IL “PICCOLO CANONE PARACLETICO” ALLA SANTISSIMA …

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ERMANNO M. TONIOLO IL “PICCOLO CANONE PARACLETICO” ALLA SANTISSIMA MADRE DI DIO. ANALISI COMPARATA Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa» Edizione on-line, Roma 2012 Copyright © Centro di Cultura Mariana

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ERMANNO M. TONIOLO

IL “PICCOLO CANONE PARACLETICO”ALLA SANTISSIMA MADRE DI DIO.

ANALISI COMPARATA

Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa»Edizione on-line, Roma 2012

Copyright © Centro di Cultura Mariana

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Dio (qeomhtorikoi; kanovne") si debbano collocare nel conte-sto della Parola di Dio, viva e sempre nuova, fonte di ine-sauribili interpretazioni. Procederò nell’analisi secondo l’ordine delle Odi.

3. – Breve analisi delle singole Odi del “piccolo Canone paracletico”

ODE I: CANTICO DI MOSÈ (Es 15, 1-20)“A/swmen tw/`` Kurivw/, Cantemus Domino

1. L’Ode biblica. – L’irmo – cioè la strofa-modello cheapre l’Ode innografica, sul tono plagale quarto –, si richiamacome a contesto storico al cantico di Mosè, ponendo sullelabbra del popolo di Israele il canto a Dio salvatore, per es-sere sfuggito alla tiranna dominazione degli Egiziani:

Irmo

Ma il vero contesto biblico entro il quale si muovono itropari di quest’Ode del Canone è la situazione in cui ver-sava Israele, e più ancora la misericordiosa discesa di Dionel roveto ardente per vedere e provvedere alla salvezza delpopolo. Leggiamo in Es 3,7-8:

«Il Signore disse: Ho osservato la miseria del mio popoloin Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorve-glianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per li-berarlo dalla mano dell’Egitto...».

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ÔUgra;n diodeuvsa~ wJsei; xhravn, *kai; th;n aijguptivan * mocqhrivandiafugw;n * oJ Israhlivth~ ajne-bova: * Tw/' lutrwth/' kai; Qew/'hJmwn a/[swmen.

«Dopo aver attraversatol’acqua come terra asciutta,sfuggendo il giogo egiziano,il popolo d’Israele acclamava:Inneggiamo al nostro Dioe Salvatore».

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E ancora (Es 3,15-17):

«Dio aggiunse a Mosè: Dirai agli israeliti: Il Signore, il Diodei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Diodi Giacobbe, mi ha mandato a voi... Va’, riunisci gli anzianidi Israele e di’ loro: Il Signore, Dio dei vostri padri, mi èapparso, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, dicendo:Sono venuto a vedere (ejpiskoph/` ejjpevskemmai) voi e ciò chevien fatto a voi in Egitto. E ho detto: Vi farò uscire dallaumiliazione dell’Egitto...».

Il Cantico di Mosè è il canto del compimento di que-st’azione misericordiosa e liberatrice di Dio. Il mare si alzacome un argine per lasciar passare a piedi asciutti gli Israe-liti, e si rinchiude sugli egiziani inseguitori; e Mosè e gliIsraeliti cantano:

«Voglio cantare in onore del Signore,perché ha mirabilmente trionfato,ha gettato in mare cavallo e cavaliere.Mia forza e mio canto è il Signore,egli mi ha salvato...».

2. L’Ode innografica. – I tropari propongono un nuovotipo di situazioni di oppressione e di liberazione. Ecco iltesto innografico, nel quale l’Ode biblica è stata sostituita –come è di norma in tutti i canoni dedicati alla Vergine – dal-l’invocazione: Santissima Madre di Dio, salvaci!

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ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Polloi``~ sunecovmeno~ peira-smoi``~ * pro;~ se; katafeuvgw *swthrivan ejpizhtw``n: w\ Mh``tertou`` Lovgou kai; Parqevne, * tw``nduschrw``n kai; deinw``n me diav-swson.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

1. Oppresso da innumerevoliprove,in te mi rifugio, cercando sal-vezza:o Vergine, Madre del Verbo,dalle avversità e dai pericolisalvami!

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Mi permetto di sottolineare alcuni elementi. Il fedele (equindi ciascuno e tutti) si sente schiacciato da una oppres-sione più dura di quella degli Ebrei in Egitto: gli assalti delletentazioni, le avversità e i pericoli spirituali. Ciò che ieri eragravame sociale, qui diventa giogo spirituale. Come gliIsraeliti gridarono a Dio, ed egli ascoltò il loro grido; così ilfedele ricorre (katafeuvgw, termine già presente nel Sub tuumpraesidium) alla Madre di Dio, cercando salvezza e invo-cando che lo liberi dalle incresciose situazioni e dai pericoli. Rifacendosi all’immagine del mare, le cui onde si alzanoo si abbassano, e vedendosi quasi sulla cresta delle passioniche l’assalgono o nel fondo dell’avvilimento, implora la Ver-gine perché gli elargisca la pace del Figlio suo: lei lo può sal-vare dai pericoli, perché ha generato Dio che è Salvatore. Per

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ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Paqw``n me taravttousi prosbo-laiv, * pollh``~ ajqumiva~ * ejm-piplw``saiv mou th;n yuchvn: *eijrhvneuson, Kovrh, th/` galhvnh/ *th/`` tou`` UiJou`` kai; Qeou`` sou, Pa-navmwme.

Dovxa Patriv.

Swthra tekousavn se kai; Qeo;n *duswpw, Parqene, * lutrwqhnaivme twn deinwn: * soi; ga;r nunprosfeuvgwn ajnateivnw * kai; th;nyuch;n kai; th;n diavnoian.

Kai; nu``n.

Nosou``nta to; sw``ma kai; th;nyuch;n * ejpiskoph~ qeiva~ * kai;pronoiva~ th~ para; sou * ajxivw-son, movnh Qeomh``tor, * wJ~ aj-gaqh; ajgaqou`` te loceuvtria.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. L'impeto delle passioni miturba, riempiendo di scon-forto la mia anima:pacificala, o Vergine, o Im-macolata, con la quiete delFiglio, tuo Dio.

Gloria al Padre.

3. Vergine-Madre del Dio Sal-vatore,dai mali, ti prego, salvami!A te ricorrendo innalzo l'anima mia e la mente.

E ora e sempre.

4. Son malato nel corpo e nel-l'anima: o sola Madre di Dio,fammi degno di una celestetua visita e della tua provvi-denza, o Buona e Genitricedi Colui che è Buono.

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questo a lei protende l’anima e la mente: tutta la sua personasi eleva supplice a lei. Le chiede di visitare il suo servo (ejpi-skoph``" qeiva"... ajxivwson), malato nel corpo e nell’anima, edi provvedere: perché lei è Buona, perché è la genitrice delBuono, perché è la sola vera Madre di Dio.

3. Titoli. – Maria è chiamata: Fanciulla (Kovrh), Immaco-lata (Panavmwmo"), Vergine (Parqevno"), sola Madre di Dio(movnh Qeomh``tor), Madre del Verbo e Vergine (Mh``ter tou``Lovgou kai; Parqevne), Buona (Agaqhv) e partoritrice delBuono ( jAgaqou`` te loceuvtria). I titoli non sono casuali, maattentamente scelti per ciascuna delle situazioni cui si rife-riscono. Ad esempio, Maria è chiamata «Buona e genitricedel Buono» quando le si chiede di degnare di una sua visitadivina (ejpiskoph``" qeiva") e della sua provvidenza il fedelemalato nell’anima e nel corpo: chiara allusione alla miseri-cordiosa discesa di Dio sul Sinai, dettata unicamente dallasua bontà, per vedere da vicino (visitare) la condizione degliisraeliti e provvedervi, liberandoli. Quel Dio che allora di-scese sul Sinai ora è diventato suo Figlio secondo la carne;il Potente, al cui soffio si accumularono le acque e poi si ri-congiunsero sprofondando il nemico, è suo Figlio e suo Dio! È chiamata «Fanciulla» (Kovrh) e «Tutta-senza-macchia»(Panavmwmo") quando le si chiede di pacificare l’impeto dellepassioni che sconvolgono l’anima, in un meditato contrastotra la sua integra verginale purezza di corpo e di anima e lostato burrascoso in cui versa l’orante. È chiamata «Vergine-Madre del Dio Salvatore» (Swthratekousavn se kai; Qeo;n), quando le si chiede di intervenire afavore del fedele con un atto di liberazione dalle avversità.

