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    La societa' medievale

    Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'arco di alcuni secoli, le popolazioni europee

    romanizzate si amalgamarono con quelle sopraggiunte a ondate dall'Oriente e diederovita a lingue e culture diverse, unificate in parte dalla religione cristiana. Il tempo che va

    dal VI al XIV secolo e che chiamato Medioevo, si distingue per quanto riguarda lacostruzione delle case e delle citt, in due periodi alquanto diversi: il primo, che dura fin

    quasi all'anno Mille, in cui si costruiscono pochissimi nuovi edifici, se si fa eccezione perquelli compresi in monasteri e castelli; il secondo, in cui crescono nuovi villaggi,

    rinascono citt semiabbandonate e si fondano citt nuove. Il primo periodo

    caratterizzato da un forte calo della popolazione europea, dalle scorrerie dei barbari, dalcrollo del potere e dell'organizzazione civile romana sostituiti dalla pi primitiva struttura

    feudale. Il secondo periodo vide invece un estendersi delle coltivazioni, con

    disboscamenti e risanamenti di zone paludose, la crescita della popolazione, ilprogressivo superamento della servit della gleba, il crescere dell'artigianato e del

    commercio. Nelle aree pi progredite, come la Lombardia, le provincie Anseatiche e la

    Toscana, le citt acquistarono di fatto la piena indipendenza politica, giocando sullarivalit tra Papato e Impero. Le citt non erano basate sulle attivit artigiane ecommerciali, ma erano capitali di uno stato feudale e sedi di una corte, avevano,

    naturalmente, una maggior quantit di dimore nobiliari e, anche una diversa

    organizzazione urbana. Le case erano relativamente grandi, malgrado vi si vivesse inaffollamento.

    Le case medievali

    La casa del mercante e la casa dell'artigiano sono quelle che caratterizzano maggiormente

    le citt medievali d'Europa. Esse appartengono spesso al tipo unifamiliare a schiera o casa

    gotica. Nella casa medievale il piano terra era destinato a fondaco del mercante o allaboratorio dell'artigiano, che spesso utilizzava, per alcune lavorazioni, lo stretto cortile

    retrostante. Il primo piano era occupato da cucina e soggiorno e quello ancora superiore

    dalle camere da letto. Le persone non disponevano di stanze private: nelle case semplicispesso molte persone di diversa et e sesso dormivano nella stessa grande stanza, anche

    nelle case dei ricchi le ancelle dormivano ai piedi del letto della padrona e i garzoni in un

    angolo della camera del padrone. La diffusione delle costruzioni in pietra e cotto fu unaconseguenza dei grandi incendi che devastarono le citt europee. Nelle case a traliccio la

    decorazione era affidata, in parte, al disegno geometrico dei tralicci, con l'inserimento di

    ampie parti finestrate, in parte all'intaglio delle parti lignee. Nelle case in pietra o cotto ladecorazione era invece ottenuta con strisce a decorazione geometrica, cornicioni,

    variazione nella forma delle aperture. Rispetto alle abitazioni romane di citt, le case

    medievali disponevano di minore qualit tecnica: non avevano acquedotto n fognatura eperci utilizzavano acqua di pozzo o di fontana e scaricavano i liquami nelle vie. Le

    abitazioni urbane delle famiglie ricche o nobili non differivano molto dalle case

    mercantili, se non per le dimensioni. Pi spesso le case delle famiglie pi rappresentative

    adottavano lo schema a corte o domus, anche nelle citt dove era prevalente il tipo aschiera. L'ambiente urbano era caratterizzato dalle molte torri private, che competevano

    in altezza con campanili, torri di cinta, talvolta perfino con la torre civica. Anche se molte

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    di queste torri sono state abbattute nella trasformazione rinascimentale e barocca dei

    maggiori centri italiani, ancora possibile farsi un'idea dell'ambiente urbano medievale in

    diverse citt italiane, prima fra tutte San Gimignano. In epoca medievale le casesuperavano raramente i tre piani fuori terra e molte citt contenevano al loro interno orti,

    giardini e frutteti privati, utili anche in caso di assedio.

    La citt medievale

    In un periodo di continue guerre le citt capitali dei feudi erano spesso assediate. Tutte lecitt erano perci cinte da mura e spesso da fossati che venivano allagati in caso

    d'assedio. Le mura attorno ai centri pi importanti erano complessi sistemi difensivi,

    dotati di camminamenti, torricelle, merlature, che facevano tesoro dell'esperienza romana

    e bizantina, con significative innovazioni. La citt era perci luogo di sicurezza, di forzae di privilegi, dove si accumulavano i tesori dei privati e delle comunit. Due sono le

    forme prevalenti delle pi antiche citt medievali: gli schemi radiocentrici, con le

    principali vie radiali confluenti verso la piazza centrale e il reticolo ortogonale. Il tessuto

    delle citt medievali pi antiche spesso irregolare, con vie non rettilinee, edifici chesporgono dai fili stradali, spiazzi e slarghi triangolari, trapezi o di forme pi complesse.

    Nel caso delle citt di nuova fondazione il tracciato viario regolare, le piazze sonorettangolari, ma permane una notevole variet di altezze e forme degli edifici che

    documentano il carattere individualistico della societ borghese. In genere la piazza del

    mercato, su cui affacciava il palazzo del comune o la cattedrale, era posta al centrodell'abitato, sia negli schemi radiocentrici sia in quelli ortogonali. Il castello era in genere

    posto sul confine della citt, nel luogo meglio munito. Nei liberi Comuni

    l'amministrazione era relativamente semplice rispetto all'attuale struttura burocratica.

    Perci il palazzo comunale era un edificio composto di un grande salone per le riunionidel Consiglio corredato da alcuni uffici per il podest, il capo della polizia, gli scrivani

    pubblici.

    Paesaggio e insediamenti nel medioevo

    Nei secoli tra la fine dell'Impero e l'anno Mille, la popolazione europea era diminuita emolte zone coltivate erano state abbandonate e riguadagnate dai boschi e dalle paludi.

    Con il nuovo aumento della popolazione e il rifiorire delle attivit furono dissodate nuove

    terre, scavati nuovi canali d'irrigazione o ripristinati gli antichi, costruiti terrazzamenti percoltivare le falde ben esposte di colline e montagne. Le citt e i villaggi venivano spesso

    costruiti in posizione elevata sia per rendere pi facile la loro fortificazione, sia per

    allontanarli dalle nebbie e dalle zone paludose e migliorarne la ventilazione.

    Architettura religiosa

    In una societ tutta permeata dalla religiosit come quella medievale, il maggior impegnocostruttivo fu dedicato alle chiese. Il sentimento religioso era rivolto alla vita ultraterrena

    e il rapporto con il trascendente aveva come scopo principale quello di trovare un

    compenso, dopo la morte, alle sofferenze e alle ingiustizie che opprimevano gli uomini.Nei luoghi dei martiri, delle apparizioni, dei miracoli sorsero numerosi santuari. La

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    chiesa pi importante era la cattedrale, che diventava simbolo della fede della citt e

    documento della sua ricchezza e del suo orgoglio civico. Oltre ai santuari e alle chiese

    cattedrali si costruirono nel Medioevo migliaia di chiese parrocchiali, le pievi, emoltissime chiese conventuali, legate alle abbazie e ai conventi urbani. La forma

    planimetrica delle chiese medievali fu spesso quella a croce latina, che ricordava

    simbolicamente la croce di Cristo. Lo spazio era suddiviso in tre (talvolta cinque) navate.La navata centrale era pi ampia e pi alta delle laterali, come nelle basiliche

    paleocristiane e bizantine e, come quelle, terminava in un'abside, che spesso era

    circondata da un portico poligonale detto deambulatorio. A circa due terzi dellalunghezza l'ambiente era attraversato da una navata perpendicolare, larga e alta come

    quella centrale, detta transetto. Lungo le navate laterali e sul deambulatorio, si aprivano

    spesso cappelle con altari, che, nel sottosuolo, contenevano le tombe delle famiglie nobili

    o ricche che avevano contribuito alla costruzione della chiesa. I campanili delle cattedralierano talvolta altissimi e sostituivano la torre civica, o rivaleggiavano con essa. Queste

    caratteristiche generali sono comuni alla maggior parte delle chiese medievali, siano esse

    classificate come romaniche o come gotiche.

    Monasteri e conventi

    Le abbazie e i conventi sono, in entrambi i casi, grandi residenze collettive per persone

    votate alla vita religiosa, con annessi ambienti di preghiera, per il lavoro e per lo studio. Il

    pi antico degli ordini religiosi quello benedettino, fondato nel VI secolo in Italia. Imonaci e le monache benedettini sono votati alla contemplazione ,allo studio e al lavoro.

    I loro monasteri venivano costruiti in luoghi isolati e tendevano perci ad essere

    autosufficienti dal punto di vista della produzione dei beni essenziali. Con il tempo

    l'attivit dei monaci benedettini fu sempre pi orientata allo studio, alla copia e allaconservazione degli antichi testi religiosi (e anche profani). Nel XII secolo venne fondato

    in Francia l'ordine cistercense come riforma dell'ordine benedettino. Esso si specializznell'attivit agricola, risanando zone paludose e diffondendo in tutta Europa nuovetecniche di coltivazione San Bernardo da Chiaravalle, una delle principali figure di

    superiori dell'ordine, elabor norme precise per la loro costruzione, dando vita ad un vero

    e proprio stile cistercense. Un altro monastico quello dei Certosini che diede luogo alcurioso tipo edilizio della certosa, un chiostro circondato da piccole case con orto, per

    ogni monaco. I monasteri sorgevano in genere lontano dalle citt, per garantire un

    maggior distacco dalla vita mondana. Nel XII secolo sorsero gli ordini "mendicanti" e si

    stabilirono nelle citt, per questo la maggior parte delle citt italiane ed europeepossiedono due conventi, uno francescano e uno domenicano, con le relative chiese,

    spesso pi importanti delle cattedrali. Mentre le abbazie producevano una cultura a

    circolazione limitata, i conventi erano sede di studi pi secolarizzati, e le loro chieseerano ricche d'opere d'arte.

    Indice

    2. Gotico

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    Se si era utilizzato il termine romanico per definire il tipo di arte nata dal 1000 al 1100 il

    nome gotico non ha niente a che fare con la popolazione germanica da tempo ormai

    estinta: i Goti. Gotico vuole significare 'vandalo' oppure 'distruttore' perch questotermine fu coniato nel periodo rinascimentale ,periodo che si prefiggeva il restauro della

    tradizione classica. In realt la parola serve solo a delineare i caratteri di un'architettura e

    non vuole avere niente di dispregiativo. Storicamente l'arte gotica coincide con la cadutadell'impero e con il formarsi delle monarchie nazionali, che si oppongono allo strapotere

    della vecchia nobilt terriera cercando nella borghesia il nuovo sostegno per il sovrano.

