La Stadera N° 60- Maggio 2011

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Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 2 - CNS BA Mensile della parrocchia SS. Crocifisso - Barletta anno VIII 60 “PREMIO FALLANI Miglior Testata 2007” maggio 2011 Sessanta mesi, leggère pagine di titoli, virgolette, punti e dunque frasi. Spazi, in semplicità, dischiusi. Sguardi attorno e racconti, inchiostro come peso sulla bilancia. Parla anargira La Stadera, per sperare. Tom

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La Stadera N° 60- Maggio 2011

Transcript of La Stadera N° 60- Maggio 2011

Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003(conv. in Legge n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 2 - CNS BA

Mensile della parrocchia SS. Crocifi sso - Barletta

anno VIII

n°60

“PREMIO FALLANI Miglior Testata 2007”

maggio

2011

Sessanta mesi,leggère paginedi titoli, virgolette, punti e dunque frasi.Spazi, in semplicità, dischiusi.Sguardi attorno e racconti,inchiostro come peso sulla bilancia.Parla anargiraLa Stadera, per sperare.

Tom

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Direttore editoriale:don Ruggiero Caporusso

Direttore responsabile:Ruggiero Dimonte

Vicedirettore:Angela RizziRuggiero Rutigliano

Redazione:Rossella Acconciaioco, Maria Rita Borraccino, Mario Borraccino, Liana Caputo, Daniela D’Alba, Nicola Dileo, Antonio Diodovich, Floriana Filannino, Francesca Leone, Salvatore Mellone, Massimo Serio

Hanno collaborato:Abramo Ferrara, Gerardo Del Negro, Pasquale Delvecchio, Alfredo Negro

Premio “Fallani”

Miglior Testata 2007

LA STADERAMensile di informazionee formazione della ParrocchiaSS. Crocifi sso - BarlettaAnno VIII - n. 60 maggio 2011Registrazione n. 4 del 5/2/2007presso il Tribunale di Trani

Direzione, redazione e ammin.:Parrocchia SS. Crocifi ssoVia Zanardelli, 3376121 BarlettaTel. e fax 0883.333382

Impaginazione e stampa:Editrice Rotas - Barletta

“La stadera è un anti-chissimo strumento di peso, utilizzato fino

agli anni ’60. I padri della Chie-sa utilizzarono la stadera come simbolo di equità, associandola nella forma della croce. Infat-ti così come nella stadera, per segnare il giusto peso, l’altez-za del braccio destro deve es-sere uguale al braccio sinistro allo stesso modo le braccia del Cristo Crocifisso sono segno di equità per tutta l’umanità. Per questo la stadera dai padri del-la chiesa ad oggi è simbolo del-la giustizia divina”. La Stadera, quindi, è stata scelta come in-testazione del giornale perché ha una certa attinenza con la croce e quindi con il nome della nostra parrocchia, il SS. Croci-fisso appunto.

Sono passati ormai sessan-ta numeri dalla nascita di que-sto giornale. Tutto ha inizio nel marzo 2005, quando un esiguo gruppo di persone coordinati dal primo direttore Carmen de Pinto e da don Rino, decidono di stampare con il ciclostile un foglietto di quattro pagine per informare il popolo di Dio circa le attività parrocchiali. Dopo al-cuni numeri, la redazione deci-de di allargare i propri orizzonti ai più svariati argomenti di at-tualità, pertanto aumentano da quattro a sei le pagine e viene cambiato il modo della stampa e dell’impaginazione, affidato ad uno studio grafico. Si inizia a dare notizia di ciò che accade nel mondo però senza perdere mai di vista l’obiettivo inizia-le dell’agenda parrocchiale. Il giornale, quindi diviene il luogo in cui mettere in comune cono-scenze ed esperienze; diventa uno strumento di evangelizza-zione. Cerca di dare un’infor-mazione giusta, imparziale e non faziosa e offrire formazio-ne, trasmettendo i nostri valori di Cattolici Cristiani. Gli incontri di redazione diventano anche momenti di catechesi e di ap-profondimento. Nel 2007 “La Stadera” viene iscritta presso il Tribunale di Trani, come mensi-le di informazione e formazione della Parrocchia SS. Crocifisso di Barletta, con un direttore editoriale nella persona di don Ruggiero Caporusso, e con

Ruggiero Rutigliano, direttore responsabile. L’iscrizione del giornale all’albo ha permes-so ad un giovane della nostra parrocchia, Ruggiero Dimonte, l’attuale direttore responsabile del giornale, di iscriversi all’or-dine dei giornalisti della Puglia. Questo traguardo presto verrà raggiunto da altri due com-ponenti della redazione. Il 22 novembre 2007, la redazione de La Stadera, con immenso orgoglio, riceve a Roma, un premio speciale nell’ambito di un concorso nazionale dedica-to a Giovanni Fallani (giorna-lista cattolico scomparso nel 1998). Il riconoscimento che ci viene dato è quello di: “Miglior testata giornalistica cattolica presente sul territorio nazio-nale”. Il Servizio Informazione Religiosa e la Federazione Ita-liana Settimanali Cattolici han-no consegnato il premio con la seguente motivazione: “Un riconoscimento straordinario per l’esperienza del comunica-re insieme sul territorio con lo sguardo sul mondo”. Questo riconoscimento incoraggia la redazione a divenire sempre più specializzata e per questo ad autorganizzarsi dei corsi di giornalismo con professionisti del settore come la dott.ssa Marina Ruggiero, il prof. Ric-cardo Losappio (direttore di In Comunione) e Giuseppe Dimic-coli, giornalista de La gazzetta del Mezzogiorno (la cui reda-zione abbiamo anche visitato); con queste testate abbiamo poi collaborato. Oggi abbiamo persino un delegato relazioni stampa che si occupa di man-dare i nostri articoli di attualità a diverse testate giornalistiche cittadine e a reti televisive, con l’obiettivo di “fare chiasso”. Essere specializzati significa anche che, a ciascun compo-nente della redazione, all’inizio di ogni anno, viene affidato un tema sul quale si specializzerà e che affronterà con alcuni ar-ticoli per tutto l’anno; da gen-naio in maniera straordinaria a ciascuno di noi è stato assegna-to un capitolo del testo La sfida educativa, curato dal Comitato per il progetto culturale della CEI, con l’obiettivo di solleci-tare nel lettore una riflessione

