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LA SANTISSIMA VERGINE ADDOLORATA DI CAMPOCAVALLO Testimonianze dei prodigi e delle guarigioni (1892-1918) Santuario B.V.Addolorata Campocavallo di Osimo Comitato Festa del Covo a cura di Raimondo Orsetti

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LA SANTISSIMA VERGINE ADDOLORATA

DI CAMPOCAVALLOTestimonianze dei prodigi e delle guarigioni

(1892-1918)

Santuario B.V.Addolorata Campocavallo di Osimo

ComitatoFesta del Covo

a cura diRaimondo Orsetti

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Santuario B. V. AddolorataComitato Festa del CovoCampocavallo di Osimo

LA SANTISSIMA VERGINE ADDOLORATA

DI CAMPOCAVALLO

Testimonianze dei prodigi e delle guarigioni (1892-1918)

a cura di Raimondo Orsetti

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“… chi non vedesse nella nostra operala mano evidente di Dio e della Vergi-ne e attribuisce a puro caso, special-mente nei nostri tempi d’angustie e ca-lamità senza fine, quanto è avvenuto eavviene, io direi che costui sarebbedurus et tardus corde ad credendum,o piuttosto cieco volontario nella men-te e nel cuore”.

Don Giovanni Sorbellini

Il quadro miracoloso di Campocavallo

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I fatti, di seguito narrati, sono descrittifedelmente come sono avvenuti o come so-no stati visti e interpretati dalla gente,sotto i cui occhi si svolsero…

il curatore

INDICE

Capitolo ICampocavallo e le origini pag. 7

Capitolo IIGli eventi del 16-17 giugno 1892 “ 20

Capitolo III Le testimonianze dei Prodigi “ 43

Capitolo IVAlcune testimonianze di guarigioni prodigiose e di grazie ricevute “ 91

Capitolo VBiografie dei personaggi citati “ 133

Capitolo VIIl Santuario “ 146La diffusione della devozione alla Vergine Addolorata di Campocavallo “ 152La Parrocchia di Campocavallo “ 181Cronologia degli eventi “ 195

Note bibliografiche “ 198

In ricordo di Don GiovanniSorbellini e dei tanti sacer-doti che, in oltre un secolodi vita del nostro Santua-rio, hanno servito con dedi-zione ed amore la nostraParrocchia.

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Capitolo I

Campocavallo e le origini

Campocavallo

Al tempo nel quale avvennero i fat-ti, a Campocavallo null’altro esiste-va che una chiesuola (così era chia-mata) e vicino ad essa una scuolaelementare. Poi sorsero due osterie(Spegne e Burattini) proprio all’in-crocio di due strade: una che avevanome Strada di Jesi, l’altra dettaCagiata che si prolungava nelloStradone di Recanati. Esisteva una quinta strada, tenutoconto dell’incrocio che dava luogo alquadrivio, allora però soltanto diterra battuta, che, nella stagionedelle piogge, diventava una fangaia.Esistevano però, intensamente abitate

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La Basilica di Campocavallo (vista della facciata principale)

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nica, con la sua piccola sacristia, unminuscolo ripostiglio, e due o trestanzette, in due piani, per abitazio-ne di un sacerdote.Egli intendeva, con questo, crearsila possibilità di soddisfare ai propridoveri religiosi e di offrire ai conta-dini del contorno un’occasione favo-revole, senza dover andare a SanSabino, dov’era la chiesa parroc-chiale, o ad Osimo, che era più lon-tana e meno comoda.La costruzione della chiesetta fu fat-ta senza disegno né arte. Quattromuri di mattoni comuni tenuti insie-me con malta di dubbia consistenza,malamente intonacati dentro e fuori;una porta d’ingresso alla chiesa euna porticina per la sacristia, due otre finestre per la luce. Il tutto sor-montato da un rozzo tetto con traviin vista, tavole e coppi.Quella chiesetta, col decorrere del

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e fervide di vita e di lavoro, le case co-loniche, sparse in tutto il territorio.

La chiesuola di campagna

Una ventina d’anni prima che avve-nissero i fatti di seguito narrati, untal Nazzareno Taddioli aveva acqui-stato un fondo rustico, che era ap-partenuto anticamente al monasterodelle Suore Benedettine di Osimo.Quel fondo aveva per confine nordla strada di Jesi e per confine est lostradone di Recanati. Chi si fosse posto in mezzo al “cro-ciale” lo avrebbe veduto in direzionedi Passatempo e Montefano.Il Taddioli, che aveva acquistato ilfondo con l’intenzione di ritirarvisi avita privata col trascorrere degli an-ni, e che era, del resto, persona mol-to religiosa e pia, pensò di costruireuna chiesetta accanto alla casa colo-

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fondo e così evitare ogni noia al San-tuario e a Don Giovanni. Così fece nel1895, ma poi, venutosi a trovare in dif-ficoltà economiche (aveva accettatol’amministrazione di un Orfanotrofio,senza conoscere le passività delle qualiera gravato) dovette venderlo. Lo ac-quistò Giovanni Mazzufferi, che lo la-sciò a suo figlio Luigi, dal quale passòagli eredi Mario e Fausto, che infine lovendettero alla famiglia Maracci, chetuttora lo possiedono (1988).Il Taddioli e i contadini insieme chie-sero al Vescovo diocesano, che alloraera mons. Michele Seri-Molini, di ave-re un sacerdote per la Messa domeni-cale e l’ottennero. Essi stessi si tassa-rono, famiglia per famiglia, secondo leproprie possibilità ed in base al nume-ro dei componenti, per provvedere atutto l’occorrente per la celebrazionedella Messa e per un equo compensoal sacerdote.

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tempo, ebbe restauri, specialmenteagli intonaci, e qualche piccola modi-fica o aggiunta, come il soffitto, masostanzialmente rimase come era sta-ta costruita all’inizio. Converrà aggiungere, per inciso, lasorte subita dal fondo rustico negli an-ni successivi. Il terreno appartenneper lungo tempo al Taddioli, ma quan-do questi venne a trovarsi in gravi dif-ficoltà economiche, il Tribunale di An-cona ne dispose la vendita. La chiesuo-la fu comprata da don Giovanni Sor-bellini. Su terreno avevano messo gliocchi persone ostili alla Religione e allaChiesa, quasi certamente con l’intentodi creare difficoltà al nuovo Santuariodi Campocavallo. Lo venne a sapere ilsacerdote francese Paul Teissier, assi-duo visitatore del Santuario e devotis-simo della Madonna. Questi, che eracanonico a Montpellier e professore dibelle lettere, si offrì per comprare il

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d’oro e d’argento e di finissimi rica-mi, si trovò nella più amara desola-zione: la chiesa, misera e angusta,come sopra è stata descritta; l’alta-re, anch’esso mal rivestito di intona-co, sormontato dai gradini in matto-ni mal messi; quattro o sei pezzi dilegno che fungevano da candelieri,una croce povera e nuda come ilCrocifisso; una pianeta di tela gros-solana simile a quella dei guarnelliche le contadine indossavano neigiorni di lavoro; un calice di metallodi poco pregio con coppa di rame;un vecchio e sgualcito messale conun disadorno leggio.Don Giovanni non si perdette d’ani-mo, ma, ardente di fede e grande diumiltà quale era, e perseverante con-tro le difficoltà e gli ostacoli come nes-sun altro mai, decise subito di ripara-re quel che si poteva, di rinnovare edi aggiungere quanto mancava.

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Don Giovanni Sorbellini

Il primo, disposto a venire, fu unsacerdote di Castelfidardo, paese al-lora appartenente alla diocesi di Re-canati. Non durò molto però in quelservizio, e allora mons. Seri-Molinimandò don Giovanni Sorbellini, cheera stato ordinato sacerdote nel1883, all’età di 24 anni e 5 mesi, edera stato prima mansionario di Cat-tedrale, e successivamente, allamorte di don Sante Giorgetti, parro-co alla Santissima Trinità di Osimo,detta anche chiesa del Sacramento:parrocchia oggi soppressa, il cui ti-tolo (Santissima Trinità) è passatoalla chiesa Cattedrale o parrocchiadel Duomo.Don Giovanni, che era abituato allosplendore delle chiese di città, ricchedi storia e di arte, splendide anchenello sfarzo dei paramenti sacri chesi mostrava nelle pianete di lama

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Per prima cosa fece ricoprire con le-gno e drappi i gradini dell’altare(quelli destinati a reggere i candelierie i vasi dei fiori). Da un suo zio, laico francescano, fecefare un paio di mensole per reggerevasi di fiori e candele.Espose alla venerazione dei fedelidue immagini sacre: una della Ma-donna Addolorata, fissata su la pare-te dov’era l’altare; l’altra del SacroCuore di Gesù, appesa alla pareteopposta. Ad entrambe fece fare, dasuo fratello Alberto che era ebanista,le cornici in legno dorato. Quelle Im-magini erano state acquistate da donGiovanni da un venditore ambulanteche esponeva i suoi oggetti sotto laloggia del Comune di Osimo.Don Giovanni era anzi un appassio-nato raccoglitore di sacre Immagini.Ne aveva di ogni dimensione e di sva-riati colori… Un po’ di sua tasca, un Lettera autografa di don Giovanni Sorbellini alla Madonna

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La Sacra Immagine

Nella chiesuola, era stata esposta,non più di sette od otto anni addie-tro, un’immagine della Madonna Ad-dolorata, su la parete est, dove, cir-condato da una minuscola balaustra,sorgeva l’altare.L’Immagine era - ed è - un’oleografiadi cm. 38 di larghezza per cm. 52 dialtezza. Rappresenta la Vergine sedu-ta che accoglie tra le braccia il corpoesanime di Gesù, appena deposto dal-la croce. La Vergine è rivestita di unatunica rossa, con in testa un pannobianco che le avvolge la parte superio-re del petto. A tali vestimenti si so-vrappone un manto azzurro, chescende dal capo ai piedi.Il corpo di Gesù, nudo nella partesuperiore e in atteggiamento di ab-bandono, è rivestito, nella parte infe-riore, di una tunica bianca, quasi ne-gletta e trasandata.

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po’ con piccole questue tra i contadinifrequentatori della chiesetta, riuscì afare le cose più necessarie e urgenti.Ne parlò al Vescovo il quale scrisse aRoma a una società di Dame, cheaveva per scopo di provvedere di ar-redi sacri le chiese povere. Dopo nonmolto giunse da Roma al Vescovo ungrosso pacco… Il pacco conteneva un messale, unatovaglia d’altare, un camice, unapianeta bianca, una rossa, diversimanutergi, purificatoi, amitti, stolaviolacea e altre cose.I contadini di Campocavallo, special-mente quelli che erano addetti alla cu-stodia della chiesuola - e tra essi unoin particolare - ne erano entusiasti eorgogliosi e andavano dicendo contutti che ormai quella chiesetta avevai migliori apparati, rispetto alle altrechiese di campagna, e non aveva piùnulla da invidiare a nessuno.

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ture o sculture in marmo, tra le qualile più celebri sono quelle di Miche-langelo Buonarroti.Nell’Immagine di Campocavallo, laVergine ha gli occhi rivolti al cielo inatto, non di rassegnato dolore, madi completa uniformità della sua vo-lontà a quella di Dio. In tale sensol’Immagine è stata ben concepita,anche se non è risultata immune dadifetti di stampa. È veramente bella e piace e muovealla devozione chi la osserva.In mezzo al petto porta un cuore,sormontato da una fiamma, trafittoda sette spade. Il numero “sette” tra-duce in modo superlativo l’immensodolore che Maria Vergine provò perla passione del suo divin Figlio: dolo-re, che le era stato predetto da Si-meone, in occasione dell’offerta diGesù bambino al Tempio, con le pa-role: “Tuam ipsius animam pertrami-bit gladius”...

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Su lo sfondo, lontano dal luogo dellacrocifissione, s’intravvede la città diGerusalemme. Accanto si trova il pa-lo verticale della croce insanguinato.A terra la corona di spine e qualchestrumento della passione.Evidentemente, chi ha ideato il qua-dro e chi lo ha eseguito, non conosce-va o non ha tenuto conto delle condi-zioni reali di luogo e di tempo, nellequali è avvenuta la crocifissione diCristo. Neanche è probabile che lasantissima Vergine abbia potuto ac-cogliere in grembo il corpo del Figlioin quel supremo abbraccio, attesa labrevità del tempo disponibile tra ladeposizione della croce, l’affrettataimbalsamazione e la rapida sepoltu-ra. Occorreva far tutto prima deltramonto del sole, col quale comin-ciava il riposo sabbatico.Tuttavia alla devozione cristiana pia-ce di immaginare la Vergine in taleatteggiamento. Donde la “Pietà”, pit-

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Fu avvertito il custode della chieset-ta, certo Angelo Bevilacqua, dettoSimonettello, che coltivava il terre-no, nell’ambito del quale era co-struita la chiesetta stessa. Questi, asua volta, pensò di darne notizia alparroco-priore di San Sabino, donGiovanni Battista Bartoli, alla cuicircoscrizione parrocchiale apparte-neva il territorio di Campocavallo eal parroco della Santissima Trinitàdi Osimo, don Giovanni Sorbellini,che aveva esposto alla pubblica ve-nerazione, nella chiesuola appunto,l’immagine dell’Addolorata.Don Giovanni, che apprese la notizianel pomeriggio di quello stesso giorno,non corse subito a Campocavallo, mavolle riflettere e decise di recarvisi ilgiorno dopo, di prima mattina.Così fece. Desiderava accompagnar-lo il fratello Alberto, ma egli volleandar solo. Giunto sul luogo, si fece

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Capitolo II

Gli eventi del 16 e 17 giugno 1892. Il Prodigio.

Era il 16 giugno 1892 ed era giovedì.Si celebrava la solennità del “CorpusDomini”. Nella chiesuola, in quellamattina, era stata detta la santa Mes-sa, mentre alcune pie e devote perso-ne - per lo più donne - si trattenneronel piccolo oratorio a pregare. Quand’ecco una di esse, una certaAnnunziata Cantarini in Gasparoni,osservando attentamente l’immaginedella Madonna, notò goccioline di ac-qua sul viso della Vergine che appari-vano lacrime o rugiadoso sudore.Tutti i presenti, alla voce della don-na, constatarono lo stesso fatto. Pie-ni di stupore e di meraviglia si disse-ro: “La Madonna piange!”

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piangeva” si era sparsa dovunquecon la rapidità del lampo. E fu un ac-correre da tutte le parti alla chiesuo-la di Campocavallo di Osimo. Prima,naturalmente, i contadini del luogo,poi gli abitanti di Osimo, poi quellidei paesi vicini.In quello stesso giorno, venerdì 17giugno, la folla dei visitatori si andòinfoltendo sempre più dalla mattinaal pomeriggio. Verso le 2 dopo mez-zogiorno, si sollevò un violento tem-porale. Le persone, che erano sparsenei pressi a commentare i fatti, cor-sero a ripararsi in chiesa e si serra-rono presso l’altare, che era vicinoalla porta.Tutt’a un tratto, mentre si recitava-no le preghiere, le persone presentiesclamarono, quasi ad un sola voce:“La Madonna muove gli occhi!”.Questa nuova e inattesa meravigliaebbe maggior risonanza della prima:

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aprire la chiesetta, celebrò la santaMessa. Al termine, si pose ad osser-vare l’Immagine e constatò che eravero quanto gli era stato riferito.Temendo un’illusione ottica, provòa premere il vetro del quadro control’Immagine: quelle bollicine sischiacciavano. Era veramente ac-qua. Ma donde veniva? Egli però, co-me scrisse più tardi nella sua Rela-zione al Vescovo, non vide alcuna la-crima uscire da gli occhi e notò chetutto il quadro, o la maggior parte diesso, era cosparso di bollicine.Alla gente, che è sempre pronta a gri-dare al miracolo, rispose che al mo-mento la cosa non risultava chiara eche forse il fatto avrebbe potuto tro-vare una spiegazione naturale. Nondisse altro e per la via più breve tor-nò ad Osimo, cercando di evitare gliincontri con la gente.Intanto la notizia che “la Madonna

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Il concorso dei fedeli ed i primiprovvedimenti dei Superiori

Il concorso di popolo, continuo e in-cessante fin dal primo giorno, anda-va sempre più aumentando, mentre ifedeli giungevano da regioni semprepiù lontane. Il primo movente era lacuriosità, ma insieme con questa sinotavano la fede e la devozione. In-fatti la gente, più che attardarsi adosservare il movimento degli occhinella sacra Effige, si immergeva nellapreghiera. Era il rosario mariano,erano le litanie lauretane, erano so-spiri e lacrime, erano domande digrazie e consolazioni, erano anchegrida e lamenti.Il vescovo diocesano, che era mons.Egidio Mauri, succeduto a mons. Mi-chele Seri - Molini, diede ordine alclero di non muoversi e di non pren-dere parte ufficiale o attiva a quel

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le lacrime e il sudore. Varcò ben pre-sto i confini della Diocesi e della stes-sa Regione. La notizia si diffuse, fuorid’Italia, per tutta l’Europa, e, in pro-gresso di tempo, nel mondo intero.Cominciò un movimento di fedeli, daogni regione d’Italia e da ogni nazio-ne d’Europa, che andò sempre piùintensificandosi, specialmente nellestagioni più propizie.

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nianze e nominava insieme don Gio-vanni Sorbellini, Parroco al Sacra-mento, suo segretario. Le relazionistese in quel tempo portano i nomisottoscritti di Mancini e Sorbellini.I testimoni dei fatti dovevano giuraresul Vangelo di dire la verità. Il Vescovoaveva indicato i seguenti cinque punti,su i quali far vertere le domande:

1°. In che giorno e in che ora il teste ave-va visitato la chiesetta di Campocavallo.2°. Se ha veduto alcunché di straordi-nario nell’immagine dell’Addolorata:in particolare il movimento degli oc-chi, in quali direzioni e quante volte.

