La relazione educativa E poi ho sempre incoraggiato i miei amici e i miei allievi a diventare...

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La relazione educativa La relazione educativa E poi ho sempre incoraggiato i miei amici e i miei allievi a diventare insegnanti. Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti? Daniel Pennac, Diario di scuola Suzzara,15-16 Settembre 2008

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La relazione educativaLa relazione educativa

E poi ho sempre incoraggiato i miei amicie i miei allievi a diventare insegnanti.

Ho sempre pensato che la scuola fosse fattaprima di tutto dagli insegnanti.

In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?

Daniel Pennac, Diario di scuola

Suzzara,15-16 Settembre 2008

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Bibliografia. AA.VV., La scuola deve cambiare, l’àncora del Mediterraneo, Napoli 2002. Dalle Carbonare Elena , Ghittoni Emilio , Rosson Sara, Peer educator. Istruzioni per

l'uso , Franco Angeli, 2004. Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli, Milano 2008 • Articoli pubblicati sulla rivista “ Sensate Esperienze” - Lucia Marchetti, Le abilità di studio nel curricolo, Gianmaria Ottolini, Le abilità di

studio nel curricolo: una bibliografia, n.22 Marzo 1994 - Rita Gatti, Motivazione all’apprendimento e Consigli di classe, Rita Coccia, Il tutor di

classe, Claudia Petrucci, Ecologia del tutor, n.32 Ottobre 1996– Maria Calabrese e Lucia Marchetti, La relazione educativa, n.42 Marzo 1999– Lucia Marchetti, Imparare in classe: l’adolescente e la psicologia dell’apprendimento, n.46 Marzo 2000- Rosetta Zan, I danni del “bravo insegnante”, n.55 Settembre 2002– Lucia Marchetti (a cura di) Uno sguardo alle spalle, n.56 Gennaio 2003

• www.scienzesocialiweb.it• I dipinti sono di Jean-Michel Folon

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Il documento nazionale

 

“L’indirizzo così delineato comporta una ristrutturazione innovativa della

didattica,nei contenuti e nei metodi, in coerenza

con il processo di attuazione dell’autonomia scolastica.”

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Il termine relazione è ricco di significati

• Nei confronti di noi stessi

• Nei confronti delle altre persone

• Nei confronti delle regole sociali

• Nei confronti degli affetti

• Nei confronti del lavoro

• Nei confronti dei problemi generali

• Nei confronti dell’imprevisto….

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Lettera da Valencia26 Gennaio 2005

• Carissima professoressa, immagino che questa mail sia inaspettata, ma spero allo stesso

tempo che le faccia piacere. Sono V., una sua ex alunna del liceo ariosto, spero che si ricordi di

me perchè io la ricordo con piacere. Le spiego il motivo di questa mail, e spero non le dispiaccia se faccio un giro un po’ lungo, ma vorrei farle capire un po’ come sono per me le cose adesso.

(…)• Le riassumo un po’ i miei ultimi anni, per farle capire meglio dove

vorrei arrivare.. • Dopo il diploma ho deciso di andare a studiare Scienze della

Comunicazione a Padova perchè, a dir la verità(…) e avevo voglia di staccarmi dal mio paesino e dalla provincialità della maggior parte dei miei amici. E così ho cominciato a camminare con le mie gambe. Vivere con altri studenti, organizzarsi la vita senza la mamma che fa le lavatrici, nuove possibilità..

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• E qui, cominciano i ringraziamenti. Si, perchè senza il suo insistere sugli schemi, i lucidi, i riassunti, le generalizzazioni, io all'università avrei avuto molti problemi.. Inoltre, penso le farà piacere sapere che per l’esame di Sociologia avevo in bibliografia il testo di Margaret Mead sul quale lei ha tanto insistito, e per Sociologia dell’organizzazione il testo della Manoukian.

