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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel/fax 02 45477609 e-mail [email protected] Sito internet: www.quattronet2.it Gruppo facebook: QUATTRO Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: Galeati S.r.l. – via Selice, 187-189 – Imola (Bo). Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Vanda Aleni, Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Francesca Barocco, Valentina Bertoli, Sergio Biagini, Simona Brambilla, Athos Careghi, Luca Cecchelli, Giovanni Chiara, Giulia Costa, Giovanni Minici, Laura Misani, Gianni Pola, William Porzio, Francesco Pustorino, Alberto Raimondi, Riccardo Tammaro, Francesco Tosi, Alberto Tufano. Hanno collaborato a questo numero: Cesare S.G. Bianchi, Camilla Boca, Lidia Cimino, Fabrizio Draghi, Matteo Laconca, Valentina Manzoni, Gianni Staccotti, Alberto Tavazzi, Fabrizio Ternelli. Tiratura 17.000 copie. COPIA OMAGGIO Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini anno XVIII, numero 161, dicembre 2014 ® ® ATHOS Tanti auguri e... tanti regali! A nche a noi tocche- rebbe fare la spending review, ma non vor- remmo arrivare a diradare le uscite di QUATTRO, o a di- minuire il numero di pagine (che a volte è già ridotto a 12). Non possiamo neppure ridurci gli "stipendi", dato che la metà di zero è zero! Quindi, più che ridurre le spe- se, dobbiamo aumentare le entrate! Ricordiamo che le nostre en- trate sono solo quelle della pubblicità sul giornale, molto diminuita negli ultimi anni, e non abbiamo altri contributi. Ci ha aiutato la vendita dei li- bri editi da QUATTRO ("Sto- rie industriali. Passato e pre- sente del Sud est di Milano" e "Storia e storie dei Mercati generali a Milano"), peraltro ancora disponibili per chi fos- se interessato. Vogliamo quindi lanciare un appello ai nostri lettori affin- ché ci sostengano nel nostro lavoro di informazione, ade- rendo alla campagna “Amici di QUATTRO 2015”, una tessera che offre moltissime convenzioni e sconti con i teatri, i negozi, gli arti- giani, i professionisti della zona che hanno aderito e vorranno anco- ra aderire; un primo elenco lo trovate qui a fianco ed è già disponi- bile con i dettagli sul si- to www.quattronet2.it, dove verrà man mano aggiornato. Il costo della tessera è di 20 € annui e potrete ritirarla pres- so la nostra sede o riceverla a casa dietro pagamento della quota tramite bonifico inte- stato a QUATTRO, presso Banca Prossima, IBAN IT10V0335901600100000017697. Sperando di annoverarvi nu- merosi fra i nostri Amici, vi auguriamo i migliori auguri di Buone Feste e di un Felice (almeno sereno) 2015, l'anno di Expo, un anno importante per la nostra città. Diventate Amici di QUATTRO! C ome ogni anno vi au- guriamo Buone Feste invitandovi a cimentar- vi nella realizzazione di una semplice ricetta da gustare in famiglia. Questa volta si tratta di un dolce da fare al momen- to: niente forno, farina uova, lieviti. Un dolce al cucchiaio: Coppa natalizia alla maroni- ta. Molto goloso, consolante e... calorico. Non siamo a dieta, almeno in questo perio- do di feste. Domani sarà un altro giorno. Ingredienti per 6 persone: maronita (composta o crema di marroni) 500 gr. circa, pan- na montata 2 tazze circa, 2 cucchiai di rum o whiskey, 10/12 marrons glacés a pezzi, 6 amarene o ciliegie sotto spirito, 12 biscotti lingue di gatto, cannella in polvere. Le quantità sono indicative per la realizzazione di porzioni mediamente soddisfacenti. Preparazione: raccogliere in una terrina la maronita e amalgamarla con la panna montata, il whiskey e i mar- rons glacés in piccoli pezzetti. Riempite le coppe con il com- posto ottenuto, aggiustando, se necessario, di panna e di li- quore. Riponete in frigorifero e al momento di servire spruz- zate sulla coppa un fiocco di panna montata e spolverate di cannella. Aggiungere sulla sommità della panna un tocco di marron glacé e, indispen- sabile per mitigare ed esaltare il dolce della composizione, la classica ciliegina sotto spi- rito. Per aiutarvi a gustare il tutto, due o tre lingue di gatto a mo’ di cucchiaino. AUGURI. F. Tosi La ricetta di Natale Nelle pagine interne: Memorial Fausto Gardini pag. 9 L’autorimessa ATM di viale Molise/1 pag. 12 La bella Gigogin è nata al Carcano pag. 4 Eventi e spettacoli pag. 15-16 Mondo Beat pag.7 Convenzioni con: Advanced Systems Technology Angolo di Vino Arch. Minici Giovanni Arconati 9 - Arte e cornici Arrotino Polli Bar Baluba’ Bijoux in rame Bolcas Cartoleria Ricky Casa dell’Artigiano Codrignani Daniela e Andrea Dognini Milano DOP & DOC Erboristeria La Camomilla Farmacia San Luigi Fattoria del Casaro Fiera del Libro Foto Immagini Il Ranocchio Giallo Impronta Birraia L’Angolo delle Bontà La Padrona del Vapore Le Melarance Libreria di Quartiere Maglieria Tina Mariotti chiusure lampo Materassi Rosa Mind Modellismo Momenti d’Oro Palestra Arca Pasticceria Anfossi Pizzeria Due Leccesi Prink Runaway Travel Un mondo a 4 zampe Convenzioni con i teatri: OSCAR FRANCO PARENTI DELFINO NUOVO CARCANO SAN BABILA Gli Amici di meritano un ritratto! Domenica 14 dicembre dalle 10 alle 19 Vi aspettiamo presso lo studio fotografico ad hoc in via Filippino degli Organi 8 (ad. viale Umbria) A quanti verranno a fare la tessera Amici di QUATTRO 2015 la fotografa Rita Cigolini farà un ritratto che verrà donato in formato elettronico Associazione culturale QUATTRO Studio fotografico ad hoc

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Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel/fax 02 45477609 e-mail [email protected] Sito internet: www.quattronet2.it Gruppo facebook: QUATTRO Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: Galeati S.r.l. – via Selice, 187-189 – Imola (Bo). Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Vanda Aleni, Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Francesca Barocco, Valentina Bertoli, Sergio Biagini, Simona Brambilla, Athos Careghi, Luca Cecchelli, GiovanniChiara, Giulia Costa, Giovanni Minici, Laura Misani, Gianni Pola, William Porzio, Francesco Pustorino, Alberto Raimondi, Riccardo Tammaro, Francesco Tosi, Alberto Tufano. Hanno collaborato a questo numero:Cesare S.G. Bianchi, Camilla Boca, Lidia Cimino, Fabrizio Draghi, Matteo Laconca, Valentina Manzoni, Gianni Staccotti, Alberto Tavazzi, Fabrizio Ternelli. Tiratura 17.000 copie. COPIA OMAGGIO

Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini

anno XVIII, numero 161, dicembre 2014

® ®

ATHOS

Tanti auguri e... tanti regali!

Anche a noi tocche-rebbe fare la spendingreview, ma non vor-

remmo arrivare a diradare leuscite di QUATTRO, o a di-minuire il numero di pagine(che a volte è già ridotto a12). Non possiamo neppureridurci gli "stipendi", datoche la metà di zero è zero!

Quindi, più che ridurre le spe-se, dobbiamo aumentare leentrate! Ricordiamo che le nostre en-trate sono solo quelle dellapubblicità sul giornale, moltodiminuita negli ultimi anni, enon abbiamo altri contributi.Ci ha aiutato la vendita dei li-bri editi da QUATTRO ("Sto-rie industriali. Passato e pre-sente del Sud est di Milano"e "Storia e storie dei Mercatigenerali a Milano"), peraltro

ancora disponibili per chi fos-se interessato.Vogliamo quindi lanciare unappello ai nostri lettori affin-ché ci sostengano nel nostrolavoro di informazione, ade-rendo alla campagna “Amicidi QUATTRO 2015”, unatessera che offre moltissime

convenzioni e sconti coni teatri, i negozi, gli arti-giani, i professionistidella zona che hannoaderito e vorranno anco-ra aderire; un primoelenco lo trovate qui afianco ed è già disponi-bile con i dettagli sul si-to www.quattronet2.it,dove verrà man manoaggiornato.

Il costo della tessera è di 20€ annui e potrete ritirarla pres-so la nostra sede o riceverla acasa dietro pagamento dellaquota tramite bonifico inte-stato a QUATTRO, pressoBanca Prossima, IBANIT10V0335901600100000017697.Sperando di annoverarvi nu-merosi fra i nostri Amici, viauguriamo i migliori auguridi Buone Feste e di un Felice(almeno sereno) 2015, l'annodi Expo, un anno importanteper la nostra città.

Diventate Amici di QUATTRO!

Come ogni anno vi au-guriamo Buone Festeinvitandovi a cimentar-

vi nella realizzazione di unasemplice ricetta da gustare infamiglia. Questa volta si trattadi un dolce da fare al momen-to: niente forno, farina uova,lieviti. Un dolce al cucchiaio:Coppa natalizia alla maroni-ta. Molto goloso, consolantee... calorico. Non siamo adieta, almeno in questo perio-do di feste. Domani sarà unaltro giorno.Ingredienti per 6 persone:maronita (composta o cremadi marroni) 500 gr. circa, pan-na montata 2 tazze circa, 2cucchiai di rum o whiskey,10/12 marrons glacés a pezzi,6 amarene o ciliegie sottospirito, 12 biscotti lingue digatto, cannella in polvere. Lequantità sono indicative perla realizzazione di porzionimediamente soddisfacenti. Preparazione: raccogliere inuna terrina la maronita eamalgamarla con la pannamontata, il whiskey e i mar-rons glacés in piccoli pezzetti.Riempite le coppe con il com-posto ottenuto, aggiustando,se necessario, di panna e di li-quore. Riponete in frigorifero

e al momento di servire spruz-zate sulla coppa un fiocco dipanna montata e spolverate dicannella. Aggiungere sullasommità della panna un toccodi marron glacé e, indispen-sabile per mitigare ed esaltare

il dolce della composizione,la classica ciliegina sotto spi-rito. Per aiutarvi a gustare iltutto, due o tre lingue di gattoa mo’ di cucchiaino. AUGURI.

F. Tosi

La ricetta di Natale

Nellepagineinterne:

Memorial FaustoGardini

pag. 9

L’autorimessaATM di viale Molise/1

pag. 12

La bella Gigogin è nata al Carcano

pag. 4

Eventi e spettacoli

pag. 15-16

Mondo Beat

pag.7

Convenzioni con:Advanced Systems•Technology Angolo di Vino •Arch. Minici Giovanni •Arconati 9 - Arte •e corniciArrotino Polli •Bar Baluba’ •Bijoux in rame •Bolcas•Cartoleria Ricky •Casa dell’Artigiano •Codrignani •Daniela e Andrea•Dognini Milano•DOP & DOC•Erboristeria •La Camomilla Farmacia San Luigi •Fattoria del Casaro •Fiera del Libro •Foto Immagini •Il Ranocchio Giallo•Impronta Birraia •L’Angolo delle Bontà •La Padrona •del Vapore Le Melarance •Libreria di Quartiere •Maglieria Tina•Mariotti chiusure•lampoMaterassi Rosa•Mind Modellismo •Momenti d’Oro•Palestra Arca •Pasticceria Anfossi•Pizzeria Due Leccesi •Prink •Runaway Travel •Un mondo a 4 zampe •

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Gli Amici di

meritano un ritratto!

Domenica 14 dicembre dalle 10 alle 19

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Bonvini a breve riapre!

Sono passati 5 anni da quando avevamo anche noi festeggiatoi 100 anni della Cartoleria Bonvini con una intervista a LuigiCambieri, genero del fondatore Costante, che aveva aperto l’at-tività nel 1909 con la sorella Luigia (vedi nr. 107). Successivamente il signor Luigi era venuto a mancare e lo sto-rico negozio aveva chiuso, con grande dispiacere di tutti. Adesso però il cartello appeso in vetrina ci avverte che la car-

toleria e tipografia Bonvini sta per riaprire (una apertura stra-ordinaria si era avuta durante i giorni del Fuorisalone, ad aprile)e che sono quasi terminati i lavori di restauro conservativo chestanno riportando alla luce e a nuova vita tutti gli oggetti ge-losamente custoditi. Anche le insegne sono state restaurate eda poco rimesse al loro posto.Aspettiamo anche noi con ansia l’apertura della cartoleria Bon-vini per potervi raccontare la sua nuova vita.

La domenica è caosL’ignaro automobilista che si trovi a passare di domenica mattinain viale Puglie resterà sconvolto e coinvolto in una situazioneassolutamente caotica.La situazione di pericolo è creata dalla presenza nell’area, alato del parco Alessandrini, di due mercati domenicali dell’usato,con conseguente enorme flusso di persone alla ricerca di occa-sioni e prezzi stracciati.Dal punto di vista della viabilità i pericoli sono creati dai veicoliche in ingresso e in uscita dall’area dei mercati non osservanogli obblighi di direzione, dai pedoni che attraversano vialePuglie in qualunque punto, dalle auto che sostano sui marcia-piedi di viale Puglie.Per trovare qualche soluzione a questi problemi, la Commissionetraffico e viabilità del Consiglio di Zona 4, tenendo conto deisuggerimenti tecnici forniti in Commissione dall’Agente dellaPolizia Locale Galli, ha elaborato una serie di proposte deliberatepoi dal Consiglio di Zona. In particolare si chiede, nell’immediato, la tracciatura, lungoviale Puglie, di doppia riga centrale; un incremento dei controllisanzionatori da parte della Polizia Locale; la soppressione, nellamattina di domenica, della fermata ATM in viale Puglie/dire-zione Corvetto; un aumento dell’illuminazione nell’intersezionePuglie/Tertulliano.Nel medio periodo, invece, si chiede l’installazione di un se-maforo lampeggiante in prossimità dell’intersezione in argo-mento; l’istituzione del senso unico lungo la via Tertulliano,nel tratto che va da viale Puglie a via Sacile, ingresso da vialePuglie e uscita in via Sacile, nel rispetto di quanto previsto dalCodice della Strada (marciapiedi, ecc...).

Provare l’hockey su ghiaccio: perché no?Non ci siamo ancora occupati, nella nostra rubrica sportiva cu-rata da Alberto Tufano, dell’hockey su ghiaccio, dato che nonci sono impianti sportivi nella nostra zona per praticare questosport; ce ne occuperemo però a breve perché un dirigente dellaSocietà Diavoli Sesto che abita in zona ci ha proposto di far

conoscere questo bellissimo sport adun pubblico più ampio, sottolinean-do che pur non godendo della po-polarità di altre discipline sportive,l’hockey su ghiaccio è comunque unatradizione meneghina che annoveranel suo palmarès il record dei titoli na-zionali conquistati e che ha dato anche  inatali a molti giocatori leggendari. E per conoscere uno sport, che cosa c’è di meglioche provarlo? La Società Diavoli Sesto dunque mette a dispo-sizione, per tutti i bambini e bambine in età compresa tra i 4ed i 10 anni, che vogliono provare ad avvicinarsi a  a questadisciplina sportiva tre prove gratuite, senza impegno, che pos-sono essere fatte tutti i sabati dalle ore 10.30 alle ore 12.00presso il Palasesto di Sesto San Giovanni.

Uno dei peggiori edifici dismessi

Un lettore ci ha inviato questa foto del palazzo che si trova invia Mecenate angolo via Fantoli, chiedendosi se “ci sono spe-ranze che prima di EXPO venga abbattuto? Oppure sistematonelle zone bruciate?”Si tratta del palazzo degli uffici ex Telecom Italia, dismesso damolti anni ed ora ridotto in questo stato veramente spaventoso. Peraltro a pochi isolati sta sorgendo un polo della moda che ri-qualificherà tutta l’area ex Caproni dalla parte dei numeri disparidi via Mecenate e il contrasto sarà ancora più stridente. Manoi speriamo che per allora si sarà trovata qualche soluzione...

“Nonni” in mensaInteressante iniziativa promossa dalla scuola Morosini che, spo-sando la proposta degli assessorati all’educazione e alle politichesociali, ha aperto la propria mensa ai “nonni”. Dal 20 ottobre,con le classi quarte e in questi giorni con le seconde, ai tavolisiedono anziani del nostro quartiere che, invece di mangiare acasa da soli, dividono il pasto con i ragazzi. Un momento at-traverso il quale i “nonni” possono raccontare tante cose dellaloro vita ai giovani e trascorrere un momento di allegria perentrambi. Fatevi più in là: c’è un nonno che si siede a tavolacon voi!

S.B.

Un accanimento poco terapeuticoCi scrive una lettrice: Sono una cittadina residente in zona 4, come automobilista am-bito zonale 17. Posseggo una piccola macchina Suzuki perfet-tamente in regola con bollo, assicurazione e bollino ben evidentedi residente. Giovedì 19 novembre sono andata in piazza Martinidove avevo parcheggiato regolarmente sulle strisce blu versole case, quindi non interessate al mercato del mercoledì, e alposto delle macchine parcheggiate sulle strisce ho trovato ungazebo per il controllo della maculopatia. Mi hanno detto che

avevano messo un cartello 48 ore prima per avvisare di sgom-berare, così hanno fatto rimuovere la mia macchina che ho do-vuto recuperare in Via Verona pagando 135 euro più 28 e rottidi multa. Io ora mi chiedo, ma se un cittadino è impedito per alcuni giorniperché è all’ospedale o ha grossi problemi personali e non puòogni giorno andare a controllare se hanno messo qualche car-tello davanti ad un regolare parcheggio deve per forza pagaree tacere o ha qualche diritto? Gradirei molto avere un Vostroparere. Ringrazio per l’attenzione e porgo cordiali saluti.

Lettera firmata

Non abbiamo un particolare parere o suggerimento da dare allalettrice: formalmente hanno ragione i vigili; però mi viene inmente che alcuni anni fa avevo assistito a un episodio analogo.Per parcheggiare il camper informativo del Comune di Milanoche girava i mercati all’aperto, in piazza Insubria avevano por-tato via una macchina in sosta. Avevo allora fatto caso alla se-gnaletica di divieto di sosta e devo dire che era veramente pocoevidente! Quindi penso che, almeno, un preavviso maggioree più evidente debba essere dato ai residenti “colpevoli” di nonusare tutti i giorni la macchina!

Pattinare sul ghiaccio, al CorvettoDal 4 dicembre al 15 gennaio 2015 in viale Enrico Martini, inprossimità dell’intersezione con piazzale Corvetto, nell’areageneralmente utilizzata come parcheggio, troverete una pistaper pattinaggio su ghiaccio di 200 metri quadrati.Una novità, che speriamo abbia un buon riscontro e possa rap-presentare uno svago e una piacevole pratica sportiva.

Acqua a catinelle

Qui, invece, si potevano praticare sport acquatici!Siamo in via Cadore, angolo Anfossi. Foto “ricordo” di alcunegiornate particolarmente piovose...

