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Report di Ricerca Nazionale - Progetto "Violence in Transit" - (JUST/2010/DAP3/AG/1231)

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  • Fundacin Apip - Acameuropeconsulting

    cooperativa sociale

    European Commission -Directorate - General Justice

    Partnership

    Daphne III programmeProject code: JUST/2010/DAP3/AG/1231

  • Il presente report stato realizzato nellambito del progetto Violence in Tran-sit (JUST/2010/DAP3/AG/1231) finanziato dalla Commissione Europea allin-terno del Programma Daphne III - Direzione Generale Giustizia.Il progetto, coordinato dallAssociazione On the Road Onlus (Italia), statoimplementato in collaborazione con i partners: EAPN Portugal - Rede EuropeiaAnti Pobreza (Portogallo), Fundacin Apip Acam (Spagna), Europe Consulting(Italia) e gli associati: Ferrovie dello Stato Italiane (Italia), OSCE-Organizationfor Security and Co-operation in Europe - The Office of the Special Representa-tive and Co-ordinator for Combating Trafficking in Human Being (Austria).

    Il report, comprese tutte le sue parti, tutelato dalla legge sui diritti dautore.Sono vietate e sanzionate (se non espressamente autorizzate) la riproduzione inogni modo e forma (comprese le fotocopie, la scansione, la memorizzazioneelettronica) e la comunicazione.

    Il report riflette esclusivamente il punto di vista dellautore e la CommissioneEuropea non potr in alcun modo essere ritenuta responsabile per qualsivogliautilizzo delle informazioni ivi contenute.

    Editing a cura di Stefania Torquati

  • 1Report di Ricerca Nazionale

    Violence in TransitLa stazione (in)visibileRicerca-azione su devianza giovanile ed esclusionesociale nella Stazione Ferroviaria di Pescara Centrale

  • 2Violence in Transit

    Responsabile della RicercaFabio Sorgoni

    RicercatoriAntonello SalvatoreMassimo IppolitiRosanna Pagliuca

    Supervisione scientificaVincenzo Castelli

    Associazione On the Road Onlus - Settembre 2012

  • 3Report di Ricerca Nazionale

    Indice

    Introduzione 5

    Prima Parte1. La costruzione sociale della violenza giovanile 11

    1.1. Chi sono i giovani? 111.2. Breve storia della violenza giovanile 14

    1.2.1. Il giovane deviante nella costruzione sociale del nemico pubblico 14

    1.2.2. Nuove (?) fenomenologie di violenza giovanile di gruppo 17

    1.3. La situazione italiana oggi 201.3.1. Alcuni indicatori socio-economici 21

    1.4. Mutamenti strutturali nelle manifestazionidella devianza urbana 231.4.1. Insicurezza urbana e devianza giovanile 261.4.2. Urbanistica e sicurezza urbana 281.4.3. Mutamento dei luoghi di emersione 28

    1.5. Larea di transito: da luogo di produzione di insicurezza urbana a possibile occasione di incontro e riscatto 30

    1.6. Il lavoro di strada con i giovani 31

    Seconda Parte2. Manifestazioni di disagio e devianza giovanile

    nellarea della stazione di Pescara 352.1. Metodologia della ricerca 37

    2.1.1. La ricerca-azione 382.1.2. Fasi e strumenti della ricerca 39

    2.2. La citt di Pescara, la Stazione Centrale e le aree di intervento 442.2.1. La Citt e la Stazione: un breve excursus storico 442.2.2. La Stazione e la sua collocazione

    nellimpianto urbanistico della citt 452.2.3. Le aree di intervento 48

  • 2.3. Risultati della Ricerca 562.3.1. Mappatura e osservazione partecipante 56

    2.3.1.1. Risultati attivit di osservazione 572.3.2. Le interviste 68

    2.3.2.1. Interviste con stakeholders 682.3.2.2. Interviste con i testimoni privilegiati,

    giovani pescaresi e target dellintervento 752.3.2.3. Interviste con i testimoni privilegiati 762.3.2.4. Interviste con giovani pescaresi 832.3.2.5. Interviste con il target dellintervento 86

    2.4. Analisi dei risultati della ricerca 942.4.1. Giovani violenti o giovani emarginati? 942.4.2. Insicurezza reale e insicurezza percepita 952.4.3. Violenza intra-target, lotta tra poveri e

    caratterizzazione etnico-identitaria 97

    Conclusioni e ipotesi di lavoro 99

    Azioni - interventi da intraprendere 104

    Considerazioni finali, di Vincenzo Castelli 106

    Staff di ricerca 110

    Appendice 1 - Scheda per Osservazione Partecipante 111

    Appendice 2 - Schema intervista semi-strutturata a Stakeholders 113

    Bibliografia e Sitografia 117

    4

  • 5Report di Ricerca Nazionale

    Introduzione

    Questa pubblicazione il report di ricerca nazionale italiano diuna azione di indagine transnazionale, sviluppata allinterno delprogetto europeo Violence in Transit, finanziato dal programmaDaphne III. Il progetto, iniziato nel Giugno del 2011 e di durata biennale, haaffrontato il problema della violenza giovanile, spesso legata afenomeni di marginalizzazione ed esclusione sociale, in particola-re nelle sue manifestazioni in spazi urbani specifici: le aree di tran-sito (stazioni dei treni, degli autobus, hub metropolitani, ecc.).Lobiettivo generale del progetto era di individuare delle prassi diintervento efficaci per contrastare questo fenomeno e per migliora-re la situazione delle aree interessate e di tutte le persone che vitransitano, vivono, lavorano. Per raggiungere i suoi obiettivi il progetto stato organizzato inquattro macro-azioni dette Work Streams (WS): WS 1 - Ricerca WS 2 - Sperimentazione di interventi sociali e di comunit WS 3 - Creazione di modelli di intervento e studio di trasferibilit WS 4 - Disseminazione e mainstreaming dei risultati del progetto

    La Ricerca nazionale che qui presentiamo una attivit compresanella WS 1 del progetto. Lobiettivo delle ricerche nazionali, e del-la successiva analisi comparativa transnazionale, stato quello diindagare le dinamiche attraverso le quali si manifestano fenomenidevianti e violenti che hanno per protagonisti i giovani, in partico-lare nelle aree cosiddette di transito.Le attivit sul campo (Ricerca WS 1; Sperimentazione di Interven-ti WS 2) hanno fornito elementi per creare modelli di intervento(WS 3) trasferibili ad altre aree e territori con simili caratteristiche(stazioni ferroviarie, porti, zone di confine).

    Il partenariato di ProgettoIl partenariato di progetto ha visto coinvolte lAssociazione On theRoad Onlus (Italia coordinamento del progetto); lorganizzazione

  • 6Violence in Transit

    portoghese Network Europeo Anti-Povert (EAPN Portugal); laFoundation APIP-ACAM (Spagna), e la Cooperativa Sociale EuropeConsulting (Italia).Le prime tre organizzazioni hanno sviluppato attivit a diretto con-tatto con il target (WS1 Ricerca e WS2 Sperimentazione Interventi)in alcune aree di transito: larea della Stazione Ferroviaria di Pesca-ra Centrale, larea della Stazione di Sao Bento a Lisbona, in Porto-gallo, e larea della Stazione degli autobus del Nord, a Barcellona,in Spagna. Il quarto partner di progetto, la Cooperativa SocialeEurope Consulting (IT), ha fornito il suo know-how nellaccompa-gnamento delle attivit di ricerca e di sperimentazione sociale e haun ruolo preminente nella diffusione dei risultati di progetto.Il progetto prevede inoltre la partecipazione come enti Associati diFerrovie dello Stato Italiane e dellufficio anti-tratta dellOrganizza-zione per lo Sviluppo e la Cooperazione Europea (OSCE). La parte-cipazione di questi due enti ha garantito un apporto significativo nel-la definizione dei modelli di intervento (WS3), la loro trasferibilit inaltre aree di transito, la diffusione e il mainstreaming dei risultati(WS4). Ferrovie dello Stato ha da anni ha sviluppato al proprio inter-no un settore che promuove e realizza interventi rivolti a persone indifficolt (in particolare senza dimora). Inoltre parte di una ReteEuropea di Enti (pubblici e privati) che gestiscono stazioni ferrovia-rie e che collaborano nella pianificazione e realizzazione di inter-venti sociali. Lufficio anti-tratta di OSCE particolarmente interes-sato a potenziare lidentificazione e il primo supporto a vittime ditratta. Le aree di transito, sia allinterno dei paesi che nelle aree diconfine (stazioni, porti, aeroporti) rappresentano uno spazio dove possibile entrare in contatto con queste persone e offrire aiuto.

    Il report italianoQuesto report composto da due parti:Nella prima parte viene affrontata, in maniera certamente non esau-stiva, la tematica della violenza giovanile, cercando di delimitarne icontorni e di indagare la sua costruzione culturale ed epistemologi-ca. Questa sezione del volume infatti dedicata alla letteratura e airiferimenti scientifici che hanno portato alla nascita della violenzagiovanile come categoria esplicativa e oggetto di studio. Verr ana-

  • lizzato in particolare il caso italiano, dove a partire dagli anni 60,la violenza giovanile stata spesso utilizzata come elemento di let-tura/mistificazione di importanti processi di cambiamento sociocul-turale in atto. Verr poi affrontata la situazione odierna dei giovaniitaliani, mettendo in evidenza il rapporto tra crisi economica e iprocessi di autonomizzazione e realizzazione delle giovani genera-zioni. Il tema della povert e marginalit giovanile e il suo legamecon fenomeni devianti e violenti verr ripreso nella ricerca sul cam-po, esposta nella seconda parte del volume. In questa prima partesi affronta anche il tema dei legami tra la definizione urbanistica deiterritori e delle citt ed il tema della sicurezza-insicurezza urbana,con focus sulle aree di transito. Queste riflessioni introdurranno la seconda parte del volume, dovesi focalizza lattenzione su unarea di transito specifica.Nella seconda parte del volume viene presentata la ricerca svoltanella Stazione di Pescara incentrata sui comportamenti devianti deigiovani che la frequentano e di produrre delle indicazioni per laseconda fase del progetto: ideazione e sviluppo di interventi socia-li diretti a questo target.Nella prima sezione della seconda parte vengo presentati gli obiet-tivi, la metodologia utilizzata e la fasi della ricerca, basata sui prin-cipi e le prassi della ricerca-azione. Le attivit sul campo hanno pre-visto una prima fase di mappatura-osservazione dellarea di inter-vento, una seconda fase con interviste con sette (7) responsabili diorganizzazioni che agiscono nellarea (definiti relevant stakeholders)e una terza fase di contatto e interviste-colloqui svolte dai ricercato-ri con tre categorie di soggetti: a) i testimoni privilegiati/informatorichiave (12); b) giovani pescaresi e studenti che transitano in stazio-ne (12); c) giovani e meno giovani che vivono situazioni di esclusio-ne e marginalit: persone senza dimora (16), persone che si prosti-tuiscono (10) e persone tossicodipendenti (4).Viene poi presentata la citt di Pescara e la sua stazione centrale,area scelta per realizzare le attivit del progetto, con focus sullazona di maggior interesse per quanto riguarda i fenomeni oggetto diinteresse, ovvero la zona denominata area di risulta.Lultima sezione riguarda lanalisi dei risultati della ricerca e vengo-no fornite delle indicazioni per le successive attivit di progetto.

