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a cura di

CARTESIO

ELIO CAMILLERI

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IL METODO

IL COGITO

LA MORALE

DIO

ESCI

VITA

OPERE

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Le regole del metodo

EVIDENZA

ANALISI

SINTESI

ENUMERAZIONE

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Non accettare mai per vera nessuna cosa che non conoscessi con evidenza esser tale: cioè evitare accuratamente la Precipitazione e la Prevenzione e non comprendere nei miei giudizi se non ciò che si fosse presentato con tale

CHIAREZZA e DISTINZIONE

da non aver nessun motivo di metterlo in dubbio. Cartesio. Discorso sul metodo

EVIDENZA

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Dividere ciascuna difficoltà che stessi esaminando in tante piccole parti quante fosse possibile per

giungere alla migliore soluzione di essa.

(Cartesio. Discorso sul metodo)

ANALISI

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Condurre con ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili da conoscere, per salire a poco a poco, come per gradi, fino alla conoscenza dei più

complessi e supponendo poi un ordine anche tra quelli di cui gli uni non precedono naturalmente

gli altri.

Cartesio. Discorso sul metodo

SINTESI

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Procedere in ogni caso ad enumerazioni così complete e a rassegne tanto generali da essere certo di non avere omesso assolutamente nulla.

Cartesio. Discorso sul metodo

SUCCESSIONE LOGICA DELLE REGOLE

ENUMERAZIONE

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DUBBIOIPERBOLICO

DUBBIO METODICO

COGITO

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Tutto ciò che ho ammesso fino ad ora come il sapere più vero e più sicuro, l’ ho appreso dai

sensi o per mezzo dei sensi: ora ho qualche volta provato che questi sensi erano

ingannatori, ed è regola di prudenza non fidarsi interamente di quelli che una volta ci hanno

ingannato.

Cartesio. Meditazioni metafisiche La fisica, l’astronomia, la medicina e tutte le altre scienze che dipendono dalla considerazione delle cose composte, sono assai dubbie ed incerte.

Cartesio. Meditazioni metafisiche

DUBBIO METODICO

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Io supporrò che vi sia un certo cattivo genio, non meno astuto e ingannatore che possente, che

abbia impiegato tutta la sua industria ad ingannarmi: io penserò che il cielo, l’aria, la

terra, i colori, le figure, i suoni e tutte le figure esterne che vediamo non sono che illusioni e

inganni di cui egli si serve per sorprendere la mia credulità.

Cartesio. Meditazioni metafisiche.

DUBBIOIPERBOLICO

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Ma mi sono convinto che non esisteva niente nel mondo? Non mi sono io, in pari tempo, convinto che io

non esistevo? No, certo, io esistevo senza dubbio, se mi sono convinto di qualche cosa, o se solamente ho

pensato qualcosa.

Non v’è dunque dubbio che io esisto e che questa proposizione: “Io sono, io esisto” è necessariamente vera tutte le volte che la pronuncio.

Cartesio. Meditazioni metafisiche.

COGITO

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Le motivazioni che inducono Cartesio a passare dall’uomo a Dio non sono di tipo religioso, ma metodologico: Dio è e sarà garante della validità delle mie conoscenze.

Perché ciò sia vero è necessario dimostrarne l’esistenza.

Ciò avviene attraverso l’analisi dei tre tipi di IDEE

IDEE FATTIZIE

IDEE AVVENTIZIE

IDEE INNATE DIO GARANTE

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Sono le idee prodotte dagli uomini, sono le più deboli perché, fra l’altro, si riferiscono a cose chimeriche o inventate.

Naturalmente non ci aiutano a riconoscere Dio negli oggetti da esse rappresentati.

IDEE FATTIZIE

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Sono quelle che provengono dalla realtà esterna, dal mondo naturale: esse hanno riferimenti concreti, ma non sono affidabili per produrre vera conoscenza, né, tanto meno, ci aiutano ad avere certezza dell’esistenza di Dio.

IDEE AVVENTIZIE

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La più significativa è l’idea innata della PERFEZIONE.

“è infatti manifestamente impossibile trarla dal nulla e, d’altronde essendo tanto inaccettabile che il più perfetto dipenda e derivi da ciò che è meno perfetto, non poteva neppure darsi che io ricavassi tale idea da me stesso”

“Così rimaneva che fosse stata posta in me da una natura veramente più perfetta di quello che io fossi, anzi avente in sé tutte le perfezioni di cui potessi avere qualche idea, per dirla in una parola, che fosse DIO”

Cartesio.Discorso sul metodo

IDEE INNATE

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LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO

PRIMA PROVA: Dio fattore dell’idea della Perfezione in me.

SECONDA PROVA: “Avendo conoscenza di alcune perfezioni che non possedevo, pensai che non ero il solo essere che esistesse, ma che, necessariamente, doveva essercene qualche altro più perfetto, dal quale dipendessi …..altrimenti …..”

TERZA PROVA: “Quando tornavo a prendere in esame l’idea che avevo di un Essere perfetto, vi trovavo che l’esistenza vi era compresa come nell’idea di triangolo è compreso che i suoi tre angoli sono eguali a due retti.”

Cartesio. Discorso sul metodo.

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DIO

RES COGITANS RES EXTENSA

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Io non ammetto adesso nulla che non sia necessariamente vero: io non sono, dunque, per parlar con precisione, se non una cosa che pensa, e cioè uno spirito, un intelletto o una ragione, i quali sono termini il cui significato m’era per lo innanzi ignoto.