3dicembre 2014

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Anche quest’anno il Consiglio di zona 4 contribuisceattivamente al supporto del progetto culturale educa-tivo “Tutti in scena” destinato alle classi terze della

Media Ferrarin, basato su 50 ore di laboratorio teatrale po-meridiano. Senza alcuna preselezione dei partecipanti, si attivano le le-zioni/laboratorio condotte dalla professoressa Merlin, durantele quali il gruppo, solitamente di circa 20 ragazzi, improvvisae alla fine realizza uno spettacolo che parteciperà alle selezionifinali, che si svolgeranno a Grosseto. Tra i ragazzi e le ragazze non esistono né attori o ruoli prin-cipali, non c’è un copione già stabilito, ma si segue una dram-maturgia partecipata basata su stimoli musicali, movimento,gesti, ritmo, spunti quotidiani, espressioni individuali e sul-l’improvvisazione legata da un tema comune, quest’anno ilrapporto GENITORI e FIGLI.Un ruolo importante nella drammaturgia è l’oggetto scenicointeso come stimolo emotivo nella rappresentazione. Gli og-getti vengono realizzati dal laboratorio a classi aperte durantela mattina, gestito dalla professoressa Petruzzelli.

Questa è la 13° edizione del laboratorio teatrale che ognianno coinvolge gruppi di ragazzi e ragazze di 3° media, nellaloro fase di passaggio alle scuole superiori. E proprio questopassaggio che dai ragazzi/e viene vissuto spesso con ansia epreoccupazione, viene facilitato dalla messa in scena finaledello spettacolo del Laboratorio Teatrale. L’appuntamento èdunque per il mese di maggio a Grosseto, quando nelle gior-nate conclusive tutti i ragazzi di scuole ed età diverse si con-fronteranno, si scambieranno esperienze, insomma si diver-tiranno in maniera attiva.Ricordiamo che lo scorso anno scolastico, i ragazzi/e dellaMedia Ferrarin, confrontandosi con 43 scuole medie e 68scuole superiori di tutta Italia e non solo, in un contesto moltoimpegnativo e competitivo, avevano ottenuto numerosi rico-noscimenti, quali il PREMIO UNICEF per il progetto video“UGUALE E DIVERSO”, il primo posto ex aequo nellaclassifica delle scuole medie e il secondo posto nella classificagenerale dei progetti teatrali con “SPECCHIO DELLE MIEBRAME” per il quale l’istituto si è aggiudicato un premio indenaro di 1.250 euro. Il Consiglio di zona 4, insieme ai docenti, ai ragazzi e alleragazze, ai genitori si augura che anche quest’anno il progettodel Laboratorio Teatrale ottenga il principale risultato: la par-tecipazione e il coinvolgimento attivo di tutti attraverso ilteatro.

Fabrizio Draghi

Progetto Teatrale Nuove Generazioni Premio Giorgio Gaber 2014/2015

L unedì 24 novembrepresso il Circolo Mon-dini di via Freikofel a

Rogoredo si è svolta un'as-semblea pubblica con l'asses-sore Majorino. Oggetto del-l'incontro il bando per la con-cessione di aree per la realiz-zazione di luoghi di culto,un documento già appro-vato dalla giunta comuna-le ed in attesa del passag-gio in consiglio comunaleper l'approvazione defini-tiva. Il bando prevede lapossibilità di realizzare deiluoghi di culto in tre di-stinte aree di Milano: viaEsterle (zona 2), area Pa-lasharp (zona 8) e a Rogo-redo/San Martino nei pres-si della stazione metropo-litana di San Donato.L'assessore ha illustratoinnanzitutto l'esigenza ditrovare delle collocazionidignitose per molti luoghidi culto che spesso oggi sisvolgono in pericolose cantineo in fatiscenti magazzini. Unaesigenza tra l'altro previstadalla Costituzione ItalianaPoi ha comunicato ai presentii vari punti del bando: conces-sione in affitto dei terreni, rea-lizzazione degli edifici reli-giosi e della sistemazione del-le aree circostanti a cura del

l'aggiudicatario, possibilità dipartecipare al bando solo perle religioni iscritte nell'appo-sito albo comunale, utilizzodella lingua italiana nelle fun-zioni e nelle manifestazionipubbliche (cosi come del restoprevisto dalla legislazione ita-

liana). Ultimo importante pun-to, il vincolo di aggiudicare almassimo due aree allo stessosoggetto religioso Per quanto riguarda Rogore-do, si tratta di un'area retro-stante le abitazioni di SanMartino nelle strette vicinanzedella stazione metropolitanaSan Donato della linea 3, vi-

cinissima al confine con il co-mune di San Donato. E'un'area non degradata e attual-mente sistemata a verde, cu-rata dal settore Parchi e Giar-dini del Comune di Milano.Un'area di 3400 metri quadra-ti, ai cui aggiudicatari verrà

chiesto di mantenere il piùpossibile a verde, edifican-do delle cubature ridotte.Il luogo risulta essere difacile accesso vista la via-bilità di connessione al-l'area della metropolitanae la vicinanza con il par-cheggio multipiano. Nel corso dell'incontro so-no intervenuti vari cittadi-ni tra cui la signora GloriaChiappa, referente del Co-mitato Rogoredo Sud cheda anni opera in quartiere,che ha illustrato le per-plessità della cittadinanzalocale. In sintesi, le pro-blematiche evidenziatedalla signora Chiappa so-

no nel loro complesso legatea scelte sbagliate delle ammi-nistrazioni comunali che si so-no succedute dal 1990 in poi.Sino a quell'anno il quartiereera un normalissimo quartieredi periferia con residenti or-mai storici; nel periodo traNatale e capodanno del 1990la giunta Pillitteri decise di po-

A Rogoredo una delle areeper i luoghi di culto

C’è grande aspettativanegli inquilini dellecase popolari co-

munali per la nuova gestionedegli stabili da parte di MM,partita il 1° dicembre. C’ègrande aspettativa anche neicittadini in generale, perchémigliorare la gestione e laqualità dell’abitare significaanche migliorare la città ditutti. Nell’ultimo mese si sonotenute una ventina di assem-blee pubbliche con l’assessoreBenelli e rappresentanti MMnelle varie zone (in zona 4 siè tenuta presso l’Arci Corvet-to lo scorso 19 novembre) perillustrare gli obiettivi di questopassaggio di gestione e i mi-glioramenti che si intendonoottenere. Per fare alcuni esem-pi: dotare tutti i caseggiati diun servizio di portineria; met-tere in sicurezza i quartiericon la sistemazione dei cito-foni, delle recinzioni, dei can-celli, delle luci negli spazi co-muni; aprire sedi decentratedi MM con sportelli per il rap-porto con l’utenza, ma anche

con potere decisionale nelleemergenze; prestare attenzio-ne alla gestione sociale deiconflitti; curare la manuten-zione ordinaria e straordina-ria.In zona 4 sono circa 2000 gliappartamenti che passerannoa MM: il Quartiere Ponti in

via del Turchino, il QuartiereFriuli, stabili in viale Unghe-ria, via Rilke, via Feltrinelli,alcuni immobili a Ponte Lam-bro, in viale Omero, in corsoXXII Marzo, via Bronzetti,via Marcona.MM ha già fatto il sopralluo-go del 100% del patrimoniocon squadre tecniche; è giàstata fatta la ricognizione del

30% degli impianti, mentreinizierà dopo l’1 dicembre laricognizioni e il censimentodi tutti gli appartamenti. Come sottolineato anche nellaconferenza stampa cittadina,MM intende prestare unagrande attenzione ai rapporticon gli inquilini, anche conl’attivazione di un numeroverde attivo 24 ore su 24, egarantire la massima traspa-renza di tutta la gestione, ag-giornando continuamente tuttii dati disponibili sul patrimo-nio, il suo utilizzo e la sua ma-nutenzione (il fatto che inMM ci siano molti ingegneri,sicuramente aiuta!) Come hanno loro stesso ri-chiesto ai giornalisti presenti,anche noi verificheremo nellasezione MM casa del sito diMetropolitana milanese l’evo-luzione del lavoro di gestio-ne.Confessiamo che anche noiabbiamo grandi aspettative,ma certamente le verifichere-mo sul campo!

S.A.

Una nuova stagione per la gestionedelle case comunali

sizionare a San Martino il pri-mo centro di accoglienza perextracomunitari, nell'area del-l'ex dazio. Da quel momentouna moltitudine di decisionied impegni sempre inevasi sisono succeduti gravando inmodo sempre più pesante sul-la vivibilità del quartiere e de-terminandone il suo completodegrado. Per questi motivi ilComitato Rogoredo Sud nonritiene giusto il posiziona-mento in questo luogo di unedificio di valenza cittadinache nulla potrà portare ai re-sidenti.Su quest'ultimo punto l'asses-sore Majorino si è dichiaratomolto disponibile a verificarela possibilità, in accordo conil soggetto aggiudicatario del-l'area, di inserire nel progettodelle opere che possano esse-re di utilità locale. Cosi come,pur evidenziando che il pro-getto è già stato deciso, si èreso disponibile a rendere par-tecipativi tutti i passaggi perla definizione del progetto de-finitivo.All'incontro era anche presen-te il vice sindaco si San Do-nato Milanese che si è dettomolto perplesso del progetto.

Alberto Tavazzi

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8 gennaio 2015

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le melarance

R ibadito che la dominazione stranieranon rappresenta il massimo delle aspi-razioni di qualsivoglia popolo, occorre

essere pragmatici fino alla sgradevolezza, e ri-conoscere con onestà che se la dominazionespagnola di cui Manzoni ci ha offerto una si-gnificativa testimonianza con i “Promessi sposi”non fosse stata sostituita da quella austriaca,Milano sarebbe stata esclusa dai fermenti civilie culturali dell’Illuminismo, per rimanere im-mersa nel malgoverno corrotto e bigotto che hacaratterizzato tutti i territori soggetti alla Spa-gna.Gli austriaci avevano i loro difetti, primo fratutti quello di essere piuttosto forcaioli e, comeè stato messo nelle condizioni di testimoniareSilvio Pellico, di avere lo Spielberg facile, mala loro amministrazione pignola e votata al ser-vizio del “buon governo” ha permesso a Milanodi esprimere il proprio potenziale di civiltà cheancora la caratterizza.La situazione, però, compatibile con una peni-sola da troppi secoli soggetta a ogni sorta di do-minazione straniera, ha rivelato i propri limitiquando i tempi hanno fatto sì che nella “terradei morti, popolata non da uomini, ma da pol-vere di uomini” citata dal poeta francese Alfon-so Lamartine e costatagli un duello perso conGabriele Pepe, si sono fatte largo le istanze in-dipendentiste. L’Austria si è così accorta conun certo sbigottimento di essere sgradita in quel-la che considerava la propria terza capitale dopoVienna e Praga.

Le idee anti-austriache avevano come sfondo iteatri milanesi, che nobiltà “illuminata” e bor-ghesia progressista frequentavano per dibatteree azzuffarsi, indifferenti, secondo la moda deitempi, a quanto avveniva sopra il palcoscenico,fosse quello dei centraliScala e Canobbiana, ol’altro, periferico, delCarcano.La prima avvisaglia diinsofferenza si ebbe allaScala (che in realtà sichiama Teatro alla Sca-la), quando la ballerinaaustriaca Fanny Elssler,famosissima e, pare,bellissima, nel febbraiodel 1848 incassò una al-l’apparenza ingiustifi-cata, ma durissima con-testazione, ripetuta nelleserate seguenti al puntoche la poveretta ruppe ilcontratto e tornò con ilmorale malconcio aVienna. Il pretesto erastato banale e insiemesignificativo: le allievedella scuola di balloavevano deciso di entra-re in scena portando lamedaglietta di Pio IX,allora improvvidamenteconsiderato alfieredell’unità d’Italia, pro-prio lui che avrebbe fat-to di tutto per impedirla, e la Essler, convintae fedelissima suddita, si era opposta al puntoda minacciare il proprio ritiro dallo spettacolo.La cosa, arrivata al pubblico, aveva provocatola gazzarra.

Di lì a pochi giorni accadde il resto, e fra il 18e il 22 marzo sulle strade di Milano trovaronola morte un migliaio fra patrioti e militari au-striaci, per il prologo di quella che sarebbe statala I Guerra di Indipendenza. Ma si trattò di una

guerra che il Pie-monte perse, el’euforia dei mila-nesi durò il pocoche doveva durare.Gli austriaci torna-rono con il denteavvelenato, la re-pressione che neseguì fu dura, eSvizzera e Piemon-te si riempirono difuorusciti.Da allora la Scala,con la platea al so-lito affollata dallegiacche bianchedegli ufficiali occu-panti, venne provo-catoriamente diser-tata in favore delCarcano, ed è suquel palcoscenicoa pochi passi dallenebbie degli ortifuori porta che de-buttò una canzonedestinata a entrarenel cuore della cul-tura popolare dellacittà, cioè “La bella

Gigogin”.La sera del 31 dicembre 1858 la banda civicadiretta dal maestro Gustavo Rossari, accompa-gnata dal coro, la eseguì in prima assoluta, edovette replicarla la bellezza di otto volte. Poi,

alle quattro del mattino, uscendo per il program-mato omaggio al viceré austriaco, altro non feceche suonarla per l’intero percorso, con quel “da-ghela avanti un passo” che elettrizzò i milanesiscesi in strada per fare ala all’evento. Il vicerése la trovò così cantata sotto casa, e pare nonsi sia reso conto di cosa nascondesse quel testoall’apparenza sconclusionato e innocente.La canzonetta in effetti non pareva avesse pre-tese, e mescolava iniziali e vaghi echi milita-reschi, buoni per tutte le stagioni guerresche, arichiami popolari lombardi e piemontesi, con-dendoli con boccaccerie da fienile, protagonistauna ragazza vispa e smaliziata che bruciava dicorsa le vie dell’amore, e, va da sé, il contestopruriginoso non poteva passare inosservato;ma, soprattutto, c’era di mezzo una polenta chela bella Gigogin (forse Teresa) non voleva man-giare, al punto da fingersi malata, e la polentaaveva lo stesso colore della bandiera austriaca.Il suo compositore, Paolo Giorza, divenne forseproprio malgrado la celebrità musicale del mo-mento, che non era un momento qualsiasi, vistoche pochi giorni dopo, la sera del 10 gennaio1859, inaugurando la nuova sessione del Par-lamento Piemontese, Vittorio Emanuele II con-cluse il proprio discorso pronunciando la famo-sa frase scrittagli da Napoleone III su indica-zione di Cavour: “Non siamo insensibili al gridodi dolore che da tante parti d’Italia si leva versodi noi.”In capo a poco franco-piemontesi e austriaci sisarebbero scontrati con durezza nella II Guerradi Indipendenza, fino alla mattanza di Solferinoda cui sarebbe nata la Croce Rossa, e, vacci acapire, al suono delle rispettive bande che, dauna parte e dall’altra, si suonavano addosso “Labella Gigogin”; il che dimostra che gli austriacisapevano essere buoni amministratori, ma nonè che fossero tanto svegli.

Giovanni Chiara

“LA BELLA GIGOGIN” È NATA AL CARCANO

ATHOS

storie di storia

Desidero ricordare ilsogno, molto signifi-cativo, di un anziano

signore:“ Trovavo una mia amica e

la salutavo. Lei mi chiedevail mio indirizzo ed io volevoscriverglielo, ma non trovavonulla su cui poterlo fare. Cer-ca e ricerca vedo un giornale,ma era tutto stampato, nonc’era neppure un bordo bian-co da utilizzare. Allora apro

un cassetto e vedo un rotolodi pelle e lì scrivo il mio in-dirizzo”.Il sogno contiene un preziosomessaggio: Solo sulla pellescriviamo la nostra identità,cioè con fatica e ricerca con-tinua su di noi.Con questo sogno concludoper ora la serie di articoli cheho scritto per i lettori diQUATTRO.Più avanti nel tempo ripren-

deremo quel prezioso filo oni-rico che ho iniziato con voi.Vi ringrazio sentitamente delvostro interesse.Ora auguro a tutti un buonNatale e buon anno nel qualepossa realizzarsi tutto ciò cheil vostro cuore desidera pervoi.

Dottoressa Camilla Boca

[email protected]

IL TESORO NASCOSTO Disegno di Marcia Zegarra Urquizo

Il sogno come ricerca interiore Nell’ambito della cam-

pagna del CentroCardiologico Mon-

zino per la prevenzione dellemalattie cardiologiche di cuiabbiamo già parlato sul nu-mero di ottobre di QUAT-TRO, è stata indetta la terzaedizione della gara di idee“Crea con il cuore” dedicataai giovani di età compresa trai 14 e i 24 anni.Con la gara si invitano i gio-vani a scatenare la loro im-maginazione e a lanciaremessaggi importanti ai propricoetanei. La corretta preven-

zione cardiovascolare è infattifondamentale fin da ragazzi:vita sedentaria, fumo, sovrap-peso, stress a 20 anni portanoproblemi di salute a 40. Per questo il Monzino ha vo-luto dare ai giovani l’oppor-tunità di diventare protagoni-sti di questa campagna per igiovani, attraverso la realiz-zazione di video, immagini,fumetti, testi, musiche ecc...che abbiano come obiettivoquello di rendere i giovaniprotagonisti della loro salutefutura con un cuore sano.I premi sono stimolanti: sco-

prire “on air” come funzionauna delle più importanti radionazionali, capire come fun-ziona una grande agenziapubblicitaria nazionale, guar-dare da vicino come lavoranoricercatori e medici al Mon-zino.Occorre però affrettarsi, lascadenza delle iscrizioni è ilprossimo 31 dicembre e ilmateriale potrà essere caricatoon line entro il 31 marzo2015.Per i dettagli, visitatehttp://goo.gl/o9EckY

F. T.

Crea con il cuoreUna gara di idee dedicata ai giovani

5dicembre 2014

O Capitano, mio CapitanoLa storia dell’ultima, vera “ fabbrica” attiva in Zona 4

Leggenda o voci che sia-no, si narra che un ca-pitano medico di caval-

leria, viste le condizioni delleestremità dei suoi commilitonidopo le marce e lo stare a ca-vallo, creasse un unguento chelenisse i loro disagi. Quel Ca-pitano, con la C maiuscola chene accompagnerà la storia finoai giorni nostri, si chiamavaClemente Ciccarelli ed è statoil fondatore di un’azienda at-tiva da oltre un secolo (la fon-dazione risale al 1905) che og-gi è una delle ultime se nonl’ultima “vera” fabbrica cheancora resiste in Zona 4.La storia della Dottor Cicca-relli inizia a Cupra Marittima,dove già negli anni Ventidell’800 era in attività una far-macia condotta dalla famiglia,ma il resto dell’avventura loracconta al cronista Marco Pa-setti, nipote del figlio del fon-datore, che ha trascorso unavita nell’azienda (quest’anno“festeggia” le nozze d’oro conla ditta) e oggi è presidente delConsiglio di amministrazione,avendo lasciato il testimone aifigli Monica e Luca, la quintagenerazione a capo delle atti-vità.Dopo la gestione di tre farma-cie in quel delle Marche, «Perquali ragioni non si sa» preci-sa il dottor Pasetti, l’avventuradei Ciccarelli a Milano inco-mincia poco prima della se-conda guerra mondiale quan-do Clemente “sale al nord” ein via Podgora, appena al dilà dell’attuale Zona 4, iniziala produzione del famoso cal-lifugo con l’immagine già al-lora del baffuto capitano Cle-mente. «Negli anni 50 – inter-viene Marco Pasetti – ci tra-sferimmo in piazza Napoli do-ve facevamo pochi prodottidando molto ai terzisti. Lospazio però iniziò ad esserestretto e di conseguenza dove-vamo trovarne uno più gran-de. Lo zio mi dette carta bian-ca e iniziai a cercare un luogologisticamente interessanteche trovai in via Prudenzio».«Alla faccia del gatto nero edei superstiziosi» - precisa ildottor Pasetti quando ricordacome il 13 di via Prudenziosia lo stesso di via Favretto ecome l’anno, il 2013, sia quel-lo dell’Ambrogino d’oro.Facendo un passo indietro,Marco Pasetti non sarebbe do-vuto essere lì ma forse dietrola scrivania di un quotidiano,seguendo le orme del padreredattore e inviato del Popolod’Italia, poi al Corriere Lom-bardo e infine ad Epoca e do-po ancora inviato per altri set-timanali. Invece gli fu lanciatoil guanto di sfida di condurre

l’azienda, a patto di prenderela laurea in farmacia come datradizione, a fianco dello zioNicola. Raccolta la sfida e lau-reatosi, nel ‘64 entrò nel-l’azienda.