    L'organizzazione statale monarchica trova a quel tempo anche una giustificazionefilosofica con S.Tommaso. Ci non vuol dire che all'interno del regno non vi fossero

    degli screzi fra il sovrano e i proprietari terrieri desiderosi di gestire da soli il proprio

    territorio. Bisogna parlare poi delle istituzioni laiche che rappresentavano delle vere e

    proprie unit autosufficienti: i monasteri. Il Gotico l'arte dei monarchi, dei "signori" deimonasteri e della borghesia ricca, non della borghesia popolare fondatrice del comune. Il

    Gotico riguarda vari rami ma quello pi ricco di innovazioni l'architettura, non quella

    delle piccole chiese ma quella delle cattedrali, dei palazzi ducali, delle mura e delle

    fortezze che difendono la ricchezza della citt.

    Il gotico in Francia

    Il Gotico sorge con un secolo di anticipo rispetto all'Italia nell'area parigina. Nel 1140

    l'abate Super di Saint-Denis inizia la costruzione del coro della sua chiesa, che considerata la prima opera gotica. L'abate Super potente consigliere del re di Francia

    avvallava una nuova idea per avvicinarsi a Dio: manipolando la materia e rendendola

    opera d'arte. Ecco la creazione di sculture, pitture, vetrate. Ma tutto ci serviva anche per

    affermare il potere del re di Francia, il suo potere terreno. Quello dell'abate Super soloun esempio, non dobbiamo attribuire a lui la nascita del Gotico, infatti poco dopo inizi

    la costruzione delle cattedrali di Senlis, Noyon, Laon, Parigi. La cattedrale francese ha unpreminente sviluppo verticale, ha la facciata serrata fra due alte torri, coperta da duevolte a crociera. Ma tutto acquista un aspetto diverso perch cambia il rapporto fra

    larghezza e altezza accentuando il senso di elevazione, quasi di distacco; cambia la

    concezione dello spazio; la linea prevale sulla massa, il vuoto sul pieno. Il principiotecnico su cui si basa lo stile gotico l'arco a sesto acuto, sia semplice sia formante la

    crociera. L'arco a sesto acuto porta una maggior altezza dall'edificio nella sua parte

    centrale(quindi in prossimit della navata centrale) e pi bassa sopra le navate laterali.

    All'interno la sensazione di elevazione si accentua ancora di pi perch la navata centralerisulta molto pi alta e larga delle due navate ai lati. La presenza di pilastri che tendono

    verso l'alto e che tendono verso un ideale punto di fuga aumenta questa sensazione di

    verticalizzazione. Lo spazio gotico risulta quindi, contrariamente a quello romanico cheera chiaro e misurato, risulta illimitato, indefinito; lo spazio non pi a misura d'uomo

    ma a misura del potere, civile e religioso. La cattedrale gotica ricca e molto complessa

    con pinnacoli, guglie, il fedele di fronte a questa complessit smarrito, disorientato.

    Le vetrate

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    L'equilibrio delle strutture portanti ha fatto modo che porzioni di pareti possano essere

    sostituite da grandi vetrate colorate. La luce che passa fra queste rimbalza all'interno sui

    pilastri. Per i teorici del tempo la luce e il colore sono i mezzi visibili per arrivare aesprimere l'idea di ci che invisibile: Dio. La luce ora passa per i vivi colori delle

    vetrate e questa luce entra nella cattedrale creando una variet cromatica che varia a

    seconda dell'ora e della stagione. Nelle cattedrali gotiche grandi spazi murari vengonosostituiti con grandi vetrate che come disse Scoto Eriugena: "Ci solleva dal materiale

    all'immateriale". Le scene rappresentate sono quelle delle sacre scritture, molto

    importanti visto che il popolo non sapeva leggere e questo era l'unico modo per farconoscere ci che non potrebbero leggere dai testi. In Francia spesso accade che intere

    chiese come quella di Saint-Chapelle hanno intere pareti costituite da enormi vetrate.

    Il gotico in Inghilterra, Spagna, Germania

    Nell'architettura gotica Inglese lo spazio religioso caratterizzato dall'espansione

    mediante aggiunte che lo articolano nello spazio. La facciata, invece, che aveva struttura

    verticale, si estende in lunghezza. Tutto il corpo dell'edificio sorge sopra un grande pratoverde, raggiungendo un bell'accordo fra pietra ed erba. Fra gli altri edifici che

    costituiscono il complesso della Cattedrale di Wells, occorre ricordare almeno la ChapterHouse, appartenente al Gotico tardo. Il gotico spagnolo trae ispirazione da quello

    francese e da quello tedesco. I rapporti fra Spagna e Francia erano stati sempre molto

    stretti soprattutto vista la posizione geografica. A Burgos capitale del regno di Castigliadal X al XVI secolo sorge una delle pi belle cattedrali spagnole che rivela l'influsso

    francese sia nell'elevazione sia nella disposizione della facciata, stretta fra due torri.

    Anche se influenzato non significa che il Gotico spagnolo non possieda una propria

    originalit riscontrabile in quella fusione di cultura occidentale e di influenze arabe che tipica di questa nazione. L'architettura tedesca fra le prime a risentire delle novit

    francesi. Si possono comunque ancora riscontrare le caratteristiche originali: forzastrutturale, scarsa apertura delle finestre e la preminente evidenza degli elementi portanti.Un esempio la Cattedrale di Limburg. Pur derivando dalla Cattedrale di Laon essa si

    presenta serrata e compatta, arroccata sul colle ove sorge, come un castello, formando un

    blocco unico con la roccia. Anche la cattedrale di Colonia pur essendo in pianura dominacon la sua mole il fedele con l'immensit e l'altezza delle sue strutture. Iniziata nel 1248 i

    lavori proseguirono con molta lentezza tanto che i lavori terminarono nel 1880. L'opera

    risente notevolmente di questo intervento ottocentesco, che le conferisce una certa

    freddezza e monotonia per la ripetizione sistematica dei motivi e per la rigida simmetriadelle strutture. La chiesa rispecchia comunque i caratteri gotici, quindi la facciata stretta

    fra due torri, la proporzione fra altezza e larghezza, la selva dei pilastri che dividono le

    cinque navate e la luce soffusa.

    La citt

    La citt gotica non differisce sensibilmente da quella romanica tranne che per una

    maggior ampiezza dell'area abitata e nuove cinte murarie. Spesso accade che su di una

    grande piazza si affaccino tutti i palazzi del potere, quindi: il palazzo comunale, lacattedrale, le chiese degli ordini monastici e il mercato.

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    Le abbazie cistercensi in Italia

    Alla diffusione del gotico importantissimo il ruolo svolto dai benedettini che aveva sede

    principale nel villaggio di Citeaux. In Italia bisogna ricordare l'Abbazia di Fossanova ilpi antico edificio gotico italiano. Gi all'esterno afferma il verticalismo con la forte

    elevazione del tiburio e del corpo centrale, sorretto tuttavia da robusti contrafforti.L'interno saldo, semplice, essenziale. Il verticalismo ottenuto mediante pochi elementi

    essenziali: gli svelti pilastrini, pi slanciati perch si appoggiano sui capitelli pensili, altida terra. Di grande importanza, sempre nel Lazio, l'Abbazia di Casamari nella quale si

    accentuano le caratteristiche gotiche di quella di Fossanova. A Vercelli la Chiesa di

    Sant'Andrea ha forme cistercensi ma mostra anche, accanto ai ricordi francesi come letorri ai lati della facciata, gli archi rampanti, forse dovuti ai committenti, i canonici di S.

    Vittore di Parigi, la continuit della tradizione padana nella larga facciata a capanna e

    nelle logge ad archetti.

    Indice

    3. Romanico

    Il periodo che va dalla met del XI a tutto il XII secolo detto "romanico". Il termine stato coniato dagli studiosi francesi dell'800 (De Gerville, De Caumont) che intendevano

    istituire un parallelo fra l'arte di questi secoli e le lingue neolatine o "romanze" eredi della

    grande tradizione romana. Il parallelo tra le lingue "romanze" e l'arte "romanica" nonsembra del tutto calzante. Il romanico non infatti, come potrebbe apparire dal

    significato letterale del termine, una semplice traduzione in "volgare" o elaborazione

    dell'arte romana, non un recupero della classicit dopo dei cosiddetti "secoli bui" alto-medievali, non sta al "romano" come all'"ellenistico" sta all'"ellenico". E' invece

    l'espressione di una societ del tutto diversa da quella dell'impero romano, una societ

    che si colloca storicamente nel momento della crisi del Sacro Romano Impero e del

    sistema feudale. Durante l'AltoMedioevo le difficolt di sopravvivenza e di instabilitpolitica determinarono una grave caduta economica, culturale e demografica. Alcune citt

    , come Carsulae, in Umbria, rasa al suolo dai Goti nel VI secolo, vengono abbandonate

    dalla popolazione in seguito alle distruzioni seguite. Finalmente con l'et di Carlo Magno,

    intorno al IX secolo stabilizzatosi il sistema politico feudale del Sacro Romano Impero, siassiste a una progressiva rinascita generale. La citt va via via riacquistando un ruolo

    preminente, fra la fine del primo e l'inizio del secondo millennio il cittadino, il borghesecon il suo lavoro, artigiano commerciale, accumula denaro, il denaro procura nuovo

    lavoro e quindi si moltiplica. Questo passaggio da un'economia agricola a una basata sul

    movimento del denaro porta alla crisi del sistema feudale. Nasce cos il "Comune"un'entit politica autosufficiente che si costituisce come "Citt-Stato", circondata da un

    territorio extraurbano pi o meno grande. Nell'arte che esprime questa societ comunale

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    la materia inerte e opaca non pi simbolo dell'assenza di luce cio di Dio, non pi

    peccato, anzi l'uomo si rende degno di Dio lavorando quella materia. A partire dal nono

    secolo si modifica la concezione artistica europea passando dall'astrattismo allaconcretezza popolare legata al lavoro giornaliero. Per conseguenza sia l'arte dei secoli IX

    e X sia quella dei secoli XI e XII non nascondono la materia ma la evidenziano: le opere

    sono create dall'uomo per l'uomo, a dimensione umana, comprensibili, quasi tangibili. E'anche a partire dal XI secolo che si rinnova e si intensifica l'interesse per lo studio. In un

    primo momento, per l'impulso di Carlo Magno, sono le abbazie che si fanno veicolo di

    diffusione culturale. Pi tardi, dal XII secolo, si aprono, in coincidenza con il sorgeredelle autonomie comunali, le prime universit che trasmettono la cultura al di fuori dei

    conventi, laicamente a studenti che provengono da ogni parte. Sembrerebbe pi

    appropriato parlare di arte dell'et comunale piuttosto che di "romanica", ma non del

    tutto corretto dato che non dappertutto, infatti, si afferma il libero comune.Nell'impossibilit di trovare una definizione pi esatta, meglio dunque conservare

    quella tradizionale purch non la si intenda alla lettera. La citt romanica si sviluppa per

    lo pi nel luogo stesso ove gi esisteva il centro abitato romano. Ne conserva il tracciato,

    ma lo trasforma liberamente, a seconda delle esigenze senza obbedire ad un pianoordinato. La chiesa (cattedrale o parrocchiale) non soltanto la casa di Dio, ma al tempo

    stesso il luogo di incontro per la collettivit come lo era ad esempio a Firenze la chiesa diSan Piero Scheraggio.