4. Rilievi. – Si rimane sorpresi che prendendo spuntodal celeberrimo cantico di Mosè e dalle condizioni di Israele,che compongono i preliminari della liberazione pasqualedel popolo, cui seguirà l’alleanza del Sinai, l’innografo passia una ben piccola situazione: quella di lotta spirituale di unfedele; e sposti addirittura il soggetto liberante: da Dio libe-

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ratore alla Vergine liberatrice, cioè alla Madre che lo ha ge-nerato come Salvatore. I titoli e le caratteristiche che vengono rilevate in Mariafanno da supporto a questo ardito passaggio di situazioni ea questo audace scambio di soggetti. Innanzitutto, la persona di Maria. Ella è detta: la Fan-ciulla, la Vergine, la Senza macchia, estranea quindi al tur-binio delle passioni, agli assalti delle tentazioni, ai pericolispirituali dell’anima. Ed è «la Buona». L’autore attinge que-sto titolo dalla tradizione patristica anteriore; ma ne dà unnuovo contesto. Viene spontanea alla mente la risposta diGesù al giovane ricco: «Perché mi chiami buono? Nessunoè buono, se non uno solo, Dio!» (Lc 18, 19). Dio è buono per-ché, immemore delle ingratitudini umane, fa piovere suigiusti e sugli ingiusti, sui buoni e sui cattivi. Nel contestobiblico, egli è Buono, il Buono, il Santo, che interviene conmisericordiosa bontà a favore del suo popolo tribolato. Maanche Maria è buona; perciò può intervenire (e lo dovrebbefare) a favore di chi la invoca. Tuttavia, la bontà, che la rendesimile al Figlio, non nasce da lei, ma è quasi promanazionedella sua maternità divina, che la immerge in lui: «Buona egenitrice di Colui che è Buono» (ajgaqh; ajgaqou`` te loceuv-tria).

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ODE III: CANTICO DI ANNA (1 Sam 2,1-11)jEsterewvqh, Exsultavit cor meum

1. L’Ode biblica. – L’Ode III del piccolo Canone paracle-tico si ispira al cantico di Anna (1 Sam 2,1-11), e primaria-mente alle situazioni che l’hanno provocato, descritte nelprecedente cap. 1 del primo libro di Samuele. Anna, mogliedi Elcana, che non ha potuto aver figli, è umiliata e afflittacon durezza dalla sua rivale Peninna, e versa davanti al Si-gnore un mare di lacrime nell’avvilimento profondo del suoanimo, lo prega intensamente in cuor suo, sfogando davantia lui il suo affanno per ottenere il dono di un figlio. Eli sa-cerdote la consola e le dice: «Va in pace, e il Dio di Israeleascolti la domanda che gli hai fatto» (1 Sam 1,17). Quando,dopo quattro anni, Anna ritorna portando il bambino da of-frire al Signore, dice ad Eli: «Il Signore mi ha concesso la gra-zia che gli ho chiesto» (1 Sam 1,27). E canta:

«Si apre la mia bocca contro i miei nemici,perché io godo del beneficio che mi hai concesso.Non c’è santo come il Signore,non c’è rocca come il nostro Dio... Non vi è uomo forte in potenza...» (1 Sam 2,1-2.9).

2. L’Ode innografica. – I tropari, cambiando angolaturadi situazione, evidenziano questi elementi: Rocca di rifugioe protezione del fedele è Maria, causa di tutti i beni. Noc-chiera che conduce da un mare agitato (cioè il turbamentodell’anima e il profondo avvilimento) verso un porto dipace: perché ella ha generato l’autore della tranquillità edella pace. Da lei il fedele attende non un fiume di lacrime,ma di benefici, perché lei tutto può, avendo generato Coluiche è potente nella forza, il Cristo. Ecco l’irmo come modu-lazione melodica dell’Ode, e i tropari:

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EiJrmov~.

Oujraniva~ ajyivdo~ * ojrofourge;Kuvrie, * kai; th~ Ekklhsiva~

Irmo

O Signore, creatore della voltaceleste che ci ricopre, e fonda-

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domhtor, * suv me sterevwson *ejn th/` ajjgavph/ th/` sh/`, * twn ejfetwnhJ ajkrovth~, * twn pistwn to;sthvrigma, * movne filavn qrwpe.

Tropavria

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Prostasivan kai; skevphn * zwh~ejmh~ tivqhmi * sev, QeogennhtorParqevne: * suv me kubevrnhson *pro;~ to;n limevna sou, * tw``n aj-gaqwn hJ aijtiva, * twn pistwn to;sthvrigma, * movnh panuvmnhte.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

ÔIketeuvw, Parqevne, * to;n yu-ciko;n tavracon * kai; th``~ ajqu-miva~ th;n zavlhn * diaskedavsaimou: su; ga;r, Qeovnumfe, * to;najrchgo;n th``~ galhvnh~, * to;nCristo;n ejkuvhsa~, * movnh pa-navcrante.

Dovxa Patriv.

Eujergevthn tekou``sa * to;n tw``nkalwn ai[tion, * thß eujergesiva~to;n plou``ton * pa``sin ajnavblu-son: * pavnta ga;r duvnasai, * wJ~dunato;n ejn ijscuvi> * to;n Cristo;nkuhvsasa, * Qeomakavriste.

Kai; nu``n.

Calepai~ ajrjrJwstivai~ * kai; no-seroi~ pavqesin * ejxetazomevnw/,Parqevne, * suv moi bohvqhson: *

tore della Chiesa, rafforzaminel tuo amore,o vertice di ognidesiderio, sostegno dei fedeli,solo amico degli uomini.

Tropari

Santissima Madre di Dio,salvaci!

1. Protettrice e riparo della vitati pongo, o Vergine Genitricedi Dio: guidami tu al tuoporto, o causa d'ogni bene,sostegno dei fedeli, soladegna di lode.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. Dissipa, o Vergine, suppliceimploro, il tumulto del-l'anima, la tempesta delcuore: perché tu, hai gene-rato l'Autore della pace, ilCristo, o Sposa di Dio, o solaillibata.

Gloria al Padre.

3. Madre del Benefattore cheelargisce ogni bene, riversasu tutti abbondantemente ituoi doni: tutto tu puoi, o di-vinamente beata, perché haigenerato il Cristo, il Forte, ilPotente.

E ora e sempre.

4. Aiutami, o Vergine: sonmolto provato da debolezzeopprimenti, da morbose pas-

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Nel testo innografico si tratta – come si vede – non di unbeneficio corporale (come per Anna era l’avere un figlio),ma di un beneficio spirituale: guarire non da una sterilità fi-sica, ma «da moleste malattie e da morbose passioni» chesconvolgono l’anima del fedele. Maria è vista allora come iltesoro dei medicamenti, l’inesauribile tesoro di ogni medi-cina spirituale.

3. Titoli. – I titoli che fondano questo fiducioso ricorsoa Maria sono: la sua verginità incorrotta e immacolata e lasua divina maternità: è infatti la Vergine (Parqevne), l’Imma-colata (Panavmwme), la Sposa di Dio (Qeovnumfe); ed è ancorpiù la Genitrice di Dio (Qeogennh``tor), perciò divinamentebeata (Qeomakavriste), da tutti esaltata (Panuvmnhte).

