio, Petreio e Varrone),mentre Cesare stesso avrebbe mantenuto il comandodell'Illiria e della Gallia Cisalpina. Censeo regge unacompletiva introdotta da ut. Dopo ne, che introduceuna finaIe, l' aggetti vo indefinito femminile si trovanella forma quae. timere ... videretur, <\Ce~>j.re,es-sendogli state strappate due legioni, temeva che Pom-peo le tenesse in serbo e le trattenesse nelle vicinanzedi Roma evidentemente per rivolgerle contro di lui».Come è narrato nel De bello Gallico, nel SOa.c., in se-guito a un decreto del senato che prevedeva una spedi-zione contro i Parti, Cesare aveva restituito una legio-ne prestatagli da Pompeo nelS3, c aveva inviato in Ita-lia insieme a essa una propria legione. Entrambe, però,non erano mai partite per l'Oriente, ma erano rimastenelle vicinanze di Roma al comando di Pompeo. Il di-scorso indiretto riporta il pensiero di Cesare; l'uso divideretur sottolinea, con una certa ridondanza, che sitratta di opinioni riferite (puoi anche tradurre: «teme-va che, a quanto gli sembrava evidente ... »); ereptis ...legionibus è ablativo assoluto con valore causale. Ne... videretur è completiva di timere; la costruzione divideor è personale. M. Rufus: Marco Celia Rufo, fa-moso per l'orazione (la Pro Marco Caelio) con cui Ci-cerone lo aveva difeso nel 56 dall'accusa di delitto po-litico. Nel 49 seguirà Cesare in Spagna, ma nel 48,spinto anche da tensioni con il suo collega nella pretu-ra, Trebonio, assumerà posizioni radicali in contrastocol programma cesariano, e arriverà a proporre l'abo-lizione dei debiti (rogatio de tabulis novis). Estromes-so dalla carica, dopo essere entrato in contatto conMilone (l'uccisore di Clodio, tribuna di parte cesaria-na) e dopo aver tentato di provocare sollevazioni anti-cesariane in alcuni municipi italici, sarà ucciso da alcu-ni cavalieri di Cesare. paucis ... verbis, «mutate solopoche parole»; ablativo assoluto.

4 Hi ... exagitabantur: dopo il lungo periodoprecedente (Hi omnes riassume la rassegna degli ora-tori 'moderati') una frase breve e netta dissolve quelleipotesi di una soluzione pacifica della crisi. La violen-

ta arroganza di Lentulo è efficacemente descritta dal-l'uso di tre termini forti ed espressivi (convicio, cor-repti, exagitabantur). Traduci: «Tutti questi [però]erano attaccati e investiti dagli insulti del console Lu-cio Lentulo».

_ 5 Lentulus ... discessit: sententiam ... negavit,«rifiutò nettamente di proporre alla discussione lamozione di Calidio»; pronuntio è termine tecnico perla presentazione di una proposta, da parte di un magi-strato, alla discussione del senato. a sua ... discessit,«ritirò (lett.: si allontanò da, abbandonò) la sua pro-posta».

6 Sic ... videri: Sic ... sequuntur, «Così per legrida del console, per il terrore infuso dalla presenzadell'esercito, per le minacce degli amici di Pompeo, lamaggioranza dei senatori, forzati, riluttanti e costret-ti, approvano la proposta di Scipione». La costruzio-ne del periodo è retoricamente accorta: il Sic d'aper-tura fa attendere un verbo principale che viene ritar-dato fino alla chiusa; in mezzo, la sequenza dei treablativi di causa in asindeto e dei tre participi o agget-tivi che qualificano il soggetto descrive con enfasimezzi e modi della pressione esercitata sui senatori,facendo apparire inevitabile la conclusione. Il periodoforma così un'introduzione d'effetto al decreto delsenato riportato subito dopo. uti ~.• videri, «entrouna data stabilita Cesare deve congedare l'esercito;nel caso che egli non lo faccia, viene ritenuto ribellecontro lo Stato (lett.: si ritiene che abbia intenzionedi agire contro lo Stato)>>.Con questa formula Cesareveniva dichiarato nemico pubblico, se non avesse de-posto il comando dell'esercito; il termine stabilito eraprobabilmente il 1o luglio del 49: Cesare lamenta al-trove che gli siano stati sottratti sei mesi di comando,poiché egli aveva chiesto che l'incarico in Gallia glifosse prorogato di un anno, fino alla fine del 49. Il di-scorso indiretto riferisce il contenuto della sententiadi Scipione; la proposizione volitiva, espressa di soli-to col congiuntivo semplice, in questo e in altri casi èintrodotta da ut; scgue un periodo ipotetico del pri-mo o del secondo tipo. Nell'infinito futuro facturum(è sottinteso esse) è avverti bile, in questo caso, la sfu-matura di intenzione che è propria della perifrasticaattIva.

7 Intercedit ... tribunorum: Intercedit ... plebis,«Oppongono il veto i tribuni della plebc Marco An-tonio e Quinto Cassio». I tribuni potevano esercitare

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Cesare. Il De bello civili 73

dit M. Antonius, Q. Cassius, tribuni plebis. Refertur confestim de intercessione tribunorum. [8]Dicuntur sententiae graves; ut quisque acerbissime crudelissimeque dixit, ita quam maxime abinimicis Caesaris conlaudatur.

questa la normale procedura, quando il veto dei tri-buni riguardava una deliberazione del senato: l'as-semblea decideva subito se accettarlo o respingerlo.

_ 8 Dicuntur ... conlaudatur: ut ... eonlaudatur,«quanto più aspri e feroci sono i discorsi pronunciati,tanto più ottengono l'approvazione dei nemici di Ce-sare (lett.: quanto più aspramente e crudelmenteognuno ha parlato, tanto più viene approvato ... )>>; ut(+ superlativo) ... ita (+ superlativo) sono correlativi;nella correlazione, il latino osserva la legge dell'ante-riorità (dixit ... conlaudatur).

ancora più efficace l'opera di persuasione, veteranie altri militari vengono chiamati a far massa nellevicinanze del senato, con chiaro intento intimida-torio. Tra l'afflusso numeroso degli amici di Pom-peo e dei nemici personali di Cesare ha inizio lanuova seduta: le proposte avanzate da qualcuno diinformare Cesare con un'ambasceria sono destina-te a rimanere inascoltate.

l

Debello civili 1,3

il diritto di veto (ius intercessionis), opponendosi alledecisioni di altri tribuni, dei magistrati, del popolo edel senato. Marco Antonio, che insieme a Ottaviano ea Lepido formevà nel 43il secondo triumvirato, fu fe-dele seguace di Cesare in Gallia e nella guerra civile.Quinto Cassio Longino, passato dalla parte di Pom-peo a quella di Cesare, sarà nominato da quest'ultimogovernatore della Spagna, ma verrà richiamato percattiva condotta emorirà durante il ritorno; il fratelloGaio parteciperà all'uccisione di Cesare. Refertur ...tribunorum, «La questione del veto dei tribuni vieneimmediatamente sottoposta alla discussione». Era

[1] Misso ad vesperum senatu omnes, qui sunt eius ordinis, a Pompeio evocantur. Laudat<promptos> Pompeius atque in posterum confirmat, segniores castigat atque incitato [2] Multiundique ex veteribus Pompei excrcitibus spc pracmiorum atque ordinum evocantur, multi ex

Chiusa in serata la seduta senatoria del 1o gen-naio, i membri della nobilitas sono chiamati a

rapporto da Pompeo. La convocazione dei senatoripresso il generale dimostra in modo inequivocabileche il senato è in questo momento alle dipendenzedirette di un capo. Distribuendo elogi e rimproveri,sollecitazioni e incoraggiamenti, Pompeo si assicural'esito della discussione del giorno dopo. A rendere

1 Misso ... incitat: Misso ... senatu, «Chiusa laseduta del senato verso sera». Fra il tramonto e l'albail senato non poteva riunirsi. omnes ... evocantur,«tutti coloro che appartengono all' ordine senatoriovengono convocati da Pompeo». Evocantur è preso aprestito dal linguaggio militare, in cui il verbo indicala convocazione speciale, nominale, di un soldato daparte del comandante in persona (così è usato infatti,con voluta rispondenza, al paragrafo seguente); con lascelta di evoco Cesare vuole sottolineare il completoasservimento dei senatori agli ordini di Pompeo, equindi la totale assenza di legalità, che giustifica la suaprossima azione contro lo Stato. Laudat ... incitat: ledue coppie di coordinate, tra loro accostate per asin-deto, sono legate da parallelismo e antitesi: c'è rispon-denza tra le due coppie di verbi legati da atque, con

Laudat che si oppone a .castigat, e in cita t che è unaversione rafforzata di confirmat; promptos è stato in-tegrato nel testo sulla base dell' antitesi necessaria consegniores (due aggettivi sostantivati, il secondo alcomparativo). Distribuendo approvazioni e rimpro-veri, rafforzando e incitando, Pompeo manovra a suopiacimento il senato.

_ 2 Multi ... arcessuntur: l'anafora di multi, il cuieffetto è amplificato dal parallelismo ex ... ex (conl'antitesi tra il vecchio esercito di Pompeo e le due le-gioni recentemente 'sottratte' a Cesare), sottolinea ilgrande sforzo organizzativo messo in atto dall'avver-sario; il risultato di questo massiccio reclutamento èdescritto dal verbo che apre il periodo successivo,completur. spe ... ordinum, «con la speranza di ri-

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74 LA STORIA

duabus legionibus, quae sunt traditae a Caesare, arcessuntur. [3] Completur urbs et ipsum comi-tium tribunis, centurionibus, evocatis. [4] Omnes amici consulum, necessarii Pompei atquc co-rum, qui veteres inimicitias cum Caesare gerebant, in senatum coguntur. [5] Quorum vocibus etconcursu terrentur infirmiores, dubii confirmantur, plerisque vero libere decernendi potestaseripitur. [6] Pollicetur L. Piso censor sese iturum ad Caesarcm, item L. Roscius praetor, qui dehis rebus eum doceant; sex dies ad eam rem conficiendam spatii postulant. [7] Dicuntur etiam abnonnullis sententiae, ut legati ad Caesarem mittantur, qui voluntatem senatus ei proponant.

_ 7 Dicuntur ... proponant: Dicuntur ... mittan-tur, «Alcuni avanzano inoltre la proposta di inviareambasciatori a Cesare»; ut introduce una completivache spiega il contenuto delle sententiae. qui ... pro-ponant: relativa eon valore finale.

persona e l'ellissi di esse. Qui 000 doceant è proposi-zione relativa con valore finale. Lucio Calpurnio Pi-sone Cesonino, console nel 58, era suocero di Cesare,che aveva sposato in quarte nozze sua figlia Calpur-nia; contro di lui Cicerone rivolse nel 55 l'orazione InPisonem. Lucio Roscio Fabato era stato legato di Ce-sare in Gallia nel 54. sex . o. postulant, «chiedono seigiorni di tempo per portare a termine quella missio-ne»; ad e l'accusativo del gerundivo esprime un com-plemento di fine. Spatii è genitivo partitivo dipenden-te da sex dies.

compense e di promozioni»; ablativo strumentale. exduabus ... Caesare, «molti [soldati] vengono fatti ve-nire dalle due legioni che sono state consegnate daCesare»; secondo un'accusa più volte ripetuta da Ce-sare (vedi 1,2,3 e relativa nota), Pompeo avrebbe in-debitamente preso il comando di due legioni, inviateda Cesare in Italia nel 50 in ottemperanza a un decre-to del senato che prevedeva una spedizione contro iParti.

6 Pollicetur ... postulant: Pollicetur .. o doceant,«Il censore Lucio Pisone si impegna a recarsi da Ce-sare, e allo stesso modo il pretore Lucio Roscio, perinformarlo di questa situazione». Nell'oggettiva notala forma raddoppiata del pronome riflessivo di terza Rilievo con due soldati. Magonza, Landesmuseum.

_ 4 Omnes ... coguntur: «Tutti gli amiei dei conso-li, i clienti di Pompeo e di coloro che avevano anticheinimicizie verso Cesare vengono raccolti in senato».La collocazione iniziale di Omnes, il cumulo di sog-getti e il ritardo del verbo in chiusa danno enfasi alperiodo.

_ 5 Quorum enpttur: un tricolon ascendentedescrive con efficacia il risultato delle manovre diPompeo: «Le loro grida e il loro afflusso atterrisconoi più deboli, danno forza agli incerti e strappano aipiù la possibilità di decidere liberamente». La forzadi vero è qui attenuata: ha funzione non avversativa,ma conclusiva. Potestas è costruito col genitivo delgerundio. Nei primi due membri del tricolon, dispo-sti in chiasmo, una figura etimologica lega infirmiorese confirmantur (derivati entrambi da firmus): vienemesso in rilievo il successo delle pressioni di Pompeope~ rendere «saldo» l'appoggio dei senatori alla pro-pna causa.

3 Completur .. 0 evocatis: «La città e lo stesso co-mizio si riempiono di tribuni militari, di centurioni,di veterani richiamati». La piazza del comizio era vi-cina alla curia, sede del senato. Sui tribuni militum esui centurioni vedi le note di commento aI)e belloGallico 1,39,2 e 5. Gli evocati (participio sostantivato)erano soldati, di solito veterani congedati, che veniva-no richiamati in servizio a titolo personale dal lorocomandante; essi venivano così a formare dei corpiscclti, legati al generale da uno stretto rapporto di fi-ducia, secondo la tendenza alla eostituzione di esercitipersonali affermatasi a partire dalle riforme militari diGaio Mario.

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Cesare. Il De bello civili

De bello civili 1,4

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[1] Omnibus his resistitur omnibusquc oratio consulis, Scipionis, Catonis opponitur. Catoncmveteres inimicitiae Caesaris incitant et dolor repulsac. [2] Lentulus aeris alieni magnitudine etspe cxercitus ac provinciarum et regum appellandorum largitionibus movetur, seque alterum fo-re Sullam inter suos gloriatur, ad quem Sl.,lmmaimperii redeat. [3] Scipionem cadem spes provin-ciae atque exercituum impellit, quos se pro necessitudine partiturum cum Pompeio arbitratur,

Sulle proposte avanzate dai moderati prevaledi nuovo la linea dura anticesariana, rappre-

sentata, oltre che da Lentulo e da Scipione, dalragguardevole /Catone. Nella visione di Cesare,la fiera ostilità contro di lui è alimentata da me-schini motivi personali: antichi rancori nei suoiconfronti, avidità di denaro e ambizioni politi-che, interesse a raddrizzare dissesti finanziari eguai giudiziari privati con l'impadronirsi dellacosa pubblica. Il De bello civili è tutto percorsoda una critica della vecchia classe dirigente, con-

1 Omnibus ... repulsae: il periodo semplice è ri-levato per l'anafora di omnibus e per la serie asinde-tica dei tre genitivi. Omnibus his resistitur, «A tut-te queste proposte viene fatta resistenza»; il verbo èal passivo impersonale. Catonem ... repulsae, «Ca-tone è incitato da antiche inimicizie verso Cesare edal rancore per la sconfitta elettorale". Marco PorcioCatone, fiero avversario di Cesare, sarà detto l'Uti-cense in seguito al suo suicidio in Africa nell'apriledel 46, quando preferirà darsi la morte piuttosto chearrendersi al dittatore. Nella tradizione romana saràcelebrato ben presto come modello del saggio stoi-co, eroe della libertà repubblicana e dell'opposizionealla tirannide (--7 p. 153 e V, p. 321): come tale saràesaltato da Lucano, e Dante ne farà un campionedell'ideale della libertà. Contro la glorificazione delsuo personaggio, iniziata anche ad opera di Cicero-ne, Cesare scriverà nel 45, nel campo di Munda, idue libri dell'Anticato. Cesare e Catone si erano tro-vati in contrasto, fra l'altro, già nella seduta del sena-to del dicembre 63 di cui narra Sallustio nel BellumCatilinae: contro la richiesta di clemenza per i catili-nari presentata da Cesare, che li voleva condannatialla relegazione, Catone aveva appoggiato la propo-sta della pena capitale avanzata da Cicerone, che fupoi votata dal senato. Tenutosi lontano dalla politicadopo la creazione del primo triumvirato, nel 60, Ca-tone si era poi accostato a Pompeo, nel quale spera-va di trovare una certa garanzia di legalità. L'insuc-cesso elettorale cui qui si fa riferimento è quello del55, quando al posto di Catone fu eletto alla pretura,

dotta sotto forma di analisi apparentemente di-staccata, ma sottilmente ironica o a tratti graf-fiante e sarcastica, del comportamento dei suoirappresentanti. Alle motivazioni che spingonoPompeo stesso è riservato qui, in chiusa, l'esamepiù impietoso; vengono in primo piano la sua de-bolezza di carattere, che ne fa un docile strumen-to in mano ai nemici personali di Cesare e la suainvincibile vanità del potere, insofferente di posi-zioni pari alla sua - un rimprovero che la criticaantica, d'altra parte, rivolgeva allo stesso Cesare.

grazie al sostegno di Cesare, Vatinio (nel 51 Catonefu invece battuto nell' elezione al consolato dai duecandidati pompeiani).