• Quando lei ha deciso di lasciare quella che allora era la terza erre mi è dispiaciuto da morire e non ero la sola a risentirne. Perché (…) è la gente come lei che fa pensare gli adolescenti.. Con la sua grinta, la sua voglia di fare le cose, cose che non sono solo “scolastiche”, come ad esempio i lavori di gruppo, o

l’andare ai convegni, o i progetti extrascolastici.

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• Da settembre vivo a Valencia, che è una città meravigliosa. Sono qui con il progetto Erasmus e resterò fino a luglio. Adesso le sto scrivendo dalla Spagna, dal mio appartamento vicino alla Città delle Arti e della Scienza, e non mi sembra vero, perché fino a qualche anno fa non mi aspettavo niente di tutto questo.

• Le scrivo perché negli ultimi giorni ho pensato molto. Al mio passato e al mio futuro. A come ero e a come sono, cosa vorrei diventare. Sono tornata ieri da un viaggio a Madrid con un’amica e guardando i musei e la città mi son sentita un po’ in gita, e mi son venuti in mente gli anni delle superiori. E ho pensato anche a lei e al professor B. Perché tra tutti siete quelli che mi avete lasciato tanto. Perché – purtroppo - ai genitori del giorno d’oggi sembra importare poco di come vanno i loro figli in psicologia o storia dell’arte, ma quelle – ovviamente secondo me – , sono tra le materie migliori da mettere in testa in testa ad un adolescente che vuole capirsi e farsi capire. Per me così è stato.

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• E queste parole vorrei che fossero per lei uno dei motivi per continuare ad andare avanti con la grinta di sempre. Perché è anche grazie a quello che ho appreso da lei se sono come sono oggi. E sentivo il bisogno di farglielo sapere. Perché penso che di gratificazioni immediate un professore ne abbia poche, e dev’essere difficile andare avanti aspettando di vedere i frutti.

• Per questo una delle prime cose che ho fatto tornata dal mio viaggio, che mi ha fatto mettere un po’ in ordine le idee, è stato cercare la sua mail, perché ricordo che già l’aveva quando ero in terza, e scriverle. Perché ho capito che a volte basta poco per rendere questo mondo migliore. E visto che mi sembrava E visto che mi sembrava che lei un po’ su di me ci avesse scommessoche lei un po’ su di me ci avesse scommesso, ora vengo a portarle i suoi dovuti frutti..

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• Ringraziandola non so neanch’io per cosa in realtà, probabilmente solo per essere com’è stata con me e tutti noi. Perché da quei banchi lo sentivo che in noi ci credeva davvero. Perché da quei banchi lo sentivo che in noi ci credeva davvero. In tutti, dall’A. alla TIn tutti, dall’A. alla T. Semplicemente per averci fatto crescere e insegnato a stare insieme. Perché se c’erano dei problemi lei se ne accorgeva subito.. e allora: piccole discussioni di classe, nelle quali magari lei usciva anche dalla porta per farci sentire più liberi. E se gli altri non lo capivano che quelle non erano ore di lezione perse ma ore di vita guadagnate io l’ho capito, ed è anche per questo che la ringrazio.

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La relazione educativa

• oggi consideriamo la relazione educativa un nodo cruciale per l’efficacia del nostro mestiere, una questione complicata che chiama in causa fattori di tipo molto diverso:

• la preparazione universitaria, • la storia personale, • la didattica, • l’organizzazione della scuola, • i rapporti con le famiglie, • i rapporti con i colleghi, • la capacità di stare per anni a confronto con giovani – classi e

individui- che cambiano

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Dagli Anni ’70 agli Anni ‘90• 60-70 La psicologia dell’apprendimento, il cognitivismo, le

teorie del curricolo Le abilità di studio – Gli aspetti cognitivi. Modello di pensiero attivo e costruttivo

•70-80 La soggettività dello/a studente e il metodo di studio

• Anni 90 la soggettività dell’insegnante e il contesto

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Le buone pratiche

• “Gli insegnanti hanno un ruolo molto importante: sono la cornice, il contenitore che aiuta o intralcia lo sviluppo

mentale ed emotivo” ( Pontecorvo e Pontecorvo, 1986)

• Alcune pratiche modificano la relazione educativa:• L’insegnante e la classe: la progettazione

curricolare • L’insegnante e i gruppi• L’insegnante e i singoli:metariflessione,

tutoraggio, ricerca e stage formativo.