sullo stato dell’edu-cazione. La redazione de La Stadera con il tempo si è anche posta da tramite tra il lettore e varie associazioni e tra il lettore e l’amministrazione comunale, tanto da essere protagonista di diverse inchieste. Ad esempio ha dato voce all’associazione “Sindacato Famiglie Italiane Di-verse Abilità”, all’associazione “SCURS”, finalizzata al reinse-rimento sociale di ex detenuti; si è preoccupata in più occa-sioni di mettere in evidenza i disagi del quartiere Patalini; di proteggere il crocifisso per-ché offeso; di intervistare vari esponenti politici della nostra città. Queste inchieste non solo vengono messe in evidenza sul nostro giornale, ma anche e a volte solo sul sito della nostra parrocchia inaugurato con una nuova veste grafica a settem-bre 2007 e curato da un gio-vane della nostra redazione. La spinta ad essere “tecnologici” ci è stata data anche dall’udienza privata del Papa dal tema Te-stimoni digitali, a cui noi ab-biamo partecipato. Sul sito è possibile visualizzare il giornale in formato elettronico. “Il sito internet può aiutare ciascuno di noi ad una comunione più intensa”; questo è uno stralcio dell’augurio datoci all’apertura del sito da Dino Boffo, allora direttore dell’Avvenire. Abbia-mo cercato sempre di essere al passo con i tempi tanto da aprire un blog su Messenger, quando questo era il program-ma di chat più utilizzato, oggi siamo su facebook, dove è pos-sibile condividere il giornale e la piccola bottega in formato elettronico, sperimentando in più occasioni “La virtualità po-sitiva di internet” (D. Boffo). La piccola bottega è un’altra in-venzione della redazione. Circa due anni facendo una verifica sul target di persone a cui era indirizzato il giornale, ci siamo resi conto di aver trascurato i bimbi ed è per questo che è nata l’idea della bottega ma-

gica con storie e giochi per i piccoli. Con il tempo sono nate anche varie rubriche, quali quella del cinema, della parola in missione, di Beniamino e dei libri di nostri parrocchiani e/o autori barlettani. Da sempre abbiamo cercato di far parlare sul nostro giornale personalità di spicco con articoli scritti da loro o tramite delle interviste da noi curate. La Stadera non è solo giornale, ma è anche un gruppo culturale, che ogni anno in collaborazione con l’Associazione parrocchiale dei Santi Medici Anàrgiri Cosma e Damiano, organizza la “Catte-dra” degli Anàrgiri, il cui “scopo è rivisitare o conoscere nume-rosi «gratuiti» esistenti e non, frutto di una ricca e lunga tra-dizione cristiana per adeguarli alle nuove esigenze della vita di oggi”. Inoltre, in quanto gruppo culturale organizza concerti e conferenze, è spesso presente a convegni cittadini e non solo, che interessano i più disparati temi e a presentazione di libri di parrocchiani e non. In modo particolare ha collaborato a promuovere il testo: “All’om-bra della foresta un popolo che rinasce. Celebrare i 15 anni” e “Loribamoi. Padre Raffaele Di Bari una vita per l’Africa” curato da don Ruggiero Capo-russo in collaborazione con al-cuni giovani della redazione del giornale. La Stadera infatti ha organizzato la serata in ricordo dei dieci anni dal martirio di P. Di Bari. Il nostro giornale si è anche impegnato nella sensibi-lizzazione della raccolta di fondi per la costruzione di un ospe-dale in Congo, dell’adozione a distanza di Emanuelle e ora della raccolta di fondi per la costruzione del campanile per la nostra parrocchia, tanto voluto dal predecessore di don Rino, don Luigi Filannino. Ci au-guriamo di essere stati sempre di vostro gradimento e di aver allargato i vostri orizzonti. Gra-zie a voi, lettori!

Angela [email protected]

In equilibrio, in verità…e sempre in gratuità

NOI CHIESA

gica con storie e giochi

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beniaminocol naso all’insu’ pensando a quaggiu’

beniaminocol naso all’insu’ pensando a quaggiu’

TANTI AUGURIDON RINO...

E GRAZIE!7 maggio 2011. Caro don Rino, tutta la redazione e la comunità parrocchiale vuole ricordare il tuo 17° anniversario di ordinazione sacerdotale pregando per te e per tutti i sacerdoti che svol-gono questo ministero con umiltà e semplicità, aggettivi che caratterizzano il tuo ministero presbiterale. Grazie per quello che fai per noi, per il tuo soste-gno umano e spirituale, per il tuo esse-re pastore inesauribile anche di fronte alle mille difficoltà che ti si presenta-no. Questo giornale è soprattutto frut-to della tua tenacia e del tuo servizio alla verità che noi, con gioia e gratuità, svolgiamo con passione. Tanti auguri direttore!

Ruggiero [email protected]

Un'icona dal chiaro tratto bizantino, ricondu-cibile alle immagini della tradizione del cristiane-simo orientale che raffi-gurano, in modo sempli-ce ma intenso, il dolce abbraccio tra la Vergine Maria e il piccolo Gesù: è questo il quadro della Madonna dello Sterpeto, tanto caro alla devozione dei barlettani, dal quale traspare la contempora-nea delicatezza della Ma-dre di Dio verso suo Figlio (la guancia sfiora quella del suo Bambino) e verso chi guarda il quadro (gli occhi umili della Vergine, rivolti al fedele, sembrano attirarlo in quell'abbraccio di madre). Nell'Oriente cristiano quest'immagi-ne di Maria Vergine viene detta Eleousa cioè “della tenerezza”. Interessante notare le lettere greche MP e Y che indicano Ma-ria come Meter Theou, Madre di Dio, secondo quanto stabilito dal Con-cilio di Efeso del 431. Il quadro della Madonna dello Sterpeto (sterpeto indica il luogo ricco di rovi e sterpi in cui, secondo la tradizione, i monaci Ba-

