La prova generale giallo - SEI Editrice · sciri14 aveva avuto una bella pen- ... Andrea Camilleri...
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SEZIONE II - LA NARRAZIONE BREVEla novella e il racconto
IL RACCONTOLa prova generale è tratto da Gli arancini di Montalbano (1999). Camillerioffre il caso singolare di uno scrittore giunto al successo intorno ai settan-t’anni. La sua caratteristica è quella di produrre libri di qualità e al tempostesso di forte presa sul pubblico, sia colto che popolare. Le ragioni di talesuccesso sono probabilmente da ricercare nella “teatralità” di Camilleri, nelsuo infallibile senso della scena, in un dominio della situazione narrativa edei dialoghi che gli deriva da una lunga esperienza teatrale. «Dietro la miascrittura c’è una tecnica, una capacità di sceneggiare apprese in decine dilavori teatrali», ha af fermato lo scrittore, il cui racconto si presenta dunquecome un rac conto-spettacolo, che lo scrittore-regista dirige con consumataabilità. A prescindere dall’intreccio poliziesco, infatti, Camilleri è un narratore“puro”, infaticabile inventore di situazioni, storie, intrecci, personaggi checompongono la sua “commedia umana”.
Andrea Camilleri
La prova generale
a nottata era proprio tinta,1 botte di vento arraggiate2 si alternavano a ra-pide passate d’acqua tanto malintenzionate che parevano volessero infil-zare i tetti. Montalbano era tornato a casa da poco, stanco perché il tra-
vaglio3 della jornata era stato duro e soprattutto faticante per la testa. Raprì laporta-finestra che dava sulla verandina: il mare si era mangiato la spiaggia equasi toccava la casa. No, non era proprio cosa,4 l’unica era farsi una doccia eandarsi a corcare con un libro. Sì, ma quale? A eleggere5 il libro col qualeavrebbe passato la notte condividendo il letto e gli ultimi pinsèri era macaricapace di perderci un’orata.6 Per prima cosa, c’era la scelta del genere, il piùadatto all’umore della serata. Un saggio storico sui fatti del secolo? Andia-moci piano: con tutti i revisionismi7 di moda, capitava che t’imbattevi in unoche ti veniva a contare che Hitler era stato in realtà uno pagato dagli ebrei perfarli diventare delle vittime compatite in tutto il mondo. Allora ti pigliava ilnirbùso8 e non chiudevi occhio. Un giallo? Sì, ma di che tipo? Forse era indi-cato per l’occasione uno di quelli inglesi, preferibilmente scritti da una fìm-mina, tutto fatto di intrecciati stati d’animo che però dopo tre pagine ti fannostuffare. Allungò la mano per pigliarne uno che non aveva ancora letto e inquel momento il telefono sonò. Cristo! Si era scordato di telefonare a Livia,certamente era lei che chiamava, preoccupata. Sollevò il ricevitore.«Pronto? È la casa del commissario Montalbano?» «Sì, chi parla?»«Genco Orazio sono.»E che voleva Orazio Genco, quasi settantenne ladro di case? A Montalbanoquel ladro che in vita sua non aveva mai fatto un gesto violento stava simpa-tico e l’altro questa simpatia la sentiva.«Che c’è, Orà?» «Ci devo parlari, dottore.»
la storia
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le tecnicheespressive
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genere giallo
tratto da Gli arancini diMontalbano
anno 1999
luogo Italia
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1. tinta: di cattivo tempo,di condizioni avverse.2. arraggiate: intense,violente.3. travaglio: lavoro.4. non era propriocosa: non c’era niente dafare.5. eleggere: scegliere6. orata: un’ora intera.7. revisionismi:atteggiamento di chisostiene la necessità dicorreggere opinioni etesi, in particolarestoriche, ritenuteassodate o dominanti.8. nirbùso: stato diagitazione e di tensione,nervoso.