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La progettazione curricolare ….orientarsi tra le discipline…

• Una prima via per creare condizioni di scambio tra docente e classe è quella di consegnare dall’inizio da progettazione come una mappa di un percorso che si dovrà fare assieme

• Sarebbe auspicabile che ci fosse una progettazione a maglie larghe del Consiglio di classe, perché qui ogni disciplina potrebbe trovare almeno un motivo per integrarsi con qualche altra o con il tema conduttore che dovrebbe essere collegato con le questioni fondamentali dell’indirizzo di studi a cui l’allievo si è iscritto

• La mappa è il punto di riferimento di ognuno, si potrà sostare di più o di meno in qualche parte, ma l’importante è sapere la via, per ritrovarla, ma anche per saltare qualche luogo se ci si è troppo attardati. La mappa non è la realtà e magari qualcuno potrà fare qualche scoperta e l’arricchirà, l’importante è non perdersi e condividere il percorso, ma anche prevedere che qualcuno possa fare un pezzetto da solo

• La progettazione va condivisa fin dalle prime riunioni con i genitori e su di essa sarà bene ritornare alla fine dell’anno, magari in una festa della didattica organizzata negli ultimi giorni di scuola nella quale i genitori possono vedere il lavoro svolto durante l’anno e condividere con i loro figli e gli insegnanti il piacere dei risultati.

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Cosa dicono gli/le studentisulla consegna preventiva del programma

• Eleonora C. Per me la consegna del programma significa che i professori ci considerano davvero parte integrante del lavoro, vogliono renderci più partecipi e io mi sento più presente e più valorizzata.

• Annalisa B. Cambia perchè mi posso rendere conto di ciò che si farà nel corso dell'anno, posso fare un confronto fra quello che era scritto e quello che è stato fatto. Consente di discutere con l'insegnante sul percorso da fare.

• Alessandra R. Posso misurare la mia crescita sia culturale sia personale.

• Giulia M. Per me il Programma è una finestra sullo studio, ti fa entrare dentro.

• Caterina M. E' un mezzo per rassicurare lo studente.

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Tutoraggio… l’aiuto di una sponda adulta…

• L’esperienza che mi è parsa più funzionante rispetto a questa pratica, ormai abbastanza diffusa nelle scuole, è quella per cui l’allievo sceglie un insegnante fra tutti i professori del Consiglio di classe, perché tutto il Consiglio è a disposizione e l’organizzazione è affidata al coordinatore di classe

• Al tutor l’allievo si rivolge quando ha problemi che si riflettono sull’apprendimento, quando ha da chiedere consigli, quando ha dubbi che non vuol dire a tutta la classe, ma può anche non servirsi mai di questa opportunità

. In questi colloqui si parla in modo più tranquillo, ci si conosce di più e soprattutto l’allievo verifica di avere a disposizione una figura che può costituire un riferimento adulto che va ad integrare quella dei genitori

• Nel procedere dell’iter formativo il tutor si trasforma in consulente di ricerca, di orientamento, il rapporto diventa più simile a quello di tipo universitario, un rapporto

tra adulti, pur con ruoli diversi.

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…l’aiuto di un compagno più grande

• Don’t worry

• Incontri con ragazzi delle ultime classidel proprio indirizzo

• Tutor universitari

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Metariflessione…orientarsi rispetto al proprio apprendimento…

• Un’altra via che può migliorare la relazione educativa è quella che la psicologia dell’apprendimento chiama di metariflessione in cui si chiedono alla classe pareri sull’andamento del percorso o semplicemente si chiede di analizzare cosa è avvenuto nella loro mente nell’affrontare un problema o cosa è successo nel loro apprendimento .