4. Rilievi. Maria è al centro del cammino spirituale deifedeli, sempre insidiato da tentazioni e passioni, talvolta se-gnato da malattie morbose che steriliscono o rendono in-ferma l’anima. E lo è per questi motivi sottesi: a) Come persona, lei sola è senza macchia, mai contami-nata da colpe (aspetto negativo); ed è la Vergine, la Sposa diDio intimamente a lui unita nella sua spirituale bellezza(aspetto positivo). b) È la sola vera Genitrice di Dio. La divina maternità laimmerge non solo nel campo salvifico del Figlio, ma la rendepartecipe dei suoi stessi sentimenti e delle sue proprietà sal-vifiche: se egli è forte in potenza, anche Maria tutto può (noiaggiungeremmo: in Lui e per mezzo di Lui); se il Figlio è ilbenefattore che elargisce ogni bene, la Madre ne possiede laricchezza dei benefici, anzi lei stessa è la causa di tutti i beni.Se il Figlio è l’autore della quiete e della pace, la Madre cipotrà pilotare verso di lui come nocchiera verso il porto, per

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twn ijamavtwn ga;r * ajnelliph seginwvskw * qhsaurovn, Panavmw -me, * kai; ajdapavnhton.

sioni: ma io ti riconosco, oImmacolata, quale tesoroinesauribile ricolmo di gua-rigioni.

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trovare tranquillità dall’agitazione (come di onda) dei nostriturbamenti e dallo sprofondarsi dei nostri avvilimenti. c) Dio l’ha beatificata; e anche noi la riconosciamo comel’unica degna di essere da tutti lodata.

ODE IV: CANTICO DI ABACUC (Ab 3,1-19)Kuvrie eijsakhvkoa, Domine audivi auditionem tuam

1. L’Ode biblica. – Abacuc 3, 1-19 canta con forti colori unapotente teofania di Dio che appare, con immagini tratte daibagliori di un uragano, per liberare il suo popolo e salvare ilsuo consacrato: appare da Teman, dal «monte ombreggiato ecoperto di nubi» – figura già assunta nell’omiletica del secoloIV e V come rivelatrice della discesa del Verbo in Maria, av-volta dallo Spirito, adombrata dalla Potenza dell’Altissimo.Egli è la gioia e l’esultanza di tutti i fedeli. Il cantico di Abacucè un canto di liberazione del popolo di Israele probabilmenteda una incursione dei nemici:

«Dio viene da Teman,il Santo dal monte Paran...Sei uscito per salvare il tuo popolo,per salvare il tuo consacrato...Io gioirò nel Signore,esulterò in Dio mio Salvatore».

2. L’Ode innografica. – L’irmo offre soltanto il supportomelodico dell’Ode. I tropari invece si articolano attorno al-l’immagine dell’uragano, dell’abisso, del canto di grazie perla salvezza:

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EiJrmov~.

Eijsakhvkoa, Kuvrie, * th``~ oijko-nomiva~ sou to; musthvrion: * ka-tenovhsa ta; e[rga sou, * kai;ejdovxasav sou * th;n Qeovthta.

Irmo

Ho udito, Signore, il misterodella tua economia, ho consi-derato le tue opere, e ho datogloria alla tua divinità

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Maria è speranza, sicurezza e muro incrollabile per i fe-deli, perché siano liberati da ogni avversità (quarto tropa-rio). Il testo echeggia l’Ode biblica: «Sei uscito per salvare iltuo popolo». L’uragano tuttavia, nel quale si manifestanell’Ode biblica l’intervento divino, è interpretato nell’Ode

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Tropavria

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Tw``n paqw``n mou to;n tavracon, *hJ to;n kubernhvthn tekou``sa Ku-vrion, * kai; to;n kluvdwna kateuv-nason * twn ejmwn ptaismavtwn,* Qeonuvmfeute.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Eujsplagcnivan th;n a[busson *ejpikaloumevnw/ th``~ sh``~ parav-scou moi, * hJ to;n eu[splagcnonkuhvsasa, * kai; Swthra pavntwn* tw``n uJmnouvntwn se.

Dovxa Patriv.

Apolauvonte~, Pavnagne, * tw``nsw``n dwrhmavtwn, * soi; cari-sthvrion * ajnamevlpomen ejfuvm-nion, * oiJ ginwvskontev~ se *Qeomhvtora.

Kai; nu``n.

OiJ ejlpivda kai; sthvrigma * kai;th``~ swthriva~ tei``co~ ajkravdan-ton * kekthmevnoi se, Panuvm-nhte, * duscereiva~ pavsh~ *ejklutrouvmeqa.

Tropari

Santissima Madre di Dio,salvaci!

1. O Sposa divina, che hai ge-nerato il Signore che tuttogoverna, calma il turbinedelle mie passioni e il tu-multo dei miei errori.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. Dona a me che t'invocol'oceano della tua misericor-dia, tu che hai generato il Mi-sericordioso, Salvatore diquanti ti cantano.

Gloria al Padre.

3. Ricolmi di tanti favori, uninno melodioso di grazie noiti cantiamo, o Castissima, ri-conoscendoti Madre di Dio.

E ora e sempre.

4. O Madre celebrata con canti,noi che te possediamo comesperanza, sostegno e muroincrollabile, da ogni avver-sitá siamo liberi.

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innografica come la tempesta scatenata dalle passioni, il ci-clone dei nostri traviamenti; d’altra parte però in esso ap-pare e si mostra anche un «abisso» di misericordia, quellodella Madre che ha generato il Misericordioso, il Salvatoredi quanti la cantano. Perciò, godendo dei suoi doni e dellesue elargizioni, coloro che la riconoscono Madre di Dio lecantano l’inno di grazie, quasi prolungando il testo biblicoche si chiude così: «Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Diomio Salvatore».

3. Titoli. – Maria è chiamata: «Sposa divina» (Qeonuvm-feute), «Castissima» (Pavnagne), «da tutti celebrata» (Pa-nuvmnhte); ma è riconosciuta soprattutto come «Madre diDio» (Qeomhvtora).

4. Rilievi. – L’aver generato il Signore che governa comenocchiero l’universo le dà il potere di calmare la tempestaspirituale dell’anima; l’aver generato il Misericordioso la co-stituisce un abisso di misericordia; l’essere Madre di Dio, larende tesoriera dei doni e speranza e muro di salvezza daqualunque avversità. La maternità divina, cioè, ha immersola Madre nell’azione e nella partecipazione del potere delFiglio, in similarità di aspetti: tutto ciò che il Figlio ha ed è,si ritrova in Maria, la Madre. La divina maternità dunque èun rapporto più profondo e radicale che non una semplicegenerazione fisica: è una specie di osmosi spirituale e ope-rativa col Figlio in vista della salvezza di tutti e di ciascuno.

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ODE V: CANTICO DI ISAIA (Is 26,9-21)Ek nukto;" ojrqrivzei, Anima mea desideravit te in nocte

1. L’Ode biblica. – Situazioni di idolatria, oppressione deipopoli circonvicini e inutili sforzi umani per portare sal-vezza e pace ad Israele («abbiamo concepito, abbiamo sentitole doglie, abbiamo partorito vento; non abbiamo portato sal-vezza al paese, non sono nati abitanti nel mondo»), danno alpopolo la consapevolezza che solo Dio salva, non gli sforziumani, anche se grandi e faticosi; così nasce nei cuori l’umileattesa che si compiano i suoi giusti giudizi e che il suo amoregeloso conceda loro la pace, dia successo alle loro imprese,faccia risorgere i morti, e la terra dia alla luce le ombre. Sisveglino ed esultino tutti, perché la sua rugiada è rugiada lu-minosa:

«Signore, ci concederai la pace,poiché tu dai successo a tutte le nostre imprese...Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato;a te abbiamo gridato nella provache è la tua correzione...Ma di nuovo vivranno i tuoi morti,risorgeranno i loro cadaveri...».

2. L’Ode innografica. – I tropari si articolano attorno adalcune parole del cantico biblico: pace, luce, gioia, forza.Anche l’irmo sul quale è modulata l’Ode innografica parladi luce e di pace.

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EiJrmov~.

Fwvthson hJma``~ * toi``~ pro-stavgmasiv sou, Kuvrie, * kai; tw/``bracivoniv sou tw/`` uJyhlw/`` * th;nsh;n eijrhvnhn * paravscou hJmi``n,Filavnqrwpe.