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«È cosa seria?»«Dottore, non ce lo saccio9 spie-gare. È una cosa stramma,10 chenon mi persuade. Ma vossia è me-glio se la sa.»«Vuoi venire a casa mia?»«Sissi.»«E come vieni?»«Con la bicicletta.»«Con la bicicletta? A parte che tipigli una purmonìa,11 tu arrivi quache è già matino.»«E allora come facciamo?»«Da dove mi stai chiamando?»«Dalla gabina12 che c’è vicino almonumento ai caduti.»«Aspettami lì, almeno ti ripari. Pi-glio la macchina e tra un quartod’ora arrivo. Aspettami.»Arrivò con tanticchia13 di ritardosul previsto perché prima di nè-sciri14 aveva avuto una bella pen-sata: riempire un thermos di caffèbollente. Assittato allato al commissario dintra la macchina, Orazio Genco sene scolò un intero bicchiere di plastica.«Di freddo mi ero pigliato.»Fece schioccare la lingua, beato.«E ora ci vorrebbe una bella sigaretta.» Montalbano gli pruì15 il pacchetto, gliela accese. «Serve altro? Orà, m’hai fatto correre fino a qua perché avevi gana16 di uncafè e di una sigaretta?»«Comissà, stanotte ero andato ad arrubbare.»«E io t’arresto.»«Commissà, dico meglio: stanotte avevo intenzioni di andare ad arrubbare.»«Hai cangiato idea?»«Sissi.»«E perché?»«Ora ce lo conto. Fino a qualche anno passato io travagliavo nelle villette aripa di mare,17 quando i proprietari se ne andavano perché veniva il malot-tempo. Ora le cose sono cangiate.»«In che senso?»«Nel senso che le villette non sono più disabitate. Ora la gente ci sta macarid’in verno, tanto con l’automobile vanno dove vogliono. E accussì pi mia è di-ventato lo stesso arrubbare in paìsi18 o nelle villette.»«Stanotte dove sei andato?»«In paìsi, qua. Vossia conosce l’officina meccanica che arripara macchine diGiugiù Loreto?»
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Andrea Camilleri nasce a Porto Empedocle (Agri-gento) nel 1925. Trasferitosi a Roma nel 1949,frequenta l’Accademia nazionale d’arte dramma-tica (dove tornerà nel 1974 come insegnante diregia teatrale) e nel 1958 comincia alla Rai unatrentennale attività di regista radiofonico, teatralee televisivo. Nel 1967-68 scrive il suo primo ro-manzo, Il corso delle cose, che uscirà solo nel1978. Un filo di fumo (1980) è il primo di unaserie di romanzi ambientati nell’immaginaria cit-tadina siciliana di Vigàta tra Otto e Novecento, ma
è con La stagione della caccia (1992) che Camilleri diventa un autore disuccesso. La sua produzione si articola su due filoni narrativi: accanto alleopere ambientate nella Vigàta di un tempo (tra le quali, Il birraio di Preston,1995; La concessione del telefono, 1998; La mossa del cavallo, 1999; Lascomparsa di Patò, 2000; Il re di Girgenti, 2001), ci sono i gialli della Vigàtaodierna che hanno come protagonista il commissario di polizia Salvo Mon-talbano, personaggio grazie al quale Camilleri continua a riscuotere ungrandissimo successo di pubblico. Montalbano è il protagonista di romanzi(il primo è La forma dell’acqua, 1994, cui seguono, tra gli altri, Il cane diterracotta e Il ladro di merendine, 1996; La voce del violino, 1997; La gitaa Tindari, 2000; L’odore della notte, 2001; Il giro di boa, 2003; La pazienzadel ragno, 2004; Le ali della sfinge, 2006) e racconti (Un mese con Mon-talbano, 1998; Gli arancini di Montalbano, 1999; Racconti quotidiani, 2001;La paura di Montalbano, 2002) che non abbandonano mai le ambientazionie le atmosfere siciliane, nonché il divertente linguaggio italo-siculo. Tra leopere di diversa ispirazione, il suo ultimo romanzo è Il colore del sole(2007), una suggestiva e fantasiosa rievocazione della vita del Caravaggio.
CAPITOLO DUEil racconto realistico
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9. saccio: so.10. stramma: strana,singolare.11. purmonìa:polmonite.12. gabina: cabinatelefonica.13. tanticchia: un poco.14. nèsciri: uscire dicasa.15. pruì: aprì.16. avevi gana: avevivoglia.17. a ripa di mare: sullariva del mare, sul litorale.18. paìsi: paese.