E così la Ciccarelli si trasferi-sce in via Prudenzio. «Sei im-pazzito, vuoi fare la Fiat? midiceva lo zio quando vide i 10mila quadri doveva stava sor-gendo il nuovo stabilimento».Tutta la struttura è stata con-cepita per essere il più funzio-nale possibile e diverse sonostate le notti in bianco del dot-tor Pasetti con il progettistaper fare in modo che la filieradel lavoro fosse perfetta, cheil processo produttivo venissesvolto in maniera razionalesenza intoppi. In tre anni ilnuovo stabilimento, con6 mila metri dedicatialla produzione esul restante spazioil magazzino,vedeva la lucee nel ‘77 di-venne opera-tivo.Avete accen-

trato tutta la produzione allo-ra?«Certo, dopo la nicchia delcallifugo sono arrivati altriprodotti, come le creme per ilviso o ultimamente la linea of-

ficinale creata da mio figlioper pelle e labbra che guardasia al target femminile sia aquello maschile».Un’azienda che si può definire“di una volta”, dove il dipen-dente è tenuto in considera-zione, come sottolinea il dot-tor Pasetti: «Chiamiamo-lo paternalismo,quello che

vuole, io vado in mensa conloro per ascoltare i loro pro-blemi, anche personali, e neirapporti lavorativi accetto i lo-ro consigli se ci sono dei pro-blemi a livello produttivo».La Ciccarelli ha dato lavoro atante famiglie e di questo netenne conto Marco Pasettiquando un giorno lo zio en-trando nel suo ufficio gli disseche aveva avuto un’offerta daparte di una multinazionaleamericana. Chiesto di un pa-rere, il nipote gli rispose chequelli compravano il marchionon le famiglie. «Ci penserò,mi rispose lo zio. E non se nefece nulla». Per la cronaca lamultinazionale è fallita ma laCiccarelli è ancora saldamenteal suo posto e l’offerta è an-cora in cassaforte.Nel ‘77 lo zio Nico, quelloche appariva in televisione,ben prima dei vari Rana,Amadori di oggi, a reclamiz-zare il suo dentifricio assiemea Giorgia Moll e con il bravis-simo Carlo Dapporto, viene amancare e Marco Pasetti neprende il testimone di ammi-nistratore unico. L’attività del-l’azienda ha progredito sem-pre più affermandosi sul mer-

cato, superando anche i mo-menti difficili della crisi del2008 che vide la Ciccarelli an-dare controcorrente. Anzichémettere in cassa integrazionele maestranze furono acqui-stati nuovi macchinari, portataall’interno la produzione diquanto era fatto fuori, arrivan-do addirittura a lavorare sudoppi turni. Una decisione chesi rivelò vincente. Da come neparla, da come la descrive, sicapisce quanto sia “innamo-rato” della sua azienda e laprova è la visita degli impiantidove illustra condovizia di partico-lari come si fa, co-sa succede, comeavviene tale proce-dimento, quali ri-cerche il laborato-rio esegue per ga-rantire la qualità,mentre scambiadue chiacchierecon gli addetti allelinee o commentail suo Milan con unoperaio. La produzione og-gi comprende unaserie di articolimolto vasta; dalclassico dentifricio,con una gamma di10 soluzioni, allecreme, all’intra-montabile callifugoconservati in un enorme ma-gazzino computerizzato chegestisce le scorte pronte peressere spedite sul mercato ita-liano ed europeo.E tra un po’ anche in Cina, ve-ro?«Ho avuto la visita del vicepresidente di una società perla distribuzione dei prodotti.Più che dal dentifricio sono at-tirati dalle creme e dalla Ceradi Cupra in particolare. Vo-gliamo posizionarci a un livel-lo più alto rispetto alla con-correnza locale, ma non altain senso di prezzi». L’aziendavuole puntare sui prodotticlassici, quelli che hanno unatradizione, immettendoli sul

mercato con un pack-aging ad hoc.

Alla classica domanda se èprevisto lo spostamento dellaproduzione direttamente in Ci-na la risposta è «No, per ora,poi si vedrà».La storia della Ciccarelli, lafavola del c’era una volta unafarmacia a Cupra Marittimanon poteva non essere traman-data, e così qualche anno faMarco Pasetti rispolvera cartae penna, la sua credo mai so-pita passione per il giornali-smo, e si mette a scriverne lastoria. I suoi ricordi, le sueesperienze le unisce a quelle

di quanti hanno lavorato, «liho chiamati per farmi raccon-tare tante cose, fatti che nonrammentavo», e di quelli chevi lavorano, arrivando alla finea “dare alle stampe” un rac-conto, la saga di una famigliadi imprenditori densa di avve-nimenti, personaggi, fatti, si-tuazioni che ripercorrono lavita della Ciccarelli dal Capi-tano con i baffi (l’immaginedi Clemente in divisa vennetolta dalle confezioni di den-tifricio su richiesta delle auto-rità militari) a chi ne ha fattola storia. E con una punta diorgoglio Marco Pasetti confi-da che non si sarebbe mai im-maginato un successo tale delsuo libro che oltretutto «quan-do è uscito abbiamo avuto unaimpennata delle vendite. Miha reso più di una campagnapubblicitaria».

E gentilmente me ne firmauna copia.

Sergio Biagini

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La famiglia Ciccarelli

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Marco Pasetti

6 dicembre 2014

Proseguendo nella nostraesplorazione delle nuo-ve realtà locali su face-

book ci imbattiamo nella Co-munità Milano Rogoredo -Santa Giulia - Vivere il Quar-tiere, che ha una pagina apertasu facebook nel settembre2012 e ad oggi conta ben 920membri.Abbiamo intervistato Pieran-gelo Tomaselli, che della pa-gina è l’unico amministratoree che ci tiene subito a precisareche questa pagina non si con-figura come una social streetdi gruppo ma come unprofilo pubblico, una “fanpage” , definizione diven-tata abituale in facebook,che si usa in altri campiper definire il rapporto trauna Società e i suoi clientifidelizzati o tra una cele-brità e, appunto, i suoi fan.«Ciò significa - ci dice To-maselli - che ho impostatola pagina, sin dall’inizio,come un mio personalediario di ricerca e di cono-scenza del quartiere e dellepersone che vi abitano e chevi operano, dedicando le miescoperte e le mie curiosità atutti coloro che vogliono rico-noscersi nella dimensione po-sitiva che è presente, forte eradicata in questa zona di Mi-lano».«Ho scelto volutamente - pro-segue Pierangelo - di evitaredi trasformare la pagina in undocumento di protesta o di de-nuncia, perché penso che cisiano ambiti più adatti dove leIstituzioni possono comunica-re in modo più competenteevitando, così, rumors non co-

struttivi». Ed è stato proprioquesto desiderio di recuperareuna immagine positiva di Ro-goredo che ha spinto nel 2012Pierangelo Tomaselli a iniziarequesta avventura che lo ha por-tato alla scoperta di una miria-de di associazioni culturali, divolontariato, di cooperative, diinsegnanti illuminati e di artististraordinari di quartiere che lohanno aiutato a promuovere epubblicizzare eventi, feste, ini-ziative commerciali cui il pub-blico ha aderito con grandepartecipazione.

Ancora Tomaselli ci ricordache questa è una pagina orien-tata al tempo libero e alla cul-tura in tutte le sue forme edespressioni, dal teatro allapoesia, dalla street art allamusica, dal cibo al design eche ha deciso di proporre ai“fans” una comunicazioneprettamente visiva come sipuò vedere dalla pagina.. Tomaselli, 48 anni, si occupanella vita di formazione e haportato nel social network an-che la sua esperienza di gesto-re di altre pagine tra cui unadedicata a “Milano-Città

d’Arte & Cultura“ e un’altraal “Teatro Elfo Puccini FanClub Milano”. Sempre perquanto riguarda Rogoredo, in-vece, è stato aperto anche ilprofilo Twitter e Instagram eil canale YouTube. E’ in co-struzione anche il blog checonsentirà maggiori approfon-dimenti.Perché ha scelto come “mar-chio” della vostra fan pageun origami icosaedro? -chiediamo a Tomaselli. «Per-ché - ci risponde - l’origami,che ho fotografato nella sua

versione tridimensionalegigante in diverse situazio-ni di quartiere, ha tantepunte e tante facce. Lepunte rappresentano i pun-ti di forza e i punti criticiche esistono e convivonoin ogni realtà urbana. Lefacce sono le nostre ani-me, i nostri pensieri, il no-stro modo di vivere ilquartiere. Diversi colori ediversi punti di vista.L’obiettivo della nostra pa-gina è quello di far condi-

videre i vari elementi in mo-do armonioso come nell’ico-saedro. A questo proposito rin-grazio Gianni, amico e idea-tore di giochi, che ha creatol’origami che ho utilizzato».Che dire di più? La passione,la determinazione, la compe-tenza con cui Pierangelo To-maselli ci ha illustrato il sitoci conferma ancora una voltaquanto sia importante l’impe-gno personale e la condivi-sione per migliorare il viverecivile. Rogoredo amore mio!

Francesco Tosi

Milano Rogoredo - Santa GiuliaVivere il Quartiere

Voglia di mettersi ingioco, passione e vo-lontà. Con questi pre-

supposti Iler, trentatreenne al-banese ma in Italia da quandoaveva sedici anni, ha volutosfidarsi e sfidare “i tempi chesono quelli che sono” per met-tersi in proprio dopo aver sco-perto una passione per le pie-tre. Pietre dure, ma anche se-mipreziose, che lavora e dallequali ricava oggetti attraversoun paziente lavoro di precisio-ne. Lo incontriamo in viaFiamma in un laboratorio cheil Comune, con il progetto“Generatore d’impresa”, gliha messo a disposizione per“gettarsi” nella mischia, dopoun periodo passato inun’azienda dove ha imparatoil mestiere. «Mi sono appas-sionato e ho cominciato que-sta strada qua perché mi sem-brava, come dire, il mio me-stiere» precisa Iler. Attorno,banconi con gros-se pietre o altre giàtagliate nelle di-mensioni volute,frese minuscoleper definire i par-ticolari, mole diogni genere, daquelle diamantatea quelle morbide:sono gli strumentiper creare questipiccoli gioielli.Chi ti commissio-na questi lavori?«Lavoro per caseche fanno gioielli,gioiellieri e a volte anche pri-vati che mi chiedono di rea-lizzare in un certo modo lapietra che mi portano. Le pie-tre arrivano un po’ da tutto ilmondo, Africa, Asia, Sudame-

rica, e poi inizio a lavorarle».Il procedimento parte dal ta-glio della pietra nella misurache si vuole dare all’oggettofinale e quindi, utilizzandodifferenti mole con dischi didiversi materiali, la pietra vie-ne arrotondata, squadrata, lesi dà una forma rettangolarepiuttosto che tonda, e poi siprocede con la sfaccettatura,

se richiesta, o a rendere liscele facce della pietra. L’ultimopassaggio lo si esegue con undisco fatto di feltro che lucidaa specchio la pietra rivelando-ne meglio venature, sfumature

o la trasparenza. Non ci sonotempistiche in questo lavoro:tutto dipende in primo luogodalla durezza della pietra e poidalla complessità o menodell’oggetto che si vuole rica-vare. Si potrebbe dire persinoche l’esperienza acquisita neltempo permetta ad Iler di “ve-dere” in una pietra grezzal’oggetto che alla fine del suo

lavoro ne verrà fuori. Non sempre il lavoroc’è, e di questi tempinon c’è nulla da me-ravigliarsi, ma la fidu-cia di Iler è tanta. «Misono scoraggiato avolte, ci sono mo-menti difficili ma spe-ro che i tempi cambi-no e il lavoro riprendaa muoversi. Quandoho iniziato a lavorareper un po’ non capivobene, mi chiedevo sece l’avrei fatta. Poi lavoglia di fare e la vo-

lontà e uno ci arriva» – con-clude Iler, che aggiunge perribadire il concetto: «Vorreiinvecchiare a fare questo me-stiere».

Sergio Biagini

Da una pietra, un gioielloPassione, voglia di fare, di rischiare anche, per amore del proprio mestiere

7dicembre 2014

A nno di grazia 1967, ungiorno qualunque delprimo semestre. Sia-

mo a Milano, in via Vicenza,angolo viale Montenero 73. Ledue vetrine dello stabile chedanno su strada sono tappez-zate di manifesti con sloganprovocatori, all’interno sonoassiepati moltissimi giovani divarie nazionalità con aria piùche trasandata – soprattutto peri codici dell’epoca – e fuori so-no molti i curiosi che si ferma-no ad osservare questa faunavariopinta e stramba tra cui èdifficile distinguere i maschidalle femmine. La scritta prin-cipale che ricorre sui poster èMondo Beat.Chi sono tutti questi ragazzicosì diversi dai loro coetanei?Che cosa vogliono? Perché la-sciano i passanti sbigottiti?Per rispondere a tutto questobisogna fare un passo indietroe inquadrare il contesto nazio-nale ed internazionale di queitempi, servendoci della testi-monianza diretta di due ‘redu-ci’ di quell’esperienza, GianniDe Martino e Renzo Freschi,oltre che degli scritti di MatteoGuarnaccia, nume tutelare deimovimenti underground italia-ni, sublime pittore psichedeli-co, performer, saggista e millealtre cose.Affidiamo a Guarnaccia la pre-sentazione di “un’avventurache si dipana tra esperienzeerotiche, psichedeliche e mi-stiche, tra viaggi e fughe dacasa, comuni e poesia, pacifi-smo e controinformazione, mu-sica, nudismo e Dio solo sache altro... nessuno ha ancoracapito come sia potuto acca-dere che migliaia di persone,in tutto il mondo, si siano im-provvisamente sintonizzate traloro. Come e perché abbianodeciso di rispondere all’appel-lo dell’Altro Lato dello Spec-chio, voltando le spalle alla si-curezza materiale, alle rassi-curanti gratificazioni della tec-nologia, alla certezza del pri-mato dell’Occidente per sce-gliere la ‘strada’, il ritorno al-la terra e la selvaggia derivapsicogeografica. E’ come seuna strana energia avesse ini-ziato a scorrere nella rete neu-ronale planetaria, diffonden-dosi in maniera sottile e magi-ca”. Ci si era accorti che “ben-ché tutto non fosse permesso,tutto era assolutamente possi-bile. La vita era molto più in-teressante, avventurosa e sacradi come la presentavano lascuola, la famiglia, la chiesa,la televisione, il partito o lapubblicità. Per un breve e fu-gace periodo, la priorità vitalenon è stata più la lotta perl’accaparramento delle risorseo per la conquista del territo-rio, ma il desiderio di operareper l’evoluzione cosmica delpianeta. Si era creato un mon-do fluttuante come i capelli chesi allungavano a dismisura, unmondo improvvisamente scon-finato che chiedeva solo di es-sere scoperto. Un universo po-limorfo dove le coordinate era-no amicizia e desiderio. Prima che i guardiani si ria-vessero dalla sorpresa, fu pos-sibile scorrazzare tra gli scaf-fali della creazione, come ibambini golosi dentro una pa-sticceria, aprendo uno dopol’altro tutti i barattoli”.Tutto questo c’entra pochissi-mo con il cosiddetto ’68 poli-tico, con cui condivide sola-mente lo svolgimento tempo-rale. Infatti “il ’68 della poli-tica, dei gruppuscoli, dei cor-tei, delle assemblee, delle oc-

cupazioni, degli scontri, dellaviolenza non solo verbale, èstato un classico movimentorivendicativo che non ha maimesso in discussione il poterema che anzi lo cercava. Toltala prima fase essenzialmentelibertaria, tutto si è ridotto aduno show di strutture gerarchi-che e autoritarie, con i suoi ca-pi e capetti che aspiravano so-lo a prendere il Palazzo d’In-verno, per sostituirsi ai vecchiinquilini. Il che, tra l’altro, amolti è perfettamente riusci-to”.Il movimento beat attecchiscemarginalmente anche in Italia,come breve meteora che si ma-nifesta soprattutto nelle strademilanesi per poi scompariresommerso dall’ondata del ’68. La solita retorica, in cui noi ita-liani siamo maestri, tende atrattenere gli elementi più ba-nali dei movimenti per ripro-porli innocui ad uso e consumodi un pubblico possibilmentepagante. Di conseguenza par-lare di beat in Italia significasolitamente far riferimento allatrasmissione radio BandieraGialla, al Piper, a Patty Pravo,ai capelloni che formano i pri-mi complessi. Invece è esistitoanche un altro e più vero mo-vimento beat, che si rifà al-l’esperienza USA, conosciutaessenzialmente grazie alle tra-duzioni di Fernanda Pivano,che porta avanti un rifiuto to-tale per la società adulta, per isuoi valori e i suoi ideali. Lascelta di vestirsi trasandati, ilrifiuto del consumismo, la spi-ritualità mistica, l’uso delledroghe psichedeliche per allar-gare la coscienza, la separazio-ne di fatto dal resto della so-cietà, si caratterizzano per una

radicalità e un nichilismo lon-tani anni luce dalla ribellioneplastificata yè-yè proposta daimedia. È in questo contestoche si inserisce l’esperienza diMondo Beat, primo esempioitaliano di stampa alternativaautogestita. “Il periodico mi-lanese coagulò per un breveperiodo una delle frange piùestreme del capellonismo ita-lico, quella formata da ragazzivagabondi, spesso scappati dicasa, in gran parte proletariche, a differenza dei loro fra-telli maggiori, non avevanonessuna intenzione di andarea lavorare in fabbrica, mettersu famiglia, firmare cambialiper acquistare elettrodomesticie automobili, ma volevano bi-ghellonare beatamente in gi-ro”.Ecco i ricordi di Gianni DeMartino, che del giornale fugiovanissimo caporedattore eper il quale coniò molti sloganrimasti nell’immaginario (co-me “Dateci i sacchi a pelo e te-netevi le vostre bandiere”), perpoi andarsene per anni a giron-zolare in tutto il Nord Africafino a ritornare a Milano facen-do il giornalista per professio-ne, che tutt’oggi porta avanti.“L’Italia degli anni ’60 era ‘inbianco e nero’, impossibilecamminare con i capelli lun-ghi, viaggiare e fare tante altrecose che oggi si danno perscontate. Diversamente dagliUSA, dove non c’erano fortiideologie, da noi c’erano le‘due chiese’, la DC e il PCIche offriva un cappello giàpronto per chiunque volesseprotestare o ribellarsi. Io dopola maturità presa in Campa-nia, sentii il bisogno di girarel’Europa, in treno, autostop o