siliani fondarono una chiesa dedi-cata alla Vergine) è il segno tangi-bile della profon-da devozione a Maria di Barletta, città insignita l'8 maggio 2009 del titolo di Civitas Mariae da S.Ecc. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie. Quest'anno ricorre il 50° anniversario dell'in-coronazione dell'icona della Madonna dello Sterpeto avvenuta il 28 maggio 1961 ad opera del Card. Alfredo Otta-viani. “La consuetudine di incoronare le immagini della Beata Vergine Ma-ria - si legge al n° 2032 del Benedizionale - venne diffusa in Occidente da pii fedeli, religiosi e laici, specialmente verso la fine del secolo XVI. I Romani Pontefici non solo asse-condarono questa forma di pietà popolare, ma spesso, o personalmen-te o per mano di vescovi da loro delegati, orna-rono di diadema imma-gini della Vergine Madre di Dio già insigni per la pubblica venerazione”. Il

card. Ottaviani nell'ome-lia riportata nel Numero Unico Commemorativo del Centenario di erezione dell'Archidiocesi di Bar-letta affermava: “Mentre io mettevo la corona pre-ziosa sul capo di Maria in nome vostro, miei cari figliuoli, le rivolgevo una calda e fiduciosa preghie-ra con le parole suggeri-temi dallo stesso augusto rito liturgico della incoro-nazione: “O Maria, come tu sei con le nostre mani coronata in terra, così noi, per tuo mezzo, possiamo essere coronati di gloria e d'onore nei cieli”. In ri-cordo dell'evento svoltosi cinquant'anni fa, il giorno 27 maggio prossimo alle ore 20:30 è prevista nel-la Concattedrale di Santa Maria Maggiore di Barlet-ta una solenne Concele-brazione eucaristica pre-sieduta da S. Ecc. Mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri.

Salvatore [email protected]

Credete di parlare agli elettori ma non vi basterà di certo un altoparlante per farlo perché ormai sono lontani anni luce dai vostri partiti, dai vostri comizi e purtroppo anche dalle cabine elettora-li. E sapete che i responsabili di questa fuga siete proprio voi?

È altresì bizzarro, quasi snervante, ascoltare in ribalta persone di partito che intendono parlare ai giovani salvo poi, dietro le quinte, apprendere il cla-moroso paradosso che non conoscono nemmeno le statistiche della disoccu-pazione giovanile in Italia, e nel Sud in particolare.

In realtà, anche se hanno prole, non conoscono le difficoltà e i veri problemi giovanili; non sanno che la flessibilità è diventata precarietà e non sanno che le menti migliori, più fresche e più intra-prendenti emigrano verso luoghi lonta-ni. Non sono problemi che li inquietano

fino a farli perdere il sonno perché ai loro figli il futuro è spianato.

Il Papa nel 2008 nell’incontro con i giovani in piazza Yenne (Cagliari) ha detto che famiglia, fede e formazione sono i tre valori fondamentali da fare nostri se vogliamo costruire un mondo più umano e più vivibile. E continua…“la seria formazione intellettuale e morale è indispensabile per progettare e costrui-re il futuro”.

Ma l’apoteosi della bellezza e della forza di questo discorso il Papa la rag-giunge quando avverte: “Chi su que-sto vi fa degli sconti non vuole il vostro bene”. Gridiamolo a squarciagola! È un servizio alla verità, l’unica che ci rende-rà liberi e liberanti.

In fondo se da un prete si pretende che conosca almeno il Vangelo, è trop-po reclamare che un amministratore comunale impari la giurisprudenza su

funzioni, organi e principali istituti che riguardano gli enti locali così da evitare di dire sciocchezze degne di pernacchie in campagna elettorale?

No, we do not need! Non abbiamo bisogno di ignoranti che credono di es-sere i salvatori della patria e non si ren-dono conto che governeranno Comuni (o Province) sottoposti ad una pesante posizione di dominio da parte dello Sta-to e delle Regioni perché le modifiche al V Titolo della Costituzione, per per-mettere una vera posizione di equilibrio tra Enti locali, Regioni e Stato, non sono mai state applicate.

I veri calciatori sono quelli che capi-scono quando è giunto il tempo di ap-pendere le scarpe al chiodo e voi fino a quando continuerete a far salire sui palchi il cadavere di una politica ormai ridotta a pura accozzaglia?

[email protected]

Rispetto e verità!

IL 50° ANNIVERSARIO DELL'INCORONAZIONEdi MARIA SS.dello STERPETO

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ATTUALITÀ

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All’inizio dicevo: “Chissà se ce la farò!”; la vedevo così buia, così triste.

Poi invece, cosa è successo, a cosa ti sei aggrappata, a quale specchio?All’inizio ne abbiamo avute di difficoltà. Chi sono questi genitori preparati che decidono di fare un figlio, il primo figlio, poi a tre mesi scoprono una diagnosi del genere? Ti crolla il mondo addosso, tu non sai cosa fare, non sai a cosa andrai incontro, ti dici : “ma io sarò capace? Non sarò capace? Come sarà la vita di questa bambina? Come sarà la no-stra vita?”. Tu vuoi darle la tua vita, ma non puoi fare niente, davanti a questi problemi sei impotente, le vorresti dare tutto, ma non puoi fare niente, più che darle amore non puoi.Oggi Anto vive una vita dignitosa, perché riusciamo a portarla ovunque, perché riu-sciamo a farle vivere una vita normale. Poi ormai sono passati quasi sei anni, e per me mia figlia è normalissima; non mi fermo più ai piccoli problemi, come ad esempio al fatto di non poter uscire spesso d’inverno, o quando c’è vento o quando piove. “Non