2 Lentulus ... redeat: Lentulus ... movetur, «Len-tulo è spinto dall'ingente ammontare dei suoi debiti,dalla speranza di ricevere il comando di un esercito edi alcune province, e dalla prospettiva delle largizioniderivanti dalle nomine ai vari regni". L'incarico di go-vernatore di una provincia apriva immense possibilitàdi guadagno, così come ingenti somme venivano of-ferte ai rappresentanti dello Stato romano dai capistranieri che desideravano ottenere il titolo di rex.Exercitus e provinciarum sono genitivi oggettivi, men-tre il genitivo del gerundivo (regum) appellandorum(che fa le veci di un sostantivo) è soggettivo (le largi-zioni derivano, sono procurate dalle nomine). seque... redeat, «e si vanta con i suoi sostenitori di esseredestinato a diventare un secondo Silla, capace di ri-prendere in mano il potere assoluto (lett.: al quale pos-sa tornare il potere assoluto)". La tirannide di Silla co-stituisce per Cesare un modello negativo, a cui egli as-simila polemicamente Pompeo, e al quale dichiara piùvolte di volersi contrapporre (--7 p. 79). La proposi-zione relativa ha valore consecutivo.

_ 3 Scipionem ... pollebant: eadem, «la stessa",cioè, che spingeva Lentulo. A Scipione toccherà comeproconsole la provincia di Siria. quos ... arbitratur,«(di ottenere degli eserciti) che, come pensa (lett.: cheegli ritiene che), dato il legame di parentela, dividerà

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76 LA STORIA

De bello civili 1,5

simul iudiciorum metus atque ostentati o sui et adulati o potentium, qui in re publica iudiciisquctum plurimum pollebant. [4] Ipsepompeius ab inimicis Caesaris incitatus, et quod neminem di-gnitate secum exaequari volebat, t'6tum se ab eius amicitia averterat et cum communibus inimi-cis in gratiam redierat, quorum ipse maximam partem illo adfinitatis tempore iniunxerat Caesa-ri; [5] simul infamia duarum legionum permotus, quas ab itinere Asiae Syriaeque ad suam po-tentiam dominatumque converterat, rem ad arma deduci studebat.

5 simul ... studebat: simul ... converterat, «nel-lo stesso tempo, agitato dall'infamia causatagli dalledue legioni che aveva stornato dalla marcia verso l'A-sia e la Siria per metterle al servizio del suo potere edel suo dominio». Sull'episodio vedi le note di com-mento a 1,2,3 e a 1,3,2. Permotus è participio con-giunto con valore causale. Il genitivo legionum spiegache cosa costituisca la causa del1'infamia. Iter Asiae è«la strada del!' Asia, per l'Asia». rem ... studebat,«desiderava che si venisse alle armi (lett.: che la situa-zione fosse condotta alle armi»>.

cognomen di Pompeo, Magnus); nelle Epistulae adLucilium, 94,65: «(Cesare) non poté tollerare che vifosse un uomo al di sopra di lui,>. Così anche Lucanonella Pharsalia, 1,125-126: «ormai non possono tolle-rare, né Cesare qualcuno superiore a sé, né Pompeoqualcuno pari a sé». Volebat regge un'oggettiva, digni-tate è ablativo di limitazione. totum ... Caesari, «siera completamente allontanato dall'amicizia con lui edera tornato nel favore dei nemici comuni, la maggiorparte dei quali lui stesso aveva procurato a Cesare nelperiodo della loro parentela». Cesare era stato suocerodi Pompeo: gli aveva dato in sposa nel 59 la figlia Giu-lia, che morì nel 54. Illo ... tempore indica che il tem-po di quel legame è ormai lontano.

con Pompeo». simul ... pollebant, «e allo stesso tem-po la paura dei processi e il desiderio di mettersi inmostra e l'adulazione dei potenti, che allora avevanograndissima influenza nel governo e nei tribunali».Sappiamo da Cicerone che Scipione aveva dei debiti, eper questo avrebbe potuto temere dei processi. La re-lativa che chiude il periodo esprime un commento se-vero sulla profonda corruzione cui era giunta la poli-tica romana nel periodo immediatamente precedentela guerra civile; Cesare giudica con distanza criticauna situazione pubblica degenerata, che avrebbe cer-cato di sanare con il suo programma di riforme e diriorganizzazione del senato.

4 Ipse ... Caesari: incitatus: participio congiuntocon valore causale; a esso si accosta, convariatio, lacausale introdotta da quod. et ... volebat;«e poichénon voleva che nessuno gli fosse pari nel p6tere». For-mulazioni simili si trovano in molti autori successivi,che riassumono il dramma della guerra civile nell'am-bizione, attribuita alla personalità di Pompeo e dellostesso Cesare, di non dividere con nessuno l'enormepotere acquisito. Così, ad esempio, Seneca nella Con-solatio ad Marciam, 14,3: «Pompeo, che non avrebbesopportato che vi fosse nella repubblica un altro 'gran-de'» (vi è un gioco sull'aggettivo magnus, che è anche il

Il 7 gennaio, dopo cinque giorni di sedute, vie-ne emesso contro Cesare il senatus cOl1sultum

ultimum: i senatori ricorrono a una misura di ec-cezionale gravità, impiegata in passato, secondola contestazione di Cesare, solo in momenti diestremo pericolo per lo Stato. Ancora una voltaCesare sottolinea l'aperta violazione della lega-lità da parte dei pompeiani: nell'abolizione difatto del diritto di veto dei tribuni (oltretutto mi-nacciati nella loro incolumità) essi sorpassano ad-dirittura l'audacia della dittatura di Silla. Lascrittura si fa qui nervosa e drammatica; la pagi-na è tutta percorsa da una non celata vis polemi-ca. Persino una spia linguistica minima come l'u-

so del superlativo, non frequente nello stile misu-rato di Cesare e perciò indicativo di una tensioneparticolare, rivela l'intensità polemica della pagi-na: turbulentissimi sono gli antichi tribuni chedovevano temere per la loro vita molto in ritardorispetto agli attuati, minacciati fin dàll'inizio delloro mandato perché filocesariani; amplissimi,«investiti di grande autorità», sono i due tribunidi parte cesariana, che nonostante ciò vengonospogliati di fatto dei loro poteri costituzionali;gravissime acerbissimeque vengono prese le deci-sioni contro Cesare e contro i tribuni, mentre le-nissima (<<mitissime») erano state le richiesteavanzate da Cesare stesso.

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Cesare ••Il De bello civili 77

[1] His de causis aguntur omnia raptim atque turbate. Nec docendi Caesaris propinquis eius spa-tium datur, nec tribunis plebis sui periculi dcprecandi neque etiam extremi iuris intercessione re-tinendi, quod L. Sulla reliquerat, facultas tribuitur, [2] sed de sua salute septimo die cogitare co-guntur, quod illi turbulentissimi superioribus temporibus tribuni plcbis <post> octo deniquemenses variarum actionum rcspicere ac timere consuerant. [3] Dccurritur ad illud extremum at-que ultimum scnatus consultum, quo nisi paene in ipso urbis incendio atque in desperatione om-nium salutis latorum audacia numquam ante desccnsum est: dent operam consules, praetores, tri-buni plebis, quique <pro> consulibus sunt ad urbem, nequid res publica detrimenti capiat.[4] Haec senatu~ consulto perscribuntur a.d. VII id. Ian. Itaque V primis diebus, quibus haberisenatus potuit, qua ex die consulatum iniit Lentulus, biduo excepto comitiali et de imperio Cae-

1 His ... tribuitur: aguntur ... turbate, «tutto sisvolge in modo precipitoso e agitato». La stessa bre-vità della frase singola (con un unico predicato verba-le), che gravita tutta sulla coppia di avverbi fortementeespressivi collocati in chiusa, rende efficacemente laconcitazione degli eventi. Nec ... tribuitur, «Non silascia ai parenti di Cesare il tempo di informarlo, né siaccorda ai tribuni della plebe la possibilità di scongiu-rare il pericolo che li minaccia e neppure di mantenereil loro estremo diritto esercitando l'intercessione, di-ritto che Lucio Silla aveva lasciato intatto". Lo ius in-tercessionis di cui godevano i tribuni della plebe (v~dila nota di commento a 2,7) era stato limit~to,mal1ònabolito, da Silla. Il confronto velenoso tra la fazionepompeiana e la dittatura di Silla (dalla quale Cesare in-tendeva invece distanziarsi nettamente) è un Leitmotivdella propaganda e della polemica cesariana (vedi lanota di commento a 1,4,2 e la scheda ---'}p. 79). Il sena-to non aveva effettivamente abolito il diritto di vetodei tribuni, ma aveva impedito ai due tribuni cesarianidi esercitarlo. Spatium e facultas reggono il genitivodel gerundivo. La sequenza nec ... nec ... neque sed(par. 2) inaugura un modulo polemico (non sed)che Cesare userà altrove per giudicare comportamentinon corretti dei pompeiani (vedi cap. 72,1).

2 sed ... consuerant: «ma già nel settimo giorno[del loro mandato] sono costretti a preoccuparsi dellapropria incolumità, preoccupazione e timore che que-gli esagitati tribuni dei tempi precedenti solevano ave-re solo dopo otto mesi di varia attività». Il settimogiorno si intende non a partire dall'entrata in caricadei tribuni, ma dal momento in cui essi avevano oppo-sto il veto alla proposta di Scipione (2,7), cioè dallogennaio. Con «quei tribuni molto turbolenti» del pas-sato Cesare allude a Tiberio e Gaio Gracco e a Satur-nino, morti (suicida Gaio Gracco) durante i violentidisordini che segnarono il loro tribunato, repressi nelsangue rispettivamente nel 133, 121 e 100 a.c. Dopocirca otto mesi dall'entrata in carica dei tribuni, cioèdurante l'estate, si tenevano le elezioni per l'anno se-guente, e questo poteva determinare un clima di gran-de agitazione politica. (Tribuniciae) actiones sembraessere termine tecnico per l'esercizio delle funzioni deitribuni della plcbe. Dal punto di vista stilistico è note-vole la sequenza allitterante sed de sua salute septimodie cagitare coguntur, nella coordinata avversativa che

introduce finalmente nel periodo, in forma affermati-va, il trattamento riservato ai tribuni.

- 3 Decurritur ... capiat: Decurritur ... est, «Si ri-corre a quel senatoconsulto estremo ed ultimo a cuiin passato non si arrivò mai per audacia dei propo-nenti se non quasi nell'incendio stesso di Roma e nel-la disperazione per la salvezza comune». Il senatusconsultum ultimum era un provvedimento di estremagravità, con cui venivano conferiti poteri dittatorialiai consoli (o ad altri magistrati); esso veniva adottatoin tempi di violente agitazioni e di conflitti civili cheminacciassero di sovvertire le strutture dello Stato: ilprimo fu quello contro Gaio Gracco, nel 121; famosofu quello del 63 contro i catilinari; questo contro Ce-sare fu anche l'ultimo della storia repubblicana. Nelsuo discorso ai soldati (7,5-6) Cesare contesterà aper-tamente l'uso contro di lui di un provvedimentoadottato in passato solo nel caso di eccezionale peri-colo per lo Stato. Secondo l'opposta valutazione diCicerone su quel frangente della vita politica e civile(Epistulae ad Familiares XVI,11,2), «lo Stato non fumai maggiormente in pericolo». Decurritur e descen-sum est sono forme impersonali; entrambi i verbihanno la connotazione del ricorrere a una misuraestrema. Salutis è genitivo oggettivo, audacia è ablati-vo di causa; latorum è genitivo plurale di lator, nomenagentis formato col suffisso -tor dal tema del supinodi fero (nel senso tecnico di «proporre" una legge oun provvedimento). dent ... capiat, «i consoli, i pre-tori, i tribuni della plebe e i proconsoli che si trovanonelle vicinanze di Roma si adoperino perché lo Statonon subisca alcun danno". La formula del senatusconsultum è resa nella costruzione del discorso indi-retto, con una frase volitiva espressa con il congiunti-vo senza ut (che regge a sua volta una completiva delverbo di «adoperarsi»). Quid è la forma del pronomeindefinito neutro usata al posto di aliquis in presenzadella particella ne; regge il genitivo partitivo detri-menti.

- 4 Haec ... decernitur: Haec ... perscribuntur,«Questi sono gli ordini che vengono emanati dal se-natoconsulto del (lett.: il) 7 gennaio». a.d. VII id. lan.= ante diem septimum idus lanuarias, cioè il 7 gen-naio (sette giorni prima delle idi di gennaio [che cade-vano il giorno 13], includendo nel calcolo il giorno

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78 LA STORIA

saris et de amplissimis viris, tribunis plebis, gravissime acerbissimeque decernitur. [5] Profugiuntstati m ex urbe tribuni plebis seseque ad Caesarem conferunt. Is eo tempore erat Ravennae ex-spectabatque suis lenissimis postulatis responsa, siqua hominum aequitate res ad otium deduciposset.

iniziale e finale). lanuarias è aggettivo concordatocon idus. Itaque ... comitiali, «Dunque, nei primicinque giorni in Fui si poté riunire il senato, dal gior-no in cui Lentul6 entrò in carica come console, eccet-tuati i due giorni del comizio». Il senato si era riunitoin tutti i primi cinque giorni utili dell'anno, cioè dal10al 7 gennaio, con l'interruzione del 3 e del 4, giornidedicati ai comizi. Biduo excepto comitiali è ablativoassoluto. et ... decernitur, «si prendono decisionimolto gravi e molto aspre sul potere di Cesare e suitribuni della plebe, uomini investiti di grandissimaautorità»; decernitur è passivo impersonale. Assumedi nuovo forte rilievo una coppia di avverbi (al super-lativo: gravissime acerbissimeque), come al par. 1(raptim atque turbate).

5 Profugiunt ... posset: Profugiunt ... confe-runt: si tratta dei due tribuni di parte cesariana Mar-co Antonio e Quinto Cassio Longino. Da una pro-spettiva anticesariana, minimizzando il çli11la <li vio-lenta intimidazione descritto qui da Cesàre, Cicero-ne nega che i tribuni fossero stati scacciati con laforza (Epistulae ad Familiares XVI,11,2: nulla vi ex-pulsi). Is ... Ravennae: non potendo rientrare inRoma, alla fine del 50 Cesare si era stabilito con laXIII legione a Ravenna, città della Gallia Cisalpinarelativamente vicina alla capitale, da dove poteva se-guire gli sviluppi della situazione politica. Ravennaeè locativo. suis ... responsa, «risposte alle sue mode-

ratissime richieste». Le richieste erano quelle conte-nute nella lettera di Cesare letta in senato da Curio-ne il 1° gennaio (come narrato in 1,1); secondo unaprospettiva opposta, la stessa lettera è definita «mi-nacciosa e aspra» da Cicerone (Epistulae ad Familia-res XVI,11,2). Sul piano formale si può forse notarel'insistito sigmatismo (la ripetizione della consonan-te s) nella frase che ritrae l'atteggiamento di Cesare:l'effetto di suono convoglia l'attenzione sul tema-chiave della moderazione e della mitezza di quest'ul-timo (su lenis e lenitas nel De bello civili vedi la notadi commento a 1,2,2). siqua ... posset, «se in qual-che modo grazie alla giustizia degli uomini si potes-se ristabilire la pace»; si introduce una completivache riprende e completa il senso di exspectabat (giàcostruito con il complemento oggetto responsa); lacostruzione è comune con i verbi di «tentare, aspet-tare, vedere», e si avvicina alla funzione di un'inter-rogativa indiretta (spesso si può rendere in italianocon «per vedere se» o simili; qui puoi tradurre an-che: «sperando che»). L'espressione si ... res adotium deduci posset richiama con aperta opposizionela formula su cui si chiudeva il capitolo precedente,(Pompeius ... ) rem ad arma deduci studebat: la paci-fica volontà di conciliazione di Cesare si scontra conil desiderio di guerra di Pompeo. Qua è la forma(ablativale) dell'aggettivo indefinito femminile usatoal posto di aliqua dopo si e altre particelle. Aequitateè ablativo di causa efficiente.

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79

CESARE E SILLA

di profezia post eventum. La lotta per il potereche ha per protagonisti Cesare e Pompeo è de-stinata a ripercorrere le orme del conflitto tramariani e sillani, e la guerra civile che si annun-cia minaccia di ripetere su scala più vasta unadelle pagine più sanguinose nell'ultimo secolodella repubblica.