• . E’ un esercizio molto utile perché aiuta l’allievo a ripercorrere i propri processi e coniuga aspetti meramente cognitivi e quelli emotivi.

• Discussioni o giudizi scritti rispetto a un percorso di lavoro• Rispetto a una prova scritta o orale• Rispetto al progetto iniziale

• Chi vuole può condividere con la classe l’analisi che ha fatto su di sé e in questa circolarità si rafforza il gruppo-classe che può diventare in modo sempre più consapevole, un gruppo ‘reggente’, come dice Mauro, un mio allievo.

• Lo scopo è rendere lo/la studente più capace di dominare il proprio apprendimento e di stare con più sicurezza in classe e con i suoi insegnanti.

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Ricerca…orientarsi fra i libri…

Rappresenta una ulteriore modalità di individualizzazione dell’apprendimento, ma si sa che a scuola è molto difficile realizzarla in modo corretto

. In un progetto di ricerca l’allievo o alcuni allievi dovrebbero essere protagonisti, dovrebbero potersi scontrare con le difficoltà di una ricerca bibliografica, e l’insegnante dovrebbe fungere da supporto e dovrebbe aiutarli a comprendere cosa stanno veramente cercando

. Ma si dovrebbe imparare facendo, altrimenti si ricopia e si perde molto tempo prezioso. In queste occasioni il singolo ha modo di misurarsi con i propri limiti, ma anche di mettere in luce capacità creative, di risoluzione di problemi, di assunzione di responsabilità

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E poi, (anzi prima) c’è il contesto

• Consideriamo contesto:

• la cultura generale,

• il mondo esterno alla scuola,

• la scuola come ambiente fisico e umano,

• la classe,

• la progettazione

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Buone pratiche sul contestocosa dicono gli studenti…..

• SCUOLA APERTA FINO A SERA / USO LIBERO DELLA SCUOLA DA

PARTE DEGLI STUDENTI Questo permette agli studenti di sentire la scuola come un punto di incontro, dove sei il benvenuto anche dopo le ore di lezione. Gli alunni possono gestire la scuola in modo libero (pur osservando le regole prefissate) e incontrarsi con compagni per approfondire interessi o svolgere compiti scolastici. Specialmente per gli studenti che abitano

distanti da Ferrara questa è una magnifica opportunità. • - AMBIENTI, ARREDAMENTO. Gli ambienti e l’arredamento sono

fondamentali per stare bene. Più l’ambiente è confortevole più è piacevole “abitarlo”;

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• DISPONIBILITA’ DEGLI INSEGNANTI. Se le lezioni si svolgono in un clima tranquillo e rilassato, improntate al dialogo ed al confronto, con insegnanti che prestano attenzione agli studenti come persone, i ragazzi acquistano più fiducia in se stessi, capiscono l’importanza della guida dei docenti e sono più disponibili alla collaborazione.

• INCONTRO TRA PARI. Gli studenti della scuola hanno la possibilità di svolgere incontri con ragazzi di età maggiore o inferiore rispetto alla propria. Questi incontri permettono agli allievi di confrontarsi con persone quasi coetanee per far luce su dubbi e perplessità e affrontare i problemi di apprendimento o di crescita. Questo dà la possibilità agli alunni più giovani di sentire come dei fratelli maggiori gli alunni più esperti, accogliendone i consigli e il sostegno nel percorso scolastico

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. DON’T WORRY. Il “don’t worry” è un progetto di inizio d’anno che

dà la possibilità agli studenti (specialmente di prima) di porre domande che normalmente non si farebbero ad un professore, a ragazzi quasi coetanei. Questa attività permette ai nuovi studenti di potersi inserire meglio nella scuola, di chiarirsi le idee e di essere meno intimiditi. Fa capire ai ragazzi che per qualunque dubbio possono rivolgersi agli stessi compagni che guidano l’attività o ai coordinatori scolastici.

