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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II S.I.C.S.I. a.a. 2007-2008 Corso di storia prof. F. Dandolo MODULO DIDATTICO La Riforma Protestante Specializzandi:

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI

FEDERICO II

S.I.C.S.I. a.a. 2007-2008

Corso di storia prof. F. Dandolo

MODULO DIDATTICO

La Riforma Protestante

Specializzandi:

Angelo Ciotola

Daniela Fiorito

Serena Petrone

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LA RIFORMA PROTESTANTE

Referente: II classe scuola media inferiore

Sommario

U.D. 1

U.D. 2

U.D. 3

U.D. 4

Motivazione

Il piano di lavoro mira ad uno studio della storia il più attivo e partecipe cercando di

esporre non solo notizie e concetti ma anche le vie seguite per arrivare a certe

conclusioni, le basi scientifiche su cui si fondano certi giudizi e quindi anche i limiti

eventuali della loro validità. Questo al fine di affrontare lo studio della storia in modo

più critico, esemplificando la vasta interazione fra sviluppi economici, tecnici e

sociali da una parte, e sviluppi culturali, religiosi e politici dall’altra.

Lo studio della storia è finalizzato alla maturazione dell’identità di “cittadino del

mondo” costruita attraverso la memoria, e alla consapevolezza dei modi attraverso i

quali i gruppi umani hanno garantito, nel tempo, la propria esistenza, organizzando il

territorio.

Uno studio inteso non più come un arsenale di precetti e di esempi dai quali trarre

“lezioni”, professato, quindi, per la sua “utilità”, ma con lo scopo di:

comprendere il passato per il significato che ha in sé;

leggere i segni della continuità del presente con il passato;

trovare un punto fermo nella vita, rendersi conto, sapere bene dove siamo;

determinare la nostra posizione in base a punti di riferimento molto distanti nel

tempo;

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comprendere la relazione tra storia e territorio, poiché il fattore ambientale

(conformazione geofisica del territorio, abbondanza/scarsità di risorse ecc.) ha

sempre condizionato gli eventi e i processi storici.

sviluppo di una sensibilità storica, attraverso l’uso, sempre più consapevole,

del lavoro storiografico.

L’intento è quello di portare gli studenti alla comprensione del posto che la storia

occupa nella vita spirituale e sociale del nostro tempo, cogliendo le funzione che essa

assolve. Il modulo tematico presenta una scelta di brani e di riferimenti atti a

sollecitare la formazione della coscienza civile degli alunni e alla comprensione del

significato di etnocentrismo e di relatività.

Gli alunni potranno acquisire consapevolezza del multiculturalismo, del pluralismo,

del rispetto delle differenze, e dell’importanza di ogni forma di tolleranza, in

particolare di quella religiosa.

Essi potranno, inoltre, cogliere le ragioni che accompagnarono la nascita della società

moderna e dello sviluppo sociale in Occidente, unitamente all’importanza che la

stampa ebbe come rilevante fattore di mutamento.

Finalità

utilizzare correttamente il manuale e comprenderne l’impianto teorico;

tematizzare: l’alunno discrimina le informazioni e le classifica tematicamente;

stabilire connessioni tra i sottotemi;

riconoscere le fonti in relazione al tema: produrre informazioni e metterle in

relazione in base a tempo, spazio, tema;

conoscere fatti specifici e sequenze di avvenimenti, ricostruendoli in base alle

cause, caratteristiche, conseguenze;

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usare operatori temporali: successione, contemporaneità;

riorganizzare ed esporre le informazioni con coerenza ed organicità;

problematizzare (chi, cosa, perché, come, dove) e dare risposte agli

interrogativi della problematizzzazione. Operare sui modelli del discorso

storiografico;

esprimersi con terminologia storica corretta ed appropriata;

capacità di orientarsi nella discussione sulle problematiche trattate

Obiettivi generali

Il modulo intende in particolare mettere in rilievo fattori e percorsi della grande

trasformazione avvenuta nel cristianesimo occidentale dopo la rottura della sua

tradizionale unità a causa della Riforma protestante. Si tratta cioè di chiarire come la

chiesa definì il proprio ruolo e le proprie strutture in una situazione politico-religiosa

cambiata rispetto al passato: non più la cristianità indivisa dell'epoca medievale, ma

la realtà di chiese "nazionali" identificate in base all'appartenenza confessionale.