3°. Quali sono le condizioni di vista,qual era il posto che occupava, qualile condizioni di luce, quale la chia-rezza, e se vi era pericolo d’illusione.

4°. Se nel medesimo tempo che egli“vedeva”, altri “vedevano”.

5°. Se delle cose vedute ha certezza

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movimento di folle; osservasse, tutta-via, da lontano, quanto stava avve-nendo e tenere nota di tutto.Intanto i fedeli offrivano alla Madon-na generosamente quanto avevano indosso: danaro, gioielli e perfino in-dumenti. A ricevere tali donativi,all’inizio, fu il custode della chiesuo-la e insieme quella deputazione dicontadini che aveva il compito diprovvedere alle spese per il culto.A decidere questo era stato lo stessoVescovo, che aveva anche stabilitoun salario giornaliero per chi compi-va quel servizio.Mons. Mauri, in data 1° luglio 1892,indirizzava una lettera a don Rober-to Mancini, Prevosto di San Gregorioad Osimo, con la quale lo informavadella sua intenzione di istituire unprocesso canonico intorno ai fatti cheavvenivano a Campocavallo. Gli da-va mandato di ricevere le testimo-

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stra Signora del Sacro Cuore, ancorgiovane d’età, sano e robusto. Lo no-minò Rettore del nascente Santuariodi Campocavallo il 9 luglio 1892. Erail 24.mo giorno dall’inizio dei fatti.Don Giovanni accettò subito la nomi-na, perché per lui l’obbedienza eracome la fede: non si poteva metterein discussione. Si trasferì a Campo-cavallo, prendendo alloggio nellestanzette annesse alla chiesuola.Là egli riceveva la gente, ascoltavale confessioni, accoglieva i doni te-nendo nota dei nomi degli offerenti,segnava le intenzioni di Messe, sten-deva la cronaca degli avvenimenti;là prendeva i pasti, là riposavaquando poteva. Infatti la chiesuola si apriva alle ore4 e anche alle 3 di mattina e non sichiudeva mai prima delle 10-11 di se-ra, talora anche a mezzanotte e do-po. Era un lavoro immane, spirituale

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da poterle attestare con giuramento econ sicura coscienza.

Il Vescovo poi suggeriva di fare altredomande secondo l’opportunità e laqualità delle persone.I fedeli intanto e gli stessi deputatichiesero al Vescovo la presenza con-tinua di un sacerdote per le confes-sioni sacramentali e la celebrazionedel divin sacrificio. Il padre Cappuc-cino, secondo il contratto fissato esottoscritto, aveva solo l’obbligo delservizio festivo.Il Vescovo, dapprima mandò don Ma-riano Tallaù, il quale poté assolvere alcompito per pochi giorni; infatti un fa-stidioso malessere alle gambe gli impe-dì di camminare. Allora non vi eranomezzi meccanici di locomozione e lecarrozze a cavalli costavano troppo.Mons. Mauri pensò subito a don Gio-vanni Sorbellini, parroco al Sacra-mento e rettore del Santuario di no-

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teri gruppi. Grandi e piccoli, uomini edonne, gente colta e contadini analfa-beti; tutti vedevano nello stesso modo.Com’è ovvio del resto, alcuni vedeva-no e altri no. È difficile stabilire una proporzione.Però, nel libretto dal titolo: “Le Me-raviglie”, si legge che su cinque per-sone dello stesso gruppo, tre vedeva-no e due non scorgevano nulla; oppu-re, tra due persone, madre e figlia, laseconda vedeva mentre la prima nonvedeva nulla.Fuori, all’aperto, era impossibile ot-tenere il silenzio. Ognuno usciva inesclamazioni di meraviglia. Vi erachi piangeva, chi gridava, chi si rac-comandava, chi chiedeva una gra-zia, una guarigione. E questo avve-niva, come s’è detto, anche all’inter-no della chiesuola, dove si celebra-vano le sacre funzioni. Per ottenereil silenzio, non vi era altro modo che

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e materiale insieme, che solo una fe-de inconcussa come la sua, una cari-tà ardente e inesausta, una fermezzadi carattere che non trovava l’ugua-le, poté sopportare.La chiesuola era troppo angusta perpoter contenere le masse dei fedeliche invadevano i dintorni e irrompe-vano come maree. Del resto, regolareil flusso della gente che entrava e diquella che usciva era impossibile. Allora don Giovanni pensò e decisedi elevare un padiglione all’aperto ead esso appendere il quadro dellaMadonna. Così la Sacra Immagine,poteva essere vista da vicino e miratada lontano. Molti, per meglio vedere,si munivano di binocoli.Il movimento degli occhi - delle lacri-me oramai non si parlava più, il qua-dro appariva asciutto - continuava.E a vedere lo stesso movimento nonerano soltanto singole persone, ma in-

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coprire la Sacra Immagine con un ve-lo. Allora la santa Messa si poteva ce-lebrare con tutta tranquillità, mentrela sacra liturgia seguiva il suo corsotra l’attenzione devota dei fedeli.I dintorni della chiesetta, per largoraggio, erano invasi non solo dallagente, ma dalle carrozze e dai cavalli.Le strade erano intasate e la gente siriversava per la circostante campagnao si sedeva all’ombra degli alberi. In-fatti, in quella bassa località - appena44 metri sul livello del mare - la stagio-ne estiva è particolarmente calda.In quei giorni, a Campocavallo - sia-mo nell’estate 1892 - non si parlavasoltanto italiano, ma francese, ingle-se e tedesco.I doni alla Madonna, in quel tempo,affluivano in gran copia. Erano ogget-ti d’oro: anelli bracciali collane orec-chini pendenti; erano pietre preziose:diamanti rubini smeraldi granati;

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Il primo Prodigio 16 giugno 1892

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ni, don Federico Polidori, conte Gia-como Gallo e conte Teodosio Fiorenzi.La Commissione depositò presso laBanca Cattolica, sede di Osimo, oriargenti e pietre preziose; presso i ma-gazzini dell’Ospizio Buttari tele, ceree altre cose di minor conto.L’intenzione era di vender tutto e colricavato iniziare la costruzione di unnuovo sontuoso tempio, dedicato allagran Madre di Dio, in tutto degnodella sua regale maestà.A Campocavallo giungevano non solopersone isolate a piccoli gruppi, maveri e propri pellegrinaggi apposita-mente organizzati e talora numerosidi centinaia e migliaia di persone.Nel periodo di sei mesi si contarono40 pellegrinaggi: in media 6-7 al me-se, uno ogni cinque giorni. In qualche giorno, nella migliore sta-gione, si valutarono fino a 20.000pellegrini.

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erano collane di perle, coralli rossi,allora tanto in uso. Erano tele e cerain quantità enorme.Cosa spingeva la gente a una tale ge-nerosità? Il più delle volte l’aver ve-duto il movimento degli occhi. Un signore, che appunto aveva con-statato, senza ombra di dubbio, quelmovimento, si tolse dal dito un riccoanello e lo offrì alla Madonna, dicendoal sacerdote: “Se avessi un milione,lo offrirei alla Vergine in segno digratitudine”.Altri avranno offerto con la speranzadi ottenere una grazia: si deve purfare anche una tale ipotesi.Ormai gli oggetti offerti e raccoltierano tanti che occorreva collocarliin qualche modo. Il vescovo mons. Mauri istituì unaCommissione amministrativa compo-sta dai seguenti membri: don Vincen-zo Franpolli, don Clemente Caporali-

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La Commissione dei periti

Mons. Egidio Mauri, da quel saggio eaccorto vescovo qual era, non stetteinerte né inoperoso rispetto ai fatti diCampocavallo. La stessa ingiunzionefatta al Clero all’inizio, poteva rite-nersi praticamente decaduta. D’altraparte non si poteva impedire al popo-lo cristiano di accorrere a quel luogodi devozione, dove la manifestazionedella fede era evidente e la stessa pie-tà religiosa ne riceveva un incremen-to notevole. Inganni o imbrogli asso-lutamente non vi erano.Bisognava tuttavia togliere ogni dub-bio e rimuovere ogni difficoltà. Il Ve-scovo ritenne necessario e opportunonominare una Commissione di Esper-ti, col compito di sottoporre la SacraImmagine ad accurato esame, per ve-dere se e fino a qual punto potesseaver luogo l’illusione ottica.

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Quei pellegrinaggi, o meglio, quei pel-legrini non venivano mai a mani vuo-te: portavano sempre qualche donoalla Madonna, come collette in dana-ro, arredi sacri (pianete calici pissidi,camici cotte e pannilini vari) tela grez-za e cera, in seguito, quando fu inizia-ta la costruzione del nuovo tempio,anche materiali da costruzioni.

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Si rivolse a don Rodolfo Ragnini,persona di spicco del Clero anconeta-no e allora impiegato di Curia, in se-guito parroco a Polverigi.Questi rivolse l’invito a don OrazioOrazi di Camerino, insigne pittore; alconte Gabriele Ferretti di Ancona,anch’egli pittore; al dott. RigobertoPetrelli, medico - chirurgo di Ancona;al dott. Marino Pompei, insegnante diChimica; al dott. Alessandrini, oculi-sta. Quest’ultimo, trovatosi nell’im-possibilità di venire, all’ultima ora, sifece sostituire dal Primario Medicodell’Ospedale di Osimo.La Commissione si riunì a Campoca-vallo il 3 agosto di quello stesso anno1892, quarantotto giorni dopo l’ini-zio dei fatti. Distaccato il quadro del muro e por-tato in ambiente pieno di luce, libe-rata l’Immagine dalla cornice e dalvetro, incominciò l’esame, che fu

Guarigione di una piccola bambina storpia di otto anni

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za di posizione e di diametro dellepupille. Certe macchie bianche adarco di cerchio, cosparse di sali dicalcio, indicavano chiaramente pre-senza di umidità infiltratasi dal mu-ro, dove il quadro era appeso...

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lungo attento e minuto. L’osservazio-ne fu fatta ad occhio nudo, ma anchecon l’aiuto di potenti lenti di ingran-dimento. Nessun particolare fu tra-scurato.Assistevano all’esame dei Periti donRoberto Mancini, già nominato; donGiovanni Sorbellini, rettore del San-tuario; don Rodolfo Ragnini, cheaveva adunato la Commissione; unpadre Cappuccino, allora di servizioa Campocavallo.Si notò che l’occhio sinistro apparivapiù aperto del destro, e, rispetto aquesto, più elevato verso l’alto: don-de un certo strabismo. Nello stessoocchio sinistro la pupilla apparivasovrastare alla stessa palpebra. Inol-tre, dalla sbavatura e sovrapposizio-ne di colori, i Periti hanno indottoche l’Immagine abbia subito un leg-gero spostamento durante la tiraturadi stampa. Notarono anche differen-

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Capitolo III

Le testimonianze dei Prodigi

Le attestazioni relative al movimentodegli occhi nell’immagine della Vergi-ne Addolorata di Campocavallo sononumerosissime. Sono tutte sottoscrit-te e giurate sul Vangelo.Non ci chiediamo come tale prodigiosia potuto avvenire. Sappiamo che es-so da una parte è dono di Dio e dal-l’altra è operato e ottenuto dalla fede.Quando si ha a che fare col sopranna-turale è sempre meglio non spingerel’indagine troppo a fondo. Si corre ilrischio di perdere tutto. Abbiamo unlimite che è invalicabile e che divide lanatura dal soprannaturale.Mi ridurrò a citare solo gli attestatipiù significativi: quelli delle personepiù colte, più fornite di spirito critico,

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Interno della cappella di Campocavallo

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Dalla sua relazione traggo solo ciòche interessa.”Io non sono un corriere di miracoli[ … ]. Sono un carattere ribelle a ciòche sa di miracoloso, tentato perfinodi scetticismo. La prima impressioneche provo, quando odo parlare dimiracoli, è di diffidenza [ … ]. Delresto il miracoloso non mi entusia-sma affatto, ché anzi mi lascia forsetroppo freddo [ … ].Vedo bene: non sono né presbite némiope. Da lontano come da vicino ve-do perfettamente, senza sforzo néaiuto. Un prete della diocesi di An-gers venne a Roma e abitava do-v’ero io. Mi parlò dei fatti di Cam-pocavallo, mi fece leggere un opu-scolo e mi diede un’immagine del-l’Addolorata. L’opuscolo mi ispiròdiffidenza, mentre l’immaginetta,molto pia, mi incantò, e la sera,mettendomi in ginocchio davanti ad

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più riflessive e più controllate, nonfacili agli entusiasmi né precipitose.Delle relazioni, che sono talora ric-che di particolari introduttivi edestranei al fatto che interessa, toglie-rò tutto ciò che non si riferisce al mo-vimento degli occhi.

Don Marino Cecconi

Padre Daniel Antonin Mortier delconvento di Flavigny (Francia), do-menicanoTra le relazioni scelte, quella checronologicamente le precede tutte, èdel domenicano francese p. DanielAntonin Mortier del convento di Fla-vigny. Risale alla primavera 1893.Il p. Mortier ebbe, per un certo tem-po, dimora a Loreto, provenendo daRoma. Fu tre volte a Campocavallo:il 21 (o 22) marzo 1893; il 4 aprilesuccessivo, martedì di Pasqua; il sa-bato seguente 8 aprile.

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essa, disse semplicemente alla santaVergine: ”Mia buona Madre, se iovengo a vedervi, mi guarderete voi?”.Allora non avevo alcun disegno direcarmi a Campocavallo. Mi occor-reva inoltre il permesso del PadreGenerale. Però circostanze imprevi-ste affrettarono la mia partenza daRoma e mi obbligarono a stabilirmia Loreto per un po’ di tempo [ … ].Arrivato il 18 marzo a Loreto e rapitodal pensiero della Santa Casa, di-menticai Campocavallo e non mi cirecai che il 21 o 22, non ricordo bene.Feci il viaggio con un eccellente pretefrancese, incantevole compagno, de-voto della Madonna, ma lungi dal-l’essere convinto del miracolo del-l’Addolorata. Si conversò, si rise e fi-nalmente, attraverso l’estesa campa-gna, si giunse alla cappella. Entrai.Vi era poca gente. Davanti alla santaImmagine un gruppo di contadini,

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La Sacra Immagine circondata da ex-voto

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uomini e donne, gli occhi fissi su l’Ad-dolorata, dicevano il rosario [ … ].Mi misi in ginocchio davanti all’Im-magine, a poca distanza, e cominciaiil mio rosario, senza la più piccolaemozione. Dopo qualche istante,sempre in ginocchio, fui sorpreso divedere gli occhi dell’Immagine fissisu di me, mentre, al mio arrivo, essali aveva elevati al cielo. Mi alzaipensando a un’illusione. Subito, es-sendo presso la balaustra, a duepassi dall’Immagine, constatai chegli occhi erano interamente aperti,rivolti al cielo. Poi vidi la Madonnaabbassare gli occhi, fissarli su di mee con dolcezza e maestà chiudere deltutto le palpebre. Io non ne fui tur-bato affatto. Lo stesso prodigio si ri-peté quattro o cinque volte.Benché cercassi di mantenere unagran calma, sembrava che la mia fi-sionomia si fosse trasformata, perché Contadino calpestato dai suoi buoi e salvato

dalla Madonna di Campocavallo

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scopo di evitare ai miei occhi turba-mento e fatica. Io vidi distintamentela sacra Immagine abbassare gli oc-chi, fissarli a lungo su di me, poi,con quella lentezza maestosa cheavevo notato la volta precedente,chiudere dolcemente le palpebre.Il movimento delle palpebre è lento;più lento di quello naturale, perchéordinariamente quel movimento èrapido. Non ne provai emozione.Il desiderio di certezza che io cerca-vo sovrastava a tutti i miei sentimen-ti. Cambiai posto: il prodigio si rin-novò. Andai a destra, a sinistra; en-trai dentro lo spazio riservato, assaidappresso all’Immagine, e ogni voltaho veduto gli occhi della Madonna,prima rivolti al cielo, abbassarsi, fis-sarsi su i miei, e le palpebre chiuder-si con angoscia inesprimibile.Allora, volendo porre fine ai mieidubbi, ingaggiai con la santa Vergine

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il mio incredulo compagno, tirando-mi la manica, mi disse: ”Voi vede-te!”. Feci accendere una candela einsieme partimmo [ … ]. Io avevoveduto, ma, prima di pronunciarmi,volevo vedere ancora [ … ].Il martedì di Pasqua, 4 aprile, alleore 6.00 del mattino, lasciai Loretocol mio inseparabile compagno in-credulo, ma ormai non più sicuro disé [ … ].Celebrai la Messa ed entrai all’inter-no della balaustra per fare il ringra-ziamento. Guardai l’immagine del-l’Addolorata. Nulla di particolare:aveva gli occhi rivolti al cielo [ …].Cominciai il mio rosario, appoggia-to alla balaustra, vicinissimo al-l’Immagine. La guardai per alcunisecondi, ad intervalli, poi, volendoa tutti i costi evitare anche la piùpiccola illusione, la riguardai da la-to, nel modo più indifferente allo

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Ciò che mi stupiva di più era la cal-ma imperturbabile che io conserva-vo. Quando oggi vi ripenso, io restosbigottito, perché gli occhi che miguardavano erano gli occhi dellaMadre del mio Dio!.Nessuno attorno a me si accorse diquanto era passato tra la santissimaVergine e me. Prima di uscire dallaquale non riuscivo a distaccarmi, iodissi alla santa Vergine: ”Mia buonaMadre, io sono convinto, degnatevidi rivolgermi uno sguardo d’addio”.Tale sguardo materno mi venne, co-me potrei dimenticarlo? [ … ].Avevo tuttavia un rimorso. Come!,mi dissi, più di dieci volte la Madredi Dio si era degnata di guardarmicon dolore pungente, e io ero restatoindifferente: non mi ero gettato aisuoi piedi per ringraziarla, per dirletutto l’amore e tutta la gioia del mioanimo. Io la guardavo, non come un

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una lotta straordinaria. Ero davantiall’Immagine e dissi interiormente:“Mia buona Madre, scusatemi, io vo-glio essere certe, fatelo ancora unavolta”. Gli occhi si abbassarono, miguardarono con dolore e si chiusero.“Mia buona Madre, ancora una vol-ta!”. Mi sembrò che alla terza oquarta domanda, lo sguardo fisso sudi me fosse duro. Dissi semplicemen-te: “Voi che sapete bene per qual mo-tivo io voglio essere certo”. Tutt’a untratto mi venne a mente: “La tal per-sona, dissi interiormente, mi ha pre-gato di domandarvi di guardarmiper essa, voi sapete che essa vi ama,guardatemi dunque”. La buona Ma-dre abbassò gli occhi, mi guardò e lichiuse. E ciò avvenne da otto a diecivolte, ad ogni mia richiesta. Il prodi-gio si è rinnovato da vicino, da lon-tano, da ogni lato, sempre gli occhinegli occhi.

