La ristorazione fa gola anche alla camorra · che pain paino si è peeatrfmt en-te amalgamato con...

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Q uando nel 2009 si scoprì che il Cafè de Paris, il locale per ec- cellenza della ‘dolce vita romana’, era finito nelle mani della ‘ndrangheta, l’effetto fu quello di un pugno allo stomaco. Dopo soli due an- ni si provò lo stesso disgusto con il sequestro del Caffè Chi- gi, anch’esso finito nelle mani della criminalità organizzata calabrese, con la beffa che il bar si trovava proprio di fronte al palazzo del Governo italiano. Passano poco più di due anni e mezzo e si arriva alla fine di gennaio 2014, con il sequestro a Roma delle pizzerie con ge- stioni vicine al clan Contini e a un clan degli scissionisti di Secondigliano. È la prova pro- vata che la ristorazione fa gola anche alla Camorra. Si sa che le mafie cercano di ripulire i soldi di provenienza illecita in attività commerciali, fra cui bar e pizzerie, eppure ad ogni scoprire di un locale finito in pasto alla mafia si pro- va sempre un senso di nausea. Nel libro “Soldi sporchi”, scritto dall’ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, si leg- ge che dietro l’insegna di un ristorante della mafia c’è ad- dirittura un’intera filiera agro- alimentare che si alimenta del denaro sporco. E come al solito poche mele tanto marce rischia- no di guastare l’immagine di settori onesti che producono lavoro e ricchezza. Il fenomeno mafioso ha creato un substrato che pian piano si è perfettamen- te amalgamato con l’economia legale. Anzi, spesso ne assume le stesse forme tanto da rendere difficile il riconoscimento. Non a caso per ripulire il denaro vengono scelti i locali più in vista, quelli in zone centrali e più frequentate. Nelle zone dove c’è un gran passaggio di persone, i frequenti cambi di gestione si notano meno. PARTIRE DALLE SCUOLE Desta poco sospetto anche un fatturato molto più alto del numero effettivo dei clienti (e relativa spesa) se il locale si tro- va in un quartiere storico e di richiamo turistico. Chi studia il fenomeno del riciclaggio af- ferma che i ristoratori dei clan hanno una facciata più che ri- spettabile e sono persino in re- gola col fisco; sembra quasi che abbiano imparato la lezione di Al Capone finito nel carcere di Alcatraz per aver evaso il fisco con la sua attività di ristorazio- ne scelta proprio per ripulire i soldi sporchi. Le mafie non si servono solo della ristorazione. Sono interessate a tutto ciò che può portare ricchezza e che può giustificare tale ricchezza. Nel pasticcio Pizza Ciro c’è di tutto un po’: il calcio di serie B per una frode sportiva, la ristorazio- ne per il riciclaggio, c’è persino – elemento ancor più inquie- tante – un dirigente di carriera prefettizia indagato. Se l’Italia vuole davvero cambiare verso deve impedire che il fenomeno mafioso possa lievitare ancora. Evitando, magari, che chi fa il proprio dovere con impegno ed efficacia subisca il paradosso di finire sotto accusa, come è accaduto con il generale Mori. Il lavoro delle Istituzioni da so- lo non basta. La società deve partecipare anche solo con un piccolo sforzo. Può dare il suo contributo, per esempio, fa- cendo propria la cultura della legalità e diffondendola. Si deve lavorare nelle scuole, con gli studenti. E non vanno abbandonati al loro destino gli imprenditori se si vuole evitare che, come è capitato, paghino con la vita per non essersi piegati alle minacce. In tal senso la partecipazione di Confcommercio alle ini- ziative per ricordare grandi uomini come l’imprenditore Libero Grassi e l’avvocato Giorgio Ambrosoli. La loro memoria deve essere tenuta viva, perché nulla avvelena di più una società dell’oblio del giorno dopo. M 48 Mixer MARZO 2014 LE MAFIE CONTINUANO A RIPULIRE I SOLDI DI PROVENIENZA ILLECITA ANCHE IN ATTIVITÀ COMMERCIALI. SERVE UNA CULTURA DELLA LEGALITÀ ON. LUCA SQUERI PRESIDENTE COMMISSIONE SICUREZZA E LEGALITÀ DI CONFCOMMERCIO La ristorazione fa gola anche alla camorra PUBBLICO ESERCIZIO Osservatorio legalità LUCA SQUERI L’ultimo caso A gennaio sono state sequestrate a Roma pizzerie con gestioni vicine ai clan Contini La filiera del “denaro sporco” va dai prodotti della terra alla carni, fino alle mozzarelle Riciclaggio Riguarda attività che hanno una facciata più che rispettabile e sono in regola col fisco

