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la Speranza Periodico della Comunità Pastorale “Maria Madre della Speranza” - Samarate anno 2 - n. 2 marzo 2013 “Ospiti a Piquiá” Valentina e Marco dal Brasile pag. 17 La Causa di Canonizzazione di P. Daniele pag. 5 Programma Settimana Santa pag. 23 Benedetto XVI, una limpida testimonianza di fede

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Periodico della Comunita' Pastorale Maria Madre della Speranza - Samarate

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la SperanzaPeriodico della Comunità Pastorale “Maria Madre della Speranza” - Samarateanno 2 - n. 2 marzo 2013

“Ospiti a Piquiá”Valentina e

Marco dal Brasilepag. 17

La Causa diCanonizzazione

di P. Daniele pag. 5

ProgrammaSettimana

Santapag. 23

Benedetto XVI,una limpida testimonianzadi fede

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sabato 18:00 a Verghera 18:30 a Samarate e a San Macario 20:30 a Cascina Elisadomenica 8:00 a Samarate 8:30 a San Macario e a Verghera 9:00 a Cascina Costa 9:30 a Verghera in Convento 10:00 a San Macario e a Cascina Elisa 10:30 a Samarate 11:00 a Verghera 11:30 a San Macario 18:00 a Samarate e a San Macario (chiesa di S. Giuseppe)

don Quirino Daniotti, parrocotel. 0331.220014 - cel. 3385245752mail: [email protected] Giuseppe Cattaneotel. 0331.220162 - cel. 3388813836mail: [email protected] Giorgio Masperotel. 0331.234695 - cel. 3381493928mail: [email protected] Giuseppe Tedescocel. 3491114898mail: [email protected] Alberto Angaronicel. 3407518187mail: [email protected]

don Sante Ambrositel. 0331.223409mail: [email protected]à suore Samaratetel. 0331.220111mail: [email protected]à suore San Macariotel. 0331.234267 - fax 0331.238518mail: [email protected]à suore Vergheratel. 0331.220222 - cel. 3337417847mail: [email protected]

la SperanzaPeriodico della Comunità Pastorale “Maria Madre della Speranza”

Via Statuto 7 21017 Samarate

direttore responsabile:Don Quirino Daniotti

stampa:Grafica Gernetti

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Recapiti Sacerdoti/Religiose:

Orari SS. Messe festive:

Orari SS. Messe feriali:

8:00 a Verghera in Convento: lunedì, martedì mercoledì, venerdì, sabato 8:30 a Samarate da lunedì a venerdì 8:30 a San Macario: lunedì, martedì, giovedì, venerdì 8:30 a Cascina Elisa: mercoledì, giovedì, venerdì 9:00 a Verghera: lunedì, martedì, mercoledì, venerdì 20:30 a Cascina Elisa il martedì 20:30 a San Macario in Oratorio il mercoledì 20:30 a Samarate e a Verghera il giovedì

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Cari fedeli dellaComunità Pastorale,sta per iniziare la Settimana Santa, o Settimana “autentica”, la più importante dell’anno.Riviviamo insieme con tutta la Chiesa gli eventi centrali della salvezza. Entriamo nel grande Mistero della Redenzione.Per poterla vivere bene possiamo fissare nella memoria tre verbi, come tre chiodi pic-chiati nel muro “della nostra fronte”.

1. RicordareChe cosa faremo in questa Settimana?In primo luogo ricorderemo; ricorderemo episodi storici.Intendiamo gli episodi della Pasqua ebraica: la schiavitù dei figli di Giacobbe sotto il Faraone, la vocazione di Mosè, le dieci piaghe d’Egitto, il passaggio dell’angelo tra le case, la fuga notturna, il mar Rosso che si apre, la fine “dei carri, dei cavalli e dei cavalieri”, la libertà, il deserto, la terra promessa... Sono gli eventi centrali della storia ebraica, la grande epopea religiosa ma anche sociale e politica “dei nostri fra-telli maggiori”. La vicenda che ha suscitato e suscita tuttora una grande speranza nel cuore di Israele, a ragione convinto che Dio è in grado di dargli salvezza anche oggi.Ma tutti questi episodi non sono stati che una preparazione, una introduzione. La Pasqua ebraica ha preparato la Pasqua cristiana. Nella Pasqua cristiana Dio stesso ha voluto mettersi “materialmente” di mezzo. La Pasqua cristiana ha superato la Pasqua ebraica perché Dio stesso si è “fisicamente” impegnato. Non ha solo guidato altri ispirandoli, conducendoli, sostenendoli in ogni occasione. Ha voluto proprio... rovinarsi in prima persona!E’ questo “rovinarsi” di Dio che desideriamo ricordare. Noi non possiamo perdere la memoria di questi fatti, di queste “cose belle” che sono certamente truculente e sanguinolente, ma intrise d’amore; un amore che le rende indimenticabili. Senza queste cose noi saremmo smarriti, persi, privi di orientamento. Sotto tante soffe-renze troviamo “la polpa” più buona che ci sia: l’amore di Gesù per gli uomini. Sen-za questo amore cosa sarebbe di noi?

2. DecidereIn questa settimana deve esserci qualche decisione forte. Alla scuola di Gesù, il Gesù della Pasqua, noi scopriamo un segreto: perché la vita sia bella bisogna donarla, bisogna perderla. Chi vuole trattenerla per sé, la perde.Quanto è successo a Lui, infatti, costituisce una regola per tutti. Qualcuno potrebbe pensare: che sfortuna ha avuto Gesù! Ha trovato una manica di

EditorialE

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delinquenti che non lo hanno capito. Ha scelto un contesto storico che gli è risultato sfavorevole... Non è così...La frase di Giovanni “i suoi non l’hanno accolto” si sarebbe realizzata in ogni tem-po e in ogni situazione. Anche se Gesù avesse deciso di venire nell’Italia del 2013! Anche qui, oggi!Non è che a Gesù “è andata male”! No. Con la vicenda pasquale ha voluto insegnare una verità: la felicità si trova nel rin-negare se stessi e nell’offrirsi alla croce; come ha fatto Lui.A questa scuola ognuno dovrà chiedersi: cosa porta la logica della Pasqua nella mia vita? che cosa devo fare per vivere una “vita pasquale”? che cosa mi lega troppo a me stesso, a questo mondo, alla logica del tornaconto personale? Cosa vorrà signi-ficare per me, in questa Pasqua, la “conversione” o un cammino di conversione?

