La storia del soldato Usa morto vicino a La Faggiola Prodi ... Sera - 21 aprile... · il metal...

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21 APRILE 2007 3 CRONACA La storia del soldato Usa morto vicino a La Faggiola Prodi vuole conoscere il mistero di Mack Tays Due ricercatori di reperti bellici ritrovano le piastrine di un americano morto nella Seconda guerra mondiale. Il Presidente del Consiglio li riceve e si mobilita con l’ambasciata a Washington. Due piastrine di riconoscimento, una penna stilografica, lo spazzo- lino da denti, uno specchietto. E’ da questi pochi effetti personali resti- tuiti dalle pendici di un monte tra le vallate del Senio e del Santerno, che si è riaperta una storia conclusasi tragicamente 63 anni fa e una ricerca che ha suscitato anche l’interesse del Presidente del Consiglio Romano Prodi. Protagonisti della vicenda, due amici appassionati di storia locale, Fabio Dalmonte, 40 anni, di Solarolo, e Daniele Albonetti, 52 anni, di Casola Valsenio. «Il ritrovamento risale al 25 aprile di un anno fa - racconta Dalmonte, di professione agricoltore e membro dell’Associazione Romagna ‘44- ’45 -. Con i nostri figli stavamo perlustrando il monte Macchia dei Cani vicino a La Faggiola, quando il metal detector ha individuato una bandoliera. Ci siamo soffer- mati sull’area e a circa un metro di distanza abbiamo rinvenuto la prima piastrina di riconoscimento. Il giorno successivo Daniele è tor- nato sul posto e ha scoperto anche la seconda piastrina». La presenza di entrambe le targhette dava al ritrovamento un’importan- za che i due appassionati ricercatori hanno subito colto. «Significava che il soldato era caduto in quel luogo - spiega Dalmonte - e che il suo corpo non era stato recuperato. In caso contrario, infatti, la seconda targhetta di riconoscimento sarebbe stata prelevata». I due amici hanno così cominciato a setacciare la zona, tornando a più riprese sul posto, ampliando il rag- gio della ricerca, documentandosi sugli archivi pubblicati su internet, sui testi di storia locale e chiedendo indicazioni alle persone del luogo. Ma del corpo nessuna traccia. «Le piastrine appartenevano al ven- tunenne soldato americano Mack Tays, uno dei Blue Devils arruolato nel 350° reggimento dell’88ª Divi- sione statunitense - prosegue Dal- monte -. I registri lo danno deceduto in combattimento il 25 settembre ‘44 e il suo corpo non risulta essere stato sepolto al cimitero di Firenze. Sappiamo che era originario della contea di Lauderdale, in Alabama, e che era un geografo». Dalle tracce sul terreno, Fabio e Daniele sono riusciti persino a ricostruire ciò che doveva essere accaduto quel lontano giorno di 60 anni fa. «Mack Tays è stato colpito da una raffica di mitragliatrice tedesca. A circa 50 metri di di- stanza abbiamo ritrovato infatti dei bossoli, segno che i colpi erano partiti da lì. Doveva essere uno dei primi combattimenti ravvicinati, accaduto durante l’avanzata degli americani. Nell’area infatti non ci sono tracce di scontri precedenti». Nei mesi successivi, dopo aver cercato invano anche a valle, supponendo che il corpo potesse essere scivolato lungo le pendici del monte, i due ricercatori si sono dati per vinti. La svolta è giunta qualche setti- mana fa, per un caso fortuito e il provvidenziale intervento dell’im- prenditore di origini imolesi Alber- to Forchielli, che già nel 2003 aveva risolto un caso simile, riuscendo a risalire ai familiari del soldato Har- ry Castilloux morto nell’autunno del ‘44 su Monte Battaglia. «Nel corso di una cena con i rappresentanti del Centro di documentazione storiografica di Casola Valsenio - prosegue Dalmonte -, Forchielli è venuto a sapere del nostro ritrovamento. E ha subito mandato un messaggio al suo amico Romano, che pochi minuti dopo lo ha richiamato. Nessuno poteva immaginare