Irmo

Illuminaci con i tuoi precetti, oSignore, e col tuo braccio alzatoelargisci la tua pace, o amicodegli uomini.

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Il fedele chiede che la Madre di Dio – che ha generatol’autore della gioia, che ha dato al mondo la Luce divina edeterna, la salvezza e la pace che supera ogni intendimento,cioè Cristo – sciolga la nebbia delle sue colpe con lo splen-dore che emana dalla sua chiarezza, medichi l’infermità pro-

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Tropavria

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

“Emplhson, ÔAgnhv, * eujfro-suvnh~ th;n kardivan mou, * th;nsh;n ajkhvraton didou``sa caravn,* th``~ eujfrosuvnh~ * hJ gen-nhvsasa to;n ai[tion.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Luvtrwsai hJma``~ * ejk kinduvnwn,Qeotovke aJgnhv, * hJ aijwnivantekou``sa luvtrwsin, * kai; th;neijrhvnhn * th;n panvta nou``n uJpe-revcousan.

Dovxa Patriv.

Lu``son th;n ajclu;n * tw``n ptai-smavtwn mou, Qeovnumfe, * tw/``fwtismw/`` th``~ sh``~ lamprov-thto~, * hJ fw``~ tekou``sa * to;qei``on kai; proaiwvnion.

Kai; nu``n.

“Iasai, ÔAgnhv, * twn paqwn mouth;n ajsqevneian, * ejpiskoph~ souajxiwvsasa, * kai; th;n uJgeivan *th/` presbeiva/ sou paravscou moi.

Tropari

Santissima Madre di Dio,salvaci!

1. Colma di gaudio il miocuore, o Pura, donami la tuaperenne letizia, tu che delgaudio hai generato l'Au-tore.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. Dai pericoli salvaci, o puraMadre di Dio, che hai donatoal mondo l'eterna reden-zione e la pace che superaogni intelligenza.

Gloria al Padre.

3. Disperdi la tenebra dei mieipeccati con la luce del tuosplendore, o Sposa di Dio,che generasti la Luce divinaed eterna.

E ora e sempre.

4. Guarisci, o Pura, con la tuavisita celeste la debolezzacausata dalle mie passioni, econ la tua intercessione rido-nami la salute.

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vocata dalle passioni, rechi salute con una sua visita, liberidai pericoli (che minacciano la pace sociale), conceda pacee riempia di gioia il cuore dei fedeli.

3. Titoli. – Maria è chiamata «la Casta» (ÔAgnhv), «la castaMadre di Dio» (Qeotovke aJgnhv), «la Sposa di Dio» (Qeov-numfe).

4. Rilievi. – Il contesto di Isaia, che mostra idolatrie nelpopolo e quindi gravidanze idolatriche ed alleanze illeciteche non possono recare salvezza ad Israele, fa contrapporreall’innografo la figura di Maria, così unita a Dio da essernela Sposa, così casta e intatta, da diventarne degna Madre, lacasta Madre di Dio: di quel Dio che è pace, luce, salvezza ecausa originaria della vera gioia. Il termine aJgnhv – già pre-sente nel Sub tuum praesidium , e qui usato dall’innografocon privilegiata sottolineatura –, acquista nel contesto del-l’Ode biblica di Isaia un significato altamente spirituale: dicastità da ogni tipo di idolatria e di allontanamento da Dio,per appartenere unicamente a Dio. La maternità divinaanche qui viene vista come quasi osmosi tra Madre e Figlioin reciprocità: se Lei lo ha generato, Lui – autore della gioia– l’ha costituita piena di gioia e datrice di gioia; Egli – eternasalvezza e pace inarrivabile – l’ha resa salvatrice nostra daipericoli; Egli – Luce eterna – l’ha fatta Luminosa e dispen-satrice di luce; Egli – Medico e salute – l’ha costituita risa-natrice e ristoratrice delle anime. Anche qui cambiano le situazioni. In Isaia è il popolo, inun momento di ritrovata salvezza sociale e politica nel Dioche salva; qui è il fedele – tutti e ciascuno – nell’umile im-plorazione di essere sanati dalle passioni, illuminati nelle te-nebre interiori, liberati dai pericoli (anche sociali, oltre chespirituali), riempiti di gioia spirituale da Maria. Si trattadella salvezza interiorizzata, del cammino di salvezza diognuno e di tutti, con l’intervento multiforme di Maria (es.:la sua visita) e con la sua intercessione presso il Figlio.

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ODE VI: CANTICO DI GIONA (Gio 2,3-11)Ebovhsa ejn qlivvvyei mou, Clamavi in tribulatione mea

1. L’Ode biblica. – Il cantico che pronuncia Giona, se-polto nel ventre del pesce, ha il suo necessario contesto nelracconto del capitolo precedente, dove i marinai che l’hannoimbarcato lo gettano in mare, perché si calmi la furia delleonde. Dal ventre del pesce che lo ha inghiottito, diventandoper lui come una tomba, dal profondo degli inferi dov’è di-sceso, Giona – sullo schema di un salmo di supplica – invocal’aiuto di Dio e ne ottiene salvezza:

«Nella mia angoscia ho invocato il Signoreed egli mi ha esaudito;dal profondo degli inferi ho gridatoe tu hai ascoltato la mia voce...Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,l’abisso mi ha avvolto...Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,Signore mio Dio».

2. L’Ode innografica. – L’irmo che cadenza il canto del-l’Ode innografica si ispira direttamente all’implorazione diGiona nel ventre del pesce; e anche i tropari si articolano at-torno al contesto biblico, descritto dal cantico di Giona.

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EiJrmov~.

Th;n devhsin ekcew`` pro;~ Ku-vrion, * kai; aujtw/` ajpaggelw` moutav~ qlivyei~, * o{ti kakw``n * hJyuchv mou ejplhvsqh, * kai; hJ zwhvmou tw/`` ”A/dh/ proshvggise: * kai;devomai wJ~ Iwna``~: * Ekfqora``~, oJ Qeov~, me; ajnavgage.

Tropavria

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Irmo

Effondo la mia supplica da-vanti al Signore, e a lui espongole mie tribolazioni, perché è ri-colma di mali la mia anima e lamia vita è vicina all’ade; comeGiona prego: Dalla corruzione,o Dio, fammi risalire.

Tropari

Santissima Madre di Dio,salvaci!

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Qanavtou kai; th``~ fqora``~ o}~e[swsen, * eJauto;n ejkdedwkw;~tw/`` qanavtw/, * th;n th/`` fqora/`` *kai; qanavtw/ mou fuvsin * kata-sceqei``san, Parqevne, du-swvphson * to;n Kuvriovn sou kai;UiJo;n * th``~ ejcqrw``n kakourgiva~me rJuvsasqai.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Prostavtin se th``~ zwh``~ ejpiv-stamai, * kai; froura;n aJsfale-stavthn, Parqevne, * tw``npeirasmw``n * dialuvousano[clon, * kai; ejphreiva~ dai-movnwn ejlauvnousan, * kai; devo-mai diapanto;~ * ejk fqora~ twnpaqw``n mou rJusqh``naiv me.

Dovxa Patriv.

ÔW~ tei``co~ katafugh``~ kek-thvmeqa, * kai; yucw``n se pan-telh`` swthrivan, * kai;platusmo;n * ejn tai``~ qlivyesi,Kovrh, * kai; tw/`` fwtiv sou ajei; aj-gallovmeqa. * «W Devspoina, kai;nu``n hJma``~ * tw``n paqw``n kai; kin-duvnwn diavswson.

Kai; nu``n.

En klivnh/ nun ajsqenwn katavkei-mai, * kai; oujk e[stin i[asi~ th/``sarkiv mou: * ajll hJ Qeo;n * kai;Swth``ra tou`` kovsmou, * kai; to;nluth``ra tw``n novswn kuhvsasa, *sou`` devomai th``~ ajgaqh``~: * Ekfqora~ noshmavtwn ajnavsthson.