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«Quella sulla strata per Villaseta? Sì.»«Propio sopra all’officina ci stanno due appartamenti.» «Ma quelle sono case di povirazzi! Che ci arrobbi? Un televisore scassato inbianco e nero?»«Commissà, mi perdonasse. Ma lo sa chi ci abita in uno dei due apparta-menti? Tanino Bracceri, ci abita. Che vossia certamente conosce.»Altro se lo conosceva, a Tanino Bracceri! Un cinquantino19 fatto solo di centochili di merda e di lardo ràncido20 che a suo confronto un maiale ingrassatoper essere scannato pareva un figurino, un indossatore di moda. Un usuraio21
osceno che si diceva si facesse pagare qualche volta in natura, picciliddri opicciliddre,22 il sesso non aveva importanza, disgraziati figli delle sue vittime.Montalbano non era mai arrinisciuto23 a metterci sopra la mano, cosa cheavrebbe fatto con soddisfazione, ma non c’erano mai state precise denunzie.L’idea ch’era venuta a Orazio Genco di andare ad arrubbare in casa di TaninoBracceri ebbe l’incondizionata approvazione del tutore dell’ordine e dellalegge commissario Montalbano dottor Salvo.«E perché non l’hai fatto? Se lo facevi, capace che non t’arrestavo.»«Io sapevo che Tanino va a dormìri ogni sera alle dieci spaccate. Nell’altroappartamento, sullo stesso pianerottolo, ci abita una coppia di vecchi che nonsi vedono mai strata strata.24 Fanno vita ritirata. Due pensionati, marito e mo-gliere. Di Giovanni, si chiamano. Io perciò andavo sicuro, macari25 perchésapevo che Tanino s’intolla26 di sonniferi per pigliare sonno. Arrivai davantiall’officina meccanica, aspettai tanticchia, con questo tempo non passavaanima criata,27 raprii il portone allato all’officina e in un attimo trasii.28 Lascala era allo scuro. Addrumai29 la pila e acchinai a lèggio a lèggio.30 Sul pia-nerottolo tirai fora gli attrezzi. E m’addunai che la porta dei Di Giovanni erasolo accostata. Pinsai che i due vecchi si fossero scordati di chiuderla. La fa-cenna mi preoccupava, con la porta aperta capace che quelli potevano sentirequalche rumorata. Allora m’accostai alla porta, avevo pinsato di chiuderlaadascio.31 Sulla porta c’era appizzato32 un foglio di carta, mi parse un pizzinocome quelli che c’è scritto “torno subito” o cose accussì.»«E invece su quello che c’era scritto?»«Ora non mi ricordo. Mi viene in testa una sola parola: generale.»«Lui, quello che abita lì, Di Giovanni, è un generale?»«Non lo saccio, è possibile.»«Vai avanti.»«Feci per chiuderla adascio adascio, ma la tentazione di una porta mezzaaperta era troppo forte. L’anticammara era allo scuro, come puro la càmmaradi mangiare e di stare.33 Invece nella càmmara di dormìri c’era luce. M’avvi-cinai alla porta e mi pigliò un colpo. Sopra il letto matrimoniale, vestita ditutto punto, c’era una femmina morta, un’anziana.»«Come hai fatto a capire ch’era morta?»«Commissà, quella teneva le mani sul petto e le avevano arravugliàto34 un ro-sario tra le dita e doppo le avevano messo un fazzoletto annodato sulla testaper tenerle ferma la bocca. Aveva gli occhi chiusi. Ma il meglio deve ancoravenire. Ai piedi del letto c’era una seggia35 e assittato sopra un omo che mivoltava le spalle. Chiangìva, povirazzo. Doveva essere il marito.»
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19. cinquantino:cinquantenne.20. ràncido: andato amale, avariato.21. usuraio: chi prestadenaro a interessi moltoalti, superiori a quelliconsentiti per legge.22. picciliddri opicciliddre: ragazzini oragazzine.23. arrinisciuto: riuscito.24. strata strata: instrada, fuori di casa.25. macari: magari.26. s’intolla: si riempie,assume in grandequantità.27. non passava animacriata: non passavanessuno (anima creata,creatura).28. trasii: avanzai,passai oltre.29. Addrumai: accesi.30. acchinai a lèggio alèggio: salii piano piano.31. adascio: adagio,senza far rumore.32. appizzato: attaccato.33. càmmara dimangiare e di stare: ilsoggiorno.34. arravugliàto:avvolto, arrotolato.35. seggia: sedia.
