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Dipartimento di SCIENZE POLITICHE Cattedra SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE LA RIVINCITA DEL SOCIALISMO INTERNET E L’ERA DELLA CONDIVISIONE RELATORE Prof. Michele Sorice Candidato Maurice Pascal Nzumbu lo Ambetima Matr. 081302 ANNO ACCADEMICO 2015 / 2016

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Dipartimento di SCIENZE POLITICHE Cattedra SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

LA RIVINCITA DEL SOCIALISMO

INTERNET E L’ERA DELLA CONDIVISIONE

RELATORE

Prof. Michele Sorice

Candidato Maurice Pascal Nzumbu lo Ambetima

Matr. 081302

ANNO ACCADEMICO 2015 / 2016

Dipart imento di_______________ Cat t edra_____________________

TITOLO

RELATORE

Prof.

CANDIDATO Matr.

ANNO ACCADEMICO

FAC-SIMILE FRONTESPIZIO ELABORATO FINALE LAUREA TRIENNALE

Indice

Introduzione Pag.3

Capitolo 1: La democrazia di Internet

1.1 La tecnologia e l’ambiente Pag. 6

1.2 Il web 2.0 Pag. 9

1.3 La democrazia di Internet ? Pag. 11

1.4 Età e abitudini degli utenti Pag. 13

Capitolo 2: La cittadinanza attiva del web

2.1 Paradigmi morenti e paradigmi nascenti Pag. 17

2.2 Il mondo “attivo” Pag. 19

2.3 Empowerment & Azione Collettiva Pag. 23

2.4 Abitudini e modalità d’uso Pag. 26

Capitolo 3: Il potere dell’ingiustizia

3.1 Ingiustizia nel mondo globalizzato Pag. 30

3.2 Un uomo migliore ? Pag. 33

3.3 La coscienza mondiale Pag. 35

3.4 Protesta&Ingiustizia Pag. 37

Capitolo 4: Libertà&Rivoluzione

4.1 L’egemonia in Internet Pag. 43

4.2 Il megafono della realtà Pag. 48

4.3 Libertà d’azione Pag. 51

Conclusione Pag. 55

Introduzione

Il lavoro di tesi che qui prende inizio vuole rispondere ad una domanda ben precisa: Internet può portare

avanti coloro che sono nati indietro ? All’interno della tesi si vuole dimostrare, attraverso esempi storici e

legati alla quotidianità che viviamo, che la teoria politica del Socialismo non è da considerare totalmente

anacronistica e che è in grado di poter dire la sua anche nel 2016 attraverso l’utilizzo del nuovo strumento

del World Wide Web ed in particolar modo con i suoi strumenti sociali, i Social Network. La tesi ha due assi

portanti : in primo luogo una riflessione sullo strumento di internet e sul suo rapporto con la teoria politica

divisa in quattro macrotemi principali. Ci si occupa della composizione della democrazia in Internet e si

descrivono le opportunità che gli users possono ritrovare all’interno dello strumento. Inoltre all’interno del

primo capitolo si presenta a livello storico la nascita di Internet e del World Wide Web in modo da riuscire

ad inquadrare come l’evoluzione della progettazione degli strumenti sia dipesa in maniera rilevante

dall’apporto economico e di know how degli Stati Uniti d’America e delle università americane. Nel

secondo capitolo si procede alla descrizione della cittadinanza attiva del web, al modo attraverso il quale gli

utenti all’interno dello strumento ridefiniscono la propria identità e viene fatta una presentazione, storica,

della piattaforma Wikipedia e dell’importanza della conoscenza come bene comune. Nel terzo capitolo si

apre alla riflessione sull’ingiustizia, sul suo significato e su come questa risulti centrale al fine di

comprendere come Internet muti la realtà e i rapporti delle persone che vi sono all’interno. Nel quarto ed

ultimo capitolo, cercando di prendere il massimo da autori come Marx, Gramsci e Giddens, si cerca di

descrivere l’egemonia e si cerca di comprendere se Internet subisca o meno dei condizionamenti culturali da

parte di coloro che ne hanno il controllo, da parte dei suoi “abitanti” (imprese in primo luogo) e se quindi vi

siano dei “sudditi”, dei “controllati” che non accorgendosene vivono in un contesto di imposizione da parte

di un’ideologia egemonica. Conclusa la riflessione sullo strumento in ogni capitolo è previsto un lavoro di

ricerca che è stato effettuato al fine di riuscire a comprendere meglio l’utilizzo di Internet e per fare da

supporto alle argomentazioni teoriche sviluppate. In questo senso la tesi vuole anche essere “utile” per il

lettore, in termini di analisi e comparazione della realtà sociale in cui viviamo. Vengono presi a riferimento

due campioni di studenti universitari di due realtà estremamente distanti da un punto di vista geografico,

politico, culturale: infatti l’indagine è stata da una parte sottoposta a degli studenti universitari della

università Unikin di Kinshasa , degli studenti in fase di completamento de loro ciclo triennale, dall’altra si è

sottoposta a degli studenti universitari romani, anch’essi in fase di completamento della laurea di primo

livello. I campioni presi in analisi corrispondono entrambe al numero di una cinquantina di interviste

somministrate in due modi diversi in funzione delle diverse possibilità che si avevano a disposizione: in

Repubblica Democratica del Congo si è voluto utilizzare un questionario cartaceo che è stato consegnato

direttamente agli studenti prima di una conferenza svoltasi all’interno della facoltà di Sociologia

dell’università Unikin di Kinshasa (l’università più grande della nazione africana). Gli studenti hanno avuto

a disposizione il tempo necessario per poter completare il proprio questionario e successivamente di concerto

con un professore universitario locale si è deciso di condividere i risultati della ricerca (compresi i dati

comparati con gli studenti europei) al fine di poter capire al meglio le diversità tra gli utenti universitari

italiani e gli utenti universitari congolesi. In Italia il questionario è stato somministrato attraverso l’utilizzo

dei moduli di Google, in forma anonima, aggiungendo alcune domande che non era stato possibile sottoporre

in Repubblica Democratica del Congo vista l’attuale situazione politica (il Congo, ex Zaire, ha vissuto per

molti anni agli inizi degli anni tra gli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 una sanguinosa guerra civile che ha

portato sino ad oggi a rendere critica la stabilità politica). Le domande aggiuntive sottoposte agli studenti

universitari possono rivelarsi interessanti in funzione di una lettura migliore del modo con il quale gli stessi

guardano la realtà attuale e lo strumento di Internet. Il lavoro di ricerca vuole essere esclusivamente di

supporto al lavoro teorico realizzato ed infatti si limita a fornire delle interpretazioni iniziali dei dati a

disposizione “ponendosi altre domande”, cercando quindi di non fermarsi alla banalità della lettura

superficiale ma invitando in prima lettura il lettore (e anche il compositore) della tesi a rispondere

nuovamente e a cercare di capire in modo più profondo le motivazioni che portano le persone a mettere in

atto determinati comportamenti. Il lavoro di tesi, dunque, vuole provare ad essere un modo per ribadire come

le conclusioni portate in atto dal famoso libro “La fine della storia e l’ultimo uomo” di Francis Fukuyama

non determinino quella che è esattamente la realtà delle cose. I sistemi di mercato uniti agli stati di diritto

sembrano essere la risultante finale del processo di scontro tra megalotimia ed isotimia (fenomenologia della

storia di Hegel), dello scontro tra il desiderio di grandezza di alcuni uomini (che li porta ad essere eroi, capi

di stato, imprenditori, capitalisti, sfruttatori, protagonisti) e il desiderio di maggiore uguaglianza di altri

uomini (il popolo, lo sfruttato, l’operaio, il soldato) che avrebbero trovato nella nostra epoca il giusto

equilibrio per poter dire che migliori forme sistemiche probabilmente non sono esistenti. Eppure dalla realtà

arrivano negli ultimi anni messaggi differenti: la globalizzazione finanziaria e la crisi economica mondiale

partita nel 2007 ha dimostrato come per molti anni l’élite economica adagiandosi sui propri privilegi e da

uno scenario di scarsa regolamentazione abbia permesso il guadagno perpetrato di un’unica categoria :

l’intermediario finanziario. La crisi subita sulla pelle da tutta la popolazione mondiale, in particolare dalle

popolazioni dei paesi occidentali, che non riuscivano a capire (e forse non riescono a capire totalmente)

come possa essere legata la crisi della finanza alla realtà ha portato all’acuirsi del problema riguardante la

riflessività sociale offertoci da Giddens (sviluppato all’interno della tesi) e all’aumento dei fenomeni di

difesa “del locale”, dell’identità, che in altri periodi storici erano da preludio a scenari incredibilmente

peggiori. Anche il celebre sociologo e critico letterario Marshall Mcluhan prevedeva all’interno della sua

opera “Il villaggio globale” un aumento dei problemi riguardanti la comprensione della realtà a fronte dei

nuovi sviluppi tecnologici: la maggior parte della popolazione occidentale essendo abituata ad avere uno

stile di vita basato su delle rette con precisi punti di arrivo difficilmente riesce a comprendere il motivo per il

quale da un momento all’altro può ritrovarsi senza lavoro o perché la caduta dell’indice Dow Jones può

avere delle ripercussioni sulla propria vita personale o sulla capacità di poter fare credito di una banca

commerciale. E’ questa distanza tra ciò che si decide (coloro che decidono) e coloro che sono oggetto delle

decisioni che rende estremamente più difficile per un abitante dei paesi occidentali di riuscire a capire

appieno in quale mondo vivono e che rende lo scontro sociale più elevato. E’ possibile infatti vedere che in

ogni nazione del mondo nascono problemi ai quali spesso i governanti non possono (o non vogliono) trovare

una soluzione e il desiderio di rivalsa della “gente”, delle persone normali, trova sfogo nell’unico mezzo

all’interno del quale la libertà di espressione è concessa a tutti: il Web. All’interno di questo mezzo, come

avremo modo di vedere nei capitoli seguenti, ogni utente in forma pubblica o in forma anonima può dare il

suo contributo al fine di poter intervenire nel dibattito pubblico. La libertà di espressione diventa

fondamentale al fine di comprendere perché nuovi tipi di aggregazioni, associazioni, movimenti e anche

partiti usino il web per cercare di trarre il massimo dalle potenziallità che quest’ultimo offre. All’interno

della tesi si cerca inoltre di dare un ruolo a tutti gli autori messi in ballo: mentre abbiamo da una parte lo

scontro tra il più importante alleato del web, Clay Shirky, e il suo più importante nemico, Evgeny Morozov,

si stagliano ai lati di questo conflitto degli autori che raccontano degli aneddoti sul Socialismo (Gian Mario

Bravo, Giorgio Spini) e uno dei principali teorici del socialismo (Marx). Dall’altra parte al fine di avere una

migliore lettura della realtà si fa uso di altri grandissimi sociologi e teorici (Giddens,Pellicani, Mcluhan) e si

è cercato di entrare al meglio nelle dinamiche del web conoscendone la storia (Ryan) e il funzionamento

(Clerici, De Pra, Salviotti). Inoltre, utilissimo, al fine di ultimare le riflessioni sulla cittadinanza del web si

investiga sul declino della cittadinanza democratica e la nascita dei nuovi paradigmi della cittadinanza

digitale, multiculturale, cosmopolita (grazie a Moro). Lo svolgimento del lavoro si prospetta incredibilmente

stimolante per la vastità dei pensieri e idee alle quali si attinge, nella speranza, in questo modo, di poter

stimolare anche il potenziale lettore e poter far trarre diverse conclusioni, oltre quella proposta dallo scrittore

della tesi di laurea. I risultati della ricerca dimostrano che possiamo trovare diverse somiglianze ma anche

diverse differenze tra gli studenti universitari di Kinshasa e quelli di Roma : la disparità della situazione di

reddito iniziale innanzitutto pone dei limiti in termini di acquisto dei dispositivi che permettono di utilizzare

Internet e allo stesso tempo in termini utilizzo della rete stessa (gli studenti africani giudicano il prezzo della

connessione molto alto e relativamente al loro reddito, il più basso del mondo, ci si può credere senza dubbi)

La democrazia di Internet

1.1 La tecnologia e l’ambiente

«Il Robotismo, o pensiero dell’emisfero destro, è la capacità di essere una coscienza presente in più luoghi

contemporaneamente [...] I futuri mezzi di comunicazione accresceranno la capacità di estendersi del nostro

sistema nervoso, che svincolandoci dal corpo, potrà farci diventare parte di un tutto collettivo [...] Gli utenti

diventeranno produttori e consumatori allo stesso tempo>> (Mcluhan e Powers 1986, pag. 111)

Marshall Mcluhan ne “Il Villaggio Globale” (Mcluhan e Powers 1986) apre alla riflessione sulle tensioni

delle aree cerebrali umane che dovrebbero collocarsi e distribuirsi tra emisfero destro ed emisfero sinistro.

La società occidentale per mezzo dell’alfabetizzazione fonetica e del concetto di “vivere nel tempo” lineare

si è abituata ed ha abituato i propri cittadini a privilegiare quelle che sono le qualità dell’emisfero sinistro del

cervello.

La logica, la sequenzialità, le capacità di leggere, scrivere, il controllo del corpo vanno a rappresentare

nell’insieme quelle che sono le capacità che l’uomo contemporaneo ha sviluppato e reso principali nel suo

cammino di evoluzione. Di qui l’attenzione alla forma e non allo sfondo “dell’opera d’arte” che

soggettivamente viene vista in modo diverso da ogni componente del genere umano . L’incapacità dell’uomo

dei paesi civilizzati di riuscire a comprendere lo “sfondo”, la mutevolezza dell’ambiente in cui vive, è legata

al fatto che ha sovraccaricato uno dei sensi corporei fino a diminuire la capacità degli altri di cui è in

possesso : la vista è divenuta con l’avanzare del tempo il senso che permette all’uomo di rendere il proprio

mondo maggiormente intellegibile a scapito, ad esempio, dell’udito e del tatto. Nelle intenzioni dell’autore

questi ultimi rappresenterebbero la capacità da parte dell’uomo di riuscire a comprendere l’ambiente

circostante, la percezione maggiore della mutevolezza delle cose. L’emisfero destro cerebrale, partendo dai

sensi del tatto e dell’udito, si concentra su delle qualità che vanno a ritrovare nell’uomo delle caverne,

l’uomo selvaggio, il proprio principale interprete. Il selvaggio, abituato alla mutevolezza dell’ambiente

circostante e ad aspettarsi qualunque imprevisto nella giungla, non ha paura del cambiamento : ne è parte

integrante. Non ha paura dunque di poter essere divorato da un predatore, perché esso stesso è predatore e sa

che se l’animale non avrà la meglio sarà lui il vincitore, riuscendo a passare indenne un’altra notte. Le

caratteristiche di chi sa leggere lo sfondo dell’opera d’arte non sono ovviamente le stesse di chi si concentra

sulle figure del quadro. La simultaneità, l’emozionalità, l’intuitività e la creatività sono alcune delle

caratteristiche che l’emisfero destro metterebbe in campo. Nella visione dell’autore queste qualità sono

particolarmente apprezzabili nelle popolazioni asiatiche, legate a un concetto di vita circolare e non lineare,

nelle popolazioni dei paesi in via di sviluppo e nelle aree non civilizzate della terra. Si riconosce, quindi, a

queste popolazioni e ad alcuni uomini la capacità dell’uomo selvaggio di saper riconoscere l’ambiente

circostante, a non provare paura dell’ignoto, dell’instabilità , della irrazionalità del mondo. La tecnologia ed

in particolare la continua innovazione delle Information Communication Technologies entrano in campo

modificando in maniera rilevante quelle che sono le capacità di ognuno di emettere, trasmettere, ricevere,

codificare, decodificare i messaggi e comprendere l’ambiente circostante in cui si vive.

Lo sviluppo della rete Internet, in una progressiva evoluzione storica, ha aperto le possibilità alle

popolazioni di tutto quanto il mondo di poter cercare in un universo di informazioni quello che si ha in

mente, ma soprattutto attraverso le reti sociali apre le possibilità per l’essere umano di poter mettere in gioco

quella che è la propria identità, di poter rendere visibili contenuti che vengono prodotti dagli utenti stessi . La

rete come molte altre tecnologie ha origine in un investimento pubblico, per un’esigenza pubblica: come

afferma Ryan (2010), il presidente Truman nel 1950 , in periodo di guerra fredda, era stato informato

dell’esigenza da parte delle basi nucleari statunitensi di dover migliorare quelle che era il sistema di

comunicazione tra le stesse. Nel caso in cui gli Stati Uniti avessero subito un attacco nucleare da parte della

Russia, le comunicazioni tra le varie basi disseminate lungo il territorio nazionale sarebbe saltata per ore e

agli Stati Uniti serviva un sistema in grado di poter restare in contatto con il proprio arsenale facendo così

rispettare quello che era il principio del “secondo colpo” : in caso di attacco si sarebbe potuto reagire

facendo in modo che il nemico prevedendo la reazione evitasse di fare “il primo colpo”. Un istituto di ricerca

statunitense, la RAND (Research and Development Corporation) , stava lavorando esattamente su questo

problema ed uno dei suoi ricercatori più talentuosi, Paul Baran, suggeriva di cambiare radicalmente la

distribuzione e la natura delle reti nazionali che si irradiavano dal centro versi altri punti di contatto, secondo

uno schema di collegamento a stella. Si era incominciato dunque a lavorare su quella che doveva essere una

distribuzione centrifuga di punti di controllo, una rete « che non avesse un punto centrale vulnerabile e che

potesse contare sulla ridondanza>> ( Ryan 2010, pag.8) . Paul Baran e Donald Davies, direttore della

Computer Science Division del National Physics Laboratory, avevano sviluppato due teorie simili di reti a

commutazione di pacchetto, grazie alle quali utilizzando delle etichette di destinazione e provenienza ( “da”

“a”) viaggiando attraverso dei nodi in tutto lo stato, i dati avrebbero seguito “step by step” il percorso più

breve per arrivare a destinazione. Si trattava dunque di una prospettiva rivoluzionaria, che avrebbe

modificato profondamente i sistemi di comunicazione della nazione e che poggiava su un “appiattimento” di

fatto delle gerarchie consolidate per « distribuire potere e responsabilità a livello nodale dimodoché ogni

nodo fosse alla pari>>. Nei successivi sviluppi personaggi chiave come Licklider e la “Rete intergalattica dei

Computer” e istituzioni con progetti “insoliti” come l’Arpa (Advanced Research Projects Agency), per citare

alcuni tra i tantissimi protagonisti dell’evoluzione dell’idea di Baran, permisero di poter effettuare i primi

contatti e le prime prove di trasmissione dei messaggi tra le università americane e non solo : alle origini

delle prove abbiamo “semplici” studenti che frequentano il locale “Zott’s” rinomato per il baccano creato

dagli studenti, degli “sfaccendati della Silicon Valley” che per primi si interessarono alla possibilità

dell’invio di pacchetti. Qui ebbe luogo la prima trasmissione di pacchetti di dati tra due reti usando il

protocollo “Internet”. Di qui uno dei test più ambiziosi guidati da Vincent Cerf alla Darpa, il 22 Novembre

1977, che mise in collegamento in ordine : un furgone che guidava in una strada californiana che trasmetteva

dati a pacchetto a una macchina gateway della West Coast che a sua volta li trasmetteva ad una della East

Coast e via satellite a Goonhilly Downs nel Regno Unito « senza che neanche un bit andasse perduto >> (

Ryan 2010, pag. 40). Lo snodo principale per arrivare dunque al web passa per il CERN, il consiglio europeo

per la ricerca nucleare e nella persona dello scienziato informatico Tim Berners Lee, ispirato anche dalle

idee di “reticolato di tracce associative” di Vannevar Bush e di “ipertesto” di Ted Nelson. Berners-Lee

sviluppa nel 1990 l’HTML, un linguaggio ipertestuale basato su un linguaggio pre-esistente, SGML,

cominciando a sviluppare un programma Client, un browser per le ricerche e un editor per le modifiche del

linguaggio. Questa è la creazione del WWW, che da questo momento sino ai giorni nostri scopre

un’evoluzione continua con un ingresso sempre maggiore di nuovi utenti pronti a sfruttarne le potenzialità.