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ta Casa e questa Immagine che ave-va usato con me tanta misericordia.La volli rivedere ancora una volta eprenderne congedo. Più volte il suosguardo si abbassò su di me e le suepalpebre si chiusero [ … ].Prima di lasciare la santa Immagi-ne, io ebbi la grazia di un ultimosguardo, quello d’addio, altrimentinon sarei potuto partire. Così dissi:”A rivederci!”.Io ho veduto, veduto bene - e loconfermo con giuramento - ho ve-duto la Madonna dei Sette Doloridi Campocavallo abbassare gli oc-chi, fissarli su di me, chiudere lepalpebre, con un’espressione di do-lore pungente, più di venti volte,senza turbamento, senza emozione.Io ho veduto.Ci crediate o non ci crediate, è affarvostro. Io non ho alcuna missione diindurvi a credere.

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figlio, ma come un giudice. Occorre-va una riparazione.Così, il sabato 8 aprile ero di nuovoa Campocavallo, prostrato davantialla santa Immagine con vero rapi-mento. La buona Madre non mi ser-bò rancore. A più riprese i suoi occhisi abbassarono, si fissarono su i mieie si chiusero del tutto. Questa voltaio mi abbandonai a un senso di pacee di felicità che quello sguardo midonava [ … ].A fianco a me, una signora versavacalde lacrime. Mi rivolsi verso di leie le dissi:“Siete francese?”“Si, padre!”“Perché piangete?”“La santa Vergine mi guarda!”“Ebbene, guardatela anche voi, nonabbiate paura …”. [ … ].Il mio soggiorno a Loreto stava perfinire. Mi dispiaceva lasciare la San-

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Datemi le spiegazioni naturali chevolete, io esaminerò il loro valore.Per me, con centinaia di altri testi-moni, i più seri, i più disinteressati,io non posso dire che una cosa, e ladico su i tetti, a gloria della santaVergine: Io ho veduto …

p. Daniel Antonin Mortier dei Frati Predicatori Domenicani

Fedeli in preghiera all’interno della Cappella del Prodigio(foto del 1892)

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Léonz Niderberger, commendatoredell’Ordine Papale di San GregorioMagno, pubblicista ed editore tedescoSegue, come seconda e autorevole te-stimonianza, quella del pubblicistaed editore tedesco Léonz Niderber-ger. Egli afferma di voler raccontare,nel modo più semplice, ciò che ha ve-duto e provato a Campocavallo neigiorni 16, 17 e 18 giugno 1894.“Venendo da Roma, giunsi a Loretoil 15 giugno. L’indomani, sabato 16giugno, feci le mie devozioni in SantaCasa. Dopo colazione, partii in vet-tura per Campocavallo. Non sentivoalcuna devozione. Ero piuttosto scet-tico e di cattivo umore [ … ]“Dopo aver osservato l’interno el’esterno della nuova costruzione peruna mezz’ora, entrai nella Cappellanon come un pio pellegrino, ma piut-tosto come un giudice che vuole sco-prire qualche trucco. Non rivolsi lo

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Arrivo di un pellegrinaggio a Campocavallo

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La guarda? Ella guarda sempre aLei!”.“Scusi, signora, risposi io, io non ve-do nulla!”.“Poi mi ritirai in fondo alla cappellae cominciai a recitare il rosario, co-me faccio tutti i giorni”.“Avevo da poco finito la mia pre-ghiera, quando mi venne l’idea di os-servare ancora una volta l’Immagi-ne. Mi avvicinai alla balaustra e di-ressi il binocolo verso la figura dellaMadonna. Subito io vidi gli occhidella santa Vergine rivolti in bassoverso di me, in modo tale che la lar-ga fascia bianca al dì sotto delle pu-pille era interamente scomparsa e iovidi soltanto le pupille nere fisse sudi me. Provai un’impressione doloro-sissima, uno strazio. Tremavo e mimisi in ginocchio a pregare.“In seguito, quando tutti furono usci-ti, entrai nell’interno della balaustra,

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sguardo all’Immagine, ma solo aimuri e ai numerosi ex - voto. Nean-che feci la genuflessione al santissi-mo Sacramento, del quale ignoravola presenza nel piccolo tabernacolo.Dopo aver osservato tutto, uscii sen-za provare la minima devozione.“Entrato di nuovo, mi posi davantiall’Immagine, presso la balaustra.Essendo miope, mi son servito di unbinocolo, che mi mostrava la Madon-na in grandezza quasi naturale. Vidigli occhi della santa Vergine grandi,interamente aperti e rivolti al cielo,in maniera che restava una larga fa-scia bianca sotto la pupilla. Nulla distraordinario. Notavo che il viso del-l’Addolorata era assai bello, moltoespressivo, ma non provavo la mini-ma emozione.In quel momento una signora france-se, che era alla mia sinistra, mi disse:“Ma signore, non vede come la Vergine

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riusciva difficile credere. Il giornodopo, domenica 17 giugno, andò aconfessarsi ed espose i suoi dubbi alsacerdote. Restò per tutta la mattinain Santa Casa, risoluto a non tornarpiù a Campocavallo, per l’angosciache gli aveva procurato lo sguardodella Madonna.Nel pomeriggio si recò con un amicoa Castelfidardo in calesse. Ma di lìvolle scendere a piedi nudi a Campo-cavallo, dove una forza misteriosa eirresistibile lo attraeva.Cammin facendo recitò il rosario,ostentando la fierezza d’un uomoche conosce il mondo e non si vergo-gna di professarsi cattolico e devotodi Maria.Poco dopo il suo arrivo, cominciònella chiesuola la recita del rosario edopo si cantò la Stabat Mater.“Durante quel canto di popolo, diceil Niderberger, mi sembrò di vedere

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salii su un piccolo sgabello di duegradini e guardai l’immagine del-l’Addolorata da vicino, senza bino-colo, perché ero si da presso da po-ter toccare il quadro con le mani. Vi-di la stessa cosa, gli occhi della Ma-donna rivolti verso di me, con unaespressione dolente. Provai un’ango-scia indicibile. Cominciai subito apregare per i miei e mostrai alla sa-cra Immagine i ritratti della mia gio-vane sposa e della figlioletta Maria,di circa due anni, la cui guarigioneda una malattia che durava da cin-que mesi era dovuta all’intercessionedella Madonna sotto i titoli di Regi-na del Rosario di Pompei e di Addo-lorata di Campocavallo. I ritratti fu-rono guardati dalla Madonna, masopra tutto quello della piccola, conaria dolcissima e materna”.Il Niderberger tornò a Loreto in grantristezza. Benché avesse veduto, gli

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scrivere una riga su un tema tantodelicato, sopra tutto in un Paese (laGermania) dove la popolazione è inmaggioranza protestante.Nello stesso istante io vidi gli occhidella Madonna fissi su di me, conun’espressione così fiera, così trion-fante e maestosa, che io impallidii,tremai e mi misi in ginocchio pian-gendo. Le persone che erano presen-ti mi domandarono se io avessi vedu-to qualche cosa, ma io non risponde-vo: credevo, pregavo e piangevo cal-de lacrime.I preti, che avevo prima incontrato,dovettero notare qualche cambia-mento nel mio sembiante, perché midomandarono tutti insieme:“Lei, ha veduto …?”.“Si, risposi: questa volta ho veduto esono convinto”.Ho lasciato i miei interlocutori perrecarmi a pregare davanti all’Im-

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che la Madonna volgeva gli occhi,non come ieri, dall’alto in basso, mada sinistra a destra e viceversa. Labenedizione eucaristica distoglievala mia attenzione dall’Immagine.Perciò mi dicevo: Ecco nostro Si-gnore Gesù Cristo nella piccolaostia. Questa è la vera meravigliache dobbiamo credere, l’altra puòessere vera o falsa e non è mio com-pito giudicarla”.Scorse tempo. Il Niderberger uscìdalla chiesuola, parlò con varie per-sone, tra le quali tre preti (i profes-sori don Luigi Scuppa e don Giusep-pe Perozzi e don Giovanni Sorbelli-ni) poi vi rientrò.Giunto alla balaustra, riprende ilNiderberger, diressi il binocolo versol’immagine e ripetei mentalmente ciòche avevo detto poco prima, checioè, come redattore e pubblicista,dovevo essere ben certo prima di

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sentimenti come non mai in vita sua.Per parte mia, raramente volsi losguardo all’Immagine.La signora francese, cui ho accenna-to, che si trovava là di nuovo, mi dis-se a più riprese:“La santa Vergine La guarda sem-pre. Da quando è entrato, la Madon-na La osserva con uno sguardo pie-no di tenerezza”.Io credo (= ritengo per certo) averveduto ancora qualche volta la Ma-donna abbassare i suoi occhi versodi me quando io ho preso congedo dalei. Ritornai più volte nella cappella,dopo esserne uscito, e ogni volta ve-devo gli occhi dell’Addolorata che miseguivano con espressione di dolore,come una madre che vede partire unfiglio che le ha procurato molti di-spiaceri, ma che, nonostante tutto,resta sempre suo figlio [ … ].La devozione, che io non sentivo a

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magine benedetta. Non desideravoaltro. Non volevo veder più, prefe-rivo pregare e pentirmi dei mieipeccati [ … ].Tornato a Loreto, io mi trovai inuno stato pietoso: angoscia e penti-mento, paura e gioia inondarono lamia anima e mi tolsero il sonno.Lottavo contro l’evidenza dei fatti.Benché avessi veduto coi miei occhi,io non volevo credere, temendoqualche illusione naturale o di ori-gine diabolica.Il lunedì 28 giugno, tornai per la ter-za volta a Campocavallo, in compa-gnia di due giovani preti tedeschi.Uno dei due non vide nulla, l’altrosentiva una gran pena a lasciarel’immagine dell’Addolorata, davantialla quale pregò per tutto il tempo.Mi disse in seguito che il suo cuoreera inondato di gioia e di consolazio-ne e che in quel luogo aveva provato

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“A nostra Signora dei Sette Dolori diCampocavallo i miei omaggi, il mioamore e la mia gratitudine.”

Gladbach, 16 luglio 1894

Léonz Niderberger

Padre Stefano Ignudi, teologo e letterato, Ordine Frati Minori Conventuali

Trovandomi in Loreto per la solen-ne chiusura del mese di Maggio inquest’anno (1895) delle feste per ilVI Centenario della Santa Casa, hovoluto fare una devota visita alamiracolosa Madonna di Campoca-vallo [ … ].Trattenutomi un poco col custode delSantuario e procuratemi delle imma-gini, dei libretti e delle medaglie dellacara Madre Addolorata, ritornai in

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Campocavallo, mi ritornò quandoio fui a casa mia e vidi la mia picco-la bambina sana e salva, piena divita e di gioia. L’immagine dell’Ad-dolorata era adorna di fiori, men-tre una lampada le ardeva davantigiorno e notte.Ho atteso un mese intero prima discrivere queste righe, affinché nessu-no potesse dire che io ho agito di pri-mo impulso, in preda a una sovrecci-tazione mistica.“Sono ora più calmo che mai e cre-do che nella piana di Campocaval-lo si è manifestato un intervento di-retto della misericordiosa Madre diDio, ma poiché la Chiesa non si èancora pronunciata su questi fattimeravigliosi, io sottopongo tuttociò che ho scritto al giudizio dellaChiesa Cattolica Romana, dellaquale io voglio esser sempre figliodevoto e obbediente”.

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reva a volte, per lavoro di fantasiao scherzo ottico di scorgere quasi al-cun piccolo movimento d’occhi nellafigura, però ero certo che quello nonera che un’apparenza, conoscevoche mi pareva ma non era, a quellamaniera che ogni persona di questomondo sa conoscere ciò che è statosogno da ciò che fu realtà. So inveceche là dinanzi al quadro di Campo-cavallo non mi pareva, ma era: soche non lavoravo di fantasia, ma diumile e semplice devozione; so chel’avvivamento di quegli occhi cele-stiali nell’Immagine della Madre diDio, quel brillamento del bianco aguisa di perla, quell’apparire escomparire del medesimo, quella na-turalezza di mosse non procedonoquando si guarda fisso un’immaginee pare di vedere che l’occhio si agiti;so che in questi casi qualunque per-sona seria non dice: “s’è mossa”, ma

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chiesa a prender commiato da Ma-ria. Inginocchiatomi presso l’altareguardai gli occhi della Madonna re-citando, con tutto quel fervore di cuiero capace, sette Ave Maria ad ono-re dei suoi sette dolori.La Vergine Santa cominciò allora amuovere gli occhi ora in senso oriz-zontale, ora alzandoli al cielo, oraguardando me. Il bianco dell’occhioappariva e spariva, e tutto l’occhiosi muoveva con una lucentezza e vi-vacità come di persona vivente, men-tre quando non si muove è morto co-me quello di una stampa.Non mi potevo ingannare. Non pote-va essere quello un giuoco di luce, es-sendo tale la posizione mia rispettoal quadro, da conoscer benissimo enon esservi alcun abbaglio. Di più: avendo provato a guardarfisso altre facce di immagini diversein oleografia o in fotografia mi pa-

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poco in quelli della curiosità; mirizzai in piedi (ché stavo in ginoc-chio) e continuai a intender losguardo nel quadro per vedere co-me fosse la cosa. Gli occhi della Vergine Santa alloranon si mossero più: li teneva comesono nell’Immagine stampata, ri-volti pietosamente al cielo, e senzavita. Continuai ad osservare aspet-tando, ma nulla; gli occhi della Ma-donna stavano fermi, stampati.Dovevo andarmene, ma l’andarme-ne così m’era una pena. Rianimai i miei sentimenti di fede,d’amore, d’umiltà e di pentimento,e cominciai a recitare sette Ave Ma-ria ai dolori della Madonna, accom-pagnandola colla preghiera delcuore: Maria, ancora uno sguardo!Illos tuos misericordes oculos ad nosconverte!Allora la Vergine abbassò gli occhi

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“par che si muova”, mentre nel casomi sento che non sarei scusato se di-cessi “mi pareva che si movesse”.“Io stavo coll’anima inchiodata afissar quello spettacolo; volevo dirnead alcune persone vicine, ma poitacqui e continuavo a guardare laSanta Vergine.”Mi venne allora dal cuore un inter-no grido: “Maria, fatemi conoscerein qualche modo se Gesù mi ama!”.E intendevo dire in questo senso, disapere cioè se ero in buona con Dio.Non so quanto la domanda fosse di-screta, ma la Santa Vergine risposeal mio gemito per contentarmi, e lasua fisionomia di Addolorata si cam-biò in quella di Mater amabilis. Mipareva di pregustare il paradiso:non so dir altro …Ma come sono fatti i poveri uomini!.Dagli affetti d’amore, d’umiltà, diproponimenti mi ritrovai a poco a

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non senza però una viva commozione.Ritornai a salire per la terza volta epresi un cero acceso e l’avvicinai a gliocchi della Vergine SS. E vidi che li ab-bassava verso me, ma con tale espres-sione di rimprovero e tristezza, che mifece dire: “Perdono, o Maria, perdo-no, io credo”. Poi stetti circa cinqueminuti perché quegli occhi mi parlava-no con tale chiarezza come se avessiudito la voce della mia cara Madre.Quest’anno poi, il 7 luglio 1903, saliinuovamente per tre volte e vidi pure losguardo rivolto a me e quindi si levò alcielo, come in atto di preghiera e loriabbassò sopra me e una mia compa-gna, che per altro non vide nulla.Protesto dinanzi a Dio che questa èla pura verità, e sia quanto ho dettoper la sola gloria di Dio e ad onoredella SS. Vergine Addolorata.Loreto, 15 luglio 1903

Luigia Malinarich

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ancora una volta e mi guardò; poinon vidi più alcun movimento, népiù richiesi: bastava.“Le lasciai il cuore e partii”.

p. Stefano Ignudi

Luigia Malinarich

Attesto io Luigia Malinarich che ilgiorno 18 settembre 1902, venuta aCampocavallo per chiedere alla Vergi-ne SS.ma una grazia spirituale, sonosalita sopra lo sgabello e vidi la Vergi-ne che levava gli occhi al cielo, poi liabbassava sopra di me con dolceespressione. Io dubitai, temendo un’il-lusione e discesi stropicciandomi gliocchi. Dopo aver pregato un pochinosentii il desiderio di ritentare la prova,salii di nuovo e vidi gli occhi rivolti almuro di contro. Discesi di nuovo, sem-pre persuasa che la mia fosse illusione,

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na viva, conservando però la suagrandezza e tutto il resto com’è nel-l’immagine. Era circa un quartod’ora che io godevo questa delizia diparadiso e che io parlavo a Maria,quando fui chiamata in sacrestiadall’inserviente, per consegnarmi al-cune immagini e libretti. Malgrado che la Vergine mi guardas-se e fosse tutta attenta ad ascoltar-mi, pure vi andai e al ritorno osser-vai che l’Immagine aveva gli occhi ri-volti al cielo.“… io non esagero in nulla, poichéero nella più grande calma e sonocerta di quanto affermo”.Partita da Campocavallo, andai aLoreto e da là partii per il Principa-to di Monaco, per recarmi poi a Lio-ne mia patria.