    Architettura romanica lombarda

    In Lombardia in modo particolare il romanico si afferma precocemente. Ne vediamo

    precorrimenti nell'abside di Sant'Ambrogio e in San Vincenzo al Prato di Milano o in San

    Pietro di Agliate. La Lombardia, per la sua posizione geografica ha stretto contatti conl'Europa settentrionale e al tempo stesso la pone in prima linea nella lotta contro

    l'imperatore. Al centro di questa lotta Milano, uno dei comuni pi attivi nel lavoro e nelcommercio della Lombardia. Addirittura un cronista tedesco del XII secolo che narra legesta dell'imperatore Federico elogia Milano come citt illustre. Per queste ragioni la

    basilica milanese di Sant'Ambrogio esprime meglio di altre il significato dell'arte

    comunale. L'edificio sorge nel luogo di una precedente basilica della quale rispettascrupolosamente la pianta: tre navate absidate senza transetto con quadriportico

    antistante. Il quadriportico ha perso la sua funzione iniziale non dovendo pi accogliere

    masse di catecumeni perch tutti vengono battezzati alla nascita. La permanenza dell'atrio

    in Sant'Ambrogio non per una meccanica riproduzione dell'antico schema basilicale. Ilquadriportico assume un ruolo nuovo: il luogo scoperto dove i cittadini si riuniscono

    per discutere i loro problemi, come in una piazza. Tutte le membrane del portico sono

    evidenti: le arcate, disegnate dalla doppia ghiera, le cornici sostenute da archetti pensili, ipilastri fiancheggiati da semicolonne e le sottili lesene. A questa chiara individuazione di

    ogni parte concorre la luce, che giungendo obliqua dall'alto, colpisce le sporgenze

    lasciando in ombra le rientranze. La facciata a due spioventi, detta "a capanna", larga,bassa, tipicamente lombarda. Le arcate della loggi a superiore seguono l'andamento

    degli spioventi del tetto, alleggerendo la gravit della facciata. Varcato l'ingresso in

    Sant'Ambrogio., sono visibili tre zone: le navate e i matronei, dove sostano i fedeli; lacripta dove stanno le sacre reliquie dei santi e il coro, sopra la cripta, dove i monaci

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    cantano gli inni in lode a Dio. L'interno della basilica ha misure pari a quelle del

    quadriportico. C' una perfetta corrispondenza fra esterno ed interno e fra le varie parti

    dell'interno. Il rapporto di larghezza fra navata maggiore e minore, da due a uno, ciriporta alla tradizione, ma la concezione profondamente diversa. Nell'architettura dei

    primi secoli cristiani lo spazio unitario e l'impianto prospettico conduce direttamente

    verso l'altare. Qui, invece, tutto suddiviso in settori, umano, concreto. L'elemento piappariscente la sostituzione della tradizionale copertura con la volta a crociera in pietra

    e cotto. E' possibile, come stato detto, che l'architettura romanica giunga a questa

    soluzione per evitare il pericolo di incendi anche se la spiegazione giustifica perchquesta soluzione non fosse gi stata adottata precedentemente. Perci, rispetto alla

    crociera romana, i costolari romanici si staccano maggiormente dalle "vele", rendendo

    pi evidente la loro funzione portante. Per la stessa ragione sono individuati e rilevati

    anche i quattro archi e i sei pilastrini verticali che sostengono gli uni e gli altri,accostandosi fra loro in modo da formare un "fascio di pilastri". Ai pilastri pi sporgenti,

    si alternano quelli delle navate laterali e del matroneo. L'architetto di Sant'Ambrogio

    rende comprensibile l'edificio mostrandone l'ossatura, ragionata secondo precisi calcoli

    statici. Con grande coerenza tutto concorre ad esprimere questa concezione: anche ilmateriale edilizio e l'illuminazione. Il materiale povero e locale: pietra, mattone,

    intonaco. Se la scelta era suggerita da ragioni economiche, vi sono almeno tre cause forsepi importante. Innanzitutto la chiesa costruita con lo stesso materiale che ha dato corpo

    all'intera citt di cui parte integrante. In secondo luogo la materia non pi considerata

    simbolo del peccato, ma del lavoro umano che la trae dalla natura. Infine lo stacco

    cromatico fra pietra e laterizio, fra pietra e intonaco, rende inequivocabili le rispettivefunzioni architettoniche: in pietra con l'eventuale alternanza del cotto le membrature di

    sostegno, in mattone o in intonaco le parti prive di impegno statico. In Sant'Ambrogio

    non c' posto per finestre sopra degli archi e il matroneo, affacciandosi sulla navataprincipale, occupa tutto lo spazio disponibile. La maggior fonte di illuminazione offerta

    dai finestroni della facciata. La luce percorre perci l'edificio longitudinalmente, illumina

    la faccia anteriore e lascia in ombra quella posteriore delle sporgenze, accentuano ilrisalto con effetti assai analoghi a quelli riscontrati nel quadriportico. L'illuminazione

    dunque funzionale a tutta la concezione della basilica ambrosiana. Non la contraddice

    neppure la luce spiovente dalle finestre del tiburio, che resta limitata al cerchiosottostante. Nella chiesa romanica la luce scarsa e contrastata, non divina, umana.

    Ogni campata un organismo autosufficiente: le membrature che la costituiscono sono

    indispensabili staticamente, al tempo stesso, definiscono la forma. L'ambiente totale non

    perci unitario, risulta invece dalla somma delle singole campate, ed misurabile: laragione umana che si disperde quando gli spazi sono troppo ampi, riesce a dominarli se

    pu suddividerli in spazi uguali. E' questa la ragione che modifica anche l'antica

    concezione prospettica. La Basilica ambrosiana assomma in s tutte le caratteristichedell'architettura romanica: riprende infatti la tradizione ma esprime la volont concorde di

    una nuova societ che si riconosce collettivamente nelle istituzioni comunali. Questo non

    significa che l'architettura romanica italiana si esaurisca con la Basilica di S. Ambrogio.A Pavia la chiesa di S. Michele riprende nell'interno l'impostazione di S. Ambrogio, ma

    molto pi snella; mentre la basilica milanese vive soprattutto nell'equilibrata e plastica

    distribuzione delle forze strutturali interne, questo ha il suo momento culminante nella

    grande facciata monofastigrata, una bella pietra color ocra, tripartita verticalmente da alti

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    pilastrini in corrispondenza con la divisione interna delle navate, traforata da portali

    profondamente strombati e da finestrelle bifore, monofore e circolari, decorata da fasce

    scolpite sovrapposte, e percorsa, in alto da loggette che seguono gli spioventi del tetto 'acapanna'. Queste loggette diventano tipiche dell'architettura preromanica e padana,

    animando le superfici delle facciate. Qualche somiglianza con S. Michele hanno altre

    chiese pavesi, come S. Teodoro e S. Pietro un cielo aureo. A Como ,S. Abbondio acinque navate presenta all'esterno due tori gemelli che affiancano la zona absidale

    secondo una soluzione, eccezionale in Italia ma comune in Germania. E' presente anche

    un verticalismo dell'interno, raro in Italia, comunque dei paesi settentrionali. Con questonon si vuol dire che l'architettura lombarda deriva da quella tedesca, ne si potrebbe

    affermare che siano gli artefici germanici a imitare quelli italiani. Gli uni e gli altri, li

    inseriscono in contesti totalmente differenti. Questi contatti confermano invece la

    circolarit della cultura europea e l'impossibilit di attribuire agli uni o agli altri eventualipriorit. Le precedenze nell'attuazione di un certo tipo di soluzione sono fittizie e spesso

    destinate ad essere smentite da studi successivi. Le novit vengono adattate quasi

    contemporaneamente ovunque perch sono il frutto di uno sforzo collettivo. Ne si devono

    considerare estero, rispetto a quelle che oggi l'Italia, le attuali Germania o Francia ecc.almeno non pi di quanto lo fossero allora, per esempio, Milano rispetto a Venezia,

    oFirenze rispetto a Pisa. Il concetto di nazione solo di origine romantica, come l'ideadella divisione dell'arte italiana da quella straniera e la ricerca nazionalistica di eventuali

    priorit.

    Indice

    4. Siena

    Lo sviluppo delle citt.

    Una parte della nuova popolazione, che non trova lavoro in campagna, si raccoglie nelle

    citt: cresce cos la massa degli artigiani e dei mercanti, che vivono ai margini

    dell'organizzazione feudale. La citt fortificata dell'alto medioevo, a cui si addice il nome

    romano di borgo, troppo piccola per accoglierli, si formano dunque davanti alle portealtri insediamenti, che si chiamano sobborghi e che presto diventano pi grandi del

    nucleo originario. E' necessario costruire una nuova cinta di mura, che include i

    sobborghi e gli altri insediamenti fuori dal vecchio recinto. La nuova citt cos continua acrescere nello stesso modo, e costruisce altre cinta di mura sempre pi ampie. In questa

    citt la popolazione artigiana e mercantile, la borghesia, fin dall'inizio in maggioranza e

    pretende di sottrarsi al sistema feudale, e di assicurarsi le condizioni per la sua attiviteconomica: la libert personale, l'autonomia giudiziaria, l'autonomia amministrativa, un

    sistema di tasse proporzionali al reddito e destinate a opere di utilit pubblica. La nuova

    organizzazione sorge all'inizio come associazione privata, poi si scontra con i vescovi e i

    principi feudali, e diventa un potere pubblico: nasce il comune, cio uno stato con la

    http://www.liceoquadri.it/cittamed/citta_med.htm#ex0%23ex0http://www.liceoquadri.it/cittamed/citta_med.htm#ex0%23ex0
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    legge propria, superiore alle prerogative delle persone e dei gruppi, sebbene rispettosa dei

    privilegi economici. Accanto al potere civile, il potere religioso dei vescovi e degli ordini

    monastici hanno ugualmente sede in citt. Come arbitro fra i conflitti dei corpi politici edelle classi viene chiamato in certi casi un magistrato forestiero, il podest. La citt-stato

    medievale dipende dalla campagna per i rifornimenti di viveri, e controlla infatti un

    territorio, ma non concede parit di diritti agli abitanti della campagna. Resta una cittchiusa: i suoi rapporti economici e politici possono essere estesi in scala nazionale o

    mondiale, ma la sua politica resta guidata dagli interessi ristretti della popolazione

    urbana. Anche questa popolazione non un corpo unitario, la classe dominanterappresentata nei consigli si ampia progressivamente, ma non arriva a comprendere i

    lavoratori salariati; quando questi scendono in lotta per il potere il governo cade in mano

    a un gruppo di famiglie aristocratiche o ad una sola famiglia: dal comune si forma poi la

    signoria.