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«Orà, sei stato scalognato, che ci vuoi fare? Quello stava a vegliare la mo-gliere morta.»«Certo. Però, a un certo punto, pigliò una cosa che evidentemente tenevasopra le gambe e se la puntò alla testa. Un revòrbato36 era, commissario.»«Oddio. E tu che hai fatto?»«Fortunatamente, mentre io non sapevo come pensarmela,37 l’omo parsepentirsi, lasciò ricadere il braccio coll’arma, forse all’ultimo momento gli eramancato il coraggio. Allora caminai all’indietro senza farmi sentìri, tornainell’anticammara e niscii38 dalla casa, sbattendo forte la porta che parse unacannonata. Accussì per qualche tempo gli passava il pinsèro d’ammazzarsi. Eho telefonato a vossia.»Montalbano non parlò subito, si mise a riflettere. Probabilmente a quell’orail vedovo si era già sparato. Oppure stava ancora lì, combattuto tra il restarein vita e il chiamarsene fora. Pigliò una decisione. Mise in moto.«Dove andiamo?» spiò Orazio Genco.«Al garage di Giugiù Loreto. Dove hai lasciato la bicicletta?»«Non si preoccupasse, è incatenata a un palo.»Davanti al garage, Montalbano fermò.«L’hai chiuso tu il portone?»«Sissi, quanno sono venuto a telefonarle.»«Ti pare che filtra luce dalle finestre?»«Non mi pare.»«Stammi a sentire, Orà: tu scendi, rapri il portone, trasi e vai a vedere chesuccede in quella casa. Non ti fare sentìri, qualsiasi cosa che vedi.»«E vossia?»«Ti faccio da palo.»A forza di ridere, a Orazio gli pigliò un attacco di tosse. Quanno si fu cal-mato, scinnì dall’auto, traversò la strata, raprì in un secondo il portone d’in-gresso, lo richiuse alle sue spalle. Non pioveva più, ma in compenso il ventosi era inforzato. Il commissario s’addrumò una sigaretta.Doppo manco dieci minuti riapparse Orazio Genco, richiuse il portone, tra-versò la strata di corsa, aprì lo sportello, trasì. Tremava, ma non per il freddo.«Andiamo via.»Montalbano ubbidì.«Che hai?»«Assà mi scantai.»39
«E parla!»«Trovai la porta chiusa, la riaprii e...»«Il foglio di carta c’era ancora?»«Sissi. Trasii. Tutto era come prima, la luce nella càmmara di letto c’era sem-pre. M’avvicinai... Commissà, la morta non era morta!»«Ma che dici?!»«Quello che sto dicendo. Il morto era lui, il generale. Stinnicchiato40 sul lettocom’era prima so’ mogliere, il rosario, il fazzoletto.»«Hai visto sangue?»«Nonsi,41 la faccia del morto mi parse pulita.»«E la mogliere, l’ex morta, che faceva?»
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36. revòrbato: unrevolver, una pistola.37. come pensarmela:come comportarmi.38. niscii: uscii.39. Assà mi scantai: misono spaventatoparecchio.40. Stinnicchiato:sdraiato.41. Nonsi: nossignore.
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«Stava assittata sulla seggia ai piedi del letto e si puntava una pistola in testa,chiangendo.»«Orà, tu non stai babbiando,42 vero?»«Commissà, che ragione avrei?»«Dai che ti riaccompagno a casa. Lascia perdere la bicicletta, fa freddo.»Sono liberi due anziani signori, marito e mogliere, di fare la notte a casa loroquello che gli passa per la testa? Travestirsi da indiani, camminare a quattrozampe, appendersi al soffitto a testa in giù? Certamente lo sono. E allora? SeOrazio Genco non si fosse pigliato di scrupolo, lui di tutta questa storia nonne avrebbe saputo niente e avrebbe dormito sireno e tranquillo quelle tre oredi sonno che gli restavano invece di votarsi e rivotarsi nel letto come ora stavafacendo, santiando43 e addiventando sempre più nirbùso. Non c’era verso: luisi comportava davanti a una facenna che non quatrava44 come Orazio Gencodavanti a una porta semiaperta, doveva entrarci dintra, scoprire i perché e ipercome. Che veniva a significare quella specie di cerimonia?«Fazio! Subito da me di corsa!» fece Montalbano trasendo in ufficio. La ma-tinata era peggio della nottata, accupùsa45 e fredda.«Dottore, Fazio non c’è» disse Gallo appresentandosi. «E dov’è?»«Stanotte ci fu una sparatoria, hanno ammazzato a uno dei Sinagra. Era pre-visto, lo sa com’è: una volta uno di famiglia, la volta appresso uno dell’altrafamiglia.»«Augello è con Fazio?»«Sissi. Qui ci siamo io, Galluzzo e Catarella.» «Senti, Gallo, tu lo sai dov’è il garage di Giugiù Loreto?»«Sissignore.»«Sopra al garage ci sono due appartamenti. In uno ci abita Tanino Bracceri,nell’altro una coppia di anziani. Voglio sapere tutto di loro. Vai subito.»«Dunque, dottore. Lui si chiama Di Giovanni Andrea, anni ottantaquattro,pensionato, nativo di Vigàta. Lei invece Zaccaria Emanuela, nata a Roma, ot-tantadue anni, pensionata. Non hanno figli. Fanno vita ritirata, ma non de-vono passarsela male male, in quanto tutto lo stabile è di proprietà del DiGiovanni, glielo lasciò in eredità suo padre. Ha venduto l’appartamento a Ta-nino Bracceri, ma si è tenuto quello dove abita e l’officina che affitta a GiugiùLoreto. Prima abitavano a Roma, da una quindicina d’anni si sono trasferitiqua.» «Lui era un generale?»«Chi?»«Come, chi? Questo Di Giovanni, era un generale?»«Ma quanno mai! Erano attori, tanto il marito quanto la mogliere. Giugiùm’ha detto che il salotto è tutto pieno di fotografie di teatro e di cinema.Hanno contato a Giugiù che hanno travagliato con i più grossi attori, masempre come, aspettasse che talìo46 che me lo sono scritto, ecco, caratteristi.»Evidentemente si mantenevano in esercizio. Oppure si ripassavano vecchiescene recitate chissà quando. Forse ripetevano la scena che aveva avuto mag-gior successo in tutta la loro carriera, quella dove avevano avuto più ap-plausi... Eh, no. Non poteva essere: lo scambio delle parti non aveva senso.
