La rappresentanza del nuovo lavoro autonomo

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www.actainrete.it Bologna 13 Giugno 2015 La rappresentanza del “nuovo” lavoro autonomo Elena Sinibaldi

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Bologna13 Giugno 2015

La rappresentanza del “nuovo” lavoro autonomo

Elena Sinibaldi

Negli ultimi decenni le “nuove professioni” hanno conosciuto una forte crescita che ha modificato l’articolazione interna del lavoro indipendente.

Nonostante la grande diffusione nel MdL e la discontinuità segnata rispetto al “vecchio” lavoro autonomo, la ricerca sociale e, in generale, il dibattito pubblico hanno dedicato scarsa attenzione al fenomeno accostandolo, di volta in volta, ad altri istituti giuridici (collaborazioni, ad es.) e inserendolo all’interno di altre problematiche precariato, crisi del ceto medio, fine del lavoro ecc.

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Il problema

Obiettivo, domanda di ricerca, focal point

La tesi si è proposta di affrontare il tema del nuovo lavoro autonomo (NLA) e di indagare nello specifico le forme della rappresentanza degli interessi che questo gruppo professionale, in Italia e in diversi paesi, sta sperimentando per colmare il vuoto lasciato dai sindacati tradizionali.

Quali sono le forme, i meccanismi partecipativi e gli effetti di policy delle nuove associazioni di rappresentanza quasi-sindacali?

3 focal point: rappresentazione, rappresentatività, rappresentanza del nuovo lavoro autonomo

La letteratura sociologia esaminata ha elaborato molteplici rappresentazioni di questa categoria: «tecnici», «knowledge workers», «creative class», «l’atipico-precario», «il lavoratore autonomo di seconda generazione»

IN GENERALE il NLA è rimasto nascosto dietro 3 coni d’ombra:1. dell’impresa, che esalta la dimensione imprenditoriale a

scapito di quella lavoristica; 2. del lavoro atipico, che considera il nuovo lavoro autonomo

come strumento per aggirare le rigidità dell’occupazione subordinata;

3. del professionalismo, che traccia confini netti tra professioni regolamentate e non regolamentate, trascurando i processi di convergenza nelle condizioni di lavoro tra i due gruppi.

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RAPPRESENTAZIONI

Queste rappresentazioni emergono dall’eterogeneità interna del gruppo (diversi profili profesionali e condizioni di reddito e mercato)

ma anche dalla ambigua

comunicazione di sé prodotta dalla categoria che fatica ad auto-percepirsi come un gruppo sociale con interessi e bisogni comuni.

RAPPRESENTAZIONI

RICONOSCIMENTO

IDENTITA’

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MA:

TECNICI-NUOVI PROFESSIONISTI

LAVORATORI DELLA CONOSCENZA

CREATIVI ATIPICI/PRECARI

LAVORATORI AUTONOMI DI SECONDA GENERAZIONE

I-PROS

AUTONOMIA GIURIDICO-FORMALE

AUTONOMIA OPERATIVO PROFESSIONALE

AUTONOMIA ECONOMICA

ELEVATA QUALIFICAZIONE

APPARTENENZA BASATA SULLA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE

ASSUNZIONE DI RISCHI E RESPONSABILITA’

SETTORE DI ATTIVITA’ TERZIARIO AVANZATO

ATTIVITA’ SENZA DIPENDENTI

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RAPPRESENTATIVITA’

In tutte le rappresentazioni elaborate si rintraccia un elemento comune: il rischio.

In particolare, le principali categorie di rischi: il rischio legato alla stabilità economica; il rischio connesso al mantenimento della professionalità, attraverso l’aggiornamento delle competenze; il rischio derivato dall’esclusione dal sistema di protezione sociale; quello derivante dalla mancanza di una rete di supporto una rappresentanza collettiva

Rappresentatività del NLA rispetto a cambiamenti socio-economici di più ampia portata vulnerabilità sociale generata dai cambiamenti del MdL e dalle inadeguate trasformazioni del modello di welfare pubblico.

Si è analizzata l’offerta di rappresentanza SINDACALE E QUASI SINDACALE in diversi contesti internazionali per comprendere SE e COME hanno risposto alle domande di questo specifico gruppo professionale;

Le forme e strategie di rappresentanza sindacale e quasi-sindacale dei freelance sono state sintetizzate nell’elaborazione di 2 tipologie, ognuna delle quali ha identificato 4 tipi ideali.

