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La riforma del lavoro LEGGE 04/11/2010 , n. 183 Gazzetta Uff. 09/11/2010 , n.262 Antonella Ciriello

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La riforma del lavoro

LEGGE  ‐ 04/11/2010 , n. 183  ‐Gazzetta Uff.  09/11/2010 , n.262

Antonella Ciriello

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Il cuore della norma

• Art.30: Clausole generali e certificazione del contratto di lavoro 

• Art.31• Conciliazione e arbitrato • Art.32• Decadenze e disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo determinato 

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CLAUSOLE GENERALI (L’ESSENZA DEL GIUDICARE)

• In tutti i casi nei quali le disposizioni di legge contengano clausole generali (ivi comprese le norme in materia di instaurazione di un rapporto di lavoro, esercizio dei poteri datoriali, trasferimento di azienda e recesso), il controllo giudiziale

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AMBITO DELLA LIMITAZIONE

Può essere svolto esclusivamente, in conformità ai princìpi generali dell'ordinamento, all'accertamento del presupposto di legittimità e non può essere esteso al sindacato di merito sulle valutazioni tecniche, organizzative e produttive che competono al datore di lavoro o al committente.

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LA NORMA GENERALIZZAPRECEDENTI DISPOSIZIONI

• 3 dell’art 27 del d.lgs. 276/2003 ‐ Somministrazione irregolare – dispone che «ai fini della valutazione delle ragioni di cui all'articolo 20, commi 3 e 4, che consentono la somministrazione di lavoro il controllo giudiziale è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell'ordinamento, all'accertamento della esistenza delle ragioni che la giustificano e non può essere esteso fino al punto di sindacare nel merito valutazioni e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano all'utilizzatore».

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co. 3 dell’art. 69 del d.lgs. n. 276/2003 

• Divieto di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa atipici e conversione del contratto –dispone che «ai fini del giudizio di cui al comma 2, il controllo giudiziale è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell'ordinamento, all'accertamento della esistenza del progetto, programma di lavoro o fase di esso e non può essere esteso fino al punto di sindacare nel merito valutazioni e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano al committente».

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CONCETTO DI CLAUSOLA GENERALE

• clausola generale» pare utilizzata in senso almeno parzialmente a‐tecnico, valendo ad identificare, piuttosto, concetti indeterminati o elastici, quali sono, ad esempio, ragioni tecniche, organizzative e produttive, giusta causa o giustificato motivo.

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OCCORRE UNA VALUTAZIONE

• PER RIEMPIRE QUEL CONCETTO INDETERMINATO, il che riappropria il giudice (o il soggetto giudicante) del suo ruolo. (es. correttezza e buona fede, buon costume).

• la Relazione di accompagnamento al testo di legge precisa che «per clausole generali si intendono quelle disposizioni legislative che, al fine di definire l’ambito di legittimità del ricorso a particolari tipologie di lavoro o a decisioni delle parti non hanno riferimento a specifiche causali tipizzate, bensì stabiliscono requisiti di carattere generale e quindi flessibili, seppur effettivi e verificabili».

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Si individuano varie correntidi pensiero:

prima opinione: Qual è la novità? Se è vero, infatti, che il termine può essere apposto al contratto solo a fronte di una ragione tecnica, organizzativa e produttiva, che il trasferimento può essere adottato solo in presenza di una ragione tecnica, organizzativa e produttiva, e che il licenziamento può essere legittimamente irrogato solo in presenza di un giustificato motivo o di una giusta causa, èevidente che la ragione, il motivo e la causa costituiscono presupposti di legittimità dell’atto, sì che il riscontro della loro sussistenza in concreto mantiene il sindacato giudiziale nell’ambito del controllo di legittimità.

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Altra opinione 

le indicazioni tecnico‐organizzative rimarranno vincolanti quand’anche dovessero risultare irragionevoli, inopportune, contraddittorie e persino discriminatorie (es. ho licenziato perché mi serviva un lavoratore in meno. Perché? Lo so io)Antonella Ciriello

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Così, per il contratto a termine

non SAREBBERO granché sindacabili le ragioni tecnico‐organizzative addotte dal’imprenditore per effettuare assunzioni a termine, sicché, rispettati alcuni criteri formali, o meglio documentali, non SAREBBERO consentiti grandi spazi di verifica sulla consistenza e credibilitàdella scelta adottata

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Per il lavoro a progetto

nel lavoro a progetto «la discrezionalità imprenditoriale si eserciterEBBE ampiamente nel delineare un progetto piùo  meno credibile» ma il giudice non potrEBBE sindacarlo Antonella Ciriello

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Per il licenziamento

nel licenziamento per giustificato motivo oggettivo, individuale o collettivo, non sarEBBE più consentito “valutare la consistenza, credibilità e serietà della scelta adottata e tanto meno la sua tollerabilità sociale  in relazione all’interesse antagonista a conservare il posto di lavoro”

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Secondo altra opinione, ancora

la disposizione è destinata ad incidere significativamente su due questioni: quella della legittimità del licenziamento per ragioni meramente economiche e quella del cd. obbligo di repechage

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così

Sarebbe possibile  il licenziamento per meri motivi economici (il profitto)  e l’obbligo di repechage diventerebbe solo formale (è previsto nell’art. 3 della l. n. 604/1966)

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Altri ritengono che 

preclude al giudice l’utilizzo delle clausole generali vere e proprie, cioè, per citare le più rilevanti nell’ambito che ci riguarda direttamente, le clausole di correttezza e buona fede; le quali, tuttavia, non si trovano nelle disposizioni di legge delle materie di cui all’art. 409 cod.proc.civ. e all’art. 63 del d.lgs. n. 65/2001, ma nel Libro IV del codice civile, e sono destinate ad operare, e sono concretamente utilizzate dai giudici, in tutti i rapporti contrattuali, non solo nei rapporti di lavoro.