Riprendendo nel merito le opinioni di Mcluhan riguardanti il rapporto tra l’uomo e lo sviluppo delle

moderne tecnologie, ci viene spiegato di queste ultime che favorirebbero quello che è l’emisfero destro del

cervello umano <<in un ambiente di flusso elettronico simultaneo, di informazione costantemente

intercambiabile» (Mcluhan e Powers 1986, pag.79) . La tensione dunque proveniente dallo scontro con il

“caos dell’informazione” e la sequenzialità,l’ordinarietà, la razionalità dei paesi occidentali potrebbe essere

all’origine di fenomeni in cui difficilmente si potrebbe avere una comprensione corretta di quel che ci accade

intorno, data la nostra concentrazione sul dettaglio e non sull’insieme della società e dalla paura provata

nell’essere partecipi del tutto. Si profila dunque uno scenario che nelle visioni di questo autore non è di

facile lettura : Vista contro udito, Sequenzialità contro Simultaneità ma soprattutto Razionalità contro

Irrazionalità. Quest’ultima sarebbe tipica soprattutto dei popoli sottosviluppati, in quanto non ancora

influenzati fortemente dall’alfabeto fonetico e dall’evoluzione della storia “lineare” vissuta dall’uomo

occidentale. Le potenzialità della rete, della marea di informazioni che si prestano con facilità alla curiosità

dell’uomo,sembrano impattare esattamente nei ragionamenti che vengono proposti da questo autore.

1.2 Il Web 2.0

La possibilità offerta dal cosiddetto web 2.0 secondo Alberto Clerici, Maurizio de Pra e Gianluca Salviotti

(2012) può essere letta da quelle che sono tre diverse prospettive :

- prospettiva tecnologica : privilegia l’analisi degli aspetti tecnici dello sviluppo del web

- prospettiva sociologica: privilegia le trasformazioni delle relazioni tra gli users a seguito dei nuovi

tools utilizzati

- prospettiva economica : privilegia l’aspetto delle dinamiche di business delle società online

Web 2.0 può essere definito dunque come

“Una piattaforma di applicazioni accessibili via Web, basato su tecnologie interattive che abilitano la

partecipazione attiva degli utenti e che consentono un elevato livello di interazione fra gli utenti stessi per

connettersi, comunicare, condividere e collaborare online . Su questa piattaforma tecnologica nascono nuove

dinamiche relazionali, nuovi modelli di business e nuove opportunità per le aziende”. (Clerici, De Pra,

Salviotti 2012, pag 3)

Il Web Statico o “Web 1.0” può essere invece definito come

Il Web statico è un paradigma di progettazione e pubblicazione web caratterizzata, dal punto di vista

comunicativo, in un'interazione sostanzialmente unilaterale: l'utente può visualizzare i contenuti forniti

dall'autore di un sito, ma non può modificare lo stato né le informazioni.

(Wikipedia)

Andando a sottolineare quelle che sono le differenze evidenti trai due paradigmi ci possiamo soffermare

sull’espressione “interazione sostanzialmente unilaterale” (tipica del web statico) e “abilitano la

partecipazione attiva degli utenti che consente un elevato livello di interazione tra gli stessi” (espressione del

web 2.0). Le possibilità e il livello di “libertà” che vengono concessi ad un utente internet nell’evoluzione tra

i due modelli di riferimento aumentano esponenzialmente e abilita dunque un migliore accesso alla vita

democratica dei cittadini. La democrazia in sé può ben accostarsi a questo tipo di definizione

La democrazia (dal greco δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere) etimologicamente significa

"governo del popolo", ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o

indirettamente, dall'insieme dei cittadini che ricorrono ad una votazione. (Wikipedia)

Caratteristica principale della democrazia è dunque racchiusa nel livello di partecipazione e potere che viene

più o meno esercitato dal popolo. All’interno della democrazia attraverso il confronto di idee differenti e

diversi punti di vista avviene una “sana” competizione tra quelli che sono i pensieri in circolo : nella

democrazia, all’interno di un contesto caratterizzato dallo stato di diritto, il popolo “si assume la

responsabilità” di poter decidere per sé stesso. In termini pratici potremmo paragonare dunque la democrazia

ad una pratica continua di Problem Solving, di risoluzione di problemi della vita comune, della vita pubblica.

Secondo Giovanni Moro (2013) il potere che i cittadini, spesso e volentieri , sentono di non avere è dato dal

processo continuo di reductio ad unum che vede il “palazzo del potere”, la politica, come unici possessori

della capacità di agire sul corso delle cose. Possiamo definire il potere come :

«Per potere, in termini giuridici, si intende la capacità, la facoltà ovvero l'autorità di agire, esercitata per fini

personali o collettivi; più in generale il termine viene usato per indicare la capacità vera o presunta di

influenzare i comportamenti di gruppi umani » (Wikipedia)

I poteri a disposizione di coloro che esercitano la propria cittadinanza in modo da influire nel contesto

esistente a loro volta possono essere elencati nel seguente modo (Moro 2013, pag. 110)

● Potere di Informare : Il potere di conoscere situazioni e di far emergere elementi di realtà al di là

delle apparenze e del sentire comune dominante, che possono incidere sull’intero corso delle

politiche pubbliche.

● Potere Simbolico : Capacità di cambiare le coscienze, sovvertendo o invertendo l’ordine dei valori

ovvero facendo emergere e affermando valori nuovi.

● Potere Istituzionale : Si tratta del potere di far funzionare le istituzioni rimediando agli intoppi che

impediscono loro di agire a tutela dell’interesse generale o in coerenza con la propria missione.

● Potere Materiale : Si può definire tale il potere di modificare hic et nunc le situazioni che richiedono

e permettono un immediato cambiamento.

● Potere di legittimare : Si tratta del potere delle organizzazioni civiche di riconoscere titolarità di

azione ai propri interlocutori.

● Potere di Partnership : E’ il potere di convocare i propri interlocutori per concentrare linee operative

e per negoziare soluzioni a problemi emergenti.

I cittadini hanno la possibilità di influire in un contesto democratico, di influenzare in modo vero o presunto

i comportamenti dei gruppi umani. Il Web 2.0 offre una serie di opportunità che renderebbero possibili un

aumento di alcuni di questi poteri. Gli elementi di carattere generale che potrebbero aver reso reso gli utenti

maggiormente in grado di esercitare i propri poteri civici sono : (Clerici, De Pra, Salviotti 2012, pag. 46)

● Lo user Generated Content

● L’utilizzo del web come piattaforma

Lo user Generated Content ha permesso un cambio di paradigma all’interno delle dinamiche di produzione

dell’informazione da un modello di tipo Top-Down, dall’alto verso il basso, ad un modello di tipo Bottom

Up, dal basso verso l’alto. All’interno del Web Statico pagine e siti rappresentavano pubblicazioni composte

nella maggior parte dei casi da testo e immagini con una logica simile a quella del mezzo di comunicazione

tradizionale (ad esempio la televisione), evitando di cercare un interazione con il fruitore dei contenuti.

Pochi soggetti rendevano disponibili i contenuti che venivano consumati da pubblici e da un numero di

persone molto più grandi (Uno a molti - Pochi a molti). Il modello Bottom Up prevede ancora un numero

non estremamente elevato di utenti che creano contenuti, ma i soggetti che li ricevono hanno la possibilità di

fruire e allo stesso tempo alimentare i contenuti del web, con commenti, recensioni, immagini, tag , link ,

contenuti multimediali : creano User Generated Content. L’altro elemento che ha avuto un impatto elevato è

l’utilizzo del web come piattaforma : le applicazioni installate sul proprio computer possono essere fruite

direttamente online. Non dipenderemo dunque dalle applicazioni installate, a pagamento, in periodo di prova

o gratuitamente sul nostro computer perchè le stesse applicazioni sono facilmente ricercabili e reperibili

gratuitamente nel World Wide Web. Riconosciamo diversi strumenti a disposizione dell’utente nel web 2.0

- Live Communication

- Blogging

- Microblogging

- Social Networking

- Sharing tools

Concentrandoci sui Social Network possiamo definire gli stessi come “applicazioni che creano delle reti

sociali tra persone e gruppi di persone,consentendo la creazione di profili personali e facilitando lo scambio

e la condivisione di pareri, riflessioni, link,immagini,video e audio” (Clerici, De Pra, Salviotti 2012, pag. 53)

. Secondo Wikipedia una Rete sociale “consiste in un qualsiasi gruppo di individui connessi tra loro da

diversi legami sociali. Per gli esseri umani i legami vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai

vincoli familiari”.

Il Primo Social Network venne sviluppato nel Gennaio 1997 da Andrew Weinrich secondo Ryan (2010). Si

chiamava SixDegrees e permetteva agli utenti di crearsi una rete personale registrando i propri contatti

personali. Ne seguirono in seguito Friendster, Myspace, ( che avevano implementato la possibilità di

aggiungere foto oltre ai testi) ed infine il più utilizzato da quel momento sino ad ora : Facebook. In

particolare dal 2004 in poi, le tecnologie Web permisero anche la circolazione dei video. Queste particolari

tecnologie sono note col nome AJAX (Asynchronus Javascript and Xml) e permisero agli utenti di

trasformarsi in produttori di contenuti : il passaparola degli internauti diventa il modo per promuovere il

proprio pensiero o i propri video e la piattaforma Youtube diventa l’espressione primaria di quello che è il

potere che alimenta lo User Generated Content.

1.3 La democrazia di Internet ?

La “concessione” e il continuo miglioramento delle tecnologie aumentano con lo scorrere del tempo le

potenzialità e i modi di esprimersi degli users, tenendo sempre presente che la struttura dei Social Network

come di tutte quante le piattaforme presenti sul web hanno dei propri limiti : innanzitutto di struttura, in

quanto per forza di cose ogni piattaforma ha uno scopo ben preciso ed è quindi limitato allo scopo e al

modello di business voluto dalla Start Up o dalla società sviluppatrice. In secondo luogo vengono posti

all’utente dei limiti in termini di produzione dei contenuti : Il Social Network Twitter, un servizio gratuito di

microblogging, fornisce un profilo personale aggiornabile con testi di 140 caratteri. Questo senza ombra di

dubbio impone agli utenti semplificazioni del messaggio e anche del pensiero intellettuale del compositore

non trascurabili. Vengono imposte, nella maggior parte dei casi, strutture rigide dei profili personali che non

sono modificabili dall’utente e ciò smentirebbe in parte quella che è l’opinione Internet-Centrica che vede da

una parte la rete come realtà “aperta” che offre solo opportunità per tutti e tutto il resto o le opinioni

contrarie come “chiusura”. Una « tendenza manichea[...] porta a celebrazione quasi religiosa delle imprese

che abbracciano l’apertura per ragioni tattiche e la sfruttano a proprio vantaggio [...] l’apertura è considerata

valore connaturato a Internet » (Morozov 2013, pag. 109). Da non sottovalutare dunque sono le restrizioni,

le limitazioni, le “chiusure” che vengono imposte agli utenti. Potrebbe essere fatto passare un messaggio

“Unico” che potrebbe apparire come totalitarismo se non permette un “sistema democratico” necessario al

rinnovamento del sistema stesso. Opinione di Morozov è che vi possa essere il rischio che il sistema collassi

su sé stesso, che « La visione totalizzante dell’Internet-Centrismo, il suo falso universalismo e il suo

riduzionismo pregiudicano la possibilità di avviare un più sostanzioso dibattito sulle tecnologie digitali. [...]

dobbiamo trovare un modo per dimenticare temporaneamente ciò che sappiamo di Internet, rimboccarci le

maniche e metterci al lavoro per far sì che le tecnologie non debbano solo limitare la prosperità umana bensì

anche promuoverla >> (Morozov 2013, pag. 78) . Per contro potremmo obiettare che la caduta del modello

verticale per arrivare ad un modello più orizzontale abbia aumentato esponenzialmente la capacità di

incidere di ognuno e del gruppo nel processo decisionale, ci sono sì limiti, ma funzionalità che aprono e

sconvolgono paradigmi ben impiantati nelle nostre società « Il nostro talento per il lavoro di gruppo e il

desiderio di attuarlo sono stati filtrati da strutture istituzionali relativamente rigide a causa della complessità

insita nella gestione dei gruppi [...] detto in una frase, il cambiamento è questo : gran parte delle barriere che

limitavano l’azione di gruppo è crollata, e senza questi ostacoli siamo liberi di esplorare nuovi modi di

aggregarci e di portare a termine compiti complessi » (Shirky 2008, pag. 19) . Evidentemente si tratta di

posizioni intellettuali che si trovano agli antipodi anche se è innegabile il cambio di paradigma attuato dal

processo Top-down al processo Bottom up, nella produzione dei contenuti dell’informazione. Questa volontà

o possibilità di modificare lo status quo, mettere in discussione modelli indiscutibili, « la dimensione nuova

del rapporto tra democrazia e diritti» ( Rodotà 2014, pag.7 ) si avvicinano profondamente a quelle che sono

le radici del pensiero socialista. Volendo uscire dal pensiero marxista dell’inevitabile vittoria del proletariato

sulla borghesia di cui parlano Marx e Engels nel Manifesto (che in sé porta ugualmente il profondo

messaggio di denuncia dello stato di cose), possiamo ricollegarci alle idee dei primi pensatori del Socialismo

Utopistico : come ci spiega Gian Mario Bravo (2014), il Sansimonismo in Francia denuncia fortemente lo

status quo e concentra fortemente i suoi sforzi nella lotta al “parassitismo” di coloro che senza capacità, né

merito, “succhiando” le risorse dell’ambiente circostante si ritrovavano ad occupare posizioni di importante

privilegio all’interno della società. Industriali e “proletariato” non avrebbero avuto interessi contrapposti ma

al contrario avrebbero dovuto riconoscere come nemico comune coloro e le istituzioni che non producevano

alcun valore alla società. Più in generale Protosocialismo e Socialismo successivo al 1848 condividono una

visione di fondo di quello che devono fare le società ineguali : cambiare ( in modo violento o non violento,

in modo graduale o radicale, in un sistema democratico o non, rifiutando o accettando in parte l’ideologia del

sistema capitalista),dare voce maggiore agli ultimi e soddisfarne dunque il loro desiderio di Isotimia, un

desiderio di maggiore uguaglianza. Rodotà (2014) parlando dell’orizzonte di Internet spiega non ci sarebbe

nient’altro che il mito fondativo della democrazia « l’agorà di Atene : un sistema inclusivo che dà voce a

tutti quanti basata su una forma di cittadinanza digitale che dovrebbe da una parte garantire il Diritto di

accesso a Internet, inteso come non solo ad essere tecnicamente connessi alla rete, bensì come espressione di

un diverso modo d’essere della persona nel mondo, dunque come effetto di una nuova distribuzione del

potere sociale>> e il principio di neutralità della rete che trova il fondamento nell’eguaglianza e consiste

« nel divieto di ogni discriminazione riguardante i dati e il traffico di Internet,che sia basata sul mezzo

adoperato, sui contenuti, sui servizi [..] precondizione che fa sì che il diritto di accesso a Internet non venga

sostanzialmente svuotato>>. (Rodotà 2014, pag 13-21) Anche se si può ritenere che entrambi i diritti

presentati siano estremamente lontani dal rappresentare la realtà delle cose, attualmente il 46% della

popolazione mondiale ha a disposizione una connessione Internet oggi (internetlivestats.com 2016) ; 2,22

miliardi di persone hanno attivato un account su un Social Network (statista.com 2016) ; vengono inviati 200

milioni di tweets al giorno (www.internetlivestats.com 2016) . Passi in avanti per il riconoscimento di diritti

e doveri nel mondo nel web sono stati portati avanti in Italia attraverso la creazione della dichiarazione

adottata il 28 luglio 2015 dalla Commissione per i diritti e i doveri in Internet istituita presso la Camera dei

deputati e che approvata come mozione impegna il governo « ad attivare ogni utile iniziativa per la

promozione e l'adozione a livello nazionale, europeo e internazionale dei princìpi contenuti nella

Dichiarazione» (Repubblica 2014) . Nei primi articoli garantisce i diritti fondamentali delle persone che si

rifanno alla Dichiarazione Universale dei Diritti Fondamentali delle Nazioni Unite, alla Carta dei Diritti

Fondamentali dell’Unione Europea, alle costituzioni nazionali e dalle dichiarazioni internazionali in materia.

(Camera dei deputati, 2015)

1.4 Età e abitudini degli utenti | Universitari di Kinshasa – Universitari di Roma

Chaque Jour42%

Trois fois ou plus par semaine

19%

Une fois par semaine10%

Quelques fois par mois23%

Presque Jamais6%

Combien de fois allez-vous sur la toile ?

Chaque Jour Trois fois ou plus par semaine Une fois par semaine

Quelques fois par mois Presque Jamais

Oui87%

Non13%

Avez-vous au moins un profile sur les reseaux sociaux?