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RAPPRESENTANZA

SINDACATI

La tipologia è stata costruita a partire da 2 dimensioni:1. l’innovazione delle strutture dimostrata per la

rappresentanza specifica degli freelance;2. la specificità delle strategie elaborate per la tutela mirata

della categoria.

Queste dimensioni sono utili per capire il grado di sovrapposizione tra la “rappresentazione” del nuovo lavoro indipendente con la figura all’atipico e, di conseguenza, al grado di innovazione, organizzativa e strategica, rispetto alla logica impiegata per la tutela del lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Queste organizzazioni alternative formano un campo ampio e diversificato, ancora poco esplorato dagli studi sulle relazioni industriali che si sono focalizzate prevalentemente sulle esperienze di community organizing adottate dai sindacati tradizionali;

si tratta perlopiù di strutture auto-organizzate con limitate risorse economiche a disposizione, che si configurano come associazioni basate spesso sul lavoro volontario, composte da un “core” impegnato in modo continuativo e da una membership “liquida”;

Per quanto riguarda le strategie, le quasi-union si possono dividere principalmente tra quelle che optano per il servicing, a livello territoriale e regionale, e quelle che puntano sull’advocacy. Anche se molte organizzazioni cercano di combinare questi due orientamenti, la maggior parte di esse può venire identificata piuttosto chiaramente con uno o l'altro modello.

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QUASI-UNION

Da un punto di vista analitico:1. le organizzazioni che forniscono servizi di tipo collettivo

producono perlopiù “beni di club”, vale a dire beni non rivali ma escludibili, mentre quelle che puntano sull’attività di advocacy producono “beni pubblici”, non rivali e non escludibili.

2. Un’ulteriore distinzione è relativa alla definizione, più o meno uniforme, del gruppo di riferimento. Sotto il “concetto-ombrello” di lavoro indipendente è compresa una varietà di forme contrattuali che cambia nei diversi paesi, in funzione del contesto istituzionale, delle specificità del MdL e, probabilmente, anche delle strategie di rappresentanza volte a includere determinate categorie operanti in specifici settori.

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Modello identitario (ACTA): si rivolge a un insieme professionale uniforme (P.Iva) E

basa la propria strategia prevalentemente sull’attività di advocacy: attraverso le campagne di mobilitazione e l’attività di lobbiyng preme sui decisori politici per migliorare le politiche pubbliche e le condizioni lavorative dell’intera categoria, non solo degli iscritti

Diritti di cittadinanza

Analisi dell’azione di ACTA durante il decennio 2004-2014 come problema di policy, cioè come tentativo di fronteggiare un problema collettivo;

Si ritrovano 3 issue, distinte ma complementari: 1. il tentativo di affermare una rappresentazione legittimata e

condivisa dell’associazione come soggetto collettivo e di rappresentanza di interessi organizzati.

2. In secondo luogo, la rilevanza del tema fiscale versamento previdenziale obbligatorio alla Gestione Separata dell’INPS;

3. Infine, la questione dei diritti di cittadinanza legati al welfare e all’accesso al sistema di protezione sociale a favore di nuove categorie di lavoratori.

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AZIONE COLLETTIVA

La prima fase si caratterizza per il tentativo di ridefinire i tratti e i confini degli interessi da rappresentare.

La “lotta per il riconoscimento” è caratterizzata dalla produzione di narrazioni volte a definire “chi siamo” per differenza rispetto alle categorie in cui di volta in volta i nuovi lavoratori autonomi sono stati incasellati Si riprende la rappresentazione del “lavoratore autonomo di seconda generazione”

OBIETTIVO: riposizionare la rappresentazione pubblica dei NLA nell’universo del “lavoro” piuttosto che in quello dell’“impresa E contrastare un’altra rappresentazione che li oscura: quella dell’atipico.

www.actainrete.it2004-2008: lo stato nascente

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I risultati di questa prima fase di attività, si dimostrano perlopiù di tipo “culturale”, essendo legati ad un’efficace azione di costruzione del capitale simbolico che rimarrà una costante anche nelle fasi successive. Meno incisiva si rivela, invece, l’azione in termini di influenza sull’azione politica e sul piano dell’affiliazione.