possiamo uscire, non si esce!”. Mi potrei fare tanti problemi, ma non me ne faccio, anche perché li trasmetterei a mia figlia e lei non vivrebbe bene, non sarebbe serena; già per lei penso sia diffi-cile vedere gli altri bambini, ma-gari lei non lo dice, però chi lo sa nella sua mente cosa pensa? Io da mamma cerco sempre di farla vivere bene, di non farle manca-re nulla, di starle sempre vicino.Ho sempre creduto nel Signo-re, ho sempre avuto una grande fede; quando abbiamo scoperto la malattia di Antonella, io dicevo a mio marito : “ma ti rendi con-to, Gesù ci ha dato un angelo senza ali! E noi cosa dobbiamo fare? Ce lo dobbiamo tenere così com’è”. Non è stato facile per-ché quando la bambina è anda-ta in rianimazione, io sono stata sette mesi a Roma da sola, mio marito faceva avanti e indietro, avevamo perso tutto, ci hanno aiutato i parenti e molti amici. Quando siamo andati a Roma, perché Antonella è stata ricove-rata presso l’ospedale Bambin Gesù, ero sola , poi fortunata-mente abbiamo trovato la casa dell’U.N.I.T.A.L.S.I. che ci ha ospitato; l’U.N.I.T.A.L.S.I. aveva degli appartamenti dove allog-giavano i genitori di bimbi rico-verati in ospedale; io alloggiavo in un appartamento che dividevo

con altre coppie; ognuno aveva la sua stan-za, poi in comune c’era la cucina, il bagno, tipo una casa famiglia. In un certo senso la nostra famiglia era quella, perché erano tut-te coppie, che come noi avevano i bambini ricoverati in rianimazione al Bambin Gesù. Quando succedeva qualcosa o ad Antonel-la o a un altro bambino stavamo sempre insieme, andavamo in ospedale insieme, tornavamo a casa insieme, facevamo tut-to insieme, quindi ci davamo forza l’un con l’altro. Immaginate! La mattina andavo in ospedale, aspettavo perché non era sicuro che potessi entrare nel reparto a causa delle

urgenze; quindi non vedevo la bambina e non sapevo neppure se il giorno dopo po-tevo vederla e iniziavo a pensare che cosa stesse succedendo, e mi dicevo: “chissà, mi vuole? Non mi vuole? Mi cerca? Sta da sola?”. Da mamma ti fai tante domande e quando tornavo a casa la sera piangevo da sola, non mi volevo far vedere da nessuno, non volevo sentire nessuno, neanche a mio marito dicevo: “mi sento sola”; no, soffrivo dentro di me e quando stavo sola piangevo e dicevo sempre: “Signore ti prego mi devi dare la forza per andare avanti, tu mi devi dare la forza per reagire!” . Il Signore mi ha dato la forza per reagire.

Possiamo dire che c’è stato un evento che ha scioccato, però come dice un proverbio: “Chiuso un portone, il Si-gnore apre tante finestre”. Voi ne avete trovate tante di finestre aperte? Tante. Io dico a voce alta che mia figlia è un dono Dio, è un dono speciale che mi ha in-segnato tanto, nella sofferenza e nella gioia. Mi ha fatto conoscere tante persone, medici, persone che si sono messe a disposizione, ci hanno aiutato. Io dico: “Grazie Signore per quello che mi hai dato”, perché quando vive-vo a Roma ho visto tanti casi di bambini ma-lati, ho visto morire tanti bambini accanto ad Antonella e mi dicevo: “chissà, potrebbe succedere a noi?”. Ogni volta che moriva un bambino era come se morisse tuo figlio. Ho visto bambini che stavano veramente male; bambini con malattie di cui tutt’ora non si conosce il nome. Ho visto così tante storie, che mi son detta: “sono fortunata!”, anche solo per il fatto di avere una diagnosi. Si, Antonella è attaccata a dei macchinari, ma tutto sommato la sua situazione è stabile, devo fare attenzione affinché non si raffred-di. Io mi vivo Antonella minuto per minuto, me la godo, me la godo perché purtroppo è così, è inutile che c’è lo nascondiamo, io sono la mamma e sono cosciente di quello che potrebbe succedere; io adesso mi godo la bambina e non ci voglio neanche pensare a quello che potrebbe succedere un domani. Vivo i suoi momenti minuto per minuto, tut-ti i suoi passi, perché comunque la bambina ti dà tante soddisfazioni. Per me va bene così, non rimpiango nulla, io non dico: “ma se la bambina…”, perché se inizi a pensare a queste cose non vivi bene, vivi sempre con l’angoscia, con i rancori. Anche il fatto di vo-lere fare un altro bambino e per fortuna che l’abbiamo fatto è stato un aiuto, uno stimolo per noi e per la bambina stessa. Fabrizio (il secondogenito di Lucia) muore per la bam-bina, le sta vicino, le vuole dare da mangia-re, guai a chi la tocca, è sempre attento, mi auguro che continui sempre così.

Avete qualche obiettivo per il futuro?Si, anche se non so se ci riusciremo, far se-dere Antonella sulla carrozzina elettrica.

Forse agli occhi di un mondo eutana-sico è strano vedere Lucia come accu-disce Antonella e le rinunce che fa. Io posso solo dirvi che è una madre spe-ciale.

Sul nostro sito (www.crocifissobarlet-ta.it) è possibile leggere l’intervista in-tegrale.

Angela [email protected]

Prosegue l’intervista alla signora Lucia, mamma di Antonella, bimba affetta da Atrofia Muscolare Spinale (SMA)

Dallo sgomento iniziale…alla vita normale di una storia speciale

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«Noi consegniamo a voi gio-vani un mondo malato». Questo un passaggio for-

te dell'intervento di p. Alex Zanotelli, missionario comboniano attivo per anni in Africa, intervenuto domenica 27 mar-zo scorso presso la Sala della Comunità “S.Antonio” al meeting cittadino dei gio-vani dal tema “Liberi nel cuore della storia, missionari come padre Raffa-ele Di Bari”, organizzato dal Settore di Pastorale Giovanile e dalla Commissione diocesana Evangelizzazione dei Popoli e Cooperazione tra le Chiese dell'Arcidioce-si di Trani-Barletta-Bisceglie. P. Zanotelli

ha esordito col sottolineare come sia im-portante parlare ai giovani, perché essi sono la generazione che deciderà del fu-turo del pianeta. Documentarsi per capi-re è fondamentale, anche se «la cosa più difficile oggi è l'informazione. Mai come oggi - ha detto p. Zanotelli - siamo stati travolti da così tante informazioni e mai come oggi ci è negato di sapere la veri-tà delle cose, perché i mass media sono nelle mani dei potentati economico-fi-nanziari. Non ci danno notizie, ci danno