Oui Non

I grafici presentano l’età del campione selezionato, il livello di utilizzo della rete Internet e l’iscrizione o

meno ad almeno una rete sociale. E’ possibile apprezzare sin dal primo grafico la differenza di età rilevata a

parità di anni di corso universitario frequentato (la maggior parte degli intervistati deve ultimare la laurea di

primo livello o l’ha appena terminata). L’utilizzo minore della rete Internet degli utenti della città di

Kinshasa si riflette sui maggiori costi affrontati dalla popolazione locale e da una scarsità, molto maggiore

rispetto ai paesi europei, di dispositivi dai quali potersi connettere (anche per il costo dei dispositivi).

Sorprendente inoltre il dato riguardante i Social Network: nonostante le maggiori difficoltà di connessione e

un utilizzo meno assiduo della rete, gli utenti universitari di Kinshasa sono iscritti sui Social Network con

percentuali “europee”, segno che la rete viene vissuta anche da loro come espressione dell’identità personale.

2) La cittadinanza attiva del web

2.1 Paradigmi morenti e paradigmi nascenti

« Si va su Facebook per essere visti, per conquistare una identità pubblica permanente che supera il quarto

d'ora di notorietà che Andy Wahrol riteneva dovesse divenire un diritto di ogni persona. Si alimenta il

pubblico per dare senso al privato. [..] L'identità si fa comunicazione » (Rodotà 2012, pag. 322)

Quando parliamo di cittadinanza attiva facciamo riferimento ad un fenomeno proveniente dal continuo

decadimento di quello che era il paradigma della cittadinanza democratica. Secondo Moro (2013) il

paradigma era costituito da tre componenti :

⦁ Membership

⦁ Godere dei diritti

⦁ Partecipazione

L'appartenenza (membership) indica, nel senso generale, l'essere parte di un gruppo sociale. Di essere parte

di un gruppo che esiste « con riferimento a un sistema di istituzioni, norme, valori, consuetudini che

presiedono alla vita collettiva>> (Moro,2013, pag.47) . Questo ha reso possibile di considerare lo stato in

quanto tale come luogo preposto alla partecipazione all'interno della realtà politica. All'interno di questo

meccanismo vi sono determinati individui che riescono ad essere "membri" e altri che invece non vengono

riconosciuti come appartenenti alle dinamiche del gruppo ( per esempio i delinquenti). A sua volta la

cittadinanza può essere divisa in cognitiva e materiale : sentirsi parte di una comunità oppure essere parte di

una comunità. Le distinzioni tra le due attengono nel caso di cittadinanza cognitiva nel riconoscere di avere

dei valori, dei principi, la cultura in comune con altre persone. Si tratta quindi della nozione di identità che

riconosce come diversità tutto ciò che non condivide lo stesso universo di riferimento e può rapidamente

essere collegata al concetto di identità nazionale. Per quanto concerne la cittadinanza materiale questa ha

come caratteristica principale quelli che sono i riconoscimenti attribuiti dallo stato ai propri cittadini : avere

una carta d'identità o un passaporto rende partecipi di un universo di diritti e doveri che lo stato riconosce.

L'acquisizione di questo tipo di cittadinanza è ovviamente variabile in funzione della storia avuta dallo stato

di riferimento : negli Stati Uniti lo Ius Soli, la cittadinanza acquisita per nascita sul territorio sottoposto

all'imperio statale, viene riconosciuto per la lunga storia di immigrazione che qui ha avuto luogo. In Italia,

realtà statale e territoriale che ha avuto lunga storia di emigrazione, è prevalente lo Ius Sanguinis,

cittadinanza riconosciuta se uno dei genitori della persona fisica ha cittadinanza italiana. La seconda

componente del paradigma è concentrata su quelli che sono i diritti che vengono riconosciuti dalla comunità

politica e vengono allo stesso modo protetti dallo stato. La formula ripresa anche da Moro, " Il diritto di

avere diritti" sta a indicare che precondizione al fine di vivere una cittadinanza completa è quella di avere dei

diritti garantiti che permettano all'individuo di non subire abusi o di avere diritti che rendono possibile uno

sviluppo positivo della propria vita. In ultimo luogo abbiamo la partecipazione, normalmente collegata

all'esercizio del voto, che presenta tuttavia un quadro molto complesso : essa tratta ad esempio l'entrare in

contatto con le istituzioni e i funzionari pubblici, il partecipare ad azioni di protesta, diventare membri di una

organizzazione politica, prendere parte a iniziative e incontri territoriali. I temi portanti del paradigma (Stato,

Territorio, Identità Nazionale, Modello Antropologico, Status Giuridico, Rappresentanza) sono stati messi in

discussione da cambiamenti che hanno inciso in maniera evidente a livello globale: la globalizzazione è

« un processo economico per il quale mercati, produzioni, consumi e anche modi di vivere e di pensare

vengono connessi su scala mondiale, grazie ad un continuo flusso di scambi che li rende interdipendenti e

tende a unificarli >> (Wikipedia). Questo processo ha inciso profondamente nelle dinamiche interne ed

esterne dei gruppi e nel rapporto tra sentirsi parte di un gruppo ed esserne parte. Il progressivo

smantellamento in corso dello stato sociale e il conseguente indebolimento della cittadinanza come status

giuridico sarebbe causa di forti tensioni che mettono in discussione i diritti che dovrebbero essere protetti,

come descritto nel paradigma della cittadinanza democratica : a questo Giddens (1997) suggerisce una

progressiva sostituzione dei programmi di welfare attuali, che sarebbero antiquati e obsoleti, con programmi

di lungo termine di welfare positivo, dei programmi generativi. I programmi generativi attraverso un'azione

di prevenzione di più livelli (ad esempio dissuasione dal fumare dei non fumatori ; aiuto e programmi per far

smettere i tabagisti; risposta alle patologie indotte dal fumo) potrebbero riuscire nell'intento da parte dello

stato di una progressiva riduzione delle entrate fiscali ( data maggiormente dalla competizione globale per

assicurarsi la presenza delle imprese transnazionali) a fronte di livelli di spesa pubblica che rimangono

particolarmente elevati. I processi « di globalizzazione incidono profondamente sul tenore di vita di ogni

zona del pianeta, non c'è ragione alcuna per pensare ancora che i welfare states occidentali possano

prosperare indipendentemente da quanto accade nel resto del mondo» (Giddens 1997, pag 193) che

muovendosi nella direzione opposta provocherebbe uno strappo sociale non poco rilevante nelle società del

primo mondo costrette a rincorrere. A detta di Moro (2013) si aggiungerebbe a questo il problema della

progressiva nascita di diversi tipi di cittadinanze, tra cui quelle più rilevanti ai fini dei nostri sviluppi sono la

cittadinanza cosmopolita ( il riconoscersi come cittadini del mondo),multiculturale (minoranze

etniche,religiose, chiedono il riconoscimento da parte della comunità politica di essere "membri") ed

elettronica. La cittadinanza elettronica in particolare pone la sfida dell'unificare diritti già esistenti, come

quello della libertà di espressione o il diritto all'informazione, a quelli citati nel capitolo precedente del

diritto all'accesso in Internet e al diritto alla neutralità della rete. Secondo Rodotà (2012) il cambiamento

epocale in corso riguarda maggiormente l'identità dell'individuo, che essendo modellabile secondo quello

che ogni individuo vuole apparire si collega in presa diretta con il diritto alla Privacy :

« Si rafforza così la costituzionalizzazione della persona grazie a un insieme di poteri che davvero

caratterizzano la cittadinanza del nuovo millennio [..] si può cogliere un significativo paradosso. Infatti, per

molti dei cosiddetti dati sensibili, in particolare per quelli riguardanti le opinioni, viene prevista una tutela

molto forte non per garantirne una maggiore riservatezza, ma per renderne possibile la loro comunicazione

in pubblico senza correre il rischio della discriminazione o della stigmatizzazione sociale. Le mie opinioni

politiche o la mia fede religiosa accompagnano e costruiscono la mia identità solo se posso collocarle fuori

dalla sfera privata, se posso farle valere nella sfera pubblica » (Rodotà 2012, pag 321)

Si soddisfa dunque in questa maniera un desiderio di isotimia, un desiderio di maggiore uguaglianza rispetto

agli altri cercando di rendere visibile ciò che nella vita privata si vuole condividere con il pubblico. Per

donare un'idea di noi stessi agli altri e per ribadire a sè stessi a cosa corrisponde la propria identità.

All'interno,quindi, del processo di partecipazione attiva portato avanti dallo User Generated Content c'è

molto dell'identità singola dei produttori dei contenuti e del modo attraverso il quale questi contenuti vanno a

rappresentare la personalità plurale di ogni persona. Potremmo dire che il web 2.0 è formato dalle vite

singole delle persone (con tutto ciò che della propria vita e delle proprie convinzioni una persona ritiene

condivisibile) , dalla corporate communication delle società private e dalle news e le opinioni degli altri

soggetti che lo compongono : esattamente ciò che accade nel mondo offline con la differenza che i contenuti

possono essere pubblici e che si decide cosa si vuol far vedere. Un aspetto che però non può assolutamente

essere sottovalutato è quello di come i nostri dati vengono utilizzati nonostante il desiderio, spontaneo e

ingenuo, di voler condividere con gli altri i nostri fatti personali : società come Facebook, come Google e

Twitter utilizzano le nostre informazioni personali per farne delle merci. In sostanza ciò che avviene è la

vendita in blocco di dati che diventano appetibili per i Data Miners delle più grandi imprese transnazionali

che per realizzare i propri piani Marketing e di Business hanno bisogno di sapere esattamente a quale

pubblico rivolgersi al fine di aumentare al massimo le potenziali entrate. I dati non diventerebbero solamente

appetibili per le imprese ma anche per coloro che sono alla ricerca di "colpe", di dati che possono mettere in

difficoltà la reputazione dell'interessato : « in un regime del genere, non basterà pagare per poter elaborare i

propri dati in privato, dovremo pagare anche per poter attivamente difendere la nostra reputazione in rete>>

(Morozov 2013, pag. 271) ed esistono attualmente Start Up che si occupano esclusivamente di fare la

differenza per "ripulire" il passato dei propri clienti. Il rischio previsto da Morozov è che all'interno di questo

meccanismo solamente le persone con un certo livello di reddito possano permettersi questa operazione di

"pulizia" e che invece le persone con una capacità economica limitata restino in balia delle potenziali

conseguenze derivanti da contenuti caricati nel web con poca attenzione o contenuti che in un determinato

momento erano voluti e in un secondo momento invece ritenuti dannosi per la propria immagine. Si potrebbe

rispondere a questa argomentazione prendendo in considerazione un fatto rilevante : le persone comuni che

non fanno attenzione ai contenuti postati probabilmente non hanno paura del danno d'immagine in quanto la

dimensione della propria vita privata è rilevante per gli altri cittadini ed utenti sino ad un certo punto. La

persona comune che si appresta ad avere un ruolo di responsabilità, un ruolo all'interno del quale gli errori

del passato non possono starci, probabilmente prendendo in considerazione un aumento del proprio reddito

futuro deciderà oggi di investire (anche chiedendo in prestito) una determinata somma al fine di non avere il

danno d'immagine che non gli permetterebbe di avere una condizione di vita più agiata. Ciò non toglie che,

essendo il diritto alla neutralità della rete e il diritto alla privacy due precondizioni al fine di permettere lo

stesso diritto di accesso a Internet, sia necessario avere un'attenzione particolare su questo tema, prendendo

in considerazione che molti utenti non sanno effettivamente qual'è il "viaggio" che viene fatto dai propri dati

e molti Social Network e motori di ricerca non compensano il costo applicato agli web-users della privacy

con ulteriori servizi o con una "commissione" sui dati ottenuti.

2.2 Il mondo “attivo”

La cittadinanza attiva può essere definita come << la pluralità di forme con cui i cittadini si uniscono,

mobilitano risorse e agiscono nelle politiche pubbliche esercitando poteri e responsabilità al fine di tutelare

diritti, curare beni comuni e sostenere soggetti in difficoltà>> ( Moro 2013, pag. 101) . I poteri civici

esistenti sono stati ricordati nello scorso capitolo e attengono principalmente alla capacità dei cittadini di

poter influenzare il corso delle cose. La responsabilità attiene a quello che è il carattere costruttivo, pur

essendo nel conflitto e nella disapprovazione, che permette alla cittadinanza attiva di poter influire nei

processi di decisione della società, nei processi di governance. Poteri e responsabilità vengono esercitati al

fine di tutelare i diritti : questi ultimi non corrispondono semplicemente a una difesa di rendita di posizione

dei vari gruppi rappresentanti interessi corporativi ma corrispondono a quello che è l'interesse generale della

società. Ciò significa secondo Moro che qualora un diritto esistente non venga applicato o venga fatto

sovrastare da diritti gerarchicamente meno rilevanti ( per esempio l'abuso del diritto alla privacy per evitare

la trasparenza, anche online, della pubblica ammistrazione) i cittadini attivi cercano di poter muovere le loro

leve per fare in modo che vi sia un rispetto effettivo degli stessi. Questo avviene anche nel caso in cui un

determinato diritto venga interpretato nella maniera sbagliata o nel caso in cui una determinata posizione di

soggetti considerati particolarmente deboli ( ad esempio immigrati,anziani ecc..) non abbia un preciso

riferimento normativo e abbiano bisogno del dovuto rispetto dei loro diritti. Il secondo scopo della

cittadinanza attiva sarebbe quello di "curare i beni comuni" che sono << sono beni utilizzati da più individui,

rispetto ai quali si registrano - per motivi diversi - difficoltà di esclusione e il cui "consumo" da parte di un

attore riduce le possibilità di fruizione da parte degli altri: sono generalmente risorse prive di restrizioni

nell'accesso e indispensabili alla sopravvivenza umana e/o oggetto di accrescimento con l'uso . »

(Wikipedia)

Tra i beni comuni presenti si può partire da quelli che sono fondamentali al fine di permettere all'uomo

stesso di vivere (per esempio l'acqua, bene esauribile) a quelli che rappresentano in questo momento la vera

sfida al fine di poter risultare davvero un valore aggiunto per i cittadini e per le economie globali : la

conoscenza, bene pressoché inesauribile, rappresenta in questo momento storico un bene facilmente

ricercabile su Internet tramite i motori di ricerca e tramite ad esempio l'enciclopedia online Wikipedia. Come

ci viene spiegato da Clay Shirky (2009) il primo wiki viene creato da Ward Cunningham, un ingegnere

informatico che voleva trovare un modo per mettere in collaborazione i programmatori per arrivare a delle

soluzioni veloci di ingegneria del software : aveva pensato che soggetti che avevano un problema in comune,

fidandosi gli uni degli altri, potessero velocemente arrivare a delle soluzioni concrete e a collaborare

reciprocamente per aumentare il livello di conoscenza condivisa. Il primo wiki aveva la medesima struttura

che verrà poi ripresa dalla maggior parte dei siti con queste caratteristiche : lasciava la possibilità di inserire

un testo da parte di uno degli utenti che poteva essere liberamente modificato successivamente da tutti gli

altri utenti. Tutto ciò che veniva modificato rimaneva a sua volta all'interno della documentazione storica,

per fare in modo che se qualcosa nella catena fosse andata nel verso sbagliato ( una modifica fatta male o

una conoscenza errata, a volte volutamente), si potesse prontamente rintracciare l'autore della modifica e allo

stesso tempo procedere ad ulteriori modifiche. Il sito, chiamato Portland Pattern Repository, ebbe un

grandissimo successo e fu di grande ispirazione per Jimmy Wales e Larry Sanger per la creazione di

Wikipedia. I fondatori di quest'ultima infatti prima di arrivare alla realizzazione dell'enciclopedia libera si

ingegnarono nella creazione di un progetto simile ma con un livello di barriera all'accesso particolarmente

elevato : Nupedia nelle idee dei fondatori doveva essere un'enciclopedia online di qualità che potesse

mettersi in competizione con quelle fatte in carta ed inchiostro e che avrebbe fatto in modo che la maggior

parte degli utenti potessero avere a disposizione materiale credibile per i propri bisogni intellettuali. I

problemi che insorsero erano principalmente due : il sito era perlopiù rivolto a degli utenti specializzati, il

che non permise al numero di modifiche o di inserimenti di nuovi argomenti una veloce progressione. In

secondo luogo il processo di approvazione degli argomenti inseriti dagli utenti era particolarmente lungo e

ciò non permetteva agli utenti che caricavano contenuti la gratificazione immediata della pubblicazione o di

sentire di ricevere "fiducia" da parte della piattaforma. Wikipedia nasce dunque riprendendo nel 2001 quelle

che erano state le idee di Ward Cunningham e la sua veloce ascesa arriva a toccare in soli sei anni, nel 2007,

ben due milioni di articoli su diverse materie. Qualcuno potrebbe obiettare soprattutto su quella che è la

qualità dei contenuti che vengono inseriti, la conoscenza reale che gli utenti hanno sulla materia e del fatto

che la piattaforma si assume la responsabilità di poter informare o disinformare gli utenti. Wikipedia infatti

secondo Ryan (2010) sarebbe nientemeno che collegata alla versione della Bibbia chiamata "la Vulgata" che

fu commissionata a Girolamo nel 382 d.C. da Papa Damaso e venne proclamata nel 1546 come l'unica forma

di Bibbia consultabile da parte dei credenti. Alcuni studiosi del tempo facevano notare che esistevano una

quantità enorme di vulgate scritte ognuna in maniera differente : i monaci amanuensi che si preoccupavano

infatti della trascrizione del testo sacro non solo avevano uno stile di trascrizione differente ma nella maggior

parte dei casi, in parte per motivi stilistici o in parte per propria volontà, riuscivano a creare ogni volta una

versione della Bibbia differente da quella che si era copiata. Il ritorno all'informazione plastica non sarebbe

altro quindi che « un ritorno alla normalità. L'era dell'informazione immutabile che va dall'invenzione di

Gutenberg alla televisione potrebbe essere stata l'anomalia nell'ampio arco di sviluppo dell'esistenza

dell'umanità >> (Johnny Ryan 2010, pag. 159) che quindi renderebbe Wikipedia a tutti gli effetti come un

esperimento nuovo che dimostra comunque la ciclicità della storia. Pagine riferite a personaggi come

"George Bush" o riguardanti temi come il "Liberismo" sono state modificate decine di migliaia di volte

proprio per la quantità rilevante di punti di vista che possono essere messi in discussione da parte degli

utenti. La « Divisione disorganizzata del lavoro» (Clay Shirky 2009, pag. 88) permetterebbe dunque di

ribaltare quello che è il paradigma previsto dalle società permeate dai principi e dalle "sovrastrutture"

liberali: la gerarchia, il dover essere sottoposti all'autorità dello stato, di un dirigente d'impresa, di una legge

o di una legge al di sopra di un'altra legge in un ambiente di lavoro disorganizzato diviso per gli utenti non

serve perché i miglioramenti attraverso il semplice interesse da parte degli web users arrivano

automaticamente nel lungo periodo. La critica più forte alla visione di Shirky arriva sempre da Morozov che

citandolo direttamente all'interno del suo testo muove una forte critica a questa ideologia internet-centrica

che impone l'orizzontalismo a qualsiasi forma di organizzazione. A suo modo di vedere, la causa di

numerosi problemi che la società può avere in questo momento sono dati proprio dal fatto che il modello

Wikipedia deve essere considerato a sé stante e che solamente valutando caso per caso il tipo di

organizzazione necessaria si può giungere quindi a una sorta di "ordine" all'interno della società : « queste

nuove potenzialità potrebbero essersi imposte come soluzioni preferenziali per qualsiasi problema

organizzativo, anche quando il compito da svolgere richiede una struttura più verticale e gerarchica. [..] I

leader, come le gerarchie, sono considerati un peso, qualcosa che Internet ha eliminato, con l'unico effetto di

rendere più efficace la lotta politica>> (Morozov 2013, pag. 149-150) . A distanza dello scontro tra il critico

del web e del suo esaltatore sembrano stagliarsi nettamente in mezzo quelli che sono stati i ragionamenti

portati avanti da Mcluhan e Powers (1986) ricordati nel primo capitolo : la previsione che le tecnologie

potessero favorire quella che era la capacità di lettura dello "sfondo", l'aumento dell'irrazionalità del mondo,

viene vista sia da Shirky sia da Morozov in funzione di un aumento del livello di orizzontalità (non

considerato normale, razionale, in una visione liberale) dato dall'utilizzo degli strumenti del web 2.0 ( per i

due autori in chiave rispettivamente positiva e negativa). Tutto ciò comporta un minore livello di controllo

dato dal non rispetto delle tradizionali strutture di organizzazioni e di modelli di governance che includono la

cittadinanza attiva ; un coincidere tra i due pensieri visti agli antipodi che risulta rilevante ai fini del

ragionamento che si sta portando in atto.