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    Report di Ricerca Nazionale

  • Prima parteLa costruzione sociale della violenza giovanile

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  • 1. La costruzione sociale della violenza giovanile

    Affrontare la tematica della violenza giovanile in Italia, e la suamanifestazione nelle aree urbane e di transito, non un compitosemplice, innanzitutto per la difficolt nella definizione dellostesso oggetto di ricerca: la violenza giovanile, che fenomenopoliedrico e sfuggente, non perimetrabile dentro confini chiari. Inquesta prima parte del volume si tenter di affrontare la questio-ne cercando di fornire qualche coordinata di massima partendoda un tentativo di capire come definire i protagonisti di questofenomeno: i giovani.

    1.1 Chi sono i giovani?

    La categoria sociologica giovane non un dato scientificoimmutabile ma una costruzione sociale che muta in relazione acambiamenti culturali, politici ed economici. Gi negli anni 80in Italia si parlato di dissolvenza e diffusione della condizio-ne di giovane1, in quanto alcune istanze, alcuni comportamen-ti, fino ad allora propriamente giovanili, cominciavano a perde-re la loro capacit euristica attraverso un processo che si muo-veva lungo due assi: la dissolvenza del giovane, ovvero la cre-scente difficolt ad identificare comportamenti giovanili chiari.Le generalizzazioni e categorizzazioni per gruppi con caratteri-stiche simili erano sempre pi forzate e meno rispondenti allarealt fenomenica. Gli studiosi giovanologi trovavano sempre pi eccezioni cheregole ed era sempre pi difficile avere unimmagine unificante,

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    1. Nicoli D., Martino C., a cura di (1986), Giovani in dissolvenza. Libro bianco sullacondizione giovanile, Milano, Franco Angeli.

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    nitida delloggetto del loro studio. Laltro asse del cambiamentoriguardava la diffusione di comportamenti, prima ascrivibili almondo giovanile, a settori della societ che per et non erano piconsiderabili giovani, in senso stretto.Uno dei mutamenti che questa crisi epistemologica ha provocato stato il progressivo aumento dellet in cui si considerati giovani.La definizione di giovane a cui facciamo riferimento non definitada elementi anagrafici o biologici. Il giovane semplicemente chi non pi bambino ma non anco-ra adulto. Le tappe attraverso le quali si svolge questa mutazionesono classicamente: la fine del processo formativo (iniziale), lacapacit di autosufficienza economica, labbandono del nidodomestico della famiglia di origine, la costruzione di un nuovonucleo famigliare. Le indagini dello IARD, uno tra i maggiori enti di ricerca sociologi-ca sulla condizione giovanile in Italia, sono state condotte fin dal1983 e hanno prodotto rapporti circa ogni 4-5 anni. Un dato esem-plifica la difficolt di definizione delloggetto di studio: nel 1983(anno del primo rapporto IARD) i giovani considerati nella rileva-zione erano le persone di et compresa da 15 a 25 anni. Nel 1990la fascia di et si spostata a 15-29 anni. Dal 2000 sono stati rac-colti dati su persone e gruppi fino ai 34 anni. In 17 anni let dellagiovent, per i sociologi italiani, cresciuta di 9 anni. Prima si eragiovani per 10 anni, oggi per 192.Nella societ e nei media c ancora pi confusione se si pensa chei pediatri seguono i ragazzi spesso fino ai 18 anni e che i protago-nisti di molti degli episodi riportati dai media come fenomeni gio-vanili (uso di droghe prestazionali come metanfetamine, ketamina,cocaina, ecc., stragi del sabato sera) sono spesso persone che han-no passato i 40 anni3.

    2. Buzzi C., Cavalli A., de Lillo A., a cura di (2002), Giovani del nuovo secolo.Quinto rapporto Iard sulla condizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino.3. Cippitelli C. (2007), Il lavoro di strada dentro le alchimie dei vissuti giovanili, inCastelli V., a cura di, Ragionare con i piedi... Saperi e pratiche del lavoro di strada,Milano, Franco Angeli.

  • Negli anni 90 e 2000 la sociologia ha parzialmente abbandona-to, nella definizione dei comportamenti umani e, in particolare,giovanili, la categoria onnicomprensiva della complessit, ora-mai talmente utilizzata da aver perso sia la forza esplicativa chequella evocativa, e ha adottato altre categorie interpretative. Traquelle pi usate per descrivere le fenomenologie giovanili alcu-ne si sono affermate. Particolare fortuna hanno avuto la flessibi-lit-precariet (esistenziale, relazionale, lavorativa) e, soprattut-to, la fluidit.

    La progressiva frammentazione del corso di vita individuale legataalle trasformazioni del mondo del lavoro, della formazione e dellerelazioni sociali che sta caratterizzando il passaggio dalla prima allaseconda modernit, ha comportato degli effetti particolarmente rile-vanti tra gli adolescenti e i giovani. [] Gli attraversamenti costan-ti tra i diversi contesti, ruoli e posizioni sociali, rendono il periodogiovanile un lungo processo di transizione e richiedono innanzitut-to una altissima capacit di negoziazione e di rielaborazione di uns molteplice in continua evoluzione []. La capacit di accederea reti relazionali differenziate rappresenta un elemento di fonda-mentale importanza per gestire gli attraversamenti dei diversi conte-sti della quotidianit. Sapersi muovere in pi contesti contempora-neamente garanzia di flessibilit e della possibilit di avere soste-gni e trovare opportunit4.

    La Modernit Fluida5 di Bauman e le metafore correlate (liquidit,vischiosit) ben rappresentano la situazione dei giovani, ormai sle-gati dagli stereotipi oppositivi in cui si contrappone il loro disagio-devianza ad una, ormai inesistente, stabilit e solidit affettiva,esistenziale, abitativa, lavorativa degli adulti.

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    4. Grassi R. (2007), Giovani, identit, appartenenze. Cosa emerge dal Sesto Rapportodi Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, relazione presentata al ConvegnoI.P.R.S. Ladolescenza liquida: Nuove identit e nuove forme di cura, Roma, 28Maggio 2007. Cfr. Buzzi C., Cavalli A., de Lillo A., a cura di (2007), RapportoGiovani. Sesta indagine dellIstituto IARD sulla condizione giovanile in Italia,Bologna, il Mulino.5. Bauman Z. (2003), Modernit liquida, Roma-Bari, Laterza.

  • 1.2 Breve storia della violenza giovanile

    La violenza giovanile, nella storia della sociologia, comincia ad appa-rire solo quando vengono identificati comportamenti specifici legati agruppi e bande di giovani. Uno dei primi studi di questo genere fu por-tato avanti dalla scuola dellecologia sociale urbana di Chicago. Thra-sher nel 1927 pubblica The Gang6 dove identifica 1.313 bande giova-nili presenti a Chicago. Questo studio, pietra miliare della sociologiaurbana, inizia un lungo percorso nella definizione dei meccanismi dicreazione delle sub-culture giovanili e la loro interazione con il restodella societ, che attraversa tutto il XX secolo, e arriva fino alla deco-struzione fornita dalle letture post-moderne attuali. Oggi, finalmente,chi affronta il tema della condizione giovanile, invitato a rifuggire dalriflesso condizionato di racchiudere i giovani in sotto gruppi definibi-li per stili di vita, abbigliamento, musica, linguaggi, ideologie politi-che, e a considerare questi indicatori come elementi importanti manon sufficienti per comprendere una persona o un gruppo.

    1.2.1 Il giovane deviante nella costruzione sociale del nemico pubblico

    Altro elemento importante per inquadrare il fenomeno della violen-za giovanile la funzione che questa ha avuto nella costruzionesociale e mediatica del nemico e del deviante. Nel 1972 StanleyCohen pubblica Folk devils and moral panic, una ricerca sulla rap-presentazione mediale di due subculture giovanili inglesi dellepo-ca, etichettate come devianti: Mods e Rockers. Talvolta, specificieventi o gruppi di individui vengono definiti come una reale minac-cia ai valori e allidentit collettiva: si crea una situazione di pani-co morale e aumenta il senso di ostilit nei confronti del gruppoostile che viene spesso etichettato (labelling) come nemico inter-

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    6. Thrasher F. M. (1927), The Gang: a Study of 1,313 Gangs in Chicago, Chicago,University of Chicago Press.

  • no o esterno (folk devil), moralmente identificato come cattivo. Imedia possono costituire un potente volano del panico morale: ilricorso a rappresentazioni stereotipate ed enfatiche delle realiminacce crea un clima di forte mobilitazione emotiva nellopinio-ne pubblica. I media forniscono la scena entro la quale esperti,politici, e altre autorit definiscono la condotta dei folk devilscome antisociale, proponendo analisi e soluzioni possibili7.Leffetto labelling nella costruzione del nemico sociale ci porta allanascita del fenomeno violenza giovanile in Italia.La giovent e ladolescenza come periodi di vita dotati di una pro-pria connotazione necessitano di un contesto socioeconomico chepermetta la loro esistenza. Finch la gran parte della popolazioneera povera e viveva in campagna, non esistevano infatti n il disagiogiovanile, n la necessit/possibilit di utilizzarli in funzione di crea-zione/rafforzamento di coppie oppositive normalit-devianza. Solonegli anni 60, grazie al boom economico, in Italia si allunga ilperiodo di scolarizzazione e una parte della popolazione cominciaad entrare nel mondo del lavoro dopo una fase pi o meno lunga ditransizione-formazione. I giovani diventano target per la nascentesociet del consumo, e sui giovani possono essere proiettate le con-traddizioni in cui si dibatte lintera societ. Gli anni 60 furono annidi forte cambiamento e lotta politica, gli stili di vita mutarono e i gio-vani, in particolare i figli della borghesia di citt, furono i protagoni-sti della mutazione sociale. Un esempio di come i media dellepocacostruirono e amplificarono una figura di giovane violento ci for-nito da un saggio dedicato al comportamento della stampa verso imovimenti sociali degli anni Settanta. Qui ritroviamo una rappresen-tazione del giovane deviante inequivocabilmente legata alla figu-ra del capellone. Riportiamo alcuni titoli di importanti quotidianiitaliani. Da Il Tempo: Indagini su due capelloni per lomicidio diuna settantenne (21 giugno 1971); Scippata e malmenata da trecapelloni (7 luglio); Capellone ferisce e rapina una signora (18luglio). Nel Corriere della Sera: Capellone in moto aggredisce i

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    7. Cohen S. (1972), Folk Devils and Moral Panics, London, MacGibbon and Kee.