3. CoinvolgereQuando gli Ebrei celebrano la Pasqua sanno di festeggiare un avvenimento emi-nentemente sociale, di tutto il popolo. Non si tratta di una cosa privata, intima, personale. Anche questo, è ovvio... ma i riflessi sulla comunità familiare (in primo luogo) e sulla comunità nazionale sono fortissimi: nessuno può celebrare la Pa-squa da solo! Nella vicenda pasquale del Signore, poi, tutto viene fatto per il bene dell’umanità intera: “Questo è il sangue versato per voi e per tutti” dice Gesù sul calice. Cristo muore e risorge per tutti.Ne deriva, per chi lo segue, l’apertura alla ricerca del bene della comunità intera: comunità familiare, parrocchiale, diocesana, sociale...L’invito della Pasqua cristiana è anche questo: lavorare insieme con grande impe-gno perché “siamo responsabili di tutto e di tutti”. Non può mancare il nostro con-tributo per la “casa comune”, che vediamo tristemente rovinata: diroccata, crepata, degradata, terremotata...Per la rinascita morale della comunità ciascuno è chiamato a fare la sua parte im-portante. La Pasqua lo spinge.Nessuno ripeta in modo qualunquista: “Ma chi sono io? Cosa conto io? Sono altri che possono fare e devono intervenire...”Desidero riportare quanto disse il Cardinale Dolan (Cardinale di New York) all’ul-timo Sinodo dei vescovi: «Alla domanda: cosa c’è di sbagliato nel mondo? io rispon-do: non è la politica, non è l’economia, non è il secolarismo, non è l’inquinamento, non è il riscaldamento globale... no! Come scrisse Chesterton, la risposta alla do-manda “Cosa c’è di sbagliato nel mondo?” sono due parole: sono io!»Se io cambio me stesso, io miglioro il mondo intero e lo sollevo! Se accetto la logica della Pasqua nella mia vita, io comincio a illuminare il mondo. Cominciamo da qui. Sicuri che altri si lasceranno coinvolgere...Auguro a tutti una Buona Settimana Santa ed una Buona Pasqua.

Don Quirino

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Co

mu

nita’ PastoralE

A che punto è la Causa di Canonizzazione del Servo di Dio P. Daniele da Samarate?

Sono passati quasi sedici anni dalla chiusura solenne dei Processi istruiti a Belém, in Brasile, e a Milano per racco-gliere testimonianze sulla vita, la fama di santità e i segni che riguardano un umile frate cappuccino, sacerdote mis-sionario, lebbroso: Padre Daniele da Samarate.Dal 19 maggio 1924, giorno della santa morte del Servo di Dio nel lebbrosario di Tucunduba, la sua memoria non si è mai spenta e sono state proprio l’esperienza e la convinzione dei poveri a spingere i frati a chiedere l’apertura ufficiale di un Processo di canonizzazio-ne.Dal 1989 si è avviato, con il nulla osta della Congre-gazione delle Cause dei Santi, un procedimento caratterizzato da fervore ed entusiasmo nelle co-munità, soprattutto del-la Colonia do Prata e di Belém in Brasile e di Sa-marate e San Macario in Italia. Un procedimento complesso e serio che ha richiesto il lavoro assiduo di due Commissioni stori-che, l’ascolto di numerosi testimoni e la raccolta di scritti di P. Daniele e di scritti su di lui.

La richiesta dell’Arcivescovo di Belém, Mons. Vicente Zico, di tenere un Proces-so Rogatoriale a Milano, ha coinvolto, sotto l’esperta guida del delegato dioce-sano, Mons. Ennio Apeciti, molte perso-ne di Samarate e di San Macario, fino alla solenne chiusura, il 19 marzo 1997, presieduta dal Cardinale Carlo Maria Martini. Tra la folla, sorridente e felice, c’era Maria Rossini Ponti, la cugina di P. Daniele, che lo aveva incontrato nel

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1909 al suo rientro in Italia.Altrettanto bella e commovente la ce-lebrazione di chiusura del Processo Diocesano a Belém, il 30 agosto 1997, e l’annuncio dato alla Colonia del Pra-ta del gioioso evento. Presiedeva il ve-scovo ausiliare di Belém, Mons. Carlo Verzeletti.

E tutto questo tempo che è passato?I faldoni contenenti tutti i documenti furono consegnati alla Congregazio-ne delle Cause dei Santi a Roma e nel 1998 fu nominato il Relatore, cioè il re-sponsabile della Congregazione di con-durre il lavoro successivo da svolgere: era Mons. José Luis Gutierrez.Questo “lavoro” si chiama in linguaggio curiale “Positio”, cioè l’incartamento o dossier relativo ad una determinata questione, quale il riconoscimento della santità di un cristiano.I contatti con il Relatore e con il Postu-latore generale, l’incaricato dell’Ordine dei Cappuccini per queste questioni (era P. Paolino Rossi), hanno portato adagio adagio a preparare una sintesi dei Processi, una selezione dei docu-menti, una biografia di P. Daniele, la trattazione documentata di come il Ser-vo di Dio visse eroicamente le virtù te-ologali: fede, speranza e carità; le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza; l’esercizio fedele dei voti religiosi: obbedienza, povertà e castità, come dell’umiltà. Altro elemento impor-tante della “Positio” è la fama di santità in vita, in morte e dopo la morte, tutto questo insieme ad un breve profilo di P. Daniele, la cronologia della sua vita e l’attualità della sua Causa.Nel 2009 la Congregazione assegnò la Causa a un nuovo Relatore, P. Vincen-zo Criscuolo, e con lui, storico molto at-

tento e puntiglioso, grazie ancora alla collaborazione degli amici di Samarate di San Macario, oltre che di Varese, si è giunti a stampare numerose bozze che, dopo attente correzioni, hanno porta-to ad un volume di millecentoquaran-totto pagine. Il Relatore, entro la fine del mese di gennaio 2013, ha steso la sua introduzione: questo permetterà la stampa definitiva e il prosieguo del cammino. La “Positio” sarà esaminata prima dagli storici, poi dai cardinali e teologi, che in una riunione esprimeran-no il loro voto. Se il voto sarà positivo, si potrà redigere il Decreto di Eroicità della virtù di P. Daniele da Samarate e, con l’approvazione del Santo Padre, il Servo di Dio sarà dichiarato Venera-bile.Per la beatificazione è necessario che si attesti e si svolga un Processo su un miracolo attribuito all’intercessione del Servo di Dio.E allora ...pregate, pregate, rivolgetevi con fiducia a questo eroico nostro fra-tello che ha amato il Signore fino a con-sumarsi per Lui, e non abbiate paura di riconoscere e testimoniare le meraviglie che ancora il Signore compie attraverso i suoi Santi.Con le parole di P. Daniele: “A Deus Louvado!”.

fra’ Claudio Todeschinivicepostulatore

I Gruppi di preghiera di P. Daniele si incontra-no mensilmente per la recita del S. Rosario: a San Macario il 16 di ogni mese, alle ore 15 nel periodo invernale e alle ore 20 nel perio-do estivo, presso la cappelletta di via P. Da-niele; a Samarate il 19 di ogni mese, alle ore 20,30 presso il saloncino parrocchiale in via Statuto 7.