2.3 Empowerment & Azione Collettiva

L'ultimo ruolo caratterizzante la partecipazione attiva civica sarebbe quello dell'Empowerment « processo

attraverso il quale un soggetto in condizione di debolezza o di subalternità diventa in grado di esercitare le

proprie prerogative>> (Moro 2013, pag 107) . Questo processo diventa molto più rilevante in funzione di

due variabili ben precise, la quantità e l'organizzazione. La quantità sta ad indicare il numero di persone che

vengono coinvolte in un processo di cittadinanza attiva, il che muta in maniera evidente il livello di

"pressione" sostenuto dai cittadini-users attivi nei confronti delle istituzioni. L'organizzazione sta ad indicare

l'efficacia particolare ottenuta dalle azioni civiche dirette da più cittadini che per sostenere una determinata

battaglia hanno bisogno di curare una certa attività organizzativa. Clay Shirky (2009) concentrandosi in

particolare sulla complessità dei gruppi prende in considerazione entrambi gli elementi caratterizzanti

l'empowerment : un aumento progressivo di persone (quantità) all'interno di un determinato gruppo

(organizzazione) provoca un aumento continuo del livello di interazione tra gli stessi. In Internet in

particolare il paradigma tradizionale, che vedrebbe prima di arrivare a una condivisione dei risultati una

reciproca conoscenza delle persone facenti parte del gruppo, viene completamente rovesciato : ci racconta

Shirky che attraverso l'utilizzo del Social Network Flickr migliaia di fotografi poterono caricare delle foto

della Mermaid Parade (una sfilata dei cittadini di New York più all'avanguardia) e raggrupparle secondo un

tag unico per renderle visibili a tutti quanti gli utenti della piattaforma. Il sito Flickr in questo caso non

fornisce un servizio che avrebbe geolocalizzato automaticamente le foto, fornito un tag preciso e donato più

informazioni possibile riguardo la manifestazione : costava troppo. Il sito Flickr si era fondamentalmente

limitato a fornire la possibilità agli utenti di poter raggruppare le foto in gruppo e dato la possibilità a

fotografi non professionisti di poter mostrare comunque il proprio lavoro e fornire foto di buona e di ottima

qualità a tutti gli utenti e i fotografi stessi interessati a vederle. Un ulteriore esempio si basa su quello che era

stato il fenomeno di collaborazione nella piattaforma Flickr negli attentati di Londra del 2005 : partendo da

diverse semplici condivisioni fatte dai diversi utenti, la popolazione si fece forza e incominciò a pubblicare

le immagini recanti le informazioni che venivano date dalla polizia e lanciavano messaggi come "non

abbiamo paura" o "non ce la farete" per far vedere che la comunità nonostante tutto rimanesse unita. La

Condivisione « è l'utilizzo in comune di una risorsa o dello spazio. In senso stretto si riferisce all'uso

congiunto o alternato di un bene finito come ad esempio una residenza. È anche correlato al processo di

dividere e distribuire. Oltre a questi usi ovvi, che possiamo osservare nell'attività umana, vi sono altri esempi

che si possono trovare in natura. Quando un organismo si nutre o respira, gli organi interni sono costruiti in

modo tale da dividere e distribuire l'energia in ingresso e rifornire le parti del corpo che ne necessitano. In

senso lato, si può riferire al libero uso di un bene, come di un'informazione » (Wikipedia). La condivisione

ha permesso di scatenare un processo che ha portato tante persone ad un livello elevato di collaborazione

senza che ci fosse nessuno che avesse comunicato e ordinato alle persone di agire in un determinato modo.

Secondo Shirky dunque vi sarebbero tre fasi di evoluzione che possiamo notare all'interno dei

comportamenti degli utenti visibili nel web : condivisione, collaborazione, azione collettiva. Subito dopo la

condivisione possiamo definire la collaborazione come « l'insieme delle azioni e dei contributi che portano

alla produzione di un output condiviso>> che in particolare in Internet utilizzano strumenti chiamati

Groupware, tools informatici «progettati per supportare l'attività di gruppi di persone» (Clerici, De Pra,

Salviotti 2012, pag. 103) .

Questi sistemi secondo gli autori permettono di :

⦁ aumentare (e velocizzare) la condivisione delle informazioni

⦁ ridurre le ridondanze nella comunicazione

⦁ coordinare i flussi di dati e attività

⦁ agevolare il decision making

questo aumento progressivo di sistemi di Peer Production (ossia di sistemi in cui gruppi di individui

lavorano per raggiungere un output condiviso) ha provocato un aumento rilevante di possibilità nelle quali a

seguito di una condivisione si raggiungesse lo stadio successivo di collaborazione. Difatti lo stadio

intermedio tra collaborazione e azione collettiva secondo Shirky (2009), la produzione collaborativa,

prevede un più forte collante tra quelli che sono gli obiettivi individuali e quelli che sono invece gli obiettivi

condivisi con gli altri, prevedendo che debbano essere prese per forza di cose alcune decisioni collettive.

L'ultimo stadio invece del livello di complessità di organizzazione che possiamo trovare è rappresentato

dall'azione collettiva, coincidente col processo di empowerment all'interno del quale possiamo trovare i

cittadini attivi. Al fine di poter dire che si è arrivati allo stadio di azione collettiva è necessario che all'interno

di un gruppo vi sia un'idea che è condivisa da parte di tutti : ciò ovviamente rende difficile avvicinarsi a un

tale livello di profondità organizzativa ma allo stesso tempo rende particolarmente interessante e stimolante

vedere in quale modo il paradigma del vivere la cittadinanza subisce dei cambiamenti. Ricollegandoci quindi

a quelli che sono i primi due scopi della cittadinanza attiva, la difesa dei propri diritti individuali e la cura dei

beni comuni, all'interno della storia del socialismo possiamo trovare l'esempio fattoci da Giorgio Spini

(1992) dell'Abbé Fauchet, un presocialista francese che vive negli anni della rivoluzione e collabora alla

presa delle Bastiglia il 14 Luglio del 1789. L'Abbè faceva parte du " Cercle Social " un’ organizzazione che

promuoveva genericamente lo scopo massonico di bandire l'odio dalla terra e farvi regnare l'amore. Secondo

Fauchet l'uomo aveva diritto ad avere il necessario per vivere e la società doveva assicurargli l'esercizio di

questo diritto, una prefigurazione della famosa frase "il diritto di avere diritti" per fare in modo che vivere la

propria cittadinanza fosse nel modo più completo possibile. Ogni cittadino essendo un <<Creancier de

l'etat>> aveva dunque diritto a beni necessari per poter cercare di continuare il più possibile la propria vita,

per rispettare sino in fondo quelli che erano i principi di natura perchè «viceversa, una società basata

sull'oppressione dei poveri da parte dei ricchi è la negazione di tali principi » (Giorgio Spini 1992, pag. 218

gli eccessi della vita lussuosa dei ricchi e allo stesso tempo il sistema di produzione industriale che serviva

fondamentalmente a rendere il proletariato ancora più povero, poneva come soluzione quella di arrivare a

una nuova condivisione delle terre coltivabili (con il rischio di tragedia dei beni comuni, un comportamento

scorretto da parte di free riders) e all'abolizione della proprietà privata per fare in modo che le persone più

povere potessero vivere una vita migliore. Nei tempi odierni corriamo esattamente il rischio opposto :

attualmente Internet, comparandolo con lo scenario della condivisione dei terreni agricoli, rappresenta una

grande fonte di conoscenza per gli users-coltivatori che per poter raccogliere il frutto del proprio lavoro-

conoscenza non sono limitati, almeno nei paesi occidentali. Il futuro ci potrebbe prospettare una spartizione

e privatizzazione della conoscenza e motivazione principale dovrebbe essere quella di poter continuare a

cogliere "il raccolto" della nostra conoscenza continuando a condividere benefici e valore aggiunto che

riceviamo.

2.4 Abitudini e modalità d’uso di Internet | Universitari di Kinshasa – Universitari di Roma

Vraiment Cher44%

Assez Cher28%

Peu Cher25%

Pas Cher3%

Pensez-Vous que le prix pour surfer sur la toile dans votre region/nation c'est

Vraiment Cher Assez Cher Peu Cher Pas Cher

Images11%

Videos4%

Informations74%

Autre11%

Quels types de contenus partagez-vous/cherchez-vous sur la toile ?

Images Videos Informations Autre

Vraiment Utile85%

Assez Utile 13%

Peu Utile2%

Diriez-vous que Internet peut-etre utile pour s'informer ?

Vraiment Utile Assez Utile Peu Utile Pas Utile

Non stupisce che in relazione al reddito (il più basso del mondo) la percezione del costo di Internet da parte

degli studenti universitari di Kinshasa sia particolarmente elevata : piuttosto il dato non trascurabile che

ritiene “abbastanza caro” Internet in Italia avrebbe bisogno di ulteriori approfondimenti anche in relazione al

fatto che l’Italia è una delle prime potenze industriali mondiali nonché con un livello di reddito in linea con i

paesi occidentali. Nei due grafici successivi si può notare come entrambi i campioni abbiano dato rilevanza

sia alle informazioni come contenuto da cercare/condividere sia definendo utile il potersi informare sul web.

Il fatto che in Africa vengano cercati meno altri tipi di contenuti (video fra tutti) e che si dia maggioranza

schiacciante all’utilità di informarsi nel web probabilmente è collegato alla minore velocità con la quale si

riescono a scaricare dati. Infine il dispositivo utilizzato per accedere alla rete in Europa è lo smartphone :

gli universitari di Kinshasa, in funzione del costo e della disponibilità, ne usano i più disparati.

Smartphone36%

Ordinateur Personnel 27%

Internet Point24%

Tablet9%

Ordinateur d'autres personnes

4%

Quel moyen utilisez-vous principalement pour aller sur Internet?

Smartphone Ordinateur Personnel Internet Point Tablet Ordinateur d'autres personnes

Il Potere dell’ingiustizia

3.1 Ingiustizia nel mondo globalizzato

«Il momento delle grandi risoluzioni è giunto. Il male è al colmo; copre la faccia della terra. Da troppi secoli

vi regna il caos sotto il nome di politica. Che tutto rientri nell’ordine e riprenda il suo posto. Al richiamo

dell’eguaglianza, si organizzino gli elementi della giustizia e della felicità [...] Popolo di Francia, apri gli

occhi e il cuore alla pienezza della felicità : riconosci e proclama con noi la Repubblica degli Eguali» (

Sylvain Maréchal,1796)

Come abbiamo potuto vedere nei precedenti capitoli il web è divenuto un'opportunità rilevante per i cittadini

che vogliono manifestare e rendere visibile la propria identità personale, per i cittadini che attraverso le fasi

di condivisione, collaborazione e azione collettiva e attraverso il processo di empowerment decidono di

costituire gruppi, di collaborare in maniera più o meno forte e di raggiungere degli obiettivi comuni. Ma

quali possono essere i collanti,le idee e i contenuti che legano i gruppi ? Clay Shirky (2009) ci racconta un

aneddoto riguardante la scomparsa di un telefono cellulare avvenuto nella città di New York nel 2006. Una

signora aveva perso un cellulare all'interno di un taxi cittadino e dopo aver chiamato la compagnia aveva

scoperto che l'oggetto non si trovava nell'ufficio oggetti smarriti dell'impresa di trasporti ma che

probabilmente lo stesso era stato rubato. Sconsolata, decise dunque di comprare un nuovo telefono cellulare

dello stesso modello e riuscendo a recuperare il possesso dello stesso numero di smarthphone e avendo

registrato il gestore telefonico i dati della donna si riuscì alla fine ad avere un backup. Tra le foto salvate nel

cellulare ne vennero trovate alcune nuove : un'altra donna si era impossessata del cellulare e lo aveva anche

utilizzato per inviare qualche mail. Contattandola tramite mail e sollecitando la restituzione del telefono non

si raggiunse alcun risultato perché la donna aveva oramai deciso di tenerlo per sé. Si contattò allora un amico

della donna che aveva perso il telefono e si cercò in questa maniera di vedere se si poteva trovare una

soluzione concreta. Non avendo trovato alcun modo per sistemare legalmente la situazione alla fine l'amico,

che di professione faceva il programmatore informatico, decise di condividere il fatto sul proprio blog.

Inizialmente l'articolo venne letto dai visitatori abituali del blog che prendendo a cuore la situazione decisero

di aiutare a loro modo la derubata : ricondivisero un'altra volta la storia e aprirono dei forum all'interno dei

quali si aprivano delle discussioni riguardanti la faccenda. La notizia venne ricondivisa così tanto che in una

decina di giorni da parte del blogger-programmatore vennero aggiunti più di quaranta aggiornamenti e

divenne tanto famosa che alla fine rimbalzò anche sui media tradizionali. Alcuni poliziotti, fuori dalle loro

funzioni e rischiando grosso, avevano offerto la loro assistenza per fare in modo che la denuncia non finisse

per essere diretta verso ignoti ma che fosse indirizzata nei confronti della ragazza che effettivamente aveva

derubato il telefono : non fu semplice, inizialmente il dipartimento di New York preferì non farlo. Con il

passare del tempo però si erano formati sempre più gruppi di discussione, forum, followers del blog,

televisioni, blog specializzati che si occupavano del caso e il numero delle condivisioni e gli utenti sempre

più organizzati aumentavano di giorno in giorno e protestavano per ottenere un risultato concreto. Alla fine

la polizia cambiò idea: dopo due interrogatori indirizzati alla persona che aveva rubato il telefono, la

denuncia venne fatta nei confronti di quest'ultima e alla fine il telefono venne restituito alla legittima

proprietaria. Qual'era il motivo che aveva spinto l'amico programmatore a comportarsi in questa maniera e

ad aiutare con così tanta dedizione pur non avendo nulla in cambio dalla situazione? Lui non si era <<dato

tanto da fare per i soldi ma per soddisfare il suo senso di giustizia [..] L'idea di raddrizzare un torto è molto

potente e lo aiutò a coinvolgere gli altri tanto da riuscire,infine, a riottenere il cellulare. » (Clay Shirky 2009,

pag. 8). La giustizia «è l'ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e del trattamento

istituzionale dei comportamenti di una persona o di più persone coniugate in una determinata azione secondo

la legge o contro la legge. Per l'esercizio della giustizia deve esistere un codice che classifica i

comportamenti non ammessi in una certa comunità umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame

della legge in una conseguente azione giudiziaria. Al di là dell'azione giudiziaria istituzionalizzata, che opera

con una giustizia impositiva e codificata, esiste un senso della giustizia, definito talvolta naturale in quanto

ritenuto innato, che impegna ogni singolo individuo a tenere nei confronti dei propri simili o gruppi, in

situazioni ordinarie o straordinarie di usare criteri di giudizio, e di conseguente comportamento, rispondenti

a giustizia nel senso di onestà, correttezza e non lesività del prossimo. » (Wikipedia) Per contro l'ingiustizia

va a rappresentare quella che è la situazione inversa, una situazione all'interno della quale un soggetto pensa

di aver subito qualcosa che è cagionevole dei propri diritti, della propria integrità fisica, morale o

intellettuale: «La negazione della giustizia, ovvero la mancata applicazione dei criteri di giustizia, è

l'ingiustizia, con diversi gradi di gravità della sua realizzazione a danno di una o più persone. » (Wikipedia)

Gli individui, prima che nascesse Internet come strumento di pressione e in generale prima della nascita dei

media, potevano ristabilire l'ordine, rimediare al torto subito o "fare giustizia" soltanto in due modi : andando

in tribunale o risolvendo da soli il problema, facendo un’ingiustizia. Ricollegandoci dunque al ragionamento

della cittadinanza portato avanti da Moro (2013) nello scorso capitolo i diritti che sono dovuti da parte dello

stato nei confronti del cittadino garantiscono la validità della cittadinanza. Questi hanno avuto infatti una

progressiva crescita nel tempo e sono stati via via riconosciuti perché i cittadini volevano una società più

giusta : prendendo ad esempio la progressione storica dei diritti in Inghilterra, nel 1700 vennero stabiliti i

diritti civili, la protezione della proprietà privata da qualsiasi interferenza dello stato. Vengono quindi

legittimati il diritto di espressione, il diritto ad avere una propria abitazione, il diritto a ricevere un giusto

processo. Nel 1800 avviene la progressiva implementazione dei diritti politici, un progressivo aumento di

partecipazione delle masse all'esercizio del voto mentre nel secolo successivo vennero implementati quelli

che sono i cosiddetti diritti sociali : lo stato contribuisce al mantenimento della salute e del benessere del

cittadino fornendogli dei servizi e cerca di dargli un aiuto allo sviluppo personale. Proprio in questo ultimo

periodo una profonda spaccatura all'interno della società viene a crearsi per colpa del progressivo

decadimento dello stato sociale. E dei diritti che vengono minati da questi cambiamenti. Giddens (1997)

aprendo alla riflessione dei cambiamenti che avvengono in questo periodo evidenzia tre sviluppi in corso

all'interno della società :