Al tempo di Cesare, «sillano» è ancora sino-nimo di terrore e di aperta violazione della lega-lità a danno della fazione avversa: quel nomeevoca immediatamente l'orrore delle liste di pro-serizione. Un'accusa ricorrente nella propagandaantiaristocratica è proprio l'accostamento pole-mico tra la prepotenza degli optimates e i metodiviolenti della dittatura di Silla. Cesare si servepiù volte di quel confronto. In De bello civili1,4,2 (~ p. 75) egli riferisce con tagliente ironiala tentazione sillana del console Lentulo (sequealterum fore Sullam inter suos gloriatur, adquem summa imperii redeat). In De bello civili1,5,1, nel resoconto sulla turbolenta seduta delsenato in cui viene emanato contro di lui il sena-tus consultum ultimum, Cesare sottolinea comein quell' occasione sia stato di fatto negato ai tri-buni della plebe il diritto di veto (ius intercessio-nis): quell'estrema prerogativa chelleppure Silla,pur smantellando i poteri dei tribuni, aveva osa-to abolire. Lo stesso argomento torna nel di-scorso ai soldati in quel momento cruciale checorrisponde al passaggio del Rubicone (taciutonella narrazione cesariana): De bello civili 1,7,3-4: Sullam nudata omnibus rebus tribunicia pote-state tamen intercessionem liberam reliquisse;Pompeium, qui amissa restituisse videatur bona,etiam, quae ante habuerint, ademisse; «Silla ave-va spogliato il potere tribunizio di tutti i suoi at-tributi, ma gli aveva tuttavia lasciato impregiudi-cato il diritto di veto; Pompeo si faceva passarecome colui che gli aveva restituito le prerogativeperdute, mentre, in realtà, gli aveva tolte anchequelle che prima aveva» (trad. A. La Penna).

Anche Cicerone, nella corrispondenza conAttico, esprime ripetutamente il timore che la

Nipote di Gaio Mario e già esponente dispicco del partito dei populares, in gioventù Ce-sare fu oggettO"della persecuzione di Silla: sottola dittatura del capoparte aristocratico (82-79a.c.) dovette temere per la sua incolumità e fucostretto a nascondersi per un certo tempo. Se-condo Svetonio, Silla, indotto infine dai suoistessi seguaci a risparmiare il rampollo dellagens Iulia, così li ammoniva: «Abbiatela vinta, etenetevelo! Un giorno vi accorgerete che coluiche volete salvo a tutti i costi sarà fatale alla fa-zione degli ottimati, che pure tutti insieme ab-biamo difeso. Non capite che in Cesare ci sonomolti Gaio Mario» (Svetonio, Cesare, 1; trad. L.Canfora). L'intenzione di raccogliere l'eredità diMario era effettivamente ben viva inçesar~, chela manifestò in seguito con gesti sil11bòlici: àl fu-nerale della zia paterna Giulia fece comparire inprima fila le immagini del capoparte democrati-co e, da edile, ne fece restituire i trofei abbattutidurante il regime sillano.

Il contatto e lo scontro personale tra il futu-ro 'dittatore democratico' e Silla, vittorioso ca-pofazione degli optimates, assume quasi un va-lore emblema tic o, viene letto come una premo-nizione. Cesare sarà di nuovo l'instauratore diun potere personale estraneo alle istituzioni re-pubblicane, e come Silla rivestirà in forme ecce-zionali l'incarico della dittatura: allo stesso tem-po, il vincitore della guerra civile (questa voltaper la parte dei populares) vorrà contrapporsidichiaratamente al precedente sillano. Proprio alseguito di Silla, invece, aveva iniziato la carrieramilitare Pompeo: il conflitto tra i due nuovi po-tentati affonda le sue radici nell'esperienza trau-matica di un trentennio prima. Come riferisceCicerone in una lettera scritta all'inizio dellaguerra civile (Epistulae ad Auicum IX,14,2, del25 marzo 49), alcuni diffondevano la voce cheCesare volesse vendicare le vittime della cru-deltà di Silla, eon il quale Pompeo aveva colla-borato.

L'aneddoto su Cesare e Silla riportato daSvetonio ha dunque anche un valore ominoso,

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fazione degli optimates, e in primo luogo Pom-peo, ceda a tentazioni 'sillane'. Così ad esempioin Epistulae ad Atticum VIII,11,2 (del 27 feb-braio): «quel famigerato tipo di dominio (re-gnum) instaurato da Silla già da un pezzo fa vo-glia a molti che come lui [Pompeo] ne sono bra-mosi»; in IX, 10,6 (del 18 marzo): «il suo animogià da tempo ha voglia di Silla e di proscrizioni»(sullaturit animus eius et proscripturit iam diu);in IX,10,2: «Quante volte non ripete: "Silla l'hapotuto fare, e io no?"»; in IX,7,3 (13 marzo): «Èincredibile come il nostro Gneo appetisca undominio come quello di Silla, te lo dico io chelo conosco bene». Infine, in IX,11,3 (del 20marzo) riferisce l'impressione di Crassipede sulcampo pompeiano a Brindisi: meras proscriptio-nes, meros Sullas (<<autentiche proscrizioni, au-tentici Silla»).

Il carattere programmatico della contrapposi-zione cesariana a Silla, viceversa, è confermatoda un'importante lettera di Cesare, indirizzata aOppio e Balbo (i suoi agenti più Jidati af\.omaallo scoppio della guerra civile) e conservata nel-l'epistolario di Cicerone, cui i due l'avevano fat-ta pervenire in copia; Cicerone la acclude in unasua epistola ad Attico (ad Atticum, IX,7c,1).Scritta il 5 marzo, poco dopo la resa di Corfi-nio, l'epistola di Cesare ha il carattere di unalettera aperta, di un manifesto politico con cui ilproconsole (sperando nella vittoria finale) rendenoto il suo programma. Parlando delle sue in-tenzioni di apparire «il più moderato possibile»,nella ricerca di un accordo con Pompeo, Cesareaggmnge:

Facciamo dunque un tentativo in questo senso,per vedere se possiamo riconquistare il consenso ditutti (omnium voluntatem recuperare) e conseguireuna vittoria durevole. Ricorrendo alla ferocia, gli al-tri non sono riusciti a evitare l'odio né, tanto meno,a conservare durevolmente il frutto della vittòria.S'intende, fatta eccezione per Lucio Silla, che io nonintendo imitare. Sia questo il nuovo metodo per vin-cere: il nostro punto di forza siano la comprensionee la generosità. Già ho alcune idee su come realizzarequesto obiettivo e molto altro si può escogitare. Fa-temi conoscere le vostre proposte su questo punto(trad. L. Canfora).

Per Cesare la dittatura di Silla si pone da unaparte come precedente 'tecnico' di un potere

personale extra-repubblicano, dall'altra comemodello negativo di persecuzione violenta degliavversari politici. Da un lato, egli ha certo inmente le caratteristiche tecniche di quel domi-nio, che aspira anzi a esercitare più a lungo(Svetonio, Cesare 77, riporta una battuta attri-buita a Cesare da un suo biografo ostile, il pom-peiano Tito Ampio Balbo: Sullam nescisse litte-ras qui dictaturam deposuerit, «Silla si era com-portato da analfabeta quando aveva rinunciatoalla dittatura»). Tuttavia, alle proscrizioni Cesa-re contrappone programmaticamente l'eserciziodella clementia nei confronti degli avversari. Lapericolosa analogia tra Cesare e Silla non sfug-giva ai contemporanei: lo stesso Cicerone, inEpistulae ad Atticum IX,15,2 (25 marzo 49),scrive: «Se Silla poté farsi proclamare dittatoreda un interrex, perché non potrebbe costui?».Se Cesare ha cura di prendere nettamente le di-stanze da Silla, è perché il futuro «dittatore de-mocratico» rischia di apparire un erede del di-spotico potere sillano, e la nuova instaurazionedi un dominio personale da parte di un popula-ris non diversamente tirannica da quella famige-rata dittatura nata per affermare gli interessi de-gli optimates.

A conferma di come il richiamo a Silla co-stituisse un nodo centrale della riflessione edella propaganda politica cesariana, possiamoricordare un punto nevralgico del discorso diCesare in Sallustio, Bellum Catilinae 51,32-36. Parlando in senato contro la condanna amorte dei catilinari, provvedimento eccezio-nale che avrebbe costituito un pericoloso pre-cedente per future violazioni della legalità,Cesare porta ad esempio la degenerazione delregime sillano nella pratica selvaggia delleprOSCnZlOll1:

Ai tempi nostri quando Silla, dopo la vittoria,fece sgozzare Damasippo e altri della stessa stoffa,che avevano costruito la propria fortuna sulla rovi-na dello Stato, chi non approvava la sua azione? Di-cevano che giustamente erano stati messi a mortedegli uomini scellerati e faziosi, che avevano scon-volto lo Stato con le loro sedizioni. Ma quell'eventofu l'inizio di una grande carneficina. Infatti non ap-pena uno bramava la casa o la villa, da ultimo lesuppellettili o le vesti di qualcuno, si adoperava per-ché quello fosse annoverato tra i proscritti. Così co-loro che si erano rallegrati per la morte di Damasip-

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po, poco tempo dopo venivano messi a morte lorostessi, e la carneficina non ebbe fine finché Silla nonebbe colmato di ricchezze tutti i suoi. Ed io non te-mo queste conseguenze sotto Marco Tullio né inquesti tempi, ma in una grande città le indoli sonomolte e varie. In un altro tempo, sotto un altro con-sole, che abbia di nuovo un esercito ai suoi ordini,potrebbe essere creduta come vera qualche accusafalsa. Una volta che, sulla base di questo preceden-te, in forza di un detreto del senato, un console avràsguainato la spada, chi gli porrà un limite o chi loterrà a freno

Ritratto di Silla. Venezia, Museo Archeologico.

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Scrivendo dopo la morte di Cesare, di cui èstato seguace, Sallustio fa esprimere al futurodittatore un pensiero che va oltre l'occasionedella congiura di Catilina, per toccare, con il ri-chiamo polemico al regime di Silla, una linea-guida di tutto il disegno politico cesariano (enon manca forse, da parte di Sallustio, un' aper-tura sull'attualità scottante del dopo-Cesare: c'èinfatti chi interpreta «sotto un altro console»come un riferimento a Ottaviano e alle proscri-zioni del secondo triumvirato).

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De bello civili 1,32

LA STORIA

DOpo i successi riportati in varie parti d'Italia(senza impiego di armi, ma per adesione

spontanea dei cittadini) Cesare si reca a Romaper esporre le proprie ragioni in senato. Nel suodiscorso, egli/ riassume i motivi apologetici giàemersi a più riprese nei primi capitoli del De bellocivili. Cesare rivendica innanzi tutto la legalitàdelle proprie richieste, di contro alle iniuriae degliavversari nei suoi confronti. La lotta politica checontrapponeva Cesare alla nobilitas senatoriaispirata da Pompeo strumentalizzava, in effetti,una complessa questione giuridica. All'inizio del49, Cesare chiedeva di essere candidato alle ele-zioni consolari per il 48, rispettando la legge chepermetteva di rivestire un secondo consolato solodopo dieci anni dal primo incarico (Cesare erastato console nel 59). Egli chiedeva inoltre di esse-re candidato al consolato in absenti<1:(rirrjcfnendocioè fuori di Roma con l'esercito), come consenti-va un plebiscito approvato nel 52 sotto il consola-to di Pompeo. Il senatus consultum ultimum del7 gennaio aveva però annullato nei confronti di

Cesare il valore di leggi in vigore per tutti gli al-tri cittadini, gli aveva vietato di fatto la candida-tura e gli intimava di congedare l'esercito sei mesiprima di quanto egli chiedesse (Cesare chiedevainfatti che il comando della provincia gli fosseprolungato per tutto il 49). Ai tribuni della plebedi parte cesariana, inoltre, era stato negato di fat-to l'esercizio del diritto di veto. Il secondo temasviluppato da Cesare è quello della propria tenacericerca di una conciliazione tra le parti, in vista diuna soluzione pacifica del conflitto: ricerca sem-pre scontratasi con l'ostinazione dei pompeiani.Cesare ricorda la propria proposta, respinta, dicongedare gli eserciti da entrambe le parti (senzariguardo alla perdita di potere e di prestigio per-sonale che ciò comportava); le proprie richieste dicolloqui, rimaste inascoltate; le condizioni di paceinvano avanzate. Nonostante ciò, Cesare cercaancora una composizione amichevole del conflit-to, si dice pronto a inviare messi a Pompeo e si di-chiara disponibile a una gestione comune dellacosapubblica.

[1] His rebus confectis Caesar, ut reliquum tempus a labore intermitteretur, milites in proximamunicipia deducit; ipse ad urbem proficiscitur. [2] Coacto senatu iniurias inimicorum comme-morat. Docct se nullum extraordinarium honorem adpetisse, sed exspectato legitimo temporeconsulatus eo fuisse contentum, quod omnibus civibus pateret. [3] Latum ab X tribunis plebis,

1 His ... proficiscitur: His ... confectis: ablativoassoluto. ut ... intermitteretur, «perché il resto deltempo fosse per le truppe una pausa dalla fatica»; pro-posizione finale. /ntermitto non ha qui il senso piùusuale di «interrompere» (un'attività), ma quello di«lasciar passare» un periodo di tempo «come interru-zione» da un'attività (ab + ablativo). milites ... dedu-cit, «distribuisce i soldati nei municipi più vicini». adurbem: Cesare giunse a Roma probabilmente il 31marzo 49; la seduta del senato, tenuta fuori dal pome-rio, ebbe luogo il giorno successivo.

- 2 Coacto ... pateret: Coacto senatu, «Riunito ilsenato»; ablativo assoluto. iniurias inimicorum: unLeitmotiv del De bello civili. Docet ... pateret, «Mo-stra che non ha aspirato a nessuna carica eccezionale,ma che, atteso il tempo stabilito dalla legge per il con-solato, si è accontentato di quel diritto che spetta atutti i cittadini». La lex Cornelia de magistratibus sta-biliva che chi era stato eletto console non poteva esse-

re rieletto alla stessa carica prima che fossero passatidieci anni; Cesare, già console nel 59, aveva presenta-to all'inizio del 49 la sua candidatura a console per il48: di fronte al senato egli sottolinea innanzi tutto ilproprio scrupoloso rispetto della legge e della costitu-zione romana. Exspectato ... tempore è ablativo asso-luto. Eo, ablativo del pronome neutro retto da con-tentum, è l'antecedente del relativo quod. Pateo (quipuoi anche tradurre letteralmente: «è aperto») si co-struisce col dativo; la relativa ha il verbo al congiunti-vo (pateret) perché riporta indirettamente le paroledel personaggio Cesare.

3 Latum ... prohibuisset: discorso indiretto. La-tum: sotto esse, «Era stato proposto»; ferre è verbotecnico per la presentazione di una proposta in sena-to; regge ut e il congiuntivo, separato qui da una seriedi ablativi assoluti (che fanno sentire, anche con lastessa dilazione sintattica, gli ostacoli che la propostaha dovuto affrontare). contradicentibus inimicis,

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contradicentibus inimicis, Catone vero acerrime repugnante et pristina consuetudine dicendimora dies extrahente, ut sui ratio absentis haberetur, ipso consulc Pompeio; qui si improbasset,cur ferri passus esset? Si probasset, cur se uti populi beneficio prohibuisset? [4] Patientiam pro-ponit suam, cum de exercitibus dimittendis ultro postulavisset, in quo iacturam dignitatis atquehonoris ipse facturus esset. [5] Acerbitatem inimicorum docet, qui quod ab altero postularent,in se recusarent, atque omnia permisceri mallent quam imperium exercitusque dimittere. [6]lniuriam in eripiendis legionibus praedicat, crudelitatem et insolentiam in circumscribendis tri-bunis plebis; condiciones a se latas, expetita conloquia et denegata commemorato [7] Pro quibusrebus hortatur at postulat ut rem publicam suscipiant atquc una secum administrent. Sin timore

Cesare. Il De bello civili

«con l'opposizione dei nemici». Catone ... extrahen-te, «e mentre Catone resisteva molto fieramente e, se-condo la sua antica consuetudine, tirava in lungogiorno dopo giorno indugiando coi suoi discorsi»;mora, ablativo strumentale, è determinato dal geniti-vo del gerundio. ut ... haberetur, «che si tenesseconto della sua candidatura, benché lui fosse assente».La possibilità della candidatura in absentia era statariconosciuta da un plebiscito proposto dai tribunidella plebe nel 52 a.c., sotto il consolato di Pompeo.In base a tale plebiscito (se esso fosse stato ancora va-lido) Cesare avrebbe potuto candidarsi al consolatomentre manteneva aneora l'imperium, il comando.Jni-litare della Gallia. Tuttavia, il senatus cons1;t!tftm aiti-mum del 7 gennaio (vedi cap. 1,5), che intl1nava a Ce-sare di deporre il comando dell'esercito, aveva di fattoannullato nei suoi confronti il valore del plebiscito.Per presentare la sua candidatura, Cesare sarebbe do-vuto tornare personalmente a Roma; poiché era vieta-to dalla legge entrare in città al comando di un eserci-to, egli avrebbe dovuto deporre l'imperium e conge-dare le truppe, e avrebbe potuto candidarsi al conso-lato solo in qualità di privato cittadino: ciò lo avrebbeesposto alla persecuzione giudiziaria e alle vendettedegli avversari, che mal sopportavano l'immenso po-tere da lui acquisito. Absentis è participio congiunto,con sfumatura concessiva. ipso ... Pompeio, «(e ciòera avvenuto) sotto il consolato dello stesso Pom-peo». L'ablativo assoluto, cruciale per il senso, è col-locato a effetto 'in punta' al periodo (una 'stoccata'inattesa, dopo che il movimento sintattico sembravaconcluso); la carica polemica di ipse sottolinea la con-traddizione in cui si trovano, seeondo Cesare, i suoiavversari. qui ... prohibuisset, «se egli disapprovavala proposta, perché aveva permesso che fosse presen-tata? se la approvava, perché gli aveva impedito diusufruire di un beneficio datogli dal popolo ?»; qui ènesso relativo. Due periodi ipotetici paralleli, con l'a-podosi in forma di interrogativa diretta e sottopostialle regole del discorso indiretto. Con improbasset eprobasset sottintendi id (o simili), da sottintendersianche come soggetto dell' oggettiva ferri, retta da pas-sus esset. Anche prohibuisset regge un'oggettiva.