come capitava. Durante questeperegrinazioni mi imbattei inVittorio Di Russo, più vecchiodi me, che teneva capannelliin Piazza Duomo a Milano esi rifaceva all’esperienza deiProvos olandesi, tra i fondatoridella rivista Mondo Beat insie-me a Umberto Tiboni, Mel-chiorre Gerbino e Renzo Fre-schi. Fui subito nominato ca-poredattore e trovammo unasede definitiva per la rivista invia Vicenza angolo viale Mon-tenero, con due vetrine su stra-

da, al piano terra una piccolagalleria d’arte e la redazione,nel seminterrato cuccette edormitorio” con laboratoriopratico di rivoluzione sessuale.“Fu soprannominata ‘la cavadi Mondo Beat’ perché ricor-dava le cave esistenzialiste diStoccolma.Mondo Beat voleva svecchiarel’Italia, i suoi costumi arretratie bigotti, la letteratura, i rap-porti tra la gente. Credevamoche la logica del bisognoavrebbe castrato la logica deldesiderio e quindi rifiutavamo

il consumismo, il benessere atavolino. Volevamo restarebambini, non cedere al princi-pio di realtà, la maturità era‘una maschera’. Noi desidera-vamo scrivere, scopare, gode-re, vivere in pace a modo no-stro senza condizionamenti,senza soldi, senza lavorare,eravamo contro ogni potere,senza quella deriva politicadel’68 che segnò la fine del-l’utopia ed il ritorno dell’ideo-logia.“Con il passare dei mesi la se-de di viale Montenero fu presad’assalto da giovani prove-nienti da tutt’Europa e iniziòa dare troppo nell’occhio.Sempre più curiosi si assiepa-vano su strada per sbirciare uncapello più lungo o una gonnapiù corta del solito, il Corrieredella Sera iniziò una vergo-gnosa campagna mediaticapiena di falsità e allarmi di ti-po igienico e morale. Noi fum-mo costretti ad abbandonarequella sede e trovammo, conla bella stagione, un campeg-gio regolarmente affittato invia Ripamonti, che il solitoCorriere ribattezzò ‘BarboniaCity’. Dopo 43 giorni anchequello fu violentemente sgom-berato e io decisi di partire peril Marocco”.A proposito dell’esperienza delcampeggio di cui sopra scriveMatteo Guarnaccia: “La Vet-tabbia, famigerato canale pe-stilenziale a sud di Milano,

ospita sulle sue rive nell’estatedel ’67 un campeggio beat. E’un campetto spelacchiato, fre-quentato da un centinaio digiovani desiderosi di starseneper i fatti loro, lontano da ca-sa, scuola, televisione, lavoro,consumi. Qualche tenda, unafontanella per lavarsi, chitarre,pastasciutta sul fuoco e unafolla di spettatori che premesbavando sulla recinzione perassistere alle orge descritte inmaniera particolareggiata ne-gli articoli indignati dei gior-nali. Più volte evocato e invo-cato, il pogrom contro la ‘Re-pubblica Beat’ avviene all’albadel 13 giugno con polizia in te-nuta antisommossa, ragazzinibastonati nel sonno nei lorosacchi a pelo, tende strappatee bruciate, 500 litri di disinfet-tante irrorato”.Chiudiamo con la testimonian-za di Renzo Freschi, allora stu-dente liceale e cofondatore delgiornale, oggi collezionista eproprietario di un’importantegalleria d’arte orientale in cen-tro a Milano.“Anch’io conobbi in piazzaDuomo Vittorio Di Russo, cheera appena stato denunciatoper avere strappato il passa-porto dichiarandosi ‘cittadinodel mondo’, e decisi di fondarecon lui e altri questa rivistaper parlare di temi allora pro-fondamente innovativi come li-berazione sessuale, pacifismo,non violenza, poesia, diritti ci-

vili, antimilitarismo, critica al-la famiglia patriarcale e cosìvia. Il movimento era cultural-mente e intellettualmente moltoaffascinante per me che erouno studente per nulla interes-sato invece alla lotta (violenta)politica. Milano allora era giàattiva da un punto di vista cul-turale ma si respirava comun-que un’aria provinciale, il pae-se era vecchio e retrogrado,soffocato da una chiesa catto-lica bacchettona e immobile,le classi sociali erano moltopiù chiuse e determinate di og-gi. Paradossalmente il nuovobenessere post boom economi-co permetteva ai giovani di os-servare la realtà con occhio di-verso, di allargare i confiniscoprendo per esempio l’aspet-to ludico e anarcoide delle pri-me rivolte USA, che non siportavano dietro la pesantezzadel nostro impegno politico eideologico. Quando si è gio-vani si vive di sogni, di utopie,di distorsioni della realtà chesi vorrebbe adattare alle pro-prie aspettative e questo sem-plicemente facemmo noi.“Successivamente io mi sonogradualmente distaccato dalmovimento beat poiché conno-tava in sé un forte disagio esi-stenziale che io tuttavia nonprovavo. Mi interessava moltopiù l’aspetto filosofico di quel-lo organizzativo, volevo più co-struire che distruggere, vivereper forza ai margini non mi af-

fascinava più di tanto. Mi sonopertanto avvicinato al mondoche ruotava attorno al salottodi Fernanda Pivano ed EttoreSottsass, con la loro rivista‘Pianeta Fresco’ per poi ini-ziare a viaggiare verso oriente,cosa che non ho più smesso difare e che mi ha aperto ancheuna via professionale che tut-tora porto avanti. Ricordo tut-tavia con affetto quelle mie enostre pulsioni giovanili in uncontesto inimmaginabile per igiovani d’oggi”.Questa è la storia di un altromondo e di un altro tempo cherisulta però tuttora affascinan-te, anche per le giovanissimegenerazioni. E’ una storia pie-na di ingenuità, di tenerezza,di illusioni, di speranze puerilie poi risultate vane ma proba-bilmente questi semi di libertà,sparpagliati a caso qua e là,qualche germoglio lo hannocomunque prodotto. Inoltre “lereazioni scomposte che scate-nò nella società italiana di al-lora ci dicono quanto pocoquesta si è evoluta nel rappor-tarsi con le minoranze (non so-lo etniche) portatrici di una ri-volta espressiva e con i dirittidell’individuo; facendo un sac-co di storie per ogni minima,modesta deviazione”.Ultimo slogan: “Vivere, solovivere: esiste forse un sognopiù bello e più crudele di que-sto?”

Alberto Raimondi

Il Mondo Beat di viale Montenero

Esterno della sede di via Vicenza

La tendopoli di Mondo Beat

Underground di Mondo Beat

8 dicembre 2014

Sensibilizzare le coscienze dei piùpiccoli su tematiche di globale importanzacome il riciclo ed il riuso: questo è l’obiet-

tivo primario del laboratorio “Non t’incartareimpara a riciclare”, promosso nelle scuole dizona dall’associazione culturale El Modernistasu incarico del Consiglio di Zona 4. «Lo scopopratico degli incontri di laboratorio, che si svol-geranno all’interno degli istituti aderenti di Zona4, è quello di rendere i bambini parte integrantedi quel processo che precede la fase di riciclodella carta, ovvero, quella di raccolta che av-

viene all’interno delle case di ognuno di noi,nel proprio quotidiano - ha spiegato SamiaIbrahim, dell’associazione El Modernista-. L’at-tività che verrà proposta ai bambini consisteràin una serie di giochi basati sull’utilizzo dellacarta, che deve essere conservata in condizionitali che ne consentano il riutilizzo ed il correttoriciclo». Oltre all’obiettivo di sensibilizzazionedelle nuove generazioni nei confronti di un temacosì importante, c’è anche la volontà, da partedei ragazzi dell’associazione, di riportare i mi-nori ad una dimensione di gioco molto più ma-nuale, stimolante e diversa dalle proposte disvago moderne, con le quali ogni giorno i bam-bini entrano in contatto. Mediante la realizza-zione di un libro auto-prodotto con l’utilizzodi carta riciclata, i bambini impareranno quelleche sono le fasi di produzione della carta, dal-l’albero all’industria, per poi arrivare all’utilizzoed infine al riciclo. La storia narrata all’interno

del volume realizzato dai bambini, sarà inoltrecorredata di schede esplicative di metodi alter-nativi e divertenti per il riutilizzo della carta,sfruttando al meglio la fase di riuso dei mate-riali. Al termine delle attività svolte, verrà inol-tre organizzato un incontro esposizione/premia-zione dei lavori portati a termine dai bambinidurante il corso dell’esperienza. Questo laboratorio promosso dai ragazzi deEl Modernista è in realtà inserito all’interno diun progetto più ampio che verrà presentato ainsegnanti e genitori il giorno dell’esposizione

dei lavori ed intitolato “Compagni di Zo-na...4!”. Il progetto consiste in una serie di in-contri di laboratorio che avranno luogo a partiredalla prossima primavera presso la sede del-l’associazione, e che hanno come tema centralel’integrazione. «La Zona 4 è fortemente carat-terizzata da flussi migratori di ogni genere etroppo spesso questo elemento connotativo èstato interpretato come elemento degradante –ha continuato Samia -. Noi vogliamo invertireil senso di marcia e valorizzare la multietnicitàdella zona, grazie all’aiuto dei bambini per iquali i processi integrativi sono sempre auto-matici ed istintivi poichè privi di condiziona-menti a priori». Durante gli incontri “Compagnidi Zona...4!” i partecipanti potranno approc-ciarsi alle diverse culture con le quali spessoentrano in relazione, ma che conoscono solosuperficialmente.

Simona Brambilla

"Non t'incartare impara a riciclare" e "Compagni di Zona...4!":

ecco le attività dell’associazione El Modernista per i bambini della zona! “S ignora... la posso

aiutare?” - è quelloche dissi guardando

una signora che scaricato dauna vecchia auto panda colorverdone un kit di gazebo,“cercava” di montarlo.“Si…, grazie, lei è molto gen-tile!”Così conobbi Franca, FrancaMilani. Ci trovavamo in unapiazza di Peschiera Borromeo:lei partecipava ad un mercati-no, mentre io ero lì per contodi un giornale della zona cheorganizzava la manifestazioneper pubblicizzare l’iniziativaa favore di un ragazzo malatobisognoso di assistenza.Franca esponeva quadri edopere di bricolage: la sua èun’arte unica, elementare, sen-timentale, strana, ma che ticonquista.Nativa di Milano e abitante da“secoli” in via Carbonera,Franca Milani è un’artista me-ticolosa. Nel campo figurativo sa espri-mersi con le tecniche più va-rie, passando connaturalezza e in-canto alla mani-polazione di ma-teriali vari. Utilizza supporticlassici quali te-le, tavole lignee,ma anche altrimeno consueti,quali il vetro egli specchi. I paesaggi realiz-zati con tecnicadi “soft glass”per Franca Mila-ni sono il modomigliore per ren-derci comparte-cipi diretti delm e r a v i g l i o s o“spettacolo” dalei orchestrato,messo in scena edipinto. Osservando i cie-li e i panorami diFranca, si perce-pisce una “regia”suprema: per lei, niente è frut-to del caso. A volte la Pittriceaccenna ad elementi del pae-saggio naturale, talora sonosilhouettes d’alberi, sagome dicase, profili di monti, specchid’acqua o spiagge. A ben con-siderare, però, si tratta di meri

pretesti, perché il protagonistavero è il “sentimento”.La sua passione artistica nonsi limita alla pittura, ma è nelquit che opera al suo massimoe così me lo descrive: «Creare,è una delle mie gioie di vivere,come anche realizzare qualsia-si cosa, dalle più semplici allepiù complicate. Con l’uncinet-to facevo le tende con fiori ed

alberi, con i ferri, i cappotti dilana, con le pietre collane evarie, infinite cose con il de-coupage (piatti, borse di tes-suto dipinte, mobili anticati,vasi di fiori, insomma tuttoquello che mi capitava). Poicon la pittura quadri paesag-

gistici ed astratti. Una mia caraamica canadese mi ha fatto co-noscere la lavorazione artisticadel quilt. Una lavorazione an-tica che deriva dai pionieri:quando su un carro un’adole-scente raggiungeva l’età delmatrimonio, tutte le donne de-gli altri carri preparavano unaparte di coperta imbottita convari disegni fatti con il ricamo.

I vari pezzi eranopoi uniti e la coper-ta così assemblataera messa in espo-sizione sul carro inmodo tale da indi-care che vi era unaragazza da marita-re. A questo puntomi sono appassio-nata ed ho iniziatoa confezionare que-ste coperte imbotti-te con applicazioniricamate. Le coper-te sono composte ditre strati, cotone,imbottitura e stratofinale in cotone.Tutte le coperte so-no pezzi unici, co-perte per bambinicon soggetti d’ani-mali e varie. Infineho aggiunto anchela pittura sui cusci-ni con fiori e farfal-le ecc...Non mi reputo una

perfezionista, ma tutto quelloche eseguo lo faccio con pas-sione».

Io l’ho conosciuta... e voi?(www.quiltilandia.it)

Cesare S.G. Bianchi

Un’artista in via Azzo Carbonera…

M ilano. Zona 4. E’ qui, in via Friuli 28,che ha sede l’AILAR l’associazioneche ridà voce a coloro che, a causa

di una malattia grave e conseguente laringec-tomia, avevano perso l’uso della parola. L’as-sociazione opera sul territo-rio nazionale e fornisce so-stegno ai malati oncologicidi testa-collo, dà assistenzapsicologica a pazienti e fa-miglie, gestisce centri di ria-bilitazione comunicativo/fo-natoria e di recupero senso-riale (olfatto e gusto), oltread organizzare corsi di for-mazione del personale pro-fessionale e volontario.Visitiamo l’associazione conil vice presidente GiorgioBonassina, anch'egli larin-gectomizzato, ma che, grazieall'aiuto di uno degli oltre 70maestri che operano nellaOnlus, è riuscito a riprende-re a parlare con il metododella voce “ericmofonica”. Questo sistema nonè il solo utilizzato, vi è anche quello che con-siste nell’inserimento di una valvola fonatoriache, incanalando il flusso dell’aria, permette

l’emissione delle parole. Un ultimo sistema èquello del laringofano, ovvero uno strumentoche accostato al collo permette di comunicare.La storia dell’AILAR parte nel 1947 quando,a Milano, nasce la prima “Scuola di Rieduca-

zione Fonetica” con l’intentodi far trovare al paziente la-ringectomizzato la possibi-lità di riprendere a comuni-care verbalmente. Dallascuola, nel 1957, prende for-ma l’Associazione ItalianaLaringectomizzati, formatada volontari, con lo scopoistituzionale della riabilita-zione delle persone operate.Ad oggi l’attività di riabili-tazione si è espansa in oltre80 centri in tutta Italia inmodo da non lasciare nessunoperato escluso o isolato. Questa una delle tante realtàdella nostra zona che, resenote, possono aiutare tutta lapopolazione. Per maggiori

informazioni ci si può recare direttamente nellasede oppure visitare il sito www.ailar.it.

Matteo Laconca

Per tornare a parlare

Rubrica a cura di Lorenzo Baio

CURIOSI PER

Per chi non ci credesse,la salsa bruno-giallastra(o anche bianca, con

piccoli semi) che nella nostraimmaginazione accompagnasempre una buona grigliata,ha in realtà alle spalle una an-tica e interessante storia. Conil nome senape si intendonoalcune specie di piante erba-cee di altezza varia fra i 50cm e i 2 metri, che apparten-gono alla famiglia delle Bras-sicaceae. In particolare le piùconosciute sono la senape ne-ra (Brassica nigra), la senapebianca (Brassica alba) e lasenape bruna (Brassica jun-cea). L’origine di queste pian-te non è sicura, ma con buonaapprossimazione si può loca-lizzare nella penisola indianao comunque nell’Asia meri-dionale. Da qui si è veloce-mente diffusa anche in Euro-pa e nel bacino del Mediter-raneo tramite le antiche viemercantili. Già egiziani, grecie romani ne facevano uso ela usavano per conservarefrutta, verdura e mosto di vi-

no per le sue proprietà antios-sidanti. Successivamente,grazie all’aroma pungente ecaratteristico che si ottienepestando i semi e mettendoliin acqua o liquidi aciduli, fuusata come componente prin-cipale per la produzione dellasalsa omonima, realizzata invarie versioni che cambianodi piccantezza e sapore a se-conda del tipo di senape uti-lizzata. Ma attenzione: la sal-sa di senape in Francia è chia-mata moutarde (senape), manulla ha a che fare con la no-stra mostarda di frutta e po-

trebbe provocare una bruttasorpresa mangiarsela tuttad’un botto! A parte che sulla nostra tavo-la, incontriamo la senape an-che in altri contesti. Quando?I campi gialli, bellissimi, cheincontriamo in primavera eche ci mettono addosso unagioia inspiegabile sono, spes-so, di colza (Brassica napus,un cugino della senape), maaltre volte proprio di senape.Dunque tanto di cappello allasalsa marroncina che tantodiamo per scontata sui nostriwurstel.

