La Religione Indiana - geoartestoria.altervista.org · Dare una definizione precisa dell'Induismo...

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La Religione Indiana

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La Religione Indiana

Dare una definizione precisa dell'Induismo è difficile, poiché esso – più che una religione in senso stretto – si può considerare una serie di opinioni religiose, modi di comportarsi, abitudini quotidiane, che hanno un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa.

In India, la mitologia induista impregna la vita quotidiana;

i numerosi templi determinano pellegrinaggi e feste dedicati alle infinite divinità.

1) Accettazione dei Veda come la più alta autorità riguardo agli argomenti religiosi e filosofici;

2) Spirito di tolleranza, la verità possiede molteplici apparenze; 3) Il cosmo conosca periodi di creazione, di conservazione e di distruzione, che si

succedono senza fine; 4) Accettazione da parte di tutti i sistemi filosofici induisti della fede nella

rinascita e preesistenza degli esseri; 5) Riconoscimento del fatto che i mezzi o i modi di raggiungere la salvezza sono

molteplici; 6) Comprensione che per quanto grande possa essere il numero delle divinità da

adorare, si può essere induisti e non adorarle tutte;

Nell’ Induismo popolare, si venerano circa 330 milioni di divinità, ma una triade domina su tutte:

Brahma = Creatore,

Visnù = Conservatore,

Siva =Distruttore.

Con questa trinità l'Induismo si stacca dal Bramanesimo. Visnù è il dio più importante perché Siva è negativo e Brahma è irrapresentabile.

Brahma, Vishnu e Shiva sono onorati come la Trimurti. Brahma, la creazione; Vishnu, la preservazione; Shiva, la distruzione.

• Brahma, è il dio principale della Trimurti, ha quattro teste e stringe in una delle sue mani il Libro dei Veda.

• Con un’altra mano fa l’OK che è simbolo di saggezza.

• La mano con il palmo levato in avanti è in posa benedicente, l’ultima mano è in posizione di adempiere le promesse.

• Brahma è considerato come l’energia della creazione.

• Vishnu è frequentemente venerato attraverso i suoi avatar. Nei momenti di crisi sociale si crede che Visnù s'incarni in un eroe salvatore come ad es. Krishna, Rama, ecc.

• Si manifesta nelle varie epoche, in forma umana, attraverso dieci Avatar.

• Nei Veda e per gli Ariani, Vishnu è considerato un dio minore, in seguito divenne uno dei membri della sacra Trimurti e una delle più importanti divinità religiose.

• La venerazione si esplica anche attraverso un mantra: Om Namo Narayana.

• Vishnu è di solito ritratto in una forma umanoide dotata di quattro braccia, pelle blu, spesso seduto su di un fiore di loto. A volte nella sua forma onnipresente viene chiamato Hari.

• Gli attributi di Visnu sono:

• il disco (chakra);

• la clava (danda);

• la conchiglia (sankha);

• talvolta il loto (padma).

• Questi sono attributi mistici e rituali, spesso simboli di sovranità.

Le Mahabharata narra della ottava incarnazione di Vishnu, sotto forma di Krishna, nel momento in cui un conflitto oppone i Pandavas e i Kaurava, due clan di cugini nemici.

Il racconto Ramayana è dedicato alla settima incarnazione di Vishnu, che ha deciso di scendere sulla terra incarnato in Rama, allo scopo di vincere i demoni con l’aiuto dell’esercito di scimmie guidato dal loro capo Hanuman.

Ravana è re di Lanka nel Ramayana, rapisce Sita, la sposa di Rama. Egli è detto Dashamukha, "dieci faccie" perchè è rappresentato con dieci teste e venti braccia. Ravana si è impadronito del trono del suo fratellastro Kuvera, re legittimo di Lanka e del suo palazzo volante, Pushpaka. Le sue dieci teste e venti braccia sarebbero il simbolo del potere che ha ottenuto da Shiva. Shiva ha accordato a Ravana il potere di essere protetto dall’attacco di divinità e demoni. Ravana, però non ha protezione contro gli umani. Rama e il suo fedele comandante Hanuman riuscirono a liberare Sita e a vincere Ravana. Cent quatre-vingt-quinze divinités indiennes, Sud dell’Andhra Pradesh (a nord di Madras), verso il 1720-1730 BnF, Estampes, Od 40 pet. fol. - Cat. R.H. 293a(66)

• Vishnu La nera" è l’ottava incarnazione di Vishnu, una delle piu’ venerate.

• Vishnu ritornò sulla Terra per porre fine alla tirannide del re Kamsa.

• La Mahâbhârata racconta tutta l’epopea di Krishna sulla terra.