1. Implora, o Vergine, il tuo Fi-glio e Signore di sottrarmialla malvagità dei nemici:Lui, che consegnando sestesso alla morte, strappòalla morte e alla corruzionela mia natura soggetta allacorruzione e alla morte.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. Di mia vita protettrice e si-curo presidio ti riconosco, oVergine, che la turba di-sperdi delle tentazioni e deidemoni respingi gli assalti.Senza posa, dunque, ti pregodi sottrarmi alla corruzionedelle mie passioni.

Gloria al Padre.

3. Baluardo di rifugio tu sei, oFanciulla, delle anime nostrecompiuta salvezza, luogospazioso nelle nostre stret-tezze: e nella tua luce esul-tiamo di gioia. Da passioni epericoli, Signora, ancor sal-vaci!

E ora e sempre.

4. Ora io giaccio infermo su ungiaciglio e non c'e rimedioper le mie membra: ma tuhai generato Dio, il Salvatoredel mondo, il Guaritore deimali. E dunque ti prego, oBuona: risollevami dalla cor-ruzione delle mie infermità.

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L’attenzione dei tropari si concentra sul termine fqorav(letteralmente: «corruzione»; tradotto dalla CEI con «fossa»,sepolcro: «tu hai fatto risalire dalla fossa [fqorav] la miavita»). Per la teologia e la liturgia bizantina, la fqorav è indicedel mondo presente dominato dal male, in particolare dellanatura umana, corrotta alle origini dal peccato di Adamo eperciò condannata alla morte e alla corruzione del sepolcro.Gesù ha assunto il segno di Giona per prefigurare la sua se-poltura e risurrezione dopo tre giorni. L’ottica dei bizantininon si limita a questo, ma ci riconduce alla prima radicedella corruzione, al paradiso terrestre, e anche alle sue con-seguenze che perdurano in noi, soggetti come siamo allepassioni e ai peccati, che sono la più vera e profonda corru-zione dell’uomo. I primi due tropari, rifacendosi alla ciurma della naveche getta in mare Giona, fanno pregare il fedele di essere li-berato dalle trame astute e malvage dei nemici, per l’inter-posizione della Vergine, che ha generato Colui che,consegnando se stesso alla morte, ha salvato la naturaumana soggetta alla morte e alla corruzione. L’insidia delnemico che ha atterrato Adamo ed Eva, continua tuttora perciascuno di noi, per farci precipitare nel profondo del male;continua però anche l’azione salvatrice del mistero pasqualedi Cristo, che ha salvato la natura umana e ogni uomo dallamorte e dalla corruzione. Il secondo tropario tuttavia fa ilpassaggio dalla fqorav in cui è caduta la natura umana allafqorav personale, la corruzione spirituale causata dalle pas-sioni. Gli altri due tropari mostrano il fedele nelle angosce dacui – come Giona – desidera uscire: nelle passioni e nei pe-ricoli, da cui invoca di essere salvato: poiché si accorge digiacere come in un letto di infermità e di malattie, per lequali non c’è medicina: anche queste infermità corporalifanno parte di quella fqorav o corruzione, da cui chiede allaVergine di risorgere, a lei che ha generato il Guaritore dellemalattie.

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3. Titoli. – Maria è chiamata: Vergine (Parqevne), Fan-ciulla (Kovrh), Signora (Devspoina), «la Buona» (th``" Aga -qh``"), colei che ha generato Dio e Salvatore del mondo, illiberatore dai mali.

4. Rilievi. – Ritorna anche in quest’Ode la sottolineaturadi Maria come «Vergine» e «Fanciulla», quindi intatta e im-mune da ogni tipo di corruzione nell’anima e nel corpo: solochi è immune da corruzione infatti può soccorrere e salvare.D’altra parte, il rilievo dato alla sua intrinseca bontà comequalificante la sua persona (sou`` th``" Agaqh``" – «tu, laBuona»), fonda e sostiene la supplica di ogni fedele, che alei ricorre; tutti la considerano e la invocano come «Si-gnora», dichiarandosi implitamente suoi servi, sua pro-prietà che deve proteggere. Il legame poi della Madre con ilsuo Signore e Figlio, che ha vinto la corruzione e la morte,la pone accanto a lui come interceditrice di liberazione dalletrame dei nemici, come artefice di dispersione tanto delletentazioni, quanto degli assalti del demonio; liberatrice inol-tre dalla corruzione delle passioni, come pure elargitrice diguarigioni nelle malattie. Il progetto globale di liberazione o di redenzione consi-dera tanto gli artefici e provocatori del male (i demoni e leloro tentazioni), quanto la situazione che ne deriva: le pas-sioni che corrompono l’anima, la condizione di malattie e diinfermità che corrompe il corpo. La Vergine è, accanto al Fi-glio, come avvocata; è anche investita del potere del Figlio,come Madre di Dio Salvatore e nostra Signora.

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ODE VII: CANTICO DEI TRE FANCIULLI (Dn 3, 26-57)Eujloghto;" ei\, Kuvrie, Benedictus es, Domine

1. L’Ode biblica. – Il cantico dei tre fanciulli nella fornacedi Babilonia, tanto nella liturgia bizantina come in quella la-tina, è distribuito in due parti: la prima comprende, nella li-turgia bizantina, la preghiera di Azaria nella fornace (Dan3, 26-45) e quella parte del cantico che si snoda sul ritornello:«Benedetto sei tu, Signore, [Dio dei padri nostri]» (Dan 3,52-56). La seconda parte del cantico, che si svolge sul ritor-nello: «Benedite il Signore [opere tutte del Signore]» (Dan 3,57-88) forma l’Ode VIII del Canone. Anche l’orazione di Azaria nella fornace, come il canticovero e proprio dei tre fanciulli, si apre con l’acclazione: «ODio dei nostri padri, sii tu benedetto»: acclamazione chefunge da ritornello in moltissimi canoni innografici, e anchenei primi tre tropari del nostro Canone paracletico. Dice iltesto:

«Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri;degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre!».

Quest’acclamazione di lode risalta l’intervento di libera-zione operato da Dio in favore dei tre fanciulli. Infatti

«l’angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoicompagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma delfuoco e rese l’interno della fornace come un luogo dovesoffiassse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non litoccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro al-cuna molestia» (Dn 3, 49-50).

Il canto di grazie sale al Dio dei padri, al Dio della storiadi Israele (che è pure il Dio del cielo e della terra) perché liha liberati.

2. L’Ode innografica. – L’irmo (strofa-modello) si snoda at-torno a questo racconto biblico, al quale i tropari attingonoispirazione, ma spostandone del tutto la prospettiva e attua-lizzando la liberazione divina.

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EiJrmov~.

OiJ ejk th``~ Ioudaiva~ * katan-thvsante~ Paide~ * ejn Babulwnipotev, * th/` pivstei th~ Triavdo~* th;n flovga th~ kamivnou * ka-tepavthsan yavllonte~: * ÔO twnPatevrwn hJmw``n * Qeov~, eujlo-ghto;~ ei\.

Tropavria

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Th;n hJmw``n swthrivan * wJ~ ejqe-vlhsa~, Sw``ter, * oijkonomhvvsa-sqai, ejn mhvtra/ th``~ Prqevnou *katw/vkhsa~ tw/` kovsmw/, - h]n pro-stavtin ajnevdeixa~: * ÔO tw``nPatevrwn hJmw``n * Qeov~, eujlo-ghto;~ ei\.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Qelhth;n tou`` ejlevou~, * o}n ejgev-nnhsa~, Mh``ter, * nu``n ejkdu-swvphson * rJusqh``nai tw``nptaismavtwn * yuch``~ te molu-smavtwn * tou;~ ejn pivstei krau-gavzonta~: * ÔO tw``n PatevrwnhJmw``n * Qeov~, eujloghto;~ ei\.

Dovxa Patriv.

Qhsaurovn swthriva~, * kai;phgh;n ajfqarsiva~ * th;n se;kuhvsasan, * kai; puvrgon ajsfa-leiva~, kai; quvran metanoiva~ *toi``~ kraugavzousin e[deixa~: *ÔO tw``n Patevrwn hJmw``n * Qeov~,eujloghto;~ ei\.