Principato di Monaco, 8 marzo 1904

Anne De Questa

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Mademoiselle Anne De Questa

Il 24 febbraio u.s. fui a Campocaval-lo, in compagnia d’altra signora,per visitare la cara Madonna, e Ma-ria in quel dì mi ha colmata di favo-ri. Per meglio osservare la Verginemi presi la libertà di inginocchiarmisopra l’altare e vidi allora che Ellateneva gli occhi alzati verso il cielo.Indi l’occhio destro si abbassa, miguarda … la pupilla si muove comein una persona viva … Rimasi cosìper lo spazio di circa 12 minuti. Poimi inginocchiai nella scaletta. Gli occhi restavano come prima, al-zati al cielo. Ad un tratto m’accorgoche gli occhi erano rivolti sopra dime e mi guardavano. La Madonnaaveva un’aria di dolcezza e di bontàtutta particolare; pareva mi dicesse“Io ti ascolto”. La sua fronte divenne color rosa, lesue guance e il collo, come di perso-

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“Ma Signora, non vede Lei? La SS. Vergine ha avuto sempre gliocchi abbassati su la signoria vostrada che è entrata”.Io fui incredula e lasciai il posto amio marito e mi misi a destra dell’al-tare. Lo sguardo della Vergine mi se-guì, e, come san Tommaso, non cre-detti ancora e mi posi alla sinistradell’altare. La Vergine posò gli occhisu mio marito, sebbene egli non ab-bia veduto. Allora io ripresi il postodel consorte e vidi gli occhi della miabenedetta Madre come quelli di unapersona viva. Le pupille si volsero albasso, molto basso, in modo che ilbianco dell’occhio mi sembrò scom-parso. Credetti, e, piena di compas-sione per lo sguardo sì afflitto delladivina Madre [ … ] cominciai a lo-dare la sua bontà, la sua purità, lasua verginità ecc. Poi, tutto a untratto, in un momento, feci ciò che

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I. C. Di Vroomans - Nimeghe

[ … ] Nel luglio 1896 venni per laprima volta a Campocavallo, incompagnia del mio pio consorte, diritorno dal pellegrinaggio a Loreto.Insieme con me era anche una suoradel Rifugio San Giuseppe, Suor An-na, che, mentre stavamo per strada,mi consigliò di recitare con il S. Ro-sario, affine di ottenere dalla Vergi-ne Madre quanto la stessa Suor An-na era stata testimone tante volte.Giunti alla santa cappella mi ingi-nocchiai per terra, davanti all’Im-magine della Madre Addolorata. Ap-pena la guardai, mi parve di vederlacon gli occhi bassi, riguardandomi.Credendo una illusione, perché erovenuta con quell’idea, mi rivolsi aSuor Anna e le dissi:”Mia Suora, che dite voi? Vi pareche la Madonna mi guardi?”.

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Dottor Giovanni Marcangeli, medico di Monsano

“Io sottoscritto, dottor GiovanniMarcangeli, medico di Monsano, di-chiaro come pura verità, che per duevolte sono andato a visitare l’imma-gine dell’Addolorata di Campocaval-lo. La prima volta ho osservato deimovimenti nella cornea dell’occhio si-nistro, mentre la seconda volta in en-trambi gli occhi. Ho notato i movi-menti in modo così evidente che sonopronto a testimoniare con giuramen-to. Ero così vicino all’immagine, diconseguenza, non potevo sbagliar-mi… In fede di ciò che attesto”.

Dottor Giovanni Marcangeli, medico-chirurgo di Monsano

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non oserei fare senza licenza del mioconfessore, cioè la promessa di con-solare il suo divin Figlio, per quantomi fosse stato possibile. Allora sem-brò che il sembiante della Madonnasi atteggiasse a gioia quasi in rispo-sta al mio voto, e sul suo volto misembrò scomparsa ogni tristezza. Miallontanai un poco, commossa, e, al-cun tempo appresso, partii soddi-sfatta [ … ]. Giunti a Loreto, SuorAnna raccontò piena di gioia allasua superiora che la Vergine m’ave-va guardato tutto il tempo che mifermai nella santa Cappella: circaun’ora [ … ].

Hyères (Francia) 27 dicembre 1902

I.C. di Vroomans

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Rev. P. Alfonso Piccini, Guardianodel Convento di Assisi

”Con la presente dichiaro che sonoandato a visitare l’immagine di Ma-ria Addolorata il 21 del suddetto me-se, nella chiesa di Campocavallo edho visto muovere gli occhi. Sonopronto a confermare il fatto sottogiuramento, se necessario, come pu-ra verità”.

Assisi, 21 luglio 1892P. Alfonso Piccini

Guardiano del Convento di Assisi

P. Francesco Carassai, sacerdote,Frati Minori Conventuali

”Dichiaro che il 21 luglio 1892, il sot-toscritto è venuto questa piccola cap-pella di Campocavallo per vedere ilprodigio del movimento degli occhidella Vergine. Attesto di aver visto

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Emanuele Frontalini di Osimo

”Mi sono recato oggi, 13 luglio 1892,per la sesta volta a Campocavallo.Ho osservato la bella immagine diMaria Addolorata, e ho visto, comevedo il sole, che Ella muove e rimuovegli occhi...Ho deposto con giuramento, e per di-mostrarlo, sono pronto a dare tutto ilsangue nelle mie vene”.

Emanuele Frontalini di Osimo

Conte Dr. Cristoforo Ferretti di Ancona

”Io, Conte Dr. Cristoforo Ferretti diAncona, giuro di aver visto sollevar-si ed abbassarsi l’occhio sinistro piùvolte e entrambi una volta”. Ancona, 11 Luglio 1892

Conte Dr. Cristoforo Ferretti

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Agnès Beckers di Bruxelles

“Il 12 maggio 1893 sono venuta dalBelgio per vedere la Vergine miraco-losa di Campocavallo; credo di poterassicurare che, Martedì 9 maggio,dopo aver atteso una buona mez-z’ora, ho visto gli occhi della BeataVergine fissarsi su di me con unosguardo molto luminoso e molto pe-netrante. Lo sguardo mi ha toccatoprofondamente, dal momento che gliocchi della Vergine mi hanno fissatoper alcuni momenti”.

Agnès Beckers - Bruxelles

Mons. Vincenzo Ruggero, Arciprete di Gaeta

“Il 2 giugno 1893, io, Vincenzo Rug-gero, Arciprete di Maranola e sacer-dote nella diocesi di Gaeta, nell’inte-resse esclusivo della verità e per lagloria di Dio Onnipotente e della sua

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perfettamente, tanto la prima volta,il 27 giugno, quanto il 4 corrente me-se ed oggi stesso. Continuo a dire,pronto a ratificare, con qualsiasigiuramento, che io ho visto”.

Frate Francesco Carassai f.m.c.

Don Nicola Catiniparroco di Sant’Elpidio a Mare

“Io sottoscritto, parroco di SantaMaria della Cerva, territorio diSant’Elpidio a Mare (Fermo), atte-sto che essendo andato a visitaredue volte l’immagine della VergineAddolorata che si venera nella cap-pella, il 7 luglio 1892, ho visto ripe-tutamente spostare la pupilla del-l’occhio di detta dell’immagine eperfino le palpebre”.

Don Nicola Catini parroco di Sant’Elpidio

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Campocavallo muovere gli occhi:prima rivolti in alto verso il cielo,poi abbassati verso terra. Sonopronta ad assicurare, con giuramen-to, che quanto dichiarato corrispon-de a quanto visto”.

Margherita Altirozzi di Siena

Prof. Alfredo Fazi di Monsano

“26 giugno 1893. Il sottoscritto certi-fica che ho visto oggi, a mezzogior-no, la prodigiosa immagine dellaBeata Madonna Addolorata, in que-sto Santuario di Campocavallo.Mi sono avvicinato all’immagine, do-po aver intonato le litanie, su richie-sta di una persona pia, ed improvvi-samente, con mio grande stupore, hovisto gli occhi dell’immagine aprirsie chiudersi diverse volte. In fede.”

Prof. Alfredo Fazi - Monsano

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carissima Madre, dichiaro che que-sta mattina, durante tutto il tempodella celebrazione di due Messe conse-cutive, nella cappella di Campocaval-lo, ho notato più volte che gli occhidella Madonna si aprivano e si chiu-devano e che, in certi momenti, le pu-pille della Sacra Immagine della No-stra Signora dei Sette Dolori venera-ta in questa cappella, erano in movi-mento. Nel frattempo, ho visto gli oc-chi, che solitamente sono rivolti alcielo, abbassarsi e guardarmi, in mo-do da non permettere più di vedere ilbianco al di sotto delle pupille. Di-chiaro tutto ciò sotto giuramento”.

Mons. Vincenzo Ruggero, Arciprete di Gaeta

Margherita Altirozzi di Siena“Il 7 giugno 1893, la sottoscritta cer-tifica che ho visto l’immagine dellaBeata Vergine dei Sette Dolori di

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Ho visto, senza pericolo di sbagliaree sono così sicuro di essere pronto adun’ulteriore conferma per quello cheho detto sotto giuramento. Inizial-mente ero incredulo, lo confesso. Ep-pure ho pensato poco, dopo aver vi-sto questo miracolo. Mi è stata raf-forzata la fede, e ora sono cristianopraticante. Per ringraziamento allaVergine Addolorata, ho deciso di fa-re, a mie spese, la croce che dovràsormontare la nuova chiesa; ne hogià parlato con il sacerdote che se neprenderà cura, in modo che possafornirmi le dimensioni. In fede di ciòche ho firmato”.

F. E. .., di P. M.

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Don Felice Bolognesi, parroco diSanto Stefano di Ferrara“9 agosto 1893. Il sottoscritto dichia-ro di aver visto l’immagine dellaBeata Vergine Maria dei Sette Doloridi Campocavallo, e di aver osservatoil movimento ripetitivo dell’occhio si-nistro ed analogamente dell’occhiodestro nella direzione verticale, econ questa evidenza, e senza timoredi dover sbagliare. Aggiungo che in-sieme a me, uno dei miei parrocchia-ni, che mi accompagnava, ha con-statato gli stessi movimenti.

Don Felice Bolognesi - Ferrara

F. E. .., di P. M.

“Il sottoscritto certifico che ho vistomolte volte, nella cappella di Campo-cavallo, l’immagine della Vergine Ad-dolorata alzare e abbassare gli occhi.

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Capitolo IV

Alcune testimonianze di guarigioni prodigiose

e di grazie ricevute

È facile parlare di miracolo o di por-tento o di prodigio o anche di graziae favore. Ma che cos’è il miracolo?Il miracolo può definirsi come unevento straordinario dovuto all’onni-potenza di Dio. Se ci limitiamo alleguarigioni, queste debbono presen-tarsi con le seguenti caratteristiche:guarigione istantanea e duratura damalattia incurabile. Istantanea deve intendersi anche nelsenso di completa, tale da non lascia-re traccia alcuna del male.Duratura vuol dire che per il restodella vita quella malattia non deve

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Frotte di pellegrini affollano Campocavallo

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I miracoli sono rari. Più frequentisono le grazie.Certamente evento soprannaturale èstato il movimento degli occhi nel-l’Immagine dell’Addolorata. Possia-mo chiamarlo prodigio e chiamareprodigiosa l’Immagine... Riportiamo ora solo alcuni dei casidi guarigioni prodigiose e di graziericevute. In realtà ne furono a centi-naia, tutte documentate, testimonia-te inoltre dagli ex voto donati alSantuario e conservati negli archividel medesimo.

Guarigione di Margherita Naranjo

Margherita Naranjo era una suoraconsacrata nel Monastero del BuonPastore a Valparaiso, in Cile. Leistessa, espressamente richiesta dalRettore del Santuario di Campoca-vallo, don Giovanni Sorbellini, stese

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più ricomparire; non vuol dire che lapersona non debba morire.Malattia incurabile significa che ilmale deve essere ribelle a qualsiasicura, come è nel caso dei tumori ma-ligni o cancri, per i quali spesso nonesistono cure efficaci.Questo è il miracolo vero e proprio,che può anche dirsi prodigio o por-tento. Però non tutti gli eventi stra-ordinari presentano tali caratteri:qualcuno di questi può essere sfuma-to o mancare del tutto. Allora si han-no fatti che possono meglio dirsi gra-zie o favori. Abbiamo quindi unacerta fascia, abbastanza ampia, nellaquale si possono collocare i fatti chestiamo per narrare.Generalmente il miracolo avviene se viè una fede intensa, accompagnata dapreghiera assidua. Non si può trascu-rare, infine, l’elemento preponderantee decisivo, che è la Volontà di Dio.

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lungo tempo. Vissi come Dio volle, inmezzo a un mare di tormenti, fino al1886, in cui fui attaccata dal colèra–morby. Da questo fui liberata peruna protezione speciale della SS.Vergine. Mi rimase però in cambiouna malattia cronica allo stomacoche non mi permetteva di usare senon i cibi più leggeri. La serie deimali che mi afflissero era già comin-ciata e non doveva cessare che mira-colosamente, per mano della SS.Vergine dei sette dolori di Campoca-vallo, come racconterò.L’anno 1890 mi attaccò un morbo dinatura cancrenosa che unito ai mol-teplici altri mali, mi ridusse in statodi estrema desolazione. Il 9 marzo1891 feci una spaventosa caduta chemi cagionò grandi mali per rimedia-re ai quali era necessaria una terri-bile operazione, secondo il giudiziodi un abile professore; e senza questa

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una relazione lunga e dettagliatadelle sue malattie e della guarigione.Relazione che conviene riportareper intero.“Faccio fede io sottoscritta, Marghe-rita Naranjo, che fin dal 1879, nelqual anno entrai in questa santa Ca-sa, io avevo il polmone sinistro di-strutto e vomitavo grande quantitàdi sangue. In quell’epoca sono statacosì male, che si credette prudenteamministrarmi i santi sacramenti.Poi mi rimisi un poco, e andai avantifino al 1882, stando alternativamen-te più o meno male. Allora la malat-tia ai polmoni fece nuovi progressi, esecondo il giudizio di tre medici, perme non vi era più rimedio alcuno. Lemie consorelle vedendomi alle portedell’eternità, di nuovo mi fecero am-ministrare i sacri Sacramenti. A que-sti mali si aggiunse un forte reumati-smo gottoso che mi fece soffrire per

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uscivano dalle sue mani, per santifi-care l’anima mia.Andai avanti con le mie sofferenze fi-no al mese di ottobre 1893, quando ungiorno, trascinandomi non so dove,mi scivolò il bastone e io ruzzolai giù,facendomi male assai. Questa voltadavvero sembrava finita per me. Sve-nuta e massacrata, fui portata all’in-fermeria del monastero, ove venne avisitarmi subito il medico. I doloriatroci, che provavo, mi toglievano ilsonno che per un po’ il medico mi fa-ceva prendere con l’aiuto di calmanti.Ero diventata come una veste vecchiae rattoppata in mille luoghi, che men-tre si accomoda alla meglio da unaparte si guasta dall’altra. Può imma-ginarsi il lettore il mio stato con tuttoquel po’ di male che avevo addosso.Il 15 gennaio 1894 l’emorragia creb-be con più forza, come pure i vomitidi sangue. Il dottore mi esortò a non

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era impossibile liberarmene. A tantacopia di sofferenze si aggiunse un tu-more addominale che mi obbligò astare al letto in permanenza, senzapotermi muovere minimamente, al-l’infuori delle mani. Dopo un paio dimesi potei, non senza sforzo, tantaera la noia che mi dava il letto, muo-vermi da esse con una cintura di ferroe un bastone per sostenermi. Si notiche ancora avevo continue emorragie.Era venuto in me un miglioramento,ma molto limitato, non potendo fareche alcuni passi senza grande diffi-coltà e sempre appoggiata al basto-ne. Non potevo inginocchiarmi né se-dermi, per i dolori acutissimi che miimpedivano il respiro.Il Signore volle provarmi ancora enel medesimo tempo, nella sua bon-tà, mi dava animo e grazia per so-stenere la mia piena che io riguarda-vo come altrettante misericordie che

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continuai a vivere il giorno appresso.A un’ora di quel giorno venne unadelle religiose con un sembiante alle-gro e sorridente e mi disse, che, consuo piacere, veniva a portarmi unacosa molto grande.“Indovina un po’, disse la religiosa,che cosa porto?”.Io le sorrisi perché non potevo par-lare. Allora trasse fuori un’immagi-ne e una miniatura della SS. Verginedei sette dolori di Campocavallo, mela diede e io le strinsi nel mio petto edissi col cuore.“Madre mia, datemi una morte tran-quilla e che sia di giorno, per avere ilconforto di avere intorno a me, nellospirare, le mie buone Madri religio-se, e le mie care compagne”.Alle 7 della sera venne a visitarmi laMadre Superiora. Provai gran penanel parlare, il meglio che potei, conlei l’ultima volta.