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Anche quest’anno c’è stata la vacanza in montagna con i nostri adolescenti della Comunità Pastorale e ogni anno il divertimento e la gioia dei nostri ragazzi au-mentano sempre più.Tra una discesa sul bob e una pattinata sul ghiaccio, una caduta sulla neve con ciambelle e slittini e discese con gli sci, i momenti in comune sono stati belli, pieni di risate, di condivisione e di profonde amicizie.Le serate assieme non sono state solamente giocose, ma ci sono stati anche mo-menti di riflessione, grazie alla visione di alcune testimonianze sui martiri bam-bini e di “lezioni” sull’Amore.GRAZIE a tutti coloro che hanno partecipato e che hanno messo un po’ della loro bellezza per rendere questa vacanza davvero speciale.Alla prossima avventura!“Noi umani abbiamo bisogno dello Sguardo di Qualcuno per decidere cosa fare della nostra vita. Andate alla ricerca di questo Sguardo che è capace di guardare e penetrare ogni strato della vostra esistenza, anche le cose più brutte, e che vi ri-mette in sesto tutte le volte che non ci riuscite e vi dice: TU SEI BELLO SEMPRE, anche quando ti senti brutto.”(da “Lezioni d’amore” di Alessandro D’Avenia)

Federica

Vacanza sulla neve 2012:Caspoggio 2.0...

oratori

...il ritorno!

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Giovedì 3 gennaio 2013, noi ragaz-zi e ragazze di seconda me-dia, siamo partiti per un pellegrinaggio ad Assisi.

Già nel viaggio d’an-

data, nel pullman aleggiava quell’aria che

precede solo un cambiamento.Senza dubbio, tutti, in quelle lun-

ghe e divertentissime 7 ore di pullman, sono stati tartassati da domande come: ”Sarà uno di quei pellegrinaggi infini-ti e noiosi?” oppure: ”Tornerò davvero cambiato?” o ancora: ”Come saranno gli alberghi?” :).Ad accoglierci, abbiamo trovato, a parer mio, una città meravigliosamente ricca di vita e di vivacità, pronta a mostrarci tutte le sue bellezze. Dopo esserci dilet-tati nella ricerca dell’albergo, trovato, a dir il vero con un po’ di fatica, ci sia-mo concessi una provvidenziale oretta

di riposo, in cui siamo stati

principalmente oc-cupati a scambiarci pareri

sulle nostre stanze. Il primo giorno ci siamo dedicati alla

visita di alcuni dei principali monu-menti di Assisi e dei dintorni. La cosa che mi ha colpita di più è stata la Por-ziuncola, chiesetta simbolo della vita di Francesco e collocata all’interno di una maestosa Basilica. Il primo giorno si è concluso con una piccola passeggiata, terminata molto presto a causa del son-no, per le strade di Assisi.Il secondo giorno ci è stato anticipato da subito come il più impegnativo e il più ricco di tutti. Di sicuro hanno man-tenuto la parola. Praticamente, duran-te quella giornata, abbiamo visitato As-sisi in lungo e in largo. Ammetto che è stato molto bello e affascinante.Ricordo soprattutto la visita alla Basi-lica di San Francesco, in cui siamo stati accolti da un frate francescano pieno di esperienza e senso dell’umorismo, che

orator i

La seconda media inPellegrinaggio ad Assisi

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ci ha spiegato molto meticolosamente, anche attraverso un video, la nascita della Basilica. Questa è molto bella ed originale, poiché è costituita da due Ba-siliche, una Superiore e una Inferiore.Un’altra meta molto interessante è sta-ta la casa natale di Francesco, ora tra-sformata in una chiesa.Inevitabilmente, osservando la ricchez-za della casa, è naturale chiedersi come abbia fatto il santo a rinunciare volon-tariamente alla propria enorme ric-chezza per vivere una vita all’insegna della povertà.Il terzo e ultimo giorno era impregnato di una malinconica sensazione d’addio.Per coronare il pellegrinaggio, ci sia-mo recati a La Verna, luogo in cui San Francesco ha ricevuto le stimmate.Sono e siamo rimasti colpiti dalla po-vertà assoluta e dalla mancanza delle cose che crediamo indispensabili quoti-dianamente: anche il letto del santo era costituito addirittura da una semplice e nuda roccia situata all’interno di una

grotta incavata e difficile da raggiunge-re.Con una foto di gruppo in questo posto silenzioso e sperduto abbiamo definiti-vamente chiuso il pellegrinaggio.Con riluttanza siamo saliti sul pullman, pronti a tornare alla caotica routine di tutti i giorni.Secondo me questo pellegrinaggio ha cambiato almeno un pochino la nostra visione del mondo e delle cose che ci circondano, facendo nascere in noi un proposito di riappacificazione con la na-tura e con noi stessi. Non si può tornare da questo pellegrinaggio, dopo avere vi-sto la potenza della conversione radica-le di Francesco e Chiara, senza essere profondamente colpiti.In conclusione voglio ringraziare, a nome di tutti i ragazzi, gli animatori, i don e in menzione speciale :) suor Gel-somina per la loro disponibilità in ogni circostanza.

Marta Sandroni

Gennaio 2013: i preadolescenti ad Assisi.

Assisi: chiese, strette vie medievali, Giotto e i suoi affreschi, luoghi legati a una delle figure più importanti del Cristianesimo, S. Francesco.Tre giorni e due notti.Un prete ormai affermato, una suora dal passo svelto, un diacono pronto al salto di cate-goria (in giugno prete), educatori di ogni età, tutti pronti ad accompagnare in questa espe-rienza, ma anche nel loro futuro, un fantastico gruppo di dodicenni (classe 2000).Tre giorni intensi, pieni di risate, momenti di riflessione e preghiera, passeggiate piacevoli in una delle cittadine d’Italia più belle e colme di spiritualità.Con i preadolescenti della Comunità Pastorale abbiamo approfondito la conoscenza di questa grande figura cristiana, S. Francesco, il quale ha fatto della povertà il principio primo della sua vita e di chi ha voluto seguirlo.È questo che abbiamo voluto far capire ai nostri ragazzi: come l’umiltà e la povertà siano valori per i quali è bello vivere, valori che possono dare una felicità vera, valori che ribalta-no le mille mode, i mille falsi miti dei giorni nostri.Una bellissima esperienza che viene proposta ormai da qualche anno e spero possa es-sere riproposta nei prossimi anni ai ragazzi, ma, perché no, anche ai meno giovani.