● Globalizzazione

● Cambiamento della tradizione

● Riflessività sociale

Aprendo ai ragionamenti sulla globalizzazione l'autore spiega questo processo non solo come una maggiore

interdipendenza economica tra i paesi ma anche e soprattutto come fenomeno sociale. Il trasporto di massa a

disposizione degli individui ma soprattutto l'alba di una nuova era di comunicazione ha reso possibile che

alcuni fenomeni che nascono in determinate aree del mondo influenzi in maniera evidente tutto il resto del

"sistema" mondiale : le abitudini del vestiario, le scelte effettuate da parte dei consumatori, la fruizione dei

contenuti e molti altri esempi rendono evidente quanto la distanza valga poco. Ciò rende evidente la

disgregazione del vecchio paradigma della cittadinanza messo in luce da Moro (2013) nei confronti anche

di nuovi tipi di cittadinanze che prendono oramai il posto di quella tradizionale e mutano profondamente la

concezione di identità da parte degli individui. La cittadinanza cosmopolita e la cittadinanza multiculturale

attenevano rispettivamente : una rivendicazione dello status di cittadino facente parte della specie umana

prendendo in considerazione quelle che sono le nuove opportunità, i nuovi rischi che si possono avere a

livello mondiale e che vengono percepiti da parte di tutti i cittadini, nonché lo sviluppo progressivo dei diritti

a partire dalla dichiarazione del 1948 che sancisce ed elenca i diritti dell'uomo (cittadinanza cosmopolita); in

secondo luogo una continua richiesta di maggior eguaglianza per poter entrare a far parte dell' identità della

comunità politica da parte delle varie differenze culturali,le varie etnie, i diversi tipi di religiosità

(cittadinanza multiculturale). Riprendendo il ragionamento di Giddens riguardante le trasformazioni in atto

nella società, la trasformazione del concetto di tradizionalismo in post-tradizionalismo ha comportato

l'arroccamento su posizioni che tendevano a voler mantenere le mogli in casa o a voler decidere per le

persone le abitudini e gli orientamenti sessuali : il tradizionalismo è andato sempre più a schiacciarsi a causa

dell'intenso aumento dei fenomeni di globalizzazione e del cosmopolitismo. Il Fondamentalismo quindi in

un ottica tradizionale non è nient'altro che il rifiuto del dialogo da parte di alcuni interlucutori che

giustificando la veridicità delle proprie dottrine all'interno delle stesse possono portare a dei rilevanti scontri

sociali. La tradizione nel ventunesimo secolo si ritrova a fare forzatamente un confronto importante con la

realtà in cui vive ed è costretta a subire delle trasformazioni : erroneamente a quanto si pensi queste

posizioni non possono essere assimilate semplicemente alla "destra", perché la stessa è formata da molti altri

pensieri, come ad esempio il liberismo e il liberalismo, che in realtà sono spinta propulsiva di cambiamento e

mutano la società troncando la tradizione. In ultimo luogo abbiamo la riflessività sociale che coincide con la

condizione all'interno della quale i cittadini devono affrontare il cosiddetto " caos dell'informazione" causato

soprattutto dalla caduta dei fondamentalismi e dal cambiamento del tradizionalismo. In una civiltà permeata

da una maggiore riflessività ogni cittadino è chiamato a fare uno sforzo in più per poter filtrare le

informazioni e contrariamente a quanto accadeva prima non sono più le élite che hanno un controllo totale

(rimangono tuttora delle élite che possono influire nel processo di comunicazione) e fanno da "filtro"

all'informazione, bensì i cittadini si fanno un'idea delle informazioni e successivamente (anche attraverso la

condivisione su un proprio profilo social network) decidono di poterla "trasmettere" o meno ai cittadini che

non conoscono la situazione. Il rapporto tra stato e cittadini è quindi mutato : « nella sfera della politica gli

stati non possono più trattare tanto sbrigativamente i loro cittadini come "sudditi". La richiesta di ricostruire

la politica e di eliminare la corruzione, così come la diffusa ostilità nei confronti dei meccanismi politici

istituzionali, sono tutte espressioni, almeno in parte, della crescente riflessività sociale >> (Giddens 1997

pag. 15).

3.2 Un uomo migliore ?

E' quindi possibile che un aumento del numero delle informazioni ritrovabili nel mondo ma soprattutto nel

web grazie alle condivisioni degli utenti possa portare ad un aumento delle richieste che vengono fatte da

parte dei cittadini alle proprie istituzioni per cercare di regolare i "torti", le ingiustizie subite all'interno della

società ? In un’epoca in cui compaiono termini come transumanismo o post-umanismo con caratteristiche

che rendono l'uomo capace di superare quella che è la condizione limitata della propria fisicità e di collegarsi

e "aumentare" le proprie capacità attraverso l'utilizzo delle macchine sembrerebbe di poter rispondere di sì.

Se consideriamo che gli uomini, i cittadini, per riconoscere di appartenere ad una certa cittadinanza abbiano

bisogno di sapere quali siano i propri diritti e i propri doveri ( e quindi sappiano anche quali sono i limiti

entro i quali uno stato o un altro soggetto si possano muovere prima di lederli, i diritti) potremmo pensare

che l'uomo potrebbe trasporre sul web automaticamente nella sua versione aumentata nient'altro che quelle

che sono le proprie considerazioni, come se lo facesse all'interno della realtà. Essendo Internet una realtà che

aumenta le nostre funzioni cerebrali, l'uomo non fa nient'altro che "esercitarla" e la utilizza come se fosse

una parte del corpo : un braccio, una mano, una gamba. Si trattano ovviamente di prospettive all'interno del

quale oggi il dibattito è in pieno fermento ma rimanendo nell'ottica del post-umanismo potremmo dire che

«il corpo stesso dovrebbe essere sempre di più riconosciuto come una semplice protesi, una riconsiderazione

delle modalità di definizione dell'essere umano. Questo nuovo essere umano si troverebbe nella condizione

naturale per interagire con macchine intelligenti» (Rodotà 2012, pag. 346) in una fusione tra quelle che

saranno le componenti meccaniche del mondo, i robot e le intelligenze artificiali, e quelle che sono le

componenti biologiche senza che si possa dire che una di queste componenti è più umana dell'altra. D'altra

parte il fidarci troppo delle nostre nuove funzionalità extracorporee potrebbe portarci nel lungo periodo a

fidarci troppo della soluzione offerta dai nostri "organi" tecnologici e a non spingerci a cercare di utilizzare il

cervello umano (che sul piano teorico e pratico dovrebbe essere sempre di grande utilità) nelle situazioni che

richiedono una capacità di problem solving (anche minima) o di prendere in considerazione più elementi a

nostra disposizione. Fidarci troppo «potrebbe indurci a smettere di cercare metodi più innovativi » e

impedirebbero « lo sviluppo di quella che in precedenza abbiamo chiamato "immaginazione narrativa" e che

alcuni definiscono "pensiero sistemico": un approccio che salvaguarda sia la complessità delle cause sia

quelle degli effetti di un problema e che, anzichè ridurre le fonti dello stesso problema a una manciata di

fattori facilmente identificabili e controllabili, cerca di ridefinirli nel senso delle relazioni, delle strutture e

dei processi». (Morozov 2014, pag. 368) Un impigrimento delle nostre abilità mentali per scaricare la

maggior parte delle nostre operazioni sui nostri "nuovi arti" digitali non porterebbe nient'altro che a una

decrescita personale e al contrario ad un aumento dell'intelligenza della macchina, vera protagonista dei

processi complessi. A questo dunque si può collegare senza ombra di dubbio il problema della cosiddetta"

ignoranza delle masse" che per mancanza di voglia di approfondimento si limitano ai primi risultati che

fuoriescono dai motori di ricerca riducendosi in questa maniera la possibilità di poter trovare

un'informazione con elementi di maggiore veridicità. A questo problema Clerici, De Pra e Salviotti (2012)

consigliano un importante attenzione a diversi elementi che permettono di valutare la qualità delle

informazioni ricercate

⦁ Credibilità : determinata dall'autorevolezza della fonte, dalla presenza di meccanismi di controllo e

dalla disponibilità di meta-informazioni sui contenuti pubblicati;

⦁ Accuratezza : determiminata dalla tempestività e dalla completezza e precisione delle informazioni

pubblicate;

⦁ Ragionevolezza : determinata dall'equità, dall'oggettività, dalla moderatezza e dalla coerenza che

contraddistinguono i contenuti pubblicati;

⦁ Confermabilità : determinata dalla presenza di ulteriori fonti e informazioni a supporto del contenuto;

( Clerici, De Pra, Salviotti 2012 pag. 172)

Questo deve essere considerato un punto focale in quanto parte delle condivisioni che vengono effettuate da

parte degli utenti avvengono come "ricondivisioni" di altre informazioni che sono state pubblicate all'interno

del web. Evidentemente una parte della grande quantità di informazioni che si possono trovare all'interno del

web potrebbero essere o avere delle fonti non veritiere e potrebbero quindi alimentare vere e proprie

credenze sbagliate da parte delle persone con un livello di educazione basso e di comprensione della realtà

inferiore e perché no ? Potrebbero trarre in inganno anche uno studente universitario, provocando tensioni

sociali che non sarebbero esistite se vi fosse stato "un filtro" che avesse verificato la qualità del contenuto.

Da questo punto di vista Internet può essere considerato "iperdemocratico" in quanto tutti i punti i vista sono

condivisibili e non si può costringere uno user a non poter ricondividere qualcosa che è già stato pubblicato.

L'attenzione andrebbe quindi rivolta soprattutto ai Social Network stessi che sostituendosi a un giudice,

dovrebbero permettere che venga soddisfatto il bisogno personale di giustizia attraverso l'utilizzo della

condivisione senza che questa vada a minare eccessivamente la sensibilità degli altri utenti. Basti pensare ai

casi di discriminazione razziale, religiosa, culturale e al cyberbullismo, temi quanto mai attuali. D'altra parte,

se è vero che i Social Network possano essere il punto di partenza di contenuti poco veritieri che in alcuni

casi potrebbero spargersi a macchia d'olio è allo stesso tempo vero che attraverso il dialogo continuo

all'interno delle piattaforme le persone possono arrivare a mutare il proprio punto di vista proprio come

accade in una democrazia. Il processo di autoapprendimento che avviene nel web potrebbe migliorare di

giorno in giorno ed educare ad un migliore utilizzo delle fonti e a valutare (se non si vogliono ricevere

commenti negativi, sintomo che qualcuno non apprezza) se condividere determinati contenuti o meno. I

cittadini attivi nel processo di utilizzo del web 2.0 possono essere più o meno consapevoli dei contenuti che

pubblicano ma è certo che « la possibilità di condividere in tempo reale non solo informazioni, ma anche

materiali o beni sono caratteristiche destinate a innovare profondamente l'azione civica e le sue

categorizzazioni >> (Moro 2013, pag.172).

3.3 La coscienza mondiale

Mcluhan ha considerato da sempre il computer come un sottoprodotto dell'automazione che deriva

direttamente dall'elettricità : muovendosi,l'elettricità, alla velocità della luce questa porta ad una

consapevolezza totale del processo di informazione che troviamo al suo interno. Questo pensiero ben si

adatta alla definizione di riflessività sociale donata da Giddens, di un tipo di società costretta ad avere a che

fare con una mole enorme di informazioni che provocherebbero un aumento delle sollecitazioni,delle

richieste di giustizia dal basso e che non potrebbero più essere limitate da parte delle “tradizioni” che

facevano da scudo ad alcune realtà (per esempio l’emancipazione femminile). Marshall Mcluhan in realtà fa

molto di più ed esprime una previsione «Il computer è il principale elemento di quell'ibridazione di

tecnologie video che ci avvierà verso una coscienza mondiale» e ancora «Grazie ai mezzi elettronici, ogni

giorno nel nostro pianeta saranno drammaticamente rese note la fame nel mondo e la condizione dei senza

tetto>> (Marshall Mcluhan e Powers 1986, pag. 136 ) prevedendo dunque uno spazio sempre maggiore

dedicato agli ultimi ed in particolare uno spazio rilevante dato a questa "coscienza mondiale", a questo "tutto

collettivo" che rifiuta in maniera automatica il comando centrale da parte del sistema ma che al contrario

tende ad avere un pò una struttura democratica, un pò una struttura anarchica, facendo in modo di rendere

evidenti ciò che c'è di poco condivisibile nella realtà ma condivisibile nel web : un modo per risolvere il

proprio senso di ingiustizia. Clay Shirky (2009) riprende in parte il punto di vista portato avanti da Mcluhan

utilizzando il concetto di azione collettiva : un gruppo che « agisce come tutt'uno» (Clay Shirky 2009, pag.

107) e che cerca attraverso un'idea condivisa di portare a fondo un obiettivo. Ora, certamente i due autori si

riferiscono a due cose diverse, in quanto da una parte Shirky presuppone che questo sia un gruppo anche

numeroso ma non troppo e dall'altra parte Mcluhan ci parla di coscienza collettiva vedendo come l'intero

universo di persone connesse che sono partecipi al processo di condivisione dell'informazione. Viene da

domandarsi cosa possa accadere nel caso in cui un'idea possa essere condivisa dalla maggior parte dei

computer, o meglio, dei dispositivi connessi ad internet uniti in gruppo, che si renderebbero partecipi di un

enorme processo di azione collettiva. Sarebbe questa, sì, la vera coscienza mondiale, che permetterebbe in

ogni momento e soprattutto nei momenti in cui accade qualcosa di poco condivisibile di intervenire : quanto

sarebbe più grande la percezione dell'ingiustizia subita per un sempre maggiore numero di persone tanto più

la "pressione" dell'opinione pubblica sulle istituzioni diventerebbe crescente. Lo stesso Clay Shirky (2009)

spiega che Internet ha di fatto eliminato i due importanti ostacoli all'azione collettiva dati dalla località

dell'informazione e dalle barriere che si creano per la creazione di gruppi. Le barriere cadute alla possibilità

di creazione di nuovi gruppi fanno parte del processo che porta dalla condivisione alla collaborazione ed

infine all'azione collettiva. La caduta dell'ostacolo della località dell'informazione rende il futuro del web

ancora più incredibilmente interessante in quanto potremmo vedere dei modelli ibridi di cittadinanza

cosmopolita, di cittadinanza elettronica e di cittadinanza attiva che potrebbero portare alla creazione di un

nuovo tipo di cittadinanza, un tipo di cittadinanza all'interno del quale convivano il sentimento di esser parte

della globalità, di essere cittadini del mondo e dall'altra parte della condivisione collettiva di diritti e doveri

vecchi ed anche nuovi : la nascita di una cittadinanza del web mondiale che attraverso il processo di

empowerment si rende conto per numero e per organizzazione di poter risolvere i problemi e le ingiustizie

che si subiscono, si emancipa dalla sua condizione di impotenza e decide di essere coscienza protagonista

del mondo. La trasformazione progressiva della tecnologia potrebbe aver messo nelle mani dei soggetti

deboli della società la capacità di poter far sentire in maniera forte la propria voce e di mettere così in moto

un processo di revisione delle istituzioni dello stato di diritto democratico mai pensate. Il Manifesto degli

eguali nel 1797 diceva ironicamente « Tacete miserabili! L'eguaglianza di fatto è solo una chimera;

contentatevi dell’uguaglianza presuntiva : siete tutti eguali di fronte alla legge » (Sylvain Maréchal 1797).

Un proletario vissuto tra il 1700 e il 1800 attraverso i suoi mezzi di comunicazione non aveva la possibilità

né di potersi mettere in contatto all'istante con qualcuno, né tantomeno di poter far giungere questo

messaggio in tutta velocità dall'altra parte del mondo. Come ipotizzato da Rodotà che ci ha parlato di

"desiderio di maggiore uguaglianza" attraverso la nuova identità creata sul profilo Social Network e come

asserito da Mcluhan, di un mondo elettronico che decentralizza il sistema e mette in discussione le basi, le

forme geometriche che l'uomo occidentale aveva ricostruito nei secoli, il web potrebbe rappresentare la

maggiore possibilità dei nuovi deboli, dei nuovi proletari, dei nuovi sfruttati di poter rispondere in ogni

occasione a quel « Canaglia, che più ti occorre ? » (Sylvain Maréchal,1797) che tanto nella storia ha creato

incomprensione, divisione, mancanza di ascolto : il contrario della concezione della democrazia.

3.4 Protesta&Ingiustizia | Universitari di Kinshasa – Universitari di Roma

Oui55%

Non45%

Avez-vous jamais protesté sur la toile pour une question à la quelle vous etes vraiment liés?

Oui Non

Vraiment Injuste

84%

Assez Injuste

9%

Peu Injuste

4%

Pas Injuste

3%

La corruption des politiciens est-elle injuste ?

Vraiment Injuste Assez Injuste

Peu Injuste Pas Injuste

Vraiment Injuste

67%

Assez Injuste

15%

Peu Injuste

7%

Pas Injuste

11%

Une atteinte à l'environnement?

Vraiment Injuste Assez Injuste

Peu Injuste Pas Injuste

Vraiment Injuste

64%Assez

Injuste9%

Peu Injuste16%

Pas Injuste11%

Harcelement des Animaux

Vraiment Injuste Assez Injuste

Peu Injuste Pas Injuste

Vraiment Injuste

75%

Assez Injuste

15%

Peu Injuste6%

Pas Injuste4%

L'assassinat d'une personne connue personnellement

Vraiment Injuste Assez Injuste Peu Injuste

Vraiment Injuste

70%

Assez Injuste

14%

Peu Injuste6%

Pas Injuste10%

L'assassinat d'une personne inconnue

Vraiment Injuste Assez Injuste

Peu Injuste Pas Injuste

Vraiment Injuste

78%

Assez Injuste

11%

Peu Injuste9%

Pas Injuste2%

Un vol à l'arraché devant vous

Vraiment Injuste Assez Injuste

Peu Injuste Pas Injuste

Vraiment Injuste

71%

Assez Injuste

19%

Peu Injuste7%

Pas Injuste3%

Un vol connu sur les medias

Vraiment Injuste Assez Injuste

Peu Injuste Pas Injuste

In generale gli utenti universitari italiani protestano più spesso all’interno della rete probabilmente perché

hanno “interiorizzato” meglio lo strumento e vivendo in società all’interno delle quali la libertà di

espressione è favorita dal contesto dello stato democratico, si sentono molto spesso in dovere di dire la

propria. In genere gli studenti dell’Università di Kinshasa dimostrano nei vari livelli di percezione

dell’ingiustizia livelli piuttosto simili a quelli degli omologhi occidentali : la diversità deve essere colta

quando il livello percentuale di “veramente ingiusto” differisce molto tra i due campioni. E’ il caso del reato

ambientale e della persecuzione degli animali, ovviamente assolutamente normale per uno stato del terzo

mondo in cui buona parte delle colture sono ancora create a seguito di incendi dolosi e in cui non esiste

ancora “l’animale domestico”. Dei risultati molto interessanti sono osservabili invece in dei sondaggi

sottoposti esclusivamente agli universitari europei : in genere le tasse e l’accoglienza dei cittadini migranti

sembra siano assolutamente accettabili. E’ inoltre più accettabile (abbastanza ingiusto e non veramente

ingiusto) che un povero infranga le regole per sopravvivere, non pagando le tasse o “rubando ai ricchi”.