merce, cioè notizie che servono per il mercato». Poi il commosso ricordo di p. Raffaele Di Bari, comboniano barlettano ucciso in Uganda il 1° ottobre del 2000: «Considero lui nella schiera dei martiri», «sapeva molto bene che parlando, di-cendo la verità, rischiava la vita». Padre Di Bari denunciava le situazioni gravi, «è per questo che è stato ucciso ed è per questo che io parlo di martirio». Il con-cetto di martirio sta cambiando per p. Zanotelli. Lo ha chiarito: «Per che cosa è stato ucciso Gesù di Nazareth? Chia-ramente è un martire della giustizia e non c'è dubbio su questo. Oggi sempre

più abbiamo martiri “gesuani”, gente che viene uccisa per la giustizia», persone come mons. Romero, «ucciso mentre ce-lebrava l'Eucaristia». Come lui, p. Raffaele Di Bari «si è fatto ca-rico del destino di una popolazione massa-crata e ne è diventato voce. Ecco il martirio “gesuano”». «Il se-gno più bello che noi missionari diamo - ha affermato in modo convinto p. Zanotel-li - è quando moria-mo per la gente che viene massacrata e non scappiamo». Poi

la sua analisi della situazione globale: «Non sono i poveri dell'Africa che han-no bisogno di conversione: siamo noi. Il dramma di questo pianeta non sono i popoli dell'Africa, sono i popoli ricchi del nord del mondo che in buona parte pen-sano di essere cristiani, ma cristiani non lo siamo. Ecco perché sono tornato in Italia e in Italia sto facendo missione». E qual è la realtà quotidiana? «Noi vivia-mo in un sistema economico-finanziario, più finanziario che economico. Oggi non è più l'economia che comanda, è la fi-nanza, sono i soldi che fanno girare tut-to». «I tecnici ci dicono - ha evidenziato p. Zanotelli - che quello che abbiamo di prodotto concreto è calcolato in sessan-tamila miliardi di dollari. I soldi che inve-ce girano nelle banche, soldi cartacei, si aggirano sul milione di miliardi di dollari. C'è uno scarto di venti volte tra il reale e il finanziario. Capite perché crolliamo da tutte le parti». Pochi hanno quasi tut-to: «il venti per cento della popolazione mondiale - ha proseguito p. Zanotel-li - sta pappandosi oggi l'ottantatré per cento delle risorse di questo mondo», quindi «tre miliardi di esseri umani sono costretti a vivere con meno di due dol-

lari al giorno. Il miliardo più povero di questi tre vive con meno di un dollaro al giorno». Suggestiva un'immagine data dal padre comboniano: «Pensate che il pianeta sia un acquario dove ci sono il venti per cento di questi pesciolini. Fuori avete i miliardi di persone che sono lì a guardare questi pesciolini colorati. Cos'è che impedisce a questi miliardi di per-sone di fare come i pesciolini colorati e mangiarseli? Cos'è che li blocca? Cos'è che impedisce agli impoveriti dal siste-ma di mangiarci?» L'aveva già capito Francesco d'Assisi quando «va davanti al suo vescovo, nudo, e questi gli dice “ma Francesco, hai mica altro da fare nella tua vita?”, e Francesco risponde “Padre, se io ho, devo avere le armi per difende-re quello che ho”. Cos'è che permette a noi di continuare a papparci quasi tutto? La superiorità in armi». P. Zanotelli ha anche parlato di rifiuti e di acqua. «Noi diciamo che ogni comune deve arrivare al settanta per cento di raccolta diffe-renziata», dove il «quaranta per cento di questo è umido» che può essere rac-colto dai giovani, dando loro lavoro, con un servizio porta a porta e ritornare poi come compost nell'agricoltura, mentre «il trenta per cento secco deve tornare all'industria» ed in ultimo il trenta per cento che rimane deve essere ridimen-sionato, poiché «noi viviamo al di sopra delle nostre possibilità» e perciò «dob-biamo diventare più sobri, più essen-ziali a tutti i livelli». Quindi «basta con gli imballaggi» e «basta con le bottiglie dell'acqua in plastica». Poi sulle risorse idriche: «Ma come abbiamo fatto ad ar-rivare ad una bestemmia del genere, a privatizzare l'acqua?» «Avete mai pen-sato di privatizzare vostra madre? Stes-sa cosa. L'acqua è la madre, la madre di tutta la vita, tutto nasce dall'acqua», ma «è diventata l'elemento più importante del mercato», sostituendo il petrolio che va esaurendosi. «Senza l'acqua potrem-mo vivere? Capite subito il problema: l'acqua è l'oro blu oggi». P. Zanotelli ha dunque chiarito che «l'acqua è un diritto fondamentale umano che deve essere gestito dalle comunità locali, con totale capitale pubblico, al minor costo possi-bile per gli utenti». Al termine del suo intervento p. Zanotelli ha ricevuto dal direttore del nostro giornale, Ruggiero Dimonte, il premio “Cattedra degli Anar-giri”, per il suo impegno gratuito a fianco dei più deboli.

(Il video integrale dell'intervento di pa-dre Alex Zanotelli è sul sito www.croci-fissobarletta.it)

Salvatore [email protected]

PADRE ALEX ZANOTELLITESTIMONE LIBERO NEL CUORE DELLA STORIALa testimonianza del missionario combonianoal meeting dei giovani di Barletta

Padre Zanotelli riceve il riconoscimento della cattedra degli Anàrgiri (FOTO ARCHIVIO STADERA)

Un momento del meeting. Da sinistra don Rino Caporusso, mons. Filippo Salvo, padre Alex Zanotelli, l’assessore Francesco Grippo e don Francesco Doronzo (FOTO ARCHIVIO STADERA)

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EFFETTO CHIESA

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Nella commemorazione di una data così impor-tante, nel contesto del-

la crisi globale e nell’ambito di una sfida educativa, ci chie-diamo come e se sia attiva un’educazione al lavoro.