Davide

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Parliamo della nostra scuola dell’infanzia, “molto cara” agli abitanti di San Macario, che da oltre cent’anni svolge un ruolo non solo educativo - didattico, ma accoglie il bambino rispet-tandolo come “persona”, valorizzandolo e sostenendolo emotivamente e affettivamente.Il merito va alle nostre care Suore della congregazione delle Mantellate Serve di Maria, che in questi lunghi anni, fino a oggi, si sono donate con generosità e volontà a questa missione cristiana ed educativa.Dal settembre scorso, nella comunità religiosa c’è la presenza di Suor Guadalupe (nonostante i tempi difficili): questa giovane religiosa, con vivacità e allegria, trasmette ai nostri bimbi la voglia di cantare, accompagnandoli con la chitarra.Non tralasciamo il corpo docente, con Maura, che, con vivo impegno, si dedica ai bambini, garantendone la sicurezza affettiva, aiutandoli e accompagnandoli nella loro crescita evoluti-va, potenziandone l’autostima, l’autonomia, la relazione con gli altri, arricchendo il desiderio di osservare, conoscere, scoprire, fare, raccontarsi e imparare.Fanno parte del nostro staff anche Nadia e Franca, che lavorano per rendere questa struttura pulita e accogliente.Ritornati dalle vacanze natalizie, puntualmente come ogni anno, è ritornata la festa della Be-fana, organizzata dalle Associazioni d’Arma di San Macario, che fanno festa ai nostri bambini offrendo loro un gradito dono! Insieme abbiamo trascorso un lieto pomeriggio; don Giorgio e don Alberto hanno condiviso questo momento di festa!Siamo ripartite con le attività della programmazione, il cui tema è “L’acqua è un bene pre-zioso”; il progetto, attraverso Gocciolina, protagonista della storia, guiderà i bambini alla scoperta di questo bene prezioso.Le maestre con Manuela e Rita continuano i programmi trasversali con i piccoli, spaziando da una tecnica all’altra, manipolan-do, pasticciando, dando modo a ogni bambino di potersi esprimere con creatività e fantasia.Le maestre Elena e Milena, col pro-getto “alla scoperta dei colori” con il gruppo dei mezzani, conducono i bambini alla scoperta dei colori, con esperienze pratiche e ludiche. Par-tendo dal ripasso dei colori primari, fino ad arrivare alla conoscenza dei colori secondari, vogliono motiva-re i bambini e sviluppare la loro espressione creativa personale.Le maestre Elisabetta e Maria, con il progetto “luci e colori”, voglio-

il nostro caro asilo di San MacariosCuola in

fan

zia

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no avvicinare i bambini gran-di con un approccio scientifico al mondo dei colori, partendo dalla luce e scoprendo come nascono i colori nella realtà, come si mescolano e si forma-no attraverso la luce bianca, sperimentando le caratteristi-che dei vari pigmenti.L’obiettivo è favorire lo svilup-po delle potenzialità scientifi-co - espressive, incuriosendo e sensibilizzando i bambini, affin-ché possano, nello sperimentare, esternare emozioni, sensazioni e stati d’animo.Non manca, per tutti i bambini, il laboratorio di cucina, dove hanno preparato e tagliuzzato le verdure, per poi mangiare un buonissimo minestrone, cucinato dalla nostra esperta cuoca Sonia... e non dimentichiamo i prelibati biscotti!Il progetto di educazione motoria, affidato alla maestra Nadia sotto forma di gioco con cerchi, palloni e attrezzi ginnici, aiuta i bambini a prendere consapevolezza del proprio corpo e ad acquisire lo schema corporeo.Fabio, maestro di musica, con il gruppo dei grandi, sviluppa la creatività musicale, anche con piccoli strumenti (legnetti, tamburelli, maracas), attraverso l’ascolto di suoni e attività ludiche.Alla festa di fine anno tutte le esperienze svolte verranno unite in un quadro unico, che metterà in risalto le capacità dei bambini.Un ringraziamento particolare ai volontari, che dedicano il loro prezioso tempo affinché que-

sta struttura sia sempre bella e accogliente e un GRAZIE alle famiglie che si affidano al nostro asilo, crescendo insieme a noi con un legame vero e solido.

Le Suore, la coordinatricee le maestre

All’inizio del 2011 il nostro “asilo parrocchia-le” ha festeggiato i cento anni della Scuola Materna e della presenza delle Suore Man-tellate Serve di Maria a San Macario.Per l’occasione è stato realizzato il libro sto-rico - fotografico “Un secolo e oltre...!”, che è possibile richiedere alla segreteria della Scuola Materna (€ 10,00).

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ChiEsa

Benedetto XVI lascia il pontificatoPubblichiamo le parole con cui Benedetto XVI, al termine del Concistoro ordinario pubblico tenuto lunedì 11 febbraio, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, ha annunciato la decisione di “rinunciare al ministero di vescovo di Roma”.

Carissimi Fratelli,vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa.Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi muta-menti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

Benedetto PP. XVI

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Benedetto XVI lascia il pontificatoPubblichiamo le parole con cui Benedetto XVI, al termine del Concistoro ordinario pubblico tenuto lunedì 11 febbraio, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, ha annunciato la decisione di “rinunciare al ministero di vescovo di Roma”.

Carissimi Fratelli,vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa.Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi muta-menti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato.Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

Benedetto PP. XVI

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Strana, imprevedibile è la vita. Vero? Mai come in questo periodo tale affermazione ri-sulta essere “più azzeccata”!Per molti di noi la vita non è più così tran-quilla e scontata, sicura, come certamente lo è stata fino a qualche tempo fa. La crisi economica si fa sentire. Il lavoro non è più sicuro e conseguentemen-te la certezza eco-nomica che regge-va la vita di molte famiglie, nel giro di poco tempo si è dissolta, creando, a livello sociale, un clima di frustra-zione, incertezza e spesso disperazio-ne... eh sì... perchè quando devi fare i conti con una vita che si è completa-mente rovesciata, la disperazione è proprio dietro l’angolo. Proviamo a metterci nei panni (se non lo sia-mo già!) di un padre che non riesce più a sod-disfare i bisogni fondamentali della sua fami-glia; di un giovane che è costretto a vagare alla ricerca di un primo impiego; di un uomo o una donna di mezza età che per la società è diventato inutile, un fantasma! Non è così difficile pensare a dove conduco-no situazioni del genere... vero?Si è sempre detto che “il denaro non fa la feli-cità”, ma è sicuramente quello che ti permette oggi di poter sopravvivere. Quando non c’è, non è a sufficienza, la certezza di una vita quantomeno decorosa svanisce; è doloroso ammetterlo, ma i rapporti interpersonali si

complicano, diventano tesi, fino a raggiunge-re, a volte, stadi talmente alterati da compro-mettere la reale vita fisica delle persone.In questo clima, così teso, si inserisce il la-voro continuo, costante e silenzioso di tantis-sime associazioni di volontariato. Anche nel nostro paese, la Caritas si è trovata a dover affrontare le nuove difficoltà che sono nate,

e tutto questo non senza difficoltà.Da anni, in Par-rocchia, collabo-rando con i servizi sociali comunali, ci si occupa di fa-miglie in difficoltà economica. Non molto tempo fa, le famiglie in carico erano quasi esclu-sivamente extra-comunitarie e, solo

in qualche sporadico caso di cittadini italiani. In questo momento le richieste di aiuto tem-poraneo da parte di famiglie del nostro paese è notevolmente aumentato.La povertà, parola che ci è sempre sembrata così lontana, è ora fuori dalla nostra casa; non serve più il televisore per vedere i poveri; ci basta aprire la porta.Anche la Caritas, pur tra mille difficoltà, affronta la situazione: la raccolta dei gene-ri di prima necessità, se è vero che la crisi coinvolge tutti, si è leggermente affievolita. E’ comunque significativo vedere quanto le persone, nonostante tutto, riescano ancora ad essere generose nei confronti di chi ha più bi-sogno: questo ci fa sentire orgogliosi del no-stro paese e fiduciosi nel domani.

