La sfida del rating della legalità

25
CAPIRE LA FINANZA La sfida del rating della legalità Il nuovo strumento del mondo creditizio per uno sviluppo responsabile contro il crimine organizzato Fondazione Culturale Responsabilità Etica

description

Il crimine organizzato si fa impresa, esce dai tradizionali settori dell'illecito dando vita così ad una “mutazione” evidente soprattutto nel nord del nostro paese. Parliamo di un “fenomeno” che contabilizza ricavi tra 17,7 e 33,7 miliardi di euro (in media i ricavi illeciti ammontano all’1,7% del PIL). Alle conseguenze della crisi si sommano le conseguenze dell'economia illegale che mette inginocchio le imprese sane italiane: situazione così grave da aprire agli inizi del 2012, in occasione del decreto Cresci Italia, un dibattito dibattito sulla necessità dell'intervento dello Stato per l'introduzione di strumenti atti a riconoscere e salvaguardare le imprese sane.

Transcript of La sfida del rating della legalità

Page 1: La sfida del rating della legalità

CAPIRE LA FINANZA

La sfida del rating della legalitàIl nuovo strumento del mondo creditizio per uno

sviluppo responsabile contro il crimine organizzato

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Page 2: La sfida del rating della legalità

2 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Testo a cura di Simone Grillo

Consulente in materia di Responsabilità

Sociale d’Impresa

Editing Irene Palmisano

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Foto in copertina di Laura Callegaro

Testi chiusi Febbraio 2013

Introduzione

La ricchezza delle mafie si fa impresa

1. Le banche di fronte alle debolezze del mercato in crisi

2. La difficile lotta delle banche al riciclaggio in Italia

3. Dal “progetto Montante” al regolamento antitrust: il rating di legalità

3.1 La formazione del regolamento del rating e le osservazioni del sistema Banca Etica

4. Costruire una prospettiva di sviluppo legale a parti-re dai beni confiscati

Conclusioni

Sitografia

Indice

Page 3: La sfida del rating della legalità

3Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

All’inizio del 2013 il Centro Interuniversi-tario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Transcrime, centro di ricerca impegnato negli studi in materia di criminalità organiz-zata, ha presentato le conclusioni dello studio “Gli investimenti delle mafie”.

Il documento rimarca la diffusa presenza del crimine organizzato al di fuori delle prop-rie “aree di tradizionale insediamento” quali-ficando, con il rigore dello studio scientifico, la portata del fenomeno di infiltrazione delle mafie nel Nord Italia (anche se è importante distinguere la maggior concentrazione che si è determinata nel nord-ovest, rispetto alla più limitata presenza nel nord-est o nel cen-tro), tema che la cronaca ci ha purtroppo da tempo documentato.

Da queste analisi si comprende come le or-ganizzazioni criminali si siano da tempo radicate in aree del Paese in cui investire i proventi di attività illecite come traffico il-lecito di armi da fuoco; sfruttamento sessu-ale; traffico di droga; contraffazione; gioco d’azzardo; traffico illecito di tabacco; usura ed estorsioni; traffico illecito di rifiuti.

I ricavi del sistema dell’illegalità, documenta Transcrime, sono stimabili in un valore me-dio compreso tra 17,7 e 33,7 miliardi di euro; in media i ricavi illeciti ammontano all’1,7% del PIL.

Il mercato più proficuo è ancora quello delle droghe; seguito da estorsioni, sfruttamento sessuale e contraffazione.

Si deve però constatare che solo una parte di questi ricavi è attribuibile alle mafie, per una quota compresa tra il 32 ed il 51% del totale (un valore compreso tra 8,3 e 13 miliardi di euro).

Per quanto riguarda le attività mafi-ose, a generare i ricavi maggiori, in base

all’elaborazione di Transcrime, sono le estor-sioni (attività che, del resto, è tipica di tali or-ganizzazioni).

Se si considera che il 45% dei ricavi delle mafie sia dato da questa attività e si aggiun-gono gli importanti introiti dell’usura (10%) e della contraffazione (8%) ci si rende conto di come la maggior parte dei ricavi mafiosi derivi dalle indebite ingerenze delle orga-nizzazioni criminali nel mercato legale. A dimostrazione di come siano cambiati, rispet-to agli anni ’80 e ’90, i “rapporti di forza” tra le organizzazioni mafiose, si rileva come ad oggi il 70% dei ricavi sia attribuibile a camor-ra ed ‘ndrangheta.

In particolare, i dati relativi ai ricavi dell’ndrangheta possono darci in modo più netto la misura di quanto sia radicata la sua presenza al di fuori della Calabria: quasi il 50% dei ricavi di questa organizzazione pro-viene dal nord-ovest, un dato che dimostra la capacità dell’ndrangheta di realizzare importanti attività al di fuori del territorio d’origine, con un potenziale oggi ineguagliato dalle altre mafie.

I ricavi acquisiti dalle mafie sono investiti (come dimostra l’analisi sui beni confiscati a partire dal 1983, anno in cui l’entrata in vig-ore della Legge n. 646/1982, meglio conosciu-ta come “Rognoni – La Torre”, ha introdotto l’istituto della confisca) prevalentemente in immobili, seguiti da mobili registrati, altri beni mobili, aziende e titoli societari.

Anche qui i dati vanno a certificare come il crimine organizzato si faccia anche impresa, dando vita a questa “mutazione” soprattutto nel nord ed adottando prevalentemente la formula della società a responsabilità limita-ta (s.r.l.), scelta facilmente comprensibile se si considera la facilità di costituzione (occor-rono appena 10.000 euro di capitale sociale)

IntroduzioneLa ricchezza delle mafie si fa impresa

Page 4: La sfida del rating della legalità

4 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

e di gestione (date le limitate responsabilità patrimoniali) di questo tipo di imprese.

L’”impresa mafiosa” sembra operare soprat-tutto in settori a bassa tecnologia (commercio all’ingrosso o al dettaglio, costruzioni); non mancano tuttavia investimenti nel ramo dei servizi (specie alberghi e ristoranti) e nelle at-tività immobiliari.

L’investimento delle mafie nelle attività d’impresa è determinato dalla volontà di rici-clare denaro sporco, anche se questo non è il solo vantaggio in quanto, conseguentemente alla disponibilità di fondi investibili nel mer-cato legale, le mafie hanno la possibilità di massimizzare il profitto e, soprattutto, avere un più radicato controllo del territorio ed una migliore capacità di influenza sociale. E’ prevalentemente allo scopo di raggiungere questi ultimi due obiettivi che il crimine or-ganizzato sceglie i territori ed i settori in cui operare.

Nella sua analisi, Transcrime arriva a trac-ciare un “identikit” con i caratteri essenziali dell’”impresa mafiosa ideale”: essa opera in settori a basso livello tecnologico ed apertura verso l’estero; ad alta intensità di manodop-era e con imprese di dimensioni medio-picco-le; si caratterizza per il suo operare in settori di forte deregolamentazione; alta specificità territoriale e laddove si ha coinvolgimento di risorse pubbliche.

Le principali organizzazioni italiane hanno modalità di investimento diverse: mentre cosa nostra predilige i settori tradizionali, quali le costruzioni, e concentra tali attività in Sicilia, la camorra diversifica maggiormente i settori di intervento e la diffusione territori-ale, anche se è l’ndrangheta a porsi con mag-gior risalto al Nord (Milano e Lecco sono le Province in cui, dopo Reggio Calabria, sono state confiscate il maggior numero di aziende

all’organizzazione calabrese).

Il Nord peraltro vede sperimentare diverse formule di infiltrazione del tessuto economi-co, con la presenza di imprenditori non affil-iati ad alcuna organizzazione o, al contrario, collegati contemporaneamente a più clan; si assiste anche a casi di joint-venture tra orga-nizzazioni diverse per il controllo e la gestione di uno stesso settore dell’economia legale.

E’ importante sottolineare che il livello di profittabilità di queste aziende è spesso ad-dirittura peggiore rispetto alla media del mercato, nonostante in queste imprese la ges-tione sia priva delle difficoltà ordinarie del mercato legale, considerando come le mafie portino nell’attività d’impresa i propri meto-di intimidatori o manipolatori (a dimostrazi-one del fatto che non è la massimizzazione del profitto il primo obiettivo di queste or-ganizzazioni) e possano spesso fare a meno dell’indebitamento bancario 1.

1 I dati qui analizzati sono ripresi da Tran-scrime – Università Cattolica del Sacro Cuore, Gli inves-timenti delle Mafie, Progetto di Ricerca PON Sicurezza 2007-2013 – sintesihttp://www.investimentioc.it/files/PON-Gli_investimen-ti_delle_mafie-Sintesi_Italiano.pdf

Page 5: La sfida del rating della legalità

5Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Considerando come il crimine or-ganizzato abbia spesso una liquidità ampiamente sufficiente ad evitare il ricorso all’indebitamento bancario, ver-rebbe da pensare che il mondo del credi-to sia in buona sostanza escluso dal tema dell’infiltrazione delle mafie nel mercato legale.