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pensar più alla vita, perché non viera più speranza, ma che avessi sola-mente messo ogni mio pensiero in Dioe nella SS. Vergine. E così mi furonoamministrati i sacramenti dei mori-bondi. Avevo molto timore di moriresoffocata dai vomiti di sangue, e pre-gavo la SS. Vergine affinché mi libe-rasse da questo genere di morte.Il 23 febbraio ebbi un vomito straor-dinario di sangue, tanto che sentii ilsudore e il gelo della morte che sem-brava scherzasse da gran tempo conme. Il medico che mi vide in quel dì,disse che ogni speranza era perduta eche era molto prossima la fine dellamia vita, che io chiamerei piuttostomorte prolungata. Il 25 dello stessemese, alle 3 pomeridiane, venne ildottore che vedendo che ero moribon-da, mi diede alcune gocce d’una me-dicina che non mi fu possibile prende-re nemmeno col gelo. In tale stato

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la Madonna Addolorata. Me la pose-ro alle labbra e l’immagine nelle ma-ni, che io miravo e dicevo:“Madre mia, portatemi in cielo!”mentre la religiosa e alcune dellemie compagne, recitavano sette“Ave Maria”, finite le quali, la Ma-dre mi suggerì alcune parole perprepararmi alla morte, e nel conge-darmi mi disse:“Buona notte, Margherita, ci rive-dremo nell’eternità”.Poi, parlando a voce bassa, incaricòla nuova infermiera di svegliarlaquando fossi entrata in agonia. Io ri-masi molto quieta perché dal mo-mento che bevvi la miniatura cessò ilvomito e la tosse che durava da 16anni!. Poi mi venne come un assopi-mento gradevole, senza dolori, e, amezzanotte, sentii come una cosastraordinaria nelle mie vene.Avendo passato la notte discretamente

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“Mille ringraziamenti, balbettai, per lepremure e la bontà che mi ha usato”.Allora mi disse la nostra degna Madre:“Avete preso la miniatura che vi homandato?”.“Madre mia, risposi io, l’ho sopra ilcuore!”.“Si, va bene, ma io ve l’ho mandata,perché la metteste in un po’ d’acquae la beveste”.In quel momento mi venne un nuovoaccesso di sangue e dopo essermi unpoco riavuta, dissi ancora alla Ma-dre Superiora:“Le domando, per ultima grazia,madre mia, che se io sarò viva do-mattina, mi faccia avere la santaComunione, essendo l’anniversariodella mia consacrazione”.Il che mi fu concesso assai volentieri.Indi a poco, essendosi ritirata la Ma-dre Superiora, venne una religiosaper farmi prendere la miniatura del-

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rarmi in che stato si trovava il tumo-re, e, oh! prodigio sorprendente!M’accorsi che anche questo era com-pletamente scomparso!!.Poco appresso venne una religiosaper sapere il mio stato, e quale fu lasua sorpresa quando le dissi:“Madre sto bene, perfettamente be-ne, e solo attendo il permesso dellanostra Madre Superiora per vestirmie scendere dal letto! Sento che laVergine dei sette dolori mi ha fattoun gran miracolo!…”La Religiosa, a tali parole, rimasesorpresa, e vedendo che io, Marghe-rita, parlavo sul serio, e che non eradelirio quello, fu a darne parte allareverenda madre Superiora, la qua-le fu ripiena di stupore al sentire ilracconto; e assicurata delle paroledella suora che io stavo bene davve-ro, concesse che mi vestissi e andassiinnanzi all’immagine della Madonna

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bene e senza vomiti, il R. P. Cappella-no non trovò ostacolo a portarmi ilSanto Viatico. Il miglioramento sem-brava sempre più aumentare, tantoche, durante il giorno, mi sentii inforza di cibarmi di qualche cosa, sen-za sentire gli antichi mali.Alla sera, dando uno sguardo allaMadonna dei sette dolori, le dicevo:“Madre mia, degnatevi di farmi pas-sare una buona notte, da non farmirisvegliare, se non domani dopo laMessa!”. E m’addormentai in veritàsubito e fu si placido e regolare il miosonno, che l’infermiera dubitava fos-se il letargo di morte. Alle 7 del mat-tino fui risvegliata.Oh! miracolo di Dio operato in meper intercessione della SS. Verginedei sette dolori! Risvegliata che mifui mi trovai perfettamente sana,senza alcun dolore, come se mai fossistata inferma!… Cerco di rassicu-

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chio, mi alzai senza provare alcunfastidio. Incominciai allora a corre-re qua e là per la casa; fui in cameradella M. Superiora, e, con gli occhipieni di lacrime, la ringraziai per ilgran favore d’avermi dato la SacraImmagine della Madonna di Campo-cavallo che mi pareva in quel mo-mento essere venuta dall’Italia aValparaiso solo per me. Tutta la ca-sa prese parte alla mia gioia e aimiei ringraziamenti alla Vergine.Quel dì divenne improvvisamente ungiorno solenne, poiché in tutte le ore siudivano cantare dalle voci argentine,di più che un centinaio di giovinette, lecanzoni più commoventi e più care.Poi io volli far compagnia alla Reginadei martiri, facendo la Via Crucis, e inquesto esercizio era per me un piacerealzarmi in piedi e rimettermi in ginoc-chio con la massima facilità, comequalunque altra persona sanissima.

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per recitare l’ufficio della SS. Vergi-ne Addolorata con le mie compagne.All’udire che la superiora m’avevaconcesso quanto bramavo, chiesimolto lieta i miei panni e non volliche alcuno m’aiutasse a vestirmi.Quando meno le mie compagne cipensavano, aprii la porta e con pas-so franco entrai nella sala da lavo-ro. Uno spavento indescrivibile assa-lì le mie compagne che si dicevanotra loro: “Forse la Superiora avràpermesso che Margherita venga amorire qui”.Io m’inginocchiai con l’immagine inmano di Colei che aveva operato lamia strepitosa guarigione, e cominciaia recitare l’ufficio dell’Addolorata.Non trovo parole per esprimere ilpiacere in cui stava allora inondatoil mio cuore; giammai io avevo pro-vato somiglianti emozioni. E dopo diessere stata più di un’ora in ginoc-

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domani celebrerò il S. Sacrificio delCorpo e del Sangue di N. S. in azio-ne di grazie”.Poi quasi fuori di me per il giubilo,continuo a percorrere tutte le stanzedel monastero affinché tutti fossero te-stimoni del grande favore che io ave-vo ricevuto dalla SS. Vergine Addolo-rata. Questa meraviglia si diffuse poiper la città e molte persone vennero avedermi per assicurarsi del fatto evollero conoscere l’immagine miraco-losa che tutti bramavano possedere.Io poi mi posi ad eseguire subito lepiù gravose fatiche e ho continuatosempre a star bene come al presentegodo molta salute.

Margherita Naranjo, consacrata

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In quello stesso giorno venne il R.Cappellano, al quale presentando-mi, dissi:“Io sono Margherita!”.“Voi Margherita?!” rispose sorpresoe non credendo ai suoi occhi,“Voi mi ingannate … voi qui? … macome … non vi portai ieri il S. Viati-co?!”.“Si padre, ripresi io, sì, sono io stessa… Ho ricevuto la guarigione dallaVergine dei sette dolori di Campoca-vallo. Ho preso per bocca una sua pic-cola immagine toccata nel quadro be-nedetto, che si venera colà, e ora, co-me vedete, sono completamente guari-ta!”. E il R. Cappellano, confuso econvinto nello stesso tempo, di quantogli dicevo, disse più volte commosso:“Questo sì che è un gran miracolo!!gran miracolo, gran miracolo!!…Bisogna ringraziare tanto Iddio. Per quello che posso io, vi dico che

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Mentre durava questo stato, le si pro-curò un’immagine della SS. Verginedi Campocavallo, davanti alla qualepregò. Il giorno appresso, di mattina,ella stava meglio e il poi domani ellapoté levarsi dal letto, correre, met-tersi in ginocchio senza la minimadifficoltà, e, fino a questo giorno, el-la non ha cessato di essere sana. Lascienza medica non può spiegarequesta guarigione. Io non ho mai ve-duto un fatto somigliante, e io possodire solamente che Dio che guariscequando vuole le nostre infermità, hamesso in azione la sua Provvidenzain una maniera tutta speciale a favo-re di questa felice giovane.

Riccardo Cannon

Lo stesso medico, tre anni dopo, ag-giunse all’attestato le seguenti parole:“Fino a quest’oggi la Margherita ha

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Attestato del medico curante

Il dott. Cannon che ha curato Mar-gherita, ha constatato la realtà del mi-racolo e ha rilasciato l’attestato, chesegue. Egli chiama Margherita “la re-suscitata” e aggiunge alle volte questeparole: “Ciò non è opera della Medici-na, ma solo della mano di Dio”.

Valparaiso, 11 aprile 1894

“Io attesto che Margherita, una del-le penitenti di questo Convento (Mo-nastero del Buon Pastore), soffrivada parecchi anni d’un tumore addo-minale con grandi perdite di sangueche si avevano con vomiti e altre ma-niere. L’ammalata era assolutamen-te incapace di camminare, di ingi-nocchiarsi, e finalmente fu ridotta atale stato che la morte si temeva digiorno in giorno.

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Guarigione istantanea da tumore

Verso la fine di gennaio 1893, la si-gnora Herpe Giacinta, di Roi St. An-drè (Morbilian), fu colta da doloriinterni che la costrinsero al letto perparecchi giorni. Sembrava che i do-lori fossero cessati, o almeno scematidi intensità, quando il 12 febbraio el-la fu obbligata di nuovo ad allettar-si. Allora incominciò la lunga serie diatroci sofferenze, che, in diverse cri-si, la posero in pericolo di vita. I duemedici che la curavano ignoravanociò che ne sarebbe venuto, atteso chela grave malattia fu da essi ricono-sciuta per un “tumore interno com-plicato di ingorgamento”.Verso la fine di aprile, si riuscì a ren-dere più rare le crisi e i dolori, senzaperò farli scomparire del tutto. Unmedico curante fece conoscere cheall’ammalata dovevano usarsi le più

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goduto d’una buona salute e lavoracurando le altre malate del Con-vento”.

Valparaiso, 4 settembre 1897

Seguono sette attestati di persone chehanno conosciuto Margherita Naran-jo durante la lunga malattia e l’han-no veduta dopo la guarigione. Ne diamo i nomi senza riportare leparole. Sono: suor Maria di S. Car-lo, suor Maria del Cuore di Maria,Fai Marchant infermiera, AssuntaLocail, Maria Eufrasia infermiera,Assunta Lacail, Maria EufrasiaIbarro, Perpetua Letelier, suor Ma-ria di S. Filotea.Tutte le firme sono autenticate da Ra-min Angelo Jara, governatore eccle-siastico di Valparaiso, e da PrudenzioCantardor, notaio ecclesiastico.

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nima traccia e per conseguenza, sen-za rinnovarsi i dolori, anche i piùleggeri, dopo tre mesi dalla data del-la guarigione, costituiscono a pareredello scrivente, il fatto straordinario.Per queste cose, continua il medesi-mo, “io affermo esser la detta guari-gione vera e reale, avvenuta mercé ilpatrocinio della SS. Vergine dei SetteDolori, con il concorso delle preghie-re della nostra cara ammalata chefirma con me la presente attestazio-ne a titolo di riconoscenza e amoreverso la Madonna, alla quale sare-mo sempre grati, cooperando alladiffusione delle devozioni ai suoi set-te dolori”.

Fatto a Roi St. André, il 4 ottobre 1893

B. Herpe, H. Herpe

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grandi precauzioni, almeno per unanno, senza pensare che i dolori sa-rebbero scomparsi, anzi dicendochiaramente che essi sarebbero ritor-nati di tempo in tempo.Ella soffrì costantemente fino a giun-go ultimo, epoca nella quale fu radi-calmente guarita, dopo un triduo euna novena fatti nella camera del-l’inferma, dinanzi a un’immaginedella SS. Vergine dei sette dolori diCampocavallo. Nei primi giorni dellepreghiere, i dolori divennero più for-ti. Confidando pienamente nel pa-trocinio della Madonna di Campoca-vallo, io proibii all’inferma di pren-dere i rimedi prescritti, il che ellaeseguì. Alla fine della novena cessa-rono i dolori e scomparve il tumore.Era perfettamente guarita.Questa guarigione riconosciuta au-tenticamente, e la scomparsa subita-nea del tumore, senza lasciare la mi-

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lori al fegato. Per parecchi mesi le funecessario stare a letto. Il solo suoalimento era il latte, non potendo tol-lerare alcun cibo solido. Nessun mi-glioramento aveva potuto otteneredalle cure mediche. Nel mese di mag-gio di quest’anno (1904), si accrebbe-ro talmente gli spasimi della poverinache si pensava fosse vicina a morire.L’inferma aveva ricevuto dalla Reli-giosa un’immagine della Madonna diCampocavallo e una novena in suoonore. La malata diede principio al-la novena con la sua famiglia e sianimò a speranza nella VergineSS.ma Addolorata, prendendo an-che ogni giorno un po’ d’acqua nellaquale immergeva un’immaginetta inminiatura della Madonna di Campo-cavallo. Il male pareva si accresces-se. Tre medici avevano dichiaratoessere il suo stato senza speranza diguarigione e per questo si pensò di

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Guarigione prodigiosa di Giuseppina Melandez de Mescen

Riportiamo la relazione di due grazieottenute dalla nostra cara Madre Ad-dolorata; la prima, una guarigionemeravigliosa che dovrebbe chiamar-si, umanamente parlando, un veromiracolo, siccome disse lo stesso me-dico curante; e l’altra una conversio-ne di un povero peccatore, proprionelle ultime ore di sua vita. Questerelazioni, scritte in francese, ci furo-no consegnate dalla Superiora delRifugio S. Giuseppe di Loreto, cuifurono inviate direttamente da Sere-na (Cile). Ambedue portano la datadel 4 luglio 1904.

La signorina, parente della stessareligiosa che ebbe lo zio convertitodalla Madonna di Campocavallo,soffriva da tanti anni di terribili do-

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contò ciò che era avvenuto, egli uscìin queste parole:“Ciò è un vero miracolo! … giammaigli umani rimedi avrebbero potutofar tanto. Se i calcoli avessero presola via ordinaria, al primo ella sareb-be morta. Qui è il dito di Dio, poichéin ciò non han che vedere la scienzae il potere degli uomini. Senza dub-bio voi avrete pregato qualche santoper avere la guarigione”.

Oh! certamente egli aveva indovina-to! … L’operatrice del miracolo fu alcerto Maria che con fede aveva pre-gato e preso a modo di bevanda unaminiatura toccata nel quadro dellaMadonna di Campocavallo [ … ].

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amministrarle anche i santi sacra-menti. A un tratto i dolori divenneroeccessivi e nelle sue angosce la pove-rina domandò un’altra miniaturache le fu data e che ella prese contanta fede, dicendo: “Io piglio questaimmaginetta perché la Madonna mirisani …”. Oh! prodigio, dopo sorbitaquella piccola immagine le vennerovomiti e in questi si videro dei calcoliin grande quantità e di differentegrossezza. I vomiti continuarono e in15 giorni essa aveva mandato fuoricirca 700 calcoli. I dolori cessarono ela convalescenza fu rapida.Quindici giorni appresso, ella incon-trò per via il medico, l’ultimo chel’aveva abbandonata. Grande fu lasua sorpresa, vedendola camminare.“È lei la signora che era a gli estre-mi?”, le disse.“Si, signor dottore, son io”, gli rispo-se la donna. E quando ella gli rac-

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pare ad ogni modo all’inferno, permezzo di Maria, quell’anima a lei ca-ra. Nel mese di dicembre dello stessoanno, il peccatore ricadde ammala-to, e ben presto si trovò su l’orlo dellatomba. Il parroco e altri sacerdotispiegarono tutta la premura per sal-vare l’infelice, ma invano. Versomezzanotte del giorno 12 dicembre, ilmale si accrebbe assai e ormai lamorte era vicina, non potendo vivereche poche ore ancora, a giudizio del-le persone che l’assistevano. La buo-na religiosa raddoppiò le preghierealla Madonna di Campocavallo,scongiurandola che per i meriti deisuoi dolori salvasse quell’infelice. Ec-co il momento della grazia. L’infer-mo, sebbene molto prostrato, per ilgran male, pure aveva la conoscen-za. Si avvicina la sua nipote e confi-dando nell’aiuto possente della Ma-dre di Gesù, con le migliori maniere

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Una mirabile conversione

Un povero peccatore era giunto adetà avanzata e mai aveva dato segnodi cristiano, anzi la sua empietà sifaceva sempre più evidente, congran dolore della famiglia.Nel mese di ottobre 1903, fu colpitoda una grave malattia, che però nonvalse a scuoterlo dal suo cattivo mo-do di vivere. Una sua parente reli-giosa seppe il suo stato deplorevole,e, nella sua afflizione, ricorse allaSS. Vergine di Campocavallo conuna novena, sicura che Marial’avrebbe consolata. Fece nello stessotempo la promessa di far pubblicarenel bollettino del Santuario la graziaricevuta. Quel povero infelice guarìdalla malattia del corpo, ma non daquella dell’anima.Non si stancò la buona religiosa, macontinuò a pregare, volendo strap-

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Scomparsa istantanea di un grossotumore

Una signora francese, dell’alta ari-stocrazia, dell’apparente età di 60anni, venne espressamente a Campo-cavallo il 29 maggio 1909, ondeadempire a una promessa fatta allaVergine SS. Addolorata, per il mira-colo della guarigione a lei concesso.Giunse la detta signora la mattinadel riferito giorno, alle ore 6 circa,fece la Santa Comunione e ascoltòalcune messe. Venne poi in sacrestiae ci raccontò lo scopo del suo pelle-grinaggio in questi termini.“Sono venuta in questo Santuarioper gratitudine alla Madonna Addo-lorata di Campocavallo della guari-gione veramente miracolosa a meconcessa. Ero inferma fin dal 1896d’un tumore fibroso interno. Fui cura-ta con premura da diversi professori,

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parla al suo zio dell’imminente suamorte e dei castighi riservati a colo-ro che non amano e non temono Dio.Indi lo esorta a ricevere i santi Sa-cramenti, che ancora poteva peramor di Maria e dell’anima sua.Il moribondo, come svegliato da son-no, cominciò, con meraviglia di tutti,a deplorare i suoi errori passati; do-lersi di non esser vissuto da buon cri-stiano e chiedere i santi Sacramentiche ricevette con pietà. Compiutoquesto grande atto, si volse ai figli efece loro le più belle esortazioni, la-sciando stupiti tutti coloro che eranotestimoni del grande cambiamento.Il giorno appresso, 13 dicembre, mo-rì con ammirabile rassegnazione.Questa conversione sì bella noi la at-tribuiamo alla SS. Vergine di Cam-pocavallo.