    La colonizzazione del territorio agricolo

    Lo sviluppo delle citt promuove e affretta i cambiamenti nella campagna. La cittmercantile importa viveri e materie prime ed esporta i prodotti dell'industria e del

    commercio. La campagna deve aumentare la produzione agricola: colonizzare nuoveterre e sfruttare pi razionalmente quelle gi coltivate. L'antica organizzazione delle corti

    non adatta a questi compiti anzi messa in crisi perch si basa su un'economia

    autosufficiente; le corti ospitano ora un numero crescente di lavoratori liberi, venuti dafuori, e i proprietari fondano per loro le citt nuove, nei terreni liberi ancora da bonificare

    e coltivare. Sebbene istituite dai proprietari delle corti, le citt nuove non riproducono la

    stessa organizzazione: garantiscono la libert personale dei lavoratori, hanno un governo

    autonomo e sono amministrate da un magistrato eletto. Imitano l'organizzazionemunicipali delle citt-stato, anche se restano soggette alla legge feudale nel campo

    politico e giudiziario. Le citt medievali hanno tutte le forme possibili, e si adattanoliberamente a tutte le circostanze storiche e geografiche. Si possono elencare alcunicaratteri generali, da mettere in relazione con quelli politici ed economici descritti in

    precedenza. Le citt medievali hanno una rete stradale non meno irregolare di quella delle

    citt musulmane. Per le strade sono organizzate in modo da formare uno spazio unitario,in cui sempre possibile orientarsi. Le strade non sono tutte uguali ma esiste una

    gradazione continua di arterie principali e secondarie, che sono solo semplici passaggi:

    tutte le altre si prestano a vari usi: al transito, alla sosta, al commercio, alle riunioni. Le

    case, a pi piani, si aprono verso lo spazio pubblico e hanno una facciata che contribuiscea formare l'ambiante della strada o della piazza. Gli spazi pubblici e privati non formano

    dunque zone contigue e separate come nella citt antica: esiste uno spazio pubblico

    comune, complesso e unitario, che si dirama in tutta la citt e in cui si presentano tutti gliedifici pubblici e privati, con i loro eventuali spazi interni. Questo nuovo equilibrio fra i

    due spazi dipende dal compromesso fra la legge pubblica e gli interessi privati. Infatti gli

    statuti comunali regolano i punti di contatto fra lo spazio pubblico e gli edifici privati, ele zone in cui i due interessi si sovrappongono, come le sporgenze delle case. Una citt

    abbastanza grande non ha mai un centro solo: ha un centro religioso, uno civile, uno o pi

    commerciali con le logge e i palazzi delle associazioni mercantili. Queste zone possonoessere in parte sovrapposte, ma la contrapposizione fra il potere civile e religioso

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    sempre pi o meno marcata. Ogni citt divisa in quartieri, che hanno la loro fisionomia

    individuale, i loro simboli e spesso anche la loro organizzazione politica. Nel secolo XIII,

    quando le citt diventano pi grandi, si formano nei quartieri periferici alcuni centrisecondari: sono i conventi dei nuovi ordini religiosi con le loro chiese e le loro piazze.

    La torre del mangia

    La torre situata in una posizione dominante sulla citt. Il suo nome deriva da Giovanni

    Di Duccio detto "Mangiaguadagni" o semplicemente "Mangia" che fu uno dei primiincaricati del comune di suonare le campane. La canna in mattoni fu innalzata dai fratelli

    aretini Minuccio Di Rinaldo e Francesco Naldi, sotto la direzione di Giovanni D'Agostino

    (1338-1348). Dopo una sottilissima cornice si innalza il primo coronamento in travertino,

    che reca due stemmi del comune con al centro il leone rampante, quindi la cellacampanaria eseguita su disegno di Lippo Memmi (1341). La grande campana fu fusa nel

    1665 e chiamata dai senesi Campanone o Sunto, perch benedetta col nome di Maria

    Assunto. La sommit della torre, alta 88 metri fino agli ultimi merli e 102 fino alla punta

    del parafulmine, e alla quale si accede attraverso il Cortile del Podest. La torre unedificio senese: famoso per la sua intrinseca bellezza e per ci che esso rappresenta

    nell'unit architettonica della piazza. Quest'ultima costituisce la pi alta testimonianzadella prodigiosa fioritura artistica e culturale raggiunta nell'et dei Comuni, entro la

    cornice superba degli eleganti palazzi trecenteschi.

    Il palazzo pubblico

    All'interno del palazzo pubblico si presenta la Sala del Mappamondo, cos chiamata da

    una mappa dipinta nel XIV secolo da Ambrogio Lorenzetti ed oggi perduta. Sulle paretidei lati minori vi sono i due grandiosi affreschi della Maest e del Guidoriccio da

    Fogliano entrambi opere di Simone Martini. Sopra le arcate che danno adito alla Cappellae al vestibolo si trovano affreschi e a monocromo e sui pilastri sono le immagini di Santie Beati senesi. Simona Martini dipinse la Maest nel 1315, ma solo sei anni pi tardi

    dovette restaurare l'affresco perch rovinato dall'umidit. Sotto un baldacchino portato da

    otto apostoli siede in trono la Madonna col Bambino, circondata da angeli, santi e altriapostoli, mentre una larga fascia di venti medaglioni con figure di Cristo, profeti ed

    evangelisti incornicia la composizione; in basso, al centro, una figura a due facce

    rappresenta l'antica e la nuova legge e una medaglia riproduce il sigillo della repubblica.Nella parte opposta, in alto, si trova l'altro affresco di Simone Martini, raffigurante

    Guidoriccio da Fogliano vittorioso sui Castelli di Montemassi e Sassoforte di Maremma,

    che si erano ribellati a Siena nel 1328. L'opera, compiuta nel 1329, faceva parte di una

    serie di rappresentazioni dei Castelli caduti sotto la podest della Repubblica senese, oggiperdute. Domina al centro l'immagine del condottiero che immerso nel fasto

    dell'abbigliamento di parata, altero e silenzioso si reca in passeggiata trionfale verso i

    castelli conquistati.

    Sala della pace o dei nove

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    La sala cos chiamata perch sede del Governo dei Nove, questa sala ospita il pi

    famoso ciclo di affreschi profani di tutta la pittura senese, opera di Ambrogio Lorenzetti

    (Siena, notizie 1319-1348?), dipinto tra il 1337 e il 1339. La grande rappresentazione diargomento politico, didascalico e morale si compone in tre parti: "Gli Effetti del Buon

    Governo in citt e nel contado", "L'Allegoria del Buon Governo" e "l'Allegoria e gli

    effetti del Cattivo Governo".

    Cappella

    Adiacenti alla Sala del Mappamondo si trova una sontuosa cappella, chiusa da un

    elegante cancello di ferro battuto e stagnato, disegnato probabilmente da Jacomo della

    Quercia ed eseguito nel 1437 dai senesi Giacomo di Vita e da suo figlio Giovanni.

    Sovrasta l'altare in marmo del Marrina una bellissima tavola del Sodoma con la "SacraFamiglia e San Leonardo", mentre le volte delle pareti della cappella recano affreschi di

    Taddeo di Bartolo, compiuti intorno al 1407 e rappresentanti gli Evangelisti, Dottori della

    Chiesa, vari profeti e storie della vita della vergine. Lungo le pareti della cappella si

    ammira un coro ligneo di ventuno stalli, che recano sulle spalliere altrettanti pannelli adintarsio illustrati gli articoli del Credo. Opera di Domenico di Niccol eseguita tra il 1415

    e il 1428.

    Sala di balia

    Questa sala, divisa in due sezioni da un arco, prende il nome dal Collegio dei Magistrati

    di Balia interamente ricoperta di affreschi. Le volte, fino alle cornici, furono affrescate

    nel 1407-1408 da pittore senese Martino di Bartolomeo che suddivise il soffitto in sedici

    vele triangolari e vi ritrasse, in ognuna, una Virt a mezzo busto. L'arco che attraversa lasala ospita le figure dei Quattro Evangelisti e sei busti di Imperatori e guerrieri, mentre

    sui pilastri si trovano altre figure minori di Virt. Sulle pareti e nelle lunette sopral'arcone si svolge invece un'ampio ciclo di affreschi eseguiti nel 1408 da Spinello di Lucada Arezzo, detto l'Aratino, (1346-1410), e raffiguranti le gesta del pontefice Alessandro

    III, appartenente alla famiglia senese dei Bandinelli animatore della Lega Lombarda e

    vincitore di Federico Barbarossa. Dalla Sala di Balia, attraverso uno scalone, si pu salirealla grande Loggia, aperta su quattro pilastri, dove sono conservati gli avanzi del Fonte

    Gaia del senese Jacomo della Quercia.

    Sala dei pilastri

    I due preziosi scomparti di predella raffiguranti :"San Bernardino che predica nel

    Campo", "la miracolosa liberazione di Genuzia dal demonio durante le esequie di SanBernardino", furono portati nel Palazzo Pubblico dalla Galleria dell'Accademia durante la

    prima met dell'Ottocento e sono oggi conservati nella Sala dei Pilastri che si apre di

    fronte a quella della Pace. Ne autore Neroccio di Bartolomeo Landi (1447-1500).

    Simone martini

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    La maest rappresenta la prima opera conosciuta dell'autore, dipinta direttamente

    all'interno del Palazzo dove aveva sede il governo della repubblica per rendere pi

    manifesta la simbiosi fra citt e chiesa. L'idea generale dell'opera deriva dalla Maest delDuomo: la forma rettangolare nel senso della latitudine e la disposizione centrale della

    Madonna con ai lati le schiere celesti. Tutt'intorno una fascia (decorata con tondi, dai

    quali si affacciano busti di santi e di figure allegoriche) che funge da cornice. E' larga,proporzionata alla vasta superficie dipinta. Lo spazio concepito con un accenno alla

    profondit : a questo scopo la stessa piccola dentellatura che orla il bordo interno della

    cornice posta in prospettiva, ed in prospettiva sono collocati anche il baldacchino, iltrono, le figure. La nota dominante un'astratta, nobile malinconia, espressa non soltanto

    dai volti ma anche, e soprattutto, dalla linea. Dopo il 1317, a Napoli, Simone dipinge per

    il re Roberto d'Angi la tavola con Ludovico di Tolosa. L'intento del committente

    politico. Ludovica d'Angi nel 1296 aveva rinunciato al regno di Sicilia, a favore delfratello Roberto, per prendere i voti religiosi nell'ordine francescano. L'ascesa al trono

    aveva per suscitato molte polemiche: si era giunti persino ad accusare il nuovo re di

    usurpazione. Il quadro vuole dimostrare la piena legittimit del successone : il santo

    vescovo di Tolosa, ricevendo dagli angeli la corona celeste, passa quella terrena delfratello, inginocchiato al suo lato in guisa di committente. Forse tra il 1324 e il 1326

    Simone affresca " Storie della vita di San Martino " nella Basilica inferiore di SanFrancesco ad Assisi. Nella "Rinuncia alle armi" il pittore narra il momento in cui Martino

    abbandona la vita militare e decide di affrontare il nemico amato con la sola croce. Il

    fatto ambientato in un luogo rupestre, davanti all'accampamento romano, mentre sullo

    sfondo si intravedono gli avversari. Le rocce fungono da "quinte" teatrali e dividono i duecampi. Lo spazio privo di consistenza, la montagne si arrotondano dolcemente, i

    personaggi appaiono quasi trasognati. Nel 1328 il condottiero Guidoriccio da Fogliano

    conquista per la repubblica di Siena i castelli maremmani di Montemassi e Sassoforte. Ilgoverno dette incarico a Simone Martini di celebrare l'episodio affrescandolo su una

    parete della "Sala del consiglio " nel Palazzo Pubblico di fronte alla Maest. E' persino

    possibile che Simone Martini si sia recato appositamente in Maremma per conosceredirettamente i luoghi dell'evento bellico, come far nel 1331 quando, dovendo dipingere

    altri castelli, soggiorner nelle zona da ritrarre " chon uno cavallo e uno fante ", per

    incarico del governo. Il paesaggio, stagliato contro l'azzurro, vuoto di uomini, avvoltoda un silenzio innaturale. Solo Guidoriccio passa, sognante, sul suo cavallo bianco. Ma

    non fa parte del luogo, non vive in esso : soltanto uno zoccolo del cavalo poggia in terra,

    l'altro sul bordo della cornice. Uomo e animale sono soprammessi. Su tutto domina il

    tono poetico, cavalleresco, leggendario, e il rapporto netto dei colori giustapposti.