  • carabinieri (6 agosto); Bloccati dalla polizia tre capelloni ladri (14Agosto). interessante notare come i capelloni, cio gli hippy italia-ni, pur riconoscendosi in una cultura pacifista e non violenta, ven-gano utilizzati come figura stereotipica del deviante8.Oggi la narrazione della violenza urbana, dellinsicurezza dei luo-ghi, dei pericoli che il cittadino deve affrontare fornita dai mediavede come protagonisti vecchi e nuovi nemici pubblici. Senza entra-re nello specifico, sarebbe sufficiente prendere gli esempi forniti sul-lutilizzo da parte della stampa italiana negli anni 70 della figura delcapellone e sostituirla con tossicodipendente (negli anni 80),albanese(negli anni 90) o con rumeno o rom (negli ultimi 4 o5 anni) e sarebbe fin troppo facile dimostrare che il meccanismo dicreazione del nemico pubblico procede senza grandi cambiamentidi metodo, ma solo di soggetti su cui proiettare (e con cui creare)ansie e paure sociali, e relative misure di controllo e repressione.Negli anni 70, con linizio della diffusione delle sostanze stupefa-centi, inizia lequiparazione giovane = potenziale tossicodipenden-te deviante. Gli studi sulla condizione giovanile, gli interventisociali sui giovani muovono quasi tutti da una pre-lettura dove la-dolescenza e la giovent di per s una condizione pre-patologi-ca. Nasce la categoria del disagio giovanile, non intesa come diffi-colt esistenziale in una et di transizione, su uno sfondo di unasociet in veloce trasformazione, ma come anticamera delladevianza giovanile, quasi sempre identificata con la tossicodipen-denza e i reati correlati (spaccio, estorsione, violenza, ecc.).La funzione di questo breve excursus nella costruzione della catego-ria violenza giovanile non vuole essere quello di negare lesistenzadel fenomeno in quanto tale. importante per, prima di arrivare allasituazione odierna, sottolineare il meccanismo di creazione delnemico utilizzato per giustificare comportamenti repressivi di istanzedi rivolta culturale e politica, o semplicemente per fornire alla societborghese benpensante, in perenne crisi di identit, delle semplifi-

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    Violence in Transit

    8. Isnenghi M. (1976), Forme e ideologia della informazione quotidiana. 1960-1975,in Castronovo V., Tranfaglia N., a cura di, La stampa italiana del neocapitalismo,Roma-Bari, Laterza, p. 85.

  • cazioni utili per segnare il confine tra la normalit dellordine costi-tuito e la devianza intrinseca in ogni cambiamento dello stesso.

    1.2.2 Nuove (?) fenomenologie di violenza giovanile di gruppo

    Gli hooligansUn fenomeno associato alla violenza giovanile e alle gang che laagiscono quello delle tifoserie delle squadre di calcio. In moltecitt europee esistono tifoserie organizzate, spesso legate organica-mente con le societ che gestiscono le squadre di calcio. Da quan-do il calcio diventato un business globale e i proventi vengonosoprattutto dalla cessione dei diritti televisivi e dai gadget dellesquadre (magliette, bandiere, ecc.) la funzione delle tifoserie orga-nizzate essenzialmente quella di occuparsi del merchandising e,soprattutto, di curare la coreografia delle curve durante gli incontridi calcio, a vantaggio della spettacolarizzazione degli eventi (curvecolorate e animate, effetto ola, ecc.).Parte di queste tifoserie si organizzano in gruppi di contatto e scon-tro con forze dellordine e tifoserie avversarie e spesso si assiste aduno sforzo notevole da parte delle organizzazioni proposte allagestione della sicurezza, per minimizzare gli effetti degli scontri chepossono mettere a ferro e fuoco intere citt o quartieri prima, duran-te, e soprattutto dopo, gli incontri.Questo fenomeno e il legame tra questi gruppi e altre forme di violen-za urbana (rivolte urbane, scontri tra gang, violenza politica) ogget-to di attenzione di forze dellordine, giudici e studiosi del settore.In questa sede non entriamo nel merito, ma segnaliamo che la que-stione pu essere analizzata pi nello specifico a livello di azioneterritoriale in relazione a due ordini di fattori (e di interventi):La possibilit di intercettare i leader di questi gruppi e di innescaredinamiche positive di coinvolgimento delle componenti non violen-te nella prevenzione e controllo della violenza che si manifesta. Laforte capacit aggregativa e identitaria di questi gruppi potrebbe for-nire unoccasione per intervenire, anche con progetti pilota locali.Il legame con le aree di transito, spesso investite da arrivi e partenze digruppi di tifosi, e a volte militarizzate per le occasioni pi rischiose.

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    Report di Ricerca Nazionale

  • Le bande di giovani a connotazione etnico-identitariaNegli ultimi anni stata rilevata, anche in Italia, una crescente pre-senza di gruppi di giovani organizzati in gang o bande la cuicaratteristica principale lomogeneit dei paesi di provenienza,Centro e Sud America, degli appartenenti (o delle loro famiglie diorigine). I componenti di questi gruppi adottano dei segni di ricono-scimento che fanno parte della cultura hip-hop (abbigliamento rap-per, tatuaggi, graffiti) e sono spesso coinvolti in avvenimenti crimina-li: scontri sanguinosi tra diverse gang, rapine, spaccio di droga, stu-pri, omicidi. Il gruppo pi noto e pi numeroso quello denomina-to Latin Kings, il cui nucleo originario ha origini nella Chicago deglianni 40, quando gruppi di immigrati dallAmerica Latina si unironoper aiutarsi a vicenda nel difficile processo di integrazione negli Sta-ti Uniti. I Latin Kings hanno una struttura gerarchica ben definitasono presenti in molte citt dove esistono importanti presenze diimmigrati latinoamericani, in Italia sono presenti in particolare aGenova (dove la presenza di immigrati latinoamericani rappresentail 10% dellintera popolazione, con altissime concentrazioni inquartieri come Certosa, Sampierdarena e Campasso) e a Milano.Alcuni gruppi hanno chiesto di essere ufficialmente riconosciuticome associazioni di mutuo soccorso tra immigrati e di promozionedella cultura del paese di origine e di sostegno allintegrazione.Esistono anche altri gruppi di gang latine con storie e caratteristichedifferenti. Secondo fonti di stampa (Repubblica Inchieste, 23Novembre 20119) sarebbero almeno 13 le gang presenti nella solaMilano. Lo stesso quotidiano afferma che sarebbero 6 gli omicidicommessi nel milanese da membri di queste bande, agiscono ingruppi denominati pandillas.Unaltra gang appartenente alluniverso latinoamericano la Maras13, nata in California nel 1980, e composta da giovani provenientidal Salvador che aveva come scopo la difesa dei connazionali daaltre gang latinoamericane e africane. Negli Stati Uniti questa gang

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    9. Zunino C., Le gang del barrio Italia, disponibile al sito http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2011/11/23/news/le_gang_del_barrio_italia-22081285/, 23 novembre 2011.

  • stata ritenuta responsabile di numerosi reati, tra cui omicidi, spac-cio di droga e di armi. Il governo statunitense, a causa della cresci-ta di questo gruppo e del numero dei reati a loro collegati, ha crea-to una sezione dellF.B.I. che si occupa specificamente di loro. InItalia sono stati segnalati di scontri tra Latin Kings e Maras 13 aMilano e a Genova. possibile che questo fenomeno entri in relazione-scontro con lacriminalit organizzata e la delinquenza comune autoctona. Esisteanche il rischio che la presenza di gruppi di giovani sudamericaniche controllano territori di citt italiane causi una reazione emu-lativa da parte di gruppi italiani (soprattutto tra giovani gi esclusiper motivi economici da ogni possibilit di integrazione), in parti-colare laddove gi esistano presupposti politico culturali propensiad utilizzare elementi identitari su base nazionalistica o, addirittu-ra, razziali.

    I riots urbaniNegli ultimi anni si assistito ad un ritorno di rivolte urbane chehanno avuto come protagonisti giovani e giovanissimi. Sotto questacategoria possono andare sia gli eventi francesi del 2008 (rivoltanelle banlieues), che quelli inglesi dellestate 2011, che eventi pichiaramente politici, come gli scontri avvenuti a Roma nel dicem-bre del 2011, o in Grecia, durante manifestazioni contro le sceltedei rispettivi governi.Sono eventi diversi tra loro, ma con alcune caratteristiche che per-mettono unanalisi comparata, che non possiamo fare in questasede. Vale la pena per sottolineare alcuni aspetti:- presenza di giovani e giovanissimi immigrati e/o appartenenti alle

    classi sociali pi basse (nel caso inglese e francese);- forte componente distruttiva (e predatoria) verso i simboli ricono-

    sciuti del benessere consumistico (auto, negozi di apparecchielettronici, abbigliamento di marca);

    - connotazione politica (anche se spesso solo embrionale e nonorganizzata) di alcuni degli eventi;

    - in alcuni casi legami con le tifoserie delle squadre di calcio;- repressione violenta delle forze dellordine (che in alcuni casi

    stata stata la causa dei riots, almeno nelle rivendicazioni, ad

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    Report di Ricerca Nazionale

  • esempio luccisone di un manifestante hanno scatenato le rivoltedi Atene, Parigi e Londra; luccisone di un tifoso hanno provoca-to un rivolta urbana a Roma con occupazione e distruzione disedi delle forze dellordine e di organizzazioni sportive).

    Senza entrare troppo nel merito evidente:- forte correlazione tra laumento dellesclusione sociale, culturale,

    economica e politica di ampie porzioni della popolazione giova-nile e laumento di questi eventi;

    - tentativo da parte di settori della politica e dei media di strumen-talizzare questi eventi ed equiparare eventi pi chiaramente poli-tici (con rivendicazioni pi o meno chiare e partecipazione dimovimenti organizzati) a episodi di criminalit comune.

    1.3 La situazione italiana oggi

    Negli ultimi anni in Italia la violenza giovanile stato spesso sino-nimo di baby gang o bullismo (ovvero gruppi di giovanissimi, spes-so adolescenti o addirittura pre-adolescenti) che si rendono prota-gonisti di azioni come: furti, estorsioni, vandalismo, violenze con-tro coetanei o soggetti deboli e marginali, violenze sessuali.

    [] le baby gangs, fenomeno relativamente recente in Italia, che sidedicano ad attivit illecite quali furto, aggressione, atti vandalici ereati connessi alluso di droghe. I reati compiuti da minorenniappartenenti a queste bande sono per lo pi aggressioni e vandali-smo e piccoli reati collegati con la detenzione di sostanze stupefa-centi; quando invece si tratta di reati in concorso con maggiorenni,si tratta di reati ben pi gravi quali rapine, e spaccio10.

    Limmagine nei media del giovane violento ritorna quindi alle origini,alle gang, questa volta non necessariamente legate ai territori da con-

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    Violence in Transit

    10. Castellan S., Baby gang: anche in Italia?, disponibile al sito http://www.questotrentino.it/-qt/?aid=7091, 27 gennaio 2001.

  • trollare o in lotta tra loro, ma alle azioni violente a danno di cose epersone. Piccoli e meno piccoli rapaci consumisti che si uniscono nonperch si riconoscono in un comune sentire (o vestire, pensare, ecc.)ma per prendere con la forza quello che la societ del benessere pro-mette nelle pubblicit e nei format televisivi, ma che loro non posso-no permettersi. E quello che non possono prendere lo distruggono.Dal complesso degli elementi di conoscenza e dei dati disponibiliemergono inoltre indicatori significativi riguardanti altre tipologiedi comportamenti a rischio da parte di minori e giovani, quali inparticolare: consumo di alcool e droghe (sono in aumento i minorientrati in contatto con i servizi dei SERT); imprudenza e comporta-menti stradali pericolosi; dispersione scolastica; bullismo (sia allin-terno che fuori dalla scuola). Resiste allusura del tempo e alla com-plessificazione della societ la categoria del tossicodipendente(sempre pi difficile da equiparare a quella di giovane, in quantomolti assuntori di sostanze hanno fino a 50 o 60 anni).Tra le cause che originano tali comportamenti, sociologi e psicolo-gi sociali sottolineano leterna crisi dei valori tradizionali, la man-canza di esempi educativi, figure genitoriali assenti e non prepara-te per esercitare il loro ruolo di guida normativa e di educazioneaffettiva, la fine delle grandi ideologie e la crisi di agenzie educati-ve tradizionali (associazionismo cattolico, sezioni giovanili di par-tito, ecc.). Viene rilevata la solitudine e labbandono come scenariodi sfondo, la necessit di emergere, di esistere, di trovare una qual-siasi identit, anche negativa, come motori-generatori delle azioniviolente commesse.