Con questa prospettiva, l'interesse è centrato sull'Italia, al fine di seguire in

particolare le vicende della chiesa di Roma e del suo vertice, il Papato, e di descrivere

(necessariamente in forma episodica) aspetti e caratteri della vita religiosa in altri

luoghi della Penisola.

Prerequisiti

Capacità di analisi e comprensione del testo storico

Capacità di orientamento diacronico

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Metodologia

Comprensione del lavoro dello storico e sviluppo della consapevolezza che la

conoscenza e l’analisi del passato offrono gli strumenti per la lettura del presente. Lo

studio della disciplina parte dalla considerazione della situazione storica attuale, al

fine di consentire agli alunni il contatto con il concreto e la possibilità del confronto

tra diversi momenti storici.

Gli interventi didattici tenderanno innanzi tutto a creare nella classe un clima di

fiducia riguardo la possibilità di riuscita e di successo; ciò anche attraverso modalità

relazionali e comportamenti professionali rispettosi del vissuto degli studenti oltre

che dei loro ritmi e stili di apprendimento. Si cercherà pertanto di valorizzare le

esperienze umane, culturali e professionali degli studenti in tutte le situazioni

didattiche in cui ciò sarà possibile; di motivare alla partecipazione e allo studio

evidenziando il valore formativo di ciascuna proposta didattica coinvolgendo lo

studente e indicando i traguardi raggiungibili, rispetto ai quali l'insegnante si porrà

soprattutto come "facilitatore" di apprendimento.

Si farà ricorso a lezioni frontali, lezioni interattive articolate con interventi e

domande, discussioni ed esercitazioni in classe, discussione di gruppo guidata.

Strumenti

Gli strumenti didattici saranno supportati dall'utilizzo di idonei sussidi audio-visivi a

disposizione della scuola, oltre che dall’utilizzazione del patrimonio librario, dalla

lettura di articoli inerenti il tema trattato e dalla partecipazione a conferenze in

sintonia con il piano di lavoro preventivo

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Verifica:

questionari a risposta aperta, a scelta multipla, a completamento, vero-falso,

creazione di mappe concettuali

Esercizi e prove graduate

Prove semistrutturate

Costruzione di testi espositivi, descrittivi, argomentativi

Verifiche orali

Valutazione

Si terrà conto dell’evoluzione dei ragazzi dai livelli di partenza sulla base

dell’impegno, in relazione alle capacità, e della preparazione culturale raggiunta.

Contenuti

UD 1 – Le radici della Riforma

Obiettivo di questa unità didattica è

Conoscere cause, motivazioni e modalità degli ideali di riforma e di

rinnovamento negli ambienti culturali e religiosi del primo Cinquecento in

Italia.

conoscere la questione storiografica legata ai termini "Riforma" e

"Controriforma".

saper riferire le condizioni alla base delle esigenze di rinnovamento.

definire il ruolo del Papato nella prima metà del Cinquecento.

conoscere alcuni dei nuovi ordini religiosi e le loro finalità.

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UD 2  - Martin Lutero

Obiettivo di questa unità didattica è conoscere i temi fondamentali del pensiero di

Lutero e le conseguenze che si sono delineate in ambito culturale, religioso e politico.

UD 3 - Riforma Protestante, riforma cattolica

Obiettivo di questa unità didattica è

conoscere le vicende politiche e i conflitti dottrinali del periodo che precedette

la convocazione del concilio di Trento nel 1546.

descrivere le ragioni del consenso suscitato dalle dottrine di Lutero in

Germania.

saper raccontare come si arrivò al concilio di Trento.