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Quando nel 2009 si scoprì che il Cafè de Paris, il locale per ec-cellenza della ‘dolce vita romana’, era finito

nelle mani della ‘ndrangheta, l’effetto fu quello di un pugno allo stomaco. Dopo soli due an-ni si provò lo stesso disgusto con il sequestro del Caffè Chi-gi, anch’esso finito nelle mani della criminalità organizzata calabrese, con la beffa che il bar si trovava proprio di fronte al palazzo del Governo italiano. Passano poco più di due anni e mezzo e si arriva alla fine di gennaio 2014, con il sequestro a Roma delle pizzerie con ge-stioni vicine al clan Contini e a un clan degli scissionisti di Secondigliano. È la prova pro-vata che la ristorazione fa gola anche alla Camorra. Si sa che le mafie cercano di ripulire i soldi di provenienza illecita in attività commerciali, fra cui bar e pizzerie, eppure ad ogni scoprire di un locale

finito in pasto alla mafia si pro-va sempre un senso di nausea. Nel libro “Soldi sporchi”, scritto dall’ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, si leg-ge che dietro l’insegna di un ristorante della mafia c’è ad-dirittura un’intera filiera agro-alimentare che si alimenta del denaro sporco. E come al solito poche mele tanto marce rischia-no di guastare l’immagine di settori onesti che producono lavoro e ricchezza. Il fenomeno mafioso ha creato un substrato che pian piano si è perfettamen-

te amalgamato con l’economia legale. Anzi, spesso ne assume le stesse forme tanto da rendere difficile il riconoscimento. Non a caso per ripulire il denaro vengono scelti i locali più in vista, quelli in zone centrali e più frequentate. Nelle zone dove c’è un gran passaggio di persone, i frequenti cambi di gestione si notano meno.

PARTIRE DALLE SCUOLEDesta poco sospetto anche un fatturato molto più alto del numero effettivo dei clienti (e relativa spesa) se il locale si tro-va in un quartiere storico e di richiamo turistico. Chi studia il fenomeno del riciclaggio af-ferma che i ristoratori dei clan hanno una facciata più che ri-spettabile e sono persino in re-gola col fisco; sembra quasi che abbiano imparato la lezione di Al Capone finito nel carcere di Alcatraz per aver evaso il fisco con la sua attività di ristorazio-ne scelta proprio per ripulire i

soldi sporchi. Le mafie non si servono solo della ristorazione. Sono interessate a tutto ciò che può portare ricchezza e che può giustificare tale ricchezza. Nel pasticcio Pizza Ciro c’è di tutto un po’: il calcio di serie B per una frode sportiva, la ristorazio-ne per il riciclaggio, c’è persino – elemento ancor più inquie-tante – un dirigente di carriera prefettizia indagato. Se l’Italia vuole davvero cambiare verso deve impedire che il fenomeno mafioso possa lievitare ancora. Evitando, magari, che chi fa il proprio dovere con impegno ed efficacia subisca il paradosso di finire sotto accusa, come è accaduto con il generale Mori. Il lavoro delle Istituzioni da so-lo non basta. La società deve partecipare anche solo con un piccolo sforzo. Può dare il suo contributo, per esempio, fa-cendo propria la cultura della legalità e diffondendola. Si deve lavorare nelle scuole, con gli studenti. E non vanno abbandonati al loro destino gli imprenditori se si vuole evitare che, come è capitato, paghino con la vita per non essersi piegati alle minacce. In tal senso la partecipazione di Confcommercio alle ini-ziative per ricordare grandi uomini come l’imprenditore Libero Grassi e l’avvocato Giorgio Ambrosoli. La loro memoria deve essere tenuta viva, perché nulla avvelena di più una società dell’oblio del giorno dopo. M

48 Mixer MARZO 2014

LE MAFIE CONTINUANO A RIPULIRE I SOLDI DI PROVENIENZA ILLECITA ANCHE IN ATTIVITÀ COMMERCIALI. SERVE UNA CULTURA DELLA LEGALITÀ

ON. LUCA SQUERI PRESIDENTE COMMISSIONE SICUREZZA E LEGALITÀ DI CONFCOMMERCIO

La ristorazione fa gola anche alla camorra

PUBBLICO ESERCIZIO Osservatorio legalità

LUCA SQUERI

L’ultimo casoA gennaio sono state sequestrate a Roma pizzerie con gestioni vicine ai clan Contini

La filieradel “denaro sporco” va dai prodotti della terra alla carni, fino alle mozzarelle

RiciclaggioRiguarda attività che hanno una facciata più che rispettabile e sono in regola col fisco