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42. babbiando:scherzando. 43. santiando:rivoltandosi.44. quatrava: che nonquadrava, che non erachiara. 45. accupùsa: cupa,scura.46. talìo: guardo,controllo.
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Una spiegazione però doveva esserci e Montalbano voleva averla. Quando in-cornava47 su una cosa, non c’erano santi. Doveva trovare una scusa per parlarecon i signori Di Giovanni.La porta sbatté violentemente contro il muro, il commissario sobbalzò e astento trattenne una travolgente voglia d’omicidio.«Catarè, ti ho detto mille volte...»«Domando pirdonanza, dottori, ma la mano mi scappò.»«Che c’è?»«Dottori, c’è Genico Orazio, il latro, ca dice ca ci voli parlari pirsonalmentidi pirsona. Capace che si vole costituzionare.»«Costituire, Catarè. Fallo passare.»«Lo sapi che stanotte non ci ho dormito?» fece Orazio Genco trasendo.«Manco io, se è per questo. Che vuoi?» «Commissà, una mezzorata fa stavo pigliando un cafè con un amico chel’Arma ha arrestato e che si è fatto tre anni di càrzaro.48 E mi diceva: “Senzaprove m’hanno messo dintra! Senza prove!”. Allura questa parola, “prove”,m’ha fatto venire in mente quello che c’era sul foglio impiccicato nella portadei due vecchi. C’era scritto, ora me l’arricordo preciso: “Prova generale”.Per questo pinsai che forse lui era un generale.»Ringraziò Orazio Genco che se ne andò. Doppo tanticchia comparve Fazio.«Dottore, stamattina m’ha cercato?»«Sì. Eri andato con Mimì per quell’omicidio. Ma io vorrei sapere solo unacosa: come mai né tu né il dottor Augello non vi siete degnati d’avvertirmiche c’era un morto?»«Dottore, ma che dice? Lo sa quante volte abbiamo chiamato a casa sua, aMarinella? Ma lei non ha mai risposto. Che aveva, il telefono staccato?»No, non aveva il telefono staccato. Era fora di casa, a fare il palo a un ladro.«Parlami di quest’ammazzatina,49 Fazio.»Il morto ammazzato lo tenne occupato fino alle cinque del doppopranzo. Poila facenna dei Di Giovanni gli tornò a mente di colpo. E lo preoccupò.Quelli, sulla porta, avevano scritto che stavano facendo una prova generale. Ilche veniva a significare che il giorno dopo ci sarebbe stato lo spettacolo. Checos’era, per i Di Giovanni, lo spettacolo? Forse l’attuazione di quello che ave-vano provato la notte avanti, vale a dire una morte e un suicidio veri? Sisquietò,50 afferrò l’e lenco telefonico.«Pronto, casa Di Giovanni? Il commissario Montalbano sono.»«Sì, sono Andrea Di Giovanni, mi dica.»«Avrei bisogno di parlarle.»«Ma lei che commissario è?»«Di polizia.»«Ah. E che vuole la polizia da me?» «Assolutamente niente d’importante. Si tratta di una curiosità mia, tutta per-sonale.»«E che è questa curiosità?»E qui gli venne l’idea.«Ho saputo, del tutto casualmente, che voi due siete stati attori.»«È vero.»
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47. incornava: siincaponiva, siintestardiva.48. càrzaro: carcere,prigione.49. ammazzatina:omicidio.50. Si squietò: siinnervosì, divenneinquieto.