4 Patientiam ... esset: «Mette sotto i loro occhi lasua disponibilità, poiché aveva chiesto spontanea-mente di congedare gli eserciti, azione in cui era di-sposto a sacrifieare carica e prestigio». Alla patientia

83

(spirito di accettazione e di accondiscendenza) dimo-strata da Cesare, dichiarata con enfasi nell'incipit diquesto periodo, si contrappongono, in apertura ai dueperiodi successivi, acerbitatem e iniuriam, che descri-vono l'atteggiamento di colpevole intolleranza tenutodai nemiei nei suoi confronti. De e l'ablativo del ge-rundivo è complemento di argomento che completapostu!avisset, indicando il contenuto della richiesta.Iacturam facere + genitivo significa «sacrificare qual-cosa» in vista di uno scopo.

5 Acerbitatem ... dimittere: Acerbitatem inimi-corum, «L'asprezza dei nemici»; ancora un Leitmotiv.qui ... dimittere, «che rifiutano per sé ciò che chie-dono agli altri e che preferiscono lo sconvolgimentogenerale alla perdita del potere e degli esereiti». La di-sparità di trattamento lamentata da Cesare riguarda ilfatto che, mentre a lui veniva chiesto di spogliarsi del-l'imperium e di congedare l'esereito per candidarsi,eome voleva, al consolato, Pompeo non aveva inten-zione di abbandonare l'incarico militare di proconso-le delle province spagnole. La relativa quod ... postu-!arent è inserita a incastro nell'altra proposizione re-lativa da cui dipende, qui ... recusarent. Mallent reggel'oggettiva omnia permisceri, mentre la particellacomparativa quam introduce come termil).e di para-gone l'infinito dimittere.

6 lniuriam ... commemorat: Iniuriam ... plebis,«Proclama l'ingiustizia commessa nello strappargli lelegioni, la crudeltà e l'arroganza dimostrate nel limita-re i poteri dei tribuni della plebe». Due membri paral-leli, con gli aeeusativi che indicano le colpe dei nemiciposti in rilievo a inizio di co!on e determinati dalla co-struzione con in e l'ablativo del gerundivo. Per le duelegioni 'sottratte' a Cesare vedi la nota a 1,2,3. Sulla li-mitazione dei poteri dei tribuni vedi la nota a l,S,l.condiciones ... commemorat, «ricorda le condizionida sé proposte, i colloqui richiesti e negati».

7 Pro quibus ... administraturum: Pro quibus ...administrent, «In considerazione di questi fatti esor-ta e chiede che si assumano la responsabilità dello Sta-to e lo amministrino insieme con lui»; ut introduceuna completiva dei verbi di preghiera e di richiesta.Sin ... administraturum, «Se invece rifuggono daquel compito per timore, egli non sarà loro di peso eamministrerà lo Stato da sé»; periodo ipotetico inseri-

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84 LA STORIA

defugiant, illis se oneri non futurum et per se rem publicam administraturum. [8] Legatos adPompeium de compositione mitti oportere; neque se rcformidarc, quod in scnatu Pompeiuspaulo ante dixisset, ad quos legati mitterentur, his auctoritatem attribui timoremque eorum quimitterent significari. [9] Tenuis atquc infirmi hacc animi vidcri. Se vero, ut operibus anteire stu-duerit, sic iustitia et aequitate velle superare.

to nella costruzi9ne del discorso indiretto. Nell'apo-dosi gli infiniti futuri sono ellittiCi di esse. Illis se onerinon futurum (costruzione del doppio dativo) è la le-zione tramandata dai manoscritti; qualcuno accettal'emendamento illi se oneri non defuturum (<<luinonsi sottrarrà a questo peso»).

8 Legatos ... significari: de compositione, «perla trattativa». Il complemento di argomento specificala missione dei legati. neque ... significari, «né egliaveva paura di quello che Pompeo aveva detto pocotempo prima in senato, cioè che a coloro ai quali ven-gono mandati degli ambasciatori si attribuisce un'au-

torità e si manifesta il timore di coloro che li manda-no»; attribui e significari sono i verbi di due oggettiveche spiegano quod ... dixisset; ad quos ... mitterenturè una relativa anticipata, ripresa da his.

9 Tenuis ... superare: Tenuis ... videri, <,Ciò ap-pare proprio di un animo meschino e debole»; Tenuisatque infirmi ... animi è genitivo di pertinenza. Se ...superare, «Egli invece, come aveva desiderato essereil primo per le sue azioni, così voleva essere superioreper giustizia ed equità». L'ut è comparativo (il con-giuntivo è dovuto al discorso indiretto). Gli ablativisono di limitazione.

De bello civili 1,72

Durante le operazioni di guerra in Spagna, letruppe pompeiane al comando di Afranio

vengono attaccate dall'esercito di Cesare: quattrocoorti di cactrati (soldati armati di un piccolo scudorotondo), in marcia per occupare una montagna,sono massacrate dalla cavalleria cesariana sotto gliocchi dei due eserciti. Il momento sarebbe propizioa uno scontro decisivo. Legati, centurioni e tribunimilitari supplicano Cesare di sfruttare il successo,attaccando il nemico atterrito mentre il moraledelle truppe è altissimo. Tuttavia, contro l'opinionedi tutti, Cesare si oppone. Soddisfatto di aver ta-

gliato ai pompeiani il vettovagliamento, egli prefe-risce non impegnare i suoi in una battaglia che,sebbene destinata a un esito positivo, comportereb-be in ogni caso perdite dolorose. L'episodio (di cuivedremo le conseguenze al cap. 74) permette inol-tre a Cesare scrittore di ribadire un principio dicondotta che è un motivo-chiavBdel De bellocivili: il proprio atteggiamento di misericordia ver-so gli avversari e il senso di profondo disagio peruna guerra combattuta tra concittadini, una guer-ra civile che, nonostante tutti gli sforzi tentati, l'o-stinazione dei pompeiani non ha voluto evitare.

[1] Caesar in eam spem venerat se sine pugna et sinc volnere suorum rem conficere posse, quodre frumentaria adversarios interclusisset. [2] Cur etiam secundo pro elio aliquos ex suis amitte-

_ 1 Caesar ." interclusisset: in eam ... venerat,«aveva concepito la speranza»; in che cosa consistaquesta spes è spiegato dall'infinitiva che segue, rispet-to a cui eam ha valore prolettico. rem conficere,«portare a termine le operazioni». quod ... interclu-sisset, «poiché aveva impedito agli avversari i riforni-menti». La causale (dipendente dall'infinitiva) ha ca-rattere soggettivo, col congiuntivo che esprime il

pensiero del personaggio Cesare; intercludo è co-struito col complemento oggetto della persona a cuisi impedisce qualcosa e con l'ablativo di ciò che siimpedisce.

_ 2 Cur ... gZadio: il cumulo di interrogative retori-che, legate dall' anafora di cur, dà grande rilievo espres-sivo alle motivazioni della scelta di Cesare, quasi coin-

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Cesare •• Il De bello civili 85

ret? cur volnerari pateretur optime meritos de se milites? cur denique fortunam periclitaretur?Praesertim cum non minus esset imperatoris consilio superare quam gladio. [3] Movebatur etiammisericordia civium, quos interficiendos videbat; quibus salvis atque incolumibus rem optineremalebat. [4] Hoe consilium Caesaris plerisque non probabatur; milites vero palam inter se Ioque-bantur, quoniam talis occasio victoriae dimitteretur, etiam cum vcllet Caesar, sese non esse pu-gnaturos. Ille in sua sententia perseverat et paulum ex eo Ioco digreditur, ut timorem adversariisminuat. [5] Petreius atque Afranius oblata facuItate in castra sese referunt. Caesar praesidiis inmontibus dispositis omni ad Hiberum intercluso itinere, quam proxime potcst hostium castris,castra communit.l

volgendo direttamente il lettore nelle questioni da luiaffrontate. eur ... periclitaretur, «Perché avrebbedovuto perdere aleuni dei suoi, seppure in una batta-glia vittoriosa? Perché avrebbe dovuto lasciare che ve-nissero feriti dei soldati che avevano acquisito grandis-simi meriti verso di lui? Perché, infine, avrebbe dovu-to tentare la fortuna?». ln forma diretta queste inter-rogative retoriche avrebbero il congiuntivo dubitativo.Ex suis è complemento partitivo. (Optime) meritos èparticipio con valore attributivo. fortunam: Cesare,che per convinzione personale e insieme per motivipropagandistici afferma più volte nel De bello civili digodere del favore della fortuna (vedi anche 3,73; -jp.89), mostra di conoscere i limiti entro cui, ilsarné labuona fortuna non è solo un dato esterno, sovra-uma-no, indipendente dalla volontà del singolo, ma si co-struisce con gli ingredienti umani dell'intelligenza edel senso della misura. Praesertim ... gladio, «Tantopiù che non è meno degno di un generale vincere conun piano intelligente piuttosto che con la spada»;praesertim rafforza il cum narrativo (con valore causa-le), imperatoris è genitivo di pertinenza. Gli ablativisono strumentali.

3 Movebatur ... malebat: Movebatur ... videbat,«Era spinto anche dalla compassione per i cittadini,che, secondo la sua previsione, avrebbero dovuto esse-re uccisi (lett.: che vedeva che dovevano essere ucci-si)>>;etiam introduce un argomento non accessorio,ma cruciale nell'ideologia e nella propaganda cesaria-na. Nel De bello civili, misericordia è uno dei terminiche indicano quell'atteggiamento di rispetto e di in-dulgenza verso gli avversari passato alla storia nelladefinizione complessiva di clementia Caesaris. Civiumè genitivo oggettivo. Quos, oggetto di videbat, è anchesoggetto dell'oggettiva che ha per verbo interficiendos(perifrastica passiva, ellittica di esse). Il senso della pe-rifrastica passiva qui non è tanto quello di «dovere»,

quanto quello di «essere destinato a»: una sfumaturadi destinazione, inevitabilità, necessità. quibus ... ma-lebat, «preferiva ottenere la vittoria mantenendoli sanie salvi». Nell'ablativo assoluto che apre il periodo qui-bus è nesso relativo.

4 Hoe ... minuat: plerisque non probabatur,«veniva disapprovato dai più». Il dativo d'agente èusuale col passivo pro bari. milites ... pugnaturos, «isoldati inoltre parlavano apertamente tra loro, dicen-do che, poiché si lasciava sfuggire una tale occasionedi vittoria, essi non avrebbero [poi] combattuto>quand'anche Cesare lo volesse». Loquebantur è spie-gato dall' oggettiva sese ... pugnaturos (sott. esse). Ilcum narrativo preceduto da etiam ha una sfumaturaconcessiva. paulum: avverbio. ut ... minuat, «per di-minuire il timore degli avversari»; proposizione fina-le; il dativo è di vantaggio.

_ 5 Petreius .. , eommunit: Petreius atque Afra-nius: dal 55 a.c. erano, insieme a Varrone, i legati diPompeo in Spagna. Secondo Sallustio (Bellum Catili-nae 59,6) Marco Petreio aveva già alle spalle più ditrent'anni di carriera militare nel 62 a.c., quandosconfisse l'esercito di Catilina; si uccise dopo la batta-glia di Tapso. Lueio Afranio era già stato legato diPompeo nella guerra contro Sertorio e in quella con-tro Mitridate, ed era stato console nel 60 a.c.; sarà uc-ciso dopo Tapso. oblata facultate, «essendosi presen-tata loro l'occasione»; ablativo assoluto. amni ... iti-nere, «chiuso ogni passaggio verso l'Ebro»; ablativoassoluto. In questo modo Cesare costringeva gli av-versari ad abbandonare il piano di una marcia versol'Ebro e a ritirarsi verso nord. quam ... communit,«pone un accampamento fortificato quanto più vicinopuò all'accampamento dei nemici». Proxime è formaavverbiale del superlativo, rafforzata dalla formulaquam ... potest.

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De bello civili 1,74

LA STORIA

APprofittando dell'assenza dei legati Afranioe Petreio, i soldati del campo pompeiano en-

trano in contlttto con quelli dell'esercito di Cesa-re, accampati nelle immediate vicinanze. Mentresi riallacciano amicizie e legami di cittadinanza,tutti esprimono la loro gratitudine agli avversariper aver loro risparmiato la vita, quando avreb-bero potuto facilmente annientarli. Questi senti-menti dei soldati, insieme alloro rammarico pernon essere giunti prima a quell'affratellamento,costituiscono la più importante approvazione del-la scelta di Cesare, e anche il più forte atto di ac-cusa contro i capi pompeiani e Pompeo stesso, re-

sponsabili di aver fatto fallire tutti i tentativi diconciliazione tra le parti promossi da Cesare. L'e-pisodio avrà un epilogo drammatico e significati-vo. Al capitolo seguente, il ritorno di Petreiotroncherà i colloqui spegnendoli nel sangue: scac-ciati i soldati cesariani, chiesto un giuramento al-l'esercito, massacrati davanti alle truppe gli av-versari scoperti nel campo, le ostilità tornerannoal punto di prima, fra il terrore generale. Ancorauna volta, sarà la clemenza di Cesare a uscirneesaltata: egli lascerà liberi i pompeiani, ma acco-glierà presso di lui i molti tribuni e centurioni chelo chiederanno, e li terrà in grande onore.

[1] Quorum discessu liberam nactimil~tes conloquiorum facultatem volgo procedunt, et quemquisque in <Caesaris> castris notum aùt municipem habebat, conquirit atque evocat. [2] Pri-mum agunt gratias omnes omnibus, quod sibi pcrtcrritis pridic pepercissent; eorum se beneficiovivere. Deinde imperatoris fidem quaerunt, rectene se illi sint commissuri, et quod non ab initiofecerint armaque quod cum hominibus necessariis et consanguineis contulerint, queruntur. [3]His provocatis sermonibus fidem ab imperatore de Petrei atque Afrani vita petunt, ne quod in

_ 1 Quorum 0'0 evocat: Quorum discessu: il nessorelativo si riferisce a Petreio e ad Afranio, i legati diPompeo nominati alla fine del cap. 73; essi si erano al-lontanati dal campo per costruire un vallo che arri-vasse fino a una sorgente d'acqua. Discessu è ablativodi causa. liberam ... procedunt, «i soldati, colta l'oc-casione di parlare liberamente (con gli avversari),escono in folla»; nacti è participio congiunto. quem"0 evocat, «ognuno ricerca e chiama fuori il cono-scente o il concittadino che aveva nel campo di Cesa-re». La relativa è anticipata rispetto alla sua reggente,e accoglie regolarmente in sé il soggetto di quest'ulti-ma, quisque (indefinito usato al posto di unusquisquedopo il pronome relativo).

2 Primum ... queruntur: il ringraziamento deipompeiani ai soldati di Cesare per aver risparmiatola loro vita è il massimo elogio indiretto che Cesarestesso può fare alla propria clemenza. primum: aquesto avverbio corrisponde, all'inizio del periodoseguente, Deinde. quod ... pepercissent, «per averlirisparmiati il giorno prima, quando erano terrorizza-ti». Il quod dichiarativo-causale completa il senso diagunt gratias; il vcrbo è al congiuntivo perché espri-me un pensiero soggettivo. Parco regge il dativo. eo-rum .. o vivere, «sono vivi grazie a loro (o: alloro

beneficio; o: devono a loro il beneficio della vita)>>.Frase affermativa del discorso indiretto; beneficio èablativo di causa. Deinde ... commissuri, «Poi chie-dono informazioni sulla lealtà del gegerale, (doman-dando) se facciano bene ad affidarsi a lui». L'interro-gativa indiretta dipende dal senso di chiedere conte-nuto nell'espressione jidem quaerunt e la completacome un'appendice esplicativa; il congiuntivo dellaperifrastica attiva esprime l'idea di futuro rispetto al-la reggente, et ... queruntur, «ed esprimono il lororammarico per non aver fatto così fin dall'inizio eper aver combattuto contro uomini legati a loro davincoli di amicizia intima e di consanguineità». Ilquod che completa queruntur è affine al quod causa-le con i verba affectuum. Nella coordinata il -queenclitico non si appoggia al secondo quod, ma alcomplcmcnto oggetto arma, termine-chiave che vie-ne anticipato con rilievo e distanziato ad effetto dalverbo (contulerint); l'iperbato dà inoltre enfasi ai ter-mini centrali (cum hominibus ... consanguineis), cheesp,ri,mono il ~ramma di una guerra combattuta traamICIe parentI.