Ma che cosa dunque sono io? Una cosa che pensa. E che cos’è una cosa che pensa? E’ una cosa che dubita, che concepisce, che afferma, che nega, che vuole, che non vuole, che immagina anche e che sente

Cartesio. Meditazioni metafisiche. II

RES COGITANS

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Se sono vere tutte le cose che concepiamo in modo del tutto chiaro e distinto è in quanto Dio è o esiste

ed è un essere perfetto e tutto quanto è in noi proviene da lui.

Ne consegue che le nostre idee o nozioni, essendo delle cose reali e provenienti da Dio, in tutto quello che hanno di chiaro e distinto non possono essere che vere.

Cartesio. Discorso sul metodo.

DIO

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La percezione o l’azione per mezzo della quale la si percepisce (la cera), non è una visione, né un contatto, né un’immaginazione, e non è mai stata tale, benché

prima così sembrasse, ma solamente una visione della mente (solius mentis inspectio), la quale può essere

imperfetta e confusa com’era prima, oppure chiara e distinta com’è adesso, secondo che la mia attenzione si porti più o meno verso le cose che sono in essa, e di cui

essa è composta.

Cartesio. Meditazioni metafisiche I

RES EXTENSA

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LE REGOLE

DELLA MORALE PROVVISORIA

PRIMA

SECONDA

TERZA

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La prima prescriveva di obbedire alle leggi e ai costumi del mio paese, osservando con fermezza la religione nella quale Dio mi aveva fatto la grazia di essere stato educato fin dall’infanzia e conducendomi in ogni altra occasione secondo le opinioni più moderate e più lontane dagli eccessi, quelle che comunemente seguivano le persone più assennate con cui avrei dovuto vivere.

Cartesio. Discorso sul metodo.

PRIMA

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La mia seconda massima risiedeva nel rimanere sempre risoluto e saldo quanto più potessi nelle mie azioni e nel seguire anche le opinioni più dubbie, una volta che avessi deciso di accettarle, con la stessa costanza con cui seguivo quelle certe e sicure.

Cartesio. Discorso sul metodo.

SECONDA

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La mia terza massima era di cercare di vincere sempre piuttosto me stesso che la fortuna e di mutare i miei desideri piuttosto che l’ordine del mondo e, in generale, di abituarmi a credere che nulla sia interamente in nostro potere, se si eccettuano i nostri pensieri, in modo che, quando avremo fatto del nostro meglio riguardo alle cose che non dipendono da noi, tutto ciò che non ci riesce compiere possiamo ritenerlo del tutto impossibile per le nostre forze.

Cartesio. Discorso sul metodo.

TERZA

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SUCCESSIONE LOGICA DELLE REGOLE

Le quattro regole si adottano tutte e contemporaneamente durante le quattro fasi precedentemente descritte.

EVIDENZA

ANALISI

SINTESI

ENUMERAZIONE

A S E

E S E

E A E

E A S

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Descartes, René (La Haye, Turenna 1596 - Stoccolma 1650), noto anche col nome italianizzato di Cartesio, filosofo, scienziato e matematico francese, considerato il fondatore della filosofia moderna. Fu educato dai gesuiti nel collegio di La Flèche, dove ebbe una formazione, per quel tempo eccellente, improntata allo studio dei classici, della filosofia scolastica e della matematica. In seguito studiò diritto presso l'Università di Poitiers e dal 1618 si arruolò nell'esercito del principe protestante olandese Maurizio di Nassau, avendo deciso di intraprendere la carriera militare. La sua attenzione era tuttavia già rivolta ai problemi filosofici e matematici, ai quali poi dedicò tutta la vita. Tra il 1623 e il 1625 viaggiò in Italia; dal 1625 al 1628 visse in Francia dedicandosi alla filosofia e agli esperimenti di ottica. Per sfuggire all'Inquisizione, in seguito si trasferì in Olanda, dove visse in diverse città, tra le quali Amsterdam e Leida.

Durante i primi anni della permanenza in Olanda, compose tre importanti trattati di carattere scientifico, la Diottrica, le Meteore e la Geometria, pubblicati nel 1637 e introdotti dal Discorso sul metodo, che compendiava la sua filosofia. Successivamente, nel tentativo di fornire una base metafisica alle sue teorie sul mondo naturale, pubblicò le Meditazioni metafisiche (1641) e i Principi di filosofia (1644). Nel 1649 fu invitato alla corte di Stoccolma per dare lezioni di filosofia alla regina Cristina di Svezia; ammalatosi di polmonite, morì l'anno seguente.

VITA

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1628-1629 Regole per la direzione dell'intelligenza (trattato metodologico)

1630-1633 Il mondo o Trattato della luce (sui fenomeni naturali)

1637 Diottrica, Meteore, Geometria(saggi scientifici preceduti dal Discorso sul metodo, una sorta di autobiografia intellettuale che segna l'inizio della filosofia moderna)

1641 Meditazioni metafisiche(trattato sull'origine delle idee, nel quale sono dimostrate l'esistenza di Dio e la distinzione tra l'anima e il corpo)

1644 Principi di filosofia(trattato che riassume le teorie cartesiane sul mondo naturale)

1649 Le passioni dell'anima (trattato morale)

OPERE

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