ATTIVITA’ AUTOGESTITE DAGLI STUDENTI. Queste attività sono fondamentali in quanto favoriscono l’interazione tra gli studenti. Esse vengono proposte dai rappresentanti e dai delegati di istituto eletti da noi studenti. Durante queste attività gli alunni hanno la possibilità di approfondire i propri interessi rimanendo all’interno della scuola ma senza essere costantemente controllati da un insegnante

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• SETTIMANA SCIENTIFICA con LABORATORI APERTI A SCUOLE ESTERNE. Questo progetto è gestito dagli studenti che frequentano gli indirizzi scientifico e scientifico tecnologico. In quest’ occasione gli allievi delle varie classi possono andare ad ascoltare lezioni tenute da ragazzi quasi coetanei sviluppando tematiche scientifiche con collegamenti ad altri campi culturali. A questo evento partecipano anche studenti delle scuole elementari e medie per favorire l’orientamento. L’approfondimento delle tematiche avviene in un clima distensivo e di dialogo e ciò aumenta l’interesse dei partecipanti.

• -STAGE. Gli stage permettono allo studente di mettere in pratica quello che ha imparato sui banchi di scuola. In particolare danno la possibilità all’allievo di allontanarsi dall’ambiente scolastico e di essere nello stesso tempo “ambasciatore” della propria scuola. Ciò permette all’alunno di entrare in contatto con il mondo del lavoro e di essere investito di maggiori responsabilità

• EXTRA SCUOLA ED ATTIVITA’ OPZIONALI. Ogni studente ha la certezza che dopo la scuola siano tenuti corsi extracurricolari che riguardano vari ambiti come la musica, l’archeologia, lo sport, ecc… Questo dà la sicurezza all’alunno che i suoi interessi vengono realmente presi in considerazione e sviluppati al di fuori delle cinque ore ordinarie.

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• POSSIBILITA’ DI AVERE UN TUTOR MOLTO GIOVANE. La scuola offre la possibilità agli studenti (che hanno maggior bisogno di aiuto) di essere sostenuti da un tutor pagato dalla scuola. Questa è una grande aiuto che la scuola offre a molti studenti. Va sottolineato inoltre che il tutor non è come un insegnante che ti dà ripetizioni ma è una persona molto giovane che ti segue passo - passo e ti supporta nella costruzione del metodo di studio

• PRESIDE PRESENTE NELLA SCUOLA, LA PORTA DELL’UFFICIO È SEMPRE APERTA

• Per avere un buon clima all’interno della scuola è importante l’attenzione alle relazioni interpersonali di qualsiasi tipo: tra gli studenti, tra gli studenti e gli insegnanti e i collaboratori scolastici, tra gli stessi docenti…. . In questo campo è importante avere come figura di riferimento lo stesso Preside, disponibile all’ascolto e all’incontro, quindi presente nella scuola, con la porta dell’ufficio “sempre aperta”.

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• FESTA DELLA DIDATTICA La festa è un momento di incontro a scuola tra genitori, studenti, parenti, amici e insegnanti. In questa occasione gli studenti hanno la possibilità di mostrare il lavoro svolto durante l’anno scolastico in tutte le discipline. È in occasioni come queste che un genitore si rende conto dell’attività costante del proprio figlio, del lavoro costruito giorno per giorno. La festa è anche un momento in cui la classe collabora per creare un’atmosfera piacevole, che coinvolga e sorprenda tutti i suoi partecipanti.

• Parafrasando E. Vittorini ( ….. e la gente è bella nelle belle città..)

• “gli studenti vivono bene nelle BUONE SCUOLE”.

• Giulia Bresciani e Caterina Villani classe 2R• Ferrara, 23 Dicembre 2006