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In senso contrario il richiamo ai principi generali dell’ordinamento

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esempi

Si pensi, alle note di qualifica, ai concorsi per l’accesso a qualifiche superiori nell’ambito dell’impiego alle dipendenze di privati e della PA, all’assegnazione e alla revoca di particolare incarichi; cioè a quegli atti di assegnazione e mutamento di mansioni per i quali la legge pone solo scarni limiti espliciti

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Nel trasferimento• E, ancora, al trasferimento, in cui, talora, il controllo dell’atto si spinge fino a verificare che il datore abbia tenuto in considerazione le condizioni personali del lavoratore, anche al fine di scegliere quale trasferire; o alla collocazione in cassa integrazione, potere per il cui legittimo esercizio la giurisprudenza, pur in assenza di precise disposizioni di legge o di contratto collettivo, esige il rispetto del cd. «limite interno» di coerenza, secondo il quale la collocazione in cassa del lavoratore deve risultare congruente rispetto alle ragioni per le quali l’ammissione alla cassa è stata chiesta ed ottenutaAntonella Ciriello

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Licenziamento per giustificato motivo oggettivo plurimo

• di fronte alla possibilità che il licenziamento colpisca indifferentemente una pluralità di lavoratori, ed in presenza di una vera e propria lacuna normativa, la giurisprudenza richiede che l’imprenditore operi la scelta del lavoratore da licenziare applicando i criteri di correttezza e buona fede.

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In questo modo

• se nel co. 1 dell’art. 30 si dovesse leggere un divieto all’utilizzo delle clausole generali di correttezza e buona fede una discreta parte dell’agire imprenditoriale verrebbe sottratto al controllo giudiziale e che alla disposizione dovrebbe riconoscersi davvero una portata incisiva.

• MA SAREBBE LEGITTIMA?

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Qualificazione e interpretazione del contratto di lavoro (c.2)

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Salvo il caso…

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Questa norma

• Per la quale il giudice non può discostarsi dalle valutazioni espresse in sede di certificazione, va coordinata con gli art. 1362 e ss. (ilgiudice non può fermarsi al significato letterale delle parole ma deve cercare la comune intenzione delle parti).

• Secondo parte della dottrina questo potere non verrebbe meno per effetto della certificazione.

• Restano da chiarire i contorni degli effetti della certificazione sui contratti in corso di esecuzione Antonella Ciriello

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finalità

• offrire al datore di lavoro, mediante l’avvallo delle Commissioni di Certificazione, la possibilità di evitare gli effetti pregiudizievoli di ispezioni o di accertamenti da parte degli enti previdenziali relativamente a rapporti all’origine non certificati. Infatti, gli effetti dell’accertamento della commissione di certificazione, nei contratti in corso di esecuzione, possono avere efficacia retroattiva ove venga appurato che l’attuazione dei medesimi è stata, anche nel periodo precedente all’attività istruttoria posta in essere dalla commissione, coerente con quanto appurato in tale sede. 

• Di che si tratta ?

• transazione, negozio di accertamento, arbitrato irrituale e atipico o RIMESSIONE ad un soggetto terzo (nella specie la commissione di certificazione) la definizione retroattiva dell’oggetto del contratto?

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L’ESSENZA DEL GIUDICARE :IL LICENZIAMENTO (3°COMMA) 

la norma

• Nel valutare le motivazioni poste a base del licenziamento, il giudice tiene conto delle tipizzazioni di giusta causa e di giustificato motivo presenti nei contratti collettivi di lavoro

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Nel definire le conseguenze da riconnettere al licenziamento

• (ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604), il giudice tiene egualmente conto di elementi e di parametri fissati dai predetti contratti e comunque considera le dimensioni e le condizioni dell'attivitàesercitata dal datore di lavoro, la situazione del mercato del lavoro locale, l'anzianità e le condizioni del lavoratore, nonché il comportamento delle parti anche prima del licenziamento.

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COSA SIGNIFICA? 

• nel valutare la sussistenza della giusta causa e/o del giustificato motivo di licenziamento – i quali, a norma degli art. 2119 cod.civ. e 3 l. n. 604/1966, restano a tutt’oggi i presupposti cui è condizionata  la legittimità del licenziamento – il giudice prende in considerazione le previsioni contrattuali e ne fa senz’altro applicazione se e nella misura in cui tali previsioni risultino in linea con la nozione di giusta causa e di giustificato motivo?

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O SIGNIFICA CHE

• il giudice debba tenere conto, che egli debba e/o possa giudicare della legittimità del licenziamento solo considerando le previsioni contrattuali, sanzionandone, così, la legittimità in ogni caso in cui, e solo nel caso in cui, il motivo concretamente addotto sia previsto in contratto come motivo di licenziamento?

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LA CERTIFICAZIONE(modifica a.75 d.lgsl.276/2003)

• Al fine di ridurre il contenzioso in materia di lavoro, le parti possono ottenere la certificazione dei contratti in cui sia dedotta, direttamente o indirettamente, una prestazione di lavoro secondo la procedura volontaria stabilita nel presente titolo».

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Organi certificatori

• a) gli Enti bilaterali costituiti nell’ambito territoriale di riferimento;

• b) le Direzioni provinciali del Lavoro;• c) le Province;• d) le Università pubbliche e private ,comprese le Fondazioni universitarie;

• e) la Direzione Generale della Tutela delle Condizioni di Lavoro del

• Ministero del Lavoro;• f) i Consigli provinciali dei consulenti del lavoro.

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ETEROGENESI NEI FINI

La certificazione era nata per accreditare la pletora di contratti atipici o autonomi, cambia funzioni e diventa uno strumento che ha la  fine di personalizzare il contenuto dei contratti.