Molti studiosi parlano dell’era della «fine del lavo-ro» e di «fine della società del lavoro». Le ultime ricer-che svolte nell’ambito giova-nile attestano che una parte dei giovani si sente in grado di “pensare” al proprio futu-ro, una seconda si sente allo sbando ed una terza vive nel-le più profonde incertezze. È realistico sostenere che i giovani vivono immaginando un futuro lavorativo che poi si rivela poco certo e sereno, quasi irraggiungibile.

Ancor più drammatico diventa assistere ai conti-nui licenziamenti di uomini o donne che credevano di pos-sedere un lavoro sicuro.

Del resto un giovane che, oggi, si affaccia al mondo del lavoro, piuttosto che inse-guire un sogno ormai aspira solamente all’acquisizione di un’indipendenza che gli con-senta una vita dignitosa e, quindi, alla sicurezza sociale.

Ma in una situazione di ri-volgimenti sociali, finanziari, istituzionali che riguardano Nord e Sud di ogni Terra, i giovani e i lavoratori consta-tano l’impossibilità o l’incapa-cità di fare.

È utile aggiungere dei dati significativi; secondo l’Asso-

ciazione Treellle 2008, il 25% delle imprese richiede un di-plomato che abbia maturato almeno 3 anni di esperienze sul lavoro; il 50% almeno uno o due anni di esperienze e il 25% nessun tipo.

E quali esperienze può maturare un giovane diplo-mato o laureato, consideran-do che i tempi di studio ven-gono prolungati anno dopo anno, che le nuove riforme tagliano le gambe ad ogni ambito della ricerca, che gli stage proposti non prevedono alcun tipo di retribuzione?

Un aspetto ulteriormente significativo sta nella man-canza (facilmente rilevabile) di un’educazione al lavoro nelle scuole professionali e non, oltre che nell’università. Sembra quasi che il lavoro sia considerato come una scar-sa risorsa facile da comprare o vendere a buon prezzo. E nel contempo sorge nell’otti-ca generale un’idea di lavoro astratta e lontana che, inve-ce, dovrebbe, essere molto più concreta e pratica. Siamo circondati da disoccupazione, precarietà, noi che cerchia-mo stabilità, indipendenza economica e realizzazione personale. Pretese, richieste troppo alte?

La proposta che lo spirito cattolico ci offre non tocca un certo lato pratico ma, alme-no, ci offre un modello valo-riale utile a fini pratici. Sem-bra quasi si consideri poco il criterio di valorizzazione del

lavoro, di umanizzazione del-lo stesso per sé e per gli altri.

Rivalutare il lavoro umano è certamente indispensabile nell’ambito della divisione e dell’organizzazione del lavoro stesso. Umanizzare il lavo-ro, umanizzare se stessi e gli altri attraverso il pro-prio impiego potrebbe es-sere utile ai fini di una ricon-siderazione dello stesso. Solo fornendo strumenti utili ai giovani, gli orientamenti, gli atteggiamenti e le aspettative potranno avere degli sviluppi.

Il lavoro nel pensiero cat-tolico viene espressamente considerato in modo positi-vo sulla base di un rapporto umano su tutti i livelli (biolo-gico, fisiologico, sociale, eco-nomico e culturale). Non vi è un solo lavoro per l’uso, ma anche un lavoro per lo scam-bio di beni e servizi utili a tut-ta la comunità.

L’importanza del lavo-ro viene anche assegnata in base alla considerazione di un significato etico che lo stes-so assume nello svolgimento dei compiti, delle funzioni, dei ruoli stabiliti dagli organi-grammi.

Tale modello valoriale po-trà apparire contraddittorio con i fini utilitaristici del la-voro che viene praticato se-condo le leggi del mercato; ma chi svolge una mansione è comunque la persona, colui che opera adempiendo al suo dovere per il suo ed il bene di tutti.

Quindi l’auspicio è ine-rente allo sviluppo di servizi che dapprima nelle scuole con attività di tutorship, counselling e coaching promuovano una cultura del lavoro; attendiamo che la politica si attivi nella pratica per produrre possibilità e stabilità; aspettiamo che le imprese uniscano il fine utili-taristico all’umanità nei rap-porti. Ma, soprattutto, siamo in attesa di un accesso finora bloccato dei giovani alle po-sizioni lavorative affinché le nuove generazioni possano contribuire allo sviluppo co-mune e alla realizzazione di nuovi nuclei familiari, pro-motori dell’evoluzione di noi stessi.

Un augurio sincero all’onesto lavoratore.

Daniela D’[email protected]

LA SFIDA EDUCATIVA

"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!"

Lavoro: fulcro dello sviluppo sociale

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Liber nostrumGIOCO LIBERA TUTTI!

Gioco libera tutti!; questo è il tema dell’oratorio estivo 2011. “L’avventura si svolge in una città senza nome e senza tempo, si ispira al romanzo «I ragazzi della via Pàl» di Ferenc Molnàr e narra la vicende vissute da un gruppo di ragazzi e ragazze nel difendere il loro spazio di gioco da un altro gruppo di coetanei, delle loro storie di amicizia, solidarietà e conflitto e si ispira alle pagine più significative della vita che potrebbe essere di ogni ragazzo”. Come già da diversi anni l’orato-rio estivo è interparrocchiale, cioè comprende le parrocchie del nostro decanato (SS. Crocifisso, Santissima Trinità, S. Giovanni, S. Paolo, Sacra Famiglia, S. M. degli Angeli, Cuore Immacolato); avrà inizio il 25 giugno con la biciclettata, che avrà come prima e ultima tappa rispettivamente la nostra parrocchia e la parroc-chia S. Giovanni Apostolo, e si concluderà il 16 luglio. Come ogni anno l’oratorio sarà scandito dai vari laboratori (calcio, pallavolo, pallacanestro e creatività), dai giochi senza frontiere, da momenti di riflessione e approfondimento sulla tema-tica di quest’anno e dalla Santa Messa del sabato. Il 12 luglio è prevista una gita al "Venosa Park - Le Onde" di Venosa in Basilicata e il 14 e il 15 luglio un torneo interparrocchiale di calcetto e pallavolo tra animatori dell’oratorio. L’oratorio è l’occasione per socializzare, per divertirsi ma anche per formarsi.