3 His ... mittunt: His ... sermonibus, «Spinti daquesti discorsi»; il participio è congiunto, con valorecausale. fidem ... petunt, «chiedono al generaIc la sua

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Cesare. Il De bello civili 87

se scelus concepisse neu suos prodidisse videantur. Quibus confirmatis rebus se statim signatranslaturos confirmant legatosque de pace primorum ordinum centuriones ad Caesarem mit-tunt. [4] Intcrim alii suos in castra invitandi causa adducunt, alii ab suis abducuntur, adeo ut unacastra iam facta ex binis viderentur; complurcsquc tribuni militum <et> centuriones ad Caesa-rem veniunt seque ei commendant. [5] Idem hoc fit a principibus Hispaniae, quos illi evocave-rant et secum in eastris habebant obsidum Ioeo. Hi suos notos hospitesque quaerebant, perquem quisque eorum aditum eommendationis haberet ad Caesarem. [6] Afrani etiam filius adu-Iescens de sua ac parentis sui salute cum Caesare per Sulpieium legatum agebat. [7] Erant pIenalaetitia et gratuI'atione omnia et eorum qui tanta pericula vitasse, et eorum qui sine voinere tan-tas res eonfecisse videbantur, magnumquc fructum suac pristinae Ienitatis omnium iudicio Cae-sar ferebat, consiliumque eius a eunetis probabatur.

parola che risparmierà la vita a Petreio e ad Afranio».ne ... videantur, «perché non sembri che essi abbia-no tramato un delitto contro di loro e che abbianotradito gli uomini della loro parte». L'uso di se riferitoa Petreio e ad Afranio è probabilmente giustifieatodal fatto che con videntur va sottinteso «a essi» (a Pe-treio e ad Afranio), per cui Petreio e Afranio diventa-no soggetti logici della proposizione (= «perché Pe-treio e Afranio non ritengano che»), e possono essereindicati col riflessivo di terza persona. Quod èagpct-tivo indefinito neutro (usato al posto diaIiquod'dbPone) ed è concordato con scelus. Quibus ... rebus,«Assicurata questa garanzia»; ablativo assoluto. se ...confirmant,«assicurano che trasferiranno subito leinsegne (nel campo di Cesare)>>; ellissi di esse. Signatransferre (nel campo del nemico) significa: «diserta-re, passare al nemico». Il poliptoto confirmatis ...canfirmant sottolinea lo scambio di garanzie. legatos-que: complemento predicativo dell'oggetto. primo-rum ... centuriones, «centurioni dei gradi più alti(lett.: delle prime file)>>.

4lnterim ... commendant: alii ... abducuntur,«alcuni conducono i loro conoscenti nel proprio ac-campamento per invitarli da loro, altri vengono con-dotti dai loro conoscenti nel campo di Cesare». Unafigura etimologica lega i due composti di duca, specu-lari per il senso, coniugati il primo all'attivo, il secon-do al passivo (in chiusa a due proposizioni simmetri-che, coordinate per asindcto e marcate dalla correla-zione anaforica alii ... aIii) a sottolineare la recipro-cità e specularità del gesto dei soldati. Causa col geni-tivo del gerundio esprime il complemento di fine.ade o ... vidcrentur, «tanto che sembrava che da dueaccampamenti se ne fosse formato uno solo»; propo-sizione consecutiva. Videor è costruito personalmen-te; l'infinito perfetto di fio è elIittico di esse. scque cicoml11cndant, «e si raccomandano a lui».

5ldem ... ad Caesarem: «La stessa cosa fanno i

capi spagnoli che i pompeiani avevano fatto venire etenevano con sé nell'accampamento come ostaggi. Es-si cercavano i loro conoscenti e ospiti, tramite i qualiognuno di loro potesse avere accesso a una raccoman-dazione presso Cesare». La relativa per quem ... ha-beret ha valore finale. Il singolare quem è concordatoa senso con i plurali notos hospitesque: sulla normaleconcordanza prevale la forza di 'attrazione' dell'inde-finito quisque, «ognuno»; l'azione collettiva è oraguardata dal punto di vista dei singoli soggetti, e daiplurali Hi suos notos hospitesque quaerebant si passaai singolari per quem quisque ... haberet. Il genitivocommendationis è oggettivo.

6 Afrani ... agebat: Afrani ... adulescens: di luinon si hanno altre notizie. Col termine adulescensCesare indica generalmente chi non ha ancora intra-preso la carriera politica. de sua ... agebat, «trattavacon Cesare, mediante il legato Sulpicio, della salvezzasua e di suo padre».

7 Erant ... probabatur: «Tutto era pieno di gioiae di felicitazioni, sia da parte di quelli che ritenevanodi aver evitato pericoli tanto grandi, sia da parte diquelli che ritenevano di aver concluso un conflittotanto grande senza spargimento di sangue, e Cesare agiudizio di tutti raccoglieva il grande frutto della suamitezza del giorno prima». A proposito di Erant ...omnia va osservato che espressioni del tipo omniapIena sunt con il genitivo sono adatte a disegnare am-pi quadri e scene collettive (di gioia, come qui, o al-trove di terrore, mestizia, confusione, ecc.). I genitivieorum ... eorum, correlati, dipendono da Iaetitia etgratuiatione. Per magnum ... Ienitatis vedi 1,72 (conla nota introduttiva); il successo finale della decisionedi Cesare, approvata da tutti (consiliumque eius acunctis probabatur), si contrappone al malcontentoespresso allora dai suoi soldati (1,72,4: hoc cansiliumCaesaris pierisque non probabatur). Sulla Ienitas diCesare vedi la nota di commento a 1,2,2.

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IDe bello civili 3,72

LA STORIA

L 'accerchiamento dei pompeiani nelle vicinan-ze di Durazzo, ideato da Cesare (3,43), è fal-

lito. Questa è la sequenza dei fatti narrati ai capi-toli precedenti. ,Avvertito dai disertori allobrogi,Pompeo riescel a rompere il blocco in un puntoverso il mare, dove la palizzata fatta erigere daCesare non è completa. Impadronitosi poi di unaccampamento abbandonato dal nemico, vienequi attaccato dai ces,'Xriani,che in un primo mo-mento hanno la meglio. Tuttavia <dafortuna, cheè potentissima in ogni altra circostanza, ma so-prattutto in guerra, in pochi istanti produce gran-di sconvolgimenti: e così avvenne allora» (3,68,1).L'ala destra dello schieramento di Cesare scambiaper la fortificazione dell'accampamento una lineafortificata che difende l'accesso a un fiume; men-tre Pompeo fa accorrere rinforzi, le truppe cesa-riane, tagliate in due, sono prese dal pal1ica.;'neglistretti passaggi di un terreno scosCeso, i soldatitentano una disastrosa ritirata, impacciandosi avicenda nella confusione e nel terrore.

In un solo giorno l'esercito di Cesare è stato bat-tuto due volte, con perdite ingenti. Pieni di orgo-glio per il successo, i pompeiani perdono il sensodella misura, credono di avere già vinto e spargo-no per ogni dove la fama della vittoria. In questocapitolo Cesare analizza con lucidità il loro erro-re di valutazione, contrapponendo alla cieca va-nità che si impadronisce di loro il controllo razio-nale che dovrebbe guidare la condotta di unaguerra.L'insistito modulo espressivo della negazione se-guita da una movenza avversativa (non ... sed)ribadisce con forza la mancata considerazione, daparte del nemico, di vari fattori: le condizionisvantaggiose in cui si era trovato l'esercito di Ce-sare; una sconfitta determinata non da uno scon-tro vero e proprio, ma dallo scompiglio dei soldatiimpacciati dalla loro stessa massa; infine il ruoloimponderabile di cause inattese, per cui anche unpiccolo errore può avere in guerra conseguenzedisastrose.

[1] His rebus tantum fiduciae ac spiritus Pompeianis accessit, ut non de ratione belli cogitarent,scd vicisse iam sibi viderentur. [2] Non illi paucitatem nostrorum militum, non iniquitatem lo ciatquc angustias praeoccupatis castris et ancipitem terrorem intra extraque munitiones, non absci-

1 His 00. viderentur: il capitolo ha una strutturastudiatamente compatta. La coordinazione avvcrsati-va non ... sed che caratterizza il primo periodo di-venta la cellula generativa che determina l'andamentosintattico dell'intero capitolo. Quel primo non ... co-gitarent viene ripreso ed espanso nel secondo perio-do con Non ... non ... non ... cogitabant (par. 2).L'impostazione della frase si ripete nel terzo periodo,ehe inizia con Non ad haec addebant (e protrae la se-rie di negazioni con l'anafora di non nell'infinitiva), enel quarto periodo, che conclude la serie con Nondenique ... recordabantur (par. 4). Tutta questa seriedi frasi negative è la premessa alla movenza avversati-va che apre l'ultimo periodo, Sed proinde ac si ... vi-cissent ... victoriam ... concelebrabant (par. 4), in cuiriecheggia la chiusa del primo, sed vicisse iam sibi vi-derentur. Tutto il capitolo costituisce un'espansionesintattica e una dimostrazione esplicativa di quellafrase iniziale. His rebus: ablativo di causa. tantum... viderentur, «vennero ai pompeiani una fiducia eun orgoglio così grandi che essi non pensavano almodo di condurre la guerra, ma ritenevano di averegià vinto>,. Il neutro tantum è costruito col genitivo

partitivo. Accedo, come in genere i composti con ad-,regge il dativo. Ut è consecutivo.

2 Non ... cogitabant: un lunghissimo iperbato ri-tarda in chiusa al periodo il verbo principale (cogita-bant) e mettc innanzi, in una serie di membri intro-dotti dall'anafora di non, gli accusativi che costitui-scono il soggetto dell'oggettiva (il cui verbo, fuisse, èanch'esso al fondo). Due di questi membri sono sin-tatticamente complicati dall'inserzione di un ablativoassoluto e di un cum narrativo. Traduci: «Essi nonpensavano che la causa (della loro vittoria) era consi-stita nello scarso numero dei nostri soldati, nella posi-zione sfavorevole e nelle strettezze determinate dallagià avvenuta occupazione del campo e nel duplice ter-rore (per l'attacco del nemico) all'interno e ali' esternodelle fortificazioni, nel fatto che l'esercito fosse statotagliato in due parti, non potendo l'una portare aiutoall'altra». Praeoccupatis è ablativo assoluto con valorecausale. Causae viene spiegato dai commentatori co-me un uso peculiare e quasi improprio del genitivopartitivo (sul modello di espressioni come hoc causae,quid causae ... ? ecc.).

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sum in duas partes exercitum, cum altera alteri auxilium ferre non posset, causae fuisse cogitabant.[3] Non ad haec addebant non concursu acri facto, non proelio dimicatum, sibique ipsos multitu-dine atque angustiis maius attulisse detrimentum quam ab hoste accepissent. [4] Non deniquecommunis belli casus recordabantur, quam parvulae saepe causae vel falsae suspicionis vel terrorisrepentini vel obiectae religionis magna detrimenta intulissent, quotiens vel ducis vitio vel culpatribuni in exercitu esset offensum. Sed proinde ac si virtute vicissent neque ulla commutatio re-rum posset accidere, per orbem terrarum fama ac litteris victoriam eius dici concelebrabant.

Cesare li Il De bello civili

3 Non .. 0 accepissent: «Non aggiungevano a ciòil fatto che si era combattuto non con un aspro assal-to, non con una battaglia, e il fatto che i cesariani, perla loro massa e per le strettezze in cui si trovavano,avevano recato a se stessi un danno maggiore di quan-to ne avessero ricevuto dal nemico». Concursu ... fac-to è ablativo assoluto; pro elio è ablativo di modo.Multitudine e angustiis sono ablativi strumentali.

4 Non denique 000 concelebrabant: alla mancatalucidità e onestà di analisi da parte dei pompeiani sulfatto d'armi appena verificato si si aggiunge la loromancata considerazione dei casi della guerra in gene-rale. Non 000 offensum, «Non ricordavano, iriJine, icasi comuni della guerra, quanto piccole cause spesso,costituite o da un falso sospetto o da un terror~im-provviso o dall' ostacolo di uno scrupoJoreligibso,avessero causato grandi danni, quante volte a causa diun errore del generale o di una colpa di un tribuno sifosse subìto uno scacco nell'esercito (o: un errore ...o la colpa ... avessero avuto come conseguenza un di-sastro dell'esercito)>>. Recordabantur regge il comple-

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mento oggetto communis ... casus, che viene poi spie-gato dalle interrogative indirette che seguono, intro-dotte dalle espressioni interrogative quam (parvulae)e quotiens. I genitivi che determinano causae sono didefinizione. La correlazione tra le due espressionicausali vel ducis vitio vel culpa tribuni è ordinata inchiasmo. Esset offensum è passivo impersonale.proinde 000 accidere, «come se avessero vinto graziealloro valore e non potesse verificarsi alcun muta-mento di sorte»; proposizione comparativa ipotetica,accompagnata da una coordinata. Virtute è ablativostrumentale. per orbem ... concelebrabant, «per tut-to il mondo esaltavano a voce e per lettera la vittoriadi quel giorno». L'immagine del gran darsi da fare deipompeiani (fama ac litteris) per esaltare se stessi (con-celebrabant) in lungo e in largo per il mondo (note-vole e graffiante l'iperbole per orbem terrarum) forni-sce un memorabile quadro finale della sicurezzainfondata, arrogante e vanagloriosa dell' esercito diPompeo, facendo avvertirc tragicamente la sua imprc-parazione di fronte al disastro che incombe. Gli abla-tivi fama e litteris sono strumentali.

De bello civili 3,73

DOpo la sconfitta, presa la decisione di cam-biare il piano di guerra, Cesare parla alle

truppe riunite per rinfrancare gli animi e predi-sporli a nuove azioni. Oltre a toccare i punti topicidel discorso di un comandante dopo un insuccesso,codificati nella storiografia e nell'epica (invito anon abbattersi> ricordo di precedenti e più impor-tanti vittorie, richiamo a un'esemplare esperienzapassata), questo discorso ai soldati ruota intorno alparticolare concetto di fortuna cui Cesare si ispira.Alla fortuna i suoi uomini devono essere ricono-scenti per i successi da loro conseguiti finora nellaguerra contro Pompeo (in Italia, Spagna, Sicilia eSardegna). Per rimediare agli insuccessi subìti,d'altra parte, la fortuna deve essere assistita dalla

virtus: quando, come nel casopresente, una colpao un errore di un singolo oppure la stessa fortuna(come combinazione di fattori che sfugge al con-trollo razionale) ha causato un danno, è il valoredegli uomini che può mutare quello stesso dannoin un bene. Come era accaduto presso Gergovia,durante la campagna di Gallia, così ora la sconfit-ta subìta deve di'ventare stimolo e occasione divaloroso riscatto. La fortuna, anche quando simanifesta come avversa, può diventare alleatadella virtus: l'azione umana, sollecitata dagli stes-si insuccessi, collabora alla costruzione della buo-na sorte. È questa combinazione intima di fiduciain una 'buona stella' e di energia attiva sostenutadall'intelligenza che guida le imprese di Cesare.

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90 LA STORIA

[1] Caesar ab superioribus consiliis depulsus omnem sibi commutandam belli rationem existi-mavit. [2] Itaque uno tempore praesidiis omnibus deductis et oppugnatione dimissa coactoquein unum locum exercitu contionem apud milites habuit hortatusque est, ne ea quae accidissentgraviter ferrent, neve his rebus terrerentur, multisque secundis proeliis unum adversum et id me-diocre opponerent. [3] Habendam fortunae gratiam, quod ltaliam sine aliquo vulnere cepissent,quod duas Hispanias bellieosissimorum hominum peritissimis atque exercitatissimis ducibus pa-cavissent, quod finitimas frumentariasque provincias in potestatem redegissent. Denique ree or-dari debere, qUlì felicitate inter medias hostium classes oppletis non solum portibus, sed etiam li-toribus omnes'incolumes essent transportati. [4] Si non omnia eaderent secunda, fortunam esseindustria sublevandam. Quod esset aeceptum detrimenti, cuiusvis potius quam suae culpae de-bere tribui. [5] Locum se aequum ad dimicandum dedisse, potitum se esse hostium castris, expu-Esse ac superasse pugnantes. Sed sive ipsorum perturbatio sive error aliquis sive etiam fortuna

liliiii 1 Caesar o" existimavit: ab superioribus ... exi-stimavit, «costretto ad abbandonare i piani preceden-ti, pensò di dover cambiare completamente il modo dicondurre la guerra»; depulsus è participio congiunto,costruito col complemento di allontanamento. Nel-l'oggettiva la perifrastica passiva è ellittica di esse.