(era stata un flop)Antonella Ciriello

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Clausola compromissoria certificata

• Possibile introdurre clausole certificate e sottoscrivere clausole compromissorie deferendo agli arbitri invia definitiva la soluzione di determinate controversie

• Eluso il messaggio del Capo dello Stato?

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Si immagina che la certificazione possa 

• consentire la stipula di clausole individuali inerenti le causali giustificatrici di diverse tipologie di contratti a tempo determinato, prevedendo ipotesi risolutive del rapporto che potrebbero essere in contrasto con il CONTRATTO COLLETTIVO. (tipizzazioni individuali di giusta causa e giustificato motivo vincolanti per il giudice!!!

• CROLLO DELLA NORMA INDEROGABILEAntonella Ciriello

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Pericoli individuati dalla dottrina

• Quando le parti avranno stabilito che una certa esigenza tecnica può giustificare una somministrazione o un contratto a termine, il giudice non può intervenire. Ugualmente per giusta causa e giustificato motivo)

• Se fosse una contrattazione unilaterale predisposta dal datore e fatta sottoscrivere dal lavoratore, che nella fase di inizio del lavoratore è più debole?.

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Eliminata l’obbligatorietà del tentativo di conciliazione

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CONCILIAZIONE (410 C.P.C)

• IL tentativo di conciliazione diviene facoltativo (può promuovere)ma, ove venga proposto segue una procedura piùcomplessa   e farraginosa (descritta dal nuovo art.410 c.p.c)

• Rimane obbligatorio il tentativo quando si voglia impugnare il contratto certificato o delle clausole.

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ERA FACOLTATIVO IN ORIGINE

ll solo tentativo obbligatorio di conciliazione (a parte quello “giudiziale” di cui all’art. 420, comma 2‐bis) rimane quello di cui all’art. 80, comma, 4 del D.Lgs 276/2003, in caso di ricorso giurisdizionale avverso la certificazione; con riferimento a tale ultimo caso, peraltro, forse per un difetto di coordinamento, non è più applicabile la sanzione della sospensione del giudizio contenuta nel cod. proc. civ.

Antonella Ciriello

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Problemi applicativi

• Se il soggetto ha agito in giudizio quando la condizione di proc era vigente, il giudice ha sospeso, correttamente quella norma interna impone (imporrebbe) alla dpl di svolgere il tentativo, per andare avanti.

• Tale conclusione risulta confermata da circolare del Ministero del Lavoro (11‐3428) che impone di esperire i tentativi azionati prima dell’entrata in vigore (istanze presentate al 24.11.2010) ma…Antonella Ciriello

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CONTENUTO DELLA RICHIESTA

• deve contenere, tra l'altro, l’esposizione dei fatti e delle ragioni posti a fondamento della pretesa, ma ogni problema, che spesso si poneva nella prassi in precedenza, relativo alla rilevanza ‐ai fini dell'improcedibilità della domanda intera (non essendo configurabile una sospensione parziale del processo)‐ della mancata perfetta coincidenza dell'istanza conciliativa con l'oggetto del giudizio, è privo oggi di interesse, essendo stata eliminata la sospensione del processo per mancato tentativo (che era l'inevitabile corollario dell'obbligatorietà, oggi, come detto, non più prevista).

Antonella Ciriello

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ALTRO VECCHIO PROBLEMA SUPERATO

• E' superato altresì il vecchio problema della possibilità di sospendere il giudizio relativo alla domanda riconvenzionale in difetto di previo tentativo di conciliazione per la stessa, ed oggi è anzi positivamente stabilito che la manata partecipazione del convenuto alla fase conciliativa non gli preclude la possibilità di proporre in giudizio la domanda riconvenzionale.

• Antonella Ciriello

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Nuovo 411

• Se non si raggiunge l'accordo tra le parti, la commissione di conciliazione deve formulare una proposta per la bonaria definizione della controversia. Se la proposta non è accettata, i termini di essa sono riassunti nel verbale con indicazione delle valutazioni espresse dalle parti. Delle risultanze della proposta formulata dalla commissione e non accettata senza adeguata motivazione il giudice tiene conto in sede di giudizio

Antonella Ciriello

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Si è osservato

• Come sia divenuto pericoloso promuovere il tentativo, oggi facoltativo, davanti alla DPL perchél’eventuale rifiuto di transigere, ove ivi incartato e riutilizzato dal giudice, potrebbe avere effetti NON SOLO per il regolamento delle spese di lite in relazione all’art.91 

Antonella Ciriello

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La transazione sindacale è piùfacile

• Se il tentativo di conciliazione si è svolto in sede sindacale, ad esso non si applicano le disposizioni di cui all'articolo 410. 

Antonella Ciriello

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Solo depositato presso la DPL

. Il DIRETTORE, O UN SUO DELEGATO, accertatane l'autenticità, provvede a 

depositarlo nella cancelleria del tribunale nella cui circoscrizione è stato redatto. Il GIUDICE, su istanza della parte interessata, accertata la regolaritàformale del verbale di conciliazione, LO DICHIARA ESECUTIVO CON DECRETO». Antonella Ciriello

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Modifica del 420

tenta la conciliazione della lite e 

formula alle parti una 

Antonella Ciriello

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della proposta del giudicesenza giustificato motivo, costituisce comportamento valutabile dal giudice ai fini del giudizio».Antonella Ciriello

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Combinazione della norma con il nuovo 91 c.pc.

• Combinando questa norma con tale disposizione (il giudice condanna la parte che ha rifiutato senza giustificato motivo la proposta conciliativa –non più eventuale‐ al PAGAMENTO DELLE SPESE DEL PROCESSO.