In realtà spesso è proprio l’impossibilità per gli istituti di credito di alimentare il credito legale (soprattutto in questo peri-odo di crisi) a favorire le condizioni per avviare l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico e sociale sano del Paese.

La crisi del credito legale, in realtà (come spiega il vice Presidente di Libera don Marcello Cozzi in una recente intervista) è precedente alla crisi economica globale, e nasce dalla sostituzione del rapporto fi-duciario tra cliente ed intermediario ban-cario con parametri puramente tecnici, i quali hanno portato in questi anni a chiudere le disponibilità di finanziamento anche ad imprese fondamentalmente sane le cui con-dizioni però (le piccole dimensioni, il prob-lema nei tempi di riscossione dei crediti) le rendevano inadeguate alle nuove regolamen-tazioni del credito, le quali nella freddezza dei parametri non sono in grado di valutare caratteristiche tipiche di larga parte del tes-suto imprenditoriale italiano.

L’indisponibilità di credito legale spinge molti piccoli imprenditori a ricorrere all’usura, il che apre un circuito di progressiva perdita di ogni sicurezza da parte dell’imprenditore, spesso spogliato dell’azienda e che solo con molta difficoltà riesce col tempo a denuncia-re quanto ha subito, supportato da sportelli antiusura ed iniziative territoriali promosse dalla società civile, quanto mai provviden-ziali non solo nell’accompagnare gli impren-

ditori lungo la denuncia, in collaborazione con le istituzioni, ma anche nel promuovere il consumo critico in favore di imprese che si sono ribellate all’azione dei clan 2.

Tuttavia questa svolta, quando avviene, ar-riva al termine di un lungo processo che ha permesso al crimine organizzato di inqui-nare il mercato, approfittando spesso dello stesso proprietario originario, usato come prestanome per evitare la confisca da parte della magistratura 3.

2 Si riprendono qui le valutazioni espresse in Carlo Cefaloni, Le mafie e la responsabilità delle banche, in “Città Nuova” on-line 9 novembre 2012 http://unitaecarismi.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=422893

3 Cosimo Nuzzo, Grasso: pericolo infiltrazione mafia al nord, “Articolo Tre” 26 ottobre 2012 http://www.articolotre.com/2012/10/grasso-pericolo-

1. Le banche di fronte alle debolezze del mercato in crisi

Foto di Laura Callegaro

Page 6: La sfida del rating della legalità

6 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

poter reagire, soprattutto in un Paese come l’Italia dove, nonostante i passi avanti com-piuti dalla normativa in questi anni, il rici-claggio dei proventi illeciti continua ad essere un reato particolarmente diffuso.

Certo non mancano i casi in cui gli stessi clan si sono rivolti agli istituti di credito per otte-nere finanziamenti per progetti, la cui real-izzazione veniva favorita da incentivi statali (si pensi alla tecnica, rilevata da magistrati come Michele Prestipino, delle fideiussioni duplicate o false utilizzate per realizzare pro-getti finanziabili in base alla legge n. 488/92, tecnica che si basa sulla collusione di funzi-onari bancari infedeli) 4 tuttavia molto spesso il crimine organizzato si rivolge agli istituti di credito per riversare denaro sporco.

In epoca di crisi economica la capacità del crimine organizzato di influenzare, attraver-so la propria imponente liquidità illecita da riciclare, il sistema del credito globale rap-presenta un rischio di dimensioni difficil-mente immaginabili.

Come ha ricordato in un recente intervento lo scrittore Roberto Saviano, già nel Dicem-bre 2009 l’allora Responsabile dell’UNODC (l’organismo delle Nazioni Unite per la lotta al crimine organizzato ed al traffico di droga) rivelò di avere le prove del fatto che i gua-dagni delle organizzazioni criminali fossero l’unico capitale d’investimento liquido che alcune banche avevano avuto a disposizione durante la crisi del 2008 per evitare il collas-so 5.

Di fronte a questo rischio di riciclaggio dei proventi illeciti, gli istituti di credito devono

infiltrazione-mafie-al-nord/115422

4 Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lav-oro, Rischi di infiltrazione della criminalità organizza-ta nel settore dell’energia eolica, 8 maggio 2012 http://www.cnel.it/53?shadow_documenti=22726

5 Roberto Saviano, Mafie, i padroni della crisi . Perché i boss non fanno crac, in “La Repubblica” 27 ag-osto 2012 http://www.repubblica.it/cronaca/2012/08/27/news/saviano_criminalit_padrona_della_finanza-41551075/

Page 7: La sfida del rating della legalità

7Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

ed efficienza del sistema economico” 7.

Il primo fronte nella lotta al riciclaggio è rap-presentato dai cosiddetti “intermediari”, ossia dai soggetti in capo ai quali sono posti signifi-cativi obblighi di collaborazione nell’azione antiriciclaggio.

Tali obblighi sono stabiliti dal d.lgs. 21 no-vembre 2007 n. 231, il quale ha un chiaro scopo di prevenzione del reato e l’obiettivo di tutelare l’integrità del mercato e la correttez-za dei comportamenti dei soggetti che in esso operano.

La normativa, che recepisce la Direttiva europea 2005/60/CE (Terza Direttiva Antiri-ciclaggio 8), ha il suo elemento di maggior rilievo proprio nella collaborazione che essa

7 La Repubblica on- Line, Bankitalia, il riciclag-gio vale il 10% del PIL , 10 maggio 2011 http://www.repubblica.it/economia/2011/05/10/news/bankitalia_ri-ciclaggio_vale_10_del_pil-16050018/

8 Va sottolineato che la Commissione Europea ha recentemente dato il via libera ad una riforma della normativa antiriciclaggio che prevede espressa-mente l’applicazione delle misure ai reati fiscali oltre a misure atte a favorire l’adeguata disclosure del cliente, come dimostra la messa al bando dei conti corrente anonimi da parte dei Paesi membri e la previsione per cui ci si dovrà assicurare che la verifica dell’identità del cliente venga effettuata prima di intraprendere una relazione di business o che si compia una transazi-one (eventuali deroghe prevedono che comunque la verifica dell’identità avvenga il prima possibile). La nuova legislazione antiriciclaggio prevede l’inclusione del gioco d’azzardo nell’ambito di applicazione della Direttiva. Viene inoltre previsto il rafforzamento dei poteri sanzionatori delle autorità competenti e della collaborazione tra UIF. La Proposta verrà adesso sot-toposta al Parlamento UE ed al Consiglio che dovranno approvarla con procedura legislativa ordinaria. Tancredi Cerne, L’evasione è riciclaggio, in Italia Oggi 6 febbraio 2013 http://www.italiaoggi.it/news/det-taglio_news.asp?id=201302060758374970&chkAgenzie=ITALIAOGGI&sez=newsPP&titolo=L’evasione%20%C3%A8%20riciclaggio

Nel maggio del 2011 il tema del riciclaggio dei proventi illeciti è tornato alla ribalta grazie ad una importante dichiarazione dell’allora Vice Direttore Generale di Bankitalia, Anna Maria Tarantola.

In essa si denunciava come in Italia l’industria del riciclaggio dei proventi illeciti valesse il 10% del PIL, per un valore pari al doppio di quello che si registra nel resto dei Paesi oc-cidentali, favorito dall’apertura dei mercati e dal ricorrere delle crisi economiche 6.

Le valutazioni sul significato di questi dati erano inequivocabili: “si tratta di flussi di denaro illecito che assumono rilevanza anche sul piano macroeconomico e sono suscettibili di generare gravi distorsioni nell’economia le-gale, alterando le condizioni di concorrenza, il corretto funzionamento dei mercati e i mec-canismi fisiologici di allocazione delle risorse, con riflessi, in definitiva, sulla stessa stabilità

6 La pervasività del fenomeno è stata ulte-riormente rimarcata dal recente Bilancio 2012 della Guardia di Finanza sul Contrasto al riciclaggio, al traffico di valuta ed in materia di tutela dei mercati finanziari, nel quale si indica come in un anno sia poco meno che raddoppiato il fiume di denaro riciclato (si è accertato un reimpiego per oltre 2,6 miliardi di euro). Tra gli strumenti maggiormente utilizzati per ripulire i soldi sporchi si segnala il ricorso a corrieri di valuta; l’utilizzo di prestanome per l’intestazione fittizia di conti bancari; movimenti di denaro all’estero con la ricorrente complicità di “colletti bianchi” inseriti nel sistema finanziario; l’impiego di garanzie su depositi esteri aprendo linee di credito coperte con le disponibilità illecite nascoste oltre confine; il pagamento di fatture per operazioni inesistenti emesse da società residenti soprattutto in paesi off-shore ed il frazionamento di operazioni tramite money transfer. Adnkronos, Riciclaggio, nel 2012 intercettati 2,6 miliardi 31 gennaio 2012 http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Riciclaggio-nel-2012-intercettati-26-miliardi_314135946717.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed

2. La difficile lotta delle banche al riciclaggio in Italia

Page 8: La sfida del rating della legalità

8 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

relazione finanziaria)

la tracciabilità delle transazioni fi-• nanziarie: tale attività si realizza medi-ante la registrazione di rapporti ed oper-azioni e conservando i relativi documenti di supporto

individuazione e segnalazione di • operazioni sospette: il rispetto dei primi due obblighi è evidentemente funzionale all’assolvimento di questo obbligo di col-laborazione attiva, vero fulcro della nor-mativa antiriciclaggio.