2 Itaque o •• opponerent: uno ... exercitu, «ritira-ti contemporaneamente tutti i presidì e abbanqp,natoil blocco e riunito l'esercito in un solo puritb»;praesi-diis ... deductis, oppugnatione dimissa e coactoque ...exercitu sono ablativi assoluti. ne ... opponerent, «anon abbattersi per ciò che era successo e a non la-sciarsi atterrire da queste circostanze, e a mettere unasola battaglia perduta, e per giunta di poco conto, difronte a tante battaglie vinte»; ne e neve introduconodue completive negative del verbo di esortazione(hortatus ... est), mentre la coordinata affermativa èintrodotta senza ut.

liliiii 3 Habendam "0 transportati: Habendam ... gra-tiam, «Bisognava ringraziare la fortuna». Inizia qui lacostruzione del discorso indiretto, con una frase af-fermativa in cui la perifrastica passiva è ellittica diesse. Fortunae è dativo. quod Italiam ... cepissent,«perché avevano preso l'Italia senza subire perditeimportanti», come è narrato in 1,8-23. Con l'espres-sione di senso negativo sine è usato qui, eccezional-mente, aliquis invece che ullus: il senso è diverso, non«senza alcuna perdita», ma «senza perdite di rilievo».Aliquis è invece usato regolarmente con non sine (ladoppia negazione «non senza» equivale infatti all' e-spressione affermativa «con»). quod duas ... pacavis-sent, «perché avevano pacificato le due Spagne, checontavano su generali molto esperti ed esercitati a ca-po di uomini bellicosissimi», come è narrato nella se-conda metà del primo libro (1,37-87). Ducibus è usatopiuttosto liberamente come ablativo descrittivo, cherende conto della condizione militare della Spagna. Ilegati di Pompeo in Spagna erano Petreio e Afranio(oltre a Varrone, che Cesare ha però ritratto come ir-resoluto e poco capace in 2,17-21). quod finitimas ...redegissent, «perché avevano ridotto in loro potere leprovince vicine, ricche di grano». Cesare si riferisce

alla Sicilia e alla Sardegna, dove aveva inviato rispetti-vamente i legati Curione (con tre legioni) e Valerio(Quinto Valerio Orca, partito con una legione); en-trambi avevano trovato la provincia senza governo,l'uno a causa della fuga di Catone, che si era sentitoabbandonato e tradito da Pompeo, l'altro a causa del-la cacciata di Cotta da Cagliari (1,30-1,31,1). Denique... transportati, «Infine dovevano ricordarsi conquale favore della sorte, in mezzo alle flotte dei nemi-ci, mentre erano occupati non solo i porti, ma anche ilitorali, erano stati trasportati al di là del mare tuttiincolumi», come narrato in 3,6. Recordari regge unainterrogativa indiretta introdotta dall' aggettivo inter-rogativo qua (qua felicitate è ablativo di modo). Op-pletis ... litoribus è ablativo assoluto. lncolumes è pre-dicativo del soggetto.

liliiii 4 Si non ... tribui: Si ... sublevandam, «Se nonogni evento aveva un esito favorevole, bisognava soc-correre la fortuna con l'attività»; periodo ipotetico in-serito nella costruzione del discorso indiretto; nonmodifica omnia. r;aggettivo secunda è predicativo, in-dustria è ablativo di causa efficiente (o; se si preferiscesottintendere ab iis o sim., ablativo strumentale).Quod ... trihui, «Il danno che si era subito si dovevaattribuire alla colpa di chiunque altro piuttosto che alui». Il relativo neutro quod è costruito col genitivopartitivo detrimenti. C'è variatio tra le due determi-nazioni del dativo culpae (il genitivo del pronome in-definito quivis e l'aggettivo possessivo concordato).

liliiii 5 Locum ... sarciretur: Locum ... pugnantes,«Egli aveva fornito un terreno favorevole alla batta-glia, si era impadronito del campo nemico, avevascacciato e vinto quelli che lo combattevano». Vi èuna singolare contraddizione col capitolo precedente:mentre qui Cesare rivendica la scelta di una posizionevantaggiosa per la battaglia, a 72,2 imputava ai pom-peiani di gonfiarsi per la vittoria senza considerare lainiquitas loci che aveva giocato a svantaggio dei suoiuomini. Sed ... sarciretur, «Ma, che fosse stato il lorostesso scompiglio o un qualche errore o anche la for-tuna a rovesciare una vittoria già assicurata e a portatadi mano, tutti dovevano adoperarsi perché la sconfitta

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Cesare ••Il De bello civili 91

partam iam praesentemque victoriam interpellavisset, dandam omnibus operam, ut acceptum in-commodum virtute sarciretur. [6] Quod si esset factum, duturum> ut detrimentum in bonumverteret, uti ad Gergoviam accidisset, atque ei, qui ante dimicare timuissent, ultra se praelio of-ferrent.

De bello civili 3,82

[1] Pompeius paucis post diebus in Thessaliam pervenit contionatusque apud cunctum exerci-tum suis agit gratias, Scipionis milites cohortatur, ut parta iam victoria praedae ac praemiorumvelint esse participes, receptisque omnibus in una castra legionibus suum cum Scipione honorem

subita fosse riparata col valore». Le due proposizionicorrelative disgiuntive introdotte da sive ... sive han-no la funzione di protasi di un periodo ipotetico lacui apodosi è dandam (sott. esse) omnibus operam(quest'ultima regge a sua volta una completiva, intro-dotta da ut). Virtute è ablativo strumentale.

6 Quod ... offerrent: «Se ciò fosse accaduto, loscacco si sarebbe mutato in vantaggio, come era acca-duto davanti a Gergovia, e quelli che prima avevanoavuto paura di combattere si sarebbero offerti sponta-neamente alla battaglia». Periodo ipotetico con l'apo-dosi all'infinito futuro (di fio) e la protasi al congiun-tivo piuccheperfetto (sempre di fio), perché si regola

DOpO i parziali successi ottenuti contro Cesa-re, l'errore capitale di Pompeo è quello di

sopravvalutare la propria posizione e di credereciecamente in un esito favorevole dello scontro fi-nale. Unito il proprio esercito a quello del suoceroScipione, il generale già parla addirittura di spar-tizione del bottino e delle ricompense. Indottidalla sconsiderata fiducia del loro capo, i pom-peiani nutrono ormai una stolta certezza della

1 Pompeius ... tendi: paucis post diebus: Pom-peo giunse a Larissa probabilmente il 2 agosto, e ilgiorno seguente unì le sue truppe con quelle di Sci-pione. contionatusque: il participio congiunto, ben-ché perfetto, esprime qui contemporaneità piuttostoche anteriorità. suis agit gratias, «ringrazia i suoi».Scipionis ... participes, «esorta i soldati di Scipione,poiché la vittoria è ormai assicurata, a voler prendereparte al bottino e ai premi»; ut introduce una com-pletiva del verbo di esortazione. L'ablativo assolutoparta iam victoria descrive efficacemente l'eccessiva

sui tempi storici che hanno introdotto il discorso in-diretto ed esprime anteriorità rispetto all'apodosi.L'infinito futuro di fio, ellittico di esse, regge a suavolta una completiva introdotta da ut (ut ... verteret)con una coordinata (atque ... offerrent). Verto è usatointransitivamente «<riuscire, risolversi in»). Uti ... ac-cidisset è una comparativa. Ad Gergoviam indica lostato nei pressi della città. La sconfitta subìta da Cesa-re a Gergovia (capitale degli Arverni) è narrata in Debello Gallico 7,36-53 (vedi sopra i capitoli 7,47,50 e52); in quell'occasione Vercingetorige, pur vittorioso,non era però riuscito a sfruttare il successo giungendoalla vittoria finale: lo stesso accadrà, in questo caso, aPompeo.

vittoria; si sfrenano così, senza ritegno e misuraalcuna, la loro avidità di premi, la loro brama diimpadronirsi dei beni degli avversari e la loroambizione politica, mentre nascono contrasti ac-cesi sull'assegnazione delle cariche pubbliche pergli anni a venire. Da questo quadro emerge inuna pessima luce l'inetta figura di Pompeo, di cuisono segnalati con tocchi pungenti l'attaccamentoal potere e il vano compiacimento del comando.

sicurezza di Pompeo. Particeps regge il genitivo.receptisque o •• legionibus: ablativo assoluto; una(castra, «un solo accampamento») è polarizzato conomnibus. Pompeo aveva con sé nove legioni, Scipio-ne due. suum ... tendi, «divide con Scipione l'onoreche spetta al comandante e ordina che si dia il segnaledi tromba presso di lui e che gli sia montato un se-condo pretorio». Classicum è la tromba con cui il ge-nerale faceva dare il segnale alle truppe, un segnaleche poteva equivalere a diversi ordini (come quello dismontare le tende, caricare i bagagli, mettersi in mar-

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92 LA STORIA

partitur classicumque apuci eum cani et alterum illi iubet praetorium tendi. [2] Auctis copiisPompei duobusque magnis exercitibus coniunctis pristina omnium confirmatur opinio et spesvictoriae augetur, adeo ut, quidquid intercederet temporis, id morari reditum in Italiam videre-tur, et siquando quid Pompeius tardius aut consideratius faceret, unius esse negotium diei, sedillum delectari imperio et cOl1Sularespraetoriosque servorum habere numero dicerent. [3] Iam-que inter se palam de praemiis ac de sacerdotiis contendebant in annosque consulatum definie-bant, alii domos bonaque eorum, qui in castris erant Caesaris, petebant; [4] magnaque inter eosin consilio fui~ controversia, oporteretne Lucili Hirri, quod is a Pompeio ad Parthos missus es-set, proximiscomitiis praetoriis absentis rationem haberi, cum eius necessarii fidem implorarentPompei, praestaret, quod proficiscenti recepisset, ne per eius auctoritatem deceptus videretur,reliqui, inlabore pari ac periculo ne unus omnes anteccderct, recusarent.

cia); in presenza di due comandanti pari in grado, ilsegnale poteva essere doppio. PraetOTium è la tendadel comandante.

2 Auctis ... dicerent: Auctis ... coniunctis: dueablativi assoluti coordinati, con valore causale. pri-stina ... augetur, «si rafforza la convinzione che tut-ti avevano già da tempo e si accresce la loro speranzadi vittoria». adeo ut ... videretur: «a tal punto che,tutto il tempo che si frapponeva, sembrava rit~rdareil ritorno in Italia». Ut introduce un;1propefslzioneconsecutiva; quidquid, pronome relativo-indefinitoneutro, costruito col genitivo partitivo, introduceuna relativa che ha il verbo al congiuntivo, con sfu-matura eventuale. et o •• dicerent: «e se talvolta Pom-peo compiva qualche azione con più lentezza o pon-derazione, dicevano che era affare di un solo giorno,ma che lui si compiaceva del comando e consideravaex consoli ed ex pretori alla stregua di schiavi». Ilcompiacimento del potere e del comando è una ca-ratteristica attribuita a Pompeo anche da altre fontiantiche (Plutarco, Appiano, Cassio Dione); per que-sto egli veniva soprannominato «Agamennone» e «redei re». Et introduce una coordinata alla consecutiva,il cui verbo è dicerent. Questa proposizione costitui-sce allo stesso tempo l'apodosi di un periodo ipoteti-co (della realtà) che ha per protasi si quando ... face-ret (tuttavia si quando, o siquando, esprime, più cheuna vera ipotesi, il senso temporale dell'azione ripe-tuta: «tutte le volte che»). L'indefinito quid è usatoqui al posto di aliquid perché la proposizione è in-trodotta da si. Tardius e consideratius sono avverbi algrado comparativo.

3 Iamque .. o petebant: Iamque o •• definiebant,<,E ormai litigavano apertamente tra loro per le ri-

compense e le cariche sacerdotali e stabilivano i con-soli anno dopo anno».

_ 4 magnaque ... recusarent: oporteretne o •• haberi,«se nei prossimi comizi pretorii fosse opportuno tenerconto della candidatura di Lucilio Irro, benché fosseassente, poiché era stato mandato da Pompeo in mis-sione presso i Parti». Gaio Lucilio lrro, tribuna dellaplebe nel 53 a.c., era probabilmente un legato di Pom-peo; si ripete per lui quella controversia sulla candida-tura al consolato in absentia che era scoppiata all'iniziodel 49 tra i sostenitori e gli avversari di Cesare (vedi1,32,3). Oporteretne è proposizione interrogativa indi-retta che completa e spiega il senso del sostantivo con-troversia; quod introduce una causale. cum .. o videre-tur, «dal momento che i suoi amici imploravano lalealtà di Pompeo, che realizzasse le richieste che avevaaccolto al momento della sua partenza (o: che rispet-tasse l'impegno che aveva preso con lui quando parti-va), perché lrro non si ritenesse ingannato dalla sua au-torità». Il congiuntivo semplice praestaret ha la funzio-ne di una completiva, che spiega cum ... fidem implo-rarent (puoi anche tradurre integrando un'espressionecome «chiedendo» o sim.). Recipio, nel/senso di «accet-tare, approvare» qualcosa prendendone su di sé l'impe-gno, è costruito qui con l'accusativo di ciò che si ap-prova e con il dativo della persona cui si dà l'approva-zione (dativo del participio congiunto proficiscenti, concui va sottinteso ei). Ne introduce una finale, in cui vi-deretur (sott. sibi) segue la costruzione personale (condeceptus va sottinteso esse). reliqui ... recusarent, «glialtri si rifiutavano di accettare che uno solo passasse in-nanzi a tutti, quando la fatica e il pericolo erano pari».Reliqui ... recusarent è proposizione coordinata perasindeto alla precedente retta dal cum narrativo; ne in-troduce una completiva retta dal verbum recusandi.

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Cesare ••Il De bello civili

De bello civili 3,83

93

[1] Iam de sacerdotio Cacsaris Domitius, Scipio Spinthcrque Lentulus cotidianis contentionibusad gravissimas verborum contumelias paiam descenderunt, cum Lentulus aetatis honoremostentaret, Domitius urbanam gratiam dignitatemque iactaret, Scipio adfinitate Pompei confide-ret. [2] Postuiavit etiam L. Afranium proditionis exercitus Acutius Rufus apud Pompeium,quod <neglegenter bclIum> gestum in Hispania diceret. [3] Et L. Domitius in consilio dixit pIa-cere sibi bello confecto ternas tabellas. garic,ad iudicandum iis qui ordinis essent senatorii bello-

Sotto la superficie sempre controllata, ma ca-pace di ironia graffiante della scrittura di

Cesare, si fanno feroci in questo capitolo il sar-casmo e la satira impietosa nei confronti di unaclasse dirigente inetta, meschina e avida. Unarassegna misurata e sapiente di comportamentibassi e vili dei pompeiani, accompagnata da no-mi e cognomi, è qui più eloquente di un giudiziosdegnato: la carica di pontefice massimo ricoper-ta da Cesare diventa oggetto di indegna contesa

1 Iam ... confideret: de sacerdotio Caesaris: sa-cerdotio si riferisce alla carica di pontefice massimo,che Cesare ricopriva dal 63 a.c. De con l'ablativoesprime qui il complemento di argomento. Domitius... Lentulus: Lueio Domizio Enobarbo, antenato diNerone, fu console nel 54. Compare più volte nel Debello civili, mai in buona luee; nel primo libro tieneun comportamento vile durante l'assedio di Corfinio,progettando una fuga; dopo la presa della città ottie-ne, con Lentulo Spintere e altri, il perdono di Cesare;nel secondo libro è al comando delle truppe durantel'assedio d~ Marsiglia, ma fugge pochi giorni primadella resa. E giudicato severamente, per l'inettitudinee il temperamento violento, da Cicerone e poi da Sve-tonio, mentre viene esaltato da Lucano come campio-ne degli ideali repubblicani e preso a soggetto di unatragedia prete sta da Curiazio Materno (personaggiodel Dialogus de oratoribus di Tacito). Scipione era ilsuocero di Pompeo (vedi 1,1,4). Publio CornelioLentulo Spintere, console nel 57 a.c. (quando favorìil richiamo di Cicerone dall' esilio), partecipò conPompeo alla guerra civile e morì poco dopo la batta-glia di Tapso. cotidianis ... descenderunt, «nelle loroliti quotidiane scesero apertamente ai più gravi insul-ti». Descendo esprime efficacemente la degradazionemorale dei contendenti. cum ... confideret, «poichéLentulo esaltava l'onore che spettava alla sua età, Do-mizio vantava il favore e il prestigio di cui godeva aRoma, Scipione confidava nella parentela con Pom-peo». Lucio Domizio poteva contare sul prestigio delpadre, Gneo, eletto pontefice massimo nel 103 in basealla legge (fatta approvare da lui stesso l'anno prece-

fra tre personaggi di primo piano, in un quoti-diano scambio di insulti; qualcuno sceglie la viadella calunnia contro uomini in vista della pro-pria parte; altri arrivano addirittura a proporreuna sorta di lista di proscrizione, con cui disfarsi,a guerra finita, di concorrenti scomodi. Tra losfrenarsi dell'ambizione, dell'avidità e degli odipersonali, nessuno dei pompeiani pensa al mododi assicurarsi la vittoria, già data incautamenteper certa.

dente, in qualità di tribuno della plebe) che rimettevale elezioni sacerdotali al popolo. Confido regge l'abla-tivo.