• Del resto la compensazione è possibile solo per gravi ed eccezionali ragioni.

• E il 96 prevede pure una pena, disposta dal giudice in caso di lite temeraria.

Antonella Ciriello

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Risoluzione arbitrale della controversia (nuovo 412)

• In qualunque fase del tentativo di conciliazione, o al suo termine in caso di mancata riuscita, le parti possono indicare la soluzione, anche parziale, sulla quale concordano, riconoscendo, quando èpossibile, il credito che spetta al lavoratore, e possono accordarsi per la risoluzione della lite, affidando alla commissione di conciliazione il mandato a risolvere in via arbitrale la controversia.

Antonella Ciriello

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Le parti devono indicare

• Oltre al termine, agli arbitri le norme invocate  a sostegno delle loro pretese e l'eventuale richiesta di decidere 

secondo equità, nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento e dei princìpi regolatori della materia, anche derivanti da obblighi comunitari. (sia nel 412 che nel 412 quater)

Antonella Ciriello

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Il lodo emanato a conclusione dell'arbitrato, sottoscritto dagli arbitri e autenticato, produce tra le parti gli effetti di cui all'articolo 1372 e all'articolo 2113, quarto comma, del codice civile.

(art. 808 ter c.p.c. )Antonella Ciriello

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Altre modalità di conciliazione e arbitrato

Oltre a quelle dei contratti collettivi(412 ter) speciale procedimento del 412 quater

il collegio di conciliazione e arbitrato (complessa disciplina senza 421 e quindi senza riequilibrio 

delle parti, e con l’obbligo di anticipare compenso arbitri, il che colpisce la parte debole) Antonella Ciriello

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insidia

• Tali aspetti, in astratto comprensibili data la natura arbitrale del procedimento, risultano tuttavia particolarmente rilevanti ove collegati alla previsione del comma 10 del medesimo articolo, secondo il quale, in relazione alle materie di cui all’articolo 

409 cod. proc. civ.,  le parti contrattuali possono pattuire clausole compromissorie di cui all’articolo 808 cod. proc. civ., che rinviano alle modalità di espletamento dell’arbitrato di cui agli articoli 412 e 412‐quater.

Antonella Ciriello

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La clausola compromissoria (808 c.pc.)

• E’ il punto di disciplina più discusso, quello in cui, maggiormente, si gioca la partita dell’inderogabilità della norma lavoristica a tutela del soggetto debole.

• Precedentemente solo se ammesse dai contratti collettivi, e salva sempre la libertàdia adire il giudice.

• Ora sostanzialmente obbligatorio, una volta stipulata la clausola (apparente lo schermo dei contratti collettivi)Antonella Ciriello

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Finto schermo del contratto collettivo

• Infatti, in assenza dei predetti accordi interconfederali o contratti collettivi, trascorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, il ministro del lavoro e delle politiche sociali definisce con proprio decreto, sentite le parti sociali, le modalità di attuazione e di piena operativitàdelle disposizioni.

Antonella Ciriello

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Certificazione a pena di nullità

• Della clausola compromissoria, in base alle disposizioni di cui al titolo VIII del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, dagli 

organi di certificazione di cui all’articolo 76 del medesimo : ciò èfatto affinché le commissioni di certificazione accertino la effettiva volontà delle parti di devolvere ad arbitri le controversie che dovessero insorgere in relazione al rapporto di lavoro, ma ha l'effetto pratico di sottoporre la clausola compromissoria ai limiti di impugnazione propri della certificazione (oggi incrementati dall'art. 30). Antonella Ciriello

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Critiche veementi

• Parte della dottrina ha sollevato consistenti dubbi di legittimitàcostituzionale delle nuove disposizioni, in relazione a varie norme che tutelano il lavoro in modo inderogabile (artt. 3, 4, 41, 97 Cost., )

• Ma soprattutto 24 c. e CEDU (art. 6) 

Antonella Ciriello

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L’insidia dell'effetto sinergico 

Tra la nuova disciplina dell'arbitrato e della clausola compromissoria certificata: di fatto rende l’arbitrato obbligatorio ed impedirà di far valere i propri diritti in sede giudiziaria ai nuovi assunti, costretti a rivolgersi ad un collegio arbitrale (un giudice privato) legittimato, 

oltre tutto, a risolvere le controversie senza tenere conto delle norme inderogabili di legge e di contratto collettivo (che i giudici dello Stato invece non possono non applicare) Antonella Ciriello

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Si è parlato di fuga dal giudice

• Mettendo in dubbio la costituzionalità del sistema (art. 24 c.).

• Gli emendamenti rispetto alla prima stesura (Non licenziamento, non più coeva all’assunzione, ma solo al termine del periodo di prova,o dopo almeno 30 gg.dall’inizio del rapporto di lavoro sono parsi irrilevanti.

• IL LAVORATORE RESTA DEBOLE

Antonella Ciriello

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L’eliminazione del giudice

• La certificazione non aveva avuto molta fortuna nei sette anni sin dalla sua istituzione, in quanto non c'era nessuna sicurezza che reggesse davanti a un tribunale, e ciò perchél'articolo 24 della Costituzione vieta che ci siano atti negoziali privati, provvedimenti amministrativi, inoppugnabili, mentre l'articolo 111 impedisce la possibilità che vi siano contratti che sfuggano alla possibilità di un controllo giurisdizionale (Roccella)

Antonella Ciriello

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Preoccupazioni degli studiosi (Alleva, Piergiovanni)

“con il nuovo sistema, si è aggirato l'ostacolo: siccome queste <simulazioni blindate> non reggano davanti al giudice, il governo ha pensato di eliminare anche il giudice mettendo al suo posto un cosiddetto arbitro. In questo modo queste simulazioni non potranno piùessere smentite”