    1.3.1 Alcuni indicatori socio-economici

    Innanzitutto sar importante partire da alcuni dati socio-economiciche in s danno la misura delle reali possibilit di realizzazione deigiovani italiani e della tendenza in atto, dovuta alla crisi economi-ca, la cui accelerazione fa prefigurare una crisi strutturale e sistemi-ca che sta portando ad un mutamento epocale nella distribuzionedella ricchezza in questo paese, che ancora la quinta potenzamondiale in termini di Prodotto Interno Lordo.

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    Report di Ricerca Nazionale

  • LOCSE conferma che i dati fino al 2008, cio prima che gli effettidella crisi fossero evidenti, mostrano un trend di crescita delle dise-guaglianze nella distribuzione del reddito nella maggior parte deipaesi sviluppati.Ad esempio 19 paesi dellOCSE hanno visto dalla met degli anniottanta fino al 2008 il reddito reale disponibile del decile pi pove-ro della popolazione crescere ad un tasso molto inferiore rispetto aldecile pi ricco [] Impressionante in questa classifica la perfor-mance di paesi in cui la distribuzione del reddito tradizionalmen-te meno sperequata: in Svezia il tasso di crescita del reddito del deci-le pi ricco stato in questo arco di tempo 6 volte pi alto del tassodi crescita del decile pi povero (2,4 % contro lo 0,4%) in Germa-nia addirittura 16 volte pi alto (1,6% contro lo 0,1%). Anche lIta-lia non brilla in questo confronto: i pi ricchi hanno infatti visto iloro redditi crescere ad un tasso 5,5 volte pi alto di quello relativoai redditi dei pi poveri (1,1% contro lo 0,2%). In Italia, in cui il pro-blema si pone in modo ancora pi drammatico. Possibili riformeche attenuino la funzione redistributiva dello stato, [] rischiano difarci precipitare verso una condizione economica e sociale letteral-mente da paese arretrato. Questa modernizzazione spinge infatti adallargare la sfera dazione di mercato rispetto a quella della redistri-buzione pubblica, ma bisogna tener conto che in questo senso lIta-lia svantaggiata rispetto agli altri paesi sviluppati. Anche coloro checon cinismo pensano di perseguire i propri interessi personali senzaconsiderare linteresse generale si troveranno per la maggior parte incondizioni peggiori se un aumento delle diseguaglianze effettive ciporter ad una situazione sociale esplosiva e insostenibile11.

    In Italia, nel 2012, circa un giovane su tre della fascia di et 15-25anni disoccupato, loccupazione di questa fascia di et passatada circa 7 milioni di persone nel 2008 a circa 6 milioni nel 2011,cio in soli 3 anni sono evaporati 1 milione di posti di lavoro tra igiovani. Circa 2, 2 milioni di giovani italiani della stessa fascia diet non lavora e non inserito in nessun ciclo formativo.

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    Violence in Transit

    11. Perri S., LOCSE e la diseguaglianza: a che punto la notte?, disponibile al sitohttp://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/locse-e-la-diseguaglianza-a-che-punto-e-la-notte/, 25 giugno 2011.

  • Un giovane guadagna il 35 per cento in meno di chi ha tra i 31 e i60 anni (era il 20% in meno negli anni Ottanta)12. Conclusione di una ricerca dellIres: In Italia i ricchi sono pi ricchi,il ceto medio pi povero e i poveri sono molto pi poveri13. In undecennio le diseguaglianze si sono accresciute di oltre cinque pun-ti. Il coefficiente Gini14 era 29 nel 1991, salito al 0,35 nel 2008.Nel 2008, cio quando gli effetti della crisi economica erano mol-to meno devastanti della situazione attuale, in 20 dei 27 StatiMembri, i minori erano pi a rischio di povert rispetto alla mediadella popolazione. I livelli pi alti in questo caso sono registrati inRomania, Bulgaria e anche in Italia (con il 25%)15.

    1.4 Mutamenti strutturali nelle manifestazioni delladevianza urbana16

    La violenza giovanile sulla quale vogliamo focalizzare lattenzionesi colloca allinterno delle manifestazioni della devianza urbana. importante sottolineare alcuni mutamenti nella fenomenologia del-lesclusione sociale, in termini di composizione del target e di luo-ghi di emersione di disagio e devianza urbana.

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    Report di Ricerca Nazionale

    12. Boeri T., Galasso V. (2007), Contro i giovani. Come lItalia sta tradendo le nuovegenerazioni, Milano, Mondadori.13. Carra A. E., Putignano C. (2010), Un paese da scongelare, Roma, Ediesse.14. Lindice di concentrazione Gini misura la diseguaglianza nella distribuzione delreddito, che assume un valore tra 0 e 1. Il valore pari a 0 indica che il reddito distri-buito in modo del tutto egualitario (caso estremo di equidistribuzione), mentre lindi-ce uguale a 1 indica il massimo della diseguaglianza (una famiglia riceve tutto il red-dito, mentre le altre non ricevono nulla, caso estremo di massima concentrazione).15. Cfr. Dati Eurostat disponibili al sito http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/por-tal/eurostat/home/ e Chiodini L., Milano R., a cura di (2010), Le citt ai margini. Povertestreme e governo delle aree urbane, Quaderni della ricerca sociale 4, Roma, Ministe-ro del Lavoro e delle Politiche Sociali.16. Sorgoni F. (2011), Riduzione del danno e Lavoro di Strada: un approccio di wel-fare dei luoghi e degli spazi, in Castelli V., a cura di, Inventarsi il Futuro. Sogni, pas-sioni, speranze dei giovani per la costruzione di una cittadinanza attiva, Milano,Franco Angeli.

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    Violence in Transit

    La crescente presenza della componente immigrataIn Italia negli ultimi 20 anni la popolazione immigrata in Italia pas-sata dall1,4% della popolazione residente nel 1990 al 7% nel 2010.Oggi vivono in Italia circa 5 milioni di immigrati. Nonostante politi-ca e mass media abbiano cercato spesso di rafforzare lequivalenzaimmigrato = portatore di disagio/devianza, in realt i migranti sonopi frequentemente vittime che autori di reati (sfruttamento sessualee lavorativo, violenza, razzismo, discriminazione). Lassenza di unaseria politica di inclusione sociale dei migranti (scuola, lavoro, casa,partecipazione sociale e politica) potrebbe per creare le basi per unfuturo in cui lesclusione dalla vita sociale si potrebbe tradurre incomportamenti devianti, in particolare nella componente giovanile,pi debole ed esposta ad essere coinvolta in dinamiche devianti.

    Laumento della povert e dellesclusione sociale graveLa crisi economica attuale, come abbiamo visto, ha accelerato unfenomeno di polarizzazione dellaccesso alla ricchezza da partedella popolazione. Un ristretto gruppo di soggetti ha accesso a benie servizi sempre maggiori mentre larghe fasce della popolazione nevengono, gradualmente o improvvisamente, escluse. Si discute del-la possibilit di intervenire a livello economico sostenendo i sogget-ti pi deboli (salario minimo sociale, ad esempio) perch semprepi evidente che la maggior parte dei soggetti che manifestanocomportamenti devianti sono, innanzitutto, poveri. Intanto si croni-cizzano le situazioni di disagio di gruppi sociali completamente aldi fuori dei circuiti produttivi e della partecipazione sociale, conscarse possibilit di essere raggiunte da programmi di reinserimen-to. Ancora Bauman17 sottolinea la portentosa capacit del termineunderclass-sottoclasse (che pu ricordare il sottoproletariatourbano nella lettura marxiana) di contenere tanti significati rappre-sentata da Herbert Gans (1995) quando afferma:

    17. Bauman Z. (2002), La violenza in unera di incertezza, Il Dubbio, anno III, n.2, traduzione, sintesi ed editing della relazione presentata da Zyngmunt Bauman inoccasione dellomonima lectio magistralis presso lUniversit di Roma La Sapienzail 10 giugno 2002, a cura di Nocenzi M.

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    Questa definizione comportamentale (underclass, ndr) definiscequelle persone povere che non vanno a scuola, non lavorano e, segiovani donne, dipendono totalmente dal sostegno del sistema assi-stenziale, non avendo alle spalle una famiglia. Il comportamento diquesta underclass pu essere associato anche a figure come quel-le dei senzatetto, mendicanti, dei poveri dediti allalcol e alle dro-ghe e dei delinquenti di strada. Dal momento che questo termine flessibile, la povera gente che vive in istituti di assistenza, gli immi-grati irregolari e i componenti delle gangs giovanili possono essereinclusi in questa categoria. Infatti, la grande adattabilit di questotermine a pi tipologie di comportamento lo rende quasi unetichet-ta che pu essere usata per stigmatizzare la povera gente, anchequella che non si comporta nei modi fin qui elencati.

    La criminalizzazione e la rappresentazione sociale negativa dei gruppitarget rappresenta uno dei principali motivi di sofferenza e uno degliostacoli maggiori per il superamento delle situazioni di marginalit.

    Multi-problematicit, multi-dimensionalit della sofferenzaLe sofferenze si presentano spesso con caratteristiche multi-dimensio-nali, la stessa persona o gruppo pu essere portatore di pi tipologiedi disagi e attuatore di pi comportamenti devianti. In questa lavorocerchiamo di definire i confini della violenza giovanile urbana perpoter successivamente sperimentare pratiche di intervento sociale,ma spesso i comportamenti violenti si manifestano accompagnati daaltre problematiche. Le politiche di inclusione sociale devono supe-rare un approccio legato alle categorie di target (interventi diretti atossicodipendenti o prostitute o senza fissa dimora) e praticare unapproccio multidimensionale e multidisciplinare. Un esempio sonole doppie o triple diagnosi (tossicodipendenza, disturbi psichiatrici,alcolismo), ma anche la possibilit di incontrare persone che sonogiovani immigrati irregolari e vittime di tratta e tossicodipendenti.