Strana e imprevedibileè la vita

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Quando non ci si crogiola nelle proprie diffi-coltà, ma si riesce a tendere una mano, a volte per dare, a volte per ricevere, stiamo certi che le cose miglioreranno, perché non saremo mai soli.Il gruppo Caritas sente quindi di dover dire un grosso grazie a tutte quelle persone che credono ancora nella solidarietà. A volte è faticoso essere solidali, ma basta così poco, specie se siamo in tanti.Il gruppo Caritas rende noto che l’aiuto alle famiglie o ai singoli in difficoltà è solo una delle attività che la vede protagonista:- Comunione mensile e settimanale per chi

lo desidera;- S. Messe: 11 febbraio, Madonna di

Lourdes in occasione della giornata dell’ammalato; nel mese di giugno una S. Messa viene celebrata e dedicata a tutti gli anziani; a luglio per pregare con tutti i nonni nella festa di Sant’Anna e Gioachino; a settembre con i novantenni, al termine della quale il consueto momento di fraternità in oratorio;

- Ricordiamo i compleanni dei nostri ammalati portando gli auguri della comunità;

- In occasione del Natale, portando loro gli auguri e un momento di vicinanza, ci impegniamo a visitare gli anziani e gli ammalati presso il loro domicilio, oltre che nelle case di riposo dove sono ospitati.

Ricordiamo anche le persone che dedicano qualche ora del proprio tempo per visitare con più assiduità gli anziani soli; un pensiero anche ai ragazzi di seconda e terza superiore che, accompagnati dai loro catechisti, in alcu-ni momenti dell’anno, portano un po’ di canti e della loro allegria alle nostre suore anziane e ammalate.

Per qualsiasi informazione: Bassani Maria Assunta 0331.220614. in

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NascitaQuando nasce un bimbo in famiglia si avvisi il par-roco; verranno suonate le campane per rendere tutti partecipi di questa gioia.

BattesimoI battesimi vengono amministrati la prima do-menica del mese a San Macario, la seconda a Verghera, la terza a Samarate, a Cascina Elisa su richiesta. Prendere contatto col parroco per la preparazione.

MatrimoniChi desidera sposarsi in chiesa si presenti almeno un anno prima a parlare col parroco.

MalatiQuando un fratello e una sorella sono in grave pe-ricolo di vita, assistiamoli anche spiritualmente e chiamiamo i sacerdoti per i Sacramenti.

FuneraliIl modo migliore per rimanere in comunione con chi ci lascia è partecipare all'Eucaristia, profes-sando la fede in Gesù, Risurrezione e Vita.

ConfessioniOgni sabato pomeriggio in parrocchia si confes-sa. Sul territorio sono presenti anche due chiese penitenziali sempre a disposizione: la Basilica di Gallarate e la Chiesa dei Padri Gesuiti all'Aloisia-num.

Incontri personali coi sacerdotiChi desidera parlare coi sacerdoti è sempre ben accetto sia in chiesa che in casa, ma prenda ap-puntamento telefonando.

OratorioE’ aperto a tutte le ragazze e i ragazzi che voglio-no fare un cammino per la Catechesi, per l'amici-zia, per il gioco, per lo sport. E' il luogo di incontro e di crescita per i giovani di tutte le età. Contattare don Giuseppe o le Suore.

Suore e Scuole MaterneLe giovani famiglie prendano contatto con le Suo-re per notizie sulle Scuole Materne e per consu-lenza educativa.

Consultorio per la FamigliaLe parrocchie hanno attivato questo prezioso ser-vizio alla famiglia per tutti i bisogni. Sono presenti professionisti per ogni problematica.La sede è a Gallarate Via Postcastello n° 9Tel. 0331-775859 - Fax 0331-771491

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Sono Padre Adriano Tarraran, vi scrivo del-la Colombia, un paese dell’America Latina dove lavoro come religioso camilliano da 45 anni. La Colombia è un paese grande quattro volte l’Italia e con 48 milioni di abitanti. Da nord a sud è attraversato da tre catene montuose e gode pertanto di tutti i climi. La gente che vi abita è ospitale, allegra, propositiva e lavoratrice. Non mancano gravi pro-blemi come la violen-za perpetrata da gruppi armati ai margine della legge, la corruzione e il narcotraffico. Nono-stante le problematiche che affliggono questo paese la popolazione ha una straordinaria forza interiore in grado di far affrontare a testa alta le avversità. Fin dall’inizio sentivo che qualcosa sarebbe cambiato in me; il contatto con questa gente, con questa real-tà e cultura così diversa mi ha poco a poco trasformato. Il Concilio Vaticano II ha scosso la Chiesa fin dalle sue fondamenta, la venta-ta di aria fresca desiderata da Papa Giovanni XXIII è stata così dirompente che ha scosso fortemente la Chiesa determinando numerose defezioni del clero. Confuso da tale terremo-to ho cercato di approfondire ed aggiornarmi con corsi di teologia e pastorale che la Chiesa dell’America Latina offriva, per assimilare e interpretare correttamente l’apertura data dal Vaticano II. Per me è stato come rinascere e scoprire un significato nuovo per la mia vita

e il mio sacerdozio. Le mie prime esperienze nel mondo del dolore come cappellano nel grande Ospedale Universitario di San Gio-vanni di Dio di Bogotà prima e nella Clinica Leone XIII di Medellìn poi, hanno avuto un

impatto sconvolgente; mai avevo visto tanto sangue, tanta violenza, tanto dolore e sofferen-za. Ero alle prime armi come sacerdote camillia-no e mi sono sentito trop-po povero per affrontare questa realtà più forte di me ed ho accolto l’invito presso l’Università Laval di Quebèc in Canada al fine di specializzarmi in Pastorale Clinica. Questa esperienza ha segnato la mia vita per sempre e da qui ho cominciato a so-gnare un futuro per la re-cente fondazione camil-

liana in Colombia. In pochi anni, come per incanto, mattone su mattone è sorto il grande Centro Camilliano di Umanizzazione e Pa-storale della Salute che accompagna, profes-sionisti, medici e infermieri delle diverse aree della salute e volontari, con una formazione specifica al servizio di quanti soffrono come gli ammalati, gli anziani. Un’altro prezioso servizio lo offriamo con il Centro di Ascol-to San Camillo. Nel corso egli anni abbiamo formato persone che offrono il loro tempo e le loro qualità umane per ascoltare e orien-tare quanti soffrono a causa della perdita di una persona cara o hanno perso il significato della vita. Riguardando i miei 45 anni di vita

Lettera di Padre Adrianodalla Colombia

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in Colombia mi sento un privilegiato. Sento che il Signore mi conduce per mano, sento che mi invita a sognare sempre qualcosa di

nuovo e migliore nei confronti delle perso-ne bisognose. E’ gratificante e ti ripaga dagli sforzi e dal duro lavoro quando incontri tante persone che ti dicono: “Grazie, Adriano, per la vita che dedichi a noi, per il tuo lavoro. Hai creato in Colombia una cultura di vita e di sa-lute. Grazie per quanto sei riuscito a costruire nel nostro paese”.Grazie a queste parole ti senti ancora di più uno strumento nelle mani del Signore chia-mato con la tua piccola esperienza a testimo-niare la parola di Dio.