Antonella Ciriello

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Il pericolo dell’equitàlettura pessimistica

• il contrasto con la costituzione si tocca con mano nella stessa facoltà attribuita agli arbitri di decidere secondo equità (e principi generali) e di non applicare così le numerose norme costituzionali e di legge ordinaria specificamente dedicate al lavoro e per loro natura inderogabili e foriere di diritti indisponibili per lo stesso lavoratore (Riverso)

Antonella Ciriello

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L’interpretazione costituzionalmente orientata(lettura ottimistica)

• Nell’attuale versione è stato precisato che il collegio arbitrale, per quanto di equità, dovràgiudicare non più soltanto nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento, ma anche dei principi regolatori della materia tra i quali rientra il carattere inderogabile  della norma di legge lavoristica delle clausole dei contratti collettivi (Roccella) e l’illegittimità di disporre  con arbitr. di diritti futuri indisponibili (806 c.p.c)

Antonella Ciriello

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Importante Corte Costituzionale206/2004

Antonella Ciriello

• “la sola funzione che alla giurisdizione di equità può riconoscersi, in un sistema caratterizzato dal principio di legalità a sua volta ancorato al principio di costituzionalità, è quella di individuare l’eventuale regola di giudizio non scritta che, con riferimento al caso concreto, consenta una soluzione della controversiapiù adeguata alle caratteristiche specifiche della fattispecie concreta

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alla stregua tuttavia dei medesimi principi cui si ispira la disciplina positiva: principi che non potrebbero essere posti in discussione dal giudicante, pena lo sconfinamento nell’arbitrio

Dunque rimane sempre l’obbligo per il collegio arbitrale di rispettare le norme costituzionali e comunitarie, oltre che quelle di ordine pubblico (da intendersi come “principi fondamentali

• e etico sociali, di cui la comunità avverte l’esigenza in un dato periodo• storico ed assunti dal legislatore per informare i singoli istituti giuridiciAntonella Ciriello

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Così per Cass. 19 luglio 2007 n. 16017.

• è nozione di ordine pubblico• “il principio fondamentale inerente al diritto dei lavoratori di non essere

• licenziati senza un valido motivo (soggettivo od oggettivo), ovverosia il

• principio di necessaria giustificazione del licenziamento…

Antonella Ciriello

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Art. 32: NUOVI TERMINI PER L'IMPUGNATIVA DI LICENZIAMENTO.

il licenziamento deve essere impugnato a 

pena di decadenza entro sessanta giorni dalla ricezione della sua comunicazione, ovvero dalla comunicazione dei motivi, ove non contestuale, con qualsiasi atto scritto, anche extragiudiziale, idoneo a rendere nota la volontà del lavoratore

Antonella Ciriello

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Impugnazione inefficace

• se non è seguita, entro il successivo termine di 270 (erano 180 nella prima stesura del disegno di legge) giorni, dal deposito del ricorso nella cancelleria del tribunale in funzione di giudice del lavoro o dalla comunicazione alla controparte della richiesta di tentativo di conciliazione o arbitrato

Antonella Ciriello

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In caso di rifiuto di conciliazione o arbitrato o disaccordo

• il ricorso al giudice deve essere depositato a pena di decadenza entro sessanta giorni dal rifiuto o dal mancato accordo.

• Antonella Ciriello

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Primo problema

A quali licenziamenti la norma si applica?

Antonella Ciriello

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LA NORMA PARLA DI invalidità e atto scritto

• SECONDO I PRIMI INTERPRETI:Non anche (con modifica della prima stesura)  inefficacia del licenziamento, ivi inclusi i licenziamenti orali, nonché a varie ipotesi finora spesso escluse dalla giurisprudenza dall'ambito di operatività del termine decadenziale per l'impugnativa del recesso datoriale

ES. OMESSA COMUNICAZIONE DEI MOTIVI CHE RENDE IL LICENZIAMENTO INEFF.Antonella Ciriello

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Ampiezza della decadenza

• ai licenziamenti che presuppongono la risoluzione di questioni relative alla qualificazione del rapporto di lavoro

• ovvero alla legittimità del termine apposto al contratto, 

• al recesso del committente nei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche nella modalità a progetto,

Antonella Ciriello

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Segue….

• al trasferimento 2103 codice civile• all’azione di nullità del termine• alla cessione di contratto di lavoro 2112 del codice civile

• ad ogni altro caso in cui, compresa l’ipotesi prevista 

dall’articolo 27 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, si chieda la costituzione o l’accertamento di un rapporto di lavoro in capo a un soggetto diverso dal titolare del contratto

Somministrazione irregolareAntonella Ciriello

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Effetto preoccupante

• decadenza è operativa –tra l’altro‐ per i 

licenziamenti discriminatori • per fattispecie che tecnicamente non sono affatto dei licenziamenti (es contratti a termine)

Antonella Ciriello

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Superati così decenni di giurisprudenza di tutela 

• Prima della riforma, va ricordato, che la giurisprudenza aveva individuato vari casi di inapplicabilità del termine di decadenza all'impugnativa di licenziamento  previsto dall'art. 6 l. n. 604 del 1966, rilevando che il termine di decadenza non è applicabile necessariamente in tutti i casi di recesso da parte del datore, trattandosi di norma eccezionale

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L’eccezionalità

• Poggia sulla deroga al principio generale degli art. 1421 e 1422 c.c. (la nullità può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e l'azione per farla dichiarare non è soggetta a prescrizione) l’art. 6 l. n. 604 del 1966 è da considerarsi di carattere eccezionale e non èperciò applicabile, neanche in via analogica, ad ipotesi di nullità del licenziamento che non rientrino nella previsione della citata legge