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«Ecco, io sono un appassionato di teatro e di cinema. Vorrei sapere...»«Sia il benvenuto, commissario. In questo paese non c’è uno, dico uno, chene capisca di teatro.»«Tra un’ora al massimo sono da voi, va bene?»«Quando vuole.»Lei pareva un aceddruzzo implume51 caduto dal nido, lui una specie di caneSan Bernardo spelato e mezzo cieco. La casa specchiava, un ordine perfetto.Lo fecero assittare su una poltroncina, loro invece si misero vicini vicini suldivano, la posizione consueta di quando taliàvano la televisione che stava difronte. Montalbano appizzò52 gli occhi su una delle cento fotografie che co-privano le pareti e disse: «Ma quello non è Ruggero Ruggeri53 nel Piacere del-l’onestà di Pirandello?». E da quel momento fu come una valanga di nomi e ti-toli: Sem Benelli54 e La cena delle beffe, ancora Pirandello e i Sei personaggi incerca d’autore, Ugo Betti55 e Corruzione a Palazzo di Giustizia, mescolati a Rug-geri, Ricci, Maltagliati, Cervi, Melnati, Viarisio, Besozzi...56 La cavalcata duròun’ora e passa, con Montalbano alla fine intronato e i due vecchi attori felicie ringiovaniti. Ci fu una pausa durante la quale il commissario volentieri ac-cettò un bicchiere di whisky, evidentemente accattato57 di prescia dal signorDi Giovanni per l’occasione. Nella ripresa si parlò invece di cinema che i duevecchi non consideravano molto. Meno ancora la televisione:«Ma lo vede, commissario, quello che trasmettono? Canzonette e giochi.Quando fanno la prosa,58 a ogni morte di papa, ci viene da piangere.»E ora, esaurito l’argomento spettacolo, per forza Montalbano doveva fare ladomanda per la quale si era appresentato in quella casa.«Ieri notte» disse sorridendo «ero qua.»«Qua, dove?»«Sul vostro pianerottolo. Ero stato chiamato dal signor Bracceri per una suaquestione che poi si è rivelata senza importanza. La vostra porta era stata di-menticata aperta e mi sono permesso di chiuderla.»«Ah, è stato lei.»«Sì, e mi scuso d’aver fatto forse troppo rumore. C’era una cosa però chem’ha messo di curiosità. Sulla vostra porta, con una puntina da disegno, mipare, c’era attaccato un foglio di carta con sopra scritto: prova generale.»Sorrise, si diede un’ariata distratta. «Cosa provavate di bello?»I due addiventarono seri di colpo, si avvicinarono ancora di più l’uno all’altra;con un gesto naturalissimo, ripetuto da migliaia di volte, si pigliarono permano, si tagliàrono. Poi Andrea Di Giovanni disse:«La nostra morte, provavamo.»E mentre Montalbano se ne stava impietrito, aggiunse: «Ma quello non è un copione, purtroppo.»E stavolta fu lei a parlare.«Quando ci siamo maritati, io avevo diciannove anni e lui ventidue. Siamostati sempre assieme, non abbiamo mai accettato scritture in due compagniediverse e per questo, qualche volta, abbiamo fatto la fame. Poi, quando siamodiventati troppo vecchi per lavorare, ci siamo ritirati qua.»Continuò lui.
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51. aceddruzzoimplume: un piccolouccellino, ancora senzapiume.52. appizzò: fissò.53. Ruggero Ruggeri:attore teatrale ecinematografico italiano(1871-1953).54. Sem Benelli: poeta,scrittore e drammaturgoitaliano (1877-1949), lacui opera teatrale Lacena delle beffe ebbe untravolgente successo.55. Ugo Betti: poeta edrammaturgo italiano(1892-1953; Corruzioneal Palazzo di Giustizia futra le sue importantiopere teatrali).56. Ricci, Maltagliati,Cervi, Melnati, Viarisio,Besozzi: sono nomi dicelebri attori teatraliitaliani del Novecento.57. accattato:acquistato.58. fanno la prosa:trasmettono opereteatrali.
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«Da qualche tempo pativamo di malesseri. È l’età, ci dicevamo. Poi ci siamofatti visitare. Abbiamo il cuore a pezzi. La separazione sarà improvvisa e ine-vitabile. Allora ci siamo messi a fare le prove. Chi se ne andrà per primo, nonresterà solo nell’aldilà.»«La grazia sarebbe di morire assieme, nello stesso momento» disse lei. «Maè difficile che ci venga concessa.»Si sbagliava. Otto mesi dopo Montalbano lesse due righe sul giornale. Lei eraserenamente morta nel sonno e lui, accortosene al risveglio, si era precipitatoal telefono per chiamare aiuto. Ma a mezza strata tra il letto e il telefono, ilcuore aveva ceduto.