La senape… non solo per accompagnare i wurstel

9dicembre 2014

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L La grazia senza tem-po di Lea Pericoli, iltalento imprevedibile

di Paolo Canè, la competen-te supervisione tecnica diGianluca Rinaldini, la cono-scenza dei segreti dell’atle-tica di Andrea Nuti… Si fapresto a dire tennis, ma die-tro a ogni emozione c’è sem-pre un lungo percorso; e for-se chi oggi gioca con rac-chette ultraleggere e incredi-bilmente potenti spesso nonconosce le storie legate aicampioni del passato che sisono affermati con attrezzi diben altro peso ed elasticità.Matteo Luzi ha quindi creatoun torneo vintage, giocatosolo con racchette di legno,strumento con cui hanno co-struito la leggenda del tennistutti i suoi protagonisti finoai primi anni Ottanta. L’ideadi base è tanto semplicequanto geniale, ma solo unafamiglia che insegna tennisda sempre, come la sua, po-teva pensare a una formulacosì stimolante e divertentesia per chi gioca sia per chiassiste agli incontri: «Miopadre Adriano ha fatto cre-scere la cultura dello sportin Zona 4, creando lo Spor-ting Corvetto praticamentedal nulla; mentre mio zio Ro-mano, addirittura, è stato ilmaestro di tennis personaledi Silvio Berlusconi! Possia-mo dire di avere tutti il tennisnel sangue in famiglia». Etutto questo si coglie anchedai dettagli organizzativi, cu-rati nei minimi particolari, che hanno portatoun pubblico competente all’evento, attirandoanche la curiosità di televisioni nazionali e variaddetti ai lavori mischiati tra gli spettatori. «Mi-lano ha grande voglia di tennis - prosegue Luzi- come hanno dimostrato gli oltre 10.000 chehanno assistito a La Grande Sfida con McEn-roe, Lendl, Ivanisevic e Chang solo poche set-timane fa. Noi del Corvetto, nel nostro piccolo,abbiamo voluto offrire il meglio del tennis ita-liano recente per soddisfare questa richiesta espingere il nostro bellissimo sport». Naturalmente l’idea d’intitolare questo torneoa uno dei campioni simbolo della storia del ten-nis nostrano, Fausto Gardini, ha conferito un’ul-teriore nota di nobiltà alla manifestazione, comeha voluto sottolineare anche Angelo Misani,presidente della Commissione Sport del Con-siglio di Zona 4: «Gardini rappresenta una delleeccellenze del nostro tennis. Ricordarlo con unevento così signorile è il modo migliore peronorarne la memoria. E i figli presenti oggi te-stimoniano la qualità dell’organizzazione». Tut-to ha funzionato alla perfezione, in effetti, ancheper merito di grandi ospiti come un indimenti-cato ex numero 1 del nostro tennis, Paolo Canè,che è rimasto nel cuore di tanti appassionati per

il suo enorme talento e la generosità con cui sibatteva contro campioni come quelli de LaGrande Sfida e tanti altri di quel periodo (Sam-pras, Becker, Leconte, Wilander, solo per citarnealcuni). La stessa generosità con cui ha palleg-giato con tanti bambini, facendoli divertire mol-to, e con cui ha accettato di rispondere alle no-stre domande sul Memorial e il tennis in gene-rale.Paolo Canè, insegnare ai bambini è una re-sponsabilità grande e altrettanto soddisfa-cente come giocare per la Nazionale in CoppaDavis contro la Svezia?(sorride) «In un certo senso è una responsabilitàanche maggiore, perché i bambini sono comespugne e bisogna anche farli divertire, ma perfortuna oggi sono circondato da amici moltocompetenti (indica Gianluca Rinaldini, ndr) acui spero di riuscire ad assomigliare come mae-stro; e comunque contro la Svezia abbiamo vin-to, quindi…»Un campione che accetta d’insegnare tennisai bambini non si trova facilmente, quale colpopuò fare la differenza nel tennis moderno?«Personalmente penso si dovrebbe lavorare dipiù sul rovescio in back. Non lo sa fare quasinessuno ad alto livello, tranne Federer, che in-

fatti lo usa spesso per rompe-re il ritmo ai suoi avversari eprendere il comando del gio-co».Il Canè allenatore pensa maia fare il coach di un Top Pla-yer?«Per adesso mi diverto moltocon bambini e una quarantinadi ragazzi, alcuni anche condiscrete potenzialità. Gestiscoun impianto a Gorle, vicinoBergamo, dove mi hannomesso a disposizione quelloche mi serve. Chi mi chiamaal 346/7470120 parla diretta-mente con me e questo servea capire subito come posso

essere di aiuto. In futuro chissà, magari potreidare qualche consiglio a Fognini che per certecose mi assomiglia…» Anche McEnroe, col quale sei stato spessocompagno in doppio quando giocavi, ha di-chiarato simpatia verso Fognini: cos’ha dispeciale?«Ha molto talento e una certa varietà di colpivincenti. Forse ai miei tempi non avrebbe avutola classifica che ha oggi, perché all’epoca fa-cevano media i punteggi di tutti i tornei giocati

nell’anno solare, non solo dei migliori 16 com’èoggi; e quindi uscire spesso al primo turno tiavrebbe fatto arrivare al numero 200 della clas-sifica in un attimo. Però ha certamente grandipotenzialità».Il tennis suscita sempre entusiasmo, anchecon tornei vintage come questo MemorialGardini e nonostante recenti intercettazionidi alcuni giocatori…«Il Memorial Gardini è una delle facce pulitedel tennis. Quelle intercettazioni riguardanosolo alcuni. Chiaro che se si fanno certe cose,qualcuno prima o poi ti viene a prendere a casae ti chiede conto di quel che fai; ma il tennis,per fortuna, non è quello. Intitolare un torneoa un grande signore come Fausto Gardini è unbel segnale su quale sia lo stile di comporta-mento che il nostro sport vorrebbe lasciare ineredità ai giovani».Oltre a Paolo Canè, altri grandi personaggi han-no accettato di parlare con noi durante questafesta di sport; ed essendo dichiarazioni altret-tanto interessanti e autorevoli, vi scriveremocosa ci hanno raccontato anche sul numero digennaio del nostro giornale. Chiudiamo questaprima parte con una domanda a Stefania Gar-dini, figlia di Fausto, cui il Memorial è stato in-titolato.Signora Stefania, cosa le consigliava di faresuo padre quando lei faceva qualche torneodi tennis in gioventù?(ride) «Mi chiedeva d’iscrivermi col cognomedi mia mamma, Bertolucci, perché non ero mol-to brava a giocare. Nessuno regala niente sulcampo da tennis, quindi ho preferito presto la-sciar perdere per non metterlo in imbarazzo. Losport della mia vita è stato lo Yoga, più adattoa me».Si fa presto a dire tennis, appunto.

Alberto Tufano

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Al Memorial Fausto Gardinivince la favola del tennis e le sue leggende/1

Il maestro Romano Luzi quando insegnavatennis a Berlusconi

Paolo Canè quando giocava ed era numero 20 del mondo

Paolo Canè e Gianluca Rinaldini al Memorial Gardini

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Nel 1836, era stata pro-gettata la linea ferro-viaria detta Ferdinan-

dea che doveva congiungereMilano a Venezia. La ferrovia“ferdinandea”, così chiamatain onore dell’imperatored’Austria Ferdinando I, pro-gettata dall’ingegnere verone-se Giovanni Milani, ottennel’approvazione delle autoritàil 7 aprile 1840; i lavori ebbe-ro inizio nel 1841 e si conclu-sero nel 1857.A Milano si studia la colloca-zione della nuova stazione chesorgerà nel territorio dei Cor-pi Santi, presso Porta Tosa, infondo al Borgo della Stella maal di fuor dalle mura spagno-le. Il luogo, se non il fabbri-cato, era compreso tra le at-tuali vie Sottocorno-Archime-de-Marcona che mantengonoancora oggi il loro assetto

obliquo, in linea naturale conla strada ferrata verso Trevi-glio. Il 30 maggio 1843 vieneposata la prima pietra della“Imperial Regia privilegiataStrada Ferrata Ferdinandea”destinata a congiungere le duecapitali del Lombardo Veneto:Milano e Venezia collegata al-la terraferma dal ponte inau-gurato nel 1846.

Ma già il 15 febbraio 1846un cronista scrive-va:”Coll’interven-

to del viceré e dei suoi figli edelle varie autorità, con untreno di diciotto vagoni trai-nato dalle macchine Alciato eAriberto, è solennementeinaugurato il tronco ferrovia-rio da Milano a Treviglio”.

La dettagliata descrizione del-la stazione di Porta Tosa è do-vuta alla disponibilità dei ri-cercatori dell’Archivio storicocivico e Biblioteca Trivulzia-na.In “Privilegiata strada ferrataferdinandea – stazione di Mi-lano Porta Tosa” si legge:Questa strada dovrà metterecapo a Milano poco distantedalla Porta Tosa, tirando suverso il dazio di Porta Orien-tale. Di là ove si prolungasseentro la città, si dirigerebbein linea retta verso il borgodella Stella (attuale via Cor-

ridoni) che sbocca sul corsodi Porta Tosa (attuale corsodi Porta Vittoria), dal qualecon brevi passi si giunge allaPiazza Fontana, al Duomo,quindi al centro della città. Ilservizio dei viaggiatori e quel-lo delle merci sono affatto di-visi e si separano fuori della

stazione. I viaggiatori giun-gono per la porta di mezzoaperta nel lato est del muro dicinta; recapitando sottoun’ampia tettoia costruita frai due fabbricati d’ingresso edi uscita. Le merci entranoper una porta a nord dellasuddetta, attraversano l’arse-nale o si fermano sotto il suogrande portico. Nell’usciretanto dei viaggiatori che dellemerci il cammino che battonoè l’identico di quello che se-guono nell’entrare, preso sol-tanto a senso inverso. Sempli-ce ed uno il carattere archi-tettonico di tutte le fabbriche.L’autore ne è l’ingegnere incapo della società, il sig. Gio-vanni Milani, nome beneme-rito assai alla generale co-struzione di questa strada.

A causa dei problemi econo-mici della Imperial Regia Pri-vilegiata Ferrovia Lombardo-Veneta Ferdinandea che stavacostruendo la linea, la stazionenon era quella prevista dalprogetto dell’ingegner Milani,ma un edificio provvisorio,come inizialmente lo furonotutte le stazioni della Ferdi-

nandea. Fortunatamente“i viaggiatori nellanuova stazione di Por-ta Tosa disponevanodi maggiori comodità

grazie alla presenzadel “Caffè

Gnocchi”, che svolgeva fun-zioni di biglietteria, sala d’at-tesa, toilettes”. Contrariamentealle stazioni delle altre città,però, lo stato di provvisorietàrimase tale fino alla dismis-sione della stazione e al suosuccessivo smantellamento.Mentre il progetto della ferro-via a doppio binario riceve ilplauso generale, la costruzionedella stazione milanese creanumerose polemiche per lascelta di un progetto brutto emeschino, costruito in osse-quio a un esasperato senso dieconomia, tuttavia arricchitoda un edificio di compendio,assolutamente innovativo: unpadiglione in legno di frontealla stazione, di stile vagamen-te simile ad uno chalet svizze-ro, che diventa il primo “caf-fè” annesso a una stazione fer-roviaria, voluto da BaldassarreGnocchi, rappresentante diun’illustre famiglia di caffet-tieri, su progetto dell’ingegnerG.B. Bossi.

La stazione diPorta Tosa, dovegli insorti guida-ti da LucianoManara e i fra-telli Dandolo re-spinsero gli au-striaci al terminedelle CinqueGiornate, è statateatro di dueepisodi: all’albadel 22 marzotruppe croate in-vasero il caffèdella stazione,t r a s c i n a r o n ofuori i coniugiGnocchi, sevi-ziarono la mo-glie Luisa e bruciarono vivoil marito; dieci anni dopo ilsolenne corteo funebre si fer-mava davanti alla stazione diPorta Tosa per caricare su un

convoglio diretto a Vienna ilferetro del Maresciallo Ra-detzky.Più tardi, nel 1861 faranno ca-po i treni delle linea di Piacen-za e quelli di Pavia l’anno suc-cessivo.Nel 1864, con l’apertura dellaStazione Centrale prevista co-me da Convenzione, l’interonodo ferroviario cittadino fudunque riconfigurato, chiu-dendo anche Porta Tosa. Sull’area lasciata libera, nellontano 1889 vennero realiz-zate le prime abitazioni unifa-miliari disposte su più piani edestinate a operai, artigiani eimpiegati.In realtà questovillaggio facevaparte del proget-to “QuartiereGiardino” pro-mosso dalla SE-AO, SocietàEdificatrice diAbitazioni Ope-raie, fondata aMilano nel 1879e attiva ancoraoggi. In Italia èstata la primacooperativa fon-data per la co-struzione di caseben costruite econ prezzi ac-cessibili; ma ilvero obiettivodel progetto eraquello di far sor-gere una “CittàOperaia”.“… due passidentro – scriveva Luciano Vi-sintin – e si piomba in un vuo-to di spazio pauroso, o in unvuoto di tempo di cent’anni,

che è appunto l’età di questoincredibile scampolo cittadi-no. Sui cancelletti è tutto unturbinio di rose, contro il re-cinto di una casetta-box, pre-

me un dantesco groviglio dirobinie secolari. Da cancellipiù grandi si accede all’inter-no del paese, dove fiorisconosilenziosi cortili che sonopiazzette, vicoletti che sonocorridoi. Ci mostrano abeti,esplosioni verde cupo di pun-gitopo, bersò di viti, vestigiadi un pozzo, un nespolo selva-tico sul quale i bambini salta-no come scimmie. Usciamodal “paese” che già è passatomezzogiorno e tra le piantefluisce un profumo misto diminestrone e di burro indora-to. Le donne si parlano da uncancello all’altro, attraversoi divisori di metallo e cemento

forato. E’ un vivere più sem-plice, più umano. Ma fino aquando potrà resistere all’as-sedio della civiltà?

Una resistenza che dura dal1978, quando venne pubbli-cato “Cercare Milano”.

Gianni Staccotti

La storia della Ferdinandea, la linea ferroviaria che partiva da Porta Tosa

La posa della prima pietra

Il caffe Gnocchi a PortaTosa nel 1846

Il tracciato Milano-Venezia

L'area che era occupata dalla stazione diPorta Tosa

Il progetto del Quartiere giardino

11dicembre 2014

Dallo “strascèe” al cassonetto per la raccolta dell’usatoL'evoluzione nel tempo del riciclo di tessuti e abiti dismessi

Artigiani di ieri, imprenditori di oggi/10

Il mestiere dello stracciaionacque con l’introduzionein Europa delle prime car-

tiere da parte degli Arabi nelXII secolo. La materia primaper fare la carta era formatada stracci di cotone, lino e ca-napa che venivano raccolti,puliti e avviati al macero equindi alla produzione di car-ta. La figura del cenciaiolo di-venne così importante per l’in-dustria cartaria che al racco-glitore di stracci venne garan-tita, dallo Stato, la tutela pro-fessionale.Ed è curioso come una figuracosì poco considerata social-mente sia stata alla base delladivulgazione della cultura let-teraria e nel contempo cosìimportante per l’economia deiluoghi dove ha operato da me-ritarsi un monumento in bron-zo alto 2 metri e 8 centimetriin una delle piazze di Gambet-tola in Romagna. (vedi foto)Lo stracciaio arrivava almenodue volte l’anno, in primaverae in autunno, nei cortili dellecase di periferia ma anche nel-le portinerie dei palazzi patri-zi del centro. Trascinava unacarretta a mano o tirata da unasino malandato che con ilprogresso sarebbe diventatauna bicicletta o un furgoncinosgangherato. Il carico, dotatodi una stadera per pesare lemerce, alla prima occhiatasembrava una allegra accoz-zaglia di colori, ma, a un piùattento esame, risultava essereuna montagna maleodorantedi vestiti vecchi, biancheriaslabbrata, coperte stinte, cap-potti e cappelli luridi e poi an-che vecchie pignatte, pelli dianimali ecc... Lo strascèe attirava l’attenzio-ne con grida sempre uguali eaiutandosi con una trombetta.I suoi richiami erano così acutie prolungati che le sue gridadivennero, nel tempo, sinoni-mo di rumori molesti e male-ducati: “Abbassa la voce: gridicome uno stracciaio!”Iniziava così la contrattazioneche si risolveva in un vero eproprio baratto cui partecipavatutto il cortile: un pezzo di sa-pone per un chilo di tessuto di

lana, un etto di caramelle odieci biglie per due copertedi cotone, candeggina e liscivaper due pelli di coniglio e cosìvia. E poi un bicchiere di vinonon si rifiutava mai... il che,alla fine della giornata dallemolte tappe e dai molti bic-chieri, diventava ragione diliti famigliari. Lo strascèe non andava con-fuso con il rottamatt che inve-ce ritirava per lo più oggettida sistemare e da rivendere oda fondere, anche se a volte idue mestieri si sovrapponeva-no. Lo stracciaio differenziavala mercanzia e poi rivendevagli stracci meno nobili allecartiere che li trasformavanoin carta. Mestiere pericolosoquello dello stracciaio se con-sideriamo le malattie e le epi-

demie che si sviluppavanomaneggiando indumenti con-taminati da malati, morti,sporcizia e incuria.Ora in nome del progresso lacarta la si fa distruggendo leforeste dell’Asia e dell’Africa,un po’ meno dell’Amazzonia.Gli stracci ci sono ancora, piùdi prima, ma fanno un altrocammino, meno romantico, enon sono più destinati allaproduzione di carta.Si stanno sempre più espan-dendo sul territorio nazionaleil numero di cassonetti gialliper la raccolta di indumentiusati, gestiti da organizzazioniumanitarie, come Humana,Caritas, Dona Valore ecc... inaccordo con gli Enti Pubblicie realizzati da cooperative disettore. Dopo una selezione

degli indumenti, si passa a unacernita e quindi alla igieniz-zazione e alla commercializ-zazione o alla donazione apersone bisognose e quindipuò essere che il vostro cap-potto venga indossato dall’ex-tracomunitario del Ghana inun freddo inverno torinese oche l’abitino a fiori di vostrafiglia stia a pennello a una ra-gazzina kurda.Chiariamo, però: una parte so-stanziosa di ciò che voi infi-late nel cassonetto non verràmai indossato da chi ne ha bi-sogno, ma verrà venduto a di-stributori internazionali che loimmetteranno nei mercatidell’usato sia in Europa chenel resto del mondo e solo unaparte del fatturato verrà utiliz-zato per ragioni umanitarie.Così, come è capitato, potretetrovare un vostro capo di ab-bigliamento, che avevate in-serito nel cassonetto giallo,convinti che avrebbe protettoun clochard milanese, in ven-dita al mercato di Chichica-stenango a 2100 metri di al-

tezza sulle montagne delGuatemala!La raccolta è quindi in realtàun veicolo per avere denaro adisposizione anche per finan-ziare progetti umanitari.Ma il vero business riguardala vendita ai piccoli negozi

dell’usato, alle società comepezzame industriale o per ilrecupero dei tessuti (Prato, enegli ultimi anni ancora di piùcon l’arrivo in massa di ope-ratori cinesi, è l’esempio diuna economia, ora sempre più

in affanno, basata sul riciclotessile).Certo il sistema distributivoun po’ farraginoso, i passaggidi proprietà, gli appalti diffi-coltosi, gli interessi privati so-no tutti elementi che rendonoquesto mercato allettante an-che per organizzazioni crimi-nali.Interessante a questo propositouna inchiesta del marzo 2014di Altroconsumo che si chiede”Che fine fanno gli abiti chegetti nei cassonetti? Il fine dichi se ne occupa è quello didonarli, rivenderli per unabuona causa o riciclarli. Mac’è anche chi potrebbe usarei tuoi abiti per i propri guada-gni illeciti” e invita a visiona-re, nel suo sito “altroconsu-mo.it”, un video per ricono-scere i cassonetti sospetti equelli regolari. E’ importantecomunque assicurarsi che ilcassonetto appartenga a unservizio autorizzato e che sia-no indicati recapiti telefonici,siti web e l’indicazione dellafinalità dell’iniziativa. Co-munque la raccolta attraversoi cassonetti ubicati nei Comu-ni italiani porta per 50-70%alla rivendita per ottenere fon-di per donazione ai bisognosi,per il 20-30% al riciclo e peril 10% allo smaltimento. Adoggi siamo, anche in questocaso, sotto la media europeaper quanto riguarda la raccoltache è di circa un chilo e mez-zo a persona sul territorio na-zionale. Se ben organizzata epiù pubblicizzata potremmoraggiungere la media di 5 chiliall’anno per persona con be-nefici per l’ambiente e la ridi-stribuzione delle risorse. Sem-pre da uno studio di Altrocon-sumo: “Riciclando un chilo divestiti smessi potremmo ri-sparmiare 6000 litri di acqua,200 grammi di pesticidi e 300grammi di fertilizzanti.”Nulla di più lontano dal con-testo in cui operavano gli an-tichi strascèe milanesi, glistracciaroli romani e i cencia-ioli fiorentini… ma così va ilmondo!