Antonella Ciriello

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Corte di Cassazione, sez. Lavoro,  15 gennaio 2010, n. 1861

l’impugnazione del licenziamento per il superamento del periodo di comporto èsoggetta esclusivamente al termine di prescrizione lungo dei dieci anni e non anche al termine di decadenza di sessanta giorni, di cui alla generale disciplina dei licenziamenti individuali dettata dalla legge n. 604 del 1966;

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Altri casi giudizialmente esclusi

• licenziamenti previsti dall'art. 1, l. n. 7 del 1963 (sul divieto di licenziamento delle lavoratrici per causa di matrimonio) 

• dall'art. 2, t. n. 1204 del 1971 (sulla tutela delle lavoratrici madri), 

Antonella Ciriello

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ancora

• dagli art. 1421 e 1422 c.c. (Cass.civ., 30 maggio 1997, 

n.4809: nello stesso senso, Cass. 27 marzo 2003, n.3022)con riferimento al licenziamento non intimato per iscritto e perciò privo della forma richiesta ad substantiam dalla legge, nonché Cass. 14 agosto 2008, n.21702, per il licenziamento motivato con il superamento dei limiti di etàed il possesso dei requisiti pensionistici nel caso in cui il prestatore abbia esercitata l'opzione per la prosecuzione del rapporto).

•Antonella Ciriello

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Oneri di allegazione e prova dei fatti che impediscono la decadenza

• lavoratore deve allegare quando è stato licenziato e quando ha impugnato ?

• chi deve provarlo e rischio della mancata prova ?

• si rafforza giur secondo cui onere grava sul lavoratore (ex Cass n. 1076 del 1999)

• se non c’è eccezione, è rilevabile d’ufficio ?

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Other bullets

• Decadenza dei 270 giorni: dalla scadenza dei 60 o dalla impugnativa ?

• Se fosse dalla impugnativa il lavoratore che si fosse premurato di impugnare il licenziamento prima avrebbe un termine complessivamente più ridotto.

• Sembra chiaro, invece, che  basta il deposito del ricorso (superata la giurisprudenza sulla notifica)

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ancora

• L’impugnazione è inefficace se non è seguita”(“seguita” si riferisce a “impugnazione”)

il   dies a quo, dal è costituito dall’invio della comunicazione o dalla ricezione (Cass n. 8830 del 2010 attribuisce rilievo alla spedizione, ma non è utile in questo caso)?

Il termine deve necessariamente correre dalla conoscenza (ricezione).

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Conseguenze della pronuncia in rito

• Qualora il processo instaurato nei 270 giorni si concludesse  con una pronuncia di rito: nullità, estinzione, etc, quid juris?

• Secondo accreditata opinione:non può proporsi nuovamente ratio sistema che il processo (valido) segua all’impugnazione stragiudiziale

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Regime transitorio (una interpretazione suggerita per prendere tempo)

• l'art. 252 disp. att. cod. civ., fissa una regola specifica, in particolare per i termini decadenziali preesistenti ma abbreviati da una riforma sopravvenuta:

• ‐‐secondo tale norma, il nuovo termine si applica anche alle situazioni anteriori,

• ma decorre dall'entrata in vigore della legge riformatrice,

• purchè il risultato complessivo non sia un termine minore

• "a norma della legge precedente"Antonella Ciriello

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Si sostiene

• che, quindi, se il termine decadenziale è di nuovo conio,

• nel senso che la disciplina precedente non ne prevedeva alcuno,

• possono considerarsi regolati dalla norma sopravvenuta soltanto i fatti

• verificatisi dopo la sua entrata in vigore;

Antonella Ciriello

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In pratica

• si dovrebbe applicare il termine decadenziale di 270 gg

• soltanto ai licenziamenti la cui impugnazione stragiudiziale,

• nei tradizionali 60 gg,• sia avvenuta dal 24 novembre 2010 in poi;• (abbiamo tempo per ipotizzare una decadenza sino ad agosto 2011 compreso)

Antonella Ciriello

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Principio di affidamento

• che i consociati devono poter avere per gli assetti normativi;

• è lo stesso art. 252 a dirlo,• parlando di TERMINE PIU' BREVE DI QUELLO STABILITO

• DALLE LEGGI ANTERIORI;• (diritto quesito inapplicabile per rapporti di durata)

• Cass. 25746_09 ha però statuito il contrario,Antonella Ciriello

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Quinto comma

• Nei casi di conversione del contratto a tempo determinato, il giudice condanna il datore di lavoro al risarcimento del lavoratore stabilendo un'indennità onnicomprensiva nella misura compresa tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 12 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, avuto riguardo ai criteri indicati nell'articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604.

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Contratto a termine

il giudice condanna il datore di lavoro al risarcimento del lavoratore stabilendo un’indennità onnicomprensiva nella misura compresa tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, avuto riguardo ai criteri indicati nell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604. 

Antonella Ciriello

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Punctum dolens

• Tale disposizione, peraltro, si applica per tutti i giudizi, ivi compresi quelli pendenti alla data di entrata in vigore della legge. 

Antonella Ciriello

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Non più risarcimento ma penale

• la norma prevede una sorta di penale a carico del datore di lavoro per il fatto oggettivo considerato dalla disposizione, a prescindere dall’esistenza dell'eventuale danno effettivamente subito dal lavoratore

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problema

• siamo in presenza di una limitazione del risarcimento possibile (come sembrerebbe dai lavori preparatori e dall’intenzione del legislatore desumibile dalla disciplina complessiva)?

• o si tratta solo di una liquidazione minima del danno, che non esclude, provandolo,ulteriori danni per aspetti non considerati dalla norma?

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La mora accipiendi

• la norma non prende in alcuna considerazione la diversa fattispecie della mora accipiendi del datore di lavoro, che è fatto successivo al recesso e dalo stesso indipendente, sicché in tal caso potrebbe porsi il problema del trattamento economico risarcitorio e/o retributivo spettante al lavoratore nel caso, ai sensi della disciplina comune di cui all'art.1206 e ss .