La prova generale, in Gli arancini di Montalbano, Mondadori, Milano 1999
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V. JACOMUZZI, M.R. MILIANI, A. NOVAJRA, F.R. SAURO, Trame e temi © SEI 2011
STRUMENTI DI LETTURAI personaggi
Il commissario Montalbano non è soltanto unindagatore professionale di “casi” polizie-schi, bensì anche un curioso, sotto il profiloumano, di ogni aspetto della realtà che lo cir-conda. Le storie di Montalbano prendonol’avvio da una lieve e persino insignificanteincrinatura nella “normalità” e il commissa-rio s’imbatte nei personaggi, non neces-sariamente criminali, più insoliti ed etero-genei, dei quali non rinuncia mai a indagaree comprendere le motivazioni profonde chesono alla base delle loro azioni. E la “fauna”umana che intorno a lui si muove non scar-seggia certo di tipi curiosi e interessanti.Tutti, dalle figure ricorrenti come Catarella apersonaggi eccentrici come i Di Giovanni,sono caratterizzati, nei gesti e nel linguaggio,con vivida nettezza. Montalbano, infatti, èanche il personaggio centrale per quanto ri-guarda l’originale impasto linguistico diCamilleri, capace com’è di destreggiarsi tracoloro i quali, a seconda della loro colloca-zione sociale e culturale, parlano solo in dia-letto, o in un miscuglio di dialetto e italianoo, ancora, in una originalissima lingua mac-cheronica, fino a coloro che cercano diesprimersi in italiano “puro”.
Le tecniche espressiveNella sua lunga esperienza di regista e pro-grammista radiofonico e televisivo, Camil-leri ha accumulato uno specifico sapere“tecnico” che gli permette di muoversi con
consumata abilità tra strutture, trame, sotto-trame, caratteri, digressioni e quant’altro.Benché rigorosamente osservata – sottol’aspetto, appunto, specificamente tecnico –si può dire tuttavia che l’impersonalità delnarratore sia più apparente che reale.Centrali, in una sceneggiatura o un testo tea-trale, sono evidentemente i dialoghi, cheCamilleri trasferisce nel racconto in modo daconferirgli verità e vivezza. L’immedia tezza ela concretezza proprie del parlato sottoli-neano l’umanità dei personaggi, rendendo lanarrazione estremamente persuasiva. Inoltre,il discorso diretto le imprime un ritmo piùincalzante, scandito dallo scambio di battuteche mettono in risalto le diverse psicologiedei personaggi.
La lingua e lo stileL’aspetto più vistoso della prosa di Camilleriè certamente l’impasto linguistico di dialettoe italiano, niente affatto folcloristico ma pro-fondamente originale e che non riguardasoltanto i personaggi “siculi” ma diventa inprimo luogo la lingua del narratore stesso.L’uso del dialetto in Camilleri ha principal-mente due funzioni: da un lato, quella diidentificare concretamente i luoghi delleazioni, perché lo scrittore non parla di avve-nimenti generali, universali, bensì di eventiche, sebbene immaginari, sono calati in luo-ghi e tempi ben precisi; dall’altro, quella difar sentire al lettore certe circostanze comi-che, ironiche, umoristiche.
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La storia Dividi il racconto in sequenze e dai un titolo in stile nominale a ciascuna diesse.
Accanto al titolo di ogni sequenza, indica uno dei seguenti punti in modo damettere in evidenza l’evolversi della narrazione in base al seguente schema:situazione iniziale Æ perturbazione o complicazione Æ trasformazione omutamento Æ scioglimento o risoluzione Æ situazione finale.
Specifica per ciascuna sequenza se è dinamica o statica.Nelle sequenze dinamiche, evidenzia ulteriormente quelle narrative rispet-to a quelle dialogiche.Fai lo stesso per le sequenze statiche, differenziando quelle descrittive daquelle riflessive.
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Vedi a p. 6
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Analisi
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Che cos’è una prova generale? Spiegalo anche in riferimento a quanto suc-cede nel racconto.
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Comprensione globale
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Che genere di cambiamento ha subito il lavoro di Orazio Genco?
Quale proposta di Montalbano suscita l’ilarità di Orazio Genco?
Cosa c’era sulla porta dei signori Di Giovanni?