UD 4 – Esiti della riforma protestante

Obiettivo di questa unità didattica è

comprendere le cause degli sconvolgimenti sociali che si intrecciarono con la

riforma religiosa e gli esiti dello scisma

cogliere le ragioni del passaggio dall’etica medioevale a quella mercantile e

borghese

valutare il ruolo della stampa nella diffusione della tesi protestante

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UD 1 – Le radici della Riforma

La riforma protestante è il nome dato al movimento religioso, con rivoluzionari

risvolti politici, che ha interessato la Chiesa cattolica nel XVI secolo e che ha portato

alla nascita del protestantesimo.

L'origine del movimento è da attribuire al monaco agostiniano Martin Lutero, ma

altri protagonisti importanti saranno Giovanni Calvino, Ulrich Zwingli, Thomas

Müntzer e Filippo Melantone.

Proprio come molti altri avvenimenti storici, la riforma protestante ha una data di

inizio ufficiale, che coincide con l'affissione delle 95 tesi da parte di Martin Lutero

sulla porta della chiesa di Wittenberg, il 31 ottobre 1517.

É possibile vedere dei motivi ripresi nella Riforma nei numerosi movimenti

rinnovatori che attraversavano l'Europa tardo medievale, movimenti che, in genere,

nascevano da piccoli gruppi della classe borghese e che reclamavano una forma di

cristianesimo più austero. Prima di Lutero, infatti, riformatori religiosi quali Jan Hus

in Boemia, movimenti ereticali a Orléans, Arras, Monforte, la Pataria di Milano e

movimenti spirituali quali i Catari, i Valdesi i Begardi avevano manifestato un modo

di professare il cristianesimo diverso da quello praticato dalla Chiesa ufficiale.

La riforma protestante era anch'essa nata come movimento dissenziente, ma riuscì ad

affermarsi, diffondersi ed imporsi in alcune aree d'Europa perché, diversamente dai

movimenti ereticali medievali, ebbe l'appoggio politico ed economico di molti

principi, che ne fecero la religione di stato. Il peculiare momento storico in cui Lutero

predicò fu fondamentale per la nascita delle chiese protestanti in Europa.

Con la Riforma protestante il problema della tolleranza cambiò dimensione. I

cattolici si trovarono di fronte a delle vere e proprie confessioni che avevano alle

spalle un sistema di poteri politici. Occorreva misurarsi con un processo che non era

fatto solo di insorgenze ereticali, ma di confessionalizzazioni del cristianesimo, di

frantumazioni del concetto medievale di "Cristianitas".

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Il pretesto della Riforma

fu offerto dalla questione delle indulgenze. Nel 1517 papa Leone X, volendo

ricostruire la basilica di S.Pietro a Roma, e non disponendo dei mezzi necessari,

aveva bandìto in tutto il mondo una speciale indulgenza per coloro che avessero fatto

un’offerta in denaro.

Le cause

Le cause reali della Riforma protestante sono molteplici e spesso intrecciate fra loro:

1. Tra le cause maggiori vi fu la critica della decadenza morale della Chiesa

romana, della sua enorme ricchezza e dei privilegi ad essa concessi. Lutero

muoveva una condanna etica contro la rilassatezza della gerarchia ecclesiastica

cattolica che perseguiva obiettivi economici e di potere, anziché dedicarsi

all'individuo. Al tempo le cariche ecclesiastiche potevano essere cumulate per

beneficiare di più rendite e senza che a queste corrispondesse effettivamente lo

svolgimento di un ministero ecclesiastico. Al beneficium spesso non

corrispondeva l'officium. La predicazione era il più delle volte affidata agli

ordini mendicanti, mentre vescovi e abati dei grandi monasteri erano spesso

membri di famiglie di nobili che si disinteressavano dell'aspetto religioso

dell'amministrazione delle diocesi. Ciò indebolì la reazione religiosa, più che

quella politica, alle critiche teologiche di Lutero verso l'organizzazione

ecclesiastica.