Francesco Tosi

(1914/1929) e del Mercatoavicunicolo (1924/1925). Eraquesta una vasta area campe-stre accatastata nel Riparto diCalvairate, qua e là ancorapa rz i a lmen tecoltivata e doveinsistevano alcu-ni insediamentiagricoli tra cui: - la Cascina Ca-minella (o Cami-naldella) risalen-te all’XI secolo,sul cui terrenosorgerà il Macel-lo Pubblico e loscalo ferroviariodel bestiame col-legato alla vicinastazione ferroviaria di PortaVittoria;- la Cascina Mancatutto, ap-partenuta all’Ordine religiosodelle monache Umiliate (leDone Vergini e Mancatutto)del XII secolo, posta di fronteal costruendo Macello, la cuiporzione sud del podere erastata acquistata dalla Società

Anonima Pollivendoli per co-struirvi il Mercato avicunico-lo. Attualmente della vecchiacascina rimane una parte difabbricato abitato dai proprie-tari, i fratelli Gatti.Restava ancora disponibileuna porzione di terreno incol-to appartenente alla suddettaCascina Mancatutto, delimi-tata da via Lombroso, da vialeMolise e dalla via privataMonte Abetone. Nel 1935 ilComune di Milano sotto laguida del podestà Guido Pe-senti procedette al suo espro-prio recuperando un’area dicirca 2,5 ettari (25.000 metriquadrati) sulla quale fu decisala costruzione della nuova au-torimessa. Il progetto e relati-vo capitolato delle opere fu-rono stesi dal Reparto Fabbri-cati della neonata ATM conl’input (come si direbbe oggi)non soltanto di fronteggiare ibisogni immediati, ma di pre-vedere anche quelli futuri se-condo l’esperienza acquisita.I calcoli di costruzione per laparte in cemento armato furo-no affidati all’ingegnere Man-

lio Perugini mentre la direzio-ne dei lavori sarà affidata al-l’ingegnere Giuseppe Caprio-glio. Diramato il bando di ga-ra, la Commissione d’Astadell’ATM, presieduta dalcommendator Leonardo Ac-quati, dichiarò quale miglioreofferta quella presentata dal-l’impresa Domenico Casti-

glioni, la stessa che a suo tem-po aveva costruito l’OfficinaGenerale Teodosio e ristruttu-rato il deposito tranviario Ti-cinese in via Pietro Custodi. L’edifico si caratterizza prin-cipalmente per il corpo prin-cipale ad angolo, dove viaLombroso si incrocia con via-le Molise, alto sei piani e conun’altezza al piano attico di28,50 metri ed uno sviluppodi facciata di 80 metri; fu adi-bito inizialmente a uffici am-ministrativi, laboratori di ri-cerca e una scuola per il per-sonale, mentre all’ultimo pia-no erano sistemati gli alloggiper i funzionari (il capo depo-sito e l’ispettore del movimen-to una volta “vivevano” neiluoghi di lavoro per esserepronti ad intervenire ad ognievenienza), il tutto collegatoda una doppia rampa di scaleinterne e da un ascensore. Suquesta facciata è collocato unampio portone, l’ingressoprincipale da cui si movimen-tano i veicoli controllati dapersonale di servizio posto inuna cabina laterale. Subito so-

pra il portonecampeggiavauna scritta inbronzo “Servi-zio automobili-stico comuna-le”, mentre ailati dello stessorisaltano dueenormi colon-ne in pietra, aldi sopra dellequali, imme-diatamente sot-to alle finestre

del quarto piano era applicataa rilievo la dicitura AziendaTranviaria Municipale, a suavolta delimitata da tre fasci lit-tori in ambo i lati. (Segue nelprossimo numero)

Gianni Pola

Contributi: foto e disegno archivio storico ATM

12 dicembre 2014

Ha quasi raggiunto l’etàdi ottant’anni, ma dalpunto di vista delle so-

luzioni strutturali a suo temporealizzate, ancora in piena at-tività per assicurare l’efficien-za del servizio di trasportopubblico locale a Milano, ètuttora oggetto di sopralluoghie studi da parte delle facoltàdi architettura e di ingegneriacivile di diverse università na-zionali ed estere. Stiamo parlando di una auste-ra e massiccia costruzione do-ve trova sede il deposito/offi-cina autofiloviaria, un tempoautorimessa, dell’AziendaTrasporti Milanesi sita in vialeMolise 60. Racconteremo lasua affascinante storia che haorigine poco dopo la nascitadell’ATM, allora chiamataAzienda Tranviaria Munici-pale, avvenuta il 22 maggio1931 e che ha riguardato oltreche la storia di questa aziendaanche la storia di quel territo-rio e del suo tessuto socialeche oggi, nel reticolo del De-centramento urbano, è indivi-duato nell’attuale Zona 4. Maandiamo con ordine.La creazione di questo edifi-cio industriale fu la direttaconseguenza del successo ot-tenuto dal nascente serviziofiloviario introdotto in cittàper la prima volta nel 1933sulla linea Loreto/Dergano. Inrealtà questa linea era già as-servita da alcuni autobus tipoLancia Esajota e Omicron 2Ce Fiat 621 RN, ma a questi invia sperimentale furono af-fiancati anche tre filobus: unFiat 488/CGE a due assi, unoStigler Ransomes a tre assicarrozzeria Macchi e un Tur-rinelli a tre assi carrozzeriaVaresine. I filobus venivanoricoverati presso un piccolodeposito di via Cusio, un exgarage di “corriere” sito nelquartiere La Fontana (via Fa-rini). La positiva sperimenta-zione spinse l’ATM, a partiredal 1934, ad incrementare gra-datamente le linee filoviarie(nascono così la 81, la 82, laCE e poi la RO) introducendonella flotta i modelli TIBBTS40 e TIBB OMS fino araggiungere in pochi anni la

consistente quantità di 40 uni-tà. Si rese quindi necessarioricercare un nuovo depositoper sistemare i primi filobusdella nuova flotta; alla fine del1935 furono individuate lavecchia rimessa/officina dellaSocietà Anonima Omnibus(S.A.O.), da poco rilevata daATM in quanto gestrice delServizio Automobilistico Co-munale (S.A.C.), ubicata inviale Brianza (stazione Cen-trale) ed in parte nel depositosito in via Salmini (che descri-veremo in un prossimo artico-lo). Ma anche questa soluzio-ne si rivelerà presto inadattanon solo dal punto di vistastrutturale e manutentivo maanche logistico, quindi moltodispendiosa per i costi di eser-cizio. Sono gli anni in cui la suben-trata ATM, azienda municipa-le in cui il Comune fece con-fluire la maggior parte dellesocietà che esercitavano unservizio di trasporto pubblico,mise in atto una radicale rior-ganizzazione del servizio deitrasporti urbani ed extraurbanicon un massiccio rinnovo delmateriale rotabile, una razio-nalizzazione delle infrastrut-ture eliminando alcuni vecchidepositi e ristrutturando i più

grandi, una semplificazionedella rete tranviaria, la crea-zione di officine generali doveconcentrare la manutenzionestraordinaria. Fu così che il Comune di Mi-lano deliberò alla fine del1935 la costruzione di un nuo-vo e capiente deposito indivi-duando un’area alla periferiadella città, limitrofa al traccia-to della linea filoviaria CE (lafutura Circolare Esterna) chenei progetti di urbanizzazionedoveva collegare con un anel-lo i nascenti quartieri perifericia forte insediamento industria-le. Di fronte alle palazzine li-berty del Macello Pubblicodelle carni, che ospitavano iservizi sanitari, quelli ammi-nistrativi e commerciali, eragià presente nel controviale ilcapolinea del tram numero 13proveniente dalla stazione fer-roviaria di Lambrate. Va ricordato che a partire daiprimi del ‘900 nel settore estdella città, nell’area racchiusatra il rilevato ferroviario Mi-lano/Piacenza, viale Molise evia Cesare Lombroso il Co-mune di Milano stava costi-tuendo la “città annonaria” deimercati generali con la costru-zione a fasi successive delMacello Pubblico delle carni

L’autorimessa ATM di viale Molise/1

L’associazione fondata da GiuseppeGarra e da alcuni professionisti sici-liani nel 2005, l’Assovizzini, sta per

compiere il suo decimo anno, che cade proprionel 2015, con l’EXPO. L’evento viene festeggiato con una mostra iti-nerante di cento dipinti eseguiti dai suoi socisul tema “Nutrire il pianeta – energia per la vi-ta” in omaggio dell’Expo 2015, che ha avutoil suo incipit a Roncello (MB) nel mese di ot-tobre scorso. Nei giorni 10 e 11 novembre siè spostata alla Palazzina Liberty di Milano ove,contestualmente all’esposizione delle opere, sisono tenuti dueprestigiosi eventi:una tavola roton-da sul tema “E’possibile garantire cibo e acqua alla popola-zione mondiale e tutelare la biodiversità delpianeta?”, alla quale sono intervenuti StefaniaAleni del Consiglio di Zona 4, Ruggero Gab-bai, Presidente della Commissione EXPO 2015del Comune di Milano, che ha parlato anchedello stato di avanzamento dei lavori perl’esposizione internazionale; Monsignor Gio-vanni Climaco Mapelli, Arcivescovo Primatedella Chiesa Cristiana Cattolica Antica, che haparlato dell’importanza del cibo secondo la Sa-cra Bibbia, David Messina, Presidente del Cir-colo della Stampa, e Pietro Paolo Poidimani,Presidente di Globe Italia. La tavola rotonda èstata moderata da Giuseppe Garra, Presidentedi Assovizzini. Il secondo evento che ha accompagnato la mo-

stra alla Palazzina Liberty è stato un concertolirico tenuto dal tenore siciliano Vincenzo Pumae da sette artisti lirici internazionali, accompa-gnati al pianoforte. La due giorni alla PalazzinaLiberty, come tutti gli eventi organizzati da As-sovizzini, ha avuto grandissimo successo dipubblico. Il presidente Garra ha ringraziatotutti gli artisti e gli Enti pubblici e privati peril sostegno e ha ricordato che la rassegna d’artecompleterà il suo iter il 14 marzo 2015 nellesale di Palazzo Bocconi di corso Venezia 48,sede del Circolo della Stampa di Milano.Assovizzini, in dieci anni di attività, ha orga-

nizzato oltre 40eventi, tra mostred’arte, convegni,escursioni e con-

viviali, in sedi prestigiose, fra le quali PalazzoMarino, Circolo della Stampa, Castello di Bel-gioioso, Palazzo Cusani, Villa di Monza, Pa-lazzina Liberty, Palazzo della Civetta di Vizzinie Jolly Hotel Milano 2. Per i suoi meriti nel 2009 è stata insignita dellaBenemerenza Civica del Comune di Milano(Ambrogino d’oro).Per il 2015 l’Associazione si prefigge di sen-sibilizzare il Comune di Milano per la creazio-ne di un Percorso letterario Verghiano nel cen-tro storico cittadino, nei luoghi descritti dalVerga nelle 12 novelle “Milano per le vie”.Partita alla sua fondazione con circa 30 ade-sioni, ad oggi i soci sono 160, a testimoniaree confermare l’entusiasmo e il lavoro di chi haportato avanti Assovizzini in tutti questi anni.

L’Associazione culturale lombarda “Amici della Città di Vizzini” compie dieci anni Vediamo allora come si

presentava il trasportopubblico nella nostra

zona nel 1975; iniziamo conle linee tramviarie e comesempre ci spostiamo dal-l’estremità sud-est verso nordfino all’Ortica.Lungo la direttrice della viaEmilia correvano due linee: il13 e il 20. Entrambe avevanoil capolinea in piazzale Cor-vetto, ma mentre il 13 prose-guiva da piazzale Medaglied’Oro per corso Porta Roma-na fino in piazza Duomo, il 20deviava lungo i Bastioni diri-gendosi a Greco dopo averpercorso nella nostra zona iviali Monte Nero e Premuda;ritroviamo però lo stesso tram13 lungo la direttrice PortaVittoria, dopo la quale percor-reva corso XXII Marzo, vialeUmbria, via Arconati e viaSanfelice, fino a giungere alcapolinea posto in viale Mo-lise. Come questa anche le al-tre linee che vedremo avevanoun percorso “ad U” (di cui hoparlato in precedenza).In mezzo ai due “rami” del 13transitava il tram 23, che con-giungeva via Monte Velino(stesso capolinea del tram 16ai nostri giorni) con il centrodella città percorrendo le vie

Turchino, Carabelli, Tito Li-vio, Comelico, Bergamo e La-marmora; dopo aver lambitoil Duomo e percorso corsoPorta Vittoria il 23 rientravanella nostra zona in piazzaCinque Giornate, ove svoltavaverso nord in viale Premuda,per poi raggiungere il capoli-nea posto alla Stazione diLambrate.Ancora sulla direttrice di cor-so XXII Marzo correva il tram24, che congiungeva il Vigen-tino (via Noto) con viale Un-gheria, percorrendo viale Cor-sica, via Marco Bruto e viaMecenate, fino a raggiungerel’attuale capolinea del tram27. Infine l’Ortica era servita daltram 21 (che faceva capolineain via Tajani) ma il suo per-corso si snodava lungo le vieAmadeo e Beato Angelico anord della nostra zona.Passando ora alle linee filo-viarie, per quanto riguarda lelinee 90, 91 e 92 non vi furo-no cambiamenti nei percorsi.Le linee 90 e 91 infatti transi-tavano per i viali Campania,Mugello e Molise e per le vieCarabelli, Caroncini e Tertul-liano, indi per viale Umbriaraggiungevano piazzale Lodi,per poi uscire dalla nostra zo-

na tramite viale Isonzo; la li-nea 92, invece, dallo stessoviale (dove faceva capolineanel largo spartitraffico centra-le), percorreva i viali Umbriae Piceno, per poi proseguirelungo le vie e i viali per cuituttora transita fino alla Bovi-sa.Anche la linea 93 percorreva,partendo dal capolinea dipiazza Gabriele Rosa, glistessi viali degli anni prece-denti (Enrico Martini, Luca-nia, Puglie, Molise, Mugello,Campania), per poi girare invia Sismondi e in via Lomel-lina, ma il suo capolinea erastato nel frattempo arretratoda piazzale Loreto, in via Ca-retta.Dalla stazione di Rogoredopartiva poi la linea 84, chetransitava per le piazze Cor-vetto, Bologna, Cuoco e Insu-bria e poi si dirigeva al capo-linea di piazza Velasca.A tutte queste venne aggiuntala linea filoviaria 95, che,sempre partendo dalla stazio-ne ferroviaria di Rogoredo epercorrendo le vie Cassinis eMarochetti, portava fino a viaModica (nei pressi di piazzaMiani, alla Barona), lungo iviali che percorre tuttoral’omonimo autobus.

Il trasporto pubblico locale in zona 4 - XXIV

A cura della Fondazione Milano Policroma - Testo di Riccardo Tammaro

13dicembre 2014

Farsi la statua con la stampante

È solo l’ultima possibilità che le nuove tecnologie 3D consentono, oltre alle molteplici applicazioni pratiche alla portata non solo di tecnici

Chi usa gli ultimi ritrovati della tecnologia digitale, chi invece punta sulla manualità, sullacreatività, sul piacere di “fare” con le proprie mani un oggetto. Così Cesare Bianchi, chenella attività svolta in precedenza utilizzava modelli in tre dimensioni per illustrare i lavori

commissionatigli, ha messo in rete (la tecnologia alla fine diventa comunque un aiuto) una seriedi oggetti di carta e cartone da ordinare che una volta a casa ci si diverte ad assemblare. Parliamodi soggetti che vanno dal tram alla chiesa, al monumento famoso, come le serie dedicate allanostra città tra le quali unacreata apposta in occasionedi EXPO 2015, ma anche ca-stelli al di fuori dai “confini”fino ad arrivare alla triste-mente famosa stazione di ar-rivo di Auschwitz. Eccoallora animarsi la Scala, lachiesa di San Babila o di SanPietro in Gessate, ma ancheSan Cristoforo per finire ov-viamente con il Duomo. Cesare si cimenta anche coni tram o le opere dell’ingegnoleonardesco o riproduce sucartoncino aspetti della quo-tidianità come i barboni diMilano, personaggi famosi oil celebre sottomarino giallodei Beatles. Un divertimento che coinvol-ge tutti e che prende formaseguendo le precise istruzioniallegate e la cui realizzazione necessita di un paio di forbici, di colla o di un taglierino per unamaggiore precisione di taglio. Il lavoro parte sempre da un disegno, da una planimetria del soggetto che poi Cesare fotografa,pulendo ciascuna foto da ogni orpello come fili, pali e quanto disturba la scena, per poi trasferirlasu un cartone che egli stesso stampa o che fa stampare se i numeri lo richiedono. Il costo? Si vada 5 a 20/30 euro a seconda del numero delle pagine da usare per assemblare il monumento. Le«creazioni» di Cesare non si trovano in cartoleria o in altri esercizi, «salvo qualche museo chemi tiene in conto vendita i soggetti che produco», ma si trovano esclusivamente sul sito di CesareBianchi: www.forbicolla.it.Dimenticavo: ci sono anche le bamboline di carta che le bambine, qualcuna adesso con i capellibianchi, si divertivano a vestire con le “mise” più eleganti. Sempre rigorosamente di cartone.

S.B.

Tecnologia manuale

L a tecnologia negli ul-timi anni ha fattopassi da gigante e

nemmeno le stampanti sonostate “risparmiate” da questeinnovazioni. Divenute anche

fax, scanner e fotocopiatricisiamo arrivati a quelle tridi-mensionali, ovvero quegli ap-parecchi che con unappropriato software sono ingrado di riprodurre oggetti,costruirne di nuovi, ripararnevecchi fino ad arrivare a“scolpire” una statua o fareun busto di una persona.Ce ne raccontano la sto-ria Marco e Luca che dapoco hanno aperto in viaMorosini 23 un centrodove quanto accennatoprima si trasforma in re-altà.

Quando nasce la primastampante 3D e come siè evoluta?«La prima nasce neglianni ’80 (inventore, en-trato nella Hall of Fame,fu Chuck Hill n.d.r.) maper un po’ a causa deibrevetti che ne bloccava-no l’espansione fu tenutain disparte fino ai nostri gior-ni, quando le macchine pren-dono piede e diventano di do-minio pubblico; un progettoaperto, il cosiddetto opensource, dove si modifica l’ori-ginale ma non si brevetta». Lemacchine sono sempre in di-venire perché chi apporta leproprie modifiche o innova-zioni dà modo a tutti di usu-fruire di macchine sempre up-to-date, come ad esempio l’ul-

tima arrivata in negozio e cheha una resa in termini di ve-locità molto alta e una finiturasuperiore ai precedenti model-li.