    L'opera pi nota di Simone Martini "l'Annunciazione" .

    Gli studiosi hanno rilevato in questa opera il rapporto spaziale che "unisce l'angelo

    avanzato in primo piano alla vergine arretrata", aggiungendo che " entro questo spazio si

    dispongono su diversi piani di profondit il ramo d'olivo, gli steli di gigli, non a casoleggermente inclinato verso la Vergine, il bracciolo del trono. Quale linea indicatrice di

    profondit dell'angelo alla Vergine si pone la scritta elegantissima " (Gozzoli). C' in

    Simone Martini una continua trasposizione del reale nell'ideale che conferisce alle suefigure un aristocratico distacco dalla concretezza. Ad Avignone il poeta muore nel 1344.

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    La sua presenza nella citt provenzale di fondamentale importanza per gli ulteriori

    sviluppi del gotico in Francia. Non bisogna dimenticare che dal 1309 al 1376 Avignone

    sede della corte papale e perci capitale del cristianesimo. Se si chiamato SimoneMartini a dipingere nella cattedrale di un luogo cos importante , certo perch la sua

    sensibilit consona alla cultura gotica francese, che a sua volta ne trae spunto per

    accentuare il linearismo, la bellezza cromatica, la grazia, giungendo talvolta all'eleganzaastenuata, fino a se stessa che, pur partendo, lontana dall'intimo e commosso lirismo del

    grande pittore senese.

    L'archittettura a siena

    In Toscana nasce, fra Duecento e Trecento, un'altra grande "civilt" figurativa, quella di

    senese. Siena la "Civilt del colore", della linea elegante, della raffinatezza decorativa.

    Il palazzo pubblico

    Il palazzo pubblico sorge sulla Piazza del Campo; di questa piazza occupa il latoinferiore, quasi collocandosi al centro della corda di un arco. L'edificio si compone di tre

    corpi : uno centrale pi alto, i laterali, pi bassi, disposti ad angolo ottuso. Tutto sialleggerisce elegantemente per le continue aperture, da quelle del piano terreno con il

    caratteristico arco "sbarrato" senese, alle fragili trifore dei piani superiori. Ma ci che

    domina, come in tutta l'arte senese, la raffigurazione "giustapposizione" dei colori.

    Il duomo

    Nel punto pi elevato della citt, gi nel XII secolo, si era cominciato a costruire il

    "Duomo", in forme romaniche .Nell'interno, a tre navate, con crociere su pilastri

    "polistili", predomina la decorazione a fase dcrome orizzontali. La facciata, progettata daGiovani Pisano, stata iniziata da lui nella parte inferiore (1284-1296) con tre profondiportali, nicchie e statue. Nel 1339 si mut radicalmente il progetto, pensando di

    trasformare l'edificio, gi costruito, nel transetto di una nuova immensa cattedrale, che si

    sarebbe disposta perpendicolarmente alla vecchia. Al " Duomo nuovo " iniziato da Landodi Pietro, si lavor per pochi anni. Poi (1357) ci si rese conto della fragilit di ci che era

    stato edificato. Si decise perci di rinunciare al progetto, si demolirono le parti

    pericolanti, si complet il vecchio Duomo. Di quello nuovo restano ancora ruderigrandiosi, sufficienti a farci intuire la vastit e lo slancio che avrebbe avuto la Cattedrale.

    Museo dell'opera del duomo

    Il Museo dell'Opera ha sede nelle prime tre arcate della navata destra del Duomo Nuovo.

    Costituito nel 1870 e in seguito pi volte rinnovato, comprende opere d'arte create per

    l'abbellimento della Cattedrale e in seguito trasferite nel Museo. La raccolta comprende:oggetti in bronzo, in legno e in terracotta, oreficerie, ricami e miniature, tutte opere di

    inimitabile valore artistico che fanno di questo museo uno dei pi ricchi e importanti

    d'Italia. Si trovano in esso alcuni famosi capolavori dell'arte senese e toscana eseguiti daSimone Martini e Pietro Lorenzetti, oltre ai due complessi che costituiscono la gloria di

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    Siena e una delle pi alte espressioni d'arte del mondo intero: le statue scolpite da

    Giovanni Pisano per la facciata del Duomo e la Maest di Duccio di Buoninsegna. Al

    piano terra si trovano, tra numerose altre opere, frammenti di architetture e sculture dellafacciata e dell'ingresso del Duomo: plutei marmorei della scuola del Pisano, un fronte di

    sarcofago romano dell'et imperiale. Lungo le pareti sono le dieci statue scolpite da G.

    Pisano ( Maria di Mos forse la pi bella delle dieci statue ) e rimosse dalla facciata delDuomo a partire dalla seconda met del secolo scorso. Al primo piano si trova la Sala di

    Duccio, cos chiamata dalla grandiosa e celeberrima Maest in essa conservata.

    All'ultimo piano si trovano una sceltissima pinacoteca e il Saloncino dei Conversari.

    Maest di Duccio

    La grandiosa pala della Maest il capolavoro di Duccio di Buoninsegna, il primo grandepittore senese. Con la Maest egli conclude l'esperienza pittorica del '200 e si proietta gi

    nel nuovo secolo, tanto che dipender da lui la grande fioritura della scuola trecentesca

    senese. Concepita come omaggio alla madre di Dio, alla quale la citt era particolarmente

    devota dopo la vittoria di Montaperti (1260), il monumentale dipinto, affidato all'artista il9 ottobre 1308 e compiuto in circa tre anni, era stata fatta per ornare l'altare maggiore del

    Duomo, dove fu posto il 9 giugno 1311 e da cui fu rimosso due secoli pi tardi. In seguitofu trasferito nel 1878 al Museo dell'Opera. Esso reca sulla faccia anteriore la Madonna in

    Trono con il Bambino tra due serrate schiere di angeli e santi in adorazione. Nella faccia

    posteriore, posta di fronte alla Maest, divisa in 26 scomparti, sono illustrati episodi dellaPassione di Cristo, separati da una larga fascia mediana che segna una pausa tra le prime

    scene, nell'ordine inferiore, e le ultime, nell'ordine superiore. La grande pala era, in

    origine, ornata di una predella, con Storie dell'Infanzia di Cristo e della Vita Pubblica, e

    di un fastigio gotico comprendente 16 pannelli con Episodi della Vita della Madonna e diCristo Risorto.

    Duccio di Buoninsegna

    Duccio di Buoninsegna (Siena, 1260-1318) il primo dei grandi pittori senesi. Dopo le

    prime esperienze in patria, Duccio riceve, nel 1285, dalla Confraternita dei Laudensi diSanta Maria Novella a Firenze, l'incarico di dipingere una grande tavola raffigurante la

    Madonna, oggi identificata con quella detta Rucellai. Il trono, in prospettiva obliqua

    invece che centrale, fragile, traforato, come se nel legno si aprissero finestrelle gotichebifore e trifore, e la spalliera rivestita da un magnifico drappo, ornato con crocette, e

    bordato, in alto, da un gallone d'oro. Gli angeli sono scalati in profondit: gli inferiori

    poggiati davanti alla predella del trono, gli intermedi ai lati, mentre i superiori, un po'

    arretrati, toccano lo schienale. Tuttavia il loro stagliarsi sul fondo dorato, la disposizionesimmetrica, l'assenza di appoggio per quelli che stanno pi in alto, tutto contribuisce a

    eliminare la sensazione di spazialit, facendoli apparire sovrapposti su un unico piano,

    anche se ciascuno ha una propria corposit. Anche nel Bambino c' un accenno diesistenza concreta, che invece manca nel corpo della Madonna, completamente nascosto

    dal manto blu. Il manto della Madonna vive per la qualit del colore, disteso in superficie

    percorso dalla linea dorata dell'orlo, linea continua, mossa da curve e controcurve, privadi ogni rigore geometrico. Nella tavoletta con la Madonna dei Francescani gli accenti

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    senesi si fanno prevalenti. Anche qui il trono, in prospettiva obliqua, simbolo di una

    forma concreta. Ma su di esso la Madonna, distesa obliquamente, sembra quasi non

    sedere, offrendo un vasto campo azzurro bidimensionale, percorso dagli arabeschidell'orlo del manto, la cui linea si fatta sottile, acuta, come quella che circonda il corpo,

    che viene disposto in modo tale da non interrompere la continuit melodica, al punto che

    la mano destra della Vergine ne riprende l'andamento e lo trasmette alla parte inferiore.Lo schienale, sopra il quale si affacciano gli angeli, ornato da un gallone dorato

    ondulato ed formato da un parametro a formelle quadrate con croci.

    Nativit della vergine

    Nella fase pi tarda delle sue attivit, Pietro Lorenzetti accentua il significato spaziale.

    Nella Nativit della Vergine, le mattonelle del pavimento indicano le principali lineeprospettiche convergenti verso il fondo, coerentemente con la disposizione della volte a

    crociera, con lo scorcio dell'intradosso delle finestre romboidali e con il disegno

    quadrettato della coperta.

    Ambrogio Lorenzetti

    La prima opera (1319) di Ambrogio Lorenzetti una Madonna col Bambino dipinta per

    la chiesa di Vico l'Abate. Ambrogio, pur essendo senese, opera a Firenze, dove la sua

    presenza documentata e dove deve aver vissuto. La Madonna di Vico l'Abate ha unimpianto monumentale. Vi la larghezza di superfici delineate nettamente e rivestite dia

    colori, e vi una ieratica frontalit che sembra riallacciarsi piuttosto alle icone bizantine.