2. Le messe all'epoca erano celebrate in latino ed era difficile poter leggere

direttamente la Bibbia dato che questa non era tradotta nella lingua volgare

(non c'era una Bibbia tradotta in tedesco, in italiano, in francese ecc.) e quindi

solo poche persone dotte potevano accostarsi alla lettura delle sacre scritture.

Lutero - che era invece favorevole ad un diretto avvicinamento di tutti i fedeli

alla Bibbia - nella lettura delle Scritture ravvisò anche molte contraddizioni tra

l'operato del clero cattolico e la stessa dottrina cristiana. Sostenendo che la

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Bibbia era un libro destinato all'uomo e che ogni individuo aveva il diritto di

leggerla direttamente (senza l'intermediazione della cerchia ristretta del clero),

tradusse la Bibbia in tedesco e, grazie alla coeva invenzione della prima

macchina per stampare, ne curò l'edizione in molte copie per la successiva

diffusione dapprima in Germania e poi in tutto il mondo. La predicazione di

Lutero da un lato riprendeva motivi anticlericali diffusi nella società tedesca ed

europea e dall'altro propose in modo convincente e vigoroso un nuovo modo di

vedere il rapporto con Dio e la Chiesa che la scrittura stessa insegnava,

soprattutto attraverso una lettura rinnovata delle epistole di San Paolo. Seppe

anche avvalersi di collaboratori come Filippo Melantone, umanisti e

tendenzialmente conservatori, che evitarono estremismi che avrebbero reso il

protestantesimo poco gradito ai principi e alle città che ne furono i promotori.

A causa delle 95 tesi esposte da Martin Lutero egli stesso fu perseguitato dalla

chiesa cattolica che cercava in tutti i modi di eliminarlo, ragione per cui egli

ricevette protezione da alcuni principi tedeschi.

3. La nascita di uno spirito nazionale contro l’universalismo medioevale del

papato, e contro l’altra potenza cattolica rappresentata dall’imperatore Carlo V.

4. Lotta per l’autonomia da parte dei principi contro l’imperatore che, per

regnare, necessitava del loro consenso, dei grandi feudatari desiderosi di

espropriare e secolarizzare i beni degli ecclesiastici.

5. Desiderio di emancipazione di vari strati sociali: servi della gleba contro grandi

feudatari; piccoli nobili in decadenza contro grande feudalità; borghesia contro

grandi feudatari.

6. Particolare situazione socio-economica dell’Europa del 500’ e rivoluzione dei

prezzi.

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UD 2  - Martin Lutero

Alberto di Brandeburgo, titolare delle sedi vescovili di Halberstadt e di Magdeburgo,

richiese ed ottenne dai Fugger un prestito che gli consentisse di pagare al papa la

dispensa necessaria per la cumulazione di una terza sede, quella di Magonza, vasto e

prestigioso principato ecclesiastico. Per estinguere il debito contratto penso, allora,

di sfruttare la concessione dell’indulgenza plenaria come mezzo per ottenere denaro.

Una parte di tali proventi sarebbe stata utilizzata per la costruzione della basilica di

San Pietro a Roma, l’altra avrebbe risanato il debito con i Fugger. L'inizio della

riforma viene fatto tradizionalmente coincidere con la pubblicazione, da parte di

Lutero, di 95 tesi affisse il 31 ottobre 1517, sulla porta della chiesa del castello di

Wittemberg, tesi che si opponevano alla vendita delle indulgenze e che non volevano

mettere in discussione la struttura tradizionale della Chiesa cattolica. Non già, quindi,

in posizione di aperto scontro sulla dottrina al fine di uno scisma, ma di condanna

morale e teologica dell’indulgenza come principio di salvezza.