_ 2 Postulavit ... diceret: «Inoltre Acuzio Rufo ac-cusò presso Pompeo Lucio Afranio di aver traditol'esercito, poiché diceva che (o: poiché a suo dire;poiché, a quanto diceva) la guerra era stata condottacon trascuratezza». Di Aeuzio Rufo, ricordato perquest'accusa anche da Plutarco, non abbiamo altrenotizie. Afranio, console nel 60 a.C.,già legato diPompeo nelle guerre contro Sertorio e contro Mitri-date, dal 55 era stato suo legato per la Spagna citerio-re; sarà ucciso dopo la battaglia di Tapso. Quella diAcuzio era molto probabilmente una calunnia, chenon trova riscontro nella narrazione di Cesare sullaguerra in Spagna (nel I libro). Con gestum sottintendiesse. La proposizione causale con quod ha il congiun-tivo perché introduce il resoconto delle parole diAcuzio, con una sfumatura di obliquità (qui e in altricasi trasferita al verbo di «dire» o di «ritenere» che in-troduce il pensiero soggettivo stesso).

3 Et ... multarent: dixit ... interfuissent, «esposeuna sua proposta (lett.: disse che proponeva), cioèche, una volta terminata la guerra, si dessero tre tavo-lette per ciascuno, per esprimere un giudizio, a coloroche appartenevano all'ordine senatorio e che avevanopartecipato alla guerra insieme con loro». Mihi placetè espressione tecnica del lessico giuridico e politicoper la presentazione di una proposta; qui reggeun' oggettiva. Bello confecto è ablativo assoluto, ternas

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94 LA STORIA

que una cum ipsis interfuissent, sententiasque de singulis ferrent, qui Romae remansissent qui-que intra praesidia Pompei fuissent neque operam in re militari praestitissent: unam fore tabel-lam, qui liberandos omni periculo censerent, alteram, qui capitis damnarent, tertiam, qui pecu-nia multarent. [4] Postremo omnes aut de honoribus suis aut de praemiis pecuniae aut de perse-quendis inimicitiis agebant, neque, quibus rationibus superare possent, sed quemadmodum utivictoria deberent, cogitabant.

è numerale distl;ibutivo. Ad con l'accusativo del ge-rundio esprime 'il complemento di fine. La proposi-zione relativa e la sua coordinata, dipendenti daun'oggettiva, hanno il congiuntivo perché riportanoobliquamente le parole di Domizio. Iis è dativo ditermine dipendente da dari. L'avverbio una si uniscespesso al complemento di compagnia. sententiasque... praestitissent, «e che essi esprimessero un giudi-zio su ciascuno di quelli che erano rimasti a Roma edi quelli che si erano trovati nei territori occupati daPompeo, ma non avevano collaborato alle operazionimilitari». Neque ha qui valore avversativo. Con unavariazione di costrutto, piacere sibi, che prima regge-va un'oggettiva, regge ora una completiva espressa colcongiuntivo semplice, ferrent. unam ... multarent,«ci sarebbe stata una tavoletta (o: una tavoletta sareb-be stata) per quelli che proponevano la completa as-soluzione, una seconda per quelli che prOPQne,,~hOlacondanna a morte, una terza per quellì'che propone-vano multe in denaro». L'infinito futuro fore (= futu-ram esse) esprime la frase affermativa nel discorso in-

diretto. Il triplice qui si riferisce ogni volta a un iissottinteso; le relative hanno il congiuntivo perché ri-portano obliquamente le parole di Domizio e perchéhanno una sfumatura eventuale. Con liberandos èsottinteso esse (perifrastica passiva); il verbo è costrui-to con l'ablativo di allontanamento. La pena è espres-sa col genitivo nell'espressione capitis damnare, conl'ablativo nel caso di pecunia .

I11III 4 Postremo ... cogitabant: Postremo ... agebant,«Infine tutti si davano da fare per le cariche che vole-vano per sé o per i premi in denaro o per esercitarecon accanimento i loro odi». Ago con de e l'ablativo diargomento (qui vi è anche un ablativo del gerundivo)significa «trattare, occuparsi di,>.neque ... cogitabant,«e non pensavano con quali mezzi potessero vincere,ma .come dovessero sfruttare la vittoria». Quibus ...possent e quemadmodum ... deberent sono due inter-rogative indirette (coordinate dalla particella avversa-tiva sed) rette dal verbo di «pensare». Quibus rationi-bus è ablativo strumentale, utor regge l'ablativo.

De bello civili 3,94,5-6

La battaglia di Farsàlo volge all'epilogo: per ipompeiani si profila il disastro. La cavalle-

ria, grazie alla cui superiorità Pompeo pensavadi poter facilmente concludere la guerra «senzarischio per le legioni e quasi senza perdite»(86,4), fugge in preda al terrore. Persa ogni fi-ducia nel proprio esercito, Pompeo abbandona il

combattimento e si ntzra nella sua tenda adaspettare passivamente l'esito dello scontro.L'atteggiamento totalmente rinunciatario delgenerale è colto da Cesare anche nelle parole in-sincere che Pompeo rivolge ai soldati, fingendoun ruolo di comando cui ha ormai completa-mente abdicato.

[5] Sed Pompeius, ut equitatum suum pulsum vidit atque eam partem, cui maxime confidebat,perterritam animadvertit, <sibi> aliisque diffisus acie excessit protinusque se in castra equo con-tulit, et iis centurionibus, quos in statione ad praetoriam portam posuerat, dare, ut milites exau-

-

5 Sed ... confirmo: ut .. 0 animadvertit, «quandovide la sua cavalleria respinta e si accorse che quel set-tore dello schieramento in cui aveva più fiducia eraterrorizzato». Pompeo aveva riposto tutta la sua spe-ranza, e anzi la sua fiducia incondizionata, nella caval-leria; la rotta di quest'ultima lo priva ormai di qual-siasi capacità di reazione. L'ut (con l'indicativo) ha

valore temporale. Puoi considerare pulsum e perterri-tam come participi predicativi dipendenti dai verbi dipercezione, oppure sottintendere esse e considerarlicome i verbi di due proposizioni oggettive. <sibi> ...diffisus, «diffidando di sé e degli altri». I manoscrittihanno solo aliisque; sibi è integrazione di Klotz; qual-cuno preferisce l'emendamento di Fabre aliis quoque

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Cesare ••Il De bello civili 95

dirent: «Tuemini» inquit «castra et defendite diligenter, si quid durius acciderit. Ego reliquasportas circumeo et castrorum praesidia confirmo». [6] Haec cum dixisset, se in praetorium con-tulit summae rei diffidcns et tamen eventum exspectans.

(<<[diffidando] anche di altri aiuti»). Il participio ècongiunto, con valore causale; diffido regge normal-mente il dativo. acie excessit, «si allontanò dal campodi battaglia». protinusque: di qui in poi l'agire diPompeo sarà carat1:erizzato da una disperata rapidità(vedi anche il cap. 96). iis .. 0 exaudirent (inquit), «aicenturioni che aveva collocato di guardia alla portapretoria (disse) ad alta voce, in modo che i soldatiudissero bene». L'ut è finale o consecutivo. La portapraetoria era la porta principale dell'accampamento,rivolta contro il nemico. «Tuemini ... confirmo»,«State a guardia dell'accampamento e difendetelo conscrupolo, se accadrà qualche disgrazia. lo faccio il gi-ro delle altre porte e rinforzo i presidì dell'accampa-mento». Periodo ipotetico della realtà con l'apodosiall'imperativo e la protasi al futuro perfetto (che

DOpo la fuga dei pompeiani, rifugiatisi suimonti, i soldati di Cesare conquistano il

campo nemico. Prima di qualsiasi resoconto sulseguito dell'azione, Cesare getta uno sguardo pa-noramico sul campo di Pompeo, così come si pre-senta agli occhi dei suoi: ovunque un'esibizionedi raffinatezza preziosa e ricercata, gli indizi diuna vita agiata e piacevole, che stridono con l'e-videnza del disastro. Un lungo periodo inizialeprocede dalla descrizione degli oggetti, in sequen-za 'cinematografica' (videre licuit), alla valuta-zione degli stessi come segni di lusso e di rilassa-tezza morale (dovuti alla fiducia nella vittoria),infine al giudizio sulla mancata capacità di previ-sione degli eventi da parte dei pompeiani, abban-donatisi alla ricerca di piaceri superflui quandoavrebbero dovuto preoccuparsi della condotta

esprime anteriorità rispetto a un'azione proiettata nelfuturo, qual è quella comandata dagli imperativi).Quid è pronome indefinito neutro usato al·posto dialiquid dopo si e altre particelle; duriusè aggettivo algrado comparativo.

_ 6 Haec ... exspectans: Haec cum dixisset: la for-mula convenzionale di chiusura del discorso direttosottolinea qui la discrepanza tra le parole di Pompeoe la sua azione: ormai del tutto rinuneiatario, il gene-rale trascura il compito che davanti ai soldati ha fintodi assegnarsi e si ritira ingloriosamente nella tenda, adaspettare passivo la sconfitta che incombe. se ... ex-spectans, «si recò nella tenda pretoria diffidando nelrisultato della guerra e tuttavia aspettando ]' esito dellabattaglia»; ilpraetorium è la tenda del comandante.

della guerra. Quindi un periodo più breve, quasivibrante di contenuta indignazione, contrapponepolemicamente a quella ricercata raffinatezza lapovertà dell'esercito di Cesare, resistente a ogniprivazione e indegnamente accusato dai pom-peiani di un lusso che non ha mai conosciuto.La seconda parte del capitolo segna il ritorno all'a-zione: all'avvicinarsi del nemico, Pompeo, strappa-tesi le insegne di un comando che ha già di fattoabbandonato, lascia il campo per la porta posterio-re e si dà a una fuga precipitosa e ininterrotta. Conla debolezza di carattere e la pochezza di veduteche lo hanno sempre contraddistinto nel raccontocesariano, neppure ora egli si rende conto dei pro-pri errori tattici e di valutazione, ma cede spesso allamento, considerandosi tradito da quella partedell'esercito in cui aveva riposto illimitata fiducia.

[1] In castris Pompei videre licuit trichilas structas, magnum argenti pondus expositum, recenti-

_ 1 In castris ... voluptates: trichilas ... hedera,«pergolati ben costruiti, gran quantità di argenteriamessa in mostra, tende pavimentate di zolle fresche,persino le tende di Lucio Lentulo e di alcuni altri ri-coperte di edera». Confermano questo gusto dellaraffinatezza Plutarco, nella Vita di Pompeo, e Appia-

no, nelle Guerre àvili. I participi structas, expositum econstrata, disposti simmetricamente in chiusa ai tremembri in asindeto, hanno valore attributivo. Ex-ponere è «mettere fuori», quindi «ostentare». Su LucioLentulo vedi 1,1,2 e nota. multaque ... designarent,«e molti altri particolari che indicavano un eccesso di

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96 LA STORIA

bus caespitibus tabernacula constrata, Luci etiam Lentuli et nonnullorum tabernacula protectahedera, multaque praeterea, quae nimiam luxuriem et victoriae fiduciam designarent, ut facileexistimari posset nihil eos de eventu eius diei timuisse, qui non necessarias conquirerent volup-tates. [2] At hi miserrimo ac patientissimo exercitu Caesaris luxuriem obiciebant, cui semperomnia ad necessarium usum defuissent. [3] Pompeius iam cum intra vallum nostri versarentur,equum nactus detraetis insignis imperatoriis decumana porta se ex castris eieeit protinusqueequo citato Larisam contendit. [4] Neque ibi constitit, sed eadem celeritate paucos suos ex fuganaetus noetur,no itinere non intermisso comitatu equitum XXX ad mare pervenit navemque fru-mentariam conscendit, saepe, ut dicebatur, querens tantum se opinionem fefellisse, ut a quo ge-nere hominum victoriam sperasset, ab eo initio fugae Faeto paene proditus videreturo

lusso e di fiducia nella vittoria». La relativa col verboal congiuntivo ha valore consecutivo. ut 000 volupta-tes, «tanto che si poteva facilmente giudicare che essinon avevano avuto il minimo timore sull'esito dellagiornata, dal momento che ricercavano piaceri nonnecessari». Ut introduce una consecutiva, in cui ilverbo è in forma impersonale. Qui ... conquirerent èproposizione relativa con sfumatura causale. La nega-tiva non qualifica qui il solo aggettivo.

_ 2 At 000 defuissent: «Eppure questi individlli rim-proveravano il lusso al poverissimo e resistelJ~issimoesercito di Cesare, al quale era sempre-mancato tuttoil necessario (lett.: tutte le cose per l'uso necessario)>>.L'at iniziale, avversativo, ha una forte carica polemica.Il contrasto tra i due eserciti è tracciato nettamente:enfatica la coppia di superlativi con cui viene caratte-rizzato quello di Cesare. La relativa cui ... defuissentha una sfumatura avversativa (<<mentre ad esso eramancato»); desum si costruisce col dativo. Ad e l'ac-cusativo esprime qui un complemento di fine. Obicio,da oh e iacio, letto «gettare innanzi, di fronte», svilup-pa il senso figurato di «rinfacciare».

3 Pompeius 000 contendit: la descrizione del cam-po nemico e il commento che ne è seguito lasciano dinuovo il posto all'azione. Secondo una struttura delperiodo frequente nei commentarii, semplice ma dieffetto calcolato, il soggetto in posizione iniziale con-centra l'attenzione sul protagonista del momento (quiPompeo), mentre il ritardo del verbo principale, spo-stato verso la chiusa, ne fa attendere con suspense nar-rativa le mosse. Qui l'indugio sintattico è creato dabrevi subordinate che colgono la situazione della bat-taglia e le immediate premesse del gesto di Pompeo: ilcum narrativo descrive l'urgenza del momento, con isoldati di Cesare già al di qua della trincea; un partici-pio congiunto e un ablativo assoluto mostrano già lafuria del comandante nei preparativi alla fuga. Dueverbi principali coordinati descrivono quindi la suafuga precipitosa, resa nel primo caso dalla forzaespressiva del verbo (se ... eiecit), nel secondo dall'e-spressività delle determinazioni accessorie (protinus,equo citato). equum 000 contendit, «trovato un caval-lo, strappatosi le insegne di generale, si slanciò fuoridall' accampamento per la porta decumana e al galop-po raggiunse direttamente Larissa»; decumana porta

era la porta posteriore dell'accampamento, diametral-mente opposta alla porta praetoria, che era rivoltaverso il nemico. La specificazione sottolinea il carat-tere poco eroico della fuga di Pompeo, rimproverata-gli anche da Plutarco e da Appiano, e a fatica trasfigu-rata da Lucano in una sorta di sacrificio a vantaggiodei soldati. Larissa si trovava una cinquantina di chi-lometri a nord di Farsàlo.

_ 4 Neque 0.0 videretur: Neque ... conscendit:questa prima metà del periodo descrive, e rispecchianella sintassi, la velocità di un movimento ininterrot-to. L'attacco Neque ibi constitit (<<Manon si fermòlà») annulla la pausa sintattica, prolungando l'imma-gine della fuga; questa prosegue nella sequenza dicoordinate, di cui la prima suggerisce, con la lungasuccessione di parole che precede il verbo principale,l'ininterrotto fuggire di Pompeo, riflesso nelle espres-sioni eadem celeritate e nocturno itinere non intermis-so «<senza interrompere il viaggio nemmeno di not-te»). Quasi per un tragico rovesciamento, solo in que-st'immagine finale di sconfitta e di stravolgimentospirituale il personaggio di Pompeo (a cui fu spessorimproverata la lentezza nel movimento militare) rag-giunge quella celeritas che viene ric.911osciuta comedote vincente di Cesare. paucos ... nactus, «raggiuntialcuni dei suoi che fuggivano». Nactus è participioeongiunto; ex indica provenienza, e l'espressione as-sume un valore attributivo (quasi: «che arrivavanodalla fuga dalla battaglia»). navemque ... conscendit,«e si imbarcò su una nave adibita al trasporto del gra-no». saepe ... videretur, «lamentandosi spesso, aquanto si raccontava, che la sua aspettativa lo avesseingannato a tal punto che proprio quella parte dei sol-dati da cui aveva sperato la vittoria, avendo dato ini-zio alla fuga, sembrava quasi averlo tradito». La fugacui Pompeo si riferisce è quella della cavalleria. Ut di-cebatur è proposizione comparativa incidentale. Ut... videretur è proposizione consecutiva; videretur ècostruito personalmente (con proditus sottintendiesse). La relativa a quo ... sperasset ha il congiuntivo(obliquo) perché riporta indirettamente le parole diPompeo; essa è anticipata tra ut e il resto della propo-sizione consecutiva da cui dipende. Ah eo, che ripren-de a quo, è costruito apò koinù con l'ablativo assolutoinitio fuga e facto e con proditus videretur.lnitiumfa-cere regge normalmente il genitivo.