    Aumento della componente femminile e minorile della povert edellesclusioneLa componente femminile della popolazione a rischio di emargina-zione in aumento. La migrazione femminile, ad esempio, carat-terizzata da importanti elementi di sofferenza ed esclusione (sfrut-

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    Violence in Transit

    tamento sessuale, lavorativo, servit domestica). Anche tra le don-ne italiane (tra le meno inserite nei circuiti lavorativi tra le donneeuropee, nelle regioni del sud dItalia meno del 50% delle donneha una occupazione), sono in aumento povert e disagio. Aumen-tano anche i minori che vivono in situazioni di povert. In Italia cisono 649.000 minori che non hanno accesso ai beni essenziali(l11% delle mamme non ha i soldi per riscaldare la sua abitazio-ne, il 10% per le spese scolastiche dei figli, il 6% per acquistare igeneri alimentari) (dati: Save the Children, ANCI e Istat)

    1.4.1 Insicurezza urbana e devianza giovanile

    Linsicurezza urbana, nellelaborazione attuale, si riferisce ad alme-no tre ordini di problemi:a)i fenomeni di aggressione o di appropriazione qualificati come

    reati; i reati violenti (in particolare omicidi volontari, lesionivolontarie, violenze sessuali) e i c.d. reati predatori (le diversetipologie di furti, scippi, borseggi, truffe, estorsioni, rapine);

    b)i comportamenti incivili e i fenomeni di degrado/disordine urba-no (sia fisico che sociale);

    c)i sentimenti soggettivi di insicurezza.La domanda sociale di sicurezza non pu quindi essere ricondottasoltanto a fenomeni criminali, ma si estende a tutta una serie difenomeni di disordine fisico e di disordine sociale: le cosiddet-te incivilities, gi descritte sopra. Secondo un modello interpretativo ormai consolidato18 (riconducibilein sostanza alla nota teoria delle finestre rotte19), la permanenza perlunghi periodi dei segni di incivilt che i fenomeni suddetti impri-mono negli spazi pubblici (o comunque visibili) della citt, o in deter-

    18. Amendola G., a cura di (2008), Citt, criminalit, paure, Napoli, Liguori.19. Wilson J. Q., Kelling G. L. (1982), Broken Windows: the Policy And Neigh-bourhood Safety, The Atlantic Monthly, 243, 29-36; Skogan W. G. (1990), Disorderand Decline, New York, Free Press; Kelling G. L., Coles C.M. (1996), Fixing brokenwindows, New York, Simon & Schuster.

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    Report di Ricerca Nazionale

    minate zone o quartieri, compromette il senso di appartenenza e diattaccamento dei cittadini al territorio, interpretata come segnaledellassenza di controllo delle istituzioni e quindi in particolare daisoggetti pi deboli come indizio di una minaccia, mentre da partedei trasgressori come opportunit per comportamenti illegittimi/crimi-nosi. Ci provoca un progressivo allontanamento dei cittadini/utentida tali luoghi, con indebolimento dei meccanismi di controllo infor-male, alimentando cos ulteriormente labbandono e il disordine.Questa teoria ha avuto il valore di mettere in evidenza limportanzadella prevenzione territoriale, intesa come manutenzione e cura deglispazi urbani e rispetto delle regole del vivere quotidiano.La moderna ricerca scientifica sociologica e criminologica ha peraltroevidenziato che se la presenza dei fenomeni (microcriminalit, disordi-ne fisico e sociale) caratterizza lo scenario in cui la domanda di sicu-rezza si alimenta, essa risulta spesso non scindibile da una richiesta dirassicurazione che affonda le sue radici in molteplici fattori individua-li, locali e generali: la vulnerabilit individuale connessa allet, linde-bolimento delle relazioni sociali e dei rapporti di vicinato, linfluenzadellinformazione massmediatica, e pi in generale i processi di trasfor-mazione in atto nella societ contemporanea che, mettendo in crisi iprincipali modelli organizzativi e di relazione su cui si erano in prece-denza fondati status e legami sociali stabili (lavoro, famiglia, apparte-nenza di classe, radicamento territoriale), tendono ad aumentare liso-lamento dellindividuo e quindi la difficolt ad esercitare il proprio ruo-lo di cittadino in una societ pi complessa ed eterogenea20.

    20. Sui processi di trasformazione in atto nella societ contemporanea, cfr. Beck U.(2000), La societ del Rischio. Verso una seconda modernit, Roma, Carocci Editore;Magnier A., Russo P. (2002), Sociologia dei sistemi urbani, Bologna, Il Mulino, p.185. Al riguardo inoltre, una delle pi importanti interpretazioni affermatesi neldibattito scientifico internazionale, quella proposta da Baumann (1999) in Lasociet dellincertezza, Bologna, Il Mulino. Oltre alla mancanza di sicurezzapersonale o incolumit che riguarda il corpo, la famiglia, la propriet (safety),Baumann individua la mancanza di sicurezza cognitiva legata alla crescente perditadi intelligibilit e prevedibilit del sistema sociale (certainty) e la mancanza disicurezza esistenziale legata al liberalismo economico che fa di tutti noi deipotenziali esuberi e comunque dei precari (security).

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    Violence in Transit

    1.4.2 Urbanistica e sicurezza urbana

    Lo studio sulla relazione tra la struttura dellambiente urbano e lasicurezza stato sviluppato in particolare nellambito dellapproc-cio alla prevenzione della criminalit, che prende il nome diCPTED (Crime Prevention Through Environmental Design), per ilquale in estrema sintesi nella complessa serie di fattori che inci-dono sulla sicurezza nelle citt, rientrano anche il modo in cui lecitt sono pianificate, progettate e costruite, il modo in cui le per-sone si identificano nellambiente in cui vivono e il modo in cui glispazi urbani sono curati e gestiti; la pianificazione, la progettazio-ne e la manutenzione degli spazi urbani possono quindi contribui-re in modo rilevante alla sicurezza delle citt, oggettiva e percepi-ta. Questa impostazione scientifica trova un primo riferimento nel-lopera dellantropologa Jane Jacobs (nel suo famoso libro Vita emorte delle grandi citt Death and Life of Great American Cities pubblicato nel 1961) e poi di Oscar Newman, Professore di archi-tettura alla Columbia University (che nel 1972 pubblica Spaziodifendibile Defensible Space, crime prevention through urbandesign); viene quindi sostenuta negli Stati Uniti da autorevoli istitu-ti quali il Dipartimento della Giustizia e il Dipartimento per ledili-zia popolare e lo sviluppo urbano, e produce, negli anni 80 e 90,una serie di interessanti sperimentazioni in tutto il paese.Solo quando la prevenzione penale e la repressione dei reati e dicomportamenti incivili si inseriscono nel contesto di questo sistemaintegrato di azioni, possono ottenere risultati pi efficaci e duraturiper il consolidamento delle condizioni di sicurezza dei cittadini ela tutela degli spazi di libert individuale e collettiva.

    1.4.3 Mutamento dei luoghi di emersione

    Si evidenziano mutamenti negli spazi dove emergono i fenomeni dimarginalit e devianza.Per analizzare alcune delle cause di questi cambiamenti possiamopartire dallanalisi di Bauman sulle politiche di Tolleranza Zeroimposte a New York dallex sindaco Rudolf Giuliani:

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    Report di Ricerca Nazionale

    A lungo la pi popolare figura pubblica di New York in questi ultimianni, lex sindaco Rudolf Giuliani, accanto al capo della Polizia diNew York, William Bratton, hanno riscosso enorme successo fra i loroconcittadini con una politica autoritaria e di tolleranza zero: unaguerra, la loro, di dichiarato logoramento contro prostitute, ladri e tut-ti gli altri delinquenti nelle strade pi infestate della citt. Nessunosi avventurato a censire la loro politica contro la povert e le con-dizioni disagiate di vita, poich essi si sono organizzati per rimuove-re dalla vista e dalla coscienza della decent people, altrimenti distur-bata, le forme di crimine violento riducendole notevolmente per laprima volta in tanti anni. Il primo vistoso effetto stato lingente incre-mento degli uomini della Polizia presenti per le strade della citt, lau-mento delle celle carcerarie e delle persone condannate. Secondo lestime raccolte da Loic Wacquant nel 1999, dal 1994 al 1999 i finan-ziamenti per la Polizia di New York sono aumentati del 40% passan-do a 2,6 miliardi di dollari corrispondenti a quattro volte il totaledelle risorse stanziate per gli ospedali della citt e le risorse-uomodella Polizia sono salite da 12 mila a 46 mila unit21.

    Questo tipo di politiche, introdotte in molte citt del mondo, han-no prodotto lo spostamento di molti portatori di disagio urbano daiprincipali spazi pubblici delle citt (piazze, parchi), verso luoghi espazi nascosti, per evitare visibilit e il conseguente controllo socia-le. Questi spazi possono essere assimilati a quelli che Marc Aug22

    ha chiamato nonluoghi. Questa trasformazione rivela le caratteristi-che di frammentazione e decentralizzazione dellesclusione socia-le nelle aree urbane.I nonluoghi includono le aree di scorrimento e flusso (stazioni fer-roviarie, porti, stazioni delle metropolitane, stazioni degli autobus).Gli spazi attorno a queste aree sono spesso aree di concentrazionedi marginalit sociali che vi abitano, vi transitano e che, in questiluoghi portano avanti le loro attivit (fra le quali prostituzione, spac-cio di droga, piccoli furti, accattonaggio).

    21. Bauman Z., lectio magistralis presso lUniversit di Roma La Sapienza il 10giugno 2002.22. Aug M. (1996), Nonluoghi. Introduzione ad una antropologia della surmoder-nit, Milano, Eluthera.

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    Violence in Transit

    1.5 Larea di transito: da luogo di produzione di insicu-rezza urbana a possibile occasione di incontro e riscatto

    Le aree di transito sono quindi luoghi dove possono concentrarsimultiproblematicit sociali, ma sono anche luoghi di incontro, diarrivi e di partenze. Nonostante non posseggano le caratteristichetipiche dei quartieri e delle aree abitate, con le loro storie e stratifi-cazioni biografiche, sono comunque aree dove centinaia o migliaiadi persone lavorano ogni giorno, portano avanti una quotidianitfatta di piccole e grandi storie. Sono luoghi familiari per molti pen-dolari che prendono mezzi per andare al lavoro, e sono luoghi del-la memoria per chi parte o ritorna, e per chi resta.Anche per i giovani e le altre persone che vivono difficolt esisten-ziali legate alle problematicit sopra descritte le stazioni ferroviarie,le fermate delle metropolitane, i piazzali degli autobus, sono luoghidi vita. Vite difficili, a volte, ma sempre vite, con momenti di gioiae di tristezza, di delusione e di felicit.Per le bande di giovani che attraversano le citt in cerca di unaavventura, a volte nefasta, per loro o per chi ci si imbatte, possonoessere segni sulla mappa o luoghi di ricerca di senso. Un classicofilm sulle bande giovanili Warriors, i Guerrieri della notte, dove ilco-protagonista, insieme alle bande giovanili che si combattono, la rete metropolitana di New York, che permette alla banda prota-gonista di attraversare la citt. Nelle sue stazioni avvengono moltidegli scontri con le altre bande. Il film un road-movie urbano, chegira sulle rotaie della metro, dove il percorso fatto di violenza eincomprensione si risolve con la catarsi finale in cui il gruppo ribel-le, ingiustamente accusato e da tutti condannato, trova, con corag-gio e tenacia, la strada per la liberazione e il riscatto.Gli attori sociali che agiscono la vita di questi luoghi sono molti:viaggiatori, poliziotti, negozianti, operatori sociali, senza dimorache hanno il loro angolo sotto una scala con le loro borse di plasti-ca dove tengono le poche cose a cui tengono, studenti che si incon-trano e si scambiano i compiti o flirtano mangiando una pizza. Loscopo di questo progetto in fondo semplicemente trovare dellemetodologie, delle prassi di lavoro esportabili, trasferibili, per darea questi non luoghi la dignit di luoghi realmente abitati da perso-

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    Report di Ricerca Nazionale

    ne che si riconoscano come cittadini e portatori di storie da condi-videre, prevenendo e combattendo le manifestazioni violente deldisagio e innescando circoli virtuosi di partecipazione.Quindi limportanza dellarea di transito nella capacit di produrredinamiche positive sta nel fatto che i giovani a rischi di violenza inquesti posti transitano e possono essere intercettati oppure che vipassano parte del loro tempo, impegnati nelle attivit della loro vitaquotidiana. Operatori sociali capaci di incontrarli, di innescaredinamiche virtuose, di mediare e prevenire conflitti, di catalizzareenergie positive, possono rendere dei luoghi, spesso vissuti nellim-maginario collettivo come sinonimi di pericolo e insicurezza, inluoghi del riscatto sociale, della partecipazione, della presa dicoscienza e del cambiamento.