Le operazioni sospette, che si ritiene pos-sano celare attività di rici-claggio dei proventi illeciti, vengono segnalate (senza che naturalmente ciò rappresenti una notitia criminis) ad un or-ganismo di Bankitalia denomi-nato Unità di Informazione Finanziaria (UIF), tenuto conto dell’evidente esigenza di un ap-

profondimento. Naturalmente questa attività è distinta da quella che può eventualmente essere chiamata a svolgere la magistratura inquirente, anche se evidentemente l’azione dell’UIF può sicuramente favorire eventuali indagini (anche a livello sopranazionale, te-nuto conto del fatto che l’UIF è un istituto pre-visto dal diritto comunitario e che i diversi Paesi che lo possiedono possono scambiarsi informazioni anche tra loro).

Le tre operazioni sopra citate sono collegate tra loro, in quanto le “anomalie” sono desum-ibili dalla mancata coerenza tra le caratter-istiche soggettive del cliente (delineate nel corso dell’adeguata verifica) ed i suoi com-portamenti finanziari. Pertanto, senza che le prime due operazioni vengano correttamente effettuate, sarebbe certo difficile realizzare (se del caso) la terza, in quanto le condotte

favorisce tra operatori privati ed autorità pubbliche (amministrative, investigative e giudiziarie).

Gli operatori privati coinvolti sono gli inter-mediari finanziari; i professionisti legali e quelli contabili (anche se gli interessi legati all’esercizio della professione hanno reso in questi anni insoddisfacente la collaborazione di professionisti come commercialisti, avvo-cati e notati, pur dovendosi constatare come il livello delle segnalazioni di questi ultimi è in continuo aumento e rappresenta un evi-dente segnale di inversione di tendenza).

Gli intermediari, in base alla legge, devono svolgere tre com-piti fondamentali:

l’adeguata verifica • della clientela: tale misura rappresenta l’aspetto più innovativo che è stato pos-sibile portare nel nostro ordinamento grazie al re-cepimento della Terza Direttiva Antirici-claggio, in quanto si è sostituita la semplice identificazione del cliente con una serie di attività più complesse, la cui profondità ed estensione va rapportata al livello di rischio di riciclaggio. L’obiettivo di tale at-tività è quello di accertare scopo e natura di rapporti ed operazioni, allo scopo di garantire l’individuazione del titolare ef-fettivo di ciascun rapporto ed il beneficia-rio effettivo delle singole operazioni ril-evanti. Questo obbligo di verifica, inoltre, non va rispettato solo al momento della costituzione del rapporto, ma va reiterato lungo tutta la vita della relazione con il cliente, valutando tutte quelle situazioni in cui intervengano novità rilevanti che l’intermediario deve conoscere (occorre insomma monitorare l’intera vita della

in Italia l’industria del riciclaggio dei

proventi illeciti vale il 10% del PIL

Page 9: La sfida del rating della legalità

9Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

anomale possono in questo caso sfuggire con maggior facilità ai controlli.

Va peraltro detto che la definizione di “op-erazione sospetta” introdotta con il decreto del 2007 contraddistingue la disciplina itali-ana, data la sua ampiezza che accoglie (ai fini della segnalazione) una nozione di riciclaggio più ampia di quella penalmente rilevante.

In particolare, si prevede l’obbligo di segnal-are anche i casi di “autoriciclaggio”, ossia deg-li atti di riciclaggio posti in essere dallo stesso soggetto che ha commesso i reati da cui sono sorti i proventi illeciti da “lavare” (cosiddetti “reati presupposto”), condotta che il Codice Penale non prevede come reato.

Va inoltre detto che, rispetto alla precedente normativa, l’obbligo di segnalazione non richiede un radicato convincimento circa la provenienza dei fondi da reato, ma ritiene sufficiente un ragionevole dubbio.

Va tuttavia sottolineato che questo “ragion-evole dubbio” non è automaticamente pre-determinato in base ad indicatori oggettivi (anche se esistono strumenti di ausilio a dis-posizione dell’intermediario) ma si fonda su una attenta valutazione tecnica e profession-ale che si basa sull’esperienza e sulla com-petenza del soggetto titolare dell’obbligo di segnalazione 9.

Senza voler qui approfondire la complessa materia della legislazione in materia di an-tiriciclaggio, occorre però dar conto del fatto

9 Giovanni Castaldi, Il Dlgs. 231/2007 e la nor-mativa d’attuazione. Il contributo dell’UIF alla lotta alla corruzione, Documento presentato al Convegno “Riciclaggio e Corruzione. Prevenzione e controllo tra fonti interne ed internazionali” Courmayeur, 28-29 set-tembre 2012. Pubblicazione disponibile su sito Banca d’italia http://www.bancaditalia.it/homepage/notizie/uif/Cast-aldi_sett-12.pdf

che la disciplina vigente risulta complessa e di difficile applicazione (anche dal punto di vista sanzionatorio).

In diversi ambiti viene documentata, inol-tre, la carenza di adeguata formazione del personale chiamato a svolgere il con-trollo preventivo (con particolare riguardo all’adeguata formazione dei dipendenti ban-cari), carenza di grande rilievo se si consid-era che l’intermediario è passibile di sanzioni che, a seconda della contestazione, possono assumere carattere civile; amministrativo; penale o disciplinare, e che lo stesso istituto può essere ritenuto passibile di sanzioni per violazione della “normativa secondaria”, spe-cie laddove si dimostri l’inadeguatezza della formazione obbligatoria 10.

10 Per un approfondimento di questi temi comp-lessi si rimanda a Riccardo Milano, Mauro Meggiolaro e Simone Grillo “Il ruolo delle banche per la legalità del mercato delle rinnovabili”, Pubblicazione del Progetto S.C.O.R.E. http://www.euscore.eu/media/6080/be_score.pdf

Page 10: La sfida del rating della legalità

10 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

L’attività di prevenzione qui ricordata, per-altro, è di vitale importanza non solo nella lotta al riciclaggio, ma anche nel contrasto di quei reati finanziari ed amministrativi oggi così diffusi nel nostro Paese, a cominciare dalla corruzione: la disciplina di prevenzione stabilisce infatti che vengano segnalate come sospette sia le operazioni in cui si riscontrano gli elementi costitutivi del reato di corruzione sia quelle ove ricorrano comportamenti che, pur se di non evidente rilevanza penale, sia-no comunque finalizzati a favorire condotte corruttive.

Del resto, l’importanza del contrasto del rici-claggio nell’azione anticorruzione è stata cer-tificata a livello internazionale a partire dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (il cui art. 14 è dedicato proprio al contrasto del riciclaggio dei proventi illeciti) ed è stata rimarcata dalle più recenti racco-mandazioni della Financial Action Task Force (GAFI - FATF) in materia di antiriciclaggio 11.

Si deve inoltre tenere conto di come l’adeguata conoscenza del cliente sia essen-ziale anche per evitare di concedere fidi a sog-getti non degni, come è troppe volte capitato sino ad oggi nelle circostanze in cui sono stati concessi a persone di cui si è successivamente riscontrata la collusione con il crimine orga-nizzato, generando così gravami ipotecari su proprietà che, una volta confiscate, non si sono potute destinate alla re-immissione nel mercato in condizioni di legalità come pre-visto dal nostro ordinamento (tema che verrà affrontato nel seguito della trattazione).

Negli ultimi anni, nonostante i problemi ed i limiti di applicazione di questa complessa normativa, il numero di segnalazioni di op-

11 Giovanni Castaldi, Il Dlgs. 231/2007 e la nor-mativa d’attuazione, op. cit.

erazioni sospette è costantemente aumentato (ed anche dal mondo delle professioni comin-ciano ad arrivare primi segnali di maggior ef-ficienza collaborativa) ma resta ancora molto da fare.

Alla luce di questa analisi, appare comu-nque evidente come la sfida al riciclag-gio dei proventi illeciti e, più in generale, all’infiltrazione del crimine organizzato nell’economia legale, coinvolga tutti i citta-dini, che non a caso sono stati citati da Anna Maria Tarantola come parte integrante della sfida del Paese al riciclaggio 12.

Occorrono pertanto strumenti che preven-gano le infiltrazioni del crimine organizzato nel mercato e, dunque, nel contesto bancario, realizzando un sistema economico che si fon-di su crismi di trasparenza e legalità.