P. Adriano Tarraran

Ospiti a Piquiá

Nel cortile di cemento siamo già in tan-ti, ma al cancello d’ingresso battono an-cora le mani. E’ arrivato Albino. E dopo qualche minuto entrano anche donna Maria, donna Aldenora con i figli Paolo e Marcos, donna Fatima. Tutti hanno portato qualcosa, chi una torta, chi un succo di frutta, chi altre specialità del posto. E finalmente la festa può comin-ciare nella nostra nuova casa, tirata a lucido e arredata dagli abitanti del quartiere.Da queste parti funziona così, l’ospita-lità è sacra. Tanto che i leader della co-munità, un po’ a parole e un po’ a gesti, ci hanno fatto sentire accolti appena arrivati, prima ancora che riuscissimo a spiccicare una parola di portoghe-se. E ovviamente non poteva mancare

la nostra presentazione ufficiale alla parrocchia e il benvenuto nel corso di messe e celebrazioni, con tanto di can-ti, applausi e abbracci calorosi. Il posto

Dal Brasile Valentina e Marco ci raccontano le loro primeimpressioni.

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che ci ospiterà per i prossimi tre anni si chiama Açailândia, una cittadina di circa 100 mila abitanti nel Nordest del Brasile. Per la precisione, viviamo nel quartiere di Piquiá, una zona caratte-rizzata da tante contraddizioni e sof-ferenze legate a una crescita economi-ca che devasta la salute delle persone e l’ambiente. Siamo arrivati qui come “laici fidei donum”, cioè come dono del-la fede, come scambio tra chiese sorel-le, tra la diocesi di Milano e quella di Imperatriz, e ci siamo inseriti in una comunità di comboniani.Il gruppo che ci ha accolto è piuttosto grande: tre padri (Angelo, Dario, Sa-vio), due fratelli (Antonio e Policarpo, detto Poli), una coppia di laici (Joan Carlos, detto Joanca, e Roraidi, più co-nosciuta come Dida). Con loro stiamo condividendo la vita di tutti i giorni, un po’ come si fa in una famiglia allar-

gata. Per ora la “giornata tipo” si divide in due. La mattina, di soli-to, studiamo i tanti segreti della lingua portoghese che ancora ci sfuggono... e temiamo che ci vor-rà ancora un po’ prima di vedere la luce! Il pomeriggio, invece, è dedicato a conoscere gli abitan-ti della comunità di Piquiá. Qui è molto semplice: senza bisogno di avvisare prima, basta presen-tarsi davanti alla porta di casa e battere le mani (non ci sono cam-panelli). Ormai tutti sanno, più o meno, chi siamo e perché siamo qui, un po’ come in un piccolo pae-se, e ci accolgono bene, aiutandoci con pazienza a conoscere questo nuovo mondo. In realtà, però, gli imprevisti sono più frequenti del programma stabilito. In città, infatti, quasi ogni giorno c’è una

riunione, una celebrazione o un grup-po da incontrare. Per non parlare dei compleanni: solo negli ultimi giorni ne abbiamo festeggiati almeno tre con tor-te, frutta e bibite a volontà. E non si tratta di feste private, ma di momenti che coinvolgono tutta la comunità. Ol-tre alla realtà urbana, stiamo iniziando a incontrare le persone che vivono nelle zone rurali. La prima messa a cui ab-biamo partecipato in Brasile, per esem-pio, è stata nella comunità di São José, un villaggio di appena cinque famiglie circondato da un fiume e da alberi, al-beri, alberi. Ci sembrava di essere en-trati davvero in un altro mondo, dove i parametri e i punti di riferimento sono totalmente diversi dai nostri. Natural-mente, però, è presto per poterci capire qualcosa e, ancora di più, per poterne parlare.

Marco e Valentina

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Nei prossimi mesi la nostre parrocchie saranno chiamate a vivere, oltre alla festa della Comunità Pastorale, anche il grande dono di due ordinazioni sacerdoltali. Diventeranno sacerdoti a giugno don Stefano Pasetto di Cascina Elisa e don Alberto Angaroni, diacono che la diocesi ci ha donato. Per poter festeggiare al meglio tutti questi grandi eventi, vi anticipiamo il programma di massima. Nel prossimo numero pubblicheremo un calendario più dettagliato.

FESTA DELLA COMUNITA’ PASTORALEdal 2 al 5 maggio, con la presenza di Mons. William Shomali

(vicepatriarca latino di Gerusalemme)

Giovedì 2 maggioore 20.30 Processione comunitaria

Sabato 4 maggiorecita del rosario presso il Sacro Monte di Varese

ore 21 presso il salone San Rocco oratorio di Samarate,incontro testimonianza con Mons. William Shomali

Domenica 5 maggioore 10 Santa Messa solenne nella chiesa di Verghera

pranzo comunitario a Vergherapomeriggio di giochi a Cascina Elisa

serata musicale

ORDINAZIONE E PRIMA MESSADON STEFANO PASETTO E DON ALbERTO ANGARONI

Sabato 8 giugnoordinazione in Duomo

ore 17.30 chiesa Cascina Elisa vesperi solenniore 21 serata festa per don Stefano

Domenica 9 giugnoore 10 campo sportivo Cascina Elisa solenne celebrazione

della Prima Messa di don Stefanoore 12.30 pranzo comunitario oratorio Cascina Elisa

pomeriggio di festaore 21.00 Processione Eucaristica per le viedi Cascina Elisa presieduta da don Stefano

Domenica 16 giugnoore 10 Samarate Prima Messa nella comunità di don Alberto

al termine aperitivo per tutti in oratorio

Pellegrinaggio diocesano per giovani e famiglie per rinnovare il nostro sì alla fede.L’Azione Cattolica ambrosiana organizza anche quest’anno la “Camminata del sì”, un pellegrinaggio per rinnovare il sì alla fede, che si svolgerà dal Santuario di S. Gianna Beretta Molla, a Mesero, fino a Magenta.L’appuntamento è per domenica 19 maggio, nel pomeriggio; Tutte le informazioni sul sito www.azionecattolicamilano.it/mesero.