    1.6 Il lavoro di strada con i giovani

    In Italia esiste una lunga tradizione di lavoro con giovani coinvoltiin fenomeni di marginalit e violenza portati avanti in aree destrut-turate (piazze o quartieri difficili, ad alta densit criminale) ed esi-stono interventi strutturati, gli Help Center, a sostegno di persone indifficolt (in particolare persone senza dimora, spesso con compre-senza di patologie quali tossicodipendenza, sofferenza psichica,alcolismo) implementati nelle stazioni ferroviarie.Gli interventi con i giovani in aree urbane sono in genere classifi-cate in tre macrocategorie: educativa di strada, animazione di stra-da, interventi di riduzione del danno. I primi due sono in genererivolti a giovani a rischio di espulsione dai circuiti formativi scola-stici, fuori da ogni altra forma di aggregazione classica (associazio-nismo, sport), gli ultimi sono in genere rivolti a persone tossicodi-pendenti o che si prostituiscono.Gli elementi che hanno acquisito importanza nella definizione deimodelli di intervento nel lavoro con i giovani, sono23:

    23. Cippitelli (2007), op. cit.

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    Violence in Transit

    - Superamento di qualsiasi approccio ammonitore e prescrittivo afavore di un intervento che promuova la consapevolezza, laconoscenza, la socialit, la scelta. In particolare oggi, con il sur-plus di messaggi che i giovani devono gestire sarebbe velleitarioprocedere per pillole informative-prescrittive che si perderebberonel mare magnum della comunicazione;

    - Opportunit di lavorare sul potenziamento (enpowerment) delleabilit sociali dei gruppi giovanili, alla ricerca di partnership congruppi informali, attraverso la creazione di relazioni con opinionleader che possano veicolare le istanze e mediare tra gruppi ededucatori, sia in termini di significati che di medium, significanti,linguaggi;

    - Necessit di porsi in modo positivo, di essere chiari in quantoadulti-educatori, sulla volont di conoscere ed avere cura conrispetto, curiosit e competenza. Avendo la consapevolezza delvalore dello stare: stare sul territorio, stare con i gruppi, stare perosservare, capire, conoscere ed essere conosciuti. Non si pu fareprevenzione senza dare tempo alla relazione, il tempo per espri-mere le proprie capacit educative. Stare sul territorio modulalintervento e riaggiorna gli obiettivi e le modalit. Linterventodeve prevedere valutazioni e riprogettazioni tarate sulle realinecessit dei giovani condivise e acquisite nei luoghi e nei tempidella relazione;

    - Centralit della strada nelle politiche della prevenzione.

  • Report di Ricerca Nazionale

    Seconda parteManifestazioni di disagio e devianza giovanile nellarea della stazione di Pescara

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    Report di Ricerca Nazionale

    2. Manifestazioni di disagio e devianza giovanile nellarea della stazione di Pescara

    Questa seconda parte del volume ha lo scopo di illustrare e discu-tere i risultati di una ricerca, svolta tra Dicembre 2011 e Maggio2012, che ha avuto per oggetto le dinamiche legate a devianza emalessere sociale che coinvolgono giovani e meno giovani nella-rea della stazione ferroviaria di Pescara Centrale.Verranno inizialmente definiti lipotesi di ricerca, gli obiettivi speci-fici (anche in relazione alla prospettiva progettuale dellintervento)e le coordinate spazio/temporali allinterno delle quali lo staff diricerca ha operato. Poi verr esposta la metodologia e gli strumentidi lavoro con i quali la ricerca stata realizzata.Verr quindi fornito un approfondimento rispetto allarea diintervento della ricerca (la Citt di Pescara e larea della Stazio-ne Centrale).Quindi verranno esposti i risultati delle attivit di ricerca: in par-ticolare i dati quantitativi emersi dalle attivit di osservazionepartecipante svolte nelle aree di interesse e unanalisi degli ele-menti emersi dagli incontri-interviste con i 7 stakeholdersresponsabili e le altre 54 persone intervistate: 12 testimoni pri-vilegiati, 12 giovani di Pescara e studenti, 30 persone apparte-nenti al target principale dellintervento del progetto (personecoinvolte in fenomeni quali prostituzione, senza dimora e tossi-codipendenza).Infine verranno proposte delle conclusioni del lavoro di ricerca eindividuate delle proposte di intervento da realizzare nella secondaparte del progetto.

    Ipotesi di ricerca, obiettivi specificiLa natura progettuale della ricerca, ovvero il suo essere inserita inuna serie di azioni pre-definite e aventi come scopo un obiettivogenerale verso cui tutte le azioni dovevano tendere-sperimentare

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    Violence in Transit

    modelli di intervento trasferibili per affrontare il problema delladevianza e violenza giovanile nelle aree di transito, ha fornito algruppo di ricerca alcuni elementi ineludibili dai quali muovere perdeterminare ipotesi di ricerca e parametri metodologici.

    Lipotesi pre-definita della ricerca era quindi la presenza di fenome-ni di devianza e violenza giovanile nellarea della stazione diPescara Centrale e lesistenza di uno specifica relazione tra la loromanifestazione e il luogo di emersione (la stazione).

    Gli obiettivi specifici della ricerca erano:- rilevare e analizzare la presenza di comportamenti violenti,

    aggressivi, anti-sociali nella Stazione di Pescara e nellarea urba-na immediatamente circostante;

    - analizzare il rapporto tra questi fenomeni e lo spazio in cuiavvengono, la stazione di Pescara;

    - studiare le cause costitutive di questi fenomeni e leventuale rela-zione con altri fenomeni sociali (altre manifestazione di disagiosociale e devianza urbana);

    - coinvolgere le persone avvicinate nella ricerca di soluzioni,approcci, attivit con lobiettivo di migliorare la situazione esi-stente (e individuare attivit specifiche da mettere in atto nellasuccessiva azione del progetto di cui la ricerca fa parte: le spe-rimentazioni di interventi sociali rivolte al target e alla comu-nit locale);

    - fornire risultati (conoscenze) confrontabili con gli output dellericerche parallelamente svolte nelle altre aree di transito coinvol-te nel progetto (Stazione Ferroviaria di Sao Bento Portogallo;Stazione degli autobus del Nord a Barcellona Spagna).

    Coordinate spazio/tempoLa ricerca ha avuto delle coordinate spazio/tempo predefinite: la-rea di riferimento era la Stazione di Pescara centrale (una approfon-dita descrizione dellarea di intervento verr proposta in seguito) ele attivit dovevano essere svolte nello stesso periodo in cui veniva-no svolte le parallele ricerche a Barcellona e Oporto, ovvero traDicembre 2011 e Maggio 2012.

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    Report di Ricerca Nazionale

    Campione della ricercaIl mandato progettuale gi indicava il campione di soggetti daosservare e contattare per arrivare ad una conferma (o una smenti-ta) dellipotesi di ricerca e con i quali costruire delle ipotesi di inter-vento per la prosecuzione delle attivit di progetto.Lo staff di ricerca ha quindi definito, come oggetto delle iniziali atti-vit di osservazione, un target composto da persone coinvolte infenomeni quali: accattonaggio, senza dimora, prostituzione e tossi-codipendenza.Come soggetti da contattare, attraverso interviste semi-strutturate eincontri informali, sono stati invece individuate tre macro-categorie:

    stakeholders rilevanti, ovvero persone che hanno un ruolo diresponsabilit nel decidere e gestire politiche e pratiche legatealla sicurezza della stazione, alleducazione dei giovani, agliinterventi sociali in stazione;

    testimoni privilegiati, ovvero persone che hanno un punto diosservazione privilegiato per la loro attivit che li porta a frequen-tare larea della stazione per motivi professionali o funzionali;

    persone prevalentemente, ma non esclusivamente, nella fascia diet 20-35, appartenenti al target definito dallipotesi di ricerca,ovvero persone che vivono situazioni di marginalit, disagio,esclusione sociale.

    Per una dettagliata descrizione dei soggetti contattati si rimanda allasezione dedicata ai risultati della ricerca.

    2.1 Metodologia della ricerca

    Gli obiettivi e le ipotesi di ricerca postulano la necessit di proce-dere con la tipica metodologia dellanalisi qualitativa con i suoitratti distintivi: lassenza della matrice dei dati e il carattere relativa-mente informale delle procedure di analisi. La ricerca qualitativa una famiglia assai ampia di tecniche diricerca che si pone lobiettivo di analizzare tutto ci che non

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    numerico, quindi dialoghi ed interviste, osservazioni, filmati,immagini ecc. La ricerca qualitativa si presta ad essere applicata asituazioni micro-relazionali, reali, quindi osservabili e affrontabilisoltanto da vicino.

    Per lindagine in questione si scelto di utilizzare il metodo dellaRicerca-Azione.

    2.1.1 La ricerca-azione

    La ricerca-azione, o ricerca-intervento24, una filosofia e una prati-ca di intervento sociale che trova la sua applicazione in diversiambiti della ricerca sociale, della psicologia sociale o della peda-gogia sociale. Dallintuizione originaria di Kurt Lewin in ActionResearch and Minority Problems25 diverse soggetti (centri studi, entidi ricerca, organizzazioni che realizzano interventi sociali di varianatura) hanno sviluppato teorie e metodologie che hanno in comu-ne alcuni elementi imprescindibili:

    le attivit messe in campo, per conoscere il sistema-ambienteoggetto di indagine, modificano tale sistema, quindi la ricerca-azione un intervento di cambiamento, un azione per miglio-rare la situazione degli attori coinvolti;

    i ricercatori non hanno un ruolo neutrale e distaccato, ma colla-borano e stimolano la collaborazione degli altri attori del sistema.Chi realizza lintervento si propone di costruire unalleanza, deveessere implicato come dice Ren Barbier, che descrive la ricer-ca-azione come elemento di un processo culturale e politico di

    24. Sulla Ricerca-Intervento si consiglia la lettura di Albano R. (2002), La ricerca-intervento, Universit di Torino, Bologna, TAO Digital Library, disponibile al sitohttp://amsacta.unibo.it/3307/3/Albano-RicercaIntervento.pdf25. Lewin K. (1946), Action Research and Minority Problems, Journal of SocialIssues, 2: 34-46.26. Barbier R. (2007), La ricerca-azione, Roma, Armando.