12 La Repubblica on- Line, Bankitalia, il riciclag-gio vale il 10% del PIL, op. cit.

Page 11: La sfida del rating della legalità

11Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Nelle prime settimane del 2012 il delegato di Confindustria Sicilia sui temi della legalità Antonello Montante, successivamente nomi-nato Presidente della stessa sezione siciliana, esprimeva i suoi giudizi sui primi provvedi-menti in materia di crescita dell’esecutivo di Mario Monti rilevando come, al di là della loro bontà, essi rischiavano di non essere suf-ficienti alla ripresa del Mezzogiorno, segnato da storiche piaghe economiche e sociali sulle quali si basa il potere delle mafie in quelle aree.

Montante sottolineava quindi l’esigenza di un intervento dello Stato a tutela dei soggetti sani del mercato, in grado di impedire le infil-trazioni del crimine organizzato e dei soggetti con esso conniventi.

Il responsabile di Confindustria fece poi un’ulteriore passo avanti nella sua valutazi-one, osservando come fosse necessario valu-tare in modo adeguato quelle aziende che, in contesti fortemente a rischio criminalità, riuscivano ad orientare i propri modelli ges-tionali centrandoli sulla promozione della le-galità e della trasparenza.

Questa valutazione non sarebbe dovuta consistere in una generica espressione di solidarietà o sostegno; al contrario, Montante sottolineava come bisognasse “cominciare a prendere sul serio l’idea di intervenire sullo spread delle aziende che investono e vivono nei mercati grazie a processi di legalità e a cod-ici anti-corruzione, per non parlare di quelle imprese che si sono messe in prima linea con-tro la mafia e che oggi meriterebbero formali riconoscimenti imprenditoriali”, aggiungendo di seguito: “Voglio dirlo con nettezza: queste imprese hanno diritto ad avere un rating più alto per lo stesso know how acquisito in termi-ni di sperimentazione e applicazione di modelli aziendali improntati a solidi principi etici”.

Lo Stato avrebbe dovuto quindi prendere atto formalmente del fatto che la prevenzi-one dell’infiltrazione del crimine organiz-zato nella nostra economia rappresenta un fattore competitivo e che quelle aziende che riescono in questo obiettivo (e che non si tro-vano solo al Sud, ricorda Montante) vadano valutate oggettivamente per la loro solidità gestionale in termini di legalità e per il mag-gior contributo che in questo modo offrono al sistema Paese 13.

L’idea di Montante di un rating di legalità venne immediatamente sposata dal mondo della politica e delle istituzioni, dall’ABI e dall’associazionismo antimafia, al punto che già nel c.d. “Decreto Liberalizzazioni” venne data una prima qualificazione giuridica a questo concetto (art. 5-ter Legge 24 marzo 2012 n. 27), poi perfezionata e definitiva-mente cristallizzata nel nostro ordinamento con le modifiche intervenute al “Decreto” per mezzo della legge n. 62/2012.

La legge stabilisce, anzitutto, che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (A.G.C.M.) segnali al Parlamento le modifiche legislative necessarie allo scopo di promuo-vere l’introduzione di principi etici nei com-portamenti aziendali.

Inoltre, l’A.G.C.M. viene chiamata ad elabo-rare e ad attribuire (assieme ai Ministeri della Giustizia e dell’Interno) un rating di legalità per le imprese operanti nel territorio nazion-ale che raggiungano un fatturato minimo di due milioni di euro, riferito alla singola im-presa o al gruppo di appartenenza, secondo criteri e modalità da definire attraverso ap-

13 Antonello Montante, Rating più alto per im-prese anti-mafia, 29 gennaio 2012, in “l’Unità”http://www.unita.it/economia/la-proposta-un-rating-piu-alto-per-le-imprese-anti-mafia-i-antonello-mon-tante-i-1.376462?page=1

3. Dal “progetto Montante” al regolamento Antitrust: il rating di legalità

Page 12: La sfida del rating della legalità

12 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

posito Regolamento che l’A.G.C.M. stessa vi-ene chiamata ad elaborare.

La norma specifica che l’attribuzione del “punteggio di legalità” debba avvenire su richiesta dell’azienda e si realizzi mediante una valutazione che l’A.G.C.M. può svolgere anche richiedendo informazioni a tutte le pubbliche amministrazioni rilevanti.

Nonostante tale strumento abbia natura vo-lontaria, il legislatore ha cercato di incenti-vare la sua adozione da parte delle aziende stabilendo come di tale rating si debba tenere conto “in sede di concessione di finanziamen-ti da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché in sede di accesso al credito bancario” secondo modalità da stabilire mediante de-creto dei Ministeri di Economia e Sviluppo Economico.

Inoltre, allo scopo di garantire un effettivo vantaggio competitivo alle aziende che sareb-bero state intenzionate ad avvalersi di questo strumento, il legislatore ha previsto l’obbligo, per l’Istituto di Credito che avesse omesso di tenere conto del rating attribuito al richie-dente in sede di valutazione di bancabilità, di inviare una dettagliata motivazione alla Banca d’Italia rispetto a tale scelta 14.

3.1 La formazione del regolamento del rating e le osservazioni del sistema Banca Etica

Successivamente all’approvazione della normativa iniziò l’elaborazione del Rego-

14 Legge 24 marzo 2012, n. 27 Conversione, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, Misure urgenti in materia di concorrenza, liberaliz-zazioni e infrastrutture (G.U. del 24 marzo 2012, n. 71). Il testo è disponibile nel sito “Bosetti e Gatti” al seguente indirizzo http://www.bosettiegatti.com/info/norme/statali/2012_0027.htm#05-ter

lamento, la cui prima bozza venne pubbli-cata dall’A.G.C.M. il 13 agosto 2012, e tenuta in consultazione pubblica per 30 giorni allo scopo di consentire l’elaborazione di eventu-ali commenti e proposte di modifica da parte di tutti i soggetti eventualmente interessati. Il Regolamento definitivo è stato varato il 14 novembre scorso ed in esso si prevede che il punteggio venga attribuito ad imprese che presentino le seguenti caratteristiche:

siano individuali o collettive ed abbi-• ano sede operativa nel territorio nazion-ale;

abbiano raggiunto almeno i due milio-• ni di euro di fatturato nell’ultimo esercizio chiuso nell’anno precedente alla richiesta di rating

siano iscritte da almeno due anni nel • Registro delle imprese (nella bozza tale periodo minimo non era previsto).

Il Regolamento chiarisce la procedura di richiesta del rating, la quale viene attivata attraverso la compilazione di un formulario pubblicato sul sito dell’A.G.C.M. a firma del legale rappresentante.

Nella domanda dovrà essere indicato il pre-requisito di legalità (che da diritto all’attribuzione del punteggio minimo, corri-spondente a una stelletta) dichiarando che l’imprenditore (o i suoi soci, rappresentanti e dirigenti apicali se impresa collettiva) non ab-biano subito sentenze di condanna per reati tributari e reati amministrativi. Va peraltro notato che per i reati di mafia, oltre a non avere subito condanne, non dovranno essere in corso procedimenti penali.

L’impresa inoltre non dovrà essere stata con-dannata, nel biennio precedente la richiesta di rating, per illeciti antitrust gravi, per man-cato rispetto delle norme a tutela della salute

Page 13: La sfida del rating della legalità

13Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

e della sicurezza nei luoghi di lavoro, per vio-lazioni degli obblighi retributivi, contributivi, assicurativi e fiscali nei confronti dei propri dipendenti e collaboratori. Non dovrà inoltre essere destinataria di provvedimenti da parte dell’autorità competente di accertamenti di un maggior reddito imponibile rispetto a quello dichiarato, né avere ricevuto provvedimenti di revoca di finanziamenti pubblici per i qua-li non abbia assolto gli obblighi di restituzi-one. Tutti i provvedimenti che impediscono l’attribuzione di una “stelletta” dovranno es-sere divenuti inoppugnabili o confermati con sentenza passata in giudicato.

L’impresa dovrà inoltre dichiarare di effet-tuare pagamenti e transazioni finanziarie di ammontare superiore alla soglia di mille euro esclusivamente con strumenti di pagamento tracciabili.

Oltre alla valutazione dei requisiti che • danno diritto all’attribuzione del punteg-gio minimo, l’azienda potrà conseguire un maggiore punteggio al ricorrere di speci-fiche condizioni:

il rispetto dei contenuti del Protocollo • di Legalità Ministero dell’Interno – Confin-dustria, delle linee guida e dei Protocolli sottoscritti a livello locale dalle Prefettura e dalle associazioni di categoria;

l’utilizzo di sistemi di tracciabilità dei • pagamenti anche per somme di importi inferiori rispetto a quelli fissati dalla leg-ge;

l’ adozione di una funzione o struttura • organizzativa, anche in outsourcing, che espleti il controllo di conformità delle at-tività aziendali a disposizioni normative applicabili all’impresa o di un modello or-ganizzativo ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231;

l’ adozione di processi volti a garantire • forme di Corporate Social Responsability anche attraverso l’adesione a programmi promossi da organizzazioni nazionali o internazionali e l’acquisizione di indici di sostenibilità;

l’iscrizione in uno degli elenchi di for-• nitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazi-one mafiosa istituiti ai sensi delle vigenti disposizioni di legge (white list);

l’adesione a codici di autoregolamen-• tazione adottati dalle associazioni di cat-egoria.