Angela Rizzi, [email protected]

WEEKEND DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA

Dal 24 al 26 giugno 2011 ci sarà a Firenze, presso la Casa dei Missionari Comboniani, un Weekend di formazione e spiritualità missionaria organizzato dal settore Giovani della Fondazione Missio. Destinatari sono tutti i giovani dai 20 anni in su desiderosi di trascorrere un weekend per approfondire la spiritualità e conoscere le nuove dinamiche dell'animazione missionaria in Italia. Guidati da don Amedeo Cristino, segre-tario nazionale della Fondazione Missio si rifletterà, alla luce della Parola di Dio, sul valore dell'impegno quotidiano di ognuno per l'annuncio della Buona Notizia. Le riflessioni e il dibattito prenderanno spunto dal tema “Si alzò e si mise in cammino”. Questo weekend vuole essere solo un'oppor-tunità per fermarsi e riflettere, per prendersi il giusto tempo e comprendere meglio se stessi, gli altri e Cristo.

Il costo del week end è di € 30,00, viaggio escluso.Accorrete numerosi!

Francesca [email protected]

V CONVEGNO INTERNAZIONALE DI FENOMENOLOGIA

Edmund Husserl – Edith Stein: Fenomenologia, Antropologia e Reli-gione. Questo il tema del V Convegno Internazionale di Fenomenologia che si svolgerà presso l'aula magna dell'Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” nei

giorni di giovedì 26 e venerdì 27 maggio prossimi. Il Convegno, organizzato dal Centro Italiano di Ri-cerche Fenomenologiche (presieduto dalla prof.ssa Angela Ales Bello) in collaborazione con l'Università degli Studi di Bari (prof.ssa Luigia Di Pinto), ha il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, di enti locali e del Pontificio Consiglio per la Cultura. Attraverso il contributo dato da insigni studiosi, il Convegno si propone di mettere in rela-zione la fenomenologia di Edith Stein all'interno del panorama più ampio della fenomenologia di Edmund Husserl. «Già lo scorso anno siamo stati vicini, come redazione, a questo evento di così grande respiro che per noi tutti è stato un momento di crescita. - ha det-to don Ruggiero Caporusso, parroco della parrocchia “SS.mo Crocifisso” di Barletta e direttore editoriale de La Stadera - Quest'anno abbiamo voluto rinnova-re l'impegno per compiere ulteriori passi in avanti».

In occasione del Convegno la professoressa Luigia Di Pinto, ordinaria di Filosofia Teoretica presso l'Università degli Studi di Bari, riceverà la “Cattedra degli Anar-giri”, riconoscimento dato dall'Associazione SS. Medici Anargiri Cosma e Damiano a chi fa della propria vita quotidiana un dono per gli altri.

Salvatore Mellone, [email protected]

QUEI SESSANTA GIORNIAL BORGOQuei sessanta giorni al borgo (ed. L’Autore Libri Firenze), di Costantino Balestrucci, nostro concittadino, è il libro che questo mese vogliamo proporvi. Siamo negli anni Settanta quando l’Autore con la sua famiglia si trasferisce in una misera borgata dell’Italia meridionale per avviare un’impresa edile. “Ma tutto si rivelerà più complicato del previsto, anzi impossibile”. La difficile realtà in cui i personaggi si introducono si manifesta da subito con la sparizione delle attrezzature e dei materiali da lavoro e poi con il ritrovamento in breve tempo nello stesso posto da cui erano stati rubati; la restituzione della refurtiva viene patrocinata dal guardiano del cantiere. Questo porta l’Autore a porsi degli interrogativi le cui risposte risultano inquietanti. “Una dolorosa e spiacevole vicenda personale, che diviene però emblematica per comprendere i mali di una terra che, nonostante l’avanzare del progresso, ancora non trova pace”. Una Terra che porta la mente dell’Autore ad “assottigliare il confine tra legale e illegale”. È un testo dal lessico ricercato, ma allo stesso tempo semplice; bene è descritto il modus vivendi e operandi della popolazione calabrese; bene sono narrati gli ambienti e il paesaggio, cui l’Autore ricorda con particolare nostalgia una volta rientrato a Barletta. È un’opera, ricca di emozioni, sentimenti e commozioni, che ci invita a riflessioni profonde.

Angela [email protected]

più complicato del previsto, anzi impossibile”. La difficile realtà in cui i personaggi si introducono si manifesta da

sparizione delle attrezzature e dei materiali da lavoro e poi con il ritrovamento in breve tempo

“SI ALZÒ E SI MISE IN CAMMINO”

agendamaggio 2011

Intenzione missionaria dell’apostolato della preghiera di aprile:

perché il Signore doni alla Chiesa in Cina di perseverare nella fedeltà al Vangelo e di crescere nell’unità.

Mal mest sand, mal firr teng, a mma picc m’ngozz. Da’ ando’ va’ ssout sta c’cozz? (Gerard, filosofo di vita)Trad: Sono un cattivo maestro di lavoro, ho ferri del mestiere inadatti e pure poca voglia. Da dove vien fuori questa zucchina? (Anche da un lavoro svolto male, in maniera inadeguata e con svogliatezza può venir fuori qualcosa di buono).

per segnalazioni e comunicazioni

[email protected] relazioni stampa

[email protected]

cinemacinema

“Non vi lascerò orfani:verrò da voi” (Gv 14,18)La paternità di Dio è la ragione della figliolanza dell'uo-mo. Il caso non può creare figli. Solo Dio, per amore, dona vita dopo averci concepiti nella sua immensa cari-tà. E da figlio, tutte le volte che l'uomo alza lo sguardo per invocare, per ringraziare o per chiedere sostegno e riconosce nel volto del Padre quello di suo padre, che è contemporaneamente Padre Nostro, sa di non essere solo e abbandonato. Nella paternità continua di Dio, in quell'atto d'amore sconfinato, che in tanti tentano di di-sconoscere e di offuscare, si fa visibile la sua prossimità alla vita di tutti. Gesù stesso ci ha detto che Dio è Abbà, cioè papà, dunque vicino, familiare, prossimo. Ma qual è allora il fulcro di questa paternità divina verso l'uomo? Non è forse la libertà, cioè il libero arbitrio dato ai singoli figli, stabile nei consigli evangelici di bene che conduco-no al bene? Chi è veramente libero sente di essere figlio di Dio, scoprendo nella sua libertà il cammino verso la verità. Orfano è chi resta deluso da false dottrine, chi ha confidato nelle idee propugnate magari ad alta voce, che alla fine di un comizio o di una lezione sono andate sbriciolandosi. La verità che fa liberi rende figli sempre ed orfani mai, perché è quella verità che non può essere un'ideologia o una dottrina alla moda, ma un Figlio che, incarnatosi, ha patito, è morto ma soprattutto è risor-to, conducendoci di nuovo verso la dignità smarrita col peccato. Il Padre, quello della e nella verità, non ha mai abbandonato i suoi figli: per questo si prende ancora cura di loro ed è presenza silenziosa nelle singole vite.