Quale pretesto usa Montalbano per entrare in contatto con i Di Giovanni?
Perché i due coniugi facevano la loro strana “prova”?5
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Comprensione
la novella e il raccontoSEZIONE II - LA NARRAZIONE BREVE
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Ripercorriamo il testoMontalbano accorre alla chiamata di un ladro, Orazio Genco, che loavverte di aver visto, mentre lavorava, un uomo seduto al capezzaledella moglie con una pistola in mano.
Montalbano convince l’uomo a tornare nell’appartamento e questa voltaOrazio dice, spaventato, che il morto era l’uomo e che ai piedi del lettoc’era la moglie con la pistola in mano.
Montalbano scopre che sono due anziani attori in pensione e con unascusa si reca a trovarli, scoprendo che fanno le prove perché quandouno dei due morirà l’altro vuole essere pronto a seguirlo.
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rioCAPITOLO DUE
il racconto realistico
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Indica, nelle seguenti coppie, il prevalere dell’uno o dell’altro tipo di se-quenza.
Statiche DinamicheDescrittive RiflessiveNarrative Dialogiche
I personaggi Nella tabella seguente, assegna un ruolo ai diversi personaggi del raccontodistinguendo tra protagonisti, comprimari, personaggi secondari, comparsee figure fuori scena.Salvo Montalbano, Orazio Genco, Giugiù Loreto, Tanino Bracceri, i signoriDi Giovanni, Fazio, Gallo, Augello, Catarella.
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Protagonisti ComprimariPersonaggisecondari
ComparseFigure fuori
scenario
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Sequenze Titolo Schema Tipo di sequenza
1. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
2. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
3. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
4. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
5. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
6. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
7. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
8. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
9. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
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11. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
12. Righi ........................ ..................................................... ..................................................... .....................................................
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SEZIONE II - LA NARRAZIONE BREVEla novella e il racconto
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Abbiamo detto che Montalbano, come ogni altro personaggio di Camilleri,viene caratterizzato con vivida nettezza sia nella psicologia che nei com-portamenti. Rispondi alle domande seguenti, sottolineando le parti corri-spondenti.
Dove si nota l’umanità di Montalbano?Dove emerge la sua irritabilità?Dove si nota la sua ironia?Dove si nota la sua curiosità?Qual è l’atteggiamento di Montalbano rispetto al “lavoro” di OrazioGenco? Quale il suo atteggiamento verso Tanino Bracceri?Quali sentimenti gli ispirano i signori Di Giovanni?
Scegli fra gli aggettivi che ti proponiamo quelli che ti sembrano più adegua-ti a caratterizzare ciascun personaggio di quelli indicati e riportali nello sche-ma sottostante. Naturalmente puoi indicarne tu stesso altri.Caparbio, insolente, simpatico, pasticcione, intelligente, premuroso, insolen-te, ironico, umano, disonesto, violento, comprensivo, appassionato, timoro-so, colto, leale, pigro.
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Montalbano Orazio Genco I signori Di Giovanni
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Il narratore e la focalizzazione In quale persona è narrata la vicenda?
Prima Terza
Il narratore è:esterno interno
Se il narratore è esterno, interviene con commenti, giudizi, spiegazioni?Sì No
Il racconto è a focalizzazione:zero esterna interna
La focalizzazione è:fissa variabile multipla
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Da «Ma è difficile che ci venga concessa» dei righi 314-315, scrivi un testo ditua invenzione prospettando del racconto.
Utilizzando le indicazioni fornite dall’autore su Tanino Bracceri, scrivi unimmaginario di circa 20 battute tra Montalbano e l’usu-
raio. dialogo Vedi a p. 111
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un diverso finale Vedi a p. 16
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Produzione
il racconto realisticoCAPITOLO DUE
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Dialetto Dialetto-italiano Lingua maccheronica
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Le tecniche espressive Nell’elenco che segue, indica le tecniche espressive presenti nel racconto,dopo averle evidenziate sul testo:
discorso diretto libero discorso diretto legato discorso indiretto liberodiscorso indiretto legatosoliloquiomonologo interiore
Quale di queste tecniche prevale sulle altre?
In base alla distanza dell’autore o del narratore rispetto ai fatti che descrive,la narrazione di questo racconto può definirsi di tipo mimetico?
Sì No
La lingua e lo stile A proposito del commissario Montalbano, abbiamo parlato della sua abilitànel muoversi fra registri linguistici diversi. Cerca nel testo e riporta nella ta-bella sottostante alcuni esempi di dialetto, di miscuglio dialetto-italiano, dilingua maccheronica.
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