Il possesso di ciascuno di questi requisiti da diritto all’attribuzione di un “+”.

In alternativa, un segno “+” può essere at-tribuito all’azienda qualora denunci uno dei reati previsti dal presente Regolamento che sia stato commesso a danno dell’imprenditore, dei propri familiari o collaboratori, (nel caso scatti l’esercizio dell’azione penale).

Al ricorrere di tre requisiti si ottiene una ulteriore “stelletta”, pertanto il punteggio massimo attribuibile corrisponde a “tre stel-lette”.

Il rating di legalità non potrà essere rilascia-to alle imprese destinatarie di comunicazioni o informazioni antimafia interdittive in corso di validità.

Dopo cinque anni dal passaggio in giudicato della sentenza o del provvedimento di con-danna, il rating potrà essere rilasciato a patto che l’azienda soddisfi gli opportuni requisiti di legalità e dimostri la totale dissociazione della struttura amministrante rispetto ai reati accertati in via definitiva (fatta eccezi-one per imprese sottoposte a sequestro o con-fisca, misure di prevenzione patrimoniale o soggette a provvedimento di destinazione da

Page 14: La sfida del rating della legalità

14 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

sospende il rating attribuito sino al giudizio di primo grado, o comunque per tutto il per-manere dell’efficacia delle misure cautelari; il provvedimento di sospensione può essere adottato altresi,

qualora in caso vengano comminati taluni dei provvedimenti previsti dall’art. 2 , tali provvedimenti siano oggetto di contestazione e sino a sentenza passata in giudicato.

I provvedimenti di revoca, sospensione, riduzione del punteggio vengono comuni-cati all’azienda in via preventiva, permet-tendo così a quest’ultima di rispondere entro quindici giorni.

L’impresa deve ovviamente informare l’A.G.C.M. di ogni variazione dei requisiti che interessano la valutazione del rating a pena di revoca dello stesso.

Va infine detto che l’A.G.C.M. pubblica e mantiene costante-mente aggiornato in una apposita sezione del proprio sito l’elenco delle imprese alle quali il rating viene attribuito, sospeso o revo-cato, con relativa decorrenza.

Rispetto alla bozza sono stati apportati alcuni importanti correttivi, riguar-danti anzitutto il riordino delle disposizioni qualificanti i pre-requisiti di legalità e, so-prattutto, con riferimento alle importanti misure a tutela della possibilità di prevedere per i beni soggetti a confisca la possibilità di richiedere il rating, tema sul quale peraltro si era fortemente spesa Confindustria nel suo contributo in sede di consultazione pubblica e sul quale si tornerà nel corso della trattazi-one.

Tra i molti enti che hanno partecipato a tale consultazione si è aggiunto anche il “sistema”

parte dell’Agenzia Nazionale sui Beni Confis-cati per finalità di ripresa o continuazione dell’attività produttiva).

L’attribuzione del punteggio di rating av-viene entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta completa (l’A.G.C.M. informa l’azienda di eventuali carenze entro quindi-ci giorni). L’A.G.C.M. (che controlla person-almente i pre-requisiti di legalità facendo riferimento al casellario giudiziale e, altresì, verifica l’assenza di comunicazioni o infor-mazioni antimafia interdittive in corso di validità consultando la banca dati nazionale unica della documentazione antimafia) invia la domanda ai Ministeri di Interni e Giustiz-ia, i quali hanno trenta giorni di tempo per effettuare osservazio-ni (nel cui caso il termine di con-clusione del procedimento viene spostato di altri trenta giorni). Si prevede peraltro che, in caso l’A.G.C.M. faccia richiesta di con-trollo delle informazioni dichiar-ate dall’azienda alle pubbliche amministrazioni, queste pos-sano rispondere entro quarant-acinque giorni, decorsi i quali il possesso dei requisiti si intende confermato.

Il punteggio di rating attribuito vale due anni ed è rinnovabile sempre su richiesta dell’azienda. Naturalmente in caso di perdita dei pre-requisiti, o di dichiarazioni false o mendaci, l’A.G.C.M. provvede alla revoca del rating, così come può procedere alla riduzi-one del punteggio in caso di perdita di uno o più requisiti aggiuntivi.

Altresì, in caso di rinvio a giudizio o adozi-one di misure cautelari personali o patrimo-niali, nell’ambito di un procedimento penale per reati previsti nel Regolamento, l’A.G.C.M.

Page 15: La sfida del rating della legalità

15Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

di Banca Etica, attraverso un commento fir-mato dalla Fondazione Culturale Respons-abilità Etica (FCRE).

Il documento ha voluto porre l’accento sull’esigenza di dare adeguato risalto a temi di grande rilevanza per la legalità d’impresa quali i reati ambientali e delle cosiddette “ecomafie”; di valutare il comportamento di un più ampio spettro di soggetti apicali op-eranti nell’azienda, e dalla cui condotta pos-sono scaturire responsabilità di particolare rilevanza; di cercare di favorire le imprese che, nonostante la difficile congiuntura eco-nomica, continuano ad investire in politiche di responsabilità, sostenibilità e legalità an-che promosse dalla società civile.

Rispetto al testo definitivo del Rating, il “sistema” Banca Etica ha accolto con molto fa-vore la modifica apportata all’art. 1.1.b, relati-va alla qualificazione dei soggetti destinatari, in quanto in essa le imprese vengono indicate come aventi “sede operativa nel territorio na-zionale” (e non più solo come “aventi sede”, formulazione indicata nella bozza).

Tale correzione rende evidentemente pos-sibile l’applicazione del rating anche alle aziende straniere le quali, secondo il nostro ordinamento, sono comunque sottoposte a misure di verifica di prevenzione delle infil-trazioni di tipo mafioso, in base a quanto sta-bilito dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno attraverso il parere n. 559/LEG/240.514.3 reso il 24 gennaio 1996 (misura già applicata per gli appalti relativi alla ricostruzione in Abruzzo e per l’EXPO 2015) 15.

15 Si deve altresì tenere conto delle misure in materia di documentazione antimafia modificate dal Decreto Legislativo 15 novembre 2012 n.218 che, con particolare riguardo alle società costituite all’estero prive di sede secondaria con rappresentanza stabile

Su questo tema il “sistema” Banca Etica si era soffermato nel proprio contributo e ri-tiene che questa miglioria soddisfi l’esigenza di includere le aziende straniere nell’azione di promozione della legalità.

Altro punto presente nel testo definitivo del Regolamento che il “sistema” Banca Etica ac-coglie con favore è il richiamo (tra i fattori che danno diritto ad un punteggio aggiuntivo) a buone prassi di legalità realizzate a livello lo-cale o realizzate da associazioni di categoria.

Nel testo definitivo dell’A.G.C.M. infatti, con riferimento al primo caso (art. 3.2.a) si pre-vede di attribuire un “+” non solo all’azienda che rispetta i contenuti del Protocollo di Le-galità Confindustria – Ministero dell’Interno e delle linee guida (come indicato nella bozza), ma anche all’azienda che si richiami ai Proto-colli sottoscritti a livello locale da Prefetture ed associazioni di categoria. Tale misura è particolarmente apprezzabile per il “sistema” Banca Etica considerando come nel suo inter-vento si facesse riferimento all’esigenza di riconoscere politiche di legalità che da tempo vengono realizzate a livello locale ( la nota a cura di FCRE segnalava altresì lo strumento dei “Patti di Integrità”) e come essa abbia fatto riferimento all’opportunità di dare maggior rilievo ai Protocolli di legalità firmati a livello locale e che coinvolgono le Prefetture.

Appare peraltro apprezzabile il fatto che nel Regolamento tali Protocolli siano stati meg-lio valorizzati rispetto a quanto espresso nel testo redatto da FCRE, nel quale la funzione di questi Protocolli è stata pensata solo in

nel territorio dello Stato, prevede che la documentazi-one antimafia deve riferirsi a coloro che esercitano poteri di amministrazione, di rappresentanza o di direzione dell’impresa. Altalex, Codice Antimafia: disposizioni integrative e correttive, 14 dicembre 2012 http://www.altalex.com/index.php?idnot=60685

Page 16: La sfida del rating della legalità

16 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

termini di possibile attività di assistenza in fase di controllo delle autocertificazioni dei richiedenti.