Lo scalpore suscitato dalle Tesi e la denuncia da parte dell'arcivescovo Alberto di

Hohenzollern, banditore dell'indulgenza, fece sì che Lutero venisse chiamato a Roma

a discutere le Tesi. Lutero, grazie alla protezione dell'Elettore di Sassonia Federico,

ottenne che le tesi venissero discusse in Germania. Ebbe quindi diverse discussioni

con teologi, fra cui Johannes Eck nel 1518, che lo confermarono sempre più nelle sue

opinioni, che nel frattempo diventavano più nette: la Bibbia era la sola autorità, e la

salvezza era dovuta alla sola fede.

La rottura definitiva con Roma avvenne nel 1519, quando Leone X emanò la bolla

Exsurge Domine nella quale si richiedeva a Lutero di ritrattare le sue dottrine entro

60 giorni. Lutero reagì dando fuoco alla bolla e bruciando anche i libri di diritto

canonico, simbolo dell'autorità romana. La sentenza definitiva da parte del papa fu la

scomunica del 1520.

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Le opinioni di Lutero vennero ampliate in tre importanti scritti del 1520: La libertà

del cristiano, La cattività babilonese della Chiesa, Alla nobiltà cristiana di nazione

tedesca.

Compare anche l'altro fattore fondamentale per la diffusione della riforma: l'appoggio

ricercato nel potere politico, che troverà in Lutero il modo per eliminare il legame fra

Roma e principi tedeschi e anche di poter secolarizzare i beni ecclesiastici, che

diventavano proprietà del principe o, nelle città, acquistati dai borghesi. Carlo V,

d'accordo con il papa, fece un nuovo tentativo di conciliazione, invitando Lutero alla

Dieta di Worms (1521). Nuovamente il riformatore rifiutò di ritrattare le proprie

affermazioni. L'imperatore, che si era impegnato nei suoi confronti con un

salvacondotto, decise comunque di metterlo al bando dell'Impero con un editto.

L'Elettore Federico III di Sassonia organizzò allora un finto rapimento e lo fece

portare al castello di Wartburg (1521–1522) per proteggerlo. Qui Lutero si dedicò

alla traduzione della Bibbia in tedesco.

Un'attenta analisi storica conduce ad evidenziare come Martin Lutero non avesse

l'intenzione di creare un movimento religioso ereticale né volesse - almeno

inizialmente - giungere allo "strappo" con Roma: ripercorriamo i fatti, così come si

sono succeduti.

Quando il cardinal Caetano cercò di ottenere da Lutero una pubblica e completa

ritrattazione, poiché egli non si considerava un eretico rifiutò la richiesta del legato

invocando la protezione del papa contro i calunniatori e i nemici: fino a quel

momento Lutero non aveva mai auspicato una frattura del mondo cristiano, tutti gli

scritti di quel periodo dimostrano un chiaro intento di riformare dall'interno la

dottrina della Chiesa, che ai suoi occhi aveva smarrito la missione assegnatale da

Cristo. Verso la fine del 1518 fu inviato a Wittenberg il giovane sassone Karl von

Miltitz, parente del principe Federico, con l'incarico di convincere Lutero a rinunciare

alla polemica pubblica; in cambio il papato avrebbe garantito il silenzio degli

avversari di Lutero in Germania. Il monaco riformatore accettò e promise di

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pubblicare uno scritto per invitare tutti a rimanere obbedienti e sottomessi alla Chiesa

cattolica; questo testo fu intitolato Istruzione su alcune dottrine (1519). La tregua

formale non durò che qualche mese giacché le università cattoliche della Germania

continuarono ad attaccare l'opera di Lutero e dei suoi seguaci, i quali replicavano per

iscritto o partecipando a dispute teologiche in luoghi prestabiliti. Il più noto di questi

confronti accademici fu quello svoltosi a Lipsia nel febbraio del 1519 tra Lutero e un

professore proveniente da Ingolstadt, Johann Eck. L'importanza di questo dibattito

risiede nell'ammissione da parte di Lutero di condividere alcuni punti della dottrina

hussita. Ciò fornì al papato il capo di imputazione necessario per la condanna di