Irmo

Un tempo a Babilonia, i fan-ciulli giunti dalla Giudea calpe-starono la fiamma della fornaceper la fede nella Trinità, salmo-diando: O Dio dei nostri padri,tu sei benedetto.

Tropari

Santissima Madre di Dio,salvaci!

1. Volendo provvedere alla no-stra salvezza, nel grembodella Vergine hai preso di-mora, o Salvatore, costituen-dola protettrice del mondo: o Dio dei nostri padri, sii tubenedetto!

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. Or supplica, o Madre, il Da-tore della misericordia chehai generato, di liberare daipeccati e dalle sozzure del-l’anima quanti con fede can-tano: o Dio dei nostri padri,sii tu benedetto!

Gloria al Padre.

3. Tesoro di salvezza e fonted'incorruttibilità, torre di si-curezza e porta di penitenzahai voluto tua Madre perquelli che ti cantano: o Diodei nostri padri, sii tu bene-detto!

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La tradizione dei Padri aveva già interpretato la discesadell’angelo nella fornace come prefigurazione della discesadel Verbo nel grembo della Vergine «per noi e per la nostrasalvezza». Così il grembo di Maria fu visto come il luogodove avvenne la mirabile liberazione dell’umanità dalla ti-rannia del nemico e dalle pene dovute ai nostri peccati. Ilprimo tropario ricorda questo evento costitutivo della sal-vezza, che include e sottintende ogni altra forma di libera-zione. D’altra parte, la fiamma che arde potente nellafornace ha diversi significati, o di vita o di morte; può anchesignificare l’ardore delle passioni peccaminose. In quest’ot-tica gli altri tropari contemplano la Vergine che porta Diocome luogo di sicurezza, per tutti e sempre, fontana rugia-dosa che spegne l’ardore delle passioni ed effonde incorrut-tibilità, torre di salvezza per chi in lei si rifugia; e ancheporta di ritorno (cioè di conversione): quest’ultimo accennopare sottintendere il fatto che Nabuconodonor fece usciredalla fornace i tre giovani e constatò con meraviglia «chesopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere»(Dan 3, 94). Oltre che preservare e liberare, Maria può ancheguarire le malattie tanto del corpo che dell’anima, perché hagenerato «per noi» il Cristo Salvatore.

3. Titoli. – Maria è invocata come Madre (Mh``ter), Ge-nitrice di Dio (Qeogennhvtria), colei che ci ha partorito Cristosalvatore.

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Kai; nu``n.

Swmavtwn malakiva~, * kai;yucw``n ajrjrJwstiva~, * Qeogen-nhvtria, * twn povqw/ prosiovntwn* th/ skevph/ sou th/` qeiva/ * qera-peuvein ajxivwson, * hJ to;nSwth`ra Cristo;n * hJmi`n ajpote-kou``sa.

E ora e sempre.

4. Degnati di guarire, o Geni-trice di Dio, dalle infermitàdel corpo e dalle debolezzedell'anima chi fiducioso ri-corre alla tua celeste prote-zione, tu che hai generatoper noi il Cristo Salvatore.

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4. Rilievi. – La fornace di Babilonia, a motivo della di-scesa dell’angelo, si tramuta in luogo spazioso di vita e dicanto. Parimenti la maternità di Maria la costituisce comeuna fornace dove vengono estinte le fiamme: è la protettricedel mondo, un forziere di salvezza. La maternità divina in-fatti è lo strumento per il quale Dio opera la salvezza umana,portando a compimento il suo progetto storico-salvifico.Egli è il Dio dei nostri Padri: il Dio che ha percorso miste-riosamente con loro e con il popolo di Israele le tappe dellasalvezza, fino a quando si è fatto per sempre salvatore conla sua incarnazione. È facile riscontrare che anche qui, comenella più antica tradizione cristiana, il «Dio dei nostri padri»è lo stesso Figlio, il quale cammina con gli uomini, fin dallaloro creazione, le tappe della loro storia, apparendo, mo-strandosi, intervenendo, usando misericordia, castigando,richiamando a conversione, ecc. (è questa la visione di Giu-stino, Ireneo, Origene e di altri antichi Padri). In tal modoegli prefigurava e preparava la sua definitiva epifania tranoi, quando nascendo da Maria si è fatto per sempre nostrosalvatore e nostra salvezza. Maria in questi tropari è chia-mata in causa solo come «madre», e più precisamente come«Genitrice di Dio»: la sua maternità divina, che l’ha asso-ciata al Cristo Salvatore e rimane fonte perenne della sua ap-partenenza alla stirpe umana, l’apre al soccorso e allaliberazione dai mali di quanti ricorrono alla sua protezione.

ODE VIII: INNO DEI TRE FANCIULLI (Dn 3,57-88)Eujlogei``te, Benedicite

1. L’Ode biblica. – Il cantico dei tre fanciulli è un artico-lato e continuato invito a tutte le creature che sono nei cielie sulla terra a benedire il Signore: esse tutte infatti sonoopere del Signore; lo benedicano dunque, lo cantino e loesaltino nei secoli:

«Benedite (eujlogei``te), opere tutte del Signore, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli (uJmnei``te kai; uJperuyou``teaujto;n eij" tou;" aijw``na")».

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2. L’Ode innografica. – Mentre l’irmo ricorda il cantico bi-blico, tutti i tropari hanno per oggetto della lode la VergineMaria:

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EiJrmov~.

To;n Basileva twn oujranwn, * o}nuJmnousi * stratiai; twn Ag-gevlwn uJmneite * kai; uJperuyoute* eij~ pavnta~ tou;~ aijwna~.

Tropavria

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Tou;~ bohqeiva~ th``~ para; sou`` *deomevnou~ * mh; parivdh/~, Par-qevne, uJmnou``nta~ * sev, Kovrh,eij~ aijw``na~.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Twn ijamavtwn to; dayile;~ * ejpi-cevei~ * toi``~ pistw``~ uJmnou``sivse, Parqevne, * kai; uJperuyou``si* to;n a[[frastovn sou tovkon.

Dovxa Patriv.

Ta;~ ajsqeneiva~ mou th``~ yuch``~* ijatreuvei~, * kai; sarko;~ ta;~ojduvna~, Parqevne, * i{na se do-xavzw * th;n kecaritwmevnhn.

Kai; nu``n.

Tw``n peirasmw``n su; ta;~ pro-sbola;~ * ejkdiwvkei~, * kai;paqw``n ta;~ ejfovdou~, Parqevne,:o{qen se uJmnoumen * eij~ pavnta~tou;~ aijw``na~.

Irmo

Celebrate e sovresaltate pertutti i secoli il Re dei cieli, cele-brato dalle angeliche schiere.

TropariSantissima Madre di Dio,

salvaci!

1. Non disprezzare, o Vergine,quanti hanno bisogno del tuoaiuto; e ti inneggiano, o Fan-ciulla, e ti esaltano nei secoli!

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. Tu riversi l’abbondanza delleguarigioni su quanti, o Ver-gine, con fede ti cantano edesaltano l’ineffabile tuo parto.

Gloria al Padre.

3. Tu medichi le debolezzedell’anima mia e del corpo idolori, o Vergine, perché tiglorifichi, o Piena di grazia.

E ora e sempre.

4. Tu respingi gli assalti delletentazioni e le insidie dellepassioni, o Vergine: perciò tiinneggiamo per tutti i secoli.