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    Report di Ricerca Nazionale

    cambiamento: I soggetti non sono pi cavie da laboratorio, mapersone che hanno deciso di capire o lottare. [] Essi voglionocapire e partecipare26;

    il ricercatore si immerge nel contesto ambientale, laddove si evi-denzia un problema vengono attivate potenziali risorse per risol-verlo, la ricerca innesca formazione e autoformazione;

    la teoria e la pratica si informano a vicenda, le conoscenze acqui-site migliorano lazione messa in campo, che porta a maggioriconoscenze, innescando una spirale virtuosa e unaricorsivit/circolarit dellintervento.

    In questa ricerca la scelta metodologica maturata in relazione atre fattori:

    lente e gli operatori che implementano la ricerca gi lavorano instazione in attivit al servizio del target senza dimora e prostitui-vo, non potrebbero quindi intraprendere uno studio distaccatoperch sono parte del sistema che studiano.

    lente, anche attraverso questo progetto, porta avanti attivit lega-te alla sua mission e vision e quindi anche lintervento di ricercarientra in un processo di promozione dei diritti delle personeemarginate e del loro coinvolgimento in attivit di reinserimentosociale.

    il progetto prevede una seconda fase dove si andranno a speri-mentare interventi sociali con il target oggetto della ricerca. Latecnica della ricerca intervento permette di anticipare linterven-to sociale gi a partire dalla fase di studio del fenomeno.

    2.1.2 Fasi e strumenti della ricerca

    Per la realizzazione della ricerca stata prodotta, attraverso unconfronto con i partners di progetto, una metodologia basata sufasi della ricerca e strumenti di raccolta dei dati e delle informa-zioni condivisi nella struttura generale, modificati poi a livellolocale nelle tre ricerche nazionali per renderli pi adeguati alcontesto di riferimento.

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    Prima fase: Osservazione partecipante, mappatura fenomeni

    Metodologia: Il primo step della ricerca stato quello di conoscerelarea di intervento attraverso una attivit di Osservazione Partecipan-te. I ricercatori impegnati nelle attivit sul campo erano anche opera-tori sociali gi impegnati nellarea della stazione, nel lavoro di ascol-to e supporto a senza dimora (operatori del centro Train de Vie). Laloro conoscenza del territorio e del target potenziale ha facilitato sialattivit di osservazione che le successive fasi della ricerca. stato chiesto ai ricercatori di svolgere delle uscite di mappaturadurante le quali osservare luoghi, persone, comportamenti e atteg-giamenti di chi frequenta la stazione e la sua area limitrofa. In par-ticolare losservazione si concentrata sul target di riferimento e lasua interazione con gli altri soggetti che frequentano la stazione. I ricercatori hanno svolto delle uscite nellarea di intervento osser-vando e registrando presenze e comportamenti, in diversi giornidella settimana e in diverse ore del giorno e della notte.

    Strumento: i ricercatori dovevano osservare e riportare le osservazio-ni in una Scheda di Osservazione (Appendice 1) con campi descrit-

    Grafico 1 - Fasi della ricerca

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    Report di Ricerca Nazionale

    tivi dove inserire informazioni basate su ipotesi e impressioni (in par-ticolare il coinvolgimento dei soggetti osservati in fenomeni quali:accattonaggio, tossicodipendenza, senza dimora, prostituzione).Prodotto: Il risultato di questa attivit stato quello di acquisire unaconoscenza quantitativa della presenza del target oggetto dellinter-vento. Contemporaneamente i ricercatori hanno potuto osservare ledinamiche in corso e individuare soggetti con cui procedere adinterviste semi-strutturate nella fase successiva della ricerca. Nelcapitolo dedicato ai risultati vengono riportati i dati con lausilio ditabelle e grafici e analizzati i dati raccolti nella mappatura.

    Seconda fase: identificazione organizzazioni e interviste stakeholders

    Metodologia: Sono state individuate le organizzazioni (pubbliche,privato sociale, privato profit) che operano nellarea della stazioneferroviaria e zona limitrofa e i loro responsabili, consideratistakeholders significativi, in particolare: Forze dellOrdine, NGOsche lavorano con il target di riferimento, enti di gestione dellestrutture ferroviarie, responsabili di strutture scolastiche situate neidintorni della stazione, i servizi sociali che operano nellarea. Si concordato con gli stakeholders un incontro in cui spiegare lanatura e gli obiettivi del progetto e per proporre loro unintervistasemi-strutturata.

    Strumento: Per intervistare gli stakeholder stata utilizzata unascheda intervista (Appendice 2). I temi affrontati nellintervista sonostati incentrati sulla presenza di fenomeni di disagio, marginalit,esclusione sociale e violenza in cui coinvolta la popolazione gio-vanile nella stazione ferroviaria e nellarea adiacente. I ricercatorihanno cercato di acquisire elementi relativi sia a fatti concreti, rea-li, di cui gli intervistati erano a conoscenza, sia alle loro rappresen-tazioni, alla percezione di insicurezza, alla loro narrazione dellastazione e dei fenomeni oggetto dellindagine. Contemporanea-mente hanno coinvolto gli stakeholders nella ricerca di possibiliinterventi per affrontare tali problematiche e diminuirne limpatto ele conseguenze negative.

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    Prodotto: I risultati ottenuti dallo staff di progetto in questa prima fase sonostati i seguenti:- sono state acquisite informazioni sulla presenza di risorse (uma-

    ne, organizzative) che intervengono a vario titolo nellarea, que-ste organizzazioni sono state informate degli obiettivi del proget-to in corso e delle attivit previste con lobiettivo di coinvolgerliquando dalla fase di ricerca si passer alle attivit sperimentali;

    - stato creato uno strumento di lettura dellarea (le mappe) dovecollocare visivamente le manifestazioni dei fenomeni oggetto distudio e di intervento;

    - sono state raccolte informazioni sulle aree dove avvengono epi-sodi di violenza giovanile o dove si manifestano comportamentiche evidenziano disagio giovanile, marginalit e potenzialerischio di fenomeni violenti che coinvolgano giovani sia come vit-time che come offenders;

    - sono state raccolte informazioni sul target dellintervento in ter-mini di et, cittadinanza, sesso, comportamenti anti-sociali messiin atto (modalit, frequenza, coinvolgimento di altri attori socia-li): gli stakeholders individuati hanno fornito una descrizione deltarget giovanile coinvolto nei fenomeni di interesse del progettoin relazione alla mission e la vision delle loro organizzazioni.

    Terza fase: interviste con testimoni privilegiati e target

    Metodologia: Nel terzo step della ricerca gli operatori hanno incon-trato un campione di testimoni privilegiati e componenti del targete li hanno intervistati in relazione alla loro esperienza e conoscen-za diretta della realt della stazione e zone limitrofe. I ricercatorihanno raccolto testimonianze dirette, vissuti, opinioni delle perso-ne che abitano la stazione.I testimoni privilegiati scelti (key informant) sono persone che fre-quentano la stazione e la sua area limitrofa e che ricoprono ruoliche li portano a vivere una quotidiana prossimit con il target delprogetto. Lindicazione metodologica fornita allo staff di ricerca stato quello di selezionare soggetti quali: personale ferroviario, per-

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    Report di Ricerca Nazionale

    sonale delle forze dellordine, negozianti allinterno della stazione,tassisti, agenti della sicurezza privata.I soggetti target intervistati dovevano appartenere principalmente acategorie a rischio identificate: gruppi di giovani che gravitano nel-la stazione e che agiscono comportamenti antisociali, persone chesi prostituiscono, senza dimora, appartenenti a minoranze etniche,tossicodipendenti, giovani immigrati irregolari.

    Lo strumento: in questo caso stato utilizzato uno schema di inter-vista molto semplice. stato chiesto ai ricercatori di puntare sullacreazione di un clima di colloquio informale, cercando di ottenereinformazioni relative a tre temi: 1.La stazione come luogo pubblico e la presenza di persone con

    comportamenti violenti e/o anti-sociali;2.Il ruolo dei giovani in queste dinamiche;3.Proposte per migliorare la situazione.

    Prodotto:I risultati di questa fase della ricerca sono stati:- raccolta di informazioni sulle manifestazioni di disagio e di vio-

    lenza giovanile dal punto di vista degli attori sociali pi vicini aifenomeni e dal punto di vista del target;

    - coinvolgimento sia del target potenziale dellintervento che deglialtri attori sociali nel progetto, attraverso la comunicazione delle-sistenza del progetto e della volont di proporre interventi in cuisarebbero stati coinvolti.

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    2.2 La citt di Pescara, la Stazione Centrale ele aree di intervento

    Nei tre paragrafi che seguono viene brevemente presentata la cittdi Pescara, la sua Stazione Centrale, e larea di intervento dellaricerca, evidenziando elementi di lettura che saranno utili per com-prendere le dinamiche storiche, economiche e sociali che hannodeterminato la situazione attuale e che fanno da sfondo allanalisidei fenomeni di interesse della ricerca in oggetto.

    2.2.1 La Citt e la Stazione: un breve excursus storico

    Citt pi popolosa dAbruzzo, Pescara senza dubbio una citt gio-vane. Lattuale citt fu fondata nel 1927, dallunione di Castellama-re Adriatico con lallora borgo di Pescara e contestualmente fu eret-ta a Capoluogo di Provincia, una Provincia ricavata da territori diChieti e Teramo.

    Foto 1 Stazione ferroviaria di Pescara

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    A Castellamare, nellattuale Viale Muzii, il 16 maggio 1863 arrivlo scalo ferroviario e con esso si svilupp un aggregato di case a ser-vizio dei ferrovieri e delle loro famiglie a nord del fiume Pescara,nella zona che noi oggi identifichiamo come Pescara centro. La sto-ria di Pescara ed il suo sviluppo sociale, economico e urbano sonoindissolubilmente legate alla storia del suo scalo ferroviario.Questo fu collocato in una zona della citt dotata di ampi spazi, perconsentire agevolmente il passaggio di merci e passeggeri, da unmezzo di trasporto a lunga percorrenza, il treno appunto, ad un altrodi prossimit, carri e carrozze prima, autobus ed automobili oggi. A seguito degli eventi bellici della seconda guerra mondiale cheinteressarono Pescara, la stazione ferroviaria fu distrutta e la cittpianse molte vittime. Ancora oggi sono visibili gli effetti di un esplo-sione su un muro nei pressi delledificio della Stazione Vecchia,segni lasciati come monito per le generazioni future.La stazione fu poi ricostruita nel 1945 sulla base del piano di rico-struzione redatto dallarchitetto Luigi Piccinato, che nella sua visio-ne urbanistica, estende lattenzione sullintero tracciato ferroviarioassumendolo come determinante per lo sviluppo futuro della citt. Il sistema infrastrutturale ferroviario ha rappresentato per il territo-rio pescarese un evidente strumento di territorializzazione, a van-taggio della fascia costiera. Infatti allindomani della costruzionedella linea ferroviaria litoranea, i centri collinari cominciarono amigrare verso la valle contribuendo cos alla nascita delle marineprotagoniste di uno sviluppo autonomo.Le marine con gli anni si sono consolidate al punto da disegnaresul territorio veri e propri insediamenti compatti, attraendo cos cor-posi movimenti migratori dalle aree interne, in via di spopolamento,alimentando uno sviluppo urbanistico certo importante, ma caotico.