Lutero giacché cento anni prima il Concilio di Costanza aveva giudicato le

proposizioni hussite come eretiche. Tornato a Wittenberg, Lutero si rese conto del

pericolo che stava correndo e cercò di spiegare meglio la sua posizione con un

opuscolo, le Resolutiones Lutherianae super propositionibus suis Lipsiae disputatis,

ma il chiarimento non sortì alcun concreto effetto. Nel gennaio del 1520 si riunì a

Roma il primo concistoro contro Lutero, ed in giugno fu emanata la bolla Exsurge

Domine che intimava a Lutero di ritrattare ufficialmente le sue posizioni o di

comparire a Roma per fare altrettanto, pena la scomunica: infine, il 3 gennaio 1521

con la bolla Decet Romanum Pontificem, Leone X scomunicava Martin Lutero,

l'accusa era di eresia hussita, mentre Lutero continuava la sua opera teologica

pubblicando nuovi scritti che invocavano la pace e la separazione delle faccende

temporali da quelle spirituali, in conformità con le teorie agostiniane che Lutero non

rinnegò mai.

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La dottrina luterana e le sue conseguenze

Il luteranesimo prevede un diverso approccio delle Sacre Scritture rispetto alla chiesa

cattolica, nel senso che le dottrine della chiesa devono essere verificate dalla bibbia.

Nel periodo medievale, la morte era continuamente in agguato e per l'uomo del tempo

la preoccupazione principale era come salvare la propria anima. Anche Lutero ebbe

tale preoccupazione e la superò elaborando sulla sua esperienza la teoria della

giustificazione per fede, ossia in pratica l'uomo può salvare la sua anima avendo fede

in Gesù Cristo e negando valore salvifico alle opere buone. La natura umana è

irrimediabilmente segnata dal peccato originale e non c’è nessuna azione che l’uomo

possa compiere per salvarsi: non ci si salva per i propri meriti, solo Dio può salvare.

La salvezza si ottiene direttamente dalla Grazia divina e attraverso la fede, data come

dono dal Signore, e non attraverso le opere. Quello che conta è solo l’atteggiamento

di coscienza. In ogni cristiano c’è una doppia natura: un uomo interiore che realizza

la sua libertà attraverso il rapporto diretto con Dio mediante la lettura delle Sacre

Scritture, e un uomo esteriore che si rapporta con gli altri socialmente e che è retto

dalle opere buone che, tuttavia, non possono salvarlo. Lutero individuava, pertanto,

due Chiese: quella visibile basata sul primato del papa, e quella invisibile composta

dalla comunità degli eletti. La conseguenza più evidente delle parole del monaco

domenicano era la negazione del libero arbitrio da parte dell’uomo.

Altro punto della Riforma Protestante era la lettura diretta delle Sacre Scritture. Per

Lutero la fede era un dono ottenuto udendo e studiando la parola di Dio, pertanto, era

importante per ogni credente potersi accostare direttamente alla lettura delle Sacre

Scritture senza la mediazione degli ecclesiastici. Egli parlava, a tal proposito, di un

“sacerdozio universale” che accomunava tutti i credenti che avevano ricevuto il

battesimo. La Riforma, negando che ci potessero essere altri intermediari tra l'uomo e

Dio al di fuori di Gesù Cristo, rifiutò la venerazione dei Santi, di Maria, e del ruolo

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intercessore della chiesa. Lutero notava, inoltre, che al suo tempo i preti non erano

preparati dal punto di vista teologico e molti di essi si limitavano a recitare, non senza

imperfezioni, frasi in latino. Al popolo non era permesso leggere la Bibbia, essendo

questa letta in latino dal sacerdote e da quest'ultimo spiegata ad essi. Egli provvide a

tradurre la Bibbia dall'ebraico e dal greco al tedesco. Sebbene non fu il primo

(esistevano numerose traduzioni cattoliche in tedesco prima di Lutero), la sua

versione della Bibbia fu la più importante in lingua tedesca.