Vishnu prende l’aspetto di Vamana, il suo quinto Avatar. Vishnu è presentato di faccia mentre sta su di una gamba con l’altra sollevata in alto, alla presenza di Bali, di Shukracharya e di un testimone, Jambavati, che annuncia la vittoria. Estratto da un album con 136 illustrazioni della « Storia del Mondo o Creazione dell’Universo », tra il 1727 e 1758, BnF, Estampes, Od 39 pet. fol. Cat RH 296 (76) (f.119)

Vishnu, coricato sul serpente dell’eternità Shesha, è invocato dagli dèi e dai rishi Estratto dall’Album delle 132 illustrazioni del Ramayana Masulipatam (Andhra) puis Karikal (Tanjore), tra 1727 e 1758 BnF, Estampes, Od 39a pet. fol. Cat. RH 297(1) (f. 3)

Vishnu, con un corpo umano verde e una testa di cavallo, tiene in due mani il chakra (disco) e la shankha (conque), e nelle altre due una spada e una rondache, mentre fa a pezzi i suoi nemici. Questa ultima incarnazione di Vishnu non è ancora apparsa e si rivelerà solo alla fine dell’era di Kali (Kali yuga), quando la confusione sarà generale, Vishnu verrà a salvare il mondo incarnandosi in Kalki.

• Uno degli epiteti di Śiva è Hara, che letteralmente significa "Colui che porta via", "Colui che distrugge".

• La figura di Śiva è stata identificata principalmente con il suo aspetto dissolutivo, e quindi rinnovatore.

• Nella Trimūrti Śiva rappresenta la forza che riassorbe i mondi e gli esseri nel Brahman immanifesto, è l'aspetto divino che conclude i cicli duali di vita-morte, per consentire a Brahmā (l'aspetto creativo) di iniziarne degli altri.

• Molto popolare è Kalì, moglie di Siva, dea della vendetta, delle epidemie, dei terremoti, delle tempeste.

• Inviata sulla Terra per sgominare un gruppo di demoni, iniziò ad uccidere anche gli esseri umani. Per fermarla, Śiva si distese fra i cadaveri; quando la dea si accorse che stava per calpestare il proprio marito, interruppe la sua furia.

• Kali era il terzo elemento della triade indù, insieme a Brahma il creatore e Vishnu il preservatore. Per completare il sistema mancava un distruttore, caratteristica che è considerata praticamente la funzione di Kali.

• Secondo gli insegnamenti dell'induismo, la morte non implica il passaggio alla non esistenza, ma semplicemente una trasformazione e un passaggio a una nuova forma di vita.

• Pertanto ciò che viene distrutto fa sì che gli esseri attraversino nuove fasi di esistenza: il distruttore è colui che crea nuovamente, ruolo che gli valse il nome di regina della Morte.

• la carnagione scura rimanda alla dissoluzione di ogni individualità;

• la nudità della dea rappresenta la caduta di ogni illusione;

• il laccio con cui prende le teste per mozzarle rappresenta la caducità di tutto ciò che esiste;

• le quattro braccia reggono strumenti di distruzione e purificazione.

• Presso la religione induista, Ganesha o Ganesh (Sanscrito

IAST Gaṇeśa) è una delle rappresentazioni di dio più conosciute e venerate.

• Figlio primogenito di Shiva e Parvati, viene raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia, mentre cavalca o viene servito da un topo, suo veicolo. Spesso è rappresentato seduto, con una gamba sollevata da terra e ripiegata sull'altra, nella posizione dell'alitasana.

• Tipicamente, il suo nome è preceduto dal titolo di rispetto induista, Shri.

• Il culto di Ganesha è molto diffuso, anche al di fuori dell'India; i devoti di Ganesha si chiamano Ganapatya.

Queste immagini illustrano il mito della creazione del mondo. Dio e i demoni uniscono le proprie forze allo scopo di estrarre il nettare dell’immortalità dal mare di latte. Dopo mille sforzi, la loro opera produce un certo numero di oggetti straordinari ed esseri meravigliosi.

• Secondo la cosmografia esposta nei Purana, l'intero universo si trova circoscritto dal guscio dell'uovo cosmico, dal diametro di 500 milioni di yojana.

• Al centro dell'universo si trova la terra, che non è ritenuta la sua parte migliore ma comunque l'unico posto dove l'uomo possa ottenere la "liberazione”.

• Vi sono sette continenti o isole (dvīpa) separati da oceani circolari concentrici composti rispettivamente, dal continente più interno verso quello più esterno, da acqua salata, succo di canna da zucchero, vino, burro chiarificato (ghee), cagliata, latte e acqua dolce.

• Sotto la superficie terrestre vi sono poi sette inferi (pātāla): immensi regni sotterranei pieni di meravigliosi palazzi e bellezze che si espandono per 10.000 yojana, circa 130.000 km.

• Infine, vi sono poi le dimore degli dèi: i paradisi.

• Al centro dell'universo e quindi al centro del Jambudvipa, il dvīpa più interno, si erge il monte Meru, l'asse dell'universo, sul quale splende la Stella Polare.

Thangka bhutanese del Monte Meru e dell'universo buddhista, XIX secolo, Trongsa Dzong, Trongsa, Bhutan