Con riferimento al secondo caso (previsto nell’art. 3.2.f) il richiamo all’adesione a cod-ici etici “adottati da associazioni di catego-ria” (e non più, come indicato nella bozza, “approvati dall’Autorità”) è certamente ap-prezzabile, ad opinione del “sistema” Banca Etica, in quanto permette di dare effettività a quanto previsto dall’art. 3.4 della Legge 11 novembre 2011 n. 180 (c.d. “Statuto delle imprese”) nel quale si prevede che “le asso-ciazioni di imprese integrano i propri statuti con un codice etico con il quale si prevede che le imprese associate e i loro rappre-sentanti riconoscono, tra i valori fondanti dell’associazione, il rifiuto di ogni rapporto con organizzazioni criminali o mafiose e con soggetti che fanno ricorso a comportamenti contrari alla legge, al fine di contrastare e ri-durre le forme di controllo delle imprese e dei loro collaboratori che alterano di fatto la libera concorrenza”. La misura impone alle imprese che aderiscono a tali associazioni di contrastare ogni forma di estorsione, usura o altre tipologie di reato e di collaborare con le forze dell’ordine e le istituzioni denunciando, anche con l’assistenza dell’associazione, ogni episodio di attività illegale di cui sono sogget-ti passivi. Si prevede peraltro che il mancato rispetto del codice etico dell’associazione e dei doveri degli associati sia sanzionato nei termini previsti dallo stesso Statuto e dal Co-dice Etico dell’associazione 16.

16 Legge 11 novembre 2011 n. 180, Norme per la Tutela della libertà d’impresa. Statuto delle Imprese in Gazzetta Ufficiale n. 265 del 14 novembre 2011). Il tes-to della disposizione di legge è disponibile all’indirizzo internet http://www.governo.it/GovernoInforma/Dos-sier/statuto_imprese/Legge_180_2011.pdf

Il “sistema” Banca Etica aveva peraltro citato (facendo riferimento alla normativa sopra ri-chiamata) lo strumento dei codici etici delle organizzazioni di categoria, pur non aven-dolo proposto tra gli elementi in grado di attribuire un punteggio ulteriore, soluzione quest’ultima assolutamente apprezzabile.

Al di là del principio ispiratore di questo stru-mento, sul quale non si può che concordare, solo l’applicazione in concreto del provvedi-mento potrà dissipare i dubbi che compren-sibilmente già oggi si affermano sul rating, specie con riferimento al possibile eccesso di discrezionalità che può accompagnare la valutazione dei requisiti aggiuntivi da parte dell’A.G.C.M. ed in considerazione delle diffi-coltà burocratiche che potrebbero incontrare gli imprenditori meno avveduti, elementi che rendono necessario il contributo di soggetti terzi ed indipendenti 17.

Su questi temi si è espressa del resto anche la nota redatta da FCRE, nella quale si richiama-va l’opportunità di qualificare le certificazioni sociali (richiamando strumenti quali SA8000 – certificazione Valore Sociale) 18 nonché di favorire l’efficienza del procedimento am-ministrativo, prevedendo una richiesta alle amministrazioni interessate di conformare la propria struttura organizzativa (magari pre-vedendo una sola autorità di riferimento ter-

17 Jacopo Schettini Gherardini, Rating Etico? Troppo fai-da-te, 21 novembre 2012, “Etica News”http://www.eticanews.it/2012/11/rating-etico-troppo-fai-da-te/

18 Sul punto va comunque notato che una prima risposta arriva dalle indicazioni insite nel formulario scaricabile e da compilare per la richiesta di attribuzi-one del punteggio. Il formulario è disponibile al seg-uente indirizzo internet http://24o.it/links/?uri=http://www.agcm.it/rating-di-legalita/6323-formulario-rating-di-legalita.html&from=L%27avanguardia+che+crede+nella+reputazione+

Page 17: La sfida del rating della legalità

17Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

ritoriale la quale avrebbe dovuto farsi carico di recuperare dai vari soggetti locali i diversi riscontri richiesti) o di promuovere misure normative ad hoc per una realizzazione di “rating locali” (seguendo l’interessante per-corso avviato dalla Regione Sicilia).

Altro punto sul quale il testo a cura di FCRE si sofferma è l’esigenza di perseguire il miglio-ramento continuo nell’applicazione dello strumento attraverso il dialogo con i territori e le loro rappresentanze, soprattutto nelle re-altà nelle quali gli enti locali sono attivi sul fronte della legalità avendo emanato leggi re-gionali ad hoc.

Certamente in futuro potranno essere pro-posti correttivi ed adeguamenti anche se ciò che più sembra contare in questa fase è il contributo che questo provvedimento potrà portare alla diffusione della consapevolezza circa il fatto per cui legalità e sviluppo siano due termini inscindibili, soprattutto in un mercato che sta compiendo una lenta ma in-controvertibile transizione verso la respons-abilità e la trasparenza; un mercato in cui le aziende sono chiamate in modo sempre più stringente a dotarsi di modelli di vigilanza in grado di prevenire un loro coinvolgimento in procedimenti giudiziari.

Da questo punto di vista è evidente la spinta che il modello da alle imprese affinché si do-tino di modelli di organizzazione e gestione capaci di rispondere ai requisiti previsti dal d.lgs. n. 231/20001 e dal d.lgs. 81/08.

Attraverso tale strumento l’impresa potrà tutelarsi contro violazioni di legge o contro l’applicazione di provvedimenti cautelari (che peraltro le impedirebbero di concorrere all’attribuzione del rating) oltre che ottenere un punteggio maggiore in sede di valutazione

dell’A.G.C.M. 19

La promozione del binomio legalità – svi-luppo, peraltro, non dipenderà solo dal com-portamento che assumeranno d’ora in avanti le imprese, ma sarà fortemente legata anche all’impegno con cui le pubbliche amminis-trazioni e gli istituti di credito assolveranno agli obblighi ad essi ascritti dalla legge n. 27/2012.

Da questo punto di vista Banca Popolare Et-ica e la Fondazione Culturale Responsabilità Etica hanno già espresso la loro fiducia negli obiettivi posti dal rating di legalità e né stan-no promuovendo la conoscenza attraverso le loro attività culturali.

19 Studio Legale Associato Tosello & Partners, Rating di Legalità e adozione del Modello 231, 26 no-vembre 2012, in “Compliance Aziendale”http://www.complianceaziendale.com/2012/11/rating-di-legalita-e-adozione-del.html

Page 18: La sfida del rating della legalità

18 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

fiscati”, provvedimento che ha permesso di avviare a finalità sociale proprietà confiscate al crimine organizzato, di modo da proporre una alternativa concreta di lavoro e sviluppo in condizioni di legalità, unica vera forma di prevenzione davvero efficace delle infiltrazi-oni del crimine organizzato.

Questa importante intuizione, nata da una raccolta di firme con la quale l’associazione “Libera” portò in Parlamento una iniziativa legislativa popolare (sottoscritta da oltre un milione di cittadini), ha permesso di con-seguire alcuni successi importanti in termini di buone prassi di riscatto territoriale dal gio-go delle mafie.

Va inoltre detto che negli ultimi anni le au-torità si sono attivate per istituzionalizzare adeguatamente i procedimenti di confisca, come dimostra la creazione della già citata Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni sequestrati e confis-cati alla Criminalità Organizzata, istituita con decreto legge 4 febbraio 2010 n. 4 convertito con modificazioni dalla legge 31 marzo 2010 n. 50.

Tale organo opera, anzitutto, nell’ambito della fase giudiziaria del processo di ges-tione (dal sequestro alla definitiva confisca) coadiuvando la magistratura e favorendo la risoluzione delle criticità riscontrate dal giudice e dall’amministratore giudiziario nel corso del procedimento; si occupa dell’ amministrazione dei beni nel corso del pro-cedimento giudiziario assumendo su di sé i compiti che nella fase del sequestro il giudice aveva affidato all’amministratore giudiziario. L’Agenzia è poi impegnata nella fase ammin-istrativa, che ha inizio dopo il provvedimento di confisca definitivo, destinando entro no-vanta giorni dal provvedimento il bene (con proroga di ulteriori novanta per le procedure

Come già accennato uno degli elementi che hanno caratterizzato la versione definitiva del Regolamento del “rating di legalità” è la previsione di sostegno ai beni confiscati.

L’art. 2.5 del Regolamento prevede che sia possibile rilasciare il rating all’impresa sotto-posta a sequestro o confisca ed affidata ad un custode o ad un amministratore giudiziario o finanziario per finalità di continuazione o ripresa dell’attività produttiva; altresì, viene prevista questa possibilità in caso di azienda sottoposta a misura di prevenzione patrimo-niale del sequestro o della confisca ed affi-data ad un amministratore giudiziario con le stesse finalità e, infine, si prevede la possibil-ità di rilasciare il rating anche a beni azienda-li oggetto di confisca definitiva, che siano stati destinati all’affitto o alla vendita in favore di società o imprese pubbliche o private per fi-nalità di continuazione o ripresa dell’attività produttiva con provvedimento dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione, la Gestione e la Destinazione dei beni sequestrati e con-fiscati alla criminalità organizzata 20.

Tale misura permette di riavviare il dibattito su un tema particolarmente rilevante nel di-battito per la costruzione di una economia e di una società non influenzata dal ruolo delle mafie.