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LA FUGA DI POMPEOCesare e Plutarco

tam animadvertit) che spiega che cosa signifi-chi per le aspettative di Pompeo la fuga dellacavalleria: l'espressione cui maxime confide-bat si riallaccia alle fasi precedenti della nar-razione, in cui l'avversario aveva sconsidera-tamente espresso la sua fiducia illimitata inquella parte dell'esercito. La notazione di Ce-sare, efficacissima nella sua economia, ha cosìl'effetto di motivare il crollo emotivo diPompeo e di presentare la sua attuale delusio-ne col carattere di un rovesciamento dram-matICO.

Subito dopo i due testi mostrano una di-vergenza significativa: alla colorita rappre-sentazione plutarchea di un Pompeo fuori disé (<<nonfu più in sé, né si ricordò di esserePompeo Magno, ma, simile ad uno colpitonella mente da un dio ... ») si contrappone lasobria ed asciutta notazione di Cesare, <sibi>aliisque diffisus. Il comportamento quasi ir-razionale di Pompeo, certamente indegno diun generale, in Cesare non ha bisogno di es-sere caricato con espressioni forti o similitu-dini a effetto; esso, inoltre, non è sottolineatocon un esplicito giudizio valutativo, maemerge in modo implicito dalla costruzioneattentamente calcolata di un resoconto og-gettivo e fattuale.

Possiamo poi confrontare il sintetico qua-dro di Plutarco, «si ritirò in silenzio nella ten-da e aspettava, lì seduto, lo svolgersi degli av-venimenti», con il più diffuso racconto di Ce-sare, che sottolinea in maniera più pungentel'abbandono del campo di battaglia (acie ex-cessitprotinusque se in castra equo contulit) esi sofferma su un piccolo episodio, non inclu-so nel testo greco, che caratterizza in modoimpietoso la viltà di Pompeo (alle parole ri-portate da Plutarco in discorso diretto si con-trappone, nel racconto di Cesare, l'immaginedel generale che si ritira «in silenzio»). Paral-lele a quelle plutarchee sono invece le espres-sioni che indicano il ritirarsi di Pompeo nellatenda (se in praetorium contulit) e la sua atte-

L'avvio plutarcheo, «Quando dall'altraparte Pompeo vide i cavalieri sparsi in fuga»,mostra la stessa matrice sintattica ed espres-siva di Cesare, De bello civili 3,94,5: SedPompeius, ut equitatum suum pulsum vidit.In Cesare interviene poi, come una variazio-ne sul tema, una coordinata ([ut ... ] atqueeam partem, cui maxime confidebat, perterri-

Quando dall'altra parte Pompeo vide i cavalie-ri sparsi in fuga, non fu più in sé, né si ricordò diessere Pompeo Magno, ma, simile ad uno colpitonella mente da un dio, si ritirò in silenzio nellatenda e aspettava, lì seduto, lo svolgersi degli av-venimenti, fino a che, verificatasi la rotta generale,i nemici assalirono il vallo e combatterono controi difensori. Allora, come se rientrasse in sé, e, aquanto dicono, con questa sola frase: "Ma dun-que, anche nel campo?", si tolse la veste ufficialeda comandante, ne indossò una più adatta alla fu-ga, e se ne andò di nascosto. Quale sia stata la suavicenda ulteriore, come fu ucciso dopo che si con-segnò agli Egiziani, lo narrerò nella sua biografia(trad. D. Magnino).

Il racconto della fuga di Pompeo nella Vi-ta di Cesare di Plutarco offre un parallelointeressante illa narrazione di Cesare, Debello civili 3,94,5-6 e 3,96,3-4. Non sappia-mo se Plutarco leggesse direttamente i com-mentarii di Cesare o attingesse piuttosto auna fonte 'intermedia'; va segnalato, però,che contatti notevoli tra i due testi si notanoproprio nel racconto della battaglia di Farsà-lo, e che appunto in base a essi alcuni stu-diosi hanno ipotizzato una lettura direttadell' opera latina da parte dell' autore greco.La questione resta aperta, ma un confrontopuntuale tra i brani qui indicati, che indivi-dui coincidenze e divaricazioni tra le dueversioni dei fatti, è comunque utite ..a ri-saltare i modi narrativi peculiari 'della prosacesanana.

Questo il brano di Plutarco, Vita di Cesa-re 45,7-9:

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sa passiva dell' esito dello scontro (eventumexspectans).

Identiche sono infine, nei due autori, lanotazione sull'invasione del campo pompeia-no (confronta: «fino a che [... ] i nemici assali-rono il vallo e combatterono contro i difen-sori» con iam cum intra vallum nostri versa-rentur) e, dopo un aneddoto riportato dal so-lo Plutarco, fa reazione di Pompeo (<<sitolsela veste ufficiale da comandante», da confron-tare con detractis insignis imperatoriis) e lasua fuga 'clandestina' (confronta: «e se ne

Busto di Pompeo. Copenaghen, Ny-Carlsberg Glyptotek.

andò di nascosto» con decumana porta se excastris eiecit).

All' omissione dei fatti seguenti da parte diPlutarco, che rimanda alla propria biografiadi Pompeo, si contrappone l'accenno di Ce-sare al proseguimento forsennato della fuga:qui la rapidità del ritmo narrativo è un abilemodo implicito per ritrarre la viltà dell'avver-sario, mentre il resoconto delle parole da luipronunciate ne caratterizza, senza l'aggiuntadi alcun commento, l'inettitudine e la debo-lezza di carattere.

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Cesare ••Il De bello civili

De bello civili 3,98

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Caesar prima luce omnes eos, qui in monte consederant, ex superioribus lo cis in planitiem de-scendere atque arma proicere iussit. [2] Quod ubi sine recusatione fecerum passisque palmisproiecti ad terram flentes ab eo sa]utem petiverunt, consolatus consurgere iussit et pauca apudeos de lenita te sua locutus, quo minore esscnt timore, omnes conservavit militibusque suis com-mendavit, ne qui eorum violaretur, neu quid sui desidcrarent. [3] Hac adhibita diligentia ex castrissibi legiones alias occurrere et eas quas secum duxerat, invicem requiescere atque in castra revertiiussit eodemque die Larisam pervenit.

All'indomani della battaglia di Farsàlo, Cesa-re lascia salva la vita ai pompeiani che si ar-

rendono e si rivolgono a lui supplicandolo. Il ge-sto di clemenza/del vincitore trova ampia eco innumerose fonti antiche. La dimostrazione dellapropria lenitas (contrapposta alle dimostrazioni

1 Caesar ... iussit: prima luce, «aWalba». Il gior-no è il lO agosto. omnes ... iussit, «ordinò a tuttiquelli che si erano stabiliti sulla montagna di seenderedalle alture nel piano e di gettare le armi». Dopo larotta i pompeiani si erano rifugiati sulle cime deimonti nelle vicinanze dell'accampamento. Jubeo è co-struito con l'accusativo e l'infinito. Gettare le armi(pro-icio da pro + iacio, «gettare innanzi») è il segnodella resa.

2 Quod ... desiderarent: questo periodo centra-le, il più lungo e sintatticamente complesso del capi-tolo (vi fanno da cornice due periodi più asciutti, dicarattere oggettivo e fattuale), ritrae la scena crucialedel perdono concesso da Cesare ai pompeiani scon-fitti. Quod ... petiverunt, «Dopo che essi obbediro-no senza rifiutarsi e con le mani tese, prostrati a ter-ra, piangendo gli chiesero di salvare loro la vita». L'a-sindeto passisque palmis proiecti ad terram flentes ac-costa con efficacia espressiva (cui concorre anchel'allitterazione inp) tre immagini che dipingono l'at-teggiamento tipico dei supplici (mani protese, pro-strazione, pianto). Quod è nesso relativo, comple-mento oggetto di fecerunt. Ubi introduce una tem-porale (con una coordinata). Passis palmis è ablativoassoluto; con variatio, esso è seguito da un participioperfetto e da un participio presente (in funzione pre-dicativa). consolatus ... conservavit, «egli, conforta-tili, li fece alzare e dopo aver detto loro poche parolesulla sua mitezza, perché avessero meno paura, li la-sciò tutti in vita». All'allitterazione della p che ha de-scritto con pathos la supplica dei pompeiani (passis-que palmis proiecti ... petiverunt) si contrappone aeffetto la quadruplice ripetizione del prefisso con (da

di sleale crudeltà dei pompeiani, più volte regi-strate nel De bello civili) è un motivo importan-te della propaganda cesariana: la clemenza versogli avversari sarà il principio-guida del program-ma politico di Cesare in vista della pacificazionecivile.

cum) nei verbi che descrivono la reazione di Cesare(consolatus consurgere iussit ... conservavit, poi com-mendavit), mentre il concetto di lenitas è sottolinea-to dall'accostamento allitterante con locutus: la risor-sa stilistica dell'allitterazione è impiegata a dare forterisalto alla clemenza cesariana, uno dei temi-chiavedel De bello civili. Sulla lenitas di Cesare vedi la notadi commento a 1,2,2. Consolatus e locutus sono parti-cipi congiunti (col soggetto sottinteso, Cesare). Quointroduce una proposizione finale, in presenza delcomparativo minore (l'ablativo è di modo). militibus-que ... desiderarent, «e raccomandò ai suoi soldatiche nessuno di loro fosse toccato e che essi non fos-sero privati di nessuna delle loro cose». La misericor-dia di Cesare verso gli avversari si accompagna allacura scrupolosa di evitare ogni tipo di vessazione aloro danno da parte dei propri soldati. La proposi-zione introdotta da ne e la sua coordinata introdottada neu sono completive del verbo di «raccomanda-re». L'aggettivo indefinito maschile qui è usato, inquesto e in altri casi, in luogo del pronome quis. Ilpronome indefinito neutro quid è costruito col geni-tivo partitivo dell'aggettivo possessivo di terza per-sona (neutro sostantivato).

3 Hac ... pervenit: Hac ... diligentia, «Usatoquesto scrupolo» o «Prese con cura scrupolosa questemisure»; ablativo assoluto. ex castris ... iussit, «or-dinò che dall'accampamento gli venissero incontro al-tre legioni e che quelle che aveva condotto con sé aloro volta si riposassero e tornassero al campo». Iu-beo regge le infinitive. eodemque ... pervenit: in di-rezione di Larissa erano fuggiti Pompeo (vedi 96,3) ei suoi soldati.

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Comprensione e riepilogo

1. Riassumi le indicazioni geografiche ed etnografiche offerte da Cesare in De bello Gallico5,12 a proposito della Britannia.

2. Nella presentazione della popolazione gallica (De bello Gallico 5,44,1-5) ai lettori roma-ni, Cesare soqolinea alcune componenti specifiche di quella società. Sapresti indicarle? Sai direperché la classe dei druidi in particolare attira l'attenzione dello scrittore? Quali sono i poteriche danno a questa classe un grande peso politico?

3. Un'atroce proposta e un obiettivo supremo cui tutto va sacrificato: individua queste duecomponenti nel discorso di Critognato, in De bello Gallico 7,78.

4. La necessità dell'intervento contro Ariovisto viene spiegata (De bello Gallico 1,33) attra-verso tutta una serie di ragioni: quali?

5. La chiusa di De bello Gallico 5,44 spiega perché 1'episodio legato al nome di due centu-rioni noti solo da questo brano assuma agli occhi dell'autore un reale valore paradigmatico.Quale?

6. Catone, Lentulo, Scipione e PQmp.èo sono gli esponenti di spicco del partito avversariodi Cesare. Tracciane rapidamente i profili, sulla base delle notizie che puoi trarre dai brani delDe bello civili che hai letto o da manuali scolastici.

7. Pompeiani contro cesariani: esponi la distanza (dal punto di vista morale e psicologico,oltre che concreto e materiale) fra i due schieramenti, sulla base di De bello civili 3,96.

8. Fortuna e virtus, buona sorte e azione umana: riferendoti a quanto letto in De bello civili3,73, analizza gli elementi di questo binomio.

9. Definisci l'immagine che Cesare traccia di sé in De bello Gallico 7,8.

Lessico e lingua

1. Dopo avere rintracciato gli aggettivi presenti in De bello Gallico 7,4, precisa se si trattadi attributi esornativi o pienamente funzionali, e spiegane le ragioni.

2. Elenca i termini tecnico-militari presenti in De bello Gallico 5,44.

3. Rintraccia in De bello Gallico 7,47 i termini militari, e fornisci una loro spiegazione, aiu-tandoti con le note e se necessario con il dizionario.

4. In De bello Gallico 7,72, dove sono descritte le opere di fortificazione intorno ad Alesia,viene utilizzata una serie di termini tecnici: quali?

5. Riferendoti ai brani letti del De bello civili, e fornendo esempi tratti da questi, spiega inche cosa consistono le caratteristiche distintive del lessico di Cesare, che tu sai essere su posi-zioni analogiste.

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Sintassi e stile

1. Analizza le proposizioni dipendenti di De bello Gallico 2,27.

2. Rintraccia le proposizioni completive con valore finale presenti in De bello Gallico 6,22.

3. Traccia 10 schema sintattico di De bello Gallico 1,39,1.

4. Un costrutto frequente nei commentarii è l'ablativo assoluto. Rintracciane gli esempicontenuti in De bello Gallico 2,25 e spiegane il significato.

5. Osserva la sintassi di De bello Gallico 2,15,3-5: qual è il modo e quale il tempo più fre-quente? Sai spiegarne il motivo?

6. Rintraccia e classifica le proposizioni subordinate di De bello Gallico 5,44,1-5.

7. Definisci il valore degli ablativi assoluti presenti in De bello Gallico 7,4.

8. Analizza la struttura del periodo in De bello Gallico 7,10,1-2.

9. I discorsi di Lentulo e di Scipioné\De bello civili 1,17) sono uguali dal punto di vistadella struttura sintattica: analizzalrcomparativamente.

lO. Il riassunto del discorso di Cesare in senato (De bello civili 1,32) è, come di consueto,svolto in forma indiretta: volgilo in forma diretta.

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NOTA BIBUOGRAFlCA

Edizioni, traduzioni, commenti

Edizioni moderne: A. KLOTZ, Leipzig 1921-1926 (rivista da W TtULLlTzscH, 1964); L.A. CON-STANS- P. FABRE, Paris 1926-1936; del solo De bello Gallico: O. SEEL, Leipzig 1961 (19773); WHERING, Leipzig 1987.Edizioni cbn traduzione italiana e testo latino a fronte: Cesare, Le guerre in Gallia, a cura di C.CARENA, Milano 19912; La guerra civile, a cura di M. BRUNO, con un saggio di G. FERRARA,Mila-no 1984.

I testi antologizzati sono tratti dall' edizione a cura di A. KLOTZ, cito

Commenti: a cura di F. KRANER - W. DITTENBERGER- H. MEUSEL, Berlin 1913-1920, ristampaanastatica con aggiunte di H. OPPERMANN, 1964-1966 (De bello Gallico); a cura di F. KRANER - F.HOFMANN - H. MEUSEL, Berlin 1906, ristampa anastatica con aggiunte di H. OPPERMANN, 1959(De bello civili).Si vedano inoltre: Gaio Giulio Cesare, Opera omnia, a cura di A. PENNACINI, Torino 1993, tradu-zioni di A. LA PENNA e A. PENNACINI, con commenti di M. FARAGUNA,A. GARZETTI e D. VOT-'J'ERO(La guerra gallica è disponibile anche in edizione economica, Torino 1996); Cesare, La di-sfatta della Gallia (De bello Gallico, VII), a cura di G. CrPRIANI, testo latino a fronte, Venezia1994. Il Bellum Hispaniense è commentato da G. PASCUCCI,Firenze 1965.

Studi

L. CANALI, Personalità e stile di Cesare, Roma 1966; L. CANFORA, Giulio Cesare. Il dittatore de-mocratico, Bari 1999; J. CARCOPINO, Giulio Cesare, trad. it., Milano 1975; G. CIPRIJ\NI, Cesare ela retorica dell'assedio, Amsterdam 1986; A. LA PENNA, Tendenze e arte del «Bellum civile» diCesare, in Aspetti del pensiero storico latino, Torino 1978; G. PASCUCCI,InteJpretazione linguisticae stilistica del Cesare autentico, in Aufstieg und Niedergang der romischen Welt, I 3, Berlin - NewYork 1973, p. 488 ss.; ID., I mezzi espressivi e stilistici di Cesare nel processo di deformazione stori-ca dei commentari. La battaglia contro i Nervi (Cesare, «De bello Gal1ico", II, 15-28), in: «Studiclassici e orientali» VI (1956), pp. 134-174, poi in Scritti scelti II, Firenze 1983, pp. 717-759; G.PERROTTA,Cesare scrittore, in «Maia» 1, 1948, pp. 5-32; M. RAMBAUD,L'art de la déformation hi-storique dans les Commentaires de César, Paris 19662•