    2.2.2 La Stazione e la sua collocazione nellimpianto urbanistico della citt

    La vocazione commerciale della citt ha trovato nella ferrovia unodei gangli vitali dello sviluppo e della crescita, che, a partire dalsecondo dopoguerra, ripresa con ritmi vorticosi.

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    A Pescara la stazione centrale, assumendo la doppia funzione dipassaggio per la linea Ancona-Foggia e di testa per la tratta Pescara-Roma, ha sempre rappresentato, come del resto in tutte le altre cittmedio-piccole italiane, la porta della citt, in entrata e in uscita.Da un punto di vista prettamente urbanistico Il rapporto tra ferroviae citt per Pescara pu essere meglio compreso richiamando alcu-ne riflessioni di Lynch, quella del margine e quella del riferimento27.Considerando la prima, il tracciato ferroviario con la relativa stazio-ne centrale, ha svolto per la citt un vero e proprio ruolo di margi-ne a seguito del quale possibile individuare un interno ed unesterno, la citt compatta strutturata su una maglia ortogonale inca-strata tra la linea di costa e la linea ferrata, e quella diffusa a ridos-so della ferrovia, impostata su una fitta e intricata maglia stradale.Negli anni 80, quando fu raddoppiata la linea nord-sud Ancona-Foggia, si cerc di superare leffetto border-line sopraelevando iltracciato dei binari e permettendo il transito di veicoli attraversogallerie poste sotto di esso. Il problema stato in parte risolto se sipensa alla permeabilit offerto al traffico veicolare, ma non neiriguardi del tessuto insediativo in relazione al quale sono appuntoben individuabili due tipologie di citt. La seconda la si intuisce osservando il ruolo di riferimento che lastazione assolve per chi percorre corso Umberto I, per chi dal maresi muove in direzione delle colline pescaresi. La Stazione ha quin-di contribuito a costruire il volto urbanistico della citt, lo ha pla-smato, e costituisce ancora un elemento centrale della sua identit. Gli anni 80 sono anche gli anni che videro linaugurazione dellanuova stazione Ferroviaria (1988), completata dopo lunghi anni dilavoro, e che rappresent un evento importante e tanto atteso per lacitt intera. La riprogettazione dellarea origin il tema dellarea dirisulta, che verr ripreso pi avanti. La Nuova Stazione di Pescara fu progettata dallo Studio Ingegne-ri Giovanni e Piero Cerasoli di Pescara, che rielaborano il proget-to iniziale del 1962 ideato dal Servizio Lavori delle Ferrovie dello

    27. Lynch K. (1964), Limmagine della citt, Padova, Marsilio editore.

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    Stato, con la consulenza dellingegnere Carlo Cestelli Guidi, neces-saria in quanto si trattava di una delle prime opere in cementoarmato precompresso realizzate in Italia della Ferrovie dello Stato.A differenza dellaeroporto, che sul territorio esiste ma ancora conun ruolo marginale, la stazione, nella riconquista del suo significa-to di centralit socio-urbanistica pu e deve giocarsi la carta dellaprossimit al tessuto urbano, cosa che non potr mai verificarsi conil primo viste le varie normative tecniche specifiche come ad esem-pio i rispetti dei coni di atterraggio. Quanto detto assume ancor pivalore osservando il caso pescarese, dove ormai la stazione e lalinea ferroviaria, a seguito di continui e dinamici processi di espan-sione sono diventati parte integrante della citt.Oggi la Stazione Centrale di Pescara conta un traffico passeggeri dicirca 3,5 milioni di persone lanno (dati Centostazioni), ed unodegli snodi ferroviari pi importanti sullasse adriatico. Dunque lastazione con la relativa area di risulta, destinata oggi per buona par-te a parcheggio, e che meglio descriveremo pi avanti, potr rap-presentare per Pescara una forte centralit aggregativa, che non sipu e non si deve esaurire con la presenza di servizi per il viaggia-tore, ma piuttosto servizi per la citt.Per fare ci, la stazione deve integrarsi in modo organico con il con-testo urbano, coinvolgendo il tessuto ad esso esterno, ma dovr ancherafforzare il suo ruolo di cerniera tra la costa e lasse conurbativoPescara-Chieti al centro insieme ad altri territori di una interessanteproposta, da anni dibattuta per listituzione di unarea metropolitana.Linfrastruttura ferroviaria pescarese si candida cos come principa-le attore nel supportare larea medio-adriatica nel ruolo di territo-rio-snodo, tra la consolidata percorrenza longitudinale lungo lacosta e le possibili connessioni trasversali tra la sponda adriatica etirrenica pensando anche a ulteriori proiezioni su quella balcanica.La stazione di Pescara potr quindi riconfigurarsi come un luogopubblico rappresentativo di una societ complessa e sempre pivotata al movimento, rappresenta per tanto un occasione imperdi-bile, non solo per attuare politiche di sviluppo di coesione territo-riale, ma anche per risolvere tensioni generate da fenomeni di ghet-tizzazione principalmente in alcuni luoghi della citt a ridosso del-linfrastruttura ferroviaria.

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    2.2.3 Le aree di intervento

    Larea oggetto di questa ricerca coincide sostanzialmente con LaStazione Centrale di Pescara che insiste su quellampio spazio defi-nito area di risulta e che delimitato a nord-est da Corso VittorioEmanuele, a nord-ovest da Via Michelangelo, a sud-ovest dalla sta-zione centrale e ad est da una cortina edificata in diagonale rispet-to alla rete viaria.

    Larea di risulta della stazione uno spazio urbano dismesso recu-perato in seguito alla riorganizzazione del sistema ferroviariopescarese, completatasi, come abbiamo detto, negli anni 80, conlinaugurazione dellattuale Stazione Centrale di Pescara.Questa profonda ristrutturazione dello scalo ferroviario e del relati-vo sedime, lasci in eredit un ampio spazio urbano dismesso,sostanzialmente libero, occupato infatti perlopi da parcheggi e daaree di servizi alla mobilit (terminal bus urbano e delle autolinee),e che vede la presenza alcuni fabbricati in gran parte residuali, conleccezione del fabbricato viaggiatori della vecchia stazione.

    Foto 2 Parcheggio davanti allingresso principale della Stazione

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    Uno spazio ampio quantificabile in 23 ha, parte propriet comuna-le e parte delle Ferrovie dello Stato, posto al Centro della Citt, inuna posizione strategica.Nel corso degli ultimi decenni, periodicamente, le Istituzioni loca-li e la cittadinanza hanno dibattuto sulla necessit di un progetto diriqualificazione urbana dellarea.Nel 2004 la Amministrazione Comunale promosse un concorso alivello europeo definito di Progettazione urbanistica ex aree di risul-ta Stazione Centrale di Pescara che si concluse con un progetto vin-citore, rimasto per allo stadio ideativo, cio non realizzato. Lidea eraquella di creare strutture culturali a carattere polivalente (Mediateca-Biblioteca), aree verdi nel cuore della citt, con la creazione di par-cheggi interrati ed di un nuovo e pi funzionale Terminal Bus. Un grande progetto per dotare la citt di un biglietto da visita dim-patto, al tempo stesso investendo nella vivibilit/fruibilit degli spa-zi, nella loro polivalenza e nella sostenibilit ecologica. Un proget-to, ovviamente, molto costoso che, nelle cronache politiche localidi questi mesi, tornato alla ribalta, e che lattuale Amministrazio-ne Comunale ha pi volte dichiarato di voler rilanciare operativa-mente, sebbene nessuno abbia specificato n tempi, n modalit,n, soprattutto, la copertura finanziaria, di tale operazione.Oggi la citt di Pescara vive un oggettivo protagonismo egemonicorispetto alla Regione, protagonismo derivante sostanzialmente dalfatto che in Abruzzo, la regione centrale della Penisola nel cuiambito insiste Pescara, non esistono agglomerati urbani consistential di fuori dellarea Metropolitana Chieti-Pescara.In sostanza se la citt di Pescara in quanto tale una realt mode-sta dal punto di vista demografico (123.000 abitanti circa per lulti-mo censimento 2011) in realt essa il terminale di un bacino diutenza di circa 400.000 persone che gravitano attorno ad essa. Da un punto di vista socio-economico-urbanistico la citt e lareametropolitana ad essa connessa rappresentano la spina dorsale dellaRegione, lemporio commerciale e hub di servizi e mobilit, sia neitermini delleconomia formale, lecita, come, a ben vedere, anchein relazione a quella informale, illecita, e/o strettamente illegale.Si arriva a Pescara per comprare certo, ma anche per vendere. Mer-ci lecite o meno.

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    Pescara la citt in Abruzzo dove si compie il maggior numero di reati.A titolo desempio nel corso del 2011, secondo i dati forniti dal-lOsservatorio sulla Criminalit dellAssociazione Codici (Osserva-torio sulla criminalit in Abruzzo)28, in citt ci sono stati 12 casi diarresto per sfruttamento della prostituzione, 9 arresti per usura, 60casi di arresto per narcotraffico e non parliamo di persone fermatecon modiche quantit, ma di ingenti quantitativi.Questultimo fenomeno in particolare non fa che confermare chePescara risulta essere, per quanto riguarda il mercato delle sostanzestupefacenti come leroina e la cocaina, una delle (se non la pi)importante piazza di spaccio del Medio Adriatico.Da questo punto di vista, quindi, la stazione centrale di Pescara elarea ad essa connessa rappresentano, per cos dire, il palcosceni-co ove si manifestano il disagio, la marginalit e le problematichesocio-culturali di tutta un importante settore del territorio abruzze-se e non solo. Pescara stessa la citt abruzzese pi economica-mente dinamica sia dal punto di vista commerciale e dei servizi.Per molti giovani abruzzesi Pescara il luogo dove trovare il paiodi scarpe trendy, passare il Sabato sera, ma anche il luogo dellatrasgressione e del gioco, come il contesto di riferimento per acqui-stare sostanze stupefacenti. Tutto questo non pu non coinvolgerelarea della stazione, hub del sistema di mobilit. Ogni giorno cen-tinaia e centinaia di tossicodipendenti provenienti dallinternoabruzzese come dalle Marche e dal Molise (regioni limitrofe) arri-vano a Pescara (anche in treno o in autobus) per rifornirsi di eroinae cocaina in tre quartieri noti per lo spaccio, e buona parte dei rea-ti quali furti, scippi e borseggi i cui autori sono tossicodipendenti,vanno ad immettere risorse in tale mercato. Ma ad arrivare in cittsono anche gruppi familiari impegnati in attivit quali laccattonag-gio (ad es. rom rumeni), la vendita ambulante/itinerante (giovanisenegalesi e dellAfrica Anglofona), migranti in cerca di lavoro pre-cario, persone senza dimora impegnate in un nomadismo interre-gionale che si incardina sugli assi ferroviari. E ancora: studenti medi

    28. http://www.abruzzo24ore.tv/documents/2012/osservatorio_criminalit%C3%A0_in_-abruzzo_anni_2008_-_2009_-_2_010_-_2011_e_primi_mesi_del_2012_(4).pdf

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    della Provincia o Citt limitrofe che hanno marinato la scuola, gio-vani rom italiani che escono, mai da soli, dai loro quartieri permisurarsi con Corso Umbert