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È preferibile ritenere che si tratti di una penale

• Al pari della penale convenzionale, la penale legale liquida anticipatamente il danno e limita il danno; opera a prescindere dalla prova del danno, non consente la prova di un danno diverso, ed agisce a prescindere dalla mora

Antonella Ciriello

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Ma se si tratta di una penale

nei casi in cui ricorra anche una situazione di mora accipiendi del datore di lavoro, il credito del lavoratore per le utilità perdute non potràritenersi sostituito dalla liquidazione indennitaria prevista dalla disposizione in esame, restando così confermata per altro verso l'interpretazione che riconosce al lavoratore messo in mora anche l'obbligo retributivo (in tal senso BUFFA)

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Più indennità per più contratti?

problema del numero di indennità spettanti in caso di pluralità dei contratti a termine con clausola nulla.

Si deve  ritenere, se si considera penale, che l'indennità possa competere non per ogni contratto, ma per il solo contratto cui la legge ricollega la conversione, richiamata sempre dalla norma.

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L’aliunde perceptum

• In questa prospettiva la compensatio lucri cum danno non è possibile ove vi sia una liquidazione legale forfettaria del danno, essendo l’entità del pregiudizio stabilita dalla legge prescindendo dalla sua effettiva realtàquantitiva, la quale, a seconda dei casi, puòessere superiore o inferiore vi è, in altri termini, una vera e propria penale legale  simile agli interessi morat. in caso di inadempimento dell obbligazioni pecuniarie.

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Ulteriore pregiudizio risarcitorio?

• Dalla natura di penale discende che:• il lavoratore è esonerato dall’onere di fornire la prova concreta dell’avvenuta diminuzione patrimoniale, ma nel contempo è escluso che il dipendente possa dimostrare l’ulteriore pregiudizio subito o che il datore di lavoro possa dedurre l'aliunde perceptum.

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Le applicazioni nella giurisprudenza di merito 

• , Trib. Busto Arsizio  29 novembre 201• <<una interpretazione costituzionalmente orientata e conforme al diritto comunitario impone di interpretare la disposizione del'art 32, co. 5, nel senso di tutela aggiuntiva e non alternativa a quella ordinaria risarcitoria. Di conseguenza, oltre alle retribuzioni spettanti al ricorrente dalla messa in mora (che coincide con il deposito introduttivo del presente giudizio... sino alla data della riammissione in servizio, spetta al ricorrente un'indennità che, considerata la durata dei contratti viene determinata in 3 mensilità>>.

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Trib. Roma  28 dicembre 2010

• Si pone il problema della legittimità delle norme, risolvendolo nel senso della conformità dell'art. 32 comma 5 all'ordinamento nazionale e comunitario, ed applicandole alla fattispecie

Con riferimento al criterio di liquidazione dell'indennità, la sentenza ritiene che la previsione di una “indennità”(predeterminata) depone per l’indipendenza della commisurazione dall’effettivo danno subito ed esclude la possibilità di applicare l’aliunde perceptum.

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Tribunale di Napoli 21 dicembre

• (fattispecie di lavoro marittimo a termine). La sentenza, pur ritenendo che la novella riguardi il lavoro a termine di cui al solo d.lgs. 368 del 2010 e non anche il lavoro a termine disciplinato dal codice 

della navigazione, ha ritenuto in ogni caso di interpretare l'art. 32 nel senso che esso non preclude la tradizionale tutela inerente il pagamento delle retribuzioni maturate dall'offerta della prestazione lavorativa,  essendo questa la sola interpretazione costituzionalmente e comunitariamente adeguata Antonella Ciriello

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Questioni di legittimitàcostituzionale

• Varie sono peraltro  IN ASTRATTO le questioni di legittimità costituzionale che possono interessare la norma, se interpretata nel senso della introduzione di un'indennitàrisarcitoria (come visto, modesta) sostitutiva ‐salva la conversione ex nunc‐ di ogni altra tutela del lavoratore

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Contrasterebbe con l’art 36

• L'interpretazione della norma secondo cui la penale risarcitoria introdotta dalla nuova disposizione avrebbe un effetto integralmente sostitutivo e derogatorio della disciplina di diritto comune in materia di mora credendi, essendo difficile ritenere conforme a tale precetto una liquidazione contenuta a poche mensilità retributive, anche se il lavoratore sia inutilmente rimasto a disposizione dell’imprenditore per un periodo di tempo di gran lunga superiore (anche per effetto della durata del processo) e la prestazione sia, medio tempore, divenuta impossibile solo a causa del rifiuto datoriale di riceverla.

• Antonella Ciriello

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Art .3

• Il legislatore è intervenuto per tutelare la parte più forte del rapporto di lavoro;

• disparità di trattamento con altre situazioni (art. 3 Cost.), che assicurano una tutela maggiore al lavoratore, senza che sia comprensibile la ragione del diverso trattamento. 

• .

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Già SOLLEVATA QUESTIONE DA 

• Il Tribunale di Trani, con ordinanza del 20 dicembre 2010

• Da Cassazione 28 gennaio 2011 est. Zappia• MA FORSE SONO POSSIBILI SPAZI PER L’INTERPRETAZIONE COSTITUZIONALMENTE ORIENTATA

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SOTTO IL PROFILO EUROPEO

• PROBLEMI  principio di effettività delle sanzioni.