La vostra passio-ne da dove nasce?«Veniamo entram-bi dal design indu-striale e recente-mente abbiamoaderito ad un pro-getto nato a Romadi un franchisingdifferente. Ogni ne-gozio fa a sé man-tenendo però con-tatti, scambi di ideee soluzioni chevengono messi adisposizione di tut-ta la rete franchi-sing. Abbiano pen-sato a questo setto-re che non è piùdedicato agli addet-ti ai lavori (archi-tetti, designer, in-gegneri n.d.r.) mache si può ampliareanche al privato,

sia esso hobbista o modellista.Addirittura un amante di og-getti vintage può rifarsi unpezzo che si è rotto o spezza-to...».Come funziona? viene spon-taneo chiedersi. Non è sem-plice spiegare a parole il pro-cedimento, comunque si uti-lizza un materiale plastico di

basso impatto ambientale cheè possibile avere in una vastagamma di colori; volendo sipuò aggiungere al materialepolvere di alluminio o di le-gno o di gesso per ottenere uneffetto simile a quello vero.Questo materiale fonde a 220gradi ed è spinto in un ugelloche posto su un braccio mec-canico va avanti e indietro de-positando ad ogni passaggiouno strato sottile (siamo nel-

l’ordine dei micron) fino adarrivare all’oggetto finito. Ov-viamente a monte c’è un soft-ware apposito, o scaricato dainternet o creato appositamen-te, con tutte le istruzioni chedeve seguire la stampante;non bisogna contare però sullavelocità ma si deve puntare al-la qualità e alla precisione. «Pensa – racconta Marco –che la Lego, se ti servono deimattoncini, ha messo in rete apagamento i file che puoi uti-lizzare sulla tua stampante percrearti quanti pezzi vuoi».

Costi?«Andiamo da un euro a 100,per arrivare a costi maggioria seconda delle dimensioni edella complessità dell’oggettoda “stampare”. Con questo si-stema hai il tuo prototipo (uni-co) subito a costi contenutimentre prima dovevi fare unostampo che da solo costa2/300 euro».

Quanto si spende per unastampante di questo genere?«Siamo nella fascia tra i 200e i 1500 euro per macchinecome quelle che ho qui in ne-gozio, ma sono sicuro che conil passare del tempo arrivere-mo ad una stampante 3D dacasa, user friendly e dal costocontenuto, semplice da usarecome quelle che usiamo oggiper fare la copia di un docu-mento o stampare una foto. Le

stampanti industriali ar-rivano anche a 300 milaeuro».

Ultima curiosità: la sta-tua?«Questa è una delle ulti-me applicazioni possibilie consiste nello scansireun corpo con una speciedi pistola (body scanner)che poi passa i dati allamacchina che li trasferi-sce alla stampante, crean-do così la tua figura tridi-mensionale: intera o mez-zo busto. Qui arriveremoanche ad avere materiale

che potrà riprodurre il colordella pelle e dei capelli o degliocchi. Il costo (non parliamodi grandezza naturale ovvia-mente, ma di dimensioni piùcontenute) si aggira attorno ai70 euro più la stampa e lacreazione del file». Se c’è qualche megalomaneche vuole un busto come quel-lo dei grandi personaggi delpassato...

Sergio Biagini

Conoscete "Shiatsuka il detective"? Statepensando ad un personaggio di Geor-ges Simenon, Agatha Christie o Arthur

Conan Doyle? Niente di tut-to questo. Shiatsuka è il ter-mine giapponese per definireun operatore di Shiatsu, ladisciplina olistica che si basasulla pressione delle dita, ead immaginarlo in questaveste originale - ma non soloquesta - è uno scrittore con-temporaneo: Roberto Sironi,milanese, cantautore e mu-sicista, autore di teatro, pit-tore e blogger, insomma, unartista a 360 gradi. Lo fa nelsuo recentissimo libro " Shi& Atsu - Metodo di manipo-lazione letteraria alla ricercadi un riequilibrio umoristi-co", Cavinato Editore Inter-national, un viaggio fanta-sioso nell'universo dello Shiatsu. Un omaggioa questa antichissima disciplina orientale scrittoin modo umoristico, surreale, umorale. Paginadopo pagina, lo Shiatsuka viene dunque de-scritto come "detective", che usa le sue ditacome grimaldelli per imprimere beatitudine neicorpi in balia di un antico dolore, ma anche

come "marionettista", che dirige i fili del nostrocattivo pensiero sino a renderlo un pensieropositivo; come "cacciatore di energie", che si

muove attento ai più impre-vedibili segnali sfidando laluce più accecante o ancoracome "navigante", pionieredell' impossibile, che premele sue dita sul futuro comefossero marmoree certezze.Interessanti l'uso quasi "mu-sicale" delle parole e la sceltadi ripetere spesso alcune de-finizioni chiave. Attraversouna sorta di "passerella lette-raria" in cui sfilano pensieri,riflessioni, ritratti fantasticidi questi maestri della perce-zione e in un crescendo diemozioni, Sironi cerca di de-scrivere l'"anima" dello Shiat-su e la sapienza non verbaledei maestri che lo praticano.

Finito il libro, forse anche il lettore più distanteda questa realtà sarà incuriosito e magari sentiràil desiderio di conoscere uno Shiatsuka perprovare a scoprire l'universo di nuove energiepositive efficacemente descritto dall'autore.

Lidia Cimino

Viaggio fantasiosonell'universo Shiatsu

Non un semplice spetta-colo, ma un eventoculturale dedicato a

Milano, alla lingua milanesee alla sua tradizione. Questopromette il recital di RobertoSironi, "Belot e Rebellòtt", inprogramma venerdì 12 dicem-bre, ore 21, al Teatro L'Arca dicorso XXII Mar-zo 23. Una seratache ha per prota-goniste la musicae la pittura, en-trambe firmateSironi: suoi sonoi brani che ese-gue con chitarrae voce durante ilconcerto e sua èla mostra " Si-luètt a Milan... ",una carrellata di immagini, di-segni, schizzi dedicati alla va-riegata e cosmopolita popola-zione milanese. Dunque, que-sto musicista, attore, pittore,scrittore milanese porta di nuo-vo la sua esperienza artisticain teatro, un'esperienza ricca evariegata, passata attraverso ipalcoscenici della Francia -

Paese in cui ha trascorso ben12 anni - della Germania, dellaSvizzera e dell'Inghilterra.Centinaia i brani composti, initaliano, soprattutto, ma anchein francese e in "lingua mila-nese", che per lui è il contrariodella canzone dialettale. Parti-colare il suo stile, come parti-

colare è l'atmosfera che riescea creare durante le sue esibi-zioni.Ma cosa propone questo Reci-tal, già rappresentato in Italiae all'estero e grazie al qualel'autore ha vinto prestigiosipremi? Tra swing, ballate, im-provvise "fughe" nella musicaclassica, si alternano storie e

personaggi raccontati in un'in-consueta canzone d'autore,fatta di nuove parole, suonivocali atipici, rime e accentitransalpini. La canzone mila-nese viene qui intesa come"nobile e popolare". E c'è ancora Milano nella mo-stra di pittura realizzata da Si-

roni. Attraversouna passerellaimmaginaria difigure, sagomee "silhouettes",tra persone eprotagonisti delpassato, presen-te e persino diun futuro pros-simo, l'artistavuole proporre,ancora una vol-

ta, una nuova cultura popolaredella città. Un viaggio umori-stico, surreale, comico e visio-nario nei meandri di una me-tropoli europea. Per chi amaqueste forme di espressionemusicale e pittorica o per chiè curioso di conoscerle, un ap-puntamento da non perdere.

Lidia Cimino

Torna in zona Roberto Sironi con “Belot e Rebellòtt” e le sue Siluètt

Dal 10 dicembre al 10gennaio 2015, saràpossibile visitare alla

“Oglio” un insolito percorsoespositivo che unisce in modooriginale il racconto DolceAurora, di Luana Ravecca, al-le più significative opere gra-fiche del pittore surrealistaGiovanni Cosenza, che è statoanche calcografo e scenogra-fo. La singolare iniziativa na-sce proprio per ricordare - do-po la sua scom-parsa, avvenutaa La Spezia, nelluglio del 2013- questo ricono-sciuto maestro,che ha presenta-to i suoi lavoriin Italia e al-l’estero, rice-vendo molticonsensi dalpubblico e dallacritica.«L’arte si arric-chisce di emo-zioni e sensa-zioni quando sii n c o n t r a n oesperienze cul-turali diverse emagari solo ap-parentementelontane - affer-ma la scrittricee fumettistaLuana Ravecca-. Questa mo-stra si discostadall’idea tradi-zionale di espo-sizione visiva, fondendo pit-tura e scrittura, che diventanoelementi inseparabili diun’esperienza ‘multisensoria-le’. L’allestimento intendeevocare suggestioni medianteun itinerario in cui si legge esi guarda. Il pubblico potràconoscere così il mio raccon-to, Dolce Aurora, anche attra-verso le immagini bellissime,ma inquietanti, di GiovanniCosenza. L’iniziativa tenta di aprire unospiraglio sul mondo della let-

tura. Credo possa coinvolgeresoprattutto i giovani, che sem-brano prediligere storie e im-magini piuttosto ‘forti’, che siritrovano nella mia narrativa- un po’ dark e un po’ pulp - enelle raffigurazioni di Cosen-za. Ritengo, inoltre, che la bi-blioteca sia la sede più adattaall’esposizione perché è il luo-go dei libri, patrimonio di noitutti».Venerdì 5 gennaio sarà invece

dedicato ai bambini fino a cin-que anni che, alle 17, potran-no stupirsi con Incanto di Na-tale, uno spettacolo di storiee canzoni dal vivo realizzatodalla compagnia “Il Teatro delSole” e liberamente ispiratoal celebre Omino di Neve dellibro a strisce Snowman. Congrande sorpresa, i piccoli sco-priranno che nella notte piùmagica dell’anno può accade-re qualsiasi prodigio, compre-so quello di volare.

Fabrizio Ternelli

14 dicembre 2014

A nche il MUBA (ilMuseo dei bambinidi Milano) si sta pre-

parando ad Expo; infatti conla società Expo 2015 ha datovita all’interessante progetto“Childrenshare”, promossoda Rossella Citterio e coordi-nato da Elisa Testori.Si tratta di un programma cul-turale, ludico ed educativo,dedicato ai bambini e alle fa-miglie.“Childrenshare” ha come te-ma “la tavola”, intesa non solocome luogo per mangiare, mapiuttosto come luogo di con-divisione e come momento discambio culturale tra le diver-se etnie del pianeta; il progettoè infatti stato studiato in un ot-tica d’integrazione culturale.Essendo indirizzata ai bambi-ni, l’iniziativa si svolge sottoforma di gioco: i piccoli han-no a disposizione materiali percostruire e disegnare oggetticon i quali apparecchiare deiposti a tavola.Il 13 novembre è stata inau-gurata, alla Rotonda di via Be-sana, all’interno del MUBA,una prima installazione,

“PREPARIAMO LA TAVO-LA”: si tratta di un grande ta-volo interattivo ad uso gratuitodi tutti i bambini che volesse-ro partecipare a questa inizia-tiva.Lo stesso giorno è stata lan-ciata una “international callfor ideas“, per ricevere entroil 15 gennaio 2015 da privati,enti e associazioni proposte diprogetti da realizzare durantei mesi nei quali si svolgeràExpo, alla Rotonda di via Be-sana. I progetti potranno es-sere mostre-gioco, installazio-ni, workshop ed avranno co-

me tema l’alimentazione, nel-le sue diverse declinazioniscientifiche e culturali, qualiil nutrimento come valore ecome risorsa, l’alimentazionecome educazione e come cul-tura, il rispetto della biodiver-sità, il corretto utilizzo dellerisorse naturali.L’iniziativa quindi è appenapartita e ne potete seguirel’evoluzione su www.chil-drenshare.muba.it e sui “so-cial” twitter, facebook ed in-stagram ( #childrenshare ).

Valentina Manzon

Chi apparecchia stasera?

In biblioteca una mostradi immagini e parole

La “Oglio” presenta un’inconsueta esposizione in cui la pit-tura si unisce alla narrativa. Per i bambini è previsto un di-

vertente spettacolo natalizio L ia Levi è sempre statala mia scrittrice prefe-rita. Ogni volta che

esce un suo libro nuovo, lovado a comprare e lo leggo inpochissimo tempo. Quandomi si è presentata l'occasionedi andare a vederla in uno deitantissimi eventi di Bookcitye persino di intervistarla, nonci ho pensato due volte e misono subito recata sul posto.L'incontro si è svolto al Mu-seo del Risorgimento dome-nica 18 novembre, in occasio-ne della presentazione del suoultimo libro per adulti, “IlBraccialetto”, ed è stato bel-lissimo, perché lei è veramen-te una donna molto saggia eprofonda, ha un animo da verascrittrice.

Come e quando è nata lasua passione per la scrittu-ra?«Quando avevo 10-11 anni,mi piaceva tantissimo leggere,così ho deciso che da grandesarei diventata una scrittrice.Per ricordarmi di questa pro-messa fatta a me stessa, mi so-no scritta una lettera. Ognitanto la rileggevo. Me ne sonoricordata, anche se ho fatto al-tri lavori, fra i quali la giorna-lista. Qualche volta scrivevodei racconti, allora ho decisodi “lanciarmi” nel mondo del-l'editoria».

Di solito come le viene l'ispi-razione per ogni nuovo li-bro?«L'ispirazione non viene sem-pre nello stesso modo, può an-che essere solo uno spunto.Dipende se scrivo per ragazzio per adulti. Alcune volte daun'idea nasce un buon lavoro,altre volte la scarti perché nonti piace. Magari la coltivi datanto e poi ci torni sopra. Lospunto è volatile, non sai maiquando arriverà. Poi lo elaborinel tempo».

Con che metodo e dove scri-ve?«Prima devo pensare bene allastoria: devo costruirla, metterea fuoco i personaggi, pensare

a come agiranno. Questa pri-ma fase può durare anche tan-to tempo. Poi la scrivo, rigo-rosamente a mano, la ricorreg-go e solo infine la metto alcomputer».

Cosa prova ogni volta chevede un suo libro in una li-breria?«La gioia principale è quando

l'editore ti manda la prima co-pia. Quando vedi il libro in li-breria, quindi, non è una no-vità. In ogni caso, se ti metto-no il libro in bella vista seimolto più contento, è un'am-bizione personale. Se invecelo vedi un po' trascurato tipuoi anche rattristare».

Qual è il libro da lei scrittoche più le sta a cuore? E ilpersonaggio?«Il mio libro a cui sono più le-gata è “Una bambina e ba-sta”. Non solo perché è il librocon cui ho esordito, ma ancheperché al suo interno è raccon-tato come sono dentro e comemi sono formata, il mio mododi essere e poi di scrivere. E'

un libro importante per me.Dopo succede che, inevitabil-mente, sei legato al tuo ultimolibro perché hai “vissuto” piùrecentemente a contatto concerti personaggi, è un'espe-rienza che ti rimane dentro.Sono come i tuoi amici delmomento. Il mio personaggio

preferito è Cecilia del libro“Cecilia va alla guerra”. E'una via di mezzo fra come so-no io e come vorrei essere. Alivello di impulsi lei è comeme, ma è molto più coraggio-sa. E' un po' una mia esalta-zione».

Da bambina, qual era il suolibro preferito? E qual èora?«Il mio libro preferito era “Leavventure di Tom Sawyer”perché è avventuroso e umo-ristico. Anche “Piccole don-ne” mi è sempre piaciuto. Orasono i libri di Irene Nemirov-sky, ogni volta che ne esceuno vado a comprarlo».

Tre aggettivi per descrivereLia Levi scrittrice.«A questo punto, mi faccioaiutare dalla mia amica Leti-zia, una mia lettrice accanitada tantissimo tempo (l'ho co-nosciuta quando aveva un po'più della tua età e da allora ciscriviamo sempre), perchénon devo essere io a descri-vermi!»Letizia dice: «Per me Lia èsemplice, perché riesce a rac-contare delle storie difficili inun modo chiaro che te le faamare sin da subito; ingegno-sa, perché nei suoi libri ognitanto salta fuori qualcosa cherovescia tutta la trama; infinevivace, non solo nella sua tec-nica di scrittura, ma anche co-me persona».

Preferisce scrivere per ibambini e per i ragazzi o pergli adulti?«Scrivere per ragazzi è unpochino più facile e diverten-te, posso sempre metterciqualcosa di avventuroso, mail vero impegno è scrivereper gli adulti. I libri per i piùgiovani li scrivo in estate, co-me passatempo. Invece nonposso dire che lavorare perun pubblico più adulto sia undisimpegno. E' un impegno,però mi piace molto e mi sti-mola».