Il nostro ordinamento, infatti, ha fatto un passo avanti decisivo in questo senso con l’approvazione della Legge 7 marzo 1996 n. 109 in tema di “Disposizioni in materia di ges-tione e destinazione di beni sequestrati o con-

20 Autorità Garante della Concorrenza e del Mer-cato, Regolamento Rating di Legalità, op. cit

4. Costruire una prospettiva di sviluppo legale a partire dai beni confiscati

Page 19: La sfida del rating della legalità

19Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Una delle cause principali di questo prob-lema è certamente il tempo eccessivo che in-tercorre tra il sequestro, la confisca e la de-finitiva assegnazione di un bene (fino a nove anni), ponendo così fuori mercato ogni possi-bilità di re-inserimento delle aziende, mentre le banche revocano i fidi, si ritraggono le as-sicurazioni e i fornitori esigono i loro crediti.

Una questione, quella delle aziende confis-cate, che peraltro non interessa solo le regioni meridionali, se si considera che in Lombardia esistono 216 aziende espropriate ai boss 22 (e purtroppo non sempre si riesce a realizzare buone pratiche come quella della villa di Cer-menate tramutata nel Centro Studi antimafie

22 Attilio Bolzoni, I beni dei Boss non rendono nulla. Ecco la Waterloo delle confische, in “Re-pubblica – Le Inchieste”, 27 dicembre 2012 http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2012/12/27/news/il_crack_delle_confische-49528373/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2Finchiesta-italiana%2F2012%2F12%2F27%2Fnews%2Fantimafia_crack-49525302%2F

più complesse). L’Agenzia acquisisce e moni-tora i dati relativi a sequestri e confische, pro-grammandone la destinazione in vista della definitiva confisca e monitorandoli dopo la destinazione. Il d.lgs. 6 settembre 2011 n. 159 (c.d. “Codice Antimafia”) ha poi ulteriormente precisato la funzione dell’Agenzia rispetto al riutilizzo dei beni confiscati 21.

Nonostante questi interventi la situazione dei beni confiscati in Italia è molto difficile, specie per quanto riguarda la riattivazione di attività d’impresa.

I casi in cui si è riusciti ad applicare effet-tivamente la legge sono troppo pochi: delle 1663 società confiscate dall’approvazione della legislazione antimafia, solo 35 risultano in attivo.

21 Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, 2° Relazione sull’attività svolta 1 gennaio – 31 dicembre 2011 http://www.beniseques-traticonfiscati.it/Joomla/images/pdf/relazioni/relazi-one%20annuale%2031.12.2011.pdf

Page 20: La sfida del rating della legalità

20 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Sicuramente l’aspetto creditizio del riutiliz-zo sociale dei beni confiscati è uno di quelli più rilevanti.

Ancora nel marzo 2012 si registrava come una delle ragioni principali dell’impossibilità di gestire i beni confiscati fosse data dai gra-vami ipotecari (almeno nel 65% dei casi), os-tacolo che non permette all’Agenzia per i beni confiscati di destinare i beni confiscati.

Un problema, questo, che chiama in causa anche il comportamento degli istituti di cred-ito, i quali certo rivendicano legittimamente il valore ipotecario ma che devono evident-emente essere posti di fronte al fatto di aver concesso a monte fidi a persone evidente-mente non degne.

Gli istituti di credito, tuttavia, sono oggi chia-mati a porre una attenzione maggiore rispet-to a queste dinamiche, considerando come dall’Agenzia Nazionale sui Beni Confiscati sia-no partite già oltre 200 istanze all’Avvocatura dello Stato, allo scopo di verificare la buona fede degli istituti che hanno concesso il cred-ito 25.

Tra l’altro, come documentato da una re-cente ricerca del “Consorzio Sole” sui beni confiscati in Campania, queste concessioni di fidi a persone non degne hanno favorito le intenzioni di molti camorristi i quali, sap-endo di essere sotto inchiesta, hanno acceso mutui sui loro beni ottenendo da un lato, nell’immediato, denaro liquido da riciclare e, dall’altro, riuscendo così a rendere preventi-vamente molto difficile il riuso del bene an-

25 Francesco Viviano – Alessandra Ziniti, Quel Patrimonio da venti miliardi tenuto in ostaggio dalle banche, in “La Repubblica – Le inchieste”, 22 marzo 2012http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchi-esta-italiana/2012/03/22/news/beni_confiscati_alle_ma-fie-32027769/

“Progetto S. Francesco”) 23.

L’effettiva implementazione del sistema cre-ato dalla legge n. 109/96 dipende certamente dalla presenza di amministratori giudiziari capaci di pianificare il futuro delle aziende confiscate sul medio/lungo termine.

Occorre altresì tutelare i lavoratori di queste aziende (esiste, in proposito, una proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dalla CGIL per garantire a questi dipendenti gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori dei set-tori in crisi).

Sarebbe inoltre importante investire il dena-ro sequestrato nelle attività dove si registrano le sofferenze.

Altre misure sono state individuate attraver-so una recente sperimentazione realizzata da “Libera” ed “Unioncamere” per la gover-nance delle aziende confiscate, dalla quale si è compresa la necessità di istituire strumenti di finanza agevolata e di incentivazione fis-cale; introdurre facilitazioni contributive per il mantenimento dei dipendenti; prevedere un welfare per ricollocare i lavoratori in caso di chiusura dell’attività; sostenere con aiuti la nascita di cooperative; destinare una quota del Fondo Nazionale di Garanzie per le PMI anche alle associazioni che gestiscono beni confiscati alla criminalità 24.

23 Il Progetto è un’associazione di promozi-one sociale nazionale, un centro studi ma anche un movimento culturale, avente il compito di favorire le relazioni tra organizzazioni sindacali (l’iniziativa è nata dal sistema C.I.S.L.) ed istituzionali per la tu-tela della legalità, svolgendo nel contempo attività di sensibilizzazione rivolta a tutti i soggetti sociali. Mag-giori informazioni sono reperibili on-line http://www.progettosanfrancesco.it/

24 Attilio Bolzoni, I beni dei Boss non rendono nulla, op. cit.

Page 21: La sfida del rating della legalità

21Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

che in caso di confisca 26.

Gli istituti di credito sono ulteriormente sensibilizzati a prestare maggiore attenzione nella valutazione di bancabilità in consider-azione della severità della giurisprudenza, la quale ha sostanzialmente rovesciato l’onere della prova, imponendo all’istituto di credito di dimostrare la propria buona fede nella concessione del credito.

La Corte di Cassazione, nel 2010, giudican-do una controversia dove il creditore era un istituto di credito, ha ritenuto che “non è sufficiente la dimostrazione dell’assenza di dolo” al momento dell’iscrizione dell’ipoteca sull’immobile per poter pretendere il rispet-to della “garanzia”, quanto piuttosto poter dimostrare che non via siano mai stati com-portamenti “negligenti” o “anomali” nei con-fronti del presunto mafioso beneficiario del mutuo. Si è così stabilito un principio fonda-mentale, in base al quale “il giudice penale, esclusa la buona fede del terzo che vanti di-ritto sull’immobile confiscato, può ordinare la cancellazione dell’ipoteca” 27.

Si deve anche tenere conto della recente sen-tenza della Prima Sezione Penale della Cas-sazione n. 36990, emessa il 26 settembre 2012, nella quale si è stabilito che anche qualora il cliente beneficiario dei mutui sia incensu-rato, la banca perde il diritto di credito dopo la confisca in prevenzione degli immobili su cui erano iscritte le ipoteche, laddove si ris-contri l’evidenza della situazione poco chiara

26 Francesco Viviano – Alessandra Ziniti Mutui e danneggiamenti, ecco il “piano casa” dei boss in La Re-pubblica, 22 marzo 2012 http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2012/03/22/news/la_strategia_dei_boss_-_i_beni_sequestrati-32028137/

27 Duccio Facchini, Un’ipoteca sui beni confiscati, “Altraeconomia” 29 dicembre 2011 http://www.altreco-nomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=3193

del cliente, specie se si opera in un contesto fortemente sensibile all’infiltrazione crimi-nale e tenuto conto anche del rafforzamento delle misure di confisca poste dal “Codice Antimafia” 28.

Rispetto a questo quadro si deve notare come il rating antimafia possa interviene oggi allo scopo di favorire non solo una ulteriore op-portunità di riutilizzo sociale dei beni confis-cati ma anche la definizione di rapporti con soggetti affidabili da parte delle banche, fa-vorendo così l’adeguata disclosure del cliente e rafforzando la prevenzione del rischio di concedere il credito a soggetti inadeguati.

28 Dario Ferrara, Soldi al cliente a rischio mafia, la banca perde il credito, in “Professionisti.it” 16 ottobre 2012 http://www.professionisti.it/frontend/articolo_news/22799/soldi-al-cliente-a-rischio-mafiala-banca-perde-credito

Page 22: La sfida del rating della legalità

22 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

trasformi da elemento premiale a requisito minimo per ottenere un finanziamento (e, di fatto, obbligatorio).

Fermo restando la presenza di forti criticità nelle valutazioni di questo organismo 30 si deve tenere conto anche di aspetti da esso sollevati che potrebbero certamente essere risolti con semplici correttivi, come la richi-esta di includere tra i Protocolli la cui sotto-scrizione da diritto a punteggio premiale an-che dell’accordo che essa ha sottoscritto con Confindustria in materia di contrasto delle infiltrazioni criminali il 19 ottobre 2011.