• Con riferimento alla necessità della predisposizione di sanzioni effettive proporzionate e dissuasive degli abusi del termine, la norma dell'art. 32, comma 5 e, ancor più, 6, appare del tutto insoddisfacente, prevedendo una sanzione che, ove interpretata come sostitutiva del diritto alle retribuzioni, è assai blandaAntonella Ciriello

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ANCORA

• CLAUSOLA DI NON REGRESSO;• PRINCIPIO DI NON DISCRIMINAZIONE.• PROBABILMENTE L’INTERPRETAZIONE “COMUNITARIAMENTE” adeguata è che l'indennità di cui all'art. 32, commi 5‐6, come aggiuntiva, e non sostitutiva né della conversione del rapporto, né del diritto al pagamento delle retribuzioni da parte del datore che abbia rifiutato la prestazione offerta, pur dopo la scadenza del termine illegittimamente apposto.

Antonella Ciriello

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Critiche dottrinali

con il nuovo sistema si interviene non più sul diritto sostanziale ma sul piano processuale, per fare in modo che il lavoratore non possa più arrivare in concreto a chiedere giustizia davanti al tribunale del lavoro: così, da un lato, si introduce uno scadenzario molto breve per le impugnazione dei contratti a termine, a progetto, per i licenziamenti, i trasferimenti, la dissimulazione dei rapporti precari fasulli (60 giorni per la citazione con raccomandata e 180 –oggi 270‐ per il giudizio, laddove fino ad oggi c'erano 5 anni di tempo), con la conseguenza che “il lavoratore viene strangolato

Antonella Ciriello

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concretamente

• Molti esitano ad inoltrare  ricorso subito perché sperano in un rinnovo contrattuale. Non solo, ma se prima venivano rimborsate tutte le mensilità intercorse nel periodo del giudizio, oggi si andrà da un minimo di 2 e mezzo e un massimo di 12”, concludendo che “assistiamo a una forfettizzazione al ribasso del danno”.

Antonella Ciriello

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La disciplina transitoria.Il comma 7 dell'art. 32

• Secondo un orientamento, la disposizione si applica solo ai giudizi pendenti in primo grado: si argomenta in tal senso sulla base della seconda parte del comma 7, che prevede che il giudice fissa alle parti un termine per l’integrazione delle domande, delle eccezioni ed esercita i poteri di cui al 421 c.p.c.,

Antonella Ciriello

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Altra opinione

• non distingue i vari gradi di giudizio, né tale distinzione appare seriamente sostenibile in relazione alla esigenza che la medesima disciplina sostanziale sia applicata nei vari gradi di giudizio, non potendo  discendere l'applicazione di una norma piuttosto che altra dal grado di progressione del giudizio.

• (sarebbe incostituzionale diversamente)

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La Cassazione  con l’ordinanza del 28 gennaio afferma l’applicabilità

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Il problema della retroattivitàdella norma (cenni)

Nella giurisprudenza CEDU:Tantissime sentenze affermano il principio per cui non è possibile intervenire sui processi in corso salvo ragioni di utilità generale 

(tra le tante, le decisioni 19/1/2010, Zuccalà c. Italia, 11/1/2007, Quattronec. Italia, 29/3/2006, Scordino c. Italia, 18/3/2008, Velocci c. Italia, 25/1/2007, Morea c. Italia, 6/10/2009, Perinati c. Italia e 6/10/2009, Riccic. Italia, 30/6/2009, Mandola c. Italia, 8/12/2009, Vacca c. Italia, 8/12/2009, Gennari c. Italia)

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Aperta è la questione

• Se possa, dopo il trattato di Lisbona, l’interprete disapplicare, o debba sollevare questione.

• La prima teoria (sostenuta dalla dottrina solo per la violazione di principi fondamentali CEDU, ossia disapplicazione in caso di violazione di principi forti ‐ uguaglianza  e non discriminazione‐ non è condivisa dalla giurisprudenza costituzionale)

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La Cassazione con l’ordinanza 28.1.2011 RECEPISCE ALCUNI DI QUESTI SPUNTI

• Solleva questione per l’inadeguatezza del risarcimento 

forfettizzato rispetto al danno subito, e soprattutto per violazione degli art. 24 e 117, e 6 CEDU, in quanto il legislatore interviene, con la norma retroattiva, ad influire sui giudizi in corso, comportando per gli stessi un esito diverso.

• Il problema esiste, si pensi ai casi in cui il lavoratore abbia già intascato il risarcimento e sia tenuto alle restituzioni, per toccare con mano la portata della retroattività..Antonella Ciriello

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SOTTO IL PROFILO DEL DANNO la Cassazione giudica

l'indennità proporzionata per difetto rispetto l'ammontare del danno effettivamente subito, con il rischio di effetti aberranti (ossia il persistere datoriale nell’inadempimento avvalendosi del prolungamento dei tempi del processo (non appaiono correttivi adeguati a compensare il quadro descritto la circostanza che l’indennità prescinda dalla messa in mora e dall’eventuale aliunde perceptum.) 

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Sotto il profilo della RETROATTIVITA’

• La Cassazione, dopo aver richiamato  i principi per  cui  non  tutte  le  norme  retroattive  sono illegittime, osserva  che, però, per  giustificare la  retroattività e  la  incisione  sui  giudizi  in corso  occorrerebbero  ragioni  imperative  di interesse generale che nel caso di specie non si ravvisano (mentre sussistono solo motivi di opportunità economica,  dettati  nell’interesse di una parte privata (la spa Poste Italiane).

Antonella Ciriello

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Quid iuris dunque per il 32 c. 5?

• La scelta della interpretazione conforme?• Quella della eccezione di costituzionalità?• Certamente occorre guardare con attenzione all’interesse della parte “che ha ragione” a che la durata del processo non ridondi in suo danno.

• Riflessione, qualunque sia la soluzione per l’indennità risarcitoria, che suggerirebbe l’emissione di una sentenza non definitiva in punto di conversione.Antonella Ciriello