La riforma nega che il cristianesimo possa avere come capo una persona, avendo

come unico capo Gesù Cristo. L'organizzazione delle chiese luterane era basata su tre

modalità: quella episcopale, quella presbiterio-sinodale, in cui il principe rivestiva il

ruolo di episcopo nel suo territorio.

Le dottrine della chiesa devono essere verificate dalle Sacre Scritture: non sono più

necessari intermediari per la salvezza, viene quindi ridimensionata la gerarchia

ecclesiastica e restano, come sacramenti il battesimo, (viene mantenuta parzialmente

anche la confessione), l'eucarestia, nella quale si riafferma la presenza reale ma si

nega ( o si riduce ad opinione privata) la transustanziazione, in favore della

consustanziazione. Gli altri sacramenti tradizionali, come il matrimonio o l'ordine

sacro non sono aboliti ma considerati riti ecclesiastici.

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UD 3 - Riforma protestante, riforma cattolica

Sebbene la condotta della Chiesa suscitasse polemica e scandalo anche in Italia, qui a

differenza che nelle altre zone europee, la Riforma ebbe una diffusione limitata, sia

per la mancanza di aperta avversione alla Chiesa romana, sia per la subalternità dei

vari signori italiani dall’autorità del pontefice, sia perché mancava quello spirito

nazionale e di rivalsa che mosse le popolazioni tedesche contro la dipendenza dal

pontefice di Roma.

Nel corso del XVI secolo si diffusero in Italia diversi circoli di simpatizzanti

protestanti, fra i più importanti quelli di Venezia, Napoli e Ferrara. In pratica l'idea

dell'Italia come "isola immune" dalla riforma religiosa del XVI secolo, è stata

scardinata dalla critica storica recente ed ha rivelato un movimento religioso

peculiare e molto diverso dall'intransigentismo tedesco.

Col procedere della reazione della Chiesa romana e con la Controriforma. Il

movimento uscì dalle ristrette cerchie intellettuali e elitarie e si propose alle masse

mediante la predicazione di alcuni frati, soprattutto agostiniani, che, col procedere del

Concilio di Trento, si ritrovarono via via ad appartenere a posizioni "eretiche".

Con la chiusura del Concilio di Trento e con la definitiva condanna di posizioni

altrimenti moderate e, quindi, con la conseguente posizione intransigente dalla

Chiesa, un numero abbastanza elevato di intellettuali e di rappresentanti ecclesiastici

emigrarono in altri paesi dove tentarono di professare più o meno liberamente la loro

fede. Fra questi è da ricordare l'antitrinitario Lelio Sozzini, anche per il fatto di aver

dato nome a un movimento.

Fu preferita come destinazione la città di Ginevra, dove, al contrario, non era diffusa

la tolleranza religiosa, per cui alcuni Italiani vennero condannati al rogo

paradossalmente dagli stessi Calvinisti.15

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Chi restava in Italia, invece, si vide costretto ad aderire a posizioni nicodemite, cioè a

professare il proprio credo religioso interiormente ma ad apparire, esternamente,

come un cattolico per non essere soggetto a persecuzioni. Un esempio era in Renata

di Francia presso la corte dei Gonzaga.

Di questo movimento storico non esiste più traccia nell'Italia attuale se non per i

Valdesi, movimento riformato medievale diffuso soprattutto nella Val Pellice, che nel

XVI secolo aderirono al protestantesimo ispirandosi ai calvinisti ginevrini.

Determinante per la diffusione della fede evangelica in Italia è stata la traduzione

della Bibbia di Giovanni Diodati.