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“Vita di Pi” è un film di Ang Lee, vincitore di quattro premi Oscar, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore canadese Yann Martel. Pellicola uscita di recente nelle sale italiane, ha suscitato interesse, stupore, commossa ammirazione e interrogativi profondi. Tema intorno al quale ruota tutta la vicenda è il rapporto di Pi, il protagonista, con Dio, con l’Assoluto. Il film parla della fede: non “leggera”, su-perficiale, di cui ci si può dichiarare proprietari. Quella “proiettata” sullo schermo è quella che vive la precarietà della prova, che conosce il sacro dolore del dubbio e che infine viene forgiata e temperata. Ma andiamo per gradi. Piscine Molitor Patel, semplicemente Pi, è un indiano che vive in Canada con una moglie e due figli. Un uomo come tanti che racconta ad un giovane scrittore una storia sensazionale. Pi è nato a Pondicherry, una bella città della costa meridionale dell’india. Suo padre è proprietario di uno zoo situato all’interno del grande parco cittadino. Pi è un ragazzino che, anziché amare lo sport o appassionarsi a ciò che è “normale”, predilige la ricerca spirituale. Lui vuole trovare Dio, senza farsi condizionare da nessun limite di appartenenza, da nessun confine religioso. Parte dalla sua fede induista; incontra poi, in una piccola chiesa, Gesù, il Figlio di Dio. E infine, ancora non sazio, entra in una moschea e abbraccia la religione musulmana. In questo percorso di conoscenza e maturazione spirituale, Pi si sente nel medesimo tempo indù, cristiano e musulmano. Certamente solo un personaggio di fantasia può essere Pi, ma lui ha molto da insegnarci sull’autentico senso del dialogo interreligioso e della convivenza tra religioni diverse (tema di scottante attualità, che dobbia-mo guardare in faccia con coraggio). Intanto cresce e conosce l’amore di una giovane e dolcissima ragazza. Tutto sembra filare per il verso giusto, ma, a causa di motivi economici, suo padre è costretto a vendere lo zoo e a imbarcarsi con tutta la famiglia (animali dello zoo compresi) su una nave diretta in Canada. Durante la traversata dell’oceano, una tremenda tempesta fa colare a picco la nave con tutti i suoi passeggeri; Pi è l’unico essere umano scampato al disastro. Si trova su una scialuppa di salvataggio in mezzo all’oceano sconfinato. Crede di essere solo, invece scopre di condividere la piccola imbarcazione con quattro animali: una iena, una zebra morente, uno scimpanzé e una tigre. La fame è troppo forte e gli animali cominciano a divorarsi tra di loro. Da questo momento la vita

Cultura

Vita di Pi il tragico naufragio che conduce all’Altissimo

Pierina Pizzoli è la donna più anziana della città di Samarate ma lo è solo per un giorno! Infatti Cerutti Eva Maria è nata solo un giorno dopo di lei.

Pierina è nata a Borsano il 12/01/1909, dodicesima di tredici fratelli, di cui ben dieci maschi e una sola femmina, morta in giovane età. Suo papà si chiamava Napoleone e prestò servizio militare in un reggimento di artiglie-ri a cavallo nel quale militava niente meno che Vittorio Emanuele III, ultimo Re d’Italia. La mamma si chiamava Anna. Pierina è rimasta vedova molto giovane e ha svolto l’attività di tessitrice fino all’età di 55 anni. Da più di cinquant’anni vive con l’unica figlia, e i suoi familiari più stretti, a San Macario. Le piacciono moltissimo le costine in umido e la tradizionale cassoeula. Dopo pranzo non disdegna un bicchierino di marsala, dove intingere

savoiardi, o di limoncello.

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104Cerutti Eva Maria, settima di dieci fratelli, è nata settimina in una Cascina chiamata la

“Viscontina”, a Cardano al Campo, il 13/01/1909.Da papà Giovanni, con origine di Ferno e mamma Ade-le, originaria di Montonate.E’ residente a Verghera presso l’abitazione del suo primo nipote dall’agosto del 1973.Ha lavorato per oltre quaranta anni in una tessitura di Gallarate.Ama i sapori tradizionali ...cassoeula, trippa, gorgonzo-la... e, come dice lei, “tutta la roba buona”.

di Pi è una lunga ed estenuante lotta per la sopravvivenza: non solo è tormentato dalla fame e dalla sete ma anche dal-la presenza inquietante e potenzialmente letale della tigre, che rimane l’unico animale superstite. Piano piano Pi riesce a crearsi un “suo” microcosmo, fragile ed instabile, ma pur sempre qualcosa: tenta perfino di addomesticare la tigre. Ma arriva una seconda tempesta: è allora che Dio in persona si manifesta. Pi rimette tutta la sua vita, tutto il suo essere, nelle mani dell’onnipotente e miracolosamente supera anche questo ostacolo, apparentemente insormontabile. Dopo es-sere approdato su un’isola molto particolare, lui e la sua tigre, diventata ormai una compagna di sventura essenziale per la sopravvivenza, sfinito e senza più energie, arriva sulla terra ferma e crolla. Viene prontamente soccorso e dopo qualche giorno, ancora in ospedale, viene tormentato dagli in-gegneri proprietari della nave, che vogliono a tutti i costi un resoconto plausibile della sua avventura nel Pacifico. Come può essere sopravvissuto e come può essere accaduto tutto ciò che racconta? A questo punto Pi dà un’altra versione della sua vicenda: ma lascio ai lettori il piacere della visione del film. Vorrei concludere con un parallelo teologico e spirituale a mio avviso assai suggestivo, quello con il libro sapienziale di Giobbe, uno dei più difficili e suggestivi libri dell’Antico Testamento. Giobbe come Pi perde tutto e viene messo alla prova lungamente e duramente, fino a che Dio non si rivela a lui, mostrando il suo infinito mistero e la sua potenza amorosa. Così Giobbe (letteralmente Giobbe significa l’accusatore), dopo aver ascoltato le parole del Signore si esprime: “...Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono.”(Gb 42,5). La fede non è un facile percorso privo di peri-coli, ma è spesso un naufragio nel quale affidare tutto se stessi, in un supremo atto di abbandono alla provvidenza. “Vita di Pi” è il racconto di questo naufragio e del ritorno alla “terra ferma”.