Giulia Costa

Intervista a Lia Levi, la mia scrittrice preferita

15dicembre 2014

PACTA.DEI TEATRITEATRO OSCAR

Via Lattanzio 58 – tel. 02 36503740

3 -14 dicembre

LE REGINE. ELISABETTA VS MARIA STUARDADa Friedrich Schiller. Regia Alberto OlivaTeatroInMatematica - ScienzaInScena

5 dicembre - solo matinée ore 11.30 e 15.30 I NUMERI PRIMI E LA CRITTOGRAFIA

10 dicembre - solo matinée ore 11.30 e 15.30 L’IRRAZIONALE LEGGEREZZA DEI NUMERIProgetto di Maria Eugenia D’Aquino - dram-maturgia Riccardo Mini - regia Valentina Co-lorni

16 dicembre

FALSTAFF O L’INCONSUETODi Cesare VergatiLettura scenica a cura di Ombretta De Biase

17-18 dicembre

Festival internazionale del JTETHE TAIN spettacolo in inglese - Adattamento di BenjaminGould da fiabe tradizionali irlandesi

TEATRO FRANCO PARENTIVia Pier Lombardo 14 - tel. 02 59995206

Fino al 21 dicembre - Sala Tre

IL LAVORO DI VIVEREdi Hanoch Levin - con Carlo Cecchi, FulviaCarotenuto, Massimo Loretoregia Andrée Ruth Shammah

Fino al 7 dicembre - Sala Grande

SKIANTOdi e con Filippo Timi - voce e chitarra AndreaDi Donna

Fino al 7 dicembre - Sala Grande

GLI INNAMORATIdi Carlo Goldoni - regia Andrée Ruth Sham-mah

Fino al 21 dicembre - Sala AcomeA

produzione Onorevole Teatro Casertano / TeatriUnitiUN ANNO DOPOtesto e regia di Tony Laudadio con Enrico Ian-niello e Tony Laudadio

12 dicembre - 6 gennaio - Sala Grande

SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIAdi Eduardo, con Luca De Filippo, Carolina

Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo

regia Armando Pugliese

29 dicembre - 9 gennaio - Sala Tre

PEPERONI DIFFICILItesto e regia Rosario Lismacon Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi, Rosa-rio Lisma, Andrea Narsi

CINEMA TEATRO DELFINOVia Dalmazia 11 - tel. 340 1030062

Fino al 7 dicembre

COME ERICA E OMAR - E’ TUTTO UNO SHOW Black comedy musicale - regia di Enzo Iac-chetti

11 – 12 dicembre

REJOICE GOSPEL CHOIRDirettore Gianluca Sambataro

SPAZIO TERTULLIANOVia Tertulliano 68 - tel. 02 49472369

3-7 dicembre

AMLETO?con Maura Pettorruso e Stefano Pietro Detassis- testo e regia di Carmen Giordano

Dal 10 al 14 dicembre

CANTO DI NATALE (A CHRISTMAS CAROL)di Charles Dickenscon Fabrizio Martorelli regia di Antonio Min-garelli

17-21 dicembre

TIRANOTTdi Lino Pedullà con Marino Zerbin e Piero Le-nardon - regia Paola Bea e Piero Lenardon

TEATRO SILVESTRIANUMVia Maffei 29 - Tel. 02 5455615

Sabato 13 dicembre 2014 ore 20.45

Coro CAI di Cinisello B.CONCERTO DI NATALEconcerto di musiche natalizie e di montagna

Dal 22 al 30 dicembre

“ANNIE JR”Un cast di 28 giovanissimi performer - un musical pluripremiato Regia e Coreografie: Fiorella Nolis

Coreografie Acrobatiche: Gabriella Crosignani

TEATRO CARCANOCorso di Porta Romana 63 - tel. 02 55181377

Fino al 7 dicembre

MAGAZZINO 18uno spettacolo di e con Simone Cristicchi - re-gia di Antonio Calenda

Da giovedì 11 a domenica 21 dicembre

Vittorio FranceschiUmberto Bortolani Marina PittaIL CAPPOTTO

di V. Franceschi dal racconto di Nikolaj V. Gogol’Regia di Alessandro D’Alatri

Mercoledì 31 dicembre e giovedì 1 gennaio

Balletto di Mosca “La Classique”GISELLEmusica di Adolphe Adam -coreografia di Ma-rius Petipa Compagnia Corrado Abbati

Domenica 4 gennaio

IL PAESE DEL SORRISO(Tu che m’hai preso il cuor)

di Franz Lehár

Lunedì 5 gennaio

LA VEDOVA ALLEGRAdi Franz Lehár

Martedì 6 gennaio

TE’ PER DUE (No, no Nanette)di Vincent YoumansRegie di Corrado Abbati

TIEFFE TEATRO MENOTTIVia Ciro Menotti 11 - tel. 02 36592544

Dal 5 al 31 dicembre

LA BUONA NOVELLAmusiche di Fabrizio De AndréRegia di Emilio Russo/Caterina Spadaro

dal 23 al 26 dicembre

IL FLAUTO MAGICO Orchestra di Piazza Vittorio

TEATRO DELLA CONTRADDIZIONE

Via della Braida 6 - Tel. 02 5462155

Milano Calling6 dicembre

Un evento instabile lungo un’intera giornata

12 dicembre

Compagnia Mercanti di Storie IL CANTO DI NATALE di C. Dickens

18 – 21 dicembre ore 20.45

Madrearte TeatroABBASCIO ‘A GROTTALa via crucis della violenza e dell’abuso in mu-sica e versi - Scritto e diretto da Antonio Diana

TEATRO LEONARDO Via Ampère 1, ang. piazza Leonardo da Vinci

Tel. 02 26.68.11.66

9 dicembre – 1 gennaio 2015

Quelli di GrockL’AVAROda Molière - regia Valeria Cavalli, Claudio In-tropido

CINEFORUM OSCARVia Lattanzio 58

Le proiezioni si tengono il lunedì pomeriggioalle ore 15.15 e la sera alle ore 21.00 - Abbona-mento per 20 film 70 € - Ingresso singolo € 5

I film saranno accompagnati da una schedaintroduttiva e i dibattiti saranno tenuti da Ro-sanna Barberis per la proiezione pomeridianae da Giancarlo Zappoli o da Andreina Sirenaper l’appuntamento serale.15 dicembre: FATHER AND SONdi Hirokazu Koreeda22 dicembre: ZORAN IL MIO NIPOTE SCEMOdi Matteo Oleotto

CINECIRCOLO ACQUABELLA“Sala della Comunità” di S. Croce, via Cicognara 17 ang. via Goldonitel. 02 7383737 cell. 328 1594126

Proiezioni mercoledì e giovedì ore 20,45. L’in-gresso è riservato ai soci iscritti - quota iscri-zione: 95 € compresa tessera associativa Cine-circolo per 30 film in cartellone3-4 dicembre: RUSHdi R. Howard10-11 dicembre: IL CASO KERENESdi C.P. Netzer12 dicembre: UOMINI CONTROdi F. Rosi

17-18 dicembre: TUTTI PAZZI PER ROSEdi R. Roisade7-8 gennaio: IL CAPITALE UMANOdi P. Virzì

TEATRO COLLATEATRO SILVESTRIANUM

Via Maffei 29

6-7-8 dicembre ore 16.30

CENERENTOLAdi Charles Perrault - per bambini dai 3 anni20-21 dicembre ore 16.30

CAPPUCCETTO ROSSOdi Charles Perrault - per bambini dai 3 anni3-4-5-6 gennaio 2015 ore 16.30

LA FRECCIA AZZURRAdi Gianni Rodari - per bambini dai 3 anniinfo e prenotazioni tel. 0255211300 [email protected]

TEATRO FRANCO PARENTIVia Pier Lombardo 14

13 dicembre ore 15 – Sala A come A

Spettacolo LA NOTTE DEI RACCONTItesto di Ferruccio Filippazzi, immagini Mas-simo Ottoni - dai 5 anniBiglietto unico 10€ – Card 9 ingressi 72€

20 dicembre dalle ore 15 alle 17 – Cafè Rouge

Laboratorio LA GHIRLANDA NATALIZIAIn collaborazione con A.I.A.B. Lombardia -età consigliata: 5/11 anniCosto di partecipazione: 25€ - Numero massi-mo di partecipanti 25.

8 gennaio dalle ore 17 alle 19

PERCORSO di MUSICA – Laboratorio di educa-zione al ritmo e “Coro voci bianche”Condotto da Marco Pagani - Età consigliata:7/11 anni. Durata: dall’8 gennaio al 19 febbraio,sette incontri al giovedì. Prezzi: un modulo da7 lezioni 220€, due moduli 400€, tre moduli580€E’ prevista una lezione di prova gratuita perogni modulo

Info e prenotazione a [email protected] o tel. 02 59995232

IL SIPARIO DEI BAMBINI

Sabato 6 dicembre ore 10.00

Biblioteca Calvairate di via Ciceri Visconti NATALE NEL BOSCO spettacolo teatrale di Stefano Bernini per i bam-bini dai 4 anni di età. Ingresso gratuito

LA SCALA DELLA VITAvia Piolti de’ Bianchi 47

tel. 02 63633353 - 333 8832030

14 dicembre ore 16.30

NATALE NEL BOSCO Uno spettacolo di Stefano Bernini e Wilma Mi-nuti - Per famiglie con bambini dai 4 anni. In-gresso 7 €

ASSOCIAZIONE CULTURALESCALDAPENSIERI

13 dicembre ore 16.30

presso la biblioteca di via Oglio 18ESMERALDAspettacolo teatrale bambini dai 4 anni. Ingresso gratuito.

ASSOCIAZIONE VALERIA

Tombola di RE Fiordilegge in Zona 4Attività di formazione specifica di educazionealla legalità rivolta ai minori; 4 incontri in 4 li-brerie della Zona 4 rivolti a bambine e bambinifra i 7 e gli 11 anni, incentrati sulla Tomboladi Re Fiordilegge.sabato 13 dicembre dalle 16.30 alle 18.30

ARCI 5 GIORNATE, via Mecenate 25Ingresso gratuito.

ASSOCIAZIONE (PE.A.CE.)

L’Associazione Culturale di Promozione So-ciale Periferie al Centro propone due laboratoriper i bambini in occasione delle festività nata-lizie sabato 20 dicembre ore 10 presso la Ludotecacomunale “Il Pifferaio Magico” di via Mezzo-fanti 25. Ingresso gratuito.Percorso di gioco e creatività “E’ Natale alCastello Movimentato”sabato 20 dicembre ore 14.30 presso l’Asso-ciazione Nocetum di via San Dionigi 77Attività di costruzione di un grande libro popup e letture “Il Libro Gigante – Arriva il Na-tale”Ingresso gratuito.

PARROCCHIA DI SAN GALDINO

via Salomone 23

21 dicembre nel pomeriggio

FESTA DI NATALE PER BAMBINI E RAGAZZI

PER I BAMBINI

CINEFORUM

TEATRI

16 dicembre 2014

ASSOCIAZIONE CASCINETCascina Sant’Ambrogio

6 e 7 dicembre

Due giorni intensi e ricchi di eventi quelli chel’Associazione CasciNet sta preparando con ilsostegno ed il patrocinio del Consiglio di zona4. Il periodo prenatalizio e la festa del Patronodi Milano a cui è dedicata la Cascina stanno acuore ad un’associazione che ha fatto della pro-mozione del valore storico e culturale della vitaagricola milanese e della partecipazione attivadelle comunità locali uno degli scopi principalidel suo costituirsi.

Da sabato 6 a domenica 7 dicembre CascinaSant’Ambrogio diventa così sede della Festadi Sant’Ambrogio nel Cavriano, una manife-stazione che ripercorre la tradizione dei mer-catini natalizi, dove trovare idee per il Natale,prodotti di agricoltura biologica e di artigianatolocale, ma che propone anche spettacoli teatrali,laboratori per bambini, musica e visite guidateper rivivere e restituire alla città il patrimonioartistico e culturale del quartiere. Completanoil programma panettone e vin brulé a curadell’Associazione Raggi di Luce, che richia-mano l’antico sapore delle usanze tipiche dellefestività di Natale a Milano. Programma det-tagliato su www.cascinet.it e https://it-it.face-book.com/CasciNet

WOW SPAZIO FUMETTOViale Campania 12

7 dicembre

PRIMA DELLA SCALA: IL FIDELIO Il Museo del Fumetto trasmetterà in diretta dalTeatro alla Scala l’opera che inaugura la sta-gione scaligera.16 dicembre dalle 10.00 alle 20.00

Grande maratona musicale per il compleannodi Beethoven

CONSIGLIO DI ZONA 4ASSOCIAZIONE “LA LOMELLA”

7, 14 e 21 dicembre

LOMELLA IN FESTAtre giornate di festa in via Lomellina con spet-tacoli itineranti, esibizioni di artisti, musicisti,letture pubbliche, spettacoli e intrattenimentiper bambini.

ASSOCIAZIONE CORALE ÆNIGMA

8 dicembre ore 21.00

presso la Basilica dei SS. Nereo e Achilleo,viale Argonne 56 CONCERTO NATALIZIOdell’Ensemble Vocale Ænigma diretto dal M°Alessio Raimondi accompagnato dal M° An-tonio Eros Negri.

CHIESA DI S.M. DEL SUFFRAGIO

Corso XXII Marzo

Lunedì 8 dicembre ore 21.00

CONCERTO DI NATALE Soprano Stefanna Kybalova - tenore Valter Bo-rin - Ensemble corale Vox Aurorae Coro di voci bianche «InCanto» dell’IstitutoSacro Cuore di Milano diretti dal M° RobertoArdigò - al pianoforte M° Roberto Ardigò Offerta libera

Mercoledì 10 dicembre ore 21.00

CECILIA CHAILLY E BALLAKE’ SISSOKOUn incontro spirituale e sonoro tra due stru-menti a corda: l’arpa classica e la sua antenatakora, l’arpa africana costituita da una grandezucca e 21 corde. Un incontro tra due maestrie virtuosi dei relativi strumenti.

GRUPPO ARCHEOLOGICOMILANESE

Corso Lodi 8/c - Tel/Fax 02.796372www.archeologico.org

Giovedì 11 dicembre ore 18.30

Conferenza tenuta da Nicola Saredo ParodiCOSA CI RIVELA LA LINGUA ETRUSCA

TEATRO L’ARCACorso XXII Marzo 23

Venerdì 12 dicembre ore 21

Siluett a Milan - Belott e Rebellott di e con Roberto Sironi e Elizabet Boudjema (servizio a pagina 14)

POLISPORTIVA LA SENAVRAParrocchia Preziosissimo sangue corso XXII Marzo ang. via Cipro

Venerdì 12 dicembre ore 21

Intrattenimento musicale con il Maestro di Mu-sica VINCE TEMPERA e la partecipazione del coro della Parrocchia

CENTRO CULTURALE INSIEMEVia dei Cinquecento 1

Sabato 13 dicembre ore 20.45

UN PALCO ALL’OPERACENERENTOLAdi Gioachino Rossini. Riduzione filmica e com-mento di Daniele RubboliSabato 20 dicembre ore 21

CONCERTO DI NATALE 2014Ensemble vocale Ambrosiano

IC MADRE TERESA DI CALCUTTA

13 dicembre

presso l’IC Madre Teresa di Calcutta di ViaMondolfo 7SCUOLA APERTA – QUARTIERE IN FESTA Al mattino attività dimostrative e/o di labora-torio, curate dalle associazioni operanti sulterritorio e un incontro/dibattito sul tema delcyberbullismo.Al pomeriggio concerto dal titolo: DA BACH AIBEATLES con il trio Rock Baroque Ensemblecapitanato dal violoncellista Marco Ravasio,accompagnato al contrabbasso da MassimilianoChiara e alla batteria da Enrico Pirola.

ASSOCIAZIONE LA NOSTRA COMUNITÀ

via Zante 36

Sabato 13 e domenica 14 dicembre

presso i locali dell’Associazione di via MonteVelino 17MOSTRA DI ARTIGIANATO “ACCENDI IL TUO NA-TALE” a cura di giovani artisti ed artigiani con disa-bilità.

ASSOCIAZIONE EVENTO SEGRETO

14 dicembre ore 17

presso il Teatro l’Arca, corso XXII Marzo 23QUARTA EDIZIONE DEL FESTIVAL SEGRETOIl Festival Segreto ha l’obiettivo di mettere inscena i migliori lavori degli allievi delle scuoledi teatro della città.

OPEN MINDBIBLIOTECA CALVAIRATE

via Ciceri Visconti 1

19 dicembre ore 18.00

Spettacolo di teatro di narrazione QUATER, DIARIO DI UN’APE OPERAIAmonologo comico-fiabesco scritto e interpretatodalla giovane attrice Giulia Lombezzi.Accompagnamento musicale di Claudio Gay,pianista e compositore.

GRUPPO ALPINISTI FIOR D’ALPE

19 dicembre dalle 20.30 alle 23.00

presso il Centro Socio Ricreativo ACQUA-BELLA di via Don Carlo Sammartino 10 TERRA DI LOMBARDIA – IMMAGINI , POESIA ECANTOcon il Piccolo Coro Cet di Milano che eseguiràcanti di montagna - proiezione di un documen-tario fotografico sul percorso del fiume Adda- lettura di alcuni brani dei Promessi Sposi daparte di Gianfranco Scotti.

ACCADEMIA DI MUSICAL.V. BEETHOVEN

Venerdì 19 dicembre ore 21

Parrocchia Sacra Famiglia in RogoredoEsibizione del coro polifonico CONTRACCANTO Alessandro Zielinski, direttore

ASSOCIAZIONE L’IMMAGINEVia F.lli Rosselli, 19/2

19 dicembre ore 20.30

IL PRESEPE VIVENTEc/o Convento delle Suore di Carità dell’Assun-zione e le vie del quartiere Corvetto

EUTERPE OTTAVA NOTASala Capitolare di Monluè

Sabato 20 dicembre ore 21

DALLA CLASSICA AL ROCK Il concerto sarà eseguito da quattro violoncel-listi, un quartetto insolito e originale che spaziain un ampio repertorio musicale.Il concerto sarà introdotto da un musicologoche illustrerà i vari brani contestualizzandolinei periodi storici e dando un quadro culturaleampio, musicale e artistico.

ORCHESTRA A PLETTROCITTÀ DI MILANO

21 dicembre ore 21.15

Palazzina Liberty di Largo Marinai d’ItaliaCONCERTO DI NATALE

GALLERIA D’ARTE GAVIOLIV.le Monte Nero 68 tel. 02/5453848

Fino al 24 dicembre

APPUNTAMENTO CON L’ARTEdipinti disegni ceramiche graficaAprile, ArPino, Brambati, Castrovilli, Cingo-lani, Consadori, De Amicis, Gusmeroli, Ma-netto, Ranno, Spataro Orario: tutti i giorni 10/12 - 16/19 - Chiuso: lu-nedì mattina

CERDI KALA YOGA via Tito Livio 23 [email protected]

cell.339 4732767 - 347 5715024

Venerdì 19 dicembre, ore 05-07

SADHANA ACQUARIANA La pratica dello yogaprima dell’alba.

Domenica 21 dicembre, ore 18.30-20.30. FESTA DELLA LUCE. Meditazione per il solstizioe, a seguire, rinfresco, saluti e mercatino

Venerdì 9 gennaio 2015, ore 18-20.

Serata di cura con il Sat Nam Rasayan.Quota di partecipazione: offerta libera. Le of-ferte raccolte saranno interamente devolute inbeneficenza

DONNE IN CAMPOPiazza S. Maria del Suffragio

Sabato 20 dicembre dalle 9 alle 14

La campagna incontra la cittàBancarelle di prodotti alimentari della Lom-bardia

WOW SPAZIO FUMETTOViale Campania 12

Fino al 7 dicembre è aperta: EURHOPE Mostradei disegni eseguiti in occasione del concorsointernazionale di illustrazione

Fin al 18 gennaio prosegue: LA LEGGENDA DITEX duecento copertine dell’eroe del west inmostra con disegni originali, manifesti e altro.

MILANO CLASSICAPalazzina Liberty

Sabato 6 dicembre ore 21.00

Concerto in collaborazione con il Conservatoriodi Musica “G. Verdi” di MilanoCANTI AMBROSIANI E NATALIZI

Domenica 7 dicembre ore 10.45

Conversazione concerto con Le Cameriste Am-brosianeAlla corte del Conte FirmianIntorno alla vita musicale e teatrale milanesedi fine ‘700Musiche di M.T. Agnesi, W.A. Mozart, G.B.Sammartini

Sabato 13 dicembre ore 21.00

Le trame del legnoPresentazione CD Oll Mild RecordsFederico Bagnasco contrabbasso

Sabato 20 dicembre ore 21.00

Concerto in collaborazione con StradivariusMusiche di B. Pasquini e J.S. BachLuca Guglielmi clavicembalo

Domenica 14 dicembre

IL CANTO ARCANO Tenore Sos Emigrantes

Domenica 21 dicembre

VARIAZIONI SULLA LIEDERISTICA. PIANO SOLO Paolo Ceccarini pianoforte

OFFICINA DELLA MUSICACONSIGLIO DI ZONA 4

Venerdì 12 dicembre ore 18.15

6° Biblio-Note – presso la Biblioteca Calvairate “El tiempo del Cielo. Compositori e poeti difronte alla creazione”Il programma impaginato dal tenore NicolasLartaun e dal pianista Marco Giliberti, intendesondare il rapporto della musica col misterodel cosmo e della sua origine.Ingresso libero - per info: Vincenzo Culottacell. 349 3685996

OTTAVANOTAvia Marco Bruto 24 – tel. 02 89658114

Rassegna FIABE MUSICALI: fiabe musicali tratte da opere classiche, pre-sentate in una versione per voce narrante e pia-noforteDomenica 21 dicembre ore 16.30

SCHIACCIANOCIIngresso 5 euro

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