4) Libertà&Rivoluzione

4.1 L’egemonia in Internet ?

« Il rapporto tra gli intellettuali e il mondo della produzione non è immediato, come avviene per i gruppi

sociali fondamentali, ma è «mediato», in diverso grado, da tutto il tessuto sociale, dal complesso delle

superstrutture, di cui appunto gli intellettuali sono i «funzionari». Si potrebbe misurare l'«organicità» dei

diversi strati intellettuali, la loro piú o meno stretta connessione con un gruppo sociale fondamentale,

fissando una gradazione delle funzioni e delle soprastrutture dal basso in alto (dalla base strutturale in su). Si

possono, per ora, fissare due grandi «piani» superstrutturali, quello che si può chiamare della «società

civile», cioè dell'insieme di organismi volgarmente detti «privati» e quello della «società politica o Stato» e

che corrispondono alla funzione di «egemonia» che il gruppo dominante esercita in tutta la società e a quello

di «dominio diretto» o di comando che si esprime nello Stato e nel governo «giuridico». » (Antonio

Gramsci, 1975 )

Antonio Gramsci ne “Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura” facente parte dei “Quaderni del

carcere” (scritti tra il 1929 e il 1935) fa una riflessione su quello che è nella società il ruolo dell’intellettuale,

del loro ruolo di “funzionari delle superstrutture” e quindi di rappresentanti delle idee dominanti che si

possono ritrovare all’interno della società civile.

L’egemonia culturale « è un concetto che indica le varie forme di «dominio» culturale e/o di

«direzione intellettuale e morale» da parte di un gruppo o di una classe che sia in grado di imporre ad altri

gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro

interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di controllo » (Wikipedia) . In sostanza

l’egemonia prevede che all’interno di una determinata società civile i comportamenti, le istituzioni, il

sistema scolastico, la religione, le regole del gioco siano tutti elementi facenti parte di un sistema che è

considerato come “normalità” ma che in realtà è un’imposizione di un sistema di idee, di un’ideologia

egemonica. All’interno di questo ragionamento, se ci dovessimo rifare al libro “La fine della storia” di

Francis Fukuyama (1992), la società attuale non starebbe altro che vivendo l’ideologia liberale/liberista che

coniuga da una parte sistemi di mercato “aperti”, globalizzati, e dall’altro lato stati di diritto e organizzazioni

internazionali che permettono all’attuale sistema di idee di continuare ad andare avanti con prosperità.

Gramsci proponeva la formazione della coscienza di classe anche con l’aiuto degli intellettuali che avrebbero

fatto nascere l’ideologia contro-egemonica che avrebbe lottato contro il dominio intellettuale borghese : la

società civile sarebbe diventata il campo di battaglia all’interno del quale si sarebbe combattuto lo scontro tra

le due diverse ideologie. Non che Marx non avesse capito l’importanza della realtà : seguendo il pensiero di

Feuerbach, come ci riferisce Giddens (1975) , viene data (soprattutto nel periodo delle opere giovanili)

un’importante rilevanza a tutto ciò che rappresentano i fenomeni reali che deriverebbero a loro volta gli

“ideali”. L’uomo (siamo nella “Critica della filosofia Hegeliana del Diritto Pubblico”), partecipando in modo

alienato al mondo ideale della religione, della piena partecipazione alla vita pubblica statale non può vivere

mai “nella vera democrazia” e non può mai «superare l’alienazione prodottasi tra l’individuo e la comunità

politica, risolvendo la dicotomia tra gli interessi egoistici degli individui che compongono la società civile e

il carattere sociale della vita politica» (Giddens 1975, pag.33). Probabilmente anche in un momento di

maggiore maturità lo stesso Marx rispetto a Gramsci sconterà un po’ troppo le letture di Economia Politica

che ragionavano in funzione di numeri, guadagni e valori aggiunti e poco sui rapporti sociali che

comportavano le relazioni economiche : la società civile come terreno di scontro intellettuale tra i vari

sistemi di idee dà al progetto socialista una dimensione nuova, che riflette anche sul fatto che il regime

capitalista non crolla semplicemente con una crisi economica/la rivolta del proletariato, come auspicato da

Marx nel Manifesto, ma deve crollare nella lotta combattuta sul piano delle idee. Al fine di combattere la

lotta intellettuale il controllo di quelli che sono i mezzi di comunicazione che interpretano e aggiungono

elementi nella creazione della coscienza collettiva è un punto senza dubbio da ritenere rilevante. Internet è

anch’esso terreno di scontro all’interno del quale possono emergere diverse idee contrastanti. Tornando alle

tematiche rilevanti del Diritto all’accesso in Internet e quella molto importante della Neutralità della Rete

(precondizione al fine che il Diritto all’accesso in Internet non venga svuotato), l’implementazione di questi

ultimi risulta focale per arrivare a dei risultati concreti in termini di maggior uguaglianza. In particolare

secondo Rodotà (2014) negli ultimi tempi Google e Facebook e alcuni stati (come ad esempio la Cina)

stanno seguendo una politica che impedisce l’accesso in Internet in assenza di una dichiarazione della

propria identità “reale” : ciò limiterebbe fortemente quella che era la libertà di espressione che è possibile

trovare in tutti gli strumenti che vengono offerti dal web 2.0 . Da una parte gli stati ed anche le imprese “per

ragioni di sicurezza” richiedono una trasparenza obbligata a tutti gli utenti naviganti ma è sempre vero che al

contrario degli stati (legittimati dai popoli che riconoscono il potere che lo stato esercita) le imprese non

dovrebbero aver alcun potere democraticamente legittimato che gli permetta di poter avere questi dati. Al

contrario il superamento dell’anonimato e dello pseudonimo utilizzato all’interno della rete sarebbe un modo

per arrivare facilmente ad informazioni come le preferenze, le abitudini ed i gusti che vengono utilizzati per

aumentare i fatturati aziendali. Il controllo della rete dunque potrebbe essere più accettabile nel caso in cui

uno stato utilizzi le informazioni personali dell’utente per motivi “di sicurezza” e oltrepassi quelli che sono i

diritti riconosciuti solo nei casi in cui si ritenga assolutamente essenziale. Meno accettabile sarebbe il

controllo dei dati motivato dal fatto che gli agenti privati ed in particolare le società del Web agiscono

secondo principi economici : proprio per questo motivo secondo Rodotà i diritti del navigante non

dovrebbero essere oltrepassati. Verrebbe da chiedersi dunque tra i soggetti privati ed i soggetti pubblici chi

abbia realmente più potere in Internet e se esista un soggetto che riesca ad influenzare in maniera rilevante le

idee che vi sono all’interno della rete, ad imporre un’ideologia egemonica. Innanzitutto è da ricordare che

Internet è un’invenzione pubblica di un progetto militare degli Stati Uniti e aspetti centrali come la

registrazione dei domini sono sempre stati gestiti dall’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and

Numbers), controllati a loro volta dal commercio americano attraverso la National Telecommunications and

Information Administration, l’NTIA. Negli ultimi tre anni è stata impressa un’accelerazione per rendere

condiviso il sistema di governance di Internet, che passerebbe dal controllo del Dipartimento di commercio

americano al controllo della comunità internazionale : «On 14 March 2014, the U.S. National

Telecommunications and Information Administration (NTIA) announced its intent to transition its

stewardship of the IANA functions to the global multistakeholder community>> (Icann, 2014). La

transizione che viene portata avanti di spontanea volontà dal dipartimento prevede tre fasi di cui le prime due

sono state superate. All’interno della prima fase il governo degli Stati Uniti di concerto con esperti, aziende,

governi e società civile doveva definire una proposta che avesse delle caratteristiche ben precise : << NTIA

said the transition proposal must have broad community backing and

● Support and enhance the multistakeholder model;

● Maintain the security, stability, and resiliency of the Internet DNS;

● Meet the needs and expectations of the global customers and partners of the IANA services;

● Maintain the openness of the Internet. » (Ntia, 2016)

Un ulteriore condizione posta dal governo degli Stati Uniti alla produzione della proposta era che l’ICANN

non fosse sostituita nel controllo da un ulteriore soluzione governativa o intergovernativa : in questo è

evidente l’interesse da parte del governo americano di non lasciare la proposta nelle mani dei “governi

sbagliati”, nell’era della cybersicurezza e dei dati sensibili rilasciati da miliardi di users nel mondo

l’obiettivo evidente è quello di stabilire la “vera” neutralità della rete al fine di tutelare utenti, consumatori e

imprese. Il processo al momento è arrivato nella seconda fase, essendo stato accettato dalla National

Telecommunications and Information Administration. In particolare il 09/06/2016 la proposta presentata

incontra «the criteria NTIA outlined in March 2014 when it stated its intent to transition the U.S.

Government’s stewardship role for the Internet domain name system (DNS) technical functions, known as

the Internet Assigned Numbers Authority (IANA) functions.

The announcement marks an important milestone in the U.S. Government’s effort to complete the transition

of the Internet’s domain name system and ensure that the Internet remains a platform for innovation,

economic growth, and free speech. » (Ntia, 2016) . Si tratta come scritto nella dichiarazione di decisioni di

un’importantissima rilevanza all’interno della prosecuzione della storia di Internet e l’inizio potenziale di

una cittadinanza digitale cosmopolita con un sistema di governance condiviso a livello globale. D’altro canto

la transazione è stata vista pure come un modo da parte dell’amministrazione Obama di diminuire le

polemiche riguardanti il famoso caso Datagate che ha portato una progressiva perdità di di fiducia dei

cittadini americani nei confronti delle istituzioni (in particolare nei confronti della National Security

Agency) e ancor di più una sfiducia collettiva da parte dell’opinione pubblica mondiale nei confronti degli

Stati Uniti (Repubblica, 2014) . Al momento sembrerebbe dunque che attori pubblici e in questo caso

particolare l’attore pubblico degli Stati Uniti abbia ancora un controllo rilevante su quella che è la struttura e

la registrazione dei domini a livello mondiale ( questo davvero un “potere”, una capacità di influenzare

fortemente i soggetti privati ed anche i governi nel 2016). Al di sotto di questo livello di controllo quale

potrebbe essere il livello di potere in termini anche di dominanza culturale che viene detenuto da parte dei

privati ? In realtà tantissimo : Internet nasce come progetto militare ma a partire del 1992 le sue possibilità di

sviluppo commerciali vengono fortemente viste al rialzo come testimonia la crisi delle Dotcom spiegata da

Ryan (2010) : essa viene paragonata a quello che fu nel 1634 la corsa al “tulipano” all’interno della

Repubblica olandese. Accadde infatti che i commercianti dando un valore spropositato ad un oggetto (il

tulipano) la quale redditività era molto più bassa si ritrovarono dopo alcuni anni ad aver fatto parte di una

corsa irrazionale senza avere grandi benefici dagli investimenti compiuti. Lo stesso meccanismo accadde in

quello che è il famoso fenomeno della bolla digitale scoppiata all’inizio degli anni duemila : gli investitori

avendo tutti i segnali che le società di Internet rappresentassero la “rivoluzione del mercato” che avrebbe

ingrandito enormemente l’economia mondiale e ridotto la povertà, semplicemente si fidarono di questi titoli.

Nel momento però in cui qualcuno si è accorto che i valori spropositati che avevano raggiunto le Dotcom

non corrispondevano ai dividendi sperati, una fuga altrettanto irrazionale e improvvisa scatenò la bolla di

Internet che a partire dall’estate del 2000 sino ad arrivare al 2001 provocò delle perdite incredibili ai mercati

borsistici internazionali. La fiducia da parte degli investitori era data probabilmente dall’incredibile

pubblicità che era stata fatta alla rete stessa e dall’andamento delle vendite al dettaglio di società come Ebay

che fin dall’inizio del proprio business avevano dimostrato una stabilità economica e tantissimi potenziali :

un’asimmetria informativa di cosa fosse realmente Internet e di quanto effettivamente sarebbero stati i

guadagni nel breve-medio periodo aveva messo in difficoltà tutto il sistema di Venture Capital e Business

Angels, il sistema di investimento del capitale di rischio nelle aziende. Ad ogni modo finita la crisi digitale le

vendite al dettaglio delle piattaforme E-commerce continuarono ad aumentare e mentre una parte delle

Dotcom erano state eliminate dalla furia irrazionale del mercato altrettante Start Up nascevano e andavano a

creare un nuovo ecosistema che fino ai giorni nostri ha visto continue innovazioni e nascita di nuovi

importantissimi attori in campo. Il motore di ricerca Google viene incominciato a sviluppare nel 1996 da

Sergey Brin e Larry Page, fondamentalmente introducendo il concetto del “posizionamento di pagina” che

premiava i siti che erano maggiormente citati e richiesti all’interno del web. La piattaforma nonostante i

tentativi di acquisto da parte di altre società (Yahoo offrì invano tre miliardi di dollari per assicurarsi il 100%

di Google ) non venne mai venduta ed ebbe uno sviluppo tale che adesso Google è solo un sito parte della

Holding principale “Alphabet” che riunisce tutti i progetti all’interno dei quali sono stati fatti investimenti

per l’ingrandimento della struttura aziendale. I progetti riuniti sono i più disparati e raccolgono <<smaller

bets in areas that might seem very speculative or even strange when compared to our current businesses>> (

Alphabet, 2016) come affermato dagli stessi fondatori del motore di ricerca : sono stati fatti investimenti in

Tecnologia, Biotecnologie, Investimenti Finanziari (Google Ventures) e Ricerca. Tra questi va citato nelle

realtà tecnologiche del gruppo il sistema operativo Android che rappresenta il primo sistema operativo al

mondo per dispositivi mobili e va sottolineato che la holding Alphabet è ormai la seconda per

capitalizzazione di mercato al mondo dopo Apple (http://www.marketwatch.com/investing/stock/googl) . Si

tratta di un enorme realtà privata mondiale che mette fortemente in dubbio la neutralità di Internet ed inoltre

rende dubbio se le proporzioni di controllo raggiunte in alcuni settori di mercato siano del tutto lecite : la

Commissione Europea per la concorrenza negli ultimi anni ha aperto diversi fascicoli al fine di chiarire la

struttura di Google prima e attualmente di Alphabet. Formalmente i primi due casi, di cui il primo è stato

archiviato, si sono concentrati sulle ricerche Web e le singole funzionalità offerte da Google ed infine tra i

rapporti fra gli Original Equipment Manufacturer, i produttori degli Smartphone, e il sistema operativo

Android . In particolare il caso (ancora aperto) riguardante il sistema operativo Android dimostrerebbe un

evidente abuso della posizione dominante del colosso : infatti viene imposto alle aziende produttrici di avere

le applicazioni, tra cui il motore di ricerca Google Chrome, direttamente installate all’interno dello

Smartphone. Da un punto di vista teorico il danno è evidente : si elimina sin dalla partenza la concorrenza

avendo già l’assicurazione di avere il sistema operativo più utilizzato al mondo e non si permette ai

consumatori di poter ricevere potenziali benefici erogati da altre aziende digitali sviluppatrici che potrebbero

offrire un prodotto migliore rispetto alla società di Mountain View. Il danno di abuso di posizione dominante

è duplice e investe da un lato le società concorrenti che non riescono ad emergere e dall’altro lato i

consumatori che in questo caso non hanno un danno economico (in quanto i servizi dei motori di ricerca

sono tutti gratuiti e un consumatore deve pagare esclusivamente i costi dell’accesso ad Internet per poter

godere dell’informazione web ) ma bensì hanno un danno in termini qualitativi, la qualità del prodotto

livellata al basso per colpa della posizione dominante della società digitale. La holding Alphabet ha

un’influenza molto forte nei confronti degli Stati stessi ed insieme ai partner e competitors commerciali

digitali (ad esempio Facebook, Twitter ecc.) si muove in modo di poter far legittimare i propri interessi

attraverso azioni di Lobbying. Non si tratta assolutamente di nulla di nuovo : ad esempio la commissione

europea nell’attuazione di quello che è l’interesse generale dei cittadini europei secondo i trattati ha il dovere

di dover parlare con tutti i soggetti al fine di poter fare delle proposte legislative a Consiglio e Parlamento

europeo, il che include ovviamente il portare avanti discussioni con le aziende private. Rodotà parlando di

Google spiega «non è soltanto una delle strapotenti società multinazionali. E’ un potere a sé, superiore a

quello di un’infinità di Stati nazionali, con i quali negozia da potenza a potenza . E’ interlocutore quotidiano

di centinaia di milioni di persone alle quali offre la possibilità di entrare e muoversi nell’universo digitale.