che si trattava in realtà di Romano Prodi, in quel momento in Germania a colloquio con Angela Merkel». La settimana successiva, il 31 mar- zo, il Presidente del Consiglio ha ricevuto tutti i protagonisti della vicenda nella sua casa di Bologna. «E’ stato un colloquio informale di circa tre quarti d’ora - racconta Dalmonte ancora incredulo -. Prodi è rimasto molto colpito da questa storia e ha già chiesto l’in- tervento dell’ambasciata italiana a Washington per avviare le ricerche sulla sorte del corpo di Tays. Vista l’occasione, ne abbiamo approfit- tato anche per consegnargli i libri pubblicati da Bacchilega editore su Monte Battaglia e sul 2° Corpo polacco in Romagna. Per noi, che facciamo queste ricerche da anni, spinti solo dalla passione per la nostra storia - conclude -, è stata una grande soddisfazione e uno stimolo a continuare su questa strada». In attesa della soluzione del mistero di Tays. Lorena Mirandola A SINISTRA, FABIO DALMONTE MENTRE MOSTRA A PRODI IL LIBRO SUL 2° CORPO POLACCO IN ROMAGNA. SOTTO, ALBERTO FORCHIELLI (IL PRIMO IN BASSO A DESTRA) CON I FAMILIARI DI HARRY CASTILLOUX (NEL RIQUADRO) Alberto Forchielli e la storia del soldato Harry Castilloux Da Monte Battaglia a Detroit, un «ritorno» a casa 60 anni dopo Non è la prima volta che una vicenda accaduta nel corso dell’ultima guerra mondiale trova il suo epilogo a circa 60 anni di distanza grazie all’interes- samento di Alberto Forchielli. Imolese di origine e con un passato di top manager per prestigiose istituzioni come il Gruppo Iri, Finmeccanica e la World Bank, oggi è in primo luogo presidente dell’organismo impren- ditoriale e accademico Osservatorio Asia, che dal 2004 diffonde in Italia la conoscenza del mercato asiatico. Appena può, però, torna sulle col- line di Montecatone, dove risiede e coltiva le sue passioni. Tra queste, l’interesse per le vicende accadute in zona durante la Seconda guerra mondiale. Una passione non dissimile da quella nutrita dall’amico imolese Renzo Grandi, che nel 1998 sulle pendici di Monte Battaglia con il suo cercametalli scoprì il corpo del soldato americano Harry Castilloux, anch’egli come Mack Tays del 350° reggimento dell’88ª Divisione Blue Devils. All’epo- ca il Consolato americano recuperò i resti senza dare alcuna informazione che consentisse di risalire ai familiari della vittima. In virtù delle sue conoscenze e della padronanza della lingua, Forchielli cominciò ad indagare presso le isti- tuzioni americane e sui siti internet. La svolta arrivò solo nel 2003, grazie all’acquisto online del censimento americano del 1930, in cui figurava anche il nome di Harry Castilloux e la composizione del suo nucleo fami- liare. Attraverso l’elenco telefonico si mise in contatto con i parenti e pochi mesi dopo, con Grandi, li raggiunse nella periferia di Detroit, dove tuttora abitano, per consegnare i pochi effetti personali appartenuti al loro caro. Hanno così potuto ricostruire la storia di Harry, figlio ventenne di immigrati dal Canada, fresatore alla Ford, ar- ruolatosi per orgoglio nonostante il suo lavoro in un’industria bellica gli consentisse di evitare l’esercito. «Anche nel caso di Tays - ci dice Forchielli da Shanghai - spero si possa riuscire a restituire il corpo ai familiari. E’ stata preparata una lettera personale al Presidente Bush e attivata l’ambasciata a Washington per fare in modo che siano avviate le ricerche negli archivi. Gli americani hanno una politica profonda nei confronti dei propri soldati dispersi. Queste storie mi appassionano. Capisco l’importanza di tali ritrova- menti e quando mi contattano, presto volentieri il mio aiuto. Ricercatori come Grandi, Dalmonte e Albonetti sono degli storici che a poco a poco stanno ricostruendo quanto accaduto, sulla base della vita vissuta. Per loro ho il massimo rispetto». lo.mi.