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sieme, m’invase l’anima … Non po-tevo credere a me stessa … Provaiallora di chinarmi, volgermi a de-stra e a sinistra, cosa che non potevofare da parecchi anni, lo facevo be-nissimo. Insomma ero guarita radi-calmente e perfettamente. Piansi ditenerezza. Indi mi mostrai alle per-sone di mia conoscenza, che tutte ri-conobbero in me un prodigio operatodalla Madonna di Campocavallo.Quando l’avventurata signora ci da-va questa narrazione orale, copioselacrime sgorgavano dai suoi occhi:ella non finiva di lodare la potenzagrande della Madonna dei sette do-lori. Compiuto il racconto, la pre-gammo di tracciare qualche linea iniscritto, che confermasse quanto ave-va detto. Ci compiacque subito escrisse quanto segue:“Io Maria Gervasia … essendomiprostata umilmente ai piedi della

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ma le cure a nulla valsero, perché iltumore cresceva ancor più. Io eroconsigliata di farmi operare, il che ame doleva assai. Un medico ebbe adirmi che non potevo più vivere lun-gamente, anzi che potevo cader mor-ta da un momento all’altro.Mi trascinai in questo stato miseran-do fino al 1907, quando un giorno,trovandomi innanzi ad una immagi-ne della Madonna di Campocavallo,così pregai la gran Madre di Dio:“Vergine Addolorata, io non vi do-mando la guarigione, ma che sia fattala volontà di Dio: se credete sia meglioper me di farmi morire e raggiungerei miei cari, muoio volentieri”.Compiuta questa preghiera, sparìistantaneamente e immediatamenteil gran tumore. Il ventre che primaera grosso a dismisura, tornò allostato normale. Un senso, non so se digioia o di terrore, o l’uno e l’altro in-

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Le stesse constatazioni sono statefatte l’11 maggio 1909”.

Dott. Martin

Sogno o visione?

Don Rocco Miglioretti, parroco a To-rino, scriveva, in data 4 luglio 1893,una lettera a don Giovanni Sorbelli-ni, rettore del Santuario di Campo-cavallo, nella quale, tra l’altro, dice-va quanto segue:“Mi prendo la libertà di far nota allaS.V. un fatto il quale sembrami de-gno di essere pubblicato nel Periodi-co da Lei diretto: L’ECO della devo-zione a Maria Santissima. È la nar-razione semplice, genuina di un so-gno, o visione di una ottima e pia Si-gnorina T. ….. il qual sogno o visio-ne riguarda appunto la prodigiosaimmagine della Vergine Addoloratache si venera in Campocavallo, e la

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SS. Vergine, dichiaro di essere stataguarita immediatamente da unagrave malattia interna innanzi al-l’immagine di nostra Signora diCampocavallo. In ringraziamentosono venuta in questo Santuario oggi9 maggio 1909”. Poi ci ha consegna-to l’attestato del medico che la visitòsubito dopo avvenuto il miracolo, el’11 maggio 1909, per provare che laguarigione fu completa, che il bruttomale non è più comparso e che è nel-lo stato di salute perfetta.Segue l’attestato del medico.“La signora Maria Gervasia… di C.è stata curata fino all’anno 1902 perun tumore fibroso interno, manife-statosi nel 1896. Nel 1907 (visitatanuovamente) l’esame non ha fattopiù ritrovare la massa principale deltumore. Tutti i fenomeni d’irritazio-ne peritoneali, provocati dal fibromasono scomparsi.

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ad un tratto, atteggiandosi a mesti-zia, rivolse i suoi occhi al cielo comeci implora soccorso e pietà. A quellavista io rimasi come sbalordita, miscossi, tentai di mandare un gridoper chiamare altri spettatori e testi-moni di quel prodigio che io stavoammirando, ma in quel momento misvegliai e il mio sogno si dileguò.Non debbo però tacere che quel so-gno, o visione che si voglia chiama-re, mi rimase così profondamentescolpito nella mente e nel cuore, cheper quanti sforzi io facessi, non vipotei riuscire. Al mattino seguente,mi alzai dal letto per tempo e quan-tunque il freddo fosse assai intenso,mi diedi a percorrere le vie della cit-tà, entrando ora in questa ed ora inquell’altra chiesa, mossa dalla spe-ranza di poter vedere realmente,l’immagine della Madonna benedettache io avevo contemplato in sogno.

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cui venerazione va di giorno in giornoassumendo più estese proporzioni.Ascoltiamo la signorina medesima:“Era una notte dello scorso inverno,ed io avevo chiusi gli occhi al sonno,quando mi parve di trovarmi ingi-nocchiata in devoto atteggiamentoinnanzi ad una immagine di MariaSantissima. Non saprei dire peròdove mi sembrava di trovarmi inquel momento, se in casa, o in chie-sa, o in qualsiasi altro luogo. Men-tre teneva lo sguardo fisso sull’im-magine della Vergine Santissima,supplicandola devotamente a voler-mi ottenere una grazia da moltotempo desiderata, vidi con miagrande sorpresa e meraviglia cheMaria, schiudendo le labbra a undolce sorriso, incominciò ad abbas-sare leggermente verso di me i suoiocchi, quasi volesse dirmi che la miapreghiera era esaudita. Quindi tutto

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Angioli in seno alla nostra Italia. Funel mio breve soggiorno in Loretoche io udii per la prima volta parla-re della miracolosa immagine che sivenera in una chiesuola rurale diCampocavallo, da un religioso addet-to al servizio del Santuario di Loreto;il quale religioso mi fece le più viveistanze a non lasciar fuggire quell’oc-casione favorevole, onde visitare laprodigiosa immagine di cui tanto siparla ormai in tutta Italia e fuori.“Quantunque mi premesse di rivederei miei cari in Torino, ciò nullamenoaccondiscesi di buon grado alla istan-za fattemi da quel buon religioso, econ la mia compagna di pellegrinag-gio, presi la via di Campocavallo. Maquale non fu la mia meraviglia, allor-quando, appena entrata in quellachiesuola campestre, vidi la mia Ma-donna, quell’immagine di Maria, cioè,che io avevo contemplata in sogno.

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“Ma ogni mia speranza riuscì vana.Allora mi acquietai, senza far paro-la con chicchessia del sogno o dellavisione avuta. Frattanto giunsel’epoca stabilita per la partenza perRoma per la circostanza del Giubi-leo Pontificale di S.S. il SommoPontefice Leone XIII, ed io, con al-cune mie amiche, deliberai di pren-dervi parte, aggregandomi al piodrappello di pellegrini che partironoper la città eterna. Passai ventigiorni all’incirca in Roma, ove pro-vai grandi consolazioni.“Dopo aver visitato le principali epiù rimarchevoli meraviglie di Ro-ma, mi accinsi a ritornarmene a T.… in seno alla mia famiglia. Nel mioritorno mi prese vaghezza di visitarela piccola città di Loreto, spinta daldesiderio di baciare le sacre muradella casetta di Maria, trasportatamiracolosamente da Nazaret, da gli

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sandoli verso di noi; quindi come giàdi sopra accennai, prendendo unaspetto triste e corrucciato, alzò gliocchi al cielo in modo che tutti ne po-terono essere testimoni. Dopo il cantodelle litanie, ci ponemmo a cantare loStabat Mater, ed ecco rinnovarsi perla seconda volta e col medesimo modoil prodigioso muovere degli occhi dellaMadonna Santissima. “Qual impres-sione abbia fatto quel prodigio nel-l’anima di tutte le persone che ne fu-rono testimoni, lasciò più facile al let-tore l’immaginarlo, che a me il descri-verlo. Dissi, di tutte le persone che nefurono testimoni, poiché in quella cir-costanza non tutte le persone presentiebbero questa sorte avventurata, cheavemmo io e le mie compagne. “Siabenedetta e ringraziata Maria!!”.

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Mi prostrai tosto riverentemente, econ gli occhi molli di lacrime, innanzialla venerata immagine, sperando diveder rinnovato il prodigio che in so-gno io avevo ammirato.Oltre alle mie compagne di viaggio, sitrovarono in quel momento colà ra-dunate alcune altre persone, tra lequali un piccolo drappello di signorefrancesi, venute dalla loro patria aquesto fine, di venerare, vale a dire,la Madonna di Campocavallo. Di co-mune accordo allora incominciammoa recitare le litanie lauretane, collemani alzate verso il cielo, e gli occhifissi sulla venerata immagine, maMaria non ci esaudiva. Seguitammoa pregare, sicure che la SS. Vergineci avrebbe accordato il tanto deside-rato favore. Non c’ingannammo!“Giunte a un certo punto delle lita-nie la Madonna, quasi sorridendo, in-cominciò a muovere gli occhi abbas-

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Capitolo V

Biografie dei personaggi citati

Don Giovanni Sorbellini (1858-1918)

Nacque ad Osimo il 27 ottobre 1858.Fu ordinato sacerdote nel 1883 e di-venne parroco della S.S. Trinità inOsimo. In seguito al prodigio di Cam-pocavallo, avvenuto nel 1892, si pro-digò per far nascere il Santuario diCampocavallo e diffondere la devo-zione alla Madonna Addolorata. Inca-ricò l’architetto Costantino Costantinidi edificare il Santuario della Ma-donna di Campocavallo. Nel 1893 di-venne l’attivo e attento rettore delsantuario. Con il suo periodico L’ecodella devozione alla Madonna iniziò adiffondere in Europa la devozioneverso l’Addolorata. Morì il 18 luglio

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Les foules accourent à Campocavallo

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Mons. Egidio Mauri (1828-1896)

Nato a Montefiascone il 9 dicembre1828 e morto a Ferrara il 13 marzo1896, all’età di 67 anni.Ordinato sacerdote il 24 settem-bre1853, appartenente all’Ordine deiFrati Predicatori. Dal 22 dicembre1871 fu Vescovo di Rieti e, di seguito,nominato il 1° giugno 1888 vescovo diOsimo e Cingoli (1888-1893).

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1918 nella città natale. Il 14 marzo1955 il suo corpo venne traslato dalCimitero Maggiore e tumulato nel San-tuario di Campocavallo.

Don Giovanni Sorbellini, primo Rettore del Santuario eParroco di Campocavallo

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Ordinato sacerdote il 22 marzo 1856. Vescovo di Cagli e Pergola dal 10 no-vembre 1884. Il 18 maggio 1894 fu no-minato vescovo di Osimo e Cingoli.Morì il 5 dicembre 1916.

Costantino Costantini (1854-1937)

A soli 17 anni ereditò dal padre,capo-mastro, la piccola impresa ediledi famiglia ed in cantiere apprese iprimi rudimenti dell’arte edificato-ria. Riuscì comunque a conseguire ildiploma per l’insegnamento del dise-gno all’Istituto di belle arti di Anconanel 1879 e nel 1894 si laureò in Mate-matica e Geometria all’Università diBologna. Collaborò con alcune tra le più im-portanti riviste di arte e storia deltempo e nel 1935-1936 scrisse unostudio approfondito sul duomo diOsimo. Insegnò nella locale scuola

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Il 12 giugno 1893 divenne arcivescovodi Ferrara. Papa Leone XIII lo elevòal rango di cardinale nel concistorodel 18 maggio 1894. Cardinale titolaredella Chiesa di Santa Maria Sopra Mi-nerva dal 2 dicembre 1895.

Mons. Giovanni Battista Scotti(1832-1916)Nato a Bolsena il 9 marzo 1832.

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tecnica per oltre quaranta anni e fumembro della commissione ediliziacomunale. Nel 1927 gli fu conferito iltitolo di architetto per l’intensa atti-vità professionale svolta. Aveva aperto una fornace di terra-cotta dove realizzava direttamente glielementi decorativi necessari ai suoiprogetti, caratterizzati dall’uso delmattone. Osimo accoglie la maggiorparte delle sue opere: dall’architet-tura agli interventi urbanistici, dai re-stauri agli apparati decorativi. Fu l’autore del mattatoio (1881), del-l’ospedale (1897-1937), del loggiato delforo Boario (1886), della torre dell’ac-quedotto (1883), dell’ospizio GrimaniButtari (1886), del santuario dellaBeata Vergine Addolorata di Campoca-vallo (1894-1912) e dell’ingresso allescuderie del palazzo vescovile (1900).Eseguì anche interventi di ristruttura-zione urbana attraverso il risanamento

Costantino Costantini, architetto, ideatore, progettista edirettore dei lavori della costruzione del Santuario diCampocavallo

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Frequentò la scuola superiore e si oc-cupò di studi filosofici. Lavorò peroltre 34 anni come editore e scrittore.Iniziò la sua attività di scrittore inMaria Einsiedeln (Svizzera) nell’Alten und Neuen Welt (“Vecchio eNuovo Mondo”). Successivamenteandò a Steyl, dove redasse la StadtGottes (“Città di Dio”) e il calendarioMichaelkalender. Di seguito lavoròalla redazione del Rheinischer Mer-kur. Nel 1888 fondò, nei pressi di Rif-farth, a Mönchengladbach, la rivistaKatholische Welt (“Mondo cattolico”)e gestì, per un certo periodo il giornaledella missione Gott will es (Dio lovuole).Nel 1890 lanciò da Windhorst,per la Germania cattolica, l’organo distampa Volksverein. Nel 1893 fondò larivista Der Rosenkranz (“Il Rosa-rio”). Quando la crisi della casa edi-trice Riffarth’scher Verlag mise inpericolo la continuità della rivista

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del quartiere degli Ortacci e Cassero(1886-1914), la rettifica della via delcorso ed il piano di espansione ur-bana a sud-est della città.

Leonz NiderbergerNato il 24.1.1860 a Küßnacht (Svizzera). Morto il 22.05.1923 a Lim-burg (Germania)

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Padre Daniel-Antonin Mortier(1858-1942)

Nato il 25 agosto 1858 a Villerssous-Ailly-le-vieux-clocher (dipartimentodella Somme - Francia), dopo gli studiclassici compiuti presso il seminario diSaint-Riquier fu ordinato sacerdotenell’Ordine dei Frati Predicatori Do-menicani.Autore di molte pubblicazioni, si ri-cordano in particolare l’Histoire desmaîtres généraux de l’Ordre des frèresprêcheurs ed altri scritti di spiritualità,oltre al volume sull’abbazia di Flavigny,dove visse per lunghi anni.

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Katholische Welt e del Der Rosenkranzintervennero, nel 1898, i Pallottini inLimburg. Per 25 anni lavorò al serviziodi Pallottini. Nel 1901 scrisse la primabiografia del Pallottini in tedesco.Per la sua intensa attività a favoredella stampa cattolica da Papa LeoneXIII fu nominato Commendatoredell’Ordine Papale di San GregorioMagno e più tardi fu insignito del pre-mio Pro Ecclesia et Pontifice.Cattolico fervente, i suoi scritti, par-ticolarmente apprezzati sia in Germa-nia che nel resto d’Europa, risentonomolto del sentimento religioso e dellavisione che aveva della vita.Per la sua visione del mondo e per lasua spiccata personalità ebbe numero-sissimo seguito tra i lettori delle sue ri-viste pubblicate. Dopo la sua morte,molti credevano, che fosse un sacer-dote, ma in realtà Egli era sposato epadre di ben sette figli.

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della Sacra Congregazione dei Riti,della Sacra Congregazione dei Santie della Sacra Congregazione del Con-cilio, teologo insigne, eloquente pre-dicatore, conferenziere e scrittore.Diventa amico personale di Bene-detto XV ed è stimato da tutti i prelatidella Curia, ammirati dalla santitàdella sua vita e dal suo non comuneingegno. Insigne dantista, scrive uncommento teologico e filosofico allaDivina Commedia con tale chiarezzada essere annoverato tra i miglioristudi della ricerca dantesca. Autore di 103 scritti editi e di 70 ine-diti. Oberato da impegni di ogni ge-nere, soprattutto per le questioniteologiche di cui è consultore presso leCongregazioni romane, trascorre gliultimi anni di vita nella sua poveris-sima stanza sopra il portico della Ba-silica dei santi Dodici Apostoli, dovemuore il 2 giugno 1945.