Governa corpi, conoscenza, relazioni sociali. Perciò ha bisogno di una legittimazione forte, sostanzialmente

politica , che ha cercato e ottenuto proprio con qualche forma di resistenza a richieste degli Stati, ad esempio

la Cina o gli stessi Stati Uniti, presentandosi così al mondo come il campione dei diritti civili proprio nei

territori ai quali appartiene il futuro. Ma questa legittimazione forte non può essere lasciata a un soggetto

economico, essere “privatizzata” » ( Rodotà 2014, pag. 59). L’innovazione della proposta portata avanti dal

professor Stefano Rodotà sta nell’idea della creazione di un “Internet Bill of Rights” che coinvolga una

moltitudine di soggetti : il fine è quello di arrivare a una costruzione orizzontale di un testo di diritti e doveri

dei naviganti che li protegga da potenziali ingerenze statali e d’altra parte dal mercato e dalle grandi aziende

digitali desiderose innanzitutto di scoprire le loro abitudini di navigazioni (Google e Facebook in primo

luogo ma possono essere citate anche Twitter, Microsoft, Amazon, Yahoo! ed Apple). La risposta alla

domanda se vi sia una sorta di Egemonia culturale o controllo prominente o ideologia egemonica da parte di

un gruppo di comando privato o pubblico in Internet si conclude con quelle che sono le risposte donate da

Alberto Clerici, Maurizio De Pra e Gianluca Salviotti e in secondo luogo dallo stesso Rodotà : « Il Web non

è governato da organismi o istituzioni che possano stabilire l’attendibilità di una notizia o la veridicità di un

dato. Allo stesso modo, non esistono automatismi in grado di individuare e bloccare la circolazione di

contenuti di cattiva qualità . Anzi, il pervasivo utilizzo di strumenti come i Social Network, i blog, i

microblog contribuisce a propagare le informazioni in modo velocissimo, in virtù di un effetto passaparola

impossibile da controllare» (Clerici, De Pra, Salviotti 2012, pag. 176). Il professor Rodotà (2014) è

d’accordo con il fatto che il potere della rete sta proprio nel fatto che il “free speech” e la libertà di poter

condividere con gli altri il proprio pensiero è la caratteristica principale che rende ancora la rete uno spazio

in cui il controllo o l’egemonia culturale di un gruppo non sono evidenti. Significativa può essere

considerata anche la fiera dichiarazione di indipendenza del Cyberspazio stilata nel 1996 a Davos (Svizzera)

che invita i governi e le leggi del mondo reale a “stare fuori” da quella che è una realtà basata sulla libertà di

parola e sulla partecipazione delle persone senza alcuna discriminazione di sesso,età, etnia o religione ( John

Perry Barlow, 1996).

4.2 Il megafono della realtà

Alla luce dei ragionamenti svolti viene da chiedersi : più capitalismo o più socialismo in Internet ? Più

competizione o più solidarietà ? Più egoismo o più altruismo ? In ogni forma di società esistente la proprietà

privata e il libero commercio secondo Luciano Pellicani (2013) portano alla creazione dell’ordine capitalista.

Se si lasciasse dunque in una semplice società di permettere anche il minimo scambio di oggetti in cambio di

una forma di pagamento saremmo sempre all’origine di un fenomeno che potrebbe portare alla creazione di

una società che ha come suo unico obiettivo «la massima produzione di plusvalore, e di conseguenza il

maggiore sfruttamento possibile della forza lavorativa da parte del capitalista» (Marx 2015, pag. 248) . E’

possibile per Internet che rappresenta l’ennesima innovazione dell’uomo, in piena continuazione con quella

che è la logica del capitale che sopravvive anche grazie al mutamento della tecnologia, riuscire a non

individuarvi una forma di società capitalistica ? Sembrerebbe, vista la realtà delle cose, di poter dire di no

perchè «ovunque volgiamo lo sguardo, troviamo germogli di capitalismo e in certi specifici casi, persino

forme di produzione e di scambio tipiche del protocapitalismo» (Pellicani 2013, pag. 24). Dobbiamo dunque

partire dal presupposto che il mercato con le sue forme e i suoi modi di esprimersi è parte integrante di

Internet quanto lo è e lo è stato per la società . La proprietà privata e lo scambio facendo parte di Internet

fanno significare che il capitalismo ne è all’interno. Come possiamo dunque far valere ancora ancora la

nostra solidarietà verso il prossimo in una rete che è in piena continuazione della logica del capitale,

dell’individualizzazione, della globalizzazione economica ? La risposta normale alle tensioni, ai grandi

cambiamenti sociali ed economici che avvengono negli ultimi tempi può secondo Rodotà (2014) portare ad

una chiusura da parte degli individui nel gruppo, in tutto ciò che è più simile alla nostra identità e può essere

considerato diverso da “altro”. L’unico modo che sarebbe rimasto all’uomo per cercare di “difendersi” dall’

irrazionalità dei mercati sarebbe quella di far ridiventare forte la “nazione”, la “sovranità”, la “località” e

cercare in ogni modo di tenere al di fuori del sistema la diversità. Secondo l’autore «il riconoscimento si

presenta così come ulteriore elemento costitutivo della solidarietà, con effetti immediati sul modo in cui si

istituisce il suo rapporto con l’eguaglianza>> ( Rodotà 2014, pag. 87 ) e ciò avviene attraverso la non

discriminazione di ciò che è diverso da noi per la razza,l’età,le carattere fisiche (tra cui gli handicap), la

lingua ecc.. Viene in mente sin da subito che la Dichiarazione d’indipendenza del Cyberspazio scritta

dall’attivista per i diritti digitali John Perry Barlow si basa sulla non discriminazione e soprattutto sul

principio della libertà di espressione, elemento cruciale per comprendere la diversità della rete «Stiamo

creando un mondo dove tutti possano entrare senza privilegi o pregiudizi basati su razza, potere economico,

militare, o stato sociale.

Stiamo creando un mondo dove chiunque ovunque possa esprimere le proprie opinioni, non importa

quanto singolari, senza paura di venire costretto al silenzio o al conformismo.

I vostri concetti legali di proprietà, espressione, identità, movimento e contesto non si applicano a noi.

Sono basati sulla materia. Qui non c'e' alcuna materia. » . L’accettazione soprattutto della libertà di

espressione avviene nella totale legittimazione ,come prima detto, da parte del governo degli Stati Uniti

(sinora rimasto controllore dell’assegnazione dei domini internet anche nelle forme nazionali , ad esempio .it

.fr ) che continua a lavorare per assicurare « that the Internet remains a platform for innovation, economic

growth, and free speech.>> L’accettazione piena della diversità diventa elemento fondamentale al fine di

garantire l’eguaglianza e la condizione di inclusione all’interno della società è frutto del processo di

congiunzione tra eguaglianza e solidarietà perchè « proprio muovendo da queste considerazioni, l’inclusione

si manifesta nel riconoscimento di un ruolo attivo a tutti i soggetti interessati nel discorso pubblico e nei

processi sociali >> (Rodotà 2014, pag. 90) . Le varie forme di cittadinanza digitale, cosmopolita e attiva

trovano esattamente, come esaminato nei capitoli precedenti, nelle caratteristiche di Internet un terreno

franco all’interno del quale si può essere inclusi all’interno del discorso pubblico, si può non essere

discriminati ( grazie al diritto alla neutralità e all’anonimato) e attraverso la libertà di espressione arrivare a

prendere consapevolezza di poter cambiare l’esistente maturando un processo di empowerment. Una società

civile globale connessa che si muove per far rispettare i propri diritti, cercando di reclamarne di nuovi ed in

sostituzione di quella che una volta era la classe operaia, contro gli abusi e la mancanza di umanità del

mercato. La mancanza di umanità all’interno delle logiche dell’Economia Politica venivano denunciate

fortemente da Marx che vedeva i lavoratori sfruttati e usati per produrre qualcosa all’interno del quale la loro

attività intellettuale-creativa-sociale e la loro capacità di godere della produzione del bene venivano

completamente esaurite «in qualità di persone indipendenti gli operai sono dei singoli, che stabiliscono un

rapporto con lo stesso capitale senza stabilire tra loro un rapporto sociale reciproco. Essi iniziano a cooperare

solo nel processo lavorativo, ma in questo processo non sono più proprietari di se stessi. Coll’entrarvi si

incorporano nel capitale [...] Essi stessi non sono che un modo d’esistere del capitale>> ( Marx 2015 pag.

251). Il tempo ma soprattutto lo stesso capitalismo che lo stesso Marx aveva definito “rivoluzionario” hanno

cambiato molte cose : in Internet le start Up digitali e le modalità con i quali avviene la creazione di nuove

piattaforme arriva soprattutto grazie all’incredibile capacità di sviluppatori, grafici, creativi arrivano alla

creazione di quel che è il proprio prodotto : non è confrontabile dunque l’operaio lavorante in una fabbrica

londinese della metà dell’800 con un designer di una start up del 2016 perchè essendo lo stesso web al centro

dell’innovazione c’è sempre un maggior bisogno di creatività e diversità rispetto a piattezza e

omologazione. Ma in realtà è lo stesso Marx giovanile a suggerire, come ci spiega Giddens che interpreta i

Manoscritti del 1844, che l’uomo deve essere concepito « come essenzialmente creativo, le cui inclinazioni

naturali vengono frustrate dal carattere repressivo del capitalismo» e ancora «le enormi forze produttive

messe in moto dal capitalismo generano nuove possibilità di sviluppo per l’umanità che sarebbero state

impensabili nei sistemi produttivi che l’hanno preceduto. La struttura dei rapporti sociali nel cui ambito si

svolge la produzione capitalistica rende però inattuabile la realizzazione di tali possibilità >> il lavoro

alienato esprimerebbe « la tensione tra il potenziale creato da una specifica forma di società - il capitalismo -

e l’impossibilità di realizzarlo » (Giddens 1975, pag. 45). Lo sviluppo e il cambiamento della società e la

modifica della struttura dei rapporti sociali porterebbero dunque anche ad una modificazione stessa tra il

capitalismo ed il suo potenziale, tra il rapporto tra capitalisti e lavoratori : è del tutto evidente il

cambiamento avvenuto nell’ultimo secolo con l’innalzamento del tenore di vita e del reddito medio

mondiale. D’altra parte viviamo in un mondo dove la disuguaglianza tende a crescere, dove

● Nel 2015 appena 62 persone possedevano la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, ossia la metà

più povera della popolazione mondiale. Solo nel 2010 erano 388.

● Dall’inizio del secolo ad oggi la metà più povera della popolazione mondiale ha ricevuto soltanto

l’1% dell’incremento totale della ricchezza globale, mentre il 50% di tale incremento è andato all’1%

più ricco.

● Il reddito medio annuo del 10% più povero della popolazione mondiale è cresciuto di meno di 3

dollari all’anno nell’arco di quasi un quarto di secolo, ovvero meno di un centesimo al giorno.

(Oxfam, 2016)

Come possono i deboli difendersi, come indicato da Marx nel Manifesto, nel momento in cui le crisi

mondiali causate dall’irrazionalità e dalle storture di mercato ( come le più recenti) vanno a colpire coloro

che cercano, a volte in modo difficile, di continuare la propria esistenza ? Compare all’orizzonte lo

strumento di Internet come megafono della realtà, della società umana globale digitale nei confronti di un

capitalismo «strana creatura storica : dotata di un’incredibile potenza distruttivo - creativa, ma nello stesso

tempo , estremamente vulnerabile» ( Pellicani 2013, pag. 549). Creatura ammaestrabile o, per sua stessa

colpa, autodistruttiva.

4.3 Libertà D’azione | Universitari di Kinshasa – Universitari di Roma

Oui41%

Non36%

Partiellement

23%

Pensez-vous d'etre libre de vous exprimer dans

l'orentation Sexuelle ?

Oui Non Partiellement

Oui55%

Non9%

Partiellement

36%

Dans l'orientation religieuse ?

Oui Non Partiellement

Oui72%

Non24%

Partiellement4%

Dans l'orientation politique?

Oui Non Partiellement

Oui56%

Non 11%

Partiellement

33%

Dans l'orientation Culturel

Oui Non Partiellement

Oui50%

Non24%

Partiellement

26%

Dans l'identité Personnelle?Oui Non Partiellement

Oui74%

Non11%

Peut-etre15%

Partageriez-Vous sur Internet une situation que vous

considerez "Vraiment Injuste" ?

Oui Non Peut-etre

Non è di facile lettura il motivo per il quale nell’orientamento religioso un universitario europeo sente di

potersi esprimere meno liberamente mentre un omologo di Kinshasa sente di poterlo fare meno nel proprio

orientamento sessuale : probabilmente le differenze sono da ascrivere nelle società in cui vivono e ci sarebbe

bisogno di un approfondimento al fine di trarne delle conclusioni ( in Africa l’omosessualità ad esempio è un

argomento tabù). Il fatto che uno studente universitario di Kinshasa si senta molto libero di esprimersi nel

suo punto di vista politico probabilmente è da collegare anche all’ultimo grafico in cui con convinzione si

ribadisce la volontà di condividere “situazioni veramente ingiuste”. Non essendoci le stesse garanzie in

termini di libertà di espressione dei paesi occidentali è probabile che lo strumento di Internet sia visto in

funzione di un modo per poter trasmettere dissenso. In Europa la percentuale e la convinzione con cui si

condividerebbe una “situazione veramente ingiusta” è inferiore ma pur sempre al di sopra della

maggioranza. Meno comprensibile anche il dato dell’orientamento politico europee : per quale motivo negli

stati delle libertà di espressione solo meno di uno studente su due si sente libero di esprimersi sotto il punto

di vista politico? E’ esso da collegare alla disaffezione generale alla politica o perché vi sono delle “idee”

politiche più accettabili o altre meno ? E’ possibile esso sia collegato al fatto che gli studenti europei siano

più attaccati alla propria Privacy e alle conseguenze della pubblicazione di un post politico e che gli

omologhi congolesi dimostrino in questo una certa ingenuità ? Ovviamente al fine di rispondere a queste

domande servirebbe una profonda analisi della società e quindi delle credenze degli individui che vi vivono.

Infine il quadro dell’identità è quello che sembra più simile tra i due campioni : il cambio del paradigma

della cittadinanza democratica ai tempi della globalizzazione potrebbe renderci più “confusi” o per lo meno

in cerca sempre di “ qualcosa che ci rappresenti meglio”. I Social Network e le forme in uso attualmente nel

web non sono sufficienti a soddisfare questo desiderio di scoprirsi e di rendersi manifesti.

Conclusione

Volendo trarre una conclusione dai ragionamenti e dalle ricerche svolte nel lavoro di tesi si possono

confermare quelle che sono le avvisaglie riportate da autori al centro del dibattito internazionale (Clay

Shirky e Evgeny Morozov tra tutti) riguardo l’aumento del livello di orizzontalità offerto dagli strumenti del

web. Può essere più o meno accettato, ma l’aumento della libertà di espressione di ogni individuo rende

incredibilmente evidente la realtà sociale in cui viviamo. Probabilmente non era così un tempo.

Probabilmente la maggior parte dei rapporti sociali che vivevamo ci permettevano di vivere a nostro agio in

funzione anche degli interlocutori con i quali volevamo o non volevamo interloquire. Era molto più semplice

dividersi in classi sociali e guardarsi con sospetto dal buco di una porta producendo l’idea e le idee di grandi

miti come lo sono state la borghesia ed il popolo (ad esempio). Oggi non è più così semplice. L’aumento del

tenore di vita della popolazione occidentale ha portato progressivamente il popolo a non avere più le

caratteristiche ottocentesche di entità unica, compatta, facente parte interamente della classe del proletariato,

in costante conflitto con la borghesia e costretta a vivere, sfruttata, ai limiti delle possibilità di

sopravvivenza. Un componente del popolo della Repubblica Democratica del Congo (tenore di vita

medioevale) è infinitamente più “povero” di un suo omologo europeo, americano e giapponese. Dobbiamo

vivere in funzione del fatto che il mondo che conosciamo non è più solo il nostro e dall’alto della nostra

fortuna riconoscere che la disuguaglianza “territoriale” e regionale sarà uno dei problemi rilevanti di cui

avremo modo di parlare per i prossimi secoli. Neanche la borghesia rispetta il mito ottocentesco. Essa è

strozzata fortemente dai processi di globalizzazione economica, per i quali si potrebbe supporre e ritenere

azzeccato il pensiero dei “nuovi vincitori e nuovi vinti” del mondo attuale e futuro. E’ il capitalismo stesso

che porta ad un continuo ricambio delle attività produttive più remunerative (grazie al progresso tecnologico)

e probabilmente dovremo abituarci a vedere grandi attività crescere in maniera vertiginosa per poi essere

velocemente rimpiazzate da qualcosa di più “nuovo”, più efficace, più competitivo. Coloro che beneficiano

di questo processo sono senz’altro i consumatori che possono trovare a prezzi vantaggiosi soluzioni e

strumenti di alto livello tecnologico impensabile per un uomo di (soli!) vent’anni fa. Oggi attraverso i nostri

Smartphone possiamo comunicare con gli altri, scambiare contenuti con i nostri contatti, fare foto e video al

fine di pubblicarli nei nostri Social Network. E’ incredibile come a forza di venire incontro alle aspettative

dei consumatori le società tecnologiche si spingano di giorno in giorno a metterci in mano dispositivi con

capacità rivoluzionarie: le stesse che Marx aveva previsto e intravisto all’interno del capitalismo. Il problema

di Marx è che non vedeva come il capitalismo potesse servire a migliorare le condizioni di vita di vita della

persone se non quelle della classe borghese. Come avrebbe potuto pensare il contrario ? Nel Capitale, analisi

pregiata dell’Economia Politica dei numeri ma senza umanità, le descrizioni riguardanti le condizioni di

lavoro, le ore di lavoro, degli operai europei del 1800 farebbero impressione a chiunque messe in evidenza

nel mondo in cui viviamo. La realtà delle cose ci dice che ad oggi non è più possibile vedere queste

“immagini” offerte dal sociologo tedesco: incredibili conquiste hanno caratterizzato il secolo successivo che

hanno portato i lavoratori e gli “sfruttati” ad essere sempre più maggiormente inclusi all’interno della

società. Le famiglie del Socialismo, entrando all’interno dei parlamenti nazionali e facendo un passo avanti

rispetto al messaggio di lotta di classe di Marx, sono riuscite a continuare “la lotta” in modo legalitario,

conquistando i diritti sociali e politici necessari al fine di poter vivere la propria cittadinanza con un rapporto

più pacifico di quanto mai fosse avvenuto nella storia. Lo dimostra il lungo periodo di pace ed assenza di

conflitti armati (tra nazioni) occidentali che ha caratterizzato il periodo successivo alla seconda guerra

mondiale sino ad arrivare ai nostri giorni. La conciliazione, almeno a livello iniziale, è riuscita. Il problema

di oggi è che negli anni della globalizzazione economica il rischio che l’equilibrio instauratosi in questi

ultimi settant’anni venga meno è molto forte : la redistribuzione “capitalistica” del benessere non ha tenuto

conto che nel momento in cui le nazioni occidentali arrivavano al limite della loro possibilità di crescita

(questa può essere spinta solo dall’innovazione tecnologica e nei limiti dei fattori di produzione di una

determinata economia ) ve ne erano altre , galvanizzate dall’entrata “dell’economia sommersa” e del pieno

sfruttamento dei fattori di produzione, che viaggiano ad una velocità che doppia o molto più i livelli di

crescita occidentali. Allo stesso modo i paesi dell’Africa Subsahariana e dell’America Latina non riescono a

fare altrettanto e nonostante le prospettive e le potenzialità di crescita non riescono a far partire il processo di

convergenza che le permetterebbero di arrivare agli standard di vita dei paesi del primo mondo. La

situazione è la seguente: i paesi europei, americani (e anche il Giappone) potrebbero rappresentare in chiave

storica la borghesia poco produttiva che ritroviamo nel contesto microeconomico. Questo tipo di borghesia,

per molto tempo, ha goduto del privilegio di avere un vantaggio incredibile in termini di sviluppo culturale,

economico e umano che l’hanno portata a prendere le redini del contesto internazionale. Il punto è che nelle

situazioni di privilegio spesso e volentieri per abitudine si rischia di “rallentare” oppure di arrivare ad un

certo punto in cui le “risorse” che ti hanno mantenuto ad un tal livello non sono più abbastanza nei confronti

di uno scenario globale totalmente mutato. I paesi Brics ed i paesi che sono riusciti ad attuare la convergenza

economica possono rappresentare “la nuova borghesia” produttiva mondiale che essendo molto più efficiente

e competitiva può mettere in dubbio i rapporti di forza che sino ad ora erano considerati normalità. I paesi

dell’Africa Subsahariana e tutti i paesi che invece, a fronte di elevatissimi tassi di natalità, non riescono a

sfruttare le proprie potenzialità e vivono in rapporti di disuguaglianza territoriale molto elevata rispetto agli

omologhi occidentali, potrebbero essere considerati il nuovo “popolo”, la nuova massa indistinta e compatta,

dei nostri anni contemporanei. Come è evidente il rischio che si staglia è che, vedendo opportunità di

business maggiormente elevate in altri luoghi, le imprese transnazionali possano decidere di spostarsi verso

nuove destinazioni: gli stati occidentali al fine di rendersi ancora “competitivi” con gli altri potrebbero

dunque pensare di rinunciare, o soprattutto, far rinunciare alcuni diritti sociali e politici (sognati, combattuti,

conquistati) alla mercé delle popolazioni locali. Il risultato sarebbe (e in realtà è) l’inizio dello scontro

sociale, il riacutizzarsi del sentimento di identità nazionale, il mancato riconoscimento della diversità, la

nascita dei movimenti antisistema spesso con idee confuse del “tipo” di società che si vuole raggiungere. La

nascita di Internet e successivamente del World Wide Web sembra accompagnarci all’ennesimo

appuntamento che la storia ci vuole donare. Lo strumento che l’uomo e che anni di sviluppo e ricerca hanno

offerto è in grado di poter “fare pressione” molto più di altri strumenti di comunicazione perché in

quest’ottica sono resi evidenti due elementi : il numero, il livello di condivisione e discussione di una certa

tematica (il mi piace di Facebook, il retweet di Twitter sono funzionali a questo) e il livello di indignazione

delle persone che spesso ci porta a non riconoscerci nelle opinioni “altre” rispetto alle nostre e alimenta la

nostra voglia di scontrarci, di confrontarci, talvolta di riappacificarci e di migliorarci con l’opinione diversa.