    Contrasta con la rigidezza della madre e con la fissit dei suoi occhi, la vivacit del figlio

    che, se non fosse per l'aureola, sembrerebbe un qualsiasi bambino. Questa interpretazionepsicologica moderna ed gotica. La scena vivacizzata anche dalla mobilit della linea

    che disegna Ges e dalle tarsie dei colori brillanti. Non si pu tacere l'importanzadell'accenno spaziale nel pavimento e nel sedile, visti dall'alto. Fra le molte opere delpittore, la pi vasta e impegnativa costituito dagli affreschi dipinti nella Sala dei Nove

    (cos chiamata perch sede del governo dei Nove) del Palazzo Pubblico di Siena, con le

    Allegorie del buono e del cattivo governo. Gli affreschi hanno contenuto politico. Da unlato la tirannia, guercia e cornuta, che, circondata dai vizi, calpesta la giustizia. Dall'altro

    lato il governo senese, giusto e pacifico. L'affresco con il Cattivo governo piuttosto

    rovinato e perci non facilmente leggibile. E' invece in discrete condizioni l'altra allegoriadipinta su due pareti attigue: Il Buon Governo e Le conseguenze del Buon Governo in

    citt e in campagna. Ambrogio ha rappresentato nella fascia superiore il Buon Governo

    nella persona di un vecchio saggio, vestito di bianco e nero (i colori dello stemma di

    Siena), seduto su un trono insieme alle virt civili, mentre a sinistra la Giustizia. Nellafascia inferiore sono i ventiquattro consiglieri, gruppi di soldati e di prigionieri. Senza

    stare ad esaminare tutti i dettagli, baster sottolineare che l'impostazione tomistica nel

    senso della socialit naturale dell'uomo e della preminenza, sul bene individuale, del benecollettivo. Il concetto espresso in un'iscrizione, la quale afferma che, dove regna la

    giustizia, gli animi uniti conducono al "Ben Comun". Dai due piatti della bilancia della

    Giustizia, due corde che, riunite nella mano della sottostante Concordia, scendonointrecciate ai ventiquattro consiglieri, i quali, tendedosi ad esse, si recano a rendere

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    omaggio al monarca, volendo indicare che tutti i cittadini hanno una volont unita nella

    ricerca del "Ben Comun", ossia sono concordes. L'allegorismo sembra invece scomparire

    nell'affresco con le Conseguenze del Buon Governo in citt e in campagna. Da un lato la citt pacifica e operosa, con le case, le torri e i palazzi merlati, i muratori sui palchi

    intenti a costruire, le botteghe aperte, la scuola, nobiluomini e gentildonne a cavallo,

    fanciulle che danzano in ronda tenendosi per mano, muli con la pesante soma, una donnache reca sulla testa una grande cesta carica, un pastore che spinge avanti il suo gregge,

    seguito dal cane. Dall'altro lato, al di l delle mura e della porta, la campagna,

    ordinatamente coltivata o brulla, animata da uomini e da bestie; dalla porta esconocavalieri che vanno a caccia, entrano contadini che recano il frutto dei campi; altri invece

    stanno lavorando: chi, in primo piano, dissoda il terreno, chi pi indietro, miete il grano

    con i falcetti o lo batte con il bastone doppio. La citt di Siena, rosseggiante di laterizi

    con il suo contado collinoso, visto dall'alto, a volo d'uccello, come in una mappadell'epoca. Ma non la documentazione della citt che interessa: al di l di una mera

    riproduzione della Siena contemporanea, emerge il significato della sua vitalit e

    tranquillit. Il culmine dello sviluppo socio-economico di una citt, ricca di movimento e

    di colori. L'affresco del Buon Governo il pi importante documento di pittura civilegotica. Ed forse la prima volta che si rappresenta in modo cos vasto e completo un

    panorama cittadino e campestre.

    Indice

    5. San Giminiano

    Le origini

    La storia di San Gimignano ha inizi lontani. Che in questa zona abitassero gli Etruschi

    fatto innegabile: la presenza di reperti archeologici (tombe e suppellettili) nell'attualecentro storico, in molte localit della campagna e nell'immediata periferia, ce lo

    conferma. E' evidente che, per quanto numerosi siano stati i ritrovamenti, essi non

    possono competere con quelli della vicina Volterra, la grande lucumonia alla cui ombra

    vivevano gli abitanti di questo territorio, i quali, seguendo la sorte dell'antica Velathri,finirono per diventare anch'essi romani. Il ricordo di praedia rustica (cio delle propriet

    rurali appartenute ai cittadini dell'Urbe) si conserva tuttora nei corredi funerari emersi

    dalle tombe di Monti, di Poggio alla Citt, di Sovestro (localit del distretto) e soprattuttonei toponimi (Racciano, Libbiano, Bibbiano, ossia fundus o podere di Orazio, di Livio, di

    Vibio). Sarebbe lecito supporre che anche il nome Geminiano indicasse una propriet

    della famiglia Geminia. Gli scavi, dunque, hanno messo il luce la presenza di nucleiabitati e di conseguenti necropoli lungo direttici viarie di comunicazione tra Volterra e le

    zone interne a nord e a sud (Monteriggioni, Barberino, Certaldo, Fiesole). Questa ipotesi

    di insediamenti lungo le vie di transito si ripresenta con maggiore evidenza anche

    nell'alto e basso Medioevo, dapprima in epoca longobarda e franca e, successivamente, in

    http://www.liceoquadri.it/cittamed/citta_med.htm#ex0%23ex0http://www.liceoquadri.it/cittamed/citta_med.htm#ex0%23ex0
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    et comunale: alla via Francigena infatti essa sar legata, per secoli, l'evoluzione politica,

    economica e culturale di questa citt e del suo distretto. Alla disgregazione dell'Impero

    romano, il nucleo abitato fu soggetto, come altri dell'antica Truscia, a subire invasioni esoprusi da parte di Ostrogoti e Bizantini soprattutto quando, nelle loro scorrerie lungo la

    penisola e nel corso delle loro interminabili guerre, essi devastavano campi e territori.

    Non fuor di luogo, quindi, ipotizzare che il luogo venisse abbandonato e che isopravvissuti a tante catastrofi fossero costretti a rifugiarsi altrove, in posti pi sicuri e

    riparati. Manca, in effetti, una lineare evoluzione delle forme abitative: dopo l'et a cui

    possiamo far risalire i reperti archeologici venuti alla luce in ordine sparso, non si hatraccia di continuit fino al X secolo.

    La toponomastica

    Anche la denominazione di questo luogo non stata sempre identica: si parla di un luogo

    chiamato Silvia, il cui nome, legato con molta approssimazione a fatti leggendari,

    potrebbe invece riferirsi al colle boscoso sul quale abit un'esigua comunit agricola, qui

    convenuta dal fondovalle per meglio difendere la propria incolumit, intorno al V-VIsecolo. La toponomastica ci viene nuovamente in soccorso: alcune vie portano tutt'oggi

    nomi evocanti aree boschive (Prunello, Piandornella, Quercecchio, i Mori,Corbizzo) enon da escludere che un "oppidum Silvianum" si affiancasse a un precedente "oppidum

    Geminianum" che ritroviamo poi preceduto da un "San" e trasformato quindi in San

    Gimignano. In che modo? Secondo la leggenda, il luogo avrebbe cambiato nuovamente ilproprio nome, allorch il santo vescovo di Modena, Geminiano, avrebbe salvato il borgo

    dalle onde barbariche. Ma altre tradizioni non mancano: appare difficile, per la totale

    assenza di documenti locali, appurare la verit. Tuttavia, sembrerebbe pi logico pensare

    che soltanto la devozione popolare verso quel vescovo, instancabile viaggiatore,dovunque accolto come pellegrino di salvezza, i cui miracoli e la cui fama potevano

    essere stati diffusi attraverso i racconti dei pii romei, sia stato elemento determinante pergiungere a dedicare questo nuovo oppidum al San Gimignano esistito intorno al V secolo.Se il mutamento del nome di questo agglomerato di case da Silvia in San Gimignano sia

    avvenuto sotto i Longobardi che, qui transitando, certamente vi posero stanza fin dal VI

    secolo (come ci confermano usi germanici tramandati per secoli, quali il rito di nozze ol'abitudine dei capi a sedersi per decidere sotto l'olmo, simbolo di concordia, che cresceva

    nell'attuale piazza della Cisterna, o alcuni nomi di persone, luoghi o cose di chiara

    tradizione longobarda conservatisi a lungo nelle nostre campagne), non ci dato sapere

    con certezza. Ci muoviamo nel buio. Ogni ipotesi potrebbe essere verificata solo sequalche documento ancora sconosciuto venisse un giorno alla luce. Ritorniamo dunque

    alla prima indicazione sicura. Il nome di San Gimignano appare ufficialmente nel 929; ci

    toglie ogni perplessit di privilegio accordato da Ugo di Toscana (uno dei tanti feudatarisalito alla ribalta politica dopo il crollo dell'Impero carolingio) ad Abelardo, vescovo di

    Volterra, al quale vengono riconosciuti tutti i diritti su un poggio "qui dicitur turris, prope

    Sancto Geminiano...".

    L'Alto Medioevo

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    L'esatta ubicazione di questo monte appare alquanto controversa, ma conviene accettare

    l'ipotesi per ora pi credibile che il poggio della Torre si identifichi con la zona di nord-

    est, dove il vescovo costru un castello con ponte levatoio per venirvi periodicamente adabitare e ad affermarvi il proprio privilegio di riscuotere il fodrum, termine con il quale i

    Longobardi indicavano tutte le prestazioni in natura, dal foraggio agli alloggi, dovute ai

    funzionari nel corso dei loro viaggi. Da questo castello (oggi penitenziario), ha inizio lavia detta del Castello che attraversa il paese in direzione est-ovest fino alle piazze e che si

    ricongiungeva un tempo, lungo il lato sinistro della chiesa, all'area di Montestaffoli, dove

    si tenevano i mercati. Il potere del vescovo su questo nucleo di case fu indiscusso percirca un secolo, ma non fu indenne dagli attacchi sferrati contro di esso dai feudatari del

    contado, fossero essi di origine italica o longobarda o franca, signori dei castelli di

    Pulicciano, Picchena, Montauto, Casaglia, Mucchio, Foci, e dai monaci delle molte badie

    del territorio le quali, fondate sulle propriet feudali, erano a esse legate da uno strettorapporto di dipendenza. L'ansia di questi vassalli (molti dei quali gi possedevano case

    nel pi antico abitato, tra il castello del vescovo e le propriet del longobardo Astulfulo in

    Montestaffoli, tagliato dalla strada pi frequentata del Medioevo) di sostituirsi all'autorit

    episcopale del borgo, trov favorevole appoggio nella ribellione di Volterra allo stessoallo stesso vescovo; rivolta che nel 1042 port quella citt all'elezione dei primi consoli.

    Anche se la lotta dei feudatari sangimignanesi contro il vescovo non si esaur in brevearco di tempo, tuttavia gi intorno al 1100 risulter un regime consolare che a lungo

    coesistette o combatt con il potere vescovile al quale talvolta si appoggi o che

    sconfess, a seconda dei vantaggi che ne avrebbe potuto ricavare.