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Colpisce immediatamente, specialmente un occidentale,che la lode e l’esaltazione si sposti di asse: dal Figlio allaMadre, dal Creatore e Salvatore alla Vergine che lo ha gene-rato. Va rilevato però anche qui che centro della lode non èil Padre, ma il Verbo, per mezzo del quale tutte le cose sonostate create e che per nostro amore si è fatto creatura. L’esal-tazione veterotestamentaria a Dio diventa – nel contestodella tradizione cristiana – esaltazione del Figlio di Dio.Questo spiega la possibilità di un passaggio o trasposizionedi soggetti. Uno solo infatti è il Figlio, uno e medesimo – percitare la definizione di Calcedonia –, perfetto nella divinità,perfetto nell’umanità, generato prima dei secoli dal Padresecondo la divinità, consostanziale a lui, e negli ultimi giorni«per noi e per la nostra salvezza» generato secondo l’uma-nità da Maria, la Vergine, la Theotokos, a noi consostanziale:ma uno e medesimo, comunque lo si chiami: Figlio, Signore,Verbo, Gesù, ecc. Il fondamento che motiva il passaggio dauno all’altro soggetto, è l’incarnazione dell’Unigenito Figliodi Dio che si fa per nostro amore Unigenito figlio di Maria,senza mutazione e senza divisione. Si comprende dunquecome primo naturale oggetto di lode e di esaltazione sia ilparto della Vergine, che supera ogni parola; e in secondoluogo sia anche la persona di Maria, la Vergine Madre. Oltre che i soggetti, cambiano anche o si ampliano i mo-tivi della lode: dal motivo della creazione a quello della sal-vezza; dal Dio Creatore al Dio Salvatore; dalla lode per labellezza del cosmo, a quella per l’esaudimento della pre-ghiera e per il soccorso ricevuto per riportare allo stato pri-mitivo l’uomo, deformato dalle passioni, dal peccato, dallemalattie. Così al centro dell’esaltazione è Maria, la Vergine Madre:innanzitutto per il suo mirabile parto; poi perché respingegli assalti delle tentazioni, le insidie delle passioni, guariscele infermità dell’anima e i dolori del corpo: restituisce cioèla creatura umana alla sua originaria bellezza. Anzi – ed èl’unica volta che il titolo ricorre – la glorificazione sale a leiin quanto «piena di grazia» (th;n kecaritwmevnhn): Maria in-

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fatti è l’immagine della creatura portata al vertice della suabellezza spirituale.

3. Titoli. – Ricorre costante in tutti i tropari il titolo: «Ver-gine» (Parqevne). Nella contemplazione orientale, la vergi-nità è spesso congiunta alla bellezza originaria dellecreature, ne è – si può dire – la più alta espressione. Vi si ag-giunge, sotto quest’aspetto, il titolo greco antico «Kovrh»,Fanciulla, che connota appunto una bellezza fresca, origina-ria, inviolata. Vi si aggiunge infine «la Piena di grazia», chedice una bellezza divina partecipata alla creatura in modosingolare e pieno.

4. Rilievi. – Vertice delle opere di Dio è l’Incarnazione;vertice di tutte le creature è la Vergine Fanciulla piena di gra-zia, che partorisce in modo ineffabile il Signore. Potremmoipotizzare che in lei confluisca la lode e il canto di tutti, comea lei confluisce e in lei trova compimento la storia e il creato.È lei il capolavoro compiuto delle opere di Dio. Ed è pure lostrumento che Dio ha scelto per riportare la creatura umanaal progetto originario del Creatore.

ODE IX: CANTICO DELLA VERGINE (Lc 1,46-55)E DI ZACCARIA (Lc 1,67-79)

Megaluvnei, Magnificat;Eujloghto;" Kuvrio", Benedictus Dominus

1. L’Ode biblica. – In quest’ultima Ode biblica, tratta dalNuovo Testamento, sono congiunti in unità i due cantici ri-feriti da Luca nel primo capitolo del suo vangelo: il Magni-ficat della Vergine e il Benedictus di Zaccaria: due canticicaratteristici di liberazione, soprattutto il Magnificat, checanta non solo Dio Salvatore, ma anche le componenti dellasua storia di salvezza culminante in Maria, Madre del Si-gnore:

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«L’anima mia magnifica il Signoree il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore,perché ha guardato l’umiltà della sua serva...Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente...».

«Benedetto il Signore Dio d’Israele,perché ha visitato e redento il suo popolo...Per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorgeper rischiarare quelli che stanno nelle tenebree nell’ombra della morte...».

2. L’Ode innografica. – Un qualunque studioso contem-poraneo si meraviglierebbe se proprio il cantico di Maria, inuna composizione dedicata a ottenere da Lei aiuto e con-forto, non fosse assunto come motivo biblico fondante il ri-corso a Lei. Ma così non è. Il piccolo Canone paracleticosembra ignorare le componenti salvifiche del Magnificat, eanche del Benedictus: così che si può dire che il Magnificatnon è il vero contesto biblico cui si ispira l’innografo. Egliama considerare il Magnificat alla luce dell’Annunciazione:è qui, nel racconto dell’annuncio a Maria (Lc 1, 26-38), cheegli trova la radice, da cui fiorisce il cantico. Nell’Annuncia-zione infatti si intrecciano – stando alla lettura patristica, chel’innografo segue – due dimensioni antitetiche, che compon-gono l’unico evento salvifico: la gioia e il dolore. La gioiascende dal cielo, per riaprire il cammino che porterà allagioia infinita e senza fine; il dolore causato dalla condannafinalmente si annulla, anticipando la futura condizione ce-leste, quando Dio «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; e nonci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perchéle cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul tronodisse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 4-5). Perciòl’innografo, sulla stessa onda di pensiero, assume anche dalcantico di Zaccaria soltanto l’immagine del tempo presente:di coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte,tralasciando ogni altro esplicito accenno alla visita di Dioche redime il suo popolo e lo salva dai nemici, «suscitandoper noi una salvezza potente nella casa di Davide, suoservo».

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EiJrmov~.

Kurivw~ Qeotovkon se; oJmolo-gou``men * oiJ dia; sou`` seswsmev-noi, * Parqevne aJgnhv, * su;najswmavtoi~ coreivai~ * se; me-galuvnonte~.

Tropavria

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

ÔRohvn mou tw``n dakruvwn * mh; aj-popoihvsh/, * hJ to;n panto;~ ejkproswvpou * pa``n davkruon *ajfh/rhkovta, Parqevne, * Cri-sto;n kuhvsasa.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Cara``~ mou th;n kardivan *plhvrwson, Parqevne, * hJ th``~cara~ dexamevnh * to; plhvrwma,* th~ aJmartiva~ th;n luvphn * ejx -afanivsasa.

ÔUperagiva Qeotovke,sw'son uJma`~.

Limh;n kai; prostasiva * twn soiprosfeugovntwn * genou``, Par-qevne, kai; teico~ * ajkravdanton,* katafughv te kai; skevph * kai;ajgallivama.

Dovxa Patriv.

Fwtov~ sou tai``~ ajkti``si * lavm-prunon, Parqevne, * to; zofero;nth``~ ajgnoiva~ * diwvkousa, *tou;~ eujsebw``~ Qeotovkon * se;kataggevllonta~.

Irmo

Realmente Madre di Dio ti con-fessiamo noi, grazie a te salvati,o Vergine pura, e insieme aicori degli incorporei ti magnifi-chiamo.

TropariSantissima Madre di Dio,

salvaci!

1. I torrenti delle mie lacrimenon dimenticare, oVergine,tu che hai dato al mondo ilCristo, che da ogni volto hacancellato ogni lacrima.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

2. Riempi di gioia il mio cuore,o Vergine, tu che della gioiaaccogliesti la pienezza, delpeccato estinguendo il do-lore.

Santissima Madre di Dio,salvaci!

3. Per chi in te si rifugia, oMadre, sii porto e difesa ebaluardo incrollabile, sii ri-paro e protezione e fonte digioia.

Gloria al Padre.

4. Risplendi, o Vergine, con iraggi della tua luce, del-l’ignoranza disperdi la tene-bra di chi con amore ti cantaMadre di Dio.