UD 4 – Esiti della riforma protestante

Il 1500 fu un secolo di grandi trasformazioni. Si verificò uno straordinario aumento

demografico, seguito dall’aumento dei prezzi, in particolare dei cereali, e dalla

riduzione del potere d’acquisto della popolazione, i cui redditi non crescevano in

proporzione all’aumento dei prezzi. La rivoluzione dei prezzi, favorita anche

dall’immissione sui mercati europei dei metalli preziosi provenienti dalle colonie,

spinse all’estensione delle terre coltivate a cereali e alla riconversione delle colture

preesistenti. L’agricoltura generava profitto e i guadagni venivano reinvestiti da

coloro che detenevano i capitali in altri investimenti agricoli. L’economia andava

lentamente trasformandosi: da un’ etica medievale si passava ad un’etica moderna e

mercantile e si estendeva l’economia di mercato. Di questa situazione risentirono,

oltre ai contadini e al popolo minuto, anche i grandi proprietari e i signori feudali, che

iniziarono ad aumentare i fitti delle terre che davano in conduzione ai contadini e ad

amministrare direttamente le loro tenute. Molti signori occuparono le terre limitrofe

alle città, fino ad allora di uso comune ai contadini, aumentando i contributi ed i

servizi ad essi imposti e restringendo le loro libertà personali. I contadini tedeschi, di

fronte al peggioramento delle loro condizioni di vita, intesero la libertà di coscienza

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affermata da Lutero come l’affermazione della libertà degli individui contro ogni

forma di oppressione. La rivolta dei contadini, che avanzavano pretese economiche

sostenute da ragioni religiose, assunse i caratteri di una vera e propria guerra contro i

signori. Lutero, però, condannò duramente la sommossa che, in breve tempo, venne

repressa nel sangue. L’atteggiamento di Lutero nei confronti dell’economia era di

tipo medioevale: teneva in grande stima l’agricoltura, seguita dall’artigianato e,

infine, dal commercio. Riteneva che l’unico modo per guadagnare denaro fosse il

lavoro: tutti dovevano lavorare, la società doveva farsi carico dei mendicanti e solo

gli anziani facoltosi potevano denaro ad un tasso d’interesse prestabilito. Egli era

contrario allo spirito del capitalismo, sostenendo un atteggiamento remissivo da parte

dell’uomo, volto al mantenimento dell’ordine e dei rapporti di classe. Eppure,

sostenendo l’espropriazione dei beni ecclesiastici al fine della redistribuzione e

incitando al lavoro, le sue affermazioni contribuirono all’affermazione di ciò che

deplorava. Differentemente da Lutero, Calvino – in base al principio della

predestinazione-esaltava la libertà di iniziativa dell’individuo, l’impegno personale

per il mantenimento proprio e dei poveri, la creazione di attività economiche

produttive e generatrici di guadagni da reinvestire. Con Calvino si realizza, quindi,

una perfetta aderenza tra messaggio religioso ed etica mercantile e borghese.

Un’altra conseguenza della Riforma protestante fu l’accelerazione

dell’alfabetizzazione, dovuta alla possibilità riconosciuta agli individui di poter

leggere le Sacre Scritture. La stessa dottrina trovò nella stampa e nella circolazione di

volantini, opuscoli ed illustrazioni uno straordinario mezzo di diffusione e di

proselitismo. La Riforma Protestante trasmettendo l'amore per la Bibbia,

indirettamente trasmise l'amore per la lettura, si calcola, infatti, che nel corso del

1500 la popolazione tedesca in grado di leggere sia passata dalle 400 000 unità al

milione.

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Bibliografia

Alister E. McGrath , Il pensiero della Riforma, Claudiana, Torino 1989, 2000

Salvatore Caponetto , La Riforma protestante nell'Italia del Cinquecento,

Claudiana, Torino 1997

Giorgio Tourn , I protestanti. Una rivoluzione, Claudiana, Torino 1993

Roland H. Baiton, Lutero

Lettura di fonti documentarie

Brani tratti da Libertà del cristiano di Martin Lutero

Articolo di Indro Montanelli

Osservazione e interpretazione dell’apparato iconografico offerto dal testo scolastico

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