Basilio Fabio Sipio

Vita di Pi il tragico naufragio che conduce all’Altissimo

AUGURI

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Sono tornatialla casa del Padre

SamarateBorciu Gesuino di anni 82Rocco Gorgio di anni 84Ari Pasqualina di anni 84Facco Antonio di anni 46Anastasia Angelo di anni 63Viotto ErmenegildaAngelina di anni 92Piantanida Giuseppe di anni 89Milini Livia di anni 95Cardani Rosa di anni 92Tapella MarioClementino di anni 60Zago Maria di anni 75Lange’ Carlo di anni 82Gallarate Maria Carla di anni 71Magni Giannina di anni 83

VergheraIda Mauri di anni 95Maria Puricelli di anni 92Mario Segrini di anni 89Maurizio Garavello di anni 50Irene Grecchi di anni 90

San MacarioTasso Vincenzina di anni 75

Mirata Regina di anni 94Milan Cesare di anni 74Bordignon Carolina di anni 91Olivieri Carmelo di anni 71Poli Francesca di anni 76

Cascina ElisaCoppola Luigia di anni 90

Con il Battesimo sono diventati figli di Dio

SamarateGaia Antifunario 20/01Cecilia Introini 20/01Angelica Lulashi 20/01Melissa Lulashi 20/01Neris Peguero AdarlinJunior 20/01Nathan Perri 17/02

VergheraIlaria Broccardo 13/01Francesco Giannini 10/02

San MacarioGarbossa Chiara 03/02Zocchi Francesco 03/02Ferrario Filippo 10/02

al 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2012Samarate 6880 6772 -108Verghera 4025 3983 -42San Macario 3968 3911 -57Cascina Elisa 1082 1084 2Cascina Costa 416 417 1Totali 16371 16167 -204

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AAA cercasi...Chiunque voglia dare il proprio contributo nella animazione liturgica attraverso il canto, o la musica è sempre bene accetto! Il coretto adolescenti e giovani e la Corale G.Verdi invitano chiunque voglia farne parte a prendere contatto dopo le messe.

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20 marzo (mercoledì)A Samarate ore 20.30 Confessioni adulti

22 marzo (venerdì) A Samarate Confessioni quarta elementare

Ore 20.45 in Sala San Rocco:“La fede che genera il perdono”. Testimonianza di Carlo Castagna

23 marzo “Sabato in Traditione symboli”Ore 15.00 (in tutte le parrocchie): Adorazione e Confessioni

Ore 21:00 in chiesa parrocchiale: “Voglia di risorgere” concerto meditativodella corale “G. Verdi”

24 marzo “Domenica delle palme”A Cascina Elisa e San Macario ore 10.00, a Samarate ore 10.30, a Verghera ore 11.00:

Processione con gli ulivi

25 marzo Lunedì SantoA San Macario ore 16.00 Confessioni seconda e terza media

A San Macario ore 16.30 Confessioni quinta elementare e prima mediaA Samarate ore 20.30 Confessioni adolescenti

26 marzo Martedì SantoA Samarate ore 15.00 Confessioni seconda e terza media di Samarate e di Verghera

A Samarate ore 15.30 Confessioni prima mediaA Samarate ore 16.15 Confessioni quinta elementare

A Verghera ore 20.30 Confessioni adulti

27 marzo Mercoledì SantoA Verghera ore 16.00 Confessioni prima media

A Verghera ore 16.30 Confessioni quarta e quinta elementare A San Macario ore 20.30 Confessioni adulti

28 marzo Giovedì SantoA Cascina Elisa ore 16.00 Celebrazione per i ragazzi

A Samarate ore 17.00 Celebrazione per i ragazziA Verghera e San Macario ore 17.30 Celebrazione per i ragazziA Samarate ore 21.00 S. Messa in Coena Domini concelebrata

(con distribuzione dei tesserini ai Ministri straordinari della Comunione eucaristica)

29 marzo Venerdì SantoA Samarate, Verghera, San Macario ore 15.00 Passione del Signore

A Cascina Elisa ore 16.30 Passione del SignoreOre 20.30 Via Crucis da Cascina Sopra a Verghera

30 marzo Sabato SantoIn tutte le parrocchie: Confessioni

A cascina Elisa dalle ore 15.00 alle ore 17.00 Confessioni In tutte le parrocchie alle ore 21.00 Veglia Pasquale

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La mattina della Domenica di Pasqua, il buon parroco di un paesino si accostò all’ambone per la predica portando con sé una gabbia arrugginita che sistemò ben in vista. I fedeli erano alquanto sorpresi.Il parroco spiegò:

«Ieri stavo passeggiando quando vidi un ragazzo che reggeva questa gabbia. Nella gabbia c’erano tre uccellini, che tremavano per il freddo e lo spavento.Fermai il ragazzo e gli chiesi: “Cos’hai lì, figliolo?”.“Tre uccelli senza valore”, mi rispose il ragazzo.“Cosa ne farai?”, chiesi ancora.“Li porto a casa e mi divertirò con loro”, ripose il ragazzo. “Li stuzzicherò, strapperò loro le piume, così litigheranno. Mi divertirò tantissimo”.“Ma presto o tardi ti stancherai di loro. Allora cosa farai?”.“Ho dei gatti,” disse il ragazzo. ‘’A loro piacciono gli uccelli. Li darò a loro”.Rimasi in silenzio per un momento, poi domandai al ragazzo: “Quanto vuoi per questi uccelli, figliolo?”.“Cosa??!!! Perché li vuole, reverendo? Sono uccelli di campo, non hanno niente di speciale. Non cantano bene. Non sono nemmeno belli!”, rispose stupito il ragazzo.“Quanto vuoi?”, domandai ancora.Pensando che io fossi pazzo, il ragazzo mi disse: “Cinquanta euro?”Presi cinquanta euro dalla tasca e li misi in mano al ragazzo, che subito sparì come un fulmine.Sollevai la gabbia e andai in un campo dove c’erano alberi ed erba. Aprii la gabbia e lasciai liberi gli uccellini».

Così il parroco spiegò perché quella gabbia vuota si trovasse accanto al pulpito. Poi iniziò a raccontare questa storia:

Il prezzo

«Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal Giardino di Eden, tutto tronfio e si gonfiava di superbia. “Signore, ho appena catturato l’intera umanità”, disse. “Ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato resistenza, ho usato un’esca che è risultata ottima. Li ho presi tutti!”“Cosa farai con loro?” chiese Gesù.Satana rispose: “Oh, mi divertirò con loro! Insegnerò loro come sposarsi e divorziare, come odiare e farsi male a vicenda, come bere e fumare e bestemmiare. Insegnerò loro a fabbricare armi da guerra, fucili e bombe e ad ammazzarsi fra di loro. Mi divertirò un mondo!”“E poi, quando avrai finito di giocare con loro, cosa ne farai?”, chiese Gesù. “Li ucciderò”, esclamò Satana con superbia.“Quanto vuoi per loro?” chiese Gesù.“Vuoi forse questa gente? Non sono per niente buoni, anzi, sono molto cattivi. Se ti avvicinerai a loro, ti odieranno. Ti sputeranno addosso, bestemmieranno contro di te e ti uccideranno. No, non puoi volerli!”“Quanto?” chiese di nuovo Gesù.Satana guardò Gesù e sogghignando disse: “Tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime e la tua vita.” Gesù pagò».

(don Bruno Ferrero)

Il parroco prese la gabbia e lasciò l’ambone.