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Anche l’irmo, sul quale sono modellati i tropari, pro-clama che «quanti sono stati salvati per mezzo di Maria laconfessano in senso proprio Theotokos, e insieme con leschiere celesti la magnificano»: ci riconduce in tal modo allasorgente: la salvezza è dovuta alla vera divina maternità diMaria, per la quale tutti la magnificano, in cielo e in terra. I primi tre tropari attingono ispirazione dal Magnificat;gli ultimi due dal Benedictus. I tropari che si rapportano alMagnificat cantano le due dimensioni dell’evento salvificodi Cristo: la gioia che splende, il dolore che si annulla. Siamoalla radice ultima di tutti i cantici di liberazione: siamo risa-liti alle sorgenti. Ora la gioia che l’angelo annunzia a Maria,non è un saluto: è un dono divino, infinito quanto è infinitoDio, il quale è gioia e beatitudine: un dono di cui riceve tuttala pienezza. In lei fiorisce la Vita, che è il Verbo, e quindi lagioia; in lei e per mezzo di lei è annientato il dolore causatoall’origine dal peccato. Perciò il fedele, consapevole di essereancora sotto il giogo del male e in mille modi – corporali ospirituali – pressato dal dolore, chiede che la Vergine, laquale ha generato il Cristo che ha cancellato ogni lacrima daogni volto, non disprezzi i fiumi delle sue lacrime; chiedeinoltre che la Vergine, che ha ricevuto la pienezza della gioia,riempia anche il suo cuore di gioia. Qui è l’uomo nella suatotalità, anima e corpo, e nel suo cammino attraverso le tri-bolazioni del tempo presente incontro alla beatitudine dellapatria celeste, che implora e sospira da Maria quello stato,che sarà definitivo solo in cielo. Egli sa infatti che, per quantiricorrono a lei, la Vergine è protezione, rifugio, porto, ba-luardo, riparo, e anche fonte di esultanza spirituale (ajgal-

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Kai; nu``n.

Kakwvsew~ ejn tovpw/ * tw/`` th``~ aj-sqeneiva~ * tapeinwqevnta, Par-qevne, * qeravpeuson, * ejxajrjrJwstiva~ eij~ rJw`sin * meta-skeuavzousa.

E ora e sempre.

5. Risanami, o Vergine, perchésono umiliato in uno statoinfelice d’infermità e di lan-guore: trasforma in vigore lamia debolezza!

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livama – termine che si richiama al Magnificat, dove la Madredi Dio canta: hjgallivasen to; pneu``mav mou ejpi; tw/`` qew/`` tw/``swth``riv mou). I due tropari che si rapportano al Benedictus si ispiranoal versetto di Lc 1,78-79: «verrà a visitarci dall’alto un soleche sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre enell’ombra della morte»; riprendono perciò i temi di situa-zione di cecità e di ignoranza spirituale e di opprimenti in-fermità e malattie corporali che gravano sui fedeli: i qualichiedono che la Vergine li risani interamente nell’anima enel corpo, rischiarando con i raggi della sua luce la loro te-nebra, facendoli uscire dal luogo di malanni in cui giaccionoumiliati a un luogo spazioso di salvezza.

3. Titoli. – Nei cinque tropari Maria è chiamata solo:«Vergine» (Parqevne); Vergine, «che ha partorito Cristo»(Cristo;n kuhvsasa). Tutta l’attenzione è concentrata sullasua persona di Vergine-Madre.

4. Rilievi. – La Vergine dell’Annunciazione, destinatariadi quella gioia che annulla il dolore umano, è al centro dellarestaurazione di tutto il genere umano: illuminata per illu-minare con i suoi raggi e scacciare le tenebre; riempita digioia per comunicare a tutti la gioia. Nuova Eva che annullal’operato dell’antica Eva e gli effetti deleteri della sua disob-bedienza. Anche qui cambiano i soggetti: Isaia (25, 6-10) aveva pre-annunciato e l’Apocalisse (21, 4-5) riconfermato che Dioavrebbe asciugato ogni lacrima da ogni volto. L’innografovi sostituisce Maria: è lei che riempie di gioia il cuore, è leiche asciuga le lacrime dei suoi fedeli. Nel Benedictus, è an-cora Dio che per le sue viscere misericordiose ci invia a vi-sitarci un sole dell’alto, cioè Cristo: qui è Maria che ciillumina con i raggi della sua luce. Maria infatti è nel cuoredella salvezza in atto; è artefice di salvezza non solo per isuoi devoti o per chi a lei ricorre, ma per tutti: perché tuttopromana dal mistero del Verbo incarnato; perché Maria – la

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Vergine, la Genitrice – è al centro del mistero salvifico intutta la sua dimensione: spirituale e corporale, presente efutura.

4. – Osservazioni generali

Molti temi e problemi nascono dal Canone paracletico:alcuni li ho già indicati nell’analisi. Ora cerco di raccogliernein breve sintesi i principali aspetti, tracciando alcune pisteermeneutiche.

4.1. ASPETTI EMERGENTI DEL CANONE PARACLETICO

1. La costante radicazione nei testi biblici. – Tutto il Canoneinnografico ruota attorno alle Odi bibliche, che ne sono l’ori-ginario substrato: ad esse si ispira, cogliendo dal testo e daisuoi contesti termini, concetti e motivazioni. Così la celebra-zione diventa il luogo della memoria; e la memoria storicadegli eventi salvifici cantati dalle Odi bibliche provoca e pro-muove una immensa varietà di attualizzazioni, perché unosolo è il progetto di Dio ancora in atto, e ciò che egli ha com-piuto nel passato – in determinate circostanze e modi – è pa-rola viva per il presente di ciascuno e di tutti. Ciò acquista ancor più intenso significato dal fatto che –nella prospettiva del nostro Canone, che segue in questo leprime intuizioni cristiane – uno solo è l’agente che, comepensiero e parola del Padre, percorre dalle origini fino al de-finitivo compimento, non ancora venuto, tutta la storia dellasalvezza umana: il Verbo. Non un Dio astratto, non una di-vinità generica: è il Figlio dell’unico Dio che crea il cosmo elo adorna, che forma l’uomo dal fango, imprimendogli lasua futura immagine e somiglianza, che lo visita nel para-diso e lo condanna dopo il peccato, che continuamente si fapresente con le sue manifestazioni e i suoi interventi di sal-vezza, nella storia dell’uomo, in particolare di Israele, pre-

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parando la sua venuta visibile in mezzo a noi, il suo defini-tivo intervento salvifico a nostro favore. Il presente dunqueprolunga e illumina il passato, anticipa il futuro: storia, vitae profezia si intrecciano nella celebrazione liturgica. È inquesto contesto storico-salvifico che è presente e agisceMaria. I canoni (qui mi permetto di allargare l’orizzonte ancheai molti altri canoni mariani della liturgia bizantina) nonsono una litania di titoli, ma una continuata memoria sto-rico-salvifica, nella quale di volta in volta vengono richia-mati i titoli e le caratteristiche che motivano la presenzadella Madre di Dio nell’evento attualizzato. Dico di più: poiché i canoni sono la preponderante pro-duzione innografica bizantina, e Maria è presente non solonei canoni a lei dedicati, ma possiamo dire in tutti i canonianche del Signore e dei Santi, almeno nell’ultimo troparioche chiude ogni Ode, la sua presenza nella liturgia è dav-vero una presenza trasversale, come la definisce il papa Gio-vanni Paolo II nell’encilica Tertio Millennio adveniente, n. 43(per non usare l’espressione di A. Kniazeff: «onnipresenzaliturgica»); ed è una presenza storico-salvifica.

2. La centralità della persona umana nel suo cammino spiri-tuale. – Il Canone paracletico, usando quasi sempre la primapersona singolare – una prima persona però che tutti rap-presenta e include – sembra occuparsi e preoccuparsi uni-camente (o quasi) delle situazioni in cui versa il fedele:quelle corporali, come le malattie e le infermità fisiche;molto più quelle spirituali, che giorno dopo giorno si affac-ciano sul suo progressivo e impegnato itinerario spirituale.In questo itinerario di vita resta normativa la proposta di S.Paolo: «Deponete l’uomo vecchio con la condotta di prima,l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Do-vete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestirel’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella san-tità vera» (Ef 4, 21-24), fino a raggiungere la piena confor-mità con Cristo.

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