Intanto, il mondo del credito dovrà fare ogni sforzo possibile anche per favorire il superamento dei dubbi dei soggetti più critici nei confronti dell’adozione di questo strumento (che peraltro avrà una sua sicura utilità nel favorire l’adeguata conoscenza del cliente), preparando i propri operatori a sensibilizzare i clienti sul tema e ad appli-care questo strumento in modo corretto ed efficiente, facendone se possibile anche un mezzo a partire dal quale si possano realiz-zare politiche di responsabilità creditizia capaci anche di portare lo spirito di questo provvedimento al di fuori del novero delle aziende cui si applica, di modo da sviluppare nel mercato i valori di responsabilità che occorre affermare per ricreare condizioni

30 L’ANCE ha criticato le misure di esclusione previste nei casi di provvedimenti definitivi in ma-teria di salute e sicurezza sul lavoro (che, secondo l’organizzazione degli edili, andrebbe limitata ai casi di violazioni gravi e reiterate) oltre alle misure previste in favore dei beni confiscati e reinseriti nell’attività produttiva. Paola Mammarella, Rating di legalità, Ance: non sia un limite per l’accesso al credito, in “Edilportale” 18 gennaio 2013http://www.edilportale.com/news/2013/01/normativa/rating-di-legalit%C3%A0-ance-non-sia-un-limite-per-l-accesso-al-credito_31246_15.html

Conclusioni

Lo scorso 10 dicembre si è appresa la notizia della presenza di alcune decine di imprese che hanno già chiesto all’A.G.C.M. di accedere al rating di legalità.

Il dato è molto significativo, considerando come tardino ad arrivare i decreti attuativi indispensabili per dare l’esatta misura della premialità annessa al rating in termini di ac-cesso ai finanziamenti pubblici ed al credito privato.

Le aziende che si stanno già impegnando su questo fronte, lo stanno dunque facendo soprattutto allo scopo di acquisire un vantag-gio reputazionale distintivo, in attesa di com-prendere l’effettiva portata dei benefici eco-nomici di tale scelta.

Considerando questo dato importante, ancorché ufficioso, così come il fatto che, in base ai criteri di fatturato previsti dal rego-lamento, la platea dei potenziali soggetti richiedenti possa essere inclusa tra i 120.000 ed i 130.000 soggetti, occorre quanto prima risolvere la questione dei decreti attuativi 29.

In futuro, come già accennato, saranno probabilmente necessari correttivi, anche allo scopo di fugare i timori che già vengono sollevati da rappresentanze d’impresa come l’ANCE (settore edile), la quale guarda con preoccupazione al rischio che il rating si

29 Lionello Mancini, E’ già iniziata la corsa verso il rating, in “Il Sole 24 Ore” 10 dicembre 2012 http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-12-10/iniziata-corsa-rating-063843.shtml?uuid=AbRCaeAH&goback=%2Egde_1613157_member_194400122

Page 23: La sfida del rating della legalità

23Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

di sviluppo durevole ed in cui sia più difficile per il crimine organizzato (ed altre forme di at-tività illecita) infiltrarsi.

Adnkronos, Riciclaggio, nel 2012 intercettati 2,6 miliardi 31 gennaio 2012 http://www.adnk-• ronos.com/IGN/News/Cronaca/Riciclaggio-nel-2012-intercettati-26-miliardi_314135946717.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed

Altalex, Codice Antimafia: disposizioni integrative e correttive, 14 dicembre 2012 http://• www.altalex.com/index.php?idnot=60685

Carlo Cefaloni, Le mafie e la responsabilità delle banche, in “Città Nuova” on-line 9 novem-• bre 2012 http://unitaecarismi.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=422893

Transcrime – Università Cattolica del Sacro Cuore, Gli investimenti delle Mafie, Progetto di • Ricerca PON Sicurezza 2007-2013 http://www.investimentioc.it/files/PON-Gli_investimenti_delle_mafie-Sintesi_Italiano.pdf

Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, Rischi di infiltrazione della criminalità • organizzata nel settore dell’energia eolica, 8 maggio 2012 http://www.cnel.it/53?shadow_documenti=22726

Cosimo Nuzzo, Grasso: pericolo infiltrazione mafia al nord, “Articolo Tre” 26 ottobre 2012 • http://www.articolotre.com/2012/10/grasso-pericolo-infiltrazione-mafie-al-nord/115422

Roberto Saviano, Mafie, i padroni della crisi . Perché i boss non fanno crac, in “La Repub-• blica” 27 agosto 2012 http://www.repubblica.it/cronaca/2012/08/27/news/saviano_criminal-it_padrona_della_finanza-41551075/

La Repubblica on- Line, Bankitalia, il riciclaggio vale il 10% del PIL , 10 maggio 2011 http://• www.repubblica.it/economia/2011/05/10/news/bankitalia_riciclaggio_vale_10_del_pil-16050018/

Giovanni Castaldi, Il Dlgs. 231/2007 e la normativa d’attuazione. Il contributo dell’UIF alla • lotta alla corruzione, Documento presentato al Convegno “Riciclaggio e Corruzione. Pre-venzione e controllo tra fonti interne ed internazionali” Courmayeur, 28-29 settembre 2012. Pubblicazione disponibile su sito Banca d’italia http://www.bancaditalia.it/homep-age/notizie/uif/Castaldi_sett-12.pdf

Antonello Montante, Rating più alto per imprese anti-mafia, 29 gennaio 2012, in “l’Unità” • http://www.unita.it/economia/la-proposta-un-rating-piu-alto-per-le-imprese-anti-mafia-i-antonello-montante-i-1.376462?page=1

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Bozza Regolamento Rating Legalità, 13 • agosto 2012 http://www.agcm.it/trasp-statistiche/doc_download/3279-consultazioneregrat-inglegalita.html

Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Regolamento Rating di Legalità, 14 no-• vembre 2012 http://www.agcm.it/trasp-statistiche/doc_download/3414-regolamentorating.

Sitografia

Page 24: La sfida del rating della legalità

24 Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

html

Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Regolamento Istruttorio in materia di Rat-• ing di Legalità. Proposte di modifiche e integrazione http://www.zoes.it/sites/all/files/allegati/2012/10/01/fcre_proposta_per_rating_legalita.pdf

Jacopo Schettini Gherardini, Rating Etico? Troppo fai-da-te, 21 novembre 2012, “Etica • News”http://www.eticanews.it/2012/11/rating-etico-troppo-fai-da-te/

Studio Legale Associato Tosello & Partners, Rating di Legalità e adozione del Modello • 231, 26 novembre 2012, in “Compliance Aziendale” http://www.complianceaziendale.com/2012/11/rating-di-legalita-e-adozione-del.html

Attilio Bolzoni, I beni dei Boss non rendono nulla. Ecco la Waterloo delle confische, in “Re-• pubblica – Le Inchieste”, 27 dicembre 2012 http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/inchiesta-italiana/2012/12/27/news/il_crack_delle_confische-49528373/?inchiesta=%2Fit=

Page 25: La sfida del rating della legalità

25Capire la Finanza - La sfida del rating della legalità

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

La Fondazione Culturale Responsabilità Etica (www.fcre.it) è stata fondata da Banca Etica per promuovere nuove forme di economia sostenibile, per diffond-ere i principi della finanza eticamente orientata, per analizzare il funzionamento della finanza e proporre soluzioni nella direzione di una maggiore sostenibilità. Per realizzare questi obiettivi, la Fondazione lavora in rete e partecipa alle inizia-tive e alle campagne delle organizzazioni della società civile in Italia e a livello internazionale.

Nell’ambito delle proprie attività, la Fondazione ha deciso di proporre queste schede “capire la finanza”. Le schede provano a spiegare in maniera semplice i principali meccanismi e le istituzioni del panorama finanziario internazionale, dalle istituzioni internazionali ai paradisi fiscali, dai nuovi strumenti finanziari alle banche e alle assicurazioni. Con queste schede ci auguriamo di dare un con-tributo per comprendere le recenti vicende in ambito finanziario e per stimolare la riflessione nella ricerca di percorsi alternativi.

Le schede sono realizzate in collaborazione con il mensile Valori e con la CRBM.

Valori (www.valori.it) è un mensile specializzato nei temi dell’economia sociale, della finanza etica e della sostenibilità. E’ tra le testate più autorevoli in Italia a trattare questioni complesse e “difficili” relative al mondo dell’economia e della finanza in maniera approfondita ma al tempo stesso comprensibile: denuncian-done le ingiustizie, evidenziandone le implicazioni sui comportamenti individu-ali e sulla vita della società civile a livello sia locale che globale, e promuovendo le esperienze, le progettualità e i percorsi dell’economia sociale e sostenibile.

La Fondazione Culturale e Valori sono anche tra i promotori dell’Osservatorio sulla Finanza, uno strumento di informazione critica sulla finanza e l’economia: www.osservatoriofinanza.it

Per contatti e per maggiori informazioni: [email protected]