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21 APRILE 2007 3CRONACALa storia del soldato Usa morto vicino a La Faggiola

Prodi vuole conoscereil mistero di Mack TaysDue ricercatori di reperti bellici ritrovano le piastrine di un americano morto nella Seconda guerra mondiale. Il Presidente del Consiglio li riceve e si mobilita con l’ambasciata a Washington.

Due piastrine di riconoscimento, una penna stilografica, lo spazzo-lino da denti, uno specchietto. E’ da questi pochi effetti personali resti-tuiti dalle pendici di un monte tra le vallate del Senio e del Santerno, che si è riaperta una storia conclusasi tragicamente 63 anni fa e una ricerca che ha suscitato anche l’interesse del Presidente del Consiglio Romano Prodi. Protagonisti della vicenda, due amici appassionati di storia locale, Fabio Dalmonte, 40 anni, di Solarolo, e Daniele Albonetti, 52 anni, di Casola Valsenio. «Il ritrovamento risale al 25 aprile di un anno fa - racconta Dalmonte, di professione agricoltore e membro dell’Associazione Romagna ‘44-’45 -. Con i nostri figli stavamo perlustrando il monte Macchia dei Cani vicino a La Faggiola, quando il metal detector ha individuato una bandoliera. Ci siamo soffer-mati sull’area e a circa un metro di distanza abbiamo rinvenuto la prima piastrina di riconoscimento. Il giorno successivo Daniele è tor-nato sul posto e ha scoperto anche la seconda piastrina». La presenza di entrambe le targhette dava al ritrovamento un’importan-za che i due appassionati ricercatori hanno subito colto. «Significava che il soldato era caduto in quel luogo - spiega Dalmonte - e che il suo corpo non era stato recuperato. In caso contrario, infatti, la seconda targhetta di riconoscimento sarebbe stata prelevata». I due amici hanno così cominciato a setacciare la zona, tornando a più riprese sul posto, ampliando il rag-gio della ricerca, documentandosi sugli archivi pubblicati su internet, sui testi di storia locale e chiedendo indicazioni alle persone del luogo. Ma del corpo nessuna traccia. «Le piastrine appartenevano al ven-

tunenne soldato americano Mack Tays, uno dei Blue Devils arruolato nel 350° reggimento dell’88ª Divi-sione statunitense - prosegue Dal-monte -. I registri lo danno deceduto in combattimento il 25 settembre ‘44 e il suo corpo non risulta essere stato sepolto al cimitero di Firenze. Sappiamo che era originario della contea di Lauderdale, in Alabama, e che era un geografo». Dalle tracce sul terreno, Fabio e Daniele sono riusciti persino a

ricostruire ciò che doveva essere accaduto quel lontano giorno di 60 anni fa. «Mack Tays è stato colpito da una raffica di mitragliatrice tedesca. A circa 50 metri di di-stanza abbiamo ritrovato infatti dei bossoli, segno che i colpi erano partiti da lì. Doveva essere uno dei primi combattimenti ravvicinati, accaduto durante l’avanzata degli americani. Nell’area infatti non ci sono tracce di scontri precedenti».Nei mesi successivi, dopo aver

cercato invano anche a valle, supponendo che il corpo potesse essere scivolato lungo le pendici del monte, i due ricercatori si sono dati per vinti.La svolta è giunta qualche setti-mana fa, per un caso fortuito e il provvidenziale intervento dell’im-prenditore di origini imolesi Alber-to Forchielli, che già nel 2003 aveva risolto un caso simile, riuscendo a risalire ai familiari del soldato Har-ry Castilloux morto nell’autunno