Non è forse questo quello che dovrebbe avvenire in una democrazia normale e matura ? Verrebbe da dire che

è così ma a tutto c’è un limite. Come sappiamo, la democrazia tende ad escludere, a non dare la membership

a membri della società che non riescono a vivere il rapporto con gli altri in maniera pacifica: sono questi gli

intolleranti, coloro che giustificando le proprie opinioni in maniera autoreferenziale e non riuscendo a vivere

con gli altri vogliono imporre il proprio punto di vista come migliore rispetto a quello altrui. Internet,

essendo uno strumento “neutro” utilizzabile da tutti, ospita anche gruppi e sacche di intolleranza che spesso

si mischiano al malumore creato dal riacutizzarsi degli elementi di “località” e “identità” provenienti dalla

globalizzazione. Non solo: la libertà di espressione permette la circolazione di idee di ogni tipo, aumenta la

confusione, rende molto meno facile alle persone inquadrare le classiche categorie con cui dividevamo la

realtà ( la collocazione di un’idea tra la destra e la sinistra ad esempio). Perché il Socialismo è una teoria

politica che può essere accostata allo strumento di Internet ? Il socialismo ha come scopo (riassunto tra tutte

le varie teorie) di portare avanti tutti coloro che sono nati indietro, in funzione di una richiesta maggiore di

uguaglianza che permetta a tutti gli uomini di poter dividere con maggiore equità i frutti che ci vengono dati

da parte del nostro pianeta. Come evidenziato nell’ultimo capitolo il protocapitalismo ed il capitalismo in

genere nascono nel momento in cui due persone volendosi scambiare un bene decidono di trovare “una

forma di compenso” al fine di poter ultimare lo scambio. Ogni società e ogni processo sono imperniati da

questa situazione. E’ quindi automatico poter dire che il capitalismo è quasi onnipresente e difficilmente non

se ne possono non trovare le tracce. Allo stesso modo, riflettendo alla base dei processi che portano alla

creazione del “messaggio” socialista, possiamo vedere che anch’esso ha nascita quasi naturale: in una

società di uomini in cui vi sia un rapporto di sfruttamento tra capitalisti e operai, padroni e schiavi, sfruttatori

e sfruttati c’è qualcosa che ad un certo punto permette ad una persona e a tante persone di rendersi conto di

essere “in tanti” a subire lo stesso rapporto di subordinazione. La consapevolezza di essere in “tanti” e di

“essere in gruppo” permette dunque il processo di empowerment : si riconosce di essere in grado di poter

mutare la realtà e si agisce dunque al fine di eliminare il rapporto di subordinazione per arrivare a un

maggiore livello di dignità, per conquistare i propri diritti. Ebbene, Internet e più in particolare il World

Wide Web e le sue piattaforme sociali basano il loro funzionamento proprio su questo: non ci sentiremmo

per nulla influenzati se il processo con il quale viene inserito un nuovo hashtag non fosse partecipato da un

altissimo numero di persone e probabilmente non considereremmo su facebook un post politico se non

avessimo la convinzione “che tanti la pensano come noi” e che così facendo lanciamo insieme agli altri un

segnale a qualcuno. Ancor di più, come trattato negli scorsi capitoli, se tra il numero di condivisioni e il

livello di organizzazione del gruppo ci si mette di mezzo qualcosa che è destinato a cambiare le vite di

coloro che fanno parte di questo processo: la condivisione di un’idea. Il socialismo, visto come ideologia,

come sistema di idee, spesso nella storia non ha trovato modo di potersi far capire, di poter spiegare a coloro

che erano al centro del messaggio (il popolo, gli sfruttati) il motivo per il quale era giusto che loro

combattessero per cercare di migliorare la propria esistenza e per cercare di poter vivere una vita “libera”

dalla scatola all’interno del quale altri sistemi di idee ci hanno “chiuso”, costretti a ragionare. Il megafono

della realtà a servizio della teoria politica rappresenta la più grande occasione che ci sia al momento al fine

di avere la rivincita, di poter dire che la storia non è finita e di poter affermare che, al contrario dei corpi

mortali, le idee, soprattutto quelle buone, non hanno fine.

Bibliografia:

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Disponibile in https://it.wikipedia.org/wiki/Condivisione

Wikipedia - Bene Comune [Online]

Disponibile in https://it.wikipedia.org/wiki/Bene_comune

The Socialism Revenge and the sharing era

Could the internet take forward those who were born backward? With this thesis I want to

prove, through historical and theoretical examples, that the political theory of socialism is not

to be considered totally anachronistic and that we are able to say it through the use of the

new instrument of the World Wide Web and especially with its social tools : the social

networks. The thesis has two main themes: first, a reflection on the internet tool and its

relationship with the political theory divided into four major macro themes. The first chapter

deals with the democracy of Internet and describes the opportunities that users can find

inside the technological instrument. But also the first chapter presents the birth of the

Internet and the World Wide Web histoy in order to be able to frame how the evolution of

the informatics tools are significantly changed by the United States of America contribution

and the american universities know-how . The second chapter is a description of the active

citizenship of the web, the way in which users with the tool redefine theirs identity and an

historic presentation of the Wikipedia platform and the importance of knowledge as a

common good. The third chapter opens to a reflection about injustice, about its meaning and

how it appears central in order to understand how the Internet changes reality and

relationships of the people. In the fourth and final chapter, trying to make the most of authors

such as Marx, Gramsci and Giddens, I tried to describe the hegemony and to understand if

the Internet is affected or conditioned by cultural, economic, social groups, such as parts of

its citizens (e.g. enterprises). Said about the reflection on the instrument, in each chapter

there is a research work that has been realized in order to be able to understand better the use

of the Internet, using it as support to the developed theoretical arguments. In this sense the

thesis also wants to be "useful" for the reader, in terms of analysis and comparison of the

social reality in which we live. I reinvolved two types of university students from two very

distant reality from a geographical, political, cultural point of view : on the first hand some

students from the Unikin University of Kinshasa, in Democratic Republic of the Congo,

secondly some students from different universities located in Rome.The samples under

analysis correspond both to the number of about fifty interviews administered in two

different ways depending on the different possibilities that were available: in the Democratic

Republic of Congo I used a paper questionnaire that I delivered directly to students before a

conference held in the faculty of Sociology Unikin of Kinshasa (the largest university in the

African nation). The students had at their disposal the necessary time to complete their

questionnaire and subsequently with an accord with a local university professor I decided to

share research results (including comparative data with European students) in order to

understand better the differences between Italian university users and Congolese university

users. In Italy, the questionnaire was administered through the use of Google modules,

anonymously, by adding some questions that had not been possible to submit in the DRC as

a consequence of the current political situation (The state of Congo has lived for many years,

in the early years of the 90s and the beginning of the 2000s, a bloody civil war that has

caused a critical political situation). The research aims to be a support of the theoretical work

and in fact it provides the initial interpretations of available data, trying not to desciribe the

banality of a superficial reading, but inviting the reader ( even the composer) to try to

understand more deeply the reasons that lead people to use certain behaviors. The thesis,

therefore, tries to to do a critic of the famous book "The End of History and the Last Man"

by Francis Fukuyama. The market systems united with communities based on the rule of law

appear to be the final result of the collision between megalotimia and isotimia

(phenomenology of history of Hegel), the clash between the desire for greatness of some men

(which leads them to be heroes, leaders state, entrepreneurs, capitalists, exploiters,

protagonists) and the desire for greater equality of men (the people, the exploited, the worker,

the soldier) . In the book the author would have found the right balance in our time to say

that we live in the best systemic form.

But in recent years different messages are arriving : financial globalization and economic

game in 2007 world crisis has shown that for many years the economic elite reclining on

their privileges and on a poor regulatory landscape has allowed to gain only to : the financial

intermediaries. The crisis inflicted on the skin of the entire world population, particularly on

the populations of Western countries, who could not have understood how it can be linked to

the financial crisis, actually brought the intensification of the problem regarding social

reflexivity proffered by Giddens (developed in the thesis) and an increase of the defense of

"local" identity, which in other historical periods were a prelude to worse scenarios. Even the

renowned sociologist and literary critic Marshall McLuhan foresaw in his work "The global

village" an increase of problems related to the understanding of reality in the face of new

technological developments: most of the western population used to have a lifestyle based on

straight lines. They could hardly understand the reason why they could be without work or

why the fall of Dow Jones may have an impact on their personal lives or on the ability to ask

credit to a commercial bank. And the distance between who decides (decision makers) and

those who are subject of decisions, makes extremely difficult for western countries citizen

to be able to fully understand the world in which they live : that makes some social conflicts.

And it can be seen that in any world nation arise problems in which often the governors

cannot (or will not) find a solution and it causes the desire of revenge of the “normal

people”. This is the reason why they go in a place in which the free speech is granted to all:

the Web. As we will see in the following chapters, each user whether publicly or

anonymously can make a contribution in order to be able to intervene in the public debate.

It’s fundamental in order to understand why new types of aggregations, associations,

movements and parties use the web to try to make the most of its potential. The thesis also

tries to give a role to all the authors included in the work : while on the one hand we have the

clash between the most important ally of the web, Clay Shirky, and its most important

enemy, Evgeny Morozov, on the borders of this conflict there are some authors who explain

anecdotes about socialism (Gian Mario Bravo, Giorgio Spini) and one of the main

theoreticians of socialism (Marx). On the other side in order to have a better reading of

reality I included some other great sociologists and theorists (Giddens, Pelicans, McLuhan),

and tried to get the best of the web dynamics knowing the history (Ryan) and web operation

(Clerici, De Pra, Salviotti). In order to finalize reflections on the web Citizenship I

investigate the decline of democratic citizenship and the birth of the new paradigms of

digital, multicultural, cosmopolitan citizenships ( Moro). The work appears incredibly

challenging because of the vastness of the thoughts and ideas, hoping it could also stimulate

the potential reader, and togive the reader the possibility to draw several conclusions, besides

the one proposed by the writer of the thesis . The research results show that we can find some

similarities but also many differences among university students in Kinshasa and those of

Rome: firstly the disparity of the initial income situation sets limits in terms of purchasing

devices that would allow them to use the Internet and at the same time could also creates

problems in using the Internet (African students judge very high the price of connection and

in relation to their income, the lowest in the world, we may believe it)

In general Italians university users complain more often in the world wide web probably

because they have "internalized" better the instrument and living in a society in which free

speech is favored by the context of the democratic state, it’s easier to find their opinion.

Generally the students of the University of Kinshasa demonstrate, in the perceived injustice,

levels quite similar to those of Western counterparts: diversity must be seized when the

percentage level "really unfair" differs much between the two samples. The cases of

environmental crime and persecution of the animals, it’s absolutely normal for a state of the

third world in which most of the crops are still created as a result of arson, and in which there

is still no "pet".

Some very interesting results can be observed in some questions subjected to European

university students: in general taxes and the reception of migrants citizens seem to be

completely acceptable. And it’s more acceptable that a poor could infringe the rules to

survive, not paying taxes or "stealing from the rich."

Wanting to draw a conclusion by the reasoning and the research realized, the thesis can

confirm the signs reported by the authors at the center of international debate (Clay Shirky

and Evgeny Morozov of all) about the increase in horizontal level offered by the instruments

the web. It may be more or less acceptable, but the increase of free speech of every

individual makes incredibly obvious the social reality in which we live. Probably it wasn’t

the same a while ago. Probably most of the social relations that we lived there were only if

two people were part of the same social class. Today it’s not so simple. The increase of the

standard of living of the western population has gradually brought to common people to not

have the characteristics of nineteenth-century single entity, compact, in constant conflict with

the bourgeoisie and forced to live in a form of exploitment. A component of the people of the

Democratic Republic of Congo is infinitely more "poor" of his European, American and

Japanese counterparts. We must live according to the fact that the world we know is not only

what we have in front of our eyes and recognize that the "territorial" and regional inequality

will be one of the major problems we will talk about in the next centuries. The bourgeoisie

also doesn’t respect the nineteenth-century myth. It is strongly throttled by the processes of

economic globalization, the motivation why one person would assume and believe bang-on

the thought of "new winners and new losers" of the present and future world.

The capitalism leads to a continuous change of the most profitable productive activities

(thanks to technological progress) and we will probably have to take the habit to see some

activities growing at a phenomenal rate that in a second moment are quickly replaced by

something "new", more effective, competitive.The major part of benefits undoubtedly arrive

to the consumers who can find attractive prices and solutions of high-tech tools unthinkable

for a man (only!) two decades ago.

Today through our Smartphone we can communicate with others, exchange contents with our

contacts, take pictures and videos in order to publish them in our Social Network. It 'amazing

how, forced to meet the consumers expectations , technology companies push every day to

put in our hands some devices with revolutionary capabilities: the same that Marx had

foreseen and glimpsed with the capitalism. The problem is that Marx didn’t see how

capitalism could serve to improve the living conditions of the common people. How could he

think otherwise? In the Capital, valuable analyses of Political Economy, descriptions about

the working conditions, hours of work, the European workers of the 1800s, nowadays would

zing anyone. The reality tells us that today is no longer possible to see these "images" offered

by the German sociologist: amazing achievements have characterized the following century

that led the workers and the "exploited" to be increasingly more included within the society.

The families of Socialism, coming into national parliaments, managed to continue "the

struggle" in legalistic way, gaining social and political rights in order to live their citizenship

with a more peaceful relationship that they had never seen before . This is demonstrated by

the long period of peace and absence of armed conflict (between nations) in western world.

Today's problem is that in the years of economic globalization there is the risk that the

balance instituted in the last seventy years is not is very strong: the "capitalist" redistribution

of welfare doesn’t understand that western countries are at the limit of their growth

possibilities. There are other, galvanized economies that use the full exploitation of the

factors production that threaten the American and European realities. The situation is this:

European and American countries (and also Japan) could represent from an historical point

of view the unproductive bourgeoisie that we find in the microeconomic context. This type of

bourgeoisie, for a long time, enjoyed the privilege of having a tremendous advantage in

terms of cultural, economic and human development that led them to take the reins of the

international context. The point is that in situations of privilege often there is the habit to

"slow down" or to arrive at a certain point in which the "resources" are no longer enough

against a global scenario totally changed. The BRICS countries and the countries that have

succeeded in implementing economic convergence may represent "the new bourgeoisie"

which, being much more efficient and competitive can question the balance of power that

until now was considered normal. Countries in sub-Saharan Africa , in the face of very high

birth rates, cannot exploit their potential and living in very high spatial inequality ratios than

Western counterparts, they may be considered the new "people" the new compact and

indistinct mass of our contemporaries years.

Reflecting on the base of the processes leading to the creation of the socialist "message" we

can see that it also has a natural birth: in a society of men in which there is an exploitative

relationship between capitalists and workers, masters and slaves, exploiters and exploited

there is something that at a certain point point allows to a person and to many people to

realize that they are numerous in suffering the same relationship of subordination. The

awareness of being "many" and of being part of the group enables the process of

empowerment: it is recognized to be in a position to be able to change the reality and thus

they act in order to eliminate the subordinate relationship to get to a higher level of dignity,

to conquer their rights. Said that, the Internet and more particularly the World Wide Web and

its social platforms base their own functioning on this: we would not feel at all affected if the

process of production of a new hashtag was not attended by a huge number of people and

probably we would not consider a Facebook political post if we didn’t have the belief "that

so many think like us" and that in doing this we deliver a signal to somebody. Even more so,

as discussed in previous chapters, between the number of shares and the level of

organization of the group sometimes there is an important element to consider: the sharing of

an idea . Socialism, seen as an ideology, as a system of ideas, often in history has not found a

way to be able to explain to those who were at the center of the message (the people, the

exploited person) the reason why it was right that they fought to try to improve their lives

and to try to live a “free life”, out of the box created by the system. The megaphone of

reality linked to the political theory is the greatest opportunity that there is at the moment in

order to have the socialist revenge, to say that the story is not over and to say that, as opposed

to mortal bodies, ideas, especially the best ones, have no end.