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P. Stefano Ignudi (1865-1945)

Nasce a Genova il 28 febbraio 1865. A21 anni entra nell’ordine dei Frati Mi-nori Conventuali. Si laurea in teologianell’Ateneo di Propaganda Fide e ri-ceve l’ordinazione sacerdotale nellostesso anno (1891). Dopo aver inse-gnato per alcuni anni a Colle Vald'Elsa e a Genova (1891-1895), vienetrasferito a Roma. Il suo ingegno e so-prattutto la sua virtù si manifestanodurante la sua lunga permanenza ro-mana che si protrae praticamente pertutta la vita. Nella capitale ricopre importanti in-carichi: Segretario generale dell’Or-dine, rettore del Collegio Seraficointernazionale (durante il qualeguida P. Massimiliano Maria Kolbenella fondazione della Milizia del-l’Immacolata), rinomato consultore

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immense moltitudini: Chiesa o Tem-pio che fosse in tutto degno dellagran Madre di Dio.Le offerte in danaro, in oggetti prezio-si, in donativi o cose di minor conto,come cera o tela, avevano raggiunto,già nella tarda estate, il valore di cir-ca 20.000 lire d’allora. E poiché quel-le continuavano a venire, fu decisodall’Autorità ecclesiastica di erigereun nuovo e sontuoso Tempio.All’inizio si pensò di costruire, sulluogo e adiacenza della primitivachiesuola, la nuova chiesa. Fu chie-sta la cessione del terreno al suo pro-prietario Nazzareno Taddioli. Questiperò, subornato da un avvocato dipochi scrupoli, chiese 50.000 lire,mentre il podere non ne valeva più di15.000. Inoltre quel terreno era bas-so ed era soggetto a inondazioni neiperiodi di piogge intense. Per i duemotivi si abbandonò quell’idea.

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Capitolo VI

Il Santuario e la diffusione della devozione nel mondo

Il nuovo Santuario

Le folle di pellegrini, nell’estate enell’autunno 1892, furono tante e talida far cambiare fisionomia alla con-trada di Campocavallo. Da apertacampagna, essa diveniva come un’af-follatissima piazza di una grande città,con un viavai continuo di gente.Non solo venivano da tutte le regionid’Italia, ma da quasi tutte le nazionid’Europa. Chi a piedi, almeno negli ul-timi tratti, chi con carrozze a cavalli.Era ovvio che sorgesse subito l’ideadi costruire una chiesa tanto ampiada poter contenere almeno una par-te, la maggiore possibile, di siffatte

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Si pensò allora al terreno situato dallaparte opposta del crociale (o crocevia)e si chiese alla contessa Acqua di Osi-mo, che ne era la proprietaria, di po-ter comprare 5.000 metri quadrati diterra del podere che le apparteneva.Questa chiese 3.000 lire e l’affare - sedi affare si trattava - fu concluso.Fu chiesto un disegno all’ingegnereprofessore Costantino Costantini diOsimo. Questi ne presentò più diuno. La Commissione scelse quelloche fu poi eseguito.Il 10 dicembre 1892, anniversariodella “venuta” o traslazione dellaSanta Casa di Loreto, che coincidevacol suo VI centenario, Mons. EgidioMauri, Vescovo Diocesano e poi Ve-scovo e Cardinale di Ferrara, pose laprima pietra del Santuario.Il Santuario fu costruito esclusivamentecon opere di carità, grazie all’incessan-te lavoro di Don Giovanni Sorbellini. La Basilica di Campocavallo

(vista della facciata posteriore)

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vase un senso di tristezza straordina-ria, sentimento che mi perdurò pa-recchi giorni e che si rinnova nel-l’anima ogni volta che entro nellapiccola cappella. Mi pareva d’esserefelice quando stavo in questo luogo emi sembrava un gran tempio, sebbe-ne così rozzo e mal tenuto. Traspor-tata l’Immagine della Madonna, mi sipresentò quel luogo in tutta la suadesolazione”.Il 29 luglio 1913 fu istituita la Par-rocchia, smembrando il territoriodella Parrocchia di San Sabino.La Sacra Immagine della Beata Ver-gine Addolorata di Campocavallo su-bì due furti sacrileghi, il 30 marzo1938 ed il 23 aprile 1976. Il quadro,spogliato dei preziosi ornamenti, fusempre ritrovato e ricollocato neltempietto ad esso dedicato.Il 21 dicembre 2012, dopo un accu-rato restauro, la Sacra Immagine è

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Il 21 settembre 1905, Mons. GiovanBattista Scotti, Vescovo Diocesano,consacrò al culto il Santuario.Apriva il corteo la Compagnia delSS. Sacramento, poi venivano i semi-naristi e molti bambini, quindi i sa-cerdoti, i canonici ed il Vescovomons. Scotti. Subito dopo il Vescovo,il quadro della Madonna, collocatosotto un elegante padiglione, sormon-tato da una corona regale. Chiudevail corteo una folla enorme, prove-niente da tutti i paesi vicini. Durantela processione, le campane di tutte lechiese di Osimo suonarono a festa.Una sola persona non si unì alla pro-cessione: don Giovanni Sorbellini. Eratanto tempo che desiderava vedereaperto al culto il nuovo Santuario; orache il suo grande sogno si era attuatopreferì restare nella vecchia chiesuola.Scrisse sull’Eco del 1905: “Rimasisolo e, senza sapere il perché, m’in-

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chi. Prima, com’era naturale, in tuttele Marche, poi in tutta l’Italia, e im-mediatamente dopo, in tutta l’Euro-pa, particolarmente in Francia. Pelle-grini venivano da tutte le parti e tor-nando ai loro paesi d’origine, propa-gavano la voce. Si accendeva la curio-sità, ma si alimentava anche la devo-zione e soprattutto la fede e con que-sta la preghiera. Accadeva a Campo-cavallo ciò che avveniva ai tempi diGesù, quando le folle gli si facevanoappresso, non tanto per ascoltarlo,quanto per portargli i malati, affinchéli curasse: il che voleva dire guarirli.Quando si afferma che la devozionealla Madonna di Campocavallo si èdiffusa in tutto il mondo, non biso-gna pensare che essa abbia invasotutti gli strati della società. Tutt’al-tro. Essa ha toccato i credenti, i de-voti, i cattolici praticanti… La Madonna di Campocavallo era in-

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stata riconsegnata al Santuario pertornare a risplendere nel suo tem-pietto. Il restauro è stato realizzatonel periodo ottobre - dicembre 2012,sotto la direzione della Soprinten-denza ai Beni Storico Artistici delleMarche (ed in particolare dellaDott.ssa Claudia Caldari), ad Urbi-no, nei laboratori della ditta Isidoroe Matteo Bacchiocca. Il Lions Club di Osimo ha finanziatol’intervento di restauro perfettamen-te riuscito.

La diffusione della devozione alla Vergine Addolorata di Campocavallo

La devozione alla Madonna di Cam-pocavallo, sotto il titolo di Addolora-ta, si diffuse dovunque col propagarsidelle notizie del movimento degli oc-

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“In Francia corre rapida la notiziadella Madonna di Campocavallo emolte chiese ne inaugurarono l’Im-magine. A Tours la vidi io stare nelSantuario del Volto Santo, come pu-re a Versailles una nuova chiesa sistava erigendo ad onore della Ma-donna di Campocavallo e di San-t’Antonio [...].Concorsero senza dubbio alla diffu-sione del culto alla Madonna diCampocavallo i libri che si sonostampati qua e là senza che manco sisapesse. Quando fui in Francia nel1895, mi venne in mano una serie dilibri e tra questi uno anche grosso dimole (di tre o quattrocento pagine)intitolato “Le grand prodige deCampocavallo”. [...] A Lione ne vidiuno abbastanza grosso intitolato:“Du ciel à la terre”.Il padre Mortier, testimone anch’eglidel prodigio, stampò un grazioso

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vocata nel suo Santuario da coloroche potevano raggiungerlo con viaggioin treno e/o in carrozza, ma da coloroche erano lontani, perché apparte-nenti a continenti extraeuropei, erainvocata nel luogo dove si trovavano.Era invocata, in particolare dai mala-ti, e, per essi, dai loro familiari.

La diffusione in Francia

Il Paese europeo, dove, prima di tut-to e principalmente, si diffuse il cultodella Vergine Addolorata, è stata laFrancia. Vi sono, al riguardo, negliarchivi del Santuario innumerevolitestimonianze. Don Giovanni Sorbellini, nella suaRelazione, al capitolo VII della pri-ma parte, parla del modo meraviglio-so col quale si diffuse la devozione al-la Madonna, con queste parole:

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santi preghiere rivolte dai suoi allaVergine Addolorata di Campocaval-lo, riprese conoscenza, si rianimò vi-vamente, rispose attentamente e di-stintamente a tutte le domande che ilsacerdote accorso al suo capezzale glirivolse, ricevette i sacramenti e infi-ne l’estrema unzione e spirò con undolce sorriso su le labbra, che gli ri-mase anche dopo che assunse l’aspet-to di rigido cadavere.Il curato Th. Loriot racconta un’al-tra conversione, ottenuta dopo unanovena di preghiere fatte alla Ma-donna di Campocavallo. Era gravemente malato e senza spe-ranza di guarigione un uomo, che, inbase a pregiudizi contro la Religione,aveva sempre respinto il sacerdote.La madre, la moglie e tutta la suafamiglia pregavano incessantementeper lui. Finalmente vinto dalla gra-zia, fece chiamare un sacerdote e

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opuscoletto intitolato: “Le mouve-ment des yeux sur l’image de N. D.de Campocavallo” […]Il sacerdote Verrinot, ora residente aRoma, di ritorno dall’Africa, passòa Campocavallo, e, fermatosi qui al-cuni giorni, e intesi gli avvenimenti,volle scrivere sulla nostra cara Ma-donna in lingua francese. E infattidietro documenti somministratigli,egli pubblicò, per le stampe di S. Ber-nardino, in Siena, l’opuscolo: “Faitsmerveilleux de Campocavallo”.L’ECO di tutte le annate riporta fre-quentemente il titolo: “La Madonnadi Campocavallo in Francia” edespone relazioni di grazie ricevute. Sitratta di conversioni, di guarigioni edi altri segnalati favori…A Rousseau, E. de M. narra che unsuo parente, prossimo a morire, anzigià entrato in agonia, con gli occhismorti e vitrei, dopo fervide e inces-

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La diffusione in Belgio

In Belgio la fama della Madonna diCampocavallo si è diffusa fin dal-l’inizio dei fatti. Ecco quanto si leg-ge in due lettere successive di “UnaFiglia di Maria”.“... Quante grazie ci ha accordatola Vergine dei Sette Dolori fin dalmese di febbraio, quando noi avem-mo la felicità di conoscerla! Sonolieta di comunicarvi che la devozio-ne si espande sempre più nel Belgio… Mi adopererò affinché la Vergi-ne Addolorata sia sempre meglioconosciuta”.“Abbiate la bontà di pubblicare, inonore e lode dell’Addolorata di Cam-pocavallo, che la sua materna miseri-cordia ha ottenuto per i figli di Gasse-lies e di Jumet (sono paesi o fami-glie?) numerose grazie di “guarigionie santificazioni”. Cerchiamo di corri-

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ricevette i sacramenti in modo edifi-cante e s’addormentò nel Signore.S. M. Alphonse, superiora generale,informava don Giovanni Sorbellinidella grazia ricevuta da una suora,prima divenuta cieca da un occhio,poi anche dall’altro. La malattia eradefinita dai medici “atrofia delle pu-pille” ed era dichiarata incurabile.Fu iniziata una novena di preghie-re alla Madonna di Campocavallo.Al sesto giorno la malata cominciò avedere qualche cosa, poi sempre piùdistintamente nei giorni successivi daentrambi gli occhi fino a che era ca-pace di muoversi e portarsi dovun-que da sola e compiere le faccendecome una volta.Altri casi di guarigione, di conver-sioni, di grazie si susseguono, manon possono essere descritti, perchésono tanti.

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La diffusione in Ungheria

All’inizio la Madonna, sotto il titolodi Addolorata di Campocavallo, erapoco conosciuta in Ungheria, ma inseguito la devozione verso la celesteMadre vi si diffuse più che in qual-siasi altro Paese d’Europa.Vi contribuì decisamente un degnissi-mo sacerdote, il dott. C. Zafféry.Questi fu a Campocavallo prima del1898 e visi trattenne vari mesi, videquanto accadeva nel Santuario e co-me procedevano i lavori del nuovoedificio. Tradusse in lingua unghere-se “Le Meraviglie della Madonna diCampocavallo” e le fece stampare.Grazie allo zelo di quell’incomparabilesacerdote, vari giornali impresero aparlare di Campocavallo, tra i qualil’Alkotmàny, il Reményrégünk, il Fo-glio di Sant’Antonio, il Piccolo Messag-gero della Sacra Famiglia e altri.

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spondere con filiale amore a questaMadre così tenera e generosa”.“...Questa volta, approfittando dellapresenza delle Suore d’Italia che sonvenute in questa casa generalizia perfare gli Esercizi spirituali, ho il piace-re di scriverle in italiano. La devozio-ne alla cara Madonna di Campoca-vallo si propaga sempre più presso dinoi. Suore e alunne a Lei ricorronocon gran fiducia e ricevono spesso se-gnalate grazie. Sia benedetta la infi-nita misericordia del Signore e dellasua santissima Madre!...

Sr. Maria LucaReligiosa della Provvidenza

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Il Vescovo di Osimo fece cominciare,in presenza di numeroso popolo,adunato in chiesa per un’altra fun-zione, un triduo di preghiere per l’il-lustre infermo. Alle preghiere preseparte il Vescovo stesso di Osimo.Mentre tali preghiere si svolgevano aCampocavallo, fu posta sotto gli oc-chi dell’infermo una grande immagi-ne della Madonna dei dolori”. La notte stessa l’infermo, più che ot-tuagenario, migliorò ed ora è guari-to. Mons. Vescovo di Vàcx, in ricono-scenza del favore ottenuto invia perla costruzione del nuovo tempio 500fiorini …”I signori Mihali e Veronike Peloknarrano, con lettera del 7 giugno1903 da Endröd (Ungheria) la gua-rigione del figlio Emeric da un tu-more a un labbro, ribelle ad ognicura. Pregarono intensamente e conassiduità.

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Furono pure stampati numerosi opu-scoli. Lo Zafféry inoltre organizzò pel-legrinaggi ungheresi a Loreto e a Cam-pocavallo. Ne L’ECO dell’anno suc-cessivo, 1899, si legge quanto segue: “La devozione alla Madonna diCampocavallo in Ungheria si vasempre più diffondendo. La pietà diquel popolo verso la Vergine dei SetteDolori e l’entusiasmo eccitato in essodalla lettura dei fatti avvenuti aCampocavallo, ci fanno sperare checolà si farà del gran bene. Noi dob-biamo ringraziare il dott. Várgá dicui si serve la divina Provvidenzaper spargere la devozione alla no-stra cara Madonna...“S. E. R. Mons. Vescovo di Vàiz devela sua guarigione alla mediazionedella SS. Vergine Addolorata. Eccocome avvenne. Fu avvisato il Vesco-vo di Osimo … che S. E. il Vescovo diVàcz era ammalato gravemente.

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missionario apostolico, scrisse daGalatr, il 6 gennaio 1894, chiedendopreghiere nel Santuario di Campoca-vallo, per un bambino di tre anni,malato da 40 giorni, della cui guari-gione gli stessi medici disperavano.La madre allora ripose tutta la sua fi-ducia nella Vergine Addolorata. Pre-gò e fece pregare. Contro ogni umanaaspettativa, il bambino guarì perfetta-mente. Lo stesso Cipolloni riscrisse aCampocavallo dandone notizia e ini-ziando la lettera con queste parole:“Lode in eterno alla Vergine santissi-ma di Campocavallo, che si è degnataesaudire le preghiere dei suoi figli”.

La diffusione in Spagna

Scrive da S. P. de Mar (Barcellona) ilsacerdote P. S. Castel, in data 22 ago-sto 1910, quanto segue.

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Dopo le preghiere il male decrebbe escomparve del tutto con meravigliadi ognuno.

La diffusione in Romania

Nell’elencare i Paesi, nei quali si dif-fuse la devozione alla Vergine Addo-lorata di Campocavallo, non faremoaltro che riferire le grazie che la co-mune Madre celeste dispensa dovun-que è invocata con fede.La Romania è Paese a maggioranzaortodossa, ma è noto che gli Ortodos-si sono devotissimi della Madonna,che, nelle liturgie orientali, è invoca-ta o nominata assai più spesso che inquella latina.Quando però le notizie da nazioni or-todosse o protestanti vengono a noi,esse vengono da cattolici. Tale è laseguente. Fr. Ulderico M. Cipolloni,

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Madonna di Campocavallo si propa-gasse per tutta la Spagna, a confor-to e sollievo dei suoi figli devoti”.