viene approvata la Legge Finanziaria del 2006 e la Legge n. 247 del 24 dicembre 2007, in cui sono contenute le norme di attuazione del Protocollo sul Welfare del 23 luglio 2007, che prevedono per i lavoratori che versano alla GS dell’INPS l’innalzamento dell’aliquota contributiva dal 18% al 23% a partire dal 1° gennaio 2007, valore che viene ulteriormente incrementato nella misura del 24% per l’anno 2008, del 25% per l’anno 2009 e del 26% a decorrere dall’anno 2010

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2009-2011: seconda fase

• Il passaggio al nuovo periodo viene identificato con un cambiamento nella strategia organizzativa che, rispetto al passato, si fa più “movimentista”: una volta definita la platea degli interessi, la quasi-union avvia, infatti, una serie di campagne di advocacy focalizzate sulla questione fiscale-contributiva.

• L’inizio di questo secondo momento si fa coincidere con l’occupazione simbolica della Triennale a Milano, il 1 dicembre 2009, come forma di protesta contro la proposta dell’allora Governo Berlusconi (2008-2011) di introdurre nella Finanziaria del 2010 un aumento dell’aliquota dell’1,2%.

La fase movimentista

2011-oggi: la terza fase

• Nella terza fase l’azione di ACTA si caratterizza per un ulteriore cambiamento strategico: alle campagne di advocacy si accompagnano a espliciti tentativi di scambio politico a livello nazionale.

• Nel 2011, ACTA è riuscita a proporsi come interlocutore durante la competizione elettorale del governo locale a Milano. Da questo momento, si assiste al tentativo di replicare una strategia analoga a livello nazionale, con i tre governi che si succedono dal 2011 ad oggi: Monti, Letta, Renzi.

2012:Il Decreto Legge Lavoro (DDL) di Monti

• “Memoria per la Commissione Lavoro, Previdenza sociale del Senato della Repubblica”

• Nel periodo di discussione del DDL alla Commissione Lavoro del Senato, ACTA organizza un campagna di mobilitazione che prevede l’invio di e-mail ai senatori della commissione, un mail-bombing e successivamente un fax bombing

• Convocazione Commissione Lavoro della Camera in qualità di soggetto da audire

• Nel periodo elettorale del 2013, ACTA avvia la campagna “Dica NO 33”

Think tank policy oriented

• Nelle 3 fasi, ACTA si pone come interlocutore sulle policy fiscali e previdenziali che influenzano le condizioni dei nuovi professioniste autonomi. Va sottolineato che nel corso degli anni l’attività di ricerca e di informazione sul nuovo lavoro autonomo ha accreditato l’associazione come un laboratorio di idee e programmi, un think tank policy oriented (Diletti, 2011), che produce studi in proprio, fornisce expertise sul piano dell’analisi, costruisce i frame per l’interpretazione delle informazioni, conducendo attraverso queste modalità un’azione di lobbiyng (trasparente).

Trend articoli riguardanti ACTA (tutti i media)

• La distribuzione temporale degli articoli/servizi (N 321), mostra un evidente punto di svolta dal 2008-2009 in avanti, anno di inizio della seconda fase “movimentista”: infatti, dopo i primi tre anni (2006-2009) la percentuale cumulata non raggiunge neppure il 10% del totale (9,3%) degli articoli. Tra il 2008 e il 2009 la curva si impenna, così che a fine 2011 la percentuale cumulata è passata al 45,2%. Tra il 2011 e il 2012 la curva mostra un decremento, per poi risalire successivamente.

Trend articoli riguardanti ACTA (tutti i media)

Temi degli articoli in cui si cita ACTSA (tutti i media)

Luci e ombre

Il successo di questa strategia di rete su specifiche issue si basa su una capacità di influenza indipendente dalla membership effettiva e, quindi, su risorse strategiche e simboliche diverse da quelle che hanno segnato la storia del sindacalismo novecentesco.

Tale efficacia, del resto, si scontra anche con la difficoltà delle reti inter-organizzative di riprodursi come stabili unità d’azione, proponendosi come interlocutori credibili ai governi nazionali nell’implementazione di processi di scambio politico.

In conclusione:

L’analisi dell’azione collettiva di ACTA mette in evidenza una questione segnalata da parte della letteratura di riferimento (Heckscher 2006; Heckscher e Carré 2009):

«Labour (…) response must involve a move away from traditional ways of organizing towards more network-based forms, including systematic alliances with related groups and the use of swarming pressure in the place of mass strykes» (Heckscher 2006, pag. 313).

Grazie per l’attenzione!