    La fase comunale

    La lotta tra feudatari sangimignanesi e vescovo, fu sottolineata da quattro fasi alterne, maquesto non imped che, sul finire del XII secolo, nel nucleo abitato gi esistente, si

    verificassero ampliamenti, che nuove case in pietra sostituissero a molte delle capanne,che una vita comunitaria si svolgesse sulle tre plateae centrali, destinate rispettivamentealle taverne e alle locande, all'esercizio del potere politico e religioso e alle attivit

    economiche, e che a proteggerlo sorgesse il primo cerchio di mura. Ai primi ordinamenti

    consolari che avrebbero regolato la vita di quella nuova societ comunale si affiancaronoben presto tutte le iniziative diplomatiche tendenti a garantirsi alleanze e protezione

    contro occasionali avversari, nonch tutte le azioni belliche destinate ad affermare il

    predominio della nascente citt sul contado e la giurisdizione sui beni feudali sottratti ai

    conti, marchesi e gastaldi e assai spesso ai cattani. Intensificatasi nella prima met delXIII secolo la lotta con i comuni limitrofi, particolarmente con Volterra, aument

    l'afflusso di coloro che chiedevano asilo in questa citt. Prima del 1230, il Comune si era

    gi appropriato di aree oltre la prima cerchia e aveva concesso, con le clausole dai primistatuti del 1222, dall'Instrumentum franchezze murandi del 1215 e dal successivo

    Constituto del 1255, ospitalit ai richiedenti, permesso di costruire e diritto di

    cittadinanza: i nuovo borghi di San Giovanni e di San Matteo, vennero dopo alternevicende, definitivamente protetti nel 1262 dal secondo cerchio di mura. Potenza e

    ricchezza caratterizzarono la vita della citt per pi di due secoli: all'originaria

    aristocrazia feudale si era sostituita una borghesia attivissima e ingegnosa, favorita dalloscorrimento attraverso il castrum vetus e il castrum novum di quella rinomata arteria di

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    traffico, di cui parlavano gi alla fine del X secolo le memorie dell'arcivescovo Sigeric di

    Canterbury, che da Roma conduceva attraverso l'alto Lazio o la Toscana senese e pisana

    fino al passo di monte Barbone che oggi la Cisa. Tale passo detto anche MonsLongobardorum era l'unico controllato dagli stessi Longobardi e permetteva ai

    viaggiatori di avventurarsi nella pianura padana e poi oltralpe verso le grandi fiere della

    Champagne o delle Fiandre, mentre dopo la foce del Magra, lungo la costa, si potevaraggiungere il porto di Marsiglia e Avignone oppure il santuario di Compostella;

    procedendo a sud di Roma, si raggiungeva la Puglia e di l i porti d'Oriente o il Sepolcro

    di Gerusalemme. Un'arteria, quindi, che non fu solo portatrice di ricchezza, ma fu ancheportatrice di cultura, via di transito qual era per clerici vagantes e romei, istrioni e poeti,

    papi e cardinali, monaci, artisti e artigiani e gente diretta lontano o proveniente da

    altrettanto lontano. A tanto fermento dunque non potevano restare insensibili i

    governanti: fin dal 1270 il Comune di San Gimignano si era incaricato di contribuire alsalario dei maestri che nobili e mercanti avevano gi assunto per i propri figli, non solo

    "Terra bonis viris prosperetur", ma anche perch. destinati a succedere al padre negli

    affari, avessero scienza e conoscenze: sapessero cio di abaco, grammatica e diritto. Non

    trascurando gli elementi architettonici e artistici appresi direttamente nei lunghi viaggi, sidava ospitalit ai maestri lombardi e borgognoni, ai legnaioli, ai lavoratori della pietra, ai

    pittori: nel 1303, il Comune affidava ufficialmente a Memmo di Filippuccio la primapubblica "bottega d'arte". Il Comune, dunque, appariva ricco di iniziative e di mezzi: la

    sua economia agricola era gi specializzata nella coltura della vernaccia, del vin greco e

    del croco su tutto il territorio, valorizzato da una costante attenzione alla manutenzione

    delle strade, delle fonti e dei mulini; la sua economia mercantile veniva rafforzata dallapresenza nei centri di scambio interni e stranieri dei propri intraprendenti cittadini, i quali

    (proprietari di palazzi e di torri, di navi e di fondachi) non solo in Italia esportavano e

    importavano in collaborazione con gli artigiani e i produttori locali, riuniti nelle"Corporazioni delle Arti". A tanto vigore economico, tuttavia, spesso non corrispondeva

    altrettanta sicurezza politica: anche San Gimignano, come tutti gli altri Comuni di quel

    tempo, non risult quasi mai immune dalle risse fra fazioni opposte, fatta eccezione perquel periodo in cui furono visti sedere insieme sugli scranni al governo della citt guelfi e

    ghibellini. Inoltre la terribile peste del 1348, il successivo spopolamento sia del castrum

    vetus sia dei borghi cittadini, sia, con pi tragiche conseguenze, della campagna, cheindusse ad una inevitabile carestia, gettarono San Gimignano in una crisi economica-

    politica di tale portata che si ritenne opportuno ovviarvi con la definitiva, bench

    contrastata, sottomissione a Firenze avvenuta solo pochi anni pi tardi nel 1353. Coloro

    che si erano dimostrati favorevoli a tale decisione, ritenevano che Firenze, grandeComune in rapida espansione, potesse garantire protezione e sopravvivenza a un Comune

    come San Gimignano, che si era mantenuto fondamentalmente guelfo, anche se i traffici

    sangimignagnesi, grazie alla via Francigena e alla presenza del mare in quella zona, sierano orientato prevalentemente verso il territorio di Pisa. I fatti, tuttavia, smentirono ben

    presto questa fiducia.

    La fase fiorentina

    Costretta ad una dipendenza brutale, soggetta a gravami fiscali di ogni genere, a fornituredi cavalli, di alloggi, di truppe, obbligata a consistenti omaggi dei propri beni,

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    l'orgogliosa citt sub l'umiliazione di vedersi ridotta a semplice terra di contado, tanto

    pi che Firenze era riuscita ad avere il controllo anche dei traffici valdelsani, spostando il

    percorso della via Francigena sul fondovalle in conseguenza della bonifica della pianadell'Elsa, che consentiva un itinerario meno tortuoso e pi rapido, al riparo da ogni

    sorpresa e da possibili attacchi, poich tutta la Toscana centro-settentrionale si avviava a

    diventare dominio fiorentino. Emarginata dalla pi transitiva via di comunicazione, SanGimignano perse ogni importanza e i secoli d'oro della sua storia si trasformarono in

    secoli bui. Solo chiese e conventi, che beneficiarono dell'eredit talvolta cospicue lasciate

    da chi, rimasto senza eredi, pensava ormai esclusivamente a salvare la propria anima,davano con la loro presenza una fisionomia del tutta particolare alla citt, scivolata in una

    desolata rassegnazione di fronte agli eventi. All'arte senese, che aveva caratterizzato il

    13 e 14 secolo, all'architettura pisana e lucchese, si era sostituita, di pari passo con la

    soggezione a Firenze, l'arte rinascimentale. La seconda fioritura della citt fu, infatti,soltanto artistica. Esclusivamente in tale settore si qualificarono i conventi e le chiese

    che, pur lasciando ai posteri pregevoli testimonianze d'arte, non riuscivano d'altra parte a

    rendere produttive le propriet fondiarie di cui erano venuti in possesso. Dove la vita

    politica ed economica era morta, nacque la vita culturale: accademie, biblioteche, tenzoniletterarie, dotta erudizione, studi umanistici e scuole. Ma nient'altro. Eppure, quella che

    allora sembr, giustamente, una sventura, si in fin dei conti trasformata in fortuna: checosa sarebbe oggi San Gimignano, se il Comune non avesse subito quel tracollo?

    Probabilmente un paese come i tanti, dove restano una o due testimonianze del passato,

    sicuramente interessanti, ma ridotte al rango di isolati musei al di fuori di un contesto

    omogeneo, soggette alle esigenze della vita contemporanea che impone ineluttabilivariazioni anche nel tessuto urbanistico. I secoli pi bui hanno lasciato questa citt

    inalterata nella sua struttura e nelle sue linee architettoniche. Certe strutture, che ci

    appaiono oggi ripristinate, restaurate, talvolta ricostruite con eccessiva indulgenza versol'antico a tutti i costi, o, infine, sacrificate ai canoni di una maniaca e manieristica

    riesumazione, nacquero in tutt'altro modo e con tutt'altra veste. Nonostante queste

    pecche, dovute assai spesso ad un eccesso di umanistica erudizione, l'atmosfera ancoraquella di sei, sette, secoli fa, e l'insieme d a San Gimignano un'impronta inconfondibile.

    Sulle ceneri di un'economia mercantile distrutta e di una economia agricola immiserita,

    oggi ha potuto trovare spazio un'economia turistica che ogni anno chiama tanti visitatoriquanti ben poche altre citt di queste dimensioni possono permettersi di richiamare.

    L'arte di San Gimignano

    Percorrendo la superstrada da Firenze in direzione Siena, poco prima di Poggibonsi, ecco

    apparire San Gimignano con le sue 14 torri superstiti segno tangibile di citt medioevale.

    Sviluppato su tre crinali di un poggio domina la Valdelsa, in una zona ricca di siti antichie certamente abitata dagli Etruschi. La sua formazione storica strettamente legata

    all'ubicazione di San Gimignano sulla via Romea, o Francigena, che collegava Roma con

    i paesi d'oltralpe, asse di primaria importanza nei secoli IX e XII e nella quale confluisce,proprio all'interno del paese, la via Pisana. Il nucleo originario si pu individuare tra il

    Poggio della Torre, sede vescovile, e Montestaffoli, sede del primo potere civile.

    L'importanza di San Gimignano come centro commerciale testimoniata dal fatto che nelIX secolo il vescovo di Volterra vi istituisce un mercato settimanale, nel 949 viene

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    designato come "borgo" e nel 998 viene racchiuso entro mura, includendo anche un tratto

    della via Romea. Detta cinta si apre, in direzione trasversale, a est nella Porta di S.

    Stefano in Canova e a ovest nella postierla di Montestaffoli, oggi distrutta. Tra i secoli XIe XII il vescovo accresce il patrimonio fondiario favorendo cos il processo

    d'inurbamento. Nel 1056 inizia la costruzione della Collegiata, una delle prime opere

    pubbliche realizzate. Lungo la via Francigena si formano due borghi extramurari S.Giovanni e S. Matteo. Nei secoli XII e XIII il potere vescovile si scontra, dapprima con la

    feudalit e poi con il comune, che nel 1199 si affranca dalla sua influenza. Nel 1207 la

    seconda cerchia muraria include anche i due borghi di S. Matteo e S: Giovanni. Lastruttura urbana resta cos impostata su due direttrici principali intersecantesi a croce.

    Dopo la costruzione delle mure si favorisce l'inurbamento con franchigie e si permette al

    primo ordine mendicante di costruire la chiesa e il convento di S. Francesco (1247). Le

    costruzioni si moltiplicano, soprattutto lungo l'arteria principale, dove i piani terra degliedifici sono adibiti a botteghe e fondaci. Nonostante le lotte, interne fra guelfi e

    ghibellini, e con Volterra; San Gimignano potenzia la sua ascesa mercantile e si afferma

    come forte produttore di zafferano (coltivato in Valdelsa). Il comune continua la sua

    crescita interna; nel 1227 conta 7000 abitanti, entro la prima met del secolo l'ediliziapubblica in forte espansione: nel 1239 viene ricostruita la facciata della Collegiata da un

    maestro Brunisemd e costruito il Palazzo del Podest nella piazza Duomo, la chiesa di S.Lorenzo (1250) e nel 1251 il borgo di Montestaffoli inserito nel perimetro murario.