del ‘44 su Monte Battaglia. «Nel corso di una cena con i rappresentanti del Centro di documentazione storiografica di Casola Valsenio - prosegue Dalmonte -, Forchielli è venuto a sapere del nostro ritrovamento. E ha subito mandato un messaggio al suo amico Romano, che pochi minuti dopo lo ha richiamato. Nessuno poteva immaginare che si trattava in realtà di Romano Prodi, in quel momento in Germania a colloquio con Angela Merkel».La settimana successiva, il 31 mar-zo, il Presidente del Consiglio ha ricevuto tutti i protagonisti della vicenda nella sua casa di Bologna. «E’ stato un colloquio informale di circa tre quarti d’ora - racconta Dalmonte ancora incredulo -. Prodi è rimasto molto colpito da questa storia e ha già chiesto l’in-tervento dell’ambasciata italiana a Washington per avviare le ricerche sulla sorte del corpo di Tays. Vista l’occasione, ne abbiamo approfit-tato anche per consegnargli i libri pubblicati da Bacchilega editore su Monte Battaglia e sul 2° Corpo polacco in Romagna. Per noi, che facciamo queste ricerche da anni, spinti solo dalla passione per la nostra storia - conclude -, è stata una grande soddisfazione e uno stimolo a continuare su questa strada». In attesa della soluzione del mistero di Tays.

Lorena Mirandola

A SINISTRA, FABIO DALMONTE MENTRE MOSTRA A PRODI IL LIBRO SUL 2° CORPO POLACCO IN ROMAGNA. SOTTO, ALBERTO FORCHIELLI (IL PRIMO IN BASSO A DESTRA) CON I FAMILIARI DI HARRY CASTILLOUX (NEL RIQUADRO)

Alberto Forchielli e la storia del soldato Harry Castilloux

Da Monte Battaglia a Detroit,un «ritorno» a casa 60 anni dopo

Non è la prima volta che una vicenda accaduta nel corso dell’ultima guerra mondiale trova il suo epilogo a circa 60 anni di distanza grazie all’interes-samento di Alberto Forchielli. Imolese di origine e con un passato di top manager per prestigiose istituzioni come il Gruppo Iri, Finmeccanica e la World Bank, oggi è in primo luogo presidente dell’organismo impren-ditoriale e accademico Osservatorio Asia, che dal 2004 diffonde in Italia la conoscenza del mercato asiatico. Appena può, però, torna sulle col-line di Montecatone, dove risiede e coltiva le sue passioni. Tra queste, l’interesse per le vicende accadute in zona durante la Seconda guerra mondiale. Una passione non dissimile da quella nutrita dall’amico imolese Renzo Grandi, che nel 1998 sulle pendici di Monte Battaglia con il suo cercametalli scoprì il corpo del soldato americano Harry Castilloux, anch’egli come Mack Tays del 350° reggimento dell’88ª Divisione Blue Devils. All’epo-ca il Consolato americano recuperò i resti senza dare alcuna informazione che consentisse di risalire ai familiari della vittima. In virtù delle sue conoscenze e della padronanza della lingua, Forchielli cominciò ad indagare presso le isti-tuzioni americane e sui siti internet. La svolta arrivò solo nel 2003, grazie all’acquisto online del censimento americano del 1930, in cui figurava anche il nome di Harry Castilloux e la composizione del suo nucleo fami-liare. Attraverso l’elenco telefonico si

mise in contatto con i parenti e pochi mesi dopo, con Grandi, li raggiunse nella periferia di Detroit, dove tuttora abitano, per consegnare i pochi effetti personali appartenuti al loro caro. Hanno così potuto ricostruire la storia di Harry, figlio ventenne di immigrati dal Canada, fresatore alla Ford, ar-ruolatosi per orgoglio nonostante il suo lavoro in un’industria bellica gli consentisse di evitare l’esercito.

«Anche nel caso di Tays - ci dice Forchielli da Shanghai - spero si possa riuscire a restituire il corpo ai familiari. E’ stata preparata una lettera personale al Presidente Bush e attivata l’ambasciata a Washington per fare in modo che siano avviate le ricerche negli archivi. Gli americani hanno una politica profonda nei confronti dei propri soldati dispersi. Queste storie mi appassionano. Capisco l’importanza di tali ritrova-menti e quando mi contattano, presto volentieri il mio aiuto. Ricercatori come Grandi, Dalmonte e Albonetti sono degli storici che a poco a poco stanno ricostruendo quanto accaduto, sulla base della vita vissuta. Per loro ho il massimo rispetto».

lo.mi.