Salvatore Mellone [email protected]

IL PADRE E LO STRANIEROTratto dall’omonimo romanzo di G. De Cataldo, “Il padre e lo straniero” è un film intenso e commovente che parla

principalmente di amicizia. Molti sono i temi affrontati nel film: dal dolore legato all’avere un figlio disabile, al rapporto di coppia che a volte si logora proprio a cau-sa di questa condizione, fino alla diversità dell’ “altro” visto come pericolo. Diego è un giovane pa-dre, la cui esistenza è segnata dal dolore per un figlio grave-mente handicappato, Giacomino. Il bambino ha quasi otto anni ma lui fatica ancora a toccarlo e ad abbracciarlo, come avesse pau-ra di fargli del male. Impiegato al dipartimento per il commercio

con l'estero, ha una bella moglie Lisa, ma il rapporto con lei è come svuotato. La loro vita ruota attorno al picco-lo Giacomino e alle continue attenzioni di cui necessita. Un pomeriggio Diego, accompagnando per caso il bimbo all'istituto di riabilitazione, incontra Walid, un siriano dai modi affascinanti, il cui figlio Yusef, ha problemi simili a quelli di suo figlio. Walid colpisce immediatamente Die-go per la grande energia di cui dispone e, soprattutto, per come sembra vivere il rapporto con il figlio: orgo-glio e amore che paiono sovrastare il dolore per i gravi problemi del bambino. Nasce tra i due un'amicizia che fa cambiare il nostro protagonista. In casa è più dolce e comprensivo con la moglie, e soprattutto adesso sta recuperando il rapporto con il figlio. Ma a questo punto Walid scompare inseguito dal sospetto di terrorismo… un film sicuramente da vedere.

Liana Caputo [email protected]

Incontrarsi con Maria, tutti i giornialle ore 7.15 – 8.30* – 19.00 – 21.00

(*): solo domenica e giorni festivi

7 sab 17° Anniversario Ord. Sac. del nostro parroco don Ruggiero ore 19.30 Consegna del Rosario 5ª Elementare

8 dom ore 11.30 Prime Comunioni gruppo di S. Franca e Antonia ore 12.30 Supplica alla Madonna del Rosario ore 17.30 Catechesi genitori Battezzandi (ogni domenica)

ore 20.30 S. Messa per gli Associati in Cattedrale

9 lun ore 15.30 Partita del cuore di beneficenza

10 mar ore 19.30/21.00 Catechesi Biblica

11 mer ore 19.30 Preghiera di lode RnS (ogni mercoledì)

12 gio dalle ore 18.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici

14 sab ore 20.00 Riunione Genitori 2ª Media

15 dom ore 10.00 Consegna Parabola 1ª Elementare ore 10.00 Seconda Comunione ore 11.30 Prime Comunioni gruppo di Marinella e Raffaella ore 20.00 Catechesi Associati ore 20.00 Catechesi Genitori Cresimandi

19 gio dalle ore 18.00 alle ore 22.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici

21 sab ore 19.00 Consegna Padre Nostro 2ª Media ore 20.00 Riunione Genitori 3ª Media

22 dom ore 10.00 Consegna Parabola 2ª Elementare ore 10.00 Seconda Comunione ore 11.30 Prime Comunioni gruppo di Carmela e Anna

23 lun Si aprono le Iscrizioni per l’Oratori estivo

26 gio dalle ore 18.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici ore 22.00 S. Messa e rito dell’Incubatio e Adorazione Notturna

27 ven Festa primavera dell’EPASSS ore 20.30 S. Messa presieduta da Mons. Seccia per il 50°

Coronazione della B.V. Maria dello Sterpeto in Basilica S. Maria

28 sab ore 19.00 Consegna Credo 3ª Media ore 20.00 Recita del S. Rosario in memoria di don Luigi

29 dom ore 10.00 Consegna Atto di Dolore 3ª Elementare ore 11.30 Seconda Comunione

31 mar ore 20.00 S. Messa chiusura mese di maggio in Cattedrale

1 mer ore 17.00 Prime Confessioni gruppo di Rosaria e Mario

2 gio ore 8.00 Gruppo volontariato (decoro della Chiesa ogni giovedì)1° GIOVEDÌ ore 9.00 Gruppo Caritas (ogni giovedì)

ore 17.30/19.00 Gruppo EPASS (scuola scrittura ogni giovedì)

dalle ore 18.00 alle ore 22.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici ore 20.00 Adorazione Eucaristica

3 ven ore 19.00 S. Messa a dev. del Sacro Cuore di Gesù1° VENERDÌ Adorazione Eucaristica di riparazione e consacrazione

4 sab ore 19.00 Consegna della Bibbia 1ª Media

GIUGNO

“Che cosa si impara alla scuola della Vergine? Due cose: a possedere e a donare Gesù Cristo”. (F. Charmot)

“La Chiesa è l’eternità nel tempo”. (A.D. Sertillanges)

Il miglior modo di utilizzare il denaro e le ricchezze materiali è infatti condividerli con i poveri. Il denaro non è “disonesto” in se stesso, ma più di ogni altra cosa può chiudere l’uomo in un cieco egoismo. (Benedetto XVI)

Il giovane conosce le regole, ma il vecchio conosce le eccezioni. (Oliver Wendell Holmes)