    Dopo la morte di Federico II (1250) il Comune cade in mano guelfa e sotto la protezione

    di Firenze che, per paura di un intervento pisano, abbatte le mura. Il governo guelfo porta

    una serie di riforme civili: nel 1255 vengono redatti gli Statuti comunali le cui normeregolano l'urbanistica e l'edilizia. L'espansione economica ed edilizia continua. Nel 1261

    con la riconquista del potere da parte dei ghibellini, dopo la battaglia di Mortaretti, si

    ricostruiscono le mura e fuori Porta Quercecchio viene eretto il convento di S. Chiara. Laricchezza del ceto mercantile in ascesa, testimoniata da ben nove hospitatores per

    mercanti nel centro, da un proliferare di torri che vengono costruite quasi a gara in citt

    con la massima concentrazione nel quartiere di piazza. Nel 1288 viene costruito il nuovoPalazzo del Popolo o del Comune a completamento della piazza della Collegiata. Il

    palazzo ha dimensioni corrispondenti a quelle della facciata della chiesa e l'angolo tra le

    due costruzioni occupato dalla Torre Grossa (1298), di cui il Podest costruisce l'ultimotratto ponendovi il proprio stemma. E' questo l'ultimo intervento urbanistico rilevante

    promosso dalla municipalit. Nel nuovo secolo continuano le costruzioni edilizie legate

    all'ingresso di nuovi ordini religiosi, ma a seguito delle lotte tra le grandi famiglie, fra

    guelfi e ghibellini il potere civile s'indebolisce e determina una depressione economicaaggravata da anni di carestia che impedisce nuove iniziative edilizie. La peste, che nel

    1348 colpisce la citt riducendone gli abitanti da 13000 a 4000 e il forte debito pubblico

    spingono, alla fine, la citt a sottomettersi a Firenze. Da questo momento inizial'inarrestabile declino di San Gimignano, da cui emergono solo le iniziative della chiesa,

    che pu ancora investire in opere edilizie, fino al XV secolo. Dal XV secolo nessuna

    iniziativa, che non sia di carattere difensivo, viene prevista per la citt e questo"congelamento" pressoch completo fino al XIX secolo. Unica eccezione l'obbligo

    fatto nel 1674 a tutti i proprietari di torri diroccate di restaurarle per rispetto della

    "grandezza della terra". Il definitivo arresto dello sviluppo di San Gimignano decretato

    anche dai mutamenti territoriali del secondo 800 e dalla sua esclusione dai processi di

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    crescita economica dei centri del fondovalle con costruzione di infrastrutture e soprattutto

    con l'apertura della linea ferroviaria Siena-Empoli. San Gimignano si caratterizzato

    come met turistica portando l'economia dall'agricoltura tradizionale alla valorizzazionedel turismo e dell'artigianato con esso legato. Il centro interessato da un decreto di tutele

    e conservazione tale da renderlo un vero e proprio "territorio storico". Con la sua

    improvvisa e precoce decadenza economica, San Gimignano, ha conservato l'unitorganica del suo tessuto medievale.

    Itinerario di visita

    Percorrendo a piedi l'asse principale dell'antica via Francigena (vie s. Giovanni e Matteo)

    si possono vedere varie tipologie edilizie: ospizi, piccole chiese, i fondaci e dopo aver

    varcato le cinta muraria pi antica, le due piazze comunicanti (Piazza della Cisterna e delDuomo) dove si realizzala massima concentrazione delle opere pubbliche e private. In

    questo percorso si concentrano varie tipologie residenziali della citt medievale: torri e

    case-torri, casette a schiera e palazzi signorili con una ricchissima alternanza di motivi

    strutturali e decorativi, propri dell'architettura toscana e con influssi orientalizzanti. Sientra in citt da Porta S. Giovanni con il caratteristico arco ribassato senese sormontato

    dalla guardiola; sulla sinistra la chiesetta barocca di S. Maria dei lumi. Nel primo trattosono da notare i resti della chiesa di S. Francesco (facciata romanica con influenza

    pisana), il trecentesco palazzo Pratellesi (muratura a conci di calcare ed eleganti bifore),

    l'alta torre Cugnanesi e quella dei Becci addossata all'omonimo arco attraverso il quale sientra nelle due piazze della Cisterna e del Duomo. La prima ha invaso di forma

    triangolare e conserva la pendenza originaria del terreno. Sul lato ovest torre e palazzo

    Pellari e torri gemelle degli Ardinghelli; di fronte , accanto a quelle che furono le case

    della potente famiglia Cattani, la torre Lupi detta del Diavolo; sul lato opposto torre epalazzo Cetti, palazzo Tortoli e la torre mozza che fu del Capitano del popolo. La piazza,

    antica sede del mercato e di feste e tornei, ha pavimentazione di cotto a spina di pesceparzialmente conservata. Sull'adiacente piazza del Duomo si affacciano i principaliedifici pubblici a sviluppo verticale. Sul lato destro della Collegiata il palazzo Comunale

    con la torre Grossa. Sul fronte opposto si eleva il palazzo del Podest con la torre

    Rognosa e la torre Chigi gi Useppi. La Collegiata una costruzione romanica (sec. XII)in seguito modificata. La facciata caratterizzata dall'assenza di un portale centrale;

    l'interno a tre navate a vela ed stato rimaneggiato nella met del XV secolo; ricco di

    opere d'arte, tra cui sono da ricordare i cicli pittorici del "Nuovo Testamento" di Barna da

    Siena e del "Vecchio Testamento" di Bartolo di Fredi e la bella cappella di S. Fina operadi Giuliano e Benedetto da Maiano (1468), affrescata da Domenico Ghirlandaio. Il

    Palazzo del Popolo, dal pittoresco cortile, ospita la Pinacoteca civica che comprende

    opere di scuola senese e fiorentina di notevole interesse. Dall'alto della torre suggestivopanorama. Attraverso l'arco di S. Giovanni si accede a piazza Pecori con l'austero palazzo

    della Propositura sulla cui facciata si notano bifore e la muratura a conci di pietra.

    Nell'edificio accanto all'arco ospitato il Museo di Arte Sacra con oggetti provenientidalla Collegiata e da altre chiese della zona. Proseguendo si osserva una straordinaria

    sequenza di edifici medioevali: le torri gemelle dei Salvucci, la torre Pettini, dopo il

    doppio arco della Cancelleria (antica porta della prima cerchia di mura), l'omonimopalazzo, la chiesa di S. Bartolo (facciata romanica in laterizio e archi in forme pisane), la

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    casa-torre Pesciolini con due piani di bifore a pieno centro. Proseguendo s'incontra

    palazzo Tinacci, composto dalla fusione di due edifici, uno con aperture di diversa

    grandezza al piano terra, una per l'accesso all'abitazione, l'altra al fondaco. Proseguendofino alla porta S. Matteo (1262 forme senesi) e di qui a destra per via Cellolese di arriva

    alla piazza S. Agostino con l'omonima chiesa di costruzione romanico-gotica della fine

    del XIII; ha semplice esterno in laterizio ed interno a navata unica con tre cappellegotiche absidali. Nel presbiterio la grande tavola di Pietro del Pollaiolo. Il chiostro

    quattrocentesco. All'angolo opposto la chiesetta romanica di S. Pietro. Seguendo via

    Marconi, via delle Romite si giunge all'arco di Goro, antica porta S. Stefano in Canova,varcata la quale sulla sinistra il portale quattrocentesco di quello che fu il convento di S.

    Domenico; all'angolo con la via Castello c' la chiesa di S. Lorenzo in Ponte con facciata

    romanica pesantemente restaurata nel 1929, accanto le case Salvucci e di fronte quelle

    Franzesi. Proseguendo si ritorna in piazza Cisterna. Da qui per via Quercecchio si giungeai resti della fortezza di Montestaffoli, dove, dall'unico torrione superstite si gode di

    un'eccezionale vista delle torri.

    Indice

    6. Monteriggioni

    Monteriggioni : m 274, ab. 6835, km 14.5 seguendo la Via Cassia verso Firenze,caratteristico borgo su un'altura, costruito dai Senesi ai primi del sec. XIII comeavamposto contro Firenze. Conserva intatta la cerchia tonda delle mura duecentesche, che

    hanno uno sviluppo di 570 m e sono munite di 14 torri quadrilatere (le ricorda Dantenell'inferno, XXXI, 40-44.[A]

    Documenti non ce n' : tuttavia la tradizione assicura che tra gli ammiratori di

    Monteriggioni ci fu Dante Alighieri : il quale, in questo castello dalle quattordici torri alte

    ai suoi tempi oltre venti metri, avrebbe avuto molte soddisfazioni, ma anche una notiziatremenda. Tra le prime ci possiamo mettere qualche buon pranzo a base di cappone

    d'Alemania, la cui ricetta diceva : "Empi un capponcello d'anno con carne di porcello trita

    e agliata e zenzero e pepe e sale, poi lo ungi con lardo e lo poni in arrosto" ; la "agliata"era una salsa fredda a base di aglio, cipolla e prezzemolo con aggiunta di olio, pepe, sale

    e latte. Il tutto ben innaffiato da un favoloso rosso locale e forse anche dal "vin greco", un

    bianco liquoroso introdotto in Valdelsa nella prima met del Duecento, quando il vitigno

    arriv dalla Grecia. Un giorno del gennaio 1302, per Dante per poco non ebbe uncoccolone per la drammatica notizia che un amico appena arrivato da Firenze gli

    sussurr. Il tribunale aveva accusato lui e il poeta di baratteria, concussione e opposizione

    al papa e a Carlo di Valois ; perci, dopo averlo condannato a una grossa multa e

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  • 7/29/2019 La societa medievale.doc

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    all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, lo invitava a discolparsi. Un quarto d'ora pi

    tardi, Dante cavalcava fuggiasco ed esule per sempre ; n avrebbe mai pi rivisto la sua

    Firenze, che il 10 marzo, non essendosi egli presentato, lo condann addirittura al rogo ;n avrebbe mangiato pi i capponcelli di Monteriggioni ; n avrebbe rivisto pi le belle

    torri, rimastegli nel cuore e nella fantasia tanto che le etern nei famosi versi

    dell'Inferno :

    "Per che, come sulla cerchia tonda

    Monteriggioni di torri si corona

    cos 'n la proda che 'l pozzo circonda

    torreggiava di mezza la persona

    li orribili giganti, cui minaccia

    Giove dal cielo ancora quando tuona".

    L'aneddoto, verosimile anche se non documentato, d un'idea della suggestione chequesto castello offriva e che derivava anche da un fatto visivo curioso, tuttora

    verificabile, cio che "le torri appaiono come un miraggio agli occhi di chi capita da

    queste parti ; specie qualche ora dopo il sorgere del sole, quando un singolare effetto di

    controluce cancella il paese lasciando visibile, sullo sfondo chiaro del cielo, solo ilprofilo della mura turrite". Intendiamoci, capponcelli e miraggio sono cose di contorno o

    di or