La diffusione in Inghilterra ed Irlanda

“Nelle Isole Britanniche, chiamateun tempo la terra dei Santi, si vapropagando con sommo nostro piace-re, la devozione alla Madonna diCampocavallo e con essa la santaOpera delle Messe. L’Irlanda specialmente ci da motivodi conforto, giungendoci spesso lette-re di là piene di simpatia per questonuovo Santuario dedicato alla granVergine, e con relazioni di celesti fa-vori compartiti dalla nostra buonaMadre Maria Santissima Addolorata.Ne riferiamo in breve alcuni”.Scrive Patrik Henelan, da Terlichen

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“Mi fa un dovere di inviare alla S. V.un’offerta che mi è stata consegnataper il Santuario di Campocavallo,da una pia persona per due grazieottenute dalla SS. Vergine Addolora-ta. Eccole in breve l’esposto.“La vedova D. A. promise un’offertaalla Madonna di Campocavallo, sequesta divina Madre avesse cambia-to le disposizioni di sua figlia che la-sciavano molto a desiderare. La gio-vinetta si cambiò subito come per in-canto e divenne ubbidientissima allamadre sua in modo esemplare.“Il genero della stessa vedova avevabisogno d’una grazia importante as-sai. Fece anch’egli la promessa d’in-viare un’offerta di ringraziamento aCampocavallo, se avesse ottenuto ciòche bramava. La buona Madre ac-cettò di buon grado la promessa econcesse quanto si chiedeva.“Io bramerei che la devozione alla

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Ad onore della cara nostra Signoraio debbo dichiarare d’aver ricevutoda lei tanti favori e quindi ora sonoin obbligo di sciogliere l’inno dellagratitudine e del ringraziamento”.Scrive James P. Berrett da Tullamo-re (Inghilterra) nel gennaio 1909:“Con grande gioia dell’animo miofaccio pervenire alla S.V. un’offertaper la continuazione del suo Santua-rio, in ringraziamento alla B. Vergi-ne Addolorata pe favori ricevuti. La cara Madre tanto buona e vorràaccettare il piccolo tributo della miariconoscenza. In diversi bisogni l’in-vocai in aiuto, ed ella subito mi con-solò. Aggiungo i nomi di nuovi ascrit-ti all’Opera... ”

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C. Long, nel gennaio 1909, quantosegue:“Accludo due lunghe liste contenen-ti i nomi delle persone ascritte allaS. Opera di Campocavallo …“Ringrazio vivamente la SS. VergineAddolorata dell’assistenza che hadella mia cara figliola. Ella era in-ferma gravemente, come ebbi a scri-verle più volte. Se rammenta, pregaila S. V. di far fare preghiere per lapovera ammalata. La Madonna ciha esaudito subito. Non appena fu-rono richieste queste preghiere, in-tervenne un notevole miglioramentonella salute della figlia...Scrive Mary O’ Malley, da Ratoath(Irlanda), il 9 gennaio 1909:“Accludo un biglietto, che è una pre-ghiera, da porsi ai piedi della S. Im-magine della Madonna di Campoca-vallo. In esso scongiuro la celesteRegina di concedermi alcune grazie.

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cattolico, vi si viene, sebbene lenta-mente, propagando la devozione allaMadonna di Campocavallo, e già ab-biamo ricevuto notizie consolanti.“In data del mese di novembre 1908ricevemmo la seguente lettera:

M.R. Signor

Pietroburgo, 26 novembre 1908

Accludo alcuni rubli di cui la S. V. siservirà per la continuazione del tem-pio dedicato alla SS. Vergine dei set-te Dolori. Ringrazio la cara MadreAddolorata per tutti i favori già dalei ottenuti. Supplico la S. V. di farpregare per la sig. Hedrige, per al-cune grazie, specialmente di averlasotto la sua protezione.

H. M.

Conclude don Giovanni: “Voglia Ma-ria consolare la sua figlia e aprire gli

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La diffusione in Russia

Così scrive don Giovanni Sorbellinine L’ECO 1908, a pagina 174:Avevamo qualche rara conoscenza inRussia fin dagli anni scorsi, mastante le rigorose leggi di quel regno,non era possibile propagarvi la de-vozione alla Madonna di Campoca-vallo. Ricordiamo una lettera scrit-taci dall’impero ortodosso e ricevutada noi per mezzo di altra persona.Chi scriveva era una giovane, la qua-le, figlia di genitori scismatici, anela-va rendersi cattolica. Lei pregava la Vergine di Campoca-vallo affinché le facesse la sommagrazia di farla entrare nella nostras. religione. Nulla abbiamo più sapu-to di questa buona figliola, che orasperiamo fervente cristiana.In questi tempi in cui la libertà inRussia permette che si possa esser

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l’8 dicembre 1905. Una religiosa diS. Giuseppe”.Mando una piccola offerta in ringra-ziamento con domanda di preghiereper una Comunità di Francia e diVathy Samos. Io sono in quest’ultimaComunità da parecchio tempo e laprego di domandare a Maria che“m’ha tutto accordato” quand’ero aRomm rs, di continuarmi qui la suaprotezione...

Suor Serafina di Gesù

La diffusione in Egitto

È ancora don Giovani che scrive neL’ECO: “Godiamo informare i nostrilettori che la devozione alla Madonnadi Campocavallo si va spargendo an-che in Egitto. Colà ancora tra i tur-chi la Vergine Addolorata sparge gra-zie a chi con fede l’invoca.

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occhi a tutto quel popolo che vivenello scisma e condurlo all’ovile delsuo divin figlio”.

La diffusione in Turchia

Così scrive don Giovanni ne L’ECO1906, a pagina 50: “Anche in Turchia la MadonnaSS.ma di Campocavallo compartegrazie. Basta che la s’invochi, cheElla subito corre in aiuto di chi ri-corre a Lei. Ci si scriveva in datadell’11 dicembre 1905:

M.R. Signore,

Vathy Samos (Turchia As.) 11 dicembre 1905

La prego d’inscrivere nel suo bollet-tino quanto segue: “Riconoscenza al-la SS. Vergine Addolorata di Campo-cavallo per una guarigione ottenuta

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che sarà possibile alla sua bell’opera.Già ho inviato liste a persone cattoli-che che spero sapranno occuparse-ne. Amo molto la Madonna Addolo-rata ad onore della quale farà tuttociò ce potrò.Dio la benedica, mio R. Padre, e l’aiutinella sua opera di amore e di devozionealla nostra Madre Addolorata.

Cecilia M. Rodgers

La diffusione nelle Isole Mauritius

Giunsero a Campocavallo dall’isolaMauritius nel 1902 due lettere chequi riportiamo:

Port Louis, 8 settembre 1902

M. R. Padre,Le scrivo dalla pare di mia zia DeMontille per comunicarle che assai

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“Nel gennaio 1909 ricevemmo la se-guente lettera:

M. R. Sig. Rettore,

Ismaïlia (Egitto), 12 gennaio 1909

Mando alla S. V. l’offerta di L. 5per la costruzione del Santuario inonore della SS. Vergine Addolorata,in ringraziamento d’una guarigioneottenuta...

Michele Pellegrini

La diffusione in India

Cecilia Rodgers scriveva dall’India:

Bandosa (Bombay), 20 giugno 1901

M. R. Parroco, Ho ricevuto la sua lettera e le imma-gini della Madonna di Campocaval-lo. Io farò del mio meglio per ascri-vere il più gran numero di persone

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La diffusione in Argentina

Scriveva, da Lastre in provincia diSanta Fé nella Repubblica Argentina,un missionario italiano, una lunga let-tera, dalla quale traggo quanto inte-ressa la Madonna di Campocavallo.

Lastre, Santa Fé, 25 novembre 1902

Stim. e carissimo D. Giovanni, dopoquasi tre anni mi faccio vivo con voi,sebbene non vi abbia dimenticato mai.M’immagino che a quest’ora Campo-cavallo non si riconosca più e il San-tuario sia terminato o quasi …Ora vengo a parlarvi di un fatto con-solante per i devoti della Vergine diCampocavallo. Una famiglia italianaha edificato una cappellina da dedi-carsi alla Vergine della Misericordia diSavona; ma, così disponendo certa-mente Iddio, per quanto si facesse,non si è potuto trovare detta immagine

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volentieri fare un’offerta alla Vergi-ne di Campocavallo, se potessi. Nelmomento il paese traversa una crisie il danaro si fa sempre più raro.Con tutto ciò spero fare qualche cosanell’anno venturo. Amerei conoscerese attualmente si pubblica L’ECO inlingua francese che vorrei leggere.Ho una preghiera a farle, mio R.Padre, ed è di far fare nel santuariouna novena tutta particolare per meonde ottenere dalla SS. Vergine deisette dolori una grazia specialissima.Ho fiducia che la Madonna non vor-rà rifiutarmi tal grazia, che imploroper da lei per i meriti suoi e del suodivin Figlio.

Isabella Lassere

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Abbiamo ricordato dodici Paesi delmondo e in ciascuno di questi un sololuogo, dove la Madonna, sotto il tito-lo di Addolorata di Campocavallo,era conosciuta e invocata. In ognunodi quei Paesi innumerevoli divenneroi luoghi nei quali la Madonna Addo-lorata aveva il suo culto.Non abbiamo ricordato la Germania,né la Svizzera, dove l’editore e pub-blicista cattolico tedesco Niderber-ger, su vari giornali, stampò ripetu-tamente la relazione di quanto eglistesso aveva veduto a Campocavallo.Nel Canada in modo speciale si diffu-se la devozione alla Madonna diCampocavallo. Là sorse, una chie-suola in suo onore. Così tutta l’Ame-rica fu percorsa dal nord al sud, dal-l’est all’ovest, dalla notizia della Ma-donna che muoveva gli occhi e di-spensava grazie a larga mano a chi leinvocava con fede.

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né a Rosario né a Buenos-Ayres néPlata né in altre parti. Allora ester-nai il desiderio, che avevo da tempo,di offrire in regalo l’immagine dellaMadonna di Campocavallo, che miregalaste voi alla mia partenza …La proposta fu accettata e oggi, or-nata di una ricca cornice, la Madon-na di Campocavallo è pubblicamentevenerata in questa Colonia Italiana.Io ho fiducia che la Vergine vorrà an-che qui manifestare la sua bontà aisuoi devoti e che fra non molto la de-vozione verso di lei sarà universale …Pregate per me, carissimo don Gio-vanni, la vostra cara Madonna per-ché mi faccia la grazia di rivederla eamarla sempre e farla mare da tutti.Vale in Domino.

Serafino Michelini

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La Parrocchia di Campocavallo

Il territorio, che forma oggi la Par-rocchia di Campocavallo, appartene-va, parte alla Prioria di San Sabino eparte alle Parrocchie di San Marco edella Misericordia. Con decreto del 29luglio 1914, il Vescovo di Osimo,Mons. Giambattista Scotti, creava laParrocchia “Beata Vergine Addolora-ta” di Campocavallo, nominando donGiovanni Sorbellini primo parroco. Il territorio, che costituisce oggi laparrocchia di Campocavallo provie-ne, per la maggior parte, dalla par-rocchia di San Sabino, in minor par-te dalle parrocchie di San Marco edella Misericordia.Don Giovanni, divenendo parroco diCampocavallo, tenne, finché visse, an-che il titolo di Priore di San Sabino.

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La notizia giunse anche in Cina, permezzo dei Missionari, in Australia, inNuova Zelanda e nell’Oceania. L’ECOdi quegli anni, successivi al 1892, ri-porta corrispondenze da quasi tutti iPaesi del mondo. Don Giovanni Sor-bellini, diligentissimo com’era in tut-to, raccolse in un album i francobolliche gli venivano con la corrisponden-za: ovviamente un solo esemplare perogni tipo. Ve ne erano di quasi tutti gliStati dei cinque continenti. Quella ric-chissima collezione, alla sua morte,non si seppe più dove fosse andata afinire. Se si fosse conservata, sarebbeoggi una splendida testimonianza del-la rigogliosa vita del Santuario, inquegli anni.

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IMMAGINISTORICHE

Incisione dall’opuscolo: “Le mouvement des jeux del’image de Notre-Dame des Sept-Douleurs à Campoca-vallo” di P. Mortier

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Particolari del progetto di costruzione del Santuario redatti dall’Arch. Costantino Costantini nel 1892

Gennaio 1894. Stato dei lavori di costruzione del Santuario (1892 - 1905)

Anno 1894. Muratori al lavoro per la costruzione del Santuario.

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Anno 1906. Le maestranze che costruirono il Santuario di Campocavallo

Anno 1910. Il campanile del Santuario in costruzione (1903 - 1913) Ex-voto conservati presso il Santuario di Campocavallo

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Anno 1914. Il Santuario appena costruito

Anno 1918. Foto aerea di Campocavallo e del suo imponente Santuario

La Sacra Immagine dopo il restauro effettuato nell’autunno 2012

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I Parroci Rettori

I Parroci-Rettori che si sono succe-duti alla guida della Parrocchia e delSantuario, dalla sua istituzione adoggi, sono stati:

Don Giovanni Sorbellini

Rettore del Santuario di Campoca-vallo dal 1892 al 1918. Priore-Parroco di san Sabino (checomprendeva il territorio di Campo-cavallo) dal 1892 al 1914. Parroco diCampocavallo dal 1914 al 1918.

Don Arturo CutoloniParroco e Rettore del Santuario dal1919 al 1926.

Don Ludovico AmadiniParroco dal 1926 al 1958. Rettoredel Santuario dal 1926 al 1948.

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P. Pietro Giogoli (Servi di Maria) Rettore dal 1948 al 1964. Parrocodal 1958 al 1964.

P. Luigi Ilari (Servi di Maria) Parroco e Rettore del Santuario dal1964 al 1984.

P. Giuseppe Egidi (Servi di Maria) Parroco e Rettore del Santuario dal1984 al 1986.

Don Paolo Sconocchini Parroco e Rettore del Santuario dal1987 al 2001.

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Cronologia degli eventi

1870: costruzione della chiesetta16-17 giugno 1892: il “Prodigio” delquadro dell’Addolorata 10 dicembre 1892: posa della prima pie-tra del Santuario21 settembre 1905: consacrazione delSantuario24 settembre 1905: dedicazione del San-tuario29 luglio 1914: nascita della parrocchiaBeata Vergine Addolorata di Campoca-vallo18 luglio 1918: morte di don GiovanniSorbellini25 settembre 1932: incoronazione del-l’Immagine della Madonna13 agosto 1939: prima Festa del Covo14 marzo 1955: tumulazione privilegiatanel Santuario di don Giovanni Sorbellini2005-2007: imponenti lavori di ristrut-turazione con chiusura completa delSantuarioAutunno 2012: restauro della Sacra Im-magine

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P. Giovanni Maria Severini(Francescani dell’Immacolata)

Parroco e Rettore del Santuario dal2001 al 2007.

P. Giuseppe Maria Grioni (Francescani dell’Immacolata)

Parroco e Rettore del Santuario dal2007.

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Incisione dall’opuscolo francese “La Madone de Campocavallo”

“Il Santuario di Campocavallo ebbevita e splendore ad opera di due solepersone: da una parte la SantissimaVergine, che, nell’eternità, operò lesue maraviglie; dall’altra don Gio-vanni Sorbellini, che, nel tempo, fu ilsuo servo fedele consapevole e accor-to. Poi seguirono lutti e rovine, che èforse meglio affidare al silenzio e alladimenticanza”.

Don Marino Cecconi

31 dicembre 1988

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“Le grand prodige de Campocavallo, ou,Trois ans a Campocavallo (du 16 juin 1892 au16 juin 1895): d'aprés les Annales de Notre-Dame-du-Bon-Conseil et les documents pu-bliés sous la haute authorité de Mgr l'Évèqued'Osimo” di Suor Marie du Saint-Sacrement,editore Alfred Cattier, Tours (Francia), 1895;

“Neuvaine a Notre-Dame des Sept-Douleursde Campocavallo” di Daniel Antonin Mortier,editore C. Paillart, Abbeville (Francia);

“Du ciel a la terre: La Vergine Addolorata deCampocavallo” di Albert Lafosse, editore Bul-letin l'Ange gardien, Oulins (France), 1895;

“Faits merveilleux de Campocavallo: docu-ments recueillis aux sources les plus autorisé-es, particulièrement dans la Civiltà Cattolicaet l'Echo” di Abbé D. Verrinot, editore Impr.de la “Vera Roma, 1896.

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Note bibliografiche:

Relazione di don Giovanni Sorbellini al Vescovodiocesano mons. Giovanni Battista Scotti, 1903;

“Le Meraviglie della Santissima Vergine Ad-dolorata di Campocavallo”, tradotto in varielingue europee, e in ognuna di queste stampa-to in più edizioni;

“L’Eco della devozione alla Madonna”, periodi-co mensile del Santuario;

“Storia del Santuario della B.V. Addolorata diCampocavallo dal 1892 al 1918”, di don Mari-no Cecconi, 1988;

“La Madone de Campocavallo - ou Recit desmanifestations de Notre Dame des Sept-Dou-leurs a Campocavallo, des guérisons, conver-sions et faveurs diverses attribuées a son inter-cession, avec un appendice sur le Sanctuairede Notre Dame de Lorette” dell’Abbé Durosel,editore C. Paillart, Abbeville (Francia), 1896;

“La Madone de Campocavallo: le mouvémentdes yeux de l'image de Notre-Dame des sept-douleurs à Campocavallo (Italie)”, di D. A.Mortier, editore C. Paillart, Abbeville (Fran-cia), 1893;

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RINGRAZIAMENTI

Per la realizzazione di questa pubblicazione de-sidero ringraziare per la preziosa collaborazione:Alessandra Orsetti, Beata Jackiewicz, Mario eRoberta Cotoloni, Christine Kukula, Daniela DiDonato, Florence Pavaux Drory, Giuseppe Ca-sali e l’intero Comitato della Festa del Covo diCampocavallo.

Raimondo OrsettiCuratore della pubblicazione

Per informazioni sul Santuario e sulle attività della Parrocchia

sono consultabili i siti web:

www.santuariocampocavallo.comwww.festadelcovo.it

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Finito di stampare nel mese di gennaio 2013 presso l’